Capitolo 4 L'ORGANIZZAZIONE DELLA INTERAZIONE UMANA · ragione teorica di escludere l'interazione...

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Capitolo 4 L'ORGANIZZAZIONE DELLA INTERAZIONE UMANA 4.1 Introduzione Nel capitolo precedente abbiamo dato degli esempi (sia pure re- lativamente isolati) per presentare subito e in modo specifico certe proprietà fondamentali della comunicazione umana, che sono poi gli elementi che costituiscono la complessità della comunicazione. Passando ora a considerare come si organizza l'interazione (che è il termine con cui abbiamo definito nella sez. 2.22 questa unità di comunicazione) prenderemo in esame la modellazione delle co- municazioni continuative e ricorrenti, vale a dire la struttura dei processi di comunicazione. In certi punti della nostra trattazione era implicito questo livello di analisi; si pensi a quanto abbiamo detto della interazione sim- metrica e complementare nelle sezioni 2.6 e 3.6; o della ' profezia che si autodetermina ' (sez. 3.44) la quale non si limita a includere la punteggiatura particolare di un'unica sequenza di comunicazione: la ripetizione di questo modello di punteggiatura nel tempo e in una vasta gamma di situazioni è un elemento vitale. Si può dunque ritenere che nel campo della comunicazione il concetto di modello rap- presenti ripetizione o ridonanza 1 di eventi. Poiché certo ci sono modelli di modelli ed è probabile che ci siano livelli anche più elevati di organizzazione, non è possibile dimostrare che questa gerarchla abbia un limite. Per ora, tuttavia, assumiamo - l'unità di studio del livello successivo più elevato di quello che abbiamo adot- 1 Che la ridondanza e il vincolo siano pertinenti al nostro concetto di modello è un argomento che abbiamo trattato esaurientemente nella sez. 1.4; qui occorre soltanto sottolineare che un modello è informazione trasmessa dal verificarsi di certi eventi e dal »o»-verificarsi di altri. Se tutti i possibili eventi di una data classe si verificano a caso, non si ha alcun modello e alcuna informazione. 112 L'ORGANIZZAZIONE DELL'INTERAZIONE UMANA 4.2 tato nel corso della nostra precedente trattazione; analizzeremo l'or- ganizzazione dei messaggi sequenziali, dapprima su un piano gene- rale e poi con particolare attenzione ai sistemi interattivi in corso. Dedicheremo gran parte del capitolo quinto al problema, non certo semplice, di illustrare quei fenomeni macroscopici di cui qui trac- ciamo le linee teoriche. E' chiaro dunque che i capitoli quarto (teoria) e quinto (illustrazione della teoria) sono in sostanza colle- gati tra loro come lo erano i capitoli secondo e terzo. 4.2 L'interazione come sistema L'interazione può essere considerata come un sistema e la teoria generale dei sistemi ci aiuta a capire la natura dei sistemi interat- tivi. La Teoria Generale dei Sistemi non è soltanto una teoria dei sistemi della biologia, dell'economia e dell'ingegneria. Nono- stante che le materie di cui si occupano presentino aspetti assai diversi, queste teorie dei sistemi particolari hanno in comune tante concezioni che hanno reso possibile sviluppare una teoria più gene- rale la quale organizza i punti in comune in isomortismi forma- li.2 Uno dei pionieri in questo campo, Ludwig von Bertalanffy, descrive la teoria come " la formulazione e la deduzione di quei principi che sono validi per i 'sistemi' in generale" (25, p. 131) Von Bertalanffy ha anche previsto le preoccupazioni che la teoria avrebbe suscitato tra coloro che si guarderanno bene dal condivi- dere la nostra impazienza di trattare le relazioni umane con una teoria che è molto meglio conosciuta — il che non vuoi dire che sia molto più adatta — per le applicazioni in sistemi che decisa- mente non sono umani (in ispècie, i calcolatori) e ha fatto rile- vare come sia sbagliato questo modo di ragionare: ! II lettore avrà notato che qui ci limitiamo a esaminare solo certi aspetti dei sistemi interattivi in corso; soprattutto le famiglie. Per una applicazione esauriente compiuta poco tempo fa — di questo schema di riferimento ai sistemi viventi in generale si veda la serie di Miller (105), la quale segnala l'aspetto integrativo potenzialmente fecondo di un simile approccio.. 113

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Capitolo 4

L'ORGANIZZAZIONE DELLA INTERAZIONE UMANA

4.1

Introduzione

Nel capitolo precedente abbiamo dato degli esempi (sia pure re-lativamente isolati) per presentare subito e in modo specifico certeproprietà fondamentali della comunicazione umana, che sono poigli elementi che costituiscono la complessità della comunicazione.Passando ora a considerare come si organizza l'interazione (che èil termine con cui abbiamo definito nella sez. 2.22 questa unitàdi comunicazione) prenderemo in esame la modellazione delle co-municazioni continuative e ricorrenti, vale a dire la struttura deiprocessi di comunicazione.

In certi punti della nostra trattazione era implicito questo livellodi analisi; si pensi a quanto abbiamo detto della interazione sim-metrica e complementare nelle sezioni 2.6 e 3.6; o della ' profeziache si autodetermina ' (sez. 3.44) la quale non si limita a includerela punteggiatura particolare di un'unica sequenza di comunicazione:la ripetizione di questo modello di punteggiatura nel tempo e inuna vasta gamma di situazioni è un elemento vitale. Si può dunqueritenere che nel campo della comunicazione il concetto di modello rap-presenti ripetizione o ridonanza1 di eventi. Poiché certo ci sonomodelli di modelli ed è probabile che ci siano livelli anche piùelevati di organizzazione, non è possibile dimostrare che questagerarchla abbia un limite. Per ora, tuttavia, assumiamo - l'unità distudio del livello successivo più elevato di quello che abbiamo adot-

1 Che la ridondanza e il vincolo siano pertinenti al nostro concetto di modelloè un argomento che abbiamo trattato esaurientemente nella sez. 1.4; qui occorresoltanto sottolineare che un modello è informazione trasmessa dal verificarsi dicerti eventi e dal »o»-verificarsi di altri. Se tutti i possibili eventi di una dataclasse si verificano a caso, non si ha alcun modello e alcuna informazione.

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L'ORGANIZZAZIONE DELL'INTERAZIONE UMANA 4.2

tato nel corso della nostra precedente trattazione; analizzeremo l'or-ganizzazione dei messaggi sequenziali, dapprima su un piano gene-rale e poi con particolare attenzione ai sistemi interattivi in corso.Dedicheremo gran parte del capitolo quinto al problema, non certosemplice, di illustrare quei fenomeni macroscopici di cui qui trac-ciamo le linee teoriche. E' chiaro dunque che i capitoli quarto(teoria) e quinto (illustrazione della teoria) sono in sostanza colle-gati tra loro come lo erano i capitoli secondo e terzo.

4.2

L'interazione come sistema

L'interazione può essere considerata come un sistema e la teoriagenerale dei sistemi ci aiuta a capire la natura dei sistemi interat-tivi. La Teoria Generale dei Sistemi non è soltanto una teoriadei sistemi della biologia, dell'economia e dell'ingegneria. Nono-stante che le materie di cui si occupano presentino aspetti assaidiversi, queste teorie dei sistemi particolari hanno in comune tanteconcezioni che hanno reso possibile sviluppare una teoria più gene-rale la quale organizza i punti in comune in isomortismi forma-li.2 Uno dei pionieri in questo campo, Ludwig von Bertalanffy,descrive la teoria come " la formulazione e la deduzione di queiprincipi che sono validi per i 'sistemi' in generale" (25, p. 131)Von Bertalanffy ha anche previsto le preoccupazioni che la teoriaavrebbe suscitato tra coloro che si guarderanno bene dal condivi-dere la nostra impazienza di trattare le relazioni umane con unateoria che è molto meglio conosciuta — il che non vuoi dire chesia molto più adatta — per le applicazioni in sistemi che decisa-mente non sono umani (in ispècie, i calcolatori) e ha fatto rile-vare come sia sbagliato questo modo di ragionare:

! II lettore avrà notato che qui ci limitiamo a esaminare solo certi aspetti deisistemi interattivi in corso; soprattutto le famiglie. Per una applicazione esauriente— compiuta poco tempo fa — di questo schema di riferimento ai sistemi viventiin generale si veda la serie di Miller (105), la quale segnala l'aspetto integrativopotenzialmente fecondo di un simile approccio..

