C.Arte tardo antica, paleocristiana e bziantina · L’arte’tardoantica...
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ISTITUTO DI ISTRUZIONE SECONDARIA SUPERIORE MARIE CURIE – SAVIGNANO SUL RUBICONELICEO SCIENTIFICO - ANNO SCOLASTICO 2019-2020
Materia: STORIA DELL’ARTE
Docente: prof. Alessandro Tricoli
L’ARTE TARDO-‐ANTICA
Ma l’architettura conosce una grande vitalità
Per l’impero romano è un periodo di crisi
L’arte tardo-‐antica si sviluppa tra la fine del II e il IV-‐V secolo, a partire dall’età della dinastia degli Antonini (Antonino Pio, Marco Aurelio, Commodo).
che precede la fine dell’impero romano.
è fastosa e monumentale, ancor più che nelle epoche precedenti.
L’ARTE TARDO-‐ANTICA
Come ricorda lo storico romano di lingua greca Cassio Dione, dopo la morte di Marco Aurelio, “la storia passò da un impero d’oro a uno di ferro arrugginito”. Questa affermazione ci fa capire come i problemi sociali, economici e politici di quel periodo fossero ben avvertiti anche dai contemporanei.
IL PALAZZO DI DIOCLEZIANO A SPALATO
Il Palazzo di Diocleziano viene realizzato tra il 293 e il 305 circa. Si trova in Dalmazia (Croazia), a Spalato, città di origine dell’imperatore, che vi risiedette dal 305 (anni in cui abdicò) al 311 (anno della morte). Ha dimensioni talmente grandiose che nel Medioevo divenne il nucleo centrale della città di Spalato.
La facciata verso il mare del Palazzo di Diocleziano a Spalato.
Il palazzo è un enorme complesso, grande quasi come una città, che rispecchia la struttura dell’accampamento romano.
Ha una pianta di forma trapezoidale e lo attraversano due strade principali che si intersecano al centro.
Le fortificazioni lo circondano completamente tranne sul lato verso il mare, dove il palazzo era naturalmente difeso dall’acqua.
IL PALAZZO DI DIOCLEZIANO A SPALATO
1) Facciata sul mare;
2) Zona residenziale;
3) Area sacra;
4) Peristilio;
5) Mausoleo di Diocleziano;
6) Via porticata;
7) Porta di Ferro;
8) Porta d’Argento;
9) Porta d’Oro.
La metà settentrionale del palazzo era quasi certamente occupata da caserme.
Nella metà meridionale, destinata a residenze, un cortile ornato di portici immetteva da una parte in un’area sacra, con il tempio di Giove, dall’altra al mausoleo dell’imperatore.
IL PALAZZO DI DIOCLEZIANO A SPALATO
La facciata sul mare è caratterizzata da un succedersi di aperture ad arco su pilastri con semicolonne trabeate del tipo “pensile” (ovvero con basi sostenute da mensole sporgenti dallo spessore murario).
1) Aperture ad arco su pilastri;
2) Basamento;
3) Semicolonne addossate ai pilastri;
4) Basi delle semicolonne;
5) Arcata di maggior dimensione;
6) Serliana.
IL PALAZZO DI DIOCLEZIANO A SPALATO
Schema di una serliana: si tratta di un
motivo composto da quattro sostegni verticali che sorreggono in corrispondenza dei lati una trabeazione e al centro un arco.
Schema ritmico-‐compositivo della facciata verso il mare del Palazzo di Diocleziano. Si noti in particolare il susseguirsi di aperture ad arco (a) intervallate da semicolonne;
la presenza di arcate più grandi (b) e infine di una grande serliana (c) posta al centro della facciata.
Il mausoleo dell’imperatore è a pianta
ottagonale. Una cupola in muratura copre
l’edificio, che all’estradosso presenta invece
una forma piramidale. Nel Medioevo il
mausoleo fu trasformato nell’attuale
cattedrale di San Doimo.
