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Edizioni dal Sud “Teca del Mediterraneo” Biblioteca Multimediale e Centro di Documentazione del Consiglio Regionale della Puglia L. Santelli Beccegato, A. Fornasari, A. Martiradonna R. Di Vietro, R. Magistro, E. Fatigato R. Caforio, M. De Rubino, L. Palmisano, T. Hasan G. Di Pumpo, V. Messore Gli stranieri in Biblioteca a cura di Rosalba Magistro La pubblicazione inaugura una collana di studi e documenti di “Teca del Mediterraneo” - Biblioteca Multimediale e Centro di Documentazione del Consiglio Regionale della Puglia. Il tema trattato riguarda la professione del bibliodocumen- talista e dell’operatore della conoscenza in senso lato nel- l’impatto con la globalizzazione in sviluppo e quindi con la necessità di coniugare insieme – nel lavoro culturale – mul- ticulturalità e identità, quest’ultima fatta di memoria e tra- dizioni. Il volume si giova di riflessioni teorico-metodologi- che e della illustrazione di alcuni case studies. Terminus –1– Gli stranieri in Biblioteca a cura di Rosalba Magistro copertina StranieriinBiblioteca.pmd 09/07/2008, 10.06 1

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Edizionidal Sud

“Teca del Mediterraneo”Biblioteca Multimediale e Centro di Documentazione

del Consiglio Regionale della Puglia

L. Santelli Beccegato, A. Fornasari, A. MartiradonnaR. Di Vietro, R. Magistro, E. Fatigato

R. Caforio, M. De Rubino, L. Palmisano, T. HasanG. Di Pumpo, V. Messore

Gli stranieriin Biblioteca

a cura di Rosalba Magistro

La pubblicazione inaugura una collana di studi e documentidi “Teca del Mediterraneo” - Biblioteca Multimediale e Centrodi Documentazione del Consiglio Regionale della Puglia.Il tema trattato riguarda la professione del bibliodocumen-talista e dell’operatore della conoscenza in senso lato nel-l’impatto con la globalizzazione in sviluppo e quindi con lanecessità di coniugare insieme – nel lavoro culturale – mul-ticulturalità e identità, quest’ultima fatta di memoria e tra-dizioni. Il volume si giova di riflessioni teorico-metodologi-che e della illustrazione di alcuni case studies.

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Terminuscollana di “Teca del Mediterraneo”

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2008 Edizioni dal Sud

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Via Dante Alighieri, 214 - tel. 080.964474570121 BARI

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www.dalsud.it - e-mail: [email protected]

ISBN 88-7553-054-8

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Edizionidal Sud

“Teca del Mediterraneo”Biblioteca Multimediale e Centro di Documentazione

del Consiglio Regionale della Puglia

L. SANTELLI BECCEGATO, A. FORNASARI, A. MARTIRADONNA

R. DI VIETRO, R. MAGISTRO, E. FATIGATO, R. CAFORIO

M. DE RUBINO, L. PALMISANO, T. HASAN, G. DI PUMPO, V. MESSORE

Gli stranieriin Bibliotecaa cura di Rosalba Magistro

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Indice

7 Premessa di Waldemaro Morgese

9 Luisa Santelli Beccegato, Alberto Fornasari, Angela Martiradonna

Educare alla multi/interculturalità: strategie d’intervento

25 Rocco Di Vietro

Le biblioteche scolastiche e lo scaffale multiculturale

33 Rosalba Magistro

“Teca del Mediterraneo” e la multi/interculturalità attraversol’esperienza di “Bibliodoc-Inn”

43 Enrichetta Fatigato

“La Magna Capitana”. Biblioteca Provinciale di Foggia

65 Rita Caforio e Margherita Rubino

La Biblioteca Civica De Nitto, la città e “l’altro”

75 Leonardo Palmisano

Immigrare e vivere in Puglia: inclusione, esclusione, informa-zione

91 Taysir Hasan

Esperienze del centro interculturale ABUSUAN di Bari

107 Giuseppina Di Pumpo e Valter Messore

Le Biblioteche pugliesi e gli utenti stranieri: i risultati di un’in-dagine

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Premessa

Il presente rapporto è stato elaborato in occasione e quale complementodell’undicesimo workshop di “Teca del Mediterraneo” dedicato al tema:“L’organizzazione della conoscenza fra identità e multiculturalità” (23-24giugno 2008).

Il rapporto intende contribuire alla soluzione dei problemi della profes-sione di bibliodocumentalista (di operatore della conoscenza) nel contestodella società multiculturale, al fine di declinare insieme la globalizzazionein rapido sviluppo con i localismi fatti di identità, memoria, tradizioni.

Desidero ringraziare caldamente gli Autori per l’impegno profuso; collet-tivamente, essi hanno dato vita ad uno strumento di riflessione e di analisiche sarà utile alla comunità dei bibliodocumentalisti.

La presente pubblicazione, inoltre, inaugura una collana di studi e docu-menti promossa da “Teca del Mediterraneo” - Biblioteca Multimediale eCentro di Documentazione del Consiglio Regionale della Puglia.

Abbiamo voluto denominare la collana “Terminus” non solo perché laparola ci è cara essendo la testata di una “webzine” (bollettino elettronico)che noi editiamo ormai da anni on line e che si occupa di “relazioni tran-sfrontaliere nel Mediterraneo”, anche perché l’apprezzamento, l’enfatizza-zione del “confine”, del “limite” è collegato con quello che E. Morin hadefinito uno dei “sette saperi necessari all’educazione del futuro”, l’incer-tezza: «nel corso della storia, abbiamo visto spesso, ahinoi, che il possibilediventa impossibile e possiamo intuire che le possibilità umane più riccherestano ancora impossibili da realizzare. Ma abbiamo anche visto chel’insperato diventa possibile e si realizza; abbiamo spesso visto che sirealizza l’improbabile più che il probabile. Occorre dunque sperare nell’in-sperato e operare per l’improbabile»1.

1 E. Morin, I sette saperi necessari all’educazione del futuro, Raffaello CortinaEditore, 2001.

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L’incontrarsi e mescolarsi, spesso in condizioni precarie e difficili, dimondi finora distinti, ad esempio attraverso l’irrompere degli “stranieri”, è unamanifestazione esemplare di incertezza e, di converso, può acconciarsi almeglio per questo incontro solo chi ha il senso e il gusto del “terminus”.

Così come innovare inventando o imitando è un’altra modalità attraversocui si manifesta l’incertezza e anche in questo caso ci si può avventurare nelmondo ignoto del nuovo solo se si ha il senso e il gusto del “confine”.

Ma il gusto del “terminus” è anche attenzione per problematiche e teminon consueti, però di sicura importanza.

La collana intende quindi avventurarsi in queste direzioni molteplici:faremo del nostro meglio perché il tentativo sia produttivo e utile!

Waldemaro MorgeseDirettore di “Teca del Mediterraneo”

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Premessa

Multiculturalità, interculturalità:da condizioni storico-sociali a prospettive educative

Il pluralismo culturale è un dato ineludibile. La diversità è nelle cose; loè sempre stata.

Oggi ne abbiamo preso coscienza. Ed è il primo passo per cercare dicomprendere.

A differenza della multiculturalità, l’interculturalità è invece un traguardodifficilmente raggiungibile, che si viene continuamente spostando in avanti,un itinerario educativo complesso.

Nel momento in cui si va oltre un semplicistico schierarsi a favore o controla dimensione interculturale e si incomincia a indagare cosa effettivamente sivoglia intendere con interculturalità cominciano a emergere significatipolivalenti, significati che hanno però un denominatore comune: l’abbattimentodi confini, il superamento di barriere, la ricerca di connessioni.

Ma non sono tanto i riferimenti spaziali e geografici quelli che interessanol’intercultura (processi riconoscibili, ad esempio, in un’altra dinamica delnostro tempo: la globalizzazione da tenere ben/attentamente distintadall’interculturalità) quanto le ragioni che sostengono tali dinamiche e gliscopi che, attraverso tali dinamiche, intendiamo perseguire.

Da un’interpretazione ingenua dell’interculturalità, intesa in termini didisponibilità, accettazione, integrazione, si è arrivati oggi a comprendere cometrattare di educazione interculturale comporti anche incontrare questioni non

Educare alla multi/interculturalità:strategie d’intervento

LUISA SANTELLI BECCEGATO, ALBERTO FORNASARI, ANGELA MARTIRADONNA*

* La premessa è stata scritta da Luisa Santelli Beccegato, professore ordinarioUniversità degli Studi di Bari.

I paragrafi 1, 2, 3, da Alberto Fornasari, dottorando di ricerca Università degli Studidi Bari. Il paragrafo 4 è stato scritto da Angela Martiradonna, dottoranda di ricercaUniversità degli Studi di Bari.

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solo sociali, psicologiche ed etiche, ma più ampiamente economiche e politiche.I flussi migratori hanno itinerari ben precisi: vanno dai paesi poveri verso ipaesi ricchi, a sviluppo avanzato.

Oggi il mondo per alcuni è fatto di spazi aperti, di ampie opportunità, maper altri che non dispongono né di potere economico, né di potere culturale,è tragicamente chiuso. “Globali” per scelta, “locali” per necessità osserva Z.Bauman1.

Per muovere verso una prospettiva di educazione interculturale che nonintenda ridursi a un discorso puramente retorico ed esortativo, “buonista” ènecessario allora interpretare attentamente tali dinamiche.

Comprendere la costruttività di relazioni positive non antagoniste eprevaricanti nei confronti dell’altro, porre questa relazionalità sullo sfondodi un mondo globalizzato, comporta una robusta, organica progettualitàpedagogica e forti impegni educativi, sociali e politici. Solo con questiinvestimenti si potrà confidare di portare nella sfera del possibile dimensionidi cooperazione, di solidarietà che oggi sembrano progressivamente indebolirsiin un mondo dove la scelta spesso si pone tra la competizione e il sospetto,tra «il malanimo e l’indifferenza»2.

Nello scenario della società complessa e globale, dove l’incertezza si coniugacon l’ambiguità e la confusione, se non con la violenza, abbiamo bisogno diassumere un preciso criterio guida: l’interculturalità, come capacità di dialogotra diversi e ricerca di un bene comune, si fa messaggio di grande rilevanza, aiutaad elaborare la consapevolezza che il mio bene è davvero realizzabile quandodiviene condiviso dall’altro, non più offeso, umiliato, violato. Un messaggio,questo, che richiede un’attenzione costante alle possibili ricadute prossime elontane, nel tempo e nello spazio, di ogni nostra azione, di ogni scelta perevitare che esse divengano lesive della comune dignità e sia possibile impostarecostruttivamente la dimensione relazionale in termini di reciprocità e di rispettodei miei diritti come dei diritti dell’altro. Una consapevolezza che richiede larealizzazione di un continuo lavoro di approfondimento su se stessi, sullapropria interiorità, sulla propria scala di valori.

Condizione per procedere in un percorso interculturale è rafforzare lenostre conoscenze e la consapevolezza che la ricerca della convivenza è l’unicascelta umana possibile.

Il lavoro che si realizza anche attraverso la ridefinizione delle bibliotechein una prospettiva interculturale è un aiuto importante in questa direzione.

1 Z. Bauman, La solitudine del cittadino globale, trad. it., Feltrinelli, Milano2000, p. 33.

2 Ivi, p. 30.

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1. Significati di fondo

L’intercultura si è affermata negli ultimi quindici anni anche nel nostropaese come uno dei temi centrali della pedagogia e come nuova frontieraeducativa.

Affrontata agli inizi degli anni Novanta come una questione emergenzialeimposta dalla crescente presenza di allievi stranieri in molte scuole italiane,l’educazione interculturale è andata definendosi come un ambito ben precisodi riflessione e di pratiche educative.

Questo anche e soprattutto grazie all’impegno di molti istituti scolastici,i quali, recependo le indicazioni normative ministeriali e confrontandosi conmodelli e proposte d’intervento elaborate da studiosi, accademici e non, hannotentato di rinnovare la scuola, rendendola più capace di rispondere alle sfidedella società multiculturale.

Senza essere troppo ottimisti, bisogna riconoscere l’impegno di molterealtà territoriali sui temi dell’interculturalità, sia quelle di grandi dimensioni,sia quelle più piccole, come molte cittadine di provincia; un impegno che hadato vita ad una molteplicità di progetti e di esperienze attuate nella maggiorparte dei casi in collaborazione con enti locali, provinciali, regionali, universitari.

Se riteniamo di poter riscontrare che la ricerca universitaria e la scuolahanno realmente dato un significativo contributo per trasformare l’emergenzamulticulturale degli anni Novanta in una situazione di “normalità”, molto inverità resta ancora da fare in questo ambito.

Trasformare gli incontri interculturali che si danno oggi in svariati contestidella vita sociale in occasioni di scambio volte a costruire un nuovo modellodi relazioni umane, è certamente una delle principali sfide delle società europeee non solo europee.

Il modello di relazione che la pedagogia interculturale intende promuoveretramite la scuola non è però così facile da realizzare.

L’orizzonte culturale in cui siamo situati risente di un passato storico incui il rapporto tra le culture diverse è stato spesso segnato dal dominio, dallasopraffazione esercitata dal più forte sino alla sottomissione o all’annientamentodi minoranze o di interi popoli.

Nell’incontro con l’altro vi è sempre il rischio dell’insinuarsi di stereotipie pregiudizi che condizionano l’immagine che ci formiamo dell’alterità e cheostacolano il processo della conoscenza reciproca. Le difficoltà linguistichee culturali che costellano le relazioni tra le culture non possono tuttaviacostituire un alibi per non intraprendere la strada dell’intercultura.

Quando è l’Università a farsi centro propulsore di iniziative finalizzate ariflettere sui valori dell’interculturalità coinvolgendo il territorio, le basi per

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un simile rinnovamento sembrano rafforzarsi. I suggerimenti teorici e le proposteoperative che la ricerca universitaria fornisce fungono da orientamento per lamessa in atto di quelle azioni che continuano ad essere indispensabili perfavorire la reciproca integrazione. L’Università si impegna a puntualizzare unmodello di formazione per gli insegnanti che fa leva sulle loro capacitàriflessive, quelle capacità senza le quali è impossibile trasformare la scuola,non solo in un contesto di apprendimento efficace ma anche in un luogo dovepromuovere relazioni positive fra i suoi attori principali ovvero insegnanti,alunni, famiglie.

Le teorie psicopedagogiche recenti individuano infatti nelle categoriedell’empatia e del dialogo i presupposti per una relazione interculturale, unarelazione per la cui costruzione non è sufficiente la condivisione dei medesimivalori, ma è necessaria una formazione che faccia leva sulle disposizionipsicologiche al rapporto intersoggettivo.

La modalità assertiva a cui faccio riferimento tiene infatti conto degliinteressi e delle esigenze dell’interlocutore.

Da una prospettiva di tipo pedagogico, Franco Cambi assegna alla sferadella relazione un valore decisivo, facendo della metafora dello “spaziodell’incontro” il modello più efficace per il lavoro interculturale. Per realizzarelo spazio dell’incontro, che può essere inteso come uno spazio concreto, qualequello scolastico, ma anche una dimensione interiore, Cambi propone unaserie di dispositivi derivati da paradigmi antropologici e filosofici: dallosguardo da lontano, che favorisce il dialogo e l’ascolto, all’ottica dell’alteritàche costituisce ad un tempo valore e obiettivo del modello interculturale alladecostruzione, che in una prospettiva critica consente di riconoscere ipresupposti e di smascherare i pregiudizi della nostra visione del mondo, finoal dialogo, che permette una comunicazione etica, il cui focus è la creazionedi un orizzonte comune e di regole condivise2.

Il raccordo tra università e scuola è basilare: una scuola che negli ultimianni, ha visto trasformarsi la professionalità del docente, chiamato a prestareattenzione a più dimensioni dell’educare e non soltanto a quella dellatrasmissione dei contenuti disciplinari.

La scuola, in quanto contesto deputato alla formazione per tutti, deve poteresercitare anche nei confronti di questi allievi quella funzione emancipativae di promozione sociale che costituisce una delle sue finalità primarie.

Gli allievi stranieri, proprio perché sono portatori di bisogni formativi erelazionali nuovi, sono agenti di cambiamento, nel momento in cui sollecitano

1 C. Lèvi-Strauss, Lo sguardo lontano, trad. it., Einaudi, Torino 1984, p. 57.2 F. Cambi, Intercultura: fondamenti pedagogici, Carocci, Roma 2001, p. 45.

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la scuola a non distogliere l’attenzione da tale ruolo. Grazie a questa presenzala scuola italiana è oggi spinta a rinnovarsi favorendo la crescita umanaindividuale e collettiva e garantendo ad ogni soggetto, sia esso bambino oadulto, maschio o femmina,autoctono o alloctono, pari opportunità formativeed educative. L’ottica interculturale nasce quindi in questo continuo rimandotra esperienza educativa e riflessione pedagogica3.

Nasce dalla constatazione che sia l’assolutismo monoculturale che ilrelativismo culturale danno esiti ormai inaccettabili alla sensibilità dell’uomocontemporaneo e su questa strada dell’interculturalità l’educazione diventa unpassaggio obbligato e necessario. È necessario rintracciare ambiti di sapere,strumenti conoscitivi e metodologici che rappresentino efficaci chiaviinterpretative di una realtà complessa ed in continuo cambiamento.

Possiamo dire oggi che l’educazione sia interculturale se educa all’alteritàe alla solidarietà, se aiuta il soggetto a superare i confini del proprioindividualismo e del proprio gruppo di appartenenza per riconoscersi membrodi una comunità più vasta che collega tutti nella solidarietà, al di là delle razze,delle culture, dei generi, delle fedi religiose, delle convinzioni politiche.

Un impegno educativo «che voglia connotarsi in direzione dell’intercul-turalità dovrà curare che i soggetti maturino capacità di empatia, cioè capacitàdi mettersi nei panni dell’altro per capirne dall’interno i vissuti ed i pensieri,e di exotopia, cioè di stanziamento culturale che consente di accettare ladiversità dell’altro; decentramento culturale cioè la possibilità di riflettere suipropri condizionamenti culturali; gestione dei conflitti in modo da sopportaree controllare lo stress connesso con le forme di shock culturale cui l’incontrotra diversità dispone; di plurilinguismo finalizzato al supporto e all’arricchi-mento della dimensione comunicativa; la multiprospettività, in modo da sapereleggere eventi, situazioni, problemi anche da punti di vista diversi rispetto aquello della propria tradizione; comunicazione interculturale per consentiredi creare spazi che facilitino la relazione tra soggetti appartenenti a diverseculture»4.

L’altro polo intorno al quale la scuola che voglia muoversi nell’otticadell’interculturalità deve incentrare la sua attenzione è la riorganizzazione delcurricolo.

Abbiamo già accennato alla necessità che il sapere che circola in unasocietà multiculturale non sia ispirato a visione etnocentriche, ma abbiaun’apertura multiprospettica e rispettosa delle diversità.

3 C. Silva, L’educazione Interculturale: modelli e percorsi, Edizioni del Cerro,Pisa 2005, p. 66.

4 C. Sirna Terranova, Pedagogia Interculturale, Guerini, Milano 2003, p. 33.

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Realizzare un curricolo interculturale esige che si allarghino gli orizzontisul mondo, sulle varie risposte culturali che l’umanità ha dato ai bisognicomuni, ma soprattutto che si organizzi una conoscenza costruita non comesistema di sicurezze immodificabili, ma come un sapere che va riorganizzatocontinuamente e che si fa attraversare da sensibilità, paradigmi, ottiche diverse.

L’ottica interculturale non è ancora entrata nei curricoli formativi e la suapresenza è affidata soltanto alla sensibilità delle singole istituzioni e deidocenti.

Mentre oggi si avverte più che mai l’esigenza di un progetto educativo cherompa i chiusi confini localistici e si rivolga alla formazione di un cittadinoglobale.

Ritengo sarebbe utile ricordarci sovente le parole di E. Morin quandososteneva che «l’eterogeneità umana è il tesoro dell’unità umana»5.

2. L’identità multi/interculturale della Puglia

In questi ultimi anni l’Europa ha vissuto eventi straordinari che hanno rottogli equilibri consolidati ed hanno fatto crollare muri di ogni tipo. La circolazionedi persone, risorse e capitali e le esperienze delle migrazioni hanno ulteriormentestimolato contatti e rapporti nuovi tra etnie, culture e religioni diverse.

Parallelamente a questo processo di “rimescolamento” tra le popolazionidella nostra società sono peraltro sempre più ricorrenti termini quali razzismo,xenofobia, intolleranza, integralismo, etnocentrismo.

I mezzi di comunicazione di massa ci presentano quotidianamente casi diviolazione dei diritti umani e di atteggiamenti dettati da pregiudizi,discriminazioni, ostilità verso persone, tradizioni, credenze, culture diversedalla propria.

E tra le regioni del Mezzogiorno d’Italia, la Puglia è sicuramente quellapiù attenta e protesa verso l’Oriente, il Medio Oriente ed il Mediterraneo:un ruolo di cerniera e di raccordo tra diversi Mondi che è scritto nella suastoria.

Questi nuovi scenari e questa nuova realtà sociale pongono problemi nuovie complessi alle istituzioni e all’intero sistema formativo nazionale: la famiglia,la scuola, gli enti locali, le università, le associazioni.

5 E. Morin, Contestualità,complessità ed educazione, in Siped, Bisogni socialiemergenti e prospettive pedagogiche, Atti del Convegno Siped di Cassino, Laterza,Bari 1996.

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Penso si debba sottolineare quella che mi pare un’acquisizione storicamentefondata del pensiero umano ovvero che i valori positivi che danno senso allavita non siano patrimonio esclusivo di una sola cultura o di una sola confessionereligiosa.

Da queste considerazioni discende l’opportunità e, direi, la necessità diun confronto tra popoli, religioni e culture diverse al quale accostarsi con laconsapevolezza della propria identità e delle proprie radici, ma anche con ladisponibilità ad accettare la diversità come valore e come occasione di crescitapersonale.

Solo così si potrà concretamente realizzare il passaggio dalla multiculturalità,intesa come coesistenza di più culture, all’interculturalità, che postula e realizzal’incontro interattivo tra le stesse dal quale possono sprigionarsi stimoli,energie, impulsi.

Il dialogo tra culture e religioni diverse infatti consente di scoprirneascendenze comuni, seppur lontane nel tempo e stratificate nella storia:l’intercultura diventa così anche occasione per approfondire, talora, riscoprirele proprie radici.

La Puglia, nello specifico, ha fatto esperienza in modo particolare dellediverse confessioni e concezioni religiose che vi si sono diffuse nel corso deisecoli.

E la scuola, che per sua natura è chiamata ad interpretare il presente dellastoria e a costruire il futuro, deve essere in grado di valorizzare anche il fattoreligioso, in una prospettiva dinamicamente interculturale e deve ricercare erealizzare strategie educative e didattiche adeguate.

Con l’insegnamento delle religioni la scuola ha la grande occasione diaiutare a superare pregiudizi e stereotipi; di far maturare negli allievi ladistinzione, irrinunciabile, tra conoscenza e fede; di contribuire a farcomprendere le difficoltà che si registrano, a livello di aggregazione sociale,in una comunità multietnica; di superare la tentazione, molto pericolosa perl’identità delle religioni, di cadere in una sorta di relativismo, di sincretismoe di agnosticismo6.

La scuola con l’insegnamento delle religioni può offrire una chiave dilettura e di interpretazione di determinati fatti e può anche contribuire allacostruzione di un’Europa più ricca, aperta e pluralista, nella quale le alteritànon si annullino né si impoveriscano né si assimilino, ma si stabilizzino e sifissino in una dimensione circolare di scambio reciproco.

6 G. Otranto, Mediterraneo-Europa: dalla multiculturalità all’interculturalità,Pensa Multimedia, Quaderno n. 33, Bari 1997, p. 17.

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3. Le “Buone pratiche” interculturali.

In tale direzione si è mossa l’Università degli Studi di Bari con la Sezione/Laboratorio di Pedagogia Interculturale diretto da L. Santelli Beccegato cheda svariati anni è impegnata su tali tematiche (da circa quindici anni è attivoun Corso di perfezionamento come Esperti in Processi Multi ed Interculturali).

Tra le più recenti iniziative, il laboratorio in collaborazione con la Prefetturadi Bari e l’Assessorato alle politiche del Mediterraneo della Regione Pugliaha dato infatti vita ad un sito www.religioniindialogo.it inteso come unospazio realizzato per favorire il dialogo tra persone di diverse religioni interessatea scambiare idee, proposte, progetti e creare una rete di informazioni finalizzataalla promozione della conoscenza reciproca e del dialogo interreligioso.

Come sostiene L. Santelli riguardo alla necessità di un sito web: «Ilpluralismo appartiene al nostro tempo ed è necessario considerare cosa essosignifichi e cosa comporti nel nostro vivere quotidiano. Cercare di riconoscerequanto vi è di comune nel rispetto delle diversità, valorizzare ciò che unisceevitando assimilazioni e omologazioni, rintracciare differenziazioni che nonsi pongano come separazioni, ma come riconoscimento di identità costituisconocompiti difficili, impegni di ricerca e di azione particolarmente complessi (…).

La profondità e l’incidenza delle questioni attinenti al dialogo tra lereligioni emergono nell’interpretazione dello spirito della religione, di ognireligione, nella diversità delle fedi e dei culti, fonte di amore, di rispetto dellavita, di quanto essa sia preziosa. Il dialogo interreligioso cresce su una visionedi pace che è necessario perseguire con sapienza, pazienza e tenacia. È inparticolare sulla dimensione del dialogo tra le diverse religioni, le diversevisioni del mondo e della vita per cercare ciò che accomuna, per costruirepossibili sinergie, perseguire nuove armonie che oggi una cultura religiosa habisogno di svilupparsi. Il dialogo, quindi, non come cedimento per arrivarea mediazioni, compromessi, grovigli, confuse ibridazioni fideistiche, ma comeespressione delle proprie radici, della propria identità che, appunto nelriconoscersi, si apre alla capacità d’interazione con l’altro, trova nella suaautenticità le basi per interagire. Un dialogo che non è soltanto parola detta,ma anche parola ascoltata e, soprattutto, parola accolta.

È questo che ci proponiamo di concorrere a realizzare, consapevoli delladifficoltà del compito. Un compito da portare avanti con fiduciosa speranzae paziente accortezza. Certamente complesso, non impossibile. Di sicuronecessario»7.

7 L. Santelli Beccegato, Perché un sito web, dalla presentazione del sitowww.religionindialogo.it Bari 2007.

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All’interno di questo sito web è stata pensata una rubrica specifica:Insegnare, apprendere innovare nella quale ci si propone di riconoscere evalorizzare l’impegno di scelte organizzative, pedagogiche, metodologiche edidattiche idonee a sostenere progetti formativi interreligiosi ampi ed articolati.

Una rubrica nata per registrare tutte quelle “buone pratiche” attivate daitanti istituti presenti sul territorio.

La scuola e il territorio attraverso i contributi della ricerca universitariadevono saper interpretare il presente della storia, stimolando la coscienzaeuropea dell’unità e della diversità, aprendosi alla pluralità comunitaria e allenuove dinamiche migratorie, affrontando le sfide incalzanti dell’educazioneinterculturale quale condizione strutturale della società multietnica.

Ed a tal proposito un’esperienza interessante realizzata nel 2005 è statala ricerca: Bravi da Scoprire: alunni di diverse nazionalità e successo scolastico(a cura di L. Santelli Beccegato) condotta e curata dalla Sezione di PedagogiaInterculturale dell’Università di Bari in collaborazione con il C.S.A. Talericerca ha consentito di riconoscere e valorizzare l’impegno di scelteorganizzative, pedagogiche, metodologiche e didattiche idonee a sostenere unprogetto formativo ampio ed articolato attento alla singolarità di ogni alunnoe teso a sostenerne l’eccellenza; una ricerca di tipo qualitativo tesa a faremergere le scelte educative e didattiche connesse a tali risultati8.

L’indagine è stata portata avanti attraverso osservazioni sul campo e colloquiguidati con capi d’istituto, insegnanti e alunni: un’indagine che è partita dalleloro storie.

Un ricerca che affronta sotto molteplici profili le dinamiche interculturalida attivare nei percorsi educativi. Ad esempio l’adozione di una pedagogiainterculturale – come sfondo integratore del piano dell’offerta formativa – cheattraverso il decentramento cognitivo ed emotivo e quindi attraverso il passaggioda un pensiero chiuso ad un pensiero aperto favorisca una didattica dei puntidi vista; l’elaborazione di progetti mirati a facilitare l’integrazione, megliol’interazione degli alunni di diversa nazionalità; l’utilizzo del mediatore culturalecome ponte tra le culture e come mediatore linguistico; dell’esperto in processimulti ed interculturali per la formazione dei docenti; il ricorso all’art. 9“Interventi specifici riguardanti le scuole operanti in aree a rischio e a forteprocesso immigratorio” per attivare gli interventi delle sedi CRIT (CentriRisorse Interculturali Territoriali istituiti nel Settembre 2003) cui è stataaffidata la responsabilità degli alunni di diversa nazionalità frequentanti lescuole del territorio circostante.

8 L. Santelli Beccegato (a cura di), Bravi da Scoprire: alunni di diverse nazionalitàe successo scolastico, Levante Editore, Bari 2005, p. 13.

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I CRIT hanno una funzione complessa e impegnativa perché devono:

– promuovere e costituire reti per la pianificazione e la realizzazione di attivitàrivolte ad alunni non italiani nelle scuole del territorio;

– promuovere, progettare e finanziare progetti d’accoglienza per alunni direcentissima immigrazione, corsi di lingua italiana come lingua secondariaper minori, corsi di lingua italiana come lingua seconda per adulti;

– formare i docenti sui temi dell’accoglienza, dell’insegnamento dell’italianocome lingua seconda, dell’intercultura;

– monitorare le esperienze realizzate;– raccogliere la documentazione e diffondere la progettazione e le attività di

maggiore rilievo e valenza didattica;– rilevare i bisogni del territorio;– impostare un dialogo continuo con i referenti degli Enti Locali in merito,

all’accoglienza ed all’integrazione degli immigrati e delle loro famiglie,promuovendo forme di collaborazione con le scuole del territorio.

L’elaborazione di un protocollo d’accoglienza come documento deliberatodal collegio dei docenti il quale dovrebbe contenere criteri, principi, indica-zioni riguardanti l’iscrizione e l’inserimento di alunni immigrati, definirecompiti e ruoli degli operatori scolastici, tracciare le diverse e possibili fasidell’accoglienza e delle attività di facilitazione dell’apprendimento della lin-gua italiana9.

Il protocollo quindi come strumento di lavoro che viene integrato e rivistosulla base delle esperienze realizzate; i gemellaggi come strumenti straordinaridi azione interculturale tra Paesi; l’adozione di una modulistica bilingue; larealizzazione di uno scaffale multiculturale nella biblioteca della scuola;l’attivazione di laboratori di L2.

Ritengo opportuno aprire una breve parentesi riguardo l’importanza delloscaffale multiculturale non solo nelle scuole, ma anche nelle biblioteche dicomuni, enti pubblici, ecc.

La multicultura, occorre dirlo, coglie a volte impreparata la professionebibliotecaria.

Infatti la multiculturalità non ha ancora lo spazio che le competerebbe nellebiblioteche italiane, mentre sarebbe importante sviluppare una più ampiariflessione sull’argomento e dedicarvi più risorse, ampliando così gli orizzonticulturali, dando risposte a nuove esigenze del territorio e investendo per ilfuturo. E sarebbe auspicabile che la presenza di testi in lingua straniera e fontid’informazione su culture diverse diventasse sempre più consistente e fosseuna componente normale e scontata all’interno delle biblioteche.

