Caso Uva, testimone uccide il padre - nuovaeditricemagenta.it · sono senza dubbio gli italiani...

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ANNO 129 N° 45 GIOVEDÌ 16 FEBBRAIO 2017 e 1,30 WWW.PREALPINA.IT [email protected] y(7HB1C2*TOKONR( +/!z!?!#!. Poste Italiane S.p.a. - Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004) art. 1, comma 1, ...; GALLARATE Nessun veto su Exodus «Abbiamo pochi fondi» Lassessore ai Servizi sociali smorza lo scontro tra Cassani e don Antonio Mazzi Pascarella a pagina 23 BUSTO ARSIZIO Contributi ai terremotati Non tutti danno il gettone Solo undici consiglieri su ventiquattro tengono fede a quanto sancito dalla votazione Linari a pagina 27 VOLLEY - A1 FEMMINILE Uyba ricacciata indietro La Pomì Casalmaggiore batte lU- yba a Cremona (3-1) e la ricaccia indietro in classifica. Protagonista lalbizzatese Lucia Bosetti. Anzani alle pagine 38-39 Dal noir alle Prealpi, intervista allo scrittore a Varese per pre- sentare Sempre più vicinoPisati a pagina 42 Io, Lilli Carati e Clooney Montanari si confessa SPETTACOLI BASKET Andrea Crocella, vicepresidente del consorzio Varese nel Cuore, è chia- ro sulla crisi dellO- JM: «Pronti a un ul- teriore sforzo pur di conquistare la salvezza». Sciascia a pagina 40 «OJM, pronti a uno sforzo» Il presidente dellassociazione ambu- lanti, Belletti, favorevole al nuovo rego- lamento del mercato che andrà stase- ra in votazione in Consiglio comunale Servizio a pagina 14 Il mercato di Varese come un bel negozio Caso Uva, testimone uccide il padre VARESE Alberto Biggiogero ha colpito più volte lanziano con un coltello dopo un litigio in casa Al culmine della lite ha impugnato un coltello da cucina e ha colpito il padre più volte, uccidendolo. Ha preso il te- lefono e ha allertato i soccorsi, poi ha confessato agli inquirenti quello che aveva fatto. La tragedia familiare è accaduta ieri sera tra le mura di una palazzina in viale dei Mille, in un ap- partamento al secondo piano: a ucci- dere il papà è stato Alberto Biggioge- ro, 42 anni, al centro delle cronache poiché considerato uno dei testimoni chiave nel processo sulla morte di Giuseppe Uva, nel quale sono coin- volti sei poliziotti e due carabinieri. Croci e Grosso alle pagine 2 e 3 DELOCALIZZAZIONE: PARTE LA SECONDA FASE DI DEMOLIZIONI. VIA I CLANDESTINI Ruspe a Malpensa, giù 104 case Tre milioni e novecentomila euro della Regione Lombardia per attuare il secon- do e definitivo lotto di demolizioni nelle aree delocalizzate. Sono in tutto 104 gli edifici che dovranno essere abbattuti: 59 a Lonate Pozzolo, 33 a Somma Lom- bardo e 12 a Ferno. Le ruspe arriveran- no in estate per eliminare quella che lassessore regionale Viviana Beccalos- si tre anni fa aveva definito «una ver- gogna» attorno allaeroporto della Mal- pensa, dove regna il degrado e dove a- bitano i clandestini. Ceresa a pagina 26 Il blogger-viabilista Manuele Mariani ri- lancia la sua battaglia contro i panettoniche ancora insistono sulle strade. «Sono pericolosi e superati» Martinoli a pagina 13 VARESE Forse un malore è la causa dellincidente in cui ieri mattina ha per- so la vita un uomo di 83 anni: lanziano si è ri- baltato con lauto ed è finito contro un muro. Antonello a pagina 18 LAVENA PONTE TRESA VARESE Ieri è stata discussa al Tar la richiesta di sospensiva del commissariamento Zanetti a pagina 16 LAMICA IL PROCESSO Panettoni indigestisul blog «Un pericolo per chi guida» Si ribalta con lauto e muore Anziano finisce contro muro LA TRAGEDIA Allerta il 112 e confessa ai poliziotti Lucia Uva: «Addolorata e incredula» Dal 2008 le sue accuse alle divise Guardia di finanza allIstituto Molina Perquisita la casa di due dipendenti

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ANNO 129 N° 45 GIOVEDÌ 16 FEBBRAIO 2017 e 1,30WWW.PREALPINA [email protected]

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GALLARATE

Nessun veto su Exodus«Abbiamo pochi fondi»L’assessore ai Servizi socialismorza lo scontro traCassani e don Antonio Mazzi

Pascarella a pagina 23

BUSTO ARSIZIO

Contributi ai terremotatiNon tutti danno il gettoneSolo undici consiglieri suventiquattro tengono fede aquanto sancito dalla votazione

Linari a pagina 27

VOLLEY - A1 FEMMINILE

Uyba ricacciata indietro

La Pomì Casalmaggiore batte l’U-yba a Cremona (3-1) e la ricacciaindietro in classifica. Protagonistal’albizzatese Lucia Bosetti.

