Che Storie!(2)

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SIR JO MCSGUIZZ CHE STORIE ! (RACCONTI AD INTENSITÀ VARIABILE E SITUAZIONI PARADOSSALI, RACCONTATE DA CHI NON HA MAI SCRITTO UNA MAZZA - E, PROBABILMENTE, DOPO DI CIÒ NON SCRIVERÀ PIÙ NULLA -) Edizioni Minchiamix

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racconti di ordinaria follia

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SIR JO MCSGUIZZ

CHE STORIE !(RACCONTI AD INTENSITÀ VARIABILE E SITUAZIONI PARADOSSALI, RACCONTATE DA CHI NON HA MAI

SCRITTO UNA MAZZA - E, PROBABILMENTE, DOPO DI CIÒ NON SCRIVERÀ PIÙ NULLA -)

Edizioni Minchiamix

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Sir Jo McSguizz

CHE STORIE !( RACCONTI AD INTENSITÀ VARIABILE E SITUAZIONI

PARADOSSALI, RACCONTATE DA CHI NON HA MAI SCRITTO UNA MAZZA - E, PROBABILMENTE, DOPO DI

CIÒ NON SCRIVERÀ PIÙ NULLA - )

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INTRO

Come iniziare un libro ?

Bella domanda; me la sono posta nel momento in cui avevo scritto un paio di racconti ed

iniziava a prendere corpo l’idea di farne un volumetto.

Normalmente un libro inizia con l’introduzione da parte di un autorevole personaggio

( scrittore, giornalista o comunque uomo di cultura ) che presenta l’opera focalizzando gli

aspetti positivi ed esaltando le qualità letterarie dell’autore.

Preso dall’entusiasmo, ho quindi cercato di immaginare chi potesse scrivere l’introduzione di

questo libro, passando mentalmente in rassegna tutte le persone autorevoli di mia conoscenza

che potevano prestarsi; ma, visto che oltre il capocondomino del palazzo dove abito non me

ne sono venute in mente altre, ho deciso di fare da me.

Allora, iniziamo seriamente……

potrei dedicare questo libro a tutte le persone che mi vogliono e mi hanno voluto bene (come

spesso si legge nelle prefazioni), ma preferisco solo citare e ricordare alcune persone e cose,

esperienze e sensazioni, che a vario titolo ed in vario modo hanno accompagnato la mia

esistenza, dall’infanzia fino ad oggi, contribuendo a farmi crescere così come sono (bene o

male che sia venuto):

da Maria Luisa ( che ha segnato l’inizio della mia crescita ) ad Alessandro e Leonardo ( la

maturità ? ) , e poi ancora …. il carrarmato Perugina ( mitico… dentro il panino al burro!) , il

mio Garelli VIP2 che mi ha dato la possibilità di esplorare nuovi confini (anche se mi ha fatto

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bestemmiare parecchio), le Kickers e le Lumberjack che mi hanno fatto percorrere molta

strada (a piedi!), Pirandello e Sciascia, James Douglas Morrison “ The King Lizard “, la

nutella Ferrero (che mi accompagna ancora oggi), il Liceo Classico “Luigi Valli”, Franz Di

Cioccio – Franco Mussida – Mauro Pagani - Flavio Premoli, Charles Baudelaire, Franco

Battiato con i suoi viaggi musicali, Jake ed Elwood Blues, il profumo di donna, pane burro e

marmellata, Edoardo Bennato e le sue “canzonette” , la mitica 2CV, Ciccio e Carmelo

compagni di antichi bagordi, Charles Bukowski ed Henry Miller, i Pink Floyd con le loro

elucubrazioni psichedeliche, i formaggini Mio, Happy Days, i Beatles, il settebello (HATU’),

James Marshall Hendrix, Vasco, il mare d’inverno, mio fratello (adottivo) Ray e Nick the

Poet, il profumo della zagara, Pino Daniele, le cadute da cui mi sono rialzato, Grace Slick e la

sua voce ammaliante, la voglia di sapere e di conoscere…………..

John Lennon 09/10/1940 – 08/12/1980

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“ Le uniche persone per me sono i matti…..

quelli che non sbadigliano mai e non dicono mai un luogo comune,

ma bruciano, bruciano, bruciano come candele romane,

gialle e favolose, che esplodono come ragni tra le stelle. “

Avrei voluto iniziare il libro con questa frase di Jack Kerouac, ma recentemente l’ho letta sia

nella prefazione di un altro libro, sia tra le pagine di un settimanale “culturale”; per cui, vista

l’inflazione, ho optato per un’altra frase per me altrettanto significativa.

Se il buon caro vecchio Jack, anticonformista per eccellenza, avesse potuto vedere tutto

questo interesse verso le sue opere da parte della “ Cultura ufficiale “ , probabilmente avrebbe

vomitato……

( o forse sarebbe stato contento di questa sua rivalutazione post-mortem ?

di questa sua tardiva vittoria sull’ ”establishment” e tutti i benpensanti ?

Quien sabe!)

“ Noi temiamo di indagare il nostro intimo essere,

perché una tale indagine potrebbe scoprirci diversi da quelli che ci piace crederci o di

essere creduti “. 1

1 Da “ La casa del Granella “ di L. Pirandello

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PREFAZIONE

Qualcuno si chiederà il perché di questo libro ( non vi nascondo che all’inizio me l’ero chiesto

anche io ), non certo perché se ne sentisse il bisogno nel panorama letterario o che qualcuno

me l’avesse chiesto.

No, questo libro ( e scusate se lo chiamo in questo modo ) nasce soltanto perché sono

fermamente convinto che ognuno di noi abbia sempre e comunque qualcosa da dire e, a un

certo punto della propria vita, gli venga la voglia di dirlo; come se nascesse l’esigenza di

dover fissare su carta dei punti che fino allora erano rimasti parole vaganti per la mente.

Così ho pensato di trasferire su carta alcuni dei miei pensieri, fantasie, idee varie e frattaglie

di ricordi.

Diciamo che ad un certo punto mi è scappato di scrivere qualcosa ( oh, quando scappa….

scappa ! ), perciò ho preso carta, penna e calamaio, e le parole sono uscite fuori da sole, come

se fossero già lì, pronte, in attesa di poter schizzare tutte fuori in fila una dopo l’altra.

La maggior parte di queste storie prendono spunto da frasi ascoltate in alcune canzoni o lette

in giro su libri o giornali; spesso questi stessi spunti sono riportati nelle storie in oggetto.

Durante la lettura di qualche racconto vi capiterà d’incontrare alcuni periodi in cui appaiono

verbi coniugati con tempi diversi, questo è soltanto un modo di rendere più immediata

l’azione, più scorrevole la narrazione; anche l’utilizzo frequente dei punti di sospensione è

dovuto al fatto che ho voluto cercare di riprodurre i tempi e le pause che normalmente sono

presenti nei discorsi e nei pensieri reali.

Non prendete questo libro come una cosa seria, è soltanto una raccolta di “Colmi, lazzi,

scherzi, inezie, stupidaggini, freddure, cose serie oppur facezie, cose molli e cose dure;

cose dette o ancor da dire, frasi fatte, frasi sfatte, desiderio di morire, salamini e caffè e

latte.

Parodie, caricature, canzonette, maltusiani, prese in gir, corbellature, di cervelli poco sani.

Ed aneddoti e avventure di teatro e di caffè; storie chiare e storie scure (eran due ed or son

tre).

Sguardi arditi, appuntamenti di donnine innamorate: convulsioni, svenimenti…(a pagarle

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risparmiate!)

Baci, smorfie, letterine quasi sempre profumate: bianche, azzurre, verdoline, ma toujours

sgrammaticate.

Questo è il libro: bello e brutto, pazzo, sciocco e intelligente: non c'è niente e c'è di tutto; c'è

di tutto e non c'è niente…

Minestrone di sciocchezze: sale e pepe, pepe e sale, miele, zucchero, amarezze, ruzzoloni per

le scale…

Fischi, applausi ed altre cose; terzo premio, grande encomio, rose e spine, spine e rose, fa

piacere, e manicomio…

Passatismo, futurismo d'ogni luogo e d'ogni età; buonumor, menefreghismo e parole in

libertà…

Chi è l'autore?…Son trecento dritti e storti, lunghi e corti, teste quadre e di talento. Son

trecento e non son morti!

Questo, quello, tal dei tali, Tizio, Caio, PETROLINI, sei poeti dozzinali, quattro geni e tre

cretini…

Questo è il libro: così è nato e così vivrà e morrà… “ ( 1)

Potrei inserire la frase classica “ Ogni riferimento a persone o fatti realmente accaduti è

puramente casuale “ , ma non la prendo neanche in considerazione, visto che la maggior parte

delle storie raccontate è abbastanza surreale da non poter trovare riscontro nella quotidianità.

Spero vi piaccia, in caso contrario potreste sempre usare le pagine di questo libro per fare

aereoplanini , barchette, oppure come spessore sotto il piede di qualche mobile traballante, sul

fondo della gabbia del canarino, o quant’altro…… perché porre limiti alla fantasia ?!?

1 Ettore Petrolini

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OGNUNO HA TANTA STORIA……. TANTE FACCE NELLA MEMORIA……TANTO DI TUTTO, TANTO DI NIENTE……LE PAROLE DI TANTA GENTE…….TANTO BUIO, TANTO COLORE……TANTA NOIA, TANTO AMORE……TANTE SCIOCCHEZZE, TANTE PASSIONI……TANTO SILENZIO, TANTE CANZONI……1

1 Sempre - (Gabriella Ferri)

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PAUSA MEDITATIVA N° 1

Dream Parade

Ricordo ancora.....

Era sera…. un luogo sconosciuto…… sperduto mi aggiravo tra le case guardandomi intorno.

D’un tratto una musica….. allegra …..chiassosa….. giunse a me da lontano; era musica di

festa, di parata, di circo.

La luce fioca, apparsa in fondo alla via, camminava verso di me divenendo sempre più

intensa, e la musica sempre più forte.

Li vidi ! C’erano giocolieri, mangiafuoco, nani e trampolieri, e una marea di bimbi dietro di

loro che aumentava il senso di allegria.

Venni travolto da questa marea, pervaso dalla musica ipnotica, stordito dal kaleidoscopio di

colori che mi coinvolse totalmente, fino a regalarmi un benessere sublime…..

Rimasi lì, in mezzo a loro, inebetito, frastornato, intontito, naufrago trasportato da quella folla

d’allegria, al punto da non capire più nulla.

Mi fermai, scivolando lentamente fuori dal flusso umano.

Continuai a seguirli con lo sguardo, mentre la musica pian piano si allontanava… sempre più

lontano… sempre di più… fino a diventare quasi impercettibile, e le luci sempre più

fioche….sempre di più….fino ad essere solo un lontano bagliore in fondo alla via……

Più nulla.

Poi……..………..poi mi svegliai col solito mal di testa !

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( 1 )

1 Psycho Trip ( by Sir Jo )

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Introduzione al racconto

La mela è “il frutto” per eccellenza, simbolo della sfera terrestre, forma rotonda e perfetta che

racchiude in sé l’infinita ricchezza e diversità del creato.

Nel Simposio di Platone, Aristofane cerca di spiegare in che cosa consiste l’amore e dice che

all’inizio ciascuno di noi costituiva un intero.

In principio l'uomo era perfetto, bastava a sé stesso ed era felice, aveva quattro gambe e

quattro braccia e riusciva a utilizzare tutti gli otto arti per le proprie necessità quotidiane.

Aveva due volti, quindi riusciva ad avere una panoramica visiva a 360 gradi.

In realtà non esisteva una distinzione tra uomini e donne, c'erano solo questi individui perfetti

e felici (il mito dell'androgino), solo che un giorno essi commisero l’imprudenza di fare un

affronto agli Dei.

Zeus, il quale già era geloso della loro perfezione, li divise tutti a metà e li disperse ovunque.

Da quel giorno l'uomo ha iniziato a cercare disperatamente la sua metà, perché senza di lei

egli si sentiva incompleto, infelice.

Per quanti tentativi facesse, l'uomo non riusciva mai a trovare la sua metà esatta; ed ancora

oggi ciascuno per poter essere se stesso, cerca l’altra sua metà, qualcuno con cui

‘combaciare’.

Purtroppo quasi mai questa ricerca ha il successo sperato, quindi ci si accontenta di trovare

una metà che, anche se non combacia perfettamente, sia quantomeno simile in più punti.

Ma alle volte può accadere l’imponderabile…………

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Era una sguardo d’amore, la spada è nel cuore……

Mancava una settimana a Natale, ma per Matteo era una mattina come tutte le altre…

Imbottigliato nel traffico delle 8.00 cercava di procedere in direzione del suo ufficio, dove

sarebbe arrivato, salvo imprevisti, verso le 8.30.

Per le strade tutto era pronto per il Natale, ma la sensazione che si aveva era quella di trovarsi

davanti ad un set cinematografico, dove tutto era finzione, dove dietro le scene colorate trovi i

pannelli grigi puntellati da travi.

Era come se tutti si sforzassero di festeggiare il Natale senza averne nessuna voglia,

fingevano.

Matteo procedeva nella sua auto pensando a quelle pesti dei suoi due figli ( un maschietto ed

una femminuccia che era più esuberante del fratello ) e alla lista di regali che avevano stilato

per Babbo Natale: un robot radiocomandato, tre o quattro giochi per Playstation, un telefono

cellulare con display colorato e giochi incorporati, una bambola completa di guardaroba e

corredo nuziale…..

Dai figli la mente si spostò alla moglie, ricordando quando l’aveva conosciuta; fu ai tempi

dell’Università, durante un “Collettivo Politico Studentesco”.

Non che a lui ne fregasse tanto di politica, ma frequentava tutti i vari comitati solo per

rimorchiare (le compagne, tra un collettivo ed un’ autogestione, la davano più facilmente !).

Quando vide per la prima volta Liliana, colei che sarebbe divenuta poi sua moglie, gli sembrò

subito molto intelligente, oltre che carina, con quella voglia che aveva di cambiare il mondo…

A distanza di un paio di anni si era laureata in Giurisprudenza e poi, dopo un concorso,

dirigente statale.

Adesso, dopo 15 anni, era una nevrotica, convinta che in ufficio l’avessero relegata ad un

ruolo marginale negandole la possibilità di ulteriori avanzamenti di carriera.

A casa poi non andava meglio, non faceva altro che urlare istericamente dietro due pesti di

figli, ed aveva anche iniziato a trascurarsi; alle volte usciva da casa trasandata, senza neanche

un filo di trucco, lei che prima teneva tanto a curare l’aspetto…..

Così alle volte Matteo si trovava a riflettere: era davvero così che ci si doveva ridurre ?

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Era veramente questa la vita che doveva trascorrere fino alla fine dei suoi giorni ?

Cosa si doveva aspettare d’altro, lui che faceva un lavoro che non gli piaceva, che non aveva

più interesse per nulla, imbottigliato quotidianamente nel traffico e schiacciato dallo stress,

tutto preso nella sua vita casa>lavoro e lavoro>casa.

Pensava a quando da ragazzo suonava la chitarra con un gruppo di amici e sognava di esibirsi

dal vivo in qualche festival rock con una Fender Stratocaster tra le mani.

Aveva trascorso tutta la sua gioventù a suonare ed ascoltare musica rock, conosceva a

memoria ogni accordo dei Doors, Rolling Stones, Deep Purple, Jimi Hendrix, U2, Led

Zeppelin, e la rabbia e la voglia di fare, all’epoca, era nel sangue e faceva parte del suo vivere

quotidiano.

Ricordava ancora che quando aveva 20 anni era convinto di dover spaccare il mondo, di

poterla dare in culo a tutti….. adesso poteva soltanto constatare che la vita era andata in culo a

lui.

Mentre pensava a tutto ciò e all’ennesimo Natale di merda che avrebbe trascorso anche

quest’anno, era arrivato ad un incrocio proprio nei pressi del suo ufficio.

Ad un tratto passò, davanti al muso della sua auto, un’utilitaria bianca guidata da una

bellissima donna che si voltò un attimo a guardarlo, incrociando lo sguardo con il suo.

BUM !

Qualcosa esplose nella testa di Matteo, fu come un flash in una stanza buia. Ricordava di

averla gia vista, ma chi era ?

“ Ecco , ci sono ! “ pensò.

Sì ! Si era ricordato dove l’aveva già incontrata, era stata compagna di scuola di un suo

carissimo amico ( stiamo parlando di circa 20 anni prima !) e, talvolta, si erano incontrati a

qualche festicciola di compleanno tra ragazzi.

Era rimasta praticamente identica, anzi sembrava più bella, come se gli anni avessero

maturato e perfezionato il suo viso, un dolcissimo ovale incorniciato da lunghi capelli neri.

Il suo nome era poco comune, qualcosa che aveva a che fare con la letteratura o la storia

antica……Diana ! Si, si chiamava proprio Diana……Dea della caccia.

Oh Diana…, forse soltanto adesso Matteo si rendeva conto di essere sempre stato affascinato

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da quella donna, che sempre c’era stato un senso d’attrazione verso lei; soltanto adesso

realizzava che in realtà gli era piaciuta fin dal momento in cui l'aveva conosciuta.

Diana la cacciatrice aveva catturato la sua preda !

Quella mattina Matteo mantenne in ufficio una strana espressione, che qualcuno dei colleghi

più maliziosi definì “ da ebete “.

Passarono giorni e lui, ritardatario come sempre, era in giro la mattina del 24 dicembre a

cercare di comprare gli ultimi regalini di Natale.

“ Che rottura di palle ‘sti regali… non tanto per la spesa, ma perché ogni volta mi devo

scervellare su cosa regalare a mia moglie, ai suoceri, ai genitori, fratelli, sorelle, cognati….“

così mormorando, camminava guardando le vetrine.

Ad un tratto, cambiato marciapiede, alzò lo sguardo e vide a circa 50 mt. davanti a sé una

sagoma che lo fece trasalire…… Diana!

Veniva dritta verso di lui con una camminata morbida, sensuale, leggiadra. Che eleganza!

La guardò, poi distolse lo sguardo per non dare l’impressione di fissarla.

4 / 5 passi e si girò, lei lo osservava in modo fisso, sfrontato, senza barriere.

20 mt. circa li separavano; Matteo cominciò a notare il suo abbigliamento: pantaloni eleganti

di lana rasa color grigio, scarpe nere con cinturino alla caviglia e tacco alto al punto giusto,

giubbotto di nappa nera con alamari, stile ussaro, allacciato fino al petto.

Il colletto della camicia di raso bianco, spuntava quasi con prepotenza ( o noncuranza, non

seppe definirlo ) da sotto il giubbotto.

Le sue mani, sicuramente delicate e leggiadre come il resto del corpo, erano coperte da

raffinati guanti di pelle nera elegantemente bordati.

Persino i capelli, di un abbagliante nero corvino, parevan diventare puri giochi di luce sotto i

riflessi di uno splendido sole invernale.

Matteo pensò che era stupenda ed il suo cuore perse ritmo e frequenza. BAM, BUM,

BABUM !

Sentiva un ronzio alle orecchie e le mani formicolare.

A due metri di distanza decise di alzare lo sguardo e puntarlo dritto nei suoi occhi……erano

di una dolcezza infinita. BAM, BUM, BABUM !

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Il cuore continuò a pulsare in modo discontinuo fino a quando i due, sempre fissandosi negli

occhi, arrivarono vicinissimi e si oltrepassarono sfiorandosi con la spalla.

In quell’attimo a Matteo sembrò di entrare in un’altra dimensione, come un salto

nell’iperspazio, risucchiato da uno scarto spazio-temporale; era come se tutte le porte della sua

percezione si fossero spalancate proiettandolo in un vero e proprio delirio dei sensi.

In quell’attimo gli sembrò come di essere attirato dal corpo di lei, nel momento

dell’affiancamento, e rilasciato con violenza subito dopo; come quando si stira un elastico e lo

si lascia andare di colpo.

Durò soltanto un paio di secondi, ma a lui parve un’esperienza infinita.

Incredibile ! tutto il corpo era in subbuglio; ebbe un istante di sbandamento, poi si voltò e la

vide allontanarsi; panico e frenesia, insieme, si impossessarono di lui, non poteva perderla di

vista, doveva necessariamente rivederla….. subito !

Iniziò a correre come un bambino; pensò di fare il giro dell’isolato e così l’avrebbe ritrovata di

fronte a sé fra un paio di minuti.

Cosa doveva fare ? Dirle qualcosa ? Stare zitto e limitarsi a guardarla?

Mentre pensava a quale strategia adottare, arrivò nella via principale, ma lì viene intercettato

da un amico: “ Ciao Matteo, ma dove vai così di corsa ? “

“ Come al solito mi sono ridotto all’ultimo momento a comprare i regali di Natale, e adesso

tento di fare tutto in mezza mattinata “

“ Eh – ribatté l’amico – tu devi fare come me, ho già fatto tutto da almeno una settimana….”

Mentre lo scassaminchia continuava a parlare, Matteo la vide da lontano che apriva la portiera

dell’auto, saliva e metteva in moto.

Lui rimase a guardarla mentre si allontanava, non si accorgeva neppure del logorroico

discorso dell’amico “ bla, bla, bla….Matteo ! ma mi ascolti ?”

“ Si, scusa.Adesso devo scappare “

Trascorse il resto della giornata a pensare alla sensazione che aveva provato ad avere quel

corpo così vicino al suo, e si convinse che forse lei era la metà con cui andare a completarsi.

Sentiva verso quella donna un’attrazione ed un’affinità che non aveva mai provato nei

confronti di nessun’altra; non poteva sbagliarsi, la sensazione era tale da fargli intuire che non

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si trattava soltanto di una effimera infatuazione, ma qualcosa di più profondo.

La sera, per la prima volta dopo più di 10 anni, si addormentò con una strana sensazione;

pensava a lei e la desiderava sopra ogni cosa al mondo……era innamorato perso.

Quegli occhi così profondi, il dolce viso, i modi eleganti, avevano risvegliato in lui quelle

sensazioni, quei turbamenti adolescenziali che credeva ormai relegati nei più reconditi

meandri del suo intimo essere.

“…sono lontani quei momenti, quando uno sguardo provocava turbamenti, quando la vita

era più facile e si potevano mangiare anche le fragole. Perché la vita è un brivido che vola

via, è tutto un equilibrio sopra la follia…..sopra la follia…” (1)

Aveva sempre creduto che ormai non ci potesse essere più spazio in lui per dei sentimenti così

forti, aveva creduto che nella mediocrità e nello stress della sua vita medio-borghese, non

potesse esserci più spazio per la fantasia.

Così passò il Natale ed anche il Capodanno e il nostro amico riprese il solito “tran tran”

quotidiano.

Una mattina di metà gennaio, nel solito traffico delle 18,15, al solito incrocio a due isolati

dall’ufficio, un’utilitaria bianca gli tagliò la strada, era lei !

Arrivata davanti a lui, voltò a sinistra e, affiancandolo, lo guardò e gli sorrise, era

meravigliosa!!!

I lunghi capelli neri raccolti in uno chignon, occhiali di celluloide modello anni ’50, la sua

pelle candida spiccava su tutto; ricordava un po’ la Callas, ma era molto, mooolto più bella.

I capelli tirati in quel modo, inoltre, scoprivano il collo, fine e superbo, che se l’avesse visto

Modigliani sarebbe impazzito…….

