cavalieri paracadutisti - Ministry of Defence...delle “gens d’arme ”, il reggimento “Savoia...

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70 L a realizzazione di un’unità di “cavalleria paracadutisti” italia- na, cioè di un’unità a vocazione esplorante da mettere a disposizione delle aviotruppe, ha suscitato in molti qualche perplessità, senza contare il rischio con- creto di snaturare uno tra i più blasonati reggimenti: il “Savoia Cavalleria”. In realtà, negli Eserciti di moltissimi paesi, occiden- tali e non, le unità di cavalleria paracadu- tisti sono realtà consolidate da decenni. Vale allora la pena di dare un’occhiata fu- gace a quegli esempi a noi più vicini. L’Esercito tedesco, fino a marzo 2015, con- tava ben due Brigate paracadutiste, collo- cate alle dipendenze della Division Schnel- le Kräfte. Il processo di riorganizzazione in atto ha portato alla loro unificazione, Le realtà straniere e l’esperienza del “Savoia Cavalleria” Enrico BARDUANI ロユâi] `フフタ> `スォi} i タ`>iフ `i タi}}iフ Vi VテフフユテVi ユ ユVユ i ォ>タ>> `iステiタVフ フ>> CAVALIERI PARACADUTISTI IDEE ED ESPERIENZE

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La realizzazione di un’unità di

“cavalleria paracadutisti” italia-

na, cioè di un’unità a vocazione

esplorante da mettere a disposizione delle

aviotruppe, ha suscitato in molti qualche

perplessità, senza contare il rischio con-

creto di snaturare uno tra i più blasonati

reggimenti: il “Savoia Cavalleria”. In realtà,

negli Eserciti di moltissimi paesi, occiden-

tali e non, le unità di cavalleria paracadu-

tisti sono realtà consolidate da decenni.

Vale allora la pena di dare un’occhiata fu-

gace a quegli esempi a noi più vicini.

L’Esercito tedesco, fino a marzo 2015, con-

tava ben due Brigate paracadutiste, collo-

cate alle dipendenze della Division Schnel-

le Kräfte. Il processo di riorganizzazione

in atto ha portato alla loro unificazione,

Le realtà straniere e l’esperienza del “Savoia Cavalleria”

Enrico BARDUANI

CAVALIERI PARACADUTISTI

IDEE ED

ESPERIENZE

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dando vita ad un’unica Brigata paracadu-

tisti, la Luftlandebrigade 1. Al suo inter-

no, tale Brigata annovera due squadroni

esploranti – il 260° e il 310° – che nasco-

no già negli anni 2000 per enucleazione

da battaglioni esploranti di cavalleria e

trasformazione in unità paracadutisti, al

fine di assicurare la capacità esplorante e

di raccolta informativa (gli squadroni di-

spongono anche di droni e di sensori ter-

restri).

Lo US Army dispone di una pluralità di

Grandi Unità e paracadutisti – la 1st, 2nd e

3rd Airborne Brigade Combat Team (ABCT)

della 82nd Airborne Division; la 4th ABCT

della 25th Infantry Division; la 173rd ABCT

– caratterizzate da analoga struttura: tre

battaglioni di fanteria, un battaglione lo-

gistico, un battaglione genio, un gruppo di

artiglieria e un cavalry squadron.

L’Esercito britannico ha una sola Brigata

in grado di condurre operazioni aviopor-

tate, la 16th air assault brigade, che tra le

varie unità – annovera, tra l’altro, oltre

al reggimento di fanteria paracadutisti,

anche il 7° reggimento artiglieria, il 23°

genio, il 216° battaglione trasmissioni e il

reggimento Gurkha – può disporre, come

assetto RSTA permanentemente “orien-

tato” in rinforzo, del D Squadron dell’Hou-

sehold Cavalry Regiment. Tale unità di “ca-

valieri paracadutisti” è, inoltre, il bacino

privilegiato da cui attingere personale per

il plotone pathfinder (il cui compito è, es-

senzialmente, di individuare e predispor-

re zone di lancio e di atterraggio, anche a

forte profondità nel dispositivo avversa-

rio) della Brigata stessa.

