CARICO IMMEDIATO - Smile Center PAdova · con carico immediato puoi usare impianti con 10 mm di...

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CARICO IMMEDIATOCiao sono il Dottor Alberto Alessandri e da anni mi occupo di carichi immediati e di chirurgia orale.

Se mancano dei denti è importantissimo sostituirli con degli impianti, non mettere i denti dove mancano significa amplificare una serie di problemi che possono essere il mal di schiena, dolori cervicali, lo spostamento di altri denti.

Sostituire i denti è fondamentale, ma la tecnica di carico immediato, che è una realtà quotidiana nella nostra professione, non sempre è la scelta più corretta, cerchiamo di capirne il motivo…

Il carico immediato consiste nell’inserimento degli impianti nell’osso dove manca il dente e nella funzionalizzazione in giornata, vale a dire che viene applicato il dente o la protesi intera sugli impianti che sono stati messi al mattino, la sera del giorno stesso.

E’ una tecnica che garantisce una velocità incredibile, perché per finalizzare un lavoro su impianti fino a qualche anno fa, dovevi aspettare mesi e anche anni talvolta, oggi lo facciamo tutto in un giorno.Fare un impianto a carico immediato significa farti ritornare alla tua vita di relazione, alla tua vita normale direi subito, anche dal giorno dopo.

Addirittura il carico immediato oggi lo facciamo in sedazione, quindi qualsiasi intervento d’implantologia a carico immediato viene fatto con l’ausilio di un medico anestesista rianimatore che ti rilassa profondamente durante l’intervento, quindi non ti rendi conto di nulla, è fatto nel massimo confort, e nella giornata stessa addirittura montiamo i denti, e il giorno dopo la maggior parte dei miei pazienti tornano addirittura a lavorare, quindi sostanzialmente una tecnica che ti consente di tornare alla tua vita di relazioni in pochissimo tempo.

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Quando si può e quando non si può fare Il carico immediato?

Il carico immediato è indicato quando l’osso nel quale inseriamo gli impianti ha determinate caratteristiche, serve una qualità e una quantità di osso sufficiente per garantire un’ottima stabilità degl’impianti e non sempre esistono le condizioni per poterlo fare, per questo la diagnosi prima dell’intervento è fondamentale, utilizziamo delle indagini diagnostiche e radiologiche di altissimo livello per fare una valutazione del tessuto osseo e per sapere prima dell’intervento se è possibile o meno applicare questo tipo di tecnica

Il carico immediato è consigliatissimo, addirittura la tecnologia oggi ci permette di applicare gli impianti e di stimolare l’osso in modo tale che, caricato subito, cresca più velocemente che non lasciando l’impianto a riposo e la letteratura scientifica oggi lo dimostra.

Il carico immediato in mani esperte come le puoi trovare nel mio ambulatorio è una realtà efficacissima ed io la consiglio a tutti i miei pazienti quando è possibile.

Quello che ti conviene fare ora è chiamare e prenotare una visita per vedere se il carico immediato fa al caso tuo.

Quello che ti conviene fare ora è chiamare e fissare un appuntamento con me, valuteremo insieme se il carico immediato fa al caso tuo, e se si potrà ti aiuterò a tornare a sorridere.

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Scontro all’ ultimo millimetro: “Impianto lungo vs corto”

Chi vincerà?Ci sono sempre state scelte difficili nella vita di ognuno di noi. Chi non si è mai trovato nella situazione di decidere tra scegliere un maglione piuttosto che una bella felpa? Una fetta di torta o una macedonia leggera? Vacanze al mare o in montagna? a

I dentisti in realtà hanno pure loro delle decisioni da fare (siamo umani anche noi, ammettiamolo), ma stiamo nella situazione di dover scegliere anche un approccio terapeutico per ognuno dei nostri pazienti.

Certo è, che il paziente ha sempre l’ultima parola e tu come dentista devi proporre e scegliere il miglior approccio.

Di paziente in paziente ti viene sempre richiesta la massima competenza nel tuo ambito scegliendo un approccio terapeutico piuttosto che un altro.

Ma che impianti applicare in quali pazienti? Adesso farò con te un sommario dei pro e dei contro riguardo la lunghezza degli impianti.

Innanzi tutto ti dico che per un trattamento con successo bisogna avere una stabilità meccanica primaria il più elevata possibile. La stabilità primaria si ottiene anche grazie ad un elevato rapporto tra superficie implantare ed osso.

Vien intuitivo da pensare che quindi che più l’impianto è lungo, più superficie offre e il rapporto aumenta.

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Per una solidarizzazione ottimale si raccomanda una lunghezza minima dell’impianto di almeno 10mm.

Altri protocolli, studiati per carichi immediati nelle regioni posteriori per ponti implanto-supportati senza contatto occlusale con la dentatura opposta, invece raccomandavano impianti più lunghi di 8,5 mm, solidarizzati poi fra loro con ponti provvisori.

Ma la lunghezza dell’impianto non è l’unica componente che devi tener conto in un paziente!

Bisogna innanzi tutto valutare lo spessore osseo di un paziente. Nel caso di poco spessore nell’ osso mascellare procederai dapprima ad un rialzo di seno mascellare ed applicare impianti un po’ più lunghi in un secondo momento.

Anche lo spessore dell’osso mandibolare e la distanza tra la cresta ed il canale del nervo alveolare inferiore non è da sottovalutare.

In generale, per il carico immediato si dovrebbero utilizzare impianti filettati perché la loro ritenzione meccanica può essere di gran lunga superiore!

Per un protocollo con incremento osseo nella mandibola posteriore con carico immediato puoi usare impianti con 10 mm di lunghezza. Questo perché offre un alta stabilità primaria!