IL PALAZZO DI DIOCLEZIANO A SPALATO
Sezione e pianta del Mausoleo di Diocleziano a Spalato (a sinistra). Vista esterna del mausoleo, attuale cattedrale di San Doimo (a destra).
cupola
estradosso della cupola
Il peristilio (o corte) del palazzo è di grandissimo effetto scenografico. I suoi portici sono formati una serie di archi, che contrariamente alla regola vitruviana, sono sorretti da colonne (in questo caso corinzie), invece che da pilastri. Nella porzione centrale del lato minore meridionale la trabeazione s’incurva, dando luogo ad una serliana.
IL PALAZZO DI DIOCLEZIANO A SPALATO
Peristilio del Palazzo di Diocleziano a Spalato, fine del III -‐ inizio del IV secolo d.C.
serliana
colonne corinzie con archi
LA BASILICA DI MASSENZIO A ROMA
Nelle basiliche, tradizionalmente edificate in prossimità del Foro, si amministrava la giustizia e si trattavano gli affari. Questi edifici solitamente erano composti da un grande
ambiente rettangolare, diviso in tre o più navate, con ingresso quasi sempre posto su uno dei lati maggiori. Al centro si apriva l’abside, a pianta rettangolare o semicircolare, al cui interno era situato il seggio del magistrato che amministrava la giustizia.
I resti della Basilica di Massenzio nelle incisioni settecentesche di Giovanni Battista Piranesi.
La basilica di Massenzio (imperatore romano tra il 306 e il 312) venne realizzata tra 307 e il 313, sull’altura della Velia, di fronte alla Via Sacra che attraversava il foro romano. Fu ultimata da Costantino.
LA BASILICA DI MASSENZIO A ROMA
La basilica era divisa in tre navate. La navata centrale ha le dimensioni di 80 x 25 metri e aveva una copertura con volte a crociera. Le navate laterali erano coperte con volte a botte, realizzato in opus caementicium e decorate con un motivo a cassettoni. Della basilica non restano che i tre ciclopici vani della navata laterale settentrionale, essendo crollato il resto della fabbrica forse già nel IX secolo a causa di un terremoto.
Ricostruzione prospettica della Basilica di Massenzio.
1) Colonne; 2) Aperture di collegamento;
3) Ingresso orientale; 4) Abside;
5) Ingresso meridionale; 6) Nuova abside.
In giallo la parte tuttora esistente dell’edificio.
LA BASILICA DI MASSENZIO A ROMA
LA SCULTURA TARDO-‐ANTICA
1) Nella ritrattistica ufficiale (→ vedi la Statua equestre di Marco Aurelio) si
affermano nuovi valori simbolici ed espressivi distanti dai canoni classici e dalla
forma plastica ellenistica. Questi valori sono ben espressi sia dai tipi del
«filosofo» e dell’«imperatore-‐filosofo», sia dai caratteri del volto del personaggio
ritratto, che appare spesso imperturbabile e in contatto con il divino.
2) Nei rilievi onorari (→ vedi i rilievi dell’Arco di Costantino) si assiste al pieno
sviluppo e all’affermazione dell’arte plebea.
La scultura di epoca tardo-‐antica mostra più chiaramente delle architetture il
mutare dei tempi:
STATUA EQUESTRE DI MARCO AURELIO
La Statua equestre di Marco Aurelio è una delle poche statue equestri di epoca classica giunte integre fino all’epoca contemporanea. La tipologia equestre aveva origini greche ed era stata importata a Roma in età repubblicana. È probabile che l’opera sia stata realizzata nel 176 d.C. per il trionfo dell’imperatore sulle popolazioni germaniche, o nel 180 d.C., per celebrarne la scomparsa. Una copia è oggi in piazza del Campidoglio (dove la statua era stata collocata nel 1538). Real izzata in bronzo e or ig inar iamente interamente ricoperta da un lamina d’oro, la statua mostra l’imperatore nell’atto di parlare alle truppe (adlocùtio). Il volto ben esprime la profondità d’animo e la natura riflessiva di questo imperatore-‐filosofo.
Statua equestre di Marco Aurelio, ca. 176-‐180 d.C., altezza cm 424, lunghezza cm 387 Palazzo dei Conservatori, Roma.
