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CAPITOLO 2 I BACINI IDROGRAFICI, GLI SCHEMI IDRICI, PROGRAMMAZIONE ED USO DELLA RISORSA IDRICA

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CAPITOLO 2

I BACINI IDROGRAFICI, GLI SCHEMI IDRICI, PROGRAMMAZIONE ED USO

DELLA RISORSA IDRICA

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II BBAACCIINNII IIDDRROOGGRRAAFFIICCII,, GGLLII SSCCHHEEMMII IIDDRRIICCII,, PPRROOGGRRAAMMMMAAZZIIOONNEE EEDD UUSSOODDEELLLLAA RRIISSOORRSSAA IIDDRRIICCAA

22..11 -- II bbaacciinnii iiddrrooggrraaffiiccii ddii ccoommppeetteennzzaa ddeellll’’AAuuttoorriittàà IInntteerrrreeggiioonnaallee ddiiBBaacciinnoo ddeellllaa BBaassiilliiccaattaa

I bacini idrografici ricadenti nel territorio di competenza dell’Autorità dibacino della Basilicata sono:

- i bacini del versante ionico, e precisamente quelli dei fiumi Sinni, Agri,Cavone, Bradano e Basento;

- il bacino del fiume Noce, appartenente al versante tirrenico.

Ai fini di un inquadramento generale, è utile una descrizione molto sinte-tica di tali bacini idrografici e delle loro caratteristiche principali, nei para-grafi 2.1.1 e 2.1.2. Per una descrizione più dettagliata, si rinvia ai prece-denti ‘piani stralcio’, già adottati dalla stessa Autorità di Bacino.

2.1.1 - II bbaacciinnii ddeell vveerrssaannttee iioonniiccoo

Procedendo da Sud verso Nord, il territorio dell’Autorità di Bacino, per laparte occupata dai bacini con foce nello Jonio, resta suddiviso in cinquegrandi bacini idrografici. Sono i seguenti.

2.1.1.1 - Il bacino del Sinni

Il bacino del Sinni è delimitato dalle pendici orientali del Monte Sirino,sulla testata, e dal Massiccio del Pollino e del Monte Alpi, sui lati. La suaconfigurazione orografica presenta caratteri altimetrici molto accidentatie tormentati nella parte alta. Il perimetro del bacino può concepirsi comeun triangolo, il cui lato più lungo costituisce il confine settentrionale,mentre i due lati più corti, pressoché uguali tra loro, lo delimitano a sud.Il lato sud-occidentale forma lo spartiacque coi bacini del mare Tirreno, il

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Noce e il Lao; quello sud-orientale forma lo spartiacque col Crati e con ipiccoli bacini dell’Alto Ionio compresi tra il Sinni e il Crati stesso.

La cima più elevata del confine settentrionale è il Monte Alpi (1892 ms.l.m.) e procedendo verso oriente non si incontra altra cima degna dinota. I sistemi montuosi più rilevanti si trovano invece sul confine occi-dentale-meridionale, dal monte Sirino al Pollino con le sue propaggini. Lecime più alte sono: Monte Papa (2005 m s.l.m.), Madonna di Sirino(1906), Monte La Spina (1649), Monte Zaccana (1579), Monte Grattaculo(1895), Serra del Prete (2186), Monte Pollino (2278), Serra Dolcedorme(2186), Serra di Crispo (2052), Timpone Rotondella (1609), TimponeNeviera (1993). Procedendo verso est, il Timpone Neviera è l’ultima aspracima che s’incontra e, avvicinandosi alla foce, il crinale si abbassa gra-dualmente fino ai colli di Rotondella, ormai a ridosso dello Jonio.

Al suo interno, il bacino presenta dappertutto carattere montuoso, ma lecime più elevate si mantengono quasi sempre a quote inferiori ai 1000 ms.l.m. Zone pianeggianti di una certa vastità si incominciano ad avere avalle di Valsinni, ma l’unica pianura estesa è quella che dal litorale Jonicosi addentra verso ovest per circa 10 km.

Sulla totale estensione del bacino, soltanto il 16 % risulta essere al disotto di quota 300 m s.l.m., mentre più del 54 % è a quota superiore ai600 m s.l.m. e circa il 16 % risulta compreso tra le isoipse 900 e 1200. Laquota media del bacino è di 687 m s.l.m.

Il fiume ha deflussi estivi di una certa importanza, dovuti alle sorgenti diLatronico, quelle del Frido, suo affluente, e numerose scaturigini dellavalle del Sarmento. Il suo contributo unitario medio annuo è il più eleva-to della regione, elevato è anche il suo coefficiente di deflusso. Alla por-tata idrica contribuisce notevolmente il Pollino, con i suoi torrentiPeschiera-Frido e Rubbio, sin dall’altezza di Episcopia.

Il Sinni nasce quasi al culmine della Serra Giumenta (1518 m s.l.m.), pro-paggine del nucleo del Monte Sirino e si sviluppa accogliendo sul ver-sante sinistro il torrente Cogliandrino, la valle del Serrapotamo, la fiuma-rella di Sant’Arcangelo. A Monte Cotugno esiste un ampio invaso artifi-ciale. Sul Sarmento è stata realizzata una traversa. L’altro invaso è quel-lo di Masseria Nicodemo.

Il processo di incassamento e allargamento dell’alveo del corso d’acquaproduce una gran mole di materiale solido che viene trasportato versovalle. Un esteso alluvionamento interessa l’intera asta principale delSinni, dandogli fino alla foce l’aspetto di fiumara.