In Francia, l’Esercito annovera ben due

unità di cavalleria paracadutisti. La pri-

ma, in realtà, mantiene solo nella deno-

minazione la sua origine di cavalleria: si

tratta del 13e rég. de dragons, che nel 1952

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Cavalieri paracadutisti

viene trasformato in reggimento di caval-

leria paracadutisti e più tardi, nel 1963,

aperto al reclutamento anche di soldati

di altre armi e specialità per evolvere in

reggimento esplorante a lungo raggio e,

nel 2002, transitare nel bacino delle forze

speciali. Le aviotruppe francesi, tuttavia,

si concentrano nella Brigata paracaduti-

sti, la 11e Brigade Parachutiste, costituita

nel 1999 per riconfigurazione della pree-

sistente Divisione.

La struttura organica presenta i seguen-

ti reggimenti: quattro di fanteria para-

cadutisti (1er rég. de Chasseurs parachu-

tistes, 2e rég. étranger de parachutistes, 3e

rég. de parachutistes d’infanterie de ma-

rine, 8e rég. de parachutistes d’infanterie

de marine), uno logistico (1er rég du train

parachutiste), uno del genio (17e rég. du

génie parachutiste), uno d’artiglieria (35e

rég. d’artillerie parachutiste) ed uno di ca-

valleria, il 1er régiment de Hussards Para-

chutistes.

Proprio quest’ultimo, a differenza degli

esempi visti negli altri eserciti, ha molti

punti in comune con la scelta intrapresa

dall’Esercito Italiano per quanto attiene

a “Savoia Cavalleria”.

Le similitudini risiedono nella capaci-

tà del reggimento francese di assolvere

tutte le missioni tipiche della cavalle-

ria – esplorazione nascosta e mediante

azioni di combattimento, sicurezza dei

dispositivi e protezione delle forze – a

favore della Brigata paracadutisti, sia a

seguito di operazioni avioportate sia in

un impiego terrestre con veicoli blin-

do-corazzati. Pertanto, vale la pena ana-

lizzare con maggiore dettaglio il reggi-

mento transalpino.

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Costituito nel 1720 per volontà di Ladislas de Bercheny, Uf-

ficiale ungherese esiliato in Francia all’indomani dell’annes-

sione del suo Paese da parte dell’Austria, il 1° reggimento

Ussari vanta la partecipazione a tutte le principali vicende

belliche della storia di Francia. Nel 1946, fu il Generale de

Lattre de Tassigny a deciderne l’inserimento nella 25a Divi-

sione aerotrasportata, decretandone la sua trasformazione

in unità esplorante paracadutisti.

Oggi il 1er RHP è l’unità di cavalleria dell’11a Brigata pa-

racadutisti dell’Esercito francese, alla quale assicura, grazie

alle sue caratteristiche di mobilità, potenza di fuoco e pro-

tezione delle forze, la disponibilità di capacità di esplora-

zione (nascosta e mediante combattimento), di acquisizione

obiettivi, di sorveglianza e di mirate azioni controcarri. La

configurazione ordinativa, forte di circa 650 ussari paraca-

dutisti, è la stessa prevista per tutti i reggimenti di cavalleria leggera blindata: oltre allo squadrone

comando e supporto logistico, vi sono tre squadroni “da esplorazione e combattimento” (su AMX-

10 RCR, ERC 90 Sagaie e VAB) ed uno di “esplorazione e intervento” (su VBL Panhard). Inoltre, il

reggimento dispone, al pari di tutti gli altri reggimenti della Brigata paracadutisti (compreso quello

logistico, che include al suo interno l’unità di avioriforimenti per l’intera Brigata), di un plotone di 20

ussari paracadutisti “commando”, il cui compito, nelle operazioni avioportate, è di individuare e pre-

disporre zone di lancio e zone atterraggio (in altri termini, la stessa missione attribuita, nell’esempio

anglosassone, all’unità pathfinder).