Anzani alle pagine 38-39

Dal noir alle Prealpi, intervistaallo scrittore a Varese per pre-sentare “Sempre più vicino”

Pisati a pagina 42

Io, Lilli Carati e ClooneyMontanari si confessa

SPETTACOLI

BASKET

Andrea Crocella,vicepresidente delconsorzio “Va r e s enel Cuore”, è chia-ro sulla crisi dell’O-JM: «Pronti a un ul-teriore sforzo purdi conquistare lasalvezza».Sciascia a pagina 40

«OJM, prontia uno sforzo»

Il presidente dell’associazione ambu-lanti, Belletti, favorevole al nuovo rego-lamento del mercato che andrà stase-ra in votazione in Consiglio comunale

Servizio a pagina 14

Il mercato di Varesecome un bel negozio

Caso Uva, testimone uccide il padreVARESE Alberto Biggiogero ha colpito più volte l’anziano con un coltello dopo un litigio in casaAl culmine della lite ha impugnato uncoltello da cucina e ha colpito il padrepiù volte, uccidendolo. Ha preso il te-lefono e ha allertato i soccorsi, poi ha

confessato agli inquirenti quello cheaveva fatto. La tragedia familiare èaccaduta ieri sera tra le mura di unapalazzina in viale dei Mille, in un ap-

partamento al secondo piano: a ucci-dere il papà è stato Alberto Biggioge-ro, 42 anni, al centro delle cronachepoiché considerato uno dei testimoni

chiave nel processo sulla morte diGiuseppe Uva, nel quale sono coin-volti sei poliziotti e due carabinieri.

Croci e Grosso alle pagine 2 e 3

DELOCALIZZAZIONE: PARTE LA SECONDA FASE DI DEMOLIZIONI. VIA I CLANDESTINI

Ruspe a Malpensa, giù 104 caseTre milioni e novecentomila euro dellaRegione Lombardia per attuare il secon-do e definitivo lotto di demolizioni nellearee delocalizzate. Sono in tutto 104 gliedifici che dovranno essere abbattuti: 59a Lonate Pozzolo, 33 a Somma Lom-bardo e 12 a Ferno. Le ruspe arriveran-no in estate per eliminare quella chel’assessore regionale Viviana Beccalos-si tre anni fa aveva definito «una ver-gogna» attorno all’aeroporto della Mal-pensa, dove regna il degrado e dove a-bitano i clandestini.

Ceresa a pagina 26

Il blogger-viabilistaManuele Mariani ri-lancia la sua battagliacontro i “panettoni”che ancora insistonosulle strade. «Sonopericolosi e superati»

Martinoli a pagina 13

VARESE

Forse un malore è lacausa dell’incidente incui ieri mattina ha per-so la vita un uomo di 83anni: l’anziano si è ri-baltato con l’auto ed èfinito contro un muro.

Antonello a pagina 18

LAVENA PONTE TRESA

VARESE

Ieri è stata discussa al Tarla richiesta di sospensivadel commissariamento

Zanetti a pagina 16

L’AMICA

IL PROCESSO

Panettoni “indigesti” sul blog«Un pericolo per chi guida»

Si ribalta con l’auto e muoreAnziano finisce contro muro

LA TRAGEDIA

Allerta il 112e confessaai poliziotti

Lucia Uva:«Addoloratae incredula»

Dal 2008le sueaccusealle divise

Guardia di finanzaall’Istituto MolinaPerquisita la casadi due dipendenti

42CU LT U R A & SPET TACOLI42 GIOVEDÌ 16 FEBBRAIO 2017

«Spiare le vite degli altri»l’arte della scrittura creativasecondo Raul MontanariDomani a Varese per presentare “Sempre più vicino”

