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INDICE RASSEGNA STAMPA

Indice Rassegna Stampa

Centro Studi C.N.I. 2 ottobre 2016

Pagina I

REGOLAMENTO EDILIZIO

Il regolamento edilizio che ancora non c'è da recepire in 180 giorniCorriere Della Sera 02/10/16 P. 22 Sergio Rizzo 1

AUTOSTRADE

Autostrade, duemila posti a rischio nelle concessionarie Codice degli appalti, è rebusCorriere Della Sera 02/10/16 P. 35 Fabio Savelli 2

MERCATO DEL LAVORO

Occupazione precaria, segnale a due facceSole 24 Ore 02/10/16 P. 1 Luca Ricolfi 3

RIFORME

La dura vita delle riforme 20 anni di fallimenti tra lobby e opposizioniStampa 02/10/16 P. 5 Mattia Feltri 5

ESTERI

Mediterraneo, le opportunitàStampa 02/10/16 P. 1 Maurizio Molinari 7

PONTE SULLO STRETTO

«Pronti a mettere soldi pubblici per il ponte sullo Stretto»Corriere Della Sera 02/10/16 P. 5 Lorenzo Salvia 9

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La riforma beffa

n regolamento edilizioche ancora non e eda recepire in 180 giornidi Sergio Rizzo

ualcuno ora dovrà spiegare. La1 ILspiegazione è dovuta a tutti gli italianicostretti a subire il sadismo di un

sistema per cui in un Paese con ottomilaComuni ci sono ottomila regolamenti edilizidifferenti, con stravaganze capaci diallungare all'infinito i tempi della buro-crazia: 258 giorni per avere una licenza qui,97 in Germania. Qualcuno dovrà spiegareperché la riforma che finalmente avrebbeimposto un regolamento unico uguale pertutti i municipi, approvata dal Parlamentodue anni fa, è allo stato attuale miseramentenaufragata. Tutto quel tempo c'è voluto soloper decidere le definizioni comuni: che leparole «edificio» o «superficie utile» hannolo stesso significato a Ragusa come a Cuneo.Anziché in due anni si poteva risolvere indieci minuti consultando un dizionario diitaliano. Il bello è che poi ci si è fermati lì. Ilregolamento edilizio unico si limita aquesto: i nomi delle cose siano ugualiovunque. Per il resto, ogni Comune potràcontinuare a stabilire proprie regole perognuna di quelle cose. Dalle normeigieniche ai rivestimenti dei muri. Nonbasta. Perché le Regioni dovranno recepirel'inesistente regolamento unico in i8o giorni(sei mesi!) e a loro volta dovranno farlo allostesso modo anche i Comuni. Peccato chenon sono previste sanzioni per gliinadempienti. Qualcuno ora deve spiegareperché le burocrazie regionali e localipresenti nel gruppo di lavoro incaricato difare il regolamento hanno remato contro,fino a spuntarla, e il governo le ha lasciatefare. Anche se un sospetto l'abbiamo:semplificando la vita a imprese e cittadiniavrebbero perso troppo potere. Ma la storia èsempre la stessa. Chiedere di fare unariforma a coloro che la dovranno subireequivale a non fare nessuna riforma.

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Regolamento edilizio Pagina 1

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Le società di manutenzione

Autostrade, duemila postia rischio nelle concessionarieCodice degli appalti, e rebusMILANO Duemila posti di lavoro a rischio. Le pri-me lettere di licenziamento sono partite in que- La vicendasti giorni provocando gli strali dei sindacati.Che si sono mobilitati congiuntamente (FenealUil Filca Cisl e Fillea Cgil) proclamando uno,sciopero di otto ore per il prossimo 19 ottobre. Inomi delle società che stanno immaginandouna riduzione di taglia del personale sono sco-nosciute ai più, ma sono tutte direttamentecontrollate dalle concessionarie autostradali. Sichiamano Itinera, Abc, Sicogen, Sea, Interstra-de, Sina per il gruppo Gavio e Pavimentai eSpea per Atlantia (la capogruppo di Autostradeper l'Italia). Si occupano dei lavori di manuten-zione delle principali arterie del Paese.

