CARATTERI GEOLOGICI E IDROGEOLOGICI · 2020. 10. 6. · Le carte della pericolosità costituiscono...

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Elaborati per Variante - Declassata CARATTERI GEOLOGICI E IDROGEOLOGICI

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    CARATTERI GEOLOGICI E IDROGEOLOGICI

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    STUDIO GEOLOGICO DI SUPPORTO AI SENSI DELL’ART. 62 DELLA L. R. 1/05 Premessa

    Lo studio geologico di supporto alla variante al Piano Strutturale fa riferimento sia all’art.36 del P.I.T. (misure generali di salvaguardia) che al recente Regolamento di attuazione dell’articolo 62 della legge regionale 3 gennaio 2005, n.1 (Norme per il governo del territorio) in materia di indagini geologiche. Lo studio geologico di supporto al P.S. vigente (1998) era adeguato alla L.R.5/95 ed alla Del.C.R.n.94/85. Dal 1998 ad oggi il quadro di riferimento normativo si è arricchito anche con l’attività dell’Autorità di Bacino del Fiume Arno che ha prodotto una serie di Piani stralcio finalizzati alla individuazione ed alla salvaguardia dal rischio idraulico. In particolare il Piano stralcio rischio idraulico (D.M.11/5/99) ed il Piano stralcio Assetto Idrogeologico (DPCM 6/5/2005) sono gli strumenti di gestione del territorio che hanno ricadute sulla pianificazione territoriale, sia in termini di interventi ammissibili sia in termini di vincoli alla fattibilità delle previsioni urbanistiche già in essere. A questo proposito si rileva come la normativa del P.A.I., che prevedeva una fase transitoria per l’applicazione delle norme agli interventi già previsti dagli strumenti urbanistici vigenti all’entrata in vigore del DPCM, si debba applicare, invece, ai nuovi strumenti urbanistici e atti di governo del territorio quali, appunto, la variante al P.S. Nei paragrafi che seguono si riporta la descrizione sia dei nuovi elaborati cartografici di analisi che completeranno il Quadro Conoscitivo sia dei nuovi elaborati relativi alla pericolosità geologica, idraulica e sismica che costituiranno il riferimento per il progetto della variante e per la specifica normativa in materia di prevenzione e salvaguardia dai rischi geologici e ambientali.

    1. Carta geologica (FI 01)

    Questo elaborato riporta la nuova cartografia geologica regionale che è possibile recuperare dal sito web della Regione Toscana in formato raster. Lo studio geologico di supporto al P.S. vigente contiene una carta geolitologica che articolava i sedimenti alluvionali della pianura pratese sulla base delle indagini geognostiche realizzate nel corso del tempo. In occasione della variante, che comunque anticipa di poco tempo la revisione generale del P.S., si è scelto di predisporre una carta geologica, basata sui nuovi dati del progetto CARG, che è focalizzata alla individuazione delle diverse formazioni geologiche che affiorano sul territorio pratese rimandando le informazioni più applicative sulla costituzione litotecnica del substrato, alla carta litotecnica e dei dati di base (FI 04). Come si può facilmente individuare dalla lettura della carta geologica, tutta l’area della variante è compresa nel territorio di pianura dove affiorano i depositi fluviali che, nel corso del tempo, si sono accumulati durante i frequenti episodi alluvionali che hanno interessato i corsi d’acqua prima che questi venissero regimentati con specifiche opere idrauliche. In particolare questi sedimenti alluvionali sono stati deposti dai principali torrenti Bisenzio, Calice, Bardena e Iolo al di sopra del vasto e più profondo accumulo di sedimenti più grossolani costituito dalla grande conoide del fiume Bisenzio. Di fatto i depositi alluvionali recenti vengono indicati con un'unica notazione in quanto costituiscono un insieme di materiali di diversa granulometria (dalle argille alle ghiaie) disposti in lenti più o meno spesse ed estese, la cui distinzione risulta possibile soltanto con l’analisi delle indagini geognostiche puntuali che permettono di distinguere, almeno fino a una certa profondità dal piano di campagna, i differenti tipi litologici. A fronte di questa generale uniformità geologica si possono distinguere alcuni tratti di paleolveo attribuiti ad antichi percorsi del Bisenzio libero di divagare nella pianura prima della sua definitiva regimentazione ed il prolungamento di una linea di faglia, probabilmente diretta, che scorrendo lungo la fascia pedecollinare della Calvana segna il bordo del confine tra il grande bacino fluvio-lacustre della pianura pratese che si è formato durante le fasi di distensione seguenti all’emersione della catena appenninica.

