Catalogo Pino Pascali Mediterraneo Metropolitano

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Pino Pascali 1

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catalogo mostra Pino Pascali Mediterraneo MetropolitanoParma 31 marzo - 14 aprile 2011

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Pino Pascali Mediterraneo metropolitano

A cura di:

Enza Bergantino

Assistenti scientifici:

Raffaella Carluccio

Alice Dotti

Alessandra Gavazzoni

Martina Perotti

Catalogo a cura di:

Davide Cariola

Allestimento a cura di:

Rossella Romito

Progetto grafico a cura di:

Giulia Pallavicini

Addetto stampa e comunicazione:

Fabiola Signorini

Fotografia:

Enza Bergantino

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Sommario

Un grande sperimentatore .............................................................................. 7

Pascali e il mondo della pubblicità ............................................................... 15

Mediterraneo metropolitano: l’artista nel contesto storico-culturale. .......... 18

Carosello: un sipario aperto al consumo ...................................................... 25

“L'Italia non è un paese povero” .................................................................. 31

Una vita all’insegna della velocità ............................................................... 39

Opere ............................................................................................................ 47

Conversazione con Claudia Lodolo ............................................................. 97

Bibliografia ................................................................................................ 103

Cataloghi .................................................................................................... 104

Sitografia .................................................................................................... 105

Filmografia ................................................................................................. 105

Esposizioni personali ................................................................................. 107

Esposizioni collettive ................................................................................. 112

Cronologia .................................................................................................. 127

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Un grande sperimentatore di Enza Bergantino

La mostra dedicata a Pino Pascali: PINO PASCALI

“Mediterraneo Metropolitano”, si inserisce nell’ambito del

workshop “Pensare per fare” e del Corso di Storia e Teorie delle

Esposizioni e degli Allestimenti, tenuto dalla Professoressa

Francesca Zanella, coadiuvata dai tutors: Ilaria Bignotti,

Elisabetta Modena e Marco Scotti, presso l’Università degli Studi

di Parma; mentre il tema del workshop è stato, a livello generale:

Architettura&Pubblicità-Pubblicità&Architettura. Il gruppo di

studenti (Enza Bergantino, Rossella Romito, Fabiola Signorini,

Alice Dotti, Davide Cariola, Giulia Pallavicini, Martina Perotti,

Raffaella Carluccio e Alessandra Gavazzoni) ha scelto di

lavorare su una delle tre proposte espositive e curatoriali rivolte

dalla Professoressa Zanella e dai Tutors: sul ruolo di Pino Pascali

nei confronti della pubblicità e in relazione all’iconografia

architettonica.

Si tratta dunque di elaborare le fasi progettuali, teoriche e

allestitive di una mostra monografica storica le cui date sono

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state così individuate:

31 Marzo - 14 aprile 2011, Contrafforti della Pilotta,

Piazzale della Pace, 7 Parma.

La mostra vuol essere un lavoro innovativo dedicato

all’artista pugliese che metta in risalto l’amore di Pascali per la

sua terra natia legata a quei valori tipici del mondo contadino e,

allo stesso tempo, il fascino che su di lui esercitava l’energia

totalmente nuova della metropoli americana.

La mostra si prefigge come scopo quello di presentare

l’artista attraverso questi due aspetti fondamentali della sua

produzione artistica e della sua persona, cercando di non

scinderli mai eccessivamente ma fondendoli e facendoli confluire

in un unico ambito.

Pascali è un grande sperimentatore, che ha saputo

interpretare in modo sapiente gli aspetti archetipici della cultura e

della mediterraneità, senza mai perdere di vista l’irrinunciabile

legame con l’ironia e con il gioco... 1

Una mostra dal titolo “ Pino Pascali Mediterraneo

Metropolitano” mette in evidenza il connubio, ma anche

differenza sostanziale tra due termini così lontani tra loro. Una

scelta voluta quella del titolo senza nessun segno

d’interpunzione, che va a rimarcare come questi due concetti

sono fondamentali nel lavoro dell’artista, e nessuno dei due

sembra mai prendere il sopravvento sull’altro. 1 Cfr. Pio Baldi, in Pino Pascali : Napoli, Castel Sant'Elmo a cura di Achille Bonito Oliva, Angela Tecce, Livia Velani. - [Napoli] : Electa Napoli, stampa 2004. (Catalogo della Mostra tenuta a Napoli nel 2004)

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Nel 1956 Pino Pascali si trasferisce a Roma da Bari.

Frequenta l’Accademia e qui, come scrive Anna D’Elia2 appare

ancora ai suoi compagni come il provinciale virtuoso del disegno

dal vero, della linea, dello sfumato. Indossa giacca e cravatta, è

timido, impacciato, ma in pochi anni cambia look e muta

soprattutto il suo rapporto con l’arte. Pascali conosce il lavoro di

Burri, la sua lezione materica ed oggettuale, dal quale i giovani

artisti dei primi anni sessanta avevano preso il gusto dell’oggetto

e della sua espansione, la possibilità di sconfinare dalla

bidimensionalità della superficie pittorica, mediante l’assunzione

di materiali carichi di spessore e di vita;3 scopre le opere di Ives

Kline, di Manzoni, conosce i lavori dei new Dada e degli artisti

Pop americani. Decisivo nel suo percorso artistico è l’influsso di

Rauschemberg, ma anche la ricerca estetica di Jasper Johns. (Si

veda la Bandiera americana del 1964 in cui Pascali cita Johns

sostituendo alle stelle degli stati USA delle Pin-up). Alla Galleria

La Tartaruga incontra quelli che saranno suoi amici e compagni

d’avventura, Renato Mambor, Franco Angeli, Jannis Kounellis,

Paola Pitagora che nel suo libro “Fiato d’artista”4, descrive gli

scenari e gli avvenimenti nella Roma di quel periodo,

raccontando come in quella Roma magica, punto d’incontro

2 Cfr Anna D’Elia in: Pino Pascali a cura di Anna D'Elia ; testi di Alberto Boatto ... [et al.]. - [Riedizione]. - Milano : Electa, 2010.

3 Cfr. Achille Bonito Oliva, “Pascali: la scena mediterranea” in Pino Pascali, op. cit.

4 Paola Pitagora, Fiato d'artista. Dieci anni a Piazza del Popolo, Sellerio Editore Palermo

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fondamentale era Piazza del Popolo e il Caffè Rosati, dove si

potevano incontrare scrittori, critici, filosofi, artisti conosciuti ed

emergenti e collezionisti d’arte. Il mercato però non c’era, e gli

unici riferimenti per questi artisti, che saranno successivamente

riconosciuti come la Scuola di Piazza del Popolo, erano il

mecenate Giorgio Franchetti, che colleziona le loro opere e il

lavoro di Plinio de Martiis e la sua Galleria La Tartaruga di

Roma, che organizza mostre personali e collettive degli artisti del

gruppo. Nella cerchia romana, tutti avvertono il pericolo di essere

omologati alla Pop Art e di esser cancellati in assenza di un

mercato forte e in presenza di un vuoto politico nei confronti

dell’arte contemporanea; 5 ma l’ ambiente è caratterizzato da una

grande eterogeneità di lavori e ricerche artistiche, Mambor, Lo

Savio, Angeli, “fondono sulla tela pittura, parola e segnaletica

urbana; la loro è una pittura intrisa di memoria, impegno, analisi

e riflessioni, elementi che distingueranno la Pop Art italiana da

quella americana”6; la cosa che li accomuna sono gli ideali, l’età,

l’estrazione sociale. In Italia la ricerca artistica non va verso il

mercato, verso la serialità dell’opera, come accade negli Usa, si

resta ancora legati ai concetti antichi di opera, se ne producono

uno, massimo due esemplari. Gli anni ’60 sono segnati

fortemente dall’influsso della Pop Art, che porta le immagini

urbane e le produzioni industriali nelle opere d’arte, il mito della

metropoli americana, con i suoi grattacieli altissimi e alienanti,

5 Anna D’Elia. Testi citati

6 Anna D’Elia. Testi citati

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che affascinerà molto Pascali in tante sue opere e nella serie dei

Killers soprattutto dove riprende una New York City anni ’30, le

metropoli Usa così vitali, ma anche così dispersive, luogo di

grande consumismo. La questione romana è completamente agli

antipodi, Roma è una città si in espansione e coinvolta nel boom

economico, una città che guarda al futuro, ma con occhi diversi

rispetto alla megalopoli americane creatrici di grandi fantasie

nell’uomo italiano, come abbiamo visto in Pascali e nei suoi tanti

bozzetti di grattacieli, queste enormi steli neri, tutte uguali, Roma

produce tutta una serie di immagini completamente diverse, di un

passato, come dice Achille Bonito Oliva, divenuto paesaggio e

storia dell’arte. La figura di Pino Pascali in questo contesto si

inserisce in maniera trasversale, il suo lavoro passa dalle

citazioni di Rauschemerg nel Tempio, disegno per la Pubblicità

della cera per pavimenti Marga della Sutter, alle citazioni di

Johns nella già segnalata Bandiera Americana, si spinge al

collage, Pascali conosceva il lavoro di Rotella, e all’Arte Povera,

con i lavori come Vedova Nera, in alcuni casi avvicina molto la

Land Art, come nell’opera “32 mq. di mare circa”. Gioca molto,

ma il suo non è un gioco con il solo intento ludico, come lui

stesso dice in una lunga conversazione con Carla Lonzi:

“Con tutto questo non si vuole parlare di gioco in

senso di “puro divertimento” (è un’altra cosa!), bensì inteso

come attività normale dell’uomo. E il gioco, anche per i

bambini, è una cosa seria, è un modo per conoscere. I giochi

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dei bambini sono veramente fatti per permettere loro di

sperimentare

e scoprire le cose, per conoscere e nello stesso

tempo superarle.”7

Pascali è riuscito in un modo brillante e creativo ad

amalgamare forme archetipiche e tradizionali della cultura e della

natura mediterranea come i campi di grano, il mare, la terra e gli

animali (si vedano: Campi arati, Canali d'irrigazione, 1 mc di

terra) con le forme infantili del gioco e le icone e i feticci della

cultura pop. (Mignotte, Killers)

La mostra, come anticipato, si prefigge lo scopo di indagare

questi due aspetti contrastanti rilevati nello studio della figura

dell’artista, principalmente nell’ambito della sua produzione

pubblicitaria per la Lodolo film, Mediterraneo Metropolitano,

mediterraneo per richiamare la sua provenienza, la sua Polignano

a Mare, il suo legame inscindibile con quella natura selvaggia e

incontaminata, ma anche il suo modo di pensare, di vestire, di

essere, il “Mediterraneo” designa uno spazio altro, un’identità

alternativa agli spazi ufficiali del sapere;8 tant’è vero che pur

senza mai menzionare la sua terra natia, Polignano a Mare, o i

ricordi d'infanzia pugliese nei suoi lavori, la poetica e il suo

linguaggio artistico pascaliani, derivano da un sostrato 7 Conversazione di Pino Pascali con Cala Lonzi. 8 Cfr. Ritorno al mare, di Antonella Marino, in Pino Pascali / saggio critico di Luciano Caramel. - Milano : Mazzotta, \1993 (Mostra tenuta a Milano nel 1993-1994. - Trad. di James Davis. - Testo anche in inglese)

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mediterraneo e del mezzogiorno d’Italia, che si fonderanno a

Roma con le esperienze Metropolitane della Pop Art americana

soprattutto, dell’Arte Povera di Germano Celant e delle

performances; metropolitano dunque, l’artista arrivato a Roma

sul finire degli anni ’50, nel pieno del boom economico,

s’imbatte nella grande metropoli, che ne condiziona la

produzione artistica, è folgorato dall’altezza e dalle dimensioni

dei grattacieli newyorkesi per non essendoci mai stato

personalmente, e questa ammirazione sarà rimarcata nei suoi

bozzetti per i Killers, spot realizzato per, un Carosello

commissionato dalla Lodolo Film e mai mandato in onda dalla

RAI, causa l’eccessiva violenza delle immagini:

“La New York dei Killers è la metropoli degli anni '30, perché

come immagine, i gangster degli anni '30 sono più "belli", sono

un simbolo, sono i gangster che hanno fatto la storia della

malavita. Prendete per esempio la strage di San Valentino del

1929, una guerra da bande che fece la storia della criminalità

americana e che fu anche ripresa nel 1959 da Billy Wilder nel

film "A qualcuno piace caldo". Quello era il periodo dei gangster

che lo affascinava. Forse è più giusto mettere Roma, come

simbolo metropolitano, la metropoli nella quale Pascali arrivò

per studiare e dove continuò a vivere. Roma certamente può

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essere l'ossimoro, l'altra faccia che si contrappone alla sua

"mediterraneità".9

Mediterraneo Metropolitano ergo, due termini così lontani

eppure così vicini, due sfaccettature di un artista a tutto tondo:

Pino Pascali, un grande sperimentatore.

9 Conversazione con Claudia Lodolo, a cura di Enza Bergantino e Rossella Romito, inserita nel catalogo Pino Pascali Mediterraneo Metropolitano, Parma 2011.

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Pascali e il mondo della pubblicità di Raffaella Carluccio, Alice Dotti, Alessandra Gavazzoni, Martina Perotti

Le opere di Pino Pascali, lavori per la pubblicità, opere

pittoriche e scultoree, realizzate tra il 1958 e il 1968, hanno piano

piano guadagnato un posto di alto interesse e di larga

considerazione all’interno del mondo artistico, tanto da essere

definite creazioni di indiscutibile gusto e capacità creativa. In

particolare per quanto riguarda i suoi lavori per la pubblicità, che

inizialmente non furono considerati al pari delle altre sue opere,

si è definitivamente scavalcata la perplessità iniziale di alcuni

artisti e critici che, non riconoscendo la libertà espressiva dei

lavori, considerandoli solo frutto di commissioni, li avevano

declassati ad un livello senza alcun pregio artistico, addirittura

ritenendoli dannosi all’immagine dell’artista.10

Pascali si avvicinò al mondo della pubblicità nel 1957, anno

i cui conobbe Ermanno Biamonte, un grafico talentuoso a capo

del settore artistico della PROA; notata subito la sua 10 Claudia Lodolo, Pascali per la pubblicità

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intraprendenza e creatività, Biamonte gli commissionò alcuni

lavori fra i quali la realizzazione di un plastico dell’Italia

settentrionale per l’Agip, con lo slogan “Supercortemaggiore11, la

potente benzina Italiana”.