STATUA EQUESTRE DI MARCO AURELIO
La Statua equestre di Marco Aurelio nel contesto di Piazza del Campidoglio a Roma, oggetto della sistemazione di Michelangelo tra il 1534 e il 1538.
L’Arco di Costantino venne realizzato tra il 312 e il 315-‐316 per celebrare la vittoria di Costantino su Massenzio alla decisiva battaglia di Ponte Milvio.
L’arco ha tre fornici (grandi aperture ad arco), un attico (coronamento superiore) e colonne corinizie libere su alti piedistalli addossate ai pilastri. Le colonne sostengono una trabeazione, mentre in prosecuzione del loro asse, di fronte all’attico, sono collocate statue di Daci prigionieri. Il monumento è forse il più antico esempio di edificio “di spoglio” essendo formato da parti prelevate da strutture preesistenti.
Nello schema a fianco: in bianco le parti dell’Arco di Adriano (che probabilmente formava la struttura iniziale della costruzione fino alla cornice della trabeazione), in verde gli interventi strutturali costantiniani, in giallo gli elementi architettonici e scultorei di reimpiego di età costantiniana, in rosa le decorazioni di epoca costantiniana.
L’ARCO DI COSTANTINO A ROMA
attico
statue dei Daci
pilastro
trabeazione
colonna
piedistallo
fornice
statue dei Daci
la dimensione gerarchica delle figure
Il rilievo dell’arco, di età costantiniana, ha il suo momento più significativo nell’episodio che raffigura la liberalitas dell’imperatore (ovvero la generosità del sovrano), che qui si manifesta nella “distribuzione dei sussidi al popolo”.
Il rilievo presenta i caratteri specifici dell’arte plebea
la simmetria, con l’imperatore al centro della composizione
La prospettiva è ribaltata: i personaggi, nella realtà davanti all’imperatore, sono rappresentati a destra o a sinistra della figura centrale.
Questo rilievo dimostra come la strada all’arte medievale fosse ormai aperta.
L’assenza di precisi riferimenti prospettici
L’ARCO DI COSTANTINO: IL RILIEVO DELLA LIBERALITAS
1) Imperatore Costantino;
2) Dignitari di corte;
3) Dignitari di corte;
4) Dignitari di corte;
5) Sudditi.
Le lettere indicano le diverse dimensioni dei personaggi in base all’importanza:
a-‐c) dimensione dei dignitari; d) dimensione del popolo;
e) dimensione dell’imperatore.
L’ARCO DI COSTANTINO: IL RILIEVO DELLA LIBERALITAS
Disposizione schematica dei personaggi per come essi si sarebbero dovuti presentare nella realtà. Le frecce indicano le direzioni del ribaltamento.
Rilievo dell’epoca di Marco Aurelio con scena di adlocutio (discorso all’esercito).
Statua di epoca traianea raffigurante un prigioniero dacio.
L’ARCO DI COSTANTINO: LE ALTRE SCULTURE
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Materia: STORIA DELL’ARTE
Docente: prof. Alessandro Tricoli
L’ARTE PALEOCRISTIANA
L’ARTE PALEOCRISTIANA
Le prime espressioni dell’arte cristiana si trovano nelle catacombe, ad esempio
quelle di Domitilla a Roma, del III sec. d.C., caratterizzate da una decorazione “a
ragnatela” dove le pareti sono suddivise in riquadri geometrici che accolgono
semplici vignette. Non c’è discontinuità artistica fra queste opere e l’arte romana,
come mostra un confronto fra la decorazione delle Catacombe di Domitilla (arte
paleocristiana) e quella della contemporanea Villa romana sotto la chiesa di San
Sebastiano (arte romana tardo-‐antica).
Catacombe di Domitilla a Roma, decorazione murale, ca. 230 d.C. Villa romana sotto la chiesa di San Sebastiano, affresco, ca. 235 d.C.
Fauna marina, II secolo d.C.
Stele di Licinia Amias, inizio III secolo d.C.
Gesù Buon Pastore, seconda metà del III secolo d.C.
