CELEBRAZIONE DEL 4 NOVEMBRE - icminerbe.gov.it novembre 2010.pdf · girardi eugenio 1886 goi carlo...

65
ISTITUTO COMPRENSIVO “BERTO BARBARANI” Scuola Primaria e Secondaria di Primo grado di Minerbe CELEBRAZIONE DEL 4 NOVEMBRE 4 NOVEMBRE 1918, UNA FEDE: VITTORIA - 4 NOVEMBRE 2010, UN VOLERE: PACE

Transcript of CELEBRAZIONE DEL 4 NOVEMBRE - icminerbe.gov.it novembre 2010.pdf · girardi eugenio 1886 goi carlo...

Page 1: CELEBRAZIONE DEL 4 NOVEMBRE - icminerbe.gov.it novembre 2010.pdf · girardi eugenio 1886 goi carlo 1880 lauro ... de tomi mario filippini alessandro filippini lucindo franceschetti

ISTITUTO COMPRENSIVO “BERTO BARBARANI”

Scuola Primaria e

Secondaria di Primo grado di Minerbe

CELEBRAZIONE DEL 4 NOVEMBRE

“4 NOVEMBRE 1918, UNA FEDE: VITTORIA - 4 NOVEMBRE 2010, UN VOLERE: PACE”

Page 2: CELEBRAZIONE DEL 4 NOVEMBRE - icminerbe.gov.it novembre 2010.pdf · girardi eugenio 1886 goi carlo 1880 lauro ... de tomi mario filippini alessandro filippini lucindo franceschetti

INTRODUZIONE Anche quest‟anno, in occasione della cerimonia commemorativa del 4 novembre, la scuola primaria e secondaria di Minerbe continuano a dare sviluppo al percorso, avviato da alcuni anni, di conoscenza degli avvenimenti e dei fatti di storia locale legati alla prima guerra mondiale. Tutto questo perché la storia locale, oltre a costituire un terreno privilegiato per insegnare agli studenti le procedure e le metodologie della ricerca e della costruzione della conoscenza del passato, assolve anche a specifiche funzioni formative. L‟approfondimento della storia locale infatti ha un importante valore formativo in quanto consente di:

promuovere lo sviluppo del senso storico legando la conoscenza dei “processi” alle “tracce” che di essi restano nel territorio;

sviluppare atteggiamenti di comprensione delle differenze di storie e identità; migliorare la familiarità col luogo in cui si vive; aiutare gli studenti a maturare una propria identità legata al territorio di appartenenza,

e nel contempo, a pensarsi come soggetti di storie plurime; contribuire alla formazione civica dei futuri cittadini.

Senza contare che, considerata la presenza di stranieri nella scuola, la ricerca basata sulla cultura e sulla storia locale può anche rappresentare una grande occasione a favore del superamento di pregiudizi e barriere culturali, in quanto nel conoscere tradizioni locali e confrontandole con quelle delle altre civiltà si scopre che, quando più ci si avvicina alla vita di tutti i giorni, si colgono delle costanti espresse in maniere diverse, che fanno capire come l‟uomo, nelle diverse civiltà e nelle diverse epoche, propone risposte plurime per i medesimi bisogni comuni. Molte sono le occasioni in cui la scuola realizza questi percorsi di storia del contesto locale che suscitano facilmente nei giovani curiosità e motivazioni all‟approfondimento. In particolare la ricerca sviluppata quest‟anno ha permesso il confronto con documenti vari, ma anche con testimoni e sopralluoghi che sono stati raccolti in un prodotto finale monografico che viene offerto a tutti. Solo così infatti la scuola si apre sul territorio e, se la ricerca non ha trascurato il contesto storico generale di riferimento, il lavoro svolto di approfondimento potrà anche aiutare a far superare l‟aspetto di chiusura potenzialmente insito nel localismo.

RINGRAZIAMENTI La realizzazione del presente fascicolo è stata possibile grazie alla disponibilità ed al contributo di informazioni fornite dalle famiglie Bonfà, Bordin, Rossi, Turcato. Si ringrazia altresì Padre Marco che ha permesso la consultazione dei registri parrocchiali. Va quindi sottolineato il lavoro e l‟impegno di tutti i docenti coinvolti ed i contributi forniti dagli studenti delle varie classi. Un ringraziamento particolare all‟Archivio di Stato di Verona che ha dato un aiuto significativo nella ricerca dei fogli matricolari e all‟insegnante Rosa Danese che con pazienza ha dato unitarietà a tutto il lavoro svolto.

Page 3: CELEBRAZIONE DEL 4 NOVEMBRE - icminerbe.gov.it novembre 2010.pdf · girardi eugenio 1886 goi carlo 1880 lauro ... de tomi mario filippini alessandro filippini lucindo franceschetti

PREMESSA

Nel tentativo di ricostruire un tratto della nostra storia, abbiamo cercato di ridare voce e parola a persone e a ricostruire fatti da non dimenticare. In particolare con questa ricerca si è data voce a frammenti di esperienze di vita compiute nello scenario tragico della prima guerra mondiale. E così, attraverso le testimonianze raccolte è stato come un rivivere, in qualche modo, sentimenti ed emozioni di quel tempo. Studiando le pagine di storia ed ascoltando i racconti resi dai parenti dei giovani partiti per il fronte, abbiamo infatti potuto conoscere, con affettuosa partecipazione, la terribile esperienza della grande guerra, tragica sia per chi stava in trincea, sia per chi stava a casa, magari in ansiosa attesa. Si sono così ricostruite vite e relazioni tanto che la ricerca si potrebbe anche chiamare “Fratelli d‟Italia”( ben quattro erano i giovani Turcato in guerra, due i Rossi e due i Bordin), ma anche “un paese alla guerra” perché si dà testimonianza di una situazione in cui a casa non erano rimasti che donne e bambini. Il Veneto infatti fu uno dei teatri più importanti di questo conflitto e significativo il conto pagato in termini di vite umane. Anche se non esistono elenchi ufficiali completi degli arruolati, molti sono i giovani minerbesi partiti e ritornati, ma anche quelli morti al fronte. A tutti loro vanno il nostro ricordo ed il nostro impegno e lavoro.

Il risultato/prodotto La prima parte del fascicolo prende avvio da una vecchia fotografia fornitaci da Don Giuseppe Bordin, custodita con religiosa cura, riportante il ritratto a mezzobusto di 159 persone e la scritta: “Gruppo d‟onore 1915 - ex combattenti per la patria”. In essa infatti sono stati riconosciuti oltre ai fratelli Bordin, altre parentele significative che hanno costituito il “pre-testo figurativo” per approfondire le storie di più famiglie con diversi figli in guerra (ben quattro erano i fratelli Turcato).

Page 4: CELEBRAZIONE DEL 4 NOVEMBRE - icminerbe.gov.it novembre 2010.pdf · girardi eugenio 1886 goi carlo 1880 lauro ... de tomi mario filippini alessandro filippini lucindo franceschetti

Il fascicolo, così composto, si articola secondo il seguente sviluppo: I Parte:“UN PAESE ALLA GUERRA”: contributo dato alla guerra da parte dei giovani di Minerbe “FRATELLI D‟ITALIA: I GIOVANI BORDIN, ROSSI, TURCATO, BONFA‟ “ONORIFICENZE” II Parte: “ DALLA GUERRA ALLA PACE”- riflessioni, disegni e ricerche sviluppati dagli studenti alunni della scuola primaria II A: “LUOGHI DELLA GRANDE GUERRA, ESTATE 2010” V A/ B: “DA NASSIRYA A CAPORETTO” studenti della scuola secondaria di Minerbe I B/C: “IL 4 NOVEMBRE PER I CADUTI IN GUERRA”

III A:”NON DIMENTICATE” III B/II B: “TESTIMONIANZE SULLA I GUERRA MONDIALE” I CADUTI DI MINERBE: RIFLESSIONI III C: “LA PACE NON È UN‟UTOPIA” I A: “ SORRIDERE ALLA VITA ” “ I BAMBINI GIOCANO” “ I SOLDATI ITALIANI CADUTI IN AFGANISTAN”

CANTO FINALE: “ SE BASTASSE UNA CANZONE”

Allegati: - IL TRICOLORE - SIGNIFICATO DELLA FESTA NAZIONALE DEL 4 NOVEMBRE - I DATI DEI FOGLI MATRICOLARI DEI SOLDATI BORDIN, TURCATO, ROSSI, BONFÀ

Page 5: CELEBRAZIONE DEL 4 NOVEMBRE - icminerbe.gov.it novembre 2010.pdf · girardi eugenio 1886 goi carlo 1880 lauro ... de tomi mario filippini alessandro filippini lucindo franceschetti

UN PAESE ALLA GUERRA

30 ottobre 1918 A questo punto noterò qualche cosa dell’orribile guerra che da 4 anni infuria in tutta l’Europa, e si estende anche nell’Asia nell’America e nell’Africa e semina strage, rovina e morte in una misura così abominevole che di simile non fu mai veduta, né si vedrà giammai sulla faccia della terra e in fin che il sole risplenderà sulla sciagura umana! Cominciando dal 1914 furono chiamate sotto le armi tutte le classi a poco a poco finché nel 1915 si trovarono arruolati tutti gli uomini dai 18 ai 42 anni; nel 17 furono chiamati anche quelli da 43 e 44 (26 classi eccettuati i ciechi, gli zoppi e i gobbi) in tutto 5.250.000 uomini. Non rimasero a casa per la coltivazione dei campi che donne pochi vecchi e fanciulli.

Don Sante Gaiardoni riporta queste note nel libro”Memorie” della parrocchia di Minerbe facendo trasparire tra le righe la sua indignazione nei confronti della guerra che ha coinvolto in modo radicale la popolazione anche della parrocchia che gli era stata affidata nel 1909. In alcune famiglie di Minerbe è presente un quadro celebrativo, probabilmente degli anni venti, che riporta foto, nome e anno di nascita di 159 ex combattenti della guerra 1915-18; tra questi otto sono contrassegnati con una croce per distinguerli come deceduti in guerra. In verità sia i combattenti che i caduti sono in numero ben maggiore. Il signor Silvano Lugoboni, responsabile dell‟Archivio di Stato di Verona per il settore militare, stima almeno in un migliaio i chiamati alle armi per mobilitazione di guerra nel Comune di Minerbe. Il conto è presto fatto: se riteniamo 40-50 gli uomini del Comune per classe anagrafica di quegli anni e moltiplichiamo per 26 secondo lo scritto di Don Gaiardoni, il totale raggiunge il migliaio di soldati, la gran parte tornati e reinseriti nella vita di famiglia e di paese.

Page 6: CELEBRAZIONE DEL 4 NOVEMBRE - icminerbe.gov.it novembre 2010.pdf · girardi eugenio 1886 goi carlo 1880 lauro ... de tomi mario filippini alessandro filippini lucindo franceschetti

Gli ex combattenti, vestiti con abiti civili o militari, documentati secondo lo stile aulico del tempo dalla ditta fotografica Pinazzi di Venezia a comporre il gruppo d‟onore qui di seguito riportato, risultano: ANTONIOLI GIUSEPPE 1988 ANDREOLINI PIETRO 1877 BALDIN TOMMASO 1880 BALDIN ANGELO 1899 BONFANTE GUGLIELMO 1889 Serg. Magg. BONFANTE DOMENICO 1895 Caporale BONFANTE ARTURO 1899 BONFANTE GAETANO 1893 Sergente BORIN CARLO 1892 Sergente BORIN ADOLFO 1885 Caporale BORIN ANTONIO 1882 Sergente BRESSAN GIUSEPPE 1896 + BRESSAN NARCISO 1883 BRESSAN ANTONIO 1899 BRESSAN LUIGI 1892 BRESSAN SANTE 1886 BRESSAN ANGELO 1881 RUFFO BENVENUTO 1877 BORSATI CHERUBINO 1885 BORDIN(I) ANGELO 1888 BORDIN ANTONIO 1882 BONFA‟ AUGUSTO 1895 + BRUSAFERRO GIACOMO 1894 BOGONCELLO SANTE 1889 BOZZA BATTISTA 1876 BONATO FRANCESCO 1878 BONATO GAETANO 1883 BERNUZZI ANTONIO 1892 + BIG(G)INI DOMENICO 1893 BRESSELO MARCO 1877 CAMELLATO GIUSEPPE 1880 CHINAGLIA ANTONIO 1887 Cap.Magg. CATAN LEONE 1895 CORRA‟ LUIGI 1881 COLATO AUGUSTO 1882 + CORSINI SILVIO 1888 Serg. Magg. CASALINI MARIO 1892 Cap. Magg. CORTELLAZZI ANTONIO 1880 CARMELI BERNARDO 1883 CORTESE GIUSEPPE 1889 Caporale COSTANTINI PIETRO 1878 CAILOTTO FLORIANO 1897 CAILOTTO REMO 1899 Caporale CANEVA MARIO 1892 CHIAVENATO ANSELMO 1898 CORSO ATTILIO 1880 CORSO MENOTTI 1884 CORSO GIOVANNI 1888

Page 7: CELEBRAZIONE DEL 4 NOVEMBRE - icminerbe.gov.it novembre 2010.pdf · girardi eugenio 1886 goi carlo 1880 lauro ... de tomi mario filippini alessandro filippini lucindo franceschetti

CASTIGLIONI GIUSEPPE 1898 COMOLA GALLIANO 1896 DEGANELLO GIOVANNI 1896 DE MORI LUIGI 1889 DANI GIUSEPPE 1895 Caporale DANIN MARIO 1896 EMINENTE VITTORIO 1897 Caporale EMINENTE GIACINTO 1874 FERRARI EMILIO 1879 FERRARI EUGENIO 1895 Sergente FERRARI GUERRINO 1899 FERRARI EGIDIO 1897 Sergente FIN MOSE‟ 1879 FIN GIUSEPPE 1897 Cap. Magg. FRANCESCHETTI NATALE 1892 FASOLO PIETRO 1899 FACCHETTO MARIO 1876 FILIPPINI LUCIANO 1894 FILIPPINI ALESSANDRO 1880 FRANCO AUGUSTO 1891 FONTANA ANTONIO 1889 FAVAZZA ATTILIO 1879 GIRONDA BENIAMINO 1888 GIRONDA ANTONIO 1879 Serg. Magg. GALANTINI MARINO 1896 Caporale GALANTINI MARINO 1899 Caporale GHELLARE GIOVANNI 1884 + GUARNIERO AUGUSTO 1884 GUERNIERO ALBINO 1891 GUARIERO LORENZO 1899 GIRARDI EUGENIO 1886 GOI CARLO 1880 LAURO FRANCESCO 1877 MENEGOLO MARINO 1900 MENIN ELISEO 1885 MENIN ZEFFIRINO 1892 Sergente MENIN GIUSEPPE 1886 MARCHESINI AGOSTINO 1882 MERLIN PIETRO 1882 MERLIN RICCARDO 1897 MERLIN GAETANO 1891 MAROCCOLO DOMENICO 1876 MOLO AUGUSTO 1894 Cap. Magg. MILANESE PIETRO 1874 MORO GEDEONE 1895 MEGGIORINI GIOVANNI 1889 MONASTERO FELICE 1899 MONASTERO ANTONIO 1895 MANTOVANI CAMILLO 1896 MANTOVANI GIUSEPPE 1899 MANTOVANI ALESSANDRO 1894 MENEGATTI ANTONIO 1880

Page 8: CELEBRAZIONE DEL 4 NOVEMBRE - icminerbe.gov.it novembre 2010.pdf · girardi eugenio 1886 goi carlo 1880 lauro ... de tomi mario filippini alessandro filippini lucindo franceschetti