Nel settembre del 1958 si presentò per l’artista

un’importante occasione lavorativa, che lo impegnerà per circa

dieci anni, ovvero fino al giorno della sua prematura scomparsa:

conobbe, grazie all’amico e collaboratore Biamonte, una figura

importante come Sandro Lodolo, titolare dello “Lodolofilm”, una

casa di produzione di film pubblicitari specializzata nel cinema di

animazione, che offrirà lui la possibilità di spaziare in un

ambiente artistico non scultoreo.

Dal lavoro per la pubblicità italiana esce un Pascali

versatile, dal carattere poliedrico, che si cimenta in una

lunghissima carrellata di tecniche, stili e scelte di materiali,

talmente ampia da destare interesse e curiosità. Tra la vasta

gamma di possibilità Pascali sceglie di utilizzare disegni su carta

e acetato, collage e fotomontaggi che utilizza per la preparazione

dei filmati, spot pubblicitari e caroselli.

La carrellata delle trovate iconografiche, delle tecniche e dei

materiali utilizzati, è inesauribile e desta ancora meraviglia di

come tale creatività irrefrenabile sia perfettamente equilibrata da

una ricerca stilistica di sintesi e di quanto l’inclinazione ironica e

la fantasia estrema di questo artista si concili da una sempre

precisa calibrazione progettuale. 11 L’Agip nel 1945 aveva scoperto giacimento di petrolio in val Padana, nello specifico a

Cortemaggiore, nella provincia di Piacenza.

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Pascali esordisce quindi come grafico. Anche nella

produzione grafica, l’artista non si limita alla semplice creazione

dei personaggi e bozzetti, ma anima in prima persona i suoi

“burattini”, o interpreta i personaggi, come nella sequenza della

maschera di Pulcinella.

Il primo lavoro che Pascali realizzò per Carosello fu lo spot

per l’autonoleggi Maggiora, del 1958, cui fecero seguito gli spot

per l’ Algida (Vita col nonno, I Killers e Salvador, el matador del

televisor); per le sigarette Amadis (Pronti, fuoco! e 777); per le

confezioni Monti (Fin dai tempi della preistoria…); per le

Ferrovie dello Stato (che posizione! e Storia del treno); per la

Cera della Sutter (Bacco); per Getto, l’insetticida della Squibb

(un dolce sogno); per il Caffè Camerino (il caffè con tre effe);

per Conserve e Confetture Arlecchino ed infine per i Biscotti

Maggiora.

Come testimonia la mostra di EMMEOTTO, tenutasi a

Roma nel quarantennale della morte dell’artista, dal titolo: “Pino

Pascali, disegni per la pubblicità”, in qualunque campo si

applichi, con o senza committente, la creatività di Pascali ha una

sua tipicità, prima di tutto tematica: il gioco, le armi, la terra, il

mare e il sole. Ma comuni sono anche gli elementi che lo

rendono emblema delle tendenze più innovative della sua epoca:

l’interesse simultaneo per l’arte, il cinema e la fotografia,

l’abbattimento delle barriere tra arte e cultura di massa e il gusto

della performance12.

12 Roma, Pino Pascali, Disegni per la pubblicità, da Emmeotto, febbraio 2008

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Ecco, quindi, che i disegni per la pubblicità e la sua attività

artistica di pittore e scultore, appaiono diversi soltanto per il loro

risultato finale. Perché in essi si ritroveranno la stessa energia, la

stessa inventiva e la stessa volontà di ricerca che hanno fatto di

Pascali l’uomo che con il suo estro voleva “rifare a mano il

mondo”.13

http://www.eosarte.eu/?p=1368 13 Ivi

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Mediterraneo metropolitano: l’artista nel

contesto storico-culturale. di Davide Cariola

L’opera dell’artista barese si concretizzò in pochi ma intensi

anni, con un susseguirsi di elaborazioni che seppero rapportarsi

sia con lo spazio, alla ricerca di singolari soluzioni estetiche, sia

con la cultura del tempo, impregnata dei due grandi movimento

che, l’uno in Italia e l’altro nel mondo, riuscirono a stravolgere e

ridefinire il concetto stesso di “arte”. Il primo punto che

dobbiamo porre sotto la nostra lente d’ingrandimento fu senza

dubbio il suo trasferimento a Roma, allora molto attiva dal punto

di vista artistico e divisa in schieramenti tanto autoritari quanto

variegati; nell’ampio panorama romano merita una citazione

particolare il movimento artistico che seguì le orme della

blasonata Pop Art, movimento che negli anni Sessanta poté

vantare esponenti di prima grandezza, quali ad esempio Mario

Schifano e Tano Festa, protagonisti della cosiddetta Scuola di

piazza del Popolo, all’interno della quale possiamo riconoscere

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anche la persona di Renato Mambor, grande amico di Pino

Pascali. Qui l’influenza degli artisti americani fu più che

evidente, soprattutto in alcuni esponenti maggiormente in vista e

capaci di indirizzare le ricerche altrui e di seguire le orme dei

grandi: questo è soprattutto il caso di Schifano, figura centrale

del gruppo, molto legato al mito di Andy Warhol ed ai temi più

attuali presi in prestito dal panorama americano.

In parte, Pascali subì e reagì di fronte a questa tendenza:

nelle sue opere troviamo sicuramente richiami relativi al mondo

metropolitano, alla megalopoli, allo stesso mito statunitense,

considerato tale in un periodo storico difficile e complesso in

ambito internazionale, tra le tensioni della guerra fredda e le

conseguenti guerre tra comunisti e anti-comunisti; ma

rintracciamo ancor di più una ferma contestazione all’uso delle

armi per uccidere, una ricerca di stabilità e pace tra i popoli che

lo avvicinerà ideologicamente, oltre che artisticamente, alla

corrente povera romana, assieme ad artisti di primissima caratura

come quali Jannis Kounellis, Mario Merz, e precursore di

personaggi di rilievi, tra i quali Michelangelo Pistoletto e Mario

Ceroli. Rivelatore dei metodi di lavoro dell’artista barese e del

suo giusto inserimento nel panorama dell’arte povera romana, fu

l’utilizzo quasi maniacale di materiali grezzi o di riciclo, e il

riferimento costante ai temi della natura, all’inserimento di esseri

viventi all’interno delle opere, talvolta dell’artista stesso.

Centrale nella biografia di Pascali si rivelò la collaborazione

con la RAI per un supporto alla realizzazione di scenografie

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utilizzate per gli spot del Carosello. In questa circostanza, i

leitmotiv più cari all’artista esplosero dall’interno del loro stadio

embrionale e si materializzarono in successioni di bozze, schizzi,

idee che non si limitarono a pubblicizzare un preciso prodotto

piuttosto che un altro, bensì lasciarono trapelare pensieri, paure e

ironiche riflessioni. Nel nostro caso, per dare adito alla scelta di

questo titolo complesso nella sua semplicità, è necessario

soffermare l’attenzione su alcuni cicli di opere, preparati per

altrettanti arrangiamenti pubblicitari, senonché, ad avvallare o

meno un progetto, intervenisse colui che aveva il compito di

coordinare direttamente la scenografia e la produzione del

Carosello negli anni della collaborazione di Pino Pascali, ovvero

Sandro Lodolo.

Oltre ad essere la patria e l’orizzonte dell’artista, il

mediterraneo venne proposto come motivo dominante della

campagna per il Carosello “Bacco”, nella pubblicità della cera

per pavimenti Marga della Sutter, e dello spot “Pop Corn Story”

prodotto per la M.I.M. Mobili. Rispettivamente con l’inserimento

delle rappresentazioni di templi e piramidi, Pascali cercò di unire

l’utile al dilettevole: era necessario valorizzare il prodotto

pubblicizzato con paragoni e similitudini azzeccate, ma l’artista

decise di rendere fondamentale il suo contributo, inserendo in

primo piano l’ambientazione e le caratteristiche peculiari che

portano alla mente le meraviglie del Mediterraneo. A favorire

questo amore compartecipò sicuramente la sua provenienza, la

sua Polignano a Mare, affacciata sul Mar Adriatico; sino ai

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ventun anni questa terra gli permise di coltivare un salutare e

affettuoso rapporto con il mare e, indubbiamente, la sua grande

passione per la pesca subacquea e per la natura.

Ciò che lo legò alla metropoli può essere collegato

all’antipodica visione proposta dalle grandi città americane,

rispetto alla piccola realtà barese nella quale crebbe e al

differente ambiente trovato all’arrivo a Roma, città pur immensa,

ma strutturalmente e visivamente diversa rispetto a una New

York qualsiasi. Senza dubbio Pino Pascali fu affascinato dalla

forma e dalla verticalità del grattacielo, esplorato soprattutto

negli Stati Uniti, ma allo stesso tempo nacque in lui una certa

repulsione, dovuta all’idea di potere e dominio che si espandeva

attorno a quelle costruzioni macroscopiche. Qui il legame con la

condanna della guerra, nelle sue raffigurazioni dei mitra, dei

missili e dei gangster, fu evidente, soprattutto se si considera che

egli partì da un’idea ben precisa: “C’è il fatto che la gente

rimane colpita dall’idea della pace e della guerra, e questo è

anche giusto, solo che a un certo punto uno fa i cannoni, non fa i

cannoni veri, l’essenziale è quello, oppure li facesse pure

l’essenziale è che non sparino”14. Più di una volta, la sua

passione per le armi lo condusse a rappresentare o realizzare vari

tipi di cannoni, pistole e ecc, con l’unico intento di tramutare

questi oggetti di morte in sculture, opere d’arte inoffensive,

associate al gioco e all’ironia presenti inequivocabilmente nella

persona di Pino Pascali. Come dimenticare poi la serie di lavori 14 Pino Pascali. Genio ribelle tra libertà e committenza, catalogo della mostra, Colossi

Arte Contemporanea, Chiari, 23 settembre - 15 novembre 2006, p. 20

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prodotti per lo spot dei Killers, successivamente non approvato

dalla RAI a causa dell’eccessiva violenza delle immagini, ma

utile alla nostra causa per comprendere più a fondo cosa abbia

legato Pascali all’attributo metropolitano: qui gangster, armi e

metropoli sono al centro delle rappresentazioni e fanno pensare

proprio alla New York degli anni Trenta, disseminata di

grattacieli e avvolta da un’atmosfera cupa e drammatica, resa

meno pesante dalle figure protagoniste all’interno della scena,

quei Killers che assumono ad un tempo il ruolo di carnefici e ad

un altro vengono ironicamente stilizzati sino a ricordare

personaggi grotteschi, singolari, avvolti in impermeabili e coperti

da particolari cappelli. Insomma, per Pino Pascali la metropoli

simboleggiò il dramma della vita caotica, della sensazione di un

potere asfissiante, ma al tempo stesso concesse al suo genio la

possibilità, l’habitat giusto per esprimere al meglio la sua vena

sarcastica, ironica di artista fuori dagli schemi pur nella sua

semplicità.

Dopo questa breve analisi dei tempi e dei contenuti risulta

più chiaro e comprensibile l’accostamento proposto nel titolo, un

avvicinamento che a prima vista potrebbe apparire stonato,

proprio per i significati e le idee che portano alla mente i due

termini, ma che, inseriti nell’attività artistica di Pino Pascali,

possono convivere e contrapporsi nelle opere connesse all’ambito

pubblicitario, agli spot trasmessi nel Carosello, alla storia della

RAI, e non solo.

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Carosello: un sipario aperto al consumo di Raffaella Carluccio

“Dopo Carosello, tutti a nanna”. Questa ingiunzione, che è

diventata il vero simbolo del ventennio caroselliano, divenne un

proverbio volto a segnalare l’impatto che ebbe la televisione su

quella società particolarmente ricettiva e malleabile della fine

degli anni Cinquanta. Ma ormai, oltre alla psicologia di massa, ai

modi di dire e alla puntuale musichetta serale che per vent’anni

lo ha annunciato, per Carosello c’è di mezzo anche la storia.

Perché a circa mezzo secolo dalla sua nascita e a poco meno di

quarant’anni dalla sua fine, nominare Carosello significa

concentrarsi su un pezzo di storia italiana: la fine del dopoguerra,

la ricostruzione del nostro paese e gli anni del grande boom

economico, cioè dell’Italia opulente, ricca del periodo del

consumismo di massa.15

15 Guia Croce (a cura di), Tutto il meglio di Carosello 1957-1977, Torino, Einaudi, 2008,

p.V

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Forse sarebbe meglio spendere qualche riga per ricordare

quegli anni febbrili del nostro paese. Nasce la televisione, la vita

nelle città conferisce un nuovo profilo al paesaggio nazionale,

scatta la tumultuosa migrazione dal meridione verso il triangolo

nazionale con tutti i problemi connessi ad una profonda

trasformazione sociale.

In questo contesto, il teatrino serale di Carosello diventa lo

sfondo di una nuova dimensione metropolitana dell’Italia che

vede il crepuscolo della società contadina e la nascita di una

visione del mondo più pragmatica, aperta al cambiamento e

segnata dalla meccanizzazione dell’agricoltura, dallo sviluppo

della grande industria e dei mezzi di trasporto individuali che

rendono gli italiani più mobili, più liberi, più ricchi e più

consumatori.16

Considerato una festa del consumismo e, come sostiene

Enzo Biagi in un articolo pubblicato sul Corriere della Sera, il 22

luglio 1976, “un appuntamento ed una pausa nell’angoscia

quotidiana che mostrava un mondo che non esiste…”17,

Carosello, si fa portavoce di una società gioiosa, disincantata e

astratta, che nulla aveva in comune con quella che era la reale

società dell’epoca: prevedibile, riproducibile, calcolabile,

misurabile e quantificabile.

