“Cavallino Rosso” - Città di VIGONE - sito ... · climatizzatore automatico sensori...

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M. BARETTA . “Cavallino Rosso” Olio su tavola 24x30 cm. - 1978 Distribuzione gratuita Spedizione in abbonamento postale 70% Filiale di Torino ANNO 20 - Numero 4 - Dicembre 2006

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- ORARIO DI RICEVIMENTO DEGLI AMMINISTRATORI -

Ambrosio Bernardino (Sindaco): Urbanistica. Edilizia privata: Agricoltura, giovedì - sabato ore 10-12.Bertello Avv. Ugo (Vicesindaco): Affari generali, Legali, Relazioni esterne: giovedì 10-12 o su appuntamento.

Darò Antonio (Assessore): Bilancio, Commercio, Artigianato ed Associazioni: sabato 9-11 o su appuntamento. Peretti Aldo (Assessore); Agricoltura e Ambiente; giovedì 10-12.

Bertero Antonio (Assessore): Lavori pubblici; Viabilità, su appuntamento telefonico.Bossolasco Luigi (Assessore); Istruzione, Cultura, Assistenza, Ciss: giovedì - sabato 9-11 o su appuntamento.

Corongiu Carlo (Assessore); Sport, Tempo libero: giovedì 10-12 o su appuntamento.

(Consiglieri) lista La Rotonda, Restagno Claudio, Montù Stefano, Grella Michelangelo, su appuntamento telefonico.

(Consiglieri) lista // Campanile, Viotto Bartolomeo, Dellacroce Pietro Paolo, su appuntamento telefonico.

- N U M E R I U T I L I -

Biblioteca comunale “Luisia”. tel. 011 9801243. - E-mail: [email protected] al pubblico: lunedì 15-17: martedì ore 14,30-18,30: mercoledì ore 10,00-12,00;giovedì ore 10-12 e 14,30-17,30; venerdì e sabato chiuso. Responsabile signora Lucilla Grill.Assistente sociale (presso il Distretto, telefono 0121 235930) :apertura al pubblico giovedì ore 8,30-12; al pomeriggio riceve su appuntamento.ASL Distretto n. 3: apertura al pubblico: lunedì e giovedì ore 8,30-12; martedì e mercoledì ore 14-15,30; venerdì ore 8,30-11.telefono 0121 235925.Cimitero Comunale: Orario estivo apertura al pubblico: ore 8-18 feriali e festivi: chiuso il lunedì. - Da ottobre orario invernale: 8,30-17,00

Apertura al pubblico degli Uffici comunalidal lunedì al venerdì ore 9-13 e 14-15;sabato chiuso

lunedì, martedì, mercoledì ore 9-13 e 15-16giovedì ore 8.30-13 e 17,30-19venerdì ore 9-13. Sabato chiuso.

dal lunedì al venerdì ore 9 alle ore 13.al pomeriggio dal lunedì al giovedì dalle 14 alle 15.il venerdì pomeriggio e sabato chiusi.

Tel.: 011-9803111

Fax: 011-9802381 [email protected]

Anagrafee Stato Civile

SegreteriaRagioneriaPersonale tecnico

ServizioArchivistico

UfficioTributi

PoliziaMunicipale

Ufficio TecnicoEdilizia privata

Protocollo dal lunedì al venerdì ore 10,30-12,30 IIIº pianoLa corrispondenza recapitata a mano dagli interessati oltre l’orario di apertura dell’ufficiopuò essere consegnata all’ufficio di competenza, che vi appone il ‘visto di arrivo’ conl’indicazione della data.E’ possibile rivolgersi al Servizio Archivistico (tel. 011-9803118) nel secondo giornosuccessivo alla consegna per conoscere il numero di protocollo che è stato assegnato aldocumento

Archivio (storico e deposito) dal martedì al giovedì ore 8,30-10 IIIº pianoLa consultazione si effettua previo appuntamento telefonando al n. 011-9803118 (eventuali derogheall’orario saranno prese in considerazione in base alle esigenze dei singoli utenti)

rivolgersi alla Sig.ra Daniela Sito

Tel. e fax: 011 9809130: per urgenze 335 [email protected](per comunicazioni ed esposti)

giovedì ore 8,30-13 e 17,30-19

dal lunedì al venerdì ore 9-12.

lunedì dalle ore 14 alle 16giovedì dalle ore 9 alle 12

L’anno del Selve

U n cavallino rosso, pittura in olio di Baretta, domina l'ul-tima copertina dell'anno duemilasei. Il tempo è ineso-rabile ma le cose fatte bene rimangono. Quelle fatte male

si possono sempre correggere o, semmai, evitare di ripetere.In redazione il lavoro è stato intenso, profìcuo ed appagante eper questo ringrazio chi ha collaborato dentro e fuori.

I numerosi articoli pervenuti, sempre curiosi ed interes-santi, hanno contribuito ad arricchire un trimestrale che ha untaglio informale ma elegante al tempo stesso. Spero di avertrasmesso sufficiente entusiasmo, di aver lasciato le traccedi una buona informazione e di trasparenza. Il cavallino rossodi Baretta appare indomabile, energico. Mi aspetto un annoduemilasette così. L'anno che verrà sarà quello del Teatro Baudidi Selve e la città di Vigone in particolare, con il fìtto tessutoassociativo che la compone, si presenterà compatta al co-spetto di questa nuova “cattedrale della cultura”.

Sarà importante promuovere le attività musicali, teatrali eculturali all'intemo di questo gioiello architettonico, ma saràaltrettanto necessario dare al Teatro Baudi di Selve un ruoloimportante sul territorio.

Bisognerà sfruttare l'entusiasmo che verrà nei giorni del-l'inaugurazione per attrarre giovani musicisti, compagnie tea-trali giovanili, giovani artisti di strada. Insomma, la “cattedra-le” c'è ed è bellissima, i visitatori non mancheranno sicura-mente e, proprio per questo, le Associazioni dovranno dareun qualcosa in più per rendere un momento importante, qualel'inaugurazione, assolutamente indimenticabile.

Indubbiamente, sarà necessario "investire" in denaro, inrisorse umane e soprattutto in "buongusto". Alla città di Vigo-ne tutto questo non manca e, se posso esprimere un parere,non sempre il denaro è sinonimo di buongusto. L' esperienzami ha insegnato che tutto ciò che nasce da un progetto validoe lungimirante è inevitabilmente destinato a crescere. Ho alle-stito spettacoli teatrali popolari con poco, abbozzando co-stumi con l'aiuto di amici generosi ed appassionati.

Eppure, questo teatro “povero” è cresciuto. Dal Castello diVirle alle piazze di Vigone, è finito al Teatro Nuovo di Torino ed alTeatro "Municipale" di Casale Monferrato. C'è sicuramente unsegreto: l'energia positiva dei giovani, cheentusiasmano e si entusiasmano. Le ideepurtroppo, o per fortuna, non si possonoacquistare. Va da sé che spesso, le mi-gliori, per essere realizzate costano pa-recchio e così rimangono dei sogni in at-

tesa di essere realizzati. Allora il "gatto si morde la coda"? Nonproprio; credo ci sia la possibilità di intraprendere una stradadi mezzo, un compromesso tra sogno e realtà.

Il Teatro Baudi di Selve potrebbe diventare la nostra "fab-brica delle idee". Un contenitore di risorse umane, individuatenelle varie associazioni vigonesi, dove chi "pensa" dovrà an-che cercare di "fare". Pensare che tutto questo possa bastareper sostenere una stagione teatrale a certi livelli non è corret-to. Servono degli organismi estemi di natura professionistica(compagnie teatrali o fondazioni culturali regionali, etc.) chepossano avviare in modo professionale la stagione e, nel con-tempo, incoraggiare le "idee della nostra fabbrica ", eventual-mente sostenerle in modo concreto, coinvolgendo nei loro pro-grammi e tabelloni le compagnie amatoriali locali.

Mi piace sognare; questo è un difetto incorreggibile e, am-mirando ancora il cavallino rosso di Baretta, che sembra ab-barbicarsi al cielo, lo immagino impresso sul fondale presti-gioso del Teatro Baudi di Selve, mentre in sala, tra gli applau-si, nasce un nuovo anno. Auguri!

Ivano Arena

NOTA CORRETTIVA

Su “Informa Vigone” di Settembre2006 a pagina 14 prima colonna,rigo 19 è scritto: Sindaco VittorioVincenzo SCARDI: il nome correttoè: Vittorio Vincenzo SOARDI.

Teatro Baudi di Selve

La Redazione di

augura ai lettori

un Buon Nataleed un sereno

Anno Nuovo

Ringraziando per il grandeafflusso di articoli pervenuti,

la Redazione si scusaper la mancata pubblicazione

di alcuni,causa carenza di spazio.

Si provvederà a pubblicarlisul prossimo numero

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INFORMAZIONI ON LINE

COMUNE DI VIGONE

INFORMA VIGONE

www.comune.vigone.to.it

[email protected]

Numeri telefonici del Comune di Vigone

UFFICIO NOMEDIPENDENTE

NUMERO PER LECHIAMATEESTERNE

Scarafia Aldo 011.980.31.13

Tel. 011.980.31.01

Fax 011.980.31.02

Sito Daniela 011.980.31.09

Partiti Piera 011.980.31.08

Razetto Renata 011.980.31.14

011.980.31.15

011.980.31.16

011.980.31.17

Passadore Maria 011.980.31.10

Dinato Daniela 011.980.31.18

Donalisio Rita 011.980.31.12

Dr. Caffer Ezio 011.980.31.07

011.980.31.11

011.980.31.03

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Ruata Silvia

Maria GraziaMainardi

Druetta Mario

Gallo Lucia

Invito ai lettoriInforma Vigone è aperto ai contributo dì tutti i lettoriGli articoli dovranno pervenire firmati al Comitato di Reda-zione, presso il Comune, entro il 7 Marzo 2006 per il nu-mero in uscita a Aprile.Per chi lo può utilizzare, si prega di inviare gli elaboratiall’indirizzo e-mail:

E-mail: [email protected]

ORARI ISOLA ECOLOGICA

MARTEDI: 14,00 - 17,00

GIOVEDI: 09,00 - 12,00

SABATO: 14,00 - 17,00

SERVIZIO PUBBLICHE

AFFISSIONI

II servizio di affissione è svolto da persona-le comunale. Si prega di rivolgersi all’ufficioaffissioni: Palazzo Comunale 1º piano; incari-cato sig. Aldo Scarafìa; telefono 0119803113.

Oppure all’ufficio vigili:0119803103 - 9809130;nei seguenti giorni:lunedì - mercoledì - venerdìdalle ore 8,30 alle ore 10,30.

In mancanza dell’incaricato rivolgersi all’uffi-cio vigili.

Trimestrale di informazionedell’Amministrazione Comunale

Anno 20 - nº 4 - Dicembre 2006Aut. Tribunale di Cuneo n° 388 del 29/4/87

Direttore Responsabile: Luca NotaDirettore: Ivano Arena

Comitato di Redazione:Cristina Cappelletti, Ada Dovio,

Luigia Ferrero, Giovanni MarchisoneValeria Primo (rappresentante dei giovani)

Direzione:Vigone, Palazzo Comunale, tel. 0119803111.

Progetto grafico, impaginazione, pubblicità e stampa,gTgrafica - Virle P.te (To)

Tel. e fax 011.9739444E-mail: [email protected]

Le Lettere al Direttore, gli articoli dei gruppi politiciconsiliari, nonché quelli firmati, rispecchiano unicamente

e responsabilmente il pensiero dei loro estensori.

La consuetudine di porgerci gli au-guri sotto le feste ha di buono cheobbliga tutti, anche chi è più ri-

servato o è solito pensare soltanto a se

stesso, ad aprirsi agli altri ed ad espri-

mere l'intento, non soltanto formale, di

desiderare il bene altrui.

E' così che, almeno una volta l'anno,

dobbiamo rifare l'elenco, se non lo ser-

biamo un anno per l'altro, ed iniziare il

giro delle telefonate d'augurio ai paren-

ti, agli amici, ai conoscenti a cui dob-

biamo rispetto, o qualcosa di più. C'è

anche chi manda il biglietto. In Comune

arrivano, sotto le feste di Natale, chilo-

grammi di biglietti d'auguri, che sono

visti uno per uno ma poi raccolti in un

apposito contenitore per essere desti-

nati, qualche giorno dopo le feste, al ma-

cero. Anche questo è Natale!

Ma il Natale dovrebbe soprattutto

essere la Speranza che rinasce, la Vita

che si rinnova, la Gioia nel cuore. Il Na-

tale, che arriva al termine dell'anno e

porta con sé qualche giorno di riposo,

dovrebbe essere un momento di rifles-

sione per rifare i conti con la vita, per

vedere se il tiro è giusto, se i conti tor-

nano, se si è fatto abbastanza per chi

ci sta vicino o per chi in qualche modo

dipende dal nostro operare. E' il momen-

to in cui dobbiamo chiederci se e dove

abbiamo sbagliato, se potevamo o pos-

siamo fare di più e meglio; quali sono le

prospettive.

Se in questi

giorni ampliamo lo

sguardo al mondo

che ci circonda,

con i tempi che cor-

rono ed i problemi

che incombono,

non possiamo sta-

re molto allegri. Ma

se ci confrontiamo,

come c'insegnava-

no una volta, con chi sta peggio di noi,

possiamo dire che poteva andarci mol-

to peggio.

Se in questi giorni pensiamo alla no-

stra Città, dobbiamo augurarci che si

creino ulteriori condizioni di crescita,

non soltanto nell'economia e nei posti

di lavoro, a favore soprattutto dei gio-

vani, ma anche nella capacità della gen-

te di condividere le esigenze di chi ha

più bisogno, altrimenti si ritorna indie-

tro.

Auguriamoci di andare avanti.

Dino AMBROSIO

AUGURI DI BUON NATALE

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A Black Christmas

Nairobi, 23 dicembre. Dan guarda fuori dalla fine-stra, il sole splende spazzando via le nuvole dell’ultimo acquazzone. Due giorni a Natale. Lui ado-

ra quella festa, prendere quel treno per raggiungere ilpapà, attraversare migliaia di chilometri, un caleidosco-pio di paesaggi e di colori diversi, guardare il sole sor-gere da quei finestrini e finalmente arrivare a casa. Ad-dobbare il piccolo salotto con le palle di vetro, con lecartoline degli anni passati.

Non ci sarà l’albero, non l’hanno mai avuto, perchécosta troppo, ma non importa.

Gli piace trascorrere la sera del 24 seduto in terraaccanto alla mamma, guardando in televisione il “Whi-te Christmas”, gli abeti illuminati, le luci, i pacchettiscintillanti.

Cosa non darebbe per vivere un Natale cosi, persognare anche lui di incontrare Babbo Natale, per sen-tire che gusto ha la neve fredda sulla lingua, per farefinalmente un pupazzo di neve. In fondo prova invidiaper tutti quei bambini che possono giocare davanti alcamino, indossare quegli strani cappotti, quei berretticol pon pon…fuori ci sono 38 gradi…

Prima di andare a dormire guarderà sulla sedia ilsuo abito migliore, già pronto per l’indomani mattina. Siandrà tutti insieme dal fotografo per immortalare que-sto giorno e poi finalmente a casa per il pranzo…riso,verdure, non panettoni ma macedonie di frutta per des-sert.

Non ci saranno pacchetti ad aspettarlo, ma divideràcon i fratelli le poche cose che i suoi genitori sono riu-sciti ad acquistare..scarpe, qualche vestito, matitecolorate. Ma per lui quei doni avranno la stessa impor-tanza di una play station, di un cellulare nuovo, di ungiubbotto alla moda.

La tradizione vuole che il giorno dopo il Natale siaquello dedicato all’apertura dei doni, quando si va tuttiinsieme nel centro di Nairobi, simbolo dell’indipenden-za del Paese, e si festeggia in compagnia della famigliae dei parenti venuti da lontano.

Lì, sulle sponde di un lago, assaporando un “ugali”insieme alla sua famiglia, Dan non penserà più ai bam-bini che ha visto in TV, circondati dai loro luccicantigiocattoli nuovi, non si chiederà più se loro davvero sonopiù fortunati di lui..ma siamo sicuri che lo siano davve-ro?

Un sereno Natale a tutti..o meglio.. Krismasi Njema…

Alessia Pautasso

Testimonianzadi un ragazzino

della V elementare

Siamo verso la metà di un lontano Dicembre: la neve scen-de abbondante, gli spalatori sono all’opera. I padronidei carri a due ruote detti “tumbarei”, che hanno la pos-

sibilità di ribaltare la neve, sono invitati con il cavallo per iltrasporto.

In via Aie Nuove (oggi via Mons. Ressia), lungo la bialeradel Ronco, ci sono delle acacie (gagie) dove vengono appog-giate delle travi che fanno da freno al ribaltamento dei carri.

Le persone per Vigone camminano in fretta, le donne im-baccuccate sotto lo scialle e la cravatta “a quattro giri” attor-no al collo, gli uomini col mantello, cappello e i mandolini pienidi paglia ai piedi, si salutano dicendo: “Neve dicembrina a tremesi confina”. Ma in un batter d’occhio si sentono suonare lecampane a festa alle tre chiese: S. Caterina per la messadelle 6.30, al Gesù per le 8.00 e a S. Bernardino per le 8.30,mentre a S. Maria del Borgo per le 20.30.

Tutti partecipano nell’esclamare: “Incomincia la Novena delS. Natale”. Le Chiese sono gremi-te; il canto delle Profezie accom-pagnate dal suono dell’organo, ilprofumo d’incenso, creano in ognipersona la fantasia di ritornarefanciulli, anche ai meno sensibi-li, assorti in altri pensieri.

Per noi ragazzini, per qual-che giorno si continua a fre-quentare la gelida chiesa delBorgo e le fanciulle quella diS. Bernardino, più piccolama non per questo menofredda che, col suono della sua campana delle 12.30, dal pri-mo giorno di Avvento, ci invita sino alle 13.45 per il Catechi-smo con la Dottrina Cristiana, libro di classe per i CatechismiParrocchiali, Associazione dei Parroci di Torino.

Dopo di corsa a scuola sino alle 16.00.Qualche giorno prima del S. Natale, tutti in S. Bernardino a

sentire i voti dalla voce del Teol. Giovanni Gerbino, col Suoritornello: “Promosso ma sempre con l’obbligo”.

A scuola si ritirano i non pochi compiti delle vacanze: gliinsegnanti sono molto generosi, una visita al grande Presepenell’Aula Magna, e via di corsa, ma una fermata è d’obbligo,per sentire il suono delle cornamuse che sono come le rondi-ni, ritornano tutti gli anni sempre alla stessa data. Ma con ilpensiero ai compiti da svolgere non sono vacanze di Natale!

Francesco Nasi

Storia della Mascalcia: dai Celti a Pinerolo

Non si sa di preciso dove, quan-do e chi per primo iniziò a ferra-re i cavalli, ma reperti archeo-

logici provano che già nel V secolo a.C. iCelti usassero proteggere gli zoccolidelle loro cavalcature con ferri applicatimediante chiodi. I ferri presentavano unbordo smerlato ed erano fissati con chio-di dal gambo rotondo e testa ovale.

I Romani e i Greci, come si può desu-mere dai loro trattati militari e di veteri-naria, non conoscevano la ferratura:molto probabilmente, in caso di neces-sità usavano degli stivaletti in pelle percontenere gli impiastri medicamentosie, per muoversi su terreni particolarmen-te sconnessi, utilizzavano "l'ipposanda-lo" o "solea ferrea". L'ipposandalo era unapiastra di ferro con i bordi rialzati e ungancio davanti e uno dietro che servi-vano per assicurarlo al piede del caval-lo mediante legacci di cuoio. Questa"scarpetta" non era ovviamente adattaper lunghe marce, tanto meno consen-tiva andature veloci.

Quando i Romani occuparono i terri-tori dei Celti, appresero le loro tecnichedi ferratura e cominciarono a migliorarlee a renderle più funzionali, elaborandoferri dai bordi lisci, da fissare con chiodia testa e gambo quadrato.

Durante il Medioevo, con l'avventodella cavalleria pesante, la ferratura, equindi la figura del maniscalco, diven-nero sempre più importanti e specializ-zati tanto che presso la corte di CarloMagno gli scudieri dovevano, tra le al-tre cose, saper ferrare anche i cavalli.Dal 1200 in avanti cominciano a com-parire i primi trattati di mascalcia e lerelative polemiche tra gli autori sul modomigliore per regolare le unghie, i tallonie la suola dei cavalli; contemporanea-mente vengono pubblicati anche tratta-ti sull'anatomia e le malattie delle zam-pe e i possibili rimedi.

Per molti secoli il maniscalco si oc-cupò non solo delle estremità dei caval-li, ma anche della sua salute in genera-le, fino a quando, nel 18° secolo, in Fran-cia venne aperta la prima scuola di ve-terinaria delineando così due figure pro-

fessionali ben distinte e specializzate:una si sarebbe interessata delle tera-pie, l'altra delle ferrature. Col tempo ognipaese sviluppò, all'interno delle botte-ghe, il proprio sistema di ferratura adat-tandolo alle varie razze di cavallo e i lororelativi impieghi, in stretta relazione coni diversi tipi di clima e morfologia delterritorio. Con l'Unità d'Italia si avvertìl'esigenza di uniformare questi sistemie, nel 1878, a Pinerolo venne fondata laScuola Militare di Mascalcia alle dipen-denze della Scuola di Cavalleria. Ognianno, al termine del corso, venivano trat-tenuti alle armi i dieci migliori allievi, inmodo da assicurare un elevato standardqualitativo per l'istruzione delle nuoveleve ed è da questo "giro di eccellenza"che è stato "forgiato" il Maresciallo Vin-cenzo Blasio, classe 1942, ultimo rap-presentante di sette generazioni di ma-niscalchi campani, Istruttore Titolare dal

'74 al '95 presso la Scuola di Pinerolo.La giornata lavorativa alla Scuola,

racconta il Maresciallo, inizia presto: alle7.30 tutti in mascalcia, un'ora di teoriae poi via sulle incudini con l'istruttorefino alle 10.30; pulizie e poi lezioni dipodologia o ippologia. Nel pomeriggiopulizia cavalli e poi di nuovo alle incudi-ni per finire i lavori.

E alla fine dell'anno, terminato il cor-so e ottenuto il diploma, non ci si puòconsiderare "maniscalchi finiti": bisognaessere umili e pazienti perché, solo coltempo e con la pratica si può acquisirequell'esperienza e quella manualità ne-cessaria per ferrare con successo nonsolo zampe "normali", ma anche per sa-per effettuare ferrature correttive, tera-peutiche e fisiologiche.

Un percorso lungo e difficile dunque,che richiede un impegno costante e nonsolo i ritagli di tempo lasciati da un al-tro lavoro. Un buon maniscalco, sostie-ne il Maresciallo Blasio, deve saper fer-rare qualsiasi zampa, sia questo di uncavallo, di un mulo, di un asino o di unamucca: è tutta esperienza. Un tempo i

cavalli si ferravano solo "sull'incudine"cioè "a caldo", creando il ferro da unaverga con l'ausilio della forgia: i ferri ro-venti venivano poi appoggiati per pochi

secondi sull'unghia in modo da creareun piano perfetto.

Oggi l'industria moderna ha creatoferri, di tutte le misure, per ogni disci-plina sportiva, che si possono piazzaresia a caldo sia "a freddo" (senza scal-darli nella forgia).

Ciò, da un lato, ha semplificato la vitaai maniscalchi, ma, dall'altro, ha contri-buito alla nascita di nuovi "professionisti"della ferratura…"con la lingua", tanto ap-prezzati da quei proprietari di cavalli (chepoveretti non hanno il dono della parola)poco competenti in materia, che si la-sciano attrarre da una tariffa economicao che al contrario pensano che una cifrasuper esosa sia garanzia di un'ottimaprofessionalità che invece non esiste inentrambi i casi.