    2. Carta geomorfologica (FI 02) Evidentemente un'areale completamente pianeggiante e fortemente urbanizzato come quello della pianura pratese non presenta caratteristiche geomorfologiche significative. Le uniche “forme” del territorio che possono essere rilevate sono quelle di origine antropica quali i rilevati delle infrastrutture viarie e le arginature dei corsi d’acqua principali. Tali manufatti, unitamente alle estese superfici impermeabilizzate, costituiscono elementi che possono interferire con le dinamiche legate allo scorrimento superficiale delle acque. In definita, quindi, l’elemento geomorfologico che maggiormente emerge da questa analisi è proprio l’andamento pianeggiante della superficie del piano di campagna che spesso costituisce un “ostacolo” per il deflusso naturale delle acque di precipitazione meteorica che non trovando adeguate vie di scorrimento tendono a ristagnare sia per la scarsa pendenza del terreno che per la diffusa impermeabilizzazione del suolo. 3. Carta idrogeologica (FI 03) Nella carta idrogeologica si vuole mettere in evidenza come la diversa costituzione del substrato determini la possibilità o meno del rinvenimento delle acque sotterranee. In particolare il grande accumulo detritico che forma la conoide del Bisenzio è sede di un acquifero importante, da tempo sfruttato per l’approvvigionamento idrico, mentre i depositi alluvionali superficiali sono sede di piccole falde “sospese”, intrappolate tra i materiali scarsamente permeabili quali le argille ed i limi. Come si evidenzia in cartografia, la rete di monitoraggio della falda profonda, costituita da una serie di pozzi abbandonati utilizzati come piezometri che registrano, in continuo, la profondità delle acque, permette di individuare l’andamento delle linee piezometriche relative al grande acquifero profondo. In particolare, gli ultimi dati disponibili risalgono alle misurazioni del periodo 2002/2004 che mostrano come il livello piezometrico della falda non risalga mai oltre i 15 metri dal piano di campagna e come, di conseguenza, non si possa verificare una diretta interferenza tra le attività antropiche che si svolgono in superficie e le acque profonde. Tale interferenza, invece, può verificarsi, invece, nelle falde superficiali che possono essere rinvenute a poca profondità dal piano di campagna laddove la presenza di livelli litologici più grossolani permette l’accumulo delle acque di infiltrazione. Per queste falde, data la particolare origine, non si può parlare di un acquifero continuo il cui livello possa esser individuato con linee piezometriche alla stessa stregua di quelle che individuano l’acquifero profondo. Tutto ciò è ben evidenziato dall’andamento molto variabile, da zona a zona, delle letture dei livelli di falda rilevati con le diverse indagini geognostiche sparse per tutto il territorio, mediamente spinte fino alla profondità di 10-12 metri dal piano di campagna. Per quanto riguarda, invece, la permeabilità generale del terreno superficiale, è possibile valutare qualitativamente la diversa possibilità di infiltrazione delle acque superficiali sulla base delle caratteristiche litologiche evidenziate nella carta litotecnica. Dalla lettura dei dati geognostici è possibile caratterizzare il primo strato di terreno relativamente alla presenza di litotipi a diversa granulometria che permettono, appunto, una maggiore o minore infiltrazione delle acque. Il grado di permeabilità elevato viene, quindi, attribuito ai terreni prevalentemente ghiaioso-sabbiosi che affiorano nella parte centro-settentrionale dell’area della variante; il grado di permeabilità media, invece, si attribuisce ai terreni prevalentemente sabbioso-limosi, mentre il grado di permeabilità bassa è attribuibile ai terreni prevalentemente limosi e argillosi la cui presenza aumenta allontanandosi dalla zona centrale verso sud. 4. Carta litotecnica (FI 04) In questo documento si riporta l’ubicazione delle indagini geognostiche che sono state realizzate nel corso del tempo a supporto della progettazione edilizia. Questi dati provengono da una ricerca su tutte le pratiche edilizie depositate nell’archivio comunale i cui esiti sono stati resi disponibili da Comune di Prato nel proprio sito web alla sezione “Strumenti Urbanistici on-line”. Per ciascun punto di indagine vengono riportati i diagrammi, le stratigrafie e le a profondità della falda delle diverse tipologie di prova riconoscibili secondo un numero univoco. Nell’elaborato cartografico si evidenziano, quindi, le prove penetrometriche statiche e dinamiche, i sondaggi a carotaggio continuo, le indagini sismiche e le trincee esplorative che hanno riguardato zone comprese

