Chi era Italo Calvino? - allegati/2015-16/ITALO...Tra le sue opere: Il sentiero dei nidi di ragno...

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Chi era Italo Calvino?

Italo Calvino nasce a Cuba nel 1923. Dopo gli studi e la Resistenza in Liguria si laureò in Lettere a Torino. Dal 1947 al 1983 lavorò a vario titolo per l’editore Einaudi. Visse a Sanremo, a Torino, a Parigi, e dal 1980 a Roma. Collaboratore di quotidiani e riviste, diresse insieme con Vittorini “il menabò di letteratura”. Tra le sue opere: Il sentiero dei nidi di ragno (1947), Ultimo viene il corvo (1949), Il visconte dimezzato (1952), Fiabe italiane (1956), Il barone rampante (1957), I racconti (1958), Il cavaliere inesistente (1959), Marcovaldo (1963), Le Cosmicomiche (1965), Ti con zero (1967), Le città invisibili (1972), Se una notte d’inverno un viaggiatore (1979), Palomar (1983), Lezioni americane (1988).

L'idea per la prima Cosmicomica, La distanza della Luna, risale probabilmente alla fine del 1963 e trae spunto da una teoria di formazione:

“Una volta, secondo Sir George H. Darwin, la Luna era molto vicina alla Terra. Furono le maree che a poco a poco la spinsero lontano: le maree che lei

Luna provoca nelle acque terrestri e in cui la Terra perde lentamente energia.”

Il tema scientifico principale è chiaro, ma non semplice: si tratta dell'allontanamento della Luna dalla Terra a causa della perdita di energia dovuta alle maree.

Le maree, a causa dell’attrito generato dallo scivolamento delle acque sui fondali marini, rallentano la rotazione della Terra intorno al proprio

asse (Calvino si riferisce a questo fenomeno dicendo che la Terra perde lentamente energia).

Se tutto finisse qui, allora il momento angolare complessivo del sistema dovrebbe diminuire. Ma questo non può accadere, perché il sistema Terra-Luna deve mantenere costante il valore del momento angolare totale. Ebbene, si verifica che un modo per ripristinare il

valore del momento angolare, è proprio che la Luna si allontani dalla Terra.

Qui entra in gioco l’attrazione gravitazionale di Newton nella sua manifestazione "lunare" più clamorosa: l'esistenza della marea di

acqua e le conseguenze di questa sull'orbita lunare e sulla rotazione della Terra.

∞ Surrealismo∞ Fantasia di tipo onirico∞ Punto di partenza scientifico, ma con involucro immaginoso e affettivo∞ Spunti di falsa scienza ( Luna paragonata a un magnete )∞ Duplice forma di attrazione: gravitazionale e “animale”

Ecco dunque che la Luna esercita due forme di attrazione: gravitazionale e "animale", per dir così. Quest'ultima in qualità di nutrice (il latte lunare) e di donna (oggetto di desiderio da parte dello zio). E in

entrambi gli aspetti, la Luna è antagonista di Madre Terra (nutrice degli uomini) e di una donna, nel contendere l'attenzione del cugino alla

signora Vhd Vhd.

Inesorabilmente le maree fanno il loro lavoro e arriva il giorno in cui la Luna è così abbastanza vicina da salirci sopra, ma i protagonisti hanno un solo tentativo per scendere con un tuffo e tornare sul pianeta natale. Non possono sbagliare. Rischiano di rimanere

confinati su quel satellite destinato ad essere un'isola nello spazio.

È lei, la moglie del capitano, che conferisce un'anima alla Luna, popolandola di se stessa: una Luna altrimenti deserta e inospitale. È la

moglie del Capitano che "rende Luna la Luna e che ogni plenilunio spinge i cani tutta la notte ad ululare, ed io con loro" - dice Qfwfq.

Sono quindi il desiderio, il sogno, le speranze umane che rendono Luna la Luna: una donna innamorata (l'umano) che si identifica in un

oggetto inanimato, ma amato da colui che lei ama, nel trasferimento totale - estremo, appunto.

Una doppia metamorfosi, dunque, della donna che si fa Luna, innervando di se stessa il satellite, e della Luna che si fa donna, acquisendo

un'anima.