Carosello detta caratteri di comportamento o, come afferma

Berman: “La funzione originaria della pubblicità era la

presentazione sul mercato dei prodotti. Oggi purtroppo 16 Piero Dorfles, Carosello, Bologna, Il Mulino, 2008, p.32 17 www.mondocarosello.com

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suggerisce anche sentimenti, sensazioni, stili di vita”.18 Il modo

di essere, di esprimersi, di vestirsi e di vivere dei giovani,

cambiano radicalmente, e Carosello, crea un linguaggio

generazionale che spinge a chiedere una maggiore libertà di

comportamento, un’autonomia intellettuale, e soprattutto il

bisogno di cercare nuovi valori di riferimento più consoni alla

dimensione della cultura di massa.19 Ma soprattutto, più di altre

forme di pubblicità, Carosello, crea un nuovo modello educativo

per cui la sua funzione risulta “inquietamente didattica”20:

insegna ad apprezzare i valori della società, attraverso lezioni

serali senza banco e per mezzo di immagini stereotipate.21 Il

gioco e lo spettacolo, quindi, diventano una chiave per aprire alle

famiglie le porte degli acquisti attraverso un’educazione di massa

al consumo. Carosello fu anche questo: “un cavallino di Troia”

attraverso il quale i bambini e i genitori, responsabili degli

acquisti, non solo potevano divertirsi ma anche imparare l’utilità

del brand, il marchio del prodotto, elemento della distribuzione

di massa.

Gli italiani iniziano così ad apprendere, attraverso quei dieci

minuti serali del teatrino televisivo, il linguaggio del mercato.

La stessa etimologia della parola Carosello, anche se non

del tutto accertata, rimanda al mondo dell’infanzia. ‘Carusielli’

erano quei piccoli salvadanai, di forma sferica, così chiamati per

18 Ronald Berman, Pubblicità e cambiamento sociale, trad.it. Milano, Angeli, 1990, p.31 19 P. Dorfles, Ivi, p.95 20 Omar Calabrese, Carosello o dell’educazione serale, Firenze, Clufs, 1975, p.7 21 O.Calabrese, Ibidem.

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la loro somiglianza con le teste rotonde dei bambini, dette

‘carusi’. E forse è proprio in questo significato che si fondono

due mondi: il mondo dei bambini e il mondo dei grandi;

pubblicità e guadagno, gioco e sogni.

Tutto cominciò il 3 febbraio 1957 alle ore 20.50 quando,

dopo il telegiornale dell’unico canale televisivo allora esistente

della RAI, ecco che davanti alle famiglie italiane esordì un

teatrino chiuso da pesanti tendaggi, quattro sipari consecutivi al

termine dei quali sbucarono due paggetti che reggevano uno

striscione: ‘CAROSELLO’.

Carosello doveva essere la parentesi leggera,

l’intrattenimento spettacolare ma educativo di un’Italia al

tramonto della civiltà contadina e mediterranea ed all’alba di

quella industrializzata e metropolitana; un mezzo di enormi

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Pino Pascali

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potenzialità commerciali che nacque per permettere alle aziende

di produrre pubblicità sotto forma di brevi filmati accattivanti e

narrativi. Era, infatti, un compromesso essenziale: creare una

pubblicità non fine a se stessa ma assolutamente spettacolare e di

intrattenimento.

I suoi vent’anni sono stati una scuola a una gara di regia

unica al mondo. Sono nate piccole storie nell’arco di qualche

minuto finalizzate a comunicare un messaggio di mercato

attraverso l’utilizzo di più linguaggi: dallo sceneggiato al disegno

animato, dal balletto al mimo, dal gioco plastico alla conferenza

stampa, dalla musica lirica al coretto di montagna. Sullo sfondo

delle maschere e delle canzoni, fra un’interpretazione di Mina e

una regia di Federico Fellini, Carosello ha dettato il canone della

nuova “Italietta”, nella quale ha vissuto in prima persona per

quasi dieci anni Pino Pascali. Ed è proprio in questo mondo di

sogno e di fantasia instancabile che l’artista pugliese dà

dimostrazione del suo eclettico talento, capace di esaltare la

propria innata creatività anche per l’esigente mondo della

comunicazione di massa.

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“L'Italia non è un paese povero”22 di Martina Perotti

Proprio quando Pino Pascali teneva a Roma la sua prima

personale23, nel 1966, si era appena concluso il decennio del

"miracolo economico".

Dopo molta fatica l'Italia era riuscita finalmente a liberarsi

dalla forzata cultura fascista e dalla dura sconfitta subita durante

il secondo conflitto mondiale. All'instabilità politica che

caratterizzò gli anni Cinquanta, per alcuni aspetti ricordati come

"anni bui", si contrappose la profonda trasformazione della

struttura produttiva del paese. Gli sforzi compiuti in campo

economico, politico e sociale del dopoguerra non furono vani e

risultarono propedeutici per i futuri anni Sessanta, gli anni della

rinascita nazionale. Il boom economico è ormai comunemente

individuato come un momento di trasformazione radicale della

22 Film tv del 1960 diretto da Joris Ivens. Documentario in tre episodi settimanali sull’Italia e sui cambiamenti provocati dall’industrializzazione e dal boom economico degli anni ’50. 23 Cfr. Il sito web del Museo Pino Pascali: http://www.museopinopascali.it/fe/pascali/opere/01_opere_giovanili/default.php.

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società italiana, quella in cui l'Italia conosce la sua vera

"rivoluzione industriale". Quest'ultima per la prima volta investe

tutto il territorio nazionale e tutti gli strati della società,

determinando un mutamento rapido e radicale, oltre che

nell'economia, negli stili di vita e nella mentalità; si passò, infatti,

da una società prettamente agricola ad una fortemente

industrializzata ed occidentalizzata24.

La ripresa italiana, però, pesò soprattutto sulle spalle della

classe lavoratrice e non sarebbe stata possibile senza l'aiuto

determinante di tecnici ed esperti dei paesi alleati, in primo luogo

gli Stati Uniti d'America. Quest’ultima non era più solo patria

della libertà laica e del progresso modernizzante, ma anche patria

nella quale dilagavano i modi e i simboli di comportamento della

cultura mass-mediale.

Dal punto di vista sociologico, quindi, si assistette alla

diffusione di nuovi stili di vita, a nuovi usi ed a nuovi costumi

molti dei quali di origine anglosassone.

L'American way of life, così viene chiamato questo

fenomeno, si manifestò principalmente come aumento imponente

dei consumi e dei servizi privati: auto , casa di proprietà,

frigorifero, televisione. Il consumo di elettricità triplicò,

comparvero le carte di credito e il tempo libero assorbì una quota

crescente delle spese dei cittadini25.

24 T. Detti - G. Gozzoni,, Storia Contemporanea. Il Novecento, Milano, Mondadori, 2002. 25 A. Cardini, Il miracolo economico italiano (1958-1963), Bologna, il Mulino, 2006.

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Anche la vita delle famiglie italiane subì numerose

innovazioni e compì una svolta migliorando di molto lo standard

di vita medio.

Purtroppo, in moltissimi casi, questi discorsi valgono

soltanto per le realtà centro-settentrionali; il Sud Italia continuò a

vivere in maniera più arretrata ed, anzi, vi fu un peggioramento

delle condizioni complessive di vita della popolazione che

conobbe una nuova migrazione, come era già avvenuto all'inizio

del secolo. Questa volta non si andava in America, ma,

semplicemente, nel Nord Italia dove si era ugualmente stranieri

ed emarginati. La migrazione interna, che fra il 1958 ed il 1963

riguardò 9 milioni di persone, ebbe effetti dirompenti sui tessuti

famigliari e culturali del Mezzogiorno, mentre al nord intere

città, come Torino, risultarono profondamente trasformate dalla

presenza di immigrati.

Era in atto la grande mutazione dei valori e dei miti

dell'Italia intera: tradizioni credenze e costumi del mondo

contadino si avviarono verso una sostanziale scomparsa, sostituiti

da comportamenti e abitudini del mondo cittadino, industriale ,

moderno, "americano". Questa mutazione avvenne in modo così

accelerato grazie alla mediazione televisione (inaugurata nel

1954) che portò questi nuovi aspetti nelle case di tutti gli italiani.

Grazie alla televisione si affermò la lingua italiana,

nacquero nuovi miti, come quello di Mike Buongiorno, ma

soprattutto si diffusero costumi moderni, aperti e liberi,

variamente influenzati dai miti del cinema e della pubblicità

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34

commerciale. I giovani divennero un segmento di mercato con

gusti, mode e consumi culturali propri ed anche le donne

divennero target specifici della pubblicità, che ne favorì una

crescente autonomia sia per quanto riguarda i costumi che per la

esigenze.

Era l'Italia che aveva cominciato a veder cambiare il suo

paesaggio "per la selva delle antenne televisive"26. Tutta una

nuova generazione si riconosceva nel sogno americano, in un

processo confuso ma veloce di omogeneizzazione. Alberto Sordi

lo registrò ironicamente nel suo "Americano a Roma". Dopo

poco Pasolini avrebbe narrato la "Morte delle lucciole", la

scomparsa dell'Italia contadina e dei ragazzi di campagna, mentre

i figli dei poveri andavano ad arruolarsi nella polizia dove si

sarebbero ritrovati di fronte gli studenti contestatori, ma figli dei

ricchi borghesi.

L’American way of life stravolse completamente tutta la

cultura e le tradizioni italiane27.

In arte, però, si assistette a qualcosa di diverso rispetto ai

cambiamenti radicali che avvennero all’interno della struttura

sociale ed economica del “bel paese”. Le tradizioni, le credenze,

gli usi e i costumi delle vecchia società rurale italiana non

vennero aboliti ne sostituiti del tutto, ma anzi vennero presi come

spunti o come punti di partenza per l’elaborazione di nuove

proposte culturali. Le tendenze artistiche avanzate in Italia furono

26 M. Giusti, Il grande libro del carosello. E adesso tutti a nanna…, Milano, Frassinelli, 2004. 27 G. Croce (a cura di), Tutto il meglio di Carosello. 1957-1977, Torino, Einaudi, 2008

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si sottoposte alle forti sollecitazioni e suggestioni delle proposte

provenienti da New York e dintorni, ma nel nostro paese

rimasero appunto solamente suggestioni e influenze. L’Italia

rimaneva comunque legata alle sue fortissime tradizioni artistiche

e a quelle tradizioni e icone legate alla sua terra tipicamente

mediterranee, rielaborando così in chiave italiana tutti quegli stili

e correnti statunitensi che investirono e percossero

profondamente il vecchio continente tra gli anni cinquanta e

sessanta.

Dalla fine del secondo conflitto mondiale sino alla fine degli

anni cinquanta avevano prevalso ancora i modelli europei, in

gran parte come recupero storico: dal Post-cubismo, all’

Impressionismo, all'Astrattismo. Più modesti gli influssi Dada-

Surrealisti, salvo certe correnti collegabili all'ambito Futurista

che si sarebbero sviluppate grazie all'Informale. Ma fu con gli

anni sessanta, anni in cui gli USA diventarono il modello

culturale di riferimento per tutto il mondo occidentalizzato, che

le nuove proposte culturali come Action Painting e

successivamente Pop art arrivarono di prepotenza nel vecchio

continente, senza però riuscire a plasmare e trasformare

completamente quelle che erano le tradizioni artistiche europee

che avevano “dettato legge” fino a qualche decennio prima.

L’Europa artistica non si piegò mai del tutto alla cultura

transatlantica, ma, nonostante i tanti influssi e le tante suggestioni

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della cultura metropolitana, darà una risposta tutta sua agli anni

del dopoguerra e del boom economico28.

Pensiamo ad esempio all’arrivo dell’ Action Painting in

Italia. Questa corrente arrivò a Roma già confusa, in quanto al

modello americano di Pollock (presentato alla Galleria d'Arte

Moderna nel 1958), si affiancarono le proposte europee (nel '60 a

Venezia furono premiati Hartung e Fautrier); questo avvenne

perché gli stimoli provenienti da oltreoceano, che denunciavano

la crisi nei confronti del sistema urbano-tecnologico, non

potevano imporsi nel nostro sistema culturale sì industrializzato,

ma ancora profondamente radicato in quelli che erano i valori

mediterranei e provinciali. Così l'Informale italiano fu diluito

prettamente in naturalismo astratto o in strutturazione segnica.

Stessa sorte toccò alla Pop art che giunse in Italia con la

Biennale di Venezia nel 1964. Gli artisti italiani ne assorbirono il

clima (come Franco Angeli, Mario Schifano, Tano Festa, Pino

Pascali) e con la loro genialità ne rielaborarono temi e soggetti in

modo personalissimo ed in versione italiana.

Toccò quindi alla generazione di Pascali un complesso

destino nuovo: affrontare le fortissime suggestioni della civiltà

dei consumi e la dimensione della cultura dell'oggetto,

dell'immagine plurima, dell'estetico di massa.

Arrivò anche nell'Italia del "boom economico" la cultura

metropolitana americana, legata al consumismo di massa tipico

di quegli anni. A questa cultura l'Italia, e in particolar modo 28 A. Vettese, L'espressionismo astratto americano e L'informale europeo, in Capire l'arte contemporanea dal 1945 ad oggi, Torino, Allemandi & C., 2006.

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artisti come Pascali, non si sottomisero mai del tutto, cercando

sempre di rielaborare quelle icone metropolitane provenienti da

oltre oceano in chiave mediterranea, dando in questo modo

un’originale risposta critica tutta italiana alle nuove tendenze

culturali imperanti.

