Catalogo Gianluca Codeghini/Niccolò Morgan Gandolfi/Sabrina Muzi

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Gianluca Godeghini / Niccolò Morgan Gandol / Sabrina Muzi

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Gianluca Codeghini crea un collegamento tra gli spazi di Casabianca e dell’ExBrun, dove ieri sera ha svolto unaperformance, contrapponendo la luce del giorno del primo al buio della notte del secondo. Come una sorta di

eco, le due mostre saranno unite da una sottile linea, un fruscio, un soffio continuo e un mazzo di fiori.

http://www.gianlucacodeghini.com/ 

Short story wIthout return: nosegay 

2012, cotton-fioc

E’ una scritta a parete composta da alcuni cotton-oc sistemati in modo da formare la parola nosegay.

Questa parola si perde tra la struttura creata dall’artista, dove ogni lettera si sorregge vicendevolmente, e il bianco del muro,

per ritrovare nelle proprie ragioni architettoniche un’incalzante leggerezza.

 

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At the source of noise

2012

E’ un immagine di Casabianca fatta di polvere, parte di una serie di lavori che l’artista porta avanti dal 1994.

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Piecemal

2009

Un fruscio continuo, un rumore di fondo, proveniente dal bagno di Casabianca, che si unisce alle altre opere .

http://www.youtube.com/watch?v=EuL6bEOT8tA&feature=youtu.be

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SONO ANDATO NELLA FORESTA…

There was a rock in from of my hut,a tall, gray rock.

By its looks

it seemed to be well-disposed toward me.

Knut Hamsun

La teoria dell’evoluzione è uno dei temi più dibattuti degli ultimi anni e il mosaico della storia dell’uomo sembra tutt’altro che completo e

continua ad arricchirsi, a modificarsi nel corso dei decenni. L’evoluzione dai primati, homo erectus e homo sapiens, lo sviluppo di utensili per

la caccia, la comparsa del senso estetico, le tecniche di sopravvivenza; ed è proprio l’affinamento di queste tecniche che h a permesso all’uomo

di crescere ed evolversi fino ad oggi.

Le opere presentate da Niccolò Gandolfi per Casabianca – Shelter (rifugio) e Ri chiamo - fanno parte di una serie più ampia, un work in pro-

gress dal titolo Estetica dell a Sopravvivenza.

L’artista crea volontariamente un cortocircuito nel titolo stesso della serie; ci appare difficile affiancare l’idea di estetica, per quanto generica,

a una situazione di pericolo, di bisogno, di sopravvivenza. Tuttavia, il concetto di sopravvivenza che emerge da questi lavori, viene iden tificato

nel ritorno a una sorta di abilità manuale; è la riscoperta di arnesi, tecniche e conoscenze che lentamente scompaiono dal nostro quotidiano,

ma è anche l’idea di un’esperienza totalizzante nel paesaggio, con il quale si interagisce secondo una logica “primitiva” e secondo il vocabo-

lario dell’arte.

Estetica della Sopravvivenza trova la sua dimensione, proprio nell’intersezione tra natura e cultura, in particolare se consideriamo questo

termine nel suo significato originale (dal latino “colere”) di coltivare, fare crescere, o in senso più metaforico, costruire. L’ambiguità che si

sprigiona dalle immagini di trappole e richiami o di rifugi ric avati da rocce, si intensifica in questa contrapposizione.

- Sono andato nella foresta - scrive Knut Hamsun all’inizio del Novecento, per raccontare la sua ricerca e la sua necessità di ritornare

nella natura. Secondo una logica simile, Gandolfi si cala nell’esperienza della natura e crea i presupposti per far rivivere allo spettatore la

stessa condizione. Ecco allora che il paesaggio non è un semplice scenario, ma un luogo dove sperimentare azioni e idee; è un luogo carico

di conoscenze passate e di implicazioni contemporanee. Per l’artista, l’esperienza del paesaggio diventa anche l’esperienza della fotografia e

Shelter complica la nostra posizi one di spettatori e la lettura dell’immagine fotografica: il rifugio è stato trovato o è stato costruito? Qual è

l’intenzione dell’artista? Quale il ruolo del mezzo fotografico?

In questo contesto, siamo lontani dalla fotografia di paesaggio o dalla logica del lo scatto rubato e l’uso del banco ottico non è una semplice

scelta strumentale, ma una presa di posizione perché presuppone tempi lunghi ed è lo strumento preferito per la fotografia di architetture.