9 Ivi, p. 65.

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Sarà necessario attrezzarsi di nuove competenze per affrontare laglobalizzazione, con tutte le sue contraddizioni, che entra prepotentemente inbiblioteca, facendola diventare sempre più meticcia, volta all’incontro, ancheconflittuale, alla contaminazione, al melting pot.

Questo accade non solo perché esiste una crescente domanda di accessibilitàda parte delle minoranze delle comunità locali, ma anche perché a tutti possaessere concesso di meglio comprendere il mutamento in corso.

Il libro rappresenta un “ponte” fra culture, uno strumento per costruire“attività e percorsi interculturali” con le classi, per fornire opportunità diconoscenza, di avvicinamento e di scambio10.

Libri, quindi, usati come strumenti di un percorso di integrazione difficile,spesso reso più difficile da un contesto sociale ancora pericolosamenteattraversato da intolleranza, pregiudizi, stereotipi.

Nella biblioteca gli utenti devono poter trovare strumenti per capire e“leggere” la società e per avvicinare culture che non sono più lontane; nonsolo, nella biblioteca è importante che ciascuno, e quindi anche i ragazzistranieri, possano ritrovare “pezzi” di sé, della propria storia, della propriaappartenenza: deve quindi arricchirsi la tipologia di libri presenti nella bibliotecaed in questa si devono poter ritrovare ed incontrare una pluralità di linguaggie alfabeti.

Le biblioteche quindi possono e devono diventare un fattore fondamentaledi integrazione socio-culturale.

«Il Manifesto UNESCO per le biblioteche pubbliche e le Linee guidadell’IFLA sono molto chiari al riguardo: le biblioteche devono produrre unimportante impegno economico e politico che porti all’ampliamento dei loroservizi verso quei target di utenza ad alto rischio di esclusione, tra cui icittadini stranieri»11.

Ritornando alla ricerca Bravi da Scoprire, all’interno della quale siamopartiti in questo nostro approfondimento sullo scaffale multiculturale, mipreme sottolineare come dai dati forniti dall’Ufficio Scolastico Regionale perla Puglia sia in relazione all’anno scolastico 2002/2003 che al successivo siè evidenziato con chiarezza che il 99,18% degli alunni stranieri iscritti nellascuola primaria ha terminato l’anno scolastico positivamente; il 95,48% nellascuola secondaria di primo grado e il 94,29% nella scuola secondaria disecondo grado.

10 V. Ongini, Lo scaffale multiculturale, Mondadori, Milano 1999, p. 46.11 L. Calisse, L’esperienza del sistema bibliotecario urbano di Monza: iniziative

di promozione della letteratura per e con lettori e scrittori stranieri, Atti delConvegno I servizi multiculturali nella biblioteca di pubblica lettura, Milano 2005.

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Una conferma incontestabile di come le linee d’azione di tipo interculturalerappresentino la più significativa modalità d’intervento sugli alunni di altranazionalità per favorire l’interazione sociale e l’implementazione di casi disuccesso scolastico.

4. Dal bibliotecario al biblo-documentalista:le biblioteche in prospettiva interculturale

Le biblioteche – al di là dello sviluppo delle tecnologie e dei mezzi dicomunicazione, che facilitano accessi diversificati al sapere – rappresentanoun luogo importante non solo per la possibilità di affrontare temi e questioni,ma anche per il contributo che offrono nel maturare la consapevolezzadell’importanza della conoscenza nelle sue diverse forme, accezioni, dallaricerca alla condivisione proficua.

Tutto questo, però, non può accadere in una logica di isolamento e diacritica presa di distanza dai cambiamenti in corso. La biblioteca, quale spaziointerno alla città e della città, deve prendere coscienza delle trasformazionie rispondere a tali trasformazioni dal punto di vista epistemologico,metodologico e organizzativo.

La società multiculturale, infatti, interpella le biblioteche quali luoghi incui le testimonianze culturali, le voci, le persone si incontrano, luoghi in cuisi raccolgono gli strumenti che rendono visibile e tangibile una cultura e, nellostesso tempo, le consentono la trasmissione e la conoscenza aperta a tutti.

Per permettere che ciò avvenga occorre che le biblioteche tornino ainterrogarsi sui nuovi bisogni a cui rispondere e sulla necessità di progettarein prospettiva interculturale.

Quest’ultima finalità richiede un’attenta riflessione sulla riformulazionedelle biblioteche, tenendo presente che progettare in prospettiva interculturalenon significa, o non significa soltanto, rispondere alle necessità e alle richiestedella persona straniera, ma significa porsi un obiettivo educativo che coinvolgatutti, stranieri e non. L’interculturalità è una forma mentis che racchiude insé il rispetto per l’altro, l’inviolabilità della persona, il riconoscimento el’attuazione delle pari opportunità e, inoltre, «l’appartenenza a uno stessopaese e l’uso della stessa lingua non si configurano come garanzia per poterritenere di muoversi all’interno di una stessa cultura e il termine interculturalitàpuò assumere una gamma di significati tra i due limiti di “interetnicità” daun lato e “interpersonalità” dall’altro»12.

12 L. Santelli Beccegato - M. Pertichino (a cura di), Educazione matematica einterculturalità, Levante, Bari 2000, p. 15.

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Questo significa riorganizzare i contenuti della biblioteca inserendo nelpatrimonio testi e strumenti con un’ottica interculturale. Per fare ciò è necessaria,ma non sufficiente, l’acquisizione di testi in diverse lingue. Non è sufficienteperché limitarsi a questa azione creerebbe un forte rischio di sincretismo,rischio che spesso ostacola l’incontro e svela un’incompetenza progettuale deiresponsabili e degli operatori.

Risulta, allora, necessario, dopo un’attenta analisi dei bisogni e dellerisorse interne ed esterne, procedere alla formazione degli operatori dal momentoche l’interculturalità non si improvvisa, ma si studia, si analizza, siapprofondisce, è competenza, ricerca, progetto. La formazione degli operatorifarà emergere la necessità di creare e realizzare uno “spazio” di mediazioneattraverso l’inserimento di operatori stranieri all’interno dell’équipe. Si arrivaall’interculturalità attraverso la cooperazione e ciò significa superare larappresentazione dello straniero esclusivamente come “utente” e “fruitore” diun servizio fornito dagli autoctoni. Se non riduciamo superficialmentel’interculturalità a un asimmetrico rapporto con la persona straniera, maprendiamo coscienza del fatto che l’interculturalità coinvolge reciprocamentetutti, l’operatore straniero nelle biblioteche e nei centri di documentazionediventa una ricchezza, una risorsa indispensabile per l’organizzazione internae per l’educazione interculturale del territorio.

Le biblioteche e i centri di documentazione, inoltre, potrebbero contribuirea sciogliere uno dei nodi critici che, ancora oggi, a distanza di oltre dieci annidalle prime iniziative, ostacola il realizzarsi del progetto interculturale e,soprattutto, impedisce la continuità del discorso: l’assenza di una cultura edi una pratica di documentazione e archiviazione delle diverse esperienze, conlo scopo di poter essere diffuse e comunicate. In questi anni iniziative eprogetti realizzati per importanti finalità spesso non hanno lasciato traccia.Ancora oggi, soprattutto le istituzioni e le agenzie educative affrontano ildiscorso interculturale come se si fosse ancora al punto di partenza, privi diqualsiasi riferimento, in alcuni casi ancora con un’ottica emergenziale. Pocoviene comunicato, quasi nulla documentato e criticamente archiviato per unproficuo scambio. Ciò avviene per diversi motivi tra cui la difficoltà di cooperaree lavorare in rete e la tendenza a non condividere tra i diversi operatori le ideee i conseguenti risultati.

È evidente che la realizzazione di questi suggerimenti deve essere supportatada una serie di risorse oltre a quelle rappresentate dagli operatori. Tra questerisorse riconosciamo il libro, ma non solo. Non si possono, infatti, trascurareil peso e i vantaggi dei linguaggi multimediali e dei mass media in generale(internet, il cinema, etc.)13. Evitando di giudicare desueto il cartaceo o di

13 Secondo L. Galliani «per multimedialità si intende un ambiente formativo

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determinato dall’uso integrato di tecnologie della formazione e della comunicazione,che implica sia la compresenza di diversi sistemi e tecnologie di comunicazione,secondo un’interazione didattica che tende a unificare le diverse strategie espositivee attive dell’insegnare e dell’apprendere; sia la compresenza di diversi sistemi elinguaggi simbolici di codificazione dell’informazione, secondo una logica combinatoriatestuale che coinvolge le loro diverse potenzialità rappresentative, semantiche edespressive». L. Galliani, L’ambiente educativo multimediale, in «Multimedia», n. 2,1991, p. 12.

14 R. Sfregola, Internet, new media e interculturalità, in L. Santelli Beccegato (acura di), Interculturalità e futuro. Analisi, riflessioni, proposte pedagogiche ededucative, Levante, Bari 2003, p. 325.

15 F. Bochicchio, La formazione fra società dell’informazione e società dellaconoscenza, in P. Limone (a cura di), Nuovi media e formazione, Armando Editore,Roma 2007, pp. 95-96.

temere i new media, occorre sforzarsi di riconoscere e recuperare i contenutie le opportunità che provengono da questi linguaggi, opportunità in terminidi conoscenza, comunicazione, diffusione, scambio, riduzione delle distanzefisiche; «i new media includono le nuove tecnologie dell’informazione e dellacomunicazione e in particolare le tecnologie informatiche, importanti per laproduzione e l’uso di cd-rom, attraverso cui è possibile realizzareun’integrazione tecnologica di testi scritti, immagini statiche e cinetiche,suoni e musiche. Tale integrazione consente sia un’organizzazioneplurilinguistica dei saperi, sia un accesso ipertestuale alla conoscenza»14.

Non, quindi, un’esaltazione estrema e acritica in cui viene assolutizzatala funzione del mezzo, ma una chiara consapevolezza della necessità di utilizzarediversi strumenti affinché l’accesso alle risorse culturali sia sempre più aperto.«L’obiettivo di ricondurre la formazione ai suoi fini essenziali deve procedereparallelamente alla costruzione di una nuova cittadinanza planetaria inter-attiva, che si avvale delle opportunità offerte dai nuovi media in modo ancoratoalle contingenze della vita sulle quali riflette, continuamente, in modo critico-riflessivo»15.

Le proposte illustrate, però, si rivelano inefficienti nel momento in cui labiblioteca e il centro di documentazione cercano di raggiungere gli obiettiviisolatamente. Il lavoro in rete e di rete risulta essere, infatti, una sfida e unastrategia peculiare dell’interculturalità, con la dovuta attenzione nei confrontidel fatto che lavorare in rete non significa semplicemente e superficialmente“lavorare insieme”, bensì significa condividere con altre agenzie, enti, istituzionile finalità e gli obiettivi di un progetto e, dopo aver accuratamente riconosciutoe distinto il proprio ruolo e la propria funzione all’interno del suddetto

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progetto (per evitare inutili sovrapposizioni), operare per raggiungere i risultatiin costante comunicazione e cooperazione con gli altri protagonisti.

Sono questi gli elementi che contribuiscono a costruire e costituire quelloche, spesso superficialmente, è definito scaffale multiculturale. Come affermaL. Luatti, «un’importante acquisizione di questi anni è che intorno alla propostadello scaffale multiculturale come risorsa per il territorio è agevole coinvolgereuna pluralità di attori: si mettono insieme le risorse, si responsabilizzano isoggetti, si confrontano soluzioni, si elaborano progetti e iniziative. Lo scaffalemulticulturale nasce e si sviluppa preferibilmente come progetto territorialedi rete tra scuole, enti locali, biblioteca pubblica, associazioni»16.

In tale prospettiva e attraverso le metodologie e gli strumenti suggeriti, lebiblioteche e i centri di documentazione possono diventare importanti spazilaboratoriali in cui elaborare e sperimentare nuove strategie e nuovi percorsi,centrali operative in cui far maturare nuove prospettive di ricerca e osservatoriper monitorare la produzione culturale, in modo da non ridursi al semplicecensimento delle presenze.

Si tratta di alcuni passaggi essenziali per poter tradurre quelle chegenericamente vengono definite buone prassi. Riconoscere buona una prassisignifica constatare che la principale finalità di tale azione risulta essere primadi tutto la valorizzazione della persona in quanto tale e l’importanza dell’aspettorelazionale quale caratteristica fondamentale della persona. Risulta, diconseguenza, importante facilitare la costituzione di spazi di incontrointerculturale che non siano soltanto spazi di rilevazione quantitativa, ma spaziin cui ognuno di noi possa raccontarsi, essere riconosciuto nella sua peculiaritàe nel contributo che può dare alla costruzione di una cittadinanza in cui lapersona non sia ridotta a semplice forza-lavoro, ma sia valorizzata in tutti isuoi aspetti.

16 L. Luatti, Ripensare lo scaffale multiculturale, in L. Luatti (a cura di), Il mondoin classe. Educare alla cittadinanza nella scuola multiculturale, Ucodep, Arezzo2006, p. 65.

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Le biblioteche scolastichee lo scaffale multiculturale

ROCCO DI VIETRO*

Premessa

La presenza degli alunni stranieri costituisce nella Regione Puglia un datoindubbiamente meno marcato rispetto a quello che si registra in altre regioniitaliane, tuttavia, questa considerazione meramente quantitativa, non deveridurre l’attenzione per le problematiche connesse all’integrazione ed al dialogointerculturale in ambito educativo.

La specificità di tale dialogo, deve caratterizzarsi, non tanto comedichiarazione condivisa di “un’idea di intercultura”, fatta di asserzioni eprincipi, quanto invece come “un sistema di procedure” agite che rendonooperativi gli interventi formativi previsti dai curricoli e dalle pratiche scolasticheed extra-scolastiche; un sistema che, anche in presenza di alunni stranieri,attraverso un clima di dialogo e di apertura, sappia indirizzare l’attenzioneverso:• relazioni efficaci ed intense;• impegni interculturali nelle pratiche di insegnamento disciplinare e non;• interazioni e scambi di conoscenze ed esperienze.

Le azioni e le strategie della scuola pugliese per l’integrazione:

gli interventi delle istituzioni scolastiche

Per fronteggiare il problema dell’inserimento degli alunni stranieri, tantestrategie, inzialmente attivate per far fronte a delle emergenze, sono divenutebuone pratiche e si sono consolidate nella vita scolastica ordinaria nellenumerose azioni finalizzate ad organizzare corsi di lingua italiana per minorie per adulti e di madre-lingua per l’utenza straniera; a sostenere forme diaccoglienza per alunni di recentissima immigrazione; a valorizzare le formedi integrazione dentro e fuori la comunità scolastica; a supportare il percorsoformativo tramite i mediatori linguistico-culturali.

* Dirigente scolastico, referente regionale per l’intercultura comandato pressol’USR per la Puglia.

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Il ruolo dei C.R.I.T. a supporto dell’integrazione

Un significativo sostegno alle azioni svolte dalle istituzioni scolastichepugliesi impegnate nell’affrontare le complesse e dinamiche problematicheriguardanti l’inserimento e l’integrazione di alunni non italiani, è statoassicurato, da tempo ed in continuità, da parte dell’Ufficio Scolastico Regionalecon la istituzione dei Centri Risorse Interculturali di Territorio (C.R.I.T.),dislocati presso 48 Istituzioni Scolastiche, appositamente individuate qualipunti di riferimento sul territorio regionale e distribuiti nelle province comesegue:

Bari 21

Brindisi 4

Foggia 11

Lecce 5

Taranto 7

Questi Centri Risorse Interculturali di Territorio (C.R.I.T.), hanno il com-pito di:

• promuovere reti per la pianificazione e per la realizzazione di attività rivolteagli alunni non italiani nelle scuole del territorio;

• formare i docenti sui temi dell’accoglienza, dell’insegnamento dell’italianocome lingua seconda e dell’intercultura;

• monitorare le esperienze realizzate;

• raccogliere la documentazione e sostenere la progettazione di attività dimaggiore rilievo e valenza didattica;

• attivare azioni mirate a stipulare intese e accordi di programma con l’EnteRegione, con i Comuni di riferimento, gli Enti e le Associazioni operantinel territorio, al fine di promuovere ed attuare politiche sociali in grado disostenere un corretto inserimento delle famiglie straniere nel tessuto sociale.

Nuovi scenari dell’integrazione

L’impegno dei 48 Centri Risorse Interculturali Territoriali della RegionePuglia e di tutte le Istituzioni Scolastiche afferenti, si svolge tenendo contodelle specifiche esigenze dei territori assumendo a riferimento anche le

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indicazioni espresse dal Ministero della Pubblica Istruzione nella C.M. n. 24del 1° marzo 2006 relative alle LINEE GUIDA PER L’ACCOGLIENZA EL’INTEGRAZIONE DEGLI ALUNNI STRANIERI.

Attualmente è in atto un diffuso impegno di consolidamento delle azionidi integrazione culturale e di inclusione sociale, per far fronte al dinamicoincremento della presenza degli alunni stranieri, anche come ulteriormenteribadito dagli indirizzi espressi nel documento messo a punto nell’ottobre2007 dall’Osservatorio nazionale per l’integrazione degli alunni stranieri:

“LA VIA ITALIANA PER LA SCUOLA INTERCULTURALE EL’INTEGRAZIONE DEGLI ALUNNI STRANIERI”.

Un modello proposto per costruire un’integrazione rispettosa della personae delle diversità, per affermare una rinnovata progettualità capace di individuareun insieme di principi, decisioni e azioni “attribuibili ad una pluralità diattori” che sappiano riconoscere la rilevanza collettiva del problema degliimmigrati e sappiano altresì affrontarlo adeguatamente, concertando le“responsabilità istituzionali”.

La presenza degli alunni stranieri, tendenzialmente, potrebbe determinareuna significativa trasformazione demografica delle nostre realtà, per questaragione, in presenza di una situazione che modifica la fisionomia dei gruppie delle relazioni, si deve conseguentemente attivare una riflessione complessivain tutta la realtà sociale, ed in particolare nelle istituzioni educative, che sonostate sempre guidate in base ad attitudini, credenze e sistemi di valore riferitiad un’unica civiltà.

Per il futuro, quindi le istituzioni scolastiche devono attrezzarsi perpromuovere un cambiamento-integrato degli orizzonti formativi, capace divincere un’immagine e/o una concezione standardizzata, condivisa da tutti isoggetti presenti, idonea a contrastare i pregiudizi, gli stereotipi.

I nuovi scenari tracciati dalla presenza degli alunni stranieri esigonoun’educazione innovativa fondata su una pedagogia che apprezzi e valorizzile diversità, coniugando: Intercultura, educazione e coesione sociale,salvaguardando identità personale e culturale.

Strumenti per valorizzare gli interventi

Per dare ulteriore slancio alle pratiche di integrazione serve valorizzare:

• la formazione professionale dei docenti

che deve rappresentare una risorsa irrinunciabile per approfondire le competenzeinterculturali e le conoscenze sulle diversità culturali e linguistiche, per

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sostenere, insieme all’insegnamento della lingua del paese ospitante, lacostruzione della cittadinanza in una prospettiva interculturale;

• i protocolli di accoglienza

che devono rappresentare un piano collegato, chiaro ed efficace di azionisvolte sinergicamente, nell’ottica di un atteggiamento “accogliente” da partedelle scuole, per identificare i passaggi cruciali legati proprio all’ingresso inun’istituzione scolastica da parte degli alunni stranieri e delle loro famiglie(iscrizione, presentazione del POF in diverse lingue, sviluppo delle capacitàrelazionali del personale amministrativo, ecc.).

Sarebbe il caso di pensare e mettere in pratica una serie di azioni comunied uniformi, nel rispetto comunque dell’autonomia delle singole scuole, perfacilitare il rapporto tra le famiglie migranti e la scuola.

Uno strumento che si potrebbe adottare è proprio il protocollo di accoglienza,di cui alcune scuole del territorio sono già in possesso e condividono.

• la capacità di comunicare

intesa come disponibilità degli appartenenti ad una cultura a creare e consolidarerelazioni, utilizzando conoscenze ed esperienze personali per interagire conconsapevolezza.

Essere consapevoli dell’importanza dell’educazione interculturale implicada parte di tutti gli attori scolastici l’assunzione di atteggiamenti disposti adaccogliere e a comprendere punti di vista e realtà che non erano stati mai presiin considerazione nel passato, ma che bisogna considerare quando si è pressatidal problema dell’integrazione.

Ciò comporta un cambiamento nel modo di pensare, ma anche nel mododi comportarsi e questa situazione problematica genera, quasi sempre, l’esigenzadi entrare in contatto con l’altro, genera il bisogno di “comunicare”.

Uno strumento didattico “lo scaffale multiculturale”

La maggior parte delle scuole ha saputo affrontare, quasi sempre in solitudinee con pochi mezzi, il problema dell’integrazione.

Una volta stabilita la volontà (e la necessità) di comunicare, è molto facileche tra gli alunni nasca il desiderio del “confronto”, infatti si confrontanooggetti di uso comune e quotidiano, si confrontano abitudini, idee e desideri;arriva, quasi naturalmente, il momento in cui si confrontano le “storie” equindi le “letterature” di provenienza. Anzi, l’abitudine di mettere a confronto,per far scoprire differenze e/o analogie nei testi letterari dei vari Paesi è una

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delle pratiche didattiche più diffuse nelle scuole impegnate nel processo diintegrazione degli alunni stranieri.

In quest’ottica, è utile promuovere l’allestimento degli spazi della scuola,o delle aule, predisponendo uno “scaffale multiculturale”, inteso come “uninsieme” di testi e materiali disponibili e immediatamente consultabili, collocatimolto semplicemente in un angolo, in una cesta, per affrontare percorsi dieducazione interculturale.

Questo “scaffale” può essere allestito in modo permanente o temporaneoin occasione di una mostra, di uno spettacolo, di una festa, in funzione di unpercorso didattico particolare: il cibo, le feste, le fiabe, la calligrafia, ilramadan.

Le tante esperienze realizzate dalle scuole sono riconducibili ad alcunetipologie o modelli di riferimento che a volte rivelano anche le finalità e gliobiettivi per cui lo scaffale multiculturale è stato impiegato:• per essere utilizzato in maniera funzionale al tipo di lavoro dai bambini,

dai genitori immigrati e cogestito da associazioni e comunità d’immigrazione;• per promuovere la conoscenza e la tutela della cultura e della lingua d’origine,

mostrando la particolare attenzione per i testi, materiali e prodotti dei paesid’origine degli immigrati, tradotti in italiano o nella loro linguad’appartenenza;

• per fornire, attraverso la lettura, opportunità di scambio, di reciprocoarricchimento tra le culture;

• per essere utilizzato come strumento che consente di costruire attivitàinterculturali comuni, come indicano gli indirizzi normativi e le Linee guidache disciplinano la materia dell’immigrazione;

• per sostenere, con piste bibliografiche, con esempi e prodotti editoriali, libriin diverse lingue e culture, una specifica rassegna o una esposizione su fatti,oggetti, personaggi.

Alcuni modelli di riferimento

Sono diverse le esperienze promosse da scuole, da biblioteche e da centridi documentazione, centri interculturali e associazioni che utilizzano lo scaffalemulticulturale o la biblioteca multiculturale-multietnica.

Per citare qualche esempio, nella nostra regione, sono da segnalare:

1) Un’iniziativa che nasce proprio dall’esperienza dell’uso di oggetticomuni, appartenenti al quotidiano e/o facenti parte di un modello culturaleben noto, realizzata dal 3° circolo didattico “MAZZINI” di BARI.

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La scuola ha cominciato a costruire un “abecedario interculturale”, che haimpegnato, e tuttora impegna, i docenti del circolo in una sorta di“contaminazione positiva” di oggetti e simboli che è scaturita esclusivamentee spontaneamente dai bambini, sollecitati opportunamente dai docenti sia discuola dell’infanzia che di scuola primaria, in un’ottica di continutà deiprocessi formativi degli alunni e dei docenti.

Il progetto dell’ABECEDARIO identifica i temi fondamentali delleIndicazioni per il curricolo, riportandoli all’interno del POF e dell’educazioneinterculturale, che sottende tutto il piano dell’offerta formativa della scuolae che è presente in modo trasversale in tutte le aree educative.

Oltre ad impegnare il paradigma della narrazione e della costruzione distorie, il progetto si contraddistingue anche per la produzione finalemultimediale, attraverso l’uso del software I cartoon, con il quale gli alunni,anche quelli della scuola dell’infanzia, costruiscono cartoni animati.

Proprio per questo, l’esperienza è stata inserita dallo stesso Ministerodell’Istruzione sul sito GOLD, relativo alle buone pratiche.

2) Un’iniziativa che nasce dall’uso della memoria e che si realizza proprionel progetto “Ricostruiamo la nostra memoria”.

Il 2° Circolo “SAN FILIPPO NERI” di GIOIA DEL COLLE, ha costituito2 laboratori, il laboratorio degli “adulti” e quello dei “alunni” che interagisconoper evidenziare gli aspetti caratteristici dei paesaggi geografici e quelliarchitettonici dei luoghi, riuniti in una “scatola dei ricordi”, luogo fisicoreale, contenente gli oggetti e i materiali che evocano tali caratteristiche,perché provenienti dai luoghi presi in considerazione.

La produzione finale è stata la realizzazione di un testo, che contiene larealizzazione dei percorsi attuati dalla scuola su questo versante.

3) Un’iniziativa che nasce dalla dimensione simbolica del viaggio, è quellarealizzata dalla scuola secondaria di I grado “RUFFO” di CASSANO DELLEMURGE, attraverso una rappresentazione teatrale “Una bella differenza”,cheevidenzia come i desideri, le aspirazioni, le paure dei ragazzi siano simili atutte le latitudini, senza distinzioni di alcuna natura.

4) Un’iniziativa realizzata in rete tra il 3°circolo didattico “RONCALLI”,la scuola secondaria di I grado “MERCADANTE” e l’IPSIA “DE NORA” diALTAMURA, dal titolo progetto “Futuro”, si caratterizza per aver ricercatoe documentato quelli che sono i “riti” e gli “eventi” importanti nel ciclo vitaledell’essere umano, passando poi ad osservare le tradizioni, gli usi e i costumidelle diverse etnie.

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Si termina, nelle scuola superiore, con la ricostruzione e il racconto delviaggio, quasi sempre drammatico, che ha portato i migranti a raggiungere ilnostro paese, con tutto il carico di aspirazioni e speranze per un’esistenzadignitosa.

La ricerca ha portato alla produzione di testi monografici, che nel loroinsieme, tracciano un quadro significativo dell’esperienza.

Sicuramente, oltre agli esempi citati, nel nostro territorio esistono scuoleche hanno attuato, con diversi livelli di consapevolezza, l’utilizzo di testiappartenenti alle diverse culture, manipolati e rielaborati dagli alunni.

Sarebbe interessante conoscere tutte le esperienze svolte su questo versantedalle scuole, affinchè siano adeguatamente documentate e diffuse come “buonepratiche”.

L’impegno per il futuro, di cui si fa carico l’USR PUGLIA, è quello dirivolgere un invito a tutte le scuole affinchè possano arricchire le bibliotecheo gli “scaffali” di classe con testi appartenenti ad altre culture, senza peròcreare “riserve” o zone particolari.

Per chi ha già avviato questo arricchimento, l’incoraggiamento a continuaree ad implementare le attività legate ai laboratori di lettura, all’analisi dei testi,alla loro fruizione, anche attraverso altri linguaggi, come rappresentazionigrafiche, pittoriche o teatrali.

È importante, per realizzare un’efficace comunicazione prendereconsapevolezza del fatto che ognuno di noi porta con sé un bagaglio mentaleche deriva dal modo in cui è cresciuto e dalle condizioni in cui è cresciuto.

Solo dopo il raggiungimento di questa consapevolezza, si può passare allaconoscenza: se dobbiamo interagire con altre culture, dobbiamo impararecome sono queste culture, quali sono i loro simboli, i loro oggetti caratteristici,i loro riti…

L’apporto innovativo dell’educazione interculturale è rilevato anche nelrecente documento delle Indicazioni per il curricolo, dove nel paragrafoCULTURA-SCUOLA-PERSONA, si stabilisce che una delle Finalità dellascuola è proprio l’Educazione alla Cittadinanza, in un clima generale diconvivenza e rispetto per tutti.

Proprio le Indicazioni auspicano la costituzione di un contesto (l’ambientedi apprendimento) idoneo a promuovere apprendimenti significativi e a garantireil successo formativo per tutti gli alunni.

A tal fine, le Indicazioni individuano alcune impostazioni metodologichedi fondo che dovrebbero essere attuate dalla scuola primaria e dalla scuolasecondaria di I grado e che sono appunto:

• valorizzare l’esperienza e le conoscenze degli alunni;

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• attuare interventi adeguati nei riguardi delle diversità;

• favorire l’esplorazione e la scoperta;

• incoraggiare l’apprendimento collaborativo;

• promuovere la consapevolezza del proprio modo di apprendere;

• realizzare percorsi in forma di laboratorio.

Tali peculiarità di un ambiente di apprendimento così inteso si possonoritrovare in tutte quelle scuole che hanno scelto di prediligere l’otticadell’educazione interculturale, e dovrebbero caratterizzare l’impiantoorganizzativo di tutta la scuola primaria come un pre-requisito utile alla scuolesecondarie per approfondire e sviluppare tematiche attinenti.

Comunque, occorre identificare traguardi ed obiettivi ben precisi per tuttigli alunni che intraprendono percorsi di educazione interculturale, coerenticon gli obiettivi e i traguardi delle indicazioni per il curricolo, identificandonecessariamente qualche elemento di continuità con la scuola secondaria diII grado (metodi utilizzati, contenuti sviluppati, atteggiamenti assunti).

Sarebbe auspicabile fare in modo che gli elementi di novità emersi dallescuole che attuano buone pratiche in questo campo, diventassero spunto diattività didattiche per tutte le scuole in un “curricolo reale per competenze”e che potrebbero costituire elementi di aggiornamento professionale per idocenti.

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“Teca del Mediterraneo”e la multi/interculturalità

attraverso l’esperienza di “BiblioDoc-Inn”ROSALBA MAGISTRO*

* Bibliodocumentalista - “Teca del Mediterraneo”.1 Cfr. http://www.aib.it/aib/commiss/mc/cogcec01.htm2 «Gli Stati Uniti sono un paese di immigrazione, e questo li ha resi culturalmente

di versificati fin dalle origini. […] Il punto fondamentale è che l’America non ha maiavuto la possibilità di sedimentarsi in una monocultura», in Tendenze nel finanziamentodella diversità culturale nelle arti negli Stati Uniti, di Alfred B. Spellman, in«Economia della Cultura», n. 3/2001, pp. 313-324.

3 Cfr. «la biblioteca costituisce e diffonde una propria vitalità, utilizzando i libricome strumento per trasmettere conoscenze linguistiche, contenuti e punti di vistainterculturali attraverso attività e letture…», in Quando il multiculturalismo èun’esperienza in biblioteca: il caso della Vahl Skole di Oslo, Mirca Ognissanti, in«Africa e Mediterraneo», n. 4/2006, pp. 16-21.

Il presente contributo nasce dall’esigenza di coniugare un solido apparatoteorico – scientificamente convalidato dal dialogo aperto con varie istituzionie basato su numerosa letteratura relativa alle tematiche multi/interculturalianche nell’ambito delle biblioteche – alle Linee d’attività di cui al progetto“BiblioDoc-Inn” che hanno costituito la messa in atto di buone pratichemulti/interculturali.