La Scuola di Mascalcia dal '96 è sta-

ta trasferita a Grosseto, ma il Marescial-

lo Blasio è rimasto a Pinerolo e, poiché

per lui ferrare non è "appiccicare quat-

tro ferri con una manciata di chiodi" ma

è un lavoro duro e faticoso, una vera e

propria arte da esercitare con passio-

ne, una delle sue soddisfazioni più grandi

di oggi, è quella di trasmettere ai giova-

ni colleghi civili il suo sapere e la sua

competenza, perché il sistema tradizio-

nale dei vecchi maestri continui ad es-

sere tramandato e custodito dalle nuo-

ve generazioni.Miky e Tony dell'Estancia

Il giovane Vincenzo Blasio nella bottega difamiglia

Ferratura alla Scuola di Pinerolo

Consulto di maniscalchi all’Estancia: Tony,il M.llo Blasio e Andrea

PASSEGGIANDO NEL TEMPO

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Il Santo NataleUna festività religiosa, che nei tem-pi passati era molto sentitadai vigonesi. La novena iniziava

puntualmente il sedici dicembre alle ore18.00 nella chiesa di S.Maria del Bor-go. Il canto delle Profezie veniva inizia-to dagli uomini, “i Cantori” e dal corodietro l’altare, rispondevano dai banchile donne e parte della popolazione. Lafunzione proseguiva nelle sue diversefasi, sempre in latino, e culminava conla benedizione.

Finita la funzione, si tornava a casa;si arava e poi si andava nella stalla, “afè la vjà”, dove le donne filavano, ram-mendavano, facevano le calze con i fer-ri, le maglie e cose varie, gli uomini fa-cevano ceste con i vimini, oppure ripa-ravano attrezzi agricoli.

Il giovedì prima di Natale, a Vigone,si faceva la fiera del cappone.Già il mat-tino presto arrivavano dalle cascine edalle frazioni i calessi, i birocci con ce-ste colme di capponi, sui quali in esta-te, mani di massaie esperte, operava-no il cambiamento naturale dei loro polliin capponi. La Fiera di Vigone a quei tem-pi era molto conosciuta e numerosi ne-gozianti venivano anche da lon-tano per rifornire i negozi dicittà.

Altro prodotto tipico era ilbue grasso, che i macellai vi-gonesi esponevano nei loronegozi.Adornavano il loro in-gresso con piante semprever-di, creando per quei tempiun’atmosfera tipicamente na-talizia. Si arrivava così ai gior-ni della vigilia. Le suore del-l’Asilo, del Cottolengo e del-

l’Ospedale avevano già allestito nei lorolocali il Presepio che veniva poi visitatodalle scolaresche e dalla popolazione.

Per le Feste Natalizie, nella nostrachiesa di Santa Maria del Borgo, le na-vate laterali venivano addobbate congrandi drappi di velluto rosso e vi re-stavano per tutto il tempo delle festenatalizie.

La Messa di Mezzanotte veniva an-nunciata alla popolazione alle ore 23.00dal suono del “Campanun”, che venivasentito anche dalle frazioni più lontane.La gente si incamminava a gruppi versoVigone, anche a piedi. Qualcuno porta-va una torcia accesa per illuminarsi ilpercorso: così si usava e si faceva.

Una moltitudine di persone assiste-va a questa Messa solenne e la nostrachiesa, seppur grande, era gremitissi-ma. C’erano anche persone che si defi-nivano, per loro convinzione, atee o noncredenti, però a questa Messa ci anda-vano ed erano notate. Alla celebrazionepartecipavano tutti i sacerdoti della

parrocchia, i cap-pellani delle frazio-ni, i Padri Giusep-pini con i giovaninovizi. La S.Messa

era allora celebrata in latino ed era im-ponente per la partecipazione e per lasua religiosità. Terminata la funzione siusciva dalla chiesa. La maggior partedelle persone se ne andava a casa: unaparte si dirigeva verso il ristorante a fareil cenone “l’arsinun”, altri festeggiavanoin casa.

Per i bambini questa era una nottedi speranza, perché al mattino succes-sivo trovavano i giocattoli sotto il cusci-no.

Nelle famiglie patriarcali il pranzo diNatale era un avvenimento tradiziona-le; nelle grandi cucine si riuniva al com-pleto tutta la famiglia più gli invitati e,tra il susseguirsi delle portate, si parla-va, si discutevano gli avvenimenti delgiorno, si sentivano i giudizi altrui in unaconviviale e sana allegria. Per ultimo ar-rivava il panettone, per la gioia dei bam-bini.

Il giorno dopo, Santo Stefano, erametà festivo e si andava ancora a Mes-sa. Per le persone di servizio, era il gior-no che scadeva il contratto lavorativofatto in primavera; pranzavano ancorain cascina, poi salutavano e se ne tor-navano a casa. A volte dopo un mese,più o meno, se rinnovavano il contratto,ritornavano e incominciavano un altroanno di lavoro.

Domenico Rosso - Agricoltore.

La “nusera”: la pianta delle noci

Fino alla metà del secolo scorso,prima che arrivassero nelle nostrecampagne la meccanizzazione e

le colture intensive, era facile trovarlasulle capezzagne dei nostri campi, op-pure come capofilare nei vigneti, negli“autin” di cui era ricca la nostra pianurapinerolese. All’ombra di questa pianta,venivano consumati, durante la mietitu-ra del grano o lavori consimili, i pranzigiornalieri che le donne di casa porta-vano ai famigliari, con le “cavagne”, al-l’ora stabilita. A volte succedeva chediversi gruppi si sistemassero poco di-stanti e, finito il pasto, c’era un momen-to di relax, con qualche scambio di pa-role, di opinioni; poi ognuno ritornava alsuo lavoro, la pausa era finita.

La pianta di noce normalmente na-sceva spontanea, e lì veniva lasciata,oppure veniva trapiantata in posti piùidonei e vi cresceva vistosamente, sen-za cure particolari, potature od altro.La sbattitutra delle noci e successiva

raccolta avveniva a fine settembre, ini-zio ottobre, con attrezzature molto sem-plici: dall’esterno con pertiche lunghe,leggere e flessibili o dall’interno salen-do sulla pianta e sui rami, con pertichepiù corte, ma ugualmente leggere e fles-sibili. Così a forza di braccia si proce-deva allo scuotimento e successiva ca-duta del frutto sul terreno.

Alla raccolta delle noci partecipava-no anche donne e bambini, con cavagne,cestelli ed altro. A raccolta ultimata siinsaccava il raccolto e si portava a casa.Quando il proprietario non era in gradodi fare questo lavoro, c’erano persone,giovanotti, che provvedevano a svolgerequesta attività stagionale che veniva ri-compensata con la metà del raccolto. Ladivisione avveniva sul posto e ciascunoportava a casa il suo avere.

Le noci venivano poi pulite e lavateaccuratamente in grossi mastelli colmid’acqua; successivamente venivanomesse ad asciugare sui marciapiedi o

su apposite attrezzature allestite nelcortile. Ad asciugatura avvenuta, veni-vano portate nei granai se destinate al-l’uso famigliare, se invece erano desti-nate alla vendita, venivano insaccate. Ilconsumo delle noci nelle famiglie conta-dine poteva avvenire in vari modi: met-tendole in tavola a fine pasto, anchequelli importanti, oppure portarsele ap-presso nei pasti fuori casa, nelle bisac-ce o nel “tascapan”. A Vigone ogni anno,l’ultimo giovedì, del mese di ottobre, sifaceva, “La fera dle nus” in Piazza Cle-mente Corte vicino alla Lea. Per l’occa-sione venivano anche molti negoziantiforestieri, per fare acquisti o dai Comu-ni vicini arrivavano anche molti agricol-tori con la loro merce.

A Vigone questa Fiera-mercato eramolto fiorente, anche per la bontà delprodotto; ed era pure una risorsa perl’economia del paese. In occasione del-la fiera, sul lato destro della piazza, ve-niva allestito il ballo pubblico, molto fre-quentato da giovani e meno giovani. Ogniricorrenza era buona, sia per il commer-cio sia per il divertimento.

Domenico Rosso - Agricoltore

PASSEGGIANDO NEL TEMPO

Buone Feste!

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Natale coi fiocchi 2006

Programma e iniziative Natale 2006

VENERDI' 08 dicembre

Chiesa di S. Bernardino - Piazza C. BoettoApertura del presepe creato e allestito dalla famiglia AU-

DISIO con l'aiuto degli "Amici del Presepe"; 170 figure - 220;animali realizzati artigianalmente, disposti su una superficiedi 100 metri quadrati.

DOMENICA 17 dicembre

P.zza Palazzo Civico - P.zza Card. Boetto - Via Umberto I- Babbo Natale vi aspetta con Organetto a manovella con

carretto a ruote; con le sue musiche crea un'atmosfera magi-ca e caratteristica;

- Babbo Natale e Nataline Girls, artisti e giocolieri sarannopresenti nelle piazze e nelle strade; vi offriranno sculture conpalloncini, caramelle, spumini, pop-corn e altre piacevoli sor-prese;

- passeggiate sulla slitta per grandi e piccini per le vie diVigone;

- in piazza Card. Boetto i bambini potranno salire sui ponye passeggiare con loro;

- passeggiate sulla slitta di Babbo Natale - cioccolata cal-da e panettone - 'vin brulè;

- in Piazza Palazzo Civico viene allestita la casa di Neve diBabbo Natale che aspetta le letterine di Natale di tutti i bam-bini.

VENERDI' 22 dicembre

Nella chiesa del Gesù in Via Umberto I°- ore 21.00 Concerto di Natale organizzato dall' Istituto

musicale "Asilo Vecchio" di Vigone;Gruppo (S)TONO - I CANTORI DI OSASIO - GLI AMICI DI

GIO' di San Secondo di Pinerolo;- in Piazza Palazzo Civico nella casa di Neve di Babbo

Natale vengono esposte le letterine di Natale di tutti i bambini

Notte di NATALE

Nella capanna allestita in P.zza del Borgo- rappresentazione vivente: della Madonna, di S. Giuseppe

e Gesù Bambino

EPIFANIA 06 gennaio

Oratorio di Santa Caterina ore 14.30speciale Befana: Il gruppo dei giovani dell'oratorio prepara

nuovi, divertenti e bellissimi giochi (della befana) e di movi-mento per bambini e ragazzi; poi premiazione della letterina aBabbo Natale coi Fiocchi e alla fine panini, bibite e il Vino brulèper tutti.

PER INFORMAZIONI

Comune di Vigonetel. 011-9803108www.comune.vigone.to.ite-mail : [email protected]

Pro Loco di Vigonetel. 347-9284368www.prolocovigone.ite-mail : [email protected]

Caro Sindaco, a Vigone, alla “Fieradel mais e del cavallo” (ottobre06), abbiamo avuto il piacere (tra

il resto) di vedere un gruppo di cavalli ecavalieri ungheresi, qui per il loro spet-tacolo equestre. La cosa mi ha portatoai miei ricordi giovanili (a cavallo tra glianni 1930/40), quando, per le fiere diCarnevale e S. Nicola, erano presentitanti cavalli da tiroprovenienti dall’Un-gheria. Erano impor-tati da un commer-ciante di Cercenascoche si chiamava Lui-gi Buniva, detto “Cia-ciaretta”. Alle fiereerano presenti altricavalli di razza: Cre-monesi, e provenien-ti dalla Iugoslavia,Bosnia e Polonia. Ipiù venduti a Vigonee nei paesi limitrofierano gli Ungheresi(l’80 %). Alla fiera diS. Nicola erano pre-senti anche i puledrinati in primavera.

Perché questo suc-cesso? Perché, per laloro conformazione fi-sica, i cavalli ungheresi erano i più adattiper i lavori di campagna. “Bue lungo e ca-vallo corto” si diceva un tempo e poi era-no più adatti per le nostre fertili terre. Allefiere erano presenti anche molti muli, nu-merosi nelle nostre cascine, per lo più pro-venienti dalla Francia ed in particolare dallavicina Savoia. Erano importati da un notocommerciante di Vigone, un certo sig.Rabbia.

Nella mia memoria di maniscalco, ul-timo con bottega in Vigone, ricordo ciòche i miei mi raccontavano. Per esem-pio a Vigone non ci sono mai stati deiveri e propri allevamenti di cavalli; lecavalle da tiro utilizzate erano pochis-sime. Un cavallo ungherese, da tiro, di4 anni, “già lavorato”, del peso di 5 -6q.li, negli anni ’30 costava attorno alle5 mila lire, non poco se si pensa cheuna buona vacca costava attorno allemille lire. I puledri costavano 800 lire evenivano comprati e cresciuti per so-stituire i cavalli logori e quelli che pervari motivi non servivano più. Una ferra-tura costava dalle 22 alle 25 lire. La to-sature, 5 lire. Ma il boom dei cavalli ci fùdopo la 1° guerra mondiale quando ar-rivarono le prime macchine agricole trai-nate da cavalli. Sostituivano i tanti la-vori manuali, come la mietitura, che pri-ma veniva fatta con la falce. La trazione

Lettera di un maniscalcocon cavalli era migliore della trazione coni buoi e le vacche perché i cavalli eranopiù veloci.

Ma tornarono le guerre (1935 AfricaOrientale e 1940 2° Guerra Mondiale)ed ecco nuovamente il “richiamo” allearmi di tanti giovani e la “precettazio-ne” di cavalli e muli. Le cavalle eranoesentate se gravide. Per questo, come

già per la guerra 15/18 anche nel 43-44-45, funzionava a Vigone un serviziodi monta con uno stallone governativodel deposito stalloni di Crema.

Funzionava da marzo a giugno per lecavalle presenti a Vigone e paesi limi-trofi. Ma ritorniamo a fine ‘800 inizio‘900, sapevo dai miei vecchi, che era-no numerosi gli affitta cavalli i quali no-leggiavano alle famiglie agiate per le ri-correnze più importanti

I più noti “affitta cavalli” erano i Ma-letto, con 25 e più cavalli. Molto nume-rosi erano anche i carrettieri con i “tum-barei” per il trasporto di ghiaia e sab-bia dal Pellice e di pietre dal Chisone.Inoltre i corrieri per Torino e Pinerolo ave-vano i cavalli da tiro pesante.

Ma come non ricordare i numerosi ne-gozianti in genere che andavano con i lorocavalli da trotto ai mercati e alle fiere!Sempre al trotto (in paese non era proi-bito) e si segnalava con un piccolo cam-panello appeso al pettorale del cavallo,la sua presenza.

E come non ricordare i cavalli ed imuli che trainavano i carri addetti allaraccolta del latte nelle cascine e nelleborgate: non si fermavano neanche ungiorno all’anno.

E come non ricordare i carabinieri acavallo? (una decina di cavalli) coman-

dati da un tenente. Gli ultimi due caval-li, nel 1934, ormai vecchi, erano statiriformati. Per tutti i cavalli e muli eragran festa il giorno di S. Antonio, il 17gennaio: niente lavoro e benedizione inpiazza.

Ma vorrei ancora ricordare gli zinga-ri, alcuni con cavalli assai veloci, scar-tati dall’ippodromo di Mirafiori, ma an-cora validi per la strada; e le tante ma-schere a cavallo per il Carnevale? E itanti cavalli e cavalieri per la rotturadelle pignatte a S. Nicola? E i cavalli dal

passo lento, triste,bardati a lutto con ilcarro funebre? E i ca-valli al gran trotto,con la pompa dei“pompista” (vigili delfuoco) per recarsidove c’era il fuocomentre la campanadel campanile (quel-la con la corda ros-sa) suonava in conti-nuazione in modo an-gosciante? E i cavalliper il trasporto degliinfortunati all’ospe-dale. Ricordiamo, an-che fino ai primi annidel ‘900, le carrozzetrainate dai cavalliche portavano i tantinobili vigonesi alla

“messa grande” della domenica.Caro sindaco, per i cavalli ed i muli

adulti esistevano pure le tasse comu-nali e le “targhe” per i cani con nome ecognome del proprietario ed il bollo. In-somma cavalli e muli erano fonte di ren-dita anche per i Comuni, oltre che pertante famiglie, compresi i numerosi car-radori e le botteghe di sellai e maniscal-chi che lavoravano anche la domenicamattina e facevano riposo solo alla fe-sta di S. Eligio, il 2 dicembre, santo pa-trono dei maniscalchi.

Ora a Vigone ci sono allevamenti dicavalli da trotto, con uno stallone superche si chiama Varenne, ed anche lorodanno da vivere e lavoro a tanta gente.

Caro sindaco, ho detto tanto, speroti faccia piacere, ma potrei scrivere unlibro e, io non sono uno scrittore, mavoglio ancora ricordare una persona cheha visto con tanta tristezza e amarez-za la fine dei buoi, dei cavalli, e dei mulidi un mondo diventato ormai leggenda.Si chiamava Pilade ed era mio padre,classe 1891, un “mulo tra i muli”: guer-ra di Libia, 1° guerra mondiale in Trenti-no, prigioniero in Serbia. E’ stato mani-scalco al battaglione Fenestrelle del 3ºAlpini per 11 anni.

Ciao Sindaco. Ti saluta un vecchiomaniscalco vigonese che di nome fa

Nello Variglia

PASSEGGIANDO NEL TEMPO

18 7

Lettera del SindacoCañada Rosquín

Sig. Sindaco del Comune di VigoneDr. Bernardino Ambrosio

Stimato amico,

Passano i giorni ma non terminano i commenti tra colo-ro che hanno avuto la fortuna ed il piacere di aver condivisoquegli indimenticabili momenti insieme a voi; oggi più chemai stare a Vigone è come dire di sentirci come a casanostra.

Non ho altro che parole di ringraziamento, verso le auto-rità del Comune per tutte le attenzioni ricevute personalmentee verso tutto il gruppo che mi ha accompagnato.

Desidero esprimere a nome mio e di tutta la comunità diCañada Rosquìn la riconoscenza per un così bel gesto diavere posto il nome del nostro paese a quella Piazza.

Termino con un forte abbraccio e pieno di gratitudine pertutto quello che ho ricevuto, sperando di restare in contatto.

Hugo B. Dallari - Sindaco di Cañada Rosquín

Felici coincidenze

Nei rapporti con gli Argentini sisono verificate, in più occasio-ni, delle situazioni felici ed

eccezionali nella loro semplicità, frut-to di ricorrenti coincidenze positivedi fatti casuali. Vale la pena rimarca-re la frequenza con la quale questieventi si verificano, perché fa riflette-re e, pensandoci bene, aggiunge va-lore al gemellaggio.

Il primo fatto è ormai conosciuto datutti ed è già stato riportato anche daquesto giornale, riguarda GiuseppeAiassa, vigonese, in viaggio attraver-so l'Argentina a seguito del gemellag-gio con Cañada Rosquín. Aveva ripe-tutamente dichiarato che in Argenti-na, gli sarebbe piaciuto incontrare isuoi parenti, là emigrati all'inizio delsecolo scorso. Suo nonno ed i suoi fra-telli emigrarono insieme in Argentina,ma solo i fratelli di suo nonno rimase-ro in terra straniera, mentre suo non-no tornò in Italia. Il caso ha voluto cheascoltando l' hostess al microfono del-l'aereo sul quale viaggiava viene a sa-pere che il pilota dello stesso aereo èun suo omonimo. A seguito degli ap-profondimenti, il pilota risulta essereproprio suo cugino, discendente deifratelli di suo nonno, uno dei parenti dicui era alla ricerca.

Altro caso: nel suo discorso l'As-sessore regionale Teresa Angela Mi-gliasso, presente lo scorso settem-bre a Vigone per la cerimonia di cele-brazione del decennale del gemellag-gio Vigone - Cañada Rosquín, cita concalore uno scritto che ha avuto mododi leggere su un sito predisposto aCañada Rosquín. In esso Monica Cro-setti e Elsa Maria Viotto, due inse-gnanti rosquinesi, parlano della no-stalgia del proprio paese d'origine (Vi-gone), dell'emozione provata la pri-ma volta che l'avevano visto, dell'ir-refrenabile ricerca delle origini della

loro discendenza. Ma l'Assessore nonsa che Elsa Maria Viotto è presentein sala. Al termine del discorso la sig.Viotto, ripetutamente citata dall'As-sessore nel suo discorso come casoemblematico, le viene presentata dipersona. L'emozione è grande: quel-l'irrefrenabile desiderio di ritornare aVigone, la terra natale dei suoi avi, lasignora Viotto lo stava appagando pro-prio in quei giorni, nell'occasione deldecennale del gemellaggio. Casuale efelice coincidenza.

Altrettanto casuale ed altrettantofelice è la coincidenza che vede ben

sei parenti della famiglia Prina, discen-denti di emigranti originari di Cerce-nasco, a Vigone nell'occasione dei fe-steggiamenti del decennio del gemel-laggio con Cañada Rosquín, nei giorniin cui un loro cugino si sposava. GliArgentini avevano così la possibilitàdi partecipare, dopo due generazionidi lontananza, al matrimonio del lorocugino che, da tempo, ben prima chesi sapesse del viaggio dei rosquinesia Vigone, era stato programmato, percaso, proprio per quei giorni.

Felici, casuali, fortunate coinciden-ze, frutto però di una ricerca, di unatensione, di un desiderio coltivato neltempo. Come dire che la fortuna uno,poi, se la deve anche meritare.

Dino Ambrosio

Vigone: un paese che dieci anni fa aprì le porte affinchè noi ci incontras-simo con le nostre radici.

Quando i nostri nonni emigrarono dalle mani dei loro genitori verso quel-l’America che tanto prometteva, non immaginavano che dopo un secolo iloro discendenti sarebbero passati per quelle strade che loro mai più per-corsero. Questo tornare riempie il nostro cuore di una immensa gioia.

Percorrere la terra che essi un giorno lasciarono e che tanto ci insegna-rono ad amare è stato per molto tempo il nostro desiderio.

I nonni ci hanno trasmesso con i loro racconti, le loro abitudini, che maiabbandonarono, e con l’amore di Dio, un modo di vivere che oggi ci rendefratelli con il Piemonte. Dai nostri nonni abbiamo anche imparato la linguache essi, nonostante la distanza ed il tempo trascorso, continuarono a par-lare. Tutto ciò ha permesso a noi, loro discendenti, di poter comunicare coni nostri fratelli piemontesi con gioia e felicità.

Per qualcuno, che non si è mai allontanato dal suo Paese, è difficile im-maginare ciò che quegli emigranti soffrirono nel dover lasciare luoghi, fami-glia, amici, paesaggi, per iniziare in un posto così distante una nuova vita inuna terra sconosciuta, cosa che richiese molti sacrifici fisici e nostalgia deicuori. Nel tornare al loro amato Piemonte noi rendiamo omaggio ai nostrinonni, guardandolo e sentendolo con lo stesso amore che essi conservaro-no e ci inculcarono.

La gentilezza, il calore, la buona disposizione con le quali i vigonesi cihanno accolti, rendono reali i nostri sogni di ripercorrere i luoghi che alla finedel XIX secolo i nostri nonni lasciarono per sempre ed hanno superato lenostre aspettative.

A nome della Delegazione di Cañada Rosquín il nostro più sincero ringra-ziamento per tanto affetto ricevuto.

