Cascina RECALCATE - Villasanta cascine.pdf · Al pian terreno un tempo ogni famiglia, come in tutte...

4
Cascina RECALCATE - Villasanta L’ingresso Prima di entrare in cascina si attraversa un marciapiede lungo quanto tutta la grande facciata della cascina, lastricato con mattonelle rosse. Fino a qualche decennio fa questo era il percorso della roggia Ghiringhella, che poi si dirigeva verso il Bagordo e Concorezzo. Per entrare in cascina bisognava superare la roggia, passando su un piccolo ponte. L’interno Entrati nella cascina colpisce subito il grande e bel cortile quadrato, che ha per tre lati dei grandi portici ad arco e nel quarto lato i rustici, ora cadenti. Sotto i portici si aprivano le porte delle cucine, una per ognuna delle 41 famiglie di contadini che un tempo vi abitavano. Questo caseggiato ha due piani, come tutte le cascine più antiche, mentre quelle costruite successivamente ebbero fino a tre piani, come il Bagordo. Al piano terreno c’era il portico, con gli ingressi alle cucine, e al piano superiore le camere da letto. Ogni famiglia aveva il suo gabinetto situato all’esterno, accanto ai rustici in cortile. Ora invece i locali ristrutturati sono tutti dotati di servizi. Vi abitano 25 famiglie, di cui 5 discendenti dalle famiglie antiche. Appena fuori della porta, sul lato sud del cortile, ci sono tracce dell’antico forno non più funzionante. Le Ex stalle Uscendo dal cortile attraverso un’apertura laterale si trova un altro caseggiato, lungo quanto tutto il lato della cascina, che una volta ospitava le stalle e i fienili (al piano superiore). Nelle stalle ogni famiglia teneva una o due mucche, un cavallo o un asino e un maiale, che in gennaio veniva macellato nel cortile. Ora anche questi locali sono stati ristrutturati e adibiti a garage, mentre il primo piano è ora utilizzato come rustico. Cascina BAGORDO - Concorezzo La prima notizia che abbiamo risale all’anno 1635 dove si parla di un terreno e di una cascina appartenenti ad Annibale Silva. Nel 1856, nel “Censimento dei fabbricati” la cascina Bagordo appartiene a Francesca De Capitani. Gli abitanti della “Cascina Bagorda” erano 20. Nel 1967 c’erano in questa cascina 15 famiglie, di cui una sola contadina ed aveva l’unica stalla ancora esistente, con 2 vitelli, 1 asino e 1 pecora. Il centro della cascina è costituito da un caseggiato a tre piani. Al pian terreno un tempo ogni famiglia, come in tutte le antiche cascine, aveva la

Transcript of Cascina RECALCATE - Villasanta cascine.pdf · Al pian terreno un tempo ogni famiglia, come in tutte...

Cascina RECALCATE - Villasanta

L’ingressoPrima di entrare in cascina si attraversa un marciapiedelungo quanto tutta la grande facciata della cascina,lastricato con mattonelle rosse. Fino a qualche decenniofa questo era il percorso della roggia Ghiringhella, che poisi dirigeva verso il Bagordo e Concorezzo. Per entrare incascina bisognava superare la roggia, passando su unpiccolo ponte.

L’internoEntrati nella cascina colpisce subito il grande e bel cortilequadrato, che ha per tre lati dei grandi portici ad arco enel quarto lato i rustici, ora cadenti. Sotto i portici siaprivano le porte delle cucine, una per ognuna delle 41famiglie di contadini che un tempo vi abitavano. Questocaseggiato ha due piani, come tutte le cascine piùantiche, mentre quelle costruite successivamente ebbero

fino a tre piani, come il Bagordo. Al piano terreno c’era il portico, con gli ingressi allecucine, e al piano superiore le camere da letto. Ogni famiglia aveva il suo gabinettosituato all’esterno, accanto ai rustici in cortile. Ora invece i locali ristrutturati sono tuttidotati di servizi. Vi abitano 25 famiglie, di cui 5 discendenti dalle famiglie antiche.Appena fuori della porta, sul lato sud del cortile, ci sono tracce dell’antico forno non piùfunzionante.

Le Ex stalleUscendo dal cortile attraverso un’apertura laterale sitrova un altro caseggiato, lungo quanto tutto il lato dellacascina, che una volta ospitava le stalle e i fienili (al pianosuperiore). Nelle stalle ogni famiglia teneva una o duemucche, un cavallo o un asino e un maiale, che ingennaio veniva macellato nel cortile. Ora anche questilocali sono stati ristrutturati e adibiti a garage, mentre ilprimo piano è ora utilizzato come rustico.