MOTTERAN ANDREA 1897 MOTTERAN GIUSEPPE 1898 MIGLIORINI RICCARDO 1886 MORELLO LUIGI 1881 MENINI ROBERTO 1881 Caporale NALIN LINO 1898 NALIN BRUNO 1900 OTTAVIANI GINO 1894 Cap. Magg. OTTAVIANI AUGUSTO 1885 OTTAVIANI ERMENEGILDO 1884 PAPAVERO GIOVANNI 1875 PICCOLI GIOVANNI 1884 PRANDO ERNESTO 1876 PERETTA ANGELO 1897 PERUZZOLO dr. VALENTINO 1881 Tenente PASSARINI ARTURO 1897 PIRONATO MASSIMILIANO 1881 PAGANOTTO GIOVANNI 1897 Cap. Magg. QUAGLIA PIETRO 1898 Caporale ROSSI ANTONIO 1900 ROSSI MARCELLO 1896 ROSSINI EUSEBIO 1877 STEGAGNOLO UMBERTO 1888 RINETTI GIUSEPPE 1892 RINETTI ARTURO 1898 RIDOLFI ALESSANDRO 1895 RIDOLFI ANTONIO 1897 ROSSIN AUGUSTO 1880 RUFFO GIOVANNI 1886 + RICOLDI ARNALDO 1900 SANTINELLO PIETRO 1896 + SANTINELLO TIBERIO 1898 SORZE AURELIO 1879 SPAVIERI GIUSEPPE 1889 SALGARELLO ALFONSO 1881 STRABELO AUGUSTO 1886 STELA ALFONSO 1892 TACCON STEFANO 1891 TACCON SCIPIO 1880 TACCON ERNESTO 1897 TACCON GIOVANNI 1899 TACCON DOMENICO 1894 TECCHIATO LUIGI 1894 TURISENDO MARIO 1897 Sergente TURCATO CARLO 1892 TURCATO GABRIELE 1899 TURCATO ANTONIO 1895 TURCATO ANGELO 1888 Caporale VERSOBIO GIUSEPPE 1881 VESENTINI LUIGI 1895 Caporale VENTURI ANTONIO 1899 VENTURI SILVIO 1889

Page 9: CELEBRAZIONE DEL 4 NOVEMBRE - icminerbe.gov.it novembre 2010.pdf · girardi eugenio 1886 goi carlo 1880 lauro ... de tomi mario filippini alessandro filippini lucindo franceschetti

ZANINI ERNESTO 1878 ZANARDO ALBINO 1893 + ZANARDO SILVERIO 1896 Caporale ZANETTI GIULIO 1892 ZAMBELLI LUIGI 1899

ZAMBELLI MARIO 1894 Caporale

ZAMPA PLACIDO 1899

I SOLDATI DECEDUTI I morti nel Comune di Minerbe sono riportati, oltre che dalla fonte storica precedente, dalla lapide posta nel basamento del monumento ai Caduti di Piazza 4 Novembre e da altre due lapidi che ora si trovano in chiesa nel primo altare a sinistra. Tali lapidi erano esposte nella cappella oratorio già dal 1921, abbellita secondo Don Gaiardoni anche per “posare le due lapidi a ricordo dei giovani ed uomini caduti nella guerra”. I due elenchi si integrano, dato che non coincidono. Nel Monumento ai Caduti in Piazza 4 Novembre:

ALLEGRINI AGOSTINO ANNIBALETTO G. MARIA BALBO OTTAVIO BALDIN ANTONIO BELLINATO ALFONSO BELLINI LUIGI BELLUZZO ANTONIO BERRO PIETRO BERTOLASO MARIO BERTOLINI ANTONIO BERTU‟ GIUSEPPE BONAZZO ANGELO BONFA‟ AUGUSTO BONFANTE CARLO BOROLO ANTONIO CERVATO AUGUSTO CHIOCCHETTA LUIGI COLLATO AUGUSTO CORTESE ANTONIO CORTESE LUIGI DE TOMI MARIO FILIPPINI ALESSANDRO FILIPPINI LUCINDO FRANCESCHETTI GIUSEPPE GHELLER GIOVANNI GRIGATO LIONELLO LORENZETTO CESARE MANTOVANI FERDINANDO MANTOVANI UMBERTO MARINI ANTONIO MENEGAZZI ETTORE MENEGOLO GIULIO MENIN ROBERTO MIRANDOLA UMBERTO

Page 10: CELEBRAZIONE DEL 4 NOVEMBRE - icminerbe.gov.it novembre 2010.pdf · girardi eugenio 1886 goi carlo 1880 lauro ... de tomi mario filippini alessandro filippini lucindo franceschetti

MOTTERAN ANDREA ORTELLI PIETRO PERETTA ANGELO POLO OTTAVIO PRANDO AUGUSTO RAGOSO DANTE RUFFO AGOSTINO RUFFO GIOVANNI RUFFO PIETRO SALVA PIETRO SANTINELLO LUIGI TACCONI ANTONIO TACCONI GIUSEPPE TAVIANI GIUSEPPE TURRISENDO ARTURO VIDALI LUIGI VIVALDI GIROLAMO VIVALDI SILVIO ZANARDO ALBINO ZANDON EMILIO ZANDON GIOVANNI ZANON ANTONIO ZANETTI SILVIO ZANOVELLO ERNESTO

Secondo le lapidi in chiesa sono da aggiungere:

SOAVE AUGUSTO CIRILLO SPOLADORE GIOVANNI BERNUZZI ANTONIO BRESSAN GIUSEPPE CUCCATO GIUSEPPE MARINI LUIGI GALANTIN LEONELLO MOTTERAN SILVIO EMINENTE IGINO BERTU‟ PIETRO

Nella frazione di San Zenone i caduti sono elencati nella lapide applicata ad un‟ala dell‟asilo i cui nomi sono confermati dal Monumento ai Caduti in Piazza Aldo Moro, oltre che essere riportati nel basamento del monumento ai caduti presente nella piazza IV Novembre di Minerbe.

BELLUZZO ANTONIO Cap. BRESSAN GIUSEPPE BONFANTE CARLO BOROLO ANTONIO Cap. M. CERVATO AUGUSTO CHIOCCHETTA LUIGI COLATO AUGUSTO CORTESE ANTONIO CORTESE LUIGI DE TOMI MARIO FRANCESCHETTI GIUSEPPE MANTOVANI FERDINANDO

Page 11: CELEBRAZIONE DEL 4 NOVEMBRE - icminerbe.gov.it novembre 2010.pdf · girardi eugenio 1886 goi carlo 1880 lauro ... de tomi mario filippini alessandro filippini lucindo franceschetti

MENEGOLO GIULIO MENIN ROBERTO PERETTA ANGELO

RUFFO AGOSTINO RUFFO GIOVANNI RUFFO PIETRO TACCON ANTONIO TACCON GIUSEPPE ZANARDO ALBINO ZANDON ANTONIO ZANDON EMILIO ZANDON GIOVANNI Da questi dati pubblici il numero dei combattenti deceduti risulta di parecchie decine, quasi a raggiungere il centinaio, ma il numero esatto richiederebbe una più accurata analisi. Un‟altra fonte a cui si è attinto per ricercare i dati è stato, nella Parrocchia di Minerbe, il Registro dei morti di quegli anni. Risulta toccante perché traspare il dolore del sacerdote nel riportare, radunati alla fine degli anni 1915 - 16 - 17 - 18 per concludere nel 1919, i nomi dei giovani di cui nei primi casi specifica la giovane età. Per il 1915 il registro riporta con la nota” pro patria amore strenuus occubuit”(valoroso cadde per la patria) i nomi dei miles: Zanovello, Bonfà, Berro e Zanon. Solo di Bonfà è nota la data di morte, per gli altri la casella risulta vuota. Per il 1916 i nomi sono Polo, Vivaldi, Ortelli, Mantovani, Marini, Bressan, Bernuzzi, Cuccato; il parroco li numera e annota nelle osservazioni: In bello mortui, (morti in guerra) specificando che gli ultimi due sono stati dichiarati dispersi nel 15. Nel 1917 prosegue la numerazione da 13 a 21 con i nomi: Menegazzi, Lorenzetto, Filippini, Bonazzo, Bertolaso, Baldin, Mirandola, Allegrini, Bertù. Non risulta alcuna data di morte e la nota dice”sequentes in bello periere”(coloro che seguono sono morti in guerra). Segue un ulteriore elenco di nomi con la dicitura “Isti postremi anno 1916 addicantur, (questi sono da assegnare alla fine dell‟anno 1916): Gheller, Tacconi, Ruffo, Zandon, Per il 1918 (qui in molti casi è presente il giorno) risultano: Zanetti, Motteran, Bertolini, Annibaletto, Taccon, Zanardo, Marini, Filippini, Vivaldi G., Turisendo, Santinello, Balbo, Zandon. Con Tavian si conclude, il 16/3/19, l‟elenco dei morti di cui è riportato il nome.

Page 12: CELEBRAZIONE DEL 4 NOVEMBRE - icminerbe.gov.it novembre 2010.pdf · girardi eugenio 1886 goi carlo 1880 lauro ... de tomi mario filippini alessandro filippini lucindo franceschetti

Don Sante Gaiardoni chiude con un NB: Summatur (ergo) 43 pro salute et (magnitudine) patriae ex vulneribus vel letali morbo corrupti . Pro salute Patriae?.....Posteris (non) arduum iudicium… (Sommando, pertanto, 43 sono morti per la salvezza e la grandezza della patria per ferite o malattia mortale) Il parroco, aggiungendo “ai posteri il non difficile giudizio”, si dichiara non convinto che la guerra come motivazione per perdere la vita così giovani sia sufficiente, né allora né mai. Segue a pie‟ di pagina la nota di altri due: Patussi e Boncio, morti nel „18 in ospedali militari. I nomi presenti nel registro di morte della Parrocchia di Minerbe sono anche riportati nelle lapidi. Sono molti dunque, ben di più degli otto riportati nel quadro celebrativo. Si può affermare che Minerbe fosse “un paese alla guerra” perché la parte più significativa era alle armi. Come sottolinea Don Sante Gaiardoni nelle Memorie “non rimasero a casa per le coltivazioni dei campi che donne pochi vecchi e fanciulli.” Numerosi sono i gruppi d‟onore composti alla fine della guerra che sfidano il passare degli anni; sono spesso simili, con gli ovali delle foto incorniciati dal nome e dall‟anno di nascita, probabilmente commissionati alla stessa ditta fotografica specializzata. L‟intento di ricordare con giusta riconoscenza chi si era sacrificato era sicuramente sincero in quegli anni del dopoguerra: c‟erano mutilati e invalidi, donne rimaste vedove o madri senza figli. Negli stessi anni tutti i Comuni, compreso Minerbe, costruirono Monumenti ai Caduti che ancor oggi contraddistinguono le nostre piazze e fanno memoria del passato. Il quadro celebrativo, che nell‟originale misura 48 x 62 cm, riprodotto e inserito nella pagina seguente, ci è stato gentilmente concesso per scopi di studio da Don Giuseppe Bordin; dello stesso quadro si conoscono formati ridotti. Osservando le foto si nota il diverso abbigliamento militare o civile. La famiglia, negli anni successivi, avrà offerto documentazione secondo le possibilità. Nonostante la giovane età l‟aspetto è sempre maturo, spesso accentuato dalla presenza di baffi importanti, secondo la foggia di allora: il lavoro fisico cominciava molto presto rendendo adulti precocemente. Dietro ogni volto c‟è una storia, una famiglia con degli affetti, una vita in corso bruscamente interrotta dalla brutale esperienza della guerra, che probabilmente non incontrava una profonda motivazione personale. Ci sono padri, zii, nonni di cittadini di Minerbe. L‟indagine si è soffermata su alcuni nomi indagati per l‟aspetto militare attraverso il foglio matricolare che contraddistingue ogni soldato presso l‟archivio di Stato nelle città di Provincia. Un esempio, riproduzione dell‟originale, segue la descrizione del soldato Bonfà Augusto. Per gli altri sono stati trascritte le parti leggibili e inseriti come allegati . I ricordi nelle famiglie dei soldati sfumano ormai, dando testimonianze vaghe ma ugualmente preziose. Il presente lavoro vuole ricordarli come protagonisti della storia comune.

Page 13: CELEBRAZIONE DEL 4 NOVEMBRE - icminerbe.gov.it novembre 2010.pdf · girardi eugenio 1886 goi carlo 1880 lauro ... de tomi mario filippini alessandro filippini lucindo franceschetti

FRATELLI D’ITALIA

ANGELO E ANTONIO BORDIN

Bordin Girolamo

Pavan Anna Maria I

______________________________________________________________ I I I I I Antonio 1882 -1958 Angelo 1888 - … tre sorelle Piccoli Giuseppina I

_______________________________________________________________ I I I I I I

Elvira „10 Lino ‟11 Gino ‟13 Lina ‟15 Giuseppe „19 Ilario ‟22 (intervistato) I Antonio I ____________ I I

Anna Alberto Ex al. 3^ A, Sc. Media Scuola Elem. Minerbe, cl. 1^B

Anna Bordin, ex alunna di 3^ A della Scuola Media, ha dato l‟avvio alla ragnatela di ricerche condotte quest‟anno dall‟Istituto per fare memoria della prima guerra mondiale nella ricorrenza del 4 novembre. Alla richiesta di materiali storici, lo scorso anno ha recapitato a scuola documenti interessanti. Il famigliare che poteva darne testimonianza era il prozio Giuseppe, diventato Don Giuseppe dopo l‟ordinazione sacerdotale nel 44. Egli è testimone diretto della seconda guerra mondiale mentre la generazione interessata alla prima è quella del padre e dello zio. Don Giuseppe dice che ha poco da raccontare della guerra del 15 – 18, essendo vissuto col padre solo da piccolo dato che è entrato in Seminario già per il Ginnasio. Ricorda però che gli adulti ne parlavano durante i filò nella stalla. Custodisce con cura il documento, già citato e riprodotto, che raffigura in seconda fila il papà e lo zio: il gruppo d‟onore degli ex combattenti minerbesi, in ottimo stato di conservazione, che ha permesso la ricerca dei fogli matricolari di alcuni, conservati in grandi registri presso l‟Archivio di Stato a Verona. Quelle pagine, scritte con il pennino e ingiallite dal tempo, sono preziose per ricostruire la loro esperienza militare, inclusa la campagna di guerra 1915 – 1918.

Page 14: CELEBRAZIONE DEL 4 NOVEMBRE - icminerbe.gov.it novembre 2010.pdf · girardi eugenio 1886 goi carlo 1880 lauro ... de tomi mario filippini alessandro filippini lucindo franceschetti

Purtroppo ci dicono i luoghi solo in caso di ferimento o morte, in genere vale “territorio dichiarato in stato di guerra”, per cui dobbiamo immaginare la linea dalle Alpi all‟Adriatico lungo l‟Isonzo nel 15 -16, arretrata nel 17 -18 sulla linea del Piave – Asiago – Grappa, fronti di guerra che si sono chiusi finalmente il 4 novembre 1918 con l‟armistizio di Villa Giusti nei pressi di Padova. Ci interessa come il soldato, tornato dalla guerra, sia tornato alle normali occupazioni e in questa ricerca è di prezioso aiuto la famiglia che, nei casi esaminati, abita a Minerbe e ancor oggi mantenendo lo stesso cognome ne continua la discendenza. Il foglio matricolare di Antonio Bordin racconta che, di statura media, dai capelli castani e lisci e gli occhi cerulei, era contadino. Insieme al papà e al fratello coltivava la terra di proprietà dei signori Burzio che abitavano l‟omonima villa che dà su via Roma. I terreni di pertinenza si stendevano a sud della villa inglobando corti agricole come la loro. Don Giuseppe racconta che, nel „17, dopo la sconfitta di Caporetto, anche da noi i possidenti terrieri avevano paura di perdere tutto, le donne già pensavano di “far fagotto” radunando la biancheria. Forse per questo i Burzio vogliono vendere: i loro interessi erano in città dato che il padrone vi svolgeva la professione di avvocato. La famiglia Bordin, in quegli anni difficili, spinta dalla forza di coraggio della nonna e con l‟aiuto economico e disinteressato di gente generosa del paese, fa il grande salto dell‟acquisto dei terreni di cui erano fittavoli, nella speranza di veder tornare i figli dalla guerra. Così è stato, e oggi Don Giuseppe racconta che conduce il suo tempo libero dagli impegni religiosi, che lo hanno occupato in varie parrocchie della Diocesi, nella stessa abitazione dove è nato, vicino alle nuove generazioni della famiglia. Il foglio matricolare registra che suo padre Antonio fa il servizio militare come bersagliere a inizio secolo. Viene chiamato per istruzione nell‟ 11 e nel „13, ma non ne ha bisogno dato che è abile nell‟uso delle armi frequentando il tiro a segno nazionale. Nel „15 è in guerra come bersagliere e nel „17 i suoi ruoli si alternano nel Genio Zappatori, (soldati addetti a sterri e manutenzioni) e Genio Telegrafisti di Firenze: il figlio infatti lo ricorda telegrafista. Partirà dal territorio di guerra nel gennaio del „19. Aveva lasciato a casa la moglie Piccoli Giuseppina, che aveva sposato nel 1908, e alcuni figli piccoli: Elvira nasce nel 10 e morirà da piccola per polmonite, malattia mortale a quel tempo quando non si disponeva di antibiotici. Il fratello più giovane di sei anni, Angelo, fa il militare come fante nel 1908 sottostando alla ferma di due anni, quindi nel „10 viene mandato in congedo illimitato con dichiarazione di buona condotta e fedeltà alla patria. È un giovane con la capigliatura nera e liscia, occhi grigi e sorriso sano, con la statura media se riferita agli indici del tempo. Viene chiamato in guerra già il 23 maggio del „15; il suo foglio non riferisce altro degli anni di guerra successivi e conclude registrando la sua partenza dalla zone di guerra nel giugno del „19. Non sappiamo il motivo del suo trasferimento in Austria- Germania del „13, forse la ricerca di lavoro come per altri soldati, per i quali si registrano destinazioni estere europee, o più lontane come l‟America del Nord. Don Giuseppe Bordin ricorda con intensa partecipazione la sua famiglia: egli , l‟unico ancora in vita dei sei fratelli, vissuto per molti anni con la sorella Lina che ha condiviso le sue esperienze nelle Parrocchie, ha l‟età dei nonni, di coloro che possono raccontare il passato per giustificare il presente presso le nuove generazioni.