Elsa Maria Viotto - Celina Catalina Galetto - Cañada Rosquín

Un sogno diventato realtà

continua da pagina 17

RENZO GIOVAMPIETRO: Teatro come passione civile

cettavano le condizioni in cui si dovevarecitare in decentramento. Lui, in nomedi quella sua passione civile, accettavatutto". Chiudeva il contributo di Messi-na un duplice rimpianto: la mancata re-alizzazione di un progetto sulla Compa-gnia Reale Sarda e sullo scontro al Par-lamento subalpino fra Brofferio e Cavour("teneva molto a quel progetto, ma locaricò di pretese organizzative fino alpunto di non renderlo più realizzabile");l'assenza di Giovampietro per la cele-brazione del terzo centenario dell'asse-dio e della battaglia di Torino ("sono si-curo che con lui ci saremmo inventatiqualcosa di importante anche sul ver-sante teatrale").

Per Gisella Bein l'incontro con Gio-vampietro rappresentò una sorta dibattesimo professionale: "Fui scelta dalui per il ruolo della protagonista femmi-nile nel “Saul” di Alfieri. Arrivai a Roma -era la mia prima esperienza importante- e mi disse: "Lavoriamo insieme 10-15giorni, solo per capire se sei adatta allaparte". Questo oggi sarebbe impensa-bile, tutto è molto più veloce. Era unuomo di passioni forti, ma anche d'unapazienza immensa. Ha avuto la pazien-za di modellarci, di farci rifare le cose -ricordo che una volta si rimase tre oresu un'interrogativo - ci ha dato le basiper tutto quello che, almeno per me, èvenuto dopo. Una scuola eccezionale.L'aspetto su cui lavorava di più era ilritmo.

Con Alfieri ci insegnava a scioglierela parola, pur mantenendo le scansionidel verso. Si lavorava per trovare nelverso la misura fra logica e passione. Ilverso così diventava vivo. Ma quello chelui faceva con estrema naturalezza pernoi principianti aveva assolutamente delmiracoloso. Ci educava all'essenzialità:pochissimi movimenti, se tutto è pen-sato e mirato, non c'è bisogno di fare dipiù". La ripresa di quel “Saul” entrò afar parte di un progetto sperimentale di'lavoro teatrale sul territorio' che Gio-

vampietro realizzò in provincia di Torinonel gennaio-febbraio 1983 in collabora-zione con TST, Provincia di Torino e Re-gione Piemonte. Accanto alla ripropostadel capolavoro alfieriano, il progetto, cheebbe nel Teatro Selve di Vigone il suo'epicentro', vide l'allestimento, con unacompagnia di giovani, di “Processo permagia” e del recital, in anteprima na-zionale, e di “L'amore alle radici”."L'esperienza di Vigone fu molto interes-sante anche per il lavoro fatto con i ra-gazzi delle scuole - ha voluto sottoline-

are Bein - Alle recite serali erano abbi-nati dei laboratori per spiegare comenascevano gli spettacoli. Era un progettomolto valido che non passava sulla te-sta della gente, ma legava il territorio".Altre annotazioni personali dell'attricetorinese hanno posto in evidenza alcunitratti caratteristici della personalità diGiovampietro: l'onestà intellettuale, in-nanzitutto - "ci diceva: non si può fareuna cosa che non amiamo, di cui nonsiamo convinti" -; la disciplina e la serie-tà professionali, dentro il palcoscenico- "ricordo una tremenda sfuriata nei con-fronti di un mio giovane collega chepretendeva di rimandare la dizione di

una certa battuta nel modo richiesto almomento in cui ci sarebbe stato il pub-blico" -, ma anche fuori dal palcosceni-co - "una volta mi riprese severamenteperché, entrato nel mio camerino, lo tro-vò in disordine". Esigeva il massimo ri-spetto per il suo lavoro - "nel corso del-le recite per le scolaresche, se il chiac-chiericcio superava il limite tollerabile,fermava tutto e spiegava ai ragazzi per-ché il lavoro debba essere sempre ri-spettato" -, ma al rigore sapeva unire ildivertimento, come quando ad una re-cita per militari, "sceso dal palco, sus-surrò nell'orecchio del soldatino di tur-no accasciatosi sulla poltrona: "E' scop-piata la guerra!"".

Purtroppo non avremo più le formi-dabili prove d'attore con cui Giovampie-tro seppe rendere vivi e palpitanti gran-di personaggi dell'antichità come Apu-leio, Socrate e Cicerone, relegati solita-mente nelle polverose soffitte del ricor-do scolastico. Nondimeno resterà vivae palpitante quell'idea di teatro 'politi-co' - nel senso più alto che oggi questosvilito aggettivo possa assumere - col-tivata testardamente da Giovampietro:non un teatro ideologico, pregiudizial-mente schierato, ma un teatro 'dialetti-co', volto a sollecitare un'intelligenzacritica rispetto al presente e a ridesta-re quel superiore senso di giustizia e dimoralità che è il presupposto di ognicivile convivenza.

Forse i Vigonesi del 1983 non si re-sero conto appieno di chi fosse venutoa lavorare nel loro teatro appena riaper-to. Sulla stampa locale si parlò addirit-tura di "colonizzazione culturale". Ser-peggiarono perplessità, malumori, insi-nuazioni. Insomma sembrò prevalerequella tipica diffidenza paesana fondatasul convincimento che da 'fuori' venga-no sempre soltanto ciarlatani a venderpozioni fintamente miracolose. Vero èche ciò da sempre accade e che sospet-ti personaggi tuttora non di rado calinoin provincia a far danni. Non fu certoquello il caso. Sicché la riluttanza di al-cuni Vigonesi in quel frangente si rivelòsoprattutto un perfetto autogol. Saràcambiato qualcosa nel frattempo? Sispera sempre.

Simone Monge

ARTE E CULTURA

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Cañada Rosquín

Un altro “Grazie”

Finita la mia gradita permanenza in Italia, e più preci-samente nella pittoresca località di Vigone, per assi-stere all'importante incontro delle due comunità ge-

mellate, desidero manifestare a nome mio e di mio maritoil più profondo ringraziamento a quelli che con coraggiososforzo lo hanno reso possibile: il comitato di gemellaggio,le autorità comunali e tutto il caro paese di Vigone.

Devo anche ringraziare per l'affettuosa ospitalità che mihanno dispensato e per le tante dimostrazioni di vicinanzae di affetto che hanno espresso in ogni momento e speroche, con l'aiuto di nostro Signore, proseguiremo per il cam-mino dell'amicizia conservando le nobili tradizioni che ciuniscono.Questa bellissima idea del gemellaggio fa sì chepersone di due Paesi lontani migliaia di chilometri possanoa loro volta incontrare persone alle quali si sentono uniteda legami famigliari o semplicemente, come è successo ame, iniziare un'amicizia che sicuramente perdurerà nel tem-po. Andando indietro ricordo due momenti molto emozio-nanti: quando siamo arrivati all'areoporto di Torino ed ab-biamo visto le bandiere bianco-celeste e tricolore ed hopotuto stringermi in un abbraccio con Luigia Ferrero, checonoscevo solo tramite lettera, e quando il paese di Vigo-ne ci ha ricevuti e accolti festosamente all'hotel quell'indi-menticabile giorno del 7 settembre 2006.

Ho trovato a Vigone, come un riflesso di Cañada Ro-

squín, una pianura con pascoli, allevamenti, coltivazionicome le nostre, ma con la corona delle Alpi in lontananza,cosa che manca nel nostro paesaggio. Quello che più miha impressionata è stata la conservazione del ricco patri-monio culturale di più di un millennio che viene custoditocome eredità dei nostri antenati comuni.

Sempre ricorderò che abbiamo festeggiato per tre gior-ni indimenticabili, la calda accoglienza che si manterrà neinostri cuori, come sfondo felice all'amicizia, portatrice diallegria, piacere e comunicazione.

Devo aggiungere che questi sono soggiorni che nè il tem-po nè la distanza potranno cancellare per le amicizie cheabbiamo saputo coltivare e perché grazie ai nuovi mezzi dicomunicazione che ci avvicinano, permettono un dialogofluente e rafforzano questi legami di amicizia raggiunti.

Non è possibile nominare tutti quelli che in un modo onell'altro si sono impegnati affinchè la nostra visita a Vigo-ne fosse tanto piacevole ed in ogni momento abbiamo per-cepito l'affetto mostrato per noi; ciò ha fatto in modo che cisentissimo come a casa nostra.

Molte, molte grazie ancora per la vostra ospitalità edamabilità.

Adriana Venditti in Crosetti - Cañada Rosquín

Il mio paese natio è Carlos Pellegrini. Attualmenteabito nella amata Cañada Rosquín. Lavoro come pro-fessoressa di lettere da molti anni, nella scuolaE.E.M.P.I. Mariano Moreno 8084 in questa cittadina.

La passione per la letteratura mi ha portato a scri-vere numerosi poemi, molti dei quali premiati in diver-si concorsi letterari della zona.

Così sto preparando la mia antologia poetica conpoesie che trattano temi collegati all’amore, alla vita,alla morte, ai valori, alle istituzioni, agli incontri, ai con-gedi...

Questa è una preziosa nobile sfida con la quale de-sidero arrivare, con una certa innocenza, al cuore del-le altre persone

Brillante sarà la tua vita se lavori per la pacetra raggi di speranza del sole della libertà.La pace di uno sguardo sereno, di un sorriso angelico,tenero aspetto di un bimbo che la sua innocenza ti dà.Speranza che apre le braccia alla saggia naturafagli un culto silenzioso: il suo segreto è la pazienza.Favaloro in mille palpiti di un cuore con grandezzasta sfidando la dimenticanzacon diamanti che adorna con bandiere.E’ il ricordo di un grande tra sogni che navigano...mare sanguinante di speranza versata dalle sue vene.La benedetta libertà dà ali ai suoi valorie il volo che salva l’umanità, Signori!Maestose già si elevano in un risorgere altero:pace, libertà e speranza, universo di Dio vivo.In questo mondo che è il tuoe in quello delle parole che è il miorivendico la “preziosità” nella penna con la quale scrivo.Questi versi con la loro magia danno risalto ad una sfida:quella di un tentativo sacro di un grande mondo tuo e mio.

Griselda Isabel Rodriguez - Cañada Rosquín

Il tuo mondo, il mio mondo

RENZO GIOVAMPIETRO: teatro come passione civile

continua a pagina 18

”d i attori 'impegnati', quanti ne hoconosciuti! Ma attori che

avessero la sua passione politica, cheavessero come riferimento ciò che af-fondava le radici nell'invenzione dellapolis, nessuno". Così ha esordito PieroFerrero in apertura del convegno "Ren-zo Giovampietro: teatro come passionecivile" svoltosi a Vigone il 24 giugno inricordo dell'attore-regista-drammaturgonato a Velletri nel 1924 e scom-parso a Roma lo scorso marzo.L'incontro, promosso e realiz-zato dagli "Amici del Selve"presso la Biblioteca "Luisia", incollaborazione con il CentroStudi del Teatro Stabile di Tori-no, ha visto la partecipazione,oltre al già menzionato Ferre-ro, di Gisella Bein, Giovanna Fi-scella, Pier Giorgio Gili, Anto-nella Giovampietro e NuccioMessina. Punteggiato dalla vi-sione di alcuni rari documentivideo, resi disponibili dalla fi-glia Antonella e dalla Rai, il con-vegno ha ripercorso le fasi sa-lienti di una vicenda umana eprofessionale straordinaria che,in oltre cinquant'anni di attivi-tà, ha visto affermarsi in RenzoGiovampietro un autentico pro-tagonista del teatro italianodella seconda metà del Nove-cento.

Ferrero ha indagato il rap-porto di Giovampietro con laclassicità, un rapporto fecon-do, iniziato a partire dagli anni'60 con spettacoli memorabili,spesso scritti su diretta solle-citazione dell'attore romano (fraessi ricordiamo in particolare“Processo per magia” e “AteneAnno Zero” di Francesco DellaCorte, “I discorsi di Lisia” e “Ilgoverno di Verre” di Mario Prosperi,“Processo a Socrate” di Giorgio Prospe-ri). Si tratta di un rapporto ispirato tut-t'altro che da un interesse di natura ar-cheologico-antiquaria, bensì dalla con-sapevolezza che il mondo della classi-cità è fonte inesauribile di lezioni neiconfrontì della contemporaneità. Uomoperennemente nutrito di sdegno, co-stantemente irritato contro gli scanda-li, le incoerenze, le malversazioni, Gio-vampietro traeva principalmente daquesto mondo la sua febbre civile e ci-vica. "La grande lezione di Giovampie-tro, ahimé disattesa, troncata - ha os-servato Ferrero - fu quella di indicarecome nella cultura classica ci fosserofermenti, ragioni, non soltanto di medi-tazione e di riflessione, ma addirittura

di 'spettacolarità'. Lui sapeva, da uomodi teatro qual era, che la cultura ha insè una forza, una vibratilità che costitu-isce 'spettacolo'. “Processo per magia”squarciò uno spazio chiuso, fu un lam-po all'interno di una cultura che non eraspecificamente teatrale e che Giovam-pietro riuscì a rendere materia assolu-tamente teatrale".

Momento centrale dell'intervento di

Pier Giorgio Gili è stata la rievocazionedi un clamoroso caso censorio avvenu-to nel 1970 ai danni dello spettacolo“Azione scenica sul pensiero e la figura didon Lorenzo Milani” scritto dallo stessoGili per Giovampietro. "Un'ora prima deldebutto giunse da Roma l'ingiunzione divietare lo spettacolo ai minori di diciot-to anni - ha ricordato Gili -: impossibile,quel testo era rivolto proprio ai giovani.Con Giovampietro occupammo il TeatroGobetti per quindici giorni. Avemmo tut-ta la cultura torinese dalla nostra par-te. Carlo Casalegno, che pure non eraun entusiasta di don Milani, scrisse unfamoso articolo su La Stampa dopo ilquale il divieto fu revocato. Ci furono in-terpellanze in Parlamento, intervenneanche il presidente Saragat per sbloc-

care la situazione. L'anno dopo lo spet-tacolo fu portato in tutta Italia. La cen-sura aveva prescritto due 'correzioni' altesto per le frasi incriminate. Giovam-pietro non le osservò mai". Non senzadimenticare le asperità del carattere -"Quando lottava, lottava forte. Le suelitigate erano famose, ma non erano ca-pricci d'attore, erano tempeste scate-nate dall'amore verso il teatro" - Gili ha

infine voluto ricordare in Gio-vampietro "un attore unico,uno dei pochi degli ultimi cin-quant'anni autenticamente ca-paci di dominare l'ars retorica:Oggi abbiamo tanti “monolo-ganti”. Lui sapeva far diven-tare teatro un testo e sapevatenere in pugno il pubblico, dasolo, anche per un'ora".

Alla significativa esperien-za del Don Milani si riallaccia-va anche la testimonianza diGiovanna Fiscella, attrice chepartecipò alla lunga tournéedi quel chiacchierato spetta-colo: "Dopo la recita Giovam-pietro apriva il dibattito fra ilpubblico, come usava allora.S'andava avanti fino a nottefonda! Poi, magari dopo unaspaghettata, ci si metteva arecitare poesie". Come quelladi Ignazio Buttitta da Giovam-pietro prediletta - "Ascutami"- che l'attrice siciliana ha vo-luto regalare ai convenuti re-citandola. Alla non facilità delpersonaggio ha fatto cennoanche Nuccio Messina, chenel periodo di direzione delTST fra il 1964 e il 1974 lavo-rò spesso a fianco di Giovam-pietro. "Gli si doveva molto ri-spetto. Non mi sarei mai so-gnato di dirgli che una sua

proposta non mi interessava. Era asso-lutamente bruciato dalla passione tea-trale e civile. E la passione civile è uti-lissima ad un teatro pubblico che si ri-spetti". Messina ha ricordato con parti-colare affetto la produzione de “La per-secuzione e la morte di Girolamo Savona-rola” di Mario Prosperi realizzata nel1969: "Giovampietro si impegnò moltis-simo per questo spettacolo, come at-tore e come regista, e l'impegno fu ripa-gato anche dalla partecipazione allaBiennale di Venezia.

Portammo quello spettacolo in decen-tramento nelle periferie e in provincia, tan-

t'è vero che affittammo allo scopo un ten-

done da circo. Molti attori non ac-

Es intención del Comité de Hermanamientoutilizar el espacio en Informa Vigone para felici-tar a “los amigos y vecinos” de Cañada Rosquín,nacidos de Enero a Marzo y que estuvieron visi-tándonos en los consecutivos meses de Septiem-bre:

GIORDANO FernandoGENTILI LaurinaPAUTASSO EldaNICOLI TeodolindaGALETTO CelinaVIOTTO ElsaBORETTO NelsoVENDITTI AdrianaSEVE DE GASTON AlbertoINGARAMO RubenCARNAGHI ElvaPARISI Isabel MariaBIANCHI PabloFALCONE MarielaALBERTO Elina MariaCAPOCCETTI Sergio

AUGURI

Il Comitato di Gemellaggio

ARTE E CULTURA

Cañada Rosquín

16 9

Potrebbero essere opera di Isido-ro Bianchi (1581-1662) gli affre-schi che rappresentano "Il Bat-

tesimo di S. Agostino" e "S. Francescoriceve le stigmate" di cui si è da pococompletato il restauro, grazie ad un fi-nanziamento di undicimila euro garanti-to dall’associazione "Amici della Biblio-teca" di Vigone.

A dirlo, pur senza volerlo ancora af-fermare con certezza, è il funzionariodella Soprintendenza Regionale per ilPatrimonio Storico ed Artistico ClaudioBertolotto, che ne ha diretto il restauroaffidato alla ditta Rava di Torino.

Si tratta di una attribuzione non anco-ra certa, ma che in ogni caso denota l'im-

Gli affreschi di “Casa Brun”portanza di questo ciclo di affreschi con-tenuti in quel che resta della chiesa di S.Nicola da Tolentino, inserita all'interno delconvento degli Agostiniani. Ora l'interofabbricato di via Fiochetto fa parte di"Casa Brun" ed è di proprietà del CentroServizi Socio-Assistenziali e Sanitari diVigone, che lì accoglie una comunità diadulti diversamente abili e ospita il Cen-tro diurno per persone in difficoltà.

La stessa amministrazione del Cen-tro Servizi, presieduta da Luigi Bosso-lasco, ha affiancato gli "Amici della Bi-blioteca" nella loro iniziativa finanziandoil restauro degli stucchi che abbellisco-no la parte sottostante i due grandi af-freschi che sono stati oggetto dell'inter-

"Il battesimo di S. Agostino", 1638.(foto Pier Giorgio Adamini)

"S. Francesco riceve le stigmate", 1638. (foto Pier Giorgio Adamini)

vento e che sono datati 1638.Molto però resta ancora da fare, per-

ché mancano all'appello delle opere sal-vate dal degrado come una decina diritratti di Santi, di Beati e di figure checingevano originariamente l'abside del-la chiesa. Il loro recupero infatti è statomomentaneamente interrotto, dal mo-mento che l'Associazione che lo ha av-viato ha esaurito le somme paziente-mente accantonate.

"Ci auguriamo che altri seguano il no-stro esempio e che proseguano nel cam-mino da noi intrapreso, perché se si riu-scisse a recuperare per intero questo im-portante ciclo pittorico si salvaguardereb-be un'altra significativa testimonianza delpatrimonio storico ed artistico vigonese"dicono i componenti del direttivo del-l'Associazione "Amici della Biblioteca".

Tonino Rivolo

Gemellaggio: idea meravigliosa

Illustrissimi signori, voglio con que-sta mia lettera complimentarmi conVoi e con i Vs. collaboratori per la

bella manifestazione che avete orga-nizzato in Vigone, ai primi di settem-bre ultimo scorso, in merito alla ricor-renza del decennale del gemellaggiocon la città argentina di Cañada Ro-squín. I vostri sforzi, per mettere incontatto i discendenti di famiglie divi-se dall'emigrazione ed iniziare scambidi cultura, modalità di vita e lavoro,sono encomiabili e, direi perfettamen-te riusciti.

Ho potuto assistere in quei giorni aincontri felici di persone conosciutesi perla prima volta, a reincontri fra gruppiche in precedenti viaggi avevano giàavuto la possibilità di conoscersi, hovisto vivaci scambi di opinioni, discus-sioni e interessamenti reciproci di modidi vita, attività di lavoro e di tempo li-bero.

Ho letto con piacere, su di un setti-manale locale, che è in atto uno scam-bio di corrispondenza tra coetanei conl'aiuto delle istituzioni scolastiche.

Posso immaginare i grandi beneficiche questa iniziativa può portare allacomunità italiana ed argentina e voine avete gettato le basi, che ora conti-nuate a rinverdire ed a tenere in vita.

La mia famiglia, in questa occasio-ne, è stata molto fortunata avendo avu-

to l'opportunità di conoscere di per-sona una cugina con la quale mante-niamo una corrispondenza (e prima dilei con suo padre) che risale al 1912(data della loro emigrazione). Nel me-desimo tempo abbiamo potuto cono-scere altri cugini discendenti da unfratello di mio nonno, emigrato attornoal 1880.

La festa da Voi organizzata è coin-cisa con il matrimonio di mio figlio Ste-fano. Ed è stata per noi una vera gioiaavere sei ospiti inaspettati, ma gradi-tissimi, a festeggiare con noi .

Questi momenti ci hanno fatto co-

noscere, oltre che i nostri parenti, an-che la vitalità e la laboriosità che si tro-va nell'organizzare e vivere questi in-contri. Di questo sentitamente Vi rin-graziamo e ci candidiamo ad esserepresenti ai successivi incontri che pen-serete di organizzare.

Personalmente ed a nome dei mieifamiliari Vi auguro che possiate conti-nuare con soddisfazione e gioia que-sto bel modo di far incontrare delle per-sone che altrimenti non avrebbero lapossibilità di conoscersi e stimarsi

Distinti salutiGiovanni Prina

Lettera agli amministratori del Comune di Vigone

ARTE E CULTURA

10 15

La prima guerra mondiale

Attraverso "Informa Vigone" desi-dero lanciare un appello ai fami-liari dei Caduti della Prima e Se-

conda Guerra Mondiale (e Caduti in al-tri conflitti), riferendomi ai cippi postidi fronte al cimitero. Sarebbe una buo-na cosa che su ogni cippo ci fosse an-che la fotografia del Caduto, oltre alnome (di alcuni ci sono). Pertanto invi-to tutti gli interessati, familiari direttio parenti, a mettere a disposizione lefoto; sono sicuro che l'Amministrazio-ne comunale provvederà poi alla cor-nice e alla loro sistemazione sul cippo.

Una copia delle foto potrebbe resta-re in Archivio del Comune, come le fotodella Mostra allestita al "Gesù" il set-tembre scorso. Direi, anzi, che sareb-be opportuno avere una fotografia ditutti i Militari che hanno partecipato alle

II 28 Luglio 1914 iniziò la Prima Guer-ra Mondiale: Austria, Germania e Im-pero Ottomano contro Gran Breta-

gna, Serbia, Francia e Russia. Tedeschi,austriaci e turchi contro anglo-francesie russi. Le motivazioni del conflitto fu-rono economiche, ma soprattuttoespansionistiche. Una nazione volevaimporsi su un'altra, un popolo volevasoggiogarne un altro. Stupidamente il 24maggio 1915 l'Italia entrò in guerra conl'Intesa: Gran Bretagna, Serbia, Russiae Francia. Le nostre motivazioni erano ilraggiungimento dell'unificazione italiana:

LE SETTE PARTI DELLA PACEPace è il contrario di guerra.Pace è stringersi la mano.Pace è una parola.Pace, a volte, è un sogno.Pace è quiete.Pace è un frammento di vita.Pace è un arcobaleno.

L'arcobaleno non esiste se non ci sono sette colori,la pace non esiste se non ci sono sette motivi;Rosso, l'ardore d'amiciziaArancio, il coraggio di reagireGiallo, la felicitàVerde, la speranzaAzzurro, la spensieratezzaBlu, la saggezzaViola, la magia del mistero

Una goccia forma l'arcobaleno,un uomo forma la pace.