Poco prima di Valsinni, il fiume entra in una valle ancora più ampia concarattere di tronco alluvionato e il greto diventa larghissimo. In prossimi-tà di Policoro, sfocia nello Jonio, attraversando una splendida selva lito-ranea, ultimo ricordo di un antico bosco rimasto dopo le operazioni di

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bonifica e di disboscamento degli anni ’50.

2.1.1.2 - Il bacino dell’Agri

Il bacino dell’Agri è delimitato verso occidente dallo spartiacque fra Jonioe Tirreno, e dai massicci del Monte Raparo e del Monte Alpi, a Sud, e delVolturino, (monti Volturino, di Madonna di Viggiano e Montemurro), aNord.

Il fiume ha origine sul versante orientale dell’Appennino lucano da diver-si gruppi di sorgenti della Piana del Lago, poste sulla pendice orientaledel monte Maruggio (1577 m s.l.m.).

Il crinale appenninico si mantiene quasi sempre a quote comprese tra1500 e 1000 m e soltanto in pochissimi valichi queste scendono fino a 8oom s.l.m. Le catene montuose che costituiscono gli spartiacque di confinecon i bacini adiacenti presentano le cime più elevate in prossimitàdell’Appennino e vanno man mano degradando con l’avvicinarsi al litora-le jonico. Le quote maggiori si incontrano in corrispondenza del limitesettentrionale, nel tratto compreso tra Timpa d’Albano e Madonna diViaggiano. In tale tratto si incontrano, da monte verso valle, le cime piùelevate del bacino: Timpa d’Albano (1652), Serra di Calvello (1545) eVolturino (1835).

Oltre alle catene montuose che costituiscono lo spartiacque dell’Agri,altri nuclei montuosi di notevole altezza sono presenti all’interno delbacino, principalmente in sponda destra: il rilievo maggiore è il MonteRaparo (1761); cime notevoli sono anche Verro Croce (1640), Morgiad’Andrea (1441), Timpa Pomi Agresti (1426), La Bannera (1706) e MonteRaparello (1288).

Il bacino ha orografia prevalentemente montana, con zone pianeggiantipoco estese, se si esclude la pianura litoranea. Sull’estensione totale,pari a 1686 kmq, soltanto il 20 % è al disotto di quota 300 m, e la quotamedia risulta essere di circa 650 m s.l.m. Zone pianeggianti di una certaimportanza si hanno a valle di Marsico Nuovo, fino a Grumento, preva-lentemente in sinistra del corso d’acqua, a quota superiore a 500 m.Pianure di minore estensione si incontrano nei pressi della confluenza colMaglia e tra questo e lo Sciauro, a valle di Sarconi.

Il carattere montuoso del bacino prevale fino alla confluenza col Sauro, avalle del quale il bacino degrada dolcemente. Grazie al contributo dei cal-cari che ne costituiscono l’alto bacino fino alla confluenza col Sauro, è ilcorso d’acqua lucano più ricco di sorgenti. È dotato, quindi, di deflussi dimagra di una certa entità. Nella restante parte del bacino, costituita daterreni impermeabili, si riscontrano invece scarsissime immissioni.Notevole è il coefficiente di deflusso annuale, chiaro indice dell’attiva cir-

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colazione delle acque che cadono sul bacino.

Per quanto riguarda il regime delle portate, grazie all’esistenza di nume-rose sorgenti nel bacino superiore la portata scolante a Tarangelo avreb-be caratteri di perennità e non scenderebbe mai al di sotto di 3 – 3.5 mc/sse nella stagione estiva le acque perenni non venissero in gran parte deri-vate a monte per impieghi irrigui. La distribuzione delle portate nel corsodell’anno rispecchia perciò le caratteristiche della distribuzione dellepiogge: alle siccità estive corrispondono magre accentuatissime, specienelle sezioni inferiori, dove è chiaramente minore l’influenza delle sor-genti dell’alto bacino.

Lungo il suo corso sono presenti l’invaso del Pertusillo, quello di MarsicoNuovo e di Gannano.

L’Alto Agri è caratterizzato da un tronco con pendenza media del 5 %,fino al ponte di Tarangelo, al termine della piana di Tramutola: massi ton-deggianti in alveo caratterizzano il tronco dal punto di vista sedimentolo-gico e vegetazionale di ontani e salici caratterizzano le rive.

Il secondo tronco, il Medio Agri, da Tarangelo a Monticchio, è caratteriz-zato da pendenze maggiori, fra il 12 % e l’8 %. Gli alvei degli affluentiArmento, Nocito e Cogliuva sono in genere occupati da enormi depositialluvionali, con prevalenza di materiale grossolano proveniente dalladegradazione e dal dilavamento delle pendici: assumono il tipico aspet-to di fiumare con le conoidi ghiaiose che si inoltrano nell’alveo dell’agri,dove la corrente le corrode al piede, anche per notevoli altezze. Il tra-sporto solido è molto elevato e tale si mantiene anche nel tronco inferio-re, dopo la confluenza col Sauro e fino all’interruzione del Pertusillo.

Dopo la diga di Pertusillo, l’Agri si infossa in una profonda e boscosa val-lata, con le rive sempre occupate da ontani, pioppi neri, salici e olmi.