Il protocollo per il carico immediato di impianti dentali inseriti in osso innestato è simile a quello per il carico immediato in osso naturale maturo.

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I vantaggi degli impianti corti però quali sono?

Di sicuro il primo vantaggio che salta in mente è: preparazione di un letto implantare minore.E hai ragione!

Non è da poco aver il vantaggio di provocare minor trauma possibile. E non è comodo solo per te ma anche il paziente ne ricava un buon beneficio.

Ci sono molti protocolli e ognuno raccomanda o consiglia differenti punti di vista. E ogni paziente ha bisogno di un trattamento ad personam per garantire il miglior successo possibile.

Il fumo in forte quantità è stato riportato come un fattore di rischio maggiore per il fallimento rispetto alla percentuale riscontrata tra i non fumatori.

E quindi come ci comportiamo? Quale criterio usiamo per determinare la lunghezza dell’impianto?

Studi effettuati su forti fumatori, totalmente edentuli e senza lesioni infettive attive nei siti implantari richiedevano impianti di lunghezza varabile tra 9,5 a 14 mm.

Alcuni pazienti poi potrebbero riferirti il timore che un impianto corto non possa avere sopravvivenza a lungo termine

Se le altre possibilità per sostituire un dente mancante sono poco percorribili allora l’impianto corto è una valida opzione.

La predicibilità del trattamento dipende anche dalle condizioni di partenza.Patologie a carico dell’osso come osteomielite, parodontopatia o

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osteoporosi possono complicare l’esito.

Un impianto corto o lungo che sia in questi casi è destinato ad aver vita breve.Bisogna innanzi tutto risolvere o trattare la patologia di base.

Ripetendo quindi, ti dovrai ricordare che l’impianto corto ha il gran vantaggio di provocar minor trauma chirurgico, invece l’impianto lungo da maggior stabilità iniziale ed è migliore per casi in qui la qualità dell’osso sia bassa.

Benché corti, gli impianti garantiscono la loro stabilità primaria grazie al loro disegno di superficie. Ricorda che gli impianti conici filettati consentono una maggior stabilità primaria rispetto agli impianti cilindrici.

Ci sono poi ancora gli impianti super short di 5 mm. Ma se sei alle prime esperienze ti consiglio di andare sul sicuro con gli impianti lunghi.

In ultimo ti ricordo che anche una superficie implantare rugosa ha ulteriore vantaggio di aumentare l’affinità delle proteine del sangue nel sito dell’osteotomia, velocizzando la formazione del coagulo sanguigno, fondamentale per il rimodellamento osseo all’interfaccia.

Io spero di essere stato abbastanza chiaro, non troppo tecnico o noioso e che l’articolo possa stato esserti d’aiuto. Per qualsiasi domanda, dubbio o perplessità contatta lo studio o chiedi attraverso il blog: www.chirurgiaperfetta.com/blog.

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Ecco i concetti alla base della osteointegrazion dell’impianto. Io li ripasso spesso perevitare errori grossolani.Quante volte ti sarai imbattuto nel termine “osteointegrazione”? Per alcuni rappresenta il quotidiano, ma per altri forse no. Nel caso appartieni a questo secondo gruppo sono qui per spiegarti che cosa sia e come fare al fine di renderla efficace al massimo.

Per osteointegrazione s’intende il processo di rigenerazione ossea con il quale si ottiene l’integrazione dell’impianto nella compagine ossea. L’osso che circonda gli impianti deve essere meccanicamente stabile e sopportare le forze di carico masticatorio.

Per permettere un osteointegrazione efficiente bisogna partire dal principio dell’intervento. Il primo fattore chiamato in causa è la preparazione del letto implantare.

Il letto implantare va eseguito delicatamente senza surriscaldamento eccessivo o trauma meccanico significativo, per ottenere un buon contatto primario tra impianto e osso.

Il danno termico (surriscaldamento) si evita facilmente facendo

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attenzione alle seguenti considerazioni:

• Le frese devono essere sufficientemente affilate.

• Durante la preparazione il sito implantare va irrigato.

• L’irrigante non deve avere temperature elevate.

• La pressione degli strumenti deve essere calibrata in modo adeguato.

Il danno meccanico insorge invece quando si applicano forze elevate di rotazione o quando l’impianto è di dimensioni inadeguate, comprimendo l’osso.

Se viene a provocarsi un danno, termico o meccanico che sia, gli strati di osso più vicini all’impianto vanno in contro a necrosi e non permette un osteointegrazione ideale.

Questi sono i fattori che concorrono all’inizio dell’intervento. Ma sappiamo cosa accade all’interno dell’osso quando inseriamo l’impianto? Certo che sì. Adesso andrò a spiegarteli passo per passo

La guarigione del sito è simile alla guarigione di una qualsiasi ferita. Quindi puoi immaginare quali sono i fattori che concorrono in una corretta guarigione.

In primis avrai pensato che più grande è la ferita, più tempo ci metterà a rimarginarsi. In effetti hai ragione! L’ estensione del letto implantare non è certo da sottovalutare.

Puoi dedurre poi che una ferita sulla schiena ci mette meno rispetto ad una tale ed uguale sul ginocchio o sul gomito.

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In effetti se la ferita è sottoposta a continui stress ci impiegherà più tempo. In egual modo si può dire dell’impianto. Il grado di fissazione deve essere il massimo possibile. Una vite che “balla” non ha chances di integrarsi.

L’ultimo fattore, ma non meno importante, che influisce sulla guarigione del sito è l’età del paziente.