Cascina BAGORDO - Concorezzo

La prima notizia che abbiamo risale all’anno 1635 dove siparla di un terreno e di una cascina appartenenti adAnnibale Silva. Nel 1856, nel “Censimento dei fabbricati”la cascina Bagordo appartiene a Francesca De Capitani.Gli abitanti della “Cascina Bagorda” erano 20. Nel 1967c’erano in questa cascina 15 famiglie, di cui una solacontadina ed aveva l’unica stalla ancora esistente, con 2vitelli, 1 asino e 1 pecora.Il centro della cascina è costituito da un caseggiato a tre

piani. Al pian terreno un tempo ogni famiglia, come in tutte le antiche cascine, aveva la

sua cucina, che si affacciava sotto il portico, dove si ricoverava anche il carretto e al cuisoffitto si appendevano le pannocchie di granoturco ad essiccare. Sotto il portico c’era ilpozzo a manovella, dal quale prendevano l’acqua tutte le famiglie. Lo si può vedereancora, anche se oramai è in disuso. Infatti nel 1957 la cascina è stata congiunta conl’impianto idrico comunale. A proposito di servizi segnaliamo che qui l’elettricità giunsenel 1952 e il gas metano nel 1959. L’antico forno non c’è più.Al primo piano ciascuna famiglia aveva la sua camera da letto, posta in corrispondenzadella cucina sottostante. Ad essa si accedeva da un loggiato, raggiunto dalla scalacomune. Il Bagordo poi è dotato di un secondo piano, con altre camere da lettoaccessibili tramite un secondo loggiato, protetto da una ringhiera di ferro, con uncorrimano di legno. Un episodio recente: la tromba d’aria che il 7 luglio del 2001,partendo dal Malcantone, si abbatté su tutta questa zona. Il Bagordo ebbe scoperchiatele sue case, per cui si dovettero rifare tutti i tetti, che ora si presentano come nuovi. Perfortuna il “tornado” non causò danni alle persone.

Curt Növa - Concorezzo

Fino a qualche anno fa sopra il portone c’era una vecchiaincisione fatta con un chiodo nell’intonaco fresco, recantela data 1867, forse quella di una ristrutturazione dellacorte, da cui probabilmente deriva il nome “Curt Növa”.L’intonaco di una recente ristrutturazione l’ha coperta.La corte è sorta come abitazione di contadini, conabbinate stalle e fienili. Fino all’ultima guerra i contadinid’estate erano soliti mangiare accosciati sotto il portone,su due file accostate ai muri, a destra e a sinistra.

Dalla fine dell’800 i proprietari sono “ i Marcusàa ” (i signori Brambilla), provenienti dallacascina “ Marcusèl ” o “ Marcusàa ” che ancora pochi anni fa si poteva vedere, benchèormai cascante, tra la Morosina e Burago, dietro lo spaccio Bassetti.Giunti a Concorezzo, i “ Marcusàa ” si dedicarono alla produzione dei semi di bachi daseta, che erano venduti in tutta Italia (per esempio nelle Marche, a Ripatransore, i vecchise ne ricordano ancora).Le donne della “Curt Növa” tra l’800 e il ‘900 si recavano dai “Marcusàa” in via Castello(attuale via Valagussa) per “esaminà” i semi dei bachi prima di comperarli, osservandolisui vetrini dei microscòpi della ditta Viganò di Milano, che sono ancora custoditi daiproprietari del caseggiato.La corte è stata completamente ristrutturata in modo ecosostenibile negli anni ’80 concriteri per l’epoca molto avanzati, impiegando un rivestimento isolante a cappotto insughero. Sul tetto del corpo sud si vedono alcuni tra i primi pannelli solari installati inBrianza per la produzione di acqua calda ed energia elettrica.L’impianto di riscaldamento è centralizzato con una caldaia a pellet. Le acque piovanesono raccolte in un serbatoio e utilizzate per usi non potabili come lo scarico dei wc.Nella corte è stato recentemente costruito un forno dove il sabato mattina è possibilevenire a cuocere il pane fatto in casa.

Cascina CAVALLERA - Oreno

La cascina Cavallera deve il suo nome non ai bachi daseta (in dialetto “cavalée”) ma ai loro fondatori Ottavianoe Bernardino Scotti che erano cavalieri dell’Ordine diSanto Stefano. Sulla mappa del catasto Teresiano,datata 1721, è già presente il corpo di fabbrica centraleaggettante caratterizzato dall’imponente facciatacoronata dal timpano e la cascina è denominata“Cassina Cavagliera”. Nel 1855 il perimentro del grandecortile rettangolare è ancora aperto sui lati est, ovest e

sud e delimitato solo sul fianco nord dal lungo edificio, che comprende sia i luoghid’abitazione per i coloni che i rustici. La trasformazione della Cascina Cavallera in unacorte chiusa avviene nella seconda metà del XIX secolo quando, lungo i fianchi est eovest, vengono costruiti due grandi fabbricati che accolgono le stalle e i fienili, mentre asud sorgono altri due piccoli corpi di fabbrica addossati al muro di cinta ai lati del grandearco d’ingresso. Asse di simmetria del nuovo impianto planimetrico è l’idealeprolungamento, oltre il grande portone in legno, del lungo viale d’accesso alberato,perfettamente in linea con il corpo aggettante dell’edificio sul lato nord.

