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FINALITÀ DELL’ALLEVAMENTO DELLA PICCOLA SELVAGGINA L’allevamento della piccola selvaggi- na è rappresentato essenzialmente dall’allevamento di fagiani (Phasianus colchicus ), lepri (Lepus europaeus ), pernici (Alectoris rufa, A. graeca e A. chukar ), starne (Perdix perdix) e qua- glie (Coturnix coturnix coturnix e C.c.japonica) che vengono prodotti a fini venatori diretti e/o di ripopola- mento. Vengono inoltre riprodotti in cattività gli anatidi (principalmente il germano, Anas plathyrhynch o s ) e gli uccelli canori minori, principalmente merli e tordi, (Turdus spp.) sia come animali d’affezione sia per la produ- zione di richiami per la caccia ai migratori.Altre specie allevate, di cui è iniziato l’allevamento in tempi recenti, sono le minilepri (Silvilagues floridanus) e i colini della Virginia e della California (Colinus spp.), il cui rilascio allo stato selvatico è però proibito, trattandosi di specie alloc- tone. Le tecniche di allevamento sono molto diverse da specie a specie ma il fine della produzione è, nella maggior parte dei casi, sempre lo stesso: otte- nere animali che siano in grado di comportarsi come i corrispettivi sog- getti selvatici e, nel caso degli animali allevati per ripopolamento, siano anche in grado di sopravvivere dopo la loro liberazione. La differenza fra gli animali allevati a fini venatori diretti e quelli ai fini del ripopolamen- to è sostanzialmente la diversa capa- cità di sopravvivenza e di riproduzio- ne potenziale. Agli animali allevati a fini venatori diretti è richiesto infatti che solo il comportamento di fuga non sia alterato e quindi non diversificato da quello dei corrispettivi soggetti sel- vatici ma non è necessario che siano in grado di sopravvivere a lungo. Gli ani- mali allevati a fini di ripopolamento, viceversa, devono essere in grado di sopravvivere a lungo, di integrarsi con le eventuali popolazioni selvatiche residenti, nonché di riprodursi allo stato selvatico. Per questo motivo, non solo non deve essere alterato il com- portamento antipredatorio, ma devo- no essere conservati inalterati tutti i comportamenti tipici della specie allo stato selvatico (territoriale, sessuale, cova, cure parentali, ecc.). Le altera- zioni del comportamento indotte dal- l’allevamento possono infatti determi- nare il riconoscimento degli animali allevati come soggetti estranei e la loro conseguente esclusione da parte dei selvatici residenti, almeno nelle specie a comportamento più comples- so come le starne e le pernici. Per que- sti motivi la conoscenza del comporta- mento delle diverse specie in natura è fondamentale al fine di evitare, alme- no negli animali destinati al ripopola- mento, le alterazioni che sono indotte dalle tecniche di allevamento intensi- vo, spesso derivate da quelle ottimiz- zate per gli animali destinati alla pro- duzione zootecnica e non alla vita allo stato naturale. Il rispetto degli eto- 11 Piccola selvaggina Marco Bagliacca

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FINALITÀ DELL’ A L L E VA M E N T ODELLA PICCOLA SELVAGGINA

L’allevamento della piccola selvaggi-na è rappresentato essenzialmentedall’allevamento di fagiani (P h a s i a n u sc o l ch i c u s) , lepri (Lepus europaeus) ,pernici (Alectoris rufa, A . g r a e c a e A .ch u k a r) , starne (Pe rdix perd i x) e qua-glie (Coturnix coturnix coturnix eC. c. j a p o n i c a) che vengono prodotti afini venatori diretti e/o di ripopola-m e n t o. Vengono inoltre riprodotti incattività gli anatidi (principalmente ilg e r m a n o, Anas plathyrhynch o s) e gliuccelli canori minori, p r i n c i p a l m e n t emerli e tordi, (Tu rd u s s p p.) sia comeanimali d’affezione sia per la produ-zione di richiami per la caccia aim i g r a t o r i .Altre specie allevate, di cuiè iniziato l’allevamento in tempirecenti, sono le minilepri (Silvilaguesfloridanus) e i colini della Virginia edella California (Colinus spp.), il cuirilascio allo stato selvatico è peròproibito, trattandosi di specie alloc-tone.Le tecniche di allevamento sonomolto diverse da specie a specie ma ilfine della produzione è, nella maggiorparte dei casi, sempre lo stesso: o t t e-nere animali che siano in grado dicomportarsi come i corrispettivi sog-getti selvatici e, nel caso degli animaliallevati per ripopolamento, s i a n oanche in grado di sopravvivere dopola loro liberazione. La differenza fragli animali allevati a fini venatoridiretti e quelli ai fini del ripopolamen-

to è sostanzialmente la diversa capa-cità di sopravvivenza e di riproduzio-ne potenziale. Agli animali allevati afini venatori diretti è richiesto infattiche solo il comportamento di fuga nonsia alterato e quindi non diversificatoda quello dei corrispettivi soggetti sel-vatici ma non è necessario che siano ingrado di sopravvivere a lungo. Gli ani-mali allevati a fini di ripopolamento,v i c e v e r s a , devono essere in grado disopravvivere a lungo, di integrarsi conle eventuali popolazioni selvaticher e s i d e n t i , nonché di riprodursi allostato selvatico. Per questo motivo, n o nsolo non deve essere alterato il com-portamento antipredatorio, ma devo-no essere conservati inalterati tutti icomportamenti tipici della specie allostato selvatico (territoriale, s e s s u a l e,c o v a , cure parentali, e c c. ) . Le altera-zioni del comportamento indotte dal-l’allevamento possono infatti determi-nare il riconoscimento degli animaliallevati come soggetti estranei e laloro conseguente esclusione da partedei selvatici residenti, almeno nellespecie a comportamento più comples-so come le starne e le pernici. Per que-sti motivi la conoscenza del comporta-mento delle diverse specie in natura èfondamentale al fine di evitare, a l m e-no negli animali destinati al ripopola-m e n t o, le alterazioni che sono indottedalle tecniche di allevamento intensi-v o, spesso derivate da quelle ottimiz-zate per gli animali destinati alla pro-duzione zootecnica e non alla vita allostato naturale. Il rispetto degli eto-

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grammi naturali in questo caso parti-colare non è solo necessario per evita-re situazioni di stress che, a lungoa n d a r e, abbassano la risposta immuni-taria e portano a una maggiore inci-denza delle patologie condizionate dia l l e v a m e n t o, ma è indispensabile inquanto le alterazioni comportamenta-li riducono il successo delle reimmis-sioni in natura che sono lo scopo diquesta tipologia di allevamento.