ITALO CALVINO

LA DISTANZA DELLA LUNA

LUDOVICO ARIOSTO

L’ORLANDO FURIOSO

GALILEO GALILEI

SIDEREUS NUNCIUS

GIACOMO LEOPARDI

LO ZIBALDONE

LUDOVICO ARIOSTO

“Ludovico Ariosto è senz'altro uno di quei poeti che nella luna hanno visto quel di più, avendo reso l'astro protagonista di un canto del suo poema e regalato a un suo personaggio l'opportunità di salirci. Dopo Dante,

che quando raggiunge il primo cielo del Paradiso penetra nella materia lunare e schiude all'uomo l'ingresso al cielo della luna, il poeta della

corte estense incrina ulteriormente e spezza la distanza che separava la terra e il suo satellite, già quattrocento anni prima delle spedizioni spaziali, dando il via alle congetture lunari di tanti poeti e letterati. “

FUNZIONE ARIOSTO O FUNZIONE LUNA

Il tema lunare in tre interpretazioni distinte, per le quali la luna rappresenta:

La natura, opposta all’artificialità della vita nella società industrializzata;L’inconscio, l’irrazionale, il femminile;Le qualità stilistiche della leggerezza e della precisione.

Sono queste le caratteristiche che Calvino ammira in Ariosto.Il cavaliere Astolfo, in sella all’ippogrifo, vola fin sulla Luna per

recuperare il senno perduto di Orlando.

GALILEO GALILEI

“Quando la Luna ci si mostra con i corni splendenti, il termine che divide la parte oscura dalla luminosa non si stende

uniformemente secondo una linea ovale, come in un solido perfettamente sferico dovrebbe accadere, ma è segnato da una linea disuguale, aspra e notevolmente sinuosa […] poiché oltre

i confini della luce e delle tenebre si estendono nella parte oscura molte come lucide escrescenze, e al contrario, delle

particelle tenebrose s'inoltrano nella zona illuminata.”

Sidereus Nuncius

INTERVISTA A ITALO CALVINO

“Galileo usa il linguaggio non come uno strumento neutro, ma con una coscienza letteraria, con una continua partecipazione espressiva, immaginativa, addirittura lirica. Leggendo Galileo mi piace cercare i passi in cui parla della Luna: è la prima volta che la Luna diventa per gli uomini un oggetto reale, che viene descritta minutamente come cosa tangibile, eppure appena la Luna compare, nel linguaggio di

Galileo si sente una specie di rarefazione, di levitazione: ci s'innalza in un'incantata sospensione. Non per niente Galileo ammirò e postillò

quel poeta cosmico e lunare che fu Ariosto.”

GIACOMO LEOPARDI

Nello Zibaldone, Leopardi elogia la poesia dello scienziato Galileo Galilei.

La scrittura di Leopardi dipinge l'incantata luce lunare senza indulgere in una vana devozione consolatoria, o in una descrizione vaga o astratta.

Al contrario, il linguaggio è preciso e disincantato, specchio della consapevolezza del poeta circa la sua condizione di uomo. Si

potrebbe dire che la lingua non sia solo la voce del poeta ma sia il poeta stesso, rappresentato dall'esattezza e dalla lucida costruzione di

immagini che i suoi versi esprimono. La lezione di Galileo, perciò, è raccolta come modello di esattezza e puntualità della descrizione, e il campo in cui tale esercizio è messo in pratica è proprio lo spazio che

separa l'osservatore dalla luna, oppure la luna stessa, come se davvero essa avesse detto di più facendosi più vicina e tangibile.

La luna, pur ospitando le fila di mille avventure, rimane «un deserto», «un orizzonte vuoto» che, se ben soppesato, fa venire alla mente un altro vuoto da colmare, un'assenza da cui necessariamente partono

l'immaginazione e la scrittura: «se è vero che si scrive sempre partendo da una mancanza, da un'assenza […]. Dirò meglio: bisogna che un luogo diventi un paesaggio interiore, perché l'immaginazione

prenda ad abitare quel luogo, a farne il suo teatro».

Italo Calvino

La Luna, appare frequentemente nelle rappresentazioni di molte antiche popolazioni: la sua misteriosa luminosità e la mutevolezza del suo aspetto

hanno da sempre spinto gli uomini ad immaginare una possibile correlazione tra le vicende terrene e il nostro satellite.