Quel mattino Matteo non andò al lavoro, passò la mattinata ai giardini pubblici, dove qualche

pensionato infreddolito, chiuso nel suo cappotto col bavero rialzato, passeggiava per

ammazzare il tempo.

Lui stava seduto su di una panchina a guardare il cielo grigio e gonfio di nuvole, gonfio……

come il suo cuore.

Mise la mano in tasca per prendere qualcosa da fumare, c’era anche uno scontrino del

1 Sally – (Vasco Rossi)

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bancomat, lo tirò fuori insieme al pacchetto delle sigarette, e, presa la penna dal taschino,

iniziò a scrivere……

“Dolcissima musa dai lunghi capelli, tu che sei la padrona della mia anima, tu che mi hai fatto

ritrovare il piacere dell’innamoramento, che hai riempito i miei pensieri di giorno ed i miei

sogni di notte, tu che come una sirena hai intonato il tuo canto a cui io non ho saputo resistere;

nessuno mi aveva legato all’albero della nave, ed io, improbabile Ulisse, mi sono tuffato ad

inseguirti, travolto dalle onde dell’oceano della vita” .

Non era un granché come poesia , ma rappresentava in pieno il suo stato d’animo.

“ Sei come un’onda che ribatte e sbatte dentro di me…… mi hai già portato al largo dove un

appiglio non c’è…… non posso più tornare indietro non conosco la via…… non voglio più

tornare indietro e stare senza di te, io non potrei……senza di te … io non potrei..” 1

Trascorse tutta la giornata con un senso di disorientamento, camminando per la strada senza

neanche rendersi conto di dove andasse.

Cammino tra la gente e non la vedo……

10, 100, 1000 sguardi…… e non li vedo.

Perso tra i miei pensieri ritrovo solo te, unica immagine che la mia mente mi porta…..

La sera, andato a letto si girò a guardare la moglie che già sonnecchiava accanto supina, gli

angoli della bocca tirati all’ingiù le davano un’espressione da incazzata anche quando

dormiva, e gli sembrò somigliasse ad una statua di Madame Tussauds infilata in quel suo

pigiamone felpato modello: “Sto partendo per l’Alaska”.

Poi ripensò a quella giornata, alle sensazioni inebrianti che aveva provato e si addormentò

ripensando alle parole di una vecchia canzone degli anni ’70……..

“Vorrei incontrarti ma non so cosa farei, forse di gioia io di colpo piangerei…vorrei trovarti

mentre tu dormi in un mare d’erba e poi portarti nella mia casa sulla scogliera…vorrei

conoscerti ma non so come chiamarti… vorrei seguirti ma la gente ti sommerge…io ti

aspettavo quando di fuori pioveva e la mia stanza era piena di silenzio per te…” 2

La mattina seguente quando la moglie andò a svegliarlo, lo trovò lì, fermo, immobile,

1 Se ci sarai – (Lunapop)2 Vorrei incontrarti (Alan Sorrenti)

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un’espressione strana sul viso, guance rilassate ed un sorriso stampato sulle labbra.

Non si svegliò più.

Si disse infarto….. così giovane !?!

“ Strano, non aveva mai sofferto di niente, sembrava sano come un pesce “ fu il commento di

qualche collega....

Non ci si dava spiegazione al fatto che fosse morto così, all’improvviso, senza che avesse mai

sofferto di niente, senza nessuna avvisaglia di malattia.

Nessuno avrebbe mai potuto immaginare che il buon Dio, padrone di tutte le cose in cielo ed

in terra, aveva voluto fare un regalo a quel povero disgraziato; aveva voluto chiamarlo a sé nel

momento in cui quest’uomo aveva ritrovato un briciolo di felicità, un minimo d’interesse per

la vita, un’energia ormai dimenticata……. come se avesse voluto fissare nel tempo

quell’attimo fuggente.

“Addio dolce Diana, forse ci rivedremo…..ed allora sarà per sempre!“

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In quella terra odorosa che il sole accarezza,ho incontrato, sotto un baldacchino d’alberi purpureie palme da cui piove sugli occhi la pigrizia,una signora creola dagli incanti sconosciuti.

Pallida e calda la pelle; la bruna ammaliatriceatteggia il collo in nobili positure:grande e svelta cammina come una cacciatricee il suo sorriso è calmo e i suoi occhi sicuri.

Se vi recaste, signora, nel vero paese della gloriasulle sponde della Senna o della Loira,bella degna di ornare gli antichi manieri,

fareste germinare in quegli ombrosi recessimille sonetti in cuore ai poeti, sottomessiai vostri grandi occhi più degli schiavi mori.

Charles Baudelaire

( 1 )

1 Nudo sdraiato – ( A. Modigliani )

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Introduzione al racconto

In principio fu Umberto Eco con “Il nome della rosa”, poi arrivarono tutti gli altri….

In questi ultimi anni ho notato un enorme interesse, da parte del pubblico dei lettori, verso

eventi (più o meno reali) accaduti nel medio-evo; così ho visto gli scaffali delle librerie

riempirsi di libri sul Santo Graal, sulle crociate, sui vari ordini cavallereschi, fino ad arrivare a

libri che cercano di dare veridicità anche a vicende mitologico-letterarie (vedi re Artù ed i

Cavalieri della Tavola Rotonda).

Quello che ho potuto notare (da puro lettore) è il sovente richiamo all’Ordine dei Templari,

che viene citato in molteplici romanzi.

Essendo un appassionato di tali vicende, e prendendo spunto da fatti storici incontrovertibili,

ho voluto dare anche la mia personale interpretazione……..

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E la luce fu.....

“ Ma come cazz’è possibile che la domenica finisca sempre per piovere !”

Dal lunedì al venerdì il tempo si mantiene…… sabato e domenica piove!

Avevo detto a Nicolò che dopo pranzo saremmo andati insieme al bar a prendere

il caffè, e poi a fare quattro passi a piedi……..è sempre piacevole stare a

chiacchierare con lui, perché è una persona con cui si può parlare di tutto;

l’ultima volta abbiamo iniziato con i Pink Floyd e alla fine siamo arrivati a

parlare di Montale ( che lui cita a memoria ).

Però, mi sa che oggi devo ripiegare su qualche libro……

Ora che ricordo……tempo fa ho comprato un paio di libri su una bancarella, e

ancora non li ho nemmeno guardati, oggi è il giorno giusto.

Leggerò un po’ nell’attesa che, magari, spiova.

Ecco, prenderò questo : “ Avventure Medievali – Storie di spade, elfi, magie e

cavalieri “.

Inizio a sfogliarlo…………

Gerusalemme febbraio 1123, Monte del Tempio.

Adesso Astolfo sa, ha capito ciò che i suoi fratelli non sanno o non vogliono capire, lui è

giunto alla verità….

Astolfo da Pisa è un cavaliere dell'ordine de “ I Poveri Cavalieri di Cristo e del Tempio di

Salomone “ o più semplicemente un Templare.

Lui ha avuto il privilegio di essere tra i primi 9 cavalieri ad insediarsi sul monte dove sorgeva

il Tempio di Salomone, diventata adesso sede dell' Ordine.

Ma chi erano i Templari, e cosa ci facevano a Gerusalemme agli inizi del XII secolo ?

I Templari nascono ufficialmente nel 1119 tutti provenienti da nobili famiglie, addirittura

imparentati con regnanti o alti prelati, con lo scopo di creare un gruppo di cavalieri, fedeli

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Page 23: Che Storie!(2)

alla chiesa, che scortasse i pellegrini nel viaggio che compivano dai porti cristiani fino alla

Città Santa.

Questa era almeno la versione ufficiale che giustificava la loro esistenza, ma nel corso dei

secoli altre verità si sono rivelate a quegli studiosi che hanno voluto approfondire l'argomento.

Due quesiti soprattutto si fanno strada:

1) Perchè creare un ordine per scortare i pellegrini quando già esiste un altro ordine militare

più antico e molto più numeroso – I Cavalieri di San Giovanni – che svolge già questa

funzione ?

2) Perchè hanno subito voluto stabilire la loro sede presso la moschea di Al-Aqsa che sorge

sul Monte del Tempio, anzi eretta proprio lì, sulle rovine del Tempio di Salomone ?

Vediamo un po’ di capirlo insieme......

Astolfo è uno dei primi Templari; figlio di un nobile pisano e di una contessa francese della

regione di Champagne, ebbe il privilegio di essere contattato nel 1117 da Hugh de Payens –

primo Maestro Templare – il quale gli prospettò l'impresa che, sotto il protettorato di re

Baldovino I e di Bernardo di Chiaravalle ( che poi diventerà San Bernardo ), si accingeva ad

iniziare.

Già, ma qual' era l'impresa ?

In un medioevo assetato di reliquie di Santi, a volte anche false, ed impostato molto sul

fanatismo religioso, l'impresa più grande era quella di ritrovare una reliquia molto antica,

forse la madre di tutte le reliquie, anche più importante della Sacra Sindone, che potesse

aumentare il prestigio ed il potere della chiesa: volevano ritrovare l' Arca dell'Alleanza, lo

scrigno in cui Mosè ripose le tavole dei Dieci Comandamenti.

Messo a corrente del progetto, Astolfo non poté fare a meno di esaltarsi e aderì

immediatamente alla congrega.

Da allora ogni giorno trascorreva nella preparazione dell'impresa, si alternavano ore di

preghiera a dure ore di allenamento sia con le armi che nella lotta.

I cavalieri Templari furono famosi per la loro bravura in battaglia, si dice che uno di loro con

la spada potesse tenere testa fino a sette avversari contemporaneamente, inoltre al pari della

“Falange macedone” o della “Testuggine romana”, avevano inventato una tecnica di attacco,

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Page 24: Che Storie!(2)

mai sperimentata prima da altri, che dava risultati strabilianti.

In pratica conducevano un attacco a cavallo disponendosi in modo cuneiforme e, dopo aver

sfondato le linee nemiche, scendevano da cavallo e si disponevano, a due a due, schiena

contro schiena in modo da proteggersi a vicenda.

Ma l'uso delle armi non era il loro unico addestramento.

Essi erano anche abituati alle privazioni; con un tozzo di pane ed una borraccia di acqua erano

capaci di passare interi giorni nel deserto.

Una delle loro regole, inoltre, era quella per cui ogni cavaliere aveva un fratello di cui avere

cura e con il quale dividere tutto, dal giaciglio, spesso composto da una sola coperta, al cibo,

per cui in due mangiavano nella stessa ciotola ( e per queste abitudini furono accusati di

sodomia, oltre che di altre nefandezze, e l'ordine fu perseguito e quasi interamente annientato

venerdì 13 ottobre 1307, data in cui tutti i Templari residenti in Francia furono rastrellati ed

imprigionati durante la notte per ordine di re Filippo IV……. ma questa è un'altra storia ).

Mentre sono assorto nella lettura, la mia attenzione viene richiamata da un

ticchettio sul vetro che diventa sempre più insistente, sempre più violento….

Orcamadoska che grandine ! Sembra che tirino noccioline contro la mia

finestra….

E comunque, ormai che ho iniziato questa lettura, non ho più voglia di uscire;

guardo da dietro il vetro e vedo che le strade sono già diventate piccole fiumane

che trascinano via i detriti e i lerciumi che normalmente infestano questo paese.

Almeno domani sarà tutto più pulito e l’aria priva di miasmi, e sembrerà che la

città si sia data una nuova verginità, prima che la maleducazione degli abitanti

la ferisca e la sporchi ancora una volta….

Tornando al nostro protagonista, egli dunque è tra i primi ad arrivare a Gerusalemme e ad

iniziare gli scavi sotto il Monte.

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Page 25: Che Storie!(2)

Ma oltre a scavare era solito anche leggere i libri antichi, e proprio un'attenta lettura

dell'Antico Testamento lo portò, in quell'inverno del 1123, a capire che lì non avrebbero mai

trovato quello che cercavano.

Astolfo notò che nel libro esistevano oltre duecento riferimenti in cui l'Arca veniva

individuata nel Tempio durante il regno di re Salomone ( 970-931 a.C. ), ma dopo tale

periodo non viene quasi più citata.

Si sa anche che, quando le armate di Nabucodonosor incendiarono Gerusalemme nel 587 a.C.,

l’Arca aveva già da tempo lasciato la sua sede originaria.

Perché ? Cosa successe ? Dov’era la reliquia ?

A rispondere a queste domande fu un’attenta lettura del Kebra Nagast ( una specie di Bibbia

del popolo etiope ).

In esso si narra che la regina di Saba concepì un figlio con re Salomone ma, non adattandosi

alle regole della reggia ebraica, fuggì prima di dare alla luce il bambino che quindi nacque in

terra materna.

Il bambino in questione è Menelik che, al compimento della maggiore età, vuole andare a

conoscere suo padre.

Il Kebra Nagast parla di questo viaggio di Menelik, dell'arrivo e della permanenza alla corte di

Salomone, e parla anche della fuga da Israele di Menelik che, nottetempo, fugge via portando

con sé l'Arca ed i figli primogeniti dei sacerdoti del Tempio.

“ Ma perché portò con sé i figli dei sacerdoti, forse come ostaggi ?” pensò Astolfo leggendo il

libro, e rilesse questo passo più volte, anche perché il libro era scritto in aramaico e lui, pur

conoscendolo discretamente, pensava di aver male interpretato i fatti.

“Già, perché? “ Mi domando anch’io….

Ma anche questa sua domanda trovò risposta,qualche giorno dopo, in un'attenta rilettura del

libro delle Cronache 15,2 “ Nessuno può portare l'Arca di Dio se non i Leviti; perchè il

Signore ha scelto loro per portare l'Arca di Dio e per accudirla “

Inoltre, nel Kebra Nagast lesse un altro passo che pressappoco recitava così: “ Gli eletti del

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Page 26: Che Storie!(2)

Signore sono il popolo di Etiopia, perché lì è la dimora di Dio, la Sion celeste, l’Arca della

Sua Alleanza “

Infine, nel capitolo 60, si narrava che quando Salomone si accorse della sparizione dell’Arca

cominciò a disperarsi, ma, arrivato al culmine dello sgomento, vide apparirgli innanzi un

angelo che soavemente gli disse: “ Perché sei così addolorato ? Questo è accaduto per volere

di Dio. L’Arca è stata data al tuo figlio primogenito…” e Salomone rispose: “ Sia fatta la

volontà di Dio e non la volontà dell’uomo “.

Ora tutto era chiaro, ogni singolo tassello del mosaico si incastrava !

Menelik era il prescelto per portare l’Arca nel luogo predestinato, ed aveva portato con sé gli

ebrei perché solo da essi l'Arca poteva essere trasportata.

Infatti i poteri dell’Arca erano terribili e, se toccata da persone impure o utilizzata per scopi

personali, essa poteva distruggere tutto ciò che c’era intorno a sé.

La lettura di queste ultime righe mi fa venire in mente il film di Indiana Jones,

quando l’arca viene aperta e sprigiona come una specie di luce che polverizza

tutti i cattivi (nella fattispecie i Nazisti)….

Aveva letto e riletto i testi antichi di varie religioni, e adesso aveva capito dove poteva essere

l'Arca dell'Alleanza.

Per Astolfo quella ricerca era diventata un'ossessione, come se fosse l’unico scopo della sua

vita, la sua unica ragione d’essere.

Decise allora di intraprendere un viaggio seguendo lo stesso percorso che Menelik aveva fatto

quasi 2000 anni prima.

Nottetempo, tolto il suo saio ed indossati i panni di un viandante, Astolfo uscì

dall'accampamento e si avviò verso il deserto.

Camminò 2 giorni prima di incontrare un carovana di fedeli che andava in Egitto, di ritorno

da un pellegrinaggio a Gerusalemme. Si unì a loro per un po' e, arrivato al Cairo, si imbarcò

su una canoa che risaliva il Nilo.

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Page 27: Che Storie!(2)

Dopo 8 giorni di navigazione arrivò a Meroe e da lì a Khartoum, poi, viaggiando sul Nilo

Azzurro, arrivò finalmente a Bahar Dar in Etiopia di fronte il lago Tana, scese

dall'imbarcazione ed iniziò a fare domande ai vecchi del villaggio.

La sua idea era quella di andare in giro per i villaggi ed informarsi sulle tradizioni e la storia

di quella regione, forse avrebbe scoperto qualcosa d'importante.

In questo suo girovagare seppe della tribù dei Falasha e scoprì che essi erano di religione

ebraica, ma non utilizzavano i riti contemporanei, bensì gli antichi riti ebraici descritti

nell'Antico Testamento.

Di questi ebrei neri ne aveva sentito parlare a Gerusalemme, ma adesso che era venuto in

contatto aveva capito una cosa importante: questa popolazione aveva abbracciato la religione

ebraica prima del VI secolo a.C., infatti proprio verso quel periodo gli ebrei vietarono

assolutamente i sacrifici e i riti di sangue, anzi chi effettuava tali rituali veniva espulso dalla

comunità.

I Falasha nel 1123, quindi 1800 dopo il divieto, ancora uccidevano capre o galline e

raccoglievano il sangue in alcune coppe di legno per offrirlo a Dio.

“Devo aver letto di questi Falasha in qualche altro libro……… sì ci sono!

“Viaggio per scoprire la sorgente de Nilo” di James Bruce.”

Da ciò Astolfo ebbe ulteriori conferme, cioè che la storia di Menelik, che aveva un

riferimento storico-temporale al IX secolo a.C., aveva adesso molte più probabilità di essere

vera e che i Falasha erano i discendenti o comunque i discepoli di quegli ebrei che erano

venuti qui ai tempi di Salomone.

Continuò quindi nella ricerca di informazioni, fino a quando si imbatté in un vecchio

sacerdote che gli raccontò una storia in cui si descriveva l'arrivo di una carovana di ebrei al

tempo in cui in Giudea regnava Salomone.

Questa carovana portava con sé un oggetto preziosissimo che fu posto al sicuro in un tempio

su una remota isoletta al centro del grande lago, e lì l'oggetto in questione rimase al sicuro per

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Page 28: Che Storie!(2)

circa 800 anni, fino a quando la reliquia venne rimossa da quel luogo e trasportata fino alla

chiesa di S. Maria ad Axum.

Il sacerdote assicurò che questa storia si tramandava da sempre, dalla notte dei tempi.

“ Axum “ pensò il cavaliere “ sarà la mia prossima meta “.

Il giorno seguente, dopo aver fatto rifornimento di acqua e viveri, partì di buon mattino deciso

a raggiungere Axum il prima possibile, c'erano parecchi giorni di cammino e lui moriva

d'impazienza.

Si mise quindi in viaggio, intenzionato a fermarsi solo il tempo necessario per riposare.

Arrivato nei pressi di Lalibela si imbarcò su di una specie di chiatta che portava merci ad

Axum e, dopo un paio di giorni, arrivò finalmente alla meta prefissata…..AXUM !

Adesso doveva solo studiare il modo di arrivare non visto alla chiesa di S. Maria e rubare la

sacra reliquia.

Cominciò con l’informarsi se effettivamente le sue supposizioni erano reali, e per far ciò si

recò presso un santuario di preghiera dicendo di essere un monaco che dal Sud stava risalendo

l’Africa per andare in pellegrinaggio a Gerusalemme.

Rimase quindi ospite dei monaci del santuario per qualche giorno, fino a quando……..

“Vedi caro fratello – gli disse un giorno un monaco con cui era entrato in confidenza – la

gente può dire quello che crede , ma noi possediamo realmente il Sacro Tabot ( così viene

chiamata in Etiopia l’Arca dell’Alleanza) ed è custodito da un monaco guardiano che è

l’unico a poter entrare nel tabernacolo e vederlo. Qualsiasi altro impuro che lo debba vedere,

sarà punito con la morte.

Quando il guardiano, ormai vecchio, sentirà vicina la sua fine, chiamerà a sé un altro giovane

monaco predestinato, e lo indottrinerà alla custodia della Sacra Reliquia.

Il predestinato dovrà avere le seguenti caratteristiche: amore per Dio, purezza di cuore,

limpidezza nella mente e nel cuore.“

“ Ma quindi tu mi stai dicendo che questa leggenda è vera ? “ replico Astolfo.

“ Questa è storia, non leggenda ! ” disse severamente il monaco.

“ Ma scusami, mi stai dicendo che nessuno può vedere il Tabot….. ma quando lo portano in

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processione durante il Timkat 1, sotto il drappo, non c’è l’Arca? “

“ No, caro fratello, sotto quel drappo rosso, c’è solo una copia del Tabot. E’ troppo pericoloso

portarlo in pubblico. “

“ Ma, è pericoloso per l’Arca o per il popolo ? “ incalzò Astolfo.

“ Per entrambi. L’Arca è una reliquia troppo preziosa perché possa essere rubata o

danneggiata, è l’essenza stessa della religione ebraica e cristiana. Inoltre è un’arma

potenzialmente pericolosissima, non dimentichiamo che essa è capace di sprigionare fiamme e

uccidere i nemici anche a distanza.”

Dopo questa ulteriore conferma Astolfo decise di agire e, considerando che era quasi Natale,

decise di rubare l’oggetto durante la processione del Timkat, quando tutta la popolazione era

in processione dietro la falsa reliquia per cui la chiesa sarebbe stata sicuramente vuota.

Dovette aspettare quindi circa 15 giorni e finalmente arrivò il momento tanto atteso, il giorno

del Timkat.

Erano circa le 17,30 quando Astolfo si decise ad agire, tutta la popolazione, come da lui

calcolato, era dall’altra parte della città.

Nell’oscurità entrò in chiesa e si avvicinò in silenzio al vestibolo dietro l’altare, dov’era

custodita la reliquia.

Entrò e vide, in mezzo alla stanza, una base di pietra alta circa 40 cm., come un’antica ara su

cui era poggiato un oggetto dalla forma rettangolare coperto da un drappo rosso.

Pian piano si accostò a questo piccolo altare….ma, ad un tratto, un grido ruppe il silenzio

della stanza.

Il sacerdote, custode del Tabot, l’aveva scoperto !

Astolfo, preso dal panico, sguainò la spada da sotto la tonaca e con un fendente squarciò il

petto del povero monaco che cadde riverso a terra zampillando sangue come una fontana.

“Alla faccia della carità cristiana !”

1 Processione che ha luogo nel mese di gennaio, in cui la presunta Arca ( o la copia ) viene portata, coperta da spessi drappeggi, per le vie della città

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Page 30: Che Storie!(2)

A questo punto, sicuro che comunque nessuno poteva averlo sentito, rimosse il drappo da

sopra l’oggetto e dinnanzi a lui ammirò quello che era stato il contenitore delle tavole dei 10

comandamenti.

Avevano sempre raccontato di una stupenda cassa ricoperta d’oro zecchino con due angeli

alati sul coperchio…. adesso che lui aveva la possibilità di vederla, forse rimaneva un po’

deluso.

La reliquia si presentava come una normale cassa di legno, con gli angoli rinforzati da

paracolpi d’oro, il coperchio liscio, senza cardini, appoggiato di sopra a mo’ di scatola.

Certo, era tutta un’altra cosa da come la descrivevano.

Si avvicinò trepidante e, con mano incerta, alzò il coperchio della cassa.

Un fascio di luce intensa lo investì, e si sentì permeato come da una forza misteriosa che

sembrava lo sollevasse dal terreno, vedeva nella luce fattezze umane, come due occhi che lo

fissavano, una lunga barba bianca….