Ti dirò di più: se si forma una cicatrice vuol dire che il tessuto è andato incontro a riparazione. Alcuni autori invece ritengono che l’osso non si ripari, ma piuttosto rigeneri perché guarisce senza formare una cicatrice.

Dopo l’applicazione dell’impianto si verifica il primo processo di guarigione: l’emostasi. I micro-vasi danneggiati si occludono formando un coagulo che può durare da pochi giorni a 2 settimane.

Il coagulo si presenta come una condensazione di cellule (piastrine) e di fili della proteina chiamata in causa, detta fibrina, riducendo la perdita di sangue dai vasi sanguigni.

E sono appunto le proteine le prime ad interagire con la superficie dell’impianto. Le piastrine nel frattempo liberano fattori di crescita che mobilitano le cellule vicine a mobilitarsi nella rigenerazione.

Dopo 3 settimane, dai coaguli e dai filamenti di fibrina inizia poi la mineralizzazione del tessuto adiacente formando dapprima osso immaturo, che verrà poi sostituito da quello maturo, detto lamellare.

La qualità dell’osso neoformato è molto debole, specialmente da 3 a 5 settimane dopo l’inserimento dell’impianto. Per questo ai pazienti va chiesta una dieta liquida per le prime due settimane, seguita da una dieta a base di cibi morbidi per i 5 mesi successivi.

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Ma come si passa da un osso immaturo ad un osso lamellare? Le cellule coinvolte iniziano la sintesi di matrice ossea e l’osso viene formato lentamente per apposizione.

La differenza tra osso lamellare e immaturo probabilmente sta nella diversità delle cellule di organizzarsi. L’osso immaturo è il risultato di una formazione di tessuto osseo rapida e asincrona. Contrario invece per l’osso lamellare, che è caratterizzato da una crescita lenta e sincrona.

È quindi vero il detto: “Chi va piano va sano e va lontano”!

Adesso che sai quali sono le fasi della guarigione posso spiegarti quali sono i fattori che facilitano tale processo.

Gli impianti conici filettati consentono una stabilità maggiore rispetto a impianti cilindrici. Inoltre una superficie implantare rugosa attira a se con più affinità le proteine, velocizzando così la formazione del coagulo sanguigno.

Un’ osteointegrazione duratura la potrai ottenere con una stabilità iniziale più alta possibile, che dipende dal disegno dell’impianto. Non dimentichiamo che anche il letto implantare va preparato facendo attenzione a danni termici e meccanici.

Per qualsiasi domanda, dubbio o perplessità contatta lo studio o chiedi attraverso il blog: www.chirurgiaperfetta.com/blog.

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OVERDENTURE SU IMPIANTI A CARICO IMMEDIATO: Se fai parte del 50%

dei colleghi che non si fidano di farla, allora la farà qualcun

altro al tuo paziente!

Quali protocolli implantari scegliere? Il problema è che le tecniche di applicazione son numerose e non sai quale sia adatta al tuo caso? Diversi dentisti hanno diverse tecniche e modi di approcciarsi per diversi protocolli. Adesso ti mostrerò su cosa mi baso per un overdenture su impianti a carico immediato

Innanzi tutto partiamo dal principio, cos’è il carico immediato? Nella letteratura scientifica recente non esiste un terminologia standardizzata per il carico immediato degli impianti dentali. Diversi autori utilizzano diverse definizioni, che possono differire da carico precoce a carico immediato, a carico diretto o indiretto…

Una cosa che accomuna le varie tecniche è pero come questi impianti possano essere caricati:

• O con un carico funzionale, dove vengono mantenuti i contatti occlusali• O con un carico non funzionale dove gli impianti non sono attivi dal punto di vista occlusale

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Ma come mai si applica un carico immediato?

La procedura con il carico immediato è utile perché riduce notevolmente il periodo di trattamento con conseguenti effetti sociali e psicologici positivi per il paziente.

Inoltre applicando forze occlusali immediatamente dopo l’applicazione degli impianti si è visto che si sviluppa un osso maturo e dento all’interfaccia con l’impianto.

Avendo visto cos’è un carico immediato e perché e convenevole farlo ti andrò a spiegare alcuni brevi concetti che portano al successo del trattamento.

L’esperienza clinica mi ha dimostrato che le alte percentuali di successo a lungo termine dipendono dalla qualità dell’osso e da altri fattori intrinseci dell’impianto.

Vari studi anche confermano che la micro-morfologia dell’impianto influisce sugli esiti del trattamento. Solitamente il successo del trattamento viene garantito da una buona solidarizzazione e stabilità iniziale.

Sapendo questi concetti base non è difficile immaginare l’applicazione di un overdenture.

I requisiti per il successo del trattamento con overdenture a carico immediato sono:

• Alta stabilità primaria degli impianti• Immobilizzazione rigida degli impianti subito dopo l’intervento• Buona qualità e quantità ossea al sito implantare• Buona collaborazione del paziente

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Se tu avrai tutti questi requisiti potrai affrontare un’applicazione di un overdenture su impianti a carico immediato in tutta tranquillità.

L’overdenture è un sistema costituito da una protesi totale rimovibile ancorata a radici naturali opportunamente trattate o a radici artificiali, appunto gli impianti.

Solitamente per ancorare un overdenture inferiore sono applicati 4 impianti nella regione mentoniera della mandibola. Gli impianti vengono poi solidarizzati con una barra metallica al fine di limitare i micromovimenti.

Limitando i micromovimenti si determina un elevata probabilità di successo. Fai attenzione ad evitare questi movimenti e gli impianti si integreranno più facilmente nella compagine ossea.