FAGIANO

Comportamento in naturaIl fagiano è una specie poligama, c i o èil maschio si accoppia con più femmi-ne durante la stessa stagione riprodut-t i v a . Come tutti gli uccelli, lo sviluppodelle gonadi e degli ormoni sessualiviene indotto dall’aumento del foto-p e r i o d o. Con lo sviluppo dei testicoli imaschi divengono territoriali. Le fem-m i n e, v i c e v e r s a , vagano dal territoriodi un maschio all’altro fino a che nonscelgono il maschio/territorio nelquale stabilirsi e accoppiarsi. La mag-gior parte degli accoppiamenti riguar-da un ridotto numero di maschi domi-nanti mentre molti maschi subordina-ti non si riproducono. Il territorio diun maschio dominante (home range)in condizioni di densità ottimali sisovrappone parzialmente al territoriodi più femmine (home range di dimen-sioni sempre inferiori).Le aree vitali dei maschi sono in mediadi 8-10 ha durante l’autunno/invernoma si riducono a meno di 2/3 ha nellafase territoriale. Gli home range d e l l ef e m m i n e, simili a quelli dei maschi nelperiodo di riposo sessuale, si riduconoal di sotto dell’ettaro durante la faseriproduttiva primaverile/estiva (osser-vazioni effettuate nell’habitat c o l l i n a r et o s c a n o ) .Le femmine, una volta fecondate,depongono le uova generalmente fuori

dal territorio del maschio.I piccoli sonoatti e nidifughi (cioè sono in grado dialimentarsi da soli e abbandonanoimmediatamente il nido). La cura dellaprole è effettuata solo dalla femmina(la termoregolazione dei piccoli non èautosufficiente fino alla 4a- 5a s e t t i m a n adalla nascita). Generalmente la fami-glia rimane unita fino all’autunno, c o r-rispondente a un’età di circa 80-90giorni dei giovani dell’anno. D u r a n t el’autunno/inverno i fagiani formanogeneralmente gruppi monosessuali(adulti e giovani dello stesso sesso).La specie è caratterizzata da grandeadattabilità ambientale e alimentare(il fagiano è un onnivoro non specia-l i z z a t o ) , tanto che in Italia si trova inquasi tutti gli ambienti, dal livello delmare fino ai 1.500 m.La specie si difende dai predatori ter-restri ad attività crepuscolare e nottur-na dormendo generalmente in alto sualberi e arbusti (imbrocco).L’ a l i m e n t a z i o n e, e di conseguenza lastruttura dell’apparato digerente, v a r i ain funzione della stagione: la compo-nente animale è massima in primave-ra/estate in corrispondenza con ladeposizione e l’allevamento dei piccoli(valore massimo di energia e di protei-ne nella dieta). In autunno/inverno lacomponente vegetale diventa predo-m i n a n t e ; non solo semi di piante colti-vate e selvatiche (fase di granivoro) maanche parti verdi fibrose, i n d i s p e n s a b i-l i , anche nei giovani, al corretto svilup-po dell’apparato digerente, s o p r a t t u t t odello stomaco muscolare (ventriglio).Per il corretto sviluppo dell’apparatodigerente e la conseguente digestionedei corpi degli insetti, i fagianotti neces-sitano di grit siliceo (sassolini) del dia-metro di 2-4 mm già dai primi giorni divita (l’assenza di sviluppo di bollicinequando i sassolini vengono immersinell’acido muriatico, garantisce l’ido-neità dei sassolini da utilizzare comeg r i t in allevamento).

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Allevamento dei riproduttoriPoiché nell’allevamento del fagianonon è possibile attendere che gli ani-mali formino naturalmente dei gruppir i p r o d u t t i v i , è necessario forzare glia c c o p p i a m e n t i , anche se è dimostratoche i riproduttori che hanno la possibi-lità di scegliersi liberamente migliora-no gli indici riproduttivi. Poiché nelfagiano il gruppo riproduttivo si stabi-lizza in primavera (marzo/aprile in con-dizioni di fotoperiodo naturale) è quin-di necessario forzare il gruppo stabiledei riproduttori prima della sceltanaturale che verrebbe comunqueindotta dall’aumento del fotoperiodop r i m a v e r i l e. In tale periodo si deveimpedire alle femmine di un gruppopreformato di “ v e d e r e ” i maschi di altrig r u p p i . Sono le femmine che scelgonoil maschio, e non viceversa, e se unafemmina scegliesse come partner unmaschio esterno, che vede ma non puòr a g g i u n g e r e, tutto il gruppo in riprodu-zione diverrebbe instabile. In tali con-dizioni viene a generarsi una situazionedi stress che potrebbe portare ad alte-razioni comportamentali anche gravinel maschio e perfino alla morte dellafemmina che lo rifiuta. L’ e v e n t u a l eharem (1 maschio e 7-8 femmine) ocolonia (8-10 maschi e 45-50 femmine)deve quindi essere isolato in un par-chetto o gabbia.Si può utilizzare la reteper le divisioni dei diversi parchetti ma,fino a una altezza leggermente superio-re a quella degli animali (30-50 cm),alla rete deve essere abbinata una divi-sione opaca solida. Il gruppo familiare,per rispettare l’etogramma della specie(v e d i Comportamento antipredatorionaturale nei confronti dei predatorit e r r e s t r i ) , necessita inoltre dalla pre-senza di posatoi, dove gli animali pos-sano appollaiarsi. I posatoi però nonsono indispensabili ai fini produttivi epossono essere fonte di incidenti,anche mortali, per trauma cranico, aseguito del comportamento di fuga

praticato nell’ambiente ristretto dellav o l i e r a . Poiché i posatoi vengono utiliz-zati spesso anche durante il giorno, i ntal caso è necessario che le divisioniopache fra le voliere siano alte più di 30cm dell’altezza dei posatoi stessi. C i òsempre per impedire alle femmine diun gruppo di vedere il/i maschio/i dialtri gruppi e per guidare la scelta versoil solo maschio (artificialmente resodominante) o i soli maschi presenti nelgruppo prescelto dall’allevatore. Nelcorso della stagione riproduttiva puòverificarsi la necessità di effettuare lasostituzione del/i riproduttore/imaschio/i che si sono scelti a iniziostagione; ciò causa uno stress solotemporaneo, che si traduce in unaimmediata e significativa diminuzio-ne della deposizione di tutto il grup-po. Contrariamente a quanto avvienenella maggior parte delle specie mono-g a m e, un maschio può essere sostituitoper aumentare la fertilità tardiva delleuova (i maschi maturano dopo le fem-mine e si “ e s a u r i s c o n o ” p r i m a ) . L asostituzione di un maschio durante lastagione riproduttiva dovrebbe peròessere effettuata solo nel caso dell’ha-rem e nei soli casi di emergenza:m a l a t-tia e/o morte del maschio riproduttoreo sterilità (produzione solo di uova nonf e r t i l i ) . In tal caso, è tassativo che lefemmine non vedano altri maschi enon sentano più il maschio precedente.Da un punto di vista comportamentalela presenza di un solo maschio nelgruppo in riproduzione può avere l’ef-fetto negativo di ridurre lo stimoloall’accoppiamento di quest’ultimo acausa della perdita di competizione fram a s c h i . L’allevamento in colonia (8-10maschi e 45-50 femmine) è quindi eto-logicamente più corretto rispetto all’al-levamento in harem (1 maschio e 6-8f e m m i n e ) . Per aumentare lo stimoloalla riproduzione dei maschi negliharem è però sufficiente e indispensa-bile posizionare diversi harem contigui,