Nel terzo tronco, da Monticchio al mare, la pendenza media si riduce e lavallata si apre formando una piana imponente che finisce col fondersi conla pianura costiera.

2.1.1.3 - Il bacino del Cavone

Il bacino del Cavone, attestandosi alle pendici occidentali del massicciodel Volturino (la Montagna a Monte Cortaglia), è, fra gli altri bacini luca-ni, l’unico che non raggiunge lo spartiacque fra lo Jonio e il Tirreno.

Ha il suo culmine nel monte dell’Impiso (1310 m s.l.m.), vertice comunecon i bacini dell’Agri e del Basento. Lo spartiacque meridionale, parten-do da tale vetta, segue una linea grossolanamente parallela al corso d’ac-qua in direzione da nord-ovest verso sud-est, discendendo gradualmen-te verso il litorale. Lo spartiacque settentrionale invece delimita il bacino

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con un grande arco, verso nord, che si raccorda ad una linea di displuvioanch’essa grossolanamente parallela al corso d’acqua.

Il fiume Cavone, che nella sua parte più montana assume il nome di tor-rente Calandrella, è lungo solo 49 km. La superficie del suo bacino, aforma di quadrilatero, è di 675 kmq. Non ha affluenti importanti, al difuori del torrente Misegna, in destra.

I contributi estivi del fiume possono ritenersi praticamente nulli, cosa chesi verifica senza eccezione lungo tutto il corso, nel quale le manifestazio-ni sorgentizie sono molto scarse.

2.1.1.4 - Il bacino del Basento

Il bacino del Basento è delimitato, verso Sud, dalle pendici settentriona-li del massiccio del Volturino (Monte Grosso, Monte Volturino e MonteCoperino), e, verso Nord, dalle pendici meridionali dei monti Li Foi,Grande e Capolicchio, che, seguendosi l’un l’altro da Ovest verso Est, for-mano una catena continua che separa il bacino del Basento da quello delBradano.

Il bacino del Basento presenta una morfologia caratterizzata da zonemontuose e collinari e nella parte terminale è pianeggiante. Il Basentocon i suoi 149 km di lunghezza è il corso d’acqua più lungo a sud delVolturno. È un tipico corso d’acqua mediterraneo a carattere torrentizio.

Ad occidente, partendo dalla Timpa d’Albano, lo spartiacque, comuneall’inizio con quello del Sele, tocca Serra della Criva (1368 m. s.l.m.), imonti di Pignola (1004 m. s.l.m.), i monti S. Maria del Carmine (1070 m.s.l.m.) e la Timpa La Taverna (1212 m. s.l.m.). Quest’ultima rappresenta ilpunto d’incontro degli spartiacque di quattro bacini: il Sele, l’Ofanto, ilBradano ed il Basento.

Dalla Toppa La Taverna al mare, il bacino del Basento resta adiacente aquello del Bradano fino alla foce e lo spartiacque comune passa per ilmonte S. Angelo (1126 m. s.l.m.), la Serra Lappese (1014 m. s.l.m.), ilmonte Portiglione (806 m. s.l.m.), per gli abitati di Tricarico e Grassano,per la Serra Gravenese (474 m. s.l.m.), le alture del Tinto (273 m. s.l.m.)e degrada dolcemente fino al mare.

Sulla destra, partendo dalla Timpa d’Albano, lo spatiacque, comune colbacino dell’Agri, tocca successivamente le vette dei monti Serra diCalvello (1568 m. s.l.m.), Volturino (1835 m. s.l.m.), Madonna di Viggiano(1725 m. s.l.m.), Serra di Coriano (1167 m. s.l.m.) e dell’Impiso (1310 m.s.l.m.); questa ultima vetta è comune agli spartiacque dei tre bacini Agri,Basento e Cavone.

Da questo punto lo spartiacque di destra piega bruscamente verso Nord

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e, dopo un grande arco verso oriente, degrada dolcemente verso il mare,mantenendosi parallelo allo spartiacque di sinistra. Quest’ultimo trattosepara il bacino del fiume Basento dal Cavone.

La zona è prevalentemente montuosa, ma comprende anche alcuni alto-piani e pianure vallive pur nelle parti lontane dalla foce; in ultimo, dopouna serie di piccoli colli, si giunge ad una lunga distesa a dolce penden-za che declina alla pianura litoranea alluvionale.

Le più alte pianure nella parte alta del bacino sono quelle di S. Loia, a 770m. s.l.m., e di Pignola, a 750 m. s.l.m. Quest’ultima si prolunga nei pianidi Pantano e Pantanella a quota media di 780 m. s.l.m. Estesissime sonole zone pianeggianti ai piedi delle colline finali, nelle vicinanze dell’abita-to di Bernalda e da lì proseguono fino al mare, confondendosi in ultimocon la pianura alluvionale del litorale.

Aliquote percentualmente notevoli del medio bacino del Basento sonocostituite dai sottobacini del Tiera, del Camastra, del Vella e della Canala.

Le principali sorgenti sono situate alle pendici del monte Arioso (Abriola)a circa 1000 m. di altitudine. Le captazioni di queste sorgenti, realizzatenegli anni trenta, raccolgono fino a 150 lt. al secondo di acqua di ottimaqualità.

L’Alto Basento ha aspetto rupestre e naturale: l’acqua scorre tra le roccemodellate dall’erosione e la boscaglia ripariale si integra con la vegeta-zione che ricopre le pendici del monte. Proseguendo lungo il corso, versovalle, si giunge in una zona umida di rilevante importanza naturalistica: illago Pantano di Pignola, una zona acquitrinosa fino all’unità d’Italia,quando fu cominciata una bonifica ed un progressivo prosciugamento.

