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DIPARTIMENTO DI GIURISPRUDENZA
Cattedra di Diritto Amministrativo 1
DIRITTO E GOVERNANCE DEI BENI COMUNI RELATORE Chiar.mo Prof. Marcello Clarich
CANDIDATO Livia Larussa Matr. 114583
CORRELATORE Chiar.mo Prof. Giuliano Fonderico
Anno Accademico 2015-2016
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INDICE
Introduzione6
CAPITOLO PRIMO
Quali beni comuni
1. Cenni storici11
2. Beni comuni: il dibattito ideologico14
2.1. Hardin vs Ostrom...17
2.2. Lautogestione21
2.3. Il dibattito internazionale22
3. Le classificazioni giuridiche e dottrinali in Italia25
3.1. Spazio fisico o urbano26
3.2. Le peculiarit della categoria individuate dagli studiosi27
4. La difficile collocazione di una disciplina dei beni comuni nel quadro normativo vigente...29
4.1. Un altro modo di possedere31
5. La necessit di una sintesi...33
5.1. Una nozione relazionale.35
3
CAPITOLO SECONDO
I beni nellordinamento italiano e funzione sociale della propriet
1. Lideologizzazione dei beni comuni...37
1.1. Rodot e Mattei, la visione benecomunista....37
1.2. I limiti.38
2. I beni nella Costituzione..40
3. La propriet nellordinamento europeo...43
3.1. Dimensione sociale della propriet: la sintomatica evoluzione in tema di indennit per lespropriazione...46
3.2. Ladattamento della Corte Costituzionale..49
4. I beni comuni nel diritto positivo51
4.1. Il codice..51
4.2. Forme di propriet ed uso collettivi riconosciute: gli usi civici.........54
4.2.1. Usi civici e beni comuni..59
5. Il dibattito sui beni comuni: oltre il pubblico ed il privato61 5.1. The new property62 5.2. Un tertium genus?..64 5.2.1. Una critica illuminista.68
6. La giurisprudenza dei beni comuni69 6.1. Cassazione SS. UU. 3665 del 201169 6.2. Un criterio di classificazione dei beni comuni...74 6.3. Le occupazioni culturali: il caso del cinema Palazzo.76
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CAPITOLO TERZO
Dallambiente ad internet: i grandi temi della disciplina vigente
1. I beni comuni nelle singole fattispecie..80
2. Lambiente.81 2.1. La tutela internazionale.82 2.2. La tutela nazionale.83 2.2.1. Le riforme pi recenti.88
3. Lacqua..94
4. I campioni biologici...97
5. Internet100 5.1. Open government ed open data.......................108
CAPITOLO QUARTO
La Governance dei beni comuni
1. Il principio di sussidiariet..112 1.1. Beni comuni e articolo 118.114 1.2. Sussidiariet: subsidio dellefficienza.117
2. Sussidiariet e partecipazione, la modernizzazione del sistema.119
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2.1. La legge sul procedimento amministrativo del 1990..120 2.2 Il significato delle nuove tendenze nellambito dei beni
comuni.125 3. Loperativit del principio...125
3.1 La giurisprudenza: il principio di sussidiariet orizzontale applicato sui beni comuni.....127
4. La dimensione urbana dei beni comuni...130
5. Il carattere innovativo del regolamento di Bologna132 5.1. La componente pedagogica dellamministrazione condivisa......136 5.2. Responsabilit e costi..138
6. La circolazione del modello140
7. Normativa nazionale e Governance143 7.1. Cenni al nuovo codice degli Appalti...145
8. Cenni ai contenuti del disegno di riforma costituzionale inerenti al tema in esame........146
Conclusioni.148
Bibliografia.158
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Introduzione
Loggetto del mio lavoro consiste in unanalisi del trasversale tema dei beni
comuni e nel tentativo di inquadrare giuridicamente il fenomeno.
Come emerge chiaramente dallelaborato, quella dei beni comuni una
categoria che non si presta ad essere descritta facilmente facendo ricorso al
metodo definitorio: questo non solo per via della difficolt di sintetizzarne in
maniera efficace ed onnicomprensiva i caratteri peculiari, ma anche in quanto gli
studi condotti sul tema neppure sottendono unassoluta uniformit di vedute circa
la stessa individuazione dei relativi caratteri.