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così che i richiami sonori di un maschiostimolino comunque a una certa terri-t o r i a l i t à , e all’accoppiamento, i maschidegli harem adiacenti senza influenza-re le femmine, che necessitano per lascelta del partner di vederne le caratte-ristiche morfologiche (in particolare losviluppo delle caruncole e l’intensitàdei colori del mantello).La costante presenza del maschio e lapronta sottrazione delle uova prodot-te mantiene le femmine nello statofisiologico di deposizione senza appa-renti problemi. La fagiana, per passa-re dallo stato di deposizione a quellodi cova, ha infatti bisogno del contattocon un gruppo, geneticamente prede-terminato di uova (la memoria delle

uova prodotte è “da contatto” e nonr i t e n t i v a ) . La convivenza in unambiente ristretto, privo di variabilitàa m b i e n t a l e, può indurre però, a l t e r a-zioni comportamentali quali la pica eil cannibalismo. Gli allevatori evitanole conseguenze più nefaste di tali com-portamenti deviati, t e r m o c a u t e r i z z a-no gli speroni dei maschi con i qualipossono ferire sia le femmine, d u r a n t el ’ a c c o p p i a m e n t o, che gli altri maschipresenti nell’ambiente ristretto delparchetto da riproduzione, e utilizza-no vari dispositivi antipica, che peròalterano sempre il comportamentodegli animali che non sono più idoneia sopravvivere allo stato selvatico(riquadro 11.1 e tavola a colori 11.1).

MEZZI MECCANICI PER IL CONTROLLO DELLA PICA E/O DEL CANNIBALISMO

Per il contenimento della pica ci sono vari mezzi artificiali che comportano però sempre eff e t-ti negativi sul comportamento degli animali e, talvolta alterazioni anatomiche perm a n e n t i .• Occhiali o paraocchi (adatti per maschi e femmine in riproduzione) comportano la

perforazione del setto nasale e un’alterazione del comportamento visivo che determinauna forte riduzione dell’attitudine al volo (gli animali quando si involano devono vola-re alla cieca o tenere il collo piegato seguendo traiettorie innaturalmente brevi e curve).

• Parabecchi fissi (adatti per femmine in riproduzione) comportano la perforazione del settonasale e una riduzione della capacità di prensione degli alimenti che possono essere assun-ti solo con un certo spessore dell’alimento nella mangiatoia, difficilmente a terr a .

• Copribecchi mobili (utilizzati per tutte le categorie) comportano la perforazione delsetto nasale ma "sollevandosi" consentono all’animale di cercare e prendere il cibo dalterreno (razzolare). Comportano però spesso l’acquisizione di una postura innatural-mente inclinata del collo, utilizzata dal fagiano per tenere “scoperto” il becco.

• Anelli da becco (inadatti per riproduttori, il maschio non può utilizzare il becco perancorarsi alla femmina) comportano una riduzione delle capacità di prensione degli ali-menti in quanto il becco rimane sempre semichiuso, possibili alterazioni permanentidella forma del becco e possibile atrofia parziale dei muscoli masticatori.

• Debeccaggio (idoneo per maschi e femmine in riproduzione) comporta una momenta-nea riduzione delle capacità di prensione degli alimenti e un’alterazione permanentedella forma del becco.

n.b. esistono in commercio occhiali e parabecchi che non forano il setto nasale. Questi non presentano alcun vantaggiocomportamentale ma il loro utilizzo pregresso non è facilmente individuabile. Entro 6-8 mesi dalla loro rimozione, ad unaattenta osservazione, gli animali così trattati si possono ancora riconoscere perché presentano le narici dilatate con il “velo”sollevato e arcuato.

RIQUADRO 11.1

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La rottura, anche accidentale di uno opiù uova, può insegnare rapidamentealle fagiane a cibarsene, r o m p e n d oattivamente i gusci delle uova,d e p o s t einizialmente delle altre femmine e poianche delle proprie (in natura i nidicon le uova sono sempre molto distan-ti fra loro e sempre fuori dall’h o m er a n g e del maschio). Quando un fagia-no ha “ i m p a r a t o ” ad alimentarsi con iltuorlo dell’uovo, il comportamentoanomalo non può essere eliminato el’unica soluzione è quella di individua-re il/la colpevole ed eliminarlo/a dalgruppo di riproduzione prima chealtre fagiane imparino per imitazione(riquadro 11.2).

Allevamento dei giovani e preparazione al rilascioPoiché i pulcini di fagiano sono atti en i d i f u g h i , i pulcini schiusi in incubatri-ce tecnicamente necessitano solo diessere mantenuti in condizioni termi-che ottimali e disporre di un alimentoidoneo al primo periodo di vita.L’assenza della madre non sembrainfluenzare negativamente il compor-tamento dei fagianotti che, non pre-sentando fasi gregarie strutturate daadulto, imparano ad alimentarsi eabbeverarsi anche autonomamente. I ncondizioni di disagio, freddo e stressquali rumori improvvisi nell’oscurità,correnti d’aria, e c c. , i giovani fagianitendono però a raggrupparsi (i piccoliinfatti conservano l’istinto gregariolegato al gruppo familiare). Poiché ilgruppo allevato è dimensionalmentesempre molto superiore alla normaleconsistenza della famiglia naturale(generalmente 500-600 individuirispetto ai 5-17 pulcini della nidiatanaturale) spesso si verifica il soffoca-mento/schiacciamento dei più deboli.Il rischio di soffocamenti/schiaccia-menti dovuti a un comportamentonaturale abbinato però con un numeroeccessivo di animali viene notevolmen-

te ridotto eliminando le cause scate-n a n t i , smussando gli angoli e aumen-tando la variabilità ambientale all’in-terno delle pulcinaie (es. p o s i z i o n a n d opresse di paglia e/o truciolo parzial-mente disfatte).L’elevata densità di allevamento in unambiente eccessivamente monotonocrea comunque una condizione di disa-gio che può tradursi in fenomeni diipereccitabilità e, c o n s e g u e n t e m e n t e,p i c a , concentrata inizialmente sullagiovane coda in formazione, poi suldorso e, in misura minore, sulle ali. I lcomportamento anomalo anche inquesto caso, può essere tenuto sottocontrollo aumentando la variabilitàambientale e riducendo la densità el’intensità dell’illuminazione, a l m e n ofino all’età di 30-40 giorni, cioè fino aquando la coda non ha raggiunto i 7-10cm di lunghezza. L’utilizzo di mezzimeccanici e/o del vero debeccaggio(termocauterizzazione del becco supe-riore a livello delle cellule vive che pro-ducono l’astuccio corneo) eliminanoquasi completamente questa deviazio-ne comportamentale, consentendo dimantenere le condizioni erronee diallevamento che hanno scatenato ilp r o b l e m a . I soggetti così trattati pre-sentano però alterazioni comporta-mentali tali da non essere più idonei asopravvivere allo stato selvatico.È fon-damentale fornire inoltre un numeroadeguato di punti di alimentazione edeventualmente distribuire il mangimeanche al suolo perché la diminuzionedella disponibilità di cibo causa l’au-mento del “minimo territorio vitale”dei giovani animali dominanti e l’au-mento dello stimolo alla migrazionedei dominati, che però rimanendocostretti all’interno delle strutture dia l l e v a m e n t o, subiscono gli attacchi deid o m i n a n t i . È tassativo infine che i gio-vani fagiani si abituino ad appollaiarsiin alto durante la notte, altrimenti siperde il comportamento naturale che

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ha determinato la maggiore sopravvi-venza nei confronti dei predatori terre-stri di questa specie rispetto ai perdici-n i . L’insufficiente presenza di vegeta-zione arborea dentro le voliere puòessere surrogata da posatoi artificiali.L’abitudine a dormire sul terreno, u n avolta acquisita, può comunque esserefacilmente rimossa fornendo dellavegetazione arborea o dei posatoi(punti di imbrocco) e applicando iprincipi dell’esperienza negativa artifi-cialmente indotta (sono sufficienti 1-2esperienze per rimuovere l’abitudinedi dormire al suolo).