Federico Pugliese - Scuola Media

PIUME E VENTOPiume di pace che cadon dal cielopiume che, come un velo,copron le salme dei soldati,in modo che vengan dimenticati.

Piume di pace a volte slealiPiume di pace davvero reali,piume che l'odio non cancellan per niente,piume che ammazzan la gente.

Perché queste piume, in realtà,son solo la pausa tra le rivalità.

Vento di guerra che le piume porta via,vento carico di malinconia,vento che spira tra i soldativento che porta in guerra gli stati.

Vento che soffia sugli uomini armativento che porta via le anime dei soldativento freddo che l'ira portavento che non conforta

Ormai la guerra è finita,ma le piume non ridaranno la vita.

Federico Pugliese

l'annessione degli ultimi “pezzi” d'Italiaaustriaci, il Trentino e l'Istria. Più di unmilione di soldati furono stanziati in Lom-bardia, Friuli e Alpi nord-orientali perconquistare circa 17.000 Kmq.

I dati sulle morti sono spaventosi: inEuropa morirono 7.588.370 persone,praticamente un settimo della popola-zione odierna italiana. In Italia inveceperirono 650.000 persone; questo suc-cesse per conquistare Trentino e Istria:quindi morirono circa 38 persone perogni Kmq di territorio annesso.

Chissà quante persone soffrirono per

la morte dei loro cari; tutto questo è

determinato solo da una guerra. È no-

stro dovere anche pensare alle persone

che tornarono a casa con un arto am-

putato; come avrebbero svolto il loro

lavoro? Mi è difficile pensare che tutte

le famiglie danneggiate siano state risar-

cite; e comunque soldi e terra non equi-

valgono ad una vita umana. Almeno così

penso io, perché se si combattono guer-

re e si fanno morire persone per un ter-

ritorio, allora la mia teoria è in errore.

Comunque le guerre sono orribili, mi è

difficile pensare che persone molto più

colte di me decidano di far morire diver-

se persone. Federico Dattila - Scuola Media

POESIA SULLA PACE

La paceche bella magia,in Iraqnon si sa cosa sia.

La paceuna delle cose più belle,la guerraha distrutto le torri gemelle.

La pacecerca Vigorieper formareuna grande unione.

La guerrafa piazza pulitaci vuoleuna nazione unita!

Vittorio Truccone Scuola Media

guerre, magari per una futura pubbli-cazione su libri, unitamente al propriostato di servizio militare. Grazie.

Le fotografie si potranno consegna-re alla Sig.ra Salvina (cui va il mio rin-graziamento) il venerdì dalle ore 9.00alle ore 12.00. Le foto verranno resti-tuite la settimana successiva.

Colgo l'occassione per fare un plau-so a tutte le associazioni, cittadini e allescolaresche che hanno partecipato allecelebrazioni del 4 novembre. Un parti-colar ringraziamento all'Amministra-zione Comunale che ha promosso l'ini-ziativa di invitare le scolaresche. D’al-tronde è solo ricordando il passato chesi può costruire un futuro migliore;questo futuro è per i giovani di oggi,cui noi passiamo il testimone.

Francesco Suino -Associazione Marinai.

APPELLO

Il sorriso di tutti i bambini...

Ogni genitore desidera un belsorriso per il proprio figlio eogni bambino fra 3 e 6 anni

dovrebbe essere sottoposto a visitaortodontica così da individuare le ma-locclusioni su base scheletrica.

Le malocclusioni di classe I com-portano problemi dentali quali protru-sione, affollamento, rotazioni; in quel-le di classe II il mascellare superioresi trova collocato troppo in avanti ol'inferiore troppo indietro; in quelle diclasse III il mascellare inferiore è trop-po in avanti o il superiore è troppoindietro.

A Vigone la Dott.ssa Flavia Caselliha intrapreso un'attività di promozio-ne dell'ortodonzia in collaborazionecon la Dott.ssa Laura Zaretto, spe-cializzata in ortognatodonzia (la bran-ca dell'odontoiatria che si occupa diprevenzione,diagnosi e tratta-mento dellemalposizioni deidenti e delleossa facciali).

" E' importan-te fare preven-zione ortodonti-ca, denti dritti esani corrispon-dono a salutegenerale e fidu-cia in se stessi.

4 NOVEMBRE

A propositodi dossi

Siamo un gruppo di Vigonesiresidenti in Via Torino e ViaGobetti, esasperati dai continui

rumori e vibrazioni provocati alle nostreabitazioni dalle macchine e dai mezzipesanti che transitano a forte velocità(sicuramente superiori ai 50 km orari)sui dossi sistemati in prossimità delle no-stre case e negozi. Il perdurare di que-sta grave situazione è la dimostrazio-ne concreta che il posizionamento deidossi non è servito a niente, in quanto imezzi, (anche quelli pesanti), continua-no a transitare ogni giorno su Via Torinoe Via Gobetti ad alta velocità.

Stanchi dei rumori (anche notturni) edelle vibrazioni ai vetri delle nostre abi-tazioni e negozi, il 14 giugno scorso,abbiamo presentato una petizione, fir-mata da 10 proprietari di abitazioni sitein Via Torino e Via Gobetti, rivolta all'at-tenzione del Sindaco, esponendogli ilnostro problema.

Nella petizione chiedevamo al Sinda-co la prospettiva di rimuovere, o even-tualmente spostare, i dissuasori di velo-cità. Come alternativa avremmo anchepotuto valutare una eventuale collocazio-ne di dissuasori di velocità fìssi, come giàsono stati posizionati in altre vie di Vigo-ne. Sono oramai passati 5 mesi dalla pre-sentazione della nostra petizione e, a tut-t'oggi, non abbiamo ancora ricevuto alcu-na risposta in merito dal Sindaco o dal-l'Autorità competente. Sappiamo che unSindaco può essere molto impegnato nel-le sue varie attività, ma pensiamo ancheche basterebbe veramente poco delsuo tempo prezioso per rispondereai quesiti e alle segnalazioni di disa-gi che i propri Cittadini gli rivolgono.

In conclusione, riteniamo che ilcomportamento di disinteresse daparte del Sindaco verso il nostrodisagio è la dimostrazione che nonsi voglia risolvere il problema (nondi poco conto), che va avanti ora-mai da troppi anni.

A nome di tutti i firmatari dellapetizione

Lettera firmata

Il pediatra è il mio interlocutore privi-legiato - sostiene la dott.ssa Caselli -perché il primo promotore della salu-te orale del bambino.

La nostra iniziativa si propone disensibilizzare i genitori ad una ade-guata igiene orale, alla prevenzionedelle malocclusioni, allo studio, l'ap-plicazione e il controllo degli apparec-chi correttivi al fine di trattare e risol-vere queste anomalie".

" Eliminare le abitudini viziate, inparticolare il succhiamento del ciuc-cio o del dito e la respirazione orale,può determinare il ritorno ad una oc-clusione normale - continua laDott.ssa - è quindi necessario indivi-duarle il più precocemente possibileper evitare l'instaurarsi di danni per-manenti".

Sara Bessone

14 11

Il coraggio del confronto

Ho letto con attenzione, come fac-cio sempre, quanto scritto sulnumero 2 del 2006 di "Cammi-

nare Insieme" e sul numero 3 del 2006di “Informa Vigone” e ho notato comesu entrambe le pubblicazioni si facciaaccenno al clima che si sarebbe creatonella vita politica della nostra città.

Il parroco pone l'accento su come " Ildiscorso del bene comune, la ricercacioè del bene di tutti, prima del miopersonale, dovrebbe essere affrontatocon serietà senza cadere in piccinerie epolemiche legate, spesso, ad interessimolto personali: prova ne è l'invito amoderare i toni della polemica nella vitapolitica del nostro paese".

Il vice sindaco, invece, in occasionedella visita dei nostri amici argentini, sidomanda: "Perché non approfittare del-la ricorrenza del decennale del gemel-laggio con Cañada Rosquín…per supe-rare qui, nella nostra cittadina, divergen-ze, contrapposizioni preconcette e tal-volta rancori tra persone e gruppi, trachi ha amministrato prima, chi lo stafacendo ora e chi magari già si preparaa farlo in futuro" - augurandosi che - "l'at-mosfera del gemellaggio possa risulta-re propizia per una stretta di mano, nonsolo con i "gemelli" argentini…ma anchee soprattutto tra noi vigonesi".

Premesso che condivido totalmentequanto scritto da don Marino e dall'av-vocato Bertello, c'è però da fare una pre-messa a queste considerazioni che,secondo me, è la "conditio sine qua non"affinché questi inviti siano credibili e con-cretizzabili ed è la necessità di fare chia-rezza. Chiarezza che non troverebbeterreno fertile nei "colpi di spugna", masolo nel coraggio di un confronto su si-tuazioni e affermazioni che, purtroppo,hanno caratterizzato i rapporti, non soloall'interno dell'amministrazione, ma an-che della stessa comunità parrocchia-le. Non si tratta di puntare il dito in unadirezione o nell'altra, ma del chiedersi ilperché della scarsa partecipazione alla

vita ecclesiale e politica da parte di moltivigonesi, di chiarire quali siano le regoledel gioco e di riaffermare il diritto di ognu-no ad essere considerato una personaonesta fino "a prova contraria".

Ho letto con piacere che il parroco, ilprossimo anno, riprenderà la visita atutte le famiglie e, mi auguro che per ilfuturo ripensi alla possibilità di accom-pagnare i nostri morti al cimitero, con-siderato il fatto che a Vigone ci sono an-cora i presupposti per poterlo fare. Noncome eccessivo culto dei morti, macome esempio concreto di condivisionedi una sofferenza che spesso fa trabal-lare la nostra speranza di cristiani, so-prattutto nel momento della tumulazio-ne di una persona a noi cara.

Sono anche molto contento del cor-so di formazione teologico pastorale edi tutte le attività che si fanno in par-rocchia. Concordo sul fatto che il "na-scondersi dietro ai pilastri" della chiesanon favorisca la partecipazione: ma èquesto il vero problema della nostra co-munità? E' per questo che la frequenzaalla messa è solo del 25% e che non sitrovano persone disposte ad insegnareil catechismo? E' sufficiente richiedernel'iscrizione per rendere il cammino difede più credibile e coinvolgente? Non èil caso che ognuno di noi che si profes-sa credente, ministri ordinati e laici, ri-veda alcuni suoi atteggiamenti? Mons.Tonino Bello, un vescovo che ha toccatoil cuore della gente, scriveva: "La par-rocchia o è una chiesa "vicina alle case"o rischia di essere "ubicata" tra le abi-tazioni, senza capacità di assumere ibisogni, le ansie, le speranze, i proble-mi". La gente, se non trova risposte nel-la Chiesa, le cerca altrove.

E per quanto riguarda "i toni dellapolemica" e "la ricerca del bene comu-ne", perché senta mio e attendibile l'in-vito del parroco a rivedere alcune posi-zioni, vorrei che mi si dicesse se rientrain un corretto atteggiamento ecclesialeil prendere le distanze o agire contro

persone senza un leale confronto. An-che per quanto riguarda la nostra par-tecipazione alla vita amministrativa e allevarie attività del nostro comune, perpoter arrivare ad un'ideale stretta dimano, sicuramente auspicabile, bisognaritornare su alcune affermazioni chesono state fatte.

Vogliamo ammettere che frasi come"gente che notoriamente rubava" sianoeccessive ed inopportune se non pro-vate e parlare di "amministratori da bar"leda l'onorabilità della persona? E i vec-chi amministratori del centro servizisocio-assistenziali e sanitari erano ve-ramente persone poco chiare nel loroamministrare? Sono state dette cosemolte pesanti in questi anni che hannoferito e, come le ferite, hanno lasciato lacicatrice.

Accolgo molto volentieri l'invito allastretta di mano e a lavorare per il "benecomune", a condizione che si chiariscache gli avversari o le persone che han-no un modo di pensare diverso dal no-stro e delle quali non sempre condivi-diamo le proposte amministrative, sia-no persone della cui onestà e correttez-za non si discute, o se si discute, lo sideve fare nelle sedi opportune, perchélì si hanno le prove per poterlo fare. Que-sto senza rinunciare a confrontarci, an-che con passionalità e fermezza su scel-te che, spesso, ci vedono contrappo-sti, come il recupero della scuola mediao la variante al piano regolatore.

Chi deve fare il primo passo? Pensoche sia compito di tutti il raggiungerequesto obiettivo. Rimane però il fattoche parroco e sindaco, per il mandatoricevuto, dal vescovo l'uno e dai cittadi-ni l'altro, debbano farsi promotori e at-tivarsi per primi per raggiungere que-sto risultato. Se non si va in questa di-rezione anche il ricorrere a Giacomo Le-opardi e al suo "Il sabato del villaggio"per descrivere la nostra Vigone, rischiadi diventare vuota retorica.

Claudio Restagno

DiventareVolontarie Pionieri della

Croce Rossa Italiana La Croce Rossa Italiana, Comitato Locale di Vigo-

ne, al fine di incrementare il numero di persone impe-gnate nei vari servizi offerti, organizza un nuovo corsoper aspiranti Volontari e Pionieri.

Per i Volontari del Soccorso, l’iscrizione è aperta atutti i cittadini dai 18 ai 65 anni, mentre per i Pionieri,è indirizzata ai giovani tra i 13 e i 25 anni.

Il corso che inizierà a Gennaio 2007 è articolato su3 livelli:

- Il primo per diventare centralinista ed operatore ra-dio;

- il secondo per acquistare l’idoneità come soccorri-tore di Croce Rossa per servizi dialisi, terapeutici, in-ter-ospedalieri, sportivi;

- il terzo per essere soccorritore qualificato 118 perla Regione Piemonte, impegnabile in servizi di urgen-za-emergenza disposti dalla centrale 118.

Chi fosse interessato, può rivolgersi alla sede dellaCroce Rossa di Vigone, in Vicolo Arnaldi di Balme 5,oppure telefonare al numero 011.9801777 entro il 31dicembre 2006.

ASSOCIAZIONI

Eran da fare le Olimpiadi?

No, per quanto concerne lo stato del turismo nel periodoantecedente le Olimpiadi nelle Valli. Questo a quanto sipotrebbe dedurre dalla dimostrazione, basata su mo-

delli matematici, presentata da Simona Sabena nella seratadi giovedì 2 novembre presso l'UNITRE' di Vigone.

Il lavoro da lei proposto è la sua Tesi di laurea in Inge-gneria Ambientale discussa lo scoro dicembre presso il Po-litecnico di Torino.

Simona, sulla base di molti dati raccolti presso Enti pub-blici e privati, voleva venire a conoscenza, applicando for-mule matematiche, quale impatto avrebbero avuto le Olim-piadi sulle Valli. Lo studio prende in considerazione treaspetti: ambientale, economico e sociale.

Tutti i servizi, i consumi, le presenze sono stati tradottiin un'unica unità di misura, "l'Impronta Ecologica", per po-ter essere sommati ed elaborati.

Per "Impronta Ecologica" si intende l’indicatore sinteticoche stima l'impatto che una popolazione ha sull'ambientemediante il calcolo dell'area di terreno produttiva necessa-ria a fornire le risorse e assorbire le emissioni in modo so-stenibile.

Questo valore è stato confrontato con la "biocapacità",cioè la capacità di un'area in termini di produzione biologi-ca. Ovvero indica l'insieme dei servizi ecologici erogati da-gli ecosistemi locali, stimati attraverso la qualificazionedella superficie dei terreni ecologicamente produttivi del-l'area considerata. Ne è derivato un "deficit ambientale".

Come dire che le Valli sono state caricate di strutture eservizi che non erano in grado di sopportare, pena un fortedegrado ambientale.

Ma anche l'impatto economico è risultato fortemente ne-gativo, seppure meno grave quello sociale. Il tutto è aggra-vato dal tipo di turismo troppo concentrato in pochi mesi,invernali ed estivi. Più regolare è stata la sua distribuzionesul versante francese.

Tutto questo per qualcuno non è una novità, quello chesorprende è che sia matematicamente dimostrabiie e chesia stato possibile farlo a priori.

Allora viene spontaneo chiedersi: "Perché si sono fattele Olimpiadi”?. Superficialità, scarsa o scorretta informa-zione, ambizioni locali e molti, forti interessi economici,hanno avuto la meglio sulle deboli proteste di chi era con-trario sin dall'inizio. C'erano e ci sono altri modi per aiutarele Valli Olimpiche a migliorare il modello di fruizione turisti-ca attuale in un'ottica di sostenibilità.

Nel corso della serata sono emersi diversi altri dati inte-ressanti:

Preoccupanti sono i valori sull'acqua e sui rifiuti.Circa 125 m3 (125000 litri) il consumo d'acqua pro-ca-

pite annuo, compresi agricoltura ed industria.498 Kg di rifiuti solidi urbani annui pro-capite.La scarsa raccolta differenziata aggrava la situazione

(solo 159 Kg).Se si confronta la biocapacità 1 gha (ettari globali) e l'im-

pronta ecologica 4,2 gha si scopre che vi è un deficit ecologico3.2 gha, deficit che si aggrava di anno in anno. Questo significache il nostro tenore di vita è possibile a spese di altre zone,altre popolazioni che vengono private di quanto noi consumia-mo in eccedenza alla nostre possibilità.

Qualche riflessione in merito, a livello individuale e politi-

UNIVERSITA’ DELLE TRE ETA’co, sarebbe più che opportuna in quanto, dall'ultimo LivingPlanet Report del WWF presentato a Pechino lo scorso ot-tobre (2006), emerge che la natura soffre dell'insostenibileimpronta umana. Tra 50 anni il nostro Pianeta non basteràpiù per sostenere l'attuale ritmo di consumi di risorse e lacreazione di rifiuti. Teresa Ferrero

lETTERA APERTA

12 13

Lavori Pubblici e Viabilità 2004/2006

Arrivati a metà del percorso, perquanto riguarda questa legislatu-ra, voglio fare un riassunto dei

lavori eseguiti o comunque in fase di re-alizzazione.

- Interventi sugli edifici scolastici.Scuola materna:

rifacimento di un tratto di recinzio-ne, che risultava pericolosa per l'incolu-mità dei bambini in occasione delle usci-te in cortile.

Elementare:

costruzione di una copertura per ilcollegamento dalle aule al refettorio.Ampliamento del refettorio, sfruttandonella sua totalità la struttura esistente.Rifacimento del tratto di recinzione suvia Bosca.

Media:

sono iniziati i lavori di ampliamento,messa a norme e manutenzione straor-dinaria. Lavori che permetteranno ai

continua a pagina 13

docenti e agli studenti di avere un mag-giore spazio per le attività scolastiche,una migliore sicurezza e funzionalitàdell'edificio stesso.

Voglio ricordare che i lavori hanno su-bito un ritardo rispetto alle previsioni,dovuto a problemi in fase di appalto,pertanto gli interventi sulla coperturae sulle sistemazioni interne, saranno po-sticipati al termine dell'attività scola-stica.

Interventi su altri edifici comunali.- Municipio:costruzione di una nuova centrale

termica.- Teatro comunale:affidamento lavori di completamento

impianti termici ed elettrici, fornituraarredamento, pavimentazione e arredopiazzetta.

- Chiesa del Gesù:realizzazione dell'impianto di riscal-

damento, che per-metterà di sfrutta-re a pieno la strut-tura.

- Museo Varen-ne:

finalmente dopoaver superatoostacoli, soprattut-to burocratici, i cit-tadini vigonesi ria-vranno a disposi-

zione questo spa-

zio, da sempre molto apprezzato.- Cimitero:sono state consolidate le mura peri-

metrali sul lato Ovest e sul lato del tor-rente Lemina, lavori finanziati nell'ambi-to degli interventi post-alluvione del2000.

La nuova sistemazione delle aiuoledel Parco della Rimembranza, valorizzalo splendido portale d'ingresso del ci-mitero.

- Peso pubblico:la nuova realizzazione della pesa pub-

blica in via Luserna, ci permette di sop-perire alla mancanza di questo servizioche perdurava da diversi anni.

- Torre Campanaria P.za CardinalBoetto:

manutenzione straordinaria dellemurature.

- Verde pubblico:è stata realizzata un'area verde in via

Torino, che costeggia il marciapiede dicollegamento al cimitero, migliorandonotevolmente l'aspetto dell'ingresso allanostra cittadina da Cercenasco.

- Viabilità - StradeAsfaltatura di via Vaira, via Fiocchet-

to, via Villafranca, via Colombo.Rifacimento soletta in cemento arma-

to sul canale Chisonetto in via Colomboe prossimo recupero urbanistico, conmarciapiede e parcheggi.

Manutenzione ponte sull'Angiale in

località Gruatera.Manutenzione ponte sul Lemina in località Lambertino, con

partecipazione alla spesa di privati e del Comune di Cerce-nasco.

Realizzazione della nuova area Camper in via Villafranca,che permette il recupero di una zona da diverso tempo indegrado e di dotare la città di un ulteriore servizio.

Manutenzione e rifacimento della pavimentazione dei mar-ciapiedi di via Virle, via Pancalieri, via Torino, via MonsignorRessia, Piazza C. Corte, per una maggiore sicurezza e como-dità dei pedoni.

Rifacimento pavimentazione del Vicolo del Teatro.Inoltre è stata integrata, su tutto il territorio, la segnaleti-

ca verticale dei cartelli di indicazione e numeri civici, renden-do più semplice la localizzazione dei vari residenti soprattut-to in aperta campagna.

Queste le opere più importanti realizzate in questo periodo,opere che hanno lo scopo di migliorare l'aspetto e la vita nellanostra città, mantenendola il più possibile a misura d'uomo.

I PROGRAMMI:Una nuova tornata di lavori, prima della conclusione del man-

dato in corso, completerà il ciclo di ammodernamento di Vigo-ne tra essi l'asilo nido i cui lavori stanno per essere avviati.

1. D'intesa con l'ASL e il CSASS (l’ “Ospedale” di Vigone)è stata avviata la pratica perla ristrutturazione dell'ala del-l'antico ospedale, per usarlocome:

- Poliambulatorio dell'ASL,- Ambulatorio dei medici di

base e- Country hospital (ospeda-

le periferico) al servizio deicittadini della zona.

2. Il Comune di Vigone hapartecipato e ha vinto un ban-do per la predisposizione di un

Piano Integrato di Sviluppo Locale (PISL) che prevede la realiz-zazione di diversi interventi tra loro coordinati e integrati.

3. Vorremmo ancora comprare la Stazione ferroviaria e ri-strutturare tutta l'area che sta intorno: i Viali della Stazionesono il posto dove i bambini di Vigone, quelli di oggi, ma anchequelli di ieri, si sono allevati, giocando. Vale la pena dare aquest'area il ruolo che merita.

4. Lo dico in ultimo, ma non è all'ultimo posto delle coseda fare, è la Sala dei Ricordi. È impensabile che il Comunepossa comprare anche solo una parte dei cimeli che vi sonoconservati. Per questo abbiamo interessato la Regione Pie-monte e la Provincia di Torino, per avere dei contributi in mododa permettere a Vigone di continuare a disporre di questepreziosità. Vedremo cosa ne sarà! Qualche idea l'abbiamo efinora le idee si sono sempre concretizzate.

5. La viabilità è un problema. Via Virle, ma non solo. Ab-biamo fatto delle richieste specifiche alla Provincia. Prestosapremo cosa intende fare. È impensabile che la Provinciapensi solo alle infrastrutture e trascuri la viabilità minore.

Tutto questo è stato realizzato con la collaborazione delpersonale dell'Ufficio Tecnico e dell'ufficio di Polizia Municipaledel Comune di Vigone a cui va il mio personale ringraziamentoe, sono certo, quello di tutta l'amministrazione.