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    all’interno dell’area della variante. Questo archivio rappresenta il naturale proseguimento della raccolta delle informazioni geognostiche già avviato nello studio geologico di supporto al vecchio P.R.G (ECOGEO, dicembre 1990) che permise di articolare e differenziare i sedimenti alluvionali della pianura (considerate, invece, come una unica “formazione” anche nella nuova carta geologica regionale) almeno nella porzione superficiale del terreno, cioè per i primi 5 metri di profondità. L’andamento della distribuzione areale dei terreni a diversa granulometria costituisce, quindi, una prima indicazione sulle caratteristiche litologiche del substrato, comunque utile per impostare le campagne geognostiche per i nuovi interventi da realizzare. Conoscere, in via preliminare, se un terreno è più o meno argilloso o più o meno sabbioso significa anche conoscere, ad esempio, la possibilità di rinvenire una falda sotterranea anche con piccoli scavi poco profondi e, di qui, valutare l’opportunità o meno di edificare anche in sotterraneo e, nel caso, dare le necessarie indicazioni sulle modalità di intervento in situazioni così particolari che, nel tempo, possono creare disagi e/o malfunzionamenti. L’esame dei risultati delle indagini geognostiche permette anche di escludere, in via generale, la presenza di porzioni di territorio con caratteristiche geotecniche particolarmente scadenti. In definitiva l’intero substrato litologico di pianura offre un buon supporto per le fondazioni delle strutture edilizie anche se, da un punto di vista sismico, occorrerà valutare sempre gli eventuali effetti prodotti dallo scuotimento dovuto a un terremoto, specialmente nei casi in cui la falda sotterranea è prossima alla superficie.

    5. Carta delle problematiche idrogeologiche (FI 05) La carta delle problematiche idrogeologiche sintetizza, in chiave di rischio per la risorsa acqua, gli elementi emersi nelle precedenti carte di analisi. La tutela della qualità e della quantità delle acque sotterranee è di fondamentale importanza in quanto tale risorsa viene utilizzata diffusamente sia per gli scopi idropotabili che per gli usi industriali. Come si evidenzia in cartografia, nell’area della variante e, più in generale in tutta la pianura pratese, sono in attività numerosi pozzi per l’approvvigionamento idrico che estraggono l’acqua dall’acquifero profondo, vero serbatoio della città. Tali manufatti, anche se utilizzati per estrarre l’acqua, possono costituire delle vie preferenziali per eventuali agenti inquinanti che se sversati nelle vicinanze dei pozzi sono in grado di raggiungere direttamente l’acquifero profondo compromettendone la qualità. Per questo motivo intorno ai pozzi la normativa vigente in materia di salvaguardia delle acque sotterranee (D.Lgs.152/06) individua una zone di tutela assoluta, per una raggio di dieci metri, ed una zona di rispetto, per un raggio di duecento metri, all’interno della quale sono vietate una serie di attività potenzialmente pericolose. Allo stesso modo, anche se non così direttamente come nel caso dei pozzi, eventuali inquinanti sversati in superficie possono raggiungere le acque sotterranee per infiltrazione attraverso il terreno a diversa permeabilità. Il grado di vulnerabilità (della falda) che si può valutare, anche in questo caso in modo qualitativo, è legato quindi al diverso grado di permeabilità del terreno laddove i terreni prevalentemente argillosi costituiscono una sorta di barriera impermeabile che isola l’acquifero profondo dalle acque superficiali (vulnerabilità bassa), al contrario dei terreni ghiaioso-sabbiosi che permettono invece ad un inquinante idroveicolato di superare più facilmente lo strato superficiale ed avviarsi pericolosamente verso le acque profonde (vulnerabilità molto elevata). 6. Carta della pericolosità idraulica (FI 06)

    Le carte della pericolosità costituiscono la sintesi e l’interpretazione dei dati rilevati con le carte di analisi che riassumono tutti gli elementi significativi da tenere in considerazione per la valutazione delle problematiche fisiche e idrogeologiche che possono interagire negativamente con le nuove scelte urbanistiche. Allo stesso tempo queste ultime dovranno essere effettuate anche in relazione alle esigenze di tutela e di salvaguardia delle risorse tenendo conto delle dinamiche naturali che caratterizzano il territorio assoggettato alla variante.