STARNE E PERNICI

Comportamento in naturaI perdicini sono specie gregarie chevivono in gruppi più o meno nume-rosi per gran parte dell’anno.

Durante il riposo sessuale i perdiciniformano delle “ b r i g a t e ” anche dimolti individui (fino oltre 30-40)derivate dalla aggregazione di piùfamiglie fra di loro e di adulti chenon si sono riprodotti. L’aumento delfotoperiodo (fine febbraio) determi-na l’inizio della fase territoriale deimaschi che diventano aggressivi neiconfronti dei corrispettivi. I maschidi starna iniziano ad emettere il fortee stridente richiamo (testosteroned i p e n d e n t e ) , fattore critico per lascelta del partner da parte della fem-mina (più importante dell’aspettom o r f o l o g i c o ) . Successivamente nelterritorio del maschio si insedia unafemmina e, da questo momento, ilterritorio viene difeso da entrambi imembri della coppia che allontane-ranno i conspecifici per tutto il perio-do della riproduzione. Nel caso dellepernici rosse, soprattutto in condizio-

CRITERI COMPORTAMENTALI DI SCELTA DEGLI ALIMENTI DA PARTE DEI FASIANIDI

• I fasianidi scelgono gli alimenti sulla base prima del colore e, secondariamente della form a .• Il colore giallo arancio (es. tuorlo dell’uovo) rientra nella lunghezza d’onda che risulta

più facilmente visibile dall’occhio degli uccelli.• Il colore giallo arancio, a parità di forma, è quello che risulta maggiormente attrattivo

per i fasianidi.• È possibile insegnare ai fasianidi a rifiutare alimenti di colore rosso/blu/nero (colori

scuri) tramite la tecnica dell’esperienza negativa indotta ma è estremamente difficileinsegnare ai fasianidi a rifiutare alimenti di colore arancio/giallo/verde perché, anchea seguito di una forte esperienza negativa, la ritenzione dell’esperienza (memoria) èsempre molto volatile (temporanea) nei confronti di questi colori.

• In natura il meccanismo di esperienza negativa, seppure imperfetto, insegna rapida-mente agli animali ad evitare le eventuali sostanze tossiche che possono essere presentinei loro alimenti ma ci sono alcune eccezioni: le bacche dell’erba morella (Solanumnigrum) continuano ad essere ingerite dai fagiani quando sono immature (verdi) men-t re quelle nere dopo poche esperienze negative non vengono più ingerite.Analogamente i fagiani continuano ad ingerire le foglie del falso ricino (Datura stra-monium) nonostante la sintomatologia nervosa che induce ma imparano rapidamentea non ingerirne i semi, tondeggianti ma nerastri.

RIQUADRO 11.2

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ni di densità elevate, il territorio diun maschio può sovrapporsi parzial-mente a quello di un altro maschio odi una coppia e non sono impossibiligli accoppiamenti promiscui (imaschi sono sempre in numero supe-riore alle femmine). Gli animali nonaccoppiati, di solito soggetti giovanidell’anno precedente ma anche ani-mali reintrodotti (gerarchicamenteinferiori ai residenti) sono quasisempre costretti a lasciare il territo-rio invernale della brigata e si disper-dono. Le coppie si formano general-mente entro brigata ma, grazie alladispersione indotta (migrazione),possono formarsi anche coppie origi-narie di brigate diverse.L’inizio dell’attività riproduttivavera e propria, con la costruzione delnido e la successiva deposizione,varia, a seconda della specie e dellecondizioni climatiche dei relativihabitat, da aprile a maggio/giugno.Talvolta le prime uova vengonodeposte fuori del nido come “son-daggio” della sicurezza del sito sceltoper la riproduzione. Le uova succes-sive, utili per la riproduzione, vengo-no coperte immediatamente dopo lad e p o s i z i o n e. La dimensione dellacovata è massima nella starna(media 15-20 uova/coppia max 27).La cova viene normalmente effettua-ta dalla femmina, anche se i due part-ner possono alternarsi sul nido. Nellapernice rossa può verificarsi la depo-sizione in due nidi separati: il primoche verrà covato generalmente dalmaschio e il secondo dalla femmina(comportamento osservato anchenell’allevamento seminaturale). Ipulcini, come nel caso del fagiano,sono nidifughi. Il gruppo familiare simantiene distinto fino a che i pulcininon hanno raggiunto l’età di 50-80giorni, dopo di che una famiglia puòunirsi ad altre famiglie (integre o chehanno avuto il nido distrutto, o i pul-

cini parzialmente predati) e ad adul-ti (quasi sempre maschi) che non sisono riprodotti, formando così laclassica brigata autunnale. Nella star-na alcune brigate possono ancheunirsi fra di loro a formare dei gran-di gruppi di svernamento. Le brigateformate nell’autunno tuttavia tendo-no a rimanere distinte, seppure l’areafrequentata (area vitale) non vengamai difesa accanitamente dai con-specifici come avverrà da parte deimaschi e poi dalle coppie nella fasesuccessiva (territorio).

Allevamento dei riproduttoriLo stress prodotto dall’accoppiamen-to forzato con soggetti dominanti, n o nappartenenti al gruppo con il quale glianimali hanno vissuto nel periodoautunno-inverno (periodo naturaledella brigata), seppure effettuato pre-cocemente (prima dello sviluppo degliorgani riproduttivi indotto dall’au-mento del fotoperiodo), può avereserie conseguenze comportamentalia g g r e s s i v e, che incidono pesantemen-t e, non solo sulla produzione, m aanche sulla sopravvivenza di uno oentrambe i partner. L’ a c c o p p i a m e n t oforzato di due riproduttori che nonsono stati a contatto fra di loro nellastessa voliera può comunque essererealizzato previa l’osservazione, p e ralcuni giorni, del comportamentodella futura coppia isolata in partico-lari gabbie doppie (generalmente coni fianchi esterni realizzati in legno oaltro materiale fonoassorbente) nellequali gli animali sono separati da undivisorio che presenta una fessura rea-lizzata all’altezza degli animali. L estarne o le pernici possono vedersi fradi loro e la femmina può sentire ilmaschio vicino molto meglio rispettoai maschi presenti nelle gabbie circo-stanti così che la coppia viene guidatanella scelta reciproca, abituando gra-dualmente gli animali alla presenza