Tra i ruoli delle biblioteche pubbliche, un posto di rilievo è quellorappresentato dal soddisfacimento dei bisogni informativi di base dellecomunità etniche e linguistiche, attraverso i media più tradizionali comegiornali, libri, periodici, corsi di lingua e opere di prima informazione.Ripercorrendo un excursus di esperienze di biblioteche multiculturali1, appareevidente quanto sia indispensabile l’attivazione di strategie economico-gestionali da attivarsi congiuntamente tra Stato, Regioni, Province e Comuni.La inter/multiculturalità, nell’ambito delle biblioteche, trova la sua massimaespressione in quelle straniere della penisola scandinava e degli Stati Uniti2.

Esemplari sono la Oslo Public Library e la relativa sezione MultilingualLibrary dove si possono trovare le informazioni più importanti riguardanti idiversi gruppi etnici, la conoscenza delle lingue, delle culture e dei paesi diprovenienza degli immigrati fino ad arrivare all’organizzazione di seminari ecorsi rivolti ai bibliotecari3; la Danish Central Library for Immigrant Literature,

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4 Nel caso specifico della popolazione ispanica, p.e., le fonti predilette sonorappresentate da: quotidiani, periodici e fotonovelas. Un dato importante percomprendere che le fonti non sono sempre quelle canonicamente riconosciute maspesso per avvicinare altre etnie è necessario attivarsi con video, proiezioni di films,musica, seminari a tema ed altro diverso dalle fonti-documenti cartacei.

divenuta istituzione autonoma del Ministero della Cultura già dal 1984, e larelativa organizzazione dei servizi alle minoranze etniche e linguistiche pertutte le biblioteche pubbliche del paese; la Chigaco Public Library che vantauna lunga tradizione nell’ambito dei servizi alle minoranze etniche, soprattuttoriguardo alla comunità spagnola, molto presente nella città.

Interessante è stata da parte della biblioteca l’acquisizione delleinformazioni sulle modalità con cui i cittadini immigrati preferiscono essereinformati4.

L’analisi delle “Linee guida per l’accoglienza e l’integrazione degli alunnistranieri” e delle Linee Guida IFLA (International Federation of LibraryAssociations and Institutions) appare, a questo punto, necessaria al fine dipromuovere attività congiunte tese a rispondere, in modo globale, ai bisognidell’alunno, integrando le diverse dimensioni che ne caratterizzanol’esperienza.

Le “Linee guida per l’accoglienza e l’integrazione degli alunni stranieri”,documento pubblicato dal MIUR il 18 febbraio 2006, evidenziano l’obiettivodi «presentare un insieme di orientamenti condivisi sul piano culturale ededucativo, di individuare alcuni punti fermi sul piano normativo e di darealcuni suggerimenti di carattere organizzativo e didattico al fine di favorirel’integrazione e la riuscita scolastica e formativa» e nella seconda parte deldocumento appare chiaro quanto sia rilevante per la crescita formativadell’alunno, prossimo cittadino europeo, la presenza di libri incentrati suitemi del pluralismo culturale e dell’intercultura che vanno ad accrescere lo“scaffale multiculturale” delle biblioteche scolastiche. Strumenti preziosipossono essere i libri in lingua originale, bilingui o plurilingui, i video e icd-rom multimediali sulle diverse lingue e culture, prodotti dall’editoria,dalle istituzioni scolastiche e dalle associazioni degli immigrati.

Il documento prosegue sottolineando la necessità da parte delle scuoledi potenziare le biblioteche scolastiche nella dimensione multilinguepluriculturale, anche in collaborazione con i servizi multiculturali dellebiblioteche pubbliche, con i centri interculturali e di documentazione e conle associazioni di immigrati.

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5 Cfr. http://www.ifla.org/VII/s32/pub/multiculturali-linee-guida-it.pdf6 Cfr. Cacco Bruno, L’intercultura: riflessioni e buone pratiche, Franco Angeli,

Milano 2007; Ceccarelli Alessia, «[ …] I diversi soggetti che a vario titolo operanosui temi dell’intercultura (ente locale, agenzie educative, centri per l’immigrazione)tentano di definire quali nuove richieste giungono dal mondo delle biblioteche edai nuovi soggetti culturali che se ne servono», tratto da Biblioteche e intercultura:a Prato una giornata di studio, in «Biblioteche oggi», marzo 2003, pp. 97-98.

7 Per la città di Elbasan: Casa della Cultura; Associazione Culturale Reimar;Istituzioni scolastiche “Arianiti”, “Jorgji Dilo”, “Daskal Todri”, Kostandin Kristoforidhi.Per la città di Shkodra: Istituzioni scolastiche “Don Bosco”, Mati Logoraci”, JordanMisja, “Perparimi”, “Branko Kadia” e l’Associazione Culturale “Syri Blu” a Tirana.Per le istituzioni scolastiche pugliesi: I.M.S. “T. Fiore”, Terlizzi; I.T.I.S. “Pacinotti”,Taranto; SMS “Bettolo”; I.T.C. “Giannone”, Foggia; Liceo Scientifico “Tedone”,Ruvo di Puglia; S.M.S “Padre Pio”, Torremaggiore; 3° Circolo Didattico “Mazzini”,Bari; IV I.T.C. e Linguistico “Marco Polo”, Bari; SMS “Galilei”, Monopoli; 1° CircoloDidattico “Don Bosco”, Triggiano; SMS “Pende”, Noicattaro.

Analizzando, d’altro canto, le Linee Guida IFLA (International Federationof Library Associations and Institutions) per i servizi bibliotecari e le societàmulticulturali si nota che, come principio generale, queste evidenziano cheil «servizio bibliotecario deve essere offerto a tutte le minoranze etniche,linguistiche e culturali allo stesso livello, e secondo gli stessi standard»5.Oltretutto la scelta della tematica dei servizi interculturali si giustifica perla particolare rilevanza che questa ha assunto in seguito ai rapidi e massicciprocessi migratori che da oltre un decennio interessano l’Italia e in quantooccasione di confronto per ridistribuire in modo adeguato le opportunitàculturali e di informazione a nuovi soggetti e lettori.

Si rende auspicabile e necessaria una progettazione integrata che coinvolgadiversi attori in relazione alla multidimensionalità dell’intervento6. È evidenteche la risorsa della rete internet può costituire mezzo e spazio di scambioe confronto di conoscenze ed esperienze in ambito interculturale.

Nello specifico la “Teca del Mediterraneo” ha avviato una buona prassicominciata come partner leader del progetto di cooperazione internazionale“BiblioDoc-Inn: promozione e sviluppo di modelli innovativi di cooperazionetra biblioteche e centri di documentazione”, inserito nel P.I.C. (Programmad’Iniziativa Comunitaria) Interreg IIIA Italia-Albania 2000-2006. L’attivitàha coinvolto le Biblioteche di Elbasan, Shkodra e Tirana e 10 istituzioniscolastiche albanesi, di ogni ordine e grado, e 14 istituzioni scolastichepugliesi, di ogni ordine e grado7.

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8 Cfr. Integrazione e intercultura nella scuola multiculturale di Graziella Favaro,in «Studi Zancan: politiche e servizi alle persone», n. 3/2006, pp. 89-107: «…gliincontri interculturali fanno oggi e faranno parte sempre più parte del nostro ambienteeducativo, sociale, linguistico, economico, informativo, culturale ecc. Essi sono partedella complessità e molteplicità degli itinerari di sviluppo degli individui, che sonoesposti alla comunicazione e alla “contaminazione” reciproca, nei confronti di quelleculture rappresentate dagli altri individui».

9 Cfr. 1º Seminario interculturale: “Forme di cooperazione per la redazione dibollettini tematici bilingue”, Bari 25 gennaio 2006; 2º Seminario interculturale:“Biblioteche e istituzioni scolastiche: servizi per la valorizzazione dell’identità culturale”,Bari, Taranto,Foggia, 12-15 febbraio 2007; 3º Seminario Interculturale “GiornataMondiale del Libro”, Bari 23 aprile 2007; 4º Seminario interculturale: “Esposizionedei lavori appulo-albanesi”, Bari 15 maggio 2007. Tutti i seminari, d’intesa conl’Università degli Studi di Bari - Cattedra di Pedagogia Interculturale, l’Ufficio ScolasticoRegionale della Puglia e i mediatori linguistico-culturali, sono stati pianificati previiincontri lavorativi (a partire dall’anno 2004), seguiti da attività di monitoraggio eattestati di lavoro conseguito e relazioni dei partecipanti. Le attività preparatorie e lerelazioni sono consultabili alla Linea di Azione Bollettini Tematici Bilingue e Circolidi Discussione in http://www.bcr.puglia.it/pem/bdi-linea-boll.htm ehttp://www.bcr.puglia.it/pem/bibliodocinn-iniziative.htm

10 Cfr. la sezione monografie in «Focus su Elbasan», n. 2, maggio-agosto 2005,in cui vi è una indicazione bibliografica commentata su autori classici albanesi e sulle

La valorizzazione del patrimonio librario delle biblioteche della città diElbasan “Qemall Baholli”, di Shkodra “Marin Barleti”, di Tirana “Bibliotecadell’Accademia delle Scienze” e della “Teca del Mediterraneo” si èconcretizzata attraverso la buona pratica dell’editing di complessivi 29bollettini tematici bilingui (italo-albanese).

Le tematiche trattate sono state preventivamente definite attraverso incontridi lavoro tra insegnanti albanesi e insegnanti pugliesi. Seguendo le buonepratiche, che trovano conferma in quanto auspicato negli studi della pedagogistaGraziella Favaro8, la “Teca” ha concretizzato bibliografie ragionate e sitografiedisponibili, banche dati mettendo in contatto biblioteche e organizzazioni direti di scuole (C.R.I.T.: centri risorse interculturali territoriali). Attraversoquesti canali, formali e informali, in presenza e a distanza, sono filtrateinformazioni e sollecitazioni diverse, si sono socializzate proposte innovative,si sono condivisi e scambiati dubbi sul cosa fare.

I seminari interculturali9 hanno rappresentato momenti di condivisionee di conoscenza essenziali ed hanno agito sia sul piano cognitivo che sulpiano affettivo per l’apertura e il mantenimento dei rapporti. I prodotti delleistituzioni scolastiche coinvolte sono conservati nella “Teca” e afferisconoalle tematiche ambientali, storico-letterario-linguistiche10, folkloristiche. Gli

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loro opere, p.e. Studi etimologici nel campo dell’albanese e Studi sulla foneticastorica della lingua albanese di Cabej, Eqrem; per il genere romanzo, p.e. Cerchie L’uomo in disparte e altri, di Camaj, Martin; per gli studi sull’albanologia La storiadell’Albanologia, di Gosturani, Xheladin.

11 Cfr. Inquinamento a Tirana, Taranto ed Elbasan, prodotto presentato dall’I.T.I.S.Pacinotti di Taranto e dall’Istituto Jorgji Dilo di Elbasan. Un interessante lavoro relativoall’area ambientale e sulle conseguenze rovinose degli insediamenti industriali in questecittà. Un lavoro comparativo tra le realtà che attraverso una carrellata di immaginiconsente allo spettatore di cogliere la necessità della salvaguardia dell’ambiente. Illavoro ci fornisce interessanti informazioni storiche e geografiche sulle città albanesi diElbasan e di Tirana; cfr. anche Le problematiche inerenti l’ecologia nella città diShkodra, in «Focus su Shkodra», n. 1, gennaio-aprile 2005, p. 12; e la sezione “Periodicie quotidiani”, in «Focus su Elbasan», n. 1, gennaio-aprile 2005, pp. 21-28.

12 Cfr. Le organizzazioni culturali di fronte alla sfida del multiculturalismo, diDragan Klaic, in «Economia della Cultura», n. 3/2001, pp. 303-312.

obiettivi strategici della buona prassi attivata hanno incentivato la disponibilitàallo scambio ed al confronto con culture diverse, favorendone la scoperta dianalogie e differenze attraverso gli elaborati presentati dagli alunni comeanche la condivisione, tra gli alunni delle scuole partecipanti al progetto,delle diverse linee di azione presentate e la promozione di una conoscenzaorganizzata e ragionata della storia, della letteratura, della lingua, delletradizioni e dell’ambiente attraverso la presentazione di documenti, in mododa consentire agli alunni di formarsi un’immagine chiara ed approfonditadella realtà sociale11.

Come rendere fruibili le informazioni raccolte? Attualmente di cosa constalo scaffale multiculturale della istituenda Sezione multiculturale di “Teca”?

Circa 150 monografie, comprendenti anche tematiche relative allacooperazione, alla storia dei Balcani, ai rapporti tra Puglia e Albania, a chiopera nel campo multi/interculturale e sociale, 30 testate di riviste sullestesse tematiche, una decina di monografie di autori albanesi sulla storia esulle personalità albanesi, 29 bollettini tematici bilingui, una “carta dei beni”di “Teca” tradotta in lingua araba, greca, albanese, spagnola, francese, inglese,tedesca.

La “competenza interculturale”12 è allora una mentalità da sviluppare eda trasformare in strategia, integrata nelle politiche e nei programmi. Glielementi di base di tale atteggiamento sono: rispetto per la pluralità delleculture circostanti; una curiosità di fare conoscenza di altre culture, di esplorarlee di impegnarsi in attività interculturali in una serie continua di processi edi atti creativi. Questa posizione, una volta trasformata in mentalità, politichee, quindi, strategie, può funzionare solo se saldamente sostenuta dalla

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13 Cfr. Ceccarelli Alessia: «[…] la città mondo nasce dalla coproduzione di chici abita, residenti nativi e residenti arrivati, al fine di stare bene in un organismoaccogliente e conviviale che favorisca la realizzazione di luoghi di scambio e di servizi,tra cui le biblioteche multiculturali», in «Biblioteche oggi», marzo 2003, pp. 97-98.

leadership delle organizzazioni culturali e dai loro comitati; se permea ilpersonale ed è riflessa nel mutare della sua composizione; se è attuatanell’interazione con altre istituzioni culturali; se si riflette concretamentenella programmazione, nella produzione e nel modo di lavorare.

La biblioteca può costituire anche per gli amministratori uno strumentodi lettura aggiornata del territorio, da cui discende l’importanza di investirenel settore cultura per l’avvio o il consolidamento di servizi volti a favorireuna maggiore interattività tra cittadini e territorio.

In questa direzione Teca del Mediterraneo ha inserito nei propri documenti(Bilancio di Direzione del Consiglio e nel Documento Direttore di TdM)la costituzione della Sezione Multiculturale con un programma operativo2008 che comprende, tra gli altri, i seguenti punti:

1. Insediamento e formazione del gruppo di lavoro per la realizzazionedel report “Gli stranieri in biblioteca” - ricerca su biblioteche e multicul-turalità.

2. Creazione di un “distretto culturale” attraverso il collegamento virtualecon l’Università degli Studi di Bari, Laboratorio di Pedagogia Interculturale(Facoltà di Scienze della Formazione), le Associazioni di stranieri, l’UfficioScolastico Regionale.

3. Aggiornamento delle attività rivolte all’interno agli utenti stranieri,d’intesa con gli operatori del servizio di reference tramite i “Gruppi diascolto e proposta”13.

4. Ricollocazione logistica dei fondi biblio-documentali di interessemulticulturale ed editing di un catalogo settoriale on line.

5. Collaborazioni, attraverso convenzioni o protocolli d’intesa, conbiblioteche con sezioni multiculturali (es. www.viaggioadriatico.it;www.religioniindialogo.it) e con associazioni e agenzie culturali operanti sulterritorio per l’orientamento dello straniero http://sosrazzismo.altervista.org/

6. Nella sezione web “Piazza Europa&Mediterraneo” si propone unnuovo link a www.bibliomeeting.it, in cui segnalare i più significativi eventipromossi da altri soggetti (p.e. Enti, Associazioni, Istituzioni scolastiche.

7. 3° Meeting delle Biblioteche mediterranee.8. Seminario sull’Islam.

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14 Cfr. Colombo M. e Besozzi E., Metodologia della ricerca sociale nei contestisocio-educativi, Edizioni Guerini, Milano 1998.

15 Vd. Biblioteche e servizi multiculturali: bibliografia italiana, 1990-2004, inhttp://www.aib.it/aib/commiss/mc/bibliogr.htm ; per una panoramica generale peravviare una biblioteca mult/interculturale cfr. Marzocchi Stefania, Biblioteche dipubblica lettura e materiali in alfabeti non latini: un po’ di teoria e un po’ dipratica, in «Bibliotime», n. 3/2003 e, per monitorare e rendere efficiente una bibliotecamulticulturale, cfr. Ciccarello Domenico e Rabitti Chiara, I servizi multiculturali nellebiblioteche pubbliche italiane. Riflessioni a proposito di una recente indagine-pilota dell’AIB, in http://www.aib.it/aib/commiss/mc/cicdom01.htm

16 Cfr. Barlotti Angela, Servizio Biblioteche Provincia di Ravenna, membro dellaCommissione Nazionale Multicultura dell’AIB, membro Commissione permanenteIFLA, «[…] le biblioteche multiculturali promuovono iniziative speciali, mostre,

L’obiettivo della Sezione è quello di caratterizzare la biblioteca anchecome centro di animazione culturale14 oltre che di biblioteca multiculturale.La Commissione Nazionale Biblioteche Pubbliche così come la CommissioneNazionale Multicultura della Associazione Italiana Biblioteche ci offre tantaletteratura15 e ci indica quali i percorsi da attivare16.

L’apporto di Teca nel più ampio panorama di accoglienza e di integrazionedelle comunità straniere e nel processo di internazionalizzazione del SistemaPuglia si è, peraltro, di recente concretizzato nell’istituzione, al suo interno,della struttura “Piazza Europa&Mediterraneo”.

Piazza Europa & Mediterraneo è una risorsa info-documentale che hariunito nel tempo i seguenti presidi:

Sportello dell’Unione Europea “Europe Direct Puglia”;– staff del progetto Interreg III A Italia-Albania “BiblioDoc-Inn” (di cui

“Teca” è partner leader);– staff del progetto Interreg III A Grecia-Italia “ArchTravSpett” (idem);– redazione della webzine bilingue “Terminus: focus sulle relazioni

transfrontaliere nel Mediterraneo”;– Polo Euromediterraneo “Jean Monnet” (l’unico della rete U.E. per l’Italia);– segretariato tecnico regionale per la Convenzione sul futuro dell’Europa;– associazione I.DO (International Development Organization);– associazione SOS Razzismo;– sezione Bolis del Movimento Federalista Europeo (MFE).

Ognuno dei predetti presidi è dotato di operatori front-office o responsabili,di recapiti e-mail, telefonici e di website, consultabili quest’ultimi per unacompleta ed esaustiva informazione sulle competenze e linee di azionecaratterizzanti.

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seminari, conferenze, incontri, laboratori ecc. che possono contribuire a prevenirecomportamenti razzisti favorendo l’incontro e la comprensione tra culture diverse ele pubblicizzano anche attraverso i canali di comunicazione di massa. Incoraggianola massima cooperazione con altri enti, istituzioni e associazioni del territorio, e lasperimentazione di forme di collaborazione con i mediatori culturali, le scuole esoprattutto con i rappresentanti più attivi e competenti in ogni comunità servita […]».Tratto da “Migranti… in Biblioteca”, Bari 18 novembre 2005, incontro organizzatodall’AIB Puglia; e cfr. Chu Clara M., Raion d’être per i servizi bibliotecari mul-ticulturali, in AIB Notizie, 17 (2005), n. 3-4, p. III.

17 Le schede sono consultabili al sito http://bcr.puglia.it/pem/bdi-linea-npm.htm#base; Per la tematica NPM si fa rinvio al contributo del dott. W. Morgese,direttore di TdM, nel 1° Rapporto sulle biblioteche pubbliche di ente locale inAlbania: «[…] negli ultimi 15 anni si è assistito agli sviluppi più rapidi e intensi nellastoria della tecnologia dell’informazione e delle telecomunicazioni e dobbiamo direche il ruolo delle biblioteche in Albania non sta andando con lo stesso passo dellealtre biblioteche contemporanee […]. Le biblioteche dovranno essere inserite comepartner attivi […] nelle reti della pubblica amministrazione e dovranno essere coin-volte nei programmi di innovazione tecnologica della pubblica amministrazione».

18 La motivazione dei premi assegnati ai direttori con i relativi profili professionalie le biblioteche da loro dirette sono consultabili al sitohttp://www.bcr.puglia.it/pem/bdi-linea-bp.htm

Le azioni specifiche di ogni partner confluiscono nella più ampiapiattaforma info-telematica di Piazza Europa&Mediterraneo, consultabileall’indirizzo http://www.bcr.puglia.it/pem/home.htm.

Il principale obiettivo condiviso fra i suddetti soggetti, tutti firmatari diconvenzioni e accordi con “Teca del Mediterraneo”, è la valorizzazione inchiave internazionale del territorio pugliese attraverso il suo patrimonioculturale (Cultural Heritage).

Ritornando al progetto BiblioDoc-Inn, si è trattato di una prima esperienzadi cooperazione tra biblioteche, istituzioni scolastiche, associazioniinternazionali operanti sul territorio italiano e albanese.

A proposito di biblioteche, con la pubblicazione on line di 350 schedebibliografiche bilingui sui fondi disponibili presso la “Teca” sulle tematichedel “New Public Management”, gli operatori italo-albanesi hanno avviato unaggiornamento professionale17.

Anche la linea di Attività “Premio Best Practice” ha goduto di moltoprestigio nel mondo bibliotecario albanese. Un esempio fra le 3 edizioni18

di premio è costituito da quello assegnato alla direttrice della BibliotecaPubblica di Fier, la dott. Athina Basha. La biblioteca, da lei diretta dal 1995,rispecchia la sua personalità così attenta alle problematiche sociali e giovanilitanto da comprendere, anche se con difficoltà legate alla gestione quotidiana,

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19 I tre partner italiani: Istituto per la Storia dell’Antifascimo Italiano, IPSAIC;l’Associazione italiana del Consiglio dei Comuni e delle Regioni d’Europa, AICCRE;la Fondazione Gramsci e il partner albanese Archivio Centrale di Stato d’Albania.

20 La mostra fotografica è consultabile suhttp://bcr.puglia.it/pem/bdi-linea-cartearchivio.htm

21 Cfr. Dieci ragioni per offrire servizi bibliotecari multiculturali, inhttp://www.aib.it/aib/editoria/n17/0503chu.htm

una ludoteca che ospita bambini sia di origine albanese di scuola elementaree media inferiore, sia bambini di origine rom, inserendoli in attività ricreativee attività culturali legate alla conoscenza dei libri anche di lingua italiana.Oltretutto l’avvicinamento della comunità alla nuova concezione di bibliotecasi è espresso anche attraverso la riorganizzazione del patrimonio librario ascaffali aperti e l’inserimento delle nuove tecnologie e di Internet. La direttrice,pertanto, è stata premiata come concreto esempio di professionalità dedicataalla promozione della cooperazione internazionale e all’educazione e allosviluppo attraverso la promozione dei valori sociali, in linea con quantoauspicato nella Dichiarazione dei Diritti Umani a cui si ispirano le bibliotechemulticulturali in materia di pace, convivenza civile, rispetto delle differenzeetniche, religiose, linguistiche e culturali.

Nella direzione della valorizzazione dei rapporti tra Italia e Albania siè sviluppata la Linea di Attività “Valorizzazione degli Archivi di comuneinteresse”. Tre sono stati i Partner italiani19 che, dopo aver analizzato carted’archivio inedite, hanno successivamente pubblicato i volumi bilingue “Gliebrei in Albania - Guida alle Fonti” e “Puglia ed Albania nel Novecento”seguiti dalla mostra fotografica “Tra Puglia e Albania”20 e dalla pubblicazionedel relativo catalogo.

L’indagine e la ricerca di reperti fotografici sono state svolte dall’IstitutoPugliese per la Storia dell’Antifascismo e dell’Italia contemporanea (Ipsaic),dalla Fondazione Gramsci di Puglia e dall’Archivio Nazionale della Repubblicad’Albania con l’obiettivo di individuare e valorizzare alcune fonti documentarierelative al periodo 1900-1950 presenti in archivi pubblici pugliesi e albanesioltre che in associazioni democratiche pugliesi. La prima fase di ricercariguarda il periodo 1939-1945 e raccoglie fonti documentarie inedite sullastoria degli Ebrei in Albania mentre la seconda fase riguarda i primi decennidel Novecento, in particolare gli anni Venti e Trenta.

In conclusione ritengo opportuno far riferimento al punto 8 deldocumento già citato Raison d’être per i servizi bibliotecari multiculturali,di Clara Chu21: «l’apprendimento di differenti forme di espressione creativa,

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22 Anolli Luigi, La mente multiculturale, Laterza & Figli, Roma-Bari 2006.

di lavoro e di soluzione dei problemi apporta idee e opinioni nuove, chepossono suggerire maniere innovative di realizzare cambiamenti e iniziative,e risolvere situazioni, al fine di far si che linee di azione di tipo interculturalinon rappresentino sporadici episodi ma costituiscano una stabile e definitametodologia d’intervento». Ugualmente opportuno ritengo soffermarmisul concetto di cultura riprendendo quanto asserito dal prof. Anolli: «[...]La cultura è un processo collettivo, dal momento che non può essere ilrisultato di un’azione individuale, anche se ogni soggetto contribuisce afornire una data fisionomia alla cultura di cui è parte. Per definizione, lacultura è partecipazione, poiché essa implica la condivisione di processidi significazione, di comunicazione, di pratiche e di valori, nonché l’accordosulle regole da parte delle persone che la costituiscono. [...] La partecipazioneè un processo attivo e crea nuovi percorsi di senso»22.

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“La Magna Capitana”Biblioteca Provinciale di Foggia

ENRICHETTA FATIGATO*

La “sfida” interculturale

Circa sette anni fa, la Biblioteca Provinciale di Foggia avviava unaapprofondita revisione del suo assetto di public library contemporanea,stravolgendo alcuni profili della sua fisionomia, da tempo paludati e lenti adaccogliere e promuovere bisogni di pubblica lettura, informazione edocumentazione al passo dei tempi.

Il progetto1 che ne scaturì fu quello di sviluppare una ipotesi di lavoro,oggi, per molti versi, realizzata e vincente2, ispirata alla tipologia della bibliotecaa tre livelli di impostazione tedesca3.

Rimodulare tecnologie, collezioni, servizi e formazione professionale almodello suddetto di reference scalare, riguadagnare l’attenzione del pubblicoe acquisire nuova utenza comportò un ampio dibattito interno ed esterno allabiblioteca stessa e per taluni di noi, fautori dell’improcrastinabile rilancio,una sfida, assunta non senza qualche timore dell’esito.

Il piano previsto introduceva, fra le tante novità nell’assetto dei servizidella Biblioteca, alcune sezioni nuove, contraddistinguendole dalla publiclibrary come Centri di documentazione (ilDock). Una sezione di questi fudedicata all’Intercultura.

Nell’ipotesi di riqualificazione dei servizi, i Centri di documentazionedovevano rappresentare, per le sezioni interessate, il livello apicale di refe-rence, inteso non tanto e non solo per la quantità bibliografica a supporto delletematiche enucleate, quanto per la capacità di tessere una rete territoriale discambi informativo-documentali in grado di raggiungere bisogni qualitativa-mente ampi e diversificati.

* Bibliodocumentalista - La Magna Capitana.1 Linee guida per l’aggiornamento dei servizi della Magna Capitana: 2002

http://www.bibliotecaprovinciale.foggia.it/biblioteca/lineeguidadoc.htm2 Valutazione dei servizi 2006: tabelle riepilogative

http://www.bibliotecaprovinciale.foggia.it/biblioteca/valutazioneservizi/tab_01_02_03_04_2006.pdf3 Il modello a tre livelli applicato alla Biblioteca provinciale di Foggia. In Linee

guida..., cit.

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Nel mentre tutto l’assetto della Biblioteca Provinciale era sottoposto alconfronto con il dibattito culturale e informativo del territorio, dedicare unasezione ai temi dell’intercultura rappresentava una sfida ulteriore nella sfidagenerale.

Quale contesto?

La Capitanata è terra che accoglie, da epoca storica remota, ceppi diminoranze etnico-linguistiche4. Nei tempi attuali è investita, come molti territorifrontalieri del Mediterraneo, dal fenomeno della più recente immigrazione5.

La caratteristica peculiare dell’ immigrazione contemporanea è stata permolti anni, e per alcune etnie lo è ancora, contraddistinta dalla periodica, nonstanziale e definitiva permanenza nella provincia di Foggia di gran parte delnumero degli individui che la percorrono.

Confrontarsi con questa fisionomia estremamente fluida di contesto umano,per cercare di individuarne i bisogni collegati alla lettura e ad una informazionepiù articolata di quella legata alle necessità della sussistenza e della primaaccoglienza, sembrava essere un complesso e insondabile elemento di debolezzaper la definizione del profilo della comunità di possibili utenti su cui modulare,poi, il profilo biblio-documentale.

I dati statistici potevano essere un debole elemento valutativo per le finalitàche prefiguravamo di raggiungere.

Ne scaturì la necessità di delineare un nostro profilo della comunità diimmigrati più spalmato sugli obiettivi che ci riguardavano, pubblica lettura

4 Sono le comunità di lingua e cultura arbreshe nei Comuni di Chieuti e Casalvecchiodi Puglia e quelle di lingua e cultura franco-provenzale a Celle di San Vito e Faeto.Recentemente(2006) per tutelare queste minoranze storiche è stato istituitodall’Assessorato alle politiche educative della Provincia di Foggia lo “Sportellolinguistico: lingue senza frontiere”. Per approfondirne le finalità e gli obiettivi consultareil sito web plurilingue http://www.minoranzelinguistiche.fg.it/ita/progetto/default.asp;nella sezione intercultura della Biblioteca documenti multimediali e nei Fondi localiil volume, che illustra il provvedimento legislativo di tutela “Progetto franco-provenzale:legge n. 482/99 norme per la tutela delle minoranze linguistiche/Comune di Celle S.Vito, Bastogi, Foggia 2007”. Numerose sono le attività di promozione della tutela diqueste minoranze storiche, cito, ad esempio, il Convegno “Minoranze linguistiche inCapitanata: un valore da riscoprire per lo sviluppo del territorio” svoltosi a Casalvecchiodi Puglia nell’agosto 2007.

5 Foggia «Provincia»: Assessorato Politiche sociali. Dati demografici popolazionestraniera calcolata a fine anno http://www.politichesociali.net/osservatorio/search2.asp:per il trend degli anni 2003-2004-2005 vedi allegato 1.

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e ricerca biblio- informativa, che partendo dalla identificazione dei ceppi etno-linguistici di provenienza, individuasse le comunità territoriali scelte perriferimento, la scolarizzazione posseduta e le consuetudini rispetto ai bisognidi apprendimento formale6.

Nel primo caso, avviammo un contatto con i Comuni maggiormente investitidal processo e ne ricavammo un primo nucleo di approccio informativo eidentificativo7.

Ma ancora tutto questo non sembrava restituirci a pieno l’identità dellacommunity reference straniera. Era necessario avviare la rete di relazioniterritoriali, incontrare gli attori locali investiti, a vario titolo, dal fenomenoimmigratorio.

In primo luogo, l’ampia fascia dell’associazionismo e del volontariato,degli Enti ed organismi investiti dalle problematiche dell’immigrazione8.

E, in secondo luogo, intensificare i contatti con il mondo della Scuola chefrequentemente si riferiva a noi per ampliare i propri Piani di Offerta Formativariguardanti l’integrazione degli alunni immigrati9.

E, in terzo luogo, avvicinare esperienze di Biblioteche pubbliche10 che sulterritorio nazionale avevano già avviato e consolidato esperienze significative

6 È attualmente in corso per il tramite delle Biblioteche comunali afferenti delSistema Bibliotecario del Polo SBN la somministrazione di un questionario a campionesulle abitudini di lettura degli immigrati adulti ed in età scolare nei Comuni di riferimento.