L’ARTE PALEOCRISTIANA
Anche se lo stile è lo stesso dell’arte tardo-‐antica, cambia il significato attribuito ai
soggetti, che si caricano di valori simbolici sconosciuti alla cultura pagana e che sono
invece propri della religione cristiana.
Il pesce rappresenta l’acronimo formato dalle iniziali della parola ichthýs
(Iēsous Christόs, Theoù Yiόs, Sōtēr, “Gesù Cristo Figlio di Dio Salvatore”).
Non rappresenta una scena agreste,
ma Gesù come “Buon Pastore”.
Orante velato, seconda metà
del III secolo d.C.
Pavone, seconda metà del III secolo d.C.
Chrismon, IV secolo d.C.
Lastra di loculo, IV secolo d.C.
L’ARTE PALEOCRISTIANA
L’orante con le braccia
sollevate rappresenta Gesù Cristo sulla croce.
Il pavone è simbolo di eternità probabilmente perché in primavera, dopo aver perso le piume, ne acquisisce di nuove ancora più belle.
Sempre in ambito cristiano è simbolo di immortalità perché si diceva che le sue carni, in particolari condizioni, non andassero in putrefazione.
Le prime due lettere del nome greco di Cristo, chi e rho, diventano un motivo incrociato, spesso accompagnato dalle prime due lettere dell’alfabeto greco (alpha e omega) a ricordare che Cristo è “l’inizio e la fine” di tutte le cose.
Dopo che per i primi tre secoli non era esistita un’architettura cristiana ben definita, si pose il problema di realizzare luoghi deputati all’incontro dell’ecclesia, composta ormai da molti fedeli. La tipologia più idonea fu ritenuta quella della basilica; il tempio pagano non risultava infatti idoneo sia per motivi religiosi (ricordava i riti e gli dei precristiani), sia funzionali (non poteva ospitare grandi moltitudini di persone).
LA BASILICA PALEOCRISTIANA
Nella basilica cristiana la pianta è solitamente longitudinale, anche se sono presenti altre tipologie. L’ingresso principale, a differenza delle basiliche romane, è posto su uno dei lati minori (di norma quello occidentale); all’interno, nella parete opposta all’ingresso si trova l’altare. Se è presente il transetto, possono originarsi le tre tipologie sottostanti:
Croce latina Croce commissaCroce greca
LA BASILICA PALEOCRISTIANA
1) Ingresso: si colloca su uno dei lati minori;
2) Quadriportico: cortile porticato su quattro lati;
3) Nartece: porzione di porticato antistante l’ingresso;
4) Navata centrale, solitamente più alta delle altre;
5) Navate laterali;
6) Abside: struttura architettonica a pianta semicircolare o poligonale; di norma orientata ad est e che si apre sul fondo della navata centrale della chiesa, (ma talvolta la si trova anche sul fondo delle navate laterali o del transetto);
7) Catino absidale: copertura a quarto di sfera posta sull’abside;
8) Transetto: navata trasversale che talvolta si innesta nel corpo longitudinale della chiesa e che dà alla pianta una forma a croce dall’alto valore simbolico;
9) Presbiterio: spazio posto di fronte all’abside, riservato ai religiosi, solitamente rialzato da scalini;
10) Altare;
11) Arco trionfale: arco posto tra la navata e il transetto;
12) Capriate: strutture in legno che sostengono il tetto.
LA BASILICA DI SANTA MARIA MAGGIORE A ROMA
La Basilica di Santa Maria Maggiore venne costruita tra il 432 e il 440. Ha un dimensione di 35 x 79 metri, per un’altezza di 18 metri. L’edificio è diviso in tre navate da due file di colonne ioniche lisce.
Le proporzioni sono particolarmente armoniose: la navata centrale è alta quanto larga, mentre quelle laterali sono larghe quanto l’altezza delle colonne.
La porzione di muro tra la cornice e le finestre, così come l’arco trionfale, sono decorati a mosaico.
L’edificio si distingue per la compostezza classica, che ricorda quella degli edifici dell’età di Traiano.