    Questo elaborato individua la pericolosità idraulica in relazione alla possibilità che alcune zone della variante possano essere soggette ad alluvionamento per piene con diversi tempi di ritorno che possono verificarsi nei principali corsi d’acqua che attraversano la pianura. In particolare rispetto al Bisenzio l’areale maggiormente a rischio risulta essere la zona a sud dell’autostrada che è stata inserita in classe 3 (elevata) in quanto soggetta all’invasione delle acque di esondazione per una piena con tempo di ritorno duecentennale, secondo quanto indicato dall’Autorità di Bacino del fiume Arno nel Piano stralcio Assetto Idrogeologico. Allo steso modo lungo il torrente Iolo, nella parte più occidentale della variante, sono presenti sia in destra che in sinistra idrografica, due zone classificabili in pericolosità elevata secondo lo studio idrologico-idraulico effettuato in occasione della redazione del Piano Strutturale vigente. Tali zone sono state riconfermate nel P.A.I. in occasione delle osservazioni allo stesso P.A.I. presentate, a suo tempo, dal Comune di Prato. La restante parte del territorio è classificata in classe 2 (media) cui corrisponde la possibilità di un alluvionamento per piene con tempo di ritorno superiore ai duecento anni. Ai fini del condizionamento delle nuove previsioni urbanistiche soltanto nelle aree classificate in classe 3 si dovranno prevedere, a livello di Regolamento Urbanistico, specifici interventi di messa in sicurezza idraulica rispetto al verificarsi dell’evento alluvionale duecentennale. Per quanto riguarda, invece, le opere di regimazione idraulica, il Piano di bacino del fiume Arno individua un areale in destra idrografica del Bisenzio che potrebbe essere interessato dalla realizzazione di una cassa di espansione la cui fattibilità, però, è subordinata ad una ulteriore verifica tecnica da parte degli organi competenti (intervento strutturale di tipo B la cui verifica spetta alla Provincia di Prato). Allo stato attuale, quindi, tale area è vincolata in attesa che venga stabilita o meno la necessità tecnica per un utilizzo come cassa di espansione; in tal caso tale destinazione d’uso comporterebbe un vincolo di inedificabilità assoluta. 7. Carta della pericolosità geomorfologica e sismica (FI 07) In questo specifico elaborato che riporta, generalmente, la classificazione di pericolosità per aree omogenee all’interno delle quali si possono verificare determinati fenomeni, si evidenzia un unico grande areale che contiene tutta l’area della variante. La generale uniformità del substrato, caratterizzato dai depositi alluvionali recenti e la morfologia completamente pianeggiante che impedisce lo sviluppo di significativi fenomeni legati all’azione della gravità, permette di valutare in classe 2 di pericolosità geomorfologica (media) tutta l’area della variante, rispetto ad una scala di valori che va da 1 (bassa) a 4 (molto elevata). Relativamente agli effetti prodotti da un sisma, invece, vista l’origine dei depositi alluvionali e la possibilità del rinvenimento delle acque di falda superficiali in prossimità della superficie, si attribuisce un grado di pericolosità elevato (classe 3) in relazione al fatto che lo scuotimento dovuto ad un movimento tellurico di forte intensità (il territorio di Prato è classificato Zona sismica 3s dalla Del.G.R.n.431 del 19 giugno 2006) possa generare fenomeni di cedimento e/o di liquefazione in terreni sciolti immersi in falda. Tale eventualità, piuttosto remota per le caratteristiche litologiche generali del substrato della pianura, andrà comunque verificata puntualmente in occasione di ciascun nuovo intervento edilizio mediante una specifica indagine geognostica.

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    Sub-Sistema territoriale 1, 2, 3 CARATTERI GEOLOGICI E IDROGEOLOGICI

    CARTE TEMATICHE

    - FI 01 CARTA GEOLOGICA - FI 02 CARTA GEOMORFOLOGICA - FI 03 CARTA IDROGEOLOGICA - FI 04 CARTA LITOTECNICA - FI 05 CARTA DELLE PROBLEMATICHE IDROGEOLOGICHE - FI 06 CARTA DELLA PERICOLOSITÀ GEOMORFOLOGICA E DELLA PERICOLOSITÀ SISMICA - FI 07 CARTA DELLA PERICOLOSITÀ IDRAULICA