7 Il nostro profilo di comunità prende in considerazione dieci fra i maggioricomuni della provincia di Foggia: il capoluogo, Lucera, Troia, Manfredonia, RodiGarganico, Apricena, Stornarella, Biccari, San Giovanni Rotondo e Cerignola (vediallegato 2).

8 Nel 2003 l’Assessorato alle politiche per l’immigrazione della Provincia di Foggiariunì Enti ed Associazioni che svolgevano attività di informazione a migranti e richiedentiasilo in un Coordinamento provinciale sull’immigrazione. La Biblioteca provinciale- ilDock - sezione intercultura entrò in partenariato con CGIL-FG; CISL-ANOLF-FG;Croce Blu-Lucera; Arci-FG; Caritas Diocesana Foggia-Bovino-San Severo; CRI-FG;Coop. Arcobaleno - FG; Comunità Emmaus - FG; Associazione Migrantes - FG;Centro Studi Diomede; Coop. Xenia - FG; Ass. Comunità Senegalese; Ass. Stranieriin Europa - FG; ACLI - FG; Forum provinciale del 3° settore - FG; Comuni dellaProvincia (Foggia; Manfredonia, Cerignola, San Severo, Troia); C.S.A. - FG; Ass.Opera nomadi; Centro culturale Islamico; Osservatorio provinciale per l’immigrazioneUNI - FG.

9 Significativa fu l’esperienza di elaborazione de “Lo scaffale multiculturale:bibliografie, filmografie, multimedia” curato da ilDock nell’ambito del progetto “Inviaggio: laboratori e percorsi interculturali di educazione alla convivenza e allacittadinanza” del CSA - FG, Consulta Provinciale degli studenti.

10 Convegno Kiriku: intercultura, biblioteca e mezzi di comunicazione. Percorsia confronto. Foggia: Salone regio Palazzo Dogana, 3-12-2003.

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a riguardo, ancorandoci al dibattito curato dall’AIB11 e alle Linee GuidaIFLA12, in modo particolare per avvicinare i temi più squisitamentebiblioteconomici di organizzazione della infrastruttura comunicativa dellabiblioteca al confronto con gli alfabeti non-latini.

Occorreva qualificare la nostra presenza nei contesti suddetti, e, per “metterele gambe” ai criteri sanciti dal Manifesto UNESCO sulle Biblioteche Pubblicheera necessario contrassegnare l’originalità della nostra proposta, stabilire ilruolo che volevamo e potevamo assumere come Biblioteca in tema di intercultura,quali relazioni avere con la più variegata attenzione dedicata dal territorio alconfronto interculturale.

11 AIB: Gruppo di studio sulle biblioteche multiculturali. http://www.aib.it/aib/commiss/mc/mc.htm

12 IFLA. Società multiculturali: Linee guida per i servizi bibliotecarihttp://1.1.1.1/295845956/119810144T080429165014.txt.binXMysM0dapplication/pdfXsysM0dhttp://www.ifla.org/VII/s32/pub/multiculturali-linee-guida-it.pdf

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I CITTADINI STRANIERI RESIDENTI IN PROVINCIA DI FOGGIAAL 31 DICEMBRE 2006*

Indicatori stranieri

Stranieri residenti Maschi 4.935

Stranieri residenti Femmine 4.925

Stranieri residenti Totale 9.860

Minorenni stranieri 1.998

Stranieri di seconda generazione (nati in Italia) 1.022

Incidenza % stranieri su totale popolazione residente 1,4

Incidenza % donne su totale stranieri 49,9

Incidenza % minorenni su totale stranieri 20,3

Incidenza % di seconda generazione su totale stranieri 10,4

Albania 1.379 1.051 2.430 24,6 43,3

Marocco 818 394 1.212 12,3 32,5

Ucraina 262 823 1.085 11,0 75,9

Romania 284 465 749 7,6 62,1

Polonia 211 481 692 7,0 69,5

Tunisia 328 151 479 4,9 31,5

Macedonia 267 168 435 4,4 38,6

Cina Rep. Popolare 198 217 415 4,2 52,3

Senegal 223 23 246 2,5 9,3

Serbia e Montenegro 124 82 206 2,1 39,8

Le prime dieci nazionalità

Paesi Maschi Femmine Totale % su tot.stranieri

% donne

* Fonte: Osservatorio Sociale Provincia di Foggia, elaborazione su dati Demo Istat.

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Il profilo biblio-documentale e le attività di promozione

Ritenemmo utile costruire un assetto biblio-documentale che fosse strutturae condizione di apertura non solo a tutte quelle tematiche che scandaglianol’intercultura nelle manifestazioni simbolico-culturali, ma che, soprattutto ciconsentisse di avviare incontri e confronti sull’eziologia, sulla qualificazionedei nuovi assetti socio-territoriali e sugli esiti che questi mutamenti hannosugli individui che ne sono investiti.

Ed, in particolare curammo che la forma e i contenuti dell’intelaiaturadocumentale ben si attanagliasse alle esigenze informative e conoscitive ditutti i soggetti, istituzionali e non, che in varia misura, tuttora, lavorano perla diffusione e il riconoscimento pieno dei valori interculturali.

Le biblioteche e i centri di documentazione, lo ricorda sempre il manifestoUNESCO sulle Biblioteche Pubbliche devono saper essere i centri basilaridella comunità locale dove sia favorito il libero ed aperto confronto tralinguaggi e culture diverse, la diffusione di informazioni e conoscenzeriguardanti i diversi popoli, e l’espressione di idee, sensibilità e manifestazioniartistiche provenienti da differenti ambiti sociali, linguistici e geografici,nazionali ed internazionali.

Questo richiamo avviene nella piena consapevolezza che nella loro storiale biblioteche, sia pubbliche che private, hanno sempre avuto una profonda,coerente vocazione nel porre attenzione all’incontro e al confronto con leculture non legate al proprio territorio13.

Era questa la fisionomia della biblioteca itinerante di Federico II, ricca dilibri che venivano dall’Oriente, contenuti nelle casse che lo seguivano neglispostamenti fra le sedi dell’Impero, testimonianza di espressioni linguistichediverse, che, soprattutto, trasferivano, anche nelle nostre terre, competenze,conoscenze, in un atteggiamento cosmopolita e multiculturale.

Le grandi biblioteche private e pubbliche dell’Umanesimo e del primoRinascimento nacquero dalle relazioni e dalle corrispondenze che intellettualiintessevano con uomini di altri territori per lo scambio di segnalazionibibliografiche (notitiae librorum).

Come non ricordare le corrispondenze epistolari intercorrenti fra Petrarcae gli intellettuali d’oltralpe dell’epoca, e le ricerche del padre della modernabibliografia, Conrad Gesner.

13 A riguardo grande pregio espositivo posseggono i due saggi “Le bibliotecheantiche” / Armando Petrucci’ e “La letteratura in tipografia” / Amedeo Quondampresenti nel 2° volume della Letteratura Italiana diretta da Alberto Asor Rosa ed.Einaudi, 1982.

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La loro sensibilità multiculturale introdusse nelle biblioteche delle rispettiveepoche le testimonianze scritte di una cultura non più solo latina, econtribuirono, da un canto, all’affermarsi della lingua volgare, e, dall’altro,aprirono, con l’opera “Bibliotheca Universalis” di Conrad Gesner, le biblioteche,alle ricerca e dotazione di testimonianze scritte provenienti da altri paesi inmerito a discipline quali la biologia, le scienze naturali e fisiche, per ildefinitivo affermarsi delle scienze positive e sperimentali.

Nella prima fase di allestimento del fondo biblio-documentale dedicato all’intercultura incontrammo la difficoltà, abbastanza diffusa a livello nazionale,di reperire sul mercato editoriale italiano prodotti nella lingua originale delleminoranze di recente immigrazione, mancando, per i bibliotecari addetti alleselezioni per gli acquisti, adeguate reti di fonti informative dal mercato editorialeestero, diverse dalle commissionarie tradizionali e che portassero nei nostriterritori la produzione editoriale polacca, macedone…14.

In prima istanza, ci orientammo unicamente per l’inserimento di soloperiodici in lingua d’origine per immigrati15.

Le esigenze che coglievamo nelle relazioni con il mondo dell’Associazio-nismo e della Scuola, dove in particolare si delineavano gli esiti dell’immi-grazione di seconda generazione per alcune etnie, ci orientarono verso l’utileintroduzione solo nella Sala dei ragazzi dei primi libri bilingue16.

E prima ancora che all’acquisizione di testi in lingue originali nella bibliotecagenerale, ci orientammo verso la costituzione di un fondo che rappresentassel’intercultura in un ampio spettro di tematiche trasversali e di formati esupporti di documentazione.

Una qualificazione documentale della sezione intercultura che proprioperché trasversale ed interdisciplinare, avrebbe di lì a poco, apportato untassello decisivo al nostro confronto interno sulla costituenda Carta delleCollezioni, ruotando attorno ad alcuni assi portanti quali:

14 Queste difficoltà, oggi, a distanza di qualche anno, vanno progressivamenteattenuandosi: citiamo a solo titolo di esempio l’indirizzo http://www.bookbank.it/: undistributore segnalato su riviste specializzate come Biblioteche oggi, che sta proponendolibri nelle lingue d’origine per un primo passo verso l’integrazione, dai best sellersinternazionali ai libri per bambini, dagli autori locali agli autori italiani di maggiorsuccesso.

15 I periodici correnti in lingua d’origine sono attualmente i mensili AZAD, Pakistan;AFRICA NEWS, Africa anglofona; AFRICA NOUVELLES, Africa francofona; ALMAGHREBIYA - Maghreb e Arabia; NASZ SWIAT, Polonia; SHQIPTARI ITALISE,Albania;YKPAIHCBKA TAETA, Aramei e il quindicinale BOTA SHQIPTARE, Albania.

16 Per i testi in bilingue per ragazzi è stato molto interessante esaminare il catalogodell’Editrice l’Harmattan Italia http://www.editions-harmattan.fr/harmattan/popitalia.asp

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• i diritti umani, fondamento di ogni definizione di intercultura e integrazionee qualifica dei diritti dei popoli;

• il diritto internazionale e nazionale con documenti enfatizzanti i processidi integrazione fra le culture diverse;

• il diritto di cittadinanza, nelle normative nazionali e nelle procedure locali;• il tema della pace, propedeutico allo sviluppo delle relazioni interculturali;• l’esame delle guerre attuali, con documenti sugli effetti nelle interruzioni

di scambi positivi fra culture;• la promozione e l’educazione all’intercultura per attuare la non violenza,

l’integrazione sociale, linguistica e culturale di persone e fanciulli immigratie non;

• la tutela delle donne, dei fanciulli e degli strati deboli della popolazione,con quell’enfasi documentale dedicata alla comunicazione e conoscenza dimondi e percorsi di alterità possibile;

• le religioni e i fondamentalismi etnici e culturali.

La nostra selezione, acquisizione e allestimento della raccolte bibliografichee documentarie per servizi diretti alla crescita culturale dei cittadini nel rispettodelle differenze è stata sempre accompagnata da attività di promozione.

Per il già citato progetto “In viaggio” fornimmo tutto l’apparato biblio-documentale per il coordinamento, la progettazione di supporto alle attivitàdi 16 scuole dei tre gradi dell’istruzione coinvolte e di partners locali qualila Sezione locale di Amnesty International, la Cooperativa Xenia, l’Operanomadi, la Cooperativa Arcobaleno, l’Associazione Nazionale oltre le frontiere,l’Ufficio stranieri della Questura di Foggia, il Nucleo operativo della Prefettura,ilProtocollo d’intesa fra Provincia di Foggia, Facoltà di lettere - UniFG, Consorzioper l’UniFG.

A questo progetto, inoltre, furono collegati laboratori interattivi perintrodurre esperienze di apprendimento cooperativo ed avviare la costituzionein ciascuna scuola aderente di una biblioteca e mediateca multietnica, attraversoi criteri e le segnalazioni bibliografiche fornite dalla nostra sezione interculturade ilDock-Biblioteca Provinciale.

L’incremento delle nostre relazioni su temi interculturali con l’associazio-nismo e il mondo della scuola si verificò con la prima edizione di Kirikù:Intercultura, Biblioteca e mezzi di comunicazione. L’intento guida del pro-getto, che si reitera fino ad oggi, con nuove attività, fu la promozione diincontri interculturali con docenti attraverso l’uso del libro e della lettura incollaborazione con il Centro interculturale Jambo della Coop. Xenia onluse 40 Istituti Scolastici di Foggia e provincia.

Il versante delle questioni aperte ruotò attorno alla formazione dei docenti,

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con sessioni di lavoro sull’approccio alla comunicazione interculturale nellaprogettazione didattica, nell’uso dei media, del cinema, della carta stampata,dello scaffale multiculturale e del catalogo multilingue.

In questo contesto promuovemmo un convegno conclusivo al progettoKirikù chiedendo alla Biblioteca Lazzerini di Prato di testimoniare la propriaesperienza in tema di biblioteca interculturale.

Il riconoscimento che il percorso intrapreso dalla sezione intercultura stavaprogressivamente incontrando l’interesse partecipe del territorio e che la sezione,con l’apparato biblio-informativo, era a pieno titolo una forte risorsa perl’integrazione, venne dal Progetto “Welcome”: interventi di mediazione culturaleper l’integrazione delle persone immigrate e lo sviluppo dell’intercultura,avente per soggetto attuatore il Ministero del Lavoro e delle Politiche socialiDipartimento delle politiche sociale - Direzione generale per l’immigrazione.

Il progetto dislocava un’offerta di un servizio di mediazione culturalepresso ilDock - Centro di documentazione - Biblioteca Provinciale in sinergiacon le attività di front-line destinate alle persone immigrate per «mobilitarerisorse e competenze per gestire l’impatto con culture diverse e ridisegnarenorme e regole che consentano la pacifica convivenza fra culture e combatterele nuove forme di discriminazione»17 svolte dallo stesso mediatore presso ilCSA-FG.

La presenza del mediatore culturale ha accelerato tutte le attività dellasezione a partire dal 6-11-2003 realizzando in particolare: la promozionedell’iscrizione ai servizi di Biblioteca di adulti e di studenti immigrati presentinelle scuole della Provincia di Foggia, gli incontri con classi delle ScuoleMedie di Foggia con rappresentanti della cultura araba, la prima stesura eraccolta di racconti di storie di donne immigrate frequentanti la sezioneintercultura, per la realizzazione di testi bifronte su incontri, vicende, usi ecostumi dei paesi d’origine, l’incontro in Prefettura per le azioni di verificae potenziamento del progetto in anni successivi a quello promosso.

L’incremento incessante di attività ha portato nel 2004, nell’ambito dellaredazione del Progetto “Aracne” della Biblioteca Provinciale18, alla misura4.1.4, Sezione multiculturale, all’istituzione presso le biblioteche civiche di

17 Il Progetto Welcome si è svolto nell’ambito delle attività previste dal ProgrammaOperativo Sicurezza per lo Sviluppo del Mezzogiorno a titolarità del Ministero degliInterni in collaborazione con la Regione Puglia, un bando di gara per l’affidamentodi attività di mediazione culturale nei settori dell’Istruzione, della Sanità e del lavoroda espletare nelle provincie di Bari, Foggia e Lecce.

18 Progetto Aracne: per un sistema a rete di biblioteche pubbliche glocali / BibliotecaProvinciale “La Magna Capitana”. Foggia, maggio 2005. Il progetto è stato finanziatodal Programma Quadro (APQ) del 22-12-2003 e succ. integr. 30-12-2004 che prevedeva

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11 comuni della Provincia di Foggia, afferenti al nostro POLO-SBN, dialtrettante sezioni rivolte all’integrazione degli immigrati.

Per le finalità previste dall’intero Progetto Aracne, il POLO SBN-FG hacurato e cura le misure di accompagnamento all’analisi delle comunità, deipatrimoni documentali locali, all’allestimento della logistica e dell’infrastrutturatecnologica, alla qualificazione, formazione e aggiornamento professionale delpersonale per i servizi di catalogazione e reference. E, nel merito interculturale,si sta mirando all’allestimento delle raccolte in linea con le presenze stranierelocali, ai bisogni di lettura degli immigrati censiti tramite questionario.

Contemporaneamente, nella nostra sezione lo spettro delle attivitàinterculturali si sono diversificate ad ampio raggio, con la programmazione19

filmica sottotitolata per stranieri20 e la seconda annualità di “Kirikù:Intermusicando: viaggio interculturale fra storia e musica”, consistente inincontri rivolti ad insegnanti, adulti e studenti immigrati sulla musica qualeveicolo di trasferimenti e incroci di identità diverse utilizzando, in entrambii casi i supporti multimediali posseduti dalla sezione “Immagini e Suoni” dellaBiblioteca Provinciale.

Un ulteriore riconoscimento di uno spazio per noi ormai consolidato, nelleesperienze cittadine e provinciali dedicate all’intercultura, è stato l’inserimentonella rete cittadina del Centro interculturale Baobab21 un luogo di incontroin città tra cittadini stranieri e autoctoni, per l’effettivo esercizio dei dirittidi cittadinanza, di pari opportunità e partecipazione attiva alla vita cittadina.

Nell’anno scolastico 2006-2007 nell’ambito della seconda annualità di unprogetto “Cinema, stigma e diversità” già realizzato l’anno precedente dalla

interventi nell’azione di “Sistema delle Biblioteche” dell’intero territorio della RegionePuglia.

19 Questa la programmazione filmica 2006: Cinema per gli immigrati. I GrandiFilm sottotitolati in “Rumeno”, dal 27 al 28 febbraio e 1° marzo: I compari / RobertAltman, Il grande Gatsby / Jack Clayton Gioventù bruciata / Nicholas Ray; in“Bulgaro”, dal 13 al 15 marzo: Fronte del porto / Elia Kazan, Shining / Stanley Kubric,Intrigo internazionale / Alfred Hitchcock; in “Arabo”, dal 27 al 29 marzo: Il misterodel falco / John Huston, Big Fish / Tim Burton, Vacanze romane / William Wyler;in “Polacco”, dal 28 al 29 aprile e 2 maggio: La 25a ora / Spike Lee, Subway / LucBesson, Carmen / Francesco Rosi.

20 Arrivano i film sottotitolati per stranieri. In «La Gazzetta del Mezzogiorno», 29/01/2006.

21 Cfr. Il Centro Interculturale “Baobab - Sotto la stessa ombra”, è nato conDelibera Regionale n. 20949 “L.r. 26/2000, art, 4-c.1” con il concorso finanziario dellaRegione e del Comune di Foggia, con l’Assessorato all’Immigrazione e, dal gennaio2007, anche della Provincia di Foggia, con l’Assessorato alle Politiche Sociali http://www.centrointerculturale.foggia.it/rete/

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nostra Biblioteca provinciale con la Cattedra di Psichiatria dell’UNI-FG,abbiamo realizzato i “Laboratori Stigma-correlati” in collaborazione con ilProgetto didattico dell’Istituto “Giannone” di Foggia dedicato ai temi dellostigma sociale legato alle relazioni multietniche.

Sono stati destinatari del progetto due terze classi dell’Istituto, con alcuniobiettivi generali:

• promozione della lettura e dell’informazione rivolta all’età in cui piùfacilmente si riscontra un progressivo allontanamento dal libro e dal fumetto,al fine di contrastare gli atteggiamenti stigmatizzanti nei confronti degliimmigrati.

• utilizzo dei vari media e della forza delle storie soprattutto autobiografichein direzione di una formazione contrastante gli atteggiamenti di stigma ediscrimine, di scoperta e confronto tra generi, per affrontare temi attuali etroppo sommersi come l’etica, l’intercultura, il rispetto delle differenze, ecc.

• rivalutazione dell’incontro delle culture come importante strumento perfavorire lo sviluppo di condizioni di partecipazione e di cittadinanza attiva,riconoscimento e impegno sociale e individuale.

L’esito di questo progetto è consistito in una pièce teatrale realizzata erappresentata dai ragazzi dell’Istituto.

La nostra Sala dei ragazzi nel dicembre 2007-gennaio 2008, in collabo-razione con la Facoltà di Lettere dell’Università di Foggia ha collaborato alprogetto dal titolo “Immagini senza frontiere. Libri illustrati che raccontanoil mondo” finanziato nell’ambito del Piano triennale delle attività culturalidall’Assessorato al Mediterraneo della Regione Puglia, curando l’allestimentodella Mostra internazionale di illustrazioni per l’infanzia “Tamtam d’Africa.“Le immagini della fantasia” negli spazi della Biblioteca Provinciale di Foggia,oltre che in quelli del Museo Civico, e dell’Atrio del Rettorato, e l’organiz-zazione di tavole rotonde, conversazioni e incontri sul tema dell’intercultura,lo svolgimento di laboratori di illustrazione, lettura e narrazione22.

Iniziativa che ha riportato grande attenzione e partecipazione di alunni,insegnanti e genitori nei giorni della realizzazione.

Da ultimo, occorre riferire di un’attività che sembra aver centrato,evidentemente, un bisogno latente esistente nel nostro territorio, a giudicaredall’eco nella stampa e dalla partecipazione registrata, che ne hannoaccompagnato l’avvio e la realizzazione, attualmente in corso.

22 Immagini senza frontiere. Libri illustrati che raccontano il mondo http://www.unifg.it/ev_mnf/071201_senza_frontiere/default.asp

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Parlo del progetto interculturale Laboratorio “Made in China” natodall’intento di avvicinare la lingua e cultura cinese e suddiviso in 40 oredestinati all’illustrazione della storia della lingua, e dei principali aspettistorico-filosofico-letterari della cultura cinese, con lettura di un romanzo odi una raccolta di novelle e degli incontri a sfondo cinematografico-letterariodi 8 ore per la visione di lungometraggi dei più importanti registi della storiadel cinema cinese classico ed attuale23.

L’interesse registrato, ovviamente, rende conto della presenza sempre piùconsistente, anche nel nostro territorio di questi immigrati.

Queste le attività più caratterizzanti le nostre pratiche interculturali,fiancheggiate da occasioni ormai consolidate quali il Natale interetnico preparatodalla sezione dei ragazzi e dell’intercultura con laboratori per le scuole; mostrefotografiche a tema ospitate nella zona delle esposizioni.

Cerchiamo così di incrociare più interessi, più attenzioni e pratiche,nell’intento di rafforzare l’idea della biblioteca come luogo e strumento diincontri.

Le questioni catalografiche

La coerente identità multiculturale delle biblioteche pubblichecontemporanee non va riscontrata, unicamente, nella variegata e pur necessariarete di attività di promozione, per favorire il coinvolgimento e l’invito allabiblio-ricerca e informazione interculturale24.

Niente restituisce all’immigrato il senso della sua integrazione paritarianella terra che l’accoglie, del vedere in un sistema preposto alla raccolta etrasmissione dei saperi, espressi i segni distintivi del proprio idioma diprovenienza.

Per le popolazioni locali, una biblioteca che rappresenti, in modo uguale,sui propri scaffali fisici e virtuali, gli idiomi, le idee ovunque e da chiunqueprodotti, incrementa i valori della cittadinanza attiva e della convivenza pacificatra popoli.

Certamente con gradi e tipologie diverse, in relazione all’identità dellecomunità da servire, tutte le biblioteche pubbliche che introducono nelleproprie raccolte dotazioni librarie in alfabeti per lettori di ogni nazionalità,

23 Il laboratorio cinematografico riguarda i registi Zhang Yìmóu, Chen Kaige, AngLee, John Woo, Wong Kar-Wai, Bruce Lee, Ching Siu-Tung.

24 Cfr. Raison d’être per i servizi bibliotecari multiculturali / Clara M. Chu. In:«AIB Notizie», 3-4/2005 http://www.aib.it/aib/editoria/n17/0503chu.htm

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devono misurarsi con gli strumenti tecnici della moderna biblioteconomia atutela e rappresentazione dell’incontro di saperi e documenti provenienti dapaesi e da continenti i più diversi.

L’infrastruttura comunicativa delle biblioteche contemporanee si poggiadalla seconda metà degli anni Novanta, su metodologie e prassi biblioteco-nomiche che le hanno portato all’emersione dall’isolamento comunicativo edall’autoreferenzialità, predisponendole ai moderni confronti internazionali einterculturali.

In questa logica di comunicazione oltre le frontiere vanno iscritte e valutate

• l’internazionalizzazione dei formati e degli standard per lo scambio dei datibibliografici;

• l’invito degli organi di ricerca biblioteconomica agli Stati nazionali, neglianni ‘60 e ‘70, a redigere codici per l’identificazione degli autori pernazionalità nei cataloghi;

• i regimi di classificazione, in uso diffuso ed esteso nelle biblioteche, perdare valore paritetico ai documenti ovunque e da chiunque prodotti e/o usati;

• il rispetto nelle descrizioni e citazioni bibliografiche dei titoli originari delleopere;

• il dibattito acceso sull’impiego delle tavole di traslitterazione per redigerei cataloghi di biblioteca.

Tutti strumenti tesi a favorire la paritetica diffusione delle informazioniriguardanti i gruppi etnici, linguistici e culturali diversi da quelli presenti nellecomunità di riferimento.

Oggi, com’è noto, non solo adottiamo sistemi comunicativi per descriverele dotazioni e acquisizioni patrimoniali nella tutela delle rappresentativitàmulticulturali.

Stiamo attraversando un percorso biblioteconomico esteso dal controllobibliografico universale, alla gestione di cataloghi bi-multi-lingue e dibibliografie tematiche plurilingue, selezioni di siti web o di e-reference speciali,e alla costituzione di fondi relativi a varie identità geografiche,etniche e socio-culturali, con dotazioni multiculturali e multilingue che testimonino di fatto,anche sugli scaffali e nei cataloghi di biblioteca, la coesistenza di più saperi,più scritture, più lingue.

È un percorso che alcune biblioteche hanno già avviato da tempo, ma cherichiama, tutta la comunità bibliotecaria alla necessità di serrati confronti sumetodologie, standardizzazioni di processi, formazione professionale.

Anche in questa fase di sviluppo di attenzioni, di adeguamenti procedurali,di ampliamento della cooperazione fra biblioteche e bibliotecari sensibili aitemi della biblioteca multiculturale, in linea con le indicazioni AIB-Gruppo

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di studio sulle biblioteche multiculturali25 abbiamo deciso di esserci, ditestimoniare il desiderio e l’impegno della Provinciale di Foggia ad aprirsicompletamente al confronto multiculturale, certamente in ragione dei budgeteconomici complessivi e dell’area geografica che rappresenta e serve.

Stiamo lavorando su donazioni giunteci da Ambasciate straniere in Italia,quella Araba, in particolare, e per questo materiale abbiamo avviato lacostruzione del catalogo multilingue.

Non disponiamo, ovviamente, di personale interno che conosca questoalfabeto non latino, pertanto ci stiamo avvalendo, come sappiamo è avvenutoin altre biblioteche, di una volontaria che collabora con la nostra Authoritycatalografica per la traslitterazione delle informazioni catalografiche da trasferirenell’OPAC gestito dal Sebina.

Ovviamente, registriamo quelle difficoltà nell’applicare gli standard ISO233 e 233.2 e le precedenti tavole di traslitterazione in RICA, appendice VIdel 1976 cui fanno riferimento Giuliano Lancioni e Valentina Sagaria Rossidel Gruppo di lavoro per la revisione delle tabelle di traslitterazione per l’araboin ambito SBN e concordiamo con l’ auspicio in un futuro non lontano che«come avviene in tutte le maggiori biblioteche europee ed extracontinentali...anche per l’Italia e la sua rete nazionale SBN poter prevedere al più prestola possibilità di catalogare e recuperare notizie bibliografiche con sistemiautomatizzati che gestiscano alfabeti in caratteri originali non traslitterati,necessità ampiamente giustificabile sia dal punto di vista del catalogatore, chesi sottintende buon conoscitore della relativa lingua, che dell’utente/ricercatore,che spesso stenta a reperire con facilità nelle nostre biblioteche le notiziebibliografiche di edizioni parzialmente o integralmente in arabo da lui cercate»26.

Evidente l’opportunità di poter accedere ad authory files per i nomi d’autoriredatti in condivisione trasnazionale, con la gestione dei rinvii dalle formeadottate dagli alfabeti nazionali e dell’ordine degli elementi per scelte univochee definitive.

Medesima esigenza emerse al convegno di Roma sull’ Authority control27

a proposito dei linguaggi di soggettazione.

25 Programma delle attività 2005-2008 / AIB - Gruppo di studio sulle bibliotechemulticulturali http://www.aib.it/aib/commiss/mc/progra05.htm

26 Giuliano Lancioni,Valentina Sagaria Rossi: 2.1.2. Note sugli standard ISO 233e 233.2 – Osservazioni di ordine biblioteconomico. In: Gruppo di lavoro per larevisione delle tabelle di traslitterazione in ambito SBN, a cura di Isa de Pinedo eFrancesca Niutta.

27 Genevieve Clavel-Merrin: MACS (Multilingual access to subject). Un authorityfile virtual multilingue. In: Authority control: definizione ed esperienze internazionali,atti del Convegno internazionale, Firenze, 10-12 febbraio 2003, a cura di Mauro

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La disponibilità di numerosi web di biblioteche all’interoperabilità disistema potrebbe consentire tramite il MACS (Multilingual access to subject)«l’uso dei linguaggi di indicizzazione per soggetto a un livello multilingueconnesso su scala internazionale»28 sulla base dei principi applicativi stabilitidall’IFLA - Section on Classification and Indexing nei Principles underlyingsubject heading languages.

Nel POLO SBN della Provinciale di Foggia abbiamo in questa fase optatoper una scelta temporanea e parziale e, volendo, con qualche elemento critico,consistente nella catalogazione in alfabeto originale realizzata in collegamentoipertestuale con il record bibliografico della traslitterazione.

Seguiamo e seguiremo le evoluzioni del dibattito catalografico in corsoe cui in questa sede si è fatto breve riferimento, adeguando in sintonia conl’ICCU, procedimenti e registrazioni ai gradi di avanzamento dei percorsibiblioteconomici diretti allo sviluppo interculturale.

Guerrini e Barbara B. Tillett, con la collaborazione di Lucia Sardo, Firenze: FirenzeUniversity press; Roma: Associazione italiana biblioteche, 2003.

28 Genevieve Clavel-Merrin: MACS…, cit.

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- 58 -

AccadiaAlberonaAnzano di PugliaApricenaAscoli SatrianoBiccariBovinoCagnano VaranoCandelaCarapelleCarlantinoCarpinoCasalnuovo MonterotaroCasalvecchio di PugliaCastelluccio dei SauriCastelluccio ValmaggioreCastelnuovo della DauniaCelenza ValfortoreCelle di San VitoCerignolaChieutiDelicetoFaetoFoggiaIschitellaIsole TremitiLesinaLuceraManfredoniaMargherita Di SavoiaMattinataSan Paolo di CivitateMonteleone Di Puglia

COMUNE anno 2003 Stranieri tot.fine anno

% stranieri sutot. pop. resid.

Variaz. % stran.rianno precedente

2030

2565338263026

1724

100132841

1851

3972624

51.955

1243

79282500175

64128

2

0,750,28

01,880,841,250,670,350,942,930,332,150,681,34

2,10,070,470,260,530,691,460,59

0,71,262,740,711,26

0,80,871,37

12,110,15

53,85-57,14

031,96

11222,58

-10,3415,3813,0438,71

049,25

62,57,69

41,38-50100

66,670

36,973,33

1000

36,6225,25

5058

49,2116,0122,3823,0882,86

0

PROVINCIA DI FOGGIA

Allegato 1 - Dati demografici stranieri 2003 per Comuni

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- 59 -

Motta Montecorvino

Ordona

Orsara di Puglia

Orta Nova

Panni

Peschici

Pietramontecorvino

Poggio Imperiale

Rignano Garganico

Rocchetta Sant’Antonio

Rodi Garganico

Roseto Valfortore

San Ferdinando di Puglia

San Giovanni Rotondo

San Marco in Lamis

San Marco La Catola

Monte Sant’Angelo

San Severo

San Nicandro Garganico

Sant’Agata di Puglia

Serracapriola

Stornara

Stornarella

Torremaggiore

Trinitapoli

Troia

Vico del Gargano

Vieste

Volturara Appula

Volturino

Zapponeta

Totale

10

114

9

407

9

74

22

95

52

10

40

31

220

565

67

0

40

364

165

19

43

242

157

318

97

59

65

236

14

0

104

8.237

COMUNE anno 2003 Stranieri tot.fine anno

% stranieri sutot. pop. resid.