LA BASILICA DI SANTA MARIA MAGGIORE A ROMA
La continuità della trabeazione è stata interrotta dall’innesto nel XVII secolo, di archi barocchi, mentre il soffitto a cassettoni risale al Rinascimento.
Pianta (sopra) e ricostruzione dell’area del presbiterio (sotto)
della chiesa di Santa Maria Maggiore.
Le tessere potevano essere: • di pietre dure o terracotta;
• di pasta di vetro (dal I secolo d.C.); • a fondo oro e argento, ottenute
con lamine poste fra due colate di vetro.
Il mosaico (dal latino medievale musaicus, derivato da «Muse», divinità onorate in grotte artificiali
decorate con questa tecnica) è formato da tessere (inizialmente in pietre dure e terracotta, poi in
pasta vitrea) utilizzate per decorare pareti e pavimenti. Il massimo sviluppo del mosaico avvenne
fra il IV e il V secolo d.C., quando questa tecnica arrivò a sostituire persino la pittura.
1. Strato di ciottoli;
2. Battuto di pietra;
3. Nucleo;
4. Letto di posa;
5. Tessere.
Le figure coinvolte in un mosaico erano:
• Il Pictor imaginarius («pittore creativo» o «ideatore») era colui che forniva il disegno o il cartone;
• Il Pictor parietiarius («pittore murale») era colui che adattava il disegno alla parete;
• Il Musearius («mosaicista») era colui che posava le tessere e realizzava effettivamente il mosaico.
IL MOSAICO: LA TECNICA
cubi prospettici nodo di Salomone reticolato stelle a losanghe
trecciaparallelepipedi prospettici
IL MOSAICO: ALCUNI MOTIVI ORNAMENTALI
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Materia: STORIA DELL’ARTE
Docente: prof. Alessandro Tricoli
L’ARTE A RAVENNA E A BISANZIO
Missorium commemorativo di Teodosio I, 388 o 393 d.C., argento, diametro cm 74.
395: Teodosio I divide l’impero in due parti, assegnate ai figli Arcadio (Oriente) e Onorio (Occidente);
402: Onorio designa Ravenna come capitale del suo impero;
410: saccheggio di Roma da parte di Alarico I;
476: il generale érulo Odoacre costringe l’ultimo imperatore d’Occidente Romolo Augustolo ad abdicare;
493: Teodorico il Grande sconfigge gli Eruli e fonda il regno ostrogoto in Italia;
527: Giustiniano I diventa Imperatore romano d’Oriente;
535: inizio della guerra greco-‐gotica;
553: fine della guerra greco-‐gotica. L’impero bizantino sottrae l’Italia agli Ostrogoti.
568: i Longobardi invadono l’Italia. Graduale fine del predominio bizantino in Italia.
751: i Bizantini abbandonano Ravenna dopo la conquista Longobarda.
L’ARTE A RAVENNA: GLI EVENTI STORICI
Periodizzazione:
• periodo imperiale: 402-‐476;
• periodo ostrogoto: 476-‐540;
• periodo giustinianeo: 540-‐565.
L’ARTE A RAVENNA: PERIODIZZAZIONE E PRINCIPALI EDIFICI
La periodizzazione delle manifestazioni
artistiche segue quella degli eventi
storico-‐politici.
Pianta del Mausoleo di Galla Placidia, ca. 450 d.C., Ravenna.
IL PERIODO IMPERIALE: IL MAUSOLEO DI GALLA PLACIDIA A RAVENNA
Il mausoleo di Galla Placidia (risalente alla metà del V secolo circa) è dedicato alla figlia minore
dell’imperatore d’Oriente, Teodosio, nonché sorella dell’imperatore d’Occidente, Onorio. La pianta
è irregolare, quasi a croce greca. Presenta un esterno molto semplice con chiari motivi geometrici e
struttura in soli mattoni a vista. Gli univi motivi decorativi sono gli archetti ciechi e i timpani
dentellati delle testate. La cupola centrale non è visibile dall’esterno perché racchiusa da un
tiburio, una struttura di protezione che in questo caso si presenta come una torre parallelepipeda.
archetto cieco
timpano dentellato
tiburio
Mosaici del Mausoleo di Galla Placidia, ca. 450 d.C., Ravenna.