Uno studio che coinvolgeva 411 pazienti e 1.523 impianti caricati immediatamente produsse una percentuale di successo cumulativo del 92%.

Il concetto di restauro su quattro impianti nella mandibola anteriore, supportato da una barra e caricato immediatamente, è stato dimostrato e clinicamente in oltre 20 anni di esperienza.

L’osso mandibolare è relativamente denso e quindi facilita il buon successo dell’overdenture

Il concetto di carico immediato puoi anche applicarlo con successo nell’ osso mascellare, utilizzando sempre quattro o più impianti.

La sopravvivenza degli impianti è associata alla loro stabilità durante il carico. L’osteointegrazione implantare è un requisito essenziale per determinare la stabilità a lungo termine.

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È importante che gli impianti vengano solidarizzati specialmente nelle fasi iniziali di guarigione. La stabilità implantare altamente funzionale ottenuta con questo concetto terapeutico soddisfa i pazienti e costituisce un beneficio sia per loro che per noi chirurghi.

Un periodo senza carico è considerato comunque parte del protocollo standard, ma è un periodo assai variabile da caso a caso.

Per aver successo di lunga durata con gli impianti dentali, l’osso che li circonda deve essere meccanicamente stabile e sopportare le forze di carico. La stabilità meccanica iniziale è necessaria.

Siamo arrivati all’ultimo punto, la collaborazione del paziente. I restauri a protesi rimovibili danno ai pazienti un confort e un controllo della placca eccellenti. Un paziente che mantiene una pulizia della protesi ottimale assicura il successo del trattamento.

Io spero di essere stato abbastanza chiaro, non troppo tecnico o noioso e che l’articolo possa stato esserti d’aiuto. Per qualsiasi domanda, dubbio o perplessità contatta lo studio o chiedi attraverso il blog: www.chirurgiaperfetta.com/blog

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Supera timori e preconcetti: Inserimento di impianti in alveoli immediatamente

post estrattivi e loro carico immediato entro 8 ore

Ti chiederai di certo quali sono tutte le tecniche che permettono l’applicazione di impianti nell’osso. Ebbene ce ne sono svariate.

Ognuno dei pazienti presenta delle particolarità, delle necessità individuali per cui non è possibile pensare ad una tecnica universale.

Una di queste tecniche prevede anche l’inserzione di impianti negli alveoli immediatamente post-estrattivi.

Hai timore di eseguire questo protocollo? Non ti preoccupare, adesso ti spiegherò come procedere e come agire in questi casi.

Ti chiederai: “Ma perché inserire l’impianto direttamente nell’ alveolo?” Per capire questo protocollo bisogna che prima ti spieghi un po’ riguardo la storia di come procede la guarigione dell’alveolo.

In effetti la guarigione delle ferite estrattive e la chiusura degli alveoli è un argomento che viene studiato da tempo e molti meccanismi ne sono coinvolti.

Questi studi inizialmente venivano fatti su animali o su esseri umani durante le autopsie.

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Uno dei primi studi condotti su animali nel 1923 dimostrò che la formazione di un coagulo sanguigno nello spazio alveolare era importante per la formazione di nuovi vasi. Allo stesso tempo nella parte esterna della ferita si accresceva la mucosa andando ad occludere il tutto.

Subito al di sotto della mucosa, il periostio, uno sottile strato di tessuto che normalmente ricopre l’osso, si accresce dando poi origine ad un osso maturo ed organizzato.

Il primo studio condotto su esseri umani fu condotto poco meno di 20 anni dopo, nel 1941. Lo studio si basava su reperti istologici e radiografici. Per intenderci, l’istologia è lo studio dei tessuti che compongono l’organismo.

Lo studio rilevò che l’osso non presentava alcun cambiamento significativo in altezza dopo 15 settimane di guarigione. Si scoprì invece che l’osso andava incontro a rimodellamento già dopo 10 giorni, tempo in cui si attivavano le cellule ossee.

Con un altro salto di 20 anni circa, nel 1960, uno studio esaminò la lamina dura dell’osso. Questa è la parte dell’osso che guarda all’interno dell’alveolo. Si notò che dopo 20 giorni il contorno era men ben definito e dopo 50 era totalmente scomparso.

Recentissimamente, nel 2003, si vide che nei cani, per un periodo di 180 giorni dopo le estrazioni, il coagulo sanguigno nell’alveolo era sostituito da un tessuto connettivo provvisorio contenente anche particelle di osso.

Nello stesso studio si vide che l’inserimento di collagene o biomateriali simili nella ferita alveolare promuoveva il rimodellamento osseo e compensava, almeno temporaneamente, la perdita di spessore verticale e orizzontale dell’osso.

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Le questioni principali di questi studi sono il risultato a lungo termine ed i mutamenti dimensionali della cresta dopo la guarigione.

Non c’è alcun dubbio che siano necessarie un’approfondita pianificazione preoperatoria ed un esperienza chirurgica avanzata per evitare complicanze intra- e post-operatorie.

Ma secondo te, adesso che sai come guarisce una ferita estrattiva e come siamo arrivati a capirla, se si inserisce un impianto il rimodellamento osseo migliora?

Anche qui dobbiamo darti delle nozioni di storia, ma tranquillo, sono molto più brevi.

Nel 1978 sono stati fatti i primi studi su impianti posizionati nell’alveolo post-estrattivo. Da lì è iniziata una rivoluzione. Molti son stati gli studi eseguiti per questo tipo di procedura.

Venne dimostrata la guarigione completa dell’osso senza sostanziale riassorbimento di spessore sia verticale, sia orizzontale.