Mi piacerebbe -culturalmente parlando- definire e vedere l’

Italia di quegli anni come un’ eclettica ribelle, mai schiava di una

corrente artistica, ma un abile artista che riesce a trovare sempre

una giusta chiave di lettura in grado di rielaborare, in maniera

personale e con i valori e le icone legate alla sua terra, tutte

quelle grandi correnti culturali dalle quali venne profondamente

percossa, ma mai assoggettata del tutto.

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Una vita all’insegna della velocità di Alessandra Gavazzoni

Se è vero che i giovani strappati alla vita sono cari agli dei,

è altrettanto vero che morire giovani è una fregatura. In arte,

tuttavia, questa triste circostanza a volte non basta per impedire

ai grandi talenti di contribuire a fare storia, nonostante la brevità

della propria vita29. Già nel Rinascimento una vita breve, ma

intensa caratterizzò l’esistenza di Raffaello. Nella

contemporaneità diversi artisti, nati all’incirca negli stessi anni,

subirono la stessa sorte. Francesco Lo Savio (morto a soli

ventotto anni suicida), Piero Manzoni (morto a ventinove anni di

infarto), Paolo Scheggi morto a trentuno anni) e Pino Pascali

(precocemente scomparso a trentatre anni per un incidente in

moto) sembravano essere al corrente che il destino gli serbava

una breve vita, per cui correvano ad enorme velocità nelle

sperimentazioni artistiche, le loro idee sembravano non esaurirsi

mai. 29 http:// sottoosservazioni.wordpress.com Francesco Lo Savio:forza e fragilità di un’utopia.

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Quindi, una vita caratterizzata dalla velocità, quella di Pino

Pascali; una velocità intellettuale ed esistenziale, che si riflette

nell’immagine di un uomo geniale, desideroso di cambiare l’arte

ed il mondo, assumendo su di sé quelle pulsioni della sua

generazione, nella convinzione che tutto fosse pronto per essere

afferrato.

Fu proprio la sua passione per la velocità (la motocicletta) a

strapparlo precocemente alla vita, ma il suo genio non poteva

passare inosservato ed in breve tempo “salì sull’Olimpo”,

insieme agli altri artisti italiani degli anni sessanta e settanta;

anche i critici e gli storici dell’arte, che l’avevano snobbato in

vita, iniziarono presto a stimarlo e a considerarlo.

La sua vita fu, insomma, fulminea, ma intensa.

L’artista nasce a Bari il 19 ottobre 1935 da Francesco,

funzionario di polizia, e da Lucia, casalinga e cugina degli artisti

Arnaldo e Giò Pomodoro. Trascorre la sua infanzia tra Tirana,

dove la famiglia si trasferisce tra il 1940 e il 1941, e Polignano a

Mare, nella poverissima provincia barese. A Bari frequenta il

Liceo Scientifico della città, che abbandonerà, nel 1955, ma il

giovane non perde tempo, ha già le idee chiare, nello stesso anno

si iscrive all’Istituto d’Arte di Napoli e si diploma. Pascali,

seppur giovane, dimostra una grande passione ed inclinazione per

l’arte, inoltre é dotato di una buona abilità manuale, come ricorda

il padre: “già dalla più tenera età Pino era avezzo a racimolare

pezzetti di carta e di legno e con le forbici e coltelli ritagliava e

componeva pupazzetti, aeroplani…verso i dieci, undici anni,

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invece, si appassionò all’aeromodellismo, fabbricando macchine

con motori a scoppio con le quali partecipò anche a concorsi e

ciò a discapito dello studio che trascurava spesso e volentieri”.30

L’artista è affascinato dal mondo dell’arte, che per lui è un

progetto di reinvenzione e trasfigurazione fantastica del mondo.

Proprio il suo sogno lo porta al trasferimento da Bari a Roma,

quella Roma città grande ed aperta, capitale della neonata

Repubblica italiana e capitale delle arti italiane, in particolare del

cinema. Qui Pascali si iscrive all’Accademia di Belle Arti e

frequenta il corso di scenografia di Toti Scajola, maestro di gran

parte degli artisti emergenti dal nuovo contesto sperimentale di

quegli anni (Nato Frasca, Piero Dorazio, Carla Accardi).

All’Accademia molti dei suoi compagni gli attribuiscono

l’appellativo di “provinciale”, le sue idee artistiche agli occhi

degli altri appaiono retrograde e in particolar modo deridono il

suo abbigliamento: ogni giorno una giacca e una cravatta e un

porsi timido ed impacciato. Ma in breve tempo Pascali cambia

non solo il look, iniziando ad indossare giubbotti e pantaloni di

pelle e facendosi crescere i capelli, ma anche il suo modo di

concepire l’arte e di rapportarsi ad essa, infatti è proprio in quegli

anni e nella capitale che l’artista riesce ad aprire i suoi orizzonti

artistici. Il giovane nella Roma degli anni cinquanta e sessanta

può vedere grandi magazzini, discariche, musei, monumenti,

campi rom, tutto questo agglomerato di vita e storia offre a

Pascali gli spunti e le idee che moltiplicano le sue possibilità di

30 Pino Pascali, a cura di Anna D’Elia, 1983.

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creare intrecci tra arte e vita. Pino corre, con la sua motocicletta e

con la sua mente, non si ferma mai, è sempre alla ricerca di

qualcosa di nuovo e stravagante.

Presto diventa protagonista del mondo della ricerca artistica

contemporanea, stringendo un sodalizio con molti giovani artisti,

tra cui il gruppo di Piazza del Popolo di Roma31, la nota piazza

cittadina diviene, infatti, nel corso degli anni cinquanta il nuovo

salotto culturale e mondano più attivo a Roma e in Italia,

soppiantando quella che era stata la storica Via Veneto della

“Dolce Vita”32 italiana.

Il clima culturale di Roma in questi anni è straordinario,

emergono idee nuove e creative non solo nelle arti visive, ma

,anche, nel cinema, nel teatro, nella letteratura e nella musica.

Pascali è in contatto con i più grandi artisti dell’epoca: visita gli

studi di Burri, Caporossi e Marco-Relli, conosce i lavori di Yves

Klein, Piero Manzoni, dei new dada e pop americani, vede,

inoltre, le opere di Rauschenberg e di Salvatore Scarpetta,

l’artista italo-americano che realizza automobili d’epoca con

pezzi di scarto.

Pascali, in seguito, comincia a seguire i cicli di conferenze

sull’arte contemporanea alla Galleria Nazionale di Arte Moderna,

31 Gruppo di artisti degli anni sessanta che intrecciavano icone del consumo di massa e

citazioni dai movimenti italiani protagonisti del primo novecento europeo. Le tendenze del

gruppo erano varie: Mario Schifano era a capo della parte che si dedicava al Pop colto

italiano, Pino Pascali insieme ad altri si dedicò all’Arte Povere, mentre altri artisti si

appassionavano al minimalismo. Il gruppo si riuniva in Piazza del Popolo, perché li aveva

sede lo storico caffè Rosati e la Galleria la Tartaruga. 32 Film diretto dal regista Federico Fellini, 1960.

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grazie alla quale entra in contatto con i padri dell’informale

americano: Pollock, Gorky e De Kooning. L’energia vitale e il

ritmo caotico, fatto di segni, colore e materia, attraggono il

giovane studente, ma nelle sue opere l’artista non abbandonerà

mai completamente la figurazione, infatti, sebbene la

sperimentazione americana lo seduce, la cultura mediterranea è

intrinseca nel suo animo e da essa non può prescindere. È lui

stesso ad affermare: “Il contatto con gli artisti mi propose una

visione critica del mio mondo eroico. Ma nello stesso tempo,

tutte le proposte che mi si offrivano dai grandi maestri della

pittura mi rimanevano estranee. Dopo diverse esperienze di

tendenza il mio organismo era spossato, sperduto in un vicolo

cieco. L’unica convinzione di cui ero in possesso fu che il mio

problema consisteva in un recupero delle mie origini.”33

Già prima di diplomarsi, nel 1959 con il massimo dei voti,

inizia a lavorare come aiuto scenografo in alcune produzioni Rai

e a collaborare con lo Studio Saraceni e la LodoloFilm34 in

qualità di grafico per la pubblicità televisiva. Sarà proprio

quest'ultima a rappresentare per Pascali la straordinaria palestra

in cui esercitare il proprio impeto creativo, sperimentando,

ricercando e iniziando racconti che saranno sviluppati in seguito

nelle opere artistiche consacrate nel corso del Novecento.

L’artista collaborerà con la LodoloFilm fino all'anno della sua

morte, anche in virtù del forte legame d'amicizia con Sandro 33 Pino Pascali, a cura di Anna D’Elia, 1983, pag .232. 34 Fondata da Sandro Lodolo nel 1965, divenne una delle maggiori aziende che

producevano pubblicità televisive.

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Lodolo. Nel gennaio 1965 espone per la prima volta i suoi lavori

alla Galleria la Tartaruga35, di Plinio De Martinis, che accoglie

nei suoi spazi la sperimentazioni di artisti emergenti. Prima della

formulazione dell'Arte Povera, così battezzata da Germano

Celant nel 1968, l'artista si confronta con materiali privi di

nobiltà, spesso d'uso quotidiano, adoperandoli per le loro

specificità plastiche e con un nuovo scopo: quella di una scultura

iconica colta ma semplice, altamente ironica e dissacratoria.

Pascali è un artista sperimentatore e poliedrico, si dedica

all’arte, alla fotografia, al cinema e alla performance, ma a lui

spetta soprattutto il merito di aver eliminato le barriere che

correvano tra arte e cultura di massa, in particolare con i lavori

per il Carosello. Proprio per questo suo eclettismo è difficile

collocare l’artista in una determinata corrente artistica, egli,

infatti, riesce a dare un’originale risposta critica, italiana e

meridionale anche alle nuove tendenze americane: quali la Pop

Art e la Minimal Art.

Pascali sarà anche uno dei primi a cogliere i segnali della

crisi della cultura metropolitana, rielaborando poeticamente le

energie vitali insite nei miti mediterranei e nei rituali tipici della

sua terra. Non sarà mai schiavo di una corrente artistica, sarà

sempre capace di rielaborarle criticamente, in chiave personale e

con i valori e le icone legate alla sua terra di origine.

35 Galleria aperta nel 1954 da Plinio de Martinis e sua moglie. Divenne il luogo di incontro

e di esposizione di molti artisti. Qui circolavano le idee più all’avanguardia di Roma in

campo artistico.

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Ma dentro l’adulto resta il bambino. Nel 1967, anno della

sua prima mostra all’estero, in procinto di prendere l’aereo per la

Germania, Pino gioiva alla vista di “quegli oggettini che si

sarebbero poi staccati dal suolo con lui dentro. Era tutto eccitato-

ricorda Fabio Sargentini- e mi ricordo che bevemmo

champagne.”36

La sua visione della vita è, però non solo gioco, ma anche

eroismo, è lo conferma il gesto inattuale e controcorrente tenuto

alla Biennale di Venezia nel 1968, dove si rifiutò di chiudere la

sua sala, rivendicando il passato e l’arte e attingendo la risposta

ai conflitti del presente nell’assolutezza dei miti. E lui divenne un

mito, anche la sua morte, mentre attraversava in motocilcletta il

vento e gli spazi, sembra uscire da un copione noto, quello del

viaggio dell’eroe alla ricerca della libertà37.

36 Pino Pascali, a cura di anna D’Elia, 1983, pag.233. 37 Pino Pascali, a cura di Anna D’Elia, 1983, pag.233.

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Opere

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Che posizione!

Nello spot Che posizione!, vincitore nel 1961 del secondo

premio al Festival Nazionale di Trieste commissionato alla

Lodolo-Saraceni dalle Ferrovie dello Stato, rafforza la sensazione

di sicurezza del servizio, adoperando antiche stampe e

dipingendo i fondali in stile futurista. Per questo short Pascali

riutilizza l’opera del 1960 intitolata Treno, dove il soggetto

dell’opera, la locomotiva e le carrozze, sono realizzate in latta

punzonata, dipinta e ritagliata per una lunghezza di tre metri.

Sia il soggetto che la tecnica di realizzazione suggeriscono

ricordi d’infanzia dall’imponenza dei pezzi, riprodotti con

l’occhio del bambino che vede intorno a sé un mondo di giganti.

“Arte con accenti di favola ma anche favola nelle dimensioni

dell’Arte” (Calvesi in Pino Pascali, 1966). Il richiamo alla favola

caricando lo spettatore di meraviglia, viene però smentito subito

dopo da alcuni dettagli che denunciano il disagio e l’amarezza. Il

materiale e il colore, percepiti inizialmente come elementi propri

del meraviglioso, rivelano – ad uno sguardo più approfondito-

certe rassomiglianze con allusioni al passato.

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Stazione FFSS Cliente: Ferrovie dello Stato Anno di creazione: 1962 Tecnica: disegna e collage su cartoncino cm. 34,2 x 52 Galleria Colossi Arte Contemporanea (direttore artistico Daniele Colossi, Corsia del Gambero 12/13 Brescia)

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I Killers

I Killers, una banda di gangster degli anni ‘30, erano i

personaggi scelti da Pascali per i caroselli dell’Algida che

tuttavia furono rifiutati dalla stessa ditta a causa della grafica

considerata troppo innovativa per l’epoca. I clienti, infatti, non

erano propensi a rischiare di realizzare uno spot interessante dal

punto di vista estetico ma poco utile alla finalità commerciale.

Le avventure che vedono affrontarsi i Killers ad altre bande

rivali, si svolgono sullo sfondo della metropoli americana del

primo dopoguerra.

L’impegno dell’artista per questo progetto a partire dal 1961

si protrae fino al 1967 diventando l’ipotesi di un cortometraggio.

Infatti in quella data fu realizzato un provino, della durata di

circa un minuto, proposto alla Cineritz che pur apprezzandolo lo

respinse ritenendolo troppo sofisticato ed innovativo.