La particolarità di questo reggimento è data dagli equipaggiamenti di cui dispone: infatti, la VBL

Panhard è un mezzo blindato leggero di elevatissima mobilità, anfibio, a bassa emissione termica

e acustica, ma, soprattutto, aviolanciabile a seguito di una procedura di condizionamento di circa 5

ore, ma che non contempla alcuno smontaggio di parti; l’ERC 90 Sagaie è un veicolo blindato a tre

assi con cannone da 90mm. a corto rinculo che è trasportabile, senza preventive predisposizioni, sia

su C130 Hercules sia su C160 Transall. Ciò fa capire come il reggimento sia in grado di intervenire in

tempi rapidi dalla terza dimensione avendo già al seguito veicoli blindati che assicurano una buona

mobilità, potenza di fuoco e protezione delle forze. La particolare valenza e capacità operativa di

quest’unità è stata testata anche recentemente, quando suoi assetti sono stati inseriti nelle fasi iniziali

sia dell’Operazione “Serval” in Mali che dell’Operazione “Sangaris” nella Repubblica Centrafricana.

Infatti, in tutti i documenti promozionali dell’Esercito francese, il 1er RHP viene presentato come la

sola forza polivalente e modulare in grado di fornire, partendo dalla terza dimensione, uno “scaglio-

ne blindato d’urgenza” per tutte le esigenze della Brigata paracadutisti.

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L’esperienza italiana

20 settembre 2013: una data per certi ver-

si fondamentale nella pur plurisecolare

storia del reggimento “Savoia Cavalleria”

(3°), che ne segna indelebilmente il futu-

ro con il transito dipendenze della Brigata

paracadutisti “Folgore” e l’avvio del pro-

cesso evolutivo che lo porterà ad essere –

unico nel panorama dell’Esercito Italiano

– un reggimento di “cavalleria paracadu-

tisti”.

Costituito il 23 luglio 1692 dal Duca Vit-

torio Amedeo II attraverso l’unificazione

e la “professionalizzazione” delle pree-

sistenti compagini di cavalleria pesante

delle “gens d’arme”, il reggimento “Savoia

Cavalleria” venne da impiegato, fin dal

1693, in tutte le campagne di guerra con-

dotte dal Ducato sabaudo in seno alle più

ampie vicende belliche europee, al fine di

dare concretezza ai propri ambiziosi pro-

grammi di espansione territoriale nella

penisola italica. Protagonisti nelle guer-

re europee del ‘700 e, poi, nelle Guerre

d’Indipendenza, partecipi alla presa di

Roma, impiegati nella campagna contro il

brigantaggio e nelle operazioni in Africa

Orientale, i Cavalieri dalla “cravatta ros-

sa” seppero altresì distinguersi tanto nella

Grande Guerra (si ricorda in particolare,

il 3 novembre 1918, l’ingresso a Udine di

una pattuglia di “Savoia”, che riuscì a pe-

netrare fino in centro città ancora presi-

diato da truppe austro-ungariche) quanto

nella Seconda Guerra Mondiale, quando,

con la celeberrima carica di Isbuschenskij,

venne scritta una delle pagine più epiche

della storia militare moderna.

Non ancora completamente spente le

candeline del 321° compleanno, “Savoia”

era atteso da un’altra sfida epocale: l’avvio

del processo di evoluzione in reggimento

di “cavalleria paracadutisti”.

Origine del processo evolutivo

Il quadro internazionale di sicurezza in

rapido deterioramento, con il sorgere di

un’era di “globalizzazione dell’insicurez-

za”, ha imposto la disponibilità di stru-

menti militari in grado di operare con

piena efficacia in tutti i possibili scenari.