La nuova normativa del codice degli appaltipubblici prevede una quota più bassa (dal 4o al

• In altoRaffaeleCantone, allaguida dell'Anac,l'authorityanti-corruzione

20%) degli affidamenti in-house dei lavori dire- • L'Anacstyling delle strade. La ratio della legge - che è sovrintendein attesa dei decreti attuativi del ministero delle alla regolaritàInfrastrutture e si giova anche del controllo del- deglil'Anac, l'authority anti-corruzione - ha un al- affidamentiflato liberale. Vuole aprire definitivamente il e delle garemercato dei lavori di riqualificazione e manu-tenzione delle autostrade a società terze. • I lavori di

Peccato che non sia espressamente prevista manutenzionealcuna clausola di salvaguardia per le mae- di trattestranze che lavorano per le controllate delle autostradaliconcessionarie. Che così rischiano di dover re- seguono lestare a casa (con impoverimento anche del par- regole deico macchine delle società) senza essere ricollo- codice deglicate nelle società subentranti per i lavori affida- appaltiti con gare ad evidenza pubblica. Barbara Cerut-ti di Filca Cisl ravvisa la necessità di una • La nuovacorrezione di rotta per evitare ricadute sociali. legge riduce dalIn un settore strategico per il Paese. In cui ci so- 40% al 20%no ancora arterie autostradali senza alcuna i lavori diconcessione. E dove alcune tratte sono ancora manutenzioneferme ai box per mancanza di investimenti . in-house

Un esempio è la Asti-Cuneo (controllata al e liberalizza6,5% dal gruppo Gavio, il 35% è in capo all'Anas) il settorein attesa di essere realizzata con una spesa pre-vista di 1,5 miliardi di euro.

Fabio Savelli@fabiosavelli

C RI PRODU71ONE RISERVATA

Autostrade Pagina 2

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Occupazione precaria,segnale a due facce

di Luca Ricalfi

dati del mercato del lavorouscitivenerdì, essendo rela-tivi a un mese speciale come

agosto,nonpotevano enonpos-sono dirci granché. L'incre-mento di occupazione rispetto aluglio (+13mila addetti) è allimi-te della significatività statistica,e non basta a compensare il caloregistrato a luglio (-63mila); an-che il numero di disoccupati èsostanzialmente stazionario, ecosì il numero degli inattivi.

In questa situazione di calmapiatta, quello su cui possiamo

ragionare sono le tendenze difondo del mercato del lavoronegli ultimi 2-3 anni aldilà dellefluttuazioni dei singoli mesi.Ebbene, se proviamo aripercor-rere i circa30 mesi che ci separa-no dalperiodo più buio dellaeri-si, quello che emerge sono so-prattutto tre grandi movimenti.Ilprimo è la ripresa dell'occupa-zione degli italiani che, a diffe-renza degli stranieri, fino al 2013avevano visto ogni anno ridursiil numero dei posti di lavoro.

Mercato del lavoro Pagina 3

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Occupazione precaria, segnale a due facceQuesto dato in Italia ha sempre avuto una forte tendenza prociclica

di Luca Ricolfi

el corso degli ultimi due an-ni, finalmente, sono aumen-tati non solo i posti di lavorodegli stranieri ma anche

quelli degli italiani.Il secondo movimento è l'aumento

del tasso di occupazione complessivo,che da un paio d'anni è in costante an-che se assai lento aumento. Fatta loo lapopolazione di età superiore ai15 anni iltasso di occupazione era 46 nel 2007,era sceso a circa 42 nel 2013, è risalito alivello 44 negli ultimi 12 mesi. Siamo an-cora lontani dai livelli precrisi (mancacirca i milione di posti di lavoro), ma iltrend positivo dura ormai da oltre dueanni, e produce effetti benefici sui bi-lanci familiari. Le famiglie in difficoltà,che a fine mese devono ricorrere ai ri-sparmi o indebitarsi, sono ancora a unlivello preoccupante (20%, contro il15%io degli anni pre-crisi), ma sono moltodiminuite rispetto al picco raggiuntonel 2012-2013. Everosimile che la boc-catadi ossigeno che datempo siregistranei bilanci familiari sia l'effetto di unaserie di fatti concomitanti: il bonus da8o euro, l'aumento dei posti dilavoro, ladiminuzione dei prezzi e la conseguen-te dinamica positiva dei salari reali.