Poi fu come svuotato, come se la forza misteriosa gli risucchiasse l’energia, lo svuotasse della

sua stessa essenza, si sentiva come un fuscello trasportato dal vento, gli sembrò di essere

entrato in un vortice, come se fosse nell’occhio di un ciclone, e il cervello percepì queste

parole:

“ ….tu non scaglierai mai più la tua lancia per ferire l’orizzonte, per spingerti aldilà, per

scoprire solo ciò che Iddio sa….” 1 .

Poi tutto cessò……

Axum, Natale 1135…..

Un vecchio cieco cencioso si aggira nel mercato elemosinando un tozzo di pane.

Dice di essere un monaco-guerriero, dice di aver combattuto contro i mori, dice di essere un

valoroso, dice di aver visto il Sacro Tabot, dice di aver visto e sentito Dio……..è soltanto un

mentecatto, un povero cieco impazzito!

‘Azzo che storia, la debbo far leggere a mio zio prete !1 R.I.P. – (Banco del Mutuo Soccorso)

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E mentre penso a ciò, sento un cinguettio di uccelli; guardo dalla finestra,

adesso ha smesso di piovere e nel cielo le nuvole si diradano, aprendo ampi

squarci nel profondo azzurro.

Raggi di sole si spandono tutt’intorno come a baciare i tetti delle case; mi

affaccio e vengo investito da un’aria frizzante, odorosa di terra….

Prendo il telefono….”Nicolò, che stai facendo ? Ti passo a prendere e andiamo

a bere qualcosa al bar e facciamo due passi , così ti restituisco anche il libro di

Ungaretti che mi hai prestato !”

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Page 33: Che Storie!(2)

PAUSA MEDITATIVA N° 2

Iraq(Hell’s bells)

Viaggio su questo aereo verso la terra del dolore.

Domani saremo a destinazione, dove sangue e sudore si mischiano nelle mani,

con sassi nelle scarpe e sabbia negli occhi,

e grida e bestemmie ti percuotono le orecchie come sordi colpi di bastone.

Quando suoneranno le campane dell’inferno, saremo già pronti !

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Page 34: Che Storie!(2)

Introduzione al racconto

La prossima storia parla di alcuni ragazzi e racconta delle loro emozioni: dolore, rabbia,

paura, rassegnazione, ma anche desiderio di riscatto e voglia di sognare.

E’ forse la storia più reale tra tutte quella raccontate in questo libercolo, e quindi potrebbe

sembrarvi anche la meno interessante, forse la più scontata o banale; ma, provate a ricordarvi

di quando voi eravate bambini o ragazzini: c’è sempre stato qualcuno più grande e prepotente

di noi a scuola, all’oratorio, nel campetto dietro casa, che imponeva la sua volontà

prepotentemente, e sempre ognuno di noi ha provato paura e rabbia, e voglia di

rivalsa……….

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Quelli del Covo dei pirati

( Imparare a sognare )

Questa storia ve la scrivo così come l’ho sentita raccontare da uno dei protagonisti, ed ho

pensato che se “I ragazzi della Via Paal” fosse stato scritto alla fine del XX secolo,

probabilmente sarebbe stato così…………

Era un freddo mattino d'inverno quando le ruspe iniziarono ad abbattere i primi alberi di quel

fazzoletto di terra.

Il terreno in questione era un agrumeto, ultimo lembo di terra verde posto tra enormi palazzoni

di cemento, utilizzato da anni come vespasiano dai vari venditori ambulanti che popolavano il

mercatino rionale.

Quell'agrumeto, però, era anche un luogo d'incontro di un gruppetto di ragazzini che

bazzicava nei dintorni; per loro quel pezzo di terreno rappresentava un luogo magico, dove

ricreare avventure di pirati e isole caraibiche.

A tal proposito avevano costruito due capanne sugli alberi, usando vecchie pedane di legno

abbandonate nel cortile di un magazzino, e avevano realizzato anche un ponte in corda con

cui passare da una capanna all'altra; trascorrevano giornate intere a giocare ai pirati e

fantasticare di avventure fantastiche in mari tropicali.

Quella mattina, in quel momento, i ragazzini erano a scuola; avrebbero scoperto “il fattaccio“

solo nel pomeriggio.

Ad avere l'amara sorpresa toccò per primo a Salvatore, il figlio del salumiere , che nel primo

pomeriggio andò, come al solito, al covo dei pirati come amavano definirlo loro, e restò di

stucco a trovare, lì dove c'era la loro foresta, una spianata di terriccio e rami spezzati.

Fu come ricevere un colpo in piena nuca, rimase stordito, il sangue raggelato.

Dopo essersi ripreso dalla sorpresa, iniziò a correre a perdifiato per avvisare gli altri pirati .

Sentiva le tempie pulsare ed il cuore in gola… in bocca….quasi a masticarlo.

Per primo suonò a casa di Pippo - “ Presto Pippo, vieni a vedere che cosa hanno fatto ! “.

“ Cosa è successo ?” - “ Hanno distrutto il nostro covo dei pirati !”

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“ Cccazzo dici !?! “ - “Te lo giuro, ci sono passati con le ruspe !”.

In un bolide Pippo fu fuori da casa e i due iniziarono a correre verso l'appartamento di

Matteo, un altro compagno di giochi.

In poco tempo tutta la truppa era riunita al cospetto di quello scempio.

Dove c’era il loro “Covo dei pirati”, rigoglioso di piante varie, cespugli di more ed alberi di

agrumi, adesso rimaneva una distesa di rami rotti, radici divelte e pietrisco.

“Okkei ragazzi, non facciamoci prendere dalla tristezza, troveremo qualche altro posto dove

andare” disse Giorgio per consolarli, anche se in cuor suo sapeva bene che non c'era altro

territorio libero nel raggio di un kilometro.

“Minchiate sono!, dove lo troviamo un altro spazio libero, ci sono palazzi dappertutto qui

intorno” fece Sandro.

“Lasciatemi qualche giorno per pensare, e vedrete che trovo una soluzione” replicò Giorgio. E

così dicendo se ne andò, lasciando dietro di sé un gruppo di musi lunghi.

Il giorno seguente, il lavoro delle ruspe continuò ed il terreno venne liberato dagli alberi

sradicati e dai vari detriti; nell'arco di tre giorni il terreno venne tutto ripulito e spianato…..

poi, incredibilmente, i lavori si fermarono; un’ordinanza comunale aveva bloccato i lavori per

alcune irregolarità sulla concessione edilizia.

Erano i primi di febbraio e nell’aria c’erano fermenti di preparativi carnevaleschi; Giorgio

passò davanti alla spianata e notò che tutti i mezzi meccanici erano stati portati via, un’idea

gli balzò in mente, andò a chiamare gli altri della banda e prospettò loro…” Dato che ormai

non possiamo più usare il nostro covo dei pirati perché ce l’ hanno distrutto, cerchiamo di

usare la spianata, dobbiamo sempre cercare di sfruttare quello che abbiamo, e in questo caso

abbiamo uno spazio libero. “

– “Sì, ma come?” obiettò Matteo,

- “ Ci facciamo un bel campo di calcio ! ” rispose .

“ Sì !!!! D’accordo “ fecero in coro tutti.

“ Allora, dobbiamo procurarci innanzitutto dei pali per fare le porte, e penso che al vecchio

magazzino dovremmo trovare tutto l’occorrente; poi troveremo un po’ di gesso per le righe”.

La proposta di Giorgio aveva avuto lo stesso effetto di una iniezione di entusiasmo, tutta la

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Page 37: Che Storie!(2)

banda si era ripresa dal torpore in cui sembrava essere caduta negli ultimi tempi, e quindi si

precipitarono al vecchio magazzino, fonte inesauribile di materiale vario e rottami di ogni

genere.

Trovati i legni che potevano fare al caso loro, si fecero aiutare dai fratelli maggiori di

Salvatore e Pippo per il trasporto fino al campo, poi, muniti di chiodi e martello, costruirono

due solide porte di calcio.

Nel frattempo iniziarono a ripulire quello che era già stato ribattezzato “ Il Campetto “.

Ci vollero 3 giorni per togliere ogni detrito e livellare le varie asperità; ma alla fine avevano il

loro campo di calcio.

Il più era fatto, adesso bisognava trovare un po’ di gesso per fare le linee e a Matteo venne

l’idea di cercarlo in un cantiere edilizio lì vicino. Non trovarono il gesso, ma si

accontentarono di un sacco di calce, e così completarono il campo.

Il giorno dopo, alla partita inaugurale, c’erano anche alcune compagne di scuola che erano

state invitate a vedere questa sfida tra i nostri Pirati e la III B della scuola media “ Leonardo

da Vinci “.

La partita terminò 7 a 5 per i nostri, e l’entusiasmo andò alle stelle.

Sì, i ragazzi erano proprio fieri e contenti di avere costruito quel campetto !

Cominciarono così i pomeriggi dedicati al calcio, i ragazzi del “Covo dei pirati” erano

diventati ormai “Quelli del Campetto”.

Ma, come in tutte le cose della vita , quando si realizza qualcosa di buono, c’è sempre qualche

invidioso che rompe le palle, e in questo caso gli invidiosi di turno erano i ragazzi delle case

popolari, una banda di piccoli mafiosetti che imperversava nella zona, che, avendo appreso

che i pirati avevano costruito un campo di calcio in piena regola, maturarono l’idea di

impossessarsene loro.

Così, un pomeriggio, i nostri amici ebbero l’amara sorpresa di trovare il campo invaso da quei

piccoli balordi presuntuosi che avevano occupato lo spazio armati di bastoni e pietre.

Giorgio allora cercò di mediare “ Ok, ragazzi, se volete giocare con noi basta chiederlo,

oppure, se volete, potete utilizzarlo quando noi non ci siamo”

“No, non ci siamo capiti – fece quello che sembrava il capo – a noi piace il campetto e ce lo

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prendiamo, sarete voi ad utilizzarlo quando noi non ci siamo “.

A questa provocazione, Matteo non poté frenarsi e si avventò sul tipo: “ Brutto bastardo, io

ti….”

Ma non fece in tempo a finire la frase che un amico di quel teppistello tirò fuori un bastone da

sotto il giubbotto e gliene diede un colpo sulla schiena.

Il povero Matteo si accasciò per terra gemendo dal dolore e tutti gli altri capirono che non era

il caso di continuare la discussione.

Constatata la superiorità numerica, ai nostri poveri pirati non resto altro che andarsene con la

coda tra le gambe, meditando vendetta

I giorni seguenti furono duri da digerire; quelli delle case popolari si erano impossessati del

campo e ci stavano tutto il pomeriggio, non lasciando ai nostri nemmeno mezz’ora di tempo

per giocare.

“ Non è giusto – disse Salvatore – l’abbiamo costruito noi , abbiamo fatto tutta la fatica e quei

figli di puttana se lo sono preso senza neanche sporcarsi le mani “

“ Hai ragione – rispose Giorgio – ma quei bastardi sanno menare le mani meglio di noi, e poi

si portano dietro sempre i manganelli e le fionde. Appena cerchiamo di entrare nel campo,

quelli ci spaccano la testa “

E Giorgio aveva proprio ragione: loro, figli di brava gente, erano ragazzi cresciuti in un certo

modo, non avvezzi ad alzare le mani, ed il solo pensiero di entrare in contatto fisico con quei

mezzi-delinquenti suscitava in loro un certo sentimento che potrebbe benissimo definirsi “fifa

nera” , insomma si cagavano sotto al sol pensiero di quante bastonate avrebbero potuto

incassare.

Quegli altri, infatti, erano dei veri figli di puttana abituati a prendersi tutto quello che

volevano senza alcun timore, tant’è che a scuola rubavano tutto quello che trovavano negli

zaini dei compagni (quando non se lo facevano consegnare direttamente con le minacce).

“ Dobbiamo studiare una strategia, dobbiamo fare in modo di scacciarli e darli una lezione

tanto da non farli tornare più. – continuò – Conosco un tizio della III H che potrebbe darci

una mano.

E’ un ripetente di 15 anni, sembra un toro, e ha conoscenze tra i ragazzi più grandi.

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Dobbiamo organizzare un incontro con lui. Domani, a scuola, lo contatto ! “

Il giorno dopo Giorgio e Matteo approfittarono della ricreazione per contattare Franco della III

H , un bestione un po’ tonto che non si tirava mai indietro quando c’era da alzare le mani.

“ Allora, Franco, dobbiamo fare in modo che quei bastardi abbiano una lezione che non

dimenticheranno facilmente “ .

“ Ok, ragazzi, – disse Franco – lasciate fare a me che contatto un paio di miei ex compagni e

poi studiamo insieme una strategia “.

Passarono due giorni e , come promesso, Franco si presentò di pomeriggio con altri 4 suoi

amici.

“ Allora, – disse appena arrivato – vi ho portato un paio di amici, così potete spiegare loro la

situazione”.

Giorgio, come sempre, fu il primo a prendere la parola e spiegare ai nuovi arrivati come

stavano le cose, poi andarono nei pressi del campetto e rimasero nascosti a guardare i ragazzi

delle case popolari mentre giocavano. In questo modo Franco ed i suoi amici, poterono

inquadrare i soggetti.

“ Allora – disse Franco – l’appuntamento è per domani pomeriggio, porteremo bastoni, pietre

e fionde, così insegneremo le buone maniere a quegli stronzi”.

I nostri pirati non vedevano l’ora che arrivasse il giorno seguente, e qualcuno di loro passò la

notte insonne per l’eccitazione

La mattinata sembrava non passare mai, Salvatore e Giorgio, compagni di classe, non

facevano altro che scambiarsi occhiate durante le lezioni.

Le ultime due ore furono le più pesanti , la prof.. d’inglese non faceva altro che dire sempre le

stesse quattro cazzate….. ma come si può insegnare lingue senza conoscere neanche la

pronuncia ?

Certo… era una gran stangona, e portava minigonne al limite delle mutande. Si diceva che

all’università aveva conosciuto molti dei suoi docenti, in modo… intimo, s’intende!

Perciò era stata ribattezzata Miss Fuck-Intosh.

In quel momento Miss Fuck-Intosh era ancora ferma a “ I’m – You are – He, she it, is – We

…….. “ , quando suonò la campanella e tutti uscirono a razzo, come tappi di spumante da

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bottiglie agitate.

Passarono un altro paio d’ore e finalmente si avvicinò l’ora fatidica: le 16.00.

L’appuntamento era dietro la palazzina adiacente al campetto, i pirati erano 5 più altri 5 erano

Franco ed amici.

Ognuno di loro aveva portato un bastone, una fionda,…..un pezzo di legno…..qualcosa da

poter utilizzare contro il nemico.

“ Allora, ci schiereremo sui due lati lunghi del campo, ed a un mio via inizieremo con le

fionde, poi, dopo averli bersagliati un po’, gli saliremo addosso con i bastoni” spiegò Franco

con aria da Comandante in Capo.

“ OK “ fecero tutti in coro.

In silenzio, nascosti da un residuo di vegetazione e rovi posti ai bordi del terreno, i ragazzi

strisciarono ognuno fino al proprio posto.

Ad un tratto si sentì un urlo….. “ ORA !!! “

Tutti e dieci i ragazzi cominciarono a scagliare sassi con le fionde, contro 7 / 8 ragazzi che

giocavano a pallone in quel momento.

I calciatori, presi alla sprovvista, inizialmente cominciarono a correre a zig zag , poi si

rannicchiarono per terra coprendosi la testa con le mani.

A quel punto i nostri , gridando come forsennati ( un po’ per spaventare l’avversario, un po’

per cercare di esorcizzare la paura che avevano dentro ), uscirono dai cespugli e, sfoderati i

bastoni, iniziarono a picchiare su quei corpi a terra, che adesso non facevano più tanta paura.

Dopo averli battuti come tappeti si gettarono addosso, e lì iniziò una vera e propria zuffa con

calci, pugni, urla e Santi che venivan giù a piùnonposso (n.d.a. licenza letteraria).

Il polverone sollevato nascondeva quella massa umana divenuta ormai omogenea per forma e

colore.

Quando i nostri furono stanchi di menare mazzate, Giorgio prese per i capelli e sollevò da

terra il tipo che comandava, le cui lacrime sul viso si erano mescolate con la terra

conferendogli un aspetto grottesco, e gli disse “Questo è solo l’antipasto… se tornerete la

prossima volta vi apriremo la testa in due, così vedremo cosa c’è dentro!” .

Il gruppetto dei perdenti neanche rispose, si alzarono tutti malconci e sanguinanti e, raccattate

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le giacche delle tute, se ne andarono qualcuno zoppicando, altri bestemmiando, ma ognuno di

loro convinto a non tornare più.

“ E vai !!!! Gliel’abbiamo fatta vedere noi. “ gridò Matteo.

La compagine dei vincitori era al massimo dell’euforia, e subito, anche per scaricare

l’adrenalina accumulata, iniziarono a giocare con la palla gentilmente lasciata dai fuggitivi.

Fu una partita indimenticabile, in cui il gioco del calcio era solo una scusa per saltare e correre

felici come bambini al Luna park.

La felicità durò circa 20 giorni, durante i quali i nostri amici utilizzarono il campetto ogni

pomeriggio ed organizzarono tornei e sfide con tutti gli amici e compagni di scuola; poi, un

brutto giorno, al rientro da scuola l’amara scoperta: le ruspe avevano devastato il campo

scavando quelle che sarebbero poi divenute le fondamenta del palazzo.

Questa volta fu Matteo a scoprire la triste sorte del campetto e di corsa andò ad avvertire tutti

gli altri, che stavano ancora pranzando.

Tempo un quarto d’ora i nostri amici erano tutti davanti al cantiere e guardavano i mezzi

meccanici che continuavano a scavare e mettere la terra sui camion.

Si sentirono come svuotati e, ad uno ad uno, si sedettero a terra, quasi accasciati.

La polvere aveva creato come una nebbia, una barriera che impediva di vedere bene, ma i

nostri amici capirono che tutto era finito, il campetto non esisteva più.

Pensarono a tutto il lavoro fatto per costruirlo, alla battaglia per difenderlo, ai bei momenti

trascorsi lì in quel fazzoletto di terra.

Pian piano lacrime amare uscirono dai loro occhi e si fecero prepotentemente spazio tra la

polvere depositata sui volti creando dei rivoli grigiastri……. rigagnoli di dolore e sconforto.

Comunque, nessuno poteva togliere loro il ricordo della vittoria sui loro avversari e l’euforia

provata in quell’occasione.

In quel quartiere se ne parlò ancora per molto, e quei bulletti delle casine cambiarono i loro

luoghi di frequentazione.

“ Tra una botta che prendo e una botta che do……

tra un amico che perdo e un amico che avrò……

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Page 42: Che Storie!(2)

che se cado una volta, una volta cadrò… e da terra da lì m’alzerò………

C’è che ormai che ho imparato a sognare non la smetterò……” 1

1 Ho imparato a sognare – (Negrita)

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Page 43: Che Storie!(2)

PAUSA MEDITATIVA N° 3

L’alba

L’umida bruma mattutina s’innalza

verso le verdi chiome dai contorni ancora incerti.

Allegri stormire di fronde si diffondono laddove

lamenti notturni cedono il passo a gioiosi cicalecci.

Un timido chiarore si affaccia all’orizzonte:

la grande arancia sta per fare la sua comparsa…………

tra poco il giorno, come sempre, sarà !

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Page 44: Che Storie!(2)

Letti e sentiti

( Aforismi, battute e cazzate varie )

- Non vorrei mai far parte di un club che accettasse tra i suoi soci uno come me.

( Groucho Marx – comico )

- Mia moglie mi ha sposato per fare un dispetto ad un uomo.

Mi ci è voluto un anno per capire che quell’uomo ero io.

( Mario Zucca – cabarettista )

- Molti uomini sognano di fare grandi cose, altri restano svegli e le fanno.

( si dice l’abbia pronunciata Berlusconi durante uno dei suoi happening di massa )

- Il Paradiso lo preferisco per il clima, l’inferno per la compagnia.

( Mark Twain – scrittore / umorista )

- E’ difficile credere ancora negli ideali, ma per un compenso adeguato si può fare.

( Fabio di Iorio – autore televisivo )

- I dottori hanno fatto tutto quello che hanno potuto, ma nonostante ciò sono ancora vivo.

( Ashleigh Brilliant – filosofo degli aforismi )

- Come recentemente ha detto il Presidente del Consiglio: “ E’ ora che ognuno si assuma le

nostre responsabilità”

( Massimo Bucchi – giornalista )

- I referendum abrogativi, dove per dire sì devi votare no e per dire no devi votare sì.

Come a dire che uno mentre si sposa il prete dice: “La vuoi mandare a cagare ?” - “No” –

“Allora vi dichiaro marito e moglie”.

( Beppe Grillo – comico )

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Page 45: Che Storie!(2)

- Riesco a resistere a tutto fuorché alle tentazioni.

( Oscar Wilde – scrittore )

- “ Tesoro, ho vinto un miliardo al totocalcio ! Presto, prepara la valigia !”

“ Fantastico ! Cosa metto dentro, roba estiva o invernale ?”

“ Mettici tutto, ché vai fuori dalle balle !!!”

( Massimo Boldi ? )

- Le moglie dei politici fanno tutte beneficenza……

Per forza! hanno il senso di colpa per quello che rubano i mariti.

( Roberto Benigni )

- Gli avvocati sono le uniche persone la cui ignoranza della legge non viene punita.

( Jeremy Bentham – filosofo del diritto e giurista inglese )

- Guadagnavo cinquanta dollari a settimana. Un quarto lo spendevo per bere, un quarto per

andare a donne, un quarto per le corse dei cavalli, il resto lo spendevo in modo stupido.

(Charles Bukowsky – scrittore / poeta )

- Le donne magre sono come i pantaloni senza tasche: non si sa dove mettere le mani !

( Eugène Labiche – commediografo )

- In quegli anni credevo di essere un Dio, un Dio vivente; e ognuno degli altri tre mi

guardava e mi diceva: “Scusa sai, ma Dio sono io”

( Ringo Starr – ex Beatles )

- Guardate quest’uomo: sembra un deficiente e parla come un deficiente;

ma non lasciatevi ingannare, è veramente deficiente !

( Groucho Marx – comico )

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Page 46: Che Storie!(2)

Introduzione al racconto

Il protagonista del prossimo racconto è, fondamentalmente, un uomo debole; è un uomo che,

pur rendendosi conto che la propria vita è governata dagli altri, non riesce ad opporsi ai vari

fattori esterni che prendono il sopravvento sulle sue necessità, sui suoi desideri, sui suoi spazi

quotidiani…. e lui, pur sentendosi naufrago in balìa delle onde, non sa reagire e si rifugia nei

sogni, unica valvola di sfogo del suo consueto vivere.

Ma non sempre la fantasia riesce ad alienare la realtà e far dimenticare tutti i bocconi amari

che si è costretti ad inghiottire e, alle volte, basta una goccia a far traboccare il vaso, a

rompere ogni equilibrio……

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Page 47: Che Storie!(2)

Le ali della libertà

Quell’estate il caldo era iniziato molto presto; da metà giugno le temperature erano andate

oltre i 30° e adesso, alla fine di luglio, dopo un mese e mezzo di caldo insopportabile, Mario

non vedeva il momento di andare in ferie.

Siamo al 29 luglio ed il caldo è veramente incredibile !