Nel darvi l'arrivederci alla prossima occasione, auguro atutti voi un Buon Natale e un sereno Anno Nuovo.

L'assessore ai Lavori Pubblici e alla ViabilitàAntonio Bertero

continua da pagina 12

Lavori Pubblici e Viabilità...

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Lavori Pubblici e Viabilità 2004/2006

Arrivati a metà del percorso, perquanto riguarda questa legislatu-ra, voglio fare un riassunto dei

lavori eseguiti o comunque in fase di re-alizzazione.

- Interventi sugli edifici scolastici.Scuola materna:

rifacimento di un tratto di recinzio-ne, che risultava pericolosa per l'incolu-mità dei bambini in occasione delle usci-te in cortile.

Elementare:

costruzione di una copertura per ilcollegamento dalle aule al refettorio.Ampliamento del refettorio, sfruttandonella sua totalità la struttura esistente.Rifacimento del tratto di recinzione suvia Bosca.

Media:

sono iniziati i lavori di ampliamento,messa a norme e manutenzione straor-dinaria. Lavori che permetteranno ai

continua a pagina 13

docenti e agli studenti di avere un mag-giore spazio per le attività scolastiche,una migliore sicurezza e funzionalitàdell'edificio stesso.

Voglio ricordare che i lavori hanno su-bito un ritardo rispetto alle previsioni,dovuto a problemi in fase di appalto,pertanto gli interventi sulla coperturae sulle sistemazioni interne, saranno po-sticipati al termine dell'attività scola-stica.

Interventi su altri edifici comunali.- Municipio:costruzione di una nuova centrale

termica.- Teatro comunale:affidamento lavori di completamento

impianti termici ed elettrici, fornituraarredamento, pavimentazione e arredopiazzetta.

- Chiesa del Gesù:realizzazione dell'impianto di riscal-

damento, che per-metterà di sfrutta-re a pieno la strut-tura.

- Museo Varen-ne:

finalmente dopoaver superatoostacoli, soprattut-to burocratici, i cit-tadini vigonesi ria-vranno a disposi-

zione questo spa-

zio, da sempre molto apprezzato.- Cimitero:sono state consolidate le mura peri-

metrali sul lato Ovest e sul lato del tor-rente Lemina, lavori finanziati nell'ambi-to degli interventi post-alluvione del2000.

La nuova sistemazione delle aiuoledel Parco della Rimembranza, valorizzalo splendido portale d'ingresso del ci-mitero.

- Peso pubblico:la nuova realizzazione della pesa pub-

blica in via Luserna, ci permette di sop-perire alla mancanza di questo servizioche perdurava da diversi anni.

- Torre Campanaria P.za CardinalBoetto:

manutenzione straordinaria dellemurature.

- Verde pubblico:è stata realizzata un'area verde in via

Torino, che costeggia il marciapiede dicollegamento al cimitero, migliorandonotevolmente l'aspetto dell'ingresso allanostra cittadina da Cercenasco.

- Viabilità - StradeAsfaltatura di via Vaira, via Fiocchet-

to, via Villafranca, via Colombo.Rifacimento soletta in cemento arma-

to sul canale Chisonetto in via Colomboe prossimo recupero urbanistico, conmarciapiede e parcheggi.

Manutenzione ponte sull'Angiale in

località Gruatera.Manutenzione ponte sul Lemina in località Lambertino, con

partecipazione alla spesa di privati e del Comune di Cerce-nasco.

Realizzazione della nuova area Camper in via Villafranca,che permette il recupero di una zona da diverso tempo indegrado e di dotare la città di un ulteriore servizio.

Manutenzione e rifacimento della pavimentazione dei mar-ciapiedi di via Virle, via Pancalieri, via Torino, via MonsignorRessia, Piazza C. Corte, per una maggiore sicurezza e como-dità dei pedoni.

Rifacimento pavimentazione del Vicolo del Teatro.Inoltre è stata integrata, su tutto il territorio, la segnaleti-

ca verticale dei cartelli di indicazione e numeri civici, renden-do più semplice la localizzazione dei vari residenti soprattut-to in aperta campagna.

Queste le opere più importanti realizzate in questo periodo,opere che hanno lo scopo di migliorare l'aspetto e la vita nellanostra città, mantenendola il più possibile a misura d'uomo.

I PROGRAMMI:Una nuova tornata di lavori, prima della conclusione del man-

dato in corso, completerà il ciclo di ammodernamento di Vigo-ne tra essi l'asilo nido i cui lavori stanno per essere avviati.

1. D'intesa con l'ASL e il CSASS (l’ “Ospedale” di Vigone)è stata avviata la pratica perla ristrutturazione dell'ala del-l'antico ospedale, per usarlocome:

- Poliambulatorio dell'ASL,- Ambulatorio dei medici di

base e- Country hospital (ospeda-

le periferico) al servizio deicittadini della zona.

2. Il Comune di Vigone hapartecipato e ha vinto un ban-do per la predisposizione di un

Piano Integrato di Sviluppo Locale (PISL) che prevede la realiz-zazione di diversi interventi tra loro coordinati e integrati.

3. Vorremmo ancora comprare la Stazione ferroviaria e ri-strutturare tutta l'area che sta intorno: i Viali della Stazionesono il posto dove i bambini di Vigone, quelli di oggi, ma anchequelli di ieri, si sono allevati, giocando. Vale la pena dare aquest'area il ruolo che merita.

4. Lo dico in ultimo, ma non è all'ultimo posto delle coseda fare, è la Sala dei Ricordi. È impensabile che il Comunepossa comprare anche solo una parte dei cimeli che vi sonoconservati. Per questo abbiamo interessato la Regione Pie-monte e la Provincia di Torino, per avere dei contributi in mododa permettere a Vigone di continuare a disporre di questepreziosità. Vedremo cosa ne sarà! Qualche idea l'abbiamo efinora le idee si sono sempre concretizzate.

5. La viabilità è un problema. Via Virle, ma non solo. Ab-biamo fatto delle richieste specifiche alla Provincia. Prestosapremo cosa intende fare. È impensabile che la Provinciapensi solo alle infrastrutture e trascuri la viabilità minore.

Tutto questo è stato realizzato con la collaborazione delpersonale dell'Ufficio Tecnico e dell'ufficio di Polizia Municipaledel Comune di Vigone a cui va il mio personale ringraziamentoe, sono certo, quello di tutta l'amministrazione.

Nel darvi l'arrivederci alla prossima occasione, auguro atutti voi un Buon Natale e un sereno Anno Nuovo.

L'assessore ai Lavori Pubblici e alla ViabilitàAntonio Bertero

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Lavori Pubblici e Viabilità...

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Il coraggio del confronto

Ho letto con attenzione, come fac-cio sempre, quanto scritto sulnumero 2 del 2006 di "Cammi-

nare Insieme" e sul numero 3 del 2006di “Informa Vigone” e ho notato comesu entrambe le pubblicazioni si facciaaccenno al clima che si sarebbe creatonella vita politica della nostra città.

Il parroco pone l'accento su come " Ildiscorso del bene comune, la ricercacioè del bene di tutti, prima del miopersonale, dovrebbe essere affrontatocon serietà senza cadere in piccinerie epolemiche legate, spesso, ad interessimolto personali: prova ne è l'invito amoderare i toni della polemica nella vitapolitica del nostro paese".

Il vice sindaco, invece, in occasionedella visita dei nostri amici argentini, sidomanda: "Perché non approfittare del-la ricorrenza del decennale del gemel-laggio con Cañada Rosquín…per supe-rare qui, nella nostra cittadina, divergen-ze, contrapposizioni preconcette e tal-volta rancori tra persone e gruppi, trachi ha amministrato prima, chi lo stafacendo ora e chi magari già si preparaa farlo in futuro" - augurandosi che - "l'at-mosfera del gemellaggio possa risulta-re propizia per una stretta di mano, nonsolo con i "gemelli" argentini…ma anchee soprattutto tra noi vigonesi".

Premesso che condivido totalmentequanto scritto da don Marino e dall'av-vocato Bertello, c'è però da fare una pre-messa a queste considerazioni che,secondo me, è la "conditio sine qua non"affinché questi inviti siano credibili e con-cretizzabili ed è la necessità di fare chia-rezza. Chiarezza che non troverebbeterreno fertile nei "colpi di spugna", masolo nel coraggio di un confronto su si-tuazioni e affermazioni che, purtroppo,hanno caratterizzato i rapporti, non soloall'interno dell'amministrazione, ma an-che della stessa comunità parrocchia-le. Non si tratta di puntare il dito in unadirezione o nell'altra, ma del chiedersi ilperché della scarsa partecipazione alla

vita ecclesiale e politica da parte di moltivigonesi, di chiarire quali siano le regoledel gioco e di riaffermare il diritto di ognu-no ad essere considerato una personaonesta fino "a prova contraria".

Ho letto con piacere che il parroco, ilprossimo anno, riprenderà la visita atutte le famiglie e, mi auguro che per ilfuturo ripensi alla possibilità di accom-pagnare i nostri morti al cimitero, con-siderato il fatto che a Vigone ci sono an-cora i presupposti per poterlo fare. Noncome eccessivo culto dei morti, macome esempio concreto di condivisionedi una sofferenza che spesso fa trabal-lare la nostra speranza di cristiani, so-prattutto nel momento della tumulazio-ne di una persona a noi cara.

Sono anche molto contento del cor-so di formazione teologico pastorale edi tutte le attività che si fanno in par-rocchia. Concordo sul fatto che il "na-scondersi dietro ai pilastri" della chiesanon favorisca la partecipazione: ma èquesto il vero problema della nostra co-munità? E' per questo che la frequenzaalla messa è solo del 25% e che non sitrovano persone disposte ad insegnareil catechismo? E' sufficiente richiedernel'iscrizione per rendere il cammino difede più credibile e coinvolgente? Non èil caso che ognuno di noi che si profes-sa credente, ministri ordinati e laici, ri-veda alcuni suoi atteggiamenti? Mons.Tonino Bello, un vescovo che ha toccatoil cuore della gente, scriveva: "La par-rocchia o è una chiesa "vicina alle case"o rischia di essere "ubicata" tra le abi-tazioni, senza capacità di assumere ibisogni, le ansie, le speranze, i proble-mi". La gente, se non trova risposte nel-la Chiesa, le cerca altrove.

E per quanto riguarda "i toni dellapolemica" e "la ricerca del bene comu-ne", perché senta mio e attendibile l'in-vito del parroco a rivedere alcune posi-zioni, vorrei che mi si dicesse se rientrain un corretto atteggiamento ecclesialeil prendere le distanze o agire contro

persone senza un leale confronto. An-che per quanto riguarda la nostra par-tecipazione alla vita amministrativa e allevarie attività del nostro comune, perpoter arrivare ad un'ideale stretta dimano, sicuramente auspicabile, bisognaritornare su alcune affermazioni chesono state fatte.

Vogliamo ammettere che frasi come"gente che notoriamente rubava" sianoeccessive ed inopportune se non pro-vate e parlare di "amministratori da bar"leda l'onorabilità della persona? E i vec-chi amministratori del centro servizisocio-assistenziali e sanitari erano ve-ramente persone poco chiare nel loroamministrare? Sono state dette cosemolte pesanti in questi anni che hannoferito e, come le ferite, hanno lasciato lacicatrice.

Accolgo molto volentieri l'invito allastretta di mano e a lavorare per il "benecomune", a condizione che si chiariscache gli avversari o le persone che han-no un modo di pensare diverso dal no-stro e delle quali non sempre condivi-diamo le proposte amministrative, sia-no persone della cui onestà e correttez-za non si discute, o se si discute, lo sideve fare nelle sedi opportune, perchélì si hanno le prove per poterlo fare. Que-sto senza rinunciare a confrontarci, an-che con passionalità e fermezza su scel-te che, spesso, ci vedono contrappo-sti, come il recupero della scuola mediao la variante al piano regolatore.

Chi deve fare il primo passo? Pensoche sia compito di tutti il raggiungerequesto obiettivo. Rimane però il fattoche parroco e sindaco, per il mandatoricevuto, dal vescovo l'uno e dai cittadi-ni l'altro, debbano farsi promotori e at-tivarsi per primi per raggiungere que-sto risultato. Se non si va in questa di-rezione anche il ricorrere a Giacomo Le-opardi e al suo "Il sabato del villaggio"per descrivere la nostra Vigone, rischiadi diventare vuota retorica.

Claudio Restagno

DiventareVolontarie Pionieri della

Croce Rossa Italiana La Croce Rossa Italiana, Comitato Locale di Vigo-

ne, al fine di incrementare il numero di persone impe-gnate nei vari servizi offerti, organizza un nuovo corsoper aspiranti Volontari e Pionieri.

Per i Volontari del Soccorso, l’iscrizione è aperta atutti i cittadini dai 18 ai 65 anni, mentre per i Pionieri,è indirizzata ai giovani tra i 13 e i 25 anni.

Il corso che inizierà a Gennaio 2007 è articolato su3 livelli:

- Il primo per diventare centralinista ed operatore ra-dio;

- il secondo per acquistare l’idoneità come soccorri-tore di Croce Rossa per servizi dialisi, terapeutici, in-ter-ospedalieri, sportivi;

- il terzo per essere soccorritore qualificato 118 perla Regione Piemonte, impegnabile in servizi di urgen-za-emergenza disposti dalla centrale 118.

Chi fosse interessato, può rivolgersi alla sede dellaCroce Rossa di Vigone, in Vicolo Arnaldi di Balme 5,oppure telefonare al numero 011.9801777 entro il 31dicembre 2006.

ASSOCIAZIONI

Eran da fare le Olimpiadi?

No, per quanto concerne lo stato del turismo nel periodoantecedente le Olimpiadi nelle Valli. Questo a quanto sipotrebbe dedurre dalla dimostrazione, basata su mo-

delli matematici, presentata da Simona Sabena nella seratadi giovedì 2 novembre presso l'UNITRE' di Vigone.

Il lavoro da lei proposto è la sua Tesi di laurea in Inge-gneria Ambientale discussa lo scoro dicembre presso il Po-litecnico di Torino.

Simona, sulla base di molti dati raccolti presso Enti pub-blici e privati, voleva venire a conoscenza, applicando for-mule matematiche, quale impatto avrebbero avuto le Olim-piadi sulle Valli. Lo studio prende in considerazione treaspetti: ambientale, economico e sociale.

Tutti i servizi, i consumi, le presenze sono stati tradottiin un'unica unità di misura, "l'Impronta Ecologica", per po-ter essere sommati ed elaborati.

Per "Impronta Ecologica" si intende l’indicatore sinteticoche stima l'impatto che una popolazione ha sull'ambientemediante il calcolo dell'area di terreno produttiva necessa-ria a fornire le risorse e assorbire le emissioni in modo so-stenibile.

Questo valore è stato confrontato con la "biocapacità",cioè la capacità di un'area in termini di produzione biologi-ca. Ovvero indica l'insieme dei servizi ecologici erogati da-gli ecosistemi locali, stimati attraverso la qualificazionedella superficie dei terreni ecologicamente produttivi del-l'area considerata. Ne è derivato un "deficit ambientale".

Come dire che le Valli sono state caricate di strutture eservizi che non erano in grado di sopportare, pena un fortedegrado ambientale.

Ma anche l'impatto economico è risultato fortemente ne-gativo, seppure meno grave quello sociale. Il tutto è aggra-vato dal tipo di turismo troppo concentrato in pochi mesi,invernali ed estivi. Più regolare è stata la sua distribuzionesul versante francese.

Tutto questo per qualcuno non è una novità, quello chesorprende è che sia matematicamente dimostrabiie e chesia stato possibile farlo a priori.

Allora viene spontaneo chiedersi: "Perché si sono fattele Olimpiadi”?. Superficialità, scarsa o scorretta informa-zione, ambizioni locali e molti, forti interessi economici,hanno avuto la meglio sulle deboli proteste di chi era con-trario sin dall'inizio. C'erano e ci sono altri modi per aiutarele Valli Olimpiche a migliorare il modello di fruizione turisti-ca attuale in un'ottica di sostenibilità.

Nel corso della serata sono emersi diversi altri dati inte-ressanti:

Preoccupanti sono i valori sull'acqua e sui rifiuti.Circa 125 m3 (125000 litri) il consumo d'acqua pro-ca-

pite annuo, compresi agricoltura ed industria.498 Kg di rifiuti solidi urbani annui pro-capite.La scarsa raccolta differenziata aggrava la situazione

(solo 159 Kg).Se si confronta la biocapacità 1 gha (ettari globali) e l'im-

pronta ecologica 4,2 gha si scopre che vi è un deficit ecologico3.2 gha, deficit che si aggrava di anno in anno. Questo significache il nostro tenore di vita è possibile a spese di altre zone,altre popolazioni che vengono private di quanto noi consumia-mo in eccedenza alla nostre possibilità.

Qualche riflessione in merito, a livello individuale e politi-

UNIVERSITA’ DELLE TRE ETA’co, sarebbe più che opportuna in quanto, dall'ultimo LivingPlanet Report del WWF presentato a Pechino lo scorso ot-tobre (2006), emerge che la natura soffre dell'insostenibileimpronta umana. Tra 50 anni il nostro Pianeta non basteràpiù per sostenere l'attuale ritmo di consumi di risorse e lacreazione di rifiuti. Teresa Ferrero

lETTERA APERTA

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La prima guerra mondiale

Attraverso "Informa Vigone" desi-dero lanciare un appello ai fami-liari dei Caduti della Prima e Se-

conda Guerra Mondiale (e Caduti in al-tri conflitti), riferendomi ai cippi postidi fronte al cimitero. Sarebbe una buo-na cosa che su ogni cippo ci fosse an-che la fotografia del Caduto, oltre alnome (di alcuni ci sono). Pertanto invi-to tutti gli interessati, familiari direttio parenti, a mettere a disposizione lefoto; sono sicuro che l'Amministrazio-ne comunale provvederà poi alla cor-nice e alla loro sistemazione sul cippo.

Una copia delle foto potrebbe resta-re in Archivio del Comune, come le fotodella Mostra allestita al "Gesù" il set-tembre scorso. Direi, anzi, che sareb-be opportuno avere una fotografia ditutti i Militari che hanno partecipato alle

II 28 Luglio 1914 iniziò la Prima Guer-ra Mondiale: Austria, Germania e Im-pero Ottomano contro Gran Breta-

gna, Serbia, Francia e Russia. Tedeschi,austriaci e turchi contro anglo-francesie russi. Le motivazioni del conflitto fu-rono economiche, ma soprattuttoespansionistiche. Una nazione volevaimporsi su un'altra, un popolo volevasoggiogarne un altro. Stupidamente il 24maggio 1915 l'Italia entrò in guerra conl'Intesa: Gran Bretagna, Serbia, Russiae Francia. Le nostre motivazioni erano ilraggiungimento dell'unificazione italiana:

LE SETTE PARTI DELLA PACEPace è il contrario di guerra.Pace è stringersi la mano.Pace è una parola.Pace, a volte, è un sogno.Pace è quiete.Pace è un frammento di vita.Pace è un arcobaleno.

L'arcobaleno non esiste se non ci sono sette colori,la pace non esiste se non ci sono sette motivi;Rosso, l'ardore d'amiciziaArancio, il coraggio di reagireGiallo, la felicitàVerde, la speranzaAzzurro, la spensieratezzaBlu, la saggezzaViola, la magia del mistero

Una goccia forma l'arcobaleno,un uomo forma la pace.

Federico Pugliese - Scuola Media

PIUME E VENTOPiume di pace che cadon dal cielopiume che, come un velo,copron le salme dei soldati,in modo che vengan dimenticati.

Piume di pace a volte slealiPiume di pace davvero reali,piume che l'odio non cancellan per niente,piume che ammazzan la gente.

Perché queste piume, in realtà,son solo la pausa tra le rivalità.

Vento di guerra che le piume porta via,vento carico di malinconia,vento che spira tra i soldativento che porta in guerra gli stati.

Vento che soffia sugli uomini armativento che porta via le anime dei soldativento freddo che l'ira portavento che non conforta

Ormai la guerra è finita,ma le piume non ridaranno la vita.

Federico Pugliese

l'annessione degli ultimi “pezzi” d'Italiaaustriaci, il Trentino e l'Istria. Più di unmilione di soldati furono stanziati in Lom-bardia, Friuli e Alpi nord-orientali perconquistare circa 17.000 Kmq.

I dati sulle morti sono spaventosi: inEuropa morirono 7.588.370 persone,praticamente un settimo della popola-zione odierna italiana. In Italia inveceperirono 650.000 persone; questo suc-cesse per conquistare Trentino e Istria:quindi morirono circa 38 persone perogni Kmq di territorio annesso.

Chissà quante persone soffrirono per

la morte dei loro cari; tutto questo è

determinato solo da una guerra. È no-

stro dovere anche pensare alle persone

che tornarono a casa con un arto am-

putato; come avrebbero svolto il loro

lavoro? Mi è difficile pensare che tutte

le famiglie danneggiate siano state risar-

cite; e comunque soldi e terra non equi-

valgono ad una vita umana. Almeno così

penso io, perché se si combattono guer-

re e si fanno morire persone per un ter-

ritorio, allora la mia teoria è in errore.

Comunque le guerre sono orribili, mi è

difficile pensare che persone molto più

colte di me decidano di far morire diver-

se persone. Federico Dattila - Scuola Media

POESIA SULLA PACE

La paceche bella magia,in Iraqnon si sa cosa sia.

La paceuna delle cose più belle,la guerraha distrutto le torri gemelle.

La pacecerca Vigorieper formareuna grande unione.

La guerrafa piazza pulitaci vuoleuna nazione unita!

Vittorio Truccone Scuola Media

guerre, magari per una futura pubbli-cazione su libri, unitamente al propriostato di servizio militare. Grazie.

Le fotografie si potranno consegna-re alla Sig.ra Salvina (cui va il mio rin-graziamento) il venerdì dalle ore 9.00alle ore 12.00. Le foto verranno resti-tuite la settimana successiva.

Colgo l'occassione per fare un plau-so a tutte le associazioni, cittadini e allescolaresche che hanno partecipato allecelebrazioni del 4 novembre. Un parti-colar ringraziamento all'Amministra-zione Comunale che ha promosso l'ini-ziativa di invitare le scolaresche. D’al-tronde è solo ricordando il passato chesi può costruire un futuro migliore;questo futuro è per i giovani di oggi,cui noi passiamo il testimone.

Francesco Suino -Associazione Marinai.

APPELLO

Il sorriso di tutti i bambini...

Ogni genitore desidera un belsorriso per il proprio figlio eogni bambino fra 3 e 6 anni

dovrebbe essere sottoposto a visitaortodontica così da individuare le ma-locclusioni su base scheletrica.

Le malocclusioni di classe I com-portano problemi dentali quali protru-sione, affollamento, rotazioni; in quel-le di classe II il mascellare superioresi trova collocato troppo in avanti ol'inferiore troppo indietro; in quelle diclasse III il mascellare inferiore è trop-po in avanti o il superiore è troppoindietro.

A Vigone la Dott.ssa Flavia Caselliha intrapreso un'attività di promozio-ne dell'ortodonzia in collaborazionecon la Dott.ssa Laura Zaretto, spe-cializzata in ortognatodonzia (la bran-ca dell'odontoiatria che si occupa diprevenzione,diagnosi e tratta-mento dellemalposizioni deidenti e delleossa facciali).

" E' importan-te fare preven-zione ortodonti-ca, denti dritti esani corrispon-dono a salutegenerale e fidu-cia in se stessi.

