Cesare De bello gallico - Professoressa Orrù · PDF fileLa Gallia è, nel suo...

5

Click here to load reader

Transcript of Cesare De bello gallico - Professoressa Orrù · PDF fileLa Gallia è, nel suo...

Page 1: Cesare De bello gallico - Professoressa Orrù · PDF fileLa Gallia è, nel suo complesso, divisa in tre parti: la prima la abitano i Belgi, ... questo sia l'esercito che ha vinto la

CesareDe bello gallico

I,1 La Gallia è, nel suo complesso, divisa in tre parti: la prima la abitano i Belgi, l'altra gli Aquitani, la terza quelli che nella loro lingua prendono il nome di Celti, nella nostra, di Galli. I tre popoli differiscono tra loro per lingua, istituzioni e leggi. Il fiume Garonna divide i Galli dagli Aquitani, la Marna e la Senna li separano dai Belgi. Tra i vari popoli i più forti sono i Belgi, ed eccone i motivi: sono lontanissimi dalla finezza e dalla civiltà della nostra provincia; i mercanti, con i quali hanno scarsissimi contatti, portano ben pochi fra i prodotti che tendono a indebolire gli animi; confinano con i Germani d'oltre Reno e con essi sono continuamente in guerra. Anche gli Elvezi superano in valore gli altri Galli per la stessa ragione: combattono con i Germani quasi ogni giorno, o per tenerli lontani dai propri territori o per attaccarli nei loro. La parte in cui, come si è detto, risiedono i Galli, inizia dal Rodano, è delimitata dalla Garonna, dall'Oceano, dai territori dei Belgi, raggiunge anche il Reno dalla parte dei Sequani e degli Elvezi, è volta a settentrione. La parte dei Belgi inizia dalle più lontane regioni della Gallia, si estende fino al corso inferiore del Reno, guarda a settentrione e a oriente. L'Aquitania, invece, va dalla Garonna fino ai Pirenei e alla parte dell'Oceano che bagna la Spagna, è volta a occidente e a settentrione.

VI, 16-20

16 Il popolo dei Galli, nel suo complesso, è oltremodo religioso. Per tale motivo, chi è afflitto da malattie di una certa gravità e chi rischia la vita in battaglia o è esposto ai pericoli, immola o fa voto di immolare vittime umane e si vale dei druidi come ministri dei sacrifici. Ritengono, infatti, che gli dèi immortali non possano venir placati, se non si offre la vita di un uomo in cambio della vita di un altro uomo. Celebrano anche istituzionalmente sacrifici di tal genere. Alcuni popoli hanno figure umane di enormi dimensioni, di vimini intrecciati, che vengono riempite di uomini ancor vivi: si appicca il fuoco e le persone prigioniere lì dentro, avvolte dalle fiamme, muoiono. Credono che agli dèi immortali sia più gradito, tra tutti, il supplizio di chi è stato sorpreso a commettere furti, ladrocini o altri delitti, ma quando mancano vittime di questo tipo, si risolvono anche a suppliziare chi è innocente. 17 Il dio più venerato è Mercurio: ne hanno moltissimi simulacri. Lo ritengono inventore di tutte le arti, guida delle vie e dei viaggi, credono che, più di ogni altro, abbia il potere di favorire i guadagni e i

Page 2: Cesare De bello gallico - Professoressa Orrù · PDF fileLa Gallia è, nel suo complesso, divisa in tre parti: la prima la abitano i Belgi, ... questo sia l'esercito che ha vinto la