Altri studi recenti ti diranno che non ci sono significative differenze di rimodellamento osseo tra l’inserimento di impianti in alveoli vuoti o in zone in cui si è dovuto preparare il letto implantare.

Gli impianti in un controllo a 2 anni risulteranno radiograficamente osteointegrati e stabili, con un’interfaccia ben mineralizzata con osso compatto e maturo.

Ma perché si dovrebbe scegliere un approccio piuttosto che un altro?

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Le considerazioni cliniche per l’applicazione del protocollo sono:

• Un criterio di scelta importante è la linea del sorriso del paziente. Per i pazienti con una linea del sorriso alta e un biotipo di tessuto sottile, la preservazione dell’alveolo potrebbe risultare essenziale.

• In questo protocollo si usano impianti di diametro minore. Gli impianti a diametro ampio sono associati a maggiori complicanze funzionali ed estetiche a lungo termine.

• Viene, in ultimo, mantenuta la stabilità della cresta ossea per un lungo periodo ti tempo.

Io spero di essere stato abbastanza chiaro, non troppo tecnico e che l’articolo ti abbia rassicurato sulla sicurezza del protocollo. Per qualsiasi domanda, dubbio o perplessità contatta lo studio o chiedi attraverso il blog: www.chirurgiaperfetta.com/blog.

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Come ottenere un incremento osseo nelle zone mascellari superiori e l’integrazione simultanea degli impiantiCosa si intende per incremento osseo? E perché viene usato per l’integrazione degli impianti? Queste ed altre risposte ti verranno date a breve, ma bisogna prima che ti spieghi dei concetti base dell’implantologia.

Innanzi tutto va detto che ogni impianto ha delle sue caratteristiche che vengono sfruttate diversamente da caso a caso. Dato che nessuno di noi è uguale non si può pensare che lo debbano essere anche gli impianti.

Un impianto per essere integrato saldamente nella struttura ossea deve, per prima cosa, avere un supporto osseo abbastanza forte. Succede però frequentemente che la mascella non è abbastanza spessa per poter accogliere un impianto.

Lo spessore della lamina ossea della mascella è anche dato dall’ampiezza dei seni mascellari.

Se lo spessore osseo è troppo sottile non sarà possibile applicare degli impianti perché:

• L’impianto potrebbe sbucare all’interno del seno dando una

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sinusite cronica.

• Integrazione dello stesso non sarebbe garantita, determinando un fallimento.

Nel caso in cui l’osso appunto presenti uno spessore sottile ti verrà richiesto di saper eseguire un incremento osseo, anche detto “rialzo di seno”.

È vero che il termine “rialzo di seno” potrà ricordarti la famosa procedura di chirurgia plastica, ma qui si tratta di incrementare lo spessore osseo della mascella. Dando un’occhiata alla definizione di “impianto” in un libro sui materiali dentali ho trovato questo:

“Un impianto è una struttura atta ad essere inserita nella compagine ossea e fungere da radice artificiale, su cui sarà costituita la struttura protesica dentaria. Un impianto poi è considerato adeguato quando permette un’effettiva osteointegrazione, ovvero quando l’apposizione di osso neoformato è strettamente addossata all’ impianto.” Questo è quello che ricerco con un incremento osseo, un “effettiva osteointegrazione”.Al giorno d’oggi sono disponibili numerosi e differenti approcci terapeutici, che possono essere effettuati in totale sicurezza.

Iniziando dal rialzo di seno possiamo dire che ci sono vari materiali che possiamo usare per incrementare lo spessore osseo.

Si procede con questa procedura chirurgica nel caso in cui l’altezza mascellare sia di 4 mm, che risulta non sufficiente per l’applicazione degli impianti.

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Ci sono innanzi tutto gli innesti biologici che possono essere prelavati da un’altra zona del corpo del paziente (autologhi), essere prelevati da un donatore (omologhi) oppure son detti eterologhi quelli derivati da animali, ma sono appena di seconda scelta.

Quando si ottiene stabilità primaria e non ci sono micromovimenti, l’inserimento di impianti con contemporaneo rialzo del seno e carico funzionale può essere usato con successo.

Ma cos’è la stabilità primaria? E come si limitano i micromovimenti? La stabilità primaria dipende dall’uso corretto di frese chirurgiche e dalla preparazione delicata del sito di osteotomia, sito dove viene posizionato poi l’impianto.

Esiste anche una stabilità secondaria, che è quella che si instaura nel processo di guarigione portando alla formazione dell’osso.

Micromovimenti eccessivi dell’impianto limitano l’osteointegrazione. Questi vengono controllati e limitati stabilizzando le ricostruzioni protesiche con una barra.

Quando si usa una solidarizzazione rigida per ridurre i micromovimenti subito dopo l’intervento le forze di carico consentono una migliore guarigione e formazione di osso denso all’interfaccia osso-impianto.

Abbiamo visto quindi come poter incrementare lo spessore osseo e quali innesti possiamo utilizzare; abbiamo visto che le protesi vanno stabilizzate per limitare i micromovimenti, ma per aver successo nel posizionamento degli impianti non è solo il dentista che svolge tutto il lavoro.

Ma non sei solo tu come dentista a effettuare tutto il lavoro.Al paziente verrà richiesto di mantenere per 3-4 mesi una dieta liquida o semisolida.

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Anche la collaborazione ottimale del paziente porta ad elevate probabilità di successo.

In ultimo ti dirò come limitare i rischi biomeccanici. Questi solitamente sono dati dalla forza masticatoria eccessiva. Una valida alternativa è il carico immediato non occlusale, con la quale i denti non son posti in masticazione per non sottoporre a forze eccessive il processo di guarigione.