4 NOVEMBRE

A propositodi dossi

Siamo un gruppo di Vigonesiresidenti in Via Torino e ViaGobetti, esasperati dai continui

rumori e vibrazioni provocati alle nostreabitazioni dalle macchine e dai mezzipesanti che transitano a forte velocità(sicuramente superiori ai 50 km orari)sui dossi sistemati in prossimità delle no-stre case e negozi. Il perdurare di que-sta grave situazione è la dimostrazio-ne concreta che il posizionamento deidossi non è servito a niente, in quanto imezzi, (anche quelli pesanti), continua-no a transitare ogni giorno su Via Torinoe Via Gobetti ad alta velocità.

Stanchi dei rumori (anche notturni) edelle vibrazioni ai vetri delle nostre abi-tazioni e negozi, il 14 giugno scorso,abbiamo presentato una petizione, fir-mata da 10 proprietari di abitazioni sitein Via Torino e Via Gobetti, rivolta all'at-tenzione del Sindaco, esponendogli ilnostro problema.

Nella petizione chiedevamo al Sinda-co la prospettiva di rimuovere, o even-tualmente spostare, i dissuasori di velo-cità. Come alternativa avremmo anchepotuto valutare una eventuale collocazio-ne di dissuasori di velocità fìssi, come giàsono stati posizionati in altre vie di Vigo-ne. Sono oramai passati 5 mesi dalla pre-sentazione della nostra petizione e, a tut-t'oggi, non abbiamo ancora ricevuto alcu-na risposta in merito dal Sindaco o dal-l'Autorità competente. Sappiamo che unSindaco può essere molto impegnato nel-le sue varie attività, ma pensiamo ancheche basterebbe veramente poco delsuo tempo prezioso per rispondereai quesiti e alle segnalazioni di disa-gi che i propri Cittadini gli rivolgono.

In conclusione, riteniamo che ilcomportamento di disinteresse daparte del Sindaco verso il nostrodisagio è la dimostrazione che nonsi voglia risolvere il problema (nondi poco conto), che va avanti ora-mai da troppi anni.

A nome di tutti i firmatari dellapetizione

Lettera firmata

Il pediatra è il mio interlocutore privi-legiato - sostiene la dott.ssa Caselli -perché il primo promotore della salu-te orale del bambino.

La nostra iniziativa si propone disensibilizzare i genitori ad una ade-guata igiene orale, alla prevenzionedelle malocclusioni, allo studio, l'ap-plicazione e il controllo degli apparec-chi correttivi al fine di trattare e risol-vere queste anomalie".

" Eliminare le abitudini viziate, inparticolare il succhiamento del ciuc-cio o del dito e la respirazione orale,può determinare il ritorno ad una oc-clusione normale - continua laDott.ssa - è quindi necessario indivi-duarle il più precocemente possibileper evitare l'instaurarsi di danni per-manenti".

Sara Bessone

Cañada Rosquín

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Potrebbero essere opera di Isido-ro Bianchi (1581-1662) gli affre-schi che rappresentano "Il Bat-

tesimo di S. Agostino" e "S. Francescoriceve le stigmate" di cui si è da pococompletato il restauro, grazie ad un fi-nanziamento di undicimila euro garanti-to dall’associazione "Amici della Biblio-teca" di Vigone.

A dirlo, pur senza volerlo ancora af-fermare con certezza, è il funzionariodella Soprintendenza Regionale per ilPatrimonio Storico ed Artistico ClaudioBertolotto, che ne ha diretto il restauroaffidato alla ditta Rava di Torino.

Si tratta di una attribuzione non anco-ra certa, ma che in ogni caso denota l'im-

Gli affreschi di “Casa Brun”portanza di questo ciclo di affreschi con-tenuti in quel che resta della chiesa di S.Nicola da Tolentino, inserita all'interno delconvento degli Agostiniani. Ora l'interofabbricato di via Fiochetto fa parte di"Casa Brun" ed è di proprietà del CentroServizi Socio-Assistenziali e Sanitari diVigone, che lì accoglie una comunità diadulti diversamente abili e ospita il Cen-tro diurno per persone in difficoltà.

La stessa amministrazione del Cen-tro Servizi, presieduta da Luigi Bosso-lasco, ha affiancato gli "Amici della Bi-blioteca" nella loro iniziativa finanziandoil restauro degli stucchi che abbellisco-no la parte sottostante i due grandi af-freschi che sono stati oggetto dell'inter-

"Il battesimo di S. Agostino", 1638.(foto Pier Giorgio Adamini)

"S. Francesco riceve le stigmate", 1638. (foto Pier Giorgio Adamini)

vento e che sono datati 1638.Molto però resta ancora da fare, per-

ché mancano all'appello delle opere sal-vate dal degrado come una decina diritratti di Santi, di Beati e di figure checingevano originariamente l'abside del-la chiesa. Il loro recupero infatti è statomomentaneamente interrotto, dal mo-mento che l'Associazione che lo ha av-viato ha esaurito le somme paziente-mente accantonate.

"Ci auguriamo che altri seguano il no-stro esempio e che proseguano nel cam-mino da noi intrapreso, perché se si riu-scisse a recuperare per intero questo im-portante ciclo pittorico si salvaguardereb-be un'altra significativa testimonianza delpatrimonio storico ed artistico vigonese"dicono i componenti del direttivo del-l'Associazione "Amici della Biblioteca".

Tonino Rivolo

Gemellaggio: idea meravigliosa

Illustrissimi signori, voglio con que-sta mia lettera complimentarmi conVoi e con i Vs. collaboratori per la

bella manifestazione che avete orga-nizzato in Vigone, ai primi di settem-bre ultimo scorso, in merito alla ricor-renza del decennale del gemellaggiocon la città argentina di Cañada Ro-squín. I vostri sforzi, per mettere incontatto i discendenti di famiglie divi-se dall'emigrazione ed iniziare scambidi cultura, modalità di vita e lavoro,sono encomiabili e, direi perfettamen-te riusciti.

Ho potuto assistere in quei giorni aincontri felici di persone conosciutesi perla prima volta, a reincontri fra gruppiche in precedenti viaggi avevano giàavuto la possibilità di conoscersi, hovisto vivaci scambi di opinioni, discus-sioni e interessamenti reciproci di modidi vita, attività di lavoro e di tempo li-bero.

Ho letto con piacere, su di un setti-manale locale, che è in atto uno scam-bio di corrispondenza tra coetanei conl'aiuto delle istituzioni scolastiche.

Posso immaginare i grandi beneficiche questa iniziativa può portare allacomunità italiana ed argentina e voine avete gettato le basi, che ora conti-nuate a rinverdire ed a tenere in vita.

La mia famiglia, in questa occasio-ne, è stata molto fortunata avendo avu-

to l'opportunità di conoscere di per-sona una cugina con la quale mante-niamo una corrispondenza (e prima dilei con suo padre) che risale al 1912(data della loro emigrazione). Nel me-desimo tempo abbiamo potuto cono-scere altri cugini discendenti da unfratello di mio nonno, emigrato attornoal 1880.

La festa da Voi organizzata è coin-cisa con il matrimonio di mio figlio Ste-fano. Ed è stata per noi una vera gioiaavere sei ospiti inaspettati, ma gradi-tissimi, a festeggiare con noi .

Questi momenti ci hanno fatto co-

noscere, oltre che i nostri parenti, an-che la vitalità e la laboriosità che si tro-va nell'organizzare e vivere questi in-contri. Di questo sentitamente Vi rin-graziamo e ci candidiamo ad esserepresenti ai successivi incontri che pen-serete di organizzare.

Personalmente ed a nome dei mieifamiliari Vi auguro che possiate conti-nuare con soddisfazione e gioia que-sto bel modo di far incontrare delle per-sone che altrimenti non avrebbero lapossibilità di conoscersi e stimarsi

Distinti salutiGiovanni Prina

Lettera agli amministratori del Comune di Vigone

ARTE E CULTURA

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Cañada Rosquín

Un altro “Grazie”

Finita la mia gradita permanenza in Italia, e più preci-samente nella pittoresca località di Vigone, per assi-stere all'importante incontro delle due comunità ge-

mellate, desidero manifestare a nome mio e di mio maritoil più profondo ringraziamento a quelli che con coraggiososforzo lo hanno reso possibile: il comitato di gemellaggio,le autorità comunali e tutto il caro paese di Vigone.

Devo anche ringraziare per l'affettuosa ospitalità che mihanno dispensato e per le tante dimostrazioni di vicinanzae di affetto che hanno espresso in ogni momento e speroche, con l'aiuto di nostro Signore, proseguiremo per il cam-mino dell'amicizia conservando le nobili tradizioni che ciuniscono.Questa bellissima idea del gemellaggio fa sì chepersone di due Paesi lontani migliaia di chilometri possanoa loro volta incontrare persone alle quali si sentono uniteda legami famigliari o semplicemente, come è successo ame, iniziare un'amicizia che sicuramente perdurerà nel tem-po. Andando indietro ricordo due momenti molto emozio-nanti: quando siamo arrivati all'areoporto di Torino ed ab-biamo visto le bandiere bianco-celeste e tricolore ed hopotuto stringermi in un abbraccio con Luigia Ferrero, checonoscevo solo tramite lettera, e quando il paese di Vigo-ne ci ha ricevuti e accolti festosamente all'hotel quell'indi-menticabile giorno del 7 settembre 2006.

Ho trovato a Vigone, come un riflesso di Cañada Ro-

squín, una pianura con pascoli, allevamenti, coltivazionicome le nostre, ma con la corona delle Alpi in lontananza,cosa che manca nel nostro paesaggio. Quello che più miha impressionata è stata la conservazione del ricco patri-monio culturale di più di un millennio che viene custoditocome eredità dei nostri antenati comuni.

Sempre ricorderò che abbiamo festeggiato per tre gior-ni indimenticabili, la calda accoglienza che si manterrà neinostri cuori, come sfondo felice all'amicizia, portatrice diallegria, piacere e comunicazione.

Devo aggiungere che questi sono soggiorni che nè il tem-po nè la distanza potranno cancellare per le amicizie cheabbiamo saputo coltivare e perché grazie ai nuovi mezzi dicomunicazione che ci avvicinano, permettono un dialogofluente e rafforzano questi legami di amicizia raggiunti.

Non è possibile nominare tutti quelli che in un modo onell'altro si sono impegnati affinchè la nostra visita a Vigo-ne fosse tanto piacevole ed in ogni momento abbiamo per-cepito l'affetto mostrato per noi; ciò ha fatto in modo che cisentissimo come a casa nostra.

Molte, molte grazie ancora per la vostra ospitalità edamabilità.

Adriana Venditti in Crosetti - Cañada Rosquín

Il mio paese natio è Carlos Pellegrini. Attualmenteabito nella amata Cañada Rosquín. Lavoro come pro-fessoressa di lettere da molti anni, nella scuolaE.E.M.P.I. Mariano Moreno 8084 in questa cittadina.

La passione per la letteratura mi ha portato a scri-vere numerosi poemi, molti dei quali premiati in diver-si concorsi letterari della zona.

Così sto preparando la mia antologia poetica conpoesie che trattano temi collegati all’amore, alla vita,alla morte, ai valori, alle istituzioni, agli incontri, ai con-gedi...

Questa è una preziosa nobile sfida con la quale de-sidero arrivare, con una certa innocenza, al cuore del-le altre persone

Brillante sarà la tua vita se lavori per la pacetra raggi di speranza del sole della libertà.La pace di uno sguardo sereno, di un sorriso angelico,tenero aspetto di un bimbo che la sua innocenza ti dà.Speranza che apre le braccia alla saggia naturafagli un culto silenzioso: il suo segreto è la pazienza.Favaloro in mille palpiti di un cuore con grandezzasta sfidando la dimenticanzacon diamanti che adorna con bandiere.E’ il ricordo di un grande tra sogni che navigano...mare sanguinante di speranza versata dalle sue vene.La benedetta libertà dà ali ai suoi valorie il volo che salva l’umanità, Signori!Maestose già si elevano in un risorgere altero:pace, libertà e speranza, universo di Dio vivo.In questo mondo che è il tuoe in quello delle parole che è il miorivendico la “preziosità” nella penna con la quale scrivo.Questi versi con la loro magia danno risalto ad una sfida:quella di un tentativo sacro di un grande mondo tuo e mio.

Griselda Isabel Rodriguez - Cañada Rosquín

Il tuo mondo, il mio mondo

RENZO GIOVAMPIETRO: teatro come passione civile

continua a pagina 18

”d i attori 'impegnati', quanti ne hoconosciuti! Ma attori che

avessero la sua passione politica, cheavessero come riferimento ciò che af-fondava le radici nell'invenzione dellapolis, nessuno". Così ha esordito PieroFerrero in apertura del convegno "Ren-zo Giovampietro: teatro come passionecivile" svoltosi a Vigone il 24 giugno inricordo dell'attore-regista-drammaturgonato a Velletri nel 1924 e scom-parso a Roma lo scorso marzo.L'incontro, promosso e realiz-zato dagli "Amici del Selve"presso la Biblioteca "Luisia", incollaborazione con il CentroStudi del Teatro Stabile di Tori-no, ha visto la partecipazione,oltre al già menzionato Ferre-ro, di Gisella Bein, Giovanna Fi-scella, Pier Giorgio Gili, Anto-nella Giovampietro e NuccioMessina. Punteggiato dalla vi-sione di alcuni rari documentivideo, resi disponibili dalla fi-glia Antonella e dalla Rai, il con-vegno ha ripercorso le fasi sa-lienti di una vicenda umana eprofessionale straordinaria che,in oltre cinquant'anni di attivi-tà, ha visto affermarsi in RenzoGiovampietro un autentico pro-tagonista del teatro italianodella seconda metà del Nove-cento.

Ferrero ha indagato il rap-porto di Giovampietro con laclassicità, un rapporto fecon-do, iniziato a partire dagli anni'60 con spettacoli memorabili,spesso scritti su diretta solle-citazione dell'attore romano (fraessi ricordiamo in particolare“Processo per magia” e “AteneAnno Zero” di Francesco DellaCorte, “I discorsi di Lisia” e “Ilgoverno di Verre” di Mario Prosperi,“Processo a Socrate” di Giorgio Prospe-ri). Si tratta di un rapporto ispirato tut-t'altro che da un interesse di natura ar-cheologico-antiquaria, bensì dalla con-sapevolezza che il mondo della classi-cità è fonte inesauribile di lezioni neiconfrontì della contemporaneità. Uomoperennemente nutrito di sdegno, co-stantemente irritato contro gli scanda-li, le incoerenze, le malversazioni, Gio-vampietro traeva principalmente daquesto mondo la sua febbre civile e ci-vica. "La grande lezione di Giovampie-tro, ahimé disattesa, troncata - ha os-servato Ferrero - fu quella di indicarecome nella cultura classica ci fosserofermenti, ragioni, non soltanto di medi-tazione e di riflessione, ma addirittura

di 'spettacolarità'. Lui sapeva, da uomodi teatro qual era, che la cultura ha insè una forza, una vibratilità che costitu-isce 'spettacolo'. “Processo per magia”squarciò uno spazio chiuso, fu un lam-po all'interno di una cultura che non eraspecificamente teatrale e che Giovam-pietro riuscì a rendere materia assolu-tamente teatrale".

Momento centrale dell'intervento di

Pier Giorgio Gili è stata la rievocazionedi un clamoroso caso censorio avvenu-to nel 1970 ai danni dello spettacolo“Azione scenica sul pensiero e la figura didon Lorenzo Milani” scritto dallo stessoGili per Giovampietro. "Un'ora prima deldebutto giunse da Roma l'ingiunzione divietare lo spettacolo ai minori di diciot-to anni - ha ricordato Gili -: impossibile,quel testo era rivolto proprio ai giovani.Con Giovampietro occupammo il TeatroGobetti per quindici giorni. Avemmo tut-ta la cultura torinese dalla nostra par-te. Carlo Casalegno, che pure non eraun entusiasta di don Milani, scrisse unfamoso articolo su La Stampa dopo ilquale il divieto fu revocato. Ci furono in-terpellanze in Parlamento, intervenneanche il presidente Saragat per sbloc-

care la situazione. L'anno dopo lo spet-tacolo fu portato in tutta Italia. La cen-sura aveva prescritto due 'correzioni' altesto per le frasi incriminate. Giovam-pietro non le osservò mai". Non senzadimenticare le asperità del carattere -"Quando lottava, lottava forte. Le suelitigate erano famose, ma non erano ca-pricci d'attore, erano tempeste scate-nate dall'amore verso il teatro" - Gili ha

infine voluto ricordare in Gio-vampietro "un attore unico,uno dei pochi degli ultimi cin-quant'anni autenticamente ca-paci di dominare l'ars retorica:Oggi abbiamo tanti “monolo-ganti”. Lui sapeva far diven-tare teatro un testo e sapevatenere in pugno il pubblico, dasolo, anche per un'ora".

Alla significativa esperien-za del Don Milani si riallaccia-va anche la testimonianza diGiovanna Fiscella, attrice chepartecipò alla lunga tournéedi quel chiacchierato spetta-colo: "Dopo la recita Giovam-pietro apriva il dibattito fra ilpubblico, come usava allora.S'andava avanti fino a nottefonda! Poi, magari dopo unaspaghettata, ci si metteva arecitare poesie". Come quelladi Ignazio Buttitta da Giovam-pietro prediletta - "Ascutami"- che l'attrice siciliana ha vo-luto regalare ai convenuti re-citandola. Alla non facilità delpersonaggio ha fatto cennoanche Nuccio Messina, chenel periodo di direzione delTST fra il 1964 e il 1974 lavo-rò spesso a fianco di Giovam-pietro. "Gli si doveva molto ri-spetto. Non mi sarei mai so-gnato di dirgli che una sua

proposta non mi interessava. Era asso-lutamente bruciato dalla passione tea-trale e civile. E la passione civile è uti-lissima ad un teatro pubblico che si ri-spetti". Messina ha ricordato con parti-colare affetto la produzione de “La per-secuzione e la morte di Girolamo Savona-rola” di Mario Prosperi realizzata nel1969: "Giovampietro si impegnò moltis-simo per questo spettacolo, come at-tore e come regista, e l'impegno fu ripa-gato anche dalla partecipazione allaBiennale di Venezia.

Portammo quello spettacolo in decen-tramento nelle periferie e in provincia, tan-

t'è vero che affittammo allo scopo un ten-

done da circo. Molti attori non ac-

Es intención del Comité de Hermanamientoutilizar el espacio en Informa Vigone para felici-tar a “los amigos y vecinos” de Cañada Rosquín,nacidos de Enero a Marzo y que estuvieron visi-tándonos en los consecutivos meses de Septiem-bre:

GIORDANO FernandoGENTILI LaurinaPAUTASSO EldaNICOLI TeodolindaGALETTO CelinaVIOTTO ElsaBORETTO NelsoVENDITTI AdrianaSEVE DE GASTON AlbertoINGARAMO RubenCARNAGHI ElvaPARISI Isabel MariaBIANCHI PabloFALCONE MarielaALBERTO Elina MariaCAPOCCETTI Sergio

AUGURI

Il Comitato di Gemellaggio

ARTE E CULTURA

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Lettera del SindacoCañada Rosquín

Sig. Sindaco del Comune di VigoneDr. Bernardino Ambrosio

Stimato amico,

Passano i giorni ma non terminano i commenti tra colo-ro che hanno avuto la fortuna ed il piacere di aver condivisoquegli indimenticabili momenti insieme a voi; oggi più chemai stare a Vigone è come dire di sentirci come a casanostra.

Non ho altro che parole di ringraziamento, verso le auto-rità del Comune per tutte le attenzioni ricevute personalmentee verso tutto il gruppo che mi ha accompagnato.

Desidero esprimere a nome mio e di tutta la comunità diCañada Rosquìn la riconoscenza per un così bel gesto diavere posto il nome del nostro paese a quella Piazza.

Termino con un forte abbraccio e pieno di gratitudine pertutto quello che ho ricevuto, sperando di restare in contatto.

Hugo B. Dallari - Sindaco di Cañada Rosquín

Felici coincidenze

Nei rapporti con gli Argentini sisono verificate, in più occasio-ni, delle situazioni felici ed

eccezionali nella loro semplicità, frut-to di ricorrenti coincidenze positivedi fatti casuali. Vale la pena rimarca-re la frequenza con la quale questieventi si verificano, perché fa riflette-re e, pensandoci bene, aggiunge va-lore al gemellaggio.

Il primo fatto è ormai conosciuto datutti ed è già stato riportato anche daquesto giornale, riguarda GiuseppeAiassa, vigonese, in viaggio attraver-so l'Argentina a seguito del gemellag-gio con Cañada Rosquín. Aveva ripe-tutamente dichiarato che in Argenti-na, gli sarebbe piaciuto incontrare isuoi parenti, là emigrati all'inizio delsecolo scorso. Suo nonno ed i suoi fra-telli emigrarono insieme in Argentina,ma solo i fratelli di suo nonno rimase-ro in terra straniera, mentre suo non-no tornò in Italia. Il caso ha voluto cheascoltando l' hostess al microfono del-l'aereo sul quale viaggiava viene a sa-pere che il pilota dello stesso aereo èun suo omonimo. A seguito degli ap-profondimenti, il pilota risulta essereproprio suo cugino, discendente deifratelli di suo nonno, uno dei parenti dicui era alla ricerca.

Altro caso: nel suo discorso l'As-sessore regionale Teresa Angela Mi-gliasso, presente lo scorso settem-bre a Vigone per la cerimonia di cele-brazione del decennale del gemellag-gio Vigone - Cañada Rosquín, cita concalore uno scritto che ha avuto mododi leggere su un sito predisposto aCañada Rosquín. In esso Monica Cro-setti e Elsa Maria Viotto, due inse-gnanti rosquinesi, parlano della no-stalgia del proprio paese d'origine (Vi-gone), dell'emozione provata la pri-ma volta che l'avevano visto, dell'ir-refrenabile ricerca delle origini della

loro discendenza. Ma l'Assessore nonsa che Elsa Maria Viotto è presentein sala. Al termine del discorso la sig.Viotto, ripetutamente citata dall'As-sessore nel suo discorso come casoemblematico, le viene presentata dipersona. L'emozione è grande: quel-l'irrefrenabile desiderio di ritornare aVigone, la terra natale dei suoi avi, lasignora Viotto lo stava appagando pro-prio in quei giorni, nell'occasione deldecennale del gemellaggio. Casuale efelice coincidenza.

Altrettanto casuale ed altrettantofelice è la coincidenza che vede ben

sei parenti della famiglia Prina, discen-denti di emigranti originari di Cerce-nasco, a Vigone nell'occasione dei fe-steggiamenti del decennio del gemel-laggio con Cañada Rosquín, nei giorniin cui un loro cugino si sposava. GliArgentini avevano così la possibilitàdi partecipare, dopo due generazionidi lontananza, al matrimonio del lorocugino che, da tempo, ben prima chesi sapesse del viaggio dei rosquinesia Vigone, era stato programmato, percaso, proprio per quei giorni.

Felici, casuali, fortunate coinciden-ze, frutto però di una ricerca, di unatensione, di un desiderio coltivato neltempo. Come dire che la fortuna uno,poi, se la deve anche meritare.

Dino Ambrosio

Vigone: un paese che dieci anni fa aprì le porte affinchè noi ci incontras-simo con le nostre radici.

Quando i nostri nonni emigrarono dalle mani dei loro genitori verso quel-l’America che tanto prometteva, non immaginavano che dopo un secolo iloro discendenti sarebbero passati per quelle strade che loro mai più per-corsero. Questo tornare riempie il nostro cuore di una immensa gioia.

Percorrere la terra che essi un giorno lasciarono e che tanto ci insegna-rono ad amare è stato per molto tempo il nostro desiderio.