Il terzo movimento è l'evoluzione deltasso di occupazione precaria. Comun-que lo si calcoli, ovvero includendo oescludendo le collaborazioni, prenden-do o no in considerazione il lavoro ac-cessorio (ossia i voucher), la tendenzaprevalente, soprattutto nell'ultimo an-no e mezzo, è all'aumento della quota dilavoratori precari. Se il tasso di occupa-zione precaria viene calcolato sui soli

lavoratori dipendenti, siamo addirittu-ra al massimo storico (da quando esi-stono i dati necessari per il calcolo, os-sia dal 2004): nel corso del 2o16 il tassodi occupazione precaria ha superato ilpicco che aveva toccato ai tempi del go-verno Monti. Se, più correttamente, in-cludiamo nel lavoro precario anche lecollaborazioni (che il Jobs Act ha disin-centivato), e calcoliamo iltasso sultota-

le degli occupati, la dinamica è un po'più lenta, ma restiamo comunque vici-nissimi al massimo toccato circatre an-ni fa. Se poi nel calcolo includiamo an-che ivoucher, che hanno visto una verae propria esplosione negli ultimi dueanni, il quadro si fa ulteriormente pre-occupante. Ci si potrebbe chiedere co-me mai, nonostante l'intenzione disconfiggere il precariato, le cose stiano

andando nella direzione opposta aquella auspicata. Una ragione è certa-mente la fine della decontribuzione to-tale, che hareso assaimeno convenientidell'anno scorso le trasformazioni deirapporti di lavoro da tempo determina-to atempo indeterminato. Una secondaragione, spesso dimenticata, è che delpacchetto di provvedimenti del gover-no Renzi sul mercato del lavoro ha fattoparte anche il decreto Poletti (marzo2014) che, permettendo varie iterazionidei contratti a tempo determinato, hareso assai più appetibile il ricorso ad es-si da parte delle imprese.

C'è però, forse, anche un'ultima ra-gione, questameno inquietante delle al-tre: storicamente, in Italia, l'andamentodel tasso di occupazione precaria ha unforte profilo pro ciclico. La quota di lavo-ratori precari tende adespandersi quan-do l'economia vabene, perché le impre-se, nel timore che la ripresa possa rive-larsi effimera, preferiscono ricorrere acontratti di lavoro reversibili; e vicever-sa tende a contrarsi quando l'economiava male, perché solo i lavoratori stabiliriescono a difendere il posto di lavoro.

Da questo punto di vista l'aumentodel tasso di occupazione precaria èunti-pi co segnale double face, o ambivalente:negativo perché segnala un peggiora-mento della qualità dei posti di lavoro,positivo perché tende ad associarsi auna congiuntura favorevole.

E in questo momento?In questo momento, ovvero negliulti-

missimi mesi, il tasso di occupazioneprecaria sta dando segni di stabilizza-zione, a riprova che la breve stagione diripresa conosciuta nella prima metà del2016 volge al termine.

Mercato del lavoro Pagina 4

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La dura vita delle riforme20 anni di fallimenti

tra lobby e opposizioniDalla giustizia alla scuola: il Paese che non cambia

T ntroduzione all'attitudineitaliana al cambiamento: se-condo Renato Brunetta, la

riforma della pubblica ammini-strazione di Marianna Madia è«un grande imbroglio»; secon-do Marianna Madia, la riforma

Brunetta il prodotto diun «megalomane para-noico». Lo schema è per-fetto: l'opposizione di de-stra contro la maggioran-za di sinistra, l'opposizio-ne di sinistra contro lamaggioranza di destra, lecorporazioni in declina-

Province zione sindacale contro tutti. InII ddl Deirio calce il lamento globale: in Ita-è legge lia non cambia mai niente. In-dal 2014 fatti le riforme sono tutte ne-ma per cessarie e tardive «purché», «al'abolizione patto che» e «a condizionedegli enti che», dove patto e condizione èbisogna che riguardino gli altri.cambiare la La riforma/abolizione delleCostituzione province non piaceva alle pro-

vince e ai sindacati dei lavora-tori delle province perché rac-chiusa in «interventi legislativiscoordinati», perché «un'ano-

malia in Europa», perché«confusa, pasticciata,sbagliata», perché «ac-centrerà la spesa pubbli-ca», perché «produrràsolo caos», perché «pococoraggiosa» e soprattut-to perché le provinceerano indispensabili per