Il desiderio di Pascali di vedere realizzato questo progetto

rimase nel cassetto dei suoi sogni a causa della sua prematura

scomparsa.

Oggi si può mai affermare che, pur essendo nati come

personaggi per la pubblicità, i Killers escono dai lavori su

commissione per i quali l’artista lavorò, venendo così classificati

come disegni preparatori per un filmato di videoart.

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Scenografia Killers Cliente: Algida Anno di creazione: senza data Tecnica: disegni e collage su cartoncino Dimensioni: cm 33x99 Collezione privata

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Scenografia Killers Cliente: Algida Anno di creazione: senza data Tecnica: disegni e collage su cartoncino Dimensioni: cm 33,3x97,6 Collezione Famiglia Lodolo (courtesy dell’Archivio dell’Opera Grafica di Pino Pascali, Firenze)

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I Killers Cliente: Algida Anno di creazione: senza data Tecnica: matite a cera, grafite e pennarelli su carta Dimensioni: cm 22x28 Archivio dell’Opera Grafica di Pino Pascali, Firenze

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Al Cafone e Killers Cliente: Algida Anno di creazione: senza data Tecnica: matite a cera e grafite su carta Dimensioni: cm 25,1x35 Collezione privata

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I Killers Cliente: Algida Anno di creazione: 1961 Tecnica: grafite su carta Dimensioni: cm 22x28 Archivio dell’Opera Grafica di Pino Pascali, Firenze

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Al Cafone e gatto

Cliente: Algida Anno di creazione: senza data Tecnica: grafite e matite a cera su carta Dimensioni: cm 22x14,3 Archivio dell’Opera Grafica di Pino Pascali, Firenze

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I Killers Cliente: Algida Anno di creazione: 1961 Tecnica: matite a cera su carta Dimensioni: cm 34x24 Archivio dell’Opera Grafica di Pino Pascali, Firenze

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Quattro Killers Cliente: Algida Anno di creazione: senza data Tecnica: smalti su legno Dimensioni: cm 69,5x95,5 Collezione Famiglia Lodolo (courtesy dell’Archivio dell’Opera Grafica di Pino Pascali, Firenze)

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Al Cafone e il bottino Cliente: Algida Anno di creazione: 1961 Tecnica: matita a cera e collage su carta Dimensioni: cm 26,5x22 Archivio dell’Opera Grafica di Pino Pascali, Firenze

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I Killers Cliente: Algida Anno di creazione: 1961 Tecnica: grafite e matita a cera e collage su carta Dimensioni: cm 28x22 Archivio dell’Opera Grafica di Pino Pascali, Firenze

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Salvador el Matador del televisor

Cliente: Algida

Anno di messa in onda: 1962

Tecnica: disegni e collage su cartone

I caroselli degli anni sessanta composti da una prima parte

narrativa e da un codino per il messaggio commerciale, gli

offrono un grosso laboratorio per inventare stili e misurarsi sul

piano narrativo, costruendo storie emblematiche per ogni

prodotto.

I suoi sono spot ingenui e bizzarri che rivelano il suo interesse

per la fotografia, l’arte e il cinema. I disegni sono essenziali e

ben si adattano all’elaborazione del racconto animato.

Salvador el Matador rientra nei sedici caroselli che Pino Pascali

realizza negli anni sessanta con la Lodolo Saraceni

cinematografica per l’Algida. Questa committenza si trasforma in

un laboratorio creativo sui personaggi che animano gli spot dei

prodotti alimentari, in particolare della Cirio e dell’Algida. Si

tratta di disegni essenziali che raccontano una vivace animazione,

realizzati per due serie di caroselli. I personaggi principali ad

occupare la scena sono dei tori bizzarri tra i quali Battista, il toro

esibizionista e Artista, il toro trasformista, che in ogni spot

pubblicitario, Salvador, il torero doppiato da Elio Pandolfi,

incontra.

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Matador Cliente: Algida Anno di creazione: 1962 Tecnica: grafite e pastelli a cera su carta Dimensioni: cm 22x28 Archivio dell’Opera Grafica di Pino Pascali, Firenze

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Matador Cliente: Algida Anno di creazione: 1962 Tecnica: biro e pastelli a cera su carta Dimensioni: cm 22x28 Collezione privata

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Toro Cliente: Algida Anno di creazione: 1962 Tecnica: inchiostro e tempera su lucido e carta sovrapposti Dimensioni: cm 25x35,2 Collezione privata

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Salvador Cliente: Algida Anno di creazione: 1962 Tecnica: tecnica mista su acetato e cartoncino Dimensioni: cm 25x34,8 Collezione privata

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Scenografia Algida Cliente: Algida Anno di creazione: 1958-59 Tecnica: disegni e collage su cartone Dimensioni: cm25,2x75,9 Collezione Famiglia Lodolo (courtesy dell’Archivio dell’Opera Grafica di Pino Pascali)

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Mediterraneo/Metropolitano

Tempio greco 1963/New York 1963

Il tempio greco è il simbolo della cultura classica che ha

avuto come centro propulsivo il mar Mediterraneo; con tale

immagine Pino Pascali ha voluto riallacciarsi alla tradizione

Nonostante l’artista sia legato alla tradizione mediterranea

non può non rimanere affascinato da quella che è in quegli anni

la cultura predominante, ovvero quella che arriva da oltre oceano.

Lo skyline è testimone di quanto la metropoli statunitense incida

sulla sua attività artistica, producendo quella contrapposizione tra

una natura primordiale e un ambiente artificiale figlio di una

cultura moderna.

Nell’opera in primo piano si stagliano edifici di diversa

altezza, tutti caratterizzati da una rigida geometria euclidea. Ogni

grattacielo è suddiviso da un innumerevole numero di finestre,

dalle quali si sprigiona una luce fioca, immersa in una tipica

ambientazione metropolitana.

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Tempio greco Cliente: Sutter Anno di messa in onda: 1963 Tecnica: timbri, matite e china su cartoncino Dimensioni: cm 33x35 Galleria Colossi Arte Contemporanea (direttore artistico Daniele Colossi, Corsia del Gambero 12/13 Brescia)

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Piramidi e meridiana Cliente: M.I.M. Mobili Anno di messa in onda: 1963 Tecnica: mista su carta da pacco Dimensioni: cm 24,5x100 Galleria Colossi Arte Contemporanea (direttore artistico Daniele Colossi, Corsia del Gambero 12/13 Brescia)

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Maschere Cliente: RAI TV Radiotelefortuna Anno di messa in onda: 1964 Tecnica: grafite e pastelli su carta Dimensioni: cm 28x22 Galleria Colossi Arte Contemporanea (direttore artistico Daniele Colossi, Corsia del Gambero 12/13 Brescia)

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Skyline a penna New York Anno di creazione: 1963 Tecnica: timbri, matite e china su carta Dimensioni: cm 25x35,4 Archivio dell’Opera Grafica di Pino Pascali, Firenze

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New York Anno di creazione: 1966 Tecnica: mista su cartone Dimensioni: cm 25,5x36,5 Galleria Colossi Arte Contemporanea (direttore artistico Daniele Colossi, Corsia del Gambero 12/13 Brescia)

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Sir e scottish terrier Anno di creazione: 1962 Tecnica: china e pastelli a cera su acetato e carta sovrapposti Dimensioni: cm 25,5x24,2 Archivio dell’Opera Grafica di Pino Pascali, Firenze

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Conversazione con Claudia Lodolo a cura di Enza Bergantino e Rossella Romito

Enza e Rossella: Leggendo la sua biografia abbiamo notato che

lei è nata nel ‘65, tre anni prima della morte di Pino Pascali,

riteniamo quindi che non abbia molti ricordi dell’artista, che però

era un grande amico e collaboratore di suo padre. Lui le ha mai

raccontato di questo rapporto di amicizia? C’è qualche aneddoto

in particolare che l’ha colpita?

Claudia Lodolo :Io non mi ricordo di Pascali, sebbene, dai

racconti dei miei genitori, lui frequentasse spesso la nostra casa.

Perché lui partecipava a tutto, in ogni occasione, si interessava a

qualsiasi questione. Per la nostra casa, ad esempio, aiutò mio

padre a scegliere dei mobili antichi, andando con lui nei mercati

di antiquariato. D'altra parte, non dimentichiamo che Pascali

studiò scenografia, e una casa da arredare per lui poteva essere

benissimo uno spazio scenico da riempire.

EeR: Perché ha deciso di scrivere la sua tesi di laurea proprio su

Pascali?

CL:Perché Pascali ha collaborato dieci anni con mio padre nel

campo pubblicitario e mio padre, oltre ai ricordi, ha conservato

negli anni molti disegni usati per la pubblicità ed io ho ritenuto

importante scrivere ed analizzare questo cospicuo numero di

disegni e schizzi rimasti a lungo solo per mio padre che li

conservava gelosamente e con affetto.

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EeR: Cosa l’ha spinta a continuare ad interessarsi alla

produzione di Pascali, intervenendo in numerosi eventi inerenti la

produzione di questo artista?

CL:Il fatto che negli anni ho acquisito una certa esperienza

nell'analisi e nella critica dell'artista. A volte, mentre scrivevo la

tesi, mi sembrava di essere un investigatore di polizia, cercavo di

ricomporre la sua vita dei suoi anni a Roma e nel fare questo mi

è sembrato a volte di conoscerlo di persona. Devo dire che

infatti, pur non avendolo di fatto conosciuto, quando scrivo o

parlo di lui, mi sembra quasi di parlare di un amico..

EeR: Sappiamo che suo padre ha fondato l’archivio dell’opera

grafica di Pino Pascali con la collaborazione della Galleria

Frittelli di Firenze i cui documenti verranno poi pubblicati in un

catalogo generale dell’opera dell’artista. Visto che lei fa parte del

comitato peritale, ci spiega come mai suo padre ha creato questo

archivio, come state lavorando e perché?

CL: In realtà mio padre negli anni passati non è mai stato molto

convinto della creazione di un archivio, ma poi, considerate

tante cose, visto che i disegni ormai avevano conquistato

l'attenzione di collezionisti e di critici, gli è sembrato logico dare

un ordine a questo materiale. Purtroppo dopo poco la

fondazione dell'Archivio, mio padre è deceduto. Siamo rimasti

però io, la sua seconda moglie, nonché collaboratrice per

trent'anni dello studio Lodolo che ha conosciuto Pascali, e altri

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componenti del comitato, e vogliamo portare avanti quello a cui

anche mio padre, alla fine della sua vita, aveva creduto.

EeR: Il nostro progetto didattico di mostra è inserito nell’ambito

di un workshop che ha come tema:

ARCHITETTURA&PUBBLICITA. Il titolo della nostra mostra

è Pino Pascali Mediterraneo Metropolitano, i due termini che

abbiamo scelto compongono un ossimoro che riteniamo possa

racchiudere la produzione pubblicitaria di Pascali. Oltre ad essere

la patria e l’orizzonte dell’artista, il mediterraneo venne proposto

come motivo dominante nei suoi lavori. Rispettivamente con

l’inserimento delle rappresentazioni di templi e piramidi, Pascali

cercò di unire l’utile al dilettevole: era necessario valorizzare il

prodotto pubblicizzato con paragoni e similitudini azzeccate,

inserendo in primo piano l’ambientazione e le caratteristiche

peculiari che portano alla mente le meraviglie del Mediterraneo.

A favorire questo amore partecipò sicuramente la sua

provenienza. Metropolitano perchè era appassionato della

metropoli, di New York soprattutto, che riappare

sistematicamente nei suoi lavori per la Lodolo Film. Come nella

serie di lavori prodotti per lo spot dei Killers: qui gangster, armi e

metropoli sono al centro delle rappresentazioni e fanno pensare

proprio alla New York degli anni Sessanta, disseminata di

grattacieli e avvolta da un’atmosfera cupa e drammatica. Lei è

d’accordo con la nostra tesi, o pensa che si possano rintracciare

altri filoni nella produzione pubblicitaria di Pascali?

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CL:A dire il vero, Pascali portava poco della sua esperienza nel

lavoro su commissione. Lui portava la sua esperienza,

mediterranea, come voi dite, soprattutto nella sua produzione

scultorea, quando faceva le cose per sè, e non per un

committente. Oltre ad essere un artista, Pascali era un serio e

professionale lavoratore che si concentrava con tutte le sue forze

su ciò che doveva fare.. Questo dover fare una cosa per un altro

(il cliente), gli dava però l'opportunità per addentrarsi in settori

a cui lui magari non aveva pensato. Per il resto comunque era

molto impegnato a risolvere i problemi del messaggio

pubblicitario da trovare, come voi dite, era necessario

valorizzare il prodotto pubblicizzato con paragoni e similitudini

azzeccati, e nel fare ciò, Pascali si scrollava di dosso la sua

esperienza, ma spaziava in ogni campo. La New York dei Killers

in realtà è la metropoli degli anni '30, perché come immagine, i

gangster degli anni '30 sono più "belli", sono un simbolo, sono i

gangster che hanno fatto la storia della malavita. Prendete per

esempio la strage di San Valentino del 1929, una guerra da

bande che fece la storia della criminalità americana e che fu

anche ripresa nel 1959 da Billy Wilder nel film "A qualcuno

piace caldo". Quello era il periodo dei gangster che lo

affascinava. Forse è più giusto mettere Roma, come simbolo

metropolitano, la metropoli nella quale Pascali arrivò per

studiare e dove continuò a vivere. Roma certamente può essere

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l'ossimoro, l'altra faccia che si contrappone alla sua

"mediterraneità".

EeR: Lei è un’artista a tutto tondo, dipinge e realizza anche

scenografie: secondo lei quanto e cosa ha lasciato in eredità

l’opera di Pascali?

