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Antichi Mestieri tra passato e futuro MOSTRA CONCLUSIVA DEL PROGETTO “TECNICHE ARTISTICHE DELL’OREFICERIA SICILIANA”

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Antichi Mestieritra passato e futuro

MOSTRA CONCLUSIVA DEL PROGETTO

“TECNICHE ARTISTICHE DELL’OREFICERIA SICILIANA”

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MOSTRA CONCLUSIVA DEL PROGETTO

“TECNICHE ARTISTICHE DELL’OREFICERIA SICILIANA”

Palermo, Oratorio dei Bianchi

15-30 | 06 | 2013Orario: 9.00 - 12.30 Lunedì chiuso

Inaugurazione

14 | 06 | 2013

ore 17

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Titolo Progetto“Tecniche artistiche dell’oreficeria siciliana”Regione Sicilia P.O. FSE 2007/2013 Avviso 6/2009 “Antichi Mestieri”Assessorato Regionale dell’Istruzione e della Formazione professionaleDipartimento dell’Istruzione e della Formazione professionale

Direttore del ProgettoMaria Concetta Di Natale

Coordinatore DidatticoMaurizio Vitella

Responsabile orientamento e valutazioneAlida Lo Coco

Docenti Maria AlberghinaNicoletta BonacasaMaria Concetta Di NataleSanto GiuntaSergio IntorreRosalia MargiottaUgo Porzio PeraltaMassimo ValentiMaurizio Vitella

Tutor Roberta DenaroGiorgia Licata

Segreteria amministrativaConcetta CerauloGiuseppe PiazzaLuciano TropeaMassimo Valenti

ProgettistiGiuseppe PiazzaLuciano Tropea

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Responsabile monitoraggio finanziarioLuciano Tropea

AllieveMartina Veronica Alessi Giuliana Ammoscato Grazia Calascibetta Vitalba Craparo Giovanna Emmola Ludovica La Monica Gaetana Rezza Marina Tancredi

Ditte ArtigianeAmato Antonino Argenteria, Palermo Cosentino Gioielli, PalermoGioielleria Fiorenza, TrapaniBenedetto Gelardi Argenti, PalermoNocito Gioielli, Sciacca

Segreteria organizzativa mostraMaria Laura CelonaCristina CostanzoRoberta Cruciata

Progetto grafico e impaginazioneSergio Intorre

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Maria Concetta Di NataleDirettore del Progetto

Le arti, ormai solo convenzionalmente definite “minori”, chepreferibilmente oggi si indicano con l’appellativo “decora-tive”, hanno costituito nei secoli passati la più significativacaratteristica e caratterizzante produzione artistica sici-liana.La storia delle arti decorative, nelle diverse articolazioni deisuoi più vari settori, ha nell’isola origini remote che si evi-denziano nel mondo medievale e moderno a partire dal fa-voloso opificio del Palazzo Reale di Palermo di etànormanna. All’abile governo dei Normanni si deve quella po-litica che, pur mirando all’acculturazione occidentale dellevarie popolazioni presenti nell’isola, riesce in un’opera di po-sitivo sincretismo di tutte le forme culturali, non ultime diquelle artistiche in cui riesce a definire in sintesi uno stileproprio. Emerge già dalle opere di età normanna e dellaprima età sveva quel gusto per i giochi chiaroscurali di lucee per l’accesa policromia che caratterizzerà sempre tutte le

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opere d’arte decorativa della solare terra di Sicilia, dall’ore-ficeria ai tessuti. Perle, smalti, gemme, filigrana d’oro ri-splendono in rari e raffinati monili, preziose suppellettili,ricercati ricami.In seguito il repertorio decorativo gotico e tardo-gotico, in-triso di elementi di derivazione iberico-catalana e varia-mente circolante in Sicilia, s’innesta su influssi culturaliitaliani, con privilegio per quelli senesi e pisani. Si riscontrapertanto in Sicilia la presenza di artisti ora provenienti dallapenisola iberica ora da quella italiana, ora solo quella delleloro opere giunte nell’isola al tempo al centro della circola-zione della cultura nell’area mediterranea.Dopo Li Capituli facti per la Universitari di la felici chitati diPalermu, presentati al vicerè Nicola Speciale nel 1426, sidovrà giungere al 1447, al tempo di Alfonso il Magnanimo,per avere i Capitoli di una prima Maestranza degli orafi e ar-gentieri a Palermo tesa a garantire che venisse usata la legadell’argento stabilita dalla legge. A Gioacchino Di Marzo nelXIX secolo e a Maria Accascina nel XX si devono i primi pio-nieristici studi sull’argomento. Solo dopo la metà del XV se-colo si avrà, dunque, il marchio degli orafi e argentieri diPalermo: l’aquila con le ali rivolte verso il basso e la siglaRUP (Regia Urbs Panormi). L’oro tuttavia non venne mar-chiato fino al 1758, a seguito di un preciso bando. Al capric-cio del Manierismo fa seguito nella produzione artistica degliorafi e argentieri l’articolata e complessa vivacità del Ba-rocco che connota l’isola di una ricchezza raffinata pur nellasovrabbondanza dell’ornato, tuttavia mai eccessivo. Nel 1715 si ha il cambio delle ali dell’aquila del punzone dellamaestranza di Palermo, che divengono spiegate a volo altoin verosimile riferimento a quelle dello stemma del nuovosovrano Vittorio Amedeo di Savoia, re di Sicilia dal 1713,