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4.21 PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA

f L'isomorfismo di cui abbiamo parlato è una conseguenza.; del fatto che sussistono certi aspetti per cui è possibile

applicare a fenomeni diversi gli stessi modelli concettualie le astrazioni corrispondenti. E' soltanto per quanto ri-guarda questi aspetti che si applicheranno le leggi del siste-ma. Questo non vuoi dire che i sistemi fisici, gli organi-smi e le società si assomiglino. In teoria, la situazioneè la stessa di quando si applica la legge di gravitazionealla mela di Newton, al sistema planetario e al fenomenodelle maree. Ciò vuoi dire che per quanto riguarda alcuniaspetti (che sono poi piuttosto limitati) un certo sistemateorico — cioè, quello della meccanica — è valido; ma

: questo non vuoi dire che ci sia una somiglianzà partico-lare tra le mele, i pianeti e gli oceani sotto un grannumero di altri aspetti. (26, p. 75)

4.21

Prima di definire alcune proprietà particolari dei sistemi occorrericordare che quella variabile tanto ovvia quanto importante cheè il tempo (cui si accompagna sempre un ordine) deve costituireuna parte integrante della nostra unità di studio. Le sequenze dicomunicazione non sono, per dirla con le parole di Frank, ' unitàanonime in una distribuzione di frequenza ' (45, p. 510) ma lamateria inscindibile di un processo in corso di cui ci interessanol'ordine e le interrelazioni che si verificano durante tutto un periododi tempo. Lennard e Bernstein si sono espressi in questi termini:

Un sistema implica un certo lasso di tempo. Per sua na-tura un sistema è costituito da una interazione, e questosignifica che un processo sequenziale di azione e reazionedeve aver luogo prima che si possa descrivere qualsiasistato del sistema o qualsiasi cambiamento di stato. (94,pp. 13-14)

4.22 - DEFINIZIONE DI UN SISTEMA

Per cominciare possiamo rifarci alla definizione di sistema chehanno dato Hall e Fagen: " un insieme di oggetti e di relazioni tragli oggetti e tra i loro attributi " (62, p. 18), in cui gli oggettisono componenti o parti del sistema, gli attributi sono le proprietà

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L'ORGANIZZAZIONE DELL'INTERAZIONE UMANA 4.23

degli oggetti, e le relazioni ' tengono insieme il sistema '. Gli autorifanno poi rilevare che ogni oggetto in ultima analisi è specificatodai suoi attributi. Quindi, mentre gli ' oggetti ' possono essere degliindividui, gli attributi che servono a ide.ntificarli sono i loro com-portamenti di "comunicazione (invece che, diciamo, gK '"attributi in-tràpsichici). Descriviamo meglio gli oggetti dei sistemi interattiviquando non parliamo di individui ma di persone-che-comunicano-con-altre-persone. La generalità e la indeterminatezza della definizioneche abbiamo riportato sopra si possono ridurre notevolmente se siprecisa il significato del termine ' relazione '. Ammesso che c'èsempre una qualche relazione tra gli oggetti, per quanto spuriapossa essere, Hall e Fagen precisano

che le relazioni che dobbiamo considerare nel contestodi un dato insieme di oggetti dipendono dal problema inquestione poiché vengono incluse le relazioni importantio interessanti ed escluse quelle banali o irrilevanti. Deci-dere quali relazioni siano importanti e quali banali spettaalla persona che si occupa del problema, cioè la questionedella banalità è relativa all'interesse che si ha per il pro-blema (62, p. 18).

Qui l'aspetto che è importante non è il contenuto della comuni-cazione in sé, ma l'aspetto di relazione ( ' comando ' ) della comuni-cazione umana, come lo abbiamo definito nella sez. 2.3. Diremodunque che sono sistemi interattivi due o più comunicanti impe-gnati nel processo di definire la natura della loro relazione (o chesi' trovano a un livello tale per farlo}. 3

4.23 - AMBIENTE E SOTTOSISTEMI

Quando si definisce un sistema è importante definire anche il suoambiente; sempre secondo Hall e Fagen: "L'ambiente di un datosistema è costituito dall'insieme di tutti gli oggetti che sono taliche un cambiamento nei loro attributi influenza il sistema e anche

3 Mentre inizialmente si porrà l'accento sui comunicanti umani, non c'è alcunaragione teorica di escludere l'interazione di altri mammiferi (9) o di gruppi, comele nazioni, che possono interagire più o meno nella stessa misura in cui interagi-scono due o più individui.

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4.23 PRAGMATICA Di:iLA COMUNICAZIONE UMANA

di quegli oggetti i cui attributi sono cambiati dal comportamentodel sistema " (62, p. 20). Gli autori stessi ammettono che

l'ipotesi che abbiamo fatto sopra fa sorgere spontanea unadomanda: quando si può dire che un oggetto appartieneal sistema e quando appartiene all'ambiente?; se un og-getto reagisce con il sistema nel modo che abbiamo ap-pena descritto, perché non dovremmo considerarlo unaparte del sistema? Non si può dare una risposta precisa.In un certo senso, un sistema costituisce col suo ambientel'universo di tutte le cose interessanti di un dato conte-sto. La suddivisione di tale universo in due insiemi, siste-ma e ambiente, si può fare in molti modi ma sono inrealtà del tutto arbitrari...

Risulta chiaro dalla definizione di sistema e di ambienteche ogni sistema dato si può ulteriormente suddividerein sottosistemi e gli oggetti che appartengono a un sotto-sistema si possono benissimo considerare che faccianoparte dell'ambiente di un altro sottosistema. (62, p. 20)

Che il concetto di sistema-ambiente e di sistema-sottosistema siacosì elusivo e flessibile spiega in gran parte l'efficacia che la teo-ria dei sistemi ha nello studio dei sistemi viventi (organici), sianoessi biologici, psicologici, o interattivi come quelli di cui noi cioccupiamo. Perché

...i sistemi organici sono aperti, cioè scambiano materiali,energie o informazione col loro ambiente. Un sistemaè chiuso se non c'è alcuna immissione o emissione dienergia in nessuna delle sue forme, quali informazio-ne, calore, sostanze fisiche, ecc., e quindi nessun cam-biamento dei suoi componenti (un esempio è la reazio-ne chimica che avviene in un contenitore ermeticamentechiuso). (62, p. 23)

Si può dire che questa distinzione tra sistemi chiusi e aperti haliberato le scienze che si occupano dei fenomeni della vita dallecatene di un modello teorico basato sostanzialmente sulla chimicae la fisica classiche: un modello di sistemi esclusivamente chiusi.Poiché i sistemi viventi hanno rapporti decisivi con l'ambiente, èsignificativo che la teoria e i metodi di analisi adatti a cose che è

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L'ORGANIZZAZIONE DELL'INTERAZIONE UMANA 4.3

ragionevole mettere in ' un contenitore ermeticamente chiuso ' co-, stituissero un ostacolo e sviassero le ricerche.4

Con lo sviluppo della teoria dei sottosistemi aperti gerarchica-mente ordinati, non occorre più isolare artificialmente il sistema dalsuo ambiente: essi si compenetrano all'interno della stessa strutturateorica. Koestler descrive la situazione in questi termini:

Un organismo vivente o un corpo sociale non sono l'ag-gregazione di parti elementari o di processi elementari,sono una gerarchla integrata di sotto-insiemi autonomi, co-stituiti a loro volta di sotto-sotto-insiemi, e così via.Quindi le unità funzionali ad ogni livello della gerarchlasono a due facce, per così dire: esse agiscono come tota-lità quando sono rivolte verso il basso, e come partiquando sono rivolte verso l'alto. (87, p. 287)

E' un modello concettuale che ci consente di collocare facilmenteun sistema diadico interattivo in sistemi più ampi, come la famigliacon figli, la famiglia con i parenti acquisiti, la comunità, la cultura.Inoltre, questi sottosistemi possono (impunemente dal punto di vistateorico) sovrapporsi ad altri sottosistemi, perché ogni membro delladiade è coinvolto in sottosistemi diadici con altre persone e anchecon la vita stessa (si veda l'Epilogo). In breve, gli individui checomunicano vengono considerati sia nelle relazioni orizzontali che

! in quelle verticali che essi hanno con altre persone e altri sistemi.

4.3

Le proprietà dei sistemi aperti

In questo modo abbiamo concentrato la nostra attenzione su unodei due tipi fondamentali di sistemi, il sistema aperto, distaccan-

4 Si trova in psichiatria un esempio interessante e pertinente dell'effetto indirettoche ha su discipline diverse la metateoria quando riceve una maggiore articolazionedalla fisica classica. Nei primi studi psichiatrici, le patologie dell'interazione eranopraticamente sconosciute, con una sola eccezione: la folte a deux e simbiosidi questo tipo (sez. 3.62). Tali drammatiche relazioni furono considerate findall'inizio problemi interattivi, non individuali, e come tali si riteneva che fos-

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4.31 PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA

doci dalla definizione più universale di sistemi generali. Definiamoora alcune proprietà formali macroscopiche dei sistemi aperti in quan-to esse si applicano all'interazione.

4.31 - TOTALITÀ

Ogni parte di un sistema è in rapporto tale con le parti che locostituiscono che qualunque cambiamento in una parte causa uncambiamento in tutte le parti e in tutto il sistema. Vale a dire, unsistema non si comporta come un semplice composto di elementi in-dipendenti, ma coerentemente come un tutto inscindibile. Forse èuna caratteristica che appare più evidente se si considera quelloche è il suo polo opposto, la ' sommatività '; se le variazioni in unaparte non influenzano le altre parti o il tutto è allora chiaro chele parti non dipendono l'una dall'altra e costituiscono invece un' agglomerato ' (heap) — per usare un termine tratto dalla lettera-tura dei sistemi — che non ha una complessità maggiore di quellache risulta dalla somma dei suoi elementi. La sommatività e la tota-lità si trovano dunque ai due poli di un continuum ipotetico e sipuò affermare che un qualche grado ài totalità caratterizza semprei sistemi.

Anche se ai loro tempi non sono state formalizzate in una meta-teoria, oggi sappiamo che le teorie meccaniche dell'Ottocento sonostate anzitutto analitiche e sommative. " La visione di un mondomeccanico trovò il suo ideale nello spirito di Laplace, cioè nellaconcezione secondo la quale tutti i fenomeni sono in definitiva ag-gregati di azioni fortuite di unità fisiche elementari " (25, p. 165).Sono dunque i contrasti storici a darci gli esempi migliori. Ashbyha notato:

La scienza, in un certo senso, si trova oggi di frontea un bivio. Per due secoli ha studiato sistemi che o sonointrinsecamente semplici o possono essere analizzati scin-dendoli in componenti semplici. Il fatto che un dogmacome: " i fattori devono essere variati uno alla volta "abbia potuto essere accettato per un secolo, dimostra chegli scienziati hanno studiato soprattutto dei sistemi che

sero più che altro casi nosologici eccezionali. Tuttavia è interessante il solo fattoche se ne ammettesse l'esistenza (mentre molti altri problemi di relazione eranoignorati) soprattutto perché ora possiamo vedere che soltanto la folte a deuxsi adattava proprio al modello di sistema chiuso che trionfava in quel periodo.