 

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L’obiettivo della macchina è immobile, unico testimone dell’azione, della costruzione e dell’esperienza dell’artista in un processo in cui

l’immagine fotografica è solo uno dei momenti che costituiscono l’opera. La relazione con il mezzo si fa più complessa e lo spettatore viene

chiamato a riflettere sul rapporto tra i diversi registri p resenti nell’immagine. Azione, scultura, fotografia: l’ibridazione di mezzi e linguaggi

è una tendenza molto attuale che coinvolge in particolare il regno dell’ immagine e che ci ricorda la fotografia degli anni settanta nella West

Coast degli Stati Uniti (che si riafferma oggi con nuovi protagonisti). Fotografia e arti plastiche si confondono, giocano ruoli diversi nella real-

izzazione dell’opera. Il making pictures si ritrova nel lavoro di Gandolfi e il “rifugio” diventa anche una scultura, il simbolo di un’esperienza, diun passaggio, di una ricerca primordiale ma comunque contemporanea dove il fare fotografia è un insieme complesso di rimandi alla cultura,

all’arte e alla natura.

Richiamo invece si compone di una serie di oggetti e di una registrazione di canti di uccelli, usati illegalmente dai bracconieri per la cac-

cia: l’installazione sonora, se da un l ato rende ancora più evidente l ’esperienza e la ric erca nel paesaggio, dall’altro stabilisce un dialogo con

l’immagine del rifugio; la fotografia infatti non può rappresentare, semmai solo suggerire, il suono. Chi non è mai stato in un bosco o non ha

mai sentito un usignolo? I versi degli uccelli, alcuni di specie familiari e altri sconosci uti, ci permettono di ricostruire una situazione nota ma

che ci disorienta, come se riconoscessimo tutti gli elementi del puzzle, senza però riuscire realmente a collocarli in un tempo o in un luogo

preciso. Richiamo diventa allo stesso tempo un oggetto estetico e il residuo di un lontano istinto per la sopravvivenza.

I riferimenti e le fonti che alimentano questo lavoro sono numerosi e si ritrovano nell’arte e nella letteratura, riportandoci alla struttura

estetica e speculativa del cabinet des curiosités, agli scritti di Hamsun, di Thoreau o di esper ti di antropologia e p aesaggio come Turri. Estetica

della Sopravvivenza è un lavoro che si modifica e si declina continuamente in nuove forme; ci parla di formule primitive, di abilità manuali

e della fascinazione che possono produrre elementi semplici e l ontani. Per usare le parole dell’artista, questa serie è un percorso a ritroso

nella storia dell’uomo, ma è soprattutto una “antropologia della creatività umana”.

E mi piace pensare che anche oggi, nonostante tutto, la “sopravvivenza” dell’uomo, dipenda proprio dalla sua creatività!

Alessandra Prandin

Febbraio 2012

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Let me dance

2011, serie fotografica

 

Immagini di tronchi di alberi avvolti con corde di bamboo, sfilano lungo le strade di Kunming. Un’immaginespesso frequente nelle città cinesi, ma soprattutto nella provincia dello Yunnan, di cui Kunming è il capoluogo,

per la sua caratteristica di territorio molto verde e particolarmente attento alla protezione della natura.

Questi tronchi ricoperti di bamboo e a volte anche di plastica trasparente hanno colpito la mia attenzione per

le varie forme che assumevano in queste par ticolari “vestizioni” facendomi riflettere sul concetto contraddi-

torio di protezione, e nello stesso tempo trasportandomi in un mondo arcaico legato sia alle tradizioni totem-

iche che queste forme mi suggerivano, che ai rituali simbolici legati all’albero. Questa corda di fibra naturale

che avvolge gli alberi è una forma di protezione e anche un indirizzo preciso di crescita, una cura, e nello stesso

tempo, una forma di costrizione.

Ho visto questi corpi-albero sfilare lungo le strade e comunicarmi nelle loro diverse “pose” una sorta di danza

rituale, un movimento, in cui ogni tanto la spinta di nuove piccole pianticelle si faceva strada tra i giri di corda.

http://www.sabrinamuzi.it/

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Involto,

2012, installazione 

Piccole “sculturine” fatte con bucce di mela. Hanno una forma un po’ sferica, risultano aggrovigliate, arroto-

late, possono vagamente suggerire dei boccioli di fiori, di rose, o dei bozzoli, degli organi, degli involucri. Mi

interessa il fatto di utilizzare la superficie, l’aspetto esteriore, ovvero la scorza, la pelle. Ciò che è protezione

e involucro.

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Nella cuccia di Cattedra il Prufesur fa la sua offerta votiva.

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