L’umidità nell’aria aumenta la sensazione di afa e i vestiti si incollano alla pelle, come la

garza alle ferite ancora sanguinanti.

“Meno male che oggi è l’ultimo giorno “ pensò tra sé e sé “ e poi mi godrò 3 settimane di

fresco nella casa in campagna “.

Non è che Mario facesse chissacchè nelle ferie, aveva una piccola casetta che gli aveva

lasciato sua nonna in un terreno in campagna comunque vicina al mare, cosicché potava

godere del fresco degli alberi e del mare a poca distanza. Il pergolato di vite rinfrescava tutta

la zona antistante la cucina e quindi tutta la famigliola mangiava fuori all’ombra; dopo pranzo

Mario si adagiava su un’amaca e schiacciava il pisolino pomeridiano sognando isole lontane,

isole greche con casette bianche, reti stese al sole e barche nel porto.

Quella dell’isola greca era un tema su cui fantasticava spesso, se fosse stato per lui avrebbe

sicuramente mollato tutto per andare in qualche isola greca, magari ad aprire un ristorantino

italiano……

Spesso si perdeva ad immaginare….... a rincorrere quei luoghi…… ed era come se fosse lì,

sull’isola, calato nella realtà di quelle bianche spiaggette baciate dal sole e lambite dal

mare……..come lunghe cavalcate oniriche a tratti talmente forti da sembrare esperienze

realmente vissute.

Mentre pensava al fresco della campagna ed alle isole greche, era già arrivato davanti

l’ufficio; lavorava in un grosso deposito alimentare che gestiva direttamente una dozzina di

supermercati, un ipermercato e forniva, come ingrosso, vari piccoli negozi.

Il padre, ex direttore di banca, aveva tentato di fare assumere anche il figlio presso l’istituto di

credito dove lavorava, ma, non essendo riuscito nell’intento, alla fine aveva parlato con

l’Amministratore di questa ditta, che comunque era la più grossa realtà commerciale della

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zona.

Così Mario, ragioniere, entrato come semplice contabile, adesso dopo 13 anni di servizio, era

divenuto “Ragioniere Capo”.

Entrò in ufficio: “Oh Mario, il direttore ti ha appena cercato” disse un collega.

“Per caso sai cosa voleva ?” rispose lui

“No, ma mi ha detto di riferirti di andare subito nel suo ufficio all’arrivo “.

Quella notizia lo contrariò un po’, infatti, per poter andare in ferie tranquillamente, la giornata

odierna Mario l’avrebbe dovuta trascorrere a sistemare i vari incartamenti per poi poter

passare le consegne al collega suo sostituto..

Aveva calcolato che per completare tutte le varie procedure avrebbe impiegato dalle 3 alle 5

ore, ed ora il direttore lo chiamava per dargli chissà quale incarico.

No, non ci voleva proprio ‘sta rottura…

Bussò ed entrò nell’ufficio del capo.

“ Oh ragioniere, entri, entri che le devo parlare…….Vede…. abbiamo un problema!”

“Mi dica direttore….., se posso esserle d’aiuto…”

“Se può ? Ma lei sicuramente sarà di aiuto ! – disse ammiccando con fare amichevole, e

Mario capì che per quel giorno i suoi piani erano andati in fumo – Vede, il problema è che

oggi è lunedì e noi abbiamo in cassaforte tutti gli incassi dei nostri punti vendita di venerdì e

sabato.

La ditta che normalmente si occupa del trasferimento del denaro, ci ha comunicato che

stamattina non ha alcun mezzo disponibile, mentre noi abbiamo la necessità di versare

capitale liquido, in quanto proprio oggi abbiamo in scadenza una serie di Ri.Ba. ed assegni

vari per un importo assai elevato.

E’ essenziale che entro un’ora venga effettuato il versamento sul nostro conto corrente. Mi

sono spiegato ? “

“ Si direttore….., ma io domani vado in ferie….., ho tante cose da sistemare oggi….., il

collega che mi sostituirà deve capire dove poter mettere le mani quando io non ci sarò.”

“ Ragionier Mascetti, anzi mi permetta di chiamarla Mario – e quando il capo disse così

Mario capì che non aveva scampo – lei sa che questa azienda, seppur grande, è come una

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Page 49: Che Storie!(2)

famiglia, ed io rispetto tutti i dipendenti come facessero parte della famiglia.

Guardi, Mario, io la stimo e la rispetto, non dico come un figlio perché non vorrei esagerare,

ma come un nipote, e quindi da buon zio le dico che non possiamo anteporre i nostri bisogni a

quelli della famiglia. Dobbiamo a volte sacrificare un po’ del nostro tempo per il bene di tutti.

Se non avessi stima e rispetto per lei, crede che le avrei dato un incarico così delicato ?.

Lo sa, in quel borsone – e indicò una sacca sportiva poggiata su una poltrona – ci sono più di

1 milione di euro, lei pensa che li possa affidare ad uno qualsiasi ?

E comunque non si preoccupi, se non finisce oggi di sistemare tutte le consegne, potrà venire

domani solo per un’oretta o due, giusto il tempo di finire tutto e poi andrà via.”

“ Si direttore – rispose Mario – vado, e grazie per la fiducia !” così dicendo si mise la sacca su

una spalla ed andò via.

In auto ripensava al discorso fatto e si malediceva del fatto di non riuscire mai a dire NO, o

quantomeno a provarci !

Aveva ragione sua moglie che gli diceva sempre che lui era un fesso. Gia….fesso.

Nella sua vita era sempre stato fesso, e sempre sottomesso a qualcuno: il direttore in ufficio, la

moglie a casa e prima sua madre.

Ricordava ancora quando da ragazzo si era innamorato di una ragazza di nome Donatella e la

madre, un’insegnante di matematica all’antica, mooolto rigida e dalla mentalità borghese,

aveva fatto di tutto per fargliela lasciare perché la famiglia della ragazza non era alla loro

altezza. Figuriamoci ! La ragazza era figlia della bidella che lavorava nella stessa scuola dove

la madre insegnava; lei non avrebbe mai potuto sopportare che una bidella le desse del “tu”, lì,

davanti a tutti i colleghi.

Eh sì, sua madre fondamentalmente era una classista: considerava le persone in base alla

classe sociale di appartenenza ed aveva rapporti soltanto con i suoi pari o quelli di classe

superiore.

Il bello è che sosteneva di essere moderna e aperta alle ideologie di sinistra, anzi a volte diceva

apertamente di votare comunista ( anche se Mario aveva sempre pensato che lo dicesse

soltanto per sembrare più snob. Capita spesso che un certo tipo di persone si definisca di

sinistra per dare di sé un’immagine di persona colta ed emancipata…. ).

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Page 50: Che Storie!(2)

Lui invece la ricordava ancora Donatella, la sua freschezza, la sua allegria.

Occhi grandi ed espressivi, seni piccoli ma ben fatti, culo da premio Oscar per gli effetti

speciali !

Aveva un sedere stupendo: un paniere sodo, ben contenuto, né troppo grosso né troppo

piccolo, riempiva a misura le gonne; era una festa di muscoli, da prenderlo a morsi e divorarlo

tutto !

Ma la caratteristica migliore di quella ragazza era che lei si concedeva senza se e senza ma, si

dava tutta senza chiedere niente.

E poi……che passera !

Aveva una passerina morbidissima, sembrava fatta di ovatta, sembrava che se tu avessi potuto

prenderla e lanciarla in aria, questa avrebbe volteggiato come una piuma, leggera, quasi

immobile nell’aria, come i gabbiani quando spiegano le ali sulle correnti ascensionali

rimanendo statici nel cielo, come se il loro peso specifico fosse nullo .

A volte, scherzando, lui la chiamava “la mia bella passerina di zucchero filato” e lei

arrossendo abbozzava un mezzo sorriso un po’ per timidezza, un po’ per vanità.

Ricordava ancora i sabato sera, quando lei diceva ai suoi genitori che usciva a mangiare la

pizza con amici, ed invece loro due prendevano un pezzo di focaccia al volo e poi di corsa a

fare l’amore per 2 – 3 ore di fila, fino a sfiancarsi, fino a crollare sfiniti senza fiato, fino a

morire l’uno dentro l’altra….. dopo aver provato nuove posizioni, nuove emozioni, nuove

sensazioni.

La ricordava sempre con affetto, la dolce e tenera Donatella.

Dopo lei, Mario aveva conosciuto la figlia di un avvocato e sua madre aveva dato il proprio

consenso.

Adesso la figlia dell’avvocato faceva l’insegnante ed era diventata sua moglie, ed anche con

lei Mario non aveva nessuna possibilità di spuntarla.

“ Sì cara, certo cara, come vuoi tu cara.” Erano queste le frasi più ricorrenti tra i due.

A pensarci bene nei suoi 35 anni di vita , quest’uomo aveva sempre subito l’influenza degli

altri, anzi, senza eufemismi, possiamo ben dire che era sempre stato sottomesso dagli altri.

Lui dal canto suo, era il tipo di persona che, per buona pace di tutti, evitava le varie

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Page 51: Che Storie!(2)

discussioni incassando tutti i colpi; l’unica sua via di fuga era rappresentata dalla fantasia.

Così sempre più spesso si ritrovava a fantasticare di quelle isole lontane, e lui sulla spiaggia a

pescare con la lenza, nel lento scorrere del tempo…..

Gli venne in mente una frase di Cartesio che aveva letto di recente: “ Non c’è nulla

interamente in nostro potere, se non i nostri pensieri” , e si rese conto che lui era soltanto

padrone dei suoi pensieri, non della sua vita.

Adesso si rese conto di essere sempre stato gestito dagli altri, anzi, si rese conto che forse la

sua non era vita, ma solo mera esistenza….

“…anche il tuo spazio è su misura… non hai forza per tentare di cambiare il tuo avvenire

per paura di scoprire libertà che non vuoi avere…..ti sei mai chiesto quale funzione hai……

quale funzione hai, ti sei mai chiesto ?” 1

Forse un po’ per incapacità , forse un po’ per pigrizia ed apatia, aveva lasciato che gli eventi

lo travolgessero come un pezzo di legno il balìa delle onde, sbattuto sulla battigia e risucchiato

dalla risacca un’infinità di volte.

Adesso la sua vita procedeva per inerzia……

“ Vivere è un ricordo senza tempo….. vivere è sperare di star meglio….. vivere è come stare

sempre al vento….. vivere anche se sei morto dentro….. vivere e devi essere sempre

contento….. vivere è come un comandamento….. vivere o sopravvivere, senza perdersi

d’animo mai….. e combattere lo stare contro tutto contro….. oggi non ho tempo, oggi voglio

stare spento “ ( 2)

Mentre pensava a tutto ciò era arrivato davanti la banca.

Spense il motore dell’auto, prese la sacca col denaro ed aprì la portiera.

Uscito in strada venne preso da una sensazione strana, sentì come un capogiro e un senso di

sbandamento; poi, come guidato da una forza misteriosa, si diresse verso un autobus in sosta

alla fermata, vi salì sopra come ipnotizzato e fece il biglietto.

Il capolinea era alla stazione ferroviaria, e solo ora si rese conto di dove era arrivato.

Scese, entro e comprò un biglietto per Napoli centrale…..adesso capiva ciò che il suo

1 Il silenzio del rumore – ( Franco Battiato )2 Vivere - (Vasco Rossi)

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subconscio gli stava trasmettendo, adesso capiva che era giunto il momento di andare in ferie,

fare luuunghe ferie.

Isoletta greca, casette bianche arroccate su per il pendìo, porticciolo con barche da pesca, reti

stese al sole.

“I piscaturi jettunu li riti e la carina non ci fa mai mali,

supra i lampari chi parunu li stiddi … di lu mari. “ (1)

Gli venne in mente un film che aveva visto l’anno prima “ Che ne sarà di noi “ ambientato

nell’isola di Santorini.

Lui amava quei luoghi, una volta, dopo il diploma, era stato a Nasso, sempre nell’arcipelago

delle Cicladi come Santorini, e ricordava quei posti come luoghi in cui il tempo scorre

lentamente, dove la vita si può gustare appieno;

già.….sentire il gusto della vita era ciò che lui desiderava veramente.

Si avviò verso il treno in partenza, arrivato a Napoli avrebbe preso il treno per Brindisi e di

seguito il traghetto per Patrasso, e da lì………………….. la libertà.

Ad un tratto, con un colpo di coda, la sua coscienza si fece sentire: “ Mario, cosa stati facendo

? Ti rendi conto che stai tradendo la fiducia di tutti ? Cosa penserà di te il Direttore? E i tuoi

colleghi ? E la cara mammina che ti ha sempre pianificato la vita per il tuo bene ? E la

mogliettina, che se ti dice che sei un fesso lo fa solo per darti la forza di reagire ? Cosa

penseranno…….che ne sarà di loro? “

“ Che vadano tutti a fare in culo !!! “ .

Fu l’unica risposta possibile.

1 Petra lavica – ( Kaballà )

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Page 54: Che Storie!(2)

PAUSA MEDITATIVA N° 4

Rondini

Rondini, contorni scuri nell’azzurro del giorno.

Prospettive geometriche si susseguono

nel gioco d’un battito d’ali.

Le guardo ed immagino me con loro

a condividere spazi infiniti.

Ho invidia delle ali.

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Page 55: Che Storie!(2)

L’angolo della cucina(interludio)

Capisco il vostro stupore davanti a questa pagina ma, visto che negli ultimi anni sempre più si

è diffusa la moda di inserire nelle trasmissioni televisive spazi dedicati alla cucina (quando

non si realizzano vere e proprie trasmissioni tutte dedite a questa materia), anche in questo li-

bro abbiamo voluto affrontare l’argomento culinario.

Qualcuno di voi penserà che la cucina in questo contesto c’entra come i cavoli a merenda

(tanto per restare in tema), è possibile…. ma non potevamo lasciare fuori un tema così “di

tendenza“ !

La ricetta che voglio proporvi si chiama pasta alla “Picchio Pacchio”.

Questa è una variazione alla tradizionale “pasta chi saddi” della zona di Palermo.

La ricetta, così come ve la descrivo di seguito, fu realizzata per la prima volta negli anni

settanta da un noto cuoco palermitano, tale Totò Lupacchio detto “Il Picchio” per via del suo

naso a punta ( da cui… Picchio Pacchio ), che raccoglieva spesso le lamentele di alcuni clienti

che non gradivano le lische delle sarde.

Egli apportò quindi qualche variazione…….

INGREDIENTI PER 4 PERSONE:

- una cipolla dolce

- mezzo bicchiere di vino rosso ( mi raccomando…. buono! )

- 1 dado di carne

- uva passa (una manciata)

- passata di pomodoro circa 500 ml.

- pinoli ( un pugno )

- capperi ( pochi, diciamo 8 o 9. Poi, se sono dieci ….non muore nessuno! )

- olive verdi in salamoia ( quanto basta )

- una scatola di filetti di sgombro

- pane grattugiato tostato (cioè leggermente tostato in forno)

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- bucatini ( mezzo chilo o altra quantità proporzionale alla vostra “panza”)

PREPARAZIONE:

Mettete a soffriggere, a fuoco medio, la cipolla tagliata finemente; quando comincia a dorarsi

versare il vino ed il dado abbassando il fuoco al minimo.

Dopo circa un minuto versate la passata di pomodoro insieme ai vari condimenti ( olive

snocciolate e tagliate, capperi, pinoli, uva passa, sale ) e lasciare cuocere circa 15 minuti a

fuoco medio (valutate la consistenza della salsa).

Versate adesso gli sgombri sott’olio e cuocete per altri 8-10 minuti ( non di più sennò il pesce

si sfarina ).

Spegnete e versate i bucatini che avrete già fatto cuocere in una pentola a parte.

Amalgamate bene la pasta con questo sugo e aggiungete infine la mollica tostata.

Mettete nei piatti e mangiate.

Buon Appetito !

N.B.

Ricordatevi di mettere da parte un po’ d’acqua della pasta, in caso la mollica asciughi

troppo il sugo.

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Page 57: Che Storie!(2)

Apple & Orange

Il torpore incalza…

l’aria calda e appiccicaticcia

avvolge la mia pelle come una patina adesiva.

Nella semi-oscurità mi giunge la voce del diamante pazzo

a raccontarmi di mele ed arance

e mi ritrovo a librarmi al di fuori del mio corpo,

scoprendomi straniero in mé stesso.

(1)

1 Syd Barret

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Page 58: Che Storie!(2)

Introduzione al racconto

Cos’è la bastardata?

Dicasi bastardata no no no, ve lo spiego in modo più esemplificativo.

Avete presente quando si fa uno scherzo più o meno pesante ad una persona, e poi non gli si

dice che si stava scherzando ?

Ecco, il prossimo racconto parla appunto di uno scherzo ai danni di un ragazzo un po’

ingenuotto , che viene messo in crisi da una rivelazione di un compagno.

Non vi dico altro………..

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Page 59: Che Storie!(2)

Il marchese

Ok, gente ! questa ve la debbo raccontare perché è troooppo forte.

Allora.…, immaginatevi un gruppetto di 4 o 5 ragazzi di circa 15 anni.

Immaginatevi questi ragazzi che camminano sul marciapiede in un pomeriggio d’inverno.

Ad un tratto arrivano davanti ad un negozio che ha sulla facciata un’insegna a bandiera….

“ Volete vedere che salto fino a lassù e tocco l’insegna ? “ disse Marco.

“ Manco se lo vediamo “ risposero gli altri in coro.

Il ragazzo si piegò sulle gambe e, con un grande slancio, fece un bel salto verso l’alto, ma,

nonostante ciò, mancò l’insegna per pochi centimetri.

“ Buuuu !“ fecero tutti in coro.

Il tipo non si perse d’animo, si voltò verso gli amici e ….

“ Eh…. Oggi non ce l’ho fatta perché c’ho le mie cose….” disse con fare semiserio.

E tutti a ridere….… tutti tranne uno.

“ Scusa, non ho capito che hai detto “ disse Giuseppe con aria incuriosita.

“ Ho detto che oggi mi sono venute le mie cose “ replicò Marco.

“ Ah, allora avevo capito bene….”

Gli altri ragazzi si guardarono in faccia,…… e qui scattò l’intuizione geniale, quella

complicità che soltanto tra amici può esserci ( che bastardi ! ).

Si capirono scambiandosi solo uno sguardo.

“ Ma perché mi hai fatto questa domanda “ disse Marco rivolgendosi a Giuseppe.

“ Non mi dire che tu ancora non hai avuto il marchese “ intervenne un altro del gruppo.

“Ma che dite – fece Giuseppe con un’espressione del viso un po’ incerta – il marchese viene

alle ragazze ! “

“ Certo, alle femmine viene in modo più serio, per noi maschi è più semplice “ disse Marco.

“ In che senso semplice ? “

“ Mah … io, ad esempio, ho soltanto un po’ di mal di pancia per un paio di giorni al mese e

poi mi esce un po’ di liquido dal pisello “ intervenne Antonio, e gli altri si trattennero a stento

dal ridere.

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A questo punto Giuseppe era alquanto confuso.

“ Ragazzi, voi mi state prendendo per il culo !” e questo Giuseppe lo disse forse più per

convincere se stesso, che altro.

“ Ok, come dici tu….. Però, fossi in te io mi farei vedere da un medico.” concluse Antonio.

La discussione poi si spostò su altri argomenti, ma nella testa di Giuseppe si era ormai

insinuato un tarlo che stava rodendogli il cervello.

Per tutto il resto del pomeriggio non fece altro che pensare se fosse vera o meno quella

discussione.

Il colpo di grazia gli arrivò quando sopraggiunse un altro amico, che era già stato informato

dello scherzo, e Giuseppe, tiratolo in disparte, gli chiese: “ Scusa, Andrea, ma a te risulta che i

ragazzi abbiano una specie di mestruazione ? “

“ Sì, se lo vogliamo chiamare così……. Diciamo che sono alcuni fastidi che vengono per un

paio di giorni al mese, tipo: mal di pancia, mancanza di forze, perdita di liquido dal pisello….

Ma non è che ti esce sangue come le femmine…“

“ Puttana di Eva ladra ! “ pensò Giuseppe “ allora è vero “.

Ormai la serata era rovinata, il povero sconsolato si allontanò dal gruppo d’amici ed iniziò a

girovagare senza meta per le strade del centro, un solo pensiero in testa: i ragazzi scherzavano

o era tutto vero ? e se era vero, lui aveva qualche problema ?

Più tardi, arrivato a casa, Giuseppe si trovava in uno stato di profondo sconforto tant’è vero

che non aveva neanche la voglia di mangiare, visto che gli si era chiuso lo stomaco.

A tavola stava pensieroso senza toccare cibo……..

“ Uè Giuseppe, che hai stasera ?!? “ disse il padre

“ No, niente papà…..è che forse ho un problema “.

“ Che significa forse ho un problema. I problemi o si hanno, o non si hanno; senza forse “.

“ No, è che…..penso che dovrei farmi visitare da un medico “.

“ Ma perché, che hai….che ti senti, stai male ? “, incalzò il padre.

“ No, male non sto, però……”.

“ Però che cosa ? Vuoi parlare ! “.

“ Il fatto è che ancora……..non mi sono mai venute le mestruazioni, ed io ho già compiuto 15

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Page 61: Che Storie!(2)

anni “

A queste parole il padre spalancò la bocca, come se la mandibola avesse ceduto di colpo fino

ad aprire del tutto l’orifizio da cui si poteva ben vedere l’ugola.

Il silenzio si impadronì della stanza e per un attimo sembrò che tutto intorno fosse immobile,

come se il tempo si fosse fermato. Anche il fumo degli spaghetti, che prima fluttuava

nell’aria, adesso sembrava immoto.

Lentamente, come una scena a rallentatore, l’uomo si voltò verso la cucina dov’era la moglie

indaffarata………

“Pinaaaaaaaaa….. siamo sicuri che ‘sto coglione sia proprio mio figlio ?!?”

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Page 62: Che Storie!(2)

PAUSA MEDITATIVA N° 5

Autostrada

Un’infinita lingua grigia s’apre innanzi a me, ed io, avvolto da una spirale di fumo la cui

fragranza evoca un’isola lontana, ascolto rapìto il flauto magico.

Macchie allegre di colore mi sfrecciano affianco mentre torri di metallo si stagliano alte

nell’azzurro, quasi ad evocarmi i mulini di Cervantes.

D’un tratto la lingua svanisce, risucchiata da un enorme buco nero che mi viene

incontro…..vicino, sempre più vicino…. sino ad inghiottirmi.

Vlooop.

Adesso sono dentro, luci gialle di sole artificiale feriscono i miei occhi; tutto è cambiato

intorno a me: né colore, né torri…. solo il magico flauto di Ian è sempre lo stesso.

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Page 63: Che Storie!(2)

( 1 )

Introduzione al racconto

Internet, ultima meraviglia del XX° secolo.

Con Internet ci puoi fare di tutto: leggere le notizie appena battute dalle agenzie, acquistare

oggetti vari a prezzi scontati, vendere materiale usato, tenerti sempre in contatto con tutto il

resto del mondo, inviare documenti da un ufficio ad un altro, chiacchierare, ascoltare musica,

conoscere nuove persone…….. e tutta un’altra serie di cose che non stiamo qui ad elencare.

Qualcuno starà già pensando “dovevi arrivare tu per dirci cose che sappiamo già da anni”,

giusta osservazione; il fatto è che il protagonista del prossimo racconto usa Internet per

vincere la sua timidezza, per osare laddove non avrebbe mai osato di persona, per cercare di

migliorare il suo rapporto con la vita……….