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L'ORGANIZZAZIONE DELL'INTERAZIONE UMANA 4.311

permettevano l'uso di un simile metodo. Si tratta però diun metodo che spesso è assolutamente inapplicabile nelcaso dei sistemi complessi. Non prima di una quarantinadi anni fa, con gli esperimenti di Ronald Fisher sui suolicoltivati, si è visto chiaramente che esistono sistemi com-plessi che non permettono in alcun modo di variare unfattore alla volta, perché sono così ricchi di interconnes-sioni dinamiche che la variazione di un singolo fattoreprovoca la variazione immediata di altri fattori, e pro-babilmente di molti altri fattori. Fino a qualche tempofa, la scienza tendeva ad evitare lo studio di tali sistemi,concentrando l'attenzione sui sistemi semplici e special-mente sui sistemi riducibili.

Nello studio di alcuni sistemi, tuttavia, il problemadella complessità non può essere interamente eluso. Lacorteccia cerebrale di un organismo vivente capace di muo-versi, il formicaio come società funzionante e il sistemaeconomico umano sono esempi che si impongono sia perla loro importanza pratica, sia per l'impossibilittà di es-sere studiati con i vecchi metodi. Per questo oggi vedia-mo delle psicosi non curate, delle società in declino e deisistemi economici che vacillano, e lo scienziato in questicasi riesce soltanto a riconoscere la grande complessità delsuo oggetto di studio, o poco più. Oggi però la scienzacomincia anche a fare i primi passi nello studio della'complessità ' come argomento a s" stante. * (5, p. 5)

4.311

La non-sommatività in quanto corollario della nozione di totalitàci offre una guida negativa per definire un sistema. Un sistema nonpuò esser fatto coincidere con la somma delle sue parti; infatti,l'analisi formale di segmenti isolati artificialmente distruggerebbel'oggetto stesso dell'interesse. E' necessario trascurare le parti perla Gestalt e fare attenzione a ciò che ne sostanzia la complessità,che è l'organizzazione. Il concetto psicologico di Gestalt è soltantoun modo per esprimere il principio di non-sommatività; in altricampi si nutre un grande interesse per la ' qualità emergente '(emergent quality) che scaturisce dall'interrelazione di due o più ele-menti. L'esempio più ovvio lo troviamo in chimica dove alcunielementi (relativamente pochi tra quelli noti) si combinano in

* Op. cit., pp. 12-13.

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4.312 PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA

una varietà immensa di sostanze nuove e complesse. Un altro esem-pio sono i cosiddetti Moiré patterns — fenomeni ottici ottenuti so-vrapponendo due o più reticoli. (114) In entrambi i casi, il risul-tato è di una complessità che non si potrebbe mai spiegare in baseagli elementi separatamente considerati. E' inoltre un fatto di grandeinteresse che il minimo cambiamento nella relazione tra le particostituenti si trovi spesso esaltato nella qualità emergente — unasostanza diversa nel caso della chimica, una configurazione assai di-versa nei Moiré patterns. In fisiologia, la patologia cellulare vircho-wiana è sotto questo aspetto in netto contrasto con certi metodimoderni come quelli di Weiss (162); in psicologia, il principioclassico di associazione è senza dubbio in contrasto con la teoriadella Gestalt; analogamente, ci siamo proposti di studiare l'intera-zione umana applicando la teoria della comunicazione, contrappo-nendoci a quei metodi che considerano l'individuo isolatamente.Quando si considera l'interazione come la conseguenza di certe' proprietà ' individuali (ruolo, valori, aspettazioni e motivazioni) ilcomposto — due o più individui che interagiscono — è una purasomma, un ' agglomerato ' che si può spezzare in unità più fon-damentali (individuali). Per contro, quel che consegue dal primoassioma della comunicazione — secondo cui ogni comportamentoè comunicazione e quindi non si può non comunicare — è che lesequenze di comunicazione sono reciprocamente inscindibili; in breve,che l'interazione è non-sommativa.

4.312

Un'altra teoria dell'interazione che è contraddetta dal principio ditotalità è quella dei rapporti unilaterali tra elementi, cioè che A puòinfluenzare B ma non viceversa. Nell'esempio che abbiamo fatto allasez. 2.42 della moglie che brontolava e del marito che si chiudevain se stesso, era evidente che anche se la sequenza d'interazione puòessere punteggiata (dai partecipanti o dall'osservatore) in un modellodi causalità unidirezionale, in realtà una sequenza simile è circo-lare, e la ' risposta ' deve anche essere uno stimolo per l'eventosuccessivo di questa catena interdipendente. Dunque, asserire cheil comportamento della persona A provoca il comportamento di Bvuoi dire ignorare l'effetto del comportamento di B sulla rea-zione successiva di A; in realtà, è come distorcere la crono-logia degli eventi punteggiando certi rapporti a tratto forte e oscu-randone altri. Soprattutto quando la relazione è complementare (co-me nelle relazioni capo-seguace, forte-debole, o figlio-genitore) èfacile perdere la totalità della interazione e spezzettarla in unità

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L'ORGANIZZAZIONE DELL'INTERAZIONE UMANA 4.32

indipendenti e linearmente causali. Abbiamo già messo in guardiasulla possibilità di fare questo errore nelle sez. 2.62 e 2.63 e quidobbiamo soltanto ribadirla per quanto riguarda l'interazione a lungotermine.

4.32 - RETROAZIONE

Come sono unite le parti di un sistema se non sono né i rapportiunilaterali né quelli sommativi ad unirle? Poiché abbiamo respintoquesti due classici modelli concettuali, sembrerebbe che non ci restiche adottare quei modelli screditati che nell'Ottocento e nel primoNovecento costituivano la loro alternativa: si tratta di nozioni va-ghe, vitalistiche, metafisiche che furono bollate con l'accusa di teleo-logia perché non rientravano negli schemi del determinismo. Maabbiamo già detto chiaramente nella sez. 1.3 che quando si è spo-stato l'interesse dal concetto di energia (e di materia) a quello diinformazione finalmente ci siamo potuti allontanare dalla sterile al-ternativa tra schemi causali teleologia e deterministici. Dall'avventodella cibernetica e dalla ' scoperta ' della retroazione, ci si è resiconto che una correlazione circolare e assai complessa è un fenomenonotevolmente diverso ma non meno scientifico delle nozioni causalipiù semplici e più ortodosse. Retroazione e circolarità (che abbiamodescritto dettagliatamente nel primo capitolo e più volte illustratonel secondo e terzo) sono il modello causale appropriato per la teoriadei sistemi interattivi. La natura specifica di un processo di retroazioneè molto più interessante della sua origine e — spesso — dei suoirisultati.

4.33 - EQUIFINALITA

In un sistema circolare e autoregolantesi, i ' risultati ' (da inten-dersi come modificazioni dello stato dopo un certo periodo di tempo)non sono determinati tanto dalle condizioni iniziali quanto dalla na-tura del processo o dai parametri del sistema. Se vogliamo enunciarequesto concetto con parole più semplici, possiamo dire che secondoil principio di equifinalità gli stessi risultati possono avere originidiverse perché ciò che è determinante è la natura dell'organizza-zione. Von Bertalanffy ha scritto:

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4.33 PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA

II principio d'equifinalità caratterizza lo stato stazio-nario dei sistemi aperti; cioè, contrariamente a quantosi verifica nei sistemi chiusi dove sono le condizioniiniziali a determinare lo stato di equilibrio, nei sistemiaperti soltanto i parametri del sistema determinano lostato che è indipendente (anche temporalmente) dalle con-dizioni iniziali. (27, p. 7)

Se il comportamento equifinale dei sistemi aperti è basato sullaloro indipendenza dalle condizioni iniziali, allora non soltanto con-dizioni iniziali diverse possono produrre lo stesso risultato finale marisultati diversi possono essere prodotti dalle stesse ' cause '. E' uncorollario che poggia anch'esso sulla premessa che i parametri delsistema prevalgono sulle condizioni iniziali. Così quando analizze-remo come le persone si influenzano a vicenda, considereremo l'or-ganizzazione in corso del processo interattivo molto più importantedegli elementi specifici costituiti dalla genesi e dal risultato.5

I nuovi modi di concepire l'eziologia (psicogena) della schizofre-nia ci aiutano a illustrare questo aspetto del problema. E' stato po-stulato un trauma di relazione ripetitivo, anche se unilaterale e con-cepito in modo statistico, trauma inflitto dalla madre che ' fabbrica 'schizofrenia; è una teoria che si contrappone a quella del traumaunico (che risale all'infanzia). Jackson ha fatto rilevare che questa èsoltanto la prima fase di una rivoluzione ben più vasta:

Da un punto di vista storico sembra che la colloca-zione in eziologia del trauma psicogeno si sposti dalle