Page 15: CELEBRAZIONE DEL 4 NOVEMBRE - icminerbe.gov.it novembre 2010.pdf · girardi eugenio 1886 goi carlo 1880 lauro ... de tomi mario filippini alessandro filippini lucindo franceschetti

I FRATELLI MARCELLO E ANTONIO ROSSI

Giuseppe Rossi Silvia Tonelli

I ________________________________________________________________________

I I I I I I I

Paolo Marcello 1896 - Tranquillo Vittorio Antonio 1900 - 1971 Letizia Marina I I_________________ ____________________________________________________________ I I I I I I I I I Maria Giuseppe Gina Antonia Renata Rita Dino Germano Mirella (intervistata) ________________________________________________ I I I I I Nerina Elide Giovanni Maria Lucia (intervistata) I ________________ I I

Giulietta Daniela I ________________ I I Federico Francesco Sc. Elem.classe 4^B

Nel gruppo d‟onore appaiono vicini in basso a sinistra. Allo scoppio della guerra il maggiore, Marcello, aveva 19 anni, mentre Antonio, alla chiamata alle armi nel „18 , è giovanissimo come pochi: è tra i ragazzi del 99, ma in verità era nato nei primi mesi del 900. Entrambi erano nati a Palù vicino a Zevio. Probabilmente durante la guerra la famiglia si trasferisce, dato che il maggiore al momento della leva risulta iscritto a Zevio mentre Antonio a Minerbe.

Marcello è un giovane di media statura con occhi chiari e capelli castani. Ha il privilegio di saper leggere e scrivere, si dichiara di professione bracciante. Come soldato cambia vari Reggimenti di Fanteria per giungere nella primavera del „16 in zona di guerra. Il foglio matricolare riporta il dato del procurato ritardo nel reclutamento del fratello Antonio e del trattenimento alle armi per mobilitazione.

Page 16: CELEBRAZIONE DEL 4 NOVEMBRE - icminerbe.gov.it novembre 2010.pdf · girardi eugenio 1886 goi carlo 1880 lauro ... de tomi mario filippini alessandro filippini lucindo franceschetti

Nel settembre del „17 verrà ferito e ricoverato all‟ospedale prima di Udine poi di Milano, ma già a metà dicembre di quell‟anno rientra nel 79° Reggimento Fanteria. Il congedo definitivo l‟avrà alla fine del „19 chiudendo l‟esperienza militare con il compenso di 280 lire. Si farà una famiglia dopo la guerra con Rosa Taccon e avrà ben 9 figli: solo le figlie sono ancora in vita. Due di loro, Renata e Rita, diverranno suore come Piccole Figlie di San Giuseppe prendendo i nomi rispettivamente di Suor Marcella e Suor Nerea. È quest‟ultima che ci ha dato telefonicamente precise notizie della famiglia. Opera come infermiera a Ronco all‟Adige in un istituto per anziani, mentre la sorella Suor Marcella si trova a Mezzane dopo essersi dedicata a insegnare nella scuola materna. Riferisce che il papà parlava degli stenti patiti in guerra, ma non ne conosce i luoghi che lo hanno visto giovane soldato. Conferma il ferimento al ventre con ristagno di pallottole che lo facevano soffrire da anziano. -Lo sa che è stato miracolato?- dice. Racconta che, devoto alla Madonna di Lendinara, al momento dell‟operazione questa si rivelò inutile. Era infatti una famiglia molto religiosa che sapeva ben educare i numerosi figli nati a Minerbe nella fattoria Biondani in Via Palazzina. Quando le figlie si sposarono stabilendosi in vari paesi del veronese, lui visse con il figlio Germano in via Borghetto a Minerbe. I dati militari dicono che nel 20 è stato autorizzato a fregiarsi delle medaglia commemorativa nazionale della guerra 15 - 18 e nel 22 di quella a ricordo dell‟Unità d‟Italia.

La signora Lucia, figlia minore di Antonio, dopo aver mostrato con orgoglio la medaglia d‟oro del papà in cornice, si giustifica dicendo di non aver niente da raccontare. I ricordi che affiorano raccontano invece episodi dell‟uomo che si è reinserito dopo la guerra nella vita di famiglia e ci offrono uno spaccato della vita sociale locale della prima metà del 900. Chi era salariato come lui, nel suo caso alle dipendenze della corte Biondani a San Zenone, era legato con deferenza ai Signori che avevano in affitto la Corte di proprietà dei Conti Bernini. Era un avvenimento l‟arrivo delle contesse dal lago, loro abituale residenza: si spazzava la corte, si preparava pollame e molto altro. Essere alle dipendenze di una corte, come Antonio che ne gestiva il bestiame, voleva dire però avere una casa e poter disporre dei prodotti base per mantenere la numerosa famiglia: latte, polenta, farina e altro. Quando i padroni erano una famiglia di “ricchi ma signori”, come giudica Lucia, essere coinvolti nei legami di stima e considerazione era anche una gratificazione: riceveva i regalini di qualità a Natale nella grande stanza centrale del palazzo, alla Cresima ha avuto il privilegio di avere per madrina una signorina della famiglia Biondani che le aveva regalato il bel vestito bianco. Per Antonio, rimasto nello stesso ruolo per tutta la sua vita lavorativa, forse non era un vero sacrificio aspettare, seduto sulla panca di pietra, i Signori che tornavano dalla città dopo l‟Opera per aprire loro il cancello, tanto più che era sua caratteristica offrire con generosità le proprie prestazioni suscitando benevolenza nei concittadini, che il giorno dei suoi funerali, nel 1971, hanno chiuso i negozi in segno di partecipazione. Il foglio matricolare racconta che venne destinato al 1° Granatieri, un corpo dell‟esercito scelto, con particolari mansioni. Era infatti alto e robusto, dagli occhi chiari e capelli biondi. La folta capigliatura e un sorriso sano lo contraddistingueranno fino all‟età anziana. Come molti a quel tempo sapeva leggere e scrivere solo il proprio nome. In aprile del „18 era dunque in zona di guerra per ripartire congedato provvisoriamente nel febbraio del „19. Ritornerà alle armi nel „20 tra i Granatieri di Parma dopo il congedo del fratello Marcello, ricevendo l‟anno dopo una liquidazione di 50 lire più il pacco vestiario. Dopo la guerra, dal matrimonio con Schiavo Pierina avrà un figlio che si sistemerà in Australia con vicende familiari alterne. La maggiore delle quattro figlie morirà giovanissima in un istituto colpita da poliomielite; la guerra, questa volta la seconda, gli impedirà di vederla per il pericolo di bombardamenti. Le altre figlie, due delle quali abitano a Minerbe, ci hanno portato testimonianza del padre che della guerra citava la ritirata di Caporetto e il maresciallo Cadorna di cui andava fiero. Dalla Storia sappiamo che, dopo la sconfitta di Caporetto nell‟ottobre del 17, l‟anziano militare verrà sostituito dal generale Armando Diaz che riorganizzerà la lotta sulla linea del Piave portando l‟Esercito Regio a resistere all‟invasione degli Austroungarici nella nostra pianura.

Page 17: CELEBRAZIONE DEL 4 NOVEMBRE - icminerbe.gov.it novembre 2010.pdf · girardi eugenio 1886 goi carlo 1880 lauro ... de tomi mario filippini alessandro filippini lucindo franceschetti

I FRATELLI ANGELO, CARLO, ANTONIO, GABRIELE TURCATO

Natale Turcato Ruffo Carolina

I ____________________________________________________________________________________

I I I I I

Angelo 1888 - … Carlo 1892 – 1969 Antonio 1895 - … Gabriele 1899 - … sorella Forzelin Caterina …- 1976 I

I ____________________________________ I I I Primo ‟24 Giovanni ‟30 – „50 Luigi ‟32 ( intervistato telefonicamente) Borin Teresa I I Stefania ________________ I I Norma Bruno (intervistato) Anche questa famiglia, rappresentata oggi dal signor Bruno che abita a San Zenone, custodisce il gruppo d‟onore incorniciato simile a quello pubblicato in questo fascicolo. Il nonno Carlo infatti occupa il posto centrale della serie di ritratti in basso. Il riunire anche gli altri tre con lo stesso cognome in un‟unica famiglia è stato testimoniato prima dal nipote Bruno poi, telefonicamente, dal nipote Luigi. Già avanti con gli anni egli si è stabilito da moltissimi anni in un paese del Varesotto e ricorda con precisione e piacere gli zii. Il riscontro nei fogli matricolari che questi quattro giovani, nati dal 1888 al 1899, erano fratelli, è stata comunque una sorpresa. Natale e Carolina hanno provato le ansie per i figli lontani in guerra moltiplicate per quattro. Luigi dei nonni ricorda poco; racconta che la famiglia abitava a Villaraspa nella seconda casa lungo la via che porta ad Anson, oggi via Trento. Racconta di aver frequentato lo zio Angelo, che era un giovane non alto di statura con caratteristiche castane negli occhi e nei capelli. Nel „10 ha già concluso gli obblighi di leva nella Fanteria, ma un anno dopo viene richiamato per la guerra in Tripolitania e Cirenaica. Si imbarca a Napoli, e magari non aveva mai visto prima il mare. Luigi racconta che in quegli eventi è rimasto leso nel fisico e che, al ritorno, perse per questo una relazione amorosa avviata. Dopo vari congedi e richiami alle armi giunge in territorio di guerra il 23 maggio del „15 e diventerà caporale nel dicembre dello stesso anno. Nel „16 fa parte del Genio Zappatori, ma in un fatto d‟arme viene fatto prigioniero ad un anno dallo scoppio della guerra, per ritornare nella Fanteria come “prigioniero di guerra inabile rientrato dall‟Austria” sette mesi dopo. La primavera del „17 lo registra al Centro Militare Invalidi di Milano.

Page 18: CELEBRAZIONE DEL 4 NOVEMBRE - icminerbe.gov.it novembre 2010.pdf · girardi eugenio 1886 goi carlo 1880 lauro ... de tomi mario filippini alessandro filippini lucindo franceschetti

Una vicenda militare lunga e sofferta quella di Angelo Turcato, che finalmente nell‟agosto del „18 è “inviato in congedo assoluto perché riconosciuto permanentemente inabile al servizio militare”. Al suo attivo viene registrata la guerra italo - turca con il privilegio di fregiarsi della relativa medaglia commemorativa. Nell‟apposito spazio del foglio matricolare gli viene riconosciuta la campagna di guerra 15 – 16 e la notazione relativa alla ferita d‟arma da fuoco nel fatto d‟armi a Passo dell‟Avena il 23 maggio „16. Il luogo è probabilmente vicino a Monte Avena, nei pressi di Feltre. Il signor Luigi completa il quadro riferendo che, probabilmente in seguito all‟invalidità, aveva ricevuto un indennizzo con cui si era comperato la casa, e che in seguito tutta la famiglia si allontanò da Minerbe. Carlo è ritratto in questa foto degli anni 40 – 41 insieme ai tre degli otto figli nati dal matrimonio con Forzelin Caterina: Luigi è il più piccolo e insieme a Bruno ci parla del papà Carlo. Con la famiglia egli è fotografato presso la corte Verzobio in via Santa Croce dove faceva il contadino con un contratto, oggi abolito, di terziario. A causa di morti premature, alla coppia rimasero tre figli degli otto nati. Luigi, Giovanni, Primo, Caterina e Carlo Turcato Carlo svolge il servizio militare nell‟Artiglieria di campagna e il suo foglio matricolare racconta che, affetto da patologie alla vista, viene nel „17 congedato, mentre all‟inizio del „18 viene invece dichiarato abile così raggiunge il territorio di guerra nella Fanteria. In primavera dello steso anno si trova nella Compagnia Mitraglieri e a metà agosto viene congedato con il compenso di 210 lire. È presente la stampiglia che afferma la sua buona condotta e che ha combattuto con fedeltà e onore. Ha ricevuto la medaglia di bronzo con menzione di cui si parla oltre, e sarà iscritto nell‟Ordine dei Cavalieri di Vittorio Veneto, onorificenza di cui si ha solo testimonianza orale. La famiglia ha il preciso ricordo della sua permanenza a Roma come attendente presso la ricca famiglia di un Colonnello, dato da integrare con le sue vicende militari. Negli anni cinquanta tenterà di migliorare la situazione economica familiare trasferendosi come contadino a mezzadria nell‟Agro Pontino dove si erano sistemati nel 1933, come molti Veneti in quel tempo, i fratelli della moglie. Non avendo trovato una situazione adatta la famiglia ritornerà a Minerbe dove Carlo rimarrà col figlio Primo. Il figlio Luigi, apprendista barbiere da adolescente, trovata una ragazza laziale, nel periodo dello sviluppo economico italiano preferirà la vita di fabbrica da tessitore in un grande paese lombardo, Cassano Magnano, dove tuttora risiede.

Page 19: CELEBRAZIONE DEL 4 NOVEMBRE - icminerbe.gov.it novembre 2010.pdf · girardi eugenio 1886 goi carlo 1880 lauro ... de tomi mario filippini alessandro filippini lucindo franceschetti

Di Turcato Antonio il nipote Luigi racconta che è morto di vecchiaia ad Orti dove era andato ad abitare. Aveva lavorato alla costruzione del Canal Bianco a sud delle Valli Grandi legnaghesi, ferendosi a un piede. Al momento dello scoppio della guerra è un giovane di vent‟anni di media statura, castano nei capelli e negli occhi che non conosce la lettura e scrittura. È chiamato alle armi l‟anno successivo all‟obbligo, in attesa del congedo del fratello Carlo, ma già nel giugno del ‟15 è in guerra e in ottobre dello stesso anno nella Fanteria. Un anno dopo l‟entrata in guerra dell‟Italia viene registrato nel Genio Zappatori, tra quei soldati impegnati nel gravoso compito di preparare il territorio del fronte. Il combattimento in trincea fu importato dal modello francese con la differenza che nel fronte italiano non si trattava di scavare il fango, ma chilometri di trincee nella roccia. È il 1917, l‟anno funesto degli insuccessi sull‟Isonzo con un numero di morti elevato ripagato da successi irrisori. Del 24 – 27 ottobre è la sconfitta di Caporetto, località dell‟alto Isonzo oggi Kobarid, in territorio sloveno. Proprio della stessa data è la prigionia di guerra di Antonio, rimpatriato un anno dopo, il 3 novembre del 1918, un giorno prima della firma dell‟armistizio con l‟Austria. Al suo attivo ben tre anni di campagna di guerra, dal „15 al ‟17, a cui segue, secondo i dati, un anno di prigionia. Antonio Turcato ha reso una prestazione militare certamente significativa. Gabriele condivideva con i fratelli maggiori la costituzione fisica, ma i suoi occhi sono descritti cerulei e a differenza dei fratelli ha il privilegio di saper leggere e scrivere. Il 15 giugno del „17 è chiamato alle armi all‟età di diciotto anni. In luglio dello stesso anno è nel 33° Reggimento Fanteria e nel novembre è nel reparto Mitragliatrici. Verrà inviato in congedo illimitato nel „21. Il nipote Luigi racconta che tutti e quattro i fratelli avevano in comune la caratteristica fisica di uno sguardo particolare e che, rispettati da tutti, da bravi lavoratori quali erano riconosciuti, non hanno fatto mai mancare l‟essenziale alle loro famiglie in quegli anni di difficoltà economiche.