commerci. Dopo di lui adorano Apollo, Marte, Giove e Minerva. Su tutti questi dèi la pensano, all'incirca, come le altre genti: Apollo guarisce le malattie, Minerva insegna i principi dei lavori manuali, Giove è il re degli dèi, Marte governa le guerre. A quest'ultimo, in genere, quando decidono di combattere, offrono in voto il bottino di guerra: in caso di vittoria, immolano gli animali catturati e ammassano il resto in un unico luogo. Nei territori di molti popoli è possibile vedere, in zone consacrate, tumuli costruiti con tali spoglie. E ben di rado accade che uno, sfidando il voto religioso, osi nascondere a casa sua il bottino o sottrarre qualcosa dai tumuli: per una colpa del genere è prevista una morte terribile tra le torture. 18 I Galli affermano di discendere tutti dal padre Dite e dicono che siano i druidi a tramandarlo. Per tale motivo calcolano il tempo non sulla base dei giorni, ma delle notti. E anche i compleanni e i primi giorni del mese e dell'anno li osservano a partire dalla notte fino al giorno successivo. Per quanto riguarda gli altri usi quotidiani differiscono dai rimanenti popoli quasi solo per il seguente aspetto: non permettono che i figli li avvicinino davanti a tutti, se non quando, cresciuti, sono ormai in grado di prestare servizio militare, e considerano una vergogna che un figlio, in giovane età, si presenti davanti al padre in pubblico. 19 Gli uomini, fatta la stima della dote portata dalle mogli, mettono in comune, dal loro patrimonio, l'equivalente dei beni ricevuti. Si fa un computo unico della somma e se ne conservano gli interessi: chi dei due sopravvive all'altro, entra in possesso dei beni di entrambi con i frutti degli anni precedenti. Gli uomini hanno diritto di vita e di morte sulle mogli come sui figli. Quando muore un capofamiglia di un certo riguardo, i parenti si riuniscono e, se nasce qualche sospetto sulla sua morte, interrogano le mogli come si fa con i servi: se risultano colpevoli, le uccidono dopo averle torturate col fuoco e supplizi d'ogni sorta. I funerali sono, in rapporto alla civiltà dei Galli, magnifici e sontuosi; depongono sulla pira ogni cosa cara in vita al defunto, anche gli animali. E fino a poco tempo fa, insieme al morto, venivano cremati, con le dovute esequie, i servi e i clienti che si sapevano da lui prediletti. 20 Presso i popoli che, secondo l'opinione comune, sono meglio organizzati, la legge prescrive che se uno sente, dalle genti limitrofe, voci o notizie riguardanti lo stato, deve informare il magistrato senza farne cenno ad altri, perché spesso, si sa, gli uomini avventati e inesperti si lasciano atterrire dalle false notizie, sono spinti a commettere delitti e prendono decisioni sui problemi più importanti. I magistrati tengono segreto ciò

Page 3: Cesare De bello gallico - Professoressa Orrù · PDF fileLa Gallia è, nel suo complesso, divisa in tre parti: la prima la abitano i Belgi, ... questo sia l'esercito che ha vinto la

che sembra loro opportuno e divulgano le altre notizie considerate utili. Non è permesso trattare questioni di stato se non nelle assemblee.

Cesare De bello civili

III, 86-87

86 Anche Pompeo, come poi si venne a sapere, su esortazione di tutti i suoi, aveva stabilito di venire a battaglia. E infatti, anche nel consiglio di guerra, nei giorni precedenti aveva detto che l'esercito di Cesare sarebbe stato annientato prima che le schiere si scontrassero. Essendosi molti meravigliati di questa affermazione, disse: "So di promettere una cosa quasi incredibile, ma sentite il piano che ho ideato, affinché andiate alla battaglia con animo più saldo. Ho consigliato ai nostri cavalieri, e mi hanno dato assicurazione che lo avrebbero fatto, di dare l'assalto, quando si sia arrivati molto vicini, all'ala destra di Cesare, ossia dalla parte scoperta, e, una volta aggirata la schiera alle spalle, di mettere in fuga l'esercito disorientato prima che dai nostri venga scagliata una freccia contro il nemico. E così senza pericolo per le legioni e quasi senza spargimento di sangue concluderemo la guerra. La cosa inoltre non è difficile dal momento che siamo tanto più forti nella cavalleria". Contemporaneamente li ammonì di stare pronti per il giorno successivo e, poiché vi era possibilità di combattere, come spesso avevano chiesto, di non deludere né la sua né l'altrui aspettativa. 87 Dopo di lui parlò Labieno e, disprezzando le milizie di Cesare, esaltando con somme lodi il piano di Pompeo, disse: "Non credere, o Pompeo, che questo sia l'esercito che ha vinto la Gallia e la Germania. Io fui presente a tutte le battaglie e non dico sconsideratamente cose non conosciute. Sopravvive una piccolissima parte di quell'esercito; il grosso è andato perduto, il che doveva necessariamente accadere in tante battaglie; molti li ha distrutti in Italia la pestilenza dell'autunno, molti sono tornati a casa, molti sono rimasti nel continente. Forse non avete sentito dire che fra quelli rimasti per motivi di salute sono state formate coorti a Brindisi? Queste milizie che vedete sono state formate con le leve fatte in questi anni nella Gallia Citeriore e la maggiore parte proviene dalle colonie transpadane. Del resto quella che era la sua forza si è perduta nelle due battaglie di Durazzo". Dopo avere detto ciò, giurò di non fare ritorno al campo se non da vincitore e esortò gli altri a fare lo stesso. Pompeo, lodando questo proposito, fece lo stesso giuramento; e invero fra gli altri non ci fu nessuno che esitò a giurare.

Page 4: Cesare De bello gallico - Professoressa Orrù · PDF fileLa Gallia è, nel suo complesso, divisa in tre parti: la prima la abitano i Belgi, ... questo sia l'esercito che ha vinto la

Fatto questo nel consiglio di guerra, tutti si allontanarono con grande speranza e gioia; e già pregustavano nel pensiero la vittoria, poiché sembrava che nulla potesse essere garantito invano da parte di un comandante tanto esperto a proposito di un fatto così importante.