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come hanno precisato le ricerche di Silvano Barraja, pro-mosse in occasione della Mostra Ori e argenti di Sicilia, or-ganizzata dalla Presidenza della Facoltà di Lettere e Filosofiadell’Università degli Studi di Palermo nel 1989 e voluta dal-l’Assessorato ai Beni Culturali Ambientali e P. I., che si tenneal Museo Regionale Pepoli di Trapani. La produzione artistica degli orafi e argentieri si caratte-rizza, sia pure su moduli di ispirazione francese, nel periodoRococò, per poi aderire con piena padronanza stilistica al-l’arte neoclassica.Le maestranze che fioriscono in Sicilia nel tempo sono di-verse, quelle degli orafi e argentieri sono attive a Messina,Catania, Siracusa, le più antiche, Trapani e Acireale le più re-centi, analizzate tutte, già dall’Accascina che individua e il-lustra i diversi marchi. Tra le maestranze che si distinguono per l’alta qualità dellaproduzione artistica emerge in Sicilia quella dei corallari tra-panesi, l’Ars corallariorum et sculptorum coralli, le cui operesono conosciute e circolano in tutto il mondo dal XVI al XVIIIsecolo, ma soprattutto nel XVII, quando si connotano di par-ticolari caratteristiche tecnico-artistiche. All’arte trapanesedel corallo dedicarono i loro studi Antonio Daneu e AngelaDaneu Lattanzi e all’arte del corallo in Sicilia fu intitolata laMostra del 1986, la prima della serie organizzata dalla Pre-sidenza della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Universitàdegli Studi di Palermo, promossa dall’Assessorato ai BeniCulturali Ambientali e P. I., che si tenne al Museo RegionalePepoli di Trapani, allora diretto da Vincenzo Abbate. Moti rivoluzionari già dalla fine del Settecento, che avevanovisto ora partecipi, ora protagoniste le maestranze, porta-rono alla soppressione delle stesse nel 1822. Nel 1826 Fran-cesco I con Regio Decreto il 14 aprile stabiliva nuove norme

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per marchiare l’oro e l’argento, mettendo fine a quella glo-riosa tradizione artistica che aveva visto la Sicilia protagonista persecoli. La soppressione delle maestranze segna nell’isola l’inizio diquel generale decadimento della produzione delle arti de-corative in genere e di quella dell’oreficeria e dell’argenteriain particolare, mentre a Trapani, motivi analoghi e diversiavevano già portato più volte alla diaspora dei maestri co-rallari, la cui produzione si era così diffusa nel tempo in piùparti nell’isola, per poi migrare particolarmente in Campa-nia. Malgrado la fioritura del Liberty in Sicilia, straordinaria pa-rentesi storico-artistica, la tradizione dell’artigianato arti-stico nell’isola vive una lenta agonia che finisce con losfociare in una pressoché totale estinzione. Eppure uno deicespiti produttivi che avevano connotato l’economia localeera stato costituito proprio da questa produzione attraversoi secoli. Basta ricordare ad esempio Vincenzo Nobile chescrivendo nel 1689 il suo inno alla Madonna di Trapani, Il te-soro nascoso, si rendeva conto di come intorno al veneratosimulacro si fosse creato un circuito produttivo che costi-tuiva la ricchezza trapanese: “non viene in Trapani forestieroche non riporti seco alla patria qualche statuetta di coralloo di alabastro di Nostra Signora per provvedere alla devo-zione sua e de’paesani”.Non è casuale pertanto che l’Università degli Studi di Pa-lermo, grazie all’Assessorato Regionale dell’Istruzione edella Formazione professionale, abbia mirato alla trasmis-sione dei pochi barlumi superstiti in Sicilia di tali “antichimestieri” auspicando la loro continuità, attraverso indica-zioni che mirino da un lato a recuperare le tecniche e lamaestria del passato e dall’altro all’inserimento nella realtà