,-i stizia «rilanciare il valore di prossi-Da sempre mità territoriale», qualunqueil tema della cosa voglia dire. La liberalizza-giustizia zione dei taxi ha inquietato iè al centro tassisti («riforma omicida»),di dibattiti quella dei commercialisti ha in-aspri quietato i commercialisti me-tra giudici , desimi («progetto scellerato»),magistrati quella delle farmacie ha inquie-e politica tato i farmacisti di città («a ri-

della pubblica amministrazio-ne di Renato Brunetta era pen-sata «contro i pubblici dipen-denti»; per la sintesi della Cgil,la riforma di Madia è «un aggiu-stamento di cosucce», quella di

schio le farmacie nelle città») ei farmacisti di montagna («a ri-schio le farmacie montane»). Enon è mai una questione egoi-stica, anzi, altamente sociale.La riforma dei musei va a di-scapito «dei visitatori», quelladei dentisti compromette la«riabilitazione masticatoriadegli anziani», quella dei benzi-nai favorisce «la potente lobbydei petrolieri».

Il nostro capitolo preferito èsulle mille riforme della giusti-zia. Nel 1997 l'attuale segreta-rio del sindacato dei magistrati(Anni), Piercamillo Davigo,spiegava che «non risolve i pro-blemi, anzi li aggrava»; nel2004 spiegava che «non au-menta la nostra professionali-tà, semmai la diminuisce». PerAntonio Di Pietro, non eranoriforme ma «un colpo di ma-no», «una vendetta», «un inciu-cio», «una deformazione dellostato di diritto», «una truffamediatica», «un provvedimen-to criminogeno». Per il sinda-cato, «inefficace», «un attenta-to», «punirà i giudici», «perico-lo fascista», «gravissima», «re-golamento di conti», «incosti-tuzionale», «ingestibile», e perfare sintesi se ne deve pensare«tutto il male possibile» e «varivista tutta». In genere gli av-vocati si limitano a scioperare,ma soltanto se la riforma ri-guarda gli avvocati.

E non è male nemmeno lastoria delle riforme scolastiche.Quella di sinistra di Luigi Ber-linguer non piaceva a Gianfran-co Fini: «Va restituita dignità aidocenti», disse naturalmente aun incontro coi docenti. Quelladi destra di Letizia Moratti ave-va un obiettivo: «Si vogliono re-gionalizzare gli insegnanti».Quella di Stefania Giannini

Riforme Pagina 5

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l'obiettivo opposto: «Si voglio-no deportare gli insegnanti».Ogni santo autunno delle no-stre vite è attraversatoda cortei di studenti cheprotestano contro qual-siasi riforma perchéqualsiasi riforma fa dellascuola un'azienda, e «lacultura non si commer-cializza». Seguono presedi posizione di Cgil, Cisl eUil del comparto di pertinenza. Scuola«Tutto sbagliato». «E' tutto da L'ex ministrarifare». «Riforma da abolire». dell'istruzione«Grosso pasticcio». «Si scom- Letiziamette sull'ignoranza». Perfino Morattiun «si smantella lo stato nazio - fu accusatanale» (e una riforma non piace - di «volerva al leghista Francesco Spero- regionalizzareni «perché non è federalista »). i professori»

Ci siamo limitati a qualcherapido virgolettato dei milioniraccolti nel corso della Secondarepubblica. Nemmeno osiamomettere gli occhi sulle ri-forme del lavoro, dellepensioni, della sanità, delwelfare. Non abbiamodettagliato sulle sottoca-tegorie cattoliche dellevarie corporazioni - tipo inotai cattolici - che si so-no opposte allo «stravol-gimento della famiglia» in una Professk idelle tante proposte di riforma Ogni voltacon risvolti etici. Forse è più che si provaistruttivo dare qualche spazio a toccareallo scandalo sollevato negli in- il temateressati dalla riforma del terzo delle licenzesettore («è senza anima»), delle insorgonoguardie mediche («ha superato i farmacisti diogni limite»), dell'editoria («in- mezza Italiacompleta»), della Rai («dallapadella alla brace»), della tv(«pasticciata»), della polizia(«precipitosa e insensata»),dell'università («effettidevastanti»), dei porti(«va nella direzione sba-gliata»), dei produttoridi vino («inaccettabile»),dei produttori di zucche-ro («occorre cambiaretutto»), degli operatoridel settore del tabacco(«effetti dirompenti») e, sicco- Rìfom.,3me tocca concludere, lo scan- Il decretodalo sollevato dalla riforma del Madia è leggeConi nella Federazione autono- dal 2015.ma pugili, che nel 1999 chiedeva Per Renato«più rappresentanza» per i suoi Brunettaiscritti. I pugili l'avranno spun- si tratta ditata, supponiamo. «un grande

