Cantieri Perdaxius di Sara Errico e Antonella Viggiani

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Matera bella cacata Iniziativa realizzata con il sostegno della Regione Basilicata e del Dipartimento della Gioventù della Presidenza del Consiglio dei Ministri CANTIERI di Sara Errico e Antonella Viggiani

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Cantieri Perdaxius é un progetto multidisciplinare, che combina arti performative, turismo e laboratori didattici e relazioni con il territorio. E´un´iniziativa realizzata con il sostegno della Regione Basilicata e del Dipartimento della gioventù della Presidenza del Consiglio dei Ministri e con il patrocinio gratuito della Regione Sardegna. Il progetto si focalizza nella zona Sulcis-Cagliaritana con l'intento di mappare le realtà artistiche, sociali e turistiche attive sul territori con la finalità di dare a questi siti, non solo nuova vitalità, ma anche uno status artistico –culturale.

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Matera

bella cacata

Iniziativa realizzata con il sostegno della Regione Basilicata e del Dipartimento della Gioventù della Presidenza del Consiglio dei Ministri

CANTIERI di Sara Errico e Antonella Viggiani

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Perdaxius

Materabella cacata

CANTIERI

«Tutto l’eroismo sta nel resistere, nella volontà di vivere e non di morire» Thomas Mann

CANTIERI PERDAXIUS

Cantieri Perdaxius é un

progetto multidisciplinare c h e c o m b i n a a r t i performative, turismo, laborator i d idat t ic i e relazione col territorio. Il progetto si focalizza nella zona Sulcis-Cagliaritana con l'intento di mappare le realtà artistiche, sociali e t u r i s t i c h e a t t i v e s u l territorio con la finalità di dare a questi siti, non solo nuova vitalità, ma anche uno status artistico – culturale. La Sardegna, luogo di turismo speculativo e massificato, ha in sé degli spazi, delle associazioni, delle persone che da anni hanno attivato dei percorsi di resistenza collettiva e corale: resistenza alla crisi, all'individualismo, al t u r i s m o s e l v a g g i o . Cantieri Perdaxius entra in contatto con queste r e a l t à , p i ù o m e n o conosciute, per riflettere, osservare, collaborare e

dare vita ad un' idea. O s s e r v a r e a t t i v i t à ar t is t iche, tur is t iche, sociali con l'obiettivo di valorizzare strategie di resistenza, far cambiare punti di vista e dare nuove prospettive nei confronti de l mondo . Can t i e r i innesca meccanismi di s c a m b i o , d i p a r t e c i p a z i o n e , d i circolazione di idee e conoscenze con l'idea di v a l o r i z z a r l e . E ' u n a piattaforma di esperienze di mediazione, di dialogo, di percorsi. Le realtà mappate sono quelle che rispettano criteri di eticità, sostenibilità, collettività senza mai perdere di vista il senso del loro esserci e del loro partecipare. Una frase di Rirkrit Tiravanija racchiude il senso del p r o g e t t o : “ l ' a r t e é ne l l ' i n te raz ione, non importa ciò che si vede, ma ciò che avviene tra le p e r s o n e ” .I l pacchet to tur is t ico

realizzato é una mappa di spazi e persone, una rete di umanità che, a nostro avviso, va conosciuta e vissuta perché risorse a cui attingere per accumulare esper ienze co l l e t t i ve .L' avere tra le sue città la Capitale della Cultura del 2 0 1 9 è p e r l ' I t a l i a un'opportunità e l'occasione di pensare ad una nuova etica e ad una nuova politica culturale. Il percorso che ha accompagnato ogni città c a n d i d a t a è s t a t o u n percorso partecipato e supportato dal basso, cosa c h e d a u n a p a r t e h a

garantito ai progetti un v a l o r e a g g i u n t o , m a soprattutto ha creato un p receden te , cos i cché q u e s t o p o s s a e s s e r e cons idera to come i te r conso l i da to ne i f u tu r i p r o c e s s i c u l t u r a l i . L ' eventuale collaborazione che può nascere tra le città c a n d i d a t e e l a c i t t à designata, in linea con l'idea d i I t a l i a 2 0 1 9 , p u ò trasformare ancora di più il p roge t t o d i poch i ne l progetto di tutto il paese. Con questo spirito e questi obiettivi è stato realizzato C a n t i e r i .

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Sulcis Iglesiente - Cagliari - Potenza

Materabella cacata

CANTIERI

CANTIERI PERDAXIUS

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Cagliari

Materabella cacata

CAROVANA SMIL’arte come atto politico

Certe cose si posso dire con le parole, altre con i movimenti. Ci sono anche dei momenti in cui si rimane senza parole, completamente perduti e disorientati, non si sa più che cosa fare. A questo punto, comincia la danza.” Pina Bausch

Attimi da Sognodunquesono, mostra fotografica di Paolo Medas, foto concessa da Carovana SMI

CANTIERI PERDAXIUS

Nel cuore del quartiere di

Sant'Elia a Cagliari presso l ' ex Lazzare t to , lavora C a r o v a n a S M I , un'associazione culturale nata nel 1994, che si occupa di arte contemporanea. C a r o v a n a f a a r t e e sopra t tu t to fa Po l i t i ca . A t t r a v e r s o p r o g e t t i i n t e r d i s c i p l i n a r i e interculturali, in costante rapporto con il quartiere e con i l terr i tor io, i l lavoro di Ca rovana p romuove i l dialogo interculturale e il s u p e r a m e n t o d e l l e discriminazioni. La danza e l ' a r t e c o n t e m p o r a n e a d iven tano s t rument i d i dialogo e la Sardegna un ponte sul Mediterraneo, dove artisti di fama internazionale e a r t i s t i e m e r g e n t i s i relazionano con ragazzi e adulti. Molto interessante è la collaborazione che è nata con le socie di Sant'Elia Viva. Carovana SMI ha aiutato queste donne a formalizzare il loro gruppo, costituendosi associazione e le supporta nei loro progetti. Carovana è un presidio a Sant'Elia e lavora a fianco dei suoi

abitanti, non è un soggetto esterno, ma è parte del quartiere e ne fa sue le esigenze, i problemi e le tradizioni. Carovana è un l u o g o d ' i n c o n t r o e d i relazione.U n o d e i p r o g e t t i p i ù importanti di Carovana è Approdi – Festa d'Arte e Comunità, che dal 2013, anima l'autunno di Sant'Elia. Attraverso laboratori con le scuo le , due res idenze artistiche itineranti e altri eventi ci si mette in viaggio con Carovana e le altre realtà del quartiere. Approdi è un viaggio nel Mediterraneo con continui contatti con la terra ed è un viaggio sociale ed esistenziale, da cui tornare cambiati e più completi. C o m e r a c c o n t a n o i responsabili: “Per festa si intende un evento inclusivo e partecipativo, capace dicoinvolgere la comunità in tutte le sue articolazioni in un processo basato su forme espressive interdisciplinari che spaziano dalla danza, a l l e a r t i v i s i v e , a l l e installazioni e rassegne v i d e o , i n c o n t i , archittture temporanee,

i t i n e r A z i o n i d i a r t e e amb ien te , che in tende l a v o r a r e i n u n t i p i c o paesaggio urbano periferico con l'obiettivo di indagarlo nella sua specificità e nei rapporti con altre aree della città, interrogarlo e riflettere sulle sue criticità in vista di p o s s i b i l i s o l u z i o n i partecipate”. Approdi, come tutte le attività di Carovana SMI, parte dalle persone e, attraverso un lavoro costante di scambio, con loro si relaziona, mettendo in gioco diverse competenze. Dalla biografia di Carovana SMI: “Propon iamo t ra l 'a l t ro percorsi intorno all'identità:

l'identità del corpo e i suoi contesti culturali ed estetici a t t r a v e r s o l e A r t i Contemporanee. A partire dalla constatazione che gli scambi tra il Nord Europa e i paesi del Medi terraneo soffrono spesso di un difficile sviluppo culturale del sud, l 'associazione Carovana S.M.I., in collaborazione con pa r tne r de l l ' a rea Eu ro Mediterranea e di al tre provenienze internazionali, lavora per il superamento dell'isolamento culturale ed artistico che caratterizza le culture minoritarie come la Sardegna.”

I N F O R M A Z I O N I P R A T I C H E

Sito web: www.carovana.org

Potete andare a trovare Carovana SMI a Cagliari presso l’ex-Lazzaretto di Sant’Elia

Per seguire le novità di Approdi seguite la pagina Fb ApprodiCagliari

Da leggere: Mapping the terrain.New Genre Public Art a cura di Suzanne Lacy

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Carbonia

Materabella cacata

SONEBENTUI luoghi segreti del Sulcis

“Si cammina per nessun motivo, per il piacere di gustare il tempo che passa … per scoprire luoghi e volti sconosciuti … o anche semplicemente per rispondere al richiamo della strada” David Le Breton Il mondo a piedi L’Elogio della Marcia

Escursioni, foto di Fabio Dongu, concessa da Sonebentu

CANTIERI PERDAXIUS

Vi riveliamo un piccolo

segreto, qualcosa al di fuori delle mete classiche del t u r i s m o s a r d o : l'Associazione Sonebentu, realtà sulcitana attiva sul territorio, che vi guiderà in un percorso naturalistico, storico ed enogastromico. Sonebentu o rgan izza passeggiate ed escursioni, in piccoli gruppi, nei luoghi più suggestivi del Sulcis e dintorni facendovi scoprire il territorio anche attraverso p i c c o l e r i v e l a z i o n i enogastronomiche. Le passeggiate prevedono un pranzo di prodotti tipici l o c a l i o f f e r t i dall'associazione, che vi spingeranno a socializzare con gli altri camminanti. Quello di Sonebentu é un turismo lento, che ascolta l a n a t u r a e r i s p e t t a l'equilibrio tra l'uomo e il territorio. Conoscerete una Sardegna diversa dalle so l i te mete tur is t iche massificate: più lenta, più piccola, a misura d'uomo,

che vi permetterà di godere dei boschi e delle relazioni umane.

Fabio Dongu (presidente d e l l ' a s s o c i a z i o n e ) : Guardate I Simpson? A parte lavorare in una centrale nucleare, ho fatto tutto quello che ha fatto Homer, ma l'unica cosa cui mi appassiono, realmente, fin da bambino é la natura. S o n p a s s a t o p e r l o scautismo e poi, una volta che sarei dovuto diventare educatore, sono andato via, perchè che sono ateo. Non mi obbligavano a pregare o a partecipare ai r i t i re l ig ios i , ma, per diventare educatore, avrei dovuto fare una scelta che non condividevo. Avevo una posta privata, ma ho dovuto chiudere e da lì é nata l'associazione. E' s t a t a u n a s c e l t a d i passione e di spirito. Le escursioni sono solo una delle attività proposte della nos t ra assoc iaz ione . Facciamo anche cinema,

fotografia e promozione sociale – territoriale. Per il t rekking promuoviamo molto il Sulcis sebbene non c i l imi t iamo ad esso. Quando si parla di trekking in Sardegna si pensa sempre al Supramonte e Nuorese e poco a questa zona: qui c'é la più grande f o r e s t a d i l e c c i d e l M e d i t e r r a n e o , s e n z a soluzione di continuità o intervento dell'uomo. Solo bosco, neanche miniere. D u r a n t e l e n o s t r e passegg ia te abb iamo cominciato a portare il pranzo per i partecipanti

per spingerli a socializzare. Abbiamo portato con noi persone che non avevano mai fatto trekking, sono nati amori e amicizie. La nostra idea é offrire il bosco, perché il mare in Sardegna non ha bisogno di essere pubblicizzato, sono quei c inque ch i lomet r i a l l ' i n t e r n o c h e v a n n o raccontati. La gente piange quando vede quello che abbiamo.

I N F O R M A Z I O N I P R A T I C H E

Q u o t a a s s o c i a t i v a : € 1 0 a n n u i

Per partecipare alle escursioni: € 20 (la quota comprende il pranzo con prodotti tipici locali offerti dall’associazione ), ci sono escursioni due volte al mese fino ai primi di Giugno

Potete contattare Sonebentu su Facebook alla pagina Associazione Sonebentu

Cosa vedere: Abruxia di Fabio Dongu (Mostra), La terra dentro di Stefano Obino (Docufilm)

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Iglesias

Materabella cacata

POZZOSELLAIl Cammino di Santa Barbara

Escursioni, foto concessa da Pozzo Sella

CANTIERI PERDAXIUS

I N F O R M A Z I O N I P R A T I C H E

Le escursioni sono gratuite e di solito è previsto un pranzo ad un prezzo convenzionato (10-12 euro)

Per prenotare un’escursion e contattare l’associazione, scrivete una mail a [email protected]

Il sito di Pozzosella è www.associazionepozzosella.it e potete seguire la pagina Facebook Pozzo Sella

Cosa vedere e cosa leggereYoutube: Rete Nazionale dei Cammini – Cammino di Santa Barbara Libri: Montevecchio. Una miniera di emozioni ed. Montevecchio; Breve storia delle lampade da minatore

come perito minerario, luogo che mi è rimasto nel cuore, ci ho passato tanti anni, mi sono laureato lì c o m e g e o l o g o . M i dicevano sempre che c'era un sentiero, trasversale al Canion di Scali tas, in questa miniera non c'era n e s s u n v i l l a g g i o (Minerario) e quindi gli u o m i n i e l e d o n n e tornavano a piedi, perché c'erano anche le cernitrici che lavoravano in maniera. Siamo partiti da questo. Men t re l avo ravo non l'avevo mai fatto perché era impercorribile, macchia

m e d i t e r r a n e a e r o v i ovunque. Abbiamo dovuto ripulire e riaprire tutto. “

L 'associazione Pozzo

S e l l a O n l u s v i a c c o m p a g n e r à i n u n viaggio affascinante lungo la storia mineraria della Sardegna. Il Cammino di Santa Barbara, santa protettrice dei minatori, è lungo 250 km e unisce archeologia industriale, paesaggi naturalistici, siti archeologici e religiosi, coprendo quasi tutta la s u p e r fi c i e d e l P a r c o Geominerario, inserito nella nella rete europea e g l o b a l e G E O PA R K S dell'UNESCO dal 2007. Ispirandosi al cammino di Santiago, i simpatici e a c c o g l i e n t i s o c i d e l l ' a s s o c i a z i o n e v i faranno camminare là dove camminarono per secoli gli a n t i c h i m i n a t o r i , collegando luoghi di culto e di lavoro.Le cordiali guide vi accompagneranno dove sorgevano le vecchie miniere, ora riqualificate per le visite, sulle vecchie mulattiere e alle antiche

ferrovie utilizzate per il trasporto dei minerali. Pozzo Sella raccoglie la m e m o r i a e l a s t o r i a personale di alcuni ex minatori e il lavoro di chi v u o l e c h e i l p r o p r i o territorio venga raccontato attraverso quello che può offrire e non da quello che ad esso è stato tolto.

G i a m p i e r o P i n n a ( P r e s i d e n t e dell'Associazione Pozzo Sella Onlus): “Abbiamo lavorato come ass. di volontariato per recuperare gli antichi cammini dei minatori, che sono le piste a n t i c h e d o v e h a camminato l 'uomo dal neolitico antico fino ai giorni nostr i . Abbiamo cominciato a recuperare i cammini più recenti, io per esempio sono s ta to attratto particolarmente da u n s e n t i e r o c h e percorrevano i minatori fino agli anni 60, in una miniera in cui ho iniziato a lavorare a 21, da ragazzino, come

Santa Barbara mia, pensaci tu. Sentivo ripetere alla gente e della Santa sapevo poco e niente. Mo conosco la vita e anche di più. Sebbene io sia nato a San Giovanni, per apprezzar le coste e le miniere, le vecchie laverie, le ciminiere mi sono occorsi quasi 70 anni. Ninni Mocco

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Perdaxius

Materabella cacata

CHERIMUSCaro Giacomo

It is not what you see that is important, but what takes place between people. Rirkrit Tiravanija

Caro Giacomo 2010 – Butterfly Etude, Alessandro Di Giampietro, 2010

CANTIERI PERDAXIUS

La s e n s a z i o n e c h e

abbiamo provato fin dal p r i m o g i o r n o è c h e Cherimus, associazione pe rdax i na g i ovane e impegnata, è una famiglia, a c c o g l i e m o l t i s s i m i viaggiatori di passaggio e li tratta come persone di casa. Chi passa da qui lascia qualcosa di suo. C'è uno scambio continuo tra Cherimus, il piccolo paese del Sulcis, Perdaxius, dove h a s e d e q u e s t a associazione e chi arriva. Per la festa patronale dei Santi Giacomo e Anna, che si svolge a fine luglio, Cherimus ha ideato Caro Giacomo, un progetto di arte sociale e partecipata, che si ripete ogni anno dal 2008 e che si realizza attraverso il lavoro corale d e l l a c i t t a d i n a n z a e dell'associazione. Gli artisti ospitati interagiscono e si inseriscono all'interno del t e s s u t o s o c i a l e d i Perdaxius e partecipano con il proprio lavoro alla

festa, assieme agli abitanti. E m i l i a n a S a b i u , p r e s i d e n t e s s a d i Cherimus: “ C a r o G i a c o m o è un'occasione di incontro fra artisti provenienti da tutto il mondo e i l paese d i Perdaxius, nei giorni della s u a f e s t a p a t r o n a l e . D u r a n t e l a b o r a t o r i e incontri gli artisti lavorano con i bambini e gli adulti del paese. L'educazione è un risultato conseguente, più per gli artisti che per i bambini. Ogni edizione ha un suo tema centrale, nel 2 0 1 4 i l l a v o r o e r a fi n a l i z z a t o a l l a r e a l i z z a z i o n e , c o n materiale di riciclo, di un mosaico, dedicato alla m e m o r i a M a r c o Colombaini e ad un suo lavoro - un Kanga - che lo s t e s s o a r t i s t a e c o -fondatore di Cherimus, aveva realizzato e esposto durante la prima edizione d i C a r o G i a c o m o , ispirandosi alla tradizione sub-sahariana. Il mosaico

grazie alla collaborazione f ra Cher imus, la ASL numero 7 di Carbonia (proprietaria dei muri) e del Comune di Perdaxius, è esposto nella piazzetta in cu i i l quadro è s ta to esposto la prima volta e tutti, aziende e privati, hanno contribuito donando i materiali. I workshop e i giochi organizzati durante Caro Giacomo 2014, per i bambini di Perdaxius si sono svolti nella piazzetta del mosaico.

I N F O R M A Z I O N I P R A T I C H E

Potete seguire l’Associazione Cherimus sul loro s i t o : e s u l l a l o r o w w w. c h e r i m u s . n e tp a g i n a F b C h e r i m u s S a r d e g n a

Da leggere: Le metropoli e la vita dello spirito di George Simmel

Da vedere e sentire: Chadal di Cherimus

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Bindua

Materabella cacata

DOMUS AMIGASSemi d’impegno e concretezza

It is not what you see that is important, but what takes place between people. Rirkrit Tiravanija

Circuito di Ospitalità diffusa Domus Amigas

CANTIERI PERDAXIUS

B i n d u a è u n p a e s e

minerario; dice Francesca che suo padre doveva lasciare il proprio posto sul pulmino ai figli dei dirigenti, se questi, arrivati in ritardo, non avessero trovato posto. Si vedono ancora i segni della gerarchia, in alto le grandi case dei dirigenti e in basso quelle dei minatori. Le socie di Domus Amigas – Centro Sperimentazione Autosviluppo – ci danno appuntamento in una scuola di questo paese a due passi da Iglesias. La scuola è quella dei murales e lì c’è la loro sede. I muri della classe sono tappezzati di manifesti di “Dalla Terra alle Mani” il loro evento annuale, in cui queste splendide donne propongono un percorso di impegno a portata di tutti, partendo dall’educazione dei bambini per ridurre la nostra impronta eco log ica su l p i a n e t a . P a r t e n d o d a l proposito di voler diventare d e l l e c o n s u m a t r i c i consapevoli, queste donne forti e accoglienti si stanno trasformando in produttrici. Il loro ultimo progetto è una

sperimentazione di quattro anni, si sono lanciate insieme ad un Comune , a va r i agricoltori e a dei privati, in un progetto ambizioso – Semi di Futuro : un percorso d i mig l ioramento genet ico partecipativo ed evolutivo, che coinvolge tre località: Masainas, San Giovanni Suergiu e Calasetta. “In ogni campo , d i 40 pa rce l l e c i a s c u n o , s o n o s t a t e seminate 17 varietà di grano duro e tenero e miscugli di tutte le varietà utilizzate.” Sono seguite dal genetista Ceccarelli, che a fine Maggio coordinerà la preselezione v i s i v a i n c a m p o e l a misurazione dei tipi di grano. A l la fine de l percorso , attraverso l’analisi dei dati raccolti, verranno scelte le varietà più adatte ai terreni coinvolti“Il miglioramento genetico partecipativo è un passo importante verso la sovranità alimentare e lo sviluppo di colture alimentari sane e biodiverse. Parte importante dell’attività di Domus Amigas è la rete di ospitalità diffusa che vede presenti su tutto il territorio del Sulcis diversi B&B.

“Vogliamo promuovere un t u r i s m o r e s p o n s a b i l e , ecologico, leggero, a basso impatto ambientale, per valorizzare la bellezza del nostro mare, dei nostri monti e delle nostre campagne e di dare nuova vita alle tradizioni e alla storia, con particolare riguardo alla recente storia mineraria, per conservare oltre che la memoria, i l ricchissimo patrimonio che farlo conoscere ai nostri figli . S i p o t r a n n o g o d e r e a l l ’ in terno de l la nost ra ospitalità del B&B il pane fatto in casa, il lattte appena munto, le saporite erbe dei campi, il miele, le olive e i

succhi genuini”Teresa Piras Presidentessa dell’associazione Domus A m i g a s “ I n i z i a r e u n a r ivoluzione, voleva dire partire da noi e per cambiare la nostra vita, dovevamo interagire con il territorio. Il nostro è un percorso di rivoluzione degli stili di vita, bisogna cambiare i modelli di sv i luppo , par tendo da i comportamenti individuali. E’ stato indispensabile partire dai nostri bisogni primari e cercare chi come noi avesse gli stessi obiettivi . Da consumatrici siamo d i v e n t a t e p i c c o l e produttirci.»

I N F O R M A Z I O N I P R A T I C H E

Tutti i progetti del Centro sperimentazione au tosv i l uppo sono raccon ta t i su l s i t o : www.domusamigas.it/

Trovate una mappa del circuito di ospitalità diffusa Domus amigas qui: /www.domusamigas.it/case/

Da leggere: La scommessa della decrescita di Serge Latouche ed. FeltrinelliGuide al consumo responsabile, scaricabili g r a t u i t a m e n t e a l l ’ i n d i r i z z o : http://www.slowfood.it/guide-al-consumo/

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Materabella cacata

ABRUXIAFabio Dongu

“Noi scendiamo le scale nel buio. Quando è giorno da poche ore. Nel buio c’è una luce diversa.”

Foto concesse dall’artista

CANTIERI PERDAXIUS

Carbonia

È la luce, elemento primo

degli scatti di Fabio Dongu senza troppa narrazione, esente da didascalie. Questa volta, in ABRUXIA Fabio s o f f e r m a l o s g u a r d o sull’operato dell’uomo posto s u d u e f r o n t i . Q u e l l o intrinseco, duro, della vita di miniera, e quello nuovo, fresco, degli attori tutti sardi che, con la regia di Stefano Obino hanno dato vita al film La terra dentro .Ci racconta dunque, il film Fabio Dongu, immerso nelle luci di scena, e c o n q u e l l e m i s t i c h e , mis ter iose , car iche d i vibrazioni delle lampade a c a r b u r o . I l p e r c o r s o fotografico che ci viene presentato è un duplice racconto in cui si mischiano sentimenti pittorici stampati su tele e nuovi volti uniti nella r e a l i z z a z i o n e d i u n lungometraggio for te e sincero accompagnato dalle musiche di Gavino Murgia e Taketo Gohara. Scatti rubati, quindi, nessuna posa, non solo tecnica ma un viaggio emotivo. Offre Fabio, lo specchio per chi il film lo ha v i s s u t o , s e n t e n d o s i

protagonista. Ci si addentra nel set su atmosfere retrò , un viaggio a ritroso negli anni trenta e cinquanta, tra le camicie bianche ,vestititi a pois, e visi tracciati dal carbone. I l chiaro-scuro dell’anima. Profondo come le miniere che ospitano queste g e n t i . L e o m b r e d a l sottosuolo, rivivono con colori pastosi lontani dalla carta fotografica, ma che riemerge su supporti più contemporanei, tra macchine da ripresa, sorrisi e momenti di scena. Accendiamo, come de i m ina to r i l a m i cc i a gr idando ABRUXIA. Un racconto nel racconto.Maria Grazia Sussarellu

Fabio Dongu nasce a Carbonia nel 1964.Fotografo autodidatta si avvicina alla fotografia in sordina nel 2008. Un incontro ravvicinato, intimo e modesto. Tra reportage sociale, scorci n a t u r a l i s t i c i , e n a t u r a , L’universalità dell’uomo viene spesso messa in relazione e trova margini di confronto spesso, con se stesso e con tutto ciò che gli appartiene. Impatti visivi, impatti emotivi.

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Materabella cacata

I COLORI DELLA VITASulcis in rosso - Francesca Mocco

La razza votata all’arte o alla filosofia non è quella che si pretende pura, ma quella oppressa, bastarda, inferiore, anarchica, nomade, irrimediabilmente minore”. (Deleuze – Guattari, 1991).

Foto concesse dall’artista

CANTIERI PERDAXIUS

Portoscuso

La fotografia de I colori

della vita – Sulcis in Rosso si snoda in una serie di primi piani: una rassegna di volti da cui fuoriescono le lotte sindacali di cui da tempo gli ex operai dell’ Alcoa si son fatti portavoce, un’ autentica r i v o l t a e s a b o t a g g i o del l ’edific io socia le. Le immagini esprimono quanto Buren diceva e sosteneva: un’arte che si assume la responsabilità nei confronti del proprio messaggio, che operi in un contesto e non al di fuori di esso, e Francesca Mocco é un’ artista che riflette sui condizionamenti che la società capitalista impone attraverso falsi dei e falsi miti. La sua fotografia immortala un pezzo di Storia, toccando una ferita ancora aperta e attivando un cambiamento sociale e culturale.

Rossi di rabbia, rossi di passione, rossi di vergogna per la dignità violata. Sono i volti degli operai dell’Alcoa nel progetto “I colori della vita – S u l c i s i n R o s s o ” , a m b i e n t a t o n e l S u l c i s Iglesiente, nel sud ovest della

Sardegna. Tra le tante realtà industriali con i conti in rosso in questo territorio, gli ex d i p e n d e n t i d e l l a multinazionale americana hanno saputo inventare nuove e creative modalità di l o t t a s i n d a c a l e p e r l a conservazione del posto di lavoro, facendosi portavoce sulla scena nazionale delle ferite di un’area geografica periferica, ricca di bellezze naturali violate da decenni di economia industriale poco sos ten ib i le . R imbomba ancora il rumore dei caschetti sbattuti sui sanpietrini romani davanti ai Palazzi del potere, un grido unanime capace di elevarsi a rappresentanza di un territorio provato dalla crisi economica ma che non si arrende. Da quasi un anno, gli operai si danno il turno nel presidio davanti alla fabbrica condividendo insieme la p reoccupaz ione pe r l a perdita del posto di lavoro. La solidarietà non conosce confini generazionali né di genere. P ierpaolo Gai , cinquantenne, trascorre le giornate al presidio insieme a Ruben Deidda, 37 anni. Con loro anche Daniela Piras,

giovane sindacal ista e vitale portavoce della voglia di non cedere davanti alle difficoltà della vita.

Francesca Mocco

Francesca si racconta così: “sono nata a Iglesias 35 anni fa. Vivo a Cagliari, ho una laurea in scienze politiche e un lavoro in un negozio di articoli sportivi. Scrivere su di me mi imbarazza non poco. Preferisco stare dietro l’obiettivo.”

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Materabella cacata

MOLLY’S CHAMBER@Tratalias

“Il terreno di incontro non é l’oggetto prodotto in sé conchiuso, quindi intimidatorio, ma il processo, cioé il costituirsi di un’esperienza” Enrico Crispolti

CANTIERI PERDAXIUS

Tratalias

Tratalias é un piccolo

centro del basso Sulcis. Durante gli anni 70 a causa di infiltrazioni di acqua nelle abitazioni, dovute alla costruzione di un lago art ificiale sul Monte Pranu, gli abitanti di Tr a t a l i a s s o n o s t a t i t rasferi t i in un nuovo agglomerato Le casette che costituivano il borgo sono state ristrutturate tra gli anni '80 e '90, ma non sono abitate da nessuno e le stradine del paese si r i p o p o l a n o s o l o i n occasione di feste ed eventi: l'effetto è davvero suggestivo. Vista Tratalias e appresa la sua storia, abbiamo pensato subito di r e a l i z z a r e u n a p e r f o r m a n c e e c i è s e m b r a t o n a t u r a l e co invo lgere i Mol ly 's Chamber. Ci sembrava interessante portarli con il loro repertorio di musica tradizionale irlandese in q u e s t o p a e s e a b b a n d o n a t o e d i

t r a s f o r m a r l o p e r u n p o m e r i g g i o i n u n a versione stravolta de “Il Pifferaio di Heimlich”. La m u s i c a h a i n v a s o i l villaggio - pur se i topi e i bambini non ci fossero già più. L’intervento pensato e a t tuato con i Mol ly ’s C h a m b e r n e l c e n t r o abbandonato di Tratalias é stato un processo di de-e s t e t i z z a z i o n e e sempl ificaz ione de l le procedure di produzione di artefatti. L’intento era quello di attivare, con d i v e r s i s o g g e t t i , u n cambiamento, se pur effimero, di uno spazio pubblico attraverso la sua r i a p p r o p r i a z i o n e , a u t o g e s t i o n e e p a r t e c i p a z i o n e . L a performance ha dato vita a l l a c o s t r u z i o n e collaborativa di un micro modello alternativo e operat ivo ne l p ieno rispetto del luogo, della sua destinazione e delle sue peculiarità.

Molly’s Chamber è un progetto musicale ideato per r icreare le classiche atmosfere da pub irlandese. Formatosi alla fine del 2014 a Carbonia grazie alla forte passione per la cultura e la musica irlandese di Daniele Frau, Marco Matta e Renato Collu, il gruppo si stabilisce e completa con l’arrivo di Matteo Leone e Sergio Tifu, arrivando cosi alla definitiva e attuale formazione. La risposta entusiastica del pubblico ottenuta sin dai primi live, ha dato loro voglia di proseguire e farsi conoscere anche al di fuori dei propri confini territoriali. Il repertorio dei Molly’s Chamber è formato prevalentemente da irish drinking songs come Irish Rover, Whiskey in the Jar, Wild Rover, I’ll tell me ma, Blarney Pilgrim e tante altre, senza disdegnare alcune divagazioni verso il bluegrass e country americano. I Molly’s Chamber sono: Renato alla voce e chitarra, Marco al mandolino, chitarra e cori, Daniele al banjo, chitarra e cori, Matteo batteria, marching band kit e cori e Sergio al violino.

Foto realizzata nell’ambito del Progetto Cantieri Perdaxius

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Materabella cacata

ECOMUSEO MINIERERosas

Sento la fatica scivolare sul cuore e scorrere sulle mani fino alla roccia che mi lega alla terra. Aurora Cantini

CANTIERI PERDAXIUS

Terrubia - Narcao

Immerso tra le colline di

N a r c a o , s i i n c o n t r al ' E c o m u s e o m i n i e r eRosas, uno dei siti diarcheologia minerariarecuperati e inseriti nelParco Geominerario, enteche tutela e protegge uninsieme di miniere e divillaggi minerari presenti inSardegna. Rosas è un exvillaggio minerario che èstato trasformato in unmuseo a cielo aperto e fad a t e s t i m o n e a d u n r e c e n t epassato. Racconta la s t o r i as o c i o - e c o n o m i c a d i q u e s t ote r r i to r io e de l '900 .L 'a t t iv i tà est rat t iva ècominciata nel 1851,quando a Ter rub ia –p a e s i n o , a l l ' e p o c a f r a z i o n edi Narcao - fu scoperta lap r e s e n z a d i d i v e r s i m i n e r a l itra cui piombo e zinco ed ècontinuata fino agli anni ' 8 0

quando la miniera vennechiusa definitivamente.E ' a n c o r a p o s s i b i l ericonoscere la strutturagerarchica con cui vennecostruito il villaggio, glioperai viveva nelle casesituate nella parte piùbassa dell'agglomerato e ild i r i g e n t e , i n v e c e , o c c u p a v auna villa costruita nel p u n t opiù alto della collina. Partedi queste strutture sonoo g g i d e s t i n a t eall'accoglienza dei turisti.L'antica laveria è oggiMuseo dell'Archeologiaindustriale, sono ancorapresenti i macchinari usatiper la cernita e la pulituradei minerali e la vecchiaForesteria è adesso unoste l lo . Suggest iv i ec o i n v o l g n e t i s o n o i m u r a l e sdi Jelmo Cara che sitrovano tanto all'esterno,per il villaggio, quantoall'interno delle gallerie amemoria della difficoltà dell a v o r o i n m i n i e r a .

Lucrezia Laino, turista:« M i h a c o l p i t o moltissimo il modo in cui il villaggio era costruito e il fatto stesso che gli operai dovessero vivere l ì e l ì d o v e s s e r o lavorare. Eri il tuo lavoro e la tua vita era la m i n i e r a e d a e s s a d i p e n d e v i . M i h a impressionato la galleria San ta Ba rba ra , ho passato poco tempo lì d e n t r o , m a g i à m i mancava l'aria. Penso s i a s t a t o u n b e n e

trasformare il villaggio in u n e c o m u s e o e recuperare anche gliantichi macchinari dellalaveria: ti dà il senso della S t o r i a . »

I N F O R M A Z I O N I P R A T I C H E

Orari di apertura: tutti i giorni dalle 9.00 alle 13.00 ; dalle 14.00 alle 18.00

Visita guidata Museo ed escursione galleria miniera : € 6 Uso del trenino per spostamenti nel villaggio e/o sino all’imbocco della galleria € 1.

Numero per informazioni : 07811855139

Email: [email protected]

Facebook: https://www.facebook.com/miniera.dirosas

Foto realizzata nell’ambito del Progetto Cantieri Perdaxius

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Materabella cacata

LA GRANDE MINIERAdi Serbariu e il suo Museo

Foto realizzata nell’ambito del Progetto Cantieri Perdaxius

CANTIERI PERDAXIUS

Carbonia

“Il Museo del Carbone

d i C a r b o n i a é fondamenta le per i l posto”, ci dice Renato, “ogni famiglia a Carbonia ha almeno un membro minatore, non ci si può esimere da questa parte della storia di Carbonia perché é per intero la sua storia, é il suo sostrato sociale e culturale”. Il Museo del Carbone é un'esperienza culturale, s t o r i c a e s o c i a l e attraverso la quale si conosce la storia di Carbon ia da l le sue origini e i l lavoro in miniera, attraverso gli strumenti di lavoro e il loro cambiamento negli anni. La visita guidata consente di sviluppare un percorso interattivo e dialogico, il Museo del Carbone non ha niente di contemplativo, non si osserva, ma si vive, fin dall'esterno. L'ingresso all'ex miniera di Serbariu

é già segnato da un momento storico, una f r a s e d i M u s s o l i n i , ancora visibile, incitava i m i n a t o r i a l l a v o r o , obbedienza e silenzio. Accedendo al Museo, l ' e s p o s i z i o n e permanente sulla storia d e l c a r b o n e , d e l l a m i n i e r a , o g g e t t i e s t rumen t i d i l avo ro dell'epoca introducono il visitatore alla storia della miniera e di Carbonia, ma é ne l le ga l le r ie s o t t e r r a n e e c h e é p o s s i b i l e v e d e r e e toccare gli strumenti di lavoro e le tecniche di coltivazione del carbone.

Francesca De Michele: « C r e d o s i a m o l t o accattivante il tipo di allestimento, mi piace il r iada t tamento deg l i spazi dell’ex Miniera a l uogo cu l t u ra le . M i sembra interessante capire dove e in quali

c o n d i z i o n i lavoravano gli operai. E’ impressionantep e n s a r e i l m o d o i n c u i i prigionieri venivano trattati. Lavoravano stesi o in ginocchio, in cuniculi di un solo metro d i a l tezza: allucinante. Il museo è davvero bello e c r e d o c h e s i a i m p o r t a n t e p e r Carbonia mantenere viva la sua memoria con il riutilizzo degli spazi delle Miniera.

P u ò d i v e n t a r e davvero un presidio culturale e già sta c o m i n c i a n d o a d e s s e r l o . »

I N F O R M A Z I O N I P R A T I C H E

Potete trovare tutte le informazioni sulla Grande miniera di Serbariu e sul Museo del Carbone all’indirizzo: w w w . m u s e o d e l c a r b o n e . i t

Il prezzo del biglietto include l’ingresso in lampisteria e la visita guidata in sala argani e in g a l l e r i a . I n t e r o : € 8 – R i d o t t o : € 6

Da vedere: La terra dentro di Stefano Obino

Interviste e documentari realizzati dalla Società u m a n i t a r i a d i C a r b o n i a - I g l e s i a s www.umanitaria.it/page.php?t=Carbonia-Iglesias

lTu quando tornavo eri felice di rivedere le mie mani nere di fumoGian Maria Testa

Page 14: Cantieri Perdaxius di Sara Errico e Antonella Viggiani

Tutte le immagine sono state concesse dalla Sezione di Storia locale delle Biblioteche Comunali aderenti al S.B.I.S. gestita dalla Coop. LILITH

Carbonia in iz ia e

finisce alla sua miniera. Le strutture dell 'ex miniera di Serbariu s o n o v i s i b i l i d a qualunque parte della città, non si perde mai di vista la sua storia, non si dimentica mai il passato. Ogni parte della città guarda alla miniera: le tre strade principali ad essa c o n v e r g o n o e l e abitazioni mantengono intatto il ricordo della loro destinazione.C a r b o n i a é s t a t a costruita nel 1938, vo lu ta da l r eg ime fascista in una landa quasi completamente deserta. In meno di 13 mesi nasceva la città, dal nulla ad opera dei migliori architetti del razionalismo, solo per garantire manodopera alla miniera di carbone.

In pochissimo tempo migl iaia di uomini , provenienti da tutta Italia, si reinventavano minatori portando con s é l a f a m i g l i a a d o c c u p a r e l e c a s e q u a d r i f a m i l i a r i costruite a tale scopo e d e s t i n a t e , d i e t r o p a g a m e n t o d i u n canone, solo a chi lavorasse in miniera. La città funzionale di C a r b o n i a i n poch iss imo tempo vede aumentare la sua p o p o l a z i o n e a d i s m i s u r a , l a propaganda fascista p o r t a s e m p r e p i ù m a n o d o p e r a a S e r b a r i u e i n t e r e f a m i g l i e v e n g o n o destinate all'estrazione del carbone: gli uomini nelle gallerie, le donne in superficie a cernere i m i n e r a l i .

L a p l a n i m e t r i a gerarchica del la città é visibile a tutt'oggi: il centro con Vi l la Sulc is a b i t a z i o n e d e l d i r i g e n t e e l e p e r i f e r i e c o n a b i t a z i o n i quadrifamiliari fino ad arrivare ai 10 alberghi operai , p r i m o l u o g o d i smistamento dei l a v o r a t o r i . C h i veniva da solo o era

ancora scapo lo occupava queste strutture collettive all'estrema periferia d e l l a c i t t à c h e vedeva anche i l campo prigionieri puniti con il lavoro in m i n i e r a .

I N F O R M A Z I O N I P R A T I C H E

Vi invitiamo a consultare la videoteca della Società u m a n i t a r i a d i C a r b o n i a - I g l e s i a s http://www.umanitaria.it/page.php?t=Carbonia-Iglesias per prendere visione dei filmati dell’Istituto luce sulla costruzione di Carbonia e le interviste ai minatori e alle cernitrici che la Società umanitaria ha realizzato

Da leggere: Tra Fabbrica e Società. Mondi operai nell’Italia del Novecento, volume 33 a cura di Stefano Musso

Gli operai che affollano la nuova città hanno le origini più diverse, sono minatori, contadini, pastori, artigiani, marginali. Gian