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c o m u n e. Le eventuali aggressionisono impedite dalle dimensioni ridot-te della fessura del divisorio che,o v v i a m e n t e, deve essere rimossoprima dell’inizio della deposizione perconsentire gli accoppiamenti. La cop-pia una volta formata può rimanere inproduzione per più anni (massimo 3-4 ) . Il permanere a lungo in una gabbiacon il pavimento in rete e sollevata dalsuolo induce tuttavia numerose ste-reotipie comportamentali e alterazio-ni morfologiche (soprattutto dellezampe e del becco). I comportamentiprogressivamente intolleranti deipartner possono essere facilmente evi-t a t i , rispettando il comportamentonaturale della specie e cioè trasferen-do le coppie, dopo la fase riproduttivae fino alla primavera successiva, i nvoliere comuni fornite di vegetazionen a t u r a l e. È necessario comunquemarcare i riproduttori che vengonoliberati nelle voliere (anelli amovibilinumerati alla zampa) per poter rico-stituire esattamente la coppia dell’an-no precedente, come avviene in natu-r a , se entrambi i partner sopravvivonofino alla stagione riproduttiva succes-s i v a . La coppia formata rimane indivi-s i b i l e, almeno per tutto il periodoriproduttivo e, nel caso di morte delp a r t n e r, la femmina già accoppiata, s i ache abbia iniziato o meno la deposi-z i o n e, reagisce in modo così aggressi-vo a un nuovo accoppiamento che,nella maggior parte dei casi, il maschioo la stessa femmina muoiono per leconseguenze dei combattimenti.La raccolta giornaliera delle uova(come nel caso del fagiano) garantisceil permanere dello stato di deposizio-ne finché il fotoperiodo rimane cre-s c e n t e, senza indurre evidenti altera-zioni comportamentali nella coppia.La presenza dentro la gabbia di unvassoio con della sabbia (non necessa-rio ai fini produttivi e igienicamenterischioso) permette, anche durante la

fase riproduttiva, di rispettare l’eto-gramma naturale della specie che pre-vede un “ b a g n o ” giornaliero di sabbia.

Allevamento dei giovani e adattamentoSeppure i perdicini siano nidifughi enecessitino solo di una fonte di calo-re per mantenere la termoregolazio-ne durante i primi 30 giorni, la nasci-ta in incubatrice e l’allevamento ingrandi gruppi omogenei alteraprofondamente il comportamentodegli animali (figura 11.1).L’inserimento di almeno un adulto (osub-adulto) in lotti ridotti di alleva-m e n t o, fin dal primo giorno di vita,potrebbe ridurre teoricamente glieffetti negativi dell’allevamento digrandi gruppi sotto le madri artificia-li (lampade a gas o elettriche).Sicuramente si ottiene di imprintare ipulcini all’adulto o agli adulti che ven-gono inseriti nel gruppo e tale tecnicapuò essere utile per legare gli animalial sito di rilascio dove può essere tenu-to l’adulto in apposita struttura. G l ieffetti comportamentali di tale tecnicad e v o n o, t u t t a v i a , essere ancora valuta-t i . In ogni caso poiché i perdicini nelperiodo fine estate/autunno nonsono più territoriali, ma tendono avagare in cerca di consimili (vediComportamento in natura), l’inseri-mento di uno o più adulti nel gruppodi allevamento riduce il rischio(soprattutto nella starna) della for-mazione di grandi gruppi completa-mente slegati dal sito di rilascio.Il contatto con i predatori nell’am-biente protetto dell’allevamentorisulta generalmente negativo inquanto abitua gli animali alla loropresenza senza causare alcun danno.Il comportamento delle giovani per-nici allevate peggiora infatti general-mente con l’aumentare del tempo dipermanenza in allevamento. Anchele pernici devono essere trasferite

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quanto prima nelle voliere all’apertoma, contrariamente a quanto avvie-ne per i fagiani, la vegetazione arbo-rea e i posatoi non sono necessari eanche l’altezza delle voliere puòessere ridotta (riquadro 11.3). Perentrambe le specie la vegetazioneerbacea risulta indispensabile (per lepernici anche quella arbustiva). Inogni caso la fase di allevamento ingrandi gruppi altera il comportamen-to naturale, inducendo una situazio-ne di costante stress nel lotto alleva-to. La mancanza del gruppo familia-re iniziale rende inoltre più difficilela successiva fase di brigata, c h eimpedirà alla stragrande maggioran-za dei soggetti allevati di integrarsicon le eventuali popolazioni selvati-che locali, anche quando i perdicinivengono liberati in età precoceq u a n d o, c o n s e g u e n t e m e n t e, s o n omeno resistenti ma più adattabili.Per tali motivi si osservano quasisempre, anche a densità ridotte, com-portamenti anomali, sia di gruppo siaindividuali, che nelle loro estremeconseguenze sono simili a quelli

osservati nei fagiani ed, e v e n t u a l-mente, sono tenuti sotto controllocon gli stessi metodi innaturali(riquadro 11.1)Nei figli di soggetti allevati in catti-vità da diverse generazioni si osser-va, comunque, una certa domestica-zione (selezione “di allevamento” oda incubazione) che ne diversifica ilcomportamento rispetto a quello chesi osserva in natura.Tali animali sem-brano perfettamente adattati all’alle-vamento in grandi gruppi e nonmostrano disagi comportamentalievidenti, a condizione di avere suffi-ciente vegetazione di copertura pernascondersi e adeguate aree scoper-te per i bagni di sabbia. Ovviamentetali animali “geneticamente adattati”soffrono maggiormente lo stress dar i l a s c i o, mostrano alterazioni delcomportamento naturale e, quandovengono fatti riprodurre natural-mente, una elevata percentuale dellecoppie mostra una ridotta attitudinealla cova e, s o p r a t t u t t o, alle curep a r e n t a l i , che si traduce in unaumento abnorme della mortalità

Figura 11.1 – Comportamenti indotti dai diversi sistemi di allevamento.

allevamento pulcini

in ambienti riscaldati

allevamento pulcini

con chioccia

allevamento pulcini

con genitori

Non tutti gli animali riconoscono i predatori e,quelli che li riconoscono,

riprendono la normale atti-vità subito dopo l’allontana-

mento del predatore

Gerarchia legata a soglia

di densità e consistenza del gruppo di allevamento

Corretto legame di gruppo fra i soggetti della

covata, con conseguente

formazione dellabrigata nelle

specie gregarie

Tutti gli animali riconoscono immediatamente

i predatori e fuggono a nascondersi

Tutti gli animali riconoscono immediatamente i pre d a t o r i ,si congelano e “scompaiono”

con movimenti inavvertibli a occhio nuodo

risposta a n t i p redatoria

i n s u fficiente che richie-de un periodo di

insegnamento

risposta a n t i p redatoria e fficace in aree cespugliate e ricche di rifugi

risposta a n t i p redatoria

e fficace anche in aree

prative

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per ipotermia dei pulcini appenaschiusi.