Page 20: CELEBRAZIONE DEL 4 NOVEMBRE - icminerbe.gov.it novembre 2010.pdf · girardi eugenio 1886 goi carlo 1880 lauro ... de tomi mario filippini alessandro filippini lucindo franceschetti

BONFÀ AUGUSTO

Felice Bonfà Elvira Fraccaroli

I _____________________________________________________________________

I i I I I + 1893 Augusto ‟95 Alfonso ‟98 – „09 Carmela ‟03 Guerrino ‟06 I

___________________________________________________________ I I I I I I I Francesca Giovanna Tarcisia Giovanni Tarcisio Cecilia Francesco

(intervistato) Il soldato Augusto Bonfà nasce il 3 marzo del 1895 a Minerbe, il maggiore in una famiglia segnata da mortalità infantile e dalle malattie del tempo come la difterite, che ad inizio secolo risulta fatale per il fratello Alfonso. Il foglio matricolare che lo contraddistingue con il n° 273 racconta di un giovane dal sorriso sano, alto e robusto, con capelli neri e ondulati che incorniciavano il viso dalla pelle ambrata e dagli occhi castani. Sapeva leggere e scrivere e praticava la professione del sarte. Probabilmente il papà Felice aveva bottega di sarte-barbiere nella zona di Santa Lucia dove abitava la famiglia. La mamma, originaria di Castelrotto in Valpolicella, ricordata come molto buona, probabilmente era a servizio in un famiglia minerbese. Assecondando il talento musicale che contraddistingue ancor oggi la famiglia, Augusto viene avviato, sotto l‟egida della Parrocchia, a scuola di musica Ceciliana a Legnago dove Don Tessari aveva questo compito. In breve diventa un musico provetto tanto da aver l‟incarico di suonare l‟organo a Minerbe ed essere chiamato nelle parrocchie vicine. Il nipote Francesco racconta che fosse legato a una ragazza rimasta sconosciuta: le sue missive erano motivo di interesse romantico presso le sorelle, ma negli anni cinquanta andarono perse. Dal foglio matricolare risulta chiamato alle armi alla fine del „14 e lasciato in congedo illimitato. Il nipote racconta che si trovava a Roma, preoccupato per le prospettive di guerra anche se il Governo Salandra si dichiarava per la neutralità. Un mese dopo viene richiamato per istruzione all‟uso delle armi e giunge “in territorio dichiarato in stato di guerra” il 25 maggio del „15, un giorno dopo la dichiarazione di guerra. Le note relative al servizio si interrompono troppo in fretta: la notazione “morto in combattimento” è vicina alla data, il 7 agosto del „15, e al luogo, Castelnuovo. É una località del Comune di Sagrado, sul Carso goriziano, in vista di Monte San Michele.

Page 21: CELEBRAZIONE DEL 4 NOVEMBRE - icminerbe.gov.it novembre 2010.pdf · girardi eugenio 1886 goi carlo 1880 lauro ... de tomi mario filippini alessandro filippini lucindo franceschetti

Proprio qui in settembre è nato un parco letterario dedicato al poeta Giuseppe Ungaretti che, allora ventisettenne, scrisse la sua prima raccolta di poesie colpito dalle atrocità della guerra. Il nipote di Augusto racconta che fossero le nove di sera. Chieste informazioni presso il Commissariato Generale Onoranze Caduti in Guerra, gli venne confermata la zona di Monte San Michele come luogo del decesso, parte del fronte nel primo anno di guerra. Anche oggi il sito Internet del Ministero della Difesa conferma questi dati indicando come luogo di sepoltura il grande Sacrario militare di Redipuglia. Don Sante Gaiardoni riporta la precisa data del decesso alla fine dell‟elenco dei defunti del 1915 insieme ai nomi di altri tre soldati. Il nipote Francesco racconta che a sostituirlo come organista in parrocchia fu il padre Guerrino che era un ragazzo ai tempi della guerra, garzone presso la bottega del papà di sarte-barbiere-edicolante. Riferisce infatti che distribuiva giornali presso i letti di soldati feriti ospitati nell‟Ospedaletto di Santa Lucia e che andava a raccogliere gli invenduti e il corrispettivo per quelli acquistati. È un dato interessante da convalidare, ma molto veritiero perché il territorio veronese, per la sua posizione geografica, a ridosso della linea di guerra, era una zona strategica. Molti edifici vennero requisiti per essere adibiti sia a caserme che a ospedali militari per ricoverare i feriti che giungevano dal fronte. Sappiamo che dai territori in stato di guerra la gente fuggiva, così nei nostri paesi, vere e proprie retrovie, trovarono riparo anche molti profughi provenienti, per esempio, dal Vicentino. Dal fronte arrivavano, patendo molta fame, anche prigionieri austriaci e tedeschi. Il sereno viso di Augusto è in seconda fila nel quadro d‟onore, morto dopo nemmeno tre mesi nell‟adempiere il dovere a cui lo Stato Regio proteso all‟unità l‟aveva chiamato. Guerrino, che amava poco la sartoria, negli anni trenta sposterà il negozio di barbiere nel palazzo Marconcini all‟inizio di via Marconi a Minerbe. Avrà sette figli che si impegneranno nel sociale in vari modi, e che mantengono ancor oggi vivo il ricordo dello sfortunato zio Augusto. Segue la riproduzione della parte alta del foglio matricolare di Bonfà Augusto.

Page 22: CELEBRAZIONE DEL 4 NOVEMBRE - icminerbe.gov.it novembre 2010.pdf · girardi eugenio 1886 goi carlo 1880 lauro ... de tomi mario filippini alessandro filippini lucindo franceschetti
Page 23: CELEBRAZIONE DEL 4 NOVEMBRE - icminerbe.gov.it novembre 2010.pdf · girardi eugenio 1886 goi carlo 1880 lauro ... de tomi mario filippini alessandro filippini lucindo franceschetti

ONORIFICENZE Fronte e nastro Retro Questa medaglia in bronzo, grande più dell‟attuale moneta da due euro, risulta conferita dall‟Ass. Naz. Combattenti e Reduci, Fed. Prov. di Verona, a Turcato Carlo. Nella casa del nipote Bruno è l‟unico ricordo tangibile ad accompagnare il quadro del gruppo d‟onore degli ex combattenti del 15 - 18 minerbesi. Nel retro riporta la scritta: 24 MAGGIO 1915, UNA FEDE: VITTORIA – 24 MAGGIO 1965, UN VOLERE: PACE. Una notazione che con il tempo non ha cessato di essere al primo posto tra i valori della società umana. Testimonia che negli anni 60, per affermare la pace, è stato ricordato l‟inizio della prima guerra mondiale presso gli uomini che ne furono protagonisti. Fronte Retro Questa seconda medaglia è in oro solido, grande come una moneta da cinque centesimi. Sono coniati i nomi di L. Mancinelli e Bartoli A. rispettivamente nel fronte e nel retro, probabilmente disegnatore e produttore. Ricorda il 50° anniversario della fine della guerra con le date 1918 -1968. È stata conferita a Rossi Antonio presso il Comune di Minerbe dal Sindaco di allora Lionello Bertoldi.

Page 24: CELEBRAZIONE DEL 4 NOVEMBRE - icminerbe.gov.it novembre 2010.pdf · girardi eugenio 1886 goi carlo 1880 lauro ... de tomi mario filippini alessandro filippini lucindo franceschetti

La custodisce con affetto la figlia minore Lucia in un quadro bene in vista nella sua casa. Ricorda

che quando fu conferita erano stati convocati anche altri destinatari e che lei ha provato dispiacere

perché il padre non aveva potuto godere del giusto riconoscimento dato che era deceduto da poco

tempo. Sul fronte di ambedue è raffigurato un elmetto diventato simbolo della grande guerra. In verità, l‟esercito è stato dotato del copricapo metallico foderato di cuoio a guerra avviata, per cercare di proteggere la testa che era il primo bersaglio nella guerra di trincea e per contenere le ferite al capo provocate dalle schegge di granata. Il nuovo complemento della divisa era stato introdotto dai Francesi nel 1915 e dell‟inventore ne ricordava il nome: Adrian. Dopo aver adottato un modello troppo pesante, l‟Esercito Regio si uniformò alla Francia. Nel 1916 l'Italia ne produsse una nuova versione detto Adrian Mod. 1916, di fattura più solida ma meno rifinito e di qualità inferiore rispetto al modello francese. Sarà comunque di concezione moderna e destinato a durare. Si distingue per la mancanza di “cuciture”: nel nuovo modello infatti la calotta faceva corpo unico con la visiera e il coprinuca, così da resistere meglio ai colpi laterali rispetto ai modello precedente costituito di quattro pezzi assemblati. È il copricapo dei fanti raffigurati nei Monumenti ai Caduti dei nostri paesi. Nel monumento di San Zenone due elmetti di pietra bianca sono posti ai lati della stele centrale. In ambedue le medaglie è presente il ramo di quercia che simboleggia la forza e la dignità del popolo italiano. La prima del 1965 presenta inoltre il ramo d‟ulivo come lo raffigura l‟emblema della repubblica italiana: è simbolo di pace e richiama l‟articolo 11 della Costituzione che cita il ripudio della guerra. Nella seconda invece il ramo che si lega alla quercia è l‟alloro, già in tempi antichi simbolo di gloria e trionfo; qui ricorda la soluzione favorevole per l‟Italia nella guerra. La stella presente nella medaglia d‟oro è simbolo di progresso spirituale: nelle antiche rappresentazioni l‟Italia era rappresentata come una donna sul cui capo splendeva una stella, la stessa che sovrasta la ruota dentata nell‟emblema della nostra Repubblica. Vorremmo oggi conferire ben più di una medaglia a tutti i nostri concittadini nati alla fine dell‟800 che, partecipando alla prima guerra mondiale, hanno avuto parte attiva e sofferta nella storia dello Stato Italiano.

Page 25: CELEBRAZIONE DEL 4 NOVEMBRE - icminerbe.gov.it novembre 2010.pdf · girardi eugenio 1886 goi carlo 1880 lauro ... de tomi mario filippini alessandro filippini lucindo franceschetti

DALLA GUERRA ALLA PACE

Riflessioni, disegni e ricerche sviluppati dagli studenti

Scuola Primaria “G. Zanella”

Scuola Secondaria di Primo Grado “B. Barbarani”

Page 26: CELEBRAZIONE DEL 4 NOVEMBRE - icminerbe.gov.it novembre 2010.pdf · girardi eugenio 1886 goi carlo 1880 lauro ... de tomi mario filippini alessandro filippini lucindo franceschetti

LUOGHI DELLA GRANDE GUERRA, ESTATE 2010 Durante l‟estate i bambini di seconda hanno riempito una scatola con tutto ciò che li ha colpiti durante le vacanze. Tutte sono sorprendenti, ma nella scatola di Marcello ci sono immagini che riportano ad alcune zone dove si è combattuta la prima guerra mondiale; ne riportano ancor oggi, dopo 92 anni, la testimonianza.

La foto a destra è stata scattata a Sesto, nella valle omonima laterale della val Pusteria; nel retro porta la didascalia che mostra come la famiglia di Marcello si interessi all‟ambiente in senso ampio: “A Sesto: in una piccola baita in legno. L’interno della finestra conteneva i racconti della prima guerra mondiale che ha distrutto questo meraviglioso paese di montagna” Una cartolina proviene dalla zona del Lagazuoi nei pressi di Cortina d‟Ampezzo e del rifugio omonimo riporta sul retro la stampiglia e più genericamente la scritta “Dolomiti, percorsi di guerra al monte Lagazuoi. Gallerie.” Intervistata, la mamma ci spiega meglio nell‟intervista che segue.

Alessio Qui nelle Dolomiti Ampezzane dal Passo Falzarego una cabinovia porta con ardita salita ai 2750 mt di altezza del rifugio. “Sembrava di andare dentro la montagna”dice Marcello. Da lì lo sguardo abbraccia le cime più famose delle Dolomiti. Questo ambiente magnifico, ma inospitale, ha accolto i soldati italiani e austro-ungarici. Era la prima volta che una guerra si svolgeva in un territorio così difficile. Per citare esempi a noi vicini la piana di Arcole per le battaglie napoleoniche o le colline moreniche per le guerre d‟indipendenza non hanno determinato nemici anche nella natura. Raccontiamo a Marcello attraverso immagini ciò che vedono gli escursionisti che solitamente si avviano a piedi lungo il sentiero che riporta a valle, ripercorrendo mulattiere tracciate e realizzate in quel periodo di guerra.

Page 27: CELEBRAZIONE DEL 4 NOVEMBRE - icminerbe.gov.it novembre 2010.pdf · girardi eugenio 1886 goi carlo 1880 lauro ... de tomi mario filippini alessandro filippini lucindo franceschetti

Il Lagazuoi costituiva per l‟esercito austro-ungarico una trincea naturale con una cresta che si ergeva verso le montagne di fronte dove combattevano i nostri soldati. Ora la zona è costituita a Museo all‟aperto della grande Guerra.

Si rabbrividisce quando ci si introduce negli angusti ricoveri per gli uomini che dovevano trovare alloggio e dominare dall‟alto la zona nemica di fronte. Con difficoltà riusciamo a immaginare gli sforzi sovrumani per modificare a tal punto la natura dolomitica per creare caverne, gallerie, passaggi, feritoie: un ambiente di guerra che è stagnata per tre anni in zone difficili per ambedue gli eserciti.

Lungo la strada del ritorno con lo sfondo un cielo azzurrissimo ci si imbatte in un monumento singolare: Edoardo Sono state riunite qui lamiere e scatolame vuoto che hanno la ruggine di novant‟anni. Il vitto era un problema per i soldati che dovevano peraltro avere un fisico robusto per resistere agli sforzi e al freddo. Ancora più a valle quando comincia la vegetazione ecco altri reperti.

Page 28: CELEBRAZIONE DEL 4 NOVEMBRE - icminerbe.gov.it novembre 2010.pdf · girardi eugenio 1886 goi carlo 1880 lauro ... de tomi mario filippini alessandro filippini lucindo franceschetti

La lapide di marmo rosso riporta la dedica della legione trentina a un volontario che qui cadde combattendo nel 1916. Si notano lamiere per gli usi più vari e filo spinato. Inventato in America per contenere le mandrie e allontanare gli Indiani, noi lo associamo alle immagini delle trincee, al fuoco delle mitragliatrici, agli assalti alle postazioni nemiche, assalti che spesso venivano ostacolati o fermati proprio dal filo spinato.

Quando il sentiero angusto e sassoso diventa più ampio e sicuro, una galleria era evidentemente necessaria agli ingegneri militari che hanno disegnato la mulattiera 90 anni fa. Allo sbocco una lapide ricorda gli autori: Gruppo Alpini, ricordando che il fronte italiano era lì nel 1917.

Marina

Anche la vicina zona Dolomitica delle Cinque Torri è attrezzata a Museo della guerra all‟aperto perché ancor oggi si possano considerare le vicende di quegli uomini. Qui i percorsi in trincea sono lunghi e intatti, accompagnati da pannelli che riportano brani originali di autori che hanno testimoniato aspetti e vicende della prima guerra mondiale.

Page 29: CELEBRAZIONE DEL 4 NOVEMBRE - icminerbe.gov.it novembre 2010.pdf · girardi eugenio 1886 goi carlo 1880 lauro ... de tomi mario filippini alessandro filippini lucindo franceschetti

Sembrano soldati vivi, sono manichini del Museo all‟aperto nelle posture richieste dalle armi offensive dell‟artiglieria.