Cavalieri paracadutisti

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Con tali premesse, anche per il nostro Pa-

ese è divenuta sempre più stringente la

necessità di varare uno Strumento Mili-

tare pienamente joint, efficiente, effica-

ce e, soprattutto, in grado di intervenire

in tutto lo spettro delle operazioni e con

ridotti tempi di preavviso. Per l’Esercito

Italiano tutto ciò ha determinato l’avvio di

un profondo processo di riorganizzazio-

ne, guidato da due presupposti ben pre-

cisi: la Brigata pluriarma come elemento

fondamentale delle Forze Operative e il

sostanziale incremento della capacità di

“ingresso dalla terza dimensione”. Da que-

sti due elementi è scaturito un percorso di

potenziamento delle capacità della Briga-

ta paracadutisti “Folgore”, al fine di dotarla

di una maggiore autonomia operativa e

logistica, configurandola, al pari delle al-

tre Grandi Unità elementari dell’Esercito,

secondo una struttura pienamente plu-

riarma tale da conferirle capacità d’impie-

go full spectrum per l’efficace condotta di

tutte le attività militari tattiche (offensive,

difensive, di stabilizzazione e abilitanti).

Contestualmente alla fuoriuscita degli as-

setti di forze speciali e di forze per opera-

zioni speciali – 9° rgt. “Col Moschin” e 185°

rgt. RAO – transitati alle dipendenze del

neocostituito Comando delle Forze Spe-

ciali dell’Esercito, si poneva pertanto l’e-

sigenza di attribuire alla “Folgore” tre ca-

pacità specifiche di cui risultava carente:

il supporto di fuoco terrestre, la logistica

e l’esplorazione a medio raggio. Per soddi-

sfare le prime due si è provveduto a inseri-

re nella Brigata il 6° reggimento di mano-

vra di Pisa (ridenominato poi reggimento

logistico “Folgore”) e a ricreare, sulla sede

di Bracciano, il 185° reggimento artiglieria

paracadutisti; invece, per la capacità esplo-

rante, di sorveglianza e di acquisizione

obiettivi (Reconnaissance, Sureveillance and

Target Acquisition - RSTA) la scelta è cadu-

ta sul reggimento “Savoia Cavalleria” (3°),

pensando ad un ampliamento delle sue

capacità attraverso l’acquisizione di quelle

tipiche delle aviotruppe (Figura 1). Infatti,

la missione assegnata al reggimento è sta-

ta così formulata: “approntare, addestrare

e mantenere l’efficienza operativa degli

assetti del reggimento, al fine di garantire

l’efficace assolvimento dei compiti tipici

delle unità di cavalleria di linea e, nel con-

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tempo, perseguire l’obiettivo di acquisire

le capacità d’impiego delle aviotruppe, per

l’efficace impiego di assetti del reggimento

nell’ambito di task force avioportate”. E il

20 settembre 2013 il reggimento ha ab-

bandonato la Brigata aeromobile “Friuli”

per passare alle dipendenze della Brigata

paracadutisti “Folgore”, avviando così il

proprio processo evolutivo.

La road-map dell’evoluzione di “Savoia

Cavalleria”

Partendo dalle premesse sopraccitate

e assumendo come inderogabili le ca-

pacità previste dalla NATO per un reg-

gimento di cavalleria leggera, è stato

stilato un elenco di capacità operative

primarie che il reggimento “Savoia Ca-

valleria” dovrà saper esprimere, al fine

di poter garantire efficacemente l’inse-

rimento di propri assetti all’interno di

task force avioportate:

− schierarsi tramite aviolancio e/o avio-

assalto per la condotta dell’Esplorazione

Tattica Terrestre, contribuendo al con-

trollo dei joint fires disponibili e alla valu-

tazione degli effetti;

− identificare, occupare e organizzare

zone di aviolancio speditive e aviosuperifi-

ci a premessa di aviolanci e/o aviosbarchi,

assicurando contestualmente una rete di

sorveglianza delle aree individuate;