1 Nota ad incastro – ( Sir Jo )

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Page 64: Che Storie!(2)

E-pistolarium

Carlo, 37 anni, docente di lettere presso il Liceo Scientifico “G. Galilei”,

amante delle letture che, per lui, non sono soltanto parte integrante del suo lavoro, sono

l’essenza stessa della sua vita; è fermamente convinto che il destino gli abbia giocato un

brutto tiro a farlo nascere nel XX° secolo……..lui che si considera un neo-romantico, sarebbe

voluto nascere nel ‘700, magari contemporaneo di Manzoni, oppure più in là di qualche

decennio, subito dopo il congresso di Vienna, per poter partecipare ai vari moti rivoluzionari

che portarono all’unità d’Italia.

Crede fermamente che l’amore per l’arte e le lettere, condiviso con quello per la Patria e la

giustizia, possa dare all’individuo un valore aggiunto che ai giorni nostri non esiste più, in

questa civiltà dell’effimero in cui ha più importanza la l’aggressività anziché l’educazione,

l’apparire anziché l’essere.

Lui invece è sostanza, non forma…

“ Non è tempo per noi che non ci adeguiamo mai; fuori moda, fuori posto, insomma sempre

fuori dài………… non è tempo per noi che non vestiamo come voi, non ridiamo, non

piangiamo, non amiamo come voi; troppo ingenui o testardi, poco furbi caso mai, non è

tempo per noi e forse non lo sarà mai…. “ 1 .

Carlo…….timido, impacciato, sognatore.

E così, un altro anno scolastico inizia. Un altro anno in cui lui, messo un po’ in disparte dai

colleghi per via del suo carattere, continuerà a nutrirsi di classici e cercare di trasmettere

qualche messaggio ai suoi alunni (solitamente teste di legno refrattarie a tutto ciò).

“ Mi sa che queste ultime generazioni di ragazzi, sono come le bottiglie della birra…….vuoti

a perdere. Senza il minimo interesse nelle cose, non pensano ad altro che al telefonino ultimo

modello, ai giochi della playstation, e a quando prenderanno la patente per poter comprare la

smart !”, così constatava amaramente.

E se non aveva più molte soddisfazioni sul lavoro, non possiamo dire che in famiglia andava

meglio….ormai con la moglie i rapporti erano soltanto formali, in comune avevano solo il

1 Non è tempo per noi – (Luciano Ligabue)

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Page 65: Che Storie!(2)

tetto sotto cui abitavano ed una figlia, Samantha ( che nome del cazzo ! ma la moglie aveva

insistito perché faceva tanto “alta borghesia” ).

Come al solito anche quest’anno il provveditorato agli studi, non era riuscito a pubblicare le

graduatorie definitive prima dell’inizio dell’anno scolastico, così erano stati nominati un paio

di professori a tempo determinato, “ fino ad aventi diritto “ , così si leggeva nel gergo

burocratese della nomina.

La novità positiva fu data dall’arrivo dell’insegnante di Educazione Fisica.

Era una ragazza di 33 anni dal fisico incredibilmente scolpito………., ma non

muscoloso………scolpito!

Quando la vide la prima volta in sala docenti, Carlo pensò che era carinissima, ma non ebbe il

coraggio di presentarsi.

Da quel giorno non vedeva l’ora, ogni mattina, di arrivare a scuola per cercare d’incontrarla; e

ricominciò anche a fumare per avere la scusa di uscire nel cortile adibito a palestra, dato che

ormai il fumo era vietato in ogni locale dell’istituto, cessi compresi.

Rimaneva incantato a guardarla mentre lei si cimentava in esercizi ginnici di vario tipo.

“ Quanto mi piacerebbe parlarle… “ pensava, mentre rimaneva in muta contemplazione senza

accorgersi neanche che ormai era arrivato al filtro e si stava fumando anche quello.

Furono un paio di mesi di dolcezza intensa per lui, che le vacanze natalizie interruppero

bruscamente.

Al rientro a scuola, dopo le vacanze, i cosiddetti “aventi diritto” furono nominati, e lui restò

con l’amaro in bocca a constatare che anche Francesca (così si chiamava l’insegnante di Ed.

Fis.) non era più tra i suoi colleghi.

Passò giorni e settimane tristi, soprattutto a pensare che avrebbe dovuto parlarle…..almeno

fare un tentativo.

Un giorno, mentre si trovava in segreteria per richiedere un certificato di servizio, notò che il

registro docenti era aperto in bella vista sul tavolo. Approfittando della distrazione della

segretaria, sbirciò la scheda di Francesca e (sorpresa delle sorprese !) notò che tra i vari dati,

figurava anche l’indirizzo e-mail.

Lesse quell’indirizzo 3 / 4 volte fino a che non l’ebbe impresso bene nella mente.

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Page 66: Che Storie!(2)

Il pomeriggio, connessosi ad internet, decise di creare un indirizzo e-mail da dedicare soltanto

a Francesca; già, ma che nome mettere ?

Gli venne in mente che proprio un paio di giorni prima aveva spiegato in classe il V canto

dell’inferno, quello del girone dei lussuriosi, e decise di chiamarsi [email protected]

Paolo Malatesta……. Rifacendosi a Paolo e Francesca.

… Amor, ch'al cor gentil ratto s'apprendeprese costui de la bella persona

che mi fu tolta; e 'l modo ancor m'offende.Amor, ch'a nullo amato amar perdona,

mi prese del costui piacer sì forte,che, come vedi, ancor non m'abbandona.

Amor condusse noi ad una morte:Caina attende chi a vita ci spense! ...

Lui era affascinato da questa storia d’amore….storia di dolci sentimenti e di due persone che

avevano ceduto, non senza tentare di combatterle, alle debolezze della carne, e ne aveva

compassione così come anche Dante.

( Già, perché, anche se Dante colloca i due amanti in questo girone dell’Inferno, egli ha pietà

dei due.

Il Divin Poeta considera quello di Paolo e Francesca un amore puro, anche se adulterino, e

viene colto da commozione solo a parlarne…….. le forze e i sensi lo abbandonano ).

E per conferma di ciò, aprì il libro di critica letteraria poggiato sul tavolo accanto a sé.

“Dalla bocca di Francesca , che non è depravata dalla passione, ma conserva inviolate la

gentilezza, la nobiltà e la delicatezza dei sentimenti, sembra che l’unica parola che possa

uscire è amor, ripetuta tre volte: amore che subito infiamma gli animi gentili, amore come

destino, che vuole che chi è amato non può a sua volta non riamare, e amore che conduce a

distruzione e che unisce per la vita e per la morte.

Amore per lei fu necessità di essere amata e per Paolo necessità di cuore gentile, ma anche

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Page 67: Che Storie!(2)

lotta implacabile fra desiderio e colpa perché quell’amore fu peccato.

Nella rievocazione il tempo felice per Francesca è, certamente, quello nel quale lottava

contro il sentimento nascente, perché quando poi l’amore, come un seme inerte nel cuore

suo e di Paolo, comincia a germogliare e il sentimento colpevole si rivela con lo scambio del

bacio , è allora che il peccato non si cancella più, diviene l’Eternità. (F. De Sanctis). “

“ Ok, la scelta è confermata ! “ pensò….

e dopo aver creato la nuova casella di posta, Carlo scrisse la sua prima missiva alla cara

Francesca:

“ Dolcissima Francesca,ti scrivo questa lettera soltanto per ringraziarti.Si, grazie di esistere, perché mi basta solo incontrarti, guardarti, incrociare il tuo sguardo, per ritrovare l’ottimismo anche nelle giornate più nere, perché nei tuoi occhi scorgo infinita dolcezza. E’ bello sapere che ci sei, e questo pensiero è per me rassicurante e piacevole ... come una calda coperta nei freddi giorni invernali, una capanna in cui trovare rifugio durante un temporale, un faro nella notte buia ... Probabilmente ti domanderai chi possa essere io.Se vuoi scoprirlo non esitare, scrivi al mio indirizzo e-mail. “

Attese 4 giorni senza avere nessuna risposta, poi approfittò di un martedì pomeriggio (la

moglie era impiegata comunale e martedì e giovedì aveva il rientro pomeridiano), e si

connesse ad internet per scrivere un’altra e-mail..

“Dolcissima Francesca,

non credo tu possa neanche immaginare la delusione che giornalmente provo all’apertura della mia casella di posta elettronica, quando invano cerco un tuo messaggio.Probabilmente hai creduto che la mia prima missiva potesse essere uno scherzo, o forse più semplicemente non rispondi ad uno sconosciuto ( e su questo posso darti anche

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Page 68: Che Storie!(2)

ragione ), ma io pensavo che forse avresti potuto incuriosirti e scrivermi.Vorrei soltanto dirti che mi piacerebbe intrattenere con te un rapporto epistolare, in cui poter esprimere i miei sogni, le aspettative, i desideri; perché alle volte si può essere circondati da familiari, amici, colleghi di lavoro, e non trovare una persona che ti ascolti, che ti capisca, che sappia interpretare le tue parole.In realtà non ti conosco bene, non so come effettivamente tu sia, potresti anche essere totalmente diversa da come mi appari, e per questo vorrei conoscerti un po’ meglio, per capire se effettivamente tu sei come io ti immagino oppure ti ho soltanto esaltata nella mia immaginazione.Rispondimi in ogni caso, anche soltanto per dirmi di non disturbarti più, ed io sarò comunque soddisfatto e rispetterò la tua volontà.

Affettuosamente tuo Paolo “

Dopo un paio di giorni, alla lettura della casella postale, Carlo trovò una sorpresa…

“..il gesto gentile che hai avuto, le tue delicate parole, mi fanno capire che sei una persona di animo sensibile e di buona cultura.Ma, perdonami la franchezza, non esprimono il coraggio……. il coraggio di mostrarti.Dimmi chi sei. “

Aveva risposto ! Non aveva importanza quello che aveva detto, l’importante era che avesse

risposto.

Adesso Carlo si sentiva euforico, felice, appagato, sprizzava felicità da tutti i pori.

Tutto intorno a lui era meraviglioso !

“ Meraviglioso……ma come non ti accorgi di quanto il mondo sia meraviglioso……... ma

guarda intorno a te che doni ti hanno fatto, ti hanno inventato il mare….. tu dici non ho

niente, ti sembra niente il sole…la vita…l’amore.

Meraviglioso, il bene di una donna che ama solo te…... meraviglioso……la luce di un

mattino, l’abbraccio di un amico, il viso di un bambino…... meraviglioso…..”( 1)1 Meraviglioso – (Domenico Modugno)

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Page 69: Che Storie!(2)

L’eccitazione era al culmine, adesso doveva soltanto pian piano farle capire che a lui bastava

anche un rapporto epistolare, una fuga dalla realtà, solo un appiglio con colei che era entrata

prepotentemente nei suoi sogni, nei suoi pensieri……

“Dolcissima Francesca,

ti scrivo appena dopo aver letto la tua e-mail di risposta che mi ha reso felicissimo.Dopo aver cercato invano per giorni una risposta nella mia casella di posta, credevo ormai che non mi rispondessi più. Sono contento che tu abbia apprezzato le mie parole.Io, dal canto mio, ho espresso soltanto il mio pensiero ritenendo che la persona a cui lo indirizzavo fosse sensibile e colta, e poi in mondo così frenetico, isterico ed insensibile a tutto, alle volte c’è voglia di tenerezza, di fermarsi un attimo per rilassarsi e sognare….”

Ormai Carlo era troppo coinvolto da questa storia e non vedeva l’ora di arrivare al martedì e

giovedì pomeriggio , quando la moglie era al lavoro, per accompagnare Samantha a scuola di

danza e tornare a casa e scrivere qualcosa alla sua cara amata:

“ Buongiorno padrona dei miei sogni,

non passa giorno ormai che io non guardi la casella di posta speranzoso in un tuo messaggio e, se presente, lo apra fremente d'emozione.A volte mi fermo a riflettere e mi chiedo se tutto questo sia giusto o sbagliato, perchè, in effetti, io non ti conosco intimamente.Voglio dire che, tranne il tuo aspetto ed il tuo nome, io non so chi tu effettivamente sia.Credo di poter paragonare questa situazione alla dantesca storia con Beatrice, di cui il poeta s'innamorò vedendola passare per strada il giorno del suo matrimonio.Comunque io credo ( e perdonami la citazione Marzulliana ) che i sogni aiutino a vivere meglio, ed il sogno di te mi aliena dalle varie situazioni terrene a volte tristi.Grazie di farmi sognare....... “

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Page 70: Che Storie!(2)

Il giorno dopo la risposta non tardava ad arrivare:

Caro Paolo,mi sono appena svegliata e non vedevo l'ora di avviare il pc

per controllare se mi avevi pensata e se avevi avuto tempo per

scrivermi qualcuna delle tue bellissime e intriganti

e-mail.

Scusami se non posso scriverti tutti i giorni perché per

adesso sono molto impegnata, ma nonostante i miei impegni la

mia mente e' completamente coinvolta in questa bellissima e

misteriosa corrispondenza.

Mi piace corrispondere con te perché sei di animo gentile e

vedo da quello che scrivi e dalle parole che usi che sei una

persona che leggi parecchio soprattutto i classici ( la mia

passione!) .

Mi piace il fatto che tu mi abbia paragonato ad una Beatrice

del 2000, ma noi al contrario di Dante e Beatrice, non

possiamo non vederci e sentirci perché nessuna persona o cosa

potrà contrapporsi a noi.

Quali problemi ti affliggono, posso aiutarti a risolverli in

qualche maniera?

Se vuoi essere aiutato da me e' chiaro che e' arrivato il

momento che tu riveli il tuo vero nome ed esca completamente

allo scoperto.

Vedrai che non e' molto difficile fare questo, non avere

timore nel rivelarti a me, poi tutto sarà più semplice.......

Aspetto trepidante!

Ciao.

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Page 71: Che Storie!(2)

“ Che storia incredibile ! – pensò Carlo – magari se l’avessi contattata a scuola, mentre

eravamo colleghi, non mi avrebbe degnato di uno sguardo, mentre adesso è totalmente

coinvolta….”

Ormai Carlo sembrava essere entrato in un’altra dimensione, sembrava una persona nuova,

allegra, come non era mai stato.

Anche a scuola i colleghi si accorsero del cambiamento positivo e adesso iniziavano ad

intavolare discussioni con lui durante la pause caffè; una collega giunse anche a dirgli “ Sai

Carlo che non mi ero mai accorta che fossi così simpatico e socievole ? “

E lui sapeva che tutto questo era dovuto a lei……..a Francesca che aveva risvegliato il lato

migliore della sua persona, lo aveva fatto sentire come mai nessuno era riuscito.

Continuarono così per qualche settimana scambiandosi messaggi di intensità varia, fino a

quando, in risposta ad una poesia che Carlo le aveva inviato e che recitava così:

“Tu che come un tarlo nella mia mente sei entrata… Tu che prepotentemente vi sei rimasta… Sei il mio chiodo fisso… Sei il mio Nord e il mio Sud, il mio Est ed il mio Ovest… Sei il mio primo pensiero del mattino e l’ultimo della sera… Sei sempre e solo tu la padrona dei miei desideri.”

Ricevette questa e-mail:

“ 19 febbraio 2000Caro Paolo,ti ringrazio della poesia, ma, a maggior ragione dato che mi indichi come tuo unico pensiero quotidiano, credo che adesso sia arrivata l’esigenza d’incontrarci. Non capisco il motivo per cui ti rifiuti di assecondarmi in questo mio desiderio. Ti ho già detto di non avere timore, io non bado all’aspetto fisico ( se è questo a farti preoccupare ), ho capito come sei fatto dentro e so già che mi piacerai senz’altro.

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Page 72: Che Storie!(2)

Comunque, mio malgrado, sono fermamente intenzionata a non rispondere più alle tue e-mail.Consideralo come un ultimatum.Ti do un appuntamento: giovedì 24 febbraio, alle ore 17:00, davanti al Convento dei Gesuiti.Ti aspetterò per dieci / quindici minuti.Se alle 17:15 non ci sarai, non scrivermi più perché non ti risponderò.Ciao “

Nel momento in cui lesse questo messaggio, a Carlo crollò il mondo addosso.

Cosa doveva fare adesso ? Ignorare l’ultimatum e continuare a mandare messaggi, oppure

uscire allo scoperto, rischiando di interrompere questo suo meraviglioso rapporto epistolare?

Provò allora ad inviare un’altra mail il giorno successivo, ma non ebbe risposta.

Passò tutto il fine settimana a pensare a cosa sarebbe stato meglio fare, ma era una decisone

difficile da prendere.

Questa richiesta l’aveva destabilizzato non poco.

E così arrivò il 24 febbraio.

Quella mattina aveva dato compito in classe e, mentre i ragazzi scrivevano, lui passò 3 ore a

pensare a tutta la situazione.

Il pomeriggio alle 16:00 , mentre la moglie era in ufficio, accompagnò Samantha alla lezione

di danza.

La pioggia era battente, e si vedeva ad appena un paio di metri davanti al muso dell’auto.

Adesso Carlo, lasciata la figlia, era rimasto solo e continuava a rimuginare sul da farsi.

Ore 16:45

“ Ok, deciso, ci vado! Perso per perso, affronterò la situazione a volto scoperto, getterò via la

maschera, succeda quel che succeda!”

E così si diresse verso l’uscita della città.

Il Convento dei Gesuiti sorgeva su una collina appena fuori città, e da un paio di anni era stata

costruita una nuova strada per raggiungerlo. La vecchia strada, benché più breve, era troppo

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Page 73: Che Storie!(2)

ripida e tortuosa e non era quasi più percorsa da nessuno.

“ Sono già quasi le cinque, se imbocco la strada nuova ci vorranno almeno 20 minuti e rischio

di non incontrarla……. prenderò quella vecchia ! “

E così dicendo imboccò la stradina, sotto una pioggia talmente fitta che sembrava che la

mandassero giù con i secchi.

Iniziò quindi la ripida salita tutta curve, e, ad ogni tornante, sembrava che l’auto scivolasse

come una biglia di vetro sopra un pavimento di marmo appena lucidato.

Ad un tratto, dopo una curva, un ramo d’albero, spezzato dalla furia del temporale, giaceva in

mezzo alla corsia. Una brusca sterzata, l’auto slittò verso il guard-rail, Carlo tentò un

controsterzo ma ormai procedeva lanciato, dritto come una freccia verso il bersaglio.

Sfondò il guard-rail……………. “Nooooooooooooooooooooooooooo”

Poi soltanto il rumore della pioggia battente……..

Ore 17:20

Francesca guarda l’orologio “ Ormai non verrà più. Ok, io ci ho provato, vuol dire che non era

una destino. “

Venerdì 3 marzo 2000“ Caro Paolo,mio dolcissimo e tenero amore.Questa è ormai la quarta e-mail che invio senza aver ottenuto risposta alle precedenti.So di essere stata troppo severa con te. Se tu hai voluto mantenere la riservatezza, avrai avuto i tuoi buoni motivi.Ti prego di rispondermi.In questi 8 giorni ho sentito molto la mancanza dei tuoi messaggi, è angosciante aprire la casella di posta sperando in un tuo segnale, e trovarla vuota.Soltanto adesso mi rendo conto di quanto fossero importanti per me le tue parole, le tue poesie, la tua dolcezza.In questi giorni ho scoperto il vuoto dentro di me.

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Page 74: Che Storie!(2)

Capisco che forse ho urtato i tuoi sentimenti ad averti imposto un ultimatum, ma credevo di poter convincerti a svelarti.Adesso non ha più alcuna importanza, desidero soltanto riprendere il nostro rapporto epistolare.Ho bisogno della tua dolcezza e della tua tenerezza. “

……Francesca non saprà mai che la

tenerezza è volata da 15 metri giù per il

burrone……..

( 1)

1 Death and Maiden - (Edward Munch)

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Page 76: Che Storie!(2)

PAUSA MEDITATIVA N° 6

@more tecnologico

(Guru meditation)

T’ho incontrata su internet

e fu subito intesa.

Le nostre parole,

fiumi di codice binario su fibre ottiche,

correvano fluenti da te a me, da me a te.

E per mesi così è stato,

finché l’incontro la magia ha sfatato.

Ora la casella è vuota,

non c’è più posta per me (non so per te);

il nostro amore informatico è andato in crash ,

ed io non avevo alcun backup.

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Page 77: Che Storie!(2)

Attenzione !Avviso a tutti i lettori.

Le pagine che seguono, sia per il linguaggio che per i contenuti, sono

consigliate ad un pubblico adulto.

Per cui consiglio vivamente i minorenni, i puritani, i moralisti, i bigotti, e

tutti quelli che si indignano a sentir parlare di sesso ( ma ne sognano la

notte ), a non continuare la lettura di questo libro.

Se vi è piaciuto sin qui, e non ve la sentite di andare oltre, chiudetelo!

Se continuate, io declino ogni responsabilità per i vostri eventuali

turbamenti.

Poi non mi dite che non vi avevo avvertiti !!!

P.S.

Se nonostante i miei avvertimenti proseguite e poi rimanete scandalizzati……

ricordatevi nelle vostre preghiere di questo povero peccatore.

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Page 78: Che Storie!(2)

Intro 2

La Società O.R.G.A.S.M.O. ( Organizzazione Rivoluzionaria per il

Godimento dell’ Azione Spontanea e di Migliori Orizzonti )

PRESENTA:

una fenomenale acrobazia , un numero di alta elettricità , una oltraggiosa

skizofantasia , una clowneria psicofrenetica…………………………... ( 1 )

1 Comici cosmetici – ( Alberto Camerini )78

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Page 79: Che Storie!(2)

Introduzione al racconto

La prossima storia parla di sentimenti, dei due sentimenti più forti che l’animo umano

conosca: il dolore e l’amore.

Questi due concetti, pur apparentemente agli antipodi tra loro, molto spesso si trovano a

percorrere strade parallele.

Il dolore, in particolare, è qui rappresentato nella sua forma più brutale….. intensa….

devastante.

Insomma, il prossimo è un racconto di pene…. pene d’amore, pene di vita, pene d’altro

genere……

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Page 80: Che Storie!(2)

L’anniversario

19 marzo, San Giuseppe, atmosfera festosa; festa….ma non per tutti.

La stanza è in penombra, le veneziane semichiuse lasciano filtrare lame di sole che fendono

il pulviscolo fluttuante nell’aria, le pareti sembrano trasudare stille di rabbia e dolore, ed io

sono qui, solo, a ricordare un anniversario.

Il 19 marzo di tre anni fa lei mi ha lasciato, e non ha avuto nemmeno il coraggio di dirmelo

in faccia, ha fatto tutto scrivendomi una lettera.

Carla…. era una donna fantastica, intelligente, colta, spiritosa, bellissima…….. con un

piccolo problema: era sposata !

Avrei fatto tutto per lei, avrei mollato il lavoro e tutto il resto per partire, la mia intera vita

era a sua disposizione, avrei venduto persino la mia anima al diavolo per andare via con

Carla, ad esplorare nuovi orizzonti; mentre per lei io ero soltanto un gioco.

Che dire…forse all’inizio era interessata a me, poi si è messa soltanto a giocare.