! idee originali di Freud di un singolo evento traumatico; al concetto di trauma ripetitivo. Si farà un altro passo

avanti quando si risponderà alla domanda: come inflig-ge il trauma chi lo infligge?; perché all'altra domanda(chi è che infligge il trauma e a chi?} è già stato ri-

de, la Langer che ha posto l'alternativa in un altro modo:C'è un errore diffuso e ben noto, il cosiddetto ' errore genetico, '

che sorge quando si applica il metodo storico alla critica e alla filoso-fia: .l'errore di confondere l'origine di una cosa con la sua impor-tanza, di rintracciare la forma più primitiva della cosa e poi definirla' soltantoy nei termini di tale fenomeno arcaico [. . .] per es., leparole probabilmente erano suoni ritualistici prima di diventare mezzidi comunicazione; il che non vuoi dire che il linguaggio non sia ora' veramente ' un mezzo di comunicazione, ma è ' veramente ' un meroresiduo dell'eccitazione tribale. (91, p. 248) (corsivo e virgolettedell'originale)

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L'ORGANIZZAZIONE DELL'INTERAZIONE UMANA 4.33

sposto. Forse la prossima fase comporterà uno studio idella schizofrenia (o delle schizofrenie) in quanto ma- 'lattia trasmessa-in-f amiglia che presuppone un ciclo jcomplicato ospite-vettore-ricettore tale da includere molti 'più elementi di quanti ne possiamo connotare col ter- !mine 'madre schizofrenogenica'. (68, p. 184; corsivonostro)6

Quanto è stato appena detto sulle origini (eziologia) si può ancheestendere al quadro clinico che ne risulta (nosologia). Se prendiamoancora come esempio la schizofrenia, è chiaro che questo termine sipuò intendere in due modi: come etichetta dell'entità di una deter-minata malattia o come etichetta di un modulo d'interazione. Ab-biamo già proposto (sez. 1.65 e 1.66) che il comportamento tradi-•''• analmente classificato come ' schizofrenico ' non venga più cosìreificato ma piuttosto studiato soltanto nel contesto interpersonalein cui si attua — la famiglia, l'istituzione — dove risulta chiaro chequesto comportamento non è semplicemente né il risultato né la causadelle condizioni ambientali, di solito strane, ma la parte complessa-mente integrata di un sistema patologico in corso.

Infine, una delle caratteristiche più significative dei sistemi apertiè il comportamento equifinale, che contrasta in modo particolare conil modello del sistema chiuso. Lo stato finale del sistema chiuso ècompletamente determinato dalle circostanze iniziali per cui possiamosostenere che esse sono la migliore ' spiegazione ' di quel sistema, iMa nei sistemi aperti, le caratteristiche organizzative del sistema pos- isono operare in modo da ottenere — ed è il caso limite — anche il'indipendenza totale dalle condizioni iniziali: il sistema è in tal caso •

6 Ci sono prove per sostenere che in psicopatologia si può giungere a una simileconclusione equifinale; Kant (S2), Renaud e Estess (124), rispettivamente, nonhanno trovato alcun fattore traumatico precipitante in cinquantasei casi consecutividi schizofrenia, mentre hanno raccolto prove schiaccianti di esperienze traumatichenelle anamnesi di uomini che erano considerati normali dal punto di vista psichia-trico. Dopo aver notato che il gruppo normale era indistinguibile dai campioni cli-nici scelti su questa base, Renaud e Estess proseguono così:

Una simile conclusione non è incompatibile con le ipotesi fonda-mentali che stanno alla base della scienza comportamentistica delventesimo secolo (ad es. che sostanzialmente il comportamento umanoè un prodotto della propria esperienza di vita); né è in conflitto conla proposizione fondamentale che i primi anni della vita umana sonodi estrema importanza per lo sviluppo successivo. Questa conclusionetuttavia mette in dubbio le concezioni fondamentali dei rapporti sem-plici, diretti, causali che con insistenza si presume che esistano tracerti tipi di eventi e lo sviluppo successivo di malattie mentali.(124, p. 801)

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4.4 PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA

L'ORGANIZZAZIONE DELL'INTERAZIONE UMANA 4.411

la propria migliore spiegazione e lo studio della sua organizzazioneattuale la metodologia appropriata.7

4.4

Sistemi interattivi in corso

Ora siamo pronti a considerare più da vicino i sistemi caratteriz-zati dalla stabilità, i cosiddetti sistemi con ' stato stazionario '. Se-condo Hall e Fagen, " un sistema è stabile rispetto a certe sue va-riabili se tali variabili tendono a restare entro limiti definiti " ( 62,p. 233).

4.41 - RELAZIONI IN CORSO

E' quasi inevitabile che un simile livello di analisi concentri l'at-tenzione sulle relazioni in corso, cioè su quelle che sono (1) impor-tanti per entrambe le parti e (2) di lunga durata (per es., le ami-cizie, certe relazioni di affari o professionali e, soprattutto, le rela-zioni coniugali e familiari). Tali gruppi-vitali-con-storie, oltre alla loroimportanza pratica come istituzioni sociali e culturali, hanno un par-ticolare significato euristico per la pragmatica della comunicazione.Quando sussistono le condizioni che abbiamo sopra indicato non solosi ha l'occasione ma anche la necessità di ripetere le sequenze di co-municazione che provocano le conseguenze a vasto raggio delle pato-logie e degli assiomi che abbiamo già esaminato. Gruppi di estraneio incontri casuali possono fornire del materiale idiosincratico assaiinteressante, ma a meno che non ci si interessi ai fenomeni singo-lari, artificiali, o insoliti, questa interazione ha un valore minore diquella che ha una rete ' naturale ' in cui si presume che le proprietàe le patologie della comunicazione umana si manifestino con un piùchiaro impatto pragmatico.8

' La stessa osservazione è stata fatta da scrittori scientifici come Wieser (167,p. 33) e da scrittori umoristici, sia pure realisti, come C. Northcote Parkinson (115).

8 Ciò non significa negare l'utilità o la possibilità di una ricerca speri-mentale (cioè controllata) di questi fenomeni, sebbene — come Batescon (11),

124

4.411

Viene spesso da farsi una domanda: perché esistono certe rela-zioni? Vale a dire, perché queste relazioni continuano, nonostantesiano patologiche e angosciose, e perché coloro che vi partecipanonon solo non lasciano il campo ma — è un fatto ormai accertatocon sicurezza — si adattano a continuare la relazione? Le rispo-ste a una domanda simile adducono come spiegazione i fattori so-ciali e culturali, la soddisfazione del bisogno, o altre cause deter-minanti che non rientrano nella nostra trattazione benché siano per-tinenti. Tuttavia non è un problema che si può accantonare som-mariamente e, in realtà, abbiamo già fatto rilevare (citando Bubered altri autori) l'importanza che ha la conferma come scopo sociale(sez. 3.331).

Ma prima di integrare certe premesse dedotte da altri schemi diriferimento, ci preme anzitutto analizzare i punti che spiegano l'in-terazione, anche perché l'esame che intendiamo compiere è intensivopiuttosto che estensivo. Ci atterremo pertanto a una risposta che èdescrittiva piuttosto che esplicativa,9 cioè al come un sistema inte-rattivo opera e non perché opera. Semplificando molto, si può fareun'analogia con le operazioni che compie il calcolatore (il modello chepreferiamo). Si possono usare i termini del linguaggio della mac-china (circuiti di retroazione, sistema di ingresso-uscita, ecc.) per de-scrivere come essa funziona. E' anche possibile che un marziano,dopo aver osservato e riosservato le operazioni di tale sistema, arrivia capirne il funzionamento, ma ancora non saprebbe ' perché ' fun-ziona (che è un problema diverso e niente affatto semplice). In de-finitiva, il calcolatore può operare perché è collegato a una fonte dienergia elettrica; può operare in una determinata maniera per lapeculiarità dei suoi componenti; in senso teleologia), può operarecome opera perché è stato progettato per un certo scopo. In unavisione globale non si può ignorare il perché dell'energia e delloscopo (pulsione e bisogni, in termini psicologici); ma non si puòneppure ignorare la natura dell'operazione, il come. Comunque, sonoaspetti che almeno per ora si possono considerare separatamente,

Haley (59), Scheflen (l}8, 139) e Schelling (40) hanno accennato in contesti assaidiversi — è probabile che tale sperimentazione sia di un ordine fondamentalmentenuovo. Si vedano anche le osservazioni di Ashby nella sez. 4.31.

9 Per esempio, da un punto di vista fenomenologico la relazione in corso si puòconsiderare come una ' strategia mista ' del gioco con somma diversa da zero (140)in cui ogni soluzione entro la relazione sembra preferibile ad ogni soluzione alloesterno di essa. Proponiamo e illustriamo un simile modello nella sez. 6.446.

125

T

4.42 PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA L'ORGANIZZAZIONE DELL'INTERAZIONE UMANA 4.43

come si usa fare in altri campi per problemi simili; si sa, ad es., chein fìsica si riscontra discontinuità di modelli:

Forse non è il momento di chiedere, ad esempio, perchégli elettroni e i fotoni si comportino sia come particelleche come onde e di attendersi una risposta; la fisica teo-rica non ha ancora progredito tanto. Comunque, è pos-sibile chiedere se una proprietà ondulatoria potrebbespiegare perché un elettrone, considerato come particella,è costretto a certe orbite discrete nella sua rotazione(spin} intorno al nucleo di un atomo. (2, p. 269)

4.42 - LIMITAZIONE

Abbiamo già dichiarato che la ragione che ci ha indotto a porcidei limiti è la possibilità, tutt'altro che remota, che esistano deifattori identificabili, intrinsechi al processo di comunicazione — cioè,indipendenti dalla motivazione e dalla semplice abitudine — cheservono a legare e a perpetuare una relazione.