In cattedra le musiche da filmINSUBRIA TRA ROTA E MORRICONE

VA R E S E - (fra.b.) – Quando la musicad’autore incontra il cinema nasconograndi capolavori. E fra i più apprez-zati compositori di colonne sonore,divenute celebri in tutto il mondo, visono senza dubbio gli italiani NinoRota ed Ennio Morricone. A loro è de-dicato l’originale concerto, significa-tivamente intitolato “Suoni da vede-re”, in programma domani, dalle 18,nell’Aula magna dell’Ateneo di via Ra-vasi (ingresso libero). Il quinto appun-tamento della Stagione concertisticadell’Università dell’Insubria sarà unOmaggio a Rota e Morricone propo-sto da musicisti d’eccezione: il flauti-sta Giuseppe Nova, concertista di fa-ma internazionale, e i componentidell’apprezzato jazz trio di Rino Ver-

nizzi (pianoforte e fagotto), GiorgioBoffa (contrabbasso) e Lorenzo Are-se (batteria).In sala risuoneranno le celebri melo-die di Rota legate a pellicole indimen-ticabili quali Amarcord, Il Padrino, Ladolce vita, Otto e mezzo, I clowns,nonché le altrettanto suggestivecomposizioni di Morricone che hannoaccompagnato capolavori quali C’e-ra una volta il West, Sacco e Vanzetti,Per un pugno di dollari, Giù la testa,C’era una volta in America, Indaginesu un cittadino al di sopra di ogni so-spetto.L’interpretazione di questi temi cono-sciutissimi in chiave classico-jazz neesalterà le sfumature evocando at-mosfere e immagini.

VARESE - Ha 27 anni, un lavoropart time e per arrotondare affittaper brevi periodi il suo appartamen-to chiedendo ospitalità a un amico.Cura però i movimenti degli inqui-lini e, quando escono, rientra in casadi nascosto. Non per controllare setutto è a posto ma per curiosare tra iloro oggetti e vestiti dando spazioall’immaginazione. Così Valerio,protagonista di “Sempre più vici-no”, il libro di Raul Montanari editoda Baldini&Castoldi che lo scritto-re, affiancato da Dino Azzalin, pre-senterà domani, alle 18, alla Feltri-nelli di corso Moro.Il personaggio chiave di “Semprepiù vicino” è incline al voyeuri-smo; solo un elemento per raffor-zare gli effetti di quello che gli ca-pita?«Spiare le vite degli altri, guardaredal buco della serratura è quanto sifa in letteratura e, in fondo, per buo-na parte anche nella vita. Tanti scrit-tori, non limitandosi a questo, attin-gono alla realtà, rielaborando in mo-do personale quanto accade a perso-ne a loro vicine o che semplicemen-te conoscono o ascoltano. Non fac-cio eccezione».Spostando però il tutto nel suocampo preferito.«Sì, il post noir. Questa è la quartaavventura di Ric Velardi, un detec-tive che di certo non soffre di pro-tagonismo; alle luci del palco prefe-risce il buio del dietro le quinte manon può astenersi dall’intervenire.

Anche perché diventa cliente di Va-lerio entrando in quel monolocaleappartenuto a un uomo morto inodore di satanismo. Storia di dena-ro, con tanto di tesoro nascosto,amore e mistero ma c’è spazio an-che per uno sguardo sulla precarietàdella nostra società e sulla genera-zione derubata del suo futuro».Un romanzo con tutte le carte inregola per una trasposizione cine-matografica. Nel cast potrebberofigurare George Clooney e BradPitt anche se nel libro non sonotrattati con molta simpatia. C’èun motivo?«É un caso in cui ho attinto alla real-tà. Una sera la mia compagna, che è

giovane e bellissima, ha effettiva-mente incontrato Clooney e Pitt inun parcheggio sottorraneo. “È la tuaserata fortunata”, le ha detto Geor-ge. Con una supponenza che meri-tava di essere punita. L’ho fatto nellibro anche perché lo consentiva ilcontesto».Nel suo lavoro precedente, “Il re-gno degli amici”, c’era invece unsincero omaggio a Lilli Carati.Perché?«Perché delle attrici degli anni Set-tanta era la più italiana. Mora controle bionde, più vicina alle nostre bel-lezze degli anni Cinquanta che aquelle che sarebbero arrivate dopo.Barbara Bouchet la immaginavi inun hotel lussuosissimo dove non sa-resti mai entrato, Lilli invece, conun po’ di fortuna, poteva essere lavicina di casa. Donna di grande fa-scino con un’ombra che lasciava in-tuire un destino doloroso. Purtropponon ho avuto modo di conoscerlapersonalmente».Però qualche varesino, da Azzalina Aldo Nove, tra i suoi amici c’è.«La stessa Varese è una città amica.Vivo da tempo a Milano ma mi sen-to proprio uomo delle Prealpi. Inna-morato della montagna ma non dascalatore. Felice di vederla lì e di es-sere vicino al lago. Il mare ti distrae,ti invita a pensare all’altrove; il lagono, è uno specchio, ti obbliga a guar-darti. Per questo chi è delle Prealpi èpiù forte».