I nonni ci hanno trasmesso con i loro racconti, le loro abitudini, che maiabbandonarono, e con l’amore di Dio, un modo di vivere che oggi ci rendefratelli con il Piemonte. Dai nostri nonni abbiamo anche imparato la linguache essi, nonostante la distanza ed il tempo trascorso, continuarono a par-lare. Tutto ciò ha permesso a noi, loro discendenti, di poter comunicare coni nostri fratelli piemontesi con gioia e felicità.

Per qualcuno, che non si è mai allontanato dal suo Paese, è difficile im-maginare ciò che quegli emigranti soffrirono nel dover lasciare luoghi, fami-glia, amici, paesaggi, per iniziare in un posto così distante una nuova vita inuna terra sconosciuta, cosa che richiese molti sacrifici fisici e nostalgia deicuori. Nel tornare al loro amato Piemonte noi rendiamo omaggio ai nostrinonni, guardandolo e sentendolo con lo stesso amore che essi conservaro-no e ci inculcarono.

La gentilezza, il calore, la buona disposizione con le quali i vigonesi cihanno accolti, rendono reali i nostri sogni di ripercorrere i luoghi che alla finedel XIX secolo i nostri nonni lasciarono per sempre ed hanno superato lenostre aspettative.

A nome della Delegazione di Cañada Rosquín il nostro più sincero ringra-ziamento per tanto affetto ricevuto.

Elsa Maria Viotto - Celina Catalina Galetto - Cañada Rosquín

Un sogno diventato realtà

continua da pagina 17

RENZO GIOVAMPIETRO: Teatro come passione civile

cettavano le condizioni in cui si dovevarecitare in decentramento. Lui, in nomedi quella sua passione civile, accettavatutto". Chiudeva il contributo di Messi-na un duplice rimpianto: la mancata re-alizzazione di un progetto sulla Compa-gnia Reale Sarda e sullo scontro al Par-lamento subalpino fra Brofferio e Cavour("teneva molto a quel progetto, ma locaricò di pretese organizzative fino alpunto di non renderlo più realizzabile");l'assenza di Giovampietro per la cele-brazione del terzo centenario dell'asse-dio e della battaglia di Torino ("sono si-curo che con lui ci saremmo inventatiqualcosa di importante anche sul ver-sante teatrale").

Per Gisella Bein l'incontro con Gio-vampietro rappresentò una sorta dibattesimo professionale: "Fui scelta dalui per il ruolo della protagonista femmi-nile nel “Saul” di Alfieri. Arrivai a Roma -era la mia prima esperienza importante- e mi disse: "Lavoriamo insieme 10-15giorni, solo per capire se sei adatta allaparte". Questo oggi sarebbe impensa-bile, tutto è molto più veloce. Era unuomo di passioni forti, ma anche d'unapazienza immensa. Ha avuto la pazien-za di modellarci, di farci rifare le cose -ricordo che una volta si rimase tre oresu un'interrogativo - ci ha dato le basiper tutto quello che, almeno per me, èvenuto dopo. Una scuola eccezionale.L'aspetto su cui lavorava di più era ilritmo.

Con Alfieri ci insegnava a scioglierela parola, pur mantenendo le scansionidel verso. Si lavorava per trovare nelverso la misura fra logica e passione. Ilverso così diventava vivo. Ma quello chelui faceva con estrema naturalezza pernoi principianti aveva assolutamente delmiracoloso. Ci educava all'essenzialità:pochissimi movimenti, se tutto è pen-sato e mirato, non c'è bisogno di fare dipiù". La ripresa di quel “Saul” entrò afar parte di un progetto sperimentale di'lavoro teatrale sul territorio' che Gio-

vampietro realizzò in provincia di Torinonel gennaio-febbraio 1983 in collabora-zione con TST, Provincia di Torino e Re-gione Piemonte. Accanto alla ripropostadel capolavoro alfieriano, il progetto, cheebbe nel Teatro Selve di Vigone il suo'epicentro', vide l'allestimento, con unacompagnia di giovani, di “Processo permagia” e del recital, in anteprima na-zionale, e di “L'amore alle radici”."L'esperienza di Vigone fu molto interes-sante anche per il lavoro fatto con i ra-gazzi delle scuole - ha voluto sottoline-

are Bein - Alle recite serali erano abbi-nati dei laboratori per spiegare comenascevano gli spettacoli. Era un progettomolto valido che non passava sulla te-sta della gente, ma legava il territorio".Altre annotazioni personali dell'attricetorinese hanno posto in evidenza alcunitratti caratteristici della personalità diGiovampietro: l'onestà intellettuale, in-nanzitutto - "ci diceva: non si può fareuna cosa che non amiamo, di cui nonsiamo convinti" -; la disciplina e la serie-tà professionali, dentro il palcoscenico- "ricordo una tremenda sfuriata nei con-fronti di un mio giovane collega chepretendeva di rimandare la dizione di

una certa battuta nel modo richiesto almomento in cui ci sarebbe stato il pub-blico" -, ma anche fuori dal palcosceni-co - "una volta mi riprese severamenteperché, entrato nel mio camerino, lo tro-vò in disordine". Esigeva il massimo ri-spetto per il suo lavoro - "nel corso del-le recite per le scolaresche, se il chiac-chiericcio superava il limite tollerabile,fermava tutto e spiegava ai ragazzi per-ché il lavoro debba essere sempre ri-spettato" -, ma al rigore sapeva unire ildivertimento, come quando ad una re-cita per militari, "sceso dal palco, sus-surrò nell'orecchio del soldatino di tur-no accasciatosi sulla poltrona: "E' scop-piata la guerra!"".

Purtroppo non avremo più le formi-dabili prove d'attore con cui Giovampie-tro seppe rendere vivi e palpitanti gran-di personaggi dell'antichità come Apu-leio, Socrate e Cicerone, relegati solita-mente nelle polverose soffitte del ricor-do scolastico. Nondimeno resterà vivae palpitante quell'idea di teatro 'politi-co' - nel senso più alto che oggi questosvilito aggettivo possa assumere - col-tivata testardamente da Giovampietro:non un teatro ideologico, pregiudizial-mente schierato, ma un teatro 'dialetti-co', volto a sollecitare un'intelligenzacritica rispetto al presente e a ridesta-re quel superiore senso di giustizia e dimoralità che è il presupposto di ognicivile convivenza.

Forse i Vigonesi del 1983 non si re-sero conto appieno di chi fosse venutoa lavorare nel loro teatro appena riaper-to. Sulla stampa locale si parlò addirit-tura di "colonizzazione culturale". Ser-peggiarono perplessità, malumori, insi-nuazioni. Insomma sembrò prevalerequella tipica diffidenza paesana fondatasul convincimento che da 'fuori' venga-no sempre soltanto ciarlatani a venderpozioni fintamente miracolose. Vero èche ciò da sempre accade e che sospet-ti personaggi tuttora non di rado calinoin provincia a far danni. Non fu certoquello il caso. Sicché la riluttanza di al-cuni Vigonesi in quel frangente si rivelòsoprattutto un perfetto autogol. Saràcambiato qualcosa nel frattempo? Sispera sempre.

Simone Monge

ARTE E CULTURA

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Natale coi fiocchi 2006

Programma e iniziative Natale 2006

VENERDI' 08 dicembre

Chiesa di S. Bernardino - Piazza C. BoettoApertura del presepe creato e allestito dalla famiglia AU-

DISIO con l'aiuto degli "Amici del Presepe"; 170 figure - 220;animali realizzati artigianalmente, disposti su una superficiedi 100 metri quadrati.

DOMENICA 17 dicembre

P.zza Palazzo Civico - P.zza Card. Boetto - Via Umberto I- Babbo Natale vi aspetta con Organetto a manovella con

carretto a ruote; con le sue musiche crea un'atmosfera magi-ca e caratteristica;

- Babbo Natale e Nataline Girls, artisti e giocolieri sarannopresenti nelle piazze e nelle strade; vi offriranno sculture conpalloncini, caramelle, spumini, pop-corn e altre piacevoli sor-prese;

- passeggiate sulla slitta per grandi e piccini per le vie diVigone;

- in piazza Card. Boetto i bambini potranno salire sui ponye passeggiare con loro;

- passeggiate sulla slitta di Babbo Natale - cioccolata cal-da e panettone - 'vin brulè;

- in Piazza Palazzo Civico viene allestita la casa di Neve diBabbo Natale che aspetta le letterine di Natale di tutti i bam-bini.

VENERDI' 22 dicembre

Nella chiesa del Gesù in Via Umberto I°- ore 21.00 Concerto di Natale organizzato dall' Istituto

musicale "Asilo Vecchio" di Vigone;Gruppo (S)TONO - I CANTORI DI OSASIO - GLI AMICI DI

GIO' di San Secondo di Pinerolo;- in Piazza Palazzo Civico nella casa di Neve di Babbo

Natale vengono esposte le letterine di Natale di tutti i bambini

Notte di NATALE

Nella capanna allestita in P.zza del Borgo- rappresentazione vivente: della Madonna, di S. Giuseppe

e Gesù Bambino

EPIFANIA 06 gennaio

Oratorio di Santa Caterina ore 14.30speciale Befana: Il gruppo dei giovani dell'oratorio prepara

nuovi, divertenti e bellissimi giochi (della befana) e di movi-mento per bambini e ragazzi; poi premiazione della letterina aBabbo Natale coi Fiocchi e alla fine panini, bibite e il Vino brulèper tutti.

PER INFORMAZIONI

Comune di Vigonetel. 011-9803108www.comune.vigone.to.ite-mail : [email protected]

Pro Loco di Vigonetel. 347-9284368www.prolocovigone.ite-mail : [email protected]

Caro Sindaco, a Vigone, alla “Fieradel mais e del cavallo” (ottobre06), abbiamo avuto il piacere (tra

il resto) di vedere un gruppo di cavalli ecavalieri ungheresi, qui per il loro spet-tacolo equestre. La cosa mi ha portatoai miei ricordi giovanili (a cavallo tra glianni 1930/40), quando, per le fiere diCarnevale e S. Nicola, erano presentitanti cavalli da tiroprovenienti dall’Un-gheria. Erano impor-tati da un commer-ciante di Cercenascoche si chiamava Lui-gi Buniva, detto “Cia-ciaretta”. Alle fiereerano presenti altricavalli di razza: Cre-monesi, e provenien-ti dalla Iugoslavia,Bosnia e Polonia. Ipiù venduti a Vigonee nei paesi limitrofierano gli Ungheresi(l’80 %). Alla fiera diS. Nicola erano pre-senti anche i puledrinati in primavera.

Perché questo suc-cesso? Perché, per laloro conformazione fi-sica, i cavalli ungheresi erano i più adattiper i lavori di campagna. “Bue lungo e ca-vallo corto” si diceva un tempo e poi era-no più adatti per le nostre fertili terre. Allefiere erano presenti anche molti muli, nu-merosi nelle nostre cascine, per lo più pro-venienti dalla Francia ed in particolare dallavicina Savoia. Erano importati da un notocommerciante di Vigone, un certo sig.Rabbia.

Nella mia memoria di maniscalco, ul-timo con bottega in Vigone, ricordo ciòche i miei mi raccontavano. Per esem-pio a Vigone non ci sono mai stati deiveri e propri allevamenti di cavalli; lecavalle da tiro utilizzate erano pochis-sime. Un cavallo ungherese, da tiro, di4 anni, “già lavorato”, del peso di 5 -6q.li, negli anni ’30 costava attorno alle5 mila lire, non poco se si pensa cheuna buona vacca costava attorno allemille lire. I puledri costavano 800 lire evenivano comprati e cresciuti per so-stituire i cavalli logori e quelli che pervari motivi non servivano più. Una ferra-tura costava dalle 22 alle 25 lire. La to-sature, 5 lire. Ma il boom dei cavalli ci fùdopo la 1° guerra mondiale quando ar-rivarono le prime macchine agricole trai-nate da cavalli. Sostituivano i tanti la-vori manuali, come la mietitura, che pri-ma veniva fatta con la falce. La trazione

Lettera di un maniscalcocon cavalli era migliore della trazione coni buoi e le vacche perché i cavalli eranopiù veloci.

Ma tornarono le guerre (1935 AfricaOrientale e 1940 2° Guerra Mondiale)ed ecco nuovamente il “richiamo” allearmi di tanti giovani e la “precettazio-ne” di cavalli e muli. Le cavalle eranoesentate se gravide. Per questo, come

già per la guerra 15/18 anche nel 43-44-45, funzionava a Vigone un serviziodi monta con uno stallone governativodel deposito stalloni di Crema.

Funzionava da marzo a giugno per lecavalle presenti a Vigone e paesi limi-trofi. Ma ritorniamo a fine ‘800 inizio‘900, sapevo dai miei vecchi, che era-no numerosi gli affitta cavalli i quali no-leggiavano alle famiglie agiate per le ri-correnze più importanti

I più noti “affitta cavalli” erano i Ma-letto, con 25 e più cavalli. Molto nume-rosi erano anche i carrettieri con i “tum-barei” per il trasporto di ghiaia e sab-bia dal Pellice e di pietre dal Chisone.Inoltre i corrieri per Torino e Pinerolo ave-vano i cavalli da tiro pesante.

Ma come non ricordare i numerosi ne-gozianti in genere che andavano con i lorocavalli da trotto ai mercati e alle fiere!Sempre al trotto (in paese non era proi-bito) e si segnalava con un piccolo cam-panello appeso al pettorale del cavallo,la sua presenza.

E come non ricordare i cavalli ed imuli che trainavano i carri addetti allaraccolta del latte nelle cascine e nelleborgate: non si fermavano neanche ungiorno all’anno.

E come non ricordare i carabinieri acavallo? (una decina di cavalli) coman-

dati da un tenente. Gli ultimi due caval-li, nel 1934, ormai vecchi, erano statiriformati. Per tutti i cavalli e muli eragran festa il giorno di S. Antonio, il 17gennaio: niente lavoro e benedizione inpiazza.

Ma vorrei ancora ricordare gli zinga-ri, alcuni con cavalli assai veloci, scar-tati dall’ippodromo di Mirafiori, ma an-cora validi per la strada; e le tante ma-schere a cavallo per il Carnevale? E itanti cavalli e cavalieri per la rotturadelle pignatte a S. Nicola? E i cavalli dal

passo lento, triste,bardati a lutto con ilcarro funebre? E i ca-valli al gran trotto,con la pompa dei“pompista” (vigili delfuoco) per recarsidove c’era il fuocomentre la campanadel campanile (quel-la con la corda ros-sa) suonava in conti-nuazione in modo an-gosciante? E i cavalliper il trasporto degliinfortunati all’ospe-dale. Ricordiamo, an-che fino ai primi annidel ‘900, le carrozzetrainate dai cavalliche portavano i tantinobili vigonesi alla

“messa grande” della domenica.Caro sindaco, per i cavalli ed i muli

adulti esistevano pure le tasse comu-nali e le “targhe” per i cani con nome ecognome del proprietario ed il bollo. In-somma cavalli e muli erano fonte di ren-dita anche per i Comuni, oltre che pertante famiglie, compresi i numerosi car-radori e le botteghe di sellai e maniscal-chi che lavoravano anche la domenicamattina e facevano riposo solo alla fe-sta di S. Eligio, il 2 dicembre, santo pa-trono dei maniscalchi.

Ora a Vigone ci sono allevamenti dicavalli da trotto, con uno stallone superche si chiama Varenne, ed anche lorodanno da vivere e lavoro a tanta gente.

Caro sindaco, ho detto tanto, speroti faccia piacere, ma potrei scrivere unlibro e, io non sono uno scrittore, mavoglio ancora ricordare una persona cheha visto con tanta tristezza e amarez-za la fine dei buoi, dei cavalli, e dei mulidi un mondo diventato ormai leggenda.Si chiamava Pilade ed era mio padre,classe 1891, un “mulo tra i muli”: guer-ra di Libia, 1° guerra mondiale in Trenti-no, prigioniero in Serbia. E’ stato mani-scalco al battaglione Fenestrelle del 3ºAlpini per 11 anni.

Ciao Sindaco. Ti saluta un vecchiomaniscalco vigonese che di nome fa

Nello Variglia

PASSEGGIANDO NEL TEMPO

20 5

Il Santo NataleUna festività religiosa, che nei tem-pi passati era molto sentitadai vigonesi. La novena iniziava

puntualmente il sedici dicembre alle ore18.00 nella chiesa di S.Maria del Bor-go. Il canto delle Profezie veniva inizia-to dagli uomini, “i Cantori” e dal corodietro l’altare, rispondevano dai banchile donne e parte della popolazione. Lafunzione proseguiva nelle sue diversefasi, sempre in latino, e culminava conla benedizione.

Finita la funzione, si tornava a casa;si arava e poi si andava nella stalla, “afè la vjà”, dove le donne filavano, ram-mendavano, facevano le calze con i fer-ri, le maglie e cose varie, gli uomini fa-cevano ceste con i vimini, oppure ripa-ravano attrezzi agricoli.

Il giovedì prima di Natale, a Vigone,si faceva la fiera del cappone.Già il mat-tino presto arrivavano dalle cascine edalle frazioni i calessi, i birocci con ce-ste colme di capponi, sui quali in esta-te, mani di massaie esperte, operava-no il cambiamento naturale dei loro polliin capponi. La Fiera di Vigone a quei tem-pi era molto conosciuta e numerosi ne-gozianti venivano anche da lon-tano per rifornire i negozi dicittà.

Altro prodotto tipico era ilbue grasso, che i macellai vi-gonesi esponevano nei loronegozi.Adornavano il loro in-gresso con piante semprever-di, creando per quei tempiun’atmosfera tipicamente na-talizia. Si arrivava così ai gior-ni della vigilia. Le suore del-l’Asilo, del Cottolengo e del-

l’Ospedale avevano già allestito nei lorolocali il Presepio che veniva poi visitatodalle scolaresche e dalla popolazione.

Per le Feste Natalizie, nella nostrachiesa di Santa Maria del Borgo, le na-vate laterali venivano addobbate congrandi drappi di velluto rosso e vi re-stavano per tutto il tempo delle festenatalizie.

La Messa di Mezzanotte veniva an-nunciata alla popolazione alle ore 23.00dal suono del “Campanun”, che venivasentito anche dalle frazioni più lontane.La gente si incamminava a gruppi versoVigone, anche a piedi. Qualcuno porta-va una torcia accesa per illuminarsi ilpercorso: così si usava e si faceva.

Una moltitudine di persone assiste-va a questa Messa solenne e la nostrachiesa, seppur grande, era gremitissi-ma. C’erano anche persone che si defi-nivano, per loro convinzione, atee o noncredenti, però a questa Messa ci anda-vano ed erano notate. Alla celebrazionepartecipavano tutti i sacerdoti della

parrocchia, i cap-pellani delle frazio-ni, i Padri Giusep-pini con i giovaninovizi. La S.Messa

era allora celebrata in latino ed era im-ponente per la partecipazione e per lasua religiosità. Terminata la funzione siusciva dalla chiesa. La maggior partedelle persone se ne andava a casa: unaparte si dirigeva verso il ristorante a fareil cenone “l’arsinun”, altri festeggiavanoin casa.

Per i bambini questa era una nottedi speranza, perché al mattino succes-sivo trovavano i giocattoli sotto il cusci-no.

Nelle famiglie patriarcali il pranzo diNatale era un avvenimento tradiziona-le; nelle grandi cucine si riuniva al com-pleto tutta la famiglia più gli invitati e,tra il susseguirsi delle portate, si parla-va, si discutevano gli avvenimenti delgiorno, si sentivano i giudizi altrui in unaconviviale e sana allegria. Per ultimo ar-rivava il panettone, per la gioia dei bam-bini.

Il giorno dopo, Santo Stefano, erametà festivo e si andava ancora a Mes-sa. Per le persone di servizio, era il gior-no che scadeva il contratto lavorativofatto in primavera; pranzavano ancorain cascina, poi salutavano e se ne tor-navano a casa. A volte dopo un mese,più o meno, se rinnovavano il contratto,ritornavano e incominciavano un altroanno di lavoro.

Domenico Rosso - Agricoltore.

La “nusera”: la pianta delle noci

Fino alla metà del secolo scorso,prima che arrivassero nelle nostrecampagne la meccanizzazione e

le colture intensive, era facile trovarlasulle capezzagne dei nostri campi, op-pure come capofilare nei vigneti, negli“autin” di cui era ricca la nostra pianurapinerolese. All’ombra di questa pianta,venivano consumati, durante la mietitu-ra del grano o lavori consimili, i pranzigiornalieri che le donne di casa porta-vano ai famigliari, con le “cavagne”, al-l’ora stabilita. A volte succedeva chediversi gruppi si sistemassero poco di-stanti e, finito il pasto, c’era un momen-to di relax, con qualche scambio di pa-role, di opinioni; poi ognuno ritornava alsuo lavoro, la pausa era finita.

La pianta di noce normalmente na-sceva spontanea, e lì veniva lasciata,oppure veniva trapiantata in posti piùidonei e vi cresceva vistosamente, sen-za cure particolari, potature od altro.La sbattitutra delle noci e successiva

raccolta avveniva a fine settembre, ini-zio ottobre, con attrezzature molto sem-plici: dall’esterno con pertiche lunghe,leggere e flessibili o dall’interno salen-do sulla pianta e sui rami, con pertichepiù corte, ma ugualmente leggere e fles-sibili. Così a forza di braccia si proce-deva allo scuotimento e successiva ca-duta del frutto sul terreno.

Alla raccolta delle noci partecipava-no anche donne e bambini, con cavagne,cestelli ed altro. A raccolta ultimata siinsaccava il raccolto e si portava a casa.Quando il proprietario non era in gradodi fare questo lavoro, c’erano persone,giovanotti, che provvedevano a svolgerequesta attività stagionale che veniva ri-compensata con la metà del raccolto. Ladivisione avveniva sul posto e ciascunoportava a casa il suo avere.

Le noci venivano poi pulite e lavateaccuratamente in grossi mastelli colmid’acqua; successivamente venivanomesse ad asciugare sui marciapiedi o

su apposite attrezzature allestite nelcortile. Ad asciugatura avvenuta, veni-vano portate nei granai se destinate al-l’uso famigliare, se invece erano desti-nate alla vendita, venivano insaccate. Ilconsumo delle noci nelle famiglie conta-dine poteva avvenire in vari modi: met-tendole in tavola a fine pasto, anchequelli importanti, oppure portarsele ap-presso nei pasti fuori casa, nelle bisac-ce o nel “tascapan”. A Vigone ogni anno,l’ultimo giovedì, del mese di ottobre, sifaceva, “La fera dle nus” in Piazza Cle-mente Corte vicino alla Lea. Per l’occa-sione venivano anche molti negoziantiforestieri, per fare acquisti o dai Comu-ni vicini arrivavano anche molti agricol-tori con la loro merce.

A Vigone questa Fiera-mercato eramolto fiorente, anche per la bontà delprodotto; ed era pure una risorsa perl’economia del paese. In occasione del-la fiera, sul lato destro della piazza, ve-niva allestito il ballo pubblico, molto fre-quentato da giovani e meno giovani. Ogniricorrenza era buona, sia per il commer-cio sia per il divertimento.

Domenico Rosso - Agricoltore

PASSEGGIANDO NEL TEMPO

Buone Feste!

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A Black Christmas

Nairobi, 23 dicembre. Dan guarda fuori dalla fine-stra, il sole splende spazzando via le nuvole dell’ultimo acquazzone. Due giorni a Natale. Lui ado-

ra quella festa, prendere quel treno per raggiungere ilpapà, attraversare migliaia di chilometri, un caleidosco-pio di paesaggi e di colori diversi, guardare il sole sor-gere da quei finestrini e finalmente arrivare a casa. Ad-dobbare il piccolo salotto con le palle di vetro, con lecartoline degli anni passati.