Non aveva nessuna intenzione di lasciare suo marito e, quando io ho cominciato ad

insistere dicendo di mollare tutto e fuggire via insieme, lei ha iniziato ad innervosirsi, a non

tollerare più la situazione, a non tollerare le mie proposte.

“….le tue proposte e le tue insistenze mi sembrano fin troppo eccessive, per cui non le

prenderò nemmeno in considerazione……Addio!”

Così terminava la lettera.

Qualcuno ha detto che il tempo lenisce il dolore ed offusca i ricordi, ma non è vero un

cazzo….. tutte stronzate!

Il ricordo di lei è nitido, chiaro nella mia mente; il dolore è lancinante e, come un fendente

allo stomaco, mi taglia in due lasciandomi senza fiato.

Non riesco a fare a meno di pensarla ogni stramaledetto giorno che il Signore getta su

questa Terra.

Vorrei odiarla, ma non riesco.

Vorrei annullarmi, ma non ne ho il coraggio.

Così da 3 anni, ogni 19 marzo, mi ritrovo da solo a bere nel ricordo di ciò che è stato.

Ieri ho comprato una bottiglia di tequila e due kili di limoni: passerò l’intera giornata a bere

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Page 81: Che Storie!(2)

margarita nel ricordo di lei.

Ho preparato anche tre uova sode, non tanto per riempire lo stomaco ( in queste occasioni

non ho molta voglia di mangiare ) ma quantomeno per assorbire l’acidità dell’alcool e dei

limoni.

Se non facessi così la mia gastrite mi citerebbe in tribunale…..

Intanto rileggo un pensiero scritto da me quasi 4 anni or sono, quando il nostro amore era

all’apice…….

“Ogni notte ti sogno, in una grande stanza

illuminata da decine di candele ondeggianti,

piccole luminescenti stelle di paraffina colorata,

mentre incedi elegantemente verso di me vestita solo dei lunghi capelli.

Il tuo profumo, calda essenza d’oriente, si spande tutt’intorno impossessandosi di me,

e le tue mani, morbide farfalle sinuose, danzano nell’aria tracciando schemi indefiniti

mentre io, ebbro di te, m’abbandono a questa dolce visione.

Vorrei poter non svegliarmi mai,

per prolungare il sogno oltre l’infinito.”

Adesso la sensazione è diversa, ho il cuore inaridito e lo stomaco totalmente chiuso, come

se le pareti si fossero incollate tra di loro per non lasciare passare nulla……. tranne i

liquidi.

Il mio umore è pessimo, il morale inesistente e mi ritrovo a scrivere e pensare tutt’un altro

tipo di cose….

“Ammaliato e stregato,

soggiogato poi abbandonato,

vorrei darmi in pasto a te.

Prendi dunque questo corpo

privo ormai di ogni afflato di vita,

che tu possa dilaniare e divorare le mie carni,

trangugiarle fino in fondo

così come hai succhiato la mia anima.

Consuma avidamente questo nudo pasto,

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Page 82: Che Storie!(2)

mia maledetta, adorata mantide.”

E continuo a bere e ricordare mentre ascolto un vecchio disco di Charles Aznavour….

Certo, ascoltare Aznavour quando si è soli e depressi non è proprio il massimo; è come se,

avendo già un dolore al fianco, ti dessi una martellata sui coglioni.

Già……….una martellata sui coglioni.

E continuo a ripensare al tempo trascorso con Carla; ricordo ancora i suoi occhi, laghi

profondi in cui specchiare la propria anima, e le sue labbra, turgidi boccioli di rose rosse da

assaporare…..

Carla……., mi hai fatto salire in Paradiso……. ma lì non era il posto mio, e una folla di

dèmoni mi ha richiamato a sé, facendomi sprofondare nell’inferno della vita.

Il dolore è ancora forte; la mia anima, come un cane ferito, ulula, geme, guaisce.

Faccio per prendere il bicchiere, e mi accorgo che due mosche hanno scelto il bordo del

mio bicchiere per ingropparsi.

Si, proprio così, due mosche sono venute a scopare sul mio bicchiere!

Cazzo ! Con tanto spazio proprio sul mio bicchiere !

Mi soffermo a guardare……..i due insetti si danno da fare come ossessi……

E nel guardarle mi viene in mente che io da quattro o cinque mesi non ho nessun rapporto

con una donna.

Mi dico…….” è inutile cercare di affogare i brutti ricordi, tanto sono come gli

stronzi….tornano sempre a galla. “

OK, adesso esco e vado a rimorchiare, magari in qualche bar dove ci sono quelle ricche

signore insoddisfatte che cercano giovani stalloni da monta; tanto che m’importa……devo

soltanto dare un po’ di libero sfogo al mio serpente piumato….. all’attrezzatura di

piacere….. non vorrei che si arrugginisse a stare troppo ferma….

Mi infilo la giacca, spengo le luci ed esco.

La mia vecchia Golf del ’85 tossisce un po’, poi sputacchia, ma alla fine parte.

Lei è l’unica a non avere mai tradito la mia fiducia, non mi ha mai abbandonato.

Anche all’ultima revisione siamo riusciti a passare… con fatica, ma ce l’abbiamo fatta.

Accendo la radio, un po’ di musica mi distrarrà…….

“ Sai che… è difficile non averti e dover sorridere alla gente che non sa della mia vita

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Page 83: Che Storie!(2)

intima, si aspettan che li faccia ridere mentre tu vai via….e vado via per difendermi, ma

ovunque andrò so che ti penserò, sperando che per te sia identico…..” (1) ,

merda…..cambio stazione…….” Colpevole di averti incontrata, non so neanch’ io il

perché. Colpevole di un palpito che mi ha toccato nel profondo. Colpevole di averci

provato con quello sguardo in più. Piacevole il sintomo di abbandonarsi insieme a te……

Ma perché questa vita non è mai come la vorresti tu. Perché invece adesso non è più lo

stesso senza te…” (2) …..ricambio…. “ E’ quasi giorno ormai e non ho tra le braccia

che il ricordo di te, ma è tardi , devo correre, non c’è tempo per piangere……in mezzo al

traffico c’è un pezzetto di verde ed io mi domando perché, mentre nasce una primula, sto

morendo per te…..è il primo giorno di primavera ma per me è solo il giorno che ho perso

te….”(3) vaffanculo anche la radio !…..la spengo.

Vado a zonzo per un po’, poi mi ricordo di un “club privé” frequentato da donne in cerca

d’avventura.

Un colpo di sterzo e mi dirigo.

Tempo un quarto d’ora sono davanti al locale, ma un cartello mi dice che è stato chiuso per

disposizioni dell’autorità giudiziaria.

Ormai sono uscito per scopare, e non torno a casa senza averlo fatto; perciò mi dirigo verso

un viale dove normalmente si piazzano le puttane.

Avvisto la prima: una tipetta in top e shorts, con tacchi vertiginosi…., e con tutti i tacchi

sarà alta si e no 150 cm…….. figuriamoci senza tacchi; più che una donna sembra una

lillipuziana, o meglio…….. una lilliputtana ! ( Ah ah ah , che umorismo clericale ! )

Comunque, dopo averne passate al vaglio 3 o 4 , ne scorgo una da sballo: alta circa 180 cm.

, con due cosce imponenti che sembrano scolpite nel marmo da Fidia, ed il culo di scuola

Michelangiolesca modellato stile rinascimentale.

Le tette poi……palesemente opera del Bernini.

“ Ok - penso - mi butto su quel capolavoro d’arte !“

Mi accosto, continuo a guardare quelle due colonne marmoree che tiene al posto delle

1 Ovunque andrò – ( Le Vibrazioni )

2 Colpevole – ( Nicola Arigliano )

3 Il primo giorno di primavera – ( Dik Dik )83

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Page 84: Che Storie!(2)

gambe, e già mi immagino il capitello…….

“ Ciao bella….quanto ? “

La tipa mi guarda dalla semioscurità del viale e con la mano fa segno di cinque.

“ Cinquanta – dico io – ok, mi sta bene, sali “.

La cavallona apre lo sportello e sale.

Dò un colpetto di acceleratore, ingrano la marcia e parto con un leggero strattone, intanto

mi volto a guardare quel monumento di carne seduto accanto a me.

Mentre camminiamo per andare ad imboscarci, allungo la mano sulle sue cosce e comincio

a salire verso l’origine di tutte le cose, il centro dell’universo, il caos primordiale…..

Ad un tratto tocco qualcosa che mi disorienta….forse non ho capito bene…

Tasto meglio, e quella che era una vaga sensazione, adesso è una conferma…. Questa tipa

c’ha il pacco in mezzo alle cosce !

“ Orcozzìo. Ma che cazzo sei, un maschio !“ faccio io

“ No, sono un travestito, e non dirmi che non l’avevi capito ! Ne conosco tanti tipi come te

che fanno finta di disorientarsi ed invece stanno cercando proprio questo “ mi risponde con

voce in falsetto.

Cazzo di Giuda, con tante puttane buone e genuine che ci sono in giro, proprio un tipo del

genere mi doveva capitare !

“ Ok abbiamo scherzato, adesso fermo la macchina e tu scendi “ e così dicendo mi accosto

al marciapiede.

“ Prima dammi i cinquanta “ mi fa il tipo.

“ No, i cinquanta non te li do. Mica abbiamo consumato “

“ Senti, se non mi dai i soldi, io non scendo dalla macchina “ mi risponde. E nel dirmi ciò

mi accorgo che adesso la sua voce sta cambiando, per assumere un tono più gutturale.

Cerco, quindi, di fare la voce grossa anch’io : “ Allora, te lo dico con calma, non rompere i

coglioni e scendi subito dalla mia macchina. Stai bene attento che io sono un tipo violento e

pericoloso ( sto bluffando da cani !), se non scendi subito sarò costretto a spaccarti quel bel

musetto incipriato“.

Mentre dico questo cerco di fare una faccia cattiva, ma so benissimo di non riuscirci.

Il tipo ( o la tipa, non so più come definirlo) inizia a gridare in modo isterico e mi comincia

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Page 85: Che Storie!(2)

a strattonare la camicia “ Ti ho detto che mi devi dare i soldi ! Non mi interessa se non vuoi

fare niente! Mi hai caricato in macchina e adesso mi devi pagare!!!!“

Cerco di divincolarmi, ma il tizio mi afferra per il collo e comincia a stringere.

Sento le uova risalirmi in gola e le tempie pulsare, comincio ad avere difficoltà a respirare

ma non riesco a divincolarmi.

Questo stronzo sarà pure un pigliainculo ma c’ha una forza bestiale.

Con un guizzo dettatomi dall’istinto di sopravvivenza riesco a divincolarmi per un attimo

e, a questo punto, gli assesto una gomitata in pieno viso.

“ Ahhhhh…. bastardo….. il naso……me l’hai rotto……me l’ero rifatto 8 mesi fa……

bastardo “

E così dicendo si tiene le mani sul volto che adesso è sporco di sangue.

Il sangue continua ad uscire in modo copioso dal suo naso, ed io mi dico che questo è il

momento buono.

Mi allungo per aprire lo sportello lato passeggero e, facendo forza con tutto il peso del mio

corpo, lo spingo con la spalla verso l’esterno.

Il tipo esce volando dallo sportello e cade rovinosamente a terra.

Prendo la borsetta dal sedile e gliela lancio.

“ Bastardo, ti denuncio !…..il mio naso….il mio naso nuovo….” grida da terra.

Metto in moto, mi giro a guardarlo: sembra un manichino disarticolato riverso bocconi a

terra.

Ingrano la marcia, la mia bella non mi tradisce ancora una volta.

Parto sgommando con lo sportello ancora aperto che sventola come una bandiera di

cartone.

Vedo all’ultimo momento un bidone dell’immondizia ai bordi della strada….BAAAAM, lo

prendo in pieno con sportello sventolante.

Cazzo che botta…….almeno lo sportello si è chiuso !

Continuo a girare un po’ per la città…. non vorrei che qualcuno mi avesse visto e mi stia

seguendo.

Prendo un paio di stradine secondarie, e poi, sicuro di non essere seguito, mi dirigo verso

casa.

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Page 86: Che Storie!(2)

Posteggio, faccio il giro intorno all’auto; lo sportello è tutto ammaccato.

Mi sa che dovrò spendere una cifra……

Salgo a casa….. accendo la luce……adesso mi faccio l’ultimo goccio e poi vado a dormire.

Guardo il bicchiere e le mosche sono ancora lì….., non le disturbo, prendo la bottiglia e,

tolto il tappo, ne butto giù un sorso.

Nella stanza regna il silenzio, luci artificiali filtrano ora dalle veneziane, l’atmosfera è

greve, ed io non riesco a non pensare a lei, alle sue labbra, ai suoi occhi, al suo

corpo……… adesso posso nitidamente sentire i guaìti ed i gemiti della mia anima che

continua a rantolare.

Sono ancora a pezzi ! Lacero, squassato, devastato……

Il dolore dell’anima a volte è più squarciante e tagliente di quello fisico.

Il suo volto ed il suo nome rimangono indelebili dentro me, impressi come un marchio a

fuoco….

Devo cercare di distogliere il pensiero, cercare di scacciarla da dentro, eliminare totalmente

la sua immagine dal mio cervello, lobotomizzarmi, cercare di inventarmi qualcosa che

faccia dirottare la mia mente su altri pensieri.

Penso che domani è il 20 marzo…..un altro giorno……un’altra occasione per ricominciare

a vivere, per smettere di farmi male.

Indosserò la maschera della normalità e mi recherò in ufficio a fare le solite cose, bisogna

pur continuare a vivere…..

Domani……..ma adesso ho voglia soltanto di bere ed ascoltare un po’ di musica.

Accendo il lettore CD….

“ Com’è triste Venezia, soltanto un anno dopo…..Com’è triste Venezia se tu non sei con

me….” (1)

Vaffanculo !!!

1 Com’è triste Venezia – (Charles Aznavour )86

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Page 87: Che Storie!(2)

Tu, che come un colpo di coltellonel mio cuore gemente sei entrata;tu che, forte come un armentodi dèmoni, venisti, folle e ornata,

del mio spirito umiliatoa fare il tuo letto e il tuo regno;- infame, a cui sono attaccatocome il forzato alla catena,

come al gioco il giocatore accanito,come l’ubriaco alla bottiglia,come ai vermi la carogna inetta,- Maledetta, che tu sia maledetta!

Ho pregato la spada rapidadi conquistare la mia libertà,ho chiesto pure al veleno perfidodi soccorrere la mia viltà.

Ahimè! sia il veleno che la spadam’hanno sdegnato e m’hanno detto: “Tu non sei degno di essere sottrattoalla tua maledetta schiavitù,

( 1 )imbecille! – anche se fossimo capacidi liberarti dal suo dominio,risusciterebbero i tuoi baciil cadavere del tuo vampiro!” .

Charles Baudelaire

1 Edward Munch – “L’urlo”87

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Page 89: Che Storie!(2)

PAUSA MEDITATIVA N° 7

Notte ardente

Sotto questo pergolato, in una notte ardente,

guardo il fumo di un Cohiba levarsi lentamente.

Spirali azzurrine si innalzano verso l’infinito…..,

ed in mano una Bud a rinfrescar lo stomaco inaridito.

Scintille di te si sprigionano dai gangli della mia mente,

ove la tua immagine di giorno giace silente.

Nel caldo di questa notte infernale,

anche i dèmoni dei ricordi escon fuori a tormentare…..

Non ho soluzione alcuna… butto giù un altro goccio di frescura,

sperando che spenga i ricordi oltre ad alleviare l’arsura.

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Page 90: Che Storie!(2)

Introduzione al racconto

La specie umana è fantastica !

Vi capita mai di andare in giro e mettervi ad osservare le persone ? sia per l’abbigliamento

che per la gestualità.

A tutti noi può capitare di fare qualche gesto non proprio secondo le regole del Galateo,

soprattutto quando siamo sovrappensiero e non ci rendiamo conto di essere osservati: per

gli uomini uno dei gesti più comuni è la sistemazione del “pacco” da destra a sinistra e

viceversa (normalmente da sopra i pantaloni, ma c’è anche chi si infila le mani dentro…),

oppure c’è chi con nonchalance si da una grattatina al culo o si tira le mutande infilatesi nel

mezzo delle chiappe.

Quante volte, fermi al semaforo o ad un incrocio, vi girate e vedete il tizio accanto fare le

grandi pulizie di primavera dentro al proprio naso….

Questi sono soltanto alcuni esempi di gestualità spontanea, ma fermatevi anche a guardare

l’abbigliamento e le fattezze fisiche dei vari soggetti: alle volte si incontrano tipi talmente

grotteschi che sembrerebbero usciti da “B-movie” americani anni ‘50, ed invece esistono

davvero………

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Page 91: Che Storie!(2)

L'iguana

“ Ci vediamo a mezzogiorno al bar Da Mario “ mi aveva detto Giorgio, ed io, puntuale e

coglione come al solito, alle 11,55 ero davanti al bar.

Ogni volta la mia puntualità esasperata mi porta ad aspettare almeno un quarto d'ora/venti

minuti, come se non conoscessi Giorgio... ritardatario cronico!

“ OK , dato che devo aspettare mi siedo ad un tavolino “ mi son detto , e mi sistemai

nell'angolo più remoto della saletta, così da guardare tutt' intorno.

Seduto in quel tavolino, la mente corse indietro di parecchi anni….

vent’anni prima ero seduto allo stesso posto, certo, il bar era un po’ diverso ed anche la

gestione, ma il tavolino era esattamente piazzato nello stesso punto, io ero un ragazzetto un

po’ vivace e quel giorno mio zio aveva voluto portarmi al bar a prendere un gelato; quando

si avvicinò il cameriere a prendere l’ordinazione…..

“ Allora, cosa diamo a questo giovanotto !?!“

“ Un gelato “ dissi ancor prima che lui finisse la frase.

“ Che gusto preferisci ? “

Lo guardai un attimo, poi, con fare molto serio, proferii…….. “ Banana fragola limone,

arcobaleno zabaione, cremagel a tutti i frutti , stracciatella col biscotto, pane in coppa

con zuccotto, fior di latte clandestino, un bel cono col pistacchio vanilla e torroncino,

papaja deflagrante con nocciola latitante, verdementa alla granita, al caffè, non è finita;

pesca albicocca, ananas e dolceinbocca……” (1)

Il cameriere mi guardò come a dire: “questo o è deficiente o è pazzo” girò le spalle e se ne

andò.

Non so se fossi pazzo o deficiente, ma un po’ stronzetto lo ero veramente: cercavo sempre

di fare qualcosa che spiazzasse la gente, mi piaceva sorprendere le persone per poi

guardarne le reazioni, le espressioni dei volti…..

Mentre ricordavo questo simpatico episodio, sorridendo osservavo la varietà della clientela

seduta ai tavoli e lo sguardo si soffermò su una coppietta di ragazzi seduti a poca distanza

dal mio tavolo.

1 Gelato metropolitano – ( Alberto Camerini )91

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Page 92: Che Storie!(2)

Lui, 7 orecchini per lobo, capelli bicolore ingellati a chiodo (2) , sciarpetta di seta color

arcobaleno, eskimo verde, si poteva definire un incrocio tra un vetero-punk ed un neo-

pacifista catechizzato, parlava ad alta voce gesticolando e sorseggiando un Martini (o giù di

lì) mentre intavolava un discorso sul neo-colonialismo-imperalista di stampo occidentale,

che lui personalmente considerava una minaccia maggiore dell’estremismo islamico.

Lei, naso aquilino e mento appuntito (mi ricordò immediatamente la Strega Nocciola di

disneyana memoria ) lo ascoltava interessatissima, o almeno fino a quando non le si

presentò innanzi il cameriere con una gigantesca coppa di gelato guarnita con biscottini

vari; dopodiché l'interesse si spostò palesemente dal ragazzo al gelato.

Da sempre attento osservatore dei gesti, sono affascinato dal comportamento umano; mi

piace guardare i movimenti e le espressioni che le persone normalmente hanno quando non

si sentono osservati, soprattutto mentre discutono.

Dato che i due erano i soggetti più interessanti fra quelli presenti nel locale, la mia

attenzione si rivolse esclusivamente a loro.

Nel momento in cui la ragazza prese tra le mani quella montagna di cioccolato e panna,

prima lo guardò ( come a dire “ adesso ti mangio tutto! “ ) poi pian piano schiuse le labbra

ed aprì la bocca.... e qui vidi ciò che non avrei voluto mai vedere !

I denti della ragazza erano tutti grigi, ma non un grigio-giallo del tipo “non conosco lo

spazzolino” , erano di un grigio fumo di Londra , come se internamente fossero totalmente

cariati e rimaneva soltanto l'involucro esterno dello smalto, in più le mancava un incisivo

centrale.

Fu come un pugno stomaco; ma il peggio arrivò quando iniziò a leccare il gelato......

Uscì la lingua, lunga, sottile, umida per l'acquolina, sembrava la lingua dei “Visitors” (non

so se ricordate i telefilm), come se in bocca non avesse una lingua umana, ma quella di un

iguana.

“ Orcozzìo “- pensai -“ rimetti dentro quella cazzo di lingua, chè mi sto sentendo male”.

Mi immaginavo che la tipa potesse uscire la lingua anche con i denti serrati, facendola

sgusciare attraverso lo spazio lasciato vuoto dall'incisivo mancante , quasi come un cucù

che esce dalla sua porticina allo scoccare delle ore.

2 Tenuti irti in aria con abbondante uso di gel.92

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Page 93: Che Storie!(2)

Cercavo di non guardare, ma l'occhio cadeva sempre in quella direzione, come quando da

bambini non si vuole guardare qualcosa che fa paura e ci si copre gli occhi con le mani, ma

poi si continua a sbirciare attraverso la fessura che volutamente si lascia tra le dita.

E così io non riuscivo a distogliere lo sguardo da quell'orrendo spettacolo, come attratto dal

gusto dell'orrido, e lei (la ragazza) tutta contenta, continuava ad uscire la sua linguetta da

iguana per leccare il gelato “ slip, slap, slip, slap, slurp”.

Intanto sentivo sopraggiungere un vago senso di nausea.

“ Cristo Santo ! Devo uscire da qui, che mi viene da vomitare “.

Nel frattempo, proprio quando avevo ormai deciso di andarmene via, entrò Giorgio nel

locale.

“ Ohè, Marco ! Scusa se ho tardato un po', ma sai com'è...”

“ Sì, so com'è !” risposi in tono brusco.

“ Allora, che facciamo, lo prendiamo un aperitivo? ché ti devo parlare di una cosa

importante”

“ No, guarda, non ne ho più nessuna voglia. Ho lo stomaco in subbuglio.”

“ Dai, non fare il cazzone ! Ti sei arrabbiato per un po' di ritardo ? Ok, per farmi perdonare,

l'aperitivo te lo offro io.”

“ No, no, usciamo da qui che mi sto sentendo male”

“ Ma dai ! Che ti sta prendendo ? Per dieci minuti di ritardo !!!“

“ Innanzitutto i minuti sono 25, e poi.....sai che ti dico? Vaffanculo tu, il tuo ritardo e

quella cazzo di lingua di iguana”

“ Lingua di iguana....ma che minchia stai dicendo ?!?“

Giorgio continuava a domandare senza capire, ma io ero già uscito dal bar, ero andato fuori

a prendere una boccata di aria pura e cercare di reprimere un conato di vomito che sentivo

salirmi in gola.

Non entrai più in quel bar per almeno tre mesi.