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non solo artistico-culturale, ma anche economica dei giornid’oggi caratterizzati dal travolgente turbinio del progressotecnologico.Su tali motivazioni si fonda il corso “Tecniche artistiche perl’oreficeria siciliana”, che l’Università di Palermo ha potutopromuovere grazie ad un finanziamento della Regione Sici-liana (Assessorato Regionale dell’Istruzione e della Forma-zioneprofessionale). Il corso, dedicato a giovani allieve, nelvoler promuovere il lavoro femminile, si rifà, sia pure incon-sapevolmente, ad una tradizione locale che vede in Sicilia lafioritura di diverse donne artiste, tra cui, per le arti decora-tive, emerge, con i suoi raffinati lavori in ceroplastica, AnnaFortino, allieva della pittrice Rosalia Novelli, non a caso figliadi Pietro Novelli, il più grande pittore del Seicento palermi-tano.Il corso si è articolato in lezioni frontali, in cui è stata trattatala storia delle arti decorative in Sicilia, con particolare rife-rimento all’oreficeria, all’argenteria e all’arte del corallo, te-nute da docenti dell’Università di Palermo, specialisti delsettore, coordinati da Maria Concetta Di Natale e MaurizioVitella, e in un periodo di apprendistato presso alcune bot-teghe ancora attive di abili artigiani a Palermo, AntoninoAmato, Guido Cosentino e Benedetto Gelardi, a Trapani Pla-timiro Fiorenza, e a Sciacca Laura Di Giovanna. Lavorando a fianco con i maestri, le allieve hanno potuto ac-quisire le basi di “ antichi mestieri” che, destinati a scompa-rire, possono trovare, per loro tramite, non solo continuità,ma anche nuova linfa vitale. La sintonia creatasi tra allievee maestri e i promettenti frutti prodotti sono il tangibilesegno di una concreta speranza per il futuro. Fornire notiziebiografiche di maestri e allieve e presentarne le opere vuoleessere non solo il segno dei risultati raggiunti, ma anchedelle nuove possibilità lavorative auspicabili, sia in seno alle

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stesse botteghe entro cui le giovani si sono formate, comesi prospetta in taluni casi, sia verso nuove personali realiz-zazioni.Alla fine del corso si presentano pertanto in Mostra le une afianco alle altre, le opere di oreficeria, argenteria e arte delcorallo, dei maestri e delle allieve Martina Veronica Alessi,Giuliana Ammoscato, Grazia Calascibetta, Vitalba Craparo,Giovanna Emmola, Ludovica La Monica, Gaetana Rezza, Ma-rina Tancredi. La Mostra è ospitata nei prestigiosi localidell’Oratorio dei Bianchi di Palermo, pertinenza della Galle-ria Interdisciplinare Regionale della Sicilia, e ciò grazie allafattiva disponibilità dell’Assessorato e Dipartimento regio-nale dei Beni culturali con il quale, per il tramite della Galle-ria e grazie alla sensibilità del suo Direttore GiovannellaCassata, è in atto una più ampia collaborazione con l’Uni-versità degli Studi di Palermo, nella comune volontà di pro-muovere un unico circuito turistico nel complessomonumentale di Piazza Marina che comprende anche loSteri e Palazzo Abatellis. Vengono presentate nell’esposi-zione le opere di maestri e allieve, non solo per mostrare illivello artistico degli uni e i progressi delle altre, ma con lachiara volontà di portare l’attenzione della città e dell’isolatutta verso la conoscenza e la rivalutazione di alcuni settoridi quelle arti decorative che, come in passato, anche in fu-turo potrebbero dar lustro a tutta la Sicilia.

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Maurizio VitellaCoordinatore didattico

Il percorso didattico, propedeutico al tirocinio formativopresso le botteghe dei maestri orafi, ha coinvolto le allieveselezionate in nove moduli di lezioni frontali e uno sulcampo, per un totale di 120 ore. Considerata la finalità delprogetto, orientata verso la realizzazione di un percorso in-tegrato volto a sostenere l’occupazione nel settore dell’arti-gianato grazie al recupero e alla valorizzazione degli“Antichi Mestieri”, è stato proposto un iter formativo basatosulla conoscenza della storia dell’arte orafa, con particolareattenzione alla produzione siciliana. Nella formazione inaula, oltre ad un modulo di 12 ore, curato da Massimo Va-lenti, relativo alla prevenzione dei rischi e la sicurezza neiluoghi di lavoro ai sensi del Decreto Legislativo n. 81 del 9aprile 2008, sono stati affrontati argomenti inerenti la pro-duzione orafa locale, con specifici moduli didattici, affidatia Maria Concetta Di Natale, Maurizio Vitella, Rosalia Mar-

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giotta e Sergio Intorre, i cui contenuti hanno rispettivamentecontemplato la storia della gioielleria, dell’argenteria, dellemanifatture in corallo e materiali preziosi, e delle tecnicheartistiche di realizzazione. In questo contesto le allievehanno avuto modo di ammirare, anche con uno specificomodulo di visite sul campo affidato a Nicoletta Bonacasa,importanti testimonianze dell’arte decorativa siciliana, pro-duzioni di aulica oreficeria che hanno fatto conoscere in am-bito europeo la caratteristica realizzazione di composizionifigurate, di ornamenti da indossare, di sculture presepiali,preziose opere ambite nelle più importanti collezioni e oggiin gran parte dei casi transitate in Musei pubblici.A queste lezioni di carattere storico è stata affiancata un’attivitàdidattica mirata a fornire specifiche conoscenze del settoreorafo: Ugo Porzio Peralta ha illustrato alle allieve quali sono lepietre preziose e le tecniche per la diagnosi e la caratterizza-zione delle gemme, mentre a Maria Alberghina è stato affidatoil compito di far conoscere le tecniche per la diagnosi e la carat-terizzazione dei metalli. A completamento dell’iter istruttivo nonpoteva mancare un modulo appositamente dedicato all’idea-zione dei manufatti curato da Santo Giunta, intervento didatticoche ha indirizzato le allieve ad esprimere graficamente la pro-gettazione dell’opera. Il corpo docenti coinvolto ha visto intera-gire figure di professori strutturati all’interno dell’Ateneopalermitano, dottori di ricerca, assegnisti ed esperti del settore,le cui competenze hanno contribuito ad una specialistica forma-zione culturale. La pianificazione dell’offerta formativa ha, dunque, consideratoun approccio conoscitivo storico-critico della produzione orafa si-ciliana coniugato ad una base teorica di conoscenza specifica dei

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materiali preziosi che, insieme all’ideazione progettuale del ma-nufatto, ha fornito alle allieve solide competenze propedeutichead affrontare l’ampia fase di apprendistato prevista dal progetto.