Variaz. % stran.rianno precedente

1,09

4,41

0,28

2,28

0,96

1,72

0,75

3,33

2,3

0,49

1,08

2,36

1,53

2,14

0,43

0

0,29

0,65

0,95

0,83

1,03

5,04

3,1

1,88

0,67

0,8

0,81

1,74

2,45

0

3,4

1,2

66,67

35,71

28,57

30,45

12,5

39,62

46,67

137,5

10,64

100

25

-8,82

25

23,9

24,07

0

29,03

42,19

30,95

111,11

115

21,61

80,46

44,55

7,78

51,28

75,68

45,68

-6,67

0

33,33

36,73

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- 60 -

AccadiaAlberonaAnzano di PugliaApricenaAscoli SatrianoBiccariBovinoCagnano VaranoCandelaCarapelleCarlantinoCarpinoCasalnuovo MonterotaroCasalvecchio di PugliaCastelluccio dei SauriCastelluccio ValmaggioreCastelnuovo della DauniaCelenza ValfortoreCelle di San VitoCerignolaChieutiDelicetoFaetoFoggiaIschitellaIsole TremitiLesinaLuceraManfredoniaMargherita Di SavoiaMattinataSan Paolo di CivitateMonteleone Di Puglia

COMUNE anno 2004 Stranieri tot.fine anno

% stranieri sutot. pop. resid.

Variaz. % stran.rianno precedente

2143

2987533283638

2293

113203147

11181

4442323

52.085

1223

97355593168

65126

2

533,33

016,4141,51

-13,167,69

2046,1533,14

-2513

53,8510,7114,63

037,5

600

11,84-11,54-4,17

06,65

-1,610

22,7825,89

18,6-4

1,56-1,56

0

0,810,370,142,181,191,090,730,421,383,880,252,471,07

1,52,4

0,070,660,420,530,77

1,30,570,711,352,720,731,551,011,031,321,012,090,16

PROVINCIA DI FOGGIA

Allegato 1 - Dati demografici stranieri 2004 per Comuni

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- 61 -

Motta Montecorvino

Ordona

Orsara di Puglia

Orta Nova

Panni

Peschici

Pietramontecorvino

Poggio Imperiale

Rignano Garganico

Rocchetta Sant’Antonio

Rodi Garganico

Roseto Valfortore

San Ferdinando di Puglia

San Giovanni Rotondo

San Marco in Lamis

San Marco La Catola

Monte Sant’Angelo

San Severo

San Nicandro Garganico

Sant’Agata di Puglia

Serracapriola

Stornara

Stornarella

Torremaggiore

Trinitapoli

Troia

Vico del Gargano

Vieste

Volturara Appula

Volturino

Zapponeta

Totale

13

143

9

493

9

79

25

85

58

15

42

16

231

622

63

1

55

447

183

23

63

243

167

363

117

65

72

256

8

7

133

9.217

COMUNE anno 2004 Stranieri tot.fine anno

% stranieri sutot. pop. resid.

Variaz. % stran.rianno precedente

1,43

5,47

0,28

2,75

0,98

1,83

0,87

2,99

2,59

0,74

1,14

1,27

1,6

2,35

0,41

0,07

0,4

0,8

1,08

1

1,52

5,1

3,34

2,14

0,81

0,88

0,9

1,88

1,48

0,37

4,28

1,34

30

25,44

0

21,13

0

6,76

13,64

-10,53

11,54

50

5

-48,39

5

10,09

-5,97

-85,71

37,5

22,8

10,91

21,05

46,51

0,41

6,37

14,15

20,62

10,17

10,77

8,47

-42,86

133,33

27,88

12,11

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- 62 -

AccadiaAlberonaAnzano di PugliaApricenaAscoli SatrianoBiccariBovinoCagnano VaranoCandelaCarapelleCarlantinoCarpinoCasalnuovo MonterotaroCasalvecchio di PugliaCastelluccio dei SauriCastelluccio ValmaggioreCastelnuovo della DauniaCelenza ValfortoreCelle di San VitoCerignolaChieutiDelicetoFaetoFoggiaIschitellaIsole TremitiLesinaLuceraManfredoniaMargherita di SavoiaMattinataSan Paolo di CivitateMonteleone di Puglia

COMUNE anno 2005 Stranieri tot.fine anno

% stranieri sutot. pop. resid.

Variaz. % stran.rianno precedente

3354

3107937323839

2363

106273051

2972

5002027

41.837

1205

113429619177

77482

2

57,1425

33,334,035,33

12,1214,29

5,562,633,06

0-6,19

35-3,238,51100

-18,18-12,5

10012,61

-13,0417,39

-20-11,89-1,6466,6716,4920,85

4,385,36

18,467,83

0

1,270,460,192,271,251,230,840,451,423,990,262,361,471,472,590,140,540,37

0,90,861,140,670,58

1,22,71

1,21,8

1,231,081,391,198,09

0,16

PROVINCIA DI FOGGIA

Allegato 1 - Dati demografici stranieri 2005 per Comuni

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- 63 -

Motta Montecorvino

Ordona

Orsara di Puglia

Orta Nova

Panni

Peschici

Pietramontecorvino

Poggio Imperiale

Rignano Garganico

Rocchetta Sant’Antonio

Rodi Garganico

Roseto Valfortore

San Ferdinando di Puglia

San Giovanni Rotondo

San Marco in Lamis

San Marco La Catola

Monte Sant’Angelo

San Severo

San Nicandro Garganico

Sant’Agata di Puglia

Serracapriola

Stornara

Stornarella

Torremaggiore

Trinitapoli

Troia

Vico del Gargano

Vieste

Volturara Appula

Volturino

Zapponeta

Totale

COMUNE anno 2005 Stranieri tot.fine anno

% stranieri sutot. pop. resid.

Variaz. % stran.rianno precedente

14

9

512

11

92

21

89

61

16

42

24

247

579

67

3

172

48

25

136

71

233

171

396

128

69

80

241

9

7

144

143

9.322

7,69

0

3,85

22,22

16,46

-16

4,71

5,17

6,67

0

50

6,93

-6,91

6,35

200

-6,01

-12,73

8,7

7,94

12,7

-4,12

2,4

9,09

9,4

6,15

11,11

-5,86

12,5

0

0,7

7,52

13,38

1,55

0,34

16,35

0,06

10,21

0,49

3,11

2,15

0,73

2,07

0,65

19,49

4,01

0,25

0,02

12,7

0,35

0,04

0,81

3,19

5,71

3,63

7,94

0,75

0,48

1,09

3,03

0,07

1,32

7,55

4,55

1,36

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Allegato 2

PROFILO COMUNITA’ IMMIGRATI:

prime linee al 31-12-2003

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La Biblioteca Civica De Nitto,la città e “l’altro”

RITA CAFORIO e MARGHERITA RUBINO*

La città e l’altro

Latiano è una città situata sulla statale n. 7, l’antica via Appia, ad appena20 km dal capoluogo di provincia, Brindisi, ed a soli 48 km da Taranto, nelmezzo di una pianura di cui fanno parte anche Oria, Mesagne, San Vito deiNormanni e San Michele Salentino.

Il suo territorio ha una superfice di kmq 54,81 (di cui kmq 2,30 urbani)ed una popolazione al 31.12.2007 di 15.106 abitanti (maschi 7.341 e femmine7.765), con una densità di popolazione di 275,60 abitanti per kmq e unadiminuzione di 38 unità rispetto all’anno precedente (2006 popolazione 15.144:maschi 7.375 e femmine 7.769) e di 341 unità rispetto al censimento dellapopolazione del 2001.

Gli stranieri residenti, prevalentemente marocchini e albanesi, al 31.12.2006erano 236 di cui 148 maschi ed 88 donne (n. 42 minorenni con prevalenzadonne 24 su 18).

Le richieste di residenza aumentano ogni anno di più, si è passati infattida 158 immigrati del 2006 a 227 nel 2007, anche se poi una parte di essi dopoun breve periodo emigra verso altri luoghi, generalmente il centro-nord dell’Italiaove le possibilità di inserimento lavorativo sono maggiori.

I residenti alla data di attuale (aprile 2008) con cittadinanza non italianaammontano a n. 358, di cui 125 donne e 233 uomini.

La comunità che prevale è quella marocchina con 174 presenze ufficiali(32 donne e 142 uomini), segue la presenza di albanesi con 112 residenti (49donne e 63 uomini) mentre continuano ad aumentare i cittadini rumeni (chesono arrivati a 28 unità di cui 19 donne e 9 uomini) ed i cinesi. Al momento,iscritti all’anagrafe del Comune, risultano solo 8 cinesi, ma se consideriamoil fatto che almeno uno di questi è minorenne e che gli adulti gestisconoquattro attività commerciali dove generalmente si alternano più di due personeci rendiamo conto come alta deve essere la presenza di clandestini che sfuggonoai dati ufficiali.

* Bibliodocumentalisti - Biblioteca Civica De Nitto.

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La comunità storicamente più vecchia è quella marocchina. Essa è totalmenteintegrata ed accettata dalla comunità latianese. Il primo nucleo di immigratimarocchini, giunto nella nostra città agli inizi degli anni settanta del secoloscorso, era formato da soli uomini adulti e da alcuni minorenni non scolarizzati.Negli ultimi anni si sono ricongiunti diversi nuclei familiari e oggi la presenzadi donne rappresenta un quinto della comunità. La presenza di una moscheae l’integrazione tra comunità religiosa cristiana ed islamica rende Latiano unpunto di riferimento per tutti i paesi limitrofi. Tale comunità è quasi totalmenteimpegnata nel settore del commercio ambulante. Le famiglie ricongiunte vivonoin abitazioni private prese in affitto mentre gli uomini soli vivono in gruppipiù o meno grandi. Diversi i matrimoni misti tra giovani marocchini e ragazzelatianesi.

Il secondo nucleo maggiormente presente è quello albanese. L’impattodella nostra comunità con i profughi albanese risale agli anni compresi tra il1990-1991 e 1995-1997, quando a partire del luglio 1990 in due giorni (13e 14 luglio) sono sbarcati nel porto di Brindisi 4000 profughi. E ancora nel1991 quando le coste del Salento ed in particolare il porto di Brindisiregistrarono l’arrivo di oltre 25.000 albanesi. Brindisi città e tutti i paesilimitrofi furono coinvolti totalmente, dalle istituzioni politiche alleamministrazioni locali, dalle associazioni religiosi a quelle di volontariato, dalsingolo e semplice cittadino alle famiglie che in quegli anni hanno ospitatonelle proprie case private intere nuclei familiari, giovani e orfani. Si è assistitoin quegli anni ad una vera e propria gara di solidarietà umana e civile. L’arrivodi quei profughi fu un vero e proprio esodo di massa dall’Albania, una formadi immigrazione “istituzionalizzata” che ha utilizzato il nostro territorio cometerra di transito e ponte verso il Nord e l’occidente. A partire da quell’annomolti stranieri di nazionalità albanese si sono stabiliti a Latiano; all’inizioerano molti di più, poiché la città essendo molto vicina a Brindisi (18 km)venne usata come punto di transito per poi spostarsi verso le città del centro-nord italiane o in altri paesi europei. La comunità albanese si caratterizza perla sua giovane età equamente ripartita per sesso. Dopo il primo periodocaratterizzato dalla totale accoglienza e solidarietà questa comunità è statasuccessivamente un po’ isolata dai latianesi in quanto vista come una minacciaper la già precaria situazione economica locale. Gli albanesi tendevano adintegrarsi in tutti i settori economici locali spinti da un’idea di benessere edi lusso mediatico. Oggi il nucleo rimasto, formato da soli 112 unità, èprevalentemente impegnato in lavori agricoli e in pulizie domestiche.

Il settore assistenziale è invece occupato direttamente da badanti provenientida paesi dell’est. I dati reali non corrispondono ai dati ufficiali in quantospesso questa categoria di lavoratori utilizza permessi di soggiorno temporanei

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o visti di tipo turistico. La comunità maggiormente presente è quella rumenae polacca. Le badanti, non sempre giovani, arrivano dai confini del mondoagiato e finiscono nelle case private a curare gli anziani, spesso per 24 oreal giorno, vitto e alloggio incluso nel prezzo, per un reddito che non superale 500-600 euro al mese non sempre regolarizzato anzi, il più delle volte,erogato in nero. Si tratta di donne di cultura elevata con poco tempo adisposizione che spesso non parlano la lingua italiana e quindi presentanograndi difficoltà di inserimento. Il poco tempo libero è utilizzato per incontrarsicon le connazionali in case private a differenza degli altri “Stranieri” che alcontrario frequentano regolari servizi pubblici (bar, piazze, etc.).

La Biblioteca e gli stranieri

Nel 2005 in considerazione del crescente aumento degli utenti di nazionalitànon italiana per fornire un’adeguata accoglienza la biblioteca ha promosso unaserie di iniziative volte a favorire la scoperta e l’incontro con altre lingue eculture.

Oltre a garantire i servizi tradizionali di pubblica lettura, consultazione insede e prestito esterno, o incremento del servizio di Internet point richiestoparticolarmente da questo tipo di utenza per comunicare con la propria famigliaattraverso la posta elettronica, l’azione della biblioteca si è concentrata suinterventi di diffusione della conoscenza degli stranieri, focalizzandol’attenzione al tema della multiculturalità, ma soprattutto del dialogointerculturale.

In un primo momento, in considerazione della crescente richiesta di testiin lingua originale e per fornire un’adeguata accoglienza al pubblico nonchéper rispondere alle sollecitazioni in questo senso pervenute da scuole eassociazioni presenti sul territorio, la biblioteca ha investito ed incrementatoil proprio patrimonio con testi in lingua inglese, francese e spagnolo ma anchealbanese e araba.

Mentre per la lingua inglese e quella francese si è scelto di privilegiarela letteratura, per la lingua albanese e islamica si sono privilegiati i settoridelle scienze sociali e della religione (corano, testi di sociologia e antropologia).Il nostro patrimonio librario è formato attualmente di oltre 1.000 testi inlingua. Contemporaneamente all’ampliamento delle dotazioni documentarie dibase in lingua originaria e per l’apprendimento linguistico è stato adeguatamenteformato il personale sulle risorse e i temi della multicultura. È stato costituitouno scaffale multiculturale: una guida bibliografica essenziale per favorire

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l’integrazione multietnica e sono stati forniti dei corsi on-line e audio perl’apprendimento della lingua italiana e delle altre lingue straniere.

Collateralmente si sono avviati e realizzati:

– progetti di promozione alla lettura;– mostre sullo scambio interculturale destinati ad adulti e ragazzi coinvolgendo

direttamente scolaresche e insegnanti sulle tematiche interculturali;

– prodotto materiale informativo per l’utenza;

– opuscoli multilingue sui servizi offerti dalla biblioteca nonché segnalazionibibliografiche sulla narrativa in lingua straniera;

– collaborazioni con tutte le associazioni che sul territorio si occupano diintercultura e di stranieri.

In questa collaborazione sono state privilegiati i rapporti con le associazionidi stranieri, in particolare con:

– l’Ass. ELAMAL (La speranza), un’associazione culturale di cittadiniprovenienti dal Marocco nata e operante a Latiano, regolarmente iscrittaall’Albo delle associazioni culturali del nostro Comune che nei suoi obiettivisi propone lo studio della lingua italiana della costituzione della repubblicae delle leggi dello Stato Italiano;

– Ass. Culturale e sportiva LA MAROCCHINA con sede sempre a Latianoche si occupa di fornire assistenza e sostegno materiale e morale ai marocchini,agevolare l’inserimento degli immigrati nella vita sociale ed economica delpaese, rafforzare i rapporti di cooperazione e di amicizia tra l’Italia ed ilMarocco secondo ideali di pace, di difesa dei diritti umani, della promozionee diffusione delle esperienze culturali, formative, creative ed artistiche dientrambi i paesi nonché contribuire alla diffusione, conoscenza e praticadello sport nonché alla formazione psico-fisica, sociale e culturale di ognisocio, etc.

– Associazione Al MOHAJIRA per la famiglia marocchina in Italia, con sedein Lecce che prevede tra i suoi scopi principali quello di promuovere edifendere la dignità professionale e morale ed i diritti dei lavoratori noncomunitari, elevare il livello culturale e professionale dei lavoratori,diffondendo lo spirito di solidarietà, favorire nell’ambito della formazioneculturale i contatti tra organismi, enti, scuole e persone, collaborando alleattività anche extrascolastiche ed interagendo con le scuole per lo sviluppodei loro progetti educativi mirati alla migliore comprensione, il tuttofinalizzato alla promozione di opportunità lavorativa.

– A.I.D.A. (Associazione Indipendente Donne Audaci). L’A.I.D.A. èun’associazione priva di scopo di lucro che si propone di difendere gli

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interessi professionali, economici, sociali e morali delle donne non italianeche svolgono la loro attività nel territorio italiano e di incrementare lacooperazione culturale ed economica tra l’Italia e i loro paesi diprovenienza; contribuire alla diffusione, alla conoscenza ed alla praticadi attività culturali e sportive, istituire corsi interni di formazione edaddestramento; realizzare, quindi, ogni iniziativa utile alla diffusionedella cultura e dello sport, così da contribuire alla formazione psicofisica,sociale e morale dei soci; promuovere e difendere la dignità professionalee morale ed i diritti dei lavoratori non comunitari; favorire la professionalitàe migliorare la normativa sulle condizioni di lavoro; difendere, conservaree sviluppare la cultura multietnica.

– CTM che opera nella città di Lecce e nel Salento, nel settore dell’accoglienzaa favore dei minori stranieri ed italiani che vivono situazioni di disagio,realizza iniziative di educazione allo sviluppo nelle scuole e diffonde ilcommercio equo e solidale sul territorio, offre assistenza e materialeinformativo per gli immigrati, e promuove progetti di cooperazioneinternazionale. Il CTM, che è un’associazione ONG (organizzazione nongovernativa) ai sensi della Legge n. 49/87 ed ONLUS (organizzazione nonlucrativa di utilità sociale) ai sensi del D.Lgs. n. 460/97, in quasi 20 annidi attività ha promosso sistematicamente e continuativamente attività dieducazione alla mondialità, realizzato progetti di cooperazione internazionale,offerto iniziative e servizi a favore delle persone in difficoltà, lavorato conscuole, associazioni e gruppi di base promuovendo corsi di formazione edi educazione allo sviluppo e alla cooperazione decentrata, coinvolgendol’opinione pubblica e gli Enti locali. È un’associazione riconosciuta, iscrittae/o accreditata dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, nellaprima sezione del Registro degli enti e delle associazioni che svolgonoattività a favore degli immigrati, dal Dipartimento per le Pari Opportunitàdella Presidenza del Consiglio dei Ministri, nel Registro delle associazionie degli enti che svolgono attività nel campo della lotta alle discriminazioni,dalla Regione Puglia nell’Albo regionale dei soggetti operatori dipartenariato, di cooperazione internazionale e di promozione della culturadei diritti umani, dall’Ufficio Nazionale per il Servizio Civile della Presidenzadel Consiglio dei Ministri, nella 4a classe dell’Albo nazionale degli Entidi Servizio Civile Nazionale e dalla Regione Puglia, nell’Albo degli Entie delle Organizzazioni del Servizio Civile della Puglia.

Con Malika Elmabrouk Elalaoui, presidente dell’A.I.D.A. sono statirealizzati diversi incontri sulle tematiche femminili e sulle condizioni delledonne straniere, in particolare sulle loro difficoltà ad integrarsi dovute ad una

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sorta di isolamento per i prolungati orari di lavoro che impedisce di conosceree avere contatti con il mondo esterno. Le donne migranti compiono un grossosforzo psico-fisico poiché devono acquisire nuove competenze professionali,imparare una lingua straniera, confrontarsi con un mondo del lavoro ed unarealtà socio-culturale differenti dai propri. Il risultato di questo sforzo èl’inserimento, ma non certamente ancora di vera integrazione. Per venireincontro a queste problematiche un ruolo attivo è stato svolto da alcuneconnazionali sposate con cittadini latianesi o residenti ormai da diversi anniche inconsapevolmente hanno assunto un ruolo di mediatrici culturali con cuisi stanno cercando dei contatti.

Le attività

Mostre

Luglio 1999 - Mostra di pittura di Vera MeminajGiovane artista albanese. La mostra organizzata dalla Biblioteca e

dall’Assessorato alla cultura con la collaborazione di uno studio artisticoprivato ove si è tenuta la mostra.

Agosto 2004- Retrospettiva dell’artista Vera MeminajSaletta Imperiali - mostra organizzata dalla Biblioteca Comunale.

Agosto 2004 - AfricaNell’ambito delle manifestazioni organizzate dall’Assessorato alla Cultura

per la Festa dell’Emigrante e accanto ad una mostra sull’emigrazione italianaagli inizi del Novecento, viene organizzata una mostra fotografica sugli immigratiafricani in cui si documenta la vita quotidiana, il lavoro e la cultura degliimmigrati di colore.

Il materiale della mostra è stato concesso dall’associazione CTM di Lecce.

Conferenze

Giugno 2006 - Brindisi, porto della speranzaPresentazione del libro di Caterina Canario, Brindisi, porto della speranza,

Adda editore.

Dicembre 2006 - La figura di Gesù nella religione islamica e cristiana.La conferenza promossa dalla Parrocchia del Sacro Cuore e organizzata

in collaborazione con la biblioteca nei locali di Palazzo Imperiali ha visto lapartecipazione di un folto numero di cittadini latianesi e un’importanterappresentanza della comunità islamica.

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Maggio 2007 – Il culto di Maria nel Corano.Conferenza promossa sempre dalla Parrocchia del Sacro Cuore, organizzata

in collaborazione con la biblioteca nei locali di Palazzo Imperiali e con lapartecipazione e diretta dell’Associazione culturale A.I.D.A. (AssociazioneIndipendente Donne Audaci) attraverso il suo presidente MALIKA ELMABROUK.

Ottobre 2007Nell’ambito della rassegna “Ottobre piovono libri” promossa dal

Ministero dei Beni Culturali e Ambientali è stata organizzato un progetto:“CONOSCERE L’ALTRO: DIALOGO CON L’ISLAM” Strutturato in dueiniziative:

Conferenza-dibattito: “La donna nella cultura islamica” a cui hannopartecipato molti cittadini, studenti e insegnanti.

Gli interventi previsti sono stati tenuti da Malika Elalaoui, fondatrice epresidente A.I.D.A, dal prof. Guglielmo Zappatore, docente di lingua arabae cultura islamica presso l’Università degli studi di Lecce, e Hakima Laakari,responsabile dell’associazione “Al Mohajira: per la famiglia marocchina inItalia” di Lecce che tra i suoi scopi oltre alla promozione e difesa della dignitàprofessionale e morale dei diritti dei lavoratori non comunitari, ha quello dielevare il livello culturale e professionale dei lavoratori, diffondendo lo spiritodi solidarietà attraverso contatti con organismi, enti, scuole, etc.

Promozione alla lettura - Presentazione del libro di Deborah Ellis, Sottoil burqa, Fabbri, Milano 2000.

La presentazione del libro è stata preceduta da una lettura collettiva eprivata da parte di un gruppo di oltre cinquanta ragazzi delle scuole mediedi Latiano. La trama del racconto, che fa parte del primo libro della trilogiadi Parvana scritto da Deborah Ellis e ambientato in Afghanistan durante ildominio dei talebani si è prestato molto bene al dibattito interno tra ragazzimussulmani e cristiani.

Protagonista della storia è Parvana, una ragazzina undicenne di Kabul chevive con la madre, il padre e le due sorelle, Nooria e Mariham, e il suofratellino di due anni, Alì. Conduce una vita normale finché non arrivano italebani. Così lei perde la scuola, gli amici ed è costretta a cambiare spessocasa. All’improvviso, una notte, il padre finisce in carcere, per un motivocompletamente sconosciuto, e Parvana, con gli altri suoi familiari, sprofondain una situazione difficile. Poi a sua madre viene la brillante idea di camuffareParvana da maschio per poterle permettere di lavorare e mantenere la famiglia,dato che alle donne era vietato lavorare. Un giorno la madre decide di portarela figlia più grande, Nooria, a Mazar, un luogo in cui avrebbe potuto continuare

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gli studi e si sarebbe sposata, senza avere sempre il burqa a coprirle il viso.Una delle tante sere, Parvana, che vive momentaneamente con la signoraWeera, incontra una ragazza senza nulla sul volto, era di Mazar ed era scappatada li perché erano arrivati i talebani. Il giorno seguente il padre viene liberatoe, assieme alla figlia, si incammina alla ricerca di un luogo sicuro e del restodella famiglia. Parvana saluta così la signora Weera, la sua nuova amica eShauzia, la sua compagna di scuola con la quale ha condiviso tante esperienze,una volta incontrata al negozio del tè.

Estratto da “http://it.wikipedia.org/wiki/Sotto_il_burqa”Stimolati dalla lettura del testo di Ellis abbiamo continuato per tutto l’anno

scolastico 2007-2008, con la collaborazione dei alcune insegnanti, un percorsodi lettura sulle tematiche della diversità di appartenenza culturale e sullaconoscenza dell’altro.

Sono stati costituiti tre gruppi misti di studenti (italiani e non) con cuisi è promossa la lettura e la discussione di alcuni testi:

Il Cacciatore di aquiloni di Khaled Hosseini: una storia di amiciziaattraverso trent’anni di storia afghana, nonché la visione ed il commentodell’omonimo film di Marc Forster.

Storia di Iqbal di Francesco D’Adamo: la storia di Iqbal Masih, il ragazzodivenuto in tutto il mondo il simbolo per la lotta contro lo sfruttamentominorile.

La storia inizia dal cedimento di Iqbal, da parte della sua famiglia, a causadi un debito di 16 dollari, a un commerciante di tappeti. In questo modo fucostretto a lavorare, dall’alba al tramonto, in una tessitura di tappeti, incondizioni disumane e quindi incatenato al telaio, d’altronde come altri bambini,suoi amici. Iqbal tentò più volte di fuggire dall’impianto della tessitura conrisultati non soddisfacenti. Però una volta, durante una sua fuga fu presentea delle manife-stazione del Fronte contro lo sfruttamento minorile, si rivolsead un poliziotto e spiegò a quest’ultimo la sua situazione e quella dei suoiamici. Il giorno seguente i poliziotti e Iqbal si recarono alla tessitura. HussainKhan, il padrone, ovviamente negò tutto e Iqbal ritornò alla vita di prima. Perpunizione, da parte di Hussain Khan, fu mandato nella Tomba, un luogo scuro,al ragazzo, però, non era consentito né mangiare né bere. In seguito, dopo esseruscito dalla Tomba si ricordò di avere nelle sue tasche un volantino del Fronte,così dopo aver organizzato un’altra fuga dalla tessitura riuscì a rintracciareEshan Khan, il capo del Fronte. Successivamente Eshan Khan, Iqbal e altriuomini del Fronte si recarono a casa di Hussain. Iqbal mostrò a questi uominiil laboratorio di tessitura, ma anche la Tomba.Ne restarono allibiti. Dopoquest’episodio tutti gli sfruttati, compreso Iqbal, furono portati alla sede delFronte, in attesa di trovare le loro famiglie.

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Iqbal, decise di collaborare con gli uomini del Fronte per la liberazionedi altri bambini sfruttati. Per riuscirci dovette studiare molto, partecipare atutte le riunioni del Fronte. Dopo un po’ di tempo Iqbal divenne quasi“famoso” perché era riuscito a penetrare in alcune tessiture di tappeti al finedi denunciarne i proprietari. In questo modo tutti i giornali parlavano di Iqbale fu a quest’ultimo che venne assegnato un premio, il premio della “Gioventùin azione”, costituito da 15.000 dollari. Successivamente Iqbal ed Eshan Khanfurono invitati in Svezia ad una conferenza internazionale sui problemi dellavoro; inoltre ad Iqbal fu assegnata, da un’università di Boston, una borsadi studio.

Dopo questi viaggi, Iqbal si recò dai suoi genitori per circa un mese, alfine di festeggiare la Pasqua con loro. In quel giorno Iqbal fu ucciso nel suovillaggio, e l’assassino non fu identificato.

Babur di Ester Obbiassi Panagia, la storia di ragazzino indiano approdatoin Italia che vive le difficoltà dell’immigrazione: la clandestinità, la ricercadi un alloggio decoroso, il lavoro precario le tentazioni della criminalità comescorciatoia per la sopravvivenza.

Corsi

Anno scolastico 2007-2008Corsi di formazione “Guida ai progetti di educazione interculturale: come

costruire le buone pratiche”.

Gennaio 2008“Scuola ed intercultura: dinamiche formative e proposte pedagogiche”.Il corso, tenutosi presso la Scuola elementare “Filippo Errico” ha focalizzato

la sua attenzione sulla relazione tra soggetti culturali: relazione che evitandopericoli di assimilazione permette la circolazione di elementi culturali per lacreazione di un codice comunicativo tra culture.

Per il prossimo autunno sono previsti presso la biblioteca civica dei corsidi lingua italiana per stranieri grazie alla disponibilità di una docente dilettere che a titolo volontario si è dichiarata disponibile.

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Immigrare e vivere in Puglia:inclusione, esclusione, informazione

LEONARDO PALMISANO*

1. Puglia: un quadro sintetico e descrittivo

La storia dell’immigrazione verso la Puglia, non già “in” Puglia, è pregnadi una iconografia drammatica, per certi versi epica: di carrette del maresovraccariche di umanità albanese che si traghettava in Italia sotto almeno duefattori di spinta: 1) una pressione demografica consistente; 2) un desiderionon più sottacibile di libertà. Il primo è un fattore strutturale, il secondo, alcontrario, è un aspetto del farsi delle migrazioni che riguarda più i desideri,le aspirazioni, le “voglie” economiche e culturali di una qualsivogliapopolazione, che la sua effettiva propensione politica alla libertà - propensioneper altro, mai innata.

Tuttavia, dacché, nel volgere di un decennio scarso, gli sbarcati in Pugliasono andati calando bruscamente (tab. 1), la regione si è trovata nella paradossalesituazione di territorio in cui i migranti hanno deciso di permanere per tempipiù lunghi, determinando una fenomenologia migratoria più ricca dellaprecedente e sociologicamente più interessante.

1. Andamento degli sbarcati sui principali affacci costieri italiania forte esposizione immigratoria (1999-2001)

Sbarcati in Puglia 46.481 ( 93% ) 18.990 ( 70,8%) 8.546 ( 42,4%) – 57,0%

Sbarcati in Sicilia 1.973 ( 3,9%) 2.782 ( 10,4%) 5.504 ( 27,3%) + 69,4%

Sbarcati in Calabria 1.545 ( 3,1%) 5.045 ( 18,8%) 6.093 ( 30,3%) + 123,6%

Totale in Italia 49.999 (100,0%) 26.817 (100,0%) 20.143 (100,0%) – 35,6%

Nostra elaborazione su fonte Settimo Rapporto Ismu, 2002.