Corte SAN CARLO - Oreno

Era popolarmente conosciuta come “cort di Brina”perché secoli fa vi abitava una famiglia che portava quelcognome e il fabbricato risultava già, sia pur di formediverse, nella mappa del 1721. Non ci è nota la data dicostruzione dello stabile giunto sino a noi e cherispecchia la classica cascina lombarda con portico elobbia. Il termine “Brina” passò poi come soprannome alramo di una numerosa famiglia Brambilla, tanto per

distinguerla da altre famiglie Brambilla già esistenti in paese.La corte, a carattere prevalentemente contadino, era dotata di un forno a legna, adisposizione dei contadini di tutta la via, per la cottura del “pan giall” (pane di segale).I ragazzi del tempo, con qualche fico secco o una mela affettati e mescolati con la pastadel pane giallo, realizzavano la “brusada”, una specie di pizza rustica.Per volontà del conte Carlo, la “cort di Brina” venne ribatezzata in “corte S. Carlo” ametà circa del XX secolo. Dopo la recente ristrutturazione è diventata di proprietàcondominiale. Fa parte della Contrada S. Carlo, che da questo cortile ha preso il nome.

Corte LA FABRICA - Oreno

Eredita il nome dalla “fabbrica” di mattoni su cui sorsenella seconda metà del XIX secolo. Essa comprendeanche l’ala ovest, quella dei mugnai, di due secoliprecedente. Già di proprietà dei Gallarati Scotti, la partecentrale dipende ora dall’Amministrazione Comunale che,dalla ristrutturazione, colloca prevalentemente persone

anziane. Caratteristico, e interessante, il vecchio mulino allora alimentato dall’acqua diuna roggia artificiale che alimentava la fontana del Nettuno nel parco Gallarati Scotti, poidava origine ad un laghetto all’interno dello stesso parco e uscendo azionava il mulino.Dà il nome alla Contrada cui appartiene.

Cascina LODOVICA - Oreno

La cascina sorge sul territorio di un precedentefabbricato, andato perso per un incendio provocatoprobabilmente da un fulmine, distruggendolocompletamente, ad esclusione delle due ali laterali e dellavatoio. Di proprietà della nobile famiglia dei Borromeoessa viene ricostruita “ex novo” nel 1913; un documentoparrocchiale ricorda che il 1° giugno 1914 “si benedìsolennemente la Cascina Lodovica di spettanzaBorromeo. Si denominò Lodovica in omaggio alla

contessa Lodovica Gallarati Scotti, moglie del proprietario conte Borromeo”, anche senel gergo paesano le rimarrà sempre l’appellativo di “Cassina Noueva” (Cascina Nuova).

La “Lodovica” sorge così come dimora colonica;circondata da muri perimetrali che la rendevano sicura eprotetta.È una tipica cascina lombarda a pianta rettangolare, concorte circoscritta da due ali laterali che fungevano dastalle e fienili. Gli ampi porticati, usati per oltre un secolocome deposito dei prodotti agricoli e come ricovero dipiccoli animali da cortile, sono un tratto caratteristicoarchitettonico e favorivano la conversazione serale delle

famiglie oltre che la recita delle preghiere in comune.La storia più recente della cascina inizia nel 1987 quando subisce il cambio di proprietà;i nuovi proprietari si sono occupati della ristrutturazione conservativa e dellavalorizzazione degli spazi, attualizzando i fabbricati con le nuove esigenze d’uso.Al piano terra si organizzano eventi culturali, mostre d’arte ed esposizioni diverse. Le alilaterali ospitano spazi per cerimonie e meeting aziendali, oltre che al Museo delleCarrozze dell’Ottocento (molte delle quali sono ancora utilizzate in occasione di eventi ecerimonie).Al primo piano dell’edificio principale, una biblioteca privata contiene una collezione dilibri su cavalli e carrozze oltre ad altri documenti di interesse storico. Nella strutturaprincipale è collocata una pinacoteca di grandi dipinti antichi a tematica religiosa.L’attuale fontana occupa gli spazi dell’ex aia per la formazione dei covoni per latrebbiatura e per la successiva essicazione dei cereali.La tenuta è circondata da un parco di 11 ettari realizzato parte all’italiana e parteall’inglese, ricco di animali e di vegetazione tipici della campagna lombarda.La “Lodovica” è ora sede di grandi manifestazioni all’aperto, mostre d’arte, cerimonie,meeting aziendali ed aventi culturali.Negli spazi erbosi si tengono periodicamente eleganti concorsi di attacchi di tradizione incollaborazione con la Federazione Italiana Sport Equestri.