− condurre attività di sorveglianza ed

esplorazione oltre la linea avanzata delle

forze amiche, ma entro l’arco di tiro utile

del supporto d’artiglieria;

− fornire informazioni, tempestive ed ac-

curate, sulle forze avversarie, sull’area di

operazioni e sull’ambiente operativo;

− individuare, identificare e determinare

obiettivi in profondità (a medio raggio),

ricorrendo a sensori montati su piattafor-

ma terrestre, ovvero portatili, mediante

osservazione diretta;

− ingaggiare, per un tempo limitato, le for-

ze avversarie, sia in caso di attacco siste-

matico che di combattimento d’incontro;

− condurre colpi di mano d’opportunità;

− essere integrato nel sistema ISTAR-EW

in area d’operazioni;

− condurre ricognizioni d’area e d’itine-

rario al fine di raccogliere informazioni

sulla dislocazione, entità, natura ed atteg-

Cavalieri paracadutisti

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giamento dell’avversario e sulle caratteri-

stiche del terreno;

− registrare e disseminare immagini (in

ogni condizione di luce e di visibilità) ad

un centro dedicato per la raccolta, elabo-

razione, fusione e sfruttamento di dati

per l’intelligence;

− supportare il ciclo del targeting.

In altre parole, al reggimento viene chie-

sto di svolgere tutte le attività tattiche già

contemplate nei compiti assegnati ad un

reggimento di cavalleria di linea, con pri-

orità per l’attività di Esplorazione Tattica

Terrestre (ETT), ma a favore della Brigata

paracadutisti, in qualsiasi scenario d’im-

piego e, in particolare, nel contesto di

operazioni avioportate. L’ETT dovrà poter

essere condotta nelle due forme, nascosta

(by stealth) e mediante azioni di combatti-

mento (by fire). Partendo da tali presup-

posti è stato possibile fissare le carenze

capacitive del reggimento e, pertanto, di-

segnare una road-map di attività, azioni e

obiettivi intermedi per poter pervenire,

entro la fine del 2017, alla completa evo-

luzione in chiave paracadutista di “Savoia

Cavalleria”. Cinque anni non sono, come

potrebbe apparentemente sembrare, un

ampio lasso temporale per portare a com-

pimento un tale processo evolutivo, che

comporta, innanzitutto, un cambio di

“mentalità operativa” e l’interiorizzazione

dell’ethos tipico delle aviotruppe. Già nella

primavera del 2014, a poco più di sei mesi

dall’avvio del processo evolutivo, sono

stati conseguiti i primi due fondamentali

obiettivi intermedi: l’esercitazione di Inital

Operational Capability (IOC) con uno squa-

drone costituito intermente da cavalieri

paracadutisti – il 3° squadrone esplorante

“De Leone” – e il completamento dei tre

“corsi basici per aviotruppe” – articolati

nel “corso di specialità - KS” e nel “corso

di paracadutismo militare - KSP” – riser-

vati dalla Brigata “Folgore” al personale

di “Savoia”. Relativamente al corso basico

per aviotruppe, in tre aliquote si è riusciti

ad assegnare la specialità “paracadutisti” a

buona parte dei cavalieri del reggimento.

Peraltro, già alla fine del 2013 è comincia-

ta la nuova modalità di alimentazione di

personale di truppa per il reggimento: in

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“Savoia”, al pari delle alte unità della “Fol-

gore”, si viene assegnati solo dopo aver

già acquisito la specialità paracadutisti,

cioè dopo aver frequentato con successo

il previsto iter, di circa 12 settimane com-

plessive, presso il Centro Addestramento

Paracadutismo di Pisa (CAPAR). All’arrivo

al reggimento, coloro che hanno l’incari-

co di “esploratore per blindo pesante” e di

“esploratore per blindo leggera” vengono

avviati alla frequenza del precipuo corso

di qualificazione, condotto presso la Scuo-

la di Cavalleria di Lecce, per ulteriori 8/12

settimane. Terminato con successo anche

questo corso, il “cavaliere paracadutista”