Continuando a percorrere il Basento si attraversa la città di Potenza. Inquesto tratto vengono immesse nel fiume le acque smaltite presso l’im-pianto comunale di trattamento e di numerosi scarichi abusivi e incon-trollati. La morfologia fluviale dell’alveo nel tronco di valle viene modifi-cata in modo cospicuo dall’azione dell’acqua, che ormai priva di materia-le solido, depositato nel lago Pantano, aumenta la sua capacità erosiva,provocando una degradazione dell’alveo. Un altro sbarramento nel corsodel fiume è rappresentato dalla traversa di Trivigno.

Subito dopo l’immissione del torrente Camastra, che è regolato da uninvaso, il Basento scorre lasciandosi sulla destra idrografica le aguzzevette delle Dolomiti Lucane, dove sono situati i centri di Pietrapertosa eCastelmezzano che dalla loro altezza dominano l’intera vallata delBasento. In questo tratto, la vegetazione in prossimità del fiume, costret-to tra i due declivi, si fa folta e scura, alla stretta di Campomaggiore.

Il fiume prosegue il suo percorso insinuandosi, all’altezza di Calciano, trail Monte La Croccia ed i monti di Tricarico. In seguito lambisce la stazionedi Grassano e successivamente quella di Salandra. Qui il greto si espan-

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de in alcuni tratti su vaste golene di ciottoli e detriti, siamo infatti nelcorso mediovallivo, dove il fiume acquisisce caratteri morfologici alluvio-nali poiché le correnti cominciano a depositare il loro contenuto sedi-mentario grossolano. Cominciano ad apparire in modo cospicuo i calan-chi sui versanti in argilla e la vegetazione si dirada lasciando spazio soloa qualche macchia di boscaglia costituita da pioppi bianchi su canneto.

Il Basento continuando a percorrere la vallata attraversa i territori deicomuni di Ferrandina e Pisticci, dove sono collocati importanti impiantichimici, alcuni dei quali dismessi. Si praticano culture fin sulle rive,lasciando quindi soltanto un minimo spazio alla selva spondale.

Prima di sfociare nello Ionio, il Basento attraversa la piana costiera diMetaponto. In prossimità della foce, presenta un paesaggio fluviale inte-ressantissimo costituito da una magnifica selva riparia formata soprat-tutto da alti pioppi bianchi e neri e da imponenti salici (tipica macchiamediterranea).

Lungo il litorale ionico esiste una duna costiera di notevoli dimensioniche, a causa della presenza di notevoli quantitativi d’acqua, ha semprepresentato difficoltà di drenaggio. Per ovviare a questo problema, negliultimi cinquant’anni, sono stati realizzati alcuni impianti idrovori il cuifunzionamento permette la raccolta delle acque basse, in alcuni anni finoa 36 milioni di metri cubi, ed il loro convogliamento tramite condottaverso il mare, in modo che non vengano interessate né le falde sotterra-nee né i corsi d’acqua naturali. Durante il periodo estivo queste acquebasse sono rappresentate soprattutto dalle acque di supero dell’agricol-tura. Vengono utilizzate solo in minima parte poiché la loro salinità inalcuni casi risulta essere elevata.

L’individuazione di due precedenti ed abbandonati tracciati fluviali mean-driformi lungo la piana costiera fa comprendere come solo negli ultimisecoli il Basento abbia acquisito l’attuale foce dopo la deviazione deltracciato terminale. Il fiume ha, quindi, subito un lento e progressivo spo-stamento verso Sud - Ovest.

Alcuni studiosi attribuiscono il progressivo spostamento della foce delBasento, fenomeno comune anche al Bradano, a deboli basculamenti tet-tonici o all’azione delle correnti marine ed alla genesi ed evoluzione deifenomeni costieri.

L’influenza degli interventi antropici nel tratto terminale del bacino sirisente fino alla costa, dove giungono in quantità ridotta i sedimenti, indi-spensabili ad alimentare il ripascimento delle spiagge. Si determina cosìl’arretramento dei litorali, fenomeno che sta ormai interessando tutta lacosta jonica della Basilicata arretramento valutabile intorno ai 40 metri in10 anni, influendo negativamente sulla fruizione turistica del litorale.

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2.1.1.5 - Il bacino del Bradano

Infine, il bacino del Bradano, è uno dei bacini maggiori della Basilicata,avente superficie di 2.735 kmq ed è il più a Nord di tutti quelli lucani. Èseparato da quello del Basento dalle pendici meridionali dei monti Li Foi,Grande e Capolicchio, che, succedendosi l’un l’altro da Ovest verso Est,formano una catena continua. Il tavolato delle Murge lo separa dallaPuglia.

Il vertice del bacino si trova sull’altura detta “Mandria Piano del Conte” aquota 828 m. s.l.m. e da qui, sulla destra, lo spartiacque con direzioneNord - Sud, passando dal poggio Limitorio (788 m) raggiunge la “ToppaLa Taverna” (1212 m), vetta comune con i bacini del Basento, del Sele edell’Ofanto. Detto spartiacque acquista quindi un andamento verso Sud- Est e raggiunge subito la vetta di Monte S. Angelo (1126 m); percorre inseguito una lunga schiera di monti man mano degradanti le cui vette prin-cipali sono: la Serra Lappese (1014 m), i monti Pazzano (910 m) ePortiglione (806 m), il paese di Tricarico (698 m), le Serre Gravenese (474m), il Pizzo Colabarile (469 m), le alture del Tinto (273 m), di Buffalara(130 m) e di Campagnolo (110 m). Declina quindi verso la pianura e va asfociare nello Ionio.