Io spero di esser stato abbastanza chiaro e di averti convinto della sicurezza del trattamento a carico immediato con il simultaneo incremento osseo. Per qualsiasi altra domanda, dubbio o perplessità contatta lo studio o chiedi attraverso il blog: www.chirurgiaperfetta.com/blog.

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SOLIDARIZZARE GLI IMPIANTI: ecco per te, tutte le più

recenti informazioni

Sei anche tu un dentista che si occupa di implantologia?

Lo sai che oltre il 37%degli insuccessi implantari nei carichi immediati sono causati da una errata solidarizzazione degli impianti e scarsa stabilità primaria?

Voglio condividere con te le più recenti informazioni che la letteratura scientifica offre ogg.

Ecco cosa significa solidarizzare:

Significa ottimizzare l’interfaccia tra osso ed impianto per evitare micromovimenti. I movimenti possono compromettere l’integrazione dell’impianto, limitando così la riuscita del trattamento.

Pensa che i movimenti compresi tra 50 e 150 µm sono ben tollerati e permettono un’integrazione ideale, mentre i movimenti superiori a 150 µm sono da considerarsi eccessivi.

Addirittura alcuni studi confermano che micromovimenti di 200µm determinavano un’integrazione di tessuto fibroso piuttosto che formazione ossea.Quando inserisci un impianto devi porre grandissima attenzione alla stabilità iniziale (detta anche primaria), che viene influenzata da: • Disegno dell’impianto;

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• Superficie dell’impianto;

• Sito d’impianto;

• Tipo di restauro;

• Biomeccanica del sito, come ad esempio le forze di masticazione

Vediamone una ad una.

Per una solidarizzazione ottimale si raccomanda una lunghezza minima dell’impianto di almeno 10mm. Personalmente grazie all’ esperienza riesco ad ottenere torque di inserimento di oltre 100 Newton, in impianti super short di 5 mm, però serve un po’ di esperienza e se sei alle prime armi, vai sul sicuro con impianti più lunghi.

Gli impianti a massima solidarizzazione sono quelli che hanno spire filettate, magari molto larghe ed è utile aggiungere anche che gli impianti conici hanno una stabilità maggiore rispetto ad impianti cilindrici convenzionali.

Nella mia esperienza, trovare stabilità primaria con un impianto conico è molto più semplice rispetto al cilindrico.

1. La stabilità primaria è determinata anche dalla presenza di strati di fosfato di calcio sulla superficie dell’impianto che incrementano il livello di soglia dei movimenti tollerati. Nella mia esperienza professionale ho notato che impianti di diversi marchi hanno una integrazione sovrapponibile.

2. Nella solidarizzazione anche la qualità dell’osso è fondamentale nella riuscita del trattamento.

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3. Ci sono significative differenze tra vari individui date da fattori come il sesso, la razza e l’età. Le differenze inoltre non riguardano solo fattori inter individuali, ma anche fattori intraindividuali. Come già di certo sai, la qualità dell’osso mascellare è notevolmente inferiore a quella dell’osso mandibolare. Per cui trovare alti torque d’inserimento nel mascellare superiore è più complesso che in zona mandibolare. Anche nella mandibola ci sono poi differenze sostanziali. La zona anteriore ha un osso più denso e compatto, ed è più facile trovare un alta stabilità primaria. Nel mascellare superiore poi utilizzo impianti a spira larga che permettono di ottenere maggiore stabilità

4. Infine la biomeccanica

Si è visto in effetti che caricare l’osso aumenta significativamente la vascolarizzazione e la formazione di osteoni (unità funzionali dell’osso) e determina un rimodellamento attivo. Per raggiungere questo effetto, è essenziale che il carico non sia continuo ma intermittente e questo si ottiene esercitando forze di compressione e tensione sull’osso.

Fa attenzione a non provocare riassorbimenti!

Per quanto riguarda la solidarizzazione ci sono altre due considerazioni da fare: sia l’eccessiva compressione o, al contrario, rendere l’osso inattivo per tensione può causare il riassorbimento. I micromovimenti causati dal carico masticatorio vengono notevolmente ridotti se si solidarizzano un maggior numero di impianti. Ciò mantiene il micromovimento lungo l’interfaccia sotto la soglia accettabile. Il carico immediato funzionale è una certezza, sia sull’impianto singolo che sull’ arcata intera.

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In conclusione diciamo che studi ed esperimenti hanno dimostrato che il legame chimico-fisico tra osso ed impianto è rafforzato dal carico funzionale. L’osso neoformato si accumula sulla superficie rugosa dell’impianto e si propaga in seguito alle forze trasferite all’osso.

Naturalmente l’esperienza del chirurgo è particolarmente importante se si utilizza un concetto di carico immediato.

La manipolazione ottimale dei tessuti molli e duri, la condensazione intraoperatoria del sito dell’impianto ed il raffreddamento adeguato dell’osso impediscono di ledere il tessuto e migliorano la qualità del legame osso-impianto. In questo modo si possono ridurre al minimo le complicanze postoperatorie ed i fallimenti.

Gli impianti dovrebbero essere posti in parallelo tra di loro in modo da impedire il carico sbagliato. Cerca comunque di non avere dis parallelismi di oltre 15-20 gradi e in caso correggili con dei low profile angolati.

L’industria moderna e la sua tecnologia innovativa producono numerosi disegni e superfici di impianti di qualità garantita che promuovono l’osteogenesi ed un legame rigido tra osso ed impianto.

Scegliere un sistema implantare con un buon disegno della filettatura e con superficie rugosa è un mezzo affidabile per garantire la qualità del concetto di carico immediato, anche in aree con osso di scarsa qualità.