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Page 94: Che Storie!(2)

( 1 )

1 Frammenti – (Sir Jo)94

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Page 95: Che Storie!(2)

PAUSA MEDITATIVA N° 8

Tramonto

Le ginocchia affossate nella sabbia,

come un indigeno innanzi a un Dio pagano,

a guardare il sole tuffarsi nel blu infinito.

L’ occhio si perde lungo l’orizzonte,

su questa lastra d’acciaio increspato a sprazzi rosato.

Isole lontane sembrano apparire dal nulla,

come eruzioni sottomarine proiettate verso l’immenso,

ed io penso che tu, da qualche parte, in parallelo a me,

sei assorta ad ammirare questa magnificenza che si perpetra giornalmente

nell’incanto della natura.

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Page 96: Che Storie!(2)

Letti e sentiti – Parte II

( Aforismi, battute e cazzate varie )

- Nevicata

Ammazza che culo enorme ! Ahò, c’ha un culo così grosso che se scureggia sopra

‘nsacco de coriandoli…… nevica pe’ tre giorni de fila !

( Alvaro Vitali in “Pierino medico della SAUB” )

- Mens sana in corpore sano

I muscoli, Ferdinand, senza la mente, non forman manco un cavallo ! E la mente,

quando non ci son più muscoli, è elettricità senza pila ! Allora tu non sai più dove

collocarla ! Se ne va a pisciar dappertutto ! E’ uno spreco… uno scacazzìo generale !

( tratto da “Morte a credito” di L. F. Céline )

- Pubblicità

Ia voce “ E per tutti i bambini buoni c’è la dolce Euchessina.

Euchessina, la prendi la sera e caghi la mattina. “

IIa voce “ E per i bambini cattivi ? “

Ia voce “ Che si spremano ! “

( anonimo )

- Sogni di bambini

Quando ero piccolo e ci domandavano “ Cosa vorresti fare da grande ?”

gli altri rispondevano “l’astronauta”, “l’esploratore” o “il pompiere”.

Io dicevo “la testa di cazzo”. Ebbene, sono l’unico che ce l’ha fatta !

( Paolo Rossi – cabarettista )

- Fretta

“ Cara se avessi saputo che eri vergine avrei fatto più lentamente, impiegandoci un po’

più di tempo….”

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Page 97: Che Storie!(2)

“ Caro se avessi saputo che avevamo più tempo, mi sarei tolta i collants !”

( tratto da “Ve le raccconto in un orecchio” di Gino Bramieri )

- Cave canem

…. c’era un silenzio totale. Poi qualcosa mi si infilò tra le palle ed il culo. Si mosse.

Guardai e vidi un pastore tedesco, adulto, col muso che mi frugava tra le chiappe.

Bastava che chiudesse quelle mascelle e …..addio palle !

( tratto da “Post office” di Charles Bukowski )

- In cucina

Mmm che profumino ! C’avete cucinato occi , poppette di medda ?

( Diego Abbatantuono in “I fichissimi”)

- Benessere quotidiano

Ci sono giornate in cui l’unico momento di benessere finisce per essere una scorreggia.

Certo, al momento può sembrare sordido… ma, se ci si mette dal punto di vista

ottimistico, si constata che anche il più disgraziato degli uomini può avere almeno un

istante di benessere al giorno.

( Jean Marc Reiser – umorista )

- Ritorno alle origini

Provo un desiderio intenso di tornare nell’utero……..di chiunque.

( Woody Allen – attore / regista / umorista )

- Peli superflui

Quella è una donna che non ha peli sulla lingua, e se ce li ha…..non sono i suoi !

( anonimo )

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Page 98: Che Storie!(2)

Introduzione al racconto

Una volta un amico mi ha confessato di essersi preso una tale sbronza, da non ricordare

assolutamente più nulla di quella serata; nella sua memoria si è creato un vuoto, come un

black out , e, per quanto si sforzi, non riesce a focalizzare nulla oltre la prima ora di quella

sera.

Il protagonista di questa storia è incazzato nero in una serata storta, ed inizia a bere

cercando di rimanere solo con i suoi pensieri.

Ma ad un tratto……..

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Page 99: Che Storie!(2)

Il lato oscuro della luna

Martedì di carnevale, Luigi stasera è incazzato nero.

“ Ok , se non ti va di venire a ballare con i miei amici, te ne puoi andare con i tuoi….. ma

non sperare che venga pure io “ queste erano le parole che aveva pronunciato quella stronza

della sua ragazza.

Ma perché le donne devono sempre essere così radicali, a volte inamovibili nelle loro

decisioni (anche se prese su argomenti banali).

Cazzo!…..Luigi aveva cercato sempre di accontentarla …… in estate uscivano con gli

amici di lei, a Natale idem, il lunedì di Pasqua dell’anno precedente pure. Perché una volta

non potevano uscire insieme con i suoi amici ?

“ Va bene – gli aveva risposto lui – vuol dire che martedì andremo ognuno per i fatti suoi“

e così era.

Luigi aveva preso in affitto un vestito da moschettiere, tanto per mettersi qualcosa, anche se

ormai la festa era rovinata.

Aveva faticato un po’ il suo migliore amico a convincerlo ad uscire, ma comunque adesso

era lì.

La serata era un po’ moscia, la voglia era poca, e lui cominciò a darci sotto col bere.

Iniziò con un “Negroni”, poi seguì un “Martini” e, dopo una mezz’ora circa, un “Quattro

Bianchi” che gli assestò il colpo finale.

Adesso gli girava la testa e la vescica gli stava esplodendo.

Entrò nei bagni e si avviò verso un orinatoio a muro ( l’ultima volta che era in queste

condizioni aveva cercato di pisciare in un WC a tazza, col risultato che si era bagnato

scarpe e pantaloni ) e, sbottonatosi in qualche modo i pantaloni del costume, cominciò a

svuotarsi.

In quel momento gli sembrò sopraggiungere un conato di vomito….

“ No, nei cessi non voglio vomitare “, così dicendo si spostò, ancora sbottonato, verso i

lavandini e si lavò la faccia con l’acqua fredda.

Poi uscì fuori, nel giardino della discoteca.

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Page 100: Che Storie!(2)

Praticamente i locali di questa discoteca erano ricavati nei magazzini di un’antica casa

padronale di campagna, per cui fuori c’erano annessi dei portici ed un giardino.

Luigi andò sotto il portico e, appoggiandosi al muretto, vomitò al di là.

Dopo aver svuotato lo stomaco vide una fontana e si sciacquò la bocca e rilavò il viso.

Adesso che lo stomaco era più tranquillo, si sedette su di una poltroncina lì sotto il portico,

e si mise a respirare l’aria fresca della sera.

Alzò gli occhi e vide la luna piena……

“ Cazzo……che bella la luna piena ! ….. potrei stare a guardarla per ore e non stancarmi

mai… e poi, se ci pensiamo bene chissà cosa c’è dall’altro lato della luna…..magari ci sono

gli extraterrestri…..magari è diversa da quello che vediamo da questo lato. Come due facce

di una medaglia, una la vediamo ed una no . Come un negativo ed un positivo, un lato

illuminato ed un lato oscuro. A pensarci bene….. come gli uomini….

Ognuno di noi ha un lato oscuro, ogni essere umano ha il suo lato positivo ed il suo lato

negativo.

Già, il lato oscuro della luna coincide con il lato oscuro dell’uomo. Abbiamo un lato

pubblico, civile, sociale ed un lato oscuro, privato, intimo, a volte diametralmente opposto

all’altro.

Stevenson nel suo racconto “ Dottor Jekyll e Mr. Hide “ ha centrato in pieno l’argomento,

con la lotta tra il bene ed il male, tra il lato oscuro della mente ed il raziocinio “

Luigi era così, ogni volta che beveva un po’ cominciava ad inflipparsi su argomenti di

filosofia spicciola.

Una volta avevano trascorso una nottata insieme ad un amico parlando dell’origine del

mondo arrivando a quella che il suo amico aveva definito la “ Teoria delle formiche “. Egli

sosteneva che gli esseri umani sono le formiche dell’universo e che, così come le formiche

(insetti) non si rendono conto della presenza dell’uomo, perché in esse non esiste il concetto

stesso di uomo in quanto troppo grande per un essere così minuscolo, anche gli uomini non

si rendono conto degli esseri infinitamente più grandi che regolano gli eventi dell’universo.

“ Ad esempio – aveva detto Massimo ( così si chiamava l’amico ) – metti che un bambino

prende un tubo ed annaffi un formicaio. Le formiche non capiscono che è un evento indotto

da un uomo, perché non conoscono il concetto di uomo, penseranno ad un evento naturale.

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Page 101: Che Storie!(2)

Allo stesso modo immaginiamo che noi uomini abbiamo sopra di noi, esseri milioni di volte

più grandi che con le loro azioni regolano il clima, i venti, le piogge. Mettiamo che uno di

essi faccia uno scorreggio, e questo scorreggio generi una tromba d’aria sulla terra; noi non

riusciamo a capire che è stato uno scorreggio di un essere superiore, pensiamo che sia stato

uno scontro tra correnti d’aria . “

Che tipo Massimo !

Certo che Luigi di tipi strani ne aveva frequentato……..

Per non parlare di Fausto “ tre cartine”, fumatore d’erba incallito….

Nella sua vita aveva soltanto due interessi: le canne e le donne.

Quando non rollava, era a caccia di qualche avventura scopereccia…..

Ricordava ancora che una volta, in occasione della morte di un loro conoscente, avvenuta

per incidente motociclistico, all’uscita dalla chiesa dopo il funerale, Fausto disse: “ Che

modo assurdo di morire “

“ E’ un modo come un altro. Quando si muore, si muore e basta. Non credo ci siano dei

modi belli di morire “ replicò Luigi.

“ Questo lo dici tu. Se io potessi scegliere, vorrei morire fumato perso tra le cosce di una

bellissima donna, mentre scopiamo come selvaggi….”

“ E questo quando….domani, dopodomani, quando ? “ disse Luigi

“ Verso i 50 anni, quando ancora mi si drizza l’uccello “

“ Perché, hai intenzione di farti le canne fino a 50 anni ? “

“ Eh…..”

“ Ma và….và ! “

“ Perché, che ci sarebbe di male ?”

“ Ma vai a cagare, và….”

Adesso erano passati 10 anni da questa discussione e Fausto, oggi 27enne, lavorava

nell’officina del padre, aveva smesso di fumare l’erba e si era fatto fidanzato ufficialmente

con una ragazza che era più brutta di una coltellata al fegato…….. Da non riconoscerlo più!

“ Che strano film è la vita ! “ pensò Luigi

E poi c’era Aldo, altro scattiato fermo (1). Era un suo compagno delle scuole medie che a

1 Totalmente fuori di testa ( N.d.A. )101

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Page 102: Che Storie!(2)

dodici anni già conosceva tutte le armi in commercio. Non faceva altro che leggere giornali

di caccia e armi varie, e conosceva tutti i modelli di pistole elencandoti calibro, pregi e

difetti di ogni esemplare.

Il suo sogno era quello di fare l’incursore o comunque di entrare nei parà.

A 14 / 15 anni era riuscito ad entrare all’Accademia Militare da cui ne era uscito ufficiale.

Poi dopo vari brevetti ( paracadutista, sommozzatore, tiratore scelto, ecc….) era entrato nel

R.O.S. , o almeno così si mormorava. Quando incontravi sua madre e domandavi di Aldo,

lei rispondeva: “Si, Aldo sta bene….ma è sempre in giro…..un po’ qua, un po’ là,

neanch’io so bene dove sia adesso.”

Aldo……sbirro fino alle calcagna !

E ogni volta che Luigi pensava a lui gli veniva in mente questa frase: “ Non credere che

uno è cornuto perché le corna gliele mettono in testa le donne, o si fa prete perché ad un

certo punto gli viene la vocazione: ci si nasce. Ed uno non si fa sbirro perché ad un certo

punto ha bisogno di buscare qualcosa, o perché legge un bando d’arruolamento: si fa

sbirro perché sbirro era nato “ (1)

E Aldo lo era nato.

E in tutti questi pensieri, ritornò alla luna……

“ Già – mormorò tra sé e sé – the dark side of the moon “

Mentre era assorto in questi pensieri, una voce lo richiamò al presente: “ Ciao bel

moschettiere, come mai tutto solo ? “

Luigi si girò e vide che una Damina Veneziana si stava avvicinando a lui.

Guardò meglio….aveva un vestito color crema e oro, con una parrucca bianca e una

mascherina con veletta che le copriva tutto il viso.

Il fatto che lui non aveva maschera e che tutti potessero riconoscerlo, senza che egli potesse

capire chi erano gli altri, gli faceva molto girare le palle.

“ Ciao, bella dama ….- rispose lui – ci conosciamo ? “

“ Ma…..non so…..” fece lei con un risolino.

“ E se non lo sai tu che mi vedi in faccia…….figurati io “.

“ Diciamo che ti ho visto qui, tutto da solo, e sono venuta a farti compagnia “ e così

1 Il giorno della civetta ( L. Sciascia )102

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Page 103: Che Storie!(2)

dicendo si era avvicinata a meno di un metro da lui……

“ Ah, capisco……sei una dama di carità “ fece lui con tono sarcastico.

Lei, avvicinandosi ancora di più …..” Perché, ti dispiace se ti tengo un po’ di compagnia

….” e gli appoggiò una mano sulla gamba.

“ Assolutamente!…..se ti vuoi accomodare….ti prendo quella poltroncina lì “ e indicò una

poltrona dall’altro lato del portico.

“ Non c’è bisogno….posso anche accomodarmi sopra di te “.

Minchia – pensò Luigi – andiamo bene !

E mentre diceva queste parole, la tipa spostava la mano dalla coscia di lui verso l’inguine.

“ Senti – disse lui – se è uno scherzo, adesso basta. Dimmi chi sei e facciamola finita !”

“ Se proprio vuoi darmi un nome, chiamami Luna “ fu la risposta.

A questo punto Luigi, puntellandosi con i braccioli della poltrona per non barcollare, si alzò

e avvicinò il suo corpo a quello di lei.

“ Che intenzioni abbiamo “ le disse.

“ Fai tu, bel moschettiere “

Nonostante l’alcool entrato in circolo, Luigi sentì il sangue arrivare al cervello, prese la

damina per le spalle e la portò verso la parete del portico, poi l’appoggiò con la schiena al

muro, sollevò leggermente la veletta e cominciò a baciarla.

Lei, dal canto suo, non aspettava altro ed iniziò ad eccitarsi come una gatta in calore.

Cominciarono quindi a palparsi in ogni dove, e la tipa sembrava appassionarsi più di lui.

Ad un tratto gli sbottonò i pantaloni e cominciò ad armeggiare dentro le sue mutande.

Orcamadoska – pensò – o questa è una ninfomane, oppure si è fumata l’impossibile !

Comunque, anche lui, tra un pensiero e l’altro, ci dava dentro.

Un attimo dopo, Luigi si ricordò di aver messo, proprio il giorno prima, un preservativo nel

portapatente. Armeggiò un attimo con la tasca e lo uscì fuori.

“ Che dici, gliela diamo una collaudata ?“

“ Diamogliela…” fu la risposta di lei

A questa risposta, Luigi si abbassò i pantaloni, le mutande, ed indossò il profilattico in

meno di 3 secondi…...neanche Superman avrebbe fatto più veloce.

Cominciò poi ad alzare il vestito di lei, mentre la tipa continuava a strofinarsi e

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sbaciucchiarlo sul collo.

Alzò il primo strato e ne trovò di sotto un altro di tulle.

Alzò anche questo e trovò una fodera sottogonna.

“ Ma quanti strati hai? Sei vestita da dama o da cipolla ? “

Lei rise e non rispose.

Finalmente arrivò a toccare due morbide cosce e notò che la tipa indossava le autoreggenti.

A questo punto toccò le sue mutandine, già bagnate di piacere, e non gliele tolse neanche,

le spostò di lato, appoggiò la punta del suo sventrapassere pronto all’uso ed entrò liscio,

come un treno in galleria.

Adesso Luna era eccitata sul serio, e faceva un movimento rotatorio col bacino.

Lui cercava di tenerla un po’ più ferma aggrappandosi con le mani ai fianchi, e notò che

erano abbondanti, generosi, carnosi, morbidi come gelatina di frutta. Iniziò a stringere e

sentiva i polpastrelli affondare in quella carne, immaginò che il giorno dopo avrebbe avuto i

fianchi lividi.

Anche lei, dal canto, suo si era aggrappata a lui ed infilava le unghie nella sua schiena.

I corpi, nell’eccitazione, cominciarono a sprigionare umori ed effluvi , e Luigi adesso

sentiva l’odore del sudore fresco misto al tulle ed al profumo di lei, leggero, che sapeva di

primavera.

“ Minchia che storia ! – pensò Luigi – probabilmente questa tipa sarà un cesso

internazionale, magari se l’incontrassi per strada non la cagherei neanche di striscio, e

adesso sono qui, con lei….dentro di lei…..a mescolare il mio sudore con il suo……a unire

la mia pelle con la sua…….a fondere il mio corpo con il suo…. “

Mentre pensava a tutto ciò, continuava a darci dentro come un ossesso, altrettanto

ricambiato dalla morbidosa.

Ad un tratto…. sarà stato l’alcool, sarà stata l’eccitazione, il movimento, o chissàcheccosa;

ebbe come un black out, come se il suo interruttore fosse andato in Off.

Si tirò indietro, si volse con le spalle al muro e, appoggiatosi, lentamente cominciò a

scivolare verso terra.

Fu questione di 3…4…5 secondi, non di più ( o almeno così sembrò a lui ).

Poi riaprì gli occhi e si trovò solo; la damina non c’era più.

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“ Ma come avrà fatto a scomparire in 5 secondi ?“

Poi si guardò e vide che era completamente vestito.

“ CCCcazzo è successo ? “

Si alzò all’impiedi e andò verso la fontanella a lavarsi il viso per l’ennesima volta.

Si guardò un’altra volta……era completamente vestito.

Entrò dentro di corsa e vide un amico.

“ Oh Franco…”

“ Uè, Luigi, dove cazzo sei stato, ti abbiamo cercato un’ora !?!“

“ Non ha importanza…dimmi invece se hai visto una ragazza vestita da Damina

Veneziana…”

“ No, non mi sembra……forse è quella ? “ e l’amico indicò una maschera a poca distanza

da loro.

“ No, non vedi che quella è vestita alla francese. Sarà Maria Antonietta, tutt’al più “.

Continuò a girare per la sala e domandare ad amici e conoscenti se avessero visto una

ragazza vestita da damina veneziana, ma nessuno l’aveva notata.

Uscì fuori a prendere un po’ d’aria…..

“ Ma è possibile che abbia avuto le allucinazioni ? …non c’è altra spiegazione ! Certo che

stasera l’ho presa bella forte la botta ! Basta…, con stasera abbiamo chiuso col bere

alcolici. Sissignore, con stasera basta! Da domani acqua, coca cola e mezzo bicchiere di

vino a pasto….. Minchia che botta ! ………..Mi era capitato di stare male, ma le

allucinazioni mai ! No, basta….da domani niente più, allora finisce che mi fotto il

cervello….”

Alzò lo sguardo, la luna era semprè là

“ E tu,…..non mi dici niente ? “

Passò il resto della serata davanti la porta del locale a fumare e pensare a quella storia, che

ormai era convinto essere frutto della sua mente sconvolta dall’ alcool .

Tornò a casa ancora intontito, anche se aveva vomitato per la seconda volta e stava un po’

meglio, ed iniziò a spogliarsi.

Tolse le scarpe e le lanciò lontano, poi il mantello, sbottonò e tolse i pantaloni, riempiendo

il pavimento di coriandoli, e li gettò sulla sedia dove furono subito raggiunti dalla camicia.

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Page 106: Che Storie!(2)

Ad un tratto notò una macchia sulla camicia, si avvicinò e vide chiaramente, impresse col

rossetto, un paio di labbra sul lato interno del colletto .

Si stropicciò gli occhi e li riaprì, le labbra c’erano ancora….inequivocabilmente stampate

nel colletto.

“ Ma……...allora………?!?”

Sopravvivere alla vita per qualche battito del cuore;

potessi “au ralenti” riveder quelle mie immagini,

allungherei il mio sogno oltre la stessa sua illusione.

Nick the Poet

( Un amico mio)

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Page 107: Che Storie!(2)

PAUSA MEDITATIVA N° 9

Notte meravigliosa 1

Il giorno è ormai alle spalle, ……..

archiviato.

Suoni e profumi intensi tutt’intorno, ……

a rincorrersi tra i vicoli.

L’ultimo bagliore di rosso si perde nel nero dell’orizzonte, ……

inghiottito.

Questa notte meravigliosa rimbalza sui tetti e rotola fino a me,

che assaporo il primo fresco di questa calda giornata,

cogliendomi impreparato a tale magnificenza.

Notte meravigliosa 2

(variazioni su tema)

Il giorno volge ormai al termine,

come fiammella che si spegne.

Suoni e profumi intensi si diffondono tutt’intorno,

come a rincorrersi tra i vicoli.

L’ultimo bagliore di rosso si perde nel nero dell’orizzonte,

come inghiottito dal nulla.

Questa notte meravigliosa rimbalza sui tetti e rotola fino a me,

che assaporo il primo fresco di questa calda giornata,

cogliendomi impreparato a tale magnificenza.

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Introduzione al racconto

Una volta un tale disse “Il maschio del genere umano è fondamentalmente un ermafrodita:

tiene il pene tra le cosce e la vagina nella testa” ecco, possiamo dire che il protagonista del

prossimo racconto combacia perfettamente con questa definizione.

Egli scopre fin da ragazzino il piacere del sesso che rimarrà il filo conduttore di tutta la sua

vita…..

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Page 109: Che Storie!(2)

L' Erotomane

Tutto cominciò quando, all'età di circa 10 anni durante un'arrampicata su di un palo, scoprii

che lo sfregamento dell'inguine sul palo, sia in fase di salita che di discesa, provocava in me

strane sensazioni ( avrei scoperto alcuni anni dopo che si trattava di una specie di orgasmo

allo stato embrionale ).

Così cercai di capire come poter riprodurre quelle sensazioni in modo più tranquillo, senza

dovermi arrampicare quotidianamente sul palo.

Informandomi con gli amici più grandi venni a conoscenza di quella pratica che si

chiamava masturbazione. Cazzo!......ed io che avevo fino ad allora pensato che il pisello

fosse un'appendice utile solo a scaricare i rifiuti liquidi corporei .

Iniziai allora a provare a vedere di praticare questa cosiddetta masturbazione, ma

puntualmente non riuscivo ad arrivare a concludere.

La svolta avvenne quando, circa dodicenne, vidi la cameriera di casa ( da sottolineare che,

provenendo da famiglia aristocratica e facoltosa, da sempre casa nostra è stata gestita da

governanti e cameriere ) salire sulla scala per pulire i lampadari del salone, ed io passando

sotto la scala alzai gli occhi.......e lì vidi quello che sarebbe stato il filo conduttore della mia

vita. La signorina in questione, poco più che ventenne, aveva le mutande un po' sdrucite,

che si allentavano sul girocoscia, e, quando io alzai gli occhi, la troietta si accorse di quel

mio sguardo ed alzò la gamba sul gradino superiore, scoprendo così quella foresta di pelo

nero che risiedeva fra le sue cosce.