è quindi in possesso di quelle conoscenze

e quelle capacità di base che gli consenti-

ranno di essere inserito in uno squadrone

esplorante, ovvero nello squadrone blindo

pesanti, e di poter assolvere ogni tipologia

di compito tipico della cavalleria, tanto in

modalità “tradizionale” quanto a seguito

di aviolancio/avioassalto. C’è la possibilità,

poi, per il personale che presenta i requi-

siti necessari, di conseguire, attraverso la

frequenza di specifici corsi presso il Cen-

tro Addestramento Paracadutismo, quelle

professionalità e qualifiche necessarie alla

piena autonomia del reggimento anche

in ambito paracadutistico: comandante

di pattuglia guida, qualifica alla Tecnica di

Caduta Libera, direttore di lancio, istrut-

tore di paracadutismo, addetto al carica-

mento aereo, addetto ai malfunziona-

menti, solo per citarne le principali.

Al cavaliere paracadutista vengono dun-

que chieste caratteristiche e capacità

uniche: sapersi confrontare con “la va-

stità dei cieli” – come recita la preghiera

del Paracadutista – e, nel contempo, con

gli angusti spazi delle blindo. Una duali-

tà che presuppone una duttilità operativa

del personale, frutto di una mentalità e di

una continuità addestrativa che sono, in

parte, ancora da costruire appieno.

La dottrina d’impiego

Il dominio d’azione della cavalleria para-

cadutisti continua ad essere quello delle

attività tattiche dell’esplorazione (recce by

fire o fighting for information e recce by ste-

alth o inquisitive information) e della sicu-

rezza (nelle sue tre forme di cover, guard e

screen), che vengono condotte allo scopo di

facilitare la manovra delle forze amiche.

Tralasciando l’impiego durante la condot-

ta di operazioni classiche, che non preve-

dono l’inserzione tramite aviolancio/avio-

assalto, focalizziamo invece l’attenzione

sull’utilizzo della cavalleria paracadutisti

nell’ambito di task force avioportate. Essa

è destinata ad essere la componente prin-

cipale della capacità esplorante (e compo-

nente esclusiva, per quanto attiene all’e-

splorazione a medio raggio) della Brigata

paracadutisti, pur continuando a mante-

nere una significativa capacità di strike

che gli consente di essere spendibile in

tutte le opportunità tattico-operative.

In linea di massima, la cavalleria paraca-

dutisti è destinata ad essere inserita – con

unità fino al livello massimo di squadrone

– a premessa delle componenti esploranti

dei reggimenti di fanteria paracadutisti,

non limitandosi alla raccolta informativa,

Cavalieri paracadutisti

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ma anche, se necessario, combattendo per

disturbare l’attività esplorante avversaria

e prendere tempo permettendo alle unità

amiche di affluire e riorganizzarsi. Dopo

aver effettuato il passaggio di respon-

sabilità con gli esploratori delle unità di

fanteria paracadutisti, la cavalleria para-

cadutisti – opportunamente integrata da

assetti del genio guastatori paracadutisti

– procede nella prosecuzione dello sforzo

in profondità, contribuendo, in tal modo,

all’allargamento della testa di aviosbarco

e alla sicurezza delle follow-on forces, ma

restando sempre focalizzata sulla raccolta

informativa, sull’individuazione dei pun-

ti deboli dell’organizzazione avversaria e

sempre pronta a gestire i joint fires dispo-

nibili. In sintesi, le unità di cavalleria pa-

racadutisti sono impiegate nelle task force

avioportate:

- nello “scaglione avanzato”, con l’enuclea-

zione di pattuglie esploranti con il compito

di ricognire l’entry point e/o individuarne

ed organizzarne ulteriori, di effettuare il

ricongiungimento con, lo “scaglione As-

salto” e proseguire l’ETT in profondità nel-

la named area of interest assegnate;

- nello “scaglione Assalto”, enuclean-

do pattuglie esploranti mounted e/o di-

smounted con il compito di sicurezza

dell’entry point e ampliamento della testa

di aviosbarco;

- negli scaglioni successivi, enucleando

pattuglie mounted, su veicoli blindati leg-

geri e su blindo pesanti, con il compito di

cover e guard e, all’occorrenza, strike.