Sulla sponda sinistra, dal predetto vertice del bacino, lo spartiacque siinoltra a Nord passando per le Serre Carriere (1047 m) ed i montiMezzomo (870 m), fino al colle Renara (794 m), dirigendosi poi a Sud - Estsul colle del paese di Forenza (762 m). Con un ampio arco ritorna versoNord e prosegue sugli altopiani di S. Leonardo (500 m), raggiungendo ilcolle a ponente di Palazzo San Gervasio (483 m); da questo scende albasso crinale che separa il Basentello, affluente del Bradano, dalla fiu-mara Matinella, affluente dell’Ofanto. Da qui ascende le alture delleMurge, fino a quota 680 m del M.te Caccia, per poi degradare man manoverso la pianura alluvionale e fiancheggiare l’alveo del fiume stesso, sinoal mare.

La zona si presenta montuosa e di aspetto piuttosto aspro verso monte esul versante destro, divenendo, poi, meno tormentata, regolare e concolli tondeggianti, quindi quasi piana avvicinandosi alla foce.

Sul versante sinistro, invece, dominano fin dal principio le zone pianeg-gianti, anche a quota piuttosto elevata, ma con il caratteristico anda-mento delle Murge di declinare quasi di colpo, costituendo sponde abba-stanza ripide che in qualche punto sembrano tagliate artificialmente agradini regolari.

L’asta fluviale del Bradano ha una lunghezza di 116 km e il suo deflussoavviene quasi del tutto in territorio lucano, tranne un piccolo segmento,verso la foce, che attraversa la Puglia a Sud di Ginosa.

Il fiume ha origine da tre rivi che provengono da alture non molto elevate

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(la Serra Ribotti 797 m. s.l.m., la Serra Carriero 1048 m. s.l.m. e ilMontalto 938 m. s.l.m.).

Il primo tronco del Bradano attraversa le alture coperte da fitti boschicedui e sulle sue sponde si trovano ontani, salici e pioppi neri.

Aliquote percentualmente notevoli del medio bacino del Bradano sonocostituite dai sottobacini del Bilioso, del Basentello, del Gravina e delFiumicello.

Questo tronco del fiume ricorda da vicino la parte centrale delle medievalli dell’Agri e del Sinni. Infatti già nei rami iniziali dell’alveo ritroviamol’aspetto di fiumara che è tipico del Basento fino alla Piana di Ferrandinae del Sinni e dell’Agri fino al ponte della SS. Jonica.

All’altezza di Irsina la portata diviene più consistente, le pendenze sonomeno accentuate e la valle si apre tra basse colline argillose. Poi, più adOriente, il fiume si sviluppa con numerose anse, attraversando una pia-nura intensamente coltivata.

A valle il Bradano s’infossa ed attraversa una profonda fossa calcarea, lacosì detta “gravina”. Sulle pareti di roccia calcarea insistono numerosespecie sempreverdi tipiche della macchia mediterranea.

All’altezza di Montescaglioso, che si eleva sulla riva sinistra, il fiume riac-quista la sua classica fisionomia e così continua fino alla foce. Le dighecostruite lungo il suo corso sono San Giuliano, Acerenza, Genzano;Basentello.

2.1.2 - II bbaacciinnii ddeell vveerrssaannttee ttiirrrreenniiccoo:: iill bbaacciinnoo ddeell NNooccee

Il territorio dell’Autorità di Bacino, per la parte occupata dai bacini confoce nel Tirreno, comprende il bacino idrografico del fiume Noce.

Il bacino presenta nella sua parte più alta affioramenti del complesso cal-careo-silico-marnoso del mesozoico, della serie del lagonegrese. Nellazona media del bacino si evidenzia una predominanza di flysch, mentreun complesso calcareo-dolomitico del mesozoico (piattaforma carbonati-ca) emerge nella parte bassa. La permeabilità può essere classificatageneralmente come medio-alta.

Il bacino del Noce comprende almeno in parte il territorio dei seguenticomuni:

- Lauria, Rivello, Trecchina, Lagonegro, Maratea e Nemoli appartenential territorio della Basilicata;

- Tortora, Aieta e Praia a Mare appartenenti al territorio della Calabria.

Il fiume Noce nasce dalle sorgenti del Niella, sul Monte Sirino e dalle

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falde meridionali del Monte Rocca Rossa. Dopo un breve e accidentatopercorso di 47 km, e, dando origine nella parte terminale del suo percor-so alla fiumara di Castrocucco, sfocia nel mar Tirreno al confine tra ilComune di Maratea e quello di Tortora.

Il Noce sottende un bacino di forma allungata e si presenta con alveo inci-so nella parte montana e con carattere alluvionale nella parte vallivaoggetto di vari interventi di sistemazione idraulica.

Numerosi sono i piccoli affluenti che si immettono sull’asta principale siain destra che in sinistra idraulica: Canale di Torno, Torrente Sierreturo,Torrente Carroso, Torrente Bitonto, Vallone del Lupo, Vallone Carboncelli,Vallone Sonante, Fosso Torbido.