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I Maestri e le Allieve

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Antonino Amatodi Maria Laura Celona

Tra gli argentieri palermitani ancora attivi e garanti della conti-nuità della nobile tradizione argentiera siciliana è il Maestro An-tonino Amato, classe 1941. Le origini della sua formazioneartistica risalgono alla prima meta del XX secolo quando, comespesso accadeva per gli artigiani, all’età di circa dodici anni, con-temporaneamente agli studi scolastici, inizia a coltivare l’inte-resse per l’attività d’argentiere presso la bottega del nonnomaterno Antonino Siddiolo, apprezzato e conosciuto artigianodel tempo, che aveva la bottega in via Argenteria vecchia neipressi della famosa chiesa di Sant’Eligio, il Santo protettore degliorafi ed argentieri. Durante il suo apprendistato l’interesse perl’attività di argentiere diviene sempre più forte e, coadiuvato dauna straordinaria manualità, acquista precocemente una parti-colare sensibilità nel concepire le forme e realizzare manufatti.All’età di quattordici anni, è impegnato presso la bottega del cu-gino Giuseppe Siddiolo e, dopo la fusione di questi con Di Cri-stofalo, per dodici anni nella realizzazione di argenteria seriale.

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Non pienamente soddisfattodel suo ruolo e incoraggiatodai familiari dopo avere acqui-sito ed essersi impadronitodelle tecniche di lavorazionedei metalli e della lavorazionea banchetto della tradizioneargentiera palermitana, in-torno agli anni ‘60 decide dimettersi in proprio inaugu-rando la sua prima bottega invia Ambra n. 3 in cui si specia-lizzerà prevalentemente nellarealizzazione di manufatti diargenteria liturgica. Nel 1974ottiene la licenza e il marchio,una stella seguita dal numero102 PA, e nel 1976 trasferisce,per esigenza di maggiore spa-zio, il proprio laboratorio nelcentro storico di Palermopresso Palazzo Pantelleria, inpiazza Giovanni Meli n. 5, incui ancora oggi esprime la suacreatività artistica coniu-gando sapientemente le anti-che tecniche con le ultimeinnovazioni tecnologiche. Il 22luglio del 1941 sposa RosariaSaccone e qualche tempodopo nascono le figlie Angelae Maria Maddalena, attual-mente impegnate nella bot-

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tega paterna: la prima attiva nel laboratorio e la seconda nellavendita. Il laboratorio, sapientemente organizzato, è ancora oggiuno dei più conosciuti dell’intera Regione e oltre. Il banco da la-voro di Antonio Amato è testimone del variare delle tecniche edei materiali, persino la luce che lo illumina ha subito, con l’an-dare del tempo, dei cambiamenti. Il Maestro racconta, infatti,che originariamente si servivano di una boccia di vetro, sorrettada un asta posta su un sostegno di legno, colma d’acqua per di-rezionare e fare convergere il fascio di luce lì dove serviva. Ilprogresso tecnologico ha mutato le classiche produzioni arti-gianali al punto che ormai gli stessi attrezzi da lavoro: bulini, fi-liere, fustelle e stampi, precedentemente realizzati a mano, sonooggi prodotti da industrie specializzate. La tecnica dell’osso diseppia è stata soppiantata da quella a microfusione, ma vi è an-cora necessità di mani esperte per la realizzazione degli intra-montabili ferri del mestiere. Questi sono pezzi unici che

conferiscono un quid di per-sonalità accompagnando lamano esperta dell’artigianonella realizzazione di parti-colari tecniche come l’age-mina, la filigrana, lagranulazione, l’incisione, losbalzo e il cesello. Recente-mente iscritto dall’UNESCOfra i Tesori Umani Viventi nelLibro dei Saperi del Registrodelle Eredità Immateriali, perla sua antica e prestigiosatradizione artigiana, è oggiaccreditato presso le Soprin-tendenze ai Beni Culturalidella Sicilia e impegnato nel