L’asserzione è confortata da alcuni dati sulla presenza straniera in Pugliache descrivono una fase di transizione, di costruzione di un trend positivo dicrescita che si evidenzia all’indomani di ogni regolarizzazione, ma che sta

Non sognavo di sognareEra tutto reale: sapevo di trovarmi altrove

Mahmud Darwish

1999valori assoluti e %

2000valori assoluti e %

Variazione mediaannua %

2001valori assoluti e %

* Assegnista di ricerca - Università degli Studi di Bari.

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assumendo caratteristiche di consistente stabilità. Nel 2005, gli immigrati inPuglia hanno superato la cifra simbolica del mezzo centinaio di migliaia,attestandosi intorno ai cinquantacinquemila, questa cifra cresce di quasi il23%, stabilendosi a 73.610 residenti al 1° gennaio 2007, circa il 2% dellapopolazione pugliese (fonte: Rapporto Caritas Migrantes, 2007). Nello stessoperiodo considerato, alcuni indicatori di seguito riportati ci descrivono megliola situazione pugliese (tab. 2).

2. La situazione della Puglia e delle sue Province al 1° gennaio 2007

Bari 32.276 1,4 2,4 46,9 23,4

Lecce 12.939 1,2 2,0 51,3 21,0

Foggia 17.085 1,4 2,4 49,9 20,3

Brindisi 5.195 1,0 1,2 51,0 20,3

Taranto 6.116 0,7 1,1 50,7 21,7

Puglia 73.610 1,3 2,0 49,0 21,9

Italia 3.690.052 5,0 10,3 49,9 22,6

Fonte: * Rapporto Caritas-Migrantes, 2007; ** Istat, 2007.

3. Presenza straniera in Puglia, per provincia, al 1° gennaio 2007

vv. aa. %

Bari 32.276 43,8

Brindisi 5.195 7,1

Foggia 17.085 23,2

Lecce 12.939 17,6

Taranto 6.116 8,3

Puglia 73.610 100,0

Nostra elaborazione su fonte Caritas 2007.

Residentistranieri

al 1° gennaio2007 *

% di stranierisulla

popolazionetotale **

% di natistranierisul totale

dei nati **

% di donnesul totale

deglistranieri **

% di minorisul totale

deglistranieri **

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4. Motivi dei permessi di soggiorno, per provincia, al 1° gennaio 2007.

Bari 53,3 36,2 5,8 0,8 0,3 3,6 100,0

Brindisi 45,1 42,1 3,6 1,6 2,8 4,8 100,0

Foggia 63,8 24,9 2,1 0,9 0,5 7,8 100,0

Lecce 53,1 36,0 3,7 1,5 1,4 4,4 100,0

Taranto 53,1 38,6 1,5 0,9 2,7 3,3 100,0

Puglia 55,1 34,1 4,1 1,0 0,9 4,8 100,0

Italia 56,5 35,6 2,9 1,9 1,4 1,8 100,0

Fonte: Caritas 2007.

Bassa, davvero bassa l’incidenza della popolazione straniera residente inPuglia sul totale della popolazione, come basso è il numero dei nati stranierisul totale dei nati, nonostante la componente femminile della popolazionestraniera sia tutto sommato in linea con quella nazionale, come il numero diminori sul totale degli stranieri.

Dati interessanti, fin qui esposti, confortati oltremodo dalle quote 2006stabilite per decreto governativo che prevedevano per la Puglia un fabbisognodi manodopera straniera compreso tra i cinque e i seimila individui. Cosìfacendo, il governo collocava la Puglia al secondo posto tra le regioni meridionalia più elevata domanda di lavoro straniero, dopo la Campania (Righetti ePolchi, 2006).

2. La Puglia e l’Italia: differenze e contraddizioni

Questo quadro, estremamente sintetico e soltanto descrittivo, ci è utile perincasellare di primo acchito la regione in una posizione migratoria intermedia,tra l’arrivo e la permanenza. Ma è proprio in questa zona grigia, in questoterritorio ancora grossomodo inesplorato dagli addetti ai lavori, che si collocail grosso della popolazione straniera presente in Puglia, regolare o no che sia.

Se restiamo agli indicatori esposti, la Puglia presenta in primo luogo unapopolazione straniera complessivamente non numerosa, quantunque in crescitada qualche anno a questa parte ad un ritmo piuttosto accelerato. Come harecentemente sottolineato la Caritas, «la Puglia, a livello nazionale, continuaa rappresentare un fanalino di coda con una percentuale del 2% sul totale dei

% permessiper

lavoro

% permessiper

famiglia

% permessiper

studio

% permessiper

religione

% permessiper residenza

elettiva

Altripermessi

Totale

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soggiornanti in Italia» (Caritas, 2007, 429), il che vuol dire che la regionesi configura ancora debole punto di richiamo.

In secondo luogo, in termini percentuali, cioè relativi, la Puglia presentauna quantità bassa di minori stranieri, a fronte di una presenza femminilesostanzialmente in linea con quella nazionale. Come si spiega questa apparentecontraddizione? È evidente che siamo di fronte ad una dinamica migratorianon soltanto più lenta rispetto al resto del paese, ma differente.

È in questa differenza che si nasconde la peculiarità migratoria pugliese,o perlomeno quella di alcuni suoi territori. Una differenza corroborata, percosì dire, da un altro dato testé esposto, quello relativo ai motivi del soggiornoin Puglia ed in Italia. La Puglia è al di sotto della media nazionale nei permessiper motivi di lavoro, mentre è in linea con il meridione rispetto ai permessiper motivi familiari. Perché in Puglia si afferma più che altrove ilricongiungimento familiare? A nostro modo di vedere, la società pugliese, purnon offrendo ancora regolari opportunità di lavoro come in altre regioniitaliane, risente della presenza di reti migratorie solide, e porge tutto sommatostabilità sui tempi medi a chi risiede regolarmente, perché non si richiamanominori e anziani e donne se non ci si può concedere il “lusso” di offrire lorouna certa solidità. Se poi aggiungiamo a questo che la prima comunità presentein regione è quella albanese, allora diventa più facile dare ragione all’ipotesiche a prevalere sia la costruzione di reti migratorie datate oltre un decennioche si dipartono dall’altra sponda dell’Adriatico.

3. Il dettaglio provinciale e la prima contraddizione percettiva eterodirettadell’immigrazione

Ma è scendendo nel dettaglio provinciale che troviamo le differenze piùinteressanti sotto il profilo analitico.

In valori assoluti, la provincia di Bari è ovviamente quella in cui si concentrala maggior parte della popolazione straniera residente in modo regolare, maci viene da dire che sarebbe così anche se vi aggiungessimo i cittadini stranieriin posizione non regolare. Seguono le province di Foggia, Lecce, Taranto eBrindisi.

Ma se andiamo alle percentuali dei motivi dei permessi di soggiorno,ebbene la situazione cambia in modo significativo. La provincia di Foggiadetiene il primato dei permessi per motivi di lavoro. Un caso? No, altrimentinon si spiegherebbe la nota concentrazione di immigrati più o meno stagionalinelle campagne della Capitanata. A Foggia segue Bari, distanziata di pochissimoda Lecce e Brindisi, un po’ di più da Taranto.

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Se andiamo ai permessi per ricongiungimenti familiari, Brindisi, guardacaso la provincia un tempo maggiormente interessata dagli sbarchi di albanesi,ne possiede la percentuale più alta.

Dietro questi dati si nascondono le reali differenze socio-economiche trai diversi territori pugliesi. Non basta certo questa fotografia a rivelare il ruolodi ciascun territorio, però è chiaro che laddove c’è più lavoro, diminuisce ilrichiamo familiare (dietro il quale, come dietro tutti gli altri permessi d’altraparte, si possono celare forme di richiamo per lavoro nero). Altri due indicatorici informano sui diversi ruoli svolti dalle province pugliesi: la più altapercentuale di donne e di nati stranieri sul totale provinciale degli stranieriresidenti nella provincia di Foggia, ne fa un caso particolare e fa supporre chealcune di queste donne possano essere madri e lavoratrici. Nel barese, invece,si concentra la più bassa percentuale di donne sul totale degli stranieri, maanche la più alta di nati stranieri. Rispetto al foggiano, è qui più giusto ritenereche vi siano più madri la cui unica funzione è quella di agente di cura deipropri figli.

Ora, tracciare un primo quadro di ipotesi sulla diversa funzione immigratoriasviluppata nelle diverse province non è certamente facile, tuttavia, sia pur nonin modo esaustivo, ci proponiamo di farlo di seguito. Innanzitutto, pare chiaroche vi è una forte attrazione esercitata da quelle province che riescono agarantire più alti tassi di occupazione, quindi è ancora una volta il lavoro ilprincipale fattore di attrazione per cittadini stranieri. Qui però va fatta unadistinzione di metodo che parte da una domanda. Se la legislazione italianain materia di regolamentazione della immigrazione non privilegiasse l’ingressoper motivi di lavoro, quale sarebbe la situazione? Quali sarebbero i motiviprevalenti? Evidentemente stiamo cominciando a camminare su quel terrenoscivoloso e sconnesso che riguarda più la percezione e l’immagine (l’idea,volgarmente detta) degli immigrati costruita più o meno artatamente nel nostropaese per inquadrare le identità altrui in categorie non sempre valide sotto ilprofilo euristico. In realtà, considerare l’immigrato da lavoro come presenzaprioritaria è da un lato una specie di rimedio analitico contro la debolezzanormativa degli altri strumenti d’ingresso (il ricongiungimento familiare, maancora di più la richiesta di asilo e la residenza elettiva), dall’altro una speciedi porto sicuro contro gli attacchi inconsulti all’immigrazione, perché ci faconsiderare “utili” questi “invasori” (Ambrosini, 1999). In entrambi i casi,com’è ovvio, si è persa di vista la persona in sé, e si considera in qualchemisura l’immigrato come tipo umano una “non-persona” (Dal Lago, 2004).

Nelle province pugliesi si manifesta questa forte contraddizione percettivaeterodiretta, come l’abbiamo voluta definire. Infatti, la prevalenza dei permessida lavoro nelle province economicamente più solide (Bari e Foggia), è un

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chiarissimo segnale di come anche nel meridione l’immigrazione si strutturiper forza di cose attorno al lavoro. Ma guai a considerare il lavoro unicadeterminante della migrazione. È nei ricongiungimenti familiari soprattutto,e nel nuovo fenomeno della immigrazione femminile, che si trovano le chiavidi lettura dalla nuova immigrazione in Italia. Chiavi che, se bene adoperate,possono portare al ribaltamento del paradigma etno-centrico fin qui adoperatonel nostro paese per costruire i diversi discorsi – o le “retoriche”, per dirlacon Annamaria Rivera (2006) – intorno alla immigrazione. Retoriche che,come vedremo tra poco, possono cementare attorno agli immigrati vere eproprie barriere sociali di una forte e pervasiva pericolosità, ma che se aggiratefurbescamente possono addirittura diventare un argomento ludico di reciprocaconoscenza.

4. La città di Bari e l’accerchiamento del centro murattiano

È, questo, il contributo centrale di questo intervento. Ed è centrale perchécentrale e cruciale è il ruolo svolto dalla città di Bari come centro di attrazionedi immigrati diversi per provenienza e destinazione geografica e sociale.D’altra parte, essendo Bari l’unica città pugliese a dimensione quasimetropolitana, non potevamo escluderla dal discorso.

Il quadro della presenza straniera a Bari città è piuttosto complesso. Invero,ce ne siamo occupati recentemente in un nostro lavoro (Palmisano, 2006) edabbiamo riscontrato una realtà ben differente da quella descritta dalla stampaed in qualche modo creduta dall’opinione pubblica cittadina e dalla quasitotalità della sua classe politica.

Nella città di Bari risiedono all’incirca seimila immigrati regolari. Grazieall’ausilio dell’Assessorato alla Pubblica Istruzione, alle Politiche Giovanili,all’Accoglienza e alla Pace del Comune di Bari e all’Anagrafe e all’UfficioStatistico, abbiamo elaborato un quadro sintetico della presenza immigrata incittà (tab. 5).

È evidente il primato degli albanesi, seguiti dai mauriziani e dai cinesi.Ma ciò che risulta ancora più evidente, scendendo nel dettaglio sub-comunale,è la collocazione spaziale degli immigrati nel loro complesso. Essi si concentranogrossomodo nelle tre Circoscrizioni che circondano il centro murattiano: laVI, la VII e l’VIII. Perché? E perché non preferiscono le periferie della città,dove gli alloggi costano meno?

Rinvio sempre al nostro lavoro del 2006 per ascoltare la voce dei migrantidi questi quartieri, opportunamente intervistati, eppure qui occorre citare insintesi alcune risposte che riguardano gli aspetti del vivere quotidiano nelcapoluogo di regione.

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5. Stranieri residenti per Circoscrizione del comune di Bari al 2005

I II III IV V VI VII VIII IX Bari vv. aa.

Albanesi 11,6 2,6 7,7 13,8 12,7 11,5 8,1 28,5 3,5 100,0 1.412

Mauriziani 1,3 1,0 2,2 10,2 22,1 14,2 11,9 30,5 6,6 100,0 994

Cinesi 1,1 6,2 16,7 2,7 2,3 31,7 18,5 13,1 7,7 100,0 401

Greci 1,6 0,4 21,4 1,4 3,7 39,0 8,6 18,5 5,4 100,0 374

Bangladesh 0,0 0,5 1,9 5,2 0,0 34,8 13,8 32,9 10,9 100,0 210

Filippini 1,1 0,0 5,0 2,8 1,1 29,8 34,8 8,8 16,6 100,0 181

Britannici 6,5 1,3 19,0 2,0 5,9 14,4 16,3 9,8 24,8 100,0 153

Etiopi 3,3 0,0 7,2 7,2 5,9 23,5 20,9 22,2 9,8 100,0 153

Marocchini 7,5 6,8 3,1 12,1 9,1 10,5 3,9 41,6 5,4 100,0 133

Jugoslavi 4,6 2,3 3,1 9,3 10,1 13,2 9,3 31,0 17,1 100,0 129

Eritrei 0,0 0,0 1,8 0,9 3,4 15,1 48,5 21,2 9,1 100,0 120

Tedeschi 53,4 2,0 4,0 6,9 8,9 8,9 5,9 6,9 3,1 100,0 101

Rumeni 23,7 2,1 9,3 4,1 17,5 17,5 5,2 17,5 3,1 100,0 97

Statunitensi 18,9 0,0 9,5 6,3 8,4 27,4 12,6 7,4 9,5 100,0 95

Senegalesi 8,5 0,0 3,7 3,7 11,0 11,0 31,6 22,0 8,5 100,0 82

Fonte: nostra elaborazione su dati dell’Anagrafe del Comune di Bari (2005).Legenda: le nove Circoscrizioni sono composte, rispettivamente, dai seguenti quartieri: I) Palese-Santo

Spirito; II) San Paolo-Stanic; III) Picone-Poggiofranco; IV) Carbonara-Ceglie-Loseto; V) Japigia-Torre a Mare;VI) Carrassi-San Pasquale; VII) Madonnella; VIII) Libertà-Fesca-San Girolamo; IX) Murat -San Nicola.

Innanzitutto, questi immigrati vivono spesso in abitazioni fatiscenti, allimite della decenza architettonica e igienica. Questa condizione abitativa èuno degli indicatori più efficaci per sintetizzare le reali condizioni di vita diun qualsiasi individuo. In questi tre quartieri, si concentra il grosso delleabitazioni che risultano ufficialmente sfitte, sono circa ventimila sull’interocomune di Bari. Nel solo quartiere Libertà, che rappresenta una parte dell’VIIICircoscrizione, ve ne sono quasi duemila, il dieci per cento. Una cifra enorme,che non rende giustizia alla realtà, perché sovente è in queste abitazioni chealloggiano “al nero” anche gli immigrati regolari, per non parlare degli studentifuorisede italiani.

In secondo luogo, in questi quartieri si sono installate le prime comunitàstraniere “urbanizzate”: quella eritrea, quella filippina, quella marocchina equella albanese. Fanno eccezione i mauriziani, che alloggiavano prevalentementea Torre a Mare per via della vicinanza a complessi residenziali come Parchitellodove lavoravano e lavorano come domestici e tuttofare (Petrosino e Brandimarte,2004). Vale, dunque, la capacità di attrazione insediativa giocata dalle retimigratorie, dal pionierismo di alcuni immigrati negli anni Ottanta e Novanta.

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Su queste reti, adesso si costruisce gran parte del fenomeno immigratoriolocale.

In terzo luogo, si tratta di quartieri dove forme tradizionali di commerciodi prossimità resistono agli attacchi della grande distribuzione. Qui è più faciletrovare ancora botteghe, panetterie, salumerie, drogherie, piccole boutique abasso costo, eccetera, nonché mercati rionali. La concentrazione dei mercatidi quartiere e dei negozi di prossimità a basso costo è un indicatore qualitativodell’attrazione esercitata da un territorio sugli immigrati, basti pensare airecenti lavori etnografici sviluppati su Marsiglia dall’équipe di Michel Peraldi(2001), dove ben si descrive il percorso di costruzione comunitaria della sceltadi un alloggio in virtù della sua vicinanza ad un mercato accessibile nei prezzie nella logistica. Insomma: è più facile far la spesa in questi quartieri cheandare a comprare in un iper o supermercato magari fuori città o in periferia.Questo spiega anche la scelta operata da non pochi immigrati di aprire botteghe,phone center, negozi di abbigliamento, proprio qui, e non altrove.

Quarto, la socialità orizzontale detenuta da questi quartieri, soprattutto inalcuni rioni o “gironi” di strade dove il pullulare di gente favorisce da semprelo stare insieme, ma anche il nascondimento di certe pratiche illecite, comeil contrabbando o la prostituzione domestica.

Quinto, la vicinanza al centro amministrativo-burocratico della città,“accerchiato”, per così dire, ma non invaso da questa presenza semi-visibile,perché troppo caro e troppo chic per viverci, invero anche per la maggior partedei baresi autoctoni. Non dimentichiamo, poi, che gran parte dei domestici,delle colf e delle bandanti assunte regolarmente dalle famiglie baresi lavorain centro, quindi mediamente a meno di qualche chilometro da questi quartieri.

5. Ma perché si viene a vivere a Bari, o in Puglia?

Resta aperto ancora il più importante interrogativo odierno. Perché hannoscelto e scelgono di vivere da noi? Così pronunciata, la domanda è mal posta,perché tace sui processi di insediamento che quasi mai sono unidirezionalie validi una volta per tutte. Non si sceglie un territorio limitato dove insediarsi,ma si definisce largamente, nel proprio “progetto migratorio”, un territoriovasto quanto un continente o un singolo paese che ne fa parte. L’immaginariodel migrante è costruito sulle grandi dimensioni spaziali e valoriali (cerco uncontinente, cerco il lavoro, cerco la libertà, eccetera), e questo perché solopensando alla vastità si possono proiettare su un territorio grandi aspirazionidi riuscita nella vita. È un processo che riguarda la percezione di sé nellospazio globale, tutto sommato. Infatti, dalle inchieste svolte anche da noi in

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alcuni paesi di partenza, difficilmente è emersa una consapevolezza precisae dettagliata della destinazione ultima del proprio peregrinare nel mondooccidentale, piuttosto si faceva riferimento all’Europa («voglio andare inEuropa», ci dicevano molti aspiranti ad emigrare in Tunisia), o facevanoriferimento alla Francia, o all’Italia, o ad una città in particolare (Marsigliaper gli algerini, Roma per altri, Parigi per altri ancora, Berlino per i turchi,eccetera) (Palmisano, 2003). Cosa vuol dire questo? Che la Puglia non è unadestinazione definitiva se non in una gamma più larga di opzioni territoriali,ma lo diviene o lo può diventare dopo una scrematura di opportunità effettuataquasi sempre dal singolo migrante sulla base non di una semplice analisi costi-benefici, come tendono a dirci alcune teorie economiche non più recenti, masulla base di un ventaglio complesso di variabili spesso interferenti le une sullealtre.

Quali queste variabili? Esse sono state ampiamente definite in un lavoronon più recentissimo di natura meramente teorica prodotto dal Persichellacome contributo a un saggio sull’accoglienza in Puglia (2003). Il Persichellaindividuava una serie articolata di “descrittori” dell’integrazione sociale di unmigrante o di un gruppo di migranti che noi desideriamo adoperare comeindicatori della scelta Puglia e della scelta Bari come destinazione non piùintermedia ma forse finale del “viaggio” verso l’Occidente. In breve, quandoci si sente parte di una comunità o di un territorio, quando si è soddisfattidella vita menata in quel territorio, quando si vuol restare a vivere lì, quandosi vuol conoscere la lingua del posto per comunicare con gli autoctoni, quandosi desidera partecipare politicamente alla vita del territorio, quando si hannogruppi di riferimento autoctoni, quando si vuole apprendere parte della culturaattuale e passata di quel territorio, quando si frequentano gli autoctoni nonper mera strumentalità, quando si adoperano le istituzioni del territorio perincludersi socialmente, allora il percorso di integrazione può essere favorito,e quindi neutralizzate le forme più acute e meno sottili di esclusione sociale.

Tutta questa serie di “quando”, altro non è che una domanda aperta sulfuturo. Rispetto al passato, essi c’impongono un’altra riflessione. Come èstato possibile veder crescere la presenza straniera in Puglia e a Bari se infondo non ci pare che tutte quelle condizioni richieste siano soddisfatte? Larisposta è semplice: non tutti gli immigrati restano. Molti adoperano ancorala Puglia come luogo di transito, o come seconda o terza tappa intermedia inun viaggio che tarda ad interrompersi e assume sovente le caratteristiche diuna penitenza senza fine. È però altrettanto vero, cioè verificato empiricamenteda una nostra indagine già citata (Palmisano, 2006), che molti vanno via perpoi ritornare. Perché? Perché, e qui conviene riandare alla persona nella sua

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totalità, la Puglia tutto sommato accoglie nelle sfilacciate relazioni informalicostruite nel tessuto profondo della società. Ed accoglie più delle sue Istituzioni.

6. Informazione e inclusione: le circoscrizioni informative, i giornali,l’arcipelago della conoscenza globale

Ma l’inclusione sociale del migrante avviene in modo monco, parziale, maidefinitivo (se mai può esservi inclusione definitiva). Ciò che manca, tra glialtri aspetti che definirebbero una inclusione sociale meglio di un’altra, èl’accesso al mondo all’informazione. In un nostro recentissimo rapporto diricerca, abbiamo rilevato (in un ambito socio-territoriale ristretto, masignificativo, come quello di Cerignola, Carapelle, Ordona, Stornara, Stornarella,Ortanova) per conto della Regione Puglia il bisogno di accedere all’informazionesull’esistente (Palmisano, 2008).

È bene definire meglio questo bisogno di informazioni. Sono almeno trele forme di informazione di cui necessitano via via i migranti presenti su unterritorio: a) al loro arrivo, essi chiedono alla società di essere messi nellacondizione di sopravvivere in un luogo altro; b) permanendo in modo più omeno stabile, essi chiedono alla società di manifestarsi nella sua complessità,di rendersi accessibile nella sua datità; c) contemporaneamente, essi chiedonodi conservare una relazione con il mondo lasciato alle spalle e con il mondoin senso lato.

Non siamo nel campo dell’obbligatorietà, ma è chiaro che ciascun migrante,a seconda del suo “tasso” di integrazione, richiederà perlomeno la prima formadi informazione. Sopravvivere in un luogo vuol dire tante cose. Vuol dire, peresempio, accedere ai servizi sanitari. Ma quanti migranti sanno dell’esistenzadei presidi sanitari e della gratuità garantita per le cure mediche a prescinderedalla loro condizione di regolare o irregolare? Dall’indagine menzionata,risultava chiaro che solo se il migrante è già inserito in una rete sociale piùo meno stretta riesce a raccogliere le informazioni utili a facilitargli la vitaall’ingresso in Italia. Ma quando le cose stanno diversamente? Soventeintervengono quelle agenzie formali ed informali dell’accoglienza che sipreoccupano di includere il migrante in una prima fase. Associazioni, laCaritas, la Croce Rossa Italiana, le questure, gli sportelli per immigrati deglienti pubblici, ma anche singoli individui di “buon cuore”, quando ci sono.E quando no? Comincia il lungo cammino dell’esclusione! Ecco allora unprimo punto a cui prestare attenzione massima. Risulta necessario potenziaree raffinare il “sistema informativo primario”, diciamo così, con cui inserireil migrante in Puglia. In questo, potrebbero giocare un ruolo determinante le

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biblioteche. Perché presenti in tutti i territori, e perché luoghi anonimi e senzacarattere repressivo, esse potrebbero includere questo servizio nel loropatrimonio mutevole di funzioni. Una specie di servizio informativo essenzialeper questa nuova popolazione. Nello stesso tempo, poi, esse potrebberoguadagnarsi il ruolo di incubatore di informazioni relative proprio a questinuovi cittadini, rilevandone non tanto la presenza, quanto le caratteristichesocio-culturali, in una rete di “circoscrizioni informative”1.

Quando il migrante sosta sul nostro territorio, altre diventano le sueesigenze di informazione. Resta ferma la necessità di proseguire nellaconservazione di un sapere generale sull’accesso ai servizi primari, ancheperché le normative in materia di accesso ai servizi per immigrati mutano conil mutare degli umori e delle politiche, ma si concreta una nuova esigenza:quella di conoscere il racconto quotidiano della società ospite. Ma noi pugliesie italiani, come ci raccontiamo? Con quali strumenti? Lo facciamo soprattuttoattraverso i quotidiani, le televisioni, i rotocalchi, in sintesi attraverso lastampa. Ma la stampa italiana parla prevalentemente agli italiani, perché parlain italiano, perché offre notizie incentrate sull’Italia e sulle sue ripartizionigeo-politiche (Regioni, Province, Comuni, Circoscrizioni, Quartieri). E questoè un problema. La discrasia tra pubblico reale e pubblico potenziale risentedi questo provincialismo tipico della stampa nazionale e locale, con rareeccezioni. Ne citiamo due: l’inserto nazionale Metropoli di Repubblica,destinato soprattutto ai migranti ma pubblicato soltanto in italiano; GazzettaMondo, pagina locale di approfondimento de La Gazzetta del Mezzogiornorivolta a chi dei migranti fa oggetto di studio, curiosità e/o lavoro2. Mancanoquotidiani e tg in lingua straniera nella nostra regione. Pertanto, solo laconoscenza del medium linguistico maggioritario consente l’accesso precisoalla comprensione della società ospite. Chi non conosce bene l’italiano nonconosce bene la Puglia. D’altra parte, questo vale anche per non pochi autoctoni.

L’ultimo gradino riguarda la necessità di continuare a ricevere notizie dalpaese di provenienza e dal mondo in genere. Qui intervengono fattori che

1 Per Circoscrizione Informativa, intendiamo un insieme ristretto ed omogeneoterritorialmente di luoghi in cui l’offerta di informazioni può prescindere dalla funzioneprimaria del luogo stesso. Per es.: una biblioteca che offra indicazioni sanitarie; unospedale che informi sulle iscrizioni scolastiche per figli di immigrati, ecc. va da séche un sistema di contenitori informativi non avrebbe nemmeno bisogno di esserefortemente reclamizzato, perché dovrebbe comprendere tutti i luoghi del quotidianopiù o meno frequentati dai migranti.

2 È grazie all’iniziativa meritoria del giornalista De Vito del suddetto quotidianoche si deve l’esistenza di questo utile inserto settimanale pugliese.

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differenziano i gruppi nazionali di immigrati presenti in Puglia. I cinesi, peresempio, ricevono la loro stampa. Essa è visibile in non pochi ristoranti onegozi. Non lo stesso per gli altri gruppi meno organizzati e meno auto-conservativi3. Tuttavia, la stampa cinese è assente dalle nostre biblioteche eda quasi tutte le nostre edicole. La sola stampa estera lì presente èsostanzialmente occidentale, europea. Ecco, allora, che interviene Internet. Itanti phone center sparsi sulla Puglia offrono accesso al web, dove i migrantipossono ricevere informazioni sul proprio paese, in virtù del fatto che iquotidiani dei paesi di provenienza sono spesso on line proprio per questomotivo (è il caso di El Watan per gli algerini, Le quotidien o le Rénouveauper i tunisini, e altri ancora). E su internet trovano informazioni sul mondo,nella loro lingua madre (i bollettini di Al Jazeera e/o quelli delle agenzie distampa nazionali dei loro paesi) o in quelle seconde lingue che normalmentemasticano meglio di noi. Si fanno così un quadro del mondo che bypassal’Italia, la scavalca in un solo colpo. Come ci hanno confermato alcuni immigrati,raccolgono perfino notizie sull’Italia andandole a cercare su siti non italiani.È un paradosso della globalizzazione: è in atto una deterritorializzazione post-moderna nella produzione di senso grazie allo strumento principe della ricercadi contenuti. In altre parole, per orientarsi nel mondo se vogliono sapere cosaaccade concretamente qui e là, i migranti devono navigare nell’oceanoimmateriale telematico. In quell’arcipelago della conoscenza del mondo cheè il www. Ma i rischi di naufragio incombono, perché come tutti sappiamoè necessario essere più che selettivi nella ricerca via internet, a maggior ragionequando la consultazione deve orientare la condotta quotidiana di un individuoin un paese altro dal proprio e favorirne l’inclusione sociale.

7. Conclusioni:per una società che includa, un’informazione che includa

Sta proprio in questa ricerca di inclusione sociale la ricchezza esplicativadel fenomeno migratorio nella nostra regione. Poiché siamo su un terreno nonrilevabile empiricamente, se non attraverso una indagine capillare di tipoqualitativo, faremo qui riferimento, per concludere questo quadro, ad alcunecondizioni di vita che descrivono il fenomeno e che ci impongono considerazioniconclusive orientate al miglioramento dell’offerta informativa per i migranti.

3 Nel nostro lavoro Arrivare per restare, abbiamo dedicato un capitolo intero alsentimento di relativa impermeabilità sociale del gruppo cinese del capoluogo diPuglia, definendo il “gruppo” una enclave diffusa sul territorio barese.

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1. La condizione di regolare o di irregolare, che attraversa tutte le condizioniche ci accingiamo a descrivere. Su di essa influisce la possibilità di costruirsiun futuro nel territorio in analisi. Per i regolari è relativamente più facileaccedere a servizi istituzionali di inclusione sociale garantiti dalla normativa,tuttavia anche per essi spesso è doveroso insistere sull’informazione pervedersi garantiti con certezza quei diritti che, se negati, sfarinano qualunquepossibilità di edificare la propria esistenza in Puglia. Per gli irregolari,clandestini e non, l’accesso ai servizi ed alle istituzioni è sostanzialmentenegato, salvo grossomodo quello alla tutela sanitaria, ma pare essere diffusoil fenomeno della delazione alla polizia da parte del personale medico eparamedico in caso di pazienti non regolarmente residenti, fatto che allontanail migrante dalla tutela della sua salute, con tutto quello che ne può derivareper il singolo e per la collettività. In ultimo, per gli irregolari è ovviamentepiù facile accedere ai servizi isitituzionalizzati di esclusione sociale, quali:la detenzione, la reclusione in un CPT, la cacciata dall’Italia.

2. La condizione lavorativa. Essere un bracciante stagionale, ancorchéregolare, è cosa ben diversa dall’essere una domestica o una badante o unautista o un ambulante. In tutti questi ultimi settori esiste una sorta di“segmentazione etnica” dei mercati del lavoro, nel senso che le famiglie, intesecome parte datrice di lavoro, e i clienti degli ambulanti selezionano non piùsoltanto i prodotti, ma anche le persone sulla base della provenienza reale opresunta, mentre in agricoltura sembrano contare le braccia, più che laprovenienza, e dunque se vi è selezione su base etnica essa pare esseredeterminata dall’offerta di lavoro, dai lavoratori in gruppo, più che dalladomanda, ma anche dall’organizzazione del lavoro estremamente diversa dasettore a settore e all’interno di ogni singolo settore.