Allevamento seminaturale: coppie fisse in voliere a terraL’allevamento seminaturale a terradei riproduttori realizzato in piccolevoliere con vegetazione di rifugio e dialimentazione e con un’area scopertaper il bagno di sabbia, consente tutti icomportamenti naturali della specie,al tempo stesso riducendo gli effettidella selezione di allevamento. L afutura generazione è infatti garantitadal corretto comportamento dei geni-tori e non dalla loro semplice capacitàdi produrre un elevato quantitativo diuova da incubare.Tale sistema di alle-vamento non prevede di effettuaremolti controlli delle coppie in produ-zione e anche il governo degli animali(riempimento delle mangiatoie e degliabbeveratoi) deve essere limitato alminimo indispensabile. Nel caso di ali-mentatori a tramoggia posti interna-

mente a voliere non molto lunghe(inferiori a 4-5 m) e con scarsa vegeta-zione di rifugio sono state infattio s s e r v a t e, parallelamente al disturbodella cova e delle cure parentali, s i g n i-ficative riduzione della distanza difuga delle famiglie nei confronti delpersonale che le aveva controllate controppa attenzione.Anche il comporta-mento antipredatorio delle famigliedell’allevamento seminaturale è con-sono a quello della specie, s e p p u r equesto tenda a peggiorare con il per-manere della famiglia all’interno dellavoliera da riproduzione.L’utilizzo di madri surrogate (gene-ralmente galline di razze nane) indot-te artificialmente in cova e alle qualivengono sostituite le uova finte(necessarie per l’induzione alla cova)con dei perdicini appena schiusi, s p e s-so indicato nel passato per i progettidi reintroduzione (immissione di unaspecie estinta nell’area ma presentenel passato recente), non consente un

COMPORTAMENTO ANTIPREDATORIO E CARATTERISTICHE DEL VOLO

STARNE E PERNICIMaschi e femmine• Predatori terrestri: rapida fuga di pedina seguita da involo caratterizzato da traiettoria

parabolica non molto alta, con fasi alternate, battute e planate.• Predatori aerei: congelamento seguito da involo caratterizzato da traiettoria radente al

suolo, con fasi alternate, battute e planate.

FAGIANOMaschi• Predatori terrestri: fuga di pedina seguita da involo caratterizzato da 1a fase a colon-

na, battuta (angolo di involo superiore a 70°), seguita 2a da fase orizzontale, planata.• Predatori aerei: congelamento seguito da fuga di pedina, raro l’involo.

Femmine• Predatori terrestri: congelamento mimetico prolungato, seguito da involo analogo a

quello del maschio.• Predatori aerei: congelamento prolungato quasi mai seguito da fuga di pedina o involo.

RIQUADRO 11.3

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corretto comportamento dei giovani,che acquisiscono il modello “ g a l l i n a ”che è diverso da quello “ p e r n i c e ”(figura 11.1).

LEPRE

Comportamento in naturaLa lepre non è una specie socialecome il coniglio. Una vera e propriagerarchia sociale non è mai riconosci-bile fra le lepri, anche se non è insoli-to avvistare, in primavera e nelle oren o t t u r n e, gruppi composti da 2-4individui assieme sullo stesso prato.Negli adulti l’home range di una fem-mina quasi sempre si sovrapponeparzialmente a quello di uno o piùm a s c h i , così come quello di unmaschio oltre a sovrapporsi a quellodi una o più femmine può sovrappor-si anche a quello di un altro maschio.Nella zona di sovrapposizione avvie-ne generalmente l’accoppiamento.Quando si osservano più lepri nellostesso campo, gli individui osservatiin gruppo possono allontanarsi fra diloro anche di molti metri e sembranoessere presenti sulla stesso pratosemplicemente perché utilizzano lastessa fonte alimentare. N e s s u n adelle lepri si comporta infatti comeanimale sentinella, come accade peril coniglio selvatico: semplicemente lediverse lepri si tollerano, p r o b a b i l-mente grazie anche al fatto che leattenzioni degli eventuali predatoripossono essere distratte dalla presen-za di più di una preda. Nel caso digruppi misti, con presenza di femmi-ne non recettive, le eventuali atten-zioni di un maschio vengono rifiuta-t e, spesso anche violentemente, d a l l afemmina non recettiva. Questa perallontanare il pretendente si ergesulle zampe posteriori e lo colpisceinizialmente con le zampe anteriorisul muso; se questo non basta ad

allontanarlo la femmina cerca alloradi morderlo: generalmente non causaperò ferite gravi ma solo la perdita diciuffi di pelo. Ciò è quasi sempre suf-ficiente a costringere il maschio adabbandonare il campo. Nel caso direcettività della femmina l’approccioè molto meno violento: la difesa diq u e s t ’ u l t i m a , comunque presente, èsolo rituale. Il maschio non si ritirama si erge a sua volta costringendo intal modo la femmina ad accettarel ’ a c c o p p i a m e n t o. L’inizio dell’attivitàsessuale nella specie è molto precocestagionalmente e inizia subito dopola fine del fotoperiodo decrescente(21 dicembre= solstizio d’inverno). Imaschi sono idonei alla riproduzionedurante tutta la stagione riproduttiva(il periodo di riposo dura solo 3-4mesi) mentre le femmine sono ses-sualmente recettive ciclicamente dagennaio e settembre (l’estro si verifi-ca a intervalli variabili di circa 7 gior-ni) con una breve pausa dovuta allacalura estiva. Particolarità della lepreè la superfetazione, descritta neglianimali in allevamento, che consistenella capacità della femmina di rima-nere gravida di una seconda gravi-danza quando non si è ancora con-clusa la prima. Ciò è possibile perchéil calore può manifestarsi già da 14 a3 giorni prima del parto. Per questomotivo l’interparto può variare da 28a 41 giorni (figura 11.2).La femmina gravida rimane quasisempre fuori dall’home range d e lmaschio per tutta la gravidanza;q u i n-d i , dopo avere partorito uno o piùl e p r o t t i , generalmente in un avvalla-mento del terreno, abbandona imme-diatamente la prole. I leprotti appenanati sono in grado di correre enascondersi (prole atta, peso medioindividuale 100 g) e sono pressochéprivi di odore. Se il parto è plurimo ileprotti rimangono generalmenteuniti e non si allontanano l’uno dal-

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l ’ a l t r o. La madre rimane sempremolto lontana dalla propria prole, s iavvicina solo per l’allattamento cheavviene generalmente una sola voltaal giorno ed è molto rapido. Il contat-to madre/leprotti deve essere infattilimitato al massimo per evitare il tra-sferimento dell’odore dalla madre aileprotti lattanti che, ancora incapacidi correre rapidamente a lungo,diverrebbero facilmente predabili daicarnivori terrestri che cacciano conl ’ o l f a t t o. Una volta iniziata l’alimen-tazione solida i leprotti acquisisconorapidamente l’odore tipico delle lepri(sembra trasferitogli in parte anchedalla madre tramite il ciecotrofo,come avviene nel coniglio). Q u a n d oil rifugio dei giovani leprotti è localiz-zato all’interno dell’home range di unmaschio adulto i giovani maschi svez-zati vengono rapidamente individua-ti da quest’ultimo e costretti all’allon-t a n a m e n t o. Anche la femmina tendead allontanare i giovani immaturi mapiù tardivamente. In tal modo vienefavorita la dispersione di entrambi i

sessi della nuova generazione, q u a n-do la generazione parentale soprav-v i v e. Le giovani lepri si trasferisconoquindi in territori non occupati daaltri adulti e sembrano tollerare mag-giormente la vicinanza di altri suba-dulti fino all’inizio della stagioner i p r o d u t t i v a .L’attività e l’alimentazione dellalepre è quasi sempre crepuscolare enotturna, anche se in ambienti parti-colarmente sicuri per la ridotta pre-senza di predatori, la lepre presentaanche una discreta attività diurna.