Diego Pisati

Raul Montanari. A destra Lilli Carati,l’attrice varesina già al centro di unomaggio da parte dello scrittoredomani protagonista alla Feltrinelli

ROMA - C’è chi potrà vederci film chehanno a suo tempo fatto epoca al box of-fice da Ghost a Sesto Senso, ma anche igrandi classici della letteratura. Ma la do-manda se c’è vita dopo la morte ce la po-niamo da secoli.“La Porta Rossa” è la serie che porta la fir-ma di Carlo Lucarelli con Giampiero Ri-gosi e che vede dietro la macchina da presaCarmine Elia.Protagonista Lino Guanciale nei panni delcommissario Cagliostro che è un poliziot-to che diventa un fantasma. «Ho letto il co-pione e ho scoperto che a pagina 2 morivo.Andando avanti ho capito che sarebbe sta-ta una serie complessa. Sono un raziona-lista convinto, ma ci ho messo tutto mestesso. Abbiamo trattato Cagliostro comese ci fosse davvero anche se non mi vedeva

nessuno». Insomma un commissario mor-to che indaga sul suo stesso omicidio, cherinuncia ad andarsene dal mondo e conti-nua a indagare per salvare sua moglie An-na. «In questo modo - spiegano gli autori -l’elemento sovrannaturale non solo nonindebolisce l’impianto del whodunit, ma iltema della vita dopo la morte può emerge-re in tutta la sua potenza metaforica».Ne la “Porta Rossa” in effetti non c’è ma-nierismo, pochi effetti speciali, ma soprat-tutto grande protagonista una città, Trie-ste, dove le riprese girate in gran parte innotturna danno un’immagine quasi liqui-da impalpabile, come la storia raccontata.Un capannone abbandonato, due cadaveririversi a terra, i riflessi blu dei lampeg-gianti della polizia, il via vai di poliziottiche isolano la scena del crimine. Caglio-

stro osserva la scena: ne ha viste tante disituazioni del genere in dieci anni di ser-vizio, ma questo caso è diverso da tutti glialtri. Perché questo è il suo stesso omici-dio.Sei puntate (22 febbraio e primo marzo dimercoledì, dal 24 febbraio al 17 marzo divenerdì) di thriller mozzafiato con sfuma-ture di dramma sentimentale. E nel cast diquesta coproduzione Rai Fiction - Vela-film accanto a Guanciale-Cagliostro spic-ca Gabriella Pession (nei panni di Anna,magistrato moglie del commissario): «mipiace ispirarmi con i miei personaggi aiquadri. é un ruolo molto tenue. In casaquella mia e del mio defunto marito, hocercato di ricreare un luogo intimo sul set.Abbiamo deciso di non truccarmi, di nonpettinarmi».

«Bello scoprire di morire già a pagina 2»Lino Guanciale in tv diventa commissario Cagliostro nella Porta Rossa

Lino Guanciale e Gabriella Pession, protagonisti su Rai Uno (foto Ansa)

di FABIO MINAZZI

Che rapporto sussiste tra pensiero e realtà? Qualeil ruolo del pensiero nella nostra società? Infine,quale spazio viene riservato all’educazione alpensiero nei processi formativi? Già queste do-mande aiutano a comprendere come il pensierocostituisca una dimensione quasi impalpabile e,tuttavia, “mercuriale” che, per sua intrinseca na-tura, tende a diffondersi per ogni dove, avendo lastraordinaria capacità di tutto contaminare. Maproprio questa sua incredibile capacità di potersiintrecciare con ogni realtà della società, del mon-do e della vita, finisce anche per delineare il pen-siero come una dimensione temuta e pericolosa,dalla quale, spesso e volentieri, si cerca di teneredistante ogni individuo e l’intera società.Queste considerazioni mi nascevano in modospontaneo osservando più di un centinaio di gio-vani, provenienti da tutta la Lombardia, che si so-no dati appuntamento nel Campus dell’Universitàdegli Studi dell’Insubria di Bizzozero per parteci-pare alla XXV edizione delle finali regionali delleOlimpiadi di filosofia. Guardare i volti di questi