Non ci sarà l’albero, non l’hanno mai avuto, perchécosta troppo, ma non importa.

Gli piace trascorrere la sera del 24 seduto in terraaccanto alla mamma, guardando in televisione il “Whi-te Christmas”, gli abeti illuminati, le luci, i pacchettiscintillanti.

Cosa non darebbe per vivere un Natale cosi, persognare anche lui di incontrare Babbo Natale, per sen-tire che gusto ha la neve fredda sulla lingua, per farefinalmente un pupazzo di neve. In fondo prova invidiaper tutti quei bambini che possono giocare davanti alcamino, indossare quegli strani cappotti, quei berretticol pon pon…fuori ci sono 38 gradi…

Prima di andare a dormire guarderà sulla sedia ilsuo abito migliore, già pronto per l’indomani mattina. Siandrà tutti insieme dal fotografo per immortalare que-sto giorno e poi finalmente a casa per il pranzo…riso,verdure, non panettoni ma macedonie di frutta per des-sert.

Non ci saranno pacchetti ad aspettarlo, ma divideràcon i fratelli le poche cose che i suoi genitori sono riu-sciti ad acquistare..scarpe, qualche vestito, matitecolorate. Ma per lui quei doni avranno la stessa impor-tanza di una play station, di un cellulare nuovo, di ungiubbotto alla moda.

La tradizione vuole che il giorno dopo il Natale siaquello dedicato all’apertura dei doni, quando si va tuttiinsieme nel centro di Nairobi, simbolo dell’indipenden-za del Paese, e si festeggia in compagnia della famigliae dei parenti venuti da lontano.

Lì, sulle sponde di un lago, assaporando un “ugali”insieme alla sua famiglia, Dan non penserà più ai bam-bini che ha visto in TV, circondati dai loro luccicantigiocattoli nuovi, non si chiederà più se loro davvero sonopiù fortunati di lui..ma siamo sicuri che lo siano davve-ro?

Un sereno Natale a tutti..o meglio.. Krismasi Njema…

Alessia Pautasso

Testimonianzadi un ragazzino

della V elementare

Siamo verso la metà di un lontano Dicembre: la neve scen-de abbondante, gli spalatori sono all’opera. I padronidei carri a due ruote detti “tumbarei”, che hanno la pos-

sibilità di ribaltare la neve, sono invitati con il cavallo per iltrasporto.

In via Aie Nuove (oggi via Mons. Ressia), lungo la bialeradel Ronco, ci sono delle acacie (gagie) dove vengono appog-giate delle travi che fanno da freno al ribaltamento dei carri.

Le persone per Vigone camminano in fretta, le donne im-baccuccate sotto lo scialle e la cravatta “a quattro giri” attor-no al collo, gli uomini col mantello, cappello e i mandolini pienidi paglia ai piedi, si salutano dicendo: “Neve dicembrina a tremesi confina”. Ma in un batter d’occhio si sentono suonare lecampane a festa alle tre chiese: S. Caterina per la messadelle 6.30, al Gesù per le 8.00 e a S. Bernardino per le 8.30,mentre a S. Maria del Borgo per le 20.30.

Tutti partecipano nell’esclamare: “Incomincia la Novena delS. Natale”. Le Chiese sono gremi-te; il canto delle Profezie accom-pagnate dal suono dell’organo, ilprofumo d’incenso, creano in ognipersona la fantasia di ritornarefanciulli, anche ai meno sensibi-li, assorti in altri pensieri.

Per noi ragazzini, per qual-che giorno si continua a fre-quentare la gelida chiesa delBorgo e le fanciulle quella diS. Bernardino, più piccolama non per questo menofredda che, col suono della sua campana delle 12.30, dal pri-mo giorno di Avvento, ci invita sino alle 13.45 per il Catechi-smo con la Dottrina Cristiana, libro di classe per i CatechismiParrocchiali, Associazione dei Parroci di Torino.

Dopo di corsa a scuola sino alle 16.00.Qualche giorno prima del S. Natale, tutti in S. Bernardino a

sentire i voti dalla voce del Teol. Giovanni Gerbino, col Suoritornello: “Promosso ma sempre con l’obbligo”.

A scuola si ritirano i non pochi compiti delle vacanze: gliinsegnanti sono molto generosi, una visita al grande Presepenell’Aula Magna, e via di corsa, ma una fermata è d’obbligo,per sentire il suono delle cornamuse che sono come le rondi-ni, ritornano tutti gli anni sempre alla stessa data. Ma con ilpensiero ai compiti da svolgere non sono vacanze di Natale!

Francesco Nasi

Storia della Mascalcia: dai Celti a Pinerolo

Non si sa di preciso dove, quan-do e chi per primo iniziò a ferra-re i cavalli, ma reperti archeo-

logici provano che già nel V secolo a.C. iCelti usassero proteggere gli zoccolidelle loro cavalcature con ferri applicatimediante chiodi. I ferri presentavano unbordo smerlato ed erano fissati con chio-di dal gambo rotondo e testa ovale.

I Romani e i Greci, come si può desu-mere dai loro trattati militari e di veteri-naria, non conoscevano la ferratura:molto probabilmente, in caso di neces-sità usavano degli stivaletti in pelle percontenere gli impiastri medicamentosie, per muoversi su terreni particolarmen-te sconnessi, utilizzavano "l'ipposanda-lo" o "solea ferrea". L'ipposandalo era unapiastra di ferro con i bordi rialzati e ungancio davanti e uno dietro che servi-vano per assicurarlo al piede del caval-lo mediante legacci di cuoio. Questa"scarpetta" non era ovviamente adattaper lunghe marce, tanto meno consen-tiva andature veloci.

Quando i Romani occuparono i terri-tori dei Celti, appresero le loro tecnichedi ferratura e cominciarono a migliorarlee a renderle più funzionali, elaborandoferri dai bordi lisci, da fissare con chiodia testa e gambo quadrato.

Durante il Medioevo, con l'avventodella cavalleria pesante, la ferratura, equindi la figura del maniscalco, diven-nero sempre più importanti e specializ-zati tanto che presso la corte di CarloMagno gli scudieri dovevano, tra le al-tre cose, saper ferrare anche i cavalli.Dal 1200 in avanti cominciano a com-parire i primi trattati di mascalcia e lerelative polemiche tra gli autori sul modomigliore per regolare le unghie, i tallonie la suola dei cavalli; contemporanea-mente vengono pubblicati anche tratta-ti sull'anatomia e le malattie delle zam-pe e i possibili rimedi.

Per molti secoli il maniscalco si oc-cupò non solo delle estremità dei caval-li, ma anche della sua salute in genera-le, fino a quando, nel 18° secolo, in Fran-cia venne aperta la prima scuola di ve-terinaria delineando così due figure pro-

fessionali ben distinte e specializzate:una si sarebbe interessata delle tera-pie, l'altra delle ferrature. Col tempo ognipaese sviluppò, all'interno delle botte-ghe, il proprio sistema di ferratura adat-tandolo alle varie razze di cavallo e i lororelativi impieghi, in stretta relazione coni diversi tipi di clima e morfologia delterritorio. Con l'Unità d'Italia si avvertìl'esigenza di uniformare questi sistemie, nel 1878, a Pinerolo venne fondata laScuola Militare di Mascalcia alle dipen-denze della Scuola di Cavalleria. Ognianno, al termine del corso, venivano trat-tenuti alle armi i dieci migliori allievi, inmodo da assicurare un elevato standardqualitativo per l'istruzione delle nuoveleve ed è da questo "giro di eccellenza"che è stato "forgiato" il Maresciallo Vin-cenzo Blasio, classe 1942, ultimo rap-presentante di sette generazioni di ma-niscalchi campani, Istruttore Titolare dal

'74 al '95 presso la Scuola di Pinerolo.La giornata lavorativa alla Scuola,

racconta il Maresciallo, inizia presto: alle7.30 tutti in mascalcia, un'ora di teoriae poi via sulle incudini con l'istruttorefino alle 10.30; pulizie e poi lezioni dipodologia o ippologia. Nel pomeriggiopulizia cavalli e poi di nuovo alle incudi-ni per finire i lavori.

E alla fine dell'anno, terminato il cor-so e ottenuto il diploma, non ci si puòconsiderare "maniscalchi finiti": bisognaessere umili e pazienti perché, solo coltempo e con la pratica si può acquisirequell'esperienza e quella manualità ne-cessaria per ferrare con successo nonsolo zampe "normali", ma anche per sa-per effettuare ferrature correttive, tera-peutiche e fisiologiche.

Un percorso lungo e difficile dunque,che richiede un impegno costante e nonsolo i ritagli di tempo lasciati da un al-tro lavoro. Un buon maniscalco, sostie-ne il Maresciallo Blasio, deve saper fer-rare qualsiasi zampa, sia questo di uncavallo, di un mulo, di un asino o di unamucca: è tutta esperienza. Un tempo i

cavalli si ferravano solo "sull'incudine"cioè "a caldo", creando il ferro da unaverga con l'ausilio della forgia: i ferri ro-venti venivano poi appoggiati per pochi

secondi sull'unghia in modo da creareun piano perfetto.

Oggi l'industria moderna ha creatoferri, di tutte le misure, per ogni disci-plina sportiva, che si possono piazzaresia a caldo sia "a freddo" (senza scal-darli nella forgia).

Ciò, da un lato, ha semplificato la vitaai maniscalchi, ma, dall'altro, ha contri-buito alla nascita di nuovi "professionisti"della ferratura…"con la lingua", tanto ap-prezzati da quei proprietari di cavalli (chepoveretti non hanno il dono della parola)poco competenti in materia, che si la-sciano attrarre da una tariffa economicao che al contrario pensano che una cifrasuper esosa sia garanzia di un'ottimaprofessionalità che invece non esiste inentrambi i casi.

La Scuola di Mascalcia dal '96 è sta-

ta trasferita a Grosseto, ma il Marescial-

lo Blasio è rimasto a Pinerolo e, poiché

per lui ferrare non è "appiccicare quat-

tro ferri con una manciata di chiodi" ma

è un lavoro duro e faticoso, una vera e

propria arte da esercitare con passio-

ne, una delle sue soddisfazioni più grandi

di oggi, è quella di trasmettere ai giova-

ni colleghi civili il suo sapere e la sua

competenza, perché il sistema tradizio-

nale dei vecchi maestri continui ad es-

sere tramandato e custodito dalle nuo-

ve generazioni.Miky e Tony dell'Estancia

Il giovane Vincenzo Blasio nella bottega difamiglia

Ferratura alla Scuola di Pinerolo

Consulto di maniscalchi all’Estancia: Tony,il M.llo Blasio e Andrea

PASSEGGIANDO NEL TEMPO

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COMUNE DI VIGONE

INFORMA VIGONE

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Tel. 011.980.31.01

Fax 011.980.31.02

Sito Daniela 011.980.31.09

Partiti Piera 011.980.31.08

Razetto Renata 011.980.31.14

011.980.31.15

011.980.31.16

011.980.31.17

Passadore Maria 011.980.31.10

Dinato Daniela 011.980.31.18

Donalisio Rita 011.980.31.12

Dr. Caffer Ezio 011.980.31.07

011.980.31.11

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ANAGRAFE

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ECONOMATO

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VIGILI

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Ruata Silvia

Maria GraziaMainardi

Druetta Mario

Gallo Lucia

Invito ai lettoriInforma Vigone è aperto ai contributo dì tutti i lettoriGli articoli dovranno pervenire firmati al Comitato di Reda-zione, presso il Comune, entro il 7 Marzo 2006 per il nu-mero in uscita a Aprile.Per chi lo può utilizzare, si prega di inviare gli elaboratiall’indirizzo e-mail:

E-mail: [email protected]

ORARI ISOLA ECOLOGICA

MARTEDI: 14,00 - 17,00

GIOVEDI: 09,00 - 12,00

SABATO: 14,00 - 17,00

SERVIZIO PUBBLICHE

AFFISSIONI

II servizio di affissione è svolto da persona-le comunale. Si prega di rivolgersi all’ufficioaffissioni: Palazzo Comunale 1º piano; incari-cato sig. Aldo Scarafìa; telefono 0119803113.

Oppure all’ufficio vigili:0119803103 - 9809130;nei seguenti giorni:lunedì - mercoledì - venerdìdalle ore 8,30 alle ore 10,30.

In mancanza dell’incaricato rivolgersi all’uffi-cio vigili.

Trimestrale di informazionedell’Amministrazione Comunale

Anno 20 - nº 4 - Dicembre 2006Aut. Tribunale di Cuneo n° 388 del 29/4/87

Direttore Responsabile: Luca NotaDirettore: Ivano Arena

Comitato di Redazione:Cristina Cappelletti, Ada Dovio,

Luigia Ferrero, Giovanni MarchisoneValeria Primo (rappresentante dei giovani)

Direzione:Vigone, Palazzo Comunale, tel. 0119803111.

Progetto grafico, impaginazione, pubblicità e stampa,gTgrafica - Virle P.te (To)

Tel. e fax 011.9739444E-mail: [email protected]

Le Lettere al Direttore, gli articoli dei gruppi politiciconsiliari, nonché quelli firmati, rispecchiano unicamente

e responsabilmente il pensiero dei loro estensori.

La consuetudine di porgerci gli au-guri sotto le feste ha di buono cheobbliga tutti, anche chi è più ri-

servato o è solito pensare soltanto a se

stesso, ad aprirsi agli altri ed ad espri-

mere l'intento, non soltanto formale, di

desiderare il bene altrui.

E' così che, almeno una volta l'anno,

dobbiamo rifare l'elenco, se non lo ser-

biamo un anno per l'altro, ed iniziare il

giro delle telefonate d'augurio ai paren-

ti, agli amici, ai conoscenti a cui dob-

biamo rispetto, o qualcosa di più. C'è

anche chi manda il biglietto. In Comune

arrivano, sotto le feste di Natale, chilo-

grammi di biglietti d'auguri, che sono

visti uno per uno ma poi raccolti in un

apposito contenitore per essere desti-

nati, qualche giorno dopo le feste, al ma-

cero. Anche questo è Natale!

Ma il Natale dovrebbe soprattutto

essere la Speranza che rinasce, la Vita

che si rinnova, la Gioia nel cuore. Il Na-

tale, che arriva al termine dell'anno e

porta con sé qualche giorno di riposo,

dovrebbe essere un momento di rifles-

sione per rifare i conti con la vita, per

vedere se il tiro è giusto, se i conti tor-

nano, se si è fatto abbastanza per chi

ci sta vicino o per chi in qualche modo

dipende dal nostro operare. E' il momen-

to in cui dobbiamo chiederci se e dove

abbiamo sbagliato, se potevamo o pos-

siamo fare di più e meglio; quali sono le

prospettive.

Se in questi

giorni ampliamo lo

sguardo al mondo

che ci circonda,

con i tempi che cor-

rono ed i problemi

che incombono,

non possiamo sta-

re molto allegri. Ma

se ci confrontiamo,

come c'insegnava-

no una volta, con chi sta peggio di noi,

possiamo dire che poteva andarci mol-

to peggio.

Se in questi giorni pensiamo alla no-

stra Città, dobbiamo augurarci che si

creino ulteriori condizioni di crescita,

non soltanto nell'economia e nei posti

di lavoro, a favore soprattutto dei gio-

vani, ma anche nella capacità della gen-

te di condividere le esigenze di chi ha

più bisogno, altrimenti si ritorna indie-

tro.

Auguriamoci di andare avanti.

Dino AMBROSIO

AUGURI DI BUON NATALE

2 23

- ORARIO DI RICEVIMENTO DEGLI AMMINISTRATORI -

Ambrosio Bernardino (Sindaco): Urbanistica. Edilizia privata: Agricoltura, giovedì - sabato ore 10-12.Bertello Avv. Ugo (Vicesindaco): Affari generali, Legali, Relazioni esterne: giovedì 10-12 o su appuntamento.

Darò Antonio (Assessore): Bilancio, Commercio, Artigianato ed Associazioni: sabato 9-11 o su appuntamento. Peretti Aldo (Assessore); Agricoltura e Ambiente; giovedì 10-12.

Bertero Antonio (Assessore): Lavori pubblici; Viabilità, su appuntamento telefonico.Bossolasco Luigi (Assessore); Istruzione, Cultura, Assistenza, Ciss: giovedì - sabato 9-11 o su appuntamento.

Corongiu Carlo (Assessore); Sport, Tempo libero: giovedì 10-12 o su appuntamento.

(Consiglieri) lista La Rotonda, Restagno Claudio, Montù Stefano, Grella Michelangelo, su appuntamento telefonico.

(Consiglieri) lista // Campanile, Viotto Bartolomeo, Dellacroce Pietro Paolo, su appuntamento telefonico.

- N U M E R I U T I L I -

Biblioteca comunale “Luisia”. tel. 011 9801243. - E-mail: [email protected] al pubblico: lunedì 15-17: martedì ore 14,30-18,30: mercoledì ore 10,00-12,00;giovedì ore 10-12 e 14,30-17,30; venerdì e sabato chiuso. Responsabile signora Lucilla Grill.Assistente sociale (presso il Distretto, telefono 0121 235930) :apertura al pubblico giovedì ore 8,30-12; al pomeriggio riceve su appuntamento.ASL Distretto n. 3: apertura al pubblico: lunedì e giovedì ore 8,30-12; martedì e mercoledì ore 14-15,30; venerdì ore 8,30-11.telefono 0121 235925.Cimitero Comunale: Orario estivo apertura al pubblico: ore 8-18 feriali e festivi: chiuso il lunedì. - Da ottobre orario invernale: 8,30-17,00

Apertura al pubblico degli Uffici comunalidal lunedì al venerdì ore 9-13 e 14-15;sabato chiuso

lunedì, martedì, mercoledì ore 9-13 e 15-16giovedì ore 8.30-13 e 17,30-19venerdì ore 9-13. Sabato chiuso.

dal lunedì al venerdì ore 9 alle ore 13.al pomeriggio dal lunedì al giovedì dalle 14 alle 15.il venerdì pomeriggio e sabato chiusi.

Tel.: 011-9803111

Fax: 011-9802381 [email protected]

Anagrafee Stato Civile

SegreteriaRagioneriaPersonale tecnico

ServizioArchivistico

UfficioTributi

PoliziaMunicipale

Ufficio TecnicoEdilizia privata

Protocollo dal lunedì al venerdì ore 10,30-12,30 IIIº pianoLa corrispondenza recapitata a mano dagli interessati oltre l’orario di apertura dell’ufficiopuò essere consegnata all’ufficio di competenza, che vi appone il ‘visto di arrivo’ conl’indicazione della data.E’ possibile rivolgersi al Servizio Archivistico (tel. 011-9803118) nel secondo giornosuccessivo alla consegna per conoscere il numero di protocollo che è stato assegnato aldocumento

Archivio (storico e deposito) dal martedì al giovedì ore 8,30-10 IIIº pianoLa consultazione si effettua previo appuntamento telefonando al n. 011-9803118 (eventuali derogheall’orario saranno prese in considerazione in base alle esigenze dei singoli utenti)

rivolgersi alla Sig.ra Daniela Sito

Tel. e fax: 011 9809130: per urgenze 335 [email protected](per comunicazioni ed esposti)

giovedì ore 8,30-13 e 17,30-19

dal lunedì al venerdì ore 9-12.

lunedì dalle ore 14 alle 16giovedì dalle ore 9 alle 12

L’anno del Selve

U n cavallino rosso, pittura in olio di Baretta, domina l'ul-tima copertina dell'anno duemilasei. Il tempo è ineso-rabile ma le cose fatte bene rimangono. Quelle fatte male

si possono sempre correggere o, semmai, evitare di ripetere.In redazione il lavoro è stato intenso, profìcuo ed appagante eper questo ringrazio chi ha collaborato dentro e fuori.

I numerosi articoli pervenuti, sempre curiosi ed interes-santi, hanno contribuito ad arricchire un trimestrale che ha untaglio informale ma elegante al tempo stesso. Spero di avertrasmesso sufficiente entusiasmo, di aver lasciato le traccedi una buona informazione e di trasparenza. Il cavallino rossodi Baretta appare indomabile, energico. Mi aspetto un annoduemilasette così. L'anno che verrà sarà quello del Teatro Baudidi Selve e la città di Vigone in particolare, con il fìtto tessutoassociativo che la compone, si presenterà compatta al co-spetto di questa nuova “cattedrale della cultura”.

Sarà importante promuovere le attività musicali, teatrali eculturali all'intemo di questo gioiello architettonico, ma saràaltrettanto necessario dare al Teatro Baudi di Selve un ruoloimportante sul territorio.

Bisognerà sfruttare l'entusiasmo che verrà nei giorni del-l'inaugurazione per attrarre giovani musicisti, compagnie tea-trali giovanili, giovani artisti di strada. Insomma, la “cattedra-le” c'è ed è bellissima, i visitatori non mancheranno sicura-mente e, proprio per questo, le Associazioni dovranno dareun qualcosa in più per rendere un momento importante, qualel'inaugurazione, assolutamente indimenticabile.

Indubbiamente, sarà necessario "investire" in denaro, inrisorse umane e soprattutto in "buongusto". Alla città di Vigo-ne tutto questo non manca e, se posso esprimere un parere,non sempre il denaro è sinonimo di buongusto. L' esperienzami ha insegnato che tutto ciò che nasce da un progetto validoe lungimirante è inevitabilmente destinato a crescere. Ho alle-stito spettacoli teatrali popolari con poco, abbozzando co-stumi con l'aiuto di amici generosi ed appassionati.

Eppure, questo teatro “povero” è cresciuto. Dal Castello diVirle alle piazze di Vigone, è finito al Teatro Nuovo di Torino ed alTeatro "Municipale" di Casale Monferrato. C'è sicuramente unsegreto: l'energia positiva dei giovani, cheentusiasmano e si entusiasmano. Le ideepurtroppo, o per fortuna, non si possonoacquistare. Va da sé che spesso, le mi-gliori, per essere realizzate costano pa-recchio e così rimangono dei sogni in at-

tesa di essere realizzati. Allora il "gatto si morde la coda"? Nonproprio; credo ci sia la possibilità di intraprendere una stradadi mezzo, un compromesso tra sogno e realtà.

Il Teatro Baudi di Selve potrebbe diventare la nostra "fab-brica delle idee". Un contenitore di risorse umane, individuatenelle varie associazioni vigonesi, dove chi "pensa" dovrà an-che cercare di "fare". Pensare che tutto questo possa bastareper sostenere una stagione teatrale a certi livelli non è corret-to. Servono degli organismi estemi di natura professionistica(compagnie teatrali o fondazioni culturali regionali, etc.) chepossano avviare in modo professionale la stagione e, nel con-tempo, incoraggiare le "idee della nostra fabbrica ", eventual-mente sostenerle in modo concreto, coinvolgendo nei loro pro-grammi e tabelloni le compagnie amatoriali locali.

Mi piace sognare; questo è un difetto incorreggibile e, am-mirando ancora il cavallino rosso di Baretta, che sembra ab-barbicarsi al cielo, lo immagino impresso sul fondale presti-gioso del Teatro Baudi di Selve, mentre in sala, tra gli applau-si, nasce un nuovo anno. Auguri!

Ivano Arena

NOTA CORRETTIVA

Su “Informa Vigone” di Settembre2006 a pagina 14 prima colonna,rigo 19 è scritto: Sindaco VittorioVincenzo SCARDI: il nome correttoè: Vittorio Vincenzo SOARDI.

Teatro Baudi di Selve

La Redazione di

augura ai lettori

un Buon Nataleed un sereno

Anno Nuovo

Ringraziando per il grandeafflusso di articoli pervenuti,

la Redazione si scusaper la mancata pubblicazione

di alcuni,causa carenza di spazio.

Si provvederà a pubblicarlisul prossimo numero