CL:Prima di tutto, vi ringrazio per definirmi "un'artista".. Si,

dipingo e mi diverto a farlo, anzi, anni fa ho rivoluzionato la mia

vita per fare quello che sto facendo, sapendo le difficoltà, i rischi

e le insicurezze di fronte alle quali mi sarei trovata. Ma è quello

che ho voluto fare. Per quanto riguarda Pascali, è chiaro che io

l'ho "respirato" da quando sono nata, soprattutto quello che

aveva fatto con mio padre, più che la sua opera museale. Per

farvi capire, se io vedo uno dei disegni pubblicitari esposti in

una galleria o a un'asta, la prima cosa che mi viene da dire è:

"questo disegno è nostro"! e per "nostro", intendendo mio padre,

la mia famiglia. Io non posso neanche lontanamente

paragonarmi a lui, ma di Pascali mi affascina soprattutto il suo

cervello, la sua creatività, il suo modo di pensare, di muoversi da

un'idea all'altra, di inventare. A prescindere da quello che poi ha

realizzato, quello che mi attira da impazzire è la sua mente.

EeR: Come è cambiato il ruolo dell’artista che si presta a lavori

di scenografia (come ha fatto Pascali), con l’ avvento di nuove

tecnologie, soprattutto in campo grafico, rispetto all’approccio di

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Pascali, che era solito abbozzare i suoi personaggi su pezzi di

carta, anche mentre chiacchierava con qualcuno?

CL: Non lo so, non ho elementi su cui farmi un'idea precisa, ma

quello che intuisco è che con le nuove tecnologie ci sia meno

bisogno di fantasia e creatività. Le nuove tecnologie

sorprendono per gli effetti, ma non per le idee. Negli anni '60 era

diverso. Ma non voglio fare la nostalgica, anche perché io negli

anni '60 sono nata ma non li ho vissuti.

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Bibliografia

Omar Calabrese, Carosello o dell'educazione serale, CLUFS, Firenze, 1975.

Ronald Berman, Pubblicità e cambiamento sociale, Angeli, Milano, 1990.

T.Detti, G.Gozzini, Storia contemporanea. II. Novecento, Bruno

Mondadori, Milano, 2002.

Marco Giusti, Il grande libro di Carosello. E adesso tutti a nanna...,

Frassinelli, Milano, 2004.

Angela Vettese, L'espressionismo astratto americano e L'informale

europeo, in Capire l'arte contemporanea dal 1945 ad oggi, Torino,

Allemandi & C., 2006.

A.Cardini, Il miracolo economico italiano (1958-1963), Il Mulino, Bologna,

2006.

Guia Croce (a cura di), Tutto il meglio di Carosello. 1957-1977, Einaudi,

Torino, 2008.

Piero Dorfles, Carosello, Il Mulino, Bologna, 2008.

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Cataloghi

Pino Pascali, (a cura di) Anna D'Elia, Laterza, 1983.

Pino Pascali, catalogo della mostra, saggio introduttivo di Luciano

Caramel, Mazzotta, Milano, 1993.

Pino Pascali, catalogo della mostra, Castel Sant'Elmo, Napoli, saggi a cura

di Achille Bonito Oliva, Angela Tecce e Livia Velani, Electa, Napoli, 2004.

Pascali. Il mare ecc., catalogo della mostra, Galleria Nazionale d'Arte

Moderna di Roma, 15 ottobre -. 27 novembre 2005, saggi a cura di Maria

Vittoria Marini Clarelli e Livia Velani, Electa, 2005.

Pino Pascali. Genio ribelle tra libertà e committenza, catalogo della mostra,

Colossi Arte Contemporanea, Chiari, 23 settembre - 15 novembre 2006.

Pino Pascali, catalogo della mostra, a cura di Anna D'Elia, Electa, Milano,

2010.

Pino Pascali. Lavori per la pubblicità, catalogo della mostra, Galleria

Frittelli, Firenze

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Sitografia

• http://www.archiviopinopascali.org

• http://www.esoarte.eu

• http://www.mondocarosello.com

• http://www.museopinopascali.it

Filmografia

• "SKMP2", regia di Luca Maria Patella, 1968.

• "Pino Pascali o Le trasformazioni del serpente", regia di Marco Giusti,

2003.

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Esposizioni personali

1965

Galleria La Tartaruga, Roma.

1966

Galleria Gian Enzo Sperone, Torino.

Nuove-sculture, Galleria L'Attico, Roma.

1967

Galerie Ars Intermedia, Colonia.

Galerie M.E. Thelen, Essen.

Galerie Alexandre Jolas, Milano.

1968

Galerie Alexandre Jolas, Parigi.

Bachi da setola ed altri lavori in corso, Galleria L'Attico, Roma.

Pascali: Les sculptures blanches. Les eléments de la Nature, Galerie

Alexandre Jolas, Parigi.

XXXIV Biennale Internazionale d'Arte di Venezia (sala personale).

1969

Pino Pascali, Galerie Alexandre Jolas, New York.

Mostra di Pino Pascali, Galleria Nazionale d'Arte Moderna, Roma.

1970

Galerie Alexandre Jolas, Milano.

Le armi di Pino Pascali, Modern Art Agency, Napoli.

Galerie Alexandre Jolas, Parigi.

Galleria Christian Stein, Torino.

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1973

Pino Pascali, Pinacoteca Provinciale, Bari.

1974

Galleria Il Fauno, Torino.

Galleria LP 220, Torino.

Galleria Marin, Torino.

1976

Galleria La Tartaruga, Roma.

1981

Musée National d'Art Moderne, Centre Pompidou, Parigi.

1983

Pino Pascali su commissione.Grafiche pubblicitarie, scenografie,

decorazione 1955-1965, Pinacoteca Provinciale, Bari.

1987

Centre d'Art Contemporain Le Consortium, Digione.

Pino Pascali, PAC - Padiglione d'Arte Contemporanea, Milano.

1988

Salvatore Ala Gallery, New York.

Galleria L'Attico, Roma.

1989

Galleria Peccolo, Livorno.

Salvatore Ala Gallery, New York.

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1990

Il luogo e la contrada, Castello Svevo, Bari.

Pino Pascali. Opere 1958-1964, Galleria Peccolo, Livorno.

1991

Pino Pascali, Rijksmseum Kroller Muller, Otterlo.

Pino Pascali, Musée d'Art Moderne de la Villa de Paris, Parigi.

Galleria d'Arte Niccoli, Parma.

Galleria Arco d'Alibert, Roma.

Pascali performer, Galleria L'Attico, Roma.

1992

Omaggio a Pino Pascali, Cala Paura, Polignano a Mare.

Pino Pascali. La reconstruccion de la naturaleza. 1967-1968, IVAM

Centre Julio Gonzàles, Valencia.

1993

Pubblicità d'artista, Studio Trisorio, Napoli.

1994

Pino Pascali, Arte 92, Milano

1996

Pino Pascali, Galleria Cesarea, Genova.

Pino Pascali, Akira Ikeda Gallery, Taura, Tokyo.

Pino Pascali, Galerie Liliane & Michel Durant-Dessert, Parigi.

1998

L'isola di Pascali 1968-1998. Pino Pascali trent'anni dopo, Museo

Comunale Pino Pascali, Polignano a Mare.

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2000

Pascali Geometrico, Galleria L'Attico, Roma.

2001

Pino Pascali, 1961-1968, Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofia,

Palacio de Velazquez, Madrid.

Esso Gallery and Books, New York.

Africa, oevres de Pino Pascal et des Ejagham, Galerie Liliane & Michel

Durant-Dessert, Parigi.

Galleria L'Attico, Roma.

2004

Pino Pascali, Castel Sant'Elmo, Napoli.

2005

Galleria Gate24 Contemporary Art, Falconara Marittima.

Galleria Peccolo, Livorno.

Pascali. Il mare ecc., Galleria Nazionale d'Arte Moderna, Roma.

2006

Pino Pascali, genio ribelle tra libertà e committenza, Colossi Arte

Contemporanea, Chiari.

Pino Pascali. Disegni per la pubblicità, Frittelli Arte Contemporanea,

Firenze.

Gagosian Gallery, New York.

Palazzo Pino Pascali, Polignano a Mare.

2007

Galleria Pananti, Firenze.

2008

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Palazzo Pino Pascali, Polignano a Mare.

Palazzo Pino Pascali, Polignano a Mare (con Claudio Abate).

Galleria Emme Otto, Roma.

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Esposizioni collettive

1965

L'art actuel en italie, Casino Municipal, Cannes.

Luna Park, Galleria del Gruppo 70, Firenze.

XIX Premio Nazionale di Pittura Michetti, Francavilla al Mare.

Revort 1. Documenti d'arte oggettiva in Europa, Galleria Civica d'Arte

Modena, Palermo.

Realtà dell'immagine, Libreria Feltrinelli, Roma.

V Rassegna di arti figurative di Roma e del Lazio, Palazzo delle

Esposizioni, Roma.

Decennale del Premio Termoli, mostra nazionale d'Arte Contemporanea,

Palazzo del Comune, Termoli.

Corradino di Svevia, Galleria La Salita, Premio Notturno 1965, Torre

Astrura.

La critica e la giovane pittura italiana d'oggi, Galleria Ferrari, Verona.

1966

Premio Avezzano, Palazzo del Liceo, Avezzano.

L'art actuel en italie, Casino Municipal, Cannes.

Situazione '66, Galleria Del Deposito, Genova.

Tendenze confrontate. Figurazione oggettuale Arte visuale, Galleria

Il Centro, Galleria Il Quadrante, Napoli.

Mambor. Pascali, Libreria-galleria Guida, Napoli.

Troisième Exposition International de Sculpture Contemporaine, Musée

Rodin, Parigi.

VI annuale Porec, Jugoslavija-Italija, Porec.

Realtà dell'immagine, Galleria La Tartaruga, Roma.

Bianco+Bianco, Galleria L'Obeliso, Roma.

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Aspetti dell'arte italiana contemporanea, Galleria Nazionale d'Arte

Moderna, Roma.

XII Premio Spoleto, Palazzo Collicola, Spoleto.

Luna Park, Ca' Giustiniani, Venezia.

1967

Proposte Uno, Premio Avezzano, Palazzo del Liceo, Avezzano.

8 pittori romani, Galleria De' Foscherari, Bologna.

Lo Spazio dell'Immagine, Palazzo Trinci, Foligno.

Arte Povera e Im-Spazio, Galleria La Bertesca, Genova.

VIII Premio Modigliani, Palazzo della Cultura, Livorno.

Salone Internazionale dei Giovani, Galleria Civica, Milano.

Expo 67, Montreal.

III Rassegna d'Arte del Mezzogiorno, Palazzo Reale, Napoli.

Art objectif, Galerie Stadler, Parigi.

Cinquième biennale de Paris, Musée d'Art Moderne, Parigi.

Oltre la scultura, Galleria G.S. , Pescara.

Nuove tecniche d'immagine, Palazzo dei Congressi, Repubblica di San

marino.

Realtà dell'immagine e strutture dalla visione, Galleria Il Cerchio, Roma.

Fuoco, Immagine, Acqua, Terra, Lo spazio dello spettacolo, Lo spazio degli

elementi, Galleria L'Attico, Roma.

Mattiacci-Pascali, Galleria Nazionale d'Arte Moderna, Roma.

La terza dimensione, Qui Arte Contemporanea, Roma.

XI Bienal, Museu de Arte Moderna de Sao Paulo, San Paolo del Brasile.

Undici artisti italiani degli anni sessanta, X Festival dei Due Mondi,

Palazzo Ancaiani, Spoleto.

Contemporary Italian Art, The National Museum of Modern Art, Tokyo.

Flavin Rosenquist... Pascali..., Galleria Sperone, Torino.

1968

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Arte povera, azione povera, Arsenali, Amalfi.

Arte povera, Galleria De' Foscherari, Bologna.

Youngs Italians, Institute of Contemporary Arts, Boston e New York

Jewish Museum, New York.

Proiezione del film SKMP2 di Luca Patella, Galleria L'Attico, Roma.

Centro opere d'arte italiana dal Futurismo ad oggi, (sala Nuove Tendenze)

Galleria Nazionale d'Arte Moderna, Roma.

VI Rassegna di Arti Figurative di Roma e del Lazio, Palazzo delle

Esposizioni, Roma.

Arte povera, Centro Arte Viva Feltrinelli, Trieste.

Centro opere d'arte italiana dal Futurismo ad oggi, Palazzo Zachete,

Varsavia.

XXXIV Esposizione Biennale Internazionale d'Arte, Venezia.

5 artisti romani, Extra Stadt Museum, Weisbaden.

1969

Zwolf italianische Bildhauer, Kunstverein Hmburg, Amburgo.

When Attitudes Become Form, Kunsthalle Bern, Berna.

When Attitudes Become Form, Museen Haus Lange/Haus Esters, Krefeld.

When Attitudes Become Form, ICA, Londra.

Le due nature, Galleria Il Centro, Napoli.

Quatre artistes Italiens plus que nature, Musée des Arts Décoratifs, Parigi.

Warhol Turcato Twombly... Pascali..., Galleria La Tartaruga, Roma.

1970

Arte e critica. Segnalazioni, Palazzo dei Musei, Modena.

Due decenni di eventi artistici in Italia: 1950-70, Palazzo Pretorio, Prato.

Vitalità del negativo, Palazzo delle Esposizioni, Roma.

Conceptual art, arte povera, land art, Galleria Civica d'Arte Moderna,

Torino.

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1971

Roc 71, Dublino.

Arte povera, Kunstverein, Monaco di Baviera.

La ricerca estetica dal 1960 al 1970, X Quadriennale Nazionale d'Arte,

Palazzo delle Esposizioni, Roma.

Italianesche Kunst Heute, Belgrado, Vienna.

Mostra d'arte italiana contemporanea, Moderna Galerija, Zagabria.

1973

Contemporanea, Parcheggio di Villa Borghese, Roma.

1974

Ghenos Eros Thanatos, Galleria De' Foscherari, Bologna.