giovani pensatori costituiva quasi un balsamo perl’animo, spesso crucciato ed anchilosato dallesorti, incivili, del nostro mondo. Su questi volti, ol-tre ad una delicatezza di gesti e perfino di porta-mento, si scorgeva anche una singolare tensioneverso il pensiero e la voglia di voler meditare, conserietà ed impegno, i problemi più diversi. L’im -pegno veramente radicale con il quale – per quat-tro ore – questi giovani hanno delineato le loro au-tonome considerazioni e i loro stessi pensieri in-torno al ruolo civile della filosofia, ai rapporti trascienza e filosofia, al problema della felicità, pernon parlare del concetto umano dell’esperienza,attestavano tutto l’impegno della loro stessa ri-flessione, al punto che osservandoli pensare, me-ditare e scrivere non si poteva non provare un’e-mozione, ovvero quella di trovarsi di fronte ad unaparte, tra le migliori, del nostro paese, ad una sor-ta di élite di giovani pensanti che non può che farben sperare anche per uno sciagurato paese come

il nostro.Certamente dalla scuola e dalla formazione la di-mensione del pensiero è spesso rimossa e concul-cata, proprio perché la nostra scuola – per nonparlare dell’università – insegue, spesso e volen-tieri, un modello ben differente. Ovvero quello chedistrugge ed annichila ogni formazione educativaper sostituirla con un’istruzione che si limita ad unaddestramento pragmatico. In tal modo la forma-zione è sostanzialmente uccisa nella sua stessa ra-dice per lasciar spazio ad un’istruzione che riducetutto a regole, codici, istruzioni pratiche ed algo-ritmi. Algoritmi, ovvero tecniche di calcolo inse-rite all’interno di imperativi ipotetici: se vuoi con-seguire quel determinato risultato devi operare inquesto determinato modo. Attraverso questa istru-zione algoritmica, radicalmente privata di ognifunzione educativa, il pensiero viene rimosso econculcato per lasciar spazio non alla riflessionecritica ed autonoma, bensì a meri apparati tecni-

co-pragmatici in virtù dei quali non si formano uo-mini, ma robot. Proprio qualche giorno fa un miointerlocutore, non privo di un preciso ed eminenteruolo, mi spiegava come, a suo avviso, la scienzastessa non sia altro che “calcolo”. Certamente il“calcolo” svolge un ruolo affatto decisivo e pre-zioso all’interno del procedere scientifico, tuttaviala scienza non si riduce al calcolo, perché, a fiancodel calcolo, anzi all’interno stesso del calcolo, so-pra e sotto il calcolo, esiste sempre un’altra di-mensione fondamentale irrinunciabile: quella delpensiero, in questo caso del pensiero scientifico.Se alla scienza si toglie la dimensione concettualela si riduce, infatti, ad una dimensione meramentetecnico-operativa, strumentale, veramente “ba -nausica”, ovvero degna di schiavi. Ma la scienzanon è strumento di schiavitù, bensì di liberazione ecrescita civile perché, come insegnava Galileo,una nuova filosofia può nascere solo a contattocon la nuova scienza, con le nuove tecniche e coinuovi cantieri. Cantieri che, tuttavia, favorisconola nascita di un nuovo pensiero solo nei cervelli“inquieti”come quelli di Galileo, ovvero capaci dipensare in modo autonomo e critico.

Pensiero e realtàLA RIFLESSIONE

CU LT U R A & SPET TACOLI4343DOMENICA 19 FEBBRAIO 2017

Carmignola e BrunelloI musicisti avventurosisono da tutto esauritoSALONE ESTENSE Note colte ma premiate dal pubblicoVARESE - A leggere la locandinasi potrebbe pensare ad una serataper pochi intenditori, una degusta-zione musicale per palati fini, in uncontesto molto esclusivo. Del restoun programma fatto di pagine ba-rocche per violino e violoncello cer-to non rappresenta un motivo di ri-chiamo per grandi folle. Invece an-che questa sera il Salone Estense(alle 20.30, info www.stagionemu-sicale.it) sarà al completo, con i bi-glietti già tutti venduti durante leprevendite dei giorni scorsi. Da unlato la Stagione Musicale del Co-mune di Varese ha raggiunto un nu-mero significativo di abbonati, dal-l’altro il Salone Estense, con i suoi250 posti, uno spazio ideale dalpunto di vista acustico per la musicavocale e la musica da camera, co-mincia ad andare stretto ad un car-tellone sulla cui qualità non si discu-te.Resta comunque il fatto che un pro-gramma dedicato a rare pagine ca-meristiche settecentesche, con l’ita-liano - notissimo a tutti - AntonioVivaldi e del francese - da noi moltomeno - Jean-Marie Leclair non do-vrebbe, sulla carta, richiamare unpubblico enorme, anche perché nonstiamo parlando delle “Quattro sta-gioni”, che attirerebbero fiumi diappassionati, ma di sonate per dueviolini trascritte per violino e vio-loncello piccolo. Se anche stasera siregistra il tutto esaurito è grazie alnome dei due interpreti, due straor-