La Fiumarella di Tortora, che si immette nel Noce in sinistra idraulica adun solo chilometro di distanza dalla foce, è sicuramente l’affluente piùimportante sia per l’estensione che per l’alto contributo alle portate deldeflusso liquido e solido del corso d’acqua.

Lungo l’alveo del Noce si ravvisano anche incontrollati collettori chedeterminano un alto grado di inquinamento.

22..22 -- GGllii sscchheemmii iiddrriiccii rriiccaaddeennttii nneeii bbaacciinnii iiddrrooggrraaffiiccii ddii ccoommppeetteennzzaaddeellll’’AAddBB ddeellllaa BBaassiilliiccaattaa

All’interno della parte del territorio di competenza dell’Autorità di Bacinosono stati realizzati a partire dalla seconda metà del secolo scorso nume-rose opere di captazione delle acque superficiali (dighe e traverse) spes-so connesse tra loro a formare schemi idrici che utilizzano anche acque dibacini diversi.

Nel seguito si descrivono le caratteristiche funzionali degli schemi idriciad uso plurimo che interconnettono le acque dei bacini del Basento conquelle del Bradano e quelle del Sinni e dell’Agri.

2.2.1 - SScchheemmaa SSiinnnnii--AAggrrii

Lo schema attualmente è costituito da (vedi figura 2.1):

• gli invasi di Monte Cotugno, sul Sinni, di capacità utile di 430 milionidi mc, del Pertusillo, sull’Agri, di capacità utile di 145 milioni di mc, edi S. Giuliano, sul Bradano, di capacità utile di 90 milioni di mc;

• la traversa sull’Agri a valle di Missanello, che, a mezzo di un canale digronda proporzionato a una portata massima di 18 mc/s, adduce leacque al serbatoio di Monte Cotugno;

• la traversa sul Sauro che, a mezzo di una galleria proporzionata alla

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portata massima di 12 mc/s, si ricongiunge a Sant’Arcangelo allagronda della traversa sull’Agri;

• la condotta da 3000 mm che da Monte Cotugno convoglia portatevariabili (in progetto fino a un massimo di 20/22 mc/s) a servizio diutenze irrigue, potabili e industriali (vedi figura 2.2);

• l’adduttore che dal Pertusillo arriva alla vasca di Parco del Marchese(vedi figura 2.3).

È prevista:

• una traversa sul Sarmento, dalla quale, a mezzo di un canale di gron-da proporzionato a una portata massima di 25 mc/s, si prevede diconvogliare i deflussi disponibili in alveo all’invaso di Monte Cotugno.

In definitiva le acque provenienti dagli invasi sul Sinni e sull’Agri, dopoaver servito utenze potabili e irrigue della Basilicata, si congiungono nelnodo di Parco del Marchese, dal quale proseguono verso la Puglia, inparte per soddisfare i fabbisogni potabili della provincia di Bari (dirama-zioni per Gioia del Colle e per Bari), ed in parte a gravità verso le utenzepotabili dell province di Taranto e Lecce, e verso la Basilicata per il fabbi-sogno potabile dei comuni di Matera e Montescaglioso.

Il collegamento, inoltre, tra le acque grezze del Sinni e l’invaso di S.Giuliano può consentire l’incremento degli afflussi a detto invaso neiperiodi irrigui.

Attualmente le acque convogliate dall’adduttore del Sinni sono destina-te ad usi multipli. In particolare per l’uso potabile vengono serviti alcunicomuni della fascia jonica lucana serviti dal potabilizzatore diMontalbano Ionico ed altri in Puglia e Calabria per un totale di circa115·Mmc (dato medio 1992-2004, vedi tab b nel successivo paragrafo2.3).

Per quanto riguarda l’uso irriguo, le acque del Sinni vengono ripartite trail Consorzio dell’Alta Val d’Agri e di Bradano Metaponto in Basilicata, ilConsorzio di Stornara e Tara in Puglia e il Consorzio Ferro e Sparviero inCalabria, per complessivi 137 Mmc (dato medio 1992 - 2004, vedi tab. bnel successivo paragrafo 2.3).

Infine l’adduttore del Sinni attualmente alimenta anche l’ILVA di Tarantoper complessivi 15 Mmc.

In conclusione con l’attuale gestione lo schema Sinni può erogare 142Mmc per uso civile e industriale (potabile per Montalbano, Ilva e volumiverso Parco del Marchese) e 137 Mmc per uso irriguo.

Anche il Pertusillo ha scopo multiplo ed esso, a valle dell’alimentazionedi un impianto idroelettrico con restituzione immediatamente a valledella diga, serve, dopo opportuna potabilizzazione, utenze civili apparte-

64 Capitolo 2

nenti alle regioni Basilicata e Puglia, con un volume totale pari a circa 107Mmc (vedi tab. a nel successivo paragrafo 2.3).

Un’aliquota di circa 48 Mmc di acque prelevate dal Pertusillo è destinataad uso irriguo (al Consorzio Bradano-Metaponto tramite la traversa diGannano ed al Consorzio dell’Alta Val d’Agri dalle acque di scarico dellacentrale idroelettrica di Missanello).

Le acque invasate a S. Giuliano vengono utilizzate ad uso irriguo dai con-sorzi di bonifica Bradano e Metaponto e Stornara e Tara nella misura del50%; mentre le acque provenienti dalla traversa di Gannano vengono uti-lizzate esclusivamente dal Consorzio di Bonifica di Bradano e Metaponto.