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restauro di rilevanti opered’argenteria sacra. L’organiz-zazione compositiva delle raf-figurazioni e i modi esecutividei manufatti ancora oggi pro-dotti sono esemplari di un va-riegato e misurato revival divari stili caro ancora oggi allacommittenza ecclesiastica si-ciliana, in cui si alternano orauna decorazione di ispirazionebarocca che in Sicilia si era di-stinta conferendo ai manufattiuna copiosità esuberante, oraun rococò ancor più variegatoo ancora motivi rispondentialle istanze neoclassiche. Laproduzione artistica di Anto-nino Amato legata alla com-mittenza di opere di arteliturgica si inserisce nella re-altà siciliana del passato le-gandosi a forme e stilitradizionalmente molto diffusiin Sicilia e cari ancora a sacer-doti e devoti. La maestriadell’argentiere non viene tut-tavia meno nella realizzazionedi opere diverse, anche di usodomestico, caratterizzata dauna semplicità e linearità piùconsona all’arte contempora-nea e alla praticità delle sup-

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pellettili dei giorni d’oggi. Il fascino maggiore della produzioned’argento di Antonino Amato sta nella possibilità di entrare inuna bottega artigiana e vedere che resistono strumenti ed atti-vità capaci di coniugare i temi del passato con la realtà dei giornid’oggi. È soltanto grazie al continuo e significativo lavoro di rarimaestri che si può sperare di rivalutare l’artigianato siciliano,con prodotti unici che puntino sulla qualità e sulla caratterizza-zione di opere uniche nel loro genere ed eredi di un passato piùo meno recente. Il Maestro Amato, è oggi impegnato come do-cente presso la scuola orafa del Collegio Universitario Arces, unruolo che gli consente di tramandare le sue preziose ricette ar-tistiche.

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Le Allieve

Martina Veronica Alessi Nata a Palermo nel 1991. Diplomata presso il Liceo Socio-Psico-Pedagogico e Linguistico “Danilo Dolci”.

Gaetana RezzaNata a Palermo nel 1985. Diplomata presso l’Istituto di istru-zione secondaria professionale “Gaetano Salvemini” indirizzoTurismo.

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Guido Cosentinodi Roberta Cruciata

L’orafo palermitano Guido Cosentino, classe 1950, apprende lasua arte fin da giovanissimo, formandosi nell’azienda fondatadal padre Ernesto nel 1936. Già nel 1972 subentra al genitorealla guida dell’azienda, ubicata presso il cortile interno di Pa-lazzo Tagliavia. Oggi è affiancato dal figlio, che porta lo stessonome del nonno spentosi nel 1977.Il Maestro Cosentino per le sue creazioni artigianali dal designricercato si serve esclusivamente dei “vecchi sistemi a mano”della tradizione orafa, come è solito definirli, rifuggendo dai se-milavorati in metalli preziosi e seguendo sempre i criteri dellaqualità e della cura realizzativa. Nella nascita della sue operenessun particolare viene trascurato o lasciato al caso, dalla fu-sione sino al gioiello finito, passando per le varie fasi di saggia-tura, trafilatura, finitura, saldatura, montaggio e pulitura. GuidoCosentino, parlando della sua arte e, in particolare, delle delicatefasi di lavorazione dell’oro ci tiene a specificare che ognuna di

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esse ha naturalmente al suointerno diverse varianti e pas-saggi: quando si parla di fini-tura si dovrebbe precisare chedopo la trafilatura l'oro è an-cora grezzo e si deve model-lare con le tenaglie, tagliare amisura (eventualmente sal-dare e successivamente disos-sidare con l'imbianchimento)e, dopo che si è ottenuto l'og-getto al quale si sta lavo-rando,iniziare un’accurata ecomplessa fase di sgrossaturamediante lime con granegrosse e successivamente conlime di grana più sottile, chepreludono all'uso delle carteabrasive in modo che esso siail più levigato possibile primadi andare in pulitura. Quest’ul-timo stadio prevede poi al-meno due fasi: la pulitura conspazzole abrasive e la lucida-tura con spazzole morbide, se-guite dalla fase di sgrassaturapresumibilmente in ultrasuonie dall’asciugatura in segatura,per non lasciare graffi e se-gnali sull’opera finita”.

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I suoi gioielli presentano caratteristiche originali non rigidamente clas-sificabili, che uniscono l’eleganza al segno raffinato, amalgamano varimodelli e fonti d’ispirazione, e presentano una molteplice compresenzadi stili e forme, aventi il loro punto di riferimento privilegiato e impre-scindibile nella storia dell’oreficeria siciliana, nella sua inconfondibile ric-chezza e policromia: le perle, il corallo, le pietre preziose dai toni accessi,i diamanti tanto cari alla tradizione siciliana nel corso dei secoli restanoancora oggi i materiali privilegiati nella ricerca del Maestro e dei suoipiù stretti collaboratori. Il marchio che contraddistingue le creazioni delMaestro Cosentino è formato da una G e una C in stampatello corsivo,mentre l’inizio della sua attività artigiana risale al 20 dicembre 1982.I Cosentino, alla terza generazione di orafi, vantano tra le commissionimaggiormente prestigiose realizzate durante la loro lunga attività quella

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del Diadema in oro e diamanti peruna Principessa Chiaramonte.Tra le realizzazioni più recentidi Guido Cosentino spicca laCroce pettorale in oro cesel-lato che il Comune di Palermogli commissiona in occasionedell’insediamento del Cardi-nale Paolo Romeo, successiva-mente alla sua nomina adArcivescovo Metropolita di Pa-lermo concessa da Papa Be-nedetto XVI il 19 dicembre2006; l’opera è stata donatadal sindaco di Palermo nelfebbraio 2007. Si ricordaanche l’altra Croce pettoraleinoro ugualmente commissio-nata dal Comune per l'ordina-zione episcopale, avvenuta il 7luglio 2007, di S.E.R. Monsi-gnor Carmelo Cuttitta, Ve-scovo Ausiliare e VicarioGenerale dell'Arcidiocesi diPalermo.