In via sperimentale questi fattori si possono far rientrare nellanozione di effetto limitante della comunicazione, tenendo presenteche in una sequenza di comunicazione, ogni scambio di messaggi re-stringe il numero delle possibili mosse successive. Al limite, questoenunciato non fa che riaffermare il primo assioma della comunicazionesecondo cui in una situazione interpersonale ci si limita a comunicare;all'estraneo che vi abborda per la strada o che vi ignora si deve ri-spondere almeno con un comportamento che lo ignori. In circo-stanze più complesse, la limitazione delle possibilità di risposta èancora più ristretta. Abbiamo già dimostrato (per es. nella sez. 3.23)che, date certe modificazioni contestuali — relativamente poche —della situazione dell'estraneo, si potrebbe tracciare uno schema ge-nerale di tutte le possibilità. Il contesto, dunque, può essere più omeno limitante, ma in qualche misura determina sempre le situa-zioni contingenti. Ma il contesto non è costituito soltanto di fat-tori istituzionali (esterni ai comunicanti). I messaggi palesi che sonostati scambiati entrano a far parte del particolare contesto interper-sonale e pongono le loro limitazioni alla interazione successiva (144).Ricorriamo ancora all'analogia con il gioco: in ogni gioco interper-sonale — non soltanto in quelli a ' strategia mista ' che abbiamo ci-tato sopra — una mossa cambia la configurazione del gioco in quel

126

determinato stadio, influenzando le possibilità che si sono aperte acominciare da quel punto e quindi modificando il corso del gioco.Definire una relazione come simmetrica o complementare oppure im-porre una punteggiatura particolare sono atti che in linea di mas-sima limitano la persona che ci sta di fronte. Vale a dire, non èsoltanto il trasmettitore ma anche la relazione (che include il ricevi-tore) a risentire di questo modo di considerare la comunicazione. An-che non essere d'accordo con il messaggio precedente, rifiutarlo odarne una nuova definizione non significa soltanto rispondere maprodurre una complicazione che può non avere alcun altro fonda-mento fuorché la definizione della relazione e l'impegno inerente aqualunque comunicazione. L'ipotetico passeggero d'aereo della sez.3.23, che può preferire scambiare banalità, si potrebbe trovare sem-pre più coinvolto — preso in trappola, diremmo — dalle sue mosseiniziali (per quanto siano state innocue). Nel capitolo quinto pre-sentiamo una esemplificazione pressoché clinica e nel capitolo sestoesempi di limitazione (imposta dal paradosso) del tipo forse piùrigido; cercheremo anche di dimostrare, in quell'occasione, che i pa-radossi interpersonali sono reciproci e interdipendenti, per cui si ve-rifica quel fenomeno che gli ingegneri dei sistemi definiscono oscil-lazione, con entrambe le parti che vengono a trovarsi in un legamecomplesso, insostenibile, e tuttavia, a quanto pare, inevitabile.

4.43 - REGOLE DI RELAZIONE

Tenendo conto dei fenomeni di limitazione, possiamo tornare aesaminare certi aspetti della comunicazione che sono in diretto rap-porto con i sistemi interattivi in corso. Si ricorderà che in ogni co-municazione i partecipanti si danno a vicenda delle definizioni dellaloro relazione, o per dirla con più precisione, ciascuno cerca di de-terminare la natura della relazione. Analogamente, ciascuno rispondecon quella che è la sua definizione della relazione, la quale può con-fermare, rifiutare, o modificare la definizione che ha dato l'altro. E'un processo che garantisce la massima attenzione, poiché in una re-lazione in corso non si può certo lasciarlo irrisolto o fluttuante. Seil processo non si stabilizzasse, le grandi variazioni che si verifiche-rebbero e l'impaccio che ne conseguirebbe, per non dire che i parteci-panti non sarebbero in grado di definire di nuovo la relazione ad ogniscambio, porterebbero alla runaway e alla dissoluzione della relazione.Le famiglie patologiche, che nelle sedute terapeutiche abbiamo visto

127

4.43 PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA

tanto spesso disputare interminabilmente su problemi di relazione (sez.3.31), sono l'esempio più evidente di questa necessità, sebbene sianostra opinione che anche le loro dispute abbiano dei limiti e chenel loro caso ci sia spesso una regolarità assai drammatica.

Le coppie [...] che durante il corteggiamento riesconoa adottare strategie comportamentali mirabilmente va-riate, non c'è dubbio che dopo un certo periodo rag-giungano un'economia considerevole di ciò di cui si puòdisputare e di come si deve disputare. Di conseguenzasembra che [...] dal loro repertorio interattivo abbianoescluso (a vicenda) settori estesi del comportamento e chenon cavillino ulteriormente su di essi... (74, p. 13)

Jackson (73, 74) ha dato il nome di regola della relazione allo sta-bilizzarsi delle definizioni della relazione stessa. Si asserisce quindiche esistono delle ridondanze osservabili a livello di relazione, an-che se è diversa la gamma dei contenuti. Questa regola è valida perla simmetria e la complementarità, per una particolare punteggiatura(come il fare da capro espiatorio), per l'impenetrabilità interpersonaleche certi soggetti si scambiano (sez. 3.35), o per qualche altro aspettodella relazione (anzi per molti). In ogni caso, si nota la tendenzaa circoscrivere al massimo entro una configurazione ridondante icomportamenti possibili di qualunque particolare dimensione, il cheha spinto ulteriormente Jackson a caratterizzare le famiglie come si-stemi governati da regole (74). E' evidente che questo non vuoidire che leggi a priori governano il comportamento della famiglia.Piuttosto, come Mach ha detto per la scienza in generale,

... le regole per ricostruire molti fatti si possono includerein una singola espressione. Pertanto, invece di rilevarecasi isolati di rifrazione della luce, si possono ricostruirementalmente tutti i casi presenti e futuri, se si sa che ilraggio incidente, il raggio rifratto e la normale giaccionosu uno stesso piano e che sen i / sen r ~ n. Invece diinnumerevoli casi di rifrazione che il mezzo presenta incombinazioni diverse e sotto diversi angoli di incidenza,qui occorre semplicemente osservare la regola sopra enun-ciata e i valori di n, — il che è molto più facile. Non c'èalcun dubbio che l'obiettivo della legge sia economico.In natura non c'è alcuna legge di rifrazione: ci sono sol-

128

L'ORGANIZZAZIONE DELL'INTERAZIONE UMANA 4.44

tanto diversi casi di rifrazione. La legge di rifrazione èuna regola concisa e riassuntiva che noi abbiamo escogi-tato per ricostruire mentalmente un fatto; anzi, per rico-struirlo soltanto parzialmente, vale a dire nel suo aspettogeometrico. (99, pp. 485-6)

4.44 - LA FAMIGLIA IN QUANTO SISTEMA

La teoria delle regole di famiglia non è certo in contrasto con ladefinizione di sistema che inizialmente abbiamo dato secondo cui unsistema è " stabile rispetto a certe sue variabili se tali variabilitendono a restare entro limiti definiti "; il che, in realtà, ci sugge-risce di considerare in modo più formale la famiglia in quantosistema.

Jackson ha proposto un modello simile per l'interazione della fa-miglia quando ha elaborato il concetto di omeostasi familiare (69).Osservò che le famiglie di pazienti psichiatrici manifestavano riper-cussioni violente (depressione, attacchi psicosomatici, e simili) quandoil paziente migliorava, per cui postulò che tali comportamenti e forseanche la malattia del paziente erano 'meccanismi omeostatici ' cheoperavano per restituire al sistema disturbato il suo precario equi-librio. E' questa in breve la sostanza di un metodo di studio ' comu-nicazionale ' della famiglia che si può ora esporre nei termini di alcuniprincipi che abbiamo già presentato.

4.441 TotalitàII comportamento di ogni individuo all'interno della famiglia è

in rapporto con il comportamento di tutti gli altri membri (o in di-pendenza da esso). Ogni comportamento è comunicazione e quindiinfluenza gli altri e ne è influenzato. Ad essere più precisi, comeabbiamo accennato sopra, quandq il membro della famiglia identi-ficato come paziente ha un miglioramento o un peggioramento, disolito questi suoi cambiamenti hanno un effetto sugli altri membridella famiglia, un effetto che inciderà a seconda della loro salutepsicologica, sociale, o magari fisica. I terapeuti che curano questotipo di disturbi spesso si trovano di fronte a una nuova crisi. Su unpiano teorico è un esempio classico quello che presentiamo, sebbenenoi lo abbiamo scelto perché traccia un quadro del disturbo con unachiarezza inconsueta.

Una coppia partecipa a sedute di terapia coniugale su insistenzadella moglie le cui lamentele sembrano più che giustificate: suo ma-

129

4.442 PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA

rito, un giovanotto ordinato, piacevole, e mentalmente sveglio, bene0 male è riuscito a finire la scuola elementare senza però imparare aleggere e scrivere. Durante il servizio militare ha resistito fino al-l'ultimo anche a un corso speciale di recupero per soldati analfabeti.Dopo il congedo ha cominciato a lavorare come manovale e natu-ralmente non poteva sperare in nessuna promozione né in aumenti dipaga. La moglie è una persona attraente, energica ed estremamentecoscienziosa. Per colpa dell'analfabetismo del marito lei si è dovutaassumere la responsabilità della famiglia; tra l'altro, in molte occa-sioni, deve accompagnare in macchina il marito sui nuovi posti dìlavoro perché lui non sa leggere i nomi delle strade o la mappa.

Dopo poche sedute terapeutiche il marito si iscrive a un corso se-rale per analfabeti, il padre lo appoggia e gli da una mano quandofa i compiti e il giovanotto impara a leggere alla meno peggio. Da unpunto di vista terapeutico tutto sembra che proceda estremamentebene, quando un giorno il terapeuta riceve una telefonata dalla donnache lo informa che non sarebbe più venuta alle sedute congiunte eche ha ordinato i documenti per il divorzio. Come nella vecchia bar-zelletta, " l'operazione è riuscita, ma il paziente è morto ". Il te-rapeuta aveva trascurato la natura interattiva del disturbo (l'analfa-betismo), e eliminandolo aveva modificato la loro relazione comple-mentare, anche se era proprio questo il risultato che per prima cosala moglie si aspettava dalla terapia.