Si vedono ricoveri con tettoie ricostruite. Marcello

Page 30: CELEBRAZIONE DEL 4 NOVEMBRE - icminerbe.gov.it novembre 2010.pdf · girardi eugenio 1886 goi carlo 1880 lauro ... de tomi mario filippini alessandro filippini lucindo franceschetti

INTERVISTA Gentile signora, ci racconti… Premetto che la Val Pusteria nelle Dolomiti è un posto meraviglioso che consiglio a tutti perché è tanto ricco di storia. Siamo andati a visitare il Passo Falzarego dove ci sono i resti della guerra. Il Museo all‟aperto purtroppo non abbiamo potuto vederlo ma abbiamo visto il rifugio. È bellissimo perché quando si arriva in alto sembra quasi di entrare nella roccia della montagna, è una sensazione bellissima. Quando si arriva si vede una distesa di montagne. I fiori che nascono nella roccia sono veramente simbolo di pace, sembra che la montagna non dia niente invece dà molto. Infatti in questo luogo occorre fare silenzio perché qui sono morte tante persone nella prima guerra mondiale. Qui abbiamo fotografato il cannone e ho detto ai miei bambini: - Dovete ricordare, voi non l‟avete vissuta e spero che nessuno di voi debba mai vivere la guerra. Neanch‟io l‟ho vissuta, ma l‟ho sentita raccontare da mio nonno e questo è tragico perché chi l‟ha vissuta la racconta con le lacrime agli occhi. La prima guerra mondiale più della seconda è stata disastrosa per i soldati. Siete sempre rimasti lì? No, siamo andati anche alle tre Cime di Lavaredo e a Sesto che è un paese della Val Pusteria. Una mattina abbiamo scelto di andare a visitare i Prati di Croda Rossa. Tornando per un sentiero abbiamo notato una casetta di legno. Pensavamo che fosse messa lì per abbellire, ma quando abbiamo aperto una finestra che sembrava dare sul panorama abbiamo trovato una sorpresa: le foto del paese raffigurato prima della guerra, durante e dopo quando hanno iniziato a ricostruire. Mi sembrava un bel ricordo e l‟ho fotografato. Che paese è? È veramente un bel paesetto di montagna e dovete sapere che a ricostruirlo sono state le donne e gli anziani perché gli uomini erano in guerra, tanti erano anche morti. Inoltre dal paese sopra Sesto, Moso, le persone sono scappate via tutte perché il paese è stato raso al suolo. Questo l‟ho letto nella biblioteca dell‟hotel che raccoglieva anche documenti della guerra. La famiglia ama le cose del passato e hanno foto, immagini di ieri e di oggi, e hanno anche ricordi della prima guerra mondiale. Ha visto altre cose? Per arrivare alle Tre Cime di Lavaredo c‟è una strada in salita e poi un sentiero. Immaginavo i tempi della guerra e le fatiche dei soldati che avevano zaini pesanti. Prima di arrivare c‟è una strada stretta e sassosa. Mano a mano che si camminava ogni tanto si vedevano dei buchi che sono stati scavati nella roccia dai soldati per ripararsi e sparare al nemico. Qui ci sono stati parecchi morti, in seguito è stata costruita una chiesetta a ricordo. Faceva freddo? Ci siamo andati in settembre e indossavamo il piumino. Ricordo ciò che mi diceva mio nonno: una volta i soldati d‟inverno non avevano scarpe confortevoli. Queste erano di cuoio, non tenevano caldo ai piedi, i soldati avevano i geloni e dovevano combattere lo stesso. Adesso ci sono rifugi per alpinisti e scalatori ma in tempo di guerra non c‟erano ripari, niente. Come facevano a scavare i buchi e le gallerie? Con pale e picconi, avevano solo materiali poveri a quel tempo. Erano contadini che per difendere il loro paese sono andati in guerra. Dove seppellivano i morti? Non facevano in tempo a portarli nei loro paesi, provenivano da ogni parte. Venivano seppelliti sul posto nei cimiteri di guerra secondo le nazionalità. Questi sono molto ordinati e si possono visitare ancor oggi. Era difficile la guerra in quei posti? Difficilissima: non c‟era nessun tipo di riparo, ci sono solo sassi. I soldati poi avevano la divisa di panno con una semplice mantella che copriva il vestito. Non avevano le giacche a vento con il piumino d‟oca che abbiamo noi oggi. Cosa ci ha portato? Vi saluto con una poesia di Renzo Pezzani che ho trovato per voi: Nessuno forse sa più / perché sei sepolto lassù / nel camposanto sperduto / sull’Alpe soldato caduto./ Nessuno sa più chi tu sia /soldato di fanteria…

Page 31: CELEBRAZIONE DEL 4 NOVEMBRE - icminerbe.gov.it novembre 2010.pdf · girardi eugenio 1886 goi carlo 1880 lauro ... de tomi mario filippini alessandro filippini lucindo franceschetti

UN NEMICO COMUNE Nel Parco delle Dolomiti Ampezzane, lungo una stradina che porta in salita a Ra Stua, base per escursioni, coglie l‟attenzione del passante una lapide incastonata nella parete di roccia, con incisi dei nomi a caratteri eleganti. Il pannello illustrativo che la accompagna merita di essere riportato integralmente. Consideriamo come la situazione fosse sicuramente imprevista, con ripari e indumenti militari grossolani e inadatti.

“UNA LAPIDE NELLA ROCCIA In questo luogo, che gli Ampezzani conoscono come Luo de Vilagrande, il luogo del grande villaggio, il 27 febbraio 1916 sette soldati austroungarici morirono travolti da una valanga. La lapide di marmo rosso, incastonata nella roccia, che misura 52x43 cm, ricorda l‟infausto avvenimento. Vi sono scolpite queste parole: “ in ricordo degli eroi caduti il 27 febbraio 1916 a causa di una valanga Fanti del Londstum (esercito della riserva in cui militavano gli anziani) battaglione 168.” Seguono i nomi degli sfortunati, molti di origine slava. L‟inverno del 1916, già preannunciato da notevoli nevicate settembrine fu caratterizzato da maltempo davvero infernale. La neve cadeva fitta e lenta per intere giornate e le condizioni dei soldati, letteralmente sotterrati da metri di neve, erano a dir poco drammatiche. Vasti versanti di monti rimasero isolati per mesi. La furia delle valanghe non cessò fino a primavera inoltrata e prese di mira tutto il fronte dolomitico: i baraccamenti venivano abbattuti, le linee sconvolte e chi riusciva a salvarsi si spostava sempre più in basso. Documentazioni vive e impressionanti sono state tramandate da comandanti e combattenti, sia da parte italiana, che di parte austriaca: “ Venerdì 13 aprile 1916: Tacciono l’odio e la guerra lungo tutto il fronte alpino, perché da un latto all’altro gli uomini, oppressi dal terrore e dall’ansia, se ne stanno irrigiditi, annichiliti sotto la furia di forze primordiali. È una furia una sventura così vasta e generale, che nessuno può più pensare alle armi. In questa sola giornata 10 000 vittime della morte Bianca, 10 000 soldati valorosi, da una parte e dall’altra, sfracellati da inimmaginabili masse di neve. ( weber) Durante la notte si scatenò una tormenta infernale e dopo poco mezzanotte cominciò a nevicare forte. Nella baracca per qualsiasi minima fenditura passava la neve. La baracca, scossa dal vento, aveva sussulti paurosi… le comunicazioni telefoniche in breve rimasero interrotte (Sala)”

Il nemico comune, sia dei soldati italiani che austroungarici, era dunque l‟inverno con la variabilità della situazione meteorologica.

Page 32: CELEBRAZIONE DEL 4 NOVEMBRE - icminerbe.gov.it novembre 2010.pdf · girardi eugenio 1886 goi carlo 1880 lauro ... de tomi mario filippini alessandro filippini lucindo franceschetti

Riccardo In un pannello storico illustrativo, sempre nella zona dolomitica delle Tre cime di Lavaredo , oltre la rigidità dell‟inverno, anche la fame viene nominata come causa di morte dei soldati. Marcello, come testimonia la cartolina che ci ha portato, le ha visitate l‟estate scorsa, oggi lontano dalla tragedia della guerra il cui ricordo oggi celebriamo. Francesco Davide

Studenti della classe II A – Scuola Primaria di Minerbe

Page 33: CELEBRAZIONE DEL 4 NOVEMBRE - icminerbe.gov.it novembre 2010.pdf · girardi eugenio 1886 goi carlo 1880 lauro ... de tomi mario filippini alessandro filippini lucindo franceschetti

Noi ragazzi delle classi quinte della Scuola Primaria di Minerbe, partendo dalla visione dei films: “Nassirya” e “La Grande Guerra”, abbiamo riflettuto così:

POESIA di R. Follerau

“QUELLI CHE NESSUNO AMA”

È quello che hanno fatto……………i martiri di Nassirya.

Signore, insegnaci a non amare solo noi stessi,

a non amare soltanto i nostri,

a non amare soltanto quelli che amiamo.

Insegnaci a pensare agli altri

ed amare in primo luogo quelli che nessuno ama.

Page 34: CELEBRAZIONE DEL 4 NOVEMBRE - icminerbe.gov.it novembre 2010.pdf · girardi eugenio 1886 goi carlo 1880 lauro ... de tomi mario filippini alessandro filippini lucindo franceschetti

Comando Supremo, 4 novembre 1918, ore 12

La guerra contro l'Austria-Ungheria che, sotto l'alta guida di S.M. il Re, duce supremo, l'Esercito Italiano, inferiore

per numero e per mezzi, iniziò il 24 maggio 1915 e con fede incrollabile e tenace valore condusse ininterrotta ed

asprissima per 41 mesi, è vinta… L'Esercito Austro-Ungarico è annientato: esso ha subito

perdite gravissime nell'accanita resistenza dei primi giorni …

I resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo risalgono in disordine e senza speranza le valli che avevano

disceso con orgogliosa sicurezza.

Il capo di stato maggiore dell'esercito, il generale Diaz

Page 35: CELEBRAZIONE DEL 4 NOVEMBRE - icminerbe.gov.it novembre 2010.pdf · girardi eugenio 1886 goi carlo 1880 lauro ... de tomi mario filippini alessandro filippini lucindo franceschetti

Da Nassirya a Caporetto: 2 guerre lontane nello spazio e nel tempo, ma unite dalle stesse parole:

FAME

Page 36: CELEBRAZIONE DEL 4 NOVEMBRE - icminerbe.gov.it novembre 2010.pdf · girardi eugenio 1886 goi carlo 1880 lauro ... de tomi mario filippini alessandro filippini lucindo franceschetti

RABBIA

Page 37: CELEBRAZIONE DEL 4 NOVEMBRE - icminerbe.gov.it novembre 2010.pdf · girardi eugenio 1886 goi carlo 1880 lauro ... de tomi mario filippini alessandro filippini lucindo franceschetti

DISTRUZIONE

Page 38: CELEBRAZIONE DEL 4 NOVEMBRE - icminerbe.gov.it novembre 2010.pdf · girardi eugenio 1886 goi carlo 1880 lauro ... de tomi mario filippini alessandro filippini lucindo franceschetti

LACRIME

Page 39: CELEBRAZIONE DEL 4 NOVEMBRE - icminerbe.gov.it novembre 2010.pdf · girardi eugenio 1886 goi carlo 1880 lauro ... de tomi mario filippini alessandro filippini lucindo franceschetti

SOFFERENZA

Page 40: CELEBRAZIONE DEL 4 NOVEMBRE - icminerbe.gov.it novembre 2010.pdf · girardi eugenio 1886 goi carlo 1880 lauro ... de tomi mario filippini alessandro filippini lucindo franceschetti

MORTE

Page 41: CELEBRAZIONE DEL 4 NOVEMBRE - icminerbe.gov.it novembre 2010.pdf · girardi eugenio 1886 goi carlo 1880 lauro ... de tomi mario filippini alessandro filippini lucindo franceschetti

G. Ungaretti

“SOLDATI”

Si sta come

d'autunno

sugli alberi

le foglie.

S. Quasimodo

“ALLE FRONDE DEI SALICI”

E come potevano noi cantare Con il piede straniero sopra il cuore, fra i morti abbandonati nelle piazze

sull‟erba dura di ghiaccio, al lamento d‟agnello dei fanciulli, all‟urlo nero

della madre che andava incontro al figlio crocifisso sul palo del telegrafo? Alle fronde dei salici, per voto,

anche le nostre cetre erano appese, oscillavano lievi al triste vento.

Page 42: CELEBRAZIONE DEL 4 NOVEMBRE - icminerbe.gov.it novembre 2010.pdf · girardi eugenio 1886 goi carlo 1880 lauro ... de tomi mario filippini alessandro filippini lucindo franceschetti

B. Dylan

“NEL VENTO SARÀ”

Quante le strade che un uomo farà e quando fermarsi potrà?

Quanti mari un gabbiano dovrà attraversar per giungere e per riposar?

Quando tutta la gente del mondo riavrà per sempre la sua libertà?

Risposta non c'è, o forse chi lo sa, caduta nel vento sarà.

Quando dal mare un'onda verrà che i monti lavare potrà?

Quante volte un uomo dovrà litigar sapendo che è inutile odiar?

E poi quante persone dovranno morir perché siamo in troppi a morir?

Risposta non c'è, o forse chi lo sa, caduta nel vento sarà.

Quanti cannoni dovranno sparar e quando la pace verrà?

Quanti bimbi innocenti dovranno morir e senza sapere il perché?

Quanto giovane sangue versato sarà finché un'alba nuova verrà?

Risposta non c'è, o forse chi lo sa, caduta nel vento sarà.

Page 43: CELEBRAZIONE DEL 4 NOVEMBRE - icminerbe.gov.it novembre 2010.pdf · girardi eugenio 1886 goi carlo 1880 lauro ... de tomi mario filippini alessandro filippini lucindo franceschetti

“L’ITALIA RIPUDIA LA GUERRA”

Alt!!! Rosso semaforo, occhio fiammante

Cosa ripeti all’autista e al passante? L’Italia ripudia la guerra

Perché la guerra è un mostro Che mangia la libertà degli uomini E copre i colori di nero inchiostro

Aspetta!!! Giallo semaforo, occhio lucente

Cosa ripeti alla gente? L’Italia vuole la pace

L’Italia ripudia la guerra L’Italia vuole aiutare

A fare la pace su tutta la terra Vai!!!

Verde semaforo, occhio di prato Cosa ripeti al ciclista sudato?

L’Italia vuole la pace Perché la pace è un seme

Che cresce solo se gli uomini Imparano a vivere insieme.

Page 44: CELEBRAZIONE DEL 4 NOVEMBRE - icminerbe.gov.it novembre 2010.pdf · girardi eugenio 1886 goi carlo 1880 lauro ... de tomi mario filippini alessandro filippini lucindo franceschetti

Studenti delle classi V A/B – Scuola Primaria di Minerbe

Page 45: CELEBRAZIONE DEL 4 NOVEMBRE - icminerbe.gov.it novembre 2010.pdf · girardi eugenio 1886 goi carlo 1880 lauro ... de tomi mario filippini alessandro filippini lucindo franceschetti

IL 4 NOVEMBRE PER I CADUTI IN GUERRA Il 4 novembre è un giorno importante per la storia d‟Italia: si celebra in questa data l‟armistizio che nel 1918 pose fine alle ostilità tra l‟Italia e l‟Austria-Ungheria, concluse sul campo con la vittoriosa offensiva di Vittorio Veneto: Una vittoria frutto della dedizione, del sacrificio e dell‟unità del popolo italiano. Una vittoria che costò la vita a 689.000 italiani mentre 1.050.000 furono i mutilati ed i feriti: cifre che devono far riflettere, numeri da ricordare. Canzone: TA-PUM Questa canzone è una fonte orale; prima di essere trascritta, infatti, fu inventata e cantata dagli stessi soldati. Ovviamente non conosciamo il nome degli autori che hanno prodotto questa drammatica e semplice testimonianza della guerra in trincea. Non è neanche possibile indicare con precisione l‟anno a cui la canzone risale. Si tratta, comunque, di un documento contemporaneo ai fatti che descrive e quindi relativo agli ultimi anni della guerra. In queste strofe, emergono le sofferenze e la paura della morte.

Studenti delle classi I B/C – Scuola Secondaria di Primo Grado di Minerbe

Page 46: CELEBRAZIONE DEL 4 NOVEMBRE - icminerbe.gov.it novembre 2010.pdf · girardi eugenio 1886 goi carlo 1880 lauro ... de tomi mario filippini alessandro filippini lucindo franceschetti

Quest‟anno per festeggiare la vittoria delle forze armate italiane nella Grande Guerra, abbiamo scelto una poesia e due canzoni. E‟ un omaggio ai nostri caduti,anche a quelli delle guerre precedenti (guerre per l‟indipendenza), che hanno lottato per l‟Unità d‟Italia. Un percorso difficile, portato a termine dalla popolazione di tutte le regioni d‟Italia. Il titolo dei brani scelti per il nostro piccolo contributo a questi festeggiamenti è il seguente:la poesia “Non dimenticate” di Julius Fucik e le canzoni “Su in montagna” e “Addio padre e madre addio”.