III, 90-91

90 Esortato l'esercito alla battaglia secondo il costume militare e messi in evidenza i propri meriti verso l'esercito in ogni tempo, principalmente rammentò che poteva provare con la testimonianza dei soldati con quanto zelo aveva cercato la pace, quali trattative aveva condotto per mezzo di Vatinio negli abboccamenti, quali per mezzo di Aulo Claudio con Scipione, in che modo si fosse adoperato con Libone presso Orico perché si mandassero ambasciatori. Egli non aveva mai abusato del sangue dei soldati né aveva voluto privare la repubblica dell'uno o dell'altro esercito. Tenuto questo discorso, poiché i soldati lo richiedevano e ardevano dalla brama di combattere, diede con la tromba il segnale. 91 Nell'esercito di Cesare vi era un veterano richiamato, Crastino, che nell'anno precedente sotto di lui aveva guidato la prima centuria della decima legione, uomo di singolare valore. Costui, dato il segnale, disse: "Seguitemi voi che foste del mio manipolo e servite il vostro comandante, come avete promesso. Rimane questa sola battaglia; al suo termine Cesare riavrà la sua dignità e noi la nostra libertà". Contemporaneamente, volgendo lo sguardo a Cesare, disse: "Oggi, o comandante, farò in modo che tu abbia a ringraziare me, o vivo o morto". Dopo avere detto queste parole, per primo corse all'attacco dall'ala destra e circa centoventi soldati volontari scelti [della medesima centuria] lo seguirono.

III, 94

94 Nel medesimo tempo Cesare ordinò di avanzare alla terza fila che fino a quel momento era rimasta in riposo e ferma nella sua posizione. E così ricevendo i soldati sfiniti il cambio di forze fresche e riposate, mentre gli altri assalivano alle spalle, i Pompeiani non furono in grado di reggere e si diedero tutti alla fuga. Cesare invero non si era ingannato nel pensare che il principio della vittoria dipendeva da quelle coorti che erano state dislocate nella quarta fila contro la cavalleria, come egli stesso aveva affermato nell'esortare i soldati. Da queste coorti infatti dapprima fu sbaragliata la cavalleria, dalle medesime furono annientati arcieri e frombolieri, dalle medesime fu circondata la schiera pompeiana dal lato sinistro e fu provocato l'inizio della fuga nemica. Ma Pompeo,

Page 5: Cesare De bello gallico - Professoressa Orrù · PDF fileLa Gallia è, nel suo complesso, divisa in tre parti: la prima la abitano i Belgi, ... questo sia l'esercito che ha vinto la

quando vide la propria cavalleria respinta e si accorse che era in preda al terrore quella parte dell'esercito su cui sopra tutto confidava, e, non avendo inoltre fiducia negli altri, si allontanò dal campo di battaglia e subito si diresse a cavallo nell'accampamento e a quei centurioni che aveva posto di guardia presso la porta pretoria disse a voce alta perché i soldati lo udissero: "Proteggete l'accampamento e difendetelo con zelo, se le cose dovessero volgere al peggio. Io faccio il giro delle altre porte per rassicurare i presidi dell'accampamento". Dopo avere detto queste parole, se ne andò nella tenda pretoria, persa la fiducia nell'esito finale, ma tuttavia aspettando gli eventi.

III, 96

96 Nell'accampamento di Pompeo si poterono vedere pergolati di frasche, una grande quantità di argenteria esibita, tende pavimentate con zolle di erba fresca, le tende di Lucio Lentulo e di alcuni altri coperte di edera e inoltre altre cose che testimoniavano un lusso eccessivo e la fiducia nella vittoria, così che facilmente si poteva pensare che i nemici, che cercavano piaceri non necessari, non avevano avuto alcun timore per l'esito di quella giornata. Eppure costoro criticavano il lusso dell'esercito di Cesare, quanto mai povero e paziente, cui erano sempre mancate tutte le cose di prima necessità. Pompeo, quando ormai i nostri erano all'interno del vallo, trovato un cavallo, gettate le insegne di comandante, se ne andò rapidamente dal campo per la porta decumana e si diresse subito a spron battuto verso Larissa. Né qui si fermò, ma, imbattutosi in alcuni dei suoi in fuga, con la medesima velocità, senza fermarsi neppure di notte, accompagnato da trenta cavalieri giunse al mare e si imbarcò su una nave frumentaria, spesso lamentandosi, come si diceva, di essersi tanto ingannato sì da sembrare quasi tradito, poiché a iniziare la fuga erano stati proprio quegli uomini dai quali aveva sperato la vittoria.