1975

Aspetti dell'arte fantastica oggi, XXII Fiorino d'Oro, Biennale

Internazionale d'Arte, Forte Belvedere, Firenze.

1976

Europa-America. L'astrazione determinata 1960-1976, Galleria Comunale

d'Arte Moderna, Bologna.

Prospect Retrospect, Kunsthalle, Dusseldorf.

1977

Arte in Italia 1960-1977, Galleria Civica d'Arte Moderna, Torino.

1978

Dalla natura all'arte. Dall'arte alla natura, XXXIX Esposizione Biennale

Internazionale d'Arte, Venezia.

1979

Page 116: Catalogo Pino Pascali Mediterraneo Metropolitano

Mediterraneo metropolitano

116

Italy and Japan. Art in the Last Ten Decades, The National Museum of

Art, Osaka.

1980

Pop Art in Italia (1969-1980). Vent'anni di segnali, Palazzo Collicola,

Spoleto.

1981

Westkunst, Rheinhallen Messegelane, Colonia.

Identité italienne. L'art en Italie depuis 1959, Musée de l'Art Moderne,

Centre Pompudou.

Linee della ricerca artistica in Italia 1960-1980, Palazzo delle Esposizioni,

Roma.

Pop Art e ricerca oggettuale a Roma negli anni sessanta, Circolo

Culturale del Comune, Senigallia.

Campionario '60-68. Alternative italiane alla Pop Art e al Nouveau

Réalisme, Palazzo della Gran Guardia, Verona.

1982

Registrazioni di frequenze, Galleria Comunale d'Arte Moderna, Bologna.

Arte italiana 1060-1982, Hayward Gallery, Londra.

Cent'anni d'arte moderna italiana1880-1980, Tokyo.

1983

Ab origine, Studio Carrieri, Martina Franca.

La scuola di Piazza del Popolo, Galleria La Tartaruga e Galleria

Marino, Roma.

Artisti italiani contemporanei 1950-1983, chiesa di San Samuele, Venezia.

Pino Pascali su Commissione. Grafiche pubblicitarie, scenografie,

decorazioni 1955-1965, Pinacoteca Provinciale, Bari.

Page 117: Catalogo Pino Pascali Mediterraneo Metropolitano

Pino Pascali

117

1984

Coerenza in Coerenza, dall'arte povera al 1984, Mole Antonelliana,

Torino.

1985

Exhibition-Dialogue on Contemporary Art in Europe, Calouste

Gulbenkian Foundation, Lisbona.

Dall'arte povera al 1985, Palacio de Velazquez, Madrid.

1986

Sculture da camera, Castello Svevo, Bari.

Qu'est-ce que la sculpture moderne?, Musée d'Art Moderne, Centre

Pompidou, Parigi.

Arte e Scienza, XXXXII Esposizione Biennale Internazionale d'Arte,

Venezia.

1987

50-80 alta tensione, Palazzo delle Mostre e dei Congressi, Alba.

Turin 1965-1987: de l'Arte povera dans les collections publiques françaises,

Musée Savoisien, Chambéry.

Italie hors d'Italie, Musée d'Art Contemporain, Nimes.

L'agave sullo scoglio, Palazzo Comunale, Palazzo Catena, Procida.

4 scultori: Leoncillo, Pascali, Nagasawa, Nunzio, Galleria L'Attico, Roma.

Perspectives cavalieres, Ecole Régionale Supérieure d'Expression

Plastique Turckeim.

1988

Mythos Italien, Bayerische Staatsgemaldesammulungen, Monaco di

Baviera.

The Silent language of Sculpture, The Murray and Isabella Rayburn

Foundation, New York.

Page 118: Catalogo Pino Pascali Mediterraneo Metropolitano

Mediterraneo metropolitano

118

20 anni fa: 1968, Studio La Città, Verona.

La scuole romane, Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea, Palazzo

Forti, Verona.

1989

Bilderstreit, Rheinhalle der Kolner Mess, Colonia.

Vom Kriege, Grazer Kunstverein, Graz.

Italian Art in the 20th Century, Royal Academy of Arts, Londra.

Verso l'arte povera. Momenti e aspetti degli anni sessanta in Italia, PAC-

Padiglione d'Arte Contemporanea, Milano.

1990

Artificial Nature, House of Cyprus, Atene.

Il luogo e la contrada, Castello Svevo, Bari.

La otra escultura, Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofia, Palacio

de Cristal, Madrid.

Italia '60, Studio Marconi, Milano.

65-75 aspetti e pratiche dell'arte europea, Castello di Rivara, Rivara.

Artoon, Palazzo Civiltà del Lavoro, Roma.

Attualissima, Fortezza di Basso, Firenze.

Pino Pascali (opere 1958-1964), Galleria Peccolo, Livorno.

1991

Un'idea di leggerezza, Galleria d'Arte Niccoli, Parma.

Riassunto, Galleria L'Attico, Roma.

Roma anni '60, al di là della pittura, Palazzo delle Esposizioni, Roma.

Bildlicht: Malerei Zwischen material und Immaterialitat, Museum des 20.

Jahrhunderst, Vienna.

Pino Pascali, Musée de la Ville de Paris, Parigi.

Pino Pascali, Galleria Arco d'Alibert, Roma.

Pino Pascali. Opere su commissione, Palazzo Comunale, Salò.

Page 119: Catalogo Pino Pascali Mediterraneo Metropolitano

Pino Pascali

119

Pascali. Corpi di Cartone, Taormina Arte, Taormina.

1992

Les liasons dangereuses, Galleria L'Attico, Roma.

La Collection Christian Stein, un regard sur l'art italien, Nouveau Musée,

Villeurbanne.

Pino Pascali: appunti e suggestioni, Tridente Sette, Roma

1993

Pino Pascali: pubblicità d'artista, Galleria Trisorio, Napoli.

Pino Pascali. Slittamenti, XXXXV Biennale Internazionale d'Arte,

Venezia.

1994

The italian Metamorphoses 1943-1968, Guggenheim Museum, New York.

La metafora trovata - 30 years, Galleria Sperone, Roma.

1995

Quasi per gioco - Das Spiel in der Kunst, Neue Galerie Graz am

Landesmuseum Joanneum, Graz.

Venezia e la Biennale: per una storia del gusto, Palazzo Ducale, Venezia.

Pino Pascali, Galleria Milano, Milano.

1996

The Factory, Everything that's interesting is new: The Dakis Joannou

Collection, Athens School of Fine Arts, Atene.

Pino Pascali, Galleria Cesarea, Genova.

Pino Pascali. Sculptures & drawings, Akira Ikeda Gallery, Tokyo-

Nagora-Taura.

1997

Page 120: Catalogo Pino Pascali Mediterraneo Metropolitano

Mediterraneo metropolitano

120

L'età del modernismo. L'arte nel XX secolo, Martin Gropius Bau, Berlino.

Arte Povera, Neues Museum Weserburg Bremen, Brema.

Pino Pascali, Galerie Jansen, Volonia.

Plastik, Ausstellungshalle zeitgenossische Kunsy Munster - AZKM,

Munster.

Arte Povera - Arbeiten und Dokumente aus der Sammlung Goetz 1958 bis

heute, Kunsthalle Nurnberg, Norimberga.

Città natura, Palazzo delle Esposizioni, Roma.

Plastik, eine Ausstellung zeitgenossischer Skulptur, Wurttembergischer

Kunstverein, Stoccarda.

Minimalia. Da Giacomo Balla a ..., Palazzo Querini Dubois, Venezia.

1998

Pino Pascali, Galleria Fuoricentro, Castelnuovo di Porto.

L'isola di Pascali, Centro Comunale Arte Contemporanea, Polignano a

Mare.

1999

Contrappunti. Pino Pascali e AlbertoSavinio, Centro di Arte

Contemporanea, Palazzo delle Papesse, Siena.

Pino Pascali. L'arte come gioco, Galleria Granelli, Livorno.

2000

L'avventura della materia. Dal Futurismo al Laser, Palau de la Virreina,

Barcellona.

Novecento. Arte e Storia in Italia, Scuderie Papali del Quirinale, Roma.

2001

La scultura italiana del XX secolo, The Museum of Modern Art, Ibaraki.

La scultura italiana del XX secolo, City Museum of Art, Kagoshima.

Africa. Oggetti Tribali e arte contemporanea, Galleria Peccolo, Livorno.

Page 121: Catalogo Pino Pascali Mediterraneo Metropolitano

Pino Pascali

121

Zero to Infinity: Arte Povera 1962-1972, Tate Modern, Londra.

Zero to Infinity: Arte Povera 1962-1972, Walker Art Center, Minneapolis.

Cannonata: De Dominicis-Pascali, Galleria L'Attico, Roma.

Da zero all'infinito - Variazioni sul tema della mostra di Londra, Galleria

Nazionale d'Arte Moderna, Roma.

A.B.O. La Arti della Critica, Palazzo Bice Piacentini, San Benedetto del

Tronto.

Italian Art Collection anni '60-80, Palazzo Bice Piacentini, San Benedetto

del Tronto.

La scultura italiana del XX secolo, Museum of Contemporary Art,

Sapporo.

Presenze italiane, Palazzo Ducale, Sassuolo.

Vision, Toyota Municipal Museum of Art, Toyota.

Belvedere Italiano: Tendencies of Italian Art 1945-2001, CSW Centrum

Sztuki Wspolczesnej / Centre for Contemporary Art Ujazdowski

Castle, Varsavia.

Venezia e la Biennale: per una storia del gusto, Palazzo Ducale, Venezia.

Il respiro nascosto delle cose, Galleria Studi La Città, Verona.

La scultura italiana del XX secolo, Museum of Art, Yokohama.

Africa, Galleria Peccolo, Livorno.

Beyond Infinity - Arte povera after arte povera, Istituto Italiano di

Cultura, Londra.

Pino Pascali - La reinvencion del mitomediterraneo 1961-1968, Museo

Nacional Centro de Arte Reina Sofia, Palacio de Velazquez, Madrid.

Drawing by Pino Pascali, Esso Gallery, New York.

Pino Pascali e la sua Africa, Liliane & Michel Durand-Dessert, Parigi.

2002

L'arte del gioco. Da Klee a Boetti, Museo Archeologico Regionale, Aosta.

Zero to Infinity: Arte Povera 1962-1972, The Geffen Contemporary at

MOCA, Los Angeles.

Page 122: Catalogo Pino Pascali Mediterraneo Metropolitano

Mediterraneo metropolitano

122

La seduzione della materia, Spazio Oberdan, Chiostro del palazzo

Isimbardi, Milano.

Zero to Infinity: Arte Povera 1962-1972, Walzer Art Center, Minneapolis.

Dal Neorealismo alla Dolce Vita, Palazzo delle Esposizioni, Roma.

La scultura italiana del XX secolo, Shimane Art Museum, Shimane.

Zero to Infinity: Arte Povera 1962-1972, Hirshhorn Museum and

Sculpture Garden, Washington D.C.

Roma 1948-1959. Arte, cronaca e cultura dal Neorealismo alla Dolce Vita,

Palazzo delle Esposizioni, Roma.

2003

Coollustre, Collection Lambert, Avignone.

Futuro italiano, Parlamento Europeo, Bruxelles.

La Poetica dell'Arte Povera, Kloster Unser Lieben Frauen, Magdeburgo.

La grande svolta anni '60, Palazzo della Ragione, Padova.

Pascali, Galleria Free Time Club, Cesena.

Les années de '50 à Rome. Du Néorealisme à la Dolce Vita, Musée des

Beaux-Arts, Mons.

2004

Attraversare Genova. Percorsi e linguaggi internazionali del

contemporaneo, Villa Croce Museo d'Arte Contemporanea, Genova.

Le armi dell'Arte, da Pino Pascali a Andy Warhol, Palazzo Pino Pascali,

Polignano a Mare.

Pino Pascali, Castel Sant'Elmo, Napoli.

2005

Edizione Straordinaria - Le case d'arte 1985-2005, Assab One, Milano.

La scultura italiana del XX secolo, Fondazione Arnaldo Pomodoro,

Milano.

Pop Art Italia, Galleria Civica di Modena, Modena.

Page 123: Catalogo Pino Pascali Mediterraneo Metropolitano

Pino Pascali

123

Burri. Gli artisti e la materia, Scuderie del Quirinale, Roma.

Arte povera, Kunstmuseum Liechtenstein, Vaduz.

Pino Pascali, lavori su commissione e pubblicitari, Galleria Peccolo,

Livorno.

Buon compleanno, Pino!, Palazzo Comunale Pino Pascali, Polignano a

Mare.

Pino Pascali. Il mare ecc., Galleria Nazionale d'Arte Moderna, Roma.

2006

Rigorosamente '60 - oggetti e immagini, Galleria Arte e Arte, Bologna.

XII Biennale Internazionale di Scultura, Carrara.

Sound Zero, Kunst Meran, Merano.

Ironica. La leggerezza dell'ironia, Galleria Gruppo Credito Valtellinese,

Milano.

Busy going crazy.- The Sylvio Perlstein collection, La Maison Rouge,

Parigi.

Italy made in art: Now, MOCA Shanghai, Shanghai.

Pino Pascali. Genio ribelle tra libertà e committenza, Galleria Colossi,

Chiari.

Pino Pascali. Lavori per la pubblicità, Galleria Frittelli, Firenze.

v, Gagosian Gallery, New York.

2007

Ironie der Objekte, Museion - Museum fur moderne und zeitgenossische

Kunst, Bolzano.

Le cinque anime della scultura, Cesac - Centro Sperimentale per le Arti

Contemporanee, Caraglio.

Sound Zero, Kunstfurum Halle, Halle.

Chartae, Galleria Tega, Milano.

Arte povera: Perspectives of a New Guerrilla Art, Esso Gallery and Books,

New York.

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Mediterraneo metropolitano

124

Il Disegno tra Visione e Progetto, Galleria Oredaria Arti

Contemporanee, Roma.