Al termine della procedura viene consigliata una dieta liquida o cibi morbidi nel periodo post-operatorio, al fine di mantenere alta la probabilità di successo, per almeno un periodo di 8 settimane.

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Come ottenere una stabilità primaria altissima

dell’impianto, con un sistema facilissimo e collaudatissimo.

Come ben sai la stabilità primaria è importantissima per un trattamento eseguito con successo a lungo termine.

La stabilità primaria dipende dall’uso coretto delle frese chirurgiche e della preparazione delicata dell’osteotomia del letto implantare. Questa stabilità è un bloccaggio meccanico tra il corpo dell’impianto e l’osso lamellare maturo circostante.

L’osso circostante poi è caratterizzato da una serie di reazioni biologiche, a partire dal ricambio dell’osso all’interfaccia, seguito da una rapida riparazione.

L’osteointegrazione sembra dipendere dalla stabilità primaria, che è determinata a sua volta dal disegno dell’impianto.

Con l’evolversi nel tempo dell’odontoiatria implantare sono stati ideati diversi disegni di impianti dentali, come lame, viti e cilindri, ognuno dei quali ha varie caratteristiche inerenti al suo macro-disegno.

Ad esempio gli impianti a vite hanno il vantaggio di adattare l’osso ai carichi di compressione circostanti, specialmente quando sono inseriti nell’osso corticale o nella spongiosa.

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Diversi studi affermano diverse teorie sulla stabilità primaria. Alcuni definiscono che la stabilità primaria sia influenzata da:• Lunghezza dell’impianto,

• Geometria dell’impianto,• Area di superficie dell’impianto,• Percentuale di contatto tra osso ed impianto.

La stabilità primaria invece secondo altri studi è determinata da:

• Densità ossea,• Disegno dell’impianto,• Tecnica chirurgica utilizzata.

Una volta stabilità la stabilità meccanica primaria, i meccanismi di guarigione della ferita portano alla riparazione continua del tessuto con la differenziazione delle cellule in osteoblasti e la formazione dell’osso, questo fenomeno è noto come stabilità secondaria.

Devi dare maggior attenzione ai pazienti che presentano lesioni periapicali o precedenti parodontopatie. Stai attento a rimuovere tutto il tessuto di granulazione o il tessuto infetto prima di applicare l’impianto, altrimenti c’è il rischio di fallimento.

Da qui potrai già capire che per aver successo nei trattamenti ci sia la necessità di aver osso vivo, in grado di rimodellarsi ed integrare l’impianto.

Dunque una procedura chirurgica corretta ti permetterà di effettuare un sito di osteotomia in grado di accogliere l’impianto senza provocare un sito necrotico, che ti porterà ad un fallimento sicuro!

Per aver un successo di lunga durata con gli impianti dentali, l’osso che li circonda deve essere meccanicamente stabile e sopportare le forze

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di carico occlusale.

Ma come si determina la stabilità primaria quindi? Qual è la tecnica corretta per la preparazione del letto implantare?

Ci sono due concetti fondamentali che andrò a spiegarti.

È necessario, come ti avevo già accennato, eseguire delicatamente l’osteotomia, senza surriscaldamento o trauma meccanico, per ottenere un buon contatto primario tra l’impianto e l’osso.

È sono proprio il danno termico ed il danno meccanico che sono cruciali nella preparazione del letto implantare.

Ma iniziamo dal danno termico. Come facciamo ad evitarlo?

Il surriscaldamento può avvenire per diversi fattori:• Insufficiente affilatezza delle frese chirurgiche,• Durezza dell’osso,• Uso improprio (o mancato uso) dell’irrigazione,• Temperatura inappropriata della soluzione irrigante• Pressione inaccurata durante la trapanazione.

Tenendo a mente questi punti essenziali ti sarà facile evitare complicanze.

Invece per quanto riguarda il danno meccanico può insorgere quando è stato usato un alto torque d’inserzione. Ti raccomando di inserire gli impianti evitando un torque eccessivo, che può danneggiare l’osso all’interfaccia.

In effetti all’ interfaccia può essere presente una zona necrotica ridotta di 1 mm o più a causa a causa del trauma termico o meccanico. Questa zona di osteonecrosi può causare l’incapsulamento dell’impianto.

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Incapsulamento è proprio il processo che dovremmo evitare tutti! Questo, come ben sai è proprio il contrario dell’osteointegrazione. L’osteointegrazione porta alla formazione di osso maturo all’interfaccia, mentre l’incapsulamento causa la formazione di tessuto di granulazione.

Ma come mai questi danni danno il via ad una necrosi? Questa è una bella domanda! Sono state condotte delle ricerche che hanno dimostrato che i danni termico e meccanico portano ad un danneggiamento dell’apporto ematico dell’osso.

Ma non solo! Il danno vascolare anche implica che non ci sia una neo-angiogenesi (=proliferazione vascolare) dei capillari che rappresentano la fonte dei nutrienti necessari per le cellule osteoprogenitrici.

Per ottenere un successo di lunga durata quindi ricordati queste semplici regole:

• La stabilità primaria inziale dell’impianto dipende da forma dell’impianto e preparazione chirurgica del sito implantare• Durante la preparazione fai attenzione al sufficiente raffreddamento • Evita torque eccessivi • Evita anche la contaminazione del sito implantare• Rimuovi adeguatamente il tessuto di granulazione in siti con lesioni periapicali, granulomi o precedente parodontopatia

Io spero di essere stato abbastanza chiaro, non troppo tecnico o noioso e che l’articolo possa stato esserti d’aiuto. Per qualsiasi domanda, dubbio o perplessità contatta lo studio o chiedi attraverso il blog: www.chirurgiaperfetta.com/blog.