“NON DIMENTICATE”

Vi chiedo solo una cosa: se sopravvivete a quest’epoca non dimenticate. Non dimenticate né i buoni né i cattivi. Raccogliete con pazienza le testimonianze di quanti sono caduti per loro

e per voi. Un bel giorno, oggi sarà il passato, e si parlerà di una grande e poca e degli eroi

anonimi che hanno creato la storia. Vorrei che tutti sapessero che non esistono

eroi anonimi. Erano persone, con nome, volto, desideri speranze, e il dolore dell’ultimo

fra gli ultimi non era meno grande di quello del primo il cui nome resterà. Vorrei che tutti costoro vi fossero sempre vicini come persone

che avete conosciuto, come membri della vostra famiglia, come voi stessi…

Julius Fucik

SPIEGAZIONE Il poeta si rivolge ai lettori e chiede loro di non dimenticare i soldati che hanno combattuto per il loro paese, che hanno sacrificato la vita per la patria. Tutti devono essere onorati, non importa a quale esercito appartenessero .Grazie a loro le vicende dell‟umanità hanno avuto una determinata svolta. Tutti sono stati dei protagonisti del loro tempo e sarebbe bello conoscere la storia personale di ogni caduto, ciò che avrebbero voluto dalla vita, i loro desideri, i loro dolori e le loro speranze. Oggi è un bel giorno perché si ricorderà e si penserà alla guerra passata, e agli eroi che hanno salvato persone innocenti, non esistono eroi anonimi ma protagonisti .Si vorrebbe che tutti i combattenti fossero ricordati come persone di famiglia. RIFLESSIONI In un primo tempo ci siamo soffermati sulla spiegazione della poesia,successivamente abbiamo cercato di conoscere le difficilissime condizioni di vita in cui erano costretti a vivere i nostri soldati: dentro a buche scavate nel terreno dove vivevano per lunghi mesi nel freddo e sotto il fuoco nemico e dove il cibo non era certo una fonte di consolazione. Abbiamo provato ad immedesimarci per capire tutte le loro sofferenze e quanto sia diversa la nostra situazione. Di fronte a tanto patimento, molti giovani soldati non reggevano e frequenti erano i casi di abbandono del fronte. Anche le canzoni di guerra documentano la diversità di atteggiamenti di fronte al conflitto. Da una parte abbiamo una serie di inni militari che, pur denunciando le condizioni di sofferenza e di sacrificio, il rimpianto della casa e della famiglia, costituiscono una voce a sostegno della guerra; dall‟altra abbiamo i canti del dolore e della maledizione.

Page 47: CELEBRAZIONE DEL 4 NOVEMBRE - icminerbe.gov.it novembre 2010.pdf · girardi eugenio 1886 goi carlo 1880 lauro ... de tomi mario filippini alessandro filippini lucindo franceschetti

SU IN MONTAGNA Su in montagna, nel cuor delle Alpi O nemico se hai del coraggio Che se qualcuno ti lascia il passaggio, noi altri alpini fermarti saprem che se qualcuno ti lascia il passaggio, noi altri alpini fermarti saprem. Dove più aspra sarà la battaglia, a corpo a corpo verremo alle mani farem vedere che siamo italiani, faremo onore al patrio valor, farem vedere che siamo italiani faremo onore al patrio valor. Care mamme che a casa pregate Non disperate per i vostri figlioli Che su in montagna non siamo noi soli C‟è tutta l‟Italia che a fianco ci sta.

ADDIO PADRE E MADRE ADDIO Addio padre e madre addio, che per la guerra mi tocca di partir, ma che fu triste il mio destino, che per l‟Italia mi tocca morire. Quando fui stato in terra austriaca subito l‟ordine a me arrivò, si dà l‟assalto la baionetta in canna, addirittura un macello diventò. E fui ferito, ma una palla al petto, e i miei compagni li vedo a fuggir ed io per terra rimasi costretto mentre quel chiodo lo vedo a venir. Fermati o chiodo, che sto per morire, pensa a una moglie che piange per me”, ma quell‟infame col cuore crudele col suo pugnale morire mi fè.

Page 48: CELEBRAZIONE DEL 4 NOVEMBRE - icminerbe.gov.it novembre 2010.pdf · girardi eugenio 1886 goi carlo 1880 lauro ... de tomi mario filippini alessandro filippini lucindo franceschetti

Riflessioni La prima canzone mi suscita un sentimento di ammirazione verso gli alpini che seppero affrontare la guerra (che è una cosa bruttissima) con coraggio e determinazione. Jurghen Lo spirito delle due canzoni è molto diverso, meglio cantare la prima se si deve affrontare il nemico. Marco e Patricia Penso al forte sentimento di nostalgia verso i famigliari e gli amici che attanagliava il cuore dei giovani soldati. Matteo Rifletto sulla disperazione del soldato della seconda canzone che si sente morire e alla sua rabbia per non avere nessuno accanto. Melissa In certi momenti tragici devi pensare alle cose belle che hai. Alessio Nella prima canzone emerge da parte dei soldati il conforto di essere sostenuti da tutta l‟Italia. Elia Nella seconda canzone si capisce che non tutti i soldati erano coraggiosi alcuni difatti fuggirono e non portarono soccorso all‟amico ferito. Daniele Tutt‟ e due le canzoni, al di là delle parole, mi suscitano un sentimento di tristezza perché i soldati rischiano la vita continuamente. Lorenzo Paura e coraggio, voglia di vivere e paura di morire si fondono continuamente nell‟animo dei soldati. Massimo Penso alla trepidazione delle famiglie che attendevano il ritorno a casa dei loro figli che erano al fronte”. Alessia I giovani soldati spesso a casa non scrivevano le reali condizioni di vita a cui erano sottoposti perché non volevano che le famiglie si preoccupassero”. Omaima Quanti sacrifici per servire la bella Italia! Salah Bisogna sostenere sempre i soldati che partono per andare in zone dove c‟ è la guerra, ad esempio quelli che combattono contro il terrorismo perché loro si sacrificano anche per noi. Alina

Studenti della classe III A – Scuola Secondaria di Primo Grado di Minerbe

Page 49: CELEBRAZIONE DEL 4 NOVEMBRE - icminerbe.gov.it novembre 2010.pdf · girardi eugenio 1886 goi carlo 1880 lauro ... de tomi mario filippini alessandro filippini lucindo franceschetti

TESTIMONIANZE SULLA I GUERRA MONDIALE

Alcuni di noi alunni hanno avuto bisnonni che hanno partecipato alla Grande Guerra, i nostri genitori non ce ne avevano mai parlato, però, dopo le sollecitazione degli insegnanti sono emerse rievocazioni e ricordi e sono venuti alla luce documenti interessanti. Riportiamo una sintesi nelle

tabelle che seguono:

NOME INFORMAZIONI HANNO RICEVUTO

Arzenton Carlo Bisnonno da parte di mamma di Rossetto Sofia Cl. II B

Nel 1916 è partito per il fronte a soli 17 anni. È tornato salvo nel 1918; aveva 19 anni. È stato un ragazzo del „99 Fu nominato Cavaliere di Vittorio Veneto

Bellini Rodolfo Trisavolo da parte di mamma di Rossetto Sofia cl. II B

Partecipò alla I guerra mondiale dalla quale non è più tornato

Ferronato Angelo Bisnonno materno di Filippo Valle

Medaglia e croce cav. Di Vittorio Veneto

Marcolongo Giovanni Bisnonno materno di Bianco Matteo cl. IIB

Ha combattuto a Vittorio Veneto ed è ritornato sano e salvo

Medaglia e croce cav. Di Vittorio Veneto + lettera del Presidente provinciale combattenti Dal Cero Attilio

Meneghello Ettore Bisnonno,di Castiglioni Sheila cl.IIIB

Meneghello Ettore di Giov, Battista nato il 6 luglio 1896 a Terrazzo. ferito da una mina al braccio ed è rimasto invalido. Ha ricevuto la medaglia 50° anniversario della vittoria 1918-1968, e la croce ordine di Vittorio Veneto pensione annua di trentasettemilacinquecento concessa dal Ministero della difesa il 1° novembre 1948 e data a partire dall‟11 nov. 1949

Medaglia e croce: cav. Di Vittorio Veneto Certificato di pensione annua del Ministero della difesa

Zambanello Silvio Trisavolo di Rostello Chiara cl.II B

Ha combattuto sul Carso ed è risultato poi disperso

Zuin Ermenegildo Bisnonno paterno di Zuin Sara cl. II B

Ha combattuto a Vittorio Veneto ed è tornato sano e salvo

Page 50: CELEBRAZIONE DEL 4 NOVEMBRE - icminerbe.gov.it novembre 2010.pdf · girardi eugenio 1886 goi carlo 1880 lauro ... de tomi mario filippini alessandro filippini lucindo franceschetti

CADUTI MINERBESI I GUERRA MONDIALE L‟allora parroco di Minerbe, Don Sante Gaiardoni annotò che, a cominciare dal 1914, a poco a poco furono chiamate alle armi tutte le classi, finchè, nel 1917, si trovarono arruolati tutti gli uomini dai 18 ai 43 anni. L‟elenco dei soldati del Comune di Minerbe morti è lungo, ben 58 sono gli eroi riportati nella lapide del monumento in piazza altri sono ricordati nelle lapidi laterali dell‟altare a sinistra della chiesa parrocchiale. Noi ragazzi ricordiamo i loro nomi:

Allegrini Agostino Ambrosini Angelo Andretto Umberto Annibaletto Gian Maria Balbo Ottavio Baldin Antonio Baredi Virgilio Bellinato Alfonso Carlo Bellini Giuseppe Bellotto Anselmo Bellotto Giulio Belluzzo Antonio Bernuzzi Antonio Berro Pietro Bertolaso Mario Bertolini Antonio Bertù Giuseppe Bonazzo Angelo Bonazzo Materno Bonfà Augusto Bonfante Carlo Borin Angelo Borollo Antonio Bressan Giuseppe Carazzato Giuseppe Cervato Augusto Chiavenato Pietro Chiocchetta Luigi Collato Augusto Corso Alfonso Cortese Antonio

Cuccato Giuseppe De Tomi Mario Eminente Igino Filippini Alessandro Filippini Lucindo Franceschetti Giuseppe Galantin Lionello Ghellere Giovanni Maria Grigato Antonello Guarise Angelo Guarise Sante Lorenzetto Cesare Mantovani Ferdinando Mantovani Umberto Marini Antonio Marini Luigi Santo Massalongo Giovanni Menegazzi Ettore Menegolo Ferruccio Menin Roberto Menin Carlo Mirandola Umberto Monastero Lino Motteran Andrea Rizzolo Alessandro Rizzolo Luigi Ruffo Agostino Ruffo Giovanni Ruffo Pietro Salva Pietro Santinello Luigi

Soave Cirillo Murari Giacinto Nalin Marino Ortelli Pietro Peretta Angelo Peruzzi Luigi Polo Ottavio Prando Augusto Ragosa Dante Soave Virgilio Soliman Angelo Spoladore Giovanni Strabello Arduino Taccon Antonio Taccon Giuseppe Tavian Giuseppe Turisendo Arturo Vivaldi Luigi Vivaldi Girolamo Vivaldi Silvio Viviani Marino Zanardo Albino Zandon Emilio Zandon Giovanni Zanetti Giovanni Zanetti Guido Zanetti Silvio Zanon Antonio Zanovello Ernesto Zaramella Silvio

A tutti questi combattenti va il nostro ricordo.

Page 51: CELEBRAZIONE DEL 4 NOVEMBRE - icminerbe.gov.it novembre 2010.pdf · girardi eugenio 1886 goi carlo 1880 lauro ... de tomi mario filippini alessandro filippini lucindo franceschetti

Riflessioni sulla guerra Il 4 novembre 1918 fu la fine della prima guerra mondiale per l‟Italia. Alle ore 12 di quel 4 novembre il Generale Armando Diaz, capo di Stato Maggiore, annunciava la vittoria nella Prima Guerra Mondiale e la disfatta dell‟esercito austro-ungarico. Ma cosa è stata davvero la Prima Guerra Mondiale o Grande Guerra? Quali messaggi ci trasmettono i nostri caduti? I sentimenti che cogliamo subito sono: orrore, dolore, infelicità, ferocia, precarietà. La guerra, com'è stata raccontata da chi l‟ha vissuta, è stata orribile ed ha provocato, in Europa, milioni di morti, sofferenze e lutti per decenni a seguire, però, ha anche dimostrato il coraggio, l‟abnegazione, lo spirito di sacrificio e l‟eroismo di tanti giovani soldati. I libri ci dicono che fu veramente una guerra grande, sotto tanti punti di vista: per la mobilitazione di massa, fu una guerra nuova per le novità in fatto di armamenti e tecnologie, anche se spesso combattuta con tecniche e ferocia degne di tutt‟altre epoche. Per il nostro Paese fu la quarta e ultima guerra per l‟Indipendenza e per l‟unità nazionale pagata con un costosissimo tributo di vite umane (650.000 morti italiani). Ora i testimoni di quella pagina di storia se ne sono tutti andati ma noi siamo qui a ricordare i loro nomi che sono i nostri; il ricordo anche solo di questi loro nomi e lo sventolare della bandiera tricolore ci fanno comprendere l‟essenza di un‟Italia unita nella pace e nella solidarietà. Noi giovani generazioni, cogliamo questo loro messaggio che finalizziamo però al perseguimento del rispetto della dignità di tutti gli uomini. I nostri sono stati soldati spesso ignari dei grandi disegni politici e del perché del loro sacrificio, legati però al loro senso di dovere e di ubbidienza. Sono soldati morti sul Carso, sul monte San Michele, sul Piave, sul Montello, sull‟Isonzo, sul Podgora, sull‟altopiano di Asiago, in ospedali da campo, militari, … in maniera atroce, ma dignitosa. Ricordiamo i loro nomi per comprendere la nostra dignità, per vivere un momento di meditazione sulle conseguenze della guerra, così poco eroica, mista di sudore, fango, disperazione e morte, in cui gli ultimi momenti di eroismo vero sono quelli dell‟uomo che riscopre nell‟altro un fratello. Ricordiamo i loro nomi per non tradire quella memoria, quei sacrifici.

Studenti della classe III B - Scuola Secondaria di Primo Grado di Minerbe

Page 52: CELEBRAZIONE DEL 4 NOVEMBRE - icminerbe.gov.it novembre 2010.pdf · girardi eugenio 1886 goi carlo 1880 lauro ... de tomi mario filippini alessandro filippini lucindo franceschetti

“CAV. DI VITTORIO VENETO BIGINI”

In classe, con la professoressa di storia, abbiamo letto un fatto accaduto durante la prima guerra mondiale riguardante il cavaliere Domenico Bigini, un nostro compaesano, raccontato in una pagina di diario dal tenente Gabrielli Vittorio. Questo tenente racconta di un episodio in cui, durante la prima guerra mondiale, il soldato Domenico Bigini fu ferito durante un assalto degli austriaci. Il tenente Gabrielli e il soldato Domenico Bigini stavano aspettando il momento giusto per ritirarsi senza essere scoperti. Dopo tre ore al grido di “Savoia, Savoia”, come usavano fare per farsi coraggio quando si doveva attaccare,uscirono allo scoperto e gli austriaci fecero uno sterminio. Solo il tenente e Bigini restarono vivi ma si finsero morti per non essere catturati. Infatti tutti coloro che non erano morti venivano catturati. In questo modo riuscirono a salvarsi e a tornare al campo dove furono curati e dove Bigini raccontò di aver sentito delle voci che provenivano da sotto terra. Così capirono che gli austriaci stavano scavando un tunnel per attaccarli di sorpresa. Di questo episodio fu scritto un diario–memoria consegnato al soldato Domenico Bigini al quale fu deciso di assegnare una medaglia d‟argento per il valore da lui dimostrato ma che non gli fu mai consegnata perché fu portato nel campo di prigionia in Austria. Il diario di cui abbiamo parlato, anche se è rimasto chiuso in un cassetto per novant‟anni, ci ha permesso di conoscere episodi del passato, drammatici e commoventi che noi non dobbiamo mai dimenticare. Dovremo sempre essere grati a tutti i soldati che, per amore della patria e della giustizia, con coraggio e spirito di sacrificio, hanno combattuto una guerra orribile che ha provocato morti e sofferenza. Arianna

In classe, con la professoressa di Storia , noi alunni della classe II B Abbiamo letto e commentato un fascicolo dal titolo: “Cav. Di Vittorio Veneto Bigini” che parlava di un fatto accaduto a un nostro “Bisnonno”. la prof. poi ci ha invitato a riflettere, ma subito non è stato facile. È difficile infatti per noi ragazzi pensare e immaginare cos‟è stata la guerra; grazie al cielo noi siamo nati in una terra tranquilla e siamo troppo abituati a giocare alla guerra o a divertirci vedendo film d‟azione sulla guerra per prenderla sul serio. Per questo la nostra insegnante ci ha raccontato alcuni momenti salienti della Prima Guerra Mondiale e ha voluto farci leggere un episodio realmente accaduto a un giovane di Minerbe. L‟episodio narrato dal tenente Gabrielli e riportato in “CAV. DI VITTORIO VENETO BIGINI” avvenne nel Luglio del 1916, sul Carso, durante la prima guerra mondiale, ed ebbe come protagonista il soldato Domenico Bigini classe ‟99, soldato della 6^ Compagnia 123° Reggimento Fanteria. Bigini era un diciassettenne di Minerbe, che durante un assalto fu ferito. Il 28 /29 Luglio 1916, egli e il tenente Vittorio Gabrielli si trovavano infatti a Redipuglia per eseguire l‟ordine ricevuto di occupare una posizione strategica per piazzare un mitragliatore dietro un rudere. Da lì assistettero alla carneficina del “ragazzi del ‟99” che al grido di “Savoia, Savoia”, su ordine del loro capitano, si erano lanciati all‟assalto degli Austriaci. Egli è stato uno dei tanti giovani soldati provenienti da tutta Italia, in genere poveri contadini, analfabeti, costretti a vivere e combattere sul Carso, sugli altopiani di Asiago, del Montello, del Grappa, del Montenero, ecc., dentro trincee, fra fango, pidocchi, freddo e neve, soggetti a subire ed a fare continui assalti. La trincea ha contribuito però anche a formare l‟unità spirituale degli Italiani, che pur in una lunga sofferenza, sospesa tra la vita e la morte, hanno cominciato a sentirsi fratelli, fossero del nord o del sud. Dopo la ritirata di Caporetto nel „17, dovuta ad incapacità dei comandanti, stanchezza dell‟esercito e desiderio di pace, dalla linea del Piave e del Grappa le forze italiane, guidate da un nuovo generale, Diaz, passarono alla controffensiva, travolgendo la resistenza nemica e costringendo le armate austriache alla ritirata definitiva. Nel „18, dopo la battaglia di Vittorio Veneto, Trento e Trieste furono liberate ed il 4 novembre fu annunciata la vittoria. L‟unificazione d‟Italia era conclusa: il Trentino ed il Friuli potevano unirsi al resto d‟Italia.