Allevamento dei riproduttori in gabbia (coppie fisse e harem)L’allevamento dei riproduttori dilepre si effettua generalmente ingabbie sollevate dal suolo con fondoin rete con il sistema della coppiafissa (gli stessi riproduttori vengonomantenuti in produzione mediamen-te per 3-6 anni). Poiché tale sistemadi allevamento è totalmente innatu-r a l e, i riproduttori, osservati nellazona di display delle gabbie, presen-

Figura 11.2 – Interparto in giornirilevato nella lepreallevata in coppia

fissa.

28 33 37 41 45 49 53 57 61 65 69 73 77 82 87 95interparto in giorni

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tano quasi sempre numerose stereo-tipie (ergersi contro la rete, rodere larete, guardare in basso, correre intondo, sedersi e alzarsi continuativa-mente ecc.), sensibili indici di tecni-che che non rispettano le esigenzacomportamentali della specie e di unambiente troppo ristretto e monoto-no. Probabilmente gli elevati tassi disterilità che si riscontrano negli alle-vamenti di lepri sono dovuti, almenoin parte, al mancato rispetto delleesigenze comportamentali della spe-cie (anche negli allevamenti megliogestiti, infatti, il 20% delle nuovecoppie di lepri non si riproduce affat-to). L’allevamento in gabbie solleva-te dal suolo determina inoltre unacondizione di costante stress: la pre-senza di un animale, anche innocuo,che passa sotto la gabbia viene per-cepita come intollerabile e causaattacchi di panico con tentativi difuga le cui conseguenze all’interno diuna gabbia sono talvolta mortali.Nonostante la presenza all’internodella gabbia di due distinte zone dirifugio per i riproduttori, la convi-venza forzata nell’ambiente ristret-to sembra alterare profondamente ilcomportamento riproduttivo dellal e p r e. Il maschio infatti quando pro-pone l’accoppiamento (il maschio èpronto all’accoppiamento durantetutta la stagione riproduttiva) nonpuò ritirarsi di fronte agli attacchidella femmina, data la ristrettezzadella gabbia e, costretto a difender-s i , induce spesso quest’ultima adaccoppiarsi anche quando non ècompletamente recettiva. La note-vole incidenza della superfetazione ela presenza della pseudogravidanzanegli allevamenti (fenomeno che puòverificarsi per l’accoppiamento forza-to di femmine scarsamente recettivema anche, più raramente, per l’accop-piamento con un maschio sterile o peruna penetrazione incompleta del

pene nella vagina) sono probabilmen-te la diretta conseguenza dell’alteratoritmo riproduttivo (tavola a colori1 1 . 2 ) . L’allevamento in gabbie-harem (1 maschio e 5 femmine)risponde poco di più alle esigenzecomportamentali della lepre (l’at-tenzione di un maschio può venireripartita infatti verso più femmine elo spazio è maggiore, per cui gli ani-mali possono isolarsi maggiormen-te) ma è poco utilizzato dagli alleva-tori in quanto riduce la possibilità dicontrollo sui singoli animali e nonpermette di sostituire soggettiimproduttivi del gruppo stabile,almeno durante tutta la stagioner i p r o d u t t i v a .L’effetto più negativo dell’alleva-mento in gabbia si osserva però neiconfronti dei giovani. Seppure tutti imodelli di gabbia presentino sempreuna zona di rifugio per i piccoli, a l l aquale gli adulti non possono accede-r e, questi sono costretti a convivere,i n n a t u r a l m e n t e, con i genitori alme-no fino allo svezzamento. Ciò deter-mina un’alterazione evidente delcomportamento dei giovani (pulizia-comfort e, più tardivamente, a l i m e n-tazione e abbeverata), li costringe arimanere quasi sempre nella zonaristretta a loro dedicata, la sola inter-detta agli adulti, e rende maggior-mente aggressivi gli adulti, il maschios o p r a t t u t t o. S p e s s o, i n f a t t i , le giovanilepri (soprattutto se di sesso maschi-le) quando iniziano l’alimentazionesolida vengono attaccate dal padre ilq u a l e, non riuscendo ad allontanarledalla gabbia, le morde fino a mutilareloro gravemente le orecchie. Gli alle-v a t o r i , che lo sanno, tendono a svez-zare il più precocemente possibile lel e p r i , giusto quando in natura lemadri passano più tempo a contattocon la prole. L’elevata mortalità perpatologie condizionate che si rilevanel periodo perisvezzamento della

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lepre in allevamento intensivo è pro-babilmente la migliore misura delmancato w e l f a r e indotto dal mancatorispetto delle esigenze comporta-mentali della specie in questo perio-d o.La presenza delle lepri nella zona did i s p l ay delle gabbie varia molto daallevamento ad allevamento e puòessere utilizzata come valido indicecomportamentale per valutare la cor-rettezza gestionale dell’allevamento.Negli allevamenti maggiormente pro-duttivi (con minore incidenza di steri-lità dei riproduttori e ridotti tassi dimortalità) le lepri sono infatti gene-ralmente maggiormente attive e pre-senti nella zona di d i s p l ay delle gab-bie durante il giorno.

Allevamento dei giovani e adattamentoLe giovani lepri dopo lo svezzamen-to vengono allevate in gabbie singo-le o doppie (mai soggetti dello stessos e s s o ) . Le giovani lepri sembranoadattarsi meglio dei riproduttori atale sistema di allevamento tanto chel’incidenza delle stereotipie sembram i n o r e. Il sistema che rispondemeglio alle esigenze comportamen-tali delle giovani lepri è tuttaviaquello dell’allevamento a terra inrecinti di medie dimensioni, c o nvegetazione di rifugio e alimentare,posti in regolare rotazione in modotale da permettere ampi periodi divuoto sanitario. Solo in tali ambientiinfatti le giovani lepri sono in grado

LEPRE: COMPORTAMENTO ALIMENTARE E ATTIVITÀ DIVERSE

COMPORTAMENTO ALIMENTAREAllevamento in gabbiaL’animale dove vive ha sempre a disposizione l’alimento secco (sostanza secca ≥88%).Spesso solo mangime pellettato integrato saltuariamente con fieno, solo per risolvere pro-blemi intestinali collegati al ridotto grado di acidità del cieco legato al ridotto quantitati-vo di fibra fermentescibile, peraltro finemente macinata, presente nei pellet commerciali.Il tempo dedicato all’abbeverata è 1/10 -1/20 rispetto al tempo dedicato all’alimenta-zione ma il consumo di acqua è circa doppio in peso rispetto a quello del mangime.

Vita allo stato selvaticoL’animale diff e renzia nettamente un habitat di rifugio e un habitat di alimentazione. L’ a l i m e n t outilizzato è prevalentemente verde (sostanza secca 30%) e ricco di fibra ferm e n t e s c i b i l e .Il tempo dedicato all’abbeverata è limitatissimo così come il consumo di acqua che è sem-pre molto ridotto e talvolta nullo.

ATTIVITÀ DIVERSEAllevamento in gabbiaRidotta possibilità di movimento all’interno delle gabbie che causa riduzione della massamuscolare.

Vita allo stato selvaticoRilevante esercizio fisico, l’home range dei giovani è sempre superiore a quello degli adulti(anche a causa della dispersione) e la corsa balzata viene utilizzata come andatura, non soloin risposta a stimoli avversi, ma spesso anche come metodo di spostamento da un rifugio aun altro .

RIQUADRO 11.4

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di assumere tutti i comportamentitipici della specie in condizioni natu-rali.Tale tecnica può essere utilizzatasubito dopo lo svezzamento ma piùspesso viene utilizzata solo per breviperiodi (minimo 2 settimane massi-mo 5 settimane) prima della libera-zione, come semplice preparazionealla vita allo stato naturale. I maggio-ri problemi di ordine parassitologicoche comporta l’allevamento a terradei giovani e lo stress conseguentealla cattura nel recinto inducono gliallevatori ad eliminare, o quantome-no a ridurre al minimo indispensabi-le, la permanenza a terra delle leprinei recinti. L’allevamento delle gio-vani lepri in gabbie provviste di areerifugio, seppure non evidenzi proble-mi comportamentali immediati,rimane però totalmente innaturale enon fornisce agli animali il trainingnecessario per acquisire i modellicomportamentali indispensabili allavita allo stato naturale (riquadro11.4). Rimane da valutare quindi sele lepri siano realmente in grado diriacquisire i comportamenti naturaliquando sono stati loro impostimodelli comportamentali innaturalidurante la fase pre- e post-svezza-mento. È noto infatti che nei mam-miferi la fase giovanile è la più sensi-bile al condizionamento (es. quellacausata dall’allevatore che riempie lamangiatoia). È indubbio infatti chela distanza di fuga nei confronti del-l ’ u o m o, quale possibile predatore,rimanga significativamente ridotta,anche dopo molto tempo dal rilascio,nelle lepri allevate.

Allevamento seminaturaleharem in recinti a terraTale tipo di allevamento è l’unico chepermette alla lepre di esplicare tutti icomportamenti tipici della specie. L adimensione dei recinti è generalmentemedio-grande (da poco meno di 1

ettaro a oltre 7 ettari) ma il numerodei soggetti presenti può variaremolto (da 1 maschio e 2 femmine a 3maschi e 6 femmine).L’unico inconve-niente può essere determinato dallainnaturale concentrazione di animaliin un’area ristretta recintata. Q u e s t ac o n d i z i o n e, oltre ad aumentare ilrischio sanitario, può determinareproblemi comportamentali che si tra-ducono soprattutto in un aumentodella intolleranza degli adulti fra diloro ma soprattutto nei confronti deis u b a d u l t i . Poiché nella lepre la dimen-sione dell’area vitale è fortementecondizionata dalla disponibilità dic i b o, è però sufficiente aumentare ilnumero di punti di alimentazione,portandolo a un quantitativo almenopari al numero degli adulti presenti, egarantire la presenza diffusa, “a mac-chia di leopardo”, nel recinto di colti-vazioni naturali edibili alternate adaree rifugio, per far cessare i compor-tamenti intolleranti e tornare ado s s e r v a r e, almeno durante le notti pri-m a v e r i l i , diverse lepri vicine fra di loroin atteggiamento tranquillo.Purtroppo però, a causa della gestio-ne venatoria della specie, gli animalidel recinto vengono catturati troppotardivamente (a fine stagione vena-toria) e quindi la concentrazionedegli animali nei recinti produttividiventa sempre troppo elevatadurante l’autunno. La forte mortalitàche si registra spesso nei subadultidurante tale periodo, imputata quasisempre ad EBHSv (malattia emorra-gica virale della lepre) potrebbe,almeno in parte, essere favorita dallostress legato alla mancata dispersio-ne dei giovani e la conseguente inna-turale coabitazione autunnale con gliadulti, imposta dalla presenza dellarecinzione perimetrale.Un approccio comportamentale alproblema potrebbe essere la realizza-zione di recinti etologici, che riescano

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a sfruttare il naturale comportamentoaggressivo dei maschi riproduttori neiconfronti dei giovani per separarlinaturalmente allo svezzamento trami-te l’utilizzo di aperture selettive.All’interno del normale recinto diallevamento si dovrebbe quindi realiz-zare un recinto più piccolo dove ven-gono alloggiati solo i riproduttori. Igiovani nati avrebbero la possibilità didisperdersi all’esterno nel recinto piùgrande passando attraverso apertureselettive (tavola a colori 11.2). In talmodo si realizzerebbe contempora-neamente l’allontanamento dei giova-ni dagli adulti prima che questi entri-no in una pericolosa fase di sensibilitàad alcune parassitosi che possonoesser loro trasmesse dai più resistentia d u l t i , e l i m i n a t o r i . Tale tecnica deveperò essere perfezionata perché alcu-ni giovani che crescono più rapida-mente rimangono nel recinto deiriproduttori e non riescono più a usci-re utilizzando l’apertura selettiva.

Letture consigliate:• AA.VV.,1990. Managing the behaviour of

animals. Edited by Moneghan P. andWood-Gush D.G.M., Chapman and HallLondon, pp. 257.

• AA.VV.,1988. Ecology and Managementof gamebirds. Edited by Hudson P.J. andRands M.R.W., BSP Professional Books,Oxford, pp.159.

• A A . V V., 1998. Principi e Tecniche digestione Faunistico - venatoria. Edito daSimonetta A. e Dessì Fulgheri F., Greentime- Bologna, pp. 427.

• Bagliacca M., Fronte B., Galardi L., ManiP., Santilli F., 2008. Linee guida per l’alle-vamento di starne e pernici rosse. Ed.Arsia, Regione Toscana, pp 95.

• Dessì Fulgheri F., Papeschi A., BagliaccaM., Mani P., Mussa P.P., 1998. Linee guidaper l’allevamento di galliformi destinati alripopolamento e alla reintroduzione - Ed.Arsia, Regione Toscana, pp. 32.

• Spagnesi M., Trocchi V.,1993. La leprecomune. Istituto Nazionale FaunaSelvatica. Documenti Tecnici,13, pp. 69.

Capitolo 11 etologia 26-01-2009 12:14 Pagina 192

Page 17: Capitolo 11 etologia - pubblicazioni3.altervista.orgpubblicazioni3.altervista.org/papers/243.pdf · l i z z a t o ) , tanto che in Italia si trova in ... Allevamento dei riproduttori

Etologia applicata e benessere animale - vol. 2 - parte speciale286

Tavola 11.1 – Mezzi fisici

per il controllodella pica e/o

del cannibalismo. copribecco

mobile

effetto dei mezziartificiali di

contenimentodella pica

perforazionesetto nasale

alterazione delcomportamento

visivo

riduzione della capacitàdi prensionedegli alimenti

possibili alterazioni permanenti del becco

possibileatrofia parziale

dei muscoli del becco

OCCHIALI

PARABECCO

ANELLI DA BECCO

DEBECCAGGIO

accorciamento speroni maschi

Tavola 11.2 – Particolaredell’usciolo

selettivo per ileprotti nel recinto

dei riproduttori

11. Piccola selvaggina

Capitolo 17 etologia tavole a colori 26-01-2009 11:57 Pagina 286