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Cosa fare per ottenere una osteointegrazione degli

impianti più veloceTi ricordi che processo sia e come procede l’osteointegrazione? Il nome già ti dice molto in realtà. Si tratta di un processo attraverso il quale l’osso, accrescendosi, integra l’impianto nella compagine ossea.

Benché ti sembrerà facile, in realtà, l’osteointegrazione è un processo complesso e influenzato da alcuni fattori.

Cosa succede se un impianto non viene integrato? In questo caso l’impianto viene circondato da tessuto connettivo fibroso, che ha caratteristiche troppo diverse dall’osso per permettere la stabilizzazione dell’impianto in sede. L’impianto quindi non viene più osteointegrato ma bensì incapsulato.

Ti dicevo prima che ci sono alcuni fattori che sono coinvolti nell’osteointegrazione. Ma quali sono?

• Il contatto tra osso ed impianto (BIC) dev’essere massimale• Trattare la superficie dell’impianto in modo da renderlo rugoso per velocizzare la crescita ossea.• Il disegno dell’impianto

Diversi studi sono stati eseguiti anche valutando la differenza di osteointegrazione tra impianti non caricati, a carico differito ed a carico immediato.

Innanzitutto ti dirò la differenza tra i tre. Essi appunto differiscono per il metodo di guarigione. Una volta applicati gli impianti a carico immediato

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vengono subito posti in masticazione, mentre per gli impianti a carico differito si attende che il processo di guarigione sia completato prima di porre gli impianti in masticazione. Gli impianti non caricati non verranno mai posti in masticazione.

Tieni a mente che gli impianti non caricati non hanno utilità clinica, vengono solo proposti come esperimenti per capire come ottenere un osteointegrazione perfetta.

Con gli impianti non caricati l’osso che li circondava aveva un gran numero di spazi riempiti di tessuto adiposo (grasso) e quindi avevano un’osteointegrazione limitata.

Negli impianti a carico differito la risposta ossea invece era eccellente, con un interfaccia ossea sana.

Un’altra risposta eccellente la davano gli impianti a carico immediato. L’osso all’interfaccia era ben compatto e si osservava una maggiore formazione di osso più denso nelle aree con la maggior forza di carico.

Quindi capirai già da solo che gli impianti a carico immediato offrono la miglior risposta ossea.

Il concetto di trattamento con carico immediato può essere utilizzato con successo indipendentemente dalla geometria dell’impianto.

Le cellule ossee migrano sulla superficie dell’impianto e formano un ancoraggio stabile sulla superficie implantare. La formazione di osso maturo dipende dal periodo di carico.

Un requisito necessario per il successo di lunga durata dopo il carico funzionale immediato è la stabilità primaria e l’immobilizzazione durante e dopo l’intervento.

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Ma per permettere una buona biofunzionalità è anche essenziale ottenere una sigillatura ottimale della gengiva! La barriera mucosa serve per prevenire l’invasione batterica e l’accumulo di residui alimentari.

Purtroppo non ci sono ricerche approfondite sulla guarigione di ferite all’interfaccia osso-impianto nei forti fumatori

Già nella fase di scelta e preparazione dell’impianto bisogna fare dei piccoli accorgimenti per permettere un successo eccellente.

Magari potrai scegliere impianti più lunghi o più corti, con diverse geometrie, con superfici trattate o meno.

Pensa che per velocizzare il processo di guarigione e di osteointegrazione non bisogna prendere in considerazione solo ciò che succede dopo l’inserimento dell’impianto, ma anche tutto ciò che succede prima.

Ad esempio già la preparazione del letto implantare è fondamentale! Una preparazione inadeguata comprometterebbe la riuscita dell’intervento per mancata osteointegrazione.

Sono quindi sia le componenti biologiche ed endogene dell’impianto che influenzano la crescita ossea durante il carico.

La crescita ed il metabolismo osseo possono essere significativamente incrementate con un conseguente aumento del contatto osso-impianto se la superficie dell’impianto è sabbiata o mordenzata, trattata con il plasma spray di titanio o ricoperta da idrossiapatite.

Tutti questi procedimenti aumentano la rugosità dell’impianto e si è visto che gli impianti rugosi hanno più probabilità di integrarsi. Inoltre l’idrossiapatite è il minerale di cui è normalmente formato l’osso umano, quindi applicando un impianto che ha già il minerale all’osso non ti sarà

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difficile convogliare a nozze le superfici ossee e quelle implantari.

La risposta biologica dell’osso dipende poi anche dalla direzione, dall’entità e dal ritmo di ripetizione delle forze di carico masticatorie.

Tenendo a mente quanto ti ho appena detto ti verrà automatico pensare che l’osso resiste meglio ai carichi masticatori applicati rapidamente che alle forze applicate lentamente. Ti dirò di più: le forze ripetitive aumentano addirittura il volume osseo.

Non c’è dubbio che il carico immediato con forze eccessive dopo l’inserimento degli impianti possa causare un micromovimento eccesivo all’interfaccia impianto-osso e causare l’incapsulazione, che a sua volta provoca il fallimento del trattamento. Quindi dovrai saper calibrare i tempi giusti in cui applicare il carico.

Lo spero di essere stato abbastanza chiaro, non troppo tecnico o noioso e che l’articolo possa stato esserti d’aiuto. Per qualsiasi domanda, dubbio o perplessità contatta lo studio o chiedi attraverso il blog: www.smilecenterpadova.com/blog.