3. Il genere del migrante. La condizione di genere è determinante nelladefinizione dei percorsi migratori, soprattutto adesso che essa assume unacentralità globale. In Puglia, come in altre regioni italiane, aumentano legiovani immigrate sole provenienti dai paesi dell’ex blocco stalinista, fatto chesta assumendo proporzioni interessanti sotto diversi profili. Se escludiamo gliaspetti quantitativi, è giusto porsi in una prospettiva di integrazione che tengaconto di questa femminilizzazione del fenomeno nella ridefinizione dei criterie delle modalità di accoglienza, spesso tarate su una idea del migrante tuttaschiacciata sul genere maschile.

4. L’età del migrante. L’età del migrante medio si abbassa in virtù deiricongiungimenti familiari, ed aumentano i minori iscritti nelle scuole italianeed i maggiorenni iscritti nelle università. La responsabilità di cui è investitala scuola italiana, pubblica e privata, è fortissima e non si può più limitareal semplice buon cuore del singolo insegnante o della singola maestra. È

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necessario adoperare le risorse dei mediatori linguistici ed inter-culturaliformati dalla regioni. La Regione Puglia ha nel passato sfornato decine di corsiper mediatori, ma la scuola non ha assorbito questa manodopera. D’altra parteanche la sanità pubblica e privata poco si muovono in regione nella direzionedi un’accoglienza filtrata ed accompagnata da queste figure imprescindibiliin qualunque società poli-culturale e poli-linguistica.

5. La provenienza culturale del migrante. Questa condizione non è maipienamente oggettivabile, perché non esiste una scala di definizionedell’adesione ad una cultura che non sia fondata sulla presunzione o sulpregiudizio culturale, cioè su una falsa idea di partenza. Per questo, tornautilissimo ancora adoperare istituzionalmente la figura del mediatore, purchéanch’egli si muova nella direzione della comprensione culturale e non dellapedagogia interculturale, che è altra cosa rispetto alla prima.

Ma tutta questa instabile impalcatura rischia di accasciarsi al suolo se nonsi inquadra istituzionalmente l’immigrazione in una prospettiva strategica esistemica di integrazione sociale, quindi non più di semplice e volontaristicaaccoglienza. Una strategie che interrompa prassi costose e sconsiderate dirincorsa dell’emergenza immigrato, e che impianti su un piano di prevenzionee di costruzione partecipata con i migranti le nuove norme socialmentecondivisibili della convivenza in Italia. Per fare questo, è necessario semprepiù includere culturalmente il migrante attraverso l’offerta di informazioniprecise, specifiche e a-specifiche, con i mezzi più moderni a nostra disposizione.L’informazione è una risorsa di cui il migrante necessita assicurarsi la saluteed il lavoro, per socializzare: per vivere. Pertanto, solo una nuova informazioneper i migranti può sedimentare una identità collettiva nuova sulla quale instaurarei presupposti per un serio processo di integrazione sociale.

In questa prospettiva, il ruolo delle biblioteche e di tutti i presidi neutri(cioè scissi da funzioni repressive o indagatorie, come le questure) può esseredeterminante se ripensati anche come contenitori polifunzionali a cui affidareil compito di informare a tutto tondo i migranti presenti su un territorio.

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Esperienze del centro interculturaleABUSUAN di Bari

TAYSIR HASAN*

Il Centro Interculturale ABUSUAN, luogo di incontro, di cultura,gastronomia, musica e spettacolo nasce a Bari nel 1998 dove ha fatto la suasede sulle rovine di un antico monastero anzi, su quel che resta. Del monasteroera rimasto ben poco, il tempo e l’uomo lo hanno trasformato in quel cheancora si vede e s’indovina: L’uomo è artefice dell’avvenuto e l’uomo èartefice dell’avvenire.

Abusuan nasce dalla volontà di due immigrati (uno dalla Palestina e unodalla Costa d’Avorio), insieme ad un barese decidono di creare questo Centronella città di Bari. All’inizio avevamo presentato il progetto di creazione diun centro polivalente alla Comunità Europea all’interno dell’asse “integra”.Il progetto era presentato dalla associazione “Comunità di Corte Altini” cheda anni lavorava nel campo di immigrazione e integrazione con il partneriatodi Archivio dell’Immigrazione di Roma; Arcidiocesi di Bari-Bitonto; CGIL diBari; Missionari Comboniani di Bari; ARCI Nuova Associazione di Bari;Auditorium Diocesano Vallisa di Bari; Fondazione Centro OrientamentoEducativo di Milano; Euro Mediterraan Centrum Migratie Ontwkkfiing(E.M.CE.M.O.) di Amsterdam; Femmes et Développement en Algérie (F.E.D.A.)di Parigi; Associazione per la Promozione della Cultura Latinoamericana inItalia (A.P.C.LA.I) di Venezia; Lega per i Diritti dei Popoli di Roma, Universitàdegli Studi di Bari - dipartimento diritto internazionale e dipartimento dipedagogia interculturale.

Sfortunatamente la Regione Puglia, che selezionava i progetti, ha ritenutola non necessità di simile progetto. La convinzione dei promotori era inveceche una Centro interculturale a Bari era essenziale. E così si decise di andareavanti lo stesso creando all’interno del centro un luogo dove offriva piattitradizionali etnici per finanziare le molteplici attività.

Abusuan, tradotto nella lingua Akan della Costa d’Avorio “la grandefamiglia”, è uno spazio dove l’individualità emerge dal confronto.

L’Associazione ABUSUAN è un Centro Interculturale, un luogo di incontrotra culture e tradizioni di paesi diversi. Le sue molteplici attività nasconodall’intenzione di dare luogo ad una società nuova e ad un linguaggio capaci

* Operatore interculturale - Centro Interculturale Città di Bari - ABUSUAN.

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di esprimere, costruire e significare le nuove e diverse forme della convivenzae interetnicità.

Promovendo conferenze, concerti, spettacoli, incontri letterari ecinematografici, attività didattiche e formative, l’Associazione ABUSUAN sipone, tra i suoi principali obiettivi, quello di informare e di conoscere le realtàdi altri popoli, le culture, le storie e i conflitti che le/ci attraversano. Abusuansi pone punto di riferimento per servizi di informazione e formazione nelcampo delle migrazioni internazionali. Il suo fine è promuoverel’integrazione, la risoluzione dei conflitti tramite la cooperazione e lasensibilizzazione ai diritti umani, valorizzando i prodotti dell’intercultura.

Il progetto interculturale di Abusuan si concentra sulla costruzione e sullacomunicazione dei saperi, un impegno che non si ferma alla spettacolarizzazionedelle espressioni delle arti ma tenta un lavoro di composizione e discomposizione degli sguardi, affinché ogni “punto di vista” possa rivelare lapropria eccezionalità e la propria comunicabilità.

È per questo che Abusuan svolge le sue attività in due principali direzioni:

– da un lato il lavoro nell’ambito della conoscenza e dell’informazione:la promozione delle culture attraverso l’organizzazione di festivals interetnicidi musica, cinema e teatro;

– dall’altro il lavoro nell’ambito della formazione e della scuola:organizzazione di corsi di formazione e di aggiornamento per docenti edoperatori culturali, attività di educazione al decentramento cognitivo,laboratori di analisi e di critica della comunicazione mass-mediatica.

Le attività del centro sono rivolte a tutti coloro che operano nel campodella cooperazione sociale, al mondo del volontariato, alle amministrazionilocali, agli assistenti sociali, agli educatori, ai docenti, agli studenti, ai migrantie nascono dalla cooperazione.

Uno degli importanti appuntamenti annuale è il festival interetnico SoulMakossa.

Il nome viene dalla unione di due note musicali: sol (quella del pianoforte)e Makossa (una nota caratteristica della musica africana)

SOUL MAKOSSA è un viaggio attraverso i suoni e i linguaggi dell’arte senzaconfini. La sua formula è quella dei linguaggi in costruzione: gli artisti e learti sono chiamati ad interloquire, a dialogare e a trovare intese inedite. Nellarealizzazione delle diverse produzioni artistiche, create unicamente dal e peril Festival Interetnico SOUL MAKOSSA, il coinvolgimento di artisti di diversaestrazione culturale, sia di prestigio internazionale che sconosciuti al grandepubblico, ha rappresentato una reale opportunità di dialogo e scambio,un’occasione per scoprire e comprendere l’altro e per mescolare le singoleespressioni artistiche, riconoscendo il valore incomparabile di ognuna. Allo

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stesso tempo, il Festival Interetnico SOUL MAKOSSA è diventato un’opportunitàper molti artisti per creare proficue e future collaborazioni artistiche che sonoesistite ed esisteranno anche dopo il festival.

Durante le scorse edizioni, sul palco allestito nella suggestiva Corte delCatapano della Basilica di San Nicola a Bari, hanno recitato alcuni deimaggiori esponenti del teatro italiano tra cui Lucilla Morlacchi, Piera DegliEsposti e Enzo Moscato e altresì si sono esibiti apprezzati artisti della musicaitaliana e della world music, come Gianmaria Testa, Moriba Koita, Noa, GilDor, Zohar Fresco, Teresa Desio, Toups Bebey & Le Spirit Pan-african BrassBand o l’African Space Program, gruppo tra i quali componenti ricordiamoRoberto Ottaviano, Carlos Actis Dato e Gianni Lenoci e molti altri musicisti,apprezzati interpreti del jazz. Allo stesso tempo, questo festival ha rappresentatoe costituirà un’occasione di crescita e di scambio per alcuni dei giovanimusicisti della nostra città, a tale proposito ricordiamo l’esibizione dell’AbusuanBrass Band, formazione di fiati e percussioni formata da alcuni musicistipugliesi nata per questo festival, che ha proposto un repertorio di classici dellacanzone italiana, arrangiati in chiave bandistica, e suonando insieme a ToupsBebey & Le Spirit Pan-african Brass Band è riuscita a dare vita ad unospettacolo ove la tradizione bandistica pugliese è riuscita a mescolarsi conquella delle fanfare africane.

SOUL MAKOSSA non è solo concerti dal vivo, produzioni musicali create dale per il festival, poesia e teatro ma è anche conoscenza delle molteplici sonoritàe linguaggi che animano il mondo, il tutto attraverso i seminari e i dibattiorganizzati e inseriti nel suo cartellone a cui gran parte della cittadinanzabarese ha partecipato con entusiasmo.

Un altro appuntamento molto importante è il festival di Cinema “Balafon”che ha come principale obiettivo la promozione e diffusione delle diverserealtà culturali e artistiche dell’Africa, delle isole Caraibiche e del Pacifico,considerando anche i paesi sudamericani. Questo obiettivo è raggiunto ognivolta che organizziamo il BALAFON FESTIVAL, ma la strada è ancora molto lunga.

Tutte le precedenti edizioni del BALAFON FESTIVAL hanno riscosso moltosuccesso ed è sempre un’esperienza entusiasmante. Ogni anno il pubblico baresee non solo barese ha potuto conoscere uno spaccato della cultura di mondilontani, attraverso il loro cinema, ma non solo anche grazie al festival, è statopossibile vedere “altri modi di fare cinema”. Allo stesso tempo, la formula diBALAFON FESTIVAL (ad esempio vedasi la presenza di artisti stranieri e personaggidel mondo cinematografico) e la promozione dello stesso festival svolta sia inItalia che all’estero hanno rappresentato e costituiscono ogni anno una reale econcreta opportunità per far conoscere le realtà paesaggistiche, culturali,economiche e sociali di Bari e di tutta la regione oltre i suoi confini territoriali.

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Le attività del Centro Interculturale Abusuan sono anche nelle scuoleper cui si organizzano corsi di formazione laboratori e stages. E ognianno si propone loro (ma anche coinvolgendo la Città) una mostra dafar visitare alunni e pubblico adulto. L’ultima che abbiamo realizzatoè stata la MOSTRA PERCORSO “IL VIAGGIO”.

È Mostra Percorso che nasce all’interno di un progetto comunitario “equal”denominato “Immagine dell’immigrato in Italia tra media, società civile e ilmondo del lavoro” che vede coinvolti 21 organizzazioni presenti in Italia (laMissione in Italia dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM),la Caritas di Roma/Dossier Statistico Immigrazione l’Archiviodell’Immigrazione, la RAI, il Censis, il Centro Interculturale Abusuan, ilCentro Interculturale della Città di Torino, la Provincia di Torino, il Centrodi Educazione Interculturale della Provincia di Mantova, le associazioni diimmigrati: Baobab, Bota Shqiptare, Donne Capoverdiane in Italia, FilipinoWomen’s Council e NODI-Nostri Diritti, le ONG COSPE e UCSEI, gli entidi formazione Forema di Padova, CEFAL di Bologna, ENFAP di Pescara,ESCLA di Matera, ed IRSEA di Bari, la Società Ergon Sistemi).

Il Viaggio non è una collezione di oggetti in bacheca ma, attraversoinstallazioni e simulazioni (fotografie, immagini, grafici, documenti, cartegeografiche, testi e video), costruisce la proposta di un percorso.

È l’invito a compiere insieme un viaggio un po’ particolare: un viaggionei viaggi.

Viaggiare vuol dire spostarsi e tutti sappiamo che è possibile farlo fisicamentee cioè nello spazio, percorrendo la distanza che separa un luogo da un altro,oppure metaforicamente: possiamo viaggiare con la memoria nel passato o conl’immaginazione nel futuro e negli infiniti presenti, possiamo viaggiare sognandoo leggendo, ascoltando una musica o un racconto o ancora entrando nel grandeschermo di una sala cinematografica. In ogni caso, ogni viaggio implica unatrasformazione: dallo stare all’andare, da ciò che si è a ciò che si potrebbeo si vorrebbe essere.

La mostra “IL VIAGGIO” è stata ospitata all’interno della stazione marittimadel porto di Bari. Il porto: luogo di eccellenza per partenze ed arrivi, masoprattutto confine. Transito di molteplici lingue ed innumerevoli storie.

Ma un confine unisce o divide? Congiunge o separa?La città in cui nasce questa Mostra Percorso, sul confine ci vive da sempre:

un confine fisico (terra e mare) ed un confine politico: i cartelli della doganaci dicono che, oltrepassata la frontiera, potremmo ritrovarci in Grecia, inAlbania, in Croazia, in Montenegro, in Turchia. E se ci imbarcassimo su unanave da crociera, da Bari, per mare, potremmo raggiungere anche l’Egitto, laLibia, la Tunisia, l’Algeria, il Marocco, la Spagna.

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Ma prima, comunque, un confine, una dogana: documenti!Anche per il nostro viaggio nei viaggi, dunque, sarà bene procurarci un

documento. Una carta di identità (distribuita a tutti i visitatori) ci porrà ledomande di rito: nome, cognome, cittadinanza, residenza, colore dei capelli,degli occhi… segni particolari.

Ma che senso avrà mai questo pezzo di carta beigiolina, questa tessera checi accompagna dovunque raccontando di noi, con minuziosa descrizione. Epoi, ci racconta veramente?

Qual è l’“identità” che viene certificata e cosa, della nostra “identità”rimane non detto dal documento?

Quello che è certo è che quel pezzo di carta ha un valore inestimabile, èla prova della nostra esistenza: se non lo avessimo, certo, esisteremmo lostesso, ma la nostra sarebbe una vita invisibile, clandestina, non autorizzata.

Altra attività a cui Abusuan partecipa all’interno del progetto equal è lacreazione l’Archivio delle Comunità Straniere presenti in Italia che nasceper promuovere una migliore conoscenza, percezione e auto-rappresentazionedelle Comunità immigrate in Italia. L’Archivio è stato organizzato per raccoglieremateriali e registrare dati e documenti sulla pluralità culturale espressa dallediverse associazioni, comunità e individui, per rendere fruibili anche ad altrila memoria e la ricchezza di tante storie di immigrazione. L’Archivio delleComunità Straniere intende offrire agli immigrati e alle associazioni stranierela possibilità di far emergere tutto quel patrimonio di immagini, documenti,prodotti culturali, atteggiamenti, testimonianze, che costituisce la loroidentità; e renderlo, dall’altra parte, oggetto di studio e racconto, un patrimoniocarico di valenze e significati a cui possano accedere sia gli immigrati che gliitaliani.

Inoltre Abusuan sempre con il progetto equal partecipa con la costituzionedi una sede di redazione locale della Agenzia Migra (Agenzia InformazioneImmigrati Associati), una Agenzia di informazione e servizi costituitaessenzialmente da operatori immigrati, ben radicati nella realtà delle loroComunità, e in grado di dar voce a livello locale e nazionale ai temi e aiproblemi dell’immigrazione.

Infine, e non poco importante, all’interno della sede del Centro Abusuanè stato allestito un “ristorante multietnco” dove si possono degustare piattitipici di varie popoli, dalla Africa al Medioriente, dall’Asia alla AmericaLatina dalla Puglia alla Sardegna etc… Ed è una maniera di autofinanziamentoe per non dipendere completamento dagli Enti locali.

Nel quadro di una strategia complessiva volta a sostenere l’integrazionesociale e culturale dei cittadini immigrati, perseguita anche attraverso la ricercadi sinergie fra le diverse componenti istituzionali che operano sul territorio,

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il centro Abusuan ha aderito ad una iniziativa promossa dalla Prefettura diBari, in tema di interculturalità, sottoscrivendo nel gennaio 2005 insieme conaltri soggetti pubblici e privati – tra questi la Regione Puglia, la Provinciadi Bari, il Comune di Bari e l’Università degli Studi di Bari – un protocollodi intesa mirante a promuovere da parte dei comuni della provincia di Baril’attivazione di centri interculturali quali luoghi di scambio e di confrontorivolti tanto ai cittadini nativi quanto ai cittadini immigrati.

Il 9 novembre 2005 la giunta comunale ha aderito alla delibera regionaledel 29/12/2004 in cui realizzava 4 centri interculturali di cui uno nella cittàdi Bari, deliberato la costituzione del Centro Interculturale della Città eaffidando la gestione al centro Abusuan. A seguito di tale delibera il 5 dicembre2005 il Comune di Bari ha sottoscritto il protocollo di intesa con Regionee Ufficio Scolastico Regionale per la Puglia del Ministero Istruzione Universitàe Ricerca.

Il 1° febbraio 2006 il Comune di Bari ha istituito e siglato il CentroInterculturale del Comune di Bari affidandone la gestione all’associazioneAbusuan attraverso una convenzione.

Nell’ambito del suddetto progetto, nel 2006 abusuan ha allestito nellapropria sede un centro di documentazione sul tema dell’immigrazione checontiene centinaia di libri, dvd, videocassette e cd rom, storia, letteratura ecultura in genere.

Abusuan, inoltre si avvale, a parte le competenze interne, per le sue attivitàdella Cooperativa dei mediatori linguistici culturali Interetnica 2000 e disvariati professionisti italiani ed immigrati.

A dicembre del 2006 il Ministero della Pubblica Istruzione, ha stilato undocumento generale di indirizzo per l’integrazione degli alunni stranieri eper l’educazione interculturale nella scuola e dove ha istituito la Consulta(dove Abusuan è membro) e l’Osservatorio Nazionale per l’integrazione deglialunni stranieri e l’educazione interculturale. La partnership di questo progettoha scelto la piena integrazione di tutti nella scuola e l’educazione interculturalecome dimensione trasversale, come sfondo integratore che accomuna tuttele discipline e tutti gli insegnanti, e si propone per una educazioneinterculturale che rifiuta sia la logica dell’assimilazione, sia la costruzioneed il rafforzamento di comunità etniche chiuse. Vuole favorire e promuoverel’eterogeneità delle cittadinanze nella composizione delle classi, piuttostoche formare classi omogenee per provenienza culturale o religiosa.

Abusuan ha organizzato il IX convegno nazionale dei centri interculturaliinsieme ai centri di Milano, Torino e Arezzo. Fa parte anche della rete nazionaledei centri interculturali. Abusuan, insieme ai centri interculturali con cuicondivide strategie e modalità comuni e hanno ospitato, a partire dal 1998,

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il convegno annuale dei Centri Interculturali che è diventato ormai unappuntamento atteso e fortemente partecipato a livello nazionale, ha stilatoun protocollo di intesa in cui i Centri Interculturali in elenco si impegnanoa:– redigere una carta di intenti che definisca l’identità dei centri interculturali,

la qualità delle loro azioni, l’orizzonte etico e culturale di riferimento, sullabase del percorso e delle esperienze fin qui condivise;

– proseguire e potenziare la collaborazione proficua fra i Centri attraverso loscambio, l’informazione, l’aggiornamento reciproco;

– continuare ad operare per l’organizzazione del convegno annuale dei CentriInterculturali (in ottobre) in città diverse, coinvolgendo di volta in volta un“nuovo” Centro Interculturale e collaborando a definire il tema e i contenutidell’iniziativa;

– organizzare annualmente (in maggio) un seminario interno e ristretto diriflessione e scambio sui temi che emergono e richiedono approfondimenti;

– mettere in comune e diffondere strumenti, testi e materiali elaborati daiCentri Interculturali.

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Premesso che:

– in questi ultimi anni in diverse città italiane si sono organizzati nuovi servizi,denominati Centri Interculturali, sorti grazie all’impegno delle amministrazionilocali o delle associazioni del volontariato e del privato sociale. Tali centrihanno svolto un lavoro capillare e attento per accompagnare i processidi trasformazione delle città in senso multiculturale;

– l’interazione positiva tra nuovi e vecchi cittadini non si origina infatti dallasola convivenza, ma è un programma di lavoro che deve vedere impegnatisoggetti del pubblico e del privato sociale in azioni quotidiane volte afacilitare le relazioni tra le persone, avviare progetti interculturali, promuoverela formazione degli operatori;

– in particolare, in questi anni, i Centri Interculturali di seguito elencati:• Centro COME - Milano• Centro Interculturale Città di Torino - Comune di Torino• Centro di Documentazione Città di Arezzo• Centro Documentazione Educativa - Comune di Venezia• Centro Millevoci di Trento• C.R.E.M.I. - Fano• MEMO Multicentro Educativo “Sergio Neri” Modena - Comune di Modena• Prometeo - Provincia di Reggio Emilia• Centro Interculturale Città di Bari• Laboratorio Migrazioni - Comune di Genova• CD/LEI di Bologna

hanno agito, creando relazioni e scambi di riflessione e progetti, ai fini diattuare nelle loro realtà una positiva inclusione sociale e interazione culturaleattraverso:• la realizzazione di percorsi formativi rivolti a giovani, adulti, operatori educativi,

sociali, sanitari, volontari, educatori, animatori;• la promozione di opportunità e occasioni di incontro e di reciproca

conoscenza e scambio interculturale fra cittadini italiani e stranieri;

PROTOCOLLO DI INTESAper la costituzione della

RETE NAZIONALE DEI CENTRI INTERCULTURALI

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• la disponibilità di spazi, occasioni di riflessione e auto-riflessioneprofessionale sui temi legati all’integrazione e all’intercultura;

• l’elaborazione e la diffusione di strumenti, materiali, pubblicistica (ancheplurilingue) utili al lavoro educativo, sociale e culturale in contestimulticulturali;

• la creazione di strategie volte a favorire la partecipazione e i percorsi dicittadinanza dei nuovi cittadini;

• la diffusione di idee e pratiche di intercultura e di interazione positiva attaa sostenere il lavoro degli operatori dei servizi per tutti;

considerato che:

i Centri Interculturali sopra indicati da anni operano con un lavoro di retedenso e capillare per:• condividere strategie e modalità comuni;• ospitare, a partire dal 1998, il convegno annuale dei Centri Interculturali

che è diventato ormai un appuntamento atteso e fortemente partecipatoa livello nazionale;

• garantire lo scambio di materiali, riflessioni, informazioni tra i CentriInterculturali;

i Centri Interculturali in elenco si impegnano a:

– redigere una carta di intenti che definisca l’identità dei centri interculturali,la qualità delle loro azioni, l’orizzonte etico e culturale di riferimento, sullabase del percorso e delle esperienze fin qui condivise;

– proseguire e potenziare la collaborazione proficua fra i Centri attraversolo scambio, l’informazione, l’aggiornamento reciproco;

– continuare ad operare per l’organizzazione del convegno annuale deiCentri Interculturali (in ottobre) in città diverse, coinvolgendo di volta in voltaun “nuovo” Centro Interculturale e collaborando a definire il tema e icontenuti dell’iniziativa;

– organizzare annualmente (in maggio) un seminario interno e ristretto diriflessione e scambio sui temi che emergono e richiedono approfondimenti;

– mettere in comune e diffondere strumenti, testi e materiali elaborati daiCentri Interculturali.

A tal fine i Centri Interculturali sopra elencati convengono di:

– formalizzare il lavoro di rete fra i Centri Interculturali in indirizzo attraversola firma congiunta del Protocollo di Intesa da parte delle 11 città che inquesti anni hanno ospitato il convegno annuale, con validità di tre annidalla data di costituzione;

– individuare come sede del “coordinamento leggero” il Centro COME diMilano, in collaborazione con la Provincia di Milano / Assessorato Culturee Integrazione;

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– aggiornare annualmente la mappa dei Centri Interculturali che operano alivello nazionale;

– elaborare una newsletter on-line che contenga le informazioni e le notizieprovenienti dai Centri Interculturali.

Tutto ciò si intende senza oneri aggiuntivi per i Centri Interculturali aderenti.

Allegato: scheda sintetica dei Centri Interculturali.

Letto, firmato e sottoscritto.Data, __________________

Elenco firmatari

Ente Referente Firma

Centro COMEFarsi Prossimo ONLUSSocietà Cooperativa Sociale Monica Napoli

Centro Interculturale Città di TorinoComune di Torino Angela La Rotella

Centro di DocumentazioneCittà di Arezzo Roberto Barbieri

Centro Documentazione EducativaComune di Venezia Anna Maria Giannuzzi Miraglia

Centro Interculturale Millevoci Trento Laura Bampi

Centro di Ricerca e MediazioneInterculturale C.R.E.M.I.Comune di Fano Gabriella Peroni

MEMO - Multicentro Educativo“Sergio Neri” Comune di Modena Beatrice Iori

PROMETEO - Servizi per l’interculturaProvincia di Reggio Emilia Gloria Cacciavillani

Centro Interculturale Città di Bari Pasquale Martino

Laboratorio MigrazioniComune di Genova Marina Cinieri

CD/LEI Centro di DocumentazioneLaboratorio per un’EducazioneInterculturale Comune di Bologna Miriam Traversi

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Le Biblioteche pugliesie gli utenti stranieri: i risultati di un’indagine

GIUSEPPINA DI PUMPO* e VALTER MESSORE**

Presentazione

È ormai in atto da diversi anni, da parte della pubblica amministrazione,lo sforzo per fornire risposte appropriate alle esigenze dei cittadini che sirivelano sempre meglio informati e portatori di interessi nuovi.

Ne consegue una duplice azione che se, da una parte tende al miglioramento– in termini qualitativi – dei servizi offerti, dall’altra – e quindi sinergica conla prima – spinge per la ricerca e per lo sviluppo degli strumenti più idonei edefficaci volti a misurare il grado di soddisfazione degli utenti e delle imprese.

Non è un caso, dunque, che, così come ampiamente adoprato dal settoreprivato, l’indagine di customer satisfaction costituisca, allo stato attuale, lametodologia più diffusa.

È stato efficacemente fatto rilevare, infatti, che essa «rappresenta una delleattività possibili nell’ambito delle politiche dell’ascolto e della partecipazionedei cittadini alla realizzazione delle politiche pubbliche, una leva strategicaper conoscere e rendere più consapevole il cittadino, per costruire un nuovomodello di relazione amministrazioni-amministrati basato sulla fiducia e suuna nuova legittimazione dell’azione pubblica»1.

Tale orientamento è stato fatto proprio da “Teca del Mediterraneo”, chea partire dal 2003 ha inteso avviare l’indagine statistica sul profilo dellapropria utenza in maniera sistematica, per valutare adeguatamente l’efficaciadella propria mission.

Tra i dati, opportunamente editi in un apposito rapporto2, costituisceulteriore elemento di interesse anche lo scoop, ossia la customer satisfaction

* Bibliodocumentalista - “Teca del Mediterraneo”.** Funzionario regionale - “Teca del Mediterraneo”.1 A. Gramigna, Le amministrazioni pubbliche indagano la soddisfazione dei

cittadini, in «Centralità del servizio. La customer satisfaction nelle biblioteche - Attidel Convegno, 9 maggio 2006», a cura di S. Apis e A. Maria Della Fornace, AIB -Sezione Marche, Roma 2007, pag. 67.

La pubblicazione testé citata offre, per altro, spunti interessanti dal punto di vistametodologico, oltre che interventi di rilievo sul tema della customer satisfaction.

2 Il Rapporto sulla gestione, a cadenza annuale, di “Teca del Mediterraneo”

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applicata ad una specifica categoria frequentante la biblioteca e che nel 2006ha riguardato gli utenti stranieri.

Partendo da quest’ultima considerazione, si è inteso – in previsione dellapresente pubblicazione edita in occasione dell’undicesimo workshop3 –effettuare un’ulteriore ricognizione statistica sull’utenza straniera, relativamenteal periodo temporale settembre 2007-aprile 2008, allo scopo di fornire unquadro comparativo sufficientemente più ampio ed, inoltre, realizzareun’indagine conoscitiva, rivolta alle maggiori biblioteche presenti sul territorioregionale pugliese, per il confronto di eventuali esperienze di customersatisfaction in atto ed assimilabili a quella condotta da “Teca del Mediterraneo”per quanto riguarda la frequenza da parte di utenti stranieri.

Le tabelle statistiche e le essenziali considerazioni svolte rispetto ai datiottenuti hanno il solo scopo di fornire elementi di base per ulterioriapprofondimenti in tema di rapporto biblioteca/utenza e che, nel caso specificodi soggetti alloctoni, assume una rilevanza maggiore, alla luce dell’attualedibattito, sempre più vivace e, per certi versi controverso, vertente su questioniquali la multiculturalità e l’identità.

comprende, tra l’altro, il profilo sull’utenza che si compone di tabelle relative allafonte statistica costituita dalle schede consegnate ai visitatori che si recano fisicamentein biblioteca (visitatori in loco) e da essi compilate dopo aver usufruito della struttura.Dall’universo delle schede compilate dai visitatori è estratto un campione random,nella misura del 50%, il quale è sottoposto a operazionalizzazione digitale con l’ausiliodi un software proprietario. L’operazionalizzazione del campione random consenteanzitutto di elaborare il profilo essenziale del visitatore in loco di “Teca del Mediter-raneo”, utilizzando le informazioni di base quali genere, età, residenza, titolo di studioe attività svolta (posizione sociale). Il grado di soddisfazione rispetto alla performan-ce offerta da “Teca del Mediterraneo” è dedotto dalle risposte chiuse (sì/no) fornitedal visitatore in loco, dopo ogni visita, alla domanda: Il suo bisogno di informazione/documentazione è stato soddisfatto dalla Biblioteca? L’operazionalizzazione delcampione random consente di elaborare ulteriori dati attraverso l’incrocio statisticofra le informazioni di base e fra esse e il grado di soddisfazione: sono così ottenuteulteriori risultanze statistiche atte a meglio comprendere il profilo dell’utenza.

Il piano di rilevazione del profilo dell’utenza, oltre all’indagine sui visitatori in lococome precedentemente esplicitato, prevede un approfondimento (scoop) che ognianno è di tipologia diversa: nel 2002 ha riguardato i dirigenti di vertice della RegionePuglia, nel 2003 i consiglieri della Regione Puglia, nel 2004 le biblioteche e centri didocumentazione con cui “Teca del Mediterraneo” ha intrattenuto relazioni sul pianodella erogazione di beni (merci e servizi), nel 2005 i liberi professionisti e nel 2006l’utenza straniera. (Fonte: sito ufficiale di “Teca del Mediterraneo” http://www.bcr.puglia.it)

3 Consiglio Regionale della Puglia “Teca del Mediterraneo” - BibliotecaMultimediale & Centro di Documentazione - Undicesimo Workshop: Lorganizzazionedella conoscenza fra identità e multiculturalità, Bari 23-24 giugno 2008.