dinari musicisti che il pubblico va-resino ha già avuto modo di applau-dire in altre occasioni e che trasfor-mano sempre la musica, qualunquemusica, in un’avventura.Possiamo definirli così, due musici-sti avventurosi. Stiamo parlando delviolinista Giuliano Carmignola edel violoncellista Mario Brunello.Sono avventurosi nel senso letteraledel termine, se pensiamo ai luoghiin cui Brunello ha suonato, dallavetta del Monte Fuji, in Giappone,ai rifugi delle sue Dolomiti, da au-tentico “musicista montanaro” co-

me lui stesso ama definirsi, e se pen-siamo allo stile elettrizzante, tuttoritmo, con cui Carmignola affrontail repertorio barocco, suo terreno dielezione.Insieme suonano da una vita, anchein virtù di quelle amicizie che nelmondo della musica nascono e siconsolidano quando alla base c’è uncomune sentire, un comune approc-cio all’esecuzione. Nel caso di Bru-nello e Carmignola, in aggiunta, cisono le comuni radici, in quel Ve-neto (Castelfranco per Brunello eTreviso per Carmignola) che è ununiverso particolarissimo della geo-grafia sociale ma anche musicaleitaliana. Tra le loro esperienze in-sieme - per raccontare quelle soli-stiche ci vorrebbero pagine e pagine- basti qui ricordare il “Triplo con-certo” di Beethoven e l’integrale dei“Concerti brandeburghesi” diJohann Sebastian Bach, con la dire-zione di Claudio Abbado e l’Orche-stra Mozart.In programma, questa sera, ci sonole “Sonate op. 3 nn. 1, 3, 4 e 5” diLeclair e le “Quattro sonate per dueviolini e basso continuo ad libitumRV 68, 70, 71 e 77” di Vivaldi. Permolti saranno pagine da scoprire,ma immaginiamo che il concerto sa-rà una rivelazione per tutti, ancheper chi già conoscesse il program-ma: tra le corde di Brunello e Car-mignola la musica è sempre qualco-sa di inatteso.

Luca Segalla

Il violoncellista Mario Brunellosarà protagonista del concertodella stagione comunale con ilviolinista Giuliano Carmagnola

VARESE - Valerio ha 27 anni e una vita vuo-ta. Abita in un monolocale su cui aleggia lapresenza del precedente proprietario, suo zioWilly, morto in odore di satanismo, che si di-ce avesse accumulato un tesoro mai ritrova-to. Per guadagnare qualcosa, Valerio affittaun appartamento per brevi periodi. Ha peròun vizio: quando gli ospiti escono, va frugaredi nascosto fra i loro oggetti, immergendosinella vita altrui. Poi un giorno, un’ospite(Viola), con cui era nato un sentimento,scompare nel nulla. E il romanzo si trasformain un noir, in un thriller. Comincia così“Sempre più vicino”, l’ultimo libro di RaulMontanari che l’autore ha presentato venerdìsera da Feltrinelli, a Varese. Intervistato daDino Azzalin, il romanziere ha sviscerato itemi presenti nel libro, a partire dalla questio-ne generazionale, incarnata dal due volte lau-

reato Valerio che lavora per quattro soldi co-me contabile nell’azienda del papà: «Il pro-tagonista, attraverso il vizio di rovistare neglieffetti personali altrui - ha detto l’autore -simboleggia una generazione spesso con unavita senza senso, massacrata, quella nata da-gli Ottanta in poi e di cui si parla troppo poco.Si tratta di giovani che prendono il testimonedella famiglia ma che, anziché andare avanti,come avvenuto per i nonni e i genitori, tor-nano indietro. Non hanno né prospettive, nésoldi, né status».Con l’entrata in scena del personaggio fem-minile, il tema della felicità viene declinatopiù profondamente: «Quando ci si innamoradell’infelicità altrui - ha detto Montanari -funziona sempre. In questo caso Valerio siinnamora di Viola, una donna triste per unmarito violento e insensibile. Credo che,

mentre la felicità ha variabili infinite per cia-scuno di noi, le situazioni di infelicità acco-munano tutti: la solitudine, un lutto, il dolore,il tempo che consuma fino alla morte». Nellaseconda parte il libro diventa un noir con unprotagonista sullo sfondo, l’acqua: l’Adda, inavigli di Milano, il Rio delle Amazzoni.«La vita vera - ha affermato ancora l’autore -non si vive in verticale, coi grattacieli, oppu-re da chi infesta, oggi, i Navigli. In realtà vavissuta in orizzontale, come nella potenza diun fiume inarginabile. E, nella vita, ci sonozone d’ombra enormi che non si conoscono edove persino Freud, nell’interpretazione deisogni, diceva che non bisognava entrare, mafermarsi. Ecco, è qui, invece, che il roman-ziere ne esplora i confini». E li mette nero subianco, come in “Sempre più vicino”.