Al contrario dell’esterno, l’interno è di una
stupefacente ricchezza ornamentale, a marcare
la maggiore importanza dello spirito (l’interno),
sul corpo (l’esterno). I mosaici annullano la
solidità dell’architettura, riducendo le superfici
a puri supporti dell’ornamento.
La cupola è decorata con un mosaico blu-‐notte
seminato di stelle dorate concentriche, che
sembrano generate dalla croce gemmata
centrale. I simboli degli evangelisti occupano i
quattro pennacchi della cupola.
Nel braccio della croce posto di fronte
all’ingresso compaiono due santi, tra i quali è
posta un fontana zampillante alla quale due
colombe si avvicinano per abbeverarsi.
IL PERIODO IMPERIALE: IL MAUSOLEO DI GALLA PLACIDIA A RAVENNA
IL PERIODO IMPERIALE: IL BATTISTERO DEGLI OROTODOSSI A RAVENNA
Battistero degli Ortodossi o Neoniano, prima metà del V secolo d.C., Ravenna.
Da sinistra in alto: sezione, pianta, esterno e interno.
Il Battistero degli Ortodossi (o Neoniano) risale alla prima metà del V secolo. Fu iniziato nel 400
circa dal vescovo Orso (la porzione inferiore) e modificato e concluso attorno al 450 dal vescovo
Neone (da cui il nome). L’edificio ha pianta ottagonale con absidi su quattro lati ed è coperto da
una calotta celata da un tiburio. Anche in questo caso l’esterno, molto sobrio, è mosso solo dal
movimento creato dalle absidi, dalle finestre centinate (ovvero con la parte superiore curva) e
dagli archetti pensili (ovvero sospesi) separati da lesene.
abside
archetto pensile
abside
calotta
tiburio
lesena
finestra centinata
SECONDO REGISTRO
CON ARCATE
TERZO REGISTRO CON CUPOLA
L’interno è ricchissimo di ornamenti ed è suddiviso in tre registri (vedi foto a sinistra): i due inferiori comprendono un doppio ordine di arcate che si sviluppano lungo gli otto lati dell’edificio; quello superiore è costituito dalla cupola. Gli archi poggiano su pulvini, elementi caratteristici dell’architettura bizantina, posti al di sopra dei capitelli e a forma di un tronco di piramide rovesciato. La cupola è interamente mosaicata. La fastosa decorazione si organizza secondo due fasce concentriche gravitanti attorno a un nucleo centrale (vedi foto a destra). In quella inferiore, si alternano troni vuoti e altari sui quali sono poggiati i libri dei Vangeli. Nella fascia mediana si dispongono i dodici Apostoli, separati da piante di acanto. L’insieme degli apostoli e delle piante imprime alla raffigurazione un serrato ritmo centripeto che si conclude nel tondo zenitale con la raffigurazione del Battesimo di Cristo.
PRIMO REGISTRO CON ARCATE
pulvino
FASCIA CON TRONI VUOTI E ALTARI
FASCIA CON GLI APOSTOLI
TONDO CON IL BATTESIMO DI CRISTO
IL PERIODO IMPERIALE: IL BATTISTERO DEGLI OROTODOSSI A RAVENNA
IL PERIODO OSTROGOTO: LA BASILICA DI SANT’APOLLINARE NUOVO A RAVENNA
Intorno al 505 Teodorico fece erigere la Basilica del Salvatore (l’attuale Sant’Apollinare Nuovo)
per il culto ariano (eresia cristiana molto diffusa fra i popoli barbari). Si tratta di un edificio a tre
navate, privo di quadriportico e preceduto dal nartece che, in area ravennate, è detto più
propriamente àrdica. La navata centrale è conclusa da un’abside semicilindrica (ma poligonale
all’esterno), ora distrutta, e gli archi a tutto sesto che la delimitano sono sorretti da colonne
dotate di pulvino. I mosaici appartengono a epoche differenti: alcuni infatti furono sostituiti dal
vescovo Agnello quando, in età giustinianea l’edificio venne consacrato al culto cattolico.