Studenti della classe II B - Scuola Secondaria di Primo Grado di Minerbe

Page 53: CELEBRAZIONE DEL 4 NOVEMBRE - icminerbe.gov.it novembre 2010.pdf · girardi eugenio 1886 goi carlo 1880 lauro ... de tomi mario filippini alessandro filippini lucindo franceschetti

LA PACE NON È UN’UTOPIA Molte cose nella storia possono cambiare. La schiavitù per esempio e la tortura sono state ritenute per lunghi anni inevitabili e fatali: al tempo dei Romani possedere uno schiavo, venderlo o comprarlo era considerato un diritto "naturale". Oggi la schiavitù e la tortura sono state bandite e chi le pratica lo fa di nascosto. Molti pensano che la guerra sia una fatalità, qualcosa di ineluttabile ed eterno, come un destino a cui prima o poi dobbiamo soccombere. Perché non credere invece che, come è stata abolita la schiavitù, così la guerra può essere fermata e sostituita con la contrattazione e la diplomazia internazionale? Chi crede nella pace dovrebbe lavorare perché la guerra diventi un ricordo del passato, anche se ciò può sembrare per il momento un'utopia. E‟ chiaro che per arrivarci dobbiamo compiere una trasformazione culturale profonda, che sostituisca una cultura della pace alla cultura della guerra. I motivi per cui si pensa che le guerre debbano esplodere sono di varia natura: ci sono le rivendicazioni territoriali, le dispute sui confini, le questioni religiose, le vendette storiche, le ragioni di mercato e di supremazia militare o politica, ma spesso sono solo dei pretesti che celano ragioni di rivalità politiche interne, odi irrazionali, debolezze da coprire con la creazione di un nemico esterno, questioni di volgare potere personale e interessi di classe…. Oggi le guerre riguardano sempre meno gli eserciti e sempre più i civili, che vengono sacrificati brutalmente per interessi che quasi mai li riguardano da vicino. Questa è un'aberrazione. A decidere la guerra sono i politici e i militari, ma poi chi muore sono soprattutto i civili, i deboli, i fragili, i bambini. Il che significa un attentato al futuro del mondo. Insomma cominciamo col dire che le guerre non sono eterne, che possono essere fermate se si crea una cultura della pace, regolata da un organismo internazionale che rappresenti realmente gli interessi di tutti i Paesi.

D. Maraini, La pace non è un'utopia, in I giorni di Antigone, Rizzoli

Studenti della classe III C - Scuola Secondaria di Primo Grado di Minerbe

Page 54: CELEBRAZIONE DEL 4 NOVEMBRE - icminerbe.gov.it novembre 2010.pdf · girardi eugenio 1886 goi carlo 1880 lauro ... de tomi mario filippini alessandro filippini lucindo franceschetti

SORRIDERE ALLA VITA

Sono andato soldato per difendere una patria

che ho sempre amato.

Vite spezzate, vite distrutte.

Anch'io ho pianto e sparato, amato e odiato.

Ero giovane, fiero e bello; ma son tornato stanco e affaticato.

Un bacio in fronte a mamma che mi aspettava e un bacio appassionato

all'amore che non mi ha lasciato. Giulia, alzando gli occhi al ciel, mi dice:

"E' arrivata alfin la pace..."

"Pace sì...ma la guerra mi ha lasciato il ricordo di chi se n'è andato!"

Non vorrei dimenticare, girare le spalle; ma ormai sono nonno bis:

sorridere devo alla vita, aprire gli occhi e andare avanti.

Battista Cherubini

Page 55: CELEBRAZIONE DEL 4 NOVEMBRE - icminerbe.gov.it novembre 2010.pdf · girardi eugenio 1886 goi carlo 1880 lauro ... de tomi mario filippini alessandro filippini lucindo franceschetti

Riflessioni sulla poesia “Sorridere alla vita” Noi ragazzi di IA della Scuola Secondaria di Primo Grado di Minerbe abbiamo riflettuto sul significato della poesia “Sorridere alla vita” di Battista Cherubini. Egli non è un autore famoso, ma un nonno, anzi un bisnonno, che ha vissuto da giovane l‟esperienza della guerra e che di tanto in tanto ricorda i tragici momenti di cui è stato protagonista. Per fortuna, accanto a sé ha i suoi nipoti, ed in particolare la piccola Giulia, che lo aiutano a guardare avanti, al futuro, nonostante lui stesso affermi a chiare lettere che non potrà mai girare le spalle a quello che nel passato è accaduto. Il messaggio che ne esce è però una brezza fresca di pace e di speranza che arriva proprio dagli affetti familiari. Qui di seguito ci sono alcuni dei nostri lavori. Questa poesia è stata scritta da Battista Cherubini, un uomo che ha conosciuto la guerra personalmente e ha avuto la fortuna di tornare a casa sano e salvo dai suoi familiari e dalla sua fidanzata. Da quello che dice, si capisce che a lui la guerra non è piaciuta per niente e che pensa sempre con tristezza a tante persone che sono morte. Sua nipote Giulia gli dice che adesso c‟è la pace, ma io credo che questo non sia del tutto vero perché la guerra c‟è ancora in molti Paesi del mondo. Anche mio nonno mi racconta spesso di quando era bambino, durante la Seconda Guerra mondiale, e della paura che le persone avevano soprattutto per i bombardamenti. Io penso che noi italiani di oggi siamo fortunati e spero di non dover mai conoscere una guerra.

Carlo Questa poesia ricorda le sensazioni di un uomo andato in guerra. Onorava la patria ed era molto spaventato. Mentre questa persona era in trincea, vedeva uomini, ragazzi, parenti, coetanei e molti altri che erano davanti all‟avanzata nemica. Piangendo e sperando, ha sofferto e, nello stesso tempo, ha amato. C‟è un verso che mi tocca l‟anima ed è «vite spezzate, vite distrutte», quindi, giovani morti. L‟autore era nel bel mezzo della giovinezza e, finita la guerra, è tornato a casa stanco e affaticato nel senso che viveva uno stato di morte, una morte interiore, non sopportava il ricordo di tutti i caduti e i feriti. Eppure, tornando, è sempre riuscito ad aprire gli occhi e ad andare avanti e, quando la sua nipotina Giulia gli ha chiesto se è arrivata alla fine la pace, lui ha risposto che la pace è giunta, ma la guerra gli ha lasciato un grande dolore.

Edoardo Leggendo questa poesia, mi ha colpito il fatto che l‟autore è andato in guerra con la sua giovinezza per difendere una patria che ha amato. Ha visto giovani uomini che combattevano, ma anche vite spezzate e vite distrutte. E‟ tornato stanco e affaticato, cioè ha visto ed è stato protagonista di disavventure. Al ritorno, perché finalmente è arrivata la pace, ha dato un bacio alla mamma e all‟amore della sua vita, che non lo hanno mai scordato. Ma la guerra gli ha lasciato il triste ricordo e lui non vuole dimenticare quello che è successo. Però, ormai, è bisnonno, quindi deve sorridere alla vita, aprire gli occhi e andare avanti. I nipoti fanno guardare al futuro il nonno e lo spingono a non pensare assiduamente al passato. Mi ha colpito il fatto che l‟autore prova tanto amore per la sua famiglia, però non riesce a scordare ancora ciò che ha vissuto.

Rachele

Page 56: CELEBRAZIONE DEL 4 NOVEMBRE - icminerbe.gov.it novembre 2010.pdf · girardi eugenio 1886 goi carlo 1880 lauro ... de tomi mario filippini alessandro filippini lucindo franceschetti

Questa poesia parla di un uomo che è andato in guerra per difendere la patria, ha visto vite spezzate e vite distrutte, dice che ha pianto, sparato, amato, odiato. E‟ tornato dalla guerra stanco e affaticato, ha dato un bacio in fronte alla sua mamma e un bacio appassionato al suo amore. Sono passati gli anni e Giulia, la sua nipotina, ha guardato in faccia suo nonno e gli ha detto, per rincuorarlo, che la pace è poi arrivata. Suo nonno le ha risposto che la pace è sì arrivata, però ha il ricordo di chi è morto in guerra. Aggiunge comunque che ormai è bisnonno e che deve sorridere alla vita e andare avanti. Io mi sono soffermato sui versi «Giulia, alzando gli occhi al ciel mi dice: “E‟ arrivata alfin la pace…”» perché mi fanno venire in mente la bandiera della pace e mi ricordano i racconti di mio nonno di fine guerra.

Matteo

In questa poesia l‟autore, Battista Cherubini, parla in particolar modo della seconda guerra mondiale in cui ha combattuto, ma allo stesso tempo ci spiega come sono le guerre in generale. Quando è andato in guerra, era fiero e bello e ci voleva andare per difendere la patria che amava molto. Di fronte aveva uomini che combattevano, perché volevano una fine ideale, c‟erano inoltre persone per terra morte e, nonostante fosse coraggioso e orgoglioso, vedendo i caduti, pensava che non ce l‟avrebbe fatta. Alla fine della guerra, vivo, tornò a casa e diede un bacio in fronte alla mamma ed uno appassionato alla moglie che non lo aveva mai lasciato. A distanza di anni, è ora nonno della nipotina Giulia che, vedendolo triste mentre ripensa al passato, gli ricorda che alla fine è arrivata la pace. Lui quindi dice che non vorrebbe dimenticare quanto ha visto, ma ormai è bisnonno e deve iniziare a sorridere alla vita. I versi che mi sono rimasti impressi sono «vite spezzate, vite distrutte» e «anch‟io ho pianto e sparato, amato e odiato».

Vittoria Vorrei parlarvi di una poesia molto bella che ha scritto un bisnonno alla sua nipotina che parla di una guerra a cui ha dovuto partecipare. Il testo poetico è molto commovente e mi hanno colpito molto l‟affetto, il dolore e la compassione con cui il nonno ha raccontato questa triste esperienza a Giulia, la sua nipotina, che lo guarda con gli occhi rivolti verso l‟alto e che lo ascolta. Le ha spiegato che è andato a fare il soldato per salvare la patria e voleva combattere fino alla fine; anch‟egli ha pianto, ma ha anche sparato, ha amato e ha odiato. Quando ho letto questa poesia, mi ha colpito molto il punto in cui l‟autore ha scritto «Pace sì…ma la guerra mi ha lasciato il ricordo di chi se n‟è andato!». Non vorrebbe mai girare le spalle al ricordo di quanto è accaduto, ma, allo stesso tempo, vuole essere in grado di sorridere alla vita e di andare avanti.

Vanessa

Page 57: CELEBRAZIONE DEL 4 NOVEMBRE - icminerbe.gov.it novembre 2010.pdf · girardi eugenio 1886 goi carlo 1880 lauro ... de tomi mario filippini alessandro filippini lucindo franceschetti

I BAMBINI GIOCANO

I bambini giocano alla guerra. E' raro che giochino alla pace

perché gli adulti da sempre fanno la guerra,

tu fai "pum" e ridi; il soldato spara e un altro uomo

non ride più. E' la guerra.

C'è un altro gioco

da inventare: far sorridere il mondo,

non farlo piangere.

Pace vuol dire che non a tutti piace

lo stesso gioco, che i tuoi giocattoli

piacciono anche agli altri bimbi

che spesso non ne hanno, perché ne hai troppi tu;

che i disegni degli altri bambini non sono dei pasticci;

che la tua mamma non è solo tutta tua; che tutti i bambini

sono tuoi amici.

E pace è ancora non avere fame

non avere freddo non avere paura.

Bertold Brecht

Page 58: CELEBRAZIONE DEL 4 NOVEMBRE - icminerbe.gov.it novembre 2010.pdf · girardi eugenio 1886 goi carlo 1880 lauro ... de tomi mario filippini alessandro filippini lucindo franceschetti

Riflessioni sulla poesia I bambini giocano. Noi ragazzi di IA della Scuola Secondaria Di Primo Grado di Minerbe abbiamo riflettuto sul significato della poesia “I bambini giocano” di B. Brechet, scegliendo liberamente di poterci esprimere realizzando o nostri commenti scritti, che mettessero in luce la tematica centrale del testo poetico, o disegni inerenti l„argomento, ovvero la pace. Qui di seguito ci sono alcuni dei nostri lavori. I bambini giocano alla guerra, è difficile che giochino alla pace; è un discorso di principio: con la guerra si è cattivi, con la pace si è tranquilli, così, nell‟imitare la guerra, i bambini vivaci si possono sfogare. Da sempre gli adulti non si sanno ascoltare e fanno la guerra per qualsiasi cosa, invece, i bambini, imitandoli, ignari del significato delle loro azioni, giocano con le armi-giocattolo sparandosi e fingendosi morti, ma, quando un soldato spara, non si ride, si piange per la perdita. E‟ la guerra, non si gioca, è una cosa seria! C‟è un altro gioco da inventare: un gioco che tenga uniti tutti i bambini, che sia di pace, non di guerra, c‟è da far sorridere il mondo, non farlo piangere. Pace vuol dire che tutti si sanno ascoltare, che a te piace quel gioco, ma un altro bambino è libero di pensarla diversamente, che a te piace qualcosa e ad un altro no; pace significa che tua mamma non è solo tua perché sei suo figlio o perché ne hai una devi fare il “super-egoista” e volerla solo per te. E la pace è ancora non avere problemi di fame, di sete, non avere paura di ciò che ti circonda.

Mattia Questa poesia parla della pace che dovrebbe esserci nel mondo tra tutti gli uomini. Quando i bambini giocano ad imitare i genitori, li mimano nello stirare, nel far da mangiare, ecc., ma li imitano anche nel fare la guerra. I bambini, quindi, giocano e fanno “pum” con i finti fucili e il compagno ride. Se questo si fa con le armi vere, “pum” lo fa il fucile, ma l‟altro, il mio vicino, non potrà più ridere. Questa è la guerra! C‟è qualcosa di meglio da fare: la pace! Pace vuol dire essere uniti e difendersi dalle persone che non la “rispettano”. Pace vuol dire stare insieme e rispettare delle regole, senza farsi del male. Pace vuol dire felicità tra amici, parenti, conoscenti e paesani.

Lorenzo La presente poesia spiega il comportamento di un adulto e il fatto che anche i suoi sbagli vengono imitati dai propri figli. Quando un bambino gioca alla guerra, su imitazione di quello che fanno gli adulti, fa finta di sparare e fa “pum” e si diverte, non rendendosi conto della situazione reale che comporta la guerra stessa. Invece, un gioco da mettere in pratica è far divertire il mondo, prendersi per mano ed aiutarsi. A volte la pace non vuol dire che se un altro bambino è di colore o è povero non si possa farlo giocare o non si possa accoglierlo in amicizia. Pace significa prendere in considerazione idee e proposte degli altri. Quando in Africa o in altri Paesi poveri si muore di fame, di freddo o per altre cause, perché non diamo loro una mano? Anche semplicemente regalando loro qualche indumento per noi vecchio; è così che si costruisce la pace!