O BYNC NDALCUNI DIRITTI RISERVATI imbroglio»

Una manifestazione dei comitati del «No» contro la riforma costituzionale nel 2006

Riforme Pagina 6

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LINTERESSE NAZIONALE

MEDITERRANEO,LE OPPORTUNITÀ

PER L'ITALIAMAURIZIO MOLIINARI

La decomposizione degliStati arabo-musulma-ni, l'indebolimento del-

l'Ue, l'espansione della Rus-sia a scapito degli Usa e ilprepotente affacciarsi dellaCina fanno del Mediterraneouno scacchiere in rapida tra-sformazione che pone inter-rogativi sulle possibili oppor-tunità per l'interesse nazio-nale del nostro Paese.

Dalla conclusione del se-condo conflitto mondiale al-la fine della Guerra Fredda,l'Italia ha sviluppato la pro-pria politica estera e di sicu-rezza all'interno di alleanze- la Nato e l'Unione Europea- per tutelare i propri inte-ressi in una cornice multila-terale, davanti a rischi e op-portunità provenienti dal-l'Est dominato da Mosca edalla sponda Sud del Medi-terraneo popolata da Statigovernati - salvo rare ecce-zioni - da leader autoritari.Di tale cornice internaziona-le resta assai poco perché iprotagonisti di quanto staavvenendo non sono più al-leanze e blocchi ma singolenazioni e, in alcuni casi, enti-tà non-statuali.

Basta guardare la cartageografica per accorgersene.Nel mondo arabo-musulma-no Stati come Libia, Siria,Yemen, Iraq e Somalia sonopolverizzati in realtà locali,claniche, tribali e militari inconflitto tra loro e altre na-zioni come l'Egitto, il Libanoe l'Algeria temono di subireanaloga sorte non riuscendoad esercitare la piena sovra-nità su parte dei propri terri-tori. Per affrontare i rischiche provengono da tali regio-ni - migrazioni e terrorismo -Nato e Ue stentano ad agirecome alleanze, lasciandospazio a iniziative nazionali.In Libia sono Gran Bretagnae Francia ad appoggiare fa-zioni rivali.

CONTI NUA A PAGINA 21

Esteri Pagina 7

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MEDITERRANE Q,LE OPPORTUNITA

PER L'ITALIAMAURIZIO MOLINARISEGUE DALLA PRIMA PAGINA

n Siria e Iraq sono singoliPaesi Nato ad impegnarsicon modalità differenti con-

tro lo Stato Islamico di AbuBakr al-Baghdadi, nei Paesidel Golfo ed in Egitto la com-petizione fra Paesi europei eUsa è disseminata di colpi bas-si su investimenti energetici ecommesse militari. Ed il ritor-no delle nazioni si registra an-

che dentro l'Ue: evidenziatodall'uscita della Gran Breta-gna, dai populismi che avanza-no un po' ovunque e dalla raffi-ca di dispute fra Berlino, Parigie Roma dove i rispettivi leaderagiscono più sulla base diagende politiche nazionali chedi interessi comuni europei.

E' uno scenario che ripro-pone nel Mediterraneo la sta-

gione delle medie e piccole po-tenze davanti ad un mondoarabo frammentato ovvero lariedizione contemporanea deiprecari equilibri fra nazioni ri-vali che dopo la formazionedegli ultimi Stati nazionali eu-ropei - Germania e Italia - di-stinsero quest'area dalla finedell'Ottocento alla PrimaGuerra Mondiale. E' tale pro-cesso regionale che spiega lacrescente influenza politico-militare russa e commerciale

cinese. L'Occi-dente, incapacedi operare com-patto, si trasfor-ma in una molti-tudine di capita-li litigiose e dun-que vulnerabilidavanti a Moscae Pechino abilinell'operare inmaniera più ra-pida ed efficaceperché guidateda governi auto-cratici, portato-ri di interessiben definiti: au-mentare i proprispazi di influen-za al fine di ali-mentare la cre-scita delle ri-spettive econo-mie. E' il ritornodella stagionedelle piccole emedie potenze aconsentire aRussia e Cina diessere protago-niste nel Medi-

terraneo. Se a Mosca bastanopoche centinaia di militari inSiria per diventare il principa-le attore del Medio Oriente èperché l'Occidente non haun'idea comune su Damascocosì come se Pechino progettamega-porti in Israele e costru-isce una via della Seta ferro-viaria fino a Rotterdam è per-ché i concorrenti europei sono

troppo impegnati a bisticciaresu tasse e regolamenti per ac-corgersi che stanno perdendola sfida della globalizzazione.La scelta di Erdogan di posi-zionarsi a metà strada fra Ue eRussia si spiega proprio con ilfatto che, vista dal terreno,Mosca è più credibile di Bru-xelles quando si tratta di af-frontare le crisi.