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Le Allieve

Giovanna Emmola Nata ad Erice nel 1987. Laureata in Scienze e Tecnologie del-l’Arte e attualmente iscritta al II anno della Laurea magistralein Storia dell’Arte.

Ludovica La Monica Nata a Palermo nel 1988. Laureata in Scienze e Tecnologiedell’Arte e attualmente iscritta al II anno della Laurea magistralein Storia dell’Arte.

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Laura Di Giovannadi Cristina Costanzo

Laura Di Giovanna è nata a Sciacca nel 1980 e, grazie alle capa-cità maturate nei settori della creazione di gioielli e della lavo-razione del corallo, si è affermata come punto di riferimentonell’arte del gioiello distinguendosi per una produzione in cui latradizione accoglie il design contemporaneo. Dopo aver conseguito la maturità scientifica, Laura Di Giovannasi è specializzata presso la “Scuola d’Arte e Mestieri” e “l’IstitutoCallegari” di Vicenza e nel 2008 ha conseguito la Laurea in De-corazione presso l’Accademia di Belle Arti “Eleonora d’Aragona”di Sciacca. Tra il 2001 e il 2002 è stata apprendista presso il LaboratorioOrafo di Alta Gioielleria “Geraci” di Palermo e apprendista desi-gner e modellista orafa presso “J. & G.” di Jotti Melania a Vi-cenza. Tra il 2002 e il 2004 è stata apprendista presso illaboratorio del corallo del maestro trapanese Platimiro Fio-renza, dove ha approfondito lo studio delle antiche tecniche dilavorazione orafa siciliana e la lavorazione, l’incisione e la scul-tura del corallo e dell’avorio congiuntamente al restauro e allariproduzione di gioielli antichi.

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lavorano, oltre ai titolari, quat-tro Orafi. Il “Laboratorio OrafoNocito” è, inoltre, accreditatopresso l’Università degli Studidi Palermo ed Enti di Forma-zione per stages universitari etirocini formativi, nell’ambitodei quali in questi anni sonostati accolti molti giovani inte-ressati ad apprendere i segretidell’arte orafa e del coralloche a Sciacca vantano una im-portante tradizione. La raffinata produzione diLaura Di Giovanna riesce a farincontrare la migliore tradi-zione artistica ed artigianalesiciliana e il gusto modernoraggiungendo così un vastopubblico anche oltre i confininazionali: le sue creazioni ven-gono infatti apprezzate sia inItalia che all’estero e in parti-colar modo in Oriente e inGiappone, dove è stata invi-tata ad esporre nell’ambito dieventi prestigiosi. Tra le collezioni più interes-santi citiamo “Esprit d’Arti-ste”, preziosi pezzi unici,“Sicily”, ispirata alla tradi-zione siciliana tra antico e mo-derno, e “Legami”, opere in

Dal 2005 è titolare, insieme alfratello Mario con la collabora-zione della sorella Velia, del“Laboratorio Orafo Nocito”, dicui è anche direttrice tecnica edartistica. Il Laboratorio, natodall’antica tradizione della fami-glia dedita da oltre un secoloall’amore per i gioielli, possiedeuna struttura tecnologica di al-tissimo livello ed è legalmentericonosciuto come Laboratoriodi fabbricazione di gioielli con ilPunzone Orafo “AG * 23”, rila-sciato dalla Zecca dello Stato.All’interno della struttura oggi

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corallo che rendono omaggio al rapporto, tipicamente siciliano,tra natura, mare e arte. Numerose le partecipazioni di Laura Di Giovanna alle maggiorifiere di settore ed eventi di grande richiamo come la “Fiera delTarì”, “La Fiera Oro di Vicenza” (2010-2013), “The Hong KongJewellery Show” (2010-2013) e il “Gala Evening Jewels of Italy”,tenutosi presso il Central Plaza di Hong Kong.Ricordiamo anche la partecipazione a concorsi nazionali ed in-ternazionali quali “The International Jewel Design Competition”(1999-2000), promosso da Auritalia e finalizzato alla creazionedi un gioiello capace di unire la tradizione occidentale e il gustodegli Emirati Arabi, e il “Concorso Oroscuola Vicenza 2001”, pro-mosso da Confindustria Vicenza e dedicato al design innovativodel gioiello, in occasione del quale ha ricevuto il I Premio. Importante anche l’impegno nel campo del restauro, settore di-sciplinare nell’ambito del quale Laura Di Giovanna ha eseguito

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interventi degni di nota come il restauro delle due Corone aureedella Madonna del Soccorso di Sciacca.Laura Di Giovanna ha tenuto numerosi corsi e laboratori inscuole ed istituti d’arte e ha preso parte a convegni e manife-stazioni internazionali in qualità di relatrice esperta di lavora-zione del corallo e restauro di gioielli antichi ed oggetti sacri.