N.Ant.

Raul Montanari è “Sempre più vicino”Lancio varesino per l’ultima opera del romanziere: fra noir, amore e Navigli

Raul Montanari e Dino Azzalin alla Feltrinelli (foto Blitz)

«Gli uomini che vestono sempreallo stesso modo sono banalianche nella vita». «L’uomo co-mune si copre, l’uomo elegantesi veste». Citazioni di stilisti al-l’apice o al capolinea della car-riera? No. Aforismi di letterati,gente che di solito azzarda piùcon gli aggettivi che negli abbi-namenti tra camicia e cravatta.Questa è una prima riflessione.La seconda: uno studio condot-to da un’università d’Oltreo -ceano (canadese, ma potreisbagliarmi) ha dimostrato chela prima impressione è forte-mente condizionata da dettagli

nell’abbigliamento.L’abito parla? Quelloche ti metti dice giàqualcosa di te? Nonc’è bisogno di scomo-dare altri ricercatoriper rispondere che sì,

comunichi anche attraverso ciòche indossi. Semplicità, curadei particolari, ossessione nelsuivre la mode, fantasia, disin-voltura, ribellione, omologa-zione, sciatteria. Quante volteabbiamo sentito dire «aprol’armadio e infilo la prima coseche trovo» o all’opposto «misono cambiato/a dieci volte perdecidere cosa mettermi». Sonogli estremi, dai. La virtù sta nelmezzo, nella giusta attenzionecon un pizzico di originalità.Non è necessario avere il guar-daroba di una star per essere unuomo di stile (proprio). A volte

basta riesumare un vecchio ca-po, incastrarlo con uno più re-cente, aggiungere un accesso-rio (sciarpa o pashmina adesempio), et voilà che non sem-bri sempre la “solita mine-stra”. La moda - nell’accezioneforse non più nobile ma sicura-mente più intelligente - è osser-vare le vetrine, gustarsi una sfi-lata, e poi fare di testa propria,prendendo spunti da rivisitare acasa con quello che si ha o datenere presente per i prossimiacquisti. Un consiglio (non dilook): diffidare da chi ostentaassoluto distacco e disinteresseper l’abbigliamento. In fondomente. E per concludere in cita-zioni, eccone una che può esse-re interpretata sia in chiave me-tafisica, sia in senso letterale:«Non esistono brutte giornate.Esistono solo vestiti sbagliati».

DandyDandy bosinobosino

di PASQUALE MARTINOLI Jonny Dorelli, ottant’anni di trionfi. Suonati20 FEBBRAIO Musica, tv, teatro: la lunga carriera del lombardo trapiantato negli UsaROMA - Un susseguirsi di trionfi nel mondodella musica, alla radio, in televisione, in teatro(indimenticabile il suo “Aggiungi un posto a ta-vola” di Garinei e Giovannini) e al cinema. Au-guri Jonny Dorelli, che domani compie 80 annidi talento, charme, classe e ironia. La sua grandepopolarità ha reso pubblici anche gli amori conle attrici Lauretta Masiero, da cui è nato Gia-nluca Guidi, anche lui cantante e attore teatrale;Catherine Spaak con cui ha avuto il figlio Ga-briele; Gloria Guida da cui è nata Guendalina.Nato a Meda il 20 febbraio 1937, figlio d’arte,Dorelli si trasferisce da bambino in Usa per illavoro del padre, il lirico Giovanni D’Aurelio, ea New York frequenta la prestigiosa HighSchool of Performing Arts. Si fa notare per lavoce melodica dal timbro suadente, e a soli 14anni, nel ‘51, incide per “La voce del padrone”un 78 giri con i pezzi Arrotino/Famme Durmi.Quando nel 1955 non ancora ventenne rientra inItalia, viene subito accolto nella scuderia Cgd diTeddy Reno, che gli fa incidere soprattutto co-