Da qui gli interrogativi sucome declinare l'interesse na-zionale italiano. Se l'impassedi Nato e Ue ci indebolisce èanche vero che, almeno sullacarta, ci si aprono opportunitàdi rilievo. Ecco di cosa si tratta:la posizione geografica ci asse-gna un ruolo strategico nel belmezzo dello scacchiere, lacompetenza dei militari ci ga-rantisce uno strumento peroperare nelle aree di crisi, l'in-traprendenza degli imprendi-tori è quanto più serve per in-sediarsi nei nuovi mercati. Ciòche occorre è l'armonizzazio-ne di tali risorse in una politicaregionale organica ovverodandoci delle priorità. Le op-zioni sono molteplici: possia-mo ambire a diventare i pro-tettori delle rotte navali delMediterraneo Centrale comedella sicurezza delle comunitàcristiane nel mondo arabo;possiamo contribuire ad unnuovo assetto energetico basa-to sul gas e a siglare accordicon le tribù del Sahara perbloccare i flussi migratori;possiamo diventare il perno diun'alleanza anti-jihadista co-me di una strategia di investi-menti nel Sahel contro la po-vertà. Poiché anche le minaccesono frammentate, le mediepotenze come l'Italia hannomaggiori possibilità di inter-vento e di successo rispetto alpassato. A patto di sapersi da-re una strategia per definire ipropri interessi. Se non sare-mo noi a farlo, saranno altri adanticiparci.

O —C NDPLCUNI DIRITTI RISERVATI

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_L M.I S4-1R0 DII I 1'RASI?ORT.I GRAZIANO DELRIO

«Pronti a mettere soldi pubbliciper il ponte sullo Stretto»

di Lorenzo Salvia

ROMA Ministro Graziano Delrio, leggouna sua frase di un anno fa: «A pro-posito di grandi opere sospese suglistretti , ho sempre sostenuto che ab-biamo altre priorità». Sul ponte diMessina ha dunque cambiato idea.

«No, non ho cambiato idea. Sulle al-tre priorità abbiamo fatto molto. Ab-biamo stanziato un miliardo di europer la cura delle periferie, abbiamo unpiano per il dissesto idrogeologico,sulle scuole...».

Ma nel Mezzogiorno non c 'è primabisogno di altre infrastrutture?

«Anche su quello abbiamo fattomolto. Solo per la manutenzione dellestrade in Sicilia abbiamo stanziato unmiliardo di euro nei prossimi cinqueanni. E nel 2018 la linea ferroviaria Sa-lerno-Reggio Calabria avrà una velocitàmedia di 140 chilometri orari contro gli8o di adesso. Il Ponte non è una catte-drale nel deserto».

Quindi adesso è una priorità?«Come progetto isolato non ha sen-

so. Ma all'interno del corridoio euro-peo Napoli Palermo ha molto senso. Ilmio non era un no alle grandi operema alle opere inutili».

E il ponte sullo Stretto è utile?«È necessario il corridoio Napoli Pa-

lermo di cui il Ponte è parte essenziale.Oggi per andare in treno da Roma a Pa-lermo ci vogliono dieci ore e mezza.Con il Ponte e tutto il corridoio scende-remo a sei ore. Naturalmente si trattadi coinvolgere i territori con il dibattitopubblico, di limitare l'impatto ambien-tale e anche i costi».

Ecco , i costi. Solo per il Ponte, han-no detto pochi giorni fa le Ferrovie, civorrebbero 4 miliardi di curo.

«Quei 4 miliardi diventano 8 se con-tiamo anche gli interessi che i privatidovrebbero pagare alle banche. Io pen-so che invece di avventurarsi in finti

project financing, con il coinvolgimen-to di privati che poi finiscono per scari-care di nascosto i costi sul pubblico,anche lo Stato potrebbe fare la sua par-te in modo diretto».