Una vampata mi assalì sul viso, le orecchie mi fischiarono, sentii allora l'inguine pulsarmi

ed il pisello diventarmi realmente duro per la prima volta ( duro, insomma... un po'

barzotto).

L'unica cosa che riuscii a fare fu quella di scappare in bagno e chiudermi a chiave, poi presi

l’asta tra le mani e cominciai ad andare su e giù fino a quando un getto di liquido bianco-

appiccicaticcio mi riempì la mano.

“ Finalmente ci siamo “ pensai tra me e me, avevo avuto il battesimo del fuoco!

Da allora non perdevo occasione di passare sotto la scala quando la tipa saliva a fare le

varie faccende, e lei con un risolino ironico, faceva in modo da alzare una gamba o

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Page 110: Che Storie!(2)

allargarle un po' per lasciarmi intravedere il suo boschetto.

Premetto che io sono del 1926, e quindi quando ho fatto le scuole non esistevano ancora le

classi miste, però accanto al collegio dei Padri Gesuiti presso il quale io facevo il ginnasio,

c'era il collegio delle Suore Ausiliatrici frequentato solo da allieve femmine.

La cosa più bella di questa circostanza era che entrambe le scuole usufruivano di un'unica

palestra coperta, quindi io avevo escogitato un piano per entrare di nascosto nei bagni delle

ragazze e rimanere chiuso in un gabinetto fino al cambio d'ora ( tanto quel rincoglionito di

Don Paolo, mio professore di ginnastica, neanche si accorgeva se io mancavo ).

Non so se avete presente i gabinetti delle scuole che hanno i muri divisori che non arrivano

fino al soffitto, ma si fermano a circa 2 metri di altezza.

Io me ne stavo dentro un gabinetto ed ascoltavo quando una ragazza entrava , si spogliava,

sentivo abbassarsi la tuta , e poi il fruscìo delle mutande sulle cosce e quindi iniziare a fare

pipì prrrrrrrrrrrrrrrrrrrr prrrrr prrrrr drip drip drip. Potevo immaginare quel morbido

fiore peloso dischiudersi per lasciare uscire la sua rugiada, ed io aspettavo che la ragazza si

rivestisse ed uscisse dal bagno, poi, preso in mano il mio “re di bastoni”, cominciavo ad

andare su' e giu' con l'immaginazione.

Ogni volta che avevamo ginnastica era una sega sicura !!!

E continuò così fino al primo liceo, fino a quando mio padre decise che dovevo prendere

lezioni private perché mi riteneva carente in matematica, non che ne avessi particolare

bisogno a mio parere, ma siccome avevo 8 in latino 7 in greco e 8 in italiano, era una

vergogna avere la sufficienza stentata in matematica; quindi il mio vecchio , da buon

magistrato quale era, sentenziò che sarei andato a lezione di matematica.

Quando suonai alla porta, già mi immaginavo un professore severo e scassacazzo con

lunghi baffoni, calvizie incipiente ed occhialini cerchiati d'oro; la meraviglia fu quando ad

aprirmi la porta venne una signorina poco più che trentenne..... “ Buongiorno “ dissi io “

sono Franco Mazzotti, mio padre mi ha mandato qui a prendere lezioni di matematica, non

so .... forse con suo marito..... o con suo padre “.

“ No “ rispose lei, “ la professoressa di matematica sono io, ti dispiace forse ? “ .

Dispiacermi ? Come poteva dispiacermi.... Orcamadoska ! Era una figa incredibile..., credo

che fosse la professoressa di matematica più bella di tutto il Regno d'Italia.

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Page 111: Che Storie!(2)

“ Nnno, certo che nno “ balbettai a stento.

E così iniziò un'altra serie di seghe infinite, sì perchè lei , che mi accoglieva sempre con

vestagliette tutte volants e pizzi ( più che una professoressa, sembrava un'artista del Cafè

Chantant ) , ad un certo punto della lezione si alzava e passava in cucina a fare “ un buon

caffè “ come diceva lei, ma in realtà era uno schifo di caffè d'orzo e cicoria , visto che in

quel periodo il caffè in Italia non si vedeva più da parecchio tempo (mancava l’essenziale,

figuriamoci il superfluo !).

Durante questa assenza, che avevo cronometrato di circa 10 minuti, io, inebriato dal suo

profumo e dalla vista delle sue tettine che sgusciavano di tanto in tanto dalla scollatura della

vestaglia, tiravo fuori di tasca un fazzoletto, lo avvolgevo attorno al pisello e iniziavo ad

andare su e giù fino a quando venivo dentro il fazzoletto, che ripiegavo ed ordinatamente

riponevo dentro la tasca della giacca.

Furono 4 mesi di seghe pomeridiane……. c'è anche da dire che migliorai in matematica.

La guerra interruppe i miei studi per 2 anni, e quindi, lontano dalla palestra e dalle lezioni

di matematica, ricominciai a guardare la cameriera, solo che adesso lei non mi guardava più

col sorrisetto ironico, adesso io avevo quasi 18 anni, ed ero anche un bel ragazzo.

Un giorno, mentre mia madre era alla sua solita riunione delle Dame di Carità e mio padre

era assente per lavoro, come sempre, dissi alla ragazza “ Franchina, ci sono le mantovane

della mia camera tutte piene di polvere, non sarebbe ora di smontarle e pulirle? “ così ti

guardo un po' la passera , pensai tra me e me; lei si avvicinò con fare serio, mi guardò in

faccia e disse “ Signorino, ma se invece di guardare lei potesse anche toccare, non le

piacerebbe di più ?” e così dicendo alzò il vestito rivelandomi che non portava le mutande

(la troia!), io allungai la mano e sfiorai quell'oggetto del desiderio che ancora non avevo

avuto modo di toccare; la sensazione fu così violenta che mi sembrò stessi per soffocare,

tanto sentivo battermi il cuore in gola. Poi lei allungò entrambe le mani, mi sbottonò la

patta dei pantaloni e tirò fuori il piffero che era talmente duro da sembrare una bottarga di

tonno, ed iniziò a massaggiarmelo. Orcozzìo adesso mi viene un infarto pensai lì per lì ...,

poi superata la fase della tachicardia cominciai anch'io a passare la mano tra le sue cosce,

massaggiandola con una certa dolcezza....

Credo che quel giorno anche lei se ne venne; oppure me lo fece credere per non

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dispiacermi.

Era così cominciata un'altra fase.

Ottobre 1945, finita la guerra si ritornava a scuola, ed io, quasi ventenne, dovevo fare

l'ultimo anno di liceo per diplomarmi.

Quell'anno aprì un panificio proprio vicino al collegio dove andavo a scuola, ed io scoprii

che la figlia del panettiere mi spiava regolarmente da dietro le tende ogni volta che passavo

davanti la vetrina.

Così , dopo un paio di settimane, un giorno entrai nel panificio per comprare una brioche e

la ragazza, guardandomi dritto negli occhi dalla porta del laboratorio, si mordicchiò il

labbro superiore, come per frenare un intenso desiderio, o forse solo per farsi notare.

“ Orcavacca !” pensai io, “ la tipa ci sta.... , eccome se ci sta ! “.

Così , salutandola con un sorriso, le feci l'occhiolino e voltandole le spalle mi avviai verso

la cassa dove c'era una signora , probabilmente la madre.

Pagai ed uscii dalla porta principale, ma dopo pochi passi, nel passare davanti ad un vicolo

laterale, sentii un sussurro “ pssst , pssst “ , mi girai e vidi quella gran sfacciata che faceva

capolino da una porticina laterale del negozio che sbucava nel vicolo stretto e buio.

Mi stava chiaramente invitando a raggiungerla, ed io, che ormai pensavo solo a metterle le

mani addosso, non me lo feci ripetere due volte.

Con un fare più che naturale mi guardo intorno, mi accerto che nessuno mi veda, imbocco

la viuzza e raggiungo la ragazza che, ora che la vedo da vicino, mi sembra talmente magra

da indurmi a pensare “questa appena la tocco si spezza in due “.

“ Vieni, presto ! “ mi sussurrò la secca con un palese desiderio di farsi mettere le mani

addosso, “seguimi senza fare rumore” e così dicendo mi fece scendere le scale fino ad una

cantina nel sottosuolo.

“ Sai, era già un po' di settimane che ti guardavo passare, ma non avevo avuto l'occasione

di fartelo capire “, poi mi spinse con le spalle al muro e si incollò a me.

Cominciò a baciarmi ficcandomi un metro di lingua in bocca, mentre io le infilavo le mani

sotto il vestito, che francamente conteneva ben poco.

Dopo un paio di minuti, iniziò ad armeggiare con la mia bottoniera e quindi, aperta la patta,

si abbassò verso il mio manganello che nel frattempo urlava dalla voglia.

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Page 113: Che Storie!(2)

Tirò fuori la lingua e cominciò a passarla per tutta la lunghezza, mentre io, con le mani

infilate nella scollatura, cercavo di afferrare quelle due tettine minuscole ( più che altro

sembravano due tettarelle da biberon ).

Orcaputtana... sarà stata scarsa di tette, ma la lingua ce l'aveva eccome !!!

Anzi la muoveva talmente veloce che sembravano due !!!

Mi stava facendo un lavoro così pulito che avevo l'impressione di vedere risplendere la mia

cappella nell'oscurità.

Dopo avermelo slinguazzato in lungo ed in largo , si concentrò sulla punta con un

movimento rotatorio tutt'intorno.

Nell'attimo in cui me ne venni, lei si tuffò l'arnese tutto in bocca e continuò a ciucciarlo e

lucidarlo, poi mi guardò con la coda dell'occhio ed inghiottì tutto.

Alzò la testa e sorridendo si pulì la bocca con la manica del vestito, “ Ci vediamo domani “

mi disse.

“Si, ok “ risposi io ancora mezzo intontito, poi, risalito in superficie, uscii dalla porticina e

mi avviai barcollando verso scuola.

Ragazzi, non vi sto a raccontare i su e giù di quell'anno. Vi dico solo che lei li faceva a

scopo terapeutico. Sì, avete capito bene, a scopo terapeutico!. Qualcuno le aveva detto che

lo sperma , se inghiottito, fa ingrossare le tette, e lei si prodigava in tal senso. Il risultato: lei

continuò ad avere sempre le stesse tette, io feci un'abbuffata di sesso. E devo dire che lo

puliva così bene, che neanche quando esco da sotto la doccia ce l'ho così lucido.

Ogni mattina, dopo un'abbondante colazione a base di pane e marmellata, e uovo battuto,

uscivo di casa dirigendomi verso la porticina nel vicoletto, dove mi attendeva lingua tosta

( come l'avevo ribattezzata ) che era impaziente di avere la sua dose quotidiana di

medicina.

Arrivai agli Esami di Stato quasi sfinito.

Ma anche questa passò.

L'estate successiva fu una delle più belle, ormai ero diplomato e stavo per andare

all'università a Milano.

Così mio padre, come premio dei miei brillanti risultati scolastici, mi regalò una vacanza

sul lago di Como.

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Proprio qui ebbi la mia prima esperienza completa. Sì, voglio dire, avevo avuto incontri

sessuali, ma oltre la sega o il sesso orale non si era mai andati; ora fu diverso....

Al mio secondo giorno di permanenza, incontrai una turista svizzera, Ruth, una tipa

cicciottella rubizza niente male, che era venuta sul lago con una sua amica, ma l'amica

aveva fatto venire anche il fidanzato, cosicchè i due piccioncini lasciavano spesso Ruth da

sola.

“ Ma neanche a dirlo, ti farò compagnia io; conta pure su di me “ le dissi con una gran

faccia da paraculo.

E fu così che le feci compagnia di giorno e.... di notte.

Anzi , ve la racconto in due parole: dopo una giornata trascorsa insieme, le dico “ Adesso

andiamo a cambiarci, così ti porto a mangiare in un localino che conosco, dove è un piacere

mangiare “ prima la prendo per la gola – pensai - poi passiamo ad altro.

Così alle 19.30 in punto sono davanti la sua stanza, la prendo, usciamo ed andiamo a

mangiare in una trattoria dove oltre al buon cibo, servono un ottimo vino. Due o tre

bicchieri, ed è fatta.

Finito di cenare usciamo, due passi al chiar di luna, tre frasi romantiche, un bacio sul collo,

e lei si scioglie.

Torniamo in albergo, ed io la invito nella mia camera.

Lei , con un risolino malizioso, mi dice che non dovrebbe andare nella camera di un

ragazzo che ha conosciuto da appena due giorni; poi mi prende per la mano e mi sussurra

“Fai strada tu, che ti vengo dietro”.

Arrivati in camera la invito ad accomodarsi su un divanetto posto lateralmente allo scrittoio.

Mentre lei si siede, io mi giro a prendere nella valigia una bottiglia di cognac che mi ero

portato da casa.

Roba di 30 secondi e, quando mi rigiro, lei si era già tolta la camicetta e si mostrava a me

con un reggiseno nero ricamato in pizzo.

Orcavacca ! Già con la camicetta si vedeva chiaramente che la burrosa aveva due tette

niente male, ma a vederla così sembrava quasi che il reggiseno stesse scoppiando.Mi

aspettavo di vedere esplodere quelle due coppe da un momento all'altro.

“ Mettiti pure comoda “ le dissi con fare ironico.

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Page 115: Che Storie!(2)

“ Forse non te ne sei accorto, ma lo sto già facendo “ rispose lei a tono, dopodichè sganciò

il reggiseno 4a misura abbondante, e vidi quelle sue grosse tette come uscire da un barattolo

sotto pressione e venirmi incontro - boing.

Aveva due borracce che parevano meloni con capezzoli dritti come chiodi.

“ Vuoi un po' di cognac....o passiamo direttamente al dolce ?” le sussurrai con la

salivazione azzerata.

“ Dammi subito il dolce “ . E me lo disse con un' aria talmente provocante che neanche

aprii la camicia, me la tirai via dalla testa facendo saltare un paio di bottoni, e in due

secondi ero immerso con il viso tra quei seni burrosi.

Dopo un paio di minuti di slinguamenti vari, la sollevai ( meno male che al liceo avevo

praticato un po' di attività ginnica) e la poggiai sul letto continuando a baciarla qua e là;

dopo iniziai a togliermi i pantaloni.

Lei si tolse la gonna restando solo con un paio di culottes, nere anche queste, molto

ricamate; anzi se vogliamo essere proprio onesti, erano il più bel paio di mutande femminili

che avessi mai visto, come se in questa occasione la ragazza avesse voluto indossare il capo

più elegante che aveva, come un vestito da sera.

E qui io capii che lei aveva previsto tutto ( o forse aveva pilotato tutto sin dall’inizio ).

Sì, diciamocelo chiaro: l'uomo non si deve illudere di fare conquiste, perché è sempre la

donna che decide se farsi conquistare o meno, è sempre lei a tenere il gioco, anche se

quelle brave non se ne fanno accorgere e ti fanno credere di essere un bravo conquistatore,

è questo il gioco delle parti.

Comunque sia, quando si tolse le mutande io ero già al massimo dell'erezione e, dopo aver

constatato che anche lei era già eccitata a dovere, la penetrai dolcemente continuando a

mordicchiarla tra il collo e le tette.

La lampada sul comodino proiettava il profilo dei nostri corpi sul muro, come un gioco di

ombre cinesi…..

” Abat-jour che diffondi una luce blu, di lassù tu sospiri chissà perché…” (1)

Fu un'esperienza fantastica, la ragazza era già navigata e non le fu difficile condurre il

gioco, anche perché forse aveva capito che per me era la prima volta.

1 Abat-jour - (Luciano Virgili)115

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Page 116: Che Storie!(2)

Così alternava momenti di furiosa passione, ad altri di calma e dolcezza ( e non vi

nascondo che se lei non si fosse fermata un paio di volte, me ne sarei venuto mooolto prima

del dovuto. Avrei avuto un'ejaculazione repentina ).

Cosicché, verso le tre di mattina ci rivestimmo ed io la accompagnai fino alla pensione

dove alloggiava, poi ritornai nella mia stanza, mi versai un bicchiere di cognac, mi accesi

un sigaro e rimasi stordito a ripensare all'accaduto.

La mattina dopo andai alla pensione a cercarla ma mi dissero che era già uscita.

Per tutto il giorno cercai di incontrarla, ma senza successo e alla sera vidi l'amica sua con il

fidanzato “Scusa, sto cercando Ruth; mi puoi dire dove la posso trovare?”.

“ Ciao Franco. Ruth stamattina si è alzata dicendo che doveva ritornare a casa

urgentemente, e non mi ha voluto spiegare il perchè, anzi avevo pensato proprio di

domandare a te se era successa qualche cosa “ “ No, niente. Ieri sera siamo andati a cenare

fuori, poi…… niente di particolare. “

Se ne era andata ! Ma perchè le donne devono essere così, ardite e melodrammatiche allo

stesso tempo. Non le capirò mai fino in fondo. Ma in fondo forse a volte non si capiscono

neppure loro. Il cervello femminile è l'apparato più complesso e difficile da comprendere

che esista al mondo, tutto il resto a confronto è acqua fresca !

Ruth se ne era andata lasciandomi un po' d'amaro in bocca, però mi aveva fatto conoscere

nuove sensazioni.

Durante gli anni universitari non ci furono rapporti di una certa rilevanza, solo qualcosina

qui e là, tanto per non perdere l'abitudine...., comunque continuavo a masturbarmi

regolarmente!

Appena laureato, mio padre fece in modo di farmi entrare in uno degli studi legali più in

vista di Milano, e lì conobbi Laura, colei che sarebbe stata la mia prima moglie.

Era una bellissima ragazza longilinea, con occhi verde smeraldo e capelli lunghi neri che lei

portava raccolti sulla nuca.

Lei era la segretaria dello studio, ed inizialmente neanche mi teneva in considerazione

(figuratevi, con tutti gli avvocati già affermati che circolavano da quelle parti, come poteva

tenere in considerazione un novellino come me).

Poi con il passare dei mesi, feci in modo di entrare un po' in confidenza con lei, fino a

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Page 117: Che Storie!(2)

quando non riuscii ad invitarla a cena.

Quella sera arrivai all'appuntamento con mezz'ora di anticipo ed un mazzo di rose rosse in

mano.

La vidi arrivare da lontano, procedeva verso me con un'andatura elegantissima, metteva un

piede dopo l'altro con precisione millimetrica e costante, come fosse sulla passerella di una

sfilata di moda.

Quella sera al ristorante lei parlava ma io non l'ascoltavo, continuavo a guardarla in viso ed

ero come in un'atmosfera ovattata, lei muoveva le labbra ed io non sentivo niente e le

guardavo gli occhi, la bocca con i suoi denti bianchi splendenti che sembravano

abbagliarmi ad ogni sorriso, i lobi ornati di orecchini con perle che si accoppiavano al

girocollo anch'esso di perle bianche.

Passai tutta la serata così, in contemplazione.

Per la prima volta in vita mia parlavo con una donna senza avere l'istinto irrefrenabile di

saltarle addosso.

Come accennavo prima, finì che la sposai; ma dopo qualche tempo, l'idillio amoroso cessò,

ed io ricominciai più di prima a cercare donne da conquistare.

Nel frattempo, era la metà degli anni '50, avevo aperto uno studio per conto mio ed operavo

in tutta la Brianza, che in quegli anni segnava il boom dell'industrializzazione.

Cominciai a fare clienti, tra cui molti industriali, di cui curavo contratti ed interessi anche

all'estero.

Più cresceva la mia fama, più donne avevo pronte a cadere ai miei piedi ( tutte interessate

ad una scopata in cambio di qualche regalino ), ed io le accontentavo come potevo.

Nel mio studio, inoltre, ho sempre avuto segretarie stupende ( tanto a battere a macchina

prima o poi imparano tutte ), da cui pretendevo eleganza nel vestire ( le segretarie sciatte mi

hanno fatto sempre accapponare la pelle ).

Devo dire che ho avuto qualche problema negli anni '70, sia per la questione del

femminismo imperversante ( mi danno fastidio le donne troppo aggressive ), sia perchè già

da un decennio i collant erano diventati parte integrante del vestire femminile (ho sempre

odiato i collant, ritenendoli la causa fondamentale del calo della libidine maschile),

fortunatamente ho trovato sempre donne amanti della biancheria intima, scarpe con tacchi

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Page 118: Che Storie!(2)

alti e tailleurs di buon taglio.

Ho amato tutte le donne (anche se a modo mio) e sono stato amato poco, ma questo l'avevo

messo in conto.

Amo le donne, tutte, e questo è stato da sempre il mio castigo; non ho mai amato una

singola donna come soggetto a sé stante, ma come facente parte di un progetto universale:

la donna, essere sublime, soggetto del desiderio.

Oggi 3 marzo 2002, all'età di 76 anni sono a letto in attesa di espiare i miei peccati.

Un male incurabile ha avuto il sopravvento sulla mia forza di vivere e sono arrivato ormai

alla fine.

Ho già lasciato detto quello che vorrei scritto sulla mia lapide…un epitaffio che rappresenti

la mia filosofia di vita:

“ Come un uccello sui fili dell’alta tensione,

come un ubriaco in un coro di mezzanotte,

anch’ io ho provato ad essere libero nel mio cammino “ (1)

Se adesso dovessi tirare le somme potrei contare 2 mogli, una decina di amanti più o meno

stabili, ed infiniti incontri occasionali, senza contare le centinaia di milioni di lire spese per

soddisfare questo mio vizio, però posso dire che…… ho vissuto.

Ma io non sono un ragioniere e non tiro mai le somme, per me il totale deve essere ancora

conteggiato, e ad uno dei miei 3 figli raccolti al mio capezzale, che mi chiede se voglio

parlare con un prete, io rispondo “ Vorrei restare ancora un po’ da solo con la mia badante,

……. per il prete c'è sempre tempo.......”.

1 Bird on the wire – ( Leonard Cohen )118

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( 1 )

1 Genesi – (Sir Jo)119

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Page 120: Che Storie!(2)

PAUSA MEDITATIVA N° 10

Stelle cadenti

In questa notte d’agosto io e te, nudi sulla spiaggia,

sotto una volta di lucciole cosmiche danzanti,

persi nella passione.

I tuoi freschi seni regalano refrigerio al mio petto ansante,

e le stelle, a milioni sopra di noi,

come fluorescenti esplosioni al fosforo

illuminano il profilo del tuo corpo.

Posso percepire caldi profumi e umide vibrazioni,

inghiottito da un vortice di sensazioni.

Ho paura………….paura di assuefarmi all’eccesso di piacere.

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Questo guazzabuglio di parole,

probabilmente tutte stipate da anni

all’interno delle mie cellule cerebrali,

ha visto la luce tra la fine di marzo

e la prima metà di maggio 2005.

( Per rivedere il lavoro, e decidere se stamparlo o meno,

ho impiegato il resto del tempo sino a fine ottobre )

Grazie per l’attenzione prestatami sin qui.

P.S.

Se il libro non vi è piaciuto, non gettatelo! regalatelo ad un amico/a.

Anche voi, così, diventerete portatori sani di cazzate.

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Page 122: Che Storie!(2)

“Siamo solo noi che andiamo a letto la mattina presto

e ci svegliamo con il mal di testa…………………………

……………………………………generazione di sconvolti

che non ha più santi né eroi, siamo solo noi”

(Vasco Rossi)

In copertina:

Hieronymus Bosch “The Garden of Delights”

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