Gli accesi dibattiti al riguardo, sul piano nazionale come sul piano
sovranazionale, muovono quindi, in primis, dalleterogeneit degli approcci
adottati nel disegnare i contorni del concetto di bene comune, lavoro che
implica riflessioni di carattere etico, economico e sociale, oltre che giuridico.
Ci non di meno, i beni comuni da qualche tempo attirano lattenzione di
moltissimi studiosi: giuristi, ma anche appunto economisti, sociologi,
politologi, ecologisti, i quali cercano in essi un rimedio innovativo e sostenibile ai
limiti di cui soffrono il sistema economico e la societ che ne frutto.
In momenti di crisi, in particolar modo, le istituzioni come i cittadini si
trovano a dover ricercare metodi efficaci di recupero delle risorse necessarie a
risollevarsi e per poterci riuscire risulta necessario, oggi pi che mai, spostarsi
oltre la prospettiva della semplice ricerca di correttivi per il malfunzionamento del
modello esistente, [] sempre pi ridotta nella ristretta visuale che rimane aperta
tra la prospettiva della concorrenza nel mercato e quella della riduzione della
spesa1. I beni comuni, nellopinione di un numero sempre maggiore di studiosi,
possono rivestire un ruolo fondamentale in questo processo.
Tuttavia, andare oltre le prospettive tradizionali, ed abbracciare quei
metodi innovativi di cui necessitiamo, possibile soltanto in virt del
superamento di alcuni dogmi che influenzano profondamente il nostro modo di
1 M. Bombardelli, Prendersi cura dei beni comuni per uscire dalla crisi, nuove risorse e nuovi modelli di amministrazione, in Quaderni della facolt di giurisprudenza (Universit degli studi di Trento), 2016
7
pensare quanto quello di agire, e che costituiscono un ostacolo alla realizzazione
dellevoluzione cui ambiamo.
Credo che possa risultare utile, a tal proposito, per dare inizio alla nostra
riflessione, soffermarsi sul concetto di ricchezza. Essa concepita come linsieme
di beni, materiali ed immateriali, dotati di un valore economico, di cui un soggetto
titolare e che, quindi, compongono il suo patrimonio. Pi il suo patrimonio
vasto, pi lindividuo ricco.
dunque molto facile, forse naturale, pensare al concetto di patrimonio e a
quello di ricchezza come concetti coincidenti, indistinti e, conseguentemente,
altrettanto naturale che, nel perseguire lobiettivo di soddisfare i propri bisogni,
ogni individuo agisca al solo fine di accrescere sistematicamente il proprio
patrimonio, concepito come sua unica fonte di ricchezza.
Assecondando una siffatta prospettiva, i cittadini non posso che aderire al
paradigma comportamentale dellhomo oeconomicus, agendo con razionalit
nellinteresse esclusivo per la cura dei propri interessi individuali. di tutta
evidenza che una societ governata da tali logiche risulta logorata da insanabili
contrasti sociali, dal momento che il perseguimento del benessere della comunit
in quanto tale non rientra nellinteresse del singolo; ma le implicazioni del
modello sociale improntato sullhomo oeconomicus vanno ben oltre tale
spaccatura.
Prendendo in prestito i caratteri dei beni messi in evidenza dagli
economisti al fine di differenziarli tra loro, si possono individuare due primi
elementi distintivi dei beni comuni quali: la rivalit il consumo di un bene
comune da parte di un individuo, lo rende indisponibile ad un altro individuo
potenzialmente interessato al consumo del medesimo e la non escludibilit
impossibilit di estromettere gli individui dal consumo del bene .
I beni comuni, cos individuati in prima approssimazione, sono inevitabilmente
vittima delle depredazioni dei soggetti privati, che in essi vedono un mezzo di
soddisfazione dei propri bisogni egoistici che, non essendo escludibile a
differenza del proprio patrimonio conviene aggredire al fine di trarne la
massima utilit possibile, senza che ci si preoccupi della loro conservazione nel
tempo.
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I risultati di tale atteggiamento da parte della comunit mondiale, nei
confronti di beni cos caratterizzati sono sotto gli occhi di tutti: la spietata
conduzione delle attivit economiche, lincontrollato sviluppo del progresso
hanno portato ad un rapido aggravarsi delle condizioni ambientali, al
depauperamento delle risorse naturali, ad unenorme crescita del divario sociale
tra i ricchi, cerchia sempre pi ristretta e potente, ed i poveri il cui numero cresce
e le cui condizioni sono sempre pi critiche.