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Le Allieve

Vitalba Craparo Nata a Sciacca nel 1984. Laureata in Scienze e Tecnologie del-l’Arte e nella Specialistica di Storia dell’Arte.

Marina Tancredi Nata a Sciacca nel 1983. Laureata in Lettere Moderne e nellaSpecialistica di Filologia Moderna.

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Platimiro Fiorenzadi Cristina Costanzo

Platimiro Fiorenza nasce a Trapani nel 1944. Figlio di un arti-giano orafo corallaro, cresce nella bottega paterna e a soli setteanni comincia a lavorare l’oro, l’argento e il corallo, a conoscerele pietre e a fare le sue prime incisioni, attirando l’attenzione el’interesse del maestro trapanese Domenico Li Muli. Nel corsodella sua vita, Fiorenza non si dedica solo alla lavorazione delcorallo, ma anche ad altre attività artistiche come la pittura, lascultura, il restauro e la poesia. Negli anni 1972-73 partecipa anumerose manifestazioni artistiche, quali le mostre collettivedell’Agosto Artistico Ericino e le Estemporanee notturne dellaSalerniana, e tiene le prime mostre personali presso sedi istitu-zionali di Trapani come Palazzo Cavarretta. Nel corso della suaattività si trasferisce a Milano, dove inizia un rapporto di colla-borazione con il grande scultore Giò Pomodoro. Durante la suacarriera è legato da rapporti d’amicizia a numerosi esponentidel mondo dell’arte come Michele Canzonieri, l’artista MarioCassisa, Dino Valfrè, il senatore Ludovico Corrao e altre perso-nalità di spicco dell’ambito artistico.

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Dal 1970 al 1975 espone le sueopere nei comuni della provin-cia trapanese e partecipa aconcorsi internazionali come“The Asward Diamond” di NewYork. Nei primi anni Ottantaviene chiamato ad insegnarepresso una sezione provin-ciale dell’ECAP.Nel 1982 riceve l’Attestato diBenemerenza da parte del So-roptimist come “autenticoesempio di laboriosità e conti-nuatore della migliore tradi-zione artigianale trapanese”.Risale al 1988 la prima dellesue più importanti opere: uncalice di 33 cm in oro, coralloe pietre preziose, realizzatoper la Cattedrale di Monreale.Successivamente realizzaopere in oro e argento per iMisteri di Trapani, partecipa asvariati concorsi conquistandole migliori posizioni e viene dicontinuo citato nei libri dedi-cati alle arti decorative. Nel 1993 il Vescovato di Tra-pani gli commissiona una “Ma-donna di Trapani”, alta 34 cm,in oro corallo e pietre pre-ziose, attualmente esposta aiMusei Vaticani. Realizza inol-

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tre un’acquasantiera in oro, corallo e pietre preziose, commis-sionatagli dalla Provincia di Trapani; entrambe le opere sonostate donate a Sua Santità Giovanni Paolo II. Realizza anche unpastorale in argento e corallo, in occasione della nomina a Ve-scovo della Diocesi di Mons. Francesco Miccichè.Nel 1994 e nel 2001 espone un presepe in corallo a Roma allamostra dei “Cento Presepi”. Nel 1997 è invitato dalla Provinciadi Siracusa ad esporre a Glasgow, in Scozia. Nel 2003, per i Mon-diali di Scherma è invitato dalla Provincia Regionale di Trapaniad esporre a Palazzo Riccio di Morana. Nel 2005 espone nel Fo-redeck Club dell’America’s Cup e, su commissione del comitatodi “Porto Ossuna”, realizza l’opera in marmo di Carrara istallatain via Serisso a Trapani. Nel 2007 espone a San Casciano e, suinvito della Provincia di Trapani, a Düsseldorf, in Germania. Nel2008 è invitato ad esporre a Corciano in occasione della mostra“Il Presepe e il Corallo”. Nel 2010 partecipa alla mostra “Il Fa-

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scino del Presepe”, promossa dal Museo Diocesano di La Spezia.Nel 2011 la Provincia Regionale di Trapani, in occasione della no-mina di Mons. Antonino Raspanti a Vescovo di Acireale, gli com-missiona una croce pettorale in argento, oro e corallo. Nel 2012si tiene presso il Museo Torre di Ligny a Trapani la mostra “Pla-timiro Fiorenza. Rossocorallo tra sogno e materia”, a cura dellafiglia Rosadea Fiorenza. Platimiro Fiorenza ha ricevuto svariati riconoscimenti. Nel 2003gli viene conferito dall’Assessorato allo Sviluppo Economico delComune di Trapani il premio “Saturno - artigiano del mare”; nel2004 riceve da parte del Club UNESCO di Trapani il premiocome “conservatore attraverso l’insegnamento della lavora-zione dei coralli”; nel 2011 la Camera di Commercio di Trapanigli assegna una medaglia d’oro come “Premio fedeltà al lavoroe al progresso economico”; nel 2013 riceve dal Lions Club di Ca-tania il “Premio Faro Biscari” e, grazie ad un nuovo riconosci-