Page 59: CELEBRAZIONE DEL 4 NOVEMBRE - icminerbe.gov.it novembre 2010.pdf · girardi eugenio 1886 goi carlo 1880 lauro ... de tomi mario filippini alessandro filippini lucindo franceschetti

A volte qualche bambino non ha chi lo coccola o lo accoglie, per questo dobbiamo essere sempre pronti a offrirgli qualcosa; spesso basta soltanto farlo partecipare ad un semplice gioco per renderlo felice. Se ci fosse la pace, il mondo sarebbe più sereno.

Edoardo

Page 60: CELEBRAZIONE DEL 4 NOVEMBRE - icminerbe.gov.it novembre 2010.pdf · girardi eugenio 1886 goi carlo 1880 lauro ... de tomi mario filippini alessandro filippini lucindo franceschetti

I SOLDATI ITALIANI CADUTI IN AFGHANISTAN

Sono oltre 3.500 i militari italiani impegnati in Afghanistan nella missione della Nato Isaf, una

missione di supporto al governo di quello Stato che opera sulla base di una risoluzione dell'ONU,

composta da una forza internazionale che impiega militari provenienti da una quarantina di

nazioni. I militari italiani diventeranno 4.000 entro la fine di quest'anno. Il Governo ha infatti

aderito alla richiesta della Nato di incrementare il contingente ed ha disposto l'invio di mille

uomini in più nel corso del 2010. Nel 2011, secondo quanto annunciato, dovrebbe iniziare la fase di

rientro. La quasi totalità degli Italiani si trova nella regione

occidentale del Paese: ad Herat, vi è la sede del Comando regionale

Ovest di Isaf. Sotto la responsabilità italiana c'è un'area grande

quanto il Nord Italia, composta dalle quattro province di Herat,

Badghis, Ghowr e Farah.

Per combattere il terrorismo e per aiutare la costruzione di un Paese

come l‟Afghanistan, trentaquattro militari italiani e centinaia e

centinaia di altri giovani provenienti da altri Stati occidentali hanno perso la loro vita. Sono andati

là con la consapevolezza del rischio che rappresentava la loro missione, ma con la convinzione che

si combatteva per un mondo senza una minaccia terroristica, per

difendere la libertà e i valori universali dell‟umanità che l‟occidente

ha scoperto e fondato la sua civiltà millenaria.

Il 9 ottobre di quest‟anno il numero dei soldati caduti in Afghanistan

è salito a 34 dall'inizio della missione Isaf, nel 2004. Di questi, la

maggioranza è rimasta vittima di attentati e scontri a fuoco, altri

invece sono morti in incidenti, alcuni anche per malore. In questo 2010 sono già dodici le vittime e

sono state nove lo scorso anno: gli ultimi due anni sono stati i più cruenti per gli Italiani.

Onore ai militari che hanno sacrificato la vita in Afghanistan dall‟inizio della missione italiana nel

2004, per tutti noi e per le future generazioni.

Page 61: CELEBRAZIONE DEL 4 NOVEMBRE - icminerbe.gov.it novembre 2010.pdf · girardi eugenio 1886 goi carlo 1880 lauro ... de tomi mario filippini alessandro filippini lucindo franceschetti

Ricordiamo i militari caduti dal 2004 al 2009:

Caporal maggiore GIOVANNI BRUNO - 3 ottobre 2004

Capitano di fregata BRUNO VIANINI - 3 febbraio 2005

Caporal maggiore capo MICHELE SANFILIPPO - 11 ottobre 2005

Tenente MANUEL FIORITO e maresciallo LUCA POLSINELLI - 5 maggio 2006

Tenente colonnello CARLO LIGUORI - 2 luglio 2006

Caporal maggiore GIUSEPPE ORLANDO - 20 settembre 2006

Caporal maggiori GIORGIO LANGELLA e VINCENZO CARDELLA - 26 settembre 2006

Agente Sismi LORENZO D'AURIA - 24 settembre 2007

Maresciallo capo DANIELE PALADINI - 24 novembre 2007

Maresciallo GIOVANNI PEZZULO - 13 febbraio 2008

Caporal maggiore ALESSANDRO CAROPPO - 21 settembre 2008

Maresciallo ARNALDO FORCUCCI - 15 gennaio 2009

Caporal maggiore ALESSANDRO DI LISIO - 14 luglio 2009

Tenente ANTONIO FORTUNATO, Sergente Maggiore ROBERTO VALENTE, Primo caporal

maggiore MATTEO MUREDDU, Primo Caporal Maggiore GIANDOMENICO PISTONAMI,

Primo Caporal Maggiore MASSIMILIANO RANDINO, Primo Caporal Maggiore DAVIDE

RICCHIUTO - 17 settembre 2009

Caporal maggiore ROSARIO PONZIANO - 15 ottobre 2009

Ricordiamo, e siamo vicini alle loro famiglie, i caduti di quest‟ultimo anno:

Agente Aise PIETRO ANTONIO COLAZZO - 26 febbraio 2010

Sergente MASSIMILIANO RAMADÙ e caporalmaggiore LUIGI PASCAZIO - 17 maggio 2010

Caporal maggiore scelto FRANCESCO SAVERIO POSITANO - 23 giugno 2010

Capitano MARCO CALLEGARO - 25 luglio 2010

Primo maresciallo MAURO GIGLI e caporal maggiore capo PIERDAVIDE DE CILLIS - 28 luglio

2010 Tenente ALESSANDRO ROMANI - 17 settembre 2010

Primo caporalmaggiore GIANMARCO MANCA, Primo caporal maggiore FRANCESCO

VANNOZZI, Primo caporal maggiore SEBASTIANO VILLE, Caporal maggiore MARCO PEDONE

- 9 ottobre 2010.

Onore a tutti gli eroi della pace!

Studenti della classe IA - Scuola Secondaria di Primo Grado di Minerbe

Page 62: CELEBRAZIONE DEL 4 NOVEMBRE - icminerbe.gov.it novembre 2010.pdf · girardi eugenio 1886 goi carlo 1880 lauro ... de tomi mario filippini alessandro filippini lucindo franceschetti

SE BASTASSE UNA CANZONE “Se bastasse una canzone” il brano scelto di Eros Ramazzotti ci ha fatto pensare ad un mondo migliore, un mondo senza stragi, senza guerre, dove tutti aiutano gli altri e dove nessuno è discriminato… ci piacerebbe che questo potesse essere vero e che ognuno di noi potesse iniziare nel suo piccolo a contribuire, con il suo atteggiamento di apertura verso gli altri, a migliorare almeno il mondo intorno a sé. Se bastasse una bella canzone

a far piovere amore

si potrebbe cantarla un milione

un milione di volte

bastasse già

bastasse già

non ci vorrebbe poi tanto

a imparare ad amare di più.

Se bastasse una vera canzone

per convincere gli altri

si potrebbe cantarla più forte

visto che sono in tanti

fosse così fosse così

non si dovrebbe lottare

per farsi sentire di più.

Se bastasse una buona canzone

a far dare una mano

si potrebbe trovarla nel cuore

senza andare lontano

bastasse già

bastasse già

non ci sarebbe bisogno

di chiedere la carità.

Dedicato a tutti quelli che

sono allo sbando,

dedicato a tutti quelli che

non hanno avuto ancora niente

e sono ai margini da sempre.

Dedicato a tutti quelli che

stanno aspettando

dedicato a tutti quelli che

rimangono dei sognatori

per questo sempre più da soli.

Se bastasse una grande canzone

per parlare di pace

si potrebbe chiamarla per nome

aggiungendo una voce

e un'altra poi e un'altra poi

finché diventa di un solo colore

più vivo che mai.

Dedicato a tutti quelli che

sono allo sbando,

dedicato a tutti quelli che

hanno provato ad inventare

una canzone per cambiare;

dedicato a tutti quelli che

stanno aspettando,

dedicato a tutti quelli che

venuti su con troppo vento

quel tempo gli è rimasto dentro.

(dedicato a tutti quelli che)

in ogni senso

hanno creduto, cercato e voluto

che fosse così.

Che fosse così.

Hanno creduto, cercato e voluto

che fosse così.

Page 63: CELEBRAZIONE DEL 4 NOVEMBRE - icminerbe.gov.it novembre 2010.pdf · girardi eugenio 1886 goi carlo 1880 lauro ... de tomi mario filippini alessandro filippini lucindo franceschetti

ALLEGATI

IL TRICOLORE Il tricolore fu reso universale a Reggio Emilia il 7 gennaio 1797, dai deputati delle popolazioni di Bologna, Ferrara, Modena e Reggio Emilia. In realtà i primi ad ideare la bandiera nazionale furono due patrioti e studenti dell‟Università di Bologna, Luigi Zamboni di Bologna e Gianbattista De Rolandis, originario di Castell‟Alfero (Asti): essi nell‟autunno del 1794 unirono il bianco e il rosso delle rispettive città al verde, colore della speranza. Il 2 giugno 1946 nasce la Repubblica Italiana. Il cambiamento istituzionale al vertice dello Stato determina il cambiamento della foggia della bandiera nazionale. Il 13 giugno 1946, Umberto II di Savoia lascia l‟Italia e il 19 giugno, il Presidente del Consiglio dei Ministri, Alcide De Gasperi, come capo provvisorio dello Stato, firma il decreto legislativo presidenziale n. 1:“fino a quando non venga diversamente deliberato dall‟Assemblea Costituente, la bandiera nazionale è formata da un drappo rettangolare, distinto verticalmente in tre sezioni uguali, rispettivamente di colore verde, bianco e rosso. Il drappo deve essere alto due terzi della sua lunghezza, ed i colori verranno distribuiti nell‟ordine anzidetto, in guisa che il verde sia aderente all‟inferitura”. Il 17 gennaio 2003 vengono definiti ufficialmente i colori della bandiera italiana che si basano sulla scala Pantone1: il verde prato brillante (18-5642TC), il bianco latte (11-4201TC) e il rosso pomodoro (18-1660TC). L’EMBLEMA DELLO STATO ITALIANO Con la nascita della Repubblica Italiana si manifesta anche l‟esigenza di adottare un nuovo emblema. Con Decreto legislativo del Presidente della Repubblica viene stabilito che:“l‟emblema dello Stato, approvato dall‟Assemblea Costituente con deliberazione del 31 gennaio 1948, è composto di una stella a cinque raggi di bianco, bordata di rosso, accollata agli assi di una ruota di acciaio dentata, tra due rami di olivo e di quercia, legati da un nastro rosso, con la scritta di bianco in carattere capitale Repubblica Italiana”. Significato dei simboli presenti nell’emblema dello stato italiano Ulivo: è un simbolo di pace, richiama l‟art. 11 della Costituzione in cui è scritto: “l‟Italia ripudia la guerra, come strumento di offesa….” Quercia: simboleggia la forza e la dignità del popolo italiano Ruota: la ruota dentata simboleggia il lavoro e richiama l‟art. 1 della Costituzione: “L‟Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro” Stella: in generale è il simbolo del progresso spirituale; nelle antiche rappresentazioni, l‟Italia era rappresentata come una donna sul cui capo splendeva una stella

1 Pantone Inc., compagnia americana con sede a Carlstad, New Jersey, nota per aver ideato l‟omonima scala

di colori spesso usata nell‟industria grafica , fu fondata nel 1962 da Lawrence Herbert, amministratore e presidente. Nota come fornitrice di carte colorate per l‟industria cosmetica, già nel 1963 ha prodotto la prima scala colore. Attualmente la Pantone produce la famosa scala dei dispositivi per il riconoscimento dei colori e per la composizione degli stessi attraverso la miscelazione dei colori primari.

Page 64: CELEBRAZIONE DEL 4 NOVEMBRE - icminerbe.gov.it novembre 2010.pdf · girardi eugenio 1886 goi carlo 1880 lauro ... de tomi mario filippini alessandro filippini lucindo franceschetti

LA BANDIERA ITALIANA La bandiera della repubblica è il simbolo della patria. La concessione della bandiera da parte della Presidenza della Repubblica, decretata con apposito provvedimento, è titolo onorifico per l‟azione svolta ed è simbolo di onore e di unità. Le medaglie e le onorificenze elargite sono apposte sulla bandiera stessa. Le bandiere nazionali delle Forze armate dello Stato si chiamano “Bandiere militari”. La bandiera da combattimento affidata ad una unità militare è, inoltre, il simbolo dell‟onore dell‟unità stessa nonché delle sue tradizioni, della sua storia, del ricordo dei suoi caduti. Essa va difesa fino all‟estremo sacrificio. Alla bandiera vanno tributati i massimi onori.

(Decreto del Presidente della Repubblica, 18 luglio 1986, n. 545)

L’ESPOSIZIONE DELLA BANDIERA Dato il valore della bandiera nazionale, anche per la sua esposizione, vi sono leggi dello Stato che ne codificano le modalità:

1. Legge 05.02.1998, n. 22 "Disposizioni generali sull'uso della bandiera della Repubblica italiana e di quella dell'Unione europea",

2. DPR 07.04.2000, n. 121 "Regolamento recante disciplina dell'uso delle bandiere della Repubblica italiana e dell'Unione europea da parte delle amministrazioni dello Stato e degli enti pubblici”,

3. dPCM 14.04.2006 "Disposizioni generali in materia di cerimoniale e di precedenza tra le cariche pubbliche".

"La bandiera della Repubblica italiana è il Tricolore: verde, bianco e rosso a tre bande verticali di eguale dimensione" 2. Secondo il regolamento sopra citato la bandiera italiana e la bandiera europea devono essere di uguali dimensioni e materiale e vanno esposte affiancate su aste o pennoni posti alla stessa altezza. Le dimensioni sono stabilite dalla norma:

1. per le bandiere esposte all'interno: 150x100 cm e l´asta deve essere alta 250 cm., 2. per le bandiere esposte all'esterno: 450x300 cm oppure 300x200.

L'asta da balcone deve essere lunga 4 metri, l'asta da terra deve essere lunga invece 8 metri. La bandiera nazionale è alzata per prima ed ammainata per ultima ed occupa il posto d‟onore, a destra o, qualora siano esposte bandiere in numero dispari, al centro. Ove siano disponibili tre pennoni fissi e le bandiere da esporre siano due, è lasciato libero il pennone centrale. La bandiera europea anche nelle esposizioni plurime occupa la seconda posizione. In segno di lutto le bandiere esposte all‟esterno sono tenute a mezz‟asta. Possono adattarsi all‟estremità superiore dell‟inferitura due strisce di velo nero. All‟interno delle scuole le bandiere nazionale ed europea, di uguali dimensioni e materiale, sono esposte su aste poste a terra alle spalle ed in prossimità della scrivania del titolare dell‟ufficio. La bandiera nazionale prende il posto d‟onore a destra o al centro. Nel caso di convegni, incontri e manifestazioni internazionali, o di visite ufficiali di personalità straniere, all‟esterno e all‟interno degli edifici pubblici si espongono bandiere di Paesi stranieri.

2 Articolo 12 della Costituzione italiana

Page 65: CELEBRAZIONE DEL 4 NOVEMBRE - icminerbe.gov.it novembre 2010.pdf · girardi eugenio 1886 goi carlo 1880 lauro ... de tomi mario filippini alessandro filippini lucindo franceschetti

Esiste una etiquette per l'esposizione della propria bandiera nazionale rispettata dalla maggior parte dei paesi:

1. La bandiera viene esposta dall'alba al tramonto, ma non in caso di tempo inclemente. L'esposizione notturna ne è consentita purché ben illuminata.

2. La bandiera viene alzata vivacemente ed abbassata con solennità. 3. La bandiera viene sempre usata in modo dignitoso. Non deve mai toccare il suolo né

l'acqua. Non deve mai essere portata sostenuta piatta o orizzontalmente, ma sempre in alto e libera di sventolare naturalmente. Mai usata come copertura di tavoli o sedute o come qualsiasi tipo di drappeggio. Mai usata come involucro per qualsiasi oggetto da contenere, trasportare o spedire.

4. La bandiera nazionale non può mai essere esposta in posizione inferiore ad altre rispetto alle quali deve bensì occupare la posizione privilegiata. Tutte debbono essere issate su un proprio pennone e tutti della stessa altezza. Le bandiere devono avere tutte la stessa dimensione o almeno la stessa larghezza ed essere issate tutte alla stessa altezza. Le altre bandiere nazionali devono susseguirsi in ordine alfabetico come istituito dal linguaggio locale.

5. Quando le bandiere sono due esposte accoppiate, quella nazionale occupa la posizione di sinistra rispetto all'osservatore. Lo stesso deve risultare anche qualora si usasse incrociare le aste.

6. In una esposizione di tre bandiere in linea, quella nazionale occupa la posizione centrale.