Con quanti soldi?«Vedremo. Ma non capisco dove sa-

rebbe il problema se lo Stato ci dovessemettere delle risorse pubbliche. Stia-mo mettendo 4 miliardi sul tunnel delBrennero, 6 sull'alta velocità Milano-Venezia, altri 6 sulla Napoli-Bari».

I primi fondi saranno nella legge diBilancio in arrivo?

«No, per il ponte sullo Stretto siamoancora allo studio di fattibilità. E nellalegge di Bilancio ci concentreremo sul-la casa. A partire dal rafforzamento delbonus fiscale per la messa in sicurezzacontro il rischio sismico».

Come cambierà?«Nell'immediato sarà esteso alle se-

conde case nelle zone a più alto rischiosismico, la i e la 2. Al momento lo scon-to fiscale, con la detrazione del 65% deilavori fino a Zoo mila curo, vale solo perle prime case. Ma non ha senso se poisono le seconde case che cadono ad-dosso alle prime».

Ma non avevate detto che, per otte-nere lo sconto fiscale , ci sarebbe sta-to un controllo sull 'efficacia dei lavo-ri?

«Già oggi i lavori che danno dirittoalla detrazione sono indicati in una li-sta precisa. Nel 2018 faremo un passoin più. Avremo una nuova classificazio-ne della vulnerabilità degli edifici, ba-sata su sei livelli come oggi per il con-sumo energetico. Per ottenere il bonussarà necessario un certificato che di-mostri come i lavori abbiano fatto gua-dagnare almeno una classe».

Ma il nuovo sistema non dovevapartire già all'inizio del 2017?

«Siamo quasi pronti ma cambiare leregole all'ultimo momento creerebbeincertezza. E l'incertezza non aiuta lepersone a spendere. Proprio per que-

sto saranno resi stabili, e non più rin-novati anno dopo anno, tutti i bonus fi-scali sulla casa, sia perle ristrutturazio-ni normali sia per quelle sull'efficienzaenergetica. E ne aggiungeremo duenuovi».

Per cosa?«Per le ristrutturazioni delle parti

comuni nei condomini. E per la per-muta degli immobili. Ci sono famigliegiovani che cercano una casa più gran-de e anziani che vogliano lasciare ilvecchio appartamento diventato trop-po grande. Non è giusto che paghino letasse due volte, quando vendono equando comprano».

Scusi ministro , ma non è il solitolibro dei sogni che poi evapora quan-do si fanno i conti della legge di Bi-lancio? Quanto costano tutte questemisure?

«Il costo secco è di 5 miliardi. Ma ibonus attivano lavori che porterebberonelle casse dello Stato 4,7 miliardi dieuro come Iva aggiuntiva. Padoan losa».

Lo sa anche Bruxelles , che ci devedare un po' di flessibilità in più?

«Certo, anche Bruxelles: questi mec-canismi ci sono in tutta Europa».

Ultima cosa, il referendum. Se vin-ce il no il governo va a casa?

«È un'ipotesi che non prendo nem-meno in considerazione. Gli italianivoteranno sul merito, come hanno fat-to sul divorzio e sul nucleare. Il 4 di-cembre non si decide sul governo osulla legge elettorale ma sul futuro deirapporti fra le istituzioni, per costruireuna stagione più ordinata di federali-smo. Farò un tour per incontrare i sin-daci italiani sulle ragioni del sì».

In moto , come Alessandro Di Batti-sta?

«Porterebbe via troppo tempo ma sepotessi lo farei in bicicletta. Lo sa che,da quando sono a Roma, in bici ho fat-t0 2 mila chilometri?».

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Page 12: Centro Studi C.N.I. 2 ottobre 2016 · nei bilanci familiari sia l'effetto di una serie di fatti concomitanti: il bonus da 8o euro, l'aumento dei posti dilavoro, la diminuzione dei

Gli incarichiGraziano Delrio, 56 anni,è ministro delleInfrastrutture e deitrasporti dall'aprile 2015.Prima ha ricopertol'incarico disottosegretario allapresidenza del Consiglio.Nel governo Letta è statoministro per gli Affariregionali. È stato sindacodi Reggio Emilia dal2004 al 2013 epresidente dell'Anci dal2011 al 2013

Invecedi avventurarsiin finti «projectfinancing»,anche lo Statopotrebbe farela sua partein modo diretto

Diventerannostabili tutti i bonusfiscali sulla casaE aggiungeremoquelli per leristrutturazionidelle parti comuninei condomini

Oltre duemila anni di storia

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