4.442 Non-sommativitàL'analisi di una famiglia non è la somma delle analisi dei suoi

membri individuali. Esistono delle caratteristiche che sono propriedel sistema, cioè dei modelli interattivi che trascendono la qualitàdei membri individuali — per es. i complementi della sez. 3.62 o lacomunicazione di doppio legame che descriveremo nella sez. 6.432.Molte ' qualità individuali ' dei membri, soprattutto il comporta-mento sintomatico, sono in realtà proprie del sistema. Per esempio,Fry (52) ha esaminato in modo conciso e chiaro il contesto coniu-gale in cui un gruppo di pazienti presentava una sindrome di ango-scia, fobia, e un comportamento stereotipato di ' evitamento '. Tra1 casi esaminati non ce n'era nessuno in cui almeno un coniuge avesseun comportamento sano, ma l'aspetto più interessante (per la teoriache stiamo illustrando) è l'interdipendenza dei coniugi che pervadevain forme assai sottili il comportamento di ogni coppia. Fry fa ri-levare che

a uno studio attento, il coniuge presenta sintomi assaisimili, se non identici, a quelli del paziente. Di solito è

130

L'ORGANIZZAZIONE DELL'INTERAZIONE UMANA 4.442

riluttante a rivelarli. Per es., una moglie non solo eraincapace di uscire da sola, ma anche se era in compagniaaveva il terrore di entrare in un luogo affollato e/o viva-cemente illuminato o di dover fare la coda. In un primomomento il marito disse di non avere alcun problema emo-tivo personale, ma in seguito rivelò che episodi di angosciasi erano verificati in qualche occasione per cui evitavacerte situazioni. Le situazioni che evitava erano: trovarsinella folla, fare la coda, e entrare in luoghi pubblici viva-cemente illuminati. Tuttavia, entrambi i partner insistevanonel sostenere che la persona che si doveva considerarecome paziente era la moglie perché lei era più spaven-tata da queste situazioni di quanto lo fosse il marito.

In un altro caso la moglie era etichettata come pazienteperché temeva i luoghi chiusi e non poteva salire negliascensori. Pertanto, la coppia non poteva andare in uncerto bar in cima a un grattacielo. Ma in seguito si scoprìche il marito aveva paura dei luoghi alti che però nonaveva mai avuto bisogno di affrontare perché si era ac-cordato con la moglie di non andare mai in cima agli edi-fici per la paura che lei aveva degli ascensori. (52, p. 248)

L'autore prosegue suggerendo che i sintomi del paziente sembranoproteggere il coniuge e a sostegno di questa tesi fa notare che l'iniziodei sintomi è tipicamente in correlazione con un cambiamento nellasituazione di vita del coniuge, un cambiamento che potrebbe essereuna fonte di ansia per il coniuge:

[A un] avvocato che in precedenza aveva svolto lavoripiuttosto saltuari, fu offerta una posizione migliore inun'altra città. Egli sradicò la sua famiglia e accettò ilposto, che per lui costituiva un modo inconsueto di af-fermare la propria personalità. In questo periodo la cop-pia cominciò di nuovo a dormire nello stesso letto dopoaver dormito in stanze separate per più di un anno. Lamoglie manifestò gravi attacchi di angoscia ed era incapacedi avventurarsi fuori della nuova casa.

[Un] impiegato che viveva in città e aveva uno sti-pendio modesto, aveva quasi terminato di costruire unacasa piuttosto ambiziosa. Poco tempo dopo la moglie co-

131

4.442 PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA

minciò a manifestare attacchi di angoscia che la costrin-sero a restare in casa. Un marito riuscì finalmente aconseguire il diploma di laurea e ad ottenere un lavoro.La moglie, che fino a quel momento lo aveva mantenuto,ebbe una grave crisi di angoscia. (52, pp. 249-50)

II modello interattivo e il problema caratteristico di queste coppieFry lo defnisce ' controllo duale ', vale a dire,

i sintomi della paziente la pongono nella posizione diesigere che il partner sia sempre ai suoi ordini e facciaciò che lei dice (in quanto è lei il membro che soffre).Il partner non può fare una mossa senza consultare lapaziente e avere la sua approvazione. Ma al tempo stessola paziente è sorvegliata di continuo dal coniuge. Forseil marito dovrà stare vicino a un telefono per permetterledi mettersi in contatto con lui, ma lui contemporanea-mente controlla tutte le attività della moglie. Sia la pa-ziente che il coniuge riferiscono spesso che l'altro fasempre di testa propria.

Le difficoltà della paziente adempiono alla funzione dipermettere al coniuge di evitare molte situazioni in cuipotrebbe provare angoscia o altre forme di disagio, senzache si sia trovato di fronte alla possibilità di presentarecerti sintomi. La moglie viene ad essere per lui una scusaassai ben congegnata. Il marito può evitare la vita socialecon il pretesto che la paziente è ansiosa. Può ridurre il suolavoro con il pretesto che deve assistere la paziente ma-laticcia. Il modo con cui si occupa dei figli può non es-sere quello più adatto data la tendenza che ha a chiudersiin se stesso e a reagire in modo sproporzionato. Ma si ri-sparmia di esaminarsi perché sospetta che i problemi deibambini sono provocati dai sintomi della paziente. Puòevitare i rapporti sessuali con la paziente con il pretestoche lei è malata e non riuscirebbe a farcela. La solitudinepuò renderlo ansioso ma poiché la paziente ha paura direstare sola, egli può sempre tenerla con so senza chevenga messo in luce che è lui ad avere questo sintomo.

L'insoddisfazione può spingere la paziente a desiderarequalche relazione extraconiugale, ma i sintomi della suafobia le impediscono di frequentare altri uomini. E' pureestremamente improbabile che sia il marito ad allacciare

132

L'ORGANIZZAZIONE DELL'INTERAZIONE UMANA 4.443

una relazione proprio per quelle che sono le caratteristichedella sua personalità e per il suo modo di reagire allamalattia della moglie. Sono i sintomi della paziente aproteggere entrambi i coniugi dai pericoli che una insoddi-sfazione del genere comporta.

Di solito il matrimonio è infelice e i coniugi freddi einsoddisfatti, ma i sintomi adempiono alla funzione dimantenere unita la coppia. Si potrebbe definire coattoquesto tipo di matrimonio...

Finché persistono i sintomi non c'è via d'uscita daquesto dilemma. La paziente, che è angosciata perché nonsa se il marito vuole starle vicino, esige sempre di piùche il marito stia con lei — perché è malata. Il maritole sta vicino, ma questo non la rassicura perché a quantopare sta con la moglie perché è malata, non perché vuolestarle vicino. Poiché si sente costretto a tenerle compa-gnia perché è malata, egli non può mai rassicurarla orassicurarsi <$ie potrebbe volontariamente cercarne lacompagnia.

E' un problema che il coniuge non può risolvere. Se stacon la paziente, sembra che lo faccia perché lei è così ma-lata. Se la lascia, è un mascalzone che non si cura dellasfortuna della moglie. Inoltre, se la lasciasse oppure selei guarisse, egli dovrebbe affrontare la propria ansia e ipropri sintomi. Il rancore che ha per la moglie non gliconsente di mostrare comprensione, ma non può neanchemostrare apertamente incomprensione. A sua volta, lapaziente non può apprezzare i sacrifici che il marito faper lei, ma non può neanche non apprezzarli aperta-mente. (52, pp. 250-52)

4.443 Retroazione e omeostasi

II sistema familiare reagisce ai dati in ingresso (azioni dei mem-bri della famiglia o circostanze ambientali) e li modifica. Si deveconsiderare la natura del sistema e dei suoi meccanismi di retroa-zione come pure la natura dei dati in ingresso (equifinalità). Alcunefamiglie riescono a incassare i colpi di grandi disgrazie e magari atrasformarli in elementi che le rendono anche più unite; altre sem-brano incapaci di superare le crisi più insignificanti. Ancor. più graveè il caso di quelle famiglie di pazienti schizofrenici che sembranoincapaci di accettare le inevitabili manifestazioni di maturità del loro

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4.443 PRAGMATICA BELLA COMUNICAZIONE UMANA L'ORGANIZZAZIONE DELL'INTERAZIONE UMANA 4.443

figlio, e che reagiscono a tali ' deviazioni ' etichettandole malate ocattive. Laing e Esterson (90) descrivono la reazione della madre('La signora Field') di una schizofrenica di quindici anni ( ' June ' )alla crescente indipendenza della figlia. Dai due ai dieci anni, Juneaveva sofferto di una lussazione congenita dell'anca, che aveva ri-chiesto l'applicazione di apparecchi correttivi complicati e fastidiosiche avevano limitato quasi totalmente la sua libertà di movimento.