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A questo proposito, va anche chiarito che le rilevazioni di customersatisfaction realizzate, trattano di utenza straniera e non già di immigrati.

Si è ritenuto meno problematico adoperare il termine “straniero/a”,semplicemente inteso come colui/colei che proviene dall’estero, prescindendoda qualsiasi altra connotazione o condizione giuridica ed, in ogni caso, nonnecessarie ai fini della rilevazione statistica, in quanto i due termini, “straniero”ed “immigrato” assumono sfumature diverse, soprattutto, se rapportati ad unaltro elemento, ossia il concetto di “cittadinanza”. Esplicativa, al riguardo, èla definizione fornita dall’ISTAT:

«Il concetto di popolazione immigrata non deve essere confuso con quellodi popolazione straniera. Il concetto di popolazione straniera è fondato sulsolo criterio giuridico della cittadinanza: ogni persona residente in Italia cheabbia dichiarato al censimento una cittadinanza diversa da quella italiana èconsiderata straniera.

Per immigrato si intende invece una persona nata straniera (non in possessodella cittadinanza italiana) all’estero (fuori dall’Italia).

Il concetto di popolazione immigrata si riferisce quindi al luogo di nascita.Una persona nata straniera all’estero continua ad appartenere alla popolazioneimmigrata, anche se la sua cittadinanza cambia. In altri termini, la popolazioneimmigrata comprende le persone nate all’estero che si sono dichiarate italianeper acquisizione o straniere.

Per definizione, i bambini nati in Italia da genitori stranieri (e quindistranieri secondo la legislazione italiana) non fanno parte della popolazioneimmigrata.

Le due popolazioni, quella straniera e quella immigrata, coincidono dunquesolo in parte (non tutti gli immigrati sono cittadini stranieri e viceversa nontutti gli stranieri sono immigrati: alcuni immigrati sono italiani per acquisizione,alcuni stranieri sono nati in Italia), e precisamente per quel che riguarda lepersone di cittadinanza straniera nate all’estero»4.

Il presente contributo si articola in quattro sezioni: la prima illustra lametodologia impiegata per la realizzazione delle indagini conoscitive, nellaseconda vengono sinteticamente commentati i dati più significativi relativi allarilevazione effettuata sulle biblioteche pugliesi, nella terza è stato approntatoun quadro sinottico sui risultati dell’indagine svolta sull’utenza straniera che

4 Tratto dal documento: 14° censimento della popolazione: dati definitivi “Glistranieri residenti in famiglia e in convivenza” del 16 giugno 2004, pag. 2 pubblicatodall’ISTAT (sito web: http://www.istat.it) e scaricabile in formato pdf da:http://www.istat.it/salastampa/comunicati/non_calendario/20040616_00/cittadini_stranieri_residenti.pdf (consultato il 13 maggio 2008).

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ha frequentato “Teca del Mediterraneo” e nella quarta (Appendici) sono stateriportate le relative tabelle statistiche.

Si desidera ringraziare, infine, in modo particolare i dirigenti ed i lorocollaboratori delle strutture bibliotecarie coinvolte, nonché gli utenti stranieri,per la cortese e paziente disponibilità da tutti dimostrata nel fornire i datinecessari alla compilazione dei questionari.

Sezione I - Aspetti metodologici

Per quel che concerne la customer satisfaction mirata alle bibliotechepugliesi è stata operata, in prima istanza, una selezione secondo il criteriobasato sulla maggiore rappresentatività nel contesto territoriale pugliese, nonchétenendo presenti realtà particolarmente frequentate da fruitori stranieri ointeressate da progetti a vario titolo. Il relativo questionario è stato elaboratoin un ideale rapporto dialettico con eventuali ed analoghi progetti di customersviluppati all’interno delle biblioteche interpellate. Nel far ciò, tuttavia, si ètenuto conto anche dell’assenza di tali progetti, stimando rilevante anchequesto aspetto ai fini strettamente statistici e conoscitivi.

Esso si compone di una parte introduttiva, ovvero raccoglie notizie sulladenominazione e tipologia della biblioteca intervistata; la seconda parte è voltaa conoscere il giudizio delle interpellate su “Teca del Mediterraneo” ed il suosito Internet. Il cuore centrale è costituito, invece, da tutti gli elementicaratterizzanti l’indagine di customer satisfaction, volti a conoscere il ruolodei fruitori stranieri delle maggiori biblioteche pugliesi.

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Biblioteca Centrale della Facoltà di Economiadell’Università degli Studi di Bari

Dipartimento di Scienze Statistiche facoltà diEconomia dell’Università degli Studi di Bari

Biblioteca di Studi aziendali e giusprivatisticifacoltà di Economia dell’Università degli Studidi Bari

Biblioteca del Seminario Giuridico Facoltà diGiurisprudenza dell’Università degli Studi diBari

Biblioteca Centrale della Facoltà di Farmaciadell’Università degli Studi di Bari

Biblioteca Centrale della Facoltà di Linguedell’Università degli Studi di Bari

Biblioteca Centrale della Facoltà di Ingegneriadell’Università degli Studi di Bari

Biblioteca Centrale della Facoltà di Architetturadell’Università degli Studi di Bari

Biblioteca Centrale della Facoltà di Agrariadell’Università degli Studi di Bari

Biblioteca Centrale della Facoltà di Lettere eScienze della Formazione dell’Università degliStudi di Bari

Biblioteca Centrale della Facoltà di Veterinariadell’Università degli Studi di Bari

Biblioteca interfacoltà Lum “Jean Monnet”Casamassima

Biblioteca Provinciale Santa Teresa dei MaschiBari

Biblioteca Comunale di Bisceglie

Biblioteca Comunale “Sabino Loffredo” diBarletta

Biblioteca Comunale “Amatulli” di Noci

Biblioteca Comunale “De Miccolis” Putignano

Biblioteca Comunale “Giovene” Terlizzi

Biblioteca parrocchiale “Don Michele Cafagna”Bisceglie

Biblioteca Provinciale “Magna Capitana” diFoggia

Biblioteca Economico Giuridica “Felice Chirò”di San Severo

Biblioteca Interfacoltà degli Studi di Foggia

Biblioteca della Facoltà di Medicina e ChirurgiaUniversità degli Studi di Foggia

Biblioteca del Corso di Laurea in Scienze delleAttività Motorie e Sportive di Foggia

Biblioteca civica unificata di Manfredonia

Biblioteca Provinciale di Brindisi

Biblioteca Comunale “Trinchera” di Ostuni

Biblioteca Comunale “De Nitto” di Latiano

Biblioteca di Economia Università degli Studidi Lecce

Biblioteca di Lingue dell’Università degli Studidi Lecce

Biblioteca di Studi giuridici dell’Università degliStudi di Lecce

Biblioteca Provinciale di Lecce

Mediateca della Provincia di Lecce

Biblioteca del Seminario giuridico dell’Univer-sità degli Studi di Taranto

Tab. 1

Nella tab. 1) sono elencate le biblioteche pugliesi che hanno rispostoall’indagine5:

5 In numero di 38 sulle 60 contattate, ossia il 63,3% del campione preso in esame.

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Biblioteche centrali della Facoltà degli Studi diLecce:

Biblioteca Interfacoltà “Teodoro Pellegrino”

Biblioteca dei Beni delle Arti e della Storia

Biblioteca di Filologia Classica e di ScienzeFilosofiche

Biblioteca di Filologia, Linguistica e Letteratura

Biblioteca di Filosofia e Scienze Sociali

Biblioteca di Ingegneria dell’Innovazione

Biblioteca di Lingue e Letterature Straniere

Biblioteca di Scienze dell’Antichità

Biblioteca di Scienze Pedagogiche, Psicologi-che e Didattiche

Biblioteca di Matematica

Biblioteca di Ingegneria dell’Innovazione

Biblioteca ISUFI - Settore e-BusinessManagement

Biblioteca ISUFI - Settore Patrimonio Culturale

Biblioteca di Scienze Sociali, Politiche e delTerritorio

Biblioteca di Scienze e Tecnologie Biologichee Ambientali

Biblioteca centrale della Facoltà di Lettere eFilosofia Università degli Studi di Foggia

Biblioteca centrale della Facoltà di medicina echirurgia Università degli Studi di Bari

Biblioteca Nazionale di Bari

Biblioteca Ricchetti di Bari

Biblioteca comunale Ghirulli di Martina Franca

Biblioteca comunale “Siciliani” di Galatina

Biblioteca comunale di Ascoli Satriano

Tab. 2

Nella tab. 2) sono, invece, riportate le biblioteche pugliesi che non hannorisposto all’indagine:

Per gli stranieri che frequentano “Teca del Mediterraneo”, il questionario èstato sottoposto direttamente agli utenti, prevedendone, oltre a quella italiana,una versione in lingua francese ed una in lingua inglese per facilitarneeventualmente la comprensione.

Inoltre, non sono stati richiesti dati sensibili nel rispetto della vigentenormativa sulla privacy, privilegiando l’obiettivo di conoscere il giudizio suiservizi offerti da “Teca del Mediterraneo”, o quanto meno la percezione diquelli maggiormente fruiti dagli stranieri.

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6 L’unica biblioteca, che ha risposto affermativamente, non è stata però in grado difornire (tranne che specificare l’utilizzo di questionario) ulteriori elementi in merito.

In una fase successiva, tutti i dati raccolti sono stati analizzati e sistematizzatiper mettere in luce un panorama regionale il più possibile puntuale ed esaustivo.

Tali risultati costituiscono sicuramente utili indicatori per la determinazioneo la riprogettazione dei sistemi di erogazione dei servizi, contribuendo, così,ad una taratura ottimale dei bisogni effettivi degli utenti, destinatari ultimi delbene offerto.

Sezione II - Sintesi dei dati sulla frequenza e grado di soddisfazionedell’utenza straniera nell’ambito delle biblioteche pugliesi.

La tipologia delle biblioteche prevalente risulta essere quella universitaria(50%), seguita da quelle comunali (23,7%).

Il 76,3% delle biblioteche dichiara di conoscere “Teca del Mediterraneo” eil 21% di averne visitato il sito ufficiale. In merito a quest’ultimo, esso vienegiudicato “buono” nella misura del 52,4%.

Circa l’utenza straniera, l’81,6% delle biblioteche interpellate ne attesta lapresenza, mentre la figura del mediatore interculturale è praticamente assente(96,8%).

Anche per quanto riguarda eventuali indagini statistiche effettuate rispettoalla frequentazione da parte dell’utenza straniera, il dato denota che tali prassinon vengono attuate (96,8%)6.

In mancanza di adeguati progetti di customer satisfaction la provenienzadegli stranieri non risulta quantificabile; le indicazioni fornite si limitano aregistrare soltanto i paesi d’origine, sulla base di una valutazione soggettiva daparte del personale facente parte della struttura bibliotecaria.

La “Carta dei Beni” è presente per il 34,2% delle biblioteche che hannofornito risposta affermativa, ma in nessuna di queste viene utilizzata una versionein lingua straniera.

Infine, tra i servizi prevalente è la richiesta da parte dell’utenza straniera dimonografie (27,3%), seguita da quella relativa alle riviste (13,6%), ai corsi diapprendimento linguistico (11,4%) ed Internet (9,1%).

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2006

Il questionario ha riguardato n. 18 soggetti.

Il genere maschile è predominante (55,6%)rispetto a quello femminile (44,4%), mentre ladistribuzione geografica rivela una prevalenzadi utenti stranieri provenienti dal continenteafricano, in virtù di una presenza significativadi eritrei (27,8%). A livello europeo il 22,2% èrappresentato da montenegrini (22,2%),seguito da rumeni (16,7%).

Il possesso del titolo di studio di scuola mediasuperiore è prevalente (55,6%), rispetto acoloro in possesso del diploma di scuola mediainferiore (27,8%) e del diploma di laurea(16,7%).

Oltre alla lingua madre, l’83,3% degli intervistatidichiara di conoscere sia l’inglese chel’italiano7.

L’attività degli intervistati evidenzia un bassapercentuale di occupati (11,1%), mentreprevalente risulta essere la condizione di“studente” (55,6%), seguita da coloro chedichiarano di essere in cerca di occupazione(33,3%).

“Teca del Mediterraneo” ed i servizi da essaforniti è stata conosciuta dagli intervistativisitando altri siti istituzionali (66,7%), mentre èdel 22,2% il dato riferito a coloro che l’hannoconosciuta attraverso gli organi di informazione.

I dati sulla frequenza evidenziano che il 72,2%degli utenti stranieri visita la Biblioteca almenouna volta al mese, seguito dal 16,7% che lavista 6 volte al mese e dall’ 11,1% che la visita3 volte la settimana.

settembre 2007-aprile 2008

Il questionario ha riguardato n. 25 soggetti.

Per il periodo preso in esame, è leggermenteprevalente l’utenza straniera di generefemminile (52%), mentre, in termini diprovenienza, è l ’Albania9 i l paese piùrappresentativo (32%), seguito dalla Romania(20%).

Il titolo di scuola media superiore, rispettoall’anno 2006, resta quello prevalente (56%)ma cresce il dato di coloro in possesso deldiploma di laurea (40%).

Il 76% degli intervistati dichiara di conoscere,oltre alla lingua madre, tanto l’inglese quantol’italiano.

È confermata la percentuale (in crescita) pre-valente degli studenti (60%), alla stregua deldato riferito a coloro in cerca di occupazione(28%).

Rispetto al dato del 2006, il 72% degli intervi-stati dichiara di essere venuto a conoscenzadi “Teca del Mediterraneo” attraverso altre fontio organi d’informazione10.

La frequenza in “Teca del Mediterraneo” daparte dell’utenza straniera risulta essere “alta”(almeno 3 visite/settimana) nell’ordine del 40%,seguita dal 32% che dichiara almeno 6 visite/mese.

Sezione III - Quadro sinottico dei dati più significativi dell’indagine svoltasull’utenza straniera che ha frequentato “Teca del Mediterraneo”.

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Internet costituisce il servizio privilegiato (60%)per il reperimento di informazioni, a cui seguela consultazione dei quotidiani (26,7%) e delleriviste (10%). Altro tipo di documentazioneofferta dalla Biblioteca quali monografie,banche dati, riviste elettroniche (tramite ilsoftware tATOO)8 e grandi opere non è statosegnalato dagli intervistati.Alla domanda Ritiene che la frequenza dellaBiblioteca ed i suoi servizi possano in qualchemodo fornire valore aggiunto alla Suacondizione di cittadino straniero che vive inItalia? L’88,9% ha risposto affermativamente.

Tra i servizi che gli utenti stranieri desidere-rebbero ulteriormente avere a disposizione inBiblioteca risultano essere prioritari gli stru-menti che consentano una maggiore cono-scenza della lingua italiana (20,3%), seguiti daquelli utili al reperimento delle informazioni sullavoro (13%), sulla scuola (11,6%) e sui corsidi informatica (10,1%).

Il giudizio complessivo sui servizi fruiti inBiblioteca è nell’ordine del 61,1% ritenuto“buono”, così come “buona” (55,6%) risultaessere l’accoglienza che la Biblioteca fornisceagli utenti stranieri.

Per quanto riguarda la “Carta dei Beni” il 27,8%degli utenti stranieri ha dichiarato di averla lettaprivilegiandone la versione in lingua inglese(80%).

Infine, tra gli eventuali suggerimenti è risultatoprevalente la richiesta di un ambiente più“silenzioso” per coloro che utilizzano “Teca delMediterraneo” come luogo privilegiato per lostudio (36,4%).

Prevalente rimane Internet quale fonte di re-perimento di documentazione e/o informazio-ni (53,5%), così come confermata è la con-sultazione dei quotidiani (20,9%).Le grandi opere, tra i servizi documentali, ri-sultano ancora assolutamente ignorate.È confermata per l’88% la percezione che lafrequenza in “Teca del Mediterraneo” costitui-sca un valore aggiunto alla propria condizio-ne di straniero.

Per il periodo preso in esame, prevale il desi-derio che la Biblioteca, in termini di servizi, for-nisca adeguate informazioni sul lavoro(19,2%), strumenti adeguati per l’apprendi-mento della lingua italiana (12,8), mentrel’11,5% esprime la necessità di conoscere me-glio o in maniera più approfondita la normativaeuropea. Da segnalare, infine, che in egualipercentuali seguono richieste inerenti corsi diinformatica, testi bilingue e riviste nella linguad’origine.

Il grado di soddisfazione, in relazione ai serviziofferti da “Teca del Mediterraneo”, è definito“buono” per il 52% degli utenti stranieri, seguitada una percentuale del 40% che lo ritiene “ot-timo” e giudicato “sufficiente” per l’8%.

La “Carta dei Beni”, nel periodo in esame, èstata consultata prevalentemente in lingua ita-liana.

I suggerimenti prevalenti invitano la strutturabibliotecaria/documentale a dotarsi, al suo in-terno, di distributori di bevande, mentre il re-stante 40% di utenza straniera avanza la pro-posta di aumentare il numero delle postazioniper la navigazione su Internet.

7 Il dato prescinde: ñ in quanto non richiesto; ñ dal livello di conoscenza della lingua.8 tATOOÆ Ë una piattaforma informatica che permette di condividere in rete locale o geografica le banche dati su CD-Rom/DVD

di editori diversi, con software di interrogazione differenti, centralizzandone la gestione e riducendo drasticamente le attivit‡ dimanutenzione.

A livello nazionale, Ë ormai adottato dai maggiori Atenei e dalle Biblioteche pi˘ tecnologicamente avanzate. (Fonte: sito ufficialedella INFOLOGIC http://www.infologic.it/ita/tatoo.htm).

9 » ipotizzabile che una presenza cosÏ rilevante possa in qualche modo essere riconducibile al progetto BiblioDoc-Inn, approvatodallíAutorit‡ di gestione del Programmaî Interreg III-A Italia Albania ìnel novembre 2003 e sviluppatosi per quattro annualit‡ (2004-2007), nel corso delle quali sono previste varie attivit‡ a cura dei partners, tra i quali ìTeca del Mediterraneoî come capofila. Perulteriori approfondimenti cfr. http://www.bcr.puglia.it/pem/bibliodocinn-ita.htm

10 Comunicati stampa, sevizi televisivi, spot pubblicitari, ecc. o pi˘ comunemente discutendone con amici e/o colleghi.

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Appendice A)

Tabelle statistiche relative alla customer satisfaction sulle biblioteche pugliesi.

Tipologia della biblioteca

ComunaleProvincialeUniversitaria

MediatecaPrivata

totale

95

19

14

38

%

23,7%13,2%50,0%

2,6%10,5%

Conosce la Biblioteca del Consiglio Regionale dellaPuglia “Teca del Mediterraneo”?

SìNo

In caso di risposta affermativa come ne è venuta aconoscenza? *

ACNP

ESSPERsiti istituzionalistampa periodica o specializzata

altronon risponde

Ha mai visitato il sito della Biblioteca del ConsiglioRegionale “Teca del Mediterraneo”?

SìNo

29

9

38

76,3%23,7%

82

74

19

9

49

16,3%4,1%

14,3%8,2%

38,8%

18,4%

2117

38

55,3%44,7%

totale %

totale %

totale %

Sezione IV.

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- 117 -

Come lo giudica complessivamente?

InsufficienteSufficienteBuono

Ottimo

La Vostra Biblioteca è frequentata da stranieri?

No

In Biblioteca è presente la figura di un mediatoreinterculturale?

SìNo

0

1119

21

4,8%52,4%42,9%

totale %

totale %

31

7

38

1

30

31

3,2%

96,8%

81,6%

18,4%

totale %

La Vostra Biblioteca ha mai effettuato un’indaginestatistica sugli stranieri che la frequentano?

No

totale %

130

31

3,2%

96,8%

Se sì, può specificare brevemente le modalità conla quale la customer è stata svolta?

questionario

totale

1

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- 118 -

È possibile indicare la nazione di provenienza degli utenti stranieri?

AlbaniaBelgioBielorussiaCinaCosta d’AvorioCroazia

FranciaGermaniaGermaniaGreciaInghilterraIraq

IsraeleLibanoMaroccoPoloniaRepubblica CecaRomania

RussiaSloveniaSpagnaStati UnitiSud AfricaSud America

La biblioteca possiede una carta dei servizi?

SìNonon risponde

totale %

1324

1

38

34,2%63,2%

2,6%

Se sì, la stessa è tradotta in altre lingue?

No

totale

013

13

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- 119 -

Quali sono i servizi richiesti più frequentementedall’utenza straniera alla Vostra Biblioteca? *

Monografie

RivisteInformazioni di pubblico servizio (soggiorno, asilo,cittadinanza, ecc.)

Informazioni su scuola e/o corsi di informatica

Corsi di apprendimento linguistico (italiano, inglese,ecc.)

Altro (descrizione)consultazione Gazzetteutilizzo tecnologia wirelessdocenti che adottano testi bilingue

biblioteca didatticaInternetstradario

ricerche per le scuole (riservato ai ragazzi)isola didattica e utilizzo di dizionaristoria locale, archeologia e storia dell’arte

lettura per ragazzivisita alla biblioteca specializzata in musica e teatroin occasione del festival della Valle d’Itriaricerche genealogichetesti bilingueinformazioni bibliografiche

* sono state fornite più risposte.

12

6

22

5

1

112

411

111

11

11

45

27,3%

13,6%

4,5%

11,4%

2,3%

4,5%9,1%

2,3%

totale %

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- 120 -

Appendice B)Tabelle statistiche relative alla customer satisfaction sull’utenza straniera

in “Teca del Mediterraneo” (2006).

Tab. 1 - Genere.

Totali %

10 maschile 55,6

8 femminile 44,4

18

Tab. 2 - Età.

Totali %

17 18-30 anni 94,4

1 30-40 anni 5,6

0 oltre 40 anni –

18 †

Tab. 3 - Titolo di studio.

Totali %

5 diploma scuola media inferiore 27,8

10 diploma scuola media super. 5,6

3 laurea 16,7

18 †

Tab. 4 - Attuale posizione lavorativa.

Totali %

10 studente 55,6

6 in cerca di occupazione 33,3

2 occupato 11,1

18

Tab. 5 - Se occupato, può eventualmenteindicare in quale campo di attività?

Totali

1 musicista

1 settore terziario

2

Tab. 6 - Paese di provenienza.

Totali %

1 Albania

1 Cina

1 Costa d’Avorio 5,6

5 Eritrea 27,8

4 Montenegro 22,2

3 Romania 16,7

1 Slovacchia

1 Somalia

1 Stati Uniti

18

5,6

5,6

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- 121 -

Tab. 7 - Lingua madre.

Totali %

1 Albanese

1 Cinese

1 Dyula (Costa d’Avorio)

1 Inglese

3 Rumeno 16,7

4 Serbo Croato 22,2

1 Slovacco

1 Somalo

5 Tigrè (Eritrea) 27,8

18

5,6

5,6

Tab. 8 - Altre lingue conosciute.

Totali %

15 Italiano - Inglese 83,3

2 Francese 11,1

1 Tedesco 5,6

18

Tab. 9 - Come è venuto a conoscenza dellaBiblioteca del Consiglio Regionale della

Puglia “Teca del Mediterraneo” e dei servizida essa offerti?

Totali %

12 Visitando altri siti istituzionali 66,7

4 Attraverso organi di informaz. (tv,riviste, periodici, quotidiani, ecc.) 22,2

2 Altro 11,1

0 Visitando il sito istituzionale di“Teca del Mediterraneo” –

18

Tab. 10 - Qual è il grado di frequenzadella Biblioteca?

Totali %

9 Basso(almeno n. 1 visite/mese o meno) 50,0

6 Medio(almeno n. 6 visite/mese) 33,3

3 Alto(almeno n. 3 visite/settimana) 16,7

18

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- 122 -

Tab. 11 - Qual è tra i seguenti il tipo didocumentazione della Biblioteca che consulta

con maggiore frequenza?(sono state fornite più risposte).

Totali %

18 Internet 60,0

8 Quotidiani 26,7

3 Riviste scientifiche, di attualitàe ufficiali 10,0

1 Letteratura grigia 3,3

0 Monografie –

0 Banche dati –

0 Riviste elettroniche (tAtoo) –

0 Grandi opere –

30

Tab. 12 - Ritiene che la frequenza dellaBiblioteca ed i suoi servizi possano in

qualche modo fornire valore aggiunto alla Suacondizione di cittadino straniero che vive in

Italia (ad es. strumenti adeguati per orientarsinel mercato del lavoro, maggiore conoscenza

della legislazione italiana, ecc.).

Totali %

16 sì 88,9

2 no 11,1

18

Tab. 13 - Quali informazioni e servizi traquesti citati vorrebbe trovare in Biblioteca?

(sono state fornite più risposte)

Totali %

14 strumenti di apprendimento dellalingua italiana 20,3

9 informazioni sul lavoro 13,0

8 informazioni sulla scuola 11,6

7 corsi di informatica 3,3

6 riviste nella lingua d’origine

6 informazioni sulla sanità

5 materiale multimediale delpaese d’origine 7,2

4 testi bilingue

4 informazioni sul diritto di soggior.

3 testi nella lingua d’origine

3 informazioni sulla norm. europea

30

8,7

5,8

4,3

Tab. 14 - Può esprimere un giudiziocomplessivo sul grado di soddisfazione in

relazione ai servizi della Bibliotecada Lei fruiti?

Totali %

11 buono 61,1

5 ottimo 27,8

1 sufficiente

1 insufficiente

18

5,6

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- 123 -

Tab. 15 - Come considera l’accoglienza chefornisce la Biblioteca agli stranieri?

Totali %

8 buona 44,4

5 sufficiente 27,8

4 ottima 22,2

1 insufficiente 5,6

18

Tab. 16 - Ha letto la Carta dei Beni?

Totali %

13 no 72,2

5 sì 27,8

18

Tab. 17 - Se sì, in quale lingua?

Totali %

4 inglese 80,0

1 italiano 20,0

5

Tab. 18 - Eventuali suggerimenti.

Totali %maggiore silenzio e attenzioneper le esigenze degli

4 studenti che frequentanoquesta Biblioteca come luogodi studio 36,4

disponibilità di più copie dellostesso quotidiano, per diminuirei tempi d’attesa per la letturadello stesso 27,3

2 maggiore disponibilità di testi oprodotti multim.li in lingua inglese 18,2

1 maggiore disponibilità dicomputer per la navigazione inInternet 9,1

aumentare gli spazi della1 Biblioteca in quanto spesso nella

sala lettura la disponibilità deipostia sedere è insufficiente 9,1

11

3

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- 124 -

Appendice C)Tabelle statistiche relative alla customer satisfaction sull’utenza straniera

in “Teca del Mediterraneo” (periodo settembre 2007-aprile 2008).

Tab. 1 - Genere.

Totali %

12 maschile 48,0

13 femminile 52,0

25

Tab. 2 - Età.

Totali %

22 18-30 anni 88,0

2 30-40 anni 8,0

1 oltre 40 anni 4,0

25

Tab. 3 - Titolo di studio.

Totali %

1 diploma scuola media inferiore 4,0

14 diploma scuola media super. 56,0

10 laurea 40,0

25

Tab. 4 - Attuale posizione lavorativa.

Totali %

15 studente 60,0

8 in cerca di occupazione 32,0

2 occupato 8,0

25

Tab. 5 - Se occupato, può eventualmenteindicare in quale campo di attività?

Totali

1 libera professione

2 badante

3

Tab. 6 - Paese di provenienza.

Totali %

8 Albania 32,0

1 Bielorussia

1 Costa d’Avorio

1 Croazia

1 Francia

2 Grecia 8,0

1 Eritrea 4,0

2 Israele 8,0

1 Polonia 4,0

5 Romania 20,0

1 Spagna

1 Stati Uniti

18

4,0

4,0

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- 125 -

Tab. 7 - Lingua madre.

Totali %

8 Albanese 32,0

1 Arabo

1 Croato

1 Dyula (Costa d’Avorio)

1 Ebraico

1 Francese

1 Greco

1 Inglese (USA)

1 Polacco

5 Rumeno 20,0

1 Russo

1 Spagnolo

5 Tigrè (Eritrea)

18

4,0

Tab. 8 - Altre lingue conosciute.

Totali %

19 Italiano - Inglese 76,0

2 Francese 8,0

1 Ucraino 4,0

3 Spagnolo 12,0

18

Tab. 9 - Come è venuto a conoscenza dellaBiblioteca del Consiglio Regionale della

Puglia “Teca del Mediterraneo” e dei servizida essa offerti?

Totali %

3 Visitando altri siti istituzionali 12,0

2 Attraverso organi di informazione (tv,riviste, periodici, quotidiani, ecc.) 8,0

18 Altro 72,0

2 Visitando il sito istituzionale di“Teca del Mediterraneo” 8,0

25

Tab. 10 - Qual è il grado di frequenzadella Biblioteca?

Totali %

7 Basso(almeno n. 1 visite/mese o meno) 28,0

8 Medio(almeno n. 6 visite/mese) 32,0

10 Alto(almeno n. 3 visite/settimana) 40,0

25 †

4,0

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- 126 -

Tab. 11 - Qual è tra i seguenti il tipo didocumentazione della Biblioteca checonsulta con maggiore frequenza?

(sono state fornite più risposte).

Totali %

23 Internet 53,5

9 Quotidiani 20,9

3 Riviste scientifiche, di attualitàe ufficiali 7,0

1 Letteratura grigia 2,3

3 Monografie

3 Banche dati

1 Riviste elettroniche (tAtoo) 2,3

0 Grandi opere –

43

Tab. 12 - Ritiene che la frequenza dellaBiblioteca ed i suoi servizi possano in

qualche modo fornire valore aggiunto allaSua condizione di cittadino straniero che vive

in Italia (ad es. strumenti adeguati perorientarsi nel mercato del lavoro, maggioreconoscenza della legislazione italiana, ecc.).

Totali %

22 sì 88,0

3 no 12,0

25

Tab. 13 - Quali informazioni e servizi traquesti citati vorrebbe trovare in Biblioteca?

(sono state fornite più risposte)

Totali %

10 strumenti di apprendimento dellalingua italiana 12,8

15 informazioni sul lavoro 19,2

4 informazioni sulla scuola 5,1

8 corsi di informatica

8 riviste nella lingua d’origine

1 informazioni sulla sanità 1,3

6 materiale multimediale delpaese d’origine 7,7

8 testi bilingue 10,3

3 informazioni sul diritto di soggior. 3,8

6 testi nella lingua d’origine 7,7

9 informazioni sulla norm. europea 11,5

78

10,3

Tab. 14 - Può esprimere un giudiziocomplessivo sul grado di soddisfazione in

relazione ai servizi della Bibliotecada Lei fruiti?

Totali %

13 buono 52,0

10 ottimo 40,0

2 sufficiente 8,0

0 insufficiente –

25

7,0

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- 127 -

Tab. 15 - Come considera l’accoglienza chefornisce la Biblioteca agli stranieri?

Totali %

7 buona 28,0

3 sufficiente 12,0

15 ottima 60,0

0 insufficiente –

25

Tab. 16 - Ha letto la Carta dei Beni?

Totali %

12 no 48,0

13 sì 52,0

25

Tab. 17 - Se sì, in quale lingua?

Totali %

3 inglese 21,4

10 italiano 78,6

13

Tab. 18 - Eventuali suggerimenti.

Totali %3 situare un distributore di bevande

all’interno dei locali della Bibliot. 60,0

2 maggiore disponibilità dicomputer per la navigazione inInternet 40,0

11