20 ans du Musée d'Art Moderne - L'art après 1960 dans les collections,

Musée d'Art Moderne de Saint-Etienne, Saint-Eyienne.

Apocalypse Now: The Theater of War, CCA Wattis Institute for

Contemporary Arts, San Francisco.

Viaggio in Italia, Rossoquarantuno, Trani.

Omaggio a Pino Pascali, Galleria Pananti, Firenze.

2008

Life? Biomorphic Forms in Sculpture, Kunsthaus Graz, Graz.

That Was Then... this Is Now, P.S.1 Contemporary Art Center, Long

Island, new York.

ROME-BEIJING a/r, CO2 contemporary art, Roma.

Le armi dell'arte, Galleria De Crescenzo & Viesti, Roma.

Pascali-Leoncillo, Galleria Civica d'Arte Moderna - Palazzo Collicola,

Spoleto.

Italics. Arte Italiana fra Tradizione e Rivoluzione, 1968-2008, François

Pinault Foundation, Palazzo Grassi, Venezia.

Pino Pascali disegni per la pubblicità, Galleria Emme Otto, Roma.

2009

Scoperta - 50 opere di arte contemporanea della Pinacoteca Provinciale, ex

convento di Santa Scolastica, Bari.

Esposizione Universale: l'arte alla prova del tempo, GAMeC - Galleria

d'Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo, Bergamo.

1968. Die Grobe, Unschuld Kunsthalle Bielefeld, Bielefeld.

Italics. Italian Art between Tradition and Revolution 1968-2008, Museum

of Contemporary Art, Chicago.

Spazio Tempo Immagine, Centro Italiano di Arte Contemporanea,

Foligno.

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Pino Pascali

125

Love Letters: ampliamento e allestimento della nuova collezione del

MACRO, MACRO - Museo d'Arte Contemporanea Roma, Roma.

Fabula, Studio Angeletti, Roma.

La luna e l'altra, Colossi Arte Contemporanea, Chiari.

2010

El tiempo del Arte, Funcacion PROA, Buenos Aires.

Pino Pascali. Genio ribelle tra libertà e committenza, Colossi Arte

Contemporanea, Chiari.

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Mediterraneo metropolitano

126

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Pino Pascali

127

Cronologia 1935

nasce il 19 ottobre a Bari, da Francesco, funzionario di polizia, e da

Lucia, cugina di Arnaldo e Giò Pomodoro.

1940

La famiglia si trasferisce a Tirana, in Albania, dove rimane fino

all'anno successivo.

1941

Torna in Italia e, con i genitori, si stabilisce a Polignano a Mare.

1955

Si diploma presso il Liceo Artistico di Napoli, dopo aver abbandona al

penultimo anno il Liceo Scientifico di Bari, e si iscrive all'Accademia di

Belle Arti di Roma, in via Ripetta, presso la quale frequenta il corso di

scenografia di Toti Scialoja.

1955-1965

Sono gli anni della sua formazione: partecipa ad alcune mostre

collettive di giovani artisti, frequenta con assiduità Burri, che aveva

l'abitudine di ospitare, presso la sua cascina sulla via Flaminia, i giovani

artisti usciti dall'Accademia e lavora come grafico pubblicitario e come

scenografo per alcune case di produzione cinematografiche che lavoravano

per la televisione (Incom, Agip, Lodolo, Saraceni, Rai). In quegli stessi

anni, nella casa-studio di Via Boccea, produce opere influenzate dalle

soluzioni della Pop Art, utilizzando soprattutto materiali plastici, spesso di

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Mediterraneo metropolitano

128

recupero, che Pascali raccoglieva gironzolando per le strade di Roma con il

suo camioncino.

Questa prima fase artistica, durata fino al 1965, rappresenta per

l'artista un periodo ricco di stimoli, durante il quale si confronta con i primi

amori (Klee, Burri, Scialoja) e sperimenta tecniche e forme espressive

diversissime fra loro. Realizza le Muffe serie di opere ispirate agli artisti che

più ama e che firma con lo pseudonimo di Posa o Pin Pan. I primi ready

made risalgono a questo periodo, come la serie delle Navi ed i primi schizzi

delle Armi.

1959

Si laurea in Scenografia ed inizia a lavorare per la televisione.

Ermanno Biamonte, direttore artistico della PROA, organo dell'INCOM,

presenta Sandro Lodolo a Pascali. Nasce da quest'incontro una profonda

amicizia ed una proficua collaborazione artistica che si manifesta nella

produzione di alcuni caroselli. Il primo filmato che crearono insieme,

Pascali e Lodolo, fu quello per la Autoservizi Maggiora. E' la sua prima

scenografia per la pubblicità.

Per la Rai svolse numerosi e svariati impieghi, fece l'aiuto-scenografo,

l'attore ed anche la comparsa e realizza le scenografie per lo spot della

Coppa Olimpia della Algida.

1960

Realizza il carosello intitolato "Vita col nonno" per l'Algida

1961

Realizza numerosi lavori per la televisione: Sigla di "Intermezzo";

inizia a lavorare a I Killers per l'Algida, che rifiuta l'idea; spot per la

Libreria Maraldi; Che posizione! per i nuovi vagoni delle ferrovie dello

Stato ed infine peri prodotti Arrigoni. Quest'ultimo spot gli valse il

conferimento del II Premio al Fesival Nazionale di Trieste del 1961

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Pino Pascali

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1962

Durante il 1962 crea gli spot Pronti, Fuoco!, per le sigarette Amadis;

Salvador, el matador del televisor, per il Cornetto Algida, cui lavorava già

dall'anno precedente. Realizza poi Fin dai tempi della preistoria... per le

Confezioni Monti ed Il caffè con tre efffe, per il Caffè Camerino

Vince il primo Premio al Festival Nazionale di Trieste con I Killers, al

quale lavorava da diversi anni e che ormai, dopo i rifiuti ricevuti dall'Algida

e dalla Cineritz perché considerato troppo innovativo, andava

configurandosi come cortometraggio vero e proprio.

1963

Nel 1963 realizza numerose reclame, per un totale di trenta. Tra

queste si ricordano: Pop Corn Story per la M.I.M. Mobili; sigla per il

programma "Intermezzo" dal titolo I Posteros; sigla si Tic-Tac; lo spot

intitolato 777 per le sigarette Amadis; Storia del treno per le Ferrovie dello

Stato; Bacco perla cera per pavimenti Marga della Sutter, andato in onda tra

gennaio e febbraio; Un dolce sogno per Alberti; uno spot per l'insetticida

Getto della Squibb.

1964

E' l'anno della XXXII Biennale di Venezia che segna il trionfo

internazionale della Pop Art americana. Il termine pop art è per Pascali un

"termine generico che una certa cultura di massa ha cominciato ad usare da

pochi anni (cioè dall'ultima Biennale) è troppo vago e si presta, dato il

livello culturale attuale, ad interpretazioni ambigue e favorisce il

disinteresse attuale per l'individuo... In Europa al giorno d'oggi cercare delle

situazioni collettive è pura folliae significa usare a modello del proprio

sistema storico critico esperienze e modelli tipici della cultura americana"

(Pascali, dichiarazione del 1965) con quest'affermazione, l'artista, intendeva

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130

affermare la volontà di distinguere nettamente la cultura europea da quella

americana.

A partire da quest'anno lavora come aiuto scenografo di Cesarino da

Senigallia nei musical prodotti dalla "Biblioteca di Studio Uno" e diretti da

Antonello Falqui: Conte di Monte Cristo; Odissea; Primula Rossa; La storia

di Rossella O'Hara; Tre Moschettieri; Al Grand'Hotel; Fornaretto di

Venezia.

Realizza lo spot per la campagna abbonamenti RAI,

"Radiotelefortuna", ispirato alle culture tribali africane intitolato appunto

Africa e animali della savana.

1965

Prima personale alla Galleria La Tartaruga di Plinio De Martiis, figura

di rilievo per la Scuola di Piazza del Popolo (Schifano, Testa, Angela,

Mattiacci, Kounellis, Mambor), dove espone per la prima volta il ciclo delle

Armi, realizzate fin dai primi anni Sessanta. Questa data segna, con l'exploit

artistico alla Tartaruga e quindi il riconoscimenti di Pascali come artista

completo, la conclusione della prima fase del lavoro dell'artista, iniziata

dieci anni prima, ne 1955.

La personale è preceduta da una serie di collettive sia in Italia che

all'estero nelle quali espone i primi Pezzi di donna, tele centinate quasi

monocrome nelle quali viene riprodotto ed esaltato un particolare del corpo

femminile, realizzati a partire dall'anno precedente (Primo Piano Labbra;

Omaggio a Billie Holiday; Labbra Rosse; Gravidanza o Maternità; Torso di

negra; Grande bacino di donna o Mons veneris).

A questa data, che segna un periodo particolarmente fertile nella

produzione di Pascali, risalgono anche i cicli dei Ruderi romani (Requiescat

in pace Corradinus - per l'happening Corradino di Svevia) e delle Armi,

armi giocattolo di grandi dimensioni realizzate con rottami, tubi e

componenti meccaniche (Cannone "Bella Ciao"; Colomba della Pace;

Contraerea; Mitragliatrici; Lanciamissili "Uncle Tom and Uncle Sam").

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Pino Pascali

131

La collaborazione con la RAI non si interrompe, nonostante il sempre

maggiore impegno artistico, anzi realizza i bozzetti per la sigla della

trasmissione "Radiotelefortuna 65" (abbonamento alla RAI TV) intitolati

Giappone ed ispirati ai samurai e infine la sigla per la trasmissione

"Incontri", la rubrica TV che presentava un personaggio diverso in ogni

puntata, in particolare Pascali crea i bozzetti per gli incontri con Emilio

Vedova, Jean-Paul Sartre e Saul Steinberg.

1966

Espone per la prima volta le opere appartenenti al ciclo delle armi alla

Galleria Gian Enzo Sperone di Torino e presenta altri suoi lavori nello

spazio di Fabio Sergentini, a Roma. Instaura un fecondo rapporto con gli

artisti che gravitavano attorno alla Galleria L'Attico, con sede nella capitale

e con loro espone in occasione di numerose collettive.

Vanno in onda gli spot delle Conserve e Confetture Arlecchino diretti

da Enrico Sannia, cui lavorava dal 1964 e realizza gli spot per i biscotti

Maggiora, sempre per la regia di Sannia.

Fa l'attore sia nello spot della Cirio in cui impersona Pulcinella e

o'Pazzariello, sia in "Gioco", film sperimentale di Giosetta Fioroni.

Inizia la produzione del ciclo denominato delle Finte sculture,

realizzate con la medesima tecnica usata per i Pezzi di donna, ovvero tele

sagomate montate su strutture lignee che danno loro forma. Il ciclo delle

Finte sculture può essere suddiviso in due sottogruppi, il primo è dedicato

agli animali preistorici (Decapitazione del rinoceronte; Dinosauro riposa;

Grande Rettile; Ricostruzione de dinosauro; Decapitazione delle giraffe,

Pellicano; Trofeo Bianco), mentre il secondo si ispira alla natura pura e

incontaminata (Il mare)

1967

Per la prima volta Pascali è oggetto di mostre personali all'estero:

presso la Galleria Thelen, di Essen, e presso la Galerie Alexandre Jolas di

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Mediterraneo metropolitano

132

Parigi, mentre ne programma una nella sede di New York per l'anno

successivo alla quale però non presentò i suoi lavori a causa della sua

prematura morte. Partecipa con alcune sue opere anche alla Biennale die

giovani di Parigi, insieme a Pistoletto, Ceroli e Kounellis. In quella sede

presenta le Acque dormienti, i Campi arati, il Fiume a foce tripla e la

Ricostruzione del dinosauro.

Dal 1967 all'anno seguente ri-costruisce gli Elementi della natura (32

mq di mare circa; Cornice di fieno; Botole, ovvero Lavori in corso; 1 mc di

terra e 2 mc di terra; 9 mq di pozzanghere; Confluenze; Fiume con foce

tripla; Balla di fieno) per la cui realizzazione utilizza elementi primari come

l’acqua e la terra. Per la RAI crea, invece, la sigla per "TV7" e di

"Prossimamente".

1968

Espone presso la Galerie Ars Intermedia di Colonia ed all'interno della

collettiva, "Cento opere d'arte italiana dal futurismo ad oggi" organizzata

dalla Galleria d'Arte Moderna di Roma, presso Palazzo Zacheta a Varsavia,

in Polonia, con l'intento, ambizioso, di proporre una panoramica delle

ricerche italiane in campo artistico del XX secolo.

Viene poi allestita una sala personale a lui dedicata alla Biennale di

Venezia. Qui espone i suoi ultimi lavori nonostante le proteste che

portarono al esporre solo alcuni artisti ed altri a ritirare le proprie opere.

Pascali fu l'ultimo a chiudere la sua sala personale, la decisione, sofferta,

fece seguito alle violenze di studenti e polizia alla vernice. Non accettava le

estensioni socio-politiche alla sfera dell'arte nella quale egli si identificava:

"Non Ammetteva il sindacalismo in campo artistico, perché intendeva

l'artista solo, in libertà assoluta" (F. Pascali).

Il 1968 è l'anno in cui nascono le Ricostruzioni della natura (Baco da

setola; Vedova blu; Solitario; Pelo; Contropelo o Fungo; Cavalletto o Senza

titolo; Ponte; Ponte levatoio; Le penne di Esopo; Attrezzi agricoli; Arco di

Ulisse; Liane; Trappola; Coda; Tela di Penelope; Cesto).

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Pino Pascali

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Recita nel ruolo di protagonista nel film SKMP2 (il titolo è l'unione

delle iniziali di Sergentini, Kounellis, Mattiacci, Pascali, Patella) di Luca

Maria Patella.

Muore, a seguito di un tragico incidente motociclistico, l'11 settembre

lungo il Muro torto a Roma.