I bacini idrografici, gli schemi idrici, programmazione ed uso della risorsa idrica 65

Figura 2.1 - Schema funzionale Sinni - Agri

66 Capitolo 2

Figura 2.2 - Schema Sinni - Agri: Sistema Acquedottistico Sinni

I bacini idrografici, gli schemi idrici, programmazione ed uso della risorsa idrica 67

Figura 2.3 - Schema Sinni - Agri: Sistema Acquedottistico Agri

68 Capitolo 2

2.2.2 - SScchheemmaa BBaasseennttoo--BBrraaddaannoo

Le acque del Fiume Basento, intercettate da una traversa in prossimitàdell’abitato di Trivigno verranno convogliate verso le dighe di Acerenza eGenzano da una galleria con potenzialità di trasferimento di 10 mc/s.

Lo schema Basento-Bradano (vedi figura 2.4 e 2.5) prevede quindi l’uti-lizzo delle acque del fiume Basento che, captate all’altezza di Trivigno inuna sezione in cui è stata realizzata una traversa, vengono addotte al par-titore di Acerenza e da questo agli invasi di Acerenza e di Genzano.

I due invasi di Acerenza e Genzano, situati nell’alto bacino del Bradano,hanno apporti propri naturali del tutto insufficienti a riempire le capacitàdi invaso disponibili, tenendo anche conto del fatto che sono stati pro-gettati e realizzati nell’ipotesi che, alimentati dalle acque del Basento,possano soddisfare le numerose utenze irrigue da essi dominate

Lo schema sopra descritto fu fortemente voluto ed appoggiato, presso glienti decisori, dal Consorzio di Bonifica Bradano-Metaponto, al fine di irri-gare 14.000 Ha lordi di terreni dominati dalle quote dei due invasi che,nell’epoca precedente alla progettazione e fino al 1990, erano sotto lapropria competenza. In seguito, con l’istituzione del Consorzio di BonificaVulture-Alto Bradano, gli stessi terreni sono passati in parte sotto il con-trollo di quest’ultimo ente.

I bacini idrografici, gli schemi idrici, programmazione ed uso della risorsa idrica 69

Fig.2.4 - Schema Basento - Bradano

70 Capitolo 2

Fig.2.5 - Schema Basento - Bradano

I bacini idrografici, gli schemi idrici, programmazione ed uso della risorsa idrica 71

22..33 -- PPrrooggrraammmmaazziioonnee eedd uussoo ddeellllaa rriissoorrssaa iiddrriiccaa

2.3.1 - LL’’AAccccoorrddoo ddii PPrrooggrraammmmaa ssuullllee rriissoorrssee iiddrriicchhee ccoonnddiivviissee ((eexx aarrtt.. 1177,,LL.. 3366//9944))

Gli schemi idrici Sinni-Agri e Basento-Bradano, descritti nei paragrafi pre-cedenti e che costituiscono la principale fonte regionale di approvvigio-namento idrico ad uso plurimo, sono oggetto dell’Accordo di Programmaper le risorse idriche condivise, ai sensi dell’ex art.17 della L.36/94 sot-toscritto a Roma il 5 Agosto del 1999 tra le Regioni Basilicata e Puglia, edil Ministero dei Lavori Pubblici.

L’ Accordo ha come obiettivo la soluzione di alcune grandi e generali pro-blematiche quali:

- la determinazione di criteri ed indirizzi omogenei circa i fabbisogniirrigui, industriali ed idropotabili su cui attestare una valutazione piùpossibile oggettiva e generalmente riconosciuta delle necessità regio-nali;

- la definizione di procedure e metodi per stabilire una tariffa di riferi-mento per il servizio di approvvigionamento primario ad uso plurimoe riequilibrio tra bacini produttori di risorsa e bacini consumatori dellastessa; l’adozione di misure ed interventi per la salvaguardia e la tute-la ambientale della risorsa idrica condivisa.

Con l’attuazione dell’accordo è stata istituita l’Autorità di Governo, il cuiorgano decisionale è il Comitato di Coordinamento delle risorse idriche,composto dai Presidenti delle due Regioni e dal rappresentante delMinistero delle Infrastrutture e dei Trasporti.

Le Autorità di Bacino della regione Basilicata e della Puglia insieme allaStruttura Sogesid di Matera, svolgono funzioni di supporto tecnico-amministrativo alle attività del Comitato.

Attraverso strumenti permanenti di pianificazione, programmazione emonitoraggio e sulla base dei fabbisogni documentati compatibili con ledisponibilità effettive vengono adottate, coordinate, gestite e controllatedall’Autorità di Governo tutte le misure utili a realizzare sia gli obiettiviambientali sia quelli di protezione ed impiego sostenibile della risorsaidrica.

L’Autorità di Governo esercita un governo effettivo dei servizi idrici aduso civile, irriguo, industriale anche ai fini della loro riorganizzazione, inapplicazione della legge 36/94 e del recente Decreto Legislativo 152/99,perseguendo i seguenti obiettivi:

- formazione del bilancio delle risorse idriche condivise tra le dueregioni;

72 Capitolo 2

- definizione delle opere anche interconnesse, di comune interessedelle due regioni;

- messa in atto di strumenti di coordinamento permanenti, volti a svi-luppare le azioni di pianificazione;

- programmazione e monitoraggio;

- determinazione dei costi di produzione dell’acqua all’ingrosso;

- tutela e salvaguardia degli acquiferi.