L’ordinamento

Al fine di mettere il reggimento nelle

condizioni di assolvere efficacemente

i propri compiti, si è intervenuti anche

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dandogli una nuova configurazione or-

ganica che prevede:

- una componente RECCE, bacino di forze

prioritariamente impiegabili nello “sca-

glione avanzato” per la condotta dell’e-

splorazione nascosta ed orientate anche a

garantire le funzioni di pathfinder. Potrà

disporre di veicoli aviolanciabili, con ca-

ratteristiche di elevata mobilità off road,

elevata potenza e velocità, ridotta segna-

tura termica, acustica e sismica (veicoli

all-terrain, tipo Quad; moto enduro; Vei-

coli d’Assalto Veloce, come quelli già in

uso presso il 9° rgt. d’assalto paracadutisti

“Col Moschin”; Long Range Special Recon-

naissance Vehicles, ancora da individuare).

Questa componente avrà personale quali-

ficato TACP-FAC, Laser Operator e un nu-

cleo di tiratori scelti, oltre che un congruo

numero di cavalieri paracadutisti abilitati

all’ala vincolata/TCL HALO-HAHO;

- una componente esplorante leggera,

principalmente – ma non esclusivamen-

te – orientata ad operare nell’ambito dello

“scaglione Assalto” per essere impiegata

nelle attività di esplorazione e di sorve-

glianza areale, ovvero in attività in aree

urbanizzate. Disporrà di veicoli VTLM

RSTA e moto enduro, ma avrà anche sen-

sori terrestri ed aerei (unmanned ground

vehicle – UGV e micro unmanned aerial

vehicle – UAV), al fine di poter essere in-

serita con efficacia nel sistema ISTAR-EW

in area d’operazioni. Anche qui, come nel-

la precedente componente, è contemplata

la presenza di personale qualificato TACP-

FAC, Laser Operator e di nuclei di tiratori

scelti, così come di personale con peculiari

specializzazioni di natura aviolancistica

necessarie per l’esecuzione della missione

(ala vincolata/TCL);

- una componente blindo pesanti, per di-

sporre, in riserva o meno, di sorgenti di

fuoco aggiuntive tanto per le esigenze di

esplorazione mediante azioni di combat-

timento, quanto per consentire al Coman-

dante della Brigata di rinforzare adegua-

tamente dispositivi schierati sul terreno,

ovvero di disporre di un’idonea pedina

per la presa di contatto/frenaggio dell’av-

versario, per il controllo di zone estese e

per i compiti di sicurezza.

Per quanto attiene, infine, a futuri ma-

teriali ed equipaggiamenti di aviolancio

del reggimento, tanto individuali quanto

di reparto, la loro acquisizione rientra in

una più ampia esigenza operativa della

Brigata “Folgore”, contemplata proprio nel

piano di potenziamento della stessa Gran-

de Unità elementare.

Conclusioni

Non si può nascondere che ci sono stati

momenti di difficoltà, peraltro fisiologici

in un processo evolutivo di questa por-

tata, ma il reggimento e i suoi cavalieri

hanno dato dimostrazione che il retaggio

di audacia e valore di “Savoia” è riposto in

buone mani. Grazie anche all’assiduo sup-

porto del Comando Brigata “Folgore”, ogni

attività, ogni prova, ogni avversità è sta-

ta affrontata con slancio ed entusiasmo,

dando dimostrazione che si può cambiare,

anche in misura significativa, ma sempre

nel rispetto della tradizione.

Cavalieri paracadutisti

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