Queste immagini potevano consistere in figure geometriche, raffiguranti un cerchio pieno o vuoto o, più spesso, una falce crescente, oppure in simboli più complessi, raffiguranti un animale. Per la mutabilità del suo aspetto durante le

fasi - ora pallida, ora luminosa, ora invisibile - la Luna fu identificata con divinità femminili con attributi antitetici e ambigui: dea dell'amore e della morte, creatrice e distruttrice, tenera e crudele, protettrice e ingannevole.

Nel corso dei secoli e fin dai primordi, la Luna è stata il corpo celeste più studiato dagli astronomi, più per motivi d’utilità pratica che per obiettivi scientifici: molti

calendari, infatti, erano basati sul ciclo lunare, ed inoltre era di fondamentale importanza, per la navigazione, conoscere con gran precisione la posizione

della Luna in cielo.

Secondo numerosi miti, la condizione originaria dell’umanità sarebbe stata radicalmente modificata in seguito ad un messaggio proveniente dalla Luna e portato sulla Terra da un animale, che però per un tragico errore ne capovolse

il senso. L’animale avrebbe dovuto annunciare che gli uomini moriranno e risorgeranno ciclicamente come la Luna; annuncia invece che moriranno e non

risorgeranno. Di qui la credenza che la Luna sia la sede dei defunti.

La Luna ha sempre avuto grande influenza sulle paure umane e le immaginazioni. La luce lunare, che è, dopo tutto, solo la luce solare riflessa dalla superficie della Luna e di ritorno sulla Terra, si dice sia davvero potente. Nel 1621 era credenza comune che chi dormiva sotto la Luna piena rischiava la pazzia, la cecità, o di trasformarsi in un lupo mannaro (questo solo nel caso accadesse nella notte di un venerdì). Nel 1950 le donne ritenevano che appendere pannolini di stoffa dei figli fuori al chiaro di luna portasse sfortuna.

Nel famigerato manuale per la caccia alle streghe, il "Malleus Maleficarum", pubblicato nel 1486 si legge che "Le stelle influenzano i

diavoli stessi causando alcune magie e, pertanto, essi possono influenzare gli uomini. Per alcuni uomini che sono chiamati pazzi, sono molestati da

diavoli più tempo rispetto a uno o un altro, e il diavolo non si comporta così, ma piuttosto li molesta in qualsiasi momento, a meno che essi stessi sono stati profondamente colpiti da alcune fasi della Luna." Se la Luna può influenzare anche gli esseri soprannaturali, allora sicuramente non c'è

partita per gli uomini ordinari contro la Luna!

Viaggio nella Luna di Georges Méliès (1902)

La Luna era stata il luogo dell'esplorazione misteriosa per eccellenza. Il cinema, inteso come luogo dell'affabulazione, nasce

proprio con il Viaggio nella Luna di George Méliès.

Certo, sono i fratelli Lumière ad averlo inventato tecnicamente, il cinema. Ma è sparando il suo razzo nell'occhio della Luna che

Méliès inventa il Cinema nel suo senso più ampio, quello con la C maiuscola.

Nei suoi quattordici minuti di durata il regista francese scopre che il cinema può anche mostrare ciò che fino ad allora era solo

immaginabile.

Picchi vertiginosi, montagne bianchissime e strane creature caratterizzano questo primo, fantastico, viaggio sul nostro

satellite.

“That’s one small step for a man, but giant leap for mankind.”

“Questo è un piccolo passo per un uomo, ma un grande balzo per l’umanità.”

Neil Armstrong

“Folle è l’uomo che parla alla luna. Stolto chi non le presta ascolto.”

William Shakespeare

“Nascente luna, in cielo esigua come il sopracciglio della

giovinetta.”Gabriele D’Annunzio

“Che fai tu, luna, in ciel? dimmi, che fai, silenziosa

luna?”Giacomo Leopardi

“Come fa la luna a non elevare il cuore di un poeta, se riesce a

innalzare il mare!”Carlos Sawedra Weise

“La Luna?Sì!

Ma guarda un po’ alla mia età,

andare a finire sulla Luna,io di questa stagione sono

abituatoad andare a Capri, porca

miseria…”Totò, nel film Totò nella

luna