Le quantità d’acqua complessive oggetto dell’Accordo di Programma:schemi Sinni - Agri, Basento Bradano e Ofanto (ricadente nel territorio dicompetenza dell’Autorità Interregionale di Bacino della Puglia), ammon-tano all’incirca a 800 milioni di mc/anno, destinati all’uso plurimo (civile,agricolo, industriale).

Di questi, circa 500 milioni di mc/anno vengono prodotti dagli schemiidrici alimentati dagli invasi del Monte Cotugno e del Pertusillo, facentiparte rispettivamente dei bacini idrografici del Sinni e dell’Agri.

Dei 500 milioni di mc/anno prodotti dai suddetti bacini, oltre 250 milionidi mc sono vettoriati in territorio pugliese e utilizzati a fini civili, agricolied industriali, così come schematizzato dalle tabelle a) e b) allegate.

Il Comitato di Coordinamento, sentiti gli Enti gestori (Consorzi di Bonifica,Acquedotto Pugliese, Comuni, Consorzi industriali), stabilisce annual-mente un programma di erogazione delle risorse idriche dagli invasi inte-ressati dall’Accordo, sulla scorta di un modello di previsione che tieneconto delle disponibilità presenti negli invasi, degli afflussi previsti e deifenomeni di evapotraspirazione.

Nelle tabelle che seguono (c, d, e, f, g, h) si riportano i programmi di uti-lizzazione della risorsa distinti per invaso: Monte Cotugno e Pertusillo,relativi agli anni 2003, 2004 e 2005.

I bacini idrografici, gli schemi idrici, programmazione ed uso della risorsa idrica 73

74 Capitolo 2

I bacini idrografici, gli schemi idrici, programmazione ed uso della risorsa idrica 75

Programma di utilizzazione della risorsa idrica dagli invasi del MonteCotugno e del Pertusillo

Decisioni del Comitato di Coordinamento

76 Capitolo 2

I bacini idrografici, gli schemi idrici, programmazione ed uso della risorsa idrica 77

78 Capitolo 2

2.3.2 - II ccoossttii ddii pprroodduuzziioonnee ddeellll’’aaccqquuaa aallll’’iinnggrroossssoo ((ttaarriiffffaa ddeellll’’aaccqquuaaaallll’’iinnggrroossssoo))

Il 27 Maggio 2004, il Comitato di Coordinamento delle risorse idriche, haapprovato la delibera attuativa di cui all’art. 15 dell’Accordo diProgramma ex art.17, L. 36/94, relativa alla determinazione dei costi diproduzione dell’acqua (Tariffa dell’acqua all’ingrosso).

Tale delibera stabilisce, in attuazione del sopra richiamato art. 15, che:

- la tariffa si applica a partire dall’anno 2000;

- la tariffa si compone di quattro aliquote di costo:

costo di compensazione ambientale;

costo energetico (sollevamenti);

costo di riequilibrio economico (mancate opportunità);

costo industriale (oneri per la gestione degli impianti e di manuten-zione);

- la componente costo industriale è stata stralciata dal computo dellatariffa che, pertanto, è riferita solo alle prime tre componenti delcosto;

- la tariffa si applica ai volumi di acqua effettivamente erogati alle dueRegioni (e non ai singoli soggetti utilizzatori quali l’AQP, i Consorzi diBonifica, industrie);

- gli importi derivanti dal sistema tariffario sono rimessi alla RegioneBasilicata entro il 30 giugno dell’anno successivo a quello di riferi-mento;

- il corrispettivo della tariffa per gli anni 2000, 2001, 2002, valutata for-fetariamente in 35,00 Meuro, sarà corrisposta dal CIPE;

- per gli anni 2003-2004 la tariffa è stata assunta pari a 0,055 euro/mc,per il 2005 è stata assunta pari a 0,075 euro/mc. La tariffa per il trien-nio considerato è da intendere provvisoria, sperimentale e forfettaria;

- per il 2003 essendo i volumi erogati alla Puglia pari a 242.909.000 mc,gli oneri a carico della Regione Puglia sono risultati pari a 13,360Meuro. Di tale importo la quota pari a 10,000 Meuro è stata già versata, larimanente quota, pari a 3,360 Meuro, sarà versata entro il30/06/2005.

I proventi tariffari relativi al 2003 sono stati destinati all’AATO Basilicataper favorire l’avvio del Sistema Idrico Integrato.

Sempre in tema di tariffa dell’acqua all’ingrosso, il Comitato di Coordina-

I bacini idrografici, gli schemi idrici, programmazione ed uso della risorsa idrica 79

mento, nella seduta del 23 Febbraio 2005, oltre ad approvare il program-ma di utilizzazione della risorsa idrica per il 2005 ha deliberato:

- la costituzione del Gruppo di lavoro misto (Regioni Basilicata, Pugliae Sogesid ) per la determinazione della tariffa per l’anno 2006 e suc-cessivi e per la determinazione dei costi industriali;

- ha approvato per l’anno 2004, sulla scorta dei volumi effettivamentetrasferiti alla Puglia (266.850.475 mc), gli oneri a carico della RegionePuglia, per l’importo di 14,676 Meuro;

- ha approvato per l’anno 2006, sulla scorta di erogazioni previsionali,gli oneri a carico della Regione Puglia, assunti pari a 21,430 Meuro.