Madre: Oh sì, stava sempre con me, sem-pre. Io non la lasciavo mai, com'ènaturale, per via dell'apparecchio,nel caso cascasse o cose del genere.Una volta, in effetti, è proprio caduta,si è rotta i denti davanti. Però gio-cava anche con gli altri bambini...andavamo tutti a passeggio con June,perché io la portavo ovunque con me,sempre. E' naturale. Non l'ho mailasciata sola un momento. Vede,quando June portava il gesso, io nonla lasciavo stare sul pavimento, per-ché il gesso si sarebbe consumatotroppo rapidamente (sorride); la met-tevo sul letto, così (fa vedere come),e poi la — June è sempre stata unabambina molto robusta, perciò lefissavo a una cintura di cuoio moltoresistente un guinzaglio da una partee un guinzaglio dall'altra, così po-teva muoversi liberamente su e giùe anche, un po', avanti e indietro, macomunque su e giù. E faceva dei saltitali su questo letto, (ride) che incapo a due anni tutte le molle eranosaltate. Però non stava sempre sulletto, perché, come ho detto, la por-tavo sempre con me quando uscivo.E d'estate la mettevamo in giardino,la mettevo per terra, sotto l'albero,su un tappetino, legata all'albero, inmodo che potesse girare tutt'attorno,ma non andare sul cemento. Perché

134

June:Madre:

il gesso — non è che sia molto re-sistente e, con l'attrito che fa sul ce-mento, si rompe subito. Era uno diquei busti con l'anima in mezzo, perpoterlo allargare ogni volta. Una vol-ta June riuscì a toglierselo, natural-mente lo afferrava e lo tirava dicontinuo, ci si rotolava sopra, quasi,sì, molto facilmente. E una volta, almattino presto, se lo tolse, così mitoccò riportarla all'ospedale per far-gliene mettere un altro. Girne le hodetto, è stata sempre una bambinaesuberante, sempre così allegra, veroJune?Mmm.Ma sì, cara, lo sei sempre stata.

La signora Field raccontava la sua storia in tono vivacee allegro, un tono altrettanto rivelatore del contenutostesso del racconto...*

Non soltanto la signora Field non dice mai una parolache possa far pensare che a volte la vista della sua bambinapotesse procurarle una stretta al cuore, anche se era unabambina ' deliziosa '; o che June potesse sentirsi infe-lice, disgraziata e triste, oltre che allegra e felice; tran-quilla, oltre che esuberante; e non necessariamente sempreaffettuosa. Il suo repertorio di aggettivi è sempre positivoe non cambia mai. Il quadro che la madre, con la mas-sima sicurezza e una certa rigidità, ci dipinge di Junedalla nascita ai quattordici anni, ci offre una immagineestremamente limitata e parziale di un essere umano.Un'immagine che resiste ad ogni attacco diretto daparte di June: vengono fatte pressioni sulla ragazza per-ché l'accetti come sua e, se non lo fa, viene attaccatoil suo modo di vivere. Un'immagine che è fuori del tempo:come ripete continuamente la signora Field: " Non è lamia June, questa; non riesco a comprendere June, ora.

Op. di., pp. 135-136.

135

4.443 PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA

E' sempre stata una bambina così felice. E' sempre stata una bam-bina così esuberante'.* (90, pp. 135-6)

Si noti il rifiuto di ogni prova contraria. Ma quando le provecominciarono ad essere fornite dalla stessa June, la diade entrò inuna nuova fase, caratterizzata dagli sforzi massicci della signora Fielddi contrastare i cambiamenti di June, sforzi che sempre più furonodiretti a etichettare June come malata:

Durante l'estate precedente il suo ricovero in ospe-dale, June si separò da sua madre per la prima voltada quando, all'età di due anni, era stata in ospedale persei settimane a causa dell'anca difettosa. Quell'estateJune andò ad un campeggio per ragazze organizzato dallaparrocchia. Sua madre fu l'unica madre che accompagnòla figlia al campeggio. Durante il mese in cui stette via,June fece una serie di scoperte su se stessa e sugli altrie, sfortunatamente, finì per litigare con la sua miglioreamica. Inoltre, divenne cosciente della sua sessualità inmodo molto più intenso che per il passato.

Dal punto di vista di sua madre, quando la ragazzatornò dal campeggio " non era più la mia June. Non lariconoscevo ".

Il seguente è un elenco delle qualità di June prima edopo la separazione dalla madre, secondo il giudizio dellasignora Field.

PRIMA

una bambina deliziosa

sempre felice e allegraesuberantemi diceva sempre tutto

la sera stava in salotto conla madre il padre e ilnonno

DOPO

aveva un aspetto orribilesi truccava in maniera osce-

naera ingrassatainfelicechiusa in se stessanon mi voleva dire quello

che pensavasi chiudeva nella sua stanza

Ibidem, p. 137.

136

L'ORGANIZZAZIONE DELL'INTERAZIONE UMANA 4.443

le piaceva molto giocare acarte con la madre il padree il nonno

studiava troppo

era sempre ubbidiente

aveva buone maniere

credeva in Dio

era buona

preferiva leggere, o, se gio-cava, lo faceva senza gu-sto

studiava meno — studiavatroppo poco

era diventata sfrontata e in-solente (una volta dissebugiarda alla madre)

a tavola si ingozzavasi alzava da tavola prima

che gli altri avessero fi-nito

diceva che non credeva inDio; diceva che aveva per-so la fede nella naturaumana

certe volte aveva lo sguardocattivo

Questi cambiamenti allarmavano molto la signora Fieldche, tra l'agosto e il dicembre, aveva già consultato duemedici e la direttrice della scuola. Nessuno di costoro, eneppure la sorella e il padre, trovò nulla di anormale inJune. Ma la signora Field non riusciva a darsi pace, né alasciarla in pace.

Va tenuto presente che l'immagine che la signora Fieldsi era fatta di June non era mai stata corrispondente allarealtà: la vita di June era completamente ignota a suamadre. La ragazza si sentiva timida, a disagio con gli altri,poco sicura di sé, troppo grande per la sua età ma abilenel nuoto e negli altri sports che aveva intrapreso per su-perare la lunga infermità della sua infanzia (da cui si eraliberata completamente solo all'età di dieci anni). Pur es-sendo vivace e attiva, non era autonoma perché, come dissea noi, si era sempre sottomessa alla madre e raramenteaveva osato andare contro la sua volontà. Però, verso itredici anni, aveva cominciato ad uscire con i ragazzi, di-cendo che andava all'oratorio.

Si provò per la prima volta ad esprimere ciò che vera-mente pensava di se stessa, di sua madre, della scuola, diDio, degli altri, ecc., al ritorno dal campeggio, sia pureentro limiti in realtà molto contenuti, rispetto alla normadelle ragazze della sua età.

Il cambiamento di June veniva considerato positivo dai

137

4.443 PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA

suoi insegnanti e incoraggiato; da parte di Sylvia venivaguardato con una certa dose di maliziosità, normale tra so-relle, mentre il padre lo prendeva come una delle tanteseccature che avere una figlia comporta. Solo sua madrelo vide come un segno di malattia e, quando June, dallevacanze di Natale in poi, si mostrò sempre più chiusa in sestessa in famiglia, si sentì confermata nella sua convin-

zione.L'opinione della signora Field sugli eventi che por-

tarono June ad uno stato di passività e di immobilitàquasi completa si può riassumere nel modo seguente:June aveva cominciato a star male da agosto in poi; nellasua personalità si erano manifestati insidiosi cambiamenti,era diventata scortese, aggressiva, sfrontata e insolentein casa e isolata e timida a scuola. Sempre secondo lasignora Field, nessuno può conoscere una figlia megliodi sua madre, che può quindi scoprire gli inizi della schi-zoftenia prima di chiunque altro (prima del padre, dellasorella, degli insegnanti, dei medici). (90, pp. 137-9)

Nel corso di questa indagine condotta con una accuratezza noncomune, gli autori osservarono direttamente il periodo del ricoveroin ospedale e quello della guarigione:

Questa è la fase — durata tre settimane — in cui, cli-nicamente, June era catatonica, e in cui sua madre la curòcome una bambina in fasce. Fu il periodo in cui i rap-porti tra madre e figlia direttamente osservati da noi sisvolsero nel modo più armonioso.

I conflitti ebbero inizio soltanto quando June, dal no-stro punto di vista, cominciò a star meglio.

Nel periodo della progressiva guarigione di June,qualunque miglioramento compiuto dalla ragazza (secondoil giudizio nostro, de! personale ospedaliere, dell'assistentesociale psichiatrica e delle terapiste occupazionali) venivaviolentemente osteggiato dalla madre, che immancabil-mente considerava passi indietro quelli che per noi e perJune erano passi avanti.

Eccone alcuni esempi.Quando June cominciò a fare alcune cose di sua inizia-

tiva, sua madre si mostrò subito molto allarmata in quanto,

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secondo lei, June era un'irresponsabile, o comunque nonera da lei fare una cosa senza chiederlo. Insomma, nonla preoccupava il fatto che June facesse qualcosa di male,bensì che non chiedesse prima il permesso [...].*

Un altro esempio che la madre ci portò per dimostrareche aveva ragione di allarmarsi fu il fatto che la ragazzaaveva mangiato una tavoletta di cioccolato dopo colazione,anche questa volta senza chiedere il permesso [...].*

June non riceveva una somma fissa per le piccole spesepersonali; i suoi genitori dicevano che bastava che spie-gasse cosa ne volesse fare ed essi le avrebbero dato ildanaro; ma doveva render conto di ogni piccola somma insuo possesso: come è logico, la ragazza preferiva farsi im-prestare dei soldi da altri.

Questo controllo arrivava a punti incredibili. Una voltache June aveva preso sei penny per il gelato dal borsel-lino di suo padre senza chiederglielo, questi andò a direalla moglie che June era una ladra, non era più sua figlia.Un'altra volta, al cinema, June trovò uno scellino perterra; i suoi genitori insistevano che doveva consegnarloalla cassa, June rispose che era ridicolo, un eccesso dionestà, dato che se fosse successo a lei di perdere unoscellino non si sarebbe aspettata di ritrovarlo. Ma i suoigenitori non le diedero tregua per tutto il giorno seguente,e la sera tardi, quando June era già a letto, suo padre andòda lei per farle di nuovo la predica.