ver di brani in lingua inglese. Teddy intuisceche Dorelli interpreta perfettamente il ruolo dicrooner, con un elegante stile. Come lui, a partelo stesso Reno, Nicola Arigliano, Emilio Peri-coli e Fred Bongusto, non ce ne saranno altri altempo degni di nota in Italia. I primi successiarrivano subito. Il più eclatante è forse proprio ilprimo, del 1958, a sorpresa per il giovanissimoJohnny sistemato in coppia con Domenico Mo-dugno al Festival di Sanremo. I due presentanouna canzone destinata a diventare celeberrima,“Nel blu dipinto di blu”. L’anno successivo, lacoppia Modugno Dorelli si ripresenta a Sanre-mo, questa volta con “Piove”, e vince di nuovo.Naturalmente, il successo di entrambi i brani vaquasi totalmente attribuito a Modugno. Ulterio-re popolarità arriva a Dorelli dai caroselli. Neglianni ‘70 e ‘80 Johnny è protagonista di più diventi commedie leggere di grandissimo succes-so che dipingono un’epoca spensierata e bene-stante. Poi, la conduzione in tv, il Festival, losceneggiato Cuore nel 1984.

ROMA - Polemico e rabbioso fino all’ul-timo, utopista e anticonformista pernatura e per scelta, appassionato e vi-tale sotto la scorza del suo apparentecinismo. Questo era Pasquale Squitie-ri, nato a Napoli il 27 novembre del1938 e scomparso ieri in una clinicaromana, per complicazioni polmonari,assistito dalla moglie, l’attrice OttaviaFusco, sposata nel 2013 dopo anni diconvivenza. I funerali saranno domanialle 15 nella Chiesa degli Artisti a Ro-ma.L’aggettivo che meglio lo definisce co-me artista è “fisico”: il suo cinema spri-gionava un vita-lismo e una im-mediatezzaespressiva cheriproduceva be-ne la sua indole.Spesso coinvol-to in battaglied’opinione e infaziosità ideolo-giche, per annivenne rappre-sentato come “ilregista con la pi-stola” (che si vo-leva portasse al-la fondina comeun trofeo machi-sta), mentre ilcarattere celavasensibilità e timidezze mascheratedietro gli onnipresenti occhiali da solea specchio. Straordinario motivatore epersonalità carismatica, deve certa-mente la sua fortuna al cinema ad unlinguaggio diretto e senza fronzoli checaratterizzava i suoi film, ma anche allunghissimo sodalizio con ClaudiaCardinale, prima compagna ed attri-ce-feticcio, poi amica e confidente in-separabile che non lo ha mai lasciatosolo, anche dopo la separazione. Nel-lo scorso novembre, premiato alla car-riera dalla rassegna assisiate “Primopiano sull’autore”, seppe stupire laplatea con un infervorato commiatotutto dedicato alla gratitudine per isuoi attori (Claudia in prima fila) e per i

giovani, una generazione a cui è affi-data - disse - la nostra sola speranza,ma che «non sappiamo proteggeredalle insidie di una società sempre piùmarcia e irredimibile».Laureato in legge, assunto al Banco diNapoli, deve a un infortunio professio-nale (un’accusa di peculato che gli co-stò comunque cinque mesi di carcere)la spinta definitiva ad abbandonare illavoro e a tuffarsi nella sua vera pas-sione per la cultura. Fu Vittorio De Sicaa scommettere su di lui nel 1969, pro-ducendo il suo lungometraggio d’e-sordio, “Io e Dio”, permeato di un ri-

bellismo istintivocontro la prepo-tenza del poteree la cecità dellagente “perbe-ne“, comprese leautorità eccle-siastiche.È il frutto dell’on-data anti-siste-ma del ‘68 chetrova in Squitieriun appassionatosostenitore, finoa spingerlo suposizioni nonlontane da grup-pi come Lottacontinua.Da regista sce-

glie invece la strada della metaforapolitica ammantata da cinema di ge-nere e, con lo pseudonimo di WilliamRedford, si lancia nello spaghetti we-stern con due titoli di successo: “Djan-go sfida Sartana” e il più personale “Lavendetta è un piatto che si serve fred-do” del 1971. Rivisti oggi, sono filmche mostrano già il talento più eviden-te del giovane autore: linguaggioasciutto, forti sentimenti, gusto per lanarrazione popolare, grandi ideali daribelle solitario e un anarchismo di fon-do che spiegherà le sue controverseposizioni politiche, dalla sinistra alladestra, fino ad un isolamento intellet-tuale che pagherà sempre in primapersona.

Pasquale Squitieri: fisico e controcorrenteIl cinema piange il “regista con la pistola”

DOMANI L’ADDIO NELLA CHIESA DEGLI ARTISTI