Carmelo Bene

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Il genio dello scandalo: Carmelo Bene

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di Demetrio Moreni

MATTATORI

Claudio Abate, Carmelo Bene e Veruschka in Salomè, lungometraggio, 1972.

A dieci anni dalla sua scomparsa, Palazzo delle Esposizioni rende omaggio all’arte dell’attore-regista salentino con la rassegna Benedette foto! Carmelo Bene visto da Claudio Abate, documenti preziosi che lo salvarono in un processo per una rappresentazione del 1963

Nel titolo della mostra c’è tutto: «Benedette foto». Così commentava con tono liberatorio Carmelo Bene nelle pagine della sua prima au-tobiografia, facendo esplicito riferimento al ruolo, per lui quasi vitale, svolto da alcuni scatti realizzati dall’amico fotografo Claudio Abate. Furono proprio le foto di scena a rappresentare una testimonianza inequivocabile per scagionare il genio provocatorio del teatro italiano dalle accuse di oltraggio che gli erano piovute addosso durante il concitato spettacolo Cristo 63. L’opera, proposta una sola volta nel 1963, al Teatro Laboratorio di Roma, suscitò grande scandalo, a tal punto che fu sospesa da un’irruzione della polizia, per la presen-za di una rappresentazione non convenzionale della crocifissione, giudicata blasfema, e per alcuni atteggiamenti sopra le righe degli attori che furono bollati come indecenti e irriguardosi. Carmelo Bene, nei panni del Cristo, fece spegnere le luci, ma i fotografi, con flash a raffiche, scattarono una gran quantità di foto che, in seguito, si sarebbero rivelate determinanti. L’artista salentino fu condannato in contumacia a otto mesi con la condizionale per i reati di atti osceni in luogo pubblico, turpiloquio, vilipendio e oltraggio. Lo spettacolo non fu mai più replicato e il teatro venne chiuso per un po’. Il pro-cesso andò avanti per qualche anno, ma alla fine venne esclusa ogni responsabilità di Bene, ritenuto estraneo ai fatti proprio in virtù delle immagini di Abate.

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Ancora oggi quelle foto sono “benedette”, come hanno sottolineato i cu-ratori della mostra Daniela Lancioni e Francesca Rachele Oppedisano, poiché costituiscono le uniche prove del lavoro del regista in quegli anni. Per il pubblico interessato è possibile ammirare questa galleria al Palaz-zo delle Esposizioni, fino al 3 febbraio, nella mostra intitolata Benedette foto! Carmelo Bene visto da Claudio Abate, che si snoda attraverso un percorso espositivo di circa 120 fotografie, sia in bianco e nero sia a colori, realizzate in un arco temporale lungo dieci anni, che va dal 1963 al 1973. Scatti di scena che fanno rivivere dieci anni di carriera teatra-le dirompente, durante i quali Carmelo Bene, davanti e dietro le quinte, portò sul palco nove opere straordinarie: Cristo 63, Salomè da e di Oscar Wilde, Faust o Margherita, Pinocchio ’66, Il Rosa e il Nero, Nostra Signora

dei Turchi, Salvatore Giuliano, Arden of Feversham, Don Chisciotte. In rassegna anche le istantanee relative al lungometraggio Salomè. Tutte le immagini derivano da un attento lavoro di ripristino che ha permesso di stampare a mano le fotografie in bianco e nero, ottenute da negativi su carta baritata ai sali d’argento e ritoccate (ad eccezione di quelle di Cristo 63, i cui negativi vennero sequestrati dalla magistratura); invece, le imma-gini a colori sono acquisizioni digitali da diapositive, stampate a getto di inchiostro su carta baritata. Inoltre, gli scatti in mostra sono raccolti per spettacoli e ordinati in sequenza cronologica; ogni gruppo è preceduto da un testo redatto da Francesca Rachele Oppedisano per introdurre i visitatori alle tematiche di ciascuna messa in scena e, in alcuni casi, all’accoglienza ad essa riservata dalla critica. Queste fotografie svolgono

Claudio Abate, Carmelo Bene in Il Rosa e il Nero, Nuovo Teatro delle Muse, Roma 1966.

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