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mento di prestigio conferitogli dall’UNESCO, entra a far partedel R.E.I, Registro delle Eredità Immateriali della Sicilia, nel“Libro dei Tesori Umani Viventi”. Platimiro Fiorenza ha eseguito importanti lavori di restauro perfamosi antiquari di Palermo, Roma, Firenze, Londra e New Yorke ha dato, inoltre, il proprio originale contributo alla celebre ma-nifestazione dei Misteri di Trapani restaurando importantigruppi scultorei e realizzando pregiate opere in oro e argento.In questi anni ha tenuto conferenze e lezioni presso Università,Istituti d’Arte e Corsi Regionali e la sua bottega ha ospitato gio-vani appassionati che hanno avviato in tutta Italia le proprie at-tività legate alla lavorazione del corallo.

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Le Allieve

Giuliana Ammoscato Nata ad Alcamo nel 1988. Diplomata all’Istituto Magistrale “VitoFazio Allmayer” di Alcamo con indirizzo Liceo Linguistico. Hafrequentato per un anno l’Accademia delle Belle Arti di Palermo,indirizzo Progettazione Moda.

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Benedetto Gelardidi Maria Laura Celona

L’arte del cesello, dalle antiche origini, mantiene alta nel trascor-rere dei secoli la sua importanza. A questa grande arte si avvi-cina, in età ancora adolescenziale Benedetto Gelardi. Nato nel1958 a Palermo, inizia la sua attività di argentiere frequentandocome apprendista la bottega del Maestro Lopes, grazie al qualeapprende le antiche tecniche per la lavorazione dell’argento. Di-venuto un abile cesellatore, intorno alla fine degli anni Settantadecide di mettersi in proprio dando vita al suo attuale laborato-rio collocato presso Palazzo Pantelleria, nel pieno centro storicodi Palermo in Piazza Giovanni Meli. Nel 1992 ottiene la licenza eil marchio, 229PA, e per diversi anni collabora con altri argen-tieri siciliani, si ricordano tra questi la Formusa G.e.a e AntoninoAmato. Con quest’ultimo in particolar modo collabora per unaventina di anni nel campo del restauro di antichi manufatti, traquesti il manto dell’Immacolata di Caltanissetta. È a BenedettoGelardi che si devono i restauri, realizzati nel rispetto delle ag-giornate tecniche, dell’ostensorio monumentale di Paolo Gili diEnna, dell’urna di S. Nicolò Politi di Alcara Li Fusi, dell’urna diSan Giusto di Misilmeri, della mitria e del pastorale di San Biagiodi Militello Rosmarino. La sua dote di abile cesellatore gli ha con-

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sentito, inoltre, di realizzareimportanti e complesse operecome il fercolo processionaledella chiesa di Maria SS. delleGrazie di Isola delle Femmine,il mezzo busto d’argento raffi-gurante Padre Pio per un pe-riodo ospitato a Roma nellaBasilica di Santa Maria Mag-giore. Artista a tutto tondo, non si di-stingue solo nell’arte del ce-sello, ma anche nel progettaree disegnare le sue creazioni.Capacità che gli consentono larealizzazione di manufatti ca-ratterizzati da ornati leggeri.Indipendentemente dal me-tallo utilizzato che varia dal-l’oro, all’ argento, al bronzocon grazia e maestria egli rie-sce a creare tramite un deli-cato equilibrio di sbalzo ecesello un singolare movi-mento sul metallo, formandoun gioco di luci ed ombre conrilievi e rientranze disposte sudifferenti piani. Tali risultatisono raggiungibili tramitel’utilizzo di scalpelli, apparen-temente simili, ma in realtà as-solutamente differenti checome ogni vero cesellatore ha

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realizzato da sé. Ispirandosi al fercolo di Sant’Agata di Cataniaegli realizza ex novo, in collaborazione con il figlio Mauro, lamacchina processionale di San Filippo d’Agira, per la chiesaMadre di Aci San Filippo, servendosi delle antiche tecniche delmestiere, un bagaglio culturale acquisito nel corso della sua intensaesperienza di artigiano. Lavorare la materia ha per il Maestro un signi-ficato ben preciso: “voler creare e contemporaneamente lasciare unsegno, una traccia che sia riconoscibile nel tempo”. Consapevole diquanto siano mutati i tempi e di pari passo le tecniche di acquisizione edi trasmissione dei saperi, da qualche anno il Maestro Gelardi è impe-gnato come docente presso la scuola orafa del Collegio UniversitarioArces, che già dal 1995 spende le sue forze nella formazione di espertiartigiani in grado di tutelare il vasto patrimonio mobile in Sicilia, con l’in-tento di voler divulgare la sua abilità tecnica di cesellatore affinché possacontinuare la tradizione di una produzione che si distingua per qualitàe non in quantità, con la speranza di ridare all’artigianato il posto di ri-lievo che merita.

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Le Allieve

Grazia Calascibetta Nata a Palermo nel 1989. Diplomata presso l’Istituto magistraleCamillo Finocchiaro.

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