Basilica di Sant’Apollinare Nuovo, inizi VI secolo d.C., Ravenna.
Pianta (a sinistra) e interno (a destra).
pulvino
1) Nartece (o àrdica);
2) Navata centrale;
3) Navate laterali;
4) Abside.
Le decorazioni a mosaico dividono in tre registri distinti le pareti della navata centrale.
Nel registro inferiore: sulla parte di destra, è presente la veduta del palazzo di Teodorico, mentre su quella di sinistra il porto di Classe (nei pressi di Ravenna). Dal palazzo e dal porto partono due distinte processioni di Santi Martiri e di Sante Vergini, eseguite nel periodo di dominio bizantino, che evidenziano alcuni dei caratteri propri dell’arte dell’impero d’Oriente quali: a) la ripetitività dei gesti; b) la preziosità degli abiti; c) la mancanza di volume; d) l’assoluta frontalità; e) la fissità degli sguardi; f) la quasi assoluta monocromia degli sfondi; g) l’impiego degli elementi vegetali a scopo puramente riempitivo e ornamentale.
Nel registro mediano: solide figure di Santi dalle vesti morbidamente panneggiate sono poste tra le finestre. Essi, nonostante l’indefinito fondo oro, si dispongono su un piano prospettico reso dal prato sottostante.
Nel registro superiore: sono presenti piccole scene, narranti episodi evangelici, eseguite in maniera molto semplice e senza alcuna aderenza al naturalismo, nella tradizione dell’arte plebea.
REGISTRO INFERIORE: Veduta del palazzo
di Teodorico
REGISTRO INFERIORE: Processione di Santi Martiri
REGISTRO INFERIORE: Processione di Sante Vergini
REGISTRO INFERIORE: Veduta del porto di Classe
REGISTRO MEDIANO con figure di Santi
REGISTRO SUPERIORE con episodi del Vangelo
IL PERIODO OSTROGOTO: LA BASILICA DI SANT’APOLLINARE NUOVO A RAVENNA
Basilica di Sant’Apollinare Nuovo, mosaici del registro inferiore: Il palazzo di Teodorico (a sinistra) e il porto di Classe (a destra).
Basilica di Sant’Apollinare Nuovo, mosaici del registro superiore: particolare con l’Ultima Cena.
Basilica di Sant’Apollinare Nuovo, mosaici del registro inferiore: particolare con la processione
delle Sante Vergini.
Basilica di Sant’Apollinare Nuovo, mosaici del registro mediano: riquadro con un Santo.
IL PERIODO OSTROGOTO: LA BASILICA DI SANT’APOLLINARE NUOVO A RAVENNA
ambulacro
IL PERIODO OSTROGOTO: IL MAUSOLEO DI TEODORICO A RAVENNA
Mausoleo di Teodorico, prima del 536, Ravenna. Pianta al livello superiore (a sinistra) e inferiore (destra).
Per accogliere le proprie spoglie, Teodorico fece erigere un solido mausoleo in bianca pietra d’Istria. La sua realizzazione determina una decisa rottura con le tecniche costruttive tradizionali basate sull’impiego del laterizio e riporta invece alla mente l’aspetto degli edifici monumentali di Roma. Su un poderoso basamento a pianta decagonale, con profonde arcate cieche, s’imposta il massiccio corpo del piano superiore, circondato da uno stretto ambulacro. Al di sopra di questo secondo corpo, un basso tamburo cilindrico sorregge una ciclopica cupola monolitica (ovvero composta di un’unica pietra, del peso stimato in 230 tonnellate) che conclude la costruzione. Trasportata via mare, la cupola fu sollevata grazie alle anse che la coronano. All’aspetto imperiale e alle tecniche costruttive romane si sovrappongono decorazioni di gusto barbarico, come i disegni geometrici in successione costituenti un motivo decorativo detto a tenaglia, che non ha nulla a che vedere con le tradizionali ornamentazioni classiche.
arco cieco
tamburo
anse
basamento a pianta decagonale
decorazione con motivo a tenaglia
IL PERIODO GIUSTINIANEO: LA CHIESA DI SANTA SOFIA A COSTANTINOPOLI
Chiesa di Santa Sofia, 532-‐537, Costantinopoli
Costruita sotto Giustiniano dagli architetti-‐scienziati Antemio di Tralles e Isidoro di Mileto, la chiesa, realizzata tra il 532 e il 537, ha pianta quasi quadrata (m. 71 x 77) ed è preceduta da un vasto nartece. L’interno è diviso in tre navate di cui quella centrale di grande ampiezza. Una piccola abside, affiancata da due esedre semicilindriche, è situata di fronte all’ingresso. Al di sopra delle navate laterali si sviluppa il matroneo (spazio riservato alle donne) che si affaccia sulla navata centrale. La copertura è costituita da un’immensa cupola emisferica (dal diametro di m. 31) affiancata, nel senso della lunghezza delle navate, da due semicupole. Tale cupola, che poggia su quattro enormi pilastri, è la ricostruzione dell’originale, crollata nel 558. Essa è circondata da una una corona di 24 finestre che la fanno apparire come sospesa al di sopra di un suggestivo anello luminoso. Nel 1453 Costantinopoli e l’intero impero bizantino caddero nelle mani degli ottomani del sultano Maometto II. Da allora la chiesa è stata trasformata in moschea.
matroneo
1) Nartece; 2) Navata centrale; 3) Navate laterali;
4) Abside; 5) Esedra.
pilastro di sostegno alla
cupola
cupolasemicupola
IL PERIODO GIUSTINIANEO: LA CHIESA DI SANTA SOFIA A COSTANTINOPOLI
IL PERIODO GIUSTINIANEO: LA BASILICA DI SAN VITALE A RAVENNA
L’edificio, realizzato tra il 532 e il 547, ha pianta ottogonale preceduta, in origine, da un quadriportico, ma attualmente solo dall’ardica a forcipe (ovvero che presenta due absidi contrapposte sui lati brevi) che si dispone tangente a uno spigolo della costruzione. All’esterno la struttura mostra la sua semplicità, essendo di soli mattoni a vista. Gli spazi sono ottenuti dalla compenetrazione di solidi geometrici elementari quali prismi, piramidi e cilindri. Le facce del corpo principale sono dotate di contrafforti che s’ispessiscono in corrispondenza degli spigoli. Il volume centrale del tiburio ottagonale nasconde la cupola. All’interno è presente un secondo ottagono, i cui lati si dispiegano come i petali di un fiore aprendosi in esedre. Lo spazio centrale è coperto da una cupola. La struttura, pur massiccia, degli otto pilastroni angolari stempera la propria solidità nella preziosità del marmo che la riveste.
cupola
1) Ardica (o nartece) a forcipe;
2) Ingresso; 3) Presbiterio; 4) Abside.
tiburio
contrafforte
esedra
ottagono internoottagono esterno
All’interno, nel presbiterio, i mosaici posti nell’innesto della conca dell’abside raffigurano Giustiniano e la consorte Teodora, accompagnati dai dignitari e dalle dame di corte. L’imperatore e l’imperatrice sono rappresentati mentre portano all’altare le offerte del pane e del vino il giorno della conascrazione della basilica. La tecnica rappresentativa è molto schematica. Ad esempio, la prospettiva della porta con la tenda scostata per permettere il passaggio del corteo, appare insolita e non molto realistica. Alcuni elementi contribuiscono a collocare la presenza dei monarchi in una dimensione astratta e fuori dal tempo. Fra di essi, in particolare: la bidimensionalità; il preziosismo delle vesti e dei colori; la ripetitività dei gesti; la ieraticità (senso di sacralità) dei due personaggi imperiali; la solennità di tutti gli altri personaggi; la mancanza di un verosimile piano d’appoggio; il fondo oro che rende lo spazio irreale e infinito.
IL PERIODO GIUSTINIANEO: LA BASILICA DI SAN VITALE A RAVENNA
Mosaici della basilica di San Vitale a Ravenna: Giustiniano e il suo seguito (a sinistra) e Teodora e la sua corte (a destra), ca. 546-‐548.