Gli esempi si potrebbero moltiplicare all'infinito. Essicompendiano le reazioni così intense dei suoi genitori difronte all'affermarsi ancora incerto e fragile, dell'autono-mia di June. E' indicativo che il termine che la signoraField usava per designare questa crescente indipendenzadella figlia fosse ' un'esplosione '.

Fino a questo momento, mentre scriviamo, June è riu-scita a resistere, anche se sua madre continua ad avere unatteggiamento estremamente ambivalente dinanzi alle ma-nifestazioni della sua crescente indipendenza. Le dice cheè un orrore se, come fanno tutte le ragazze, si trucca,non perde occasione per mettere in ridicolo la sua legit-

* Ibidem, pp. 137-140.* Ibidem, p. 143.

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4.443 PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA

lima speranza che qualche ragazzo la noti e tratta come unsegno di ' malattia ' ogni espressione di irritazione o diesasperazione da parte di June, oppure la interpreta comeindizio di ' cattiveria ' [...].

June è costretta a mantenere un controllo costante su disé, perché se grida, se strilla, se dice parolacce, se mangiatroppo, se mangia troppo poco, troppo in fretta o troppolentamente, se legge o dorme troppo o troppo poco, suamadre le dice che è malata. Ci vuole molto coraggio,da parte di June a sforzarsi di non essere ciò che i suoigenitori considerano ' una ragazza sana '. * (90, pp. 139-45)

E' quando si giunge al problema della retroazione che si rende ne-cessaria una revisione terminologica per chiarire la teoria. Il termineomeostasi equivale ormai a stabilità o a equilibrio, non soltantoquando lo si applica alla famiglia ma anche in altri campi. Ma,come è stato sottolineato da Davis (36) e da Toch e Hastorf (154),esistono dal tempo di Bernard due definizioni di omeostasi: (1) inquanto fine, o stato, specificatamente il fatto che esiste una certacostanza di fronte al cambiamento (esterno); e (2) in quanto mezzo:i meccanismi di retroazione negativa che agiscono per minimizzareil cambiamento. L'ambiguità di questo doppio uso e la vasta gammadi applicazioni del termine che ne consegue (applicazioni spessougualmente vaghe), hanno diminuito la sua utilità come precisa ana-logia o principio esplicativo. Attualmente è più chiaro far riferi-mento allo stato stazionario o alla stabilità di un sistema, che ingenere è mantenuta da meccanismi di retroazione negativa.

A caratterizzare tutte le famiglie che rimangono unite deve es-serci qualche grado di retroazione negativa che consente loro di re-sistere alle tensioni imposte dall'ambiente e dai singoli membri. Lefamiglie disturbate sono particolarmente refrattarie al cambiamentoe spesso dimostrano una notevole capacità di mantenere lo status quomediante una retroazione prevalentemente negativa, come Jackson10

ha osservato e come l'esempio di Laing e Esterson illustra chiara-mente.

* Ibidem, pp. 145-146.

10 Cfr. Jackson:E' significativo che nell'elaborazione della teoria della famiglia sia

stata l'osservazione dei meccanismi omeostatici nelle famiglie di pa-zienti psichiatrici a portare all'ipotesi della famiglia come sistemaomeostatico, e infine in modo specifico come a un sistema governato

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L'ORGANIZZAZIONE DELL'INTERAZIONE UMANA 4.444

Ma nelle famiglie esiste anche un processo di apprendimento e dicrescita, ed è proprio qui che un modello di pura omeostasi compiegli errori maggiori, perché questi effetti sono più vicini alla retro-azione positiva. La differenziazione del comportamento, il rinforzo,l'apprendimento (della condotta sia adattabile che sintomatica), lacrescita definitiva e la partenza dei figli tutto indica che anche seda un punto di vista la famiglia è equilibrata dalla omeostasi, da unaltro punto di vista intervengono nell'operazione fattori di muta-mento n importanti e simultanei per cui un modello di interazionefamiliare deve incorporare questi ed altri principi in una configu-razione più complessa.

4.444 Calibrazione e funzioni a gradinoDue ipotesi di fondamentale importanza erano implicite in quanto

abbiamo detto sopra: cioè che si ha ' costanza ' entro un ' ambito(range) definito '. L'importanza del cambiamento e della variazione(in termini di retroazione positiva, di retroazione negativa, o di altrimeccanismi) si fonda sulla premessa — implicita — che ci siaalla base una qualche stabilità della variazione, un concettola cui utilità, come abbiamo già detto, è stata diminuita dal doppiouso che si fa del termine ' omeostasi '. Il termine più esatto perquesto ambito prefissato è calibrazione (14), la ' messa a punto 'del sistema che come si vedrà equivale al concetto specifico di regoladi cui sopra abbiamo dato la definizione. L'analogia classica col ter-mostato della caldaia per il riscaldamento illustrerà questi termini. Iltermostato viene regolato, o calibrato, per una certa temperaturadella stanza, le fluttuazioni al di sotto di tale temperatura attive-ranno la caldaia finché la deviazione non viene corretta (retroazionenegativa) e la temperatura della stanza non è di nuovo entro l'am-bito della calibrazione. Si consideri però che cosa accade quando sicambia la messa a punto del termostato — cioè quando viene rego-lato per una temperatura più alta o più bassa;, è chiaro che il com-portamento del sistema nel suo insieme è diverso anche se il mecca-

da regole. Perché le regole diventano subito evidenti se si può osser-vare la reazione alla loro abrogazione e inferire da questo la regolache è stata violata. Osservare a lungo, minuziosamente, i,l sentiero cheè stato battuto (prendendo nota con cura degli itinerari possibili chenon sono stati presi) alla fine può portare a formulare una ipotesi pro-babile delle regole del gioco. Ma osservare la contro-reazione a unasingola deviazione costituisce una traccia specifica. (94, pp. 13-14).

" Qui, ancora una volta, si rinvia il lettore alla proposta di Pribram (sez. 1.3)secondo cui la ' costanza ' può provocare nuova emotività e necessitare di nuovimeccanismi per affrontarla.

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4.444 PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA

nismo di retroazione negativa resta esattamente lo stesso. Questocambiare la calibrazione, così come il cambiare la messa a punto deltermostato o le marce di un'automobile sono ' funzioni a gradino (4).

Occorre rilevare che una funzione simile ha un effetto stabiliz-zatore. Regolare un termostato per una temperatura più bassa signi-fica ridurre la necessità della retroazione negativa e quindi allegge-rire il lavoro e la spesa della caldaia. Inoltre, le funzioni a gradinoconsentono di ottenere effetti che sono maggiormente adattativi. Peril circuito di retroazione conducente-acceleratore-velocità della mac-china esistono precisi limiti per ciascuna marcia, il che rende neces-saria una ricalibrazione (un cambio di marcia) per accrescere la ve-locità o per salire una collina. Sembra che anche nelle famiglie lefunzioni a gradino abbiano un effetto stabilizzatore: la psicosi è unbrusco cambiamento che ricalibra il sistema e può persine essereadattativo (77; si noti anche il periodo catatonico nell'esempio pre-sentato sopra da Laing e Esterson). Cambiamenti interni che prati-camente sono inevitabili (l'età e la maturazione sia dei genitori chedei figli) possono cambiare la messa a punto di un sistema, sia gra-datamente dall'interno sia drasticamente dall'esterno quando l'am-biente sociale incide su questi cambiamenti (richieste di una culturapiù elevata, servizio militare, collocamento a riposo, e così via).

Da questo punto di vista i meccanismi omeostatici che Jackson(69, 70) ha notato in sede cllnica in realtà possono essere fenomenianche più complessi di quelli che abbiamo qui discusso. Se certi mec-canismi omeostatici entrano in funzione in risposta alla deviazioneda certe regole della famiglia, è chiaro dunque che questi costitui-scono un modello di ordine più elevato che serve a distruggere unmodello e a ricostruirne un altro su unità di tempo più grandi.

Se l'applicazione di questo modello alla vita familiare o a strut-ture sociali più vaste ha il rigore di una imposizione di legge, rite-niamo che ci sia una calibrazione di quello che è un comporta-mento abituale o accettabile, le regole di una famiglia o le leggi diuna società, entro cui per lo più operano gli individui o i gruppi. Adun livello, sono sistemi del tutto stabili, perché una deviazione cheassuma la forma di un comportamento fuori dell'ambito approvatoviene contrastata (e quindi disciplinata, ratificata, o magari rimpiaz-zata da un sostituto, come nel caso in cui paziente lo diventa unaltro membro della famiglia). Ad un altro livello, il cambiamentosi verifica durante un certo periodo di tempo, un fatto che a nostroparere è almeno in parte dovuto all'amplificazione di altre deviazioni,e alla fine può portare a una nuova messa a punto del sistema (fun-zione a gradino).

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L'ORGANIZZAZIONE DELL'INTERAZIONE UMANA 4.5

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Sommario

Abbiamo descritto l'interazione umana come un sistema di comu-nicazione, caratterizzato dalle proprietà dei sistemi generali: il tempoin quanto variabile, i rapporti sistema-sottosistema, la totalità, la re-troazione, l'equifinalità. Abbiamo considerato i sistemi interattivi incorso come il centro naturale per studiare l'impatto pragmatico alungo termine dei fenomeni di comunicazione. La limitazione in ge-nerale e lo sviluppo delle regole familiari in particolare ci hannoportato a definire e illustrare la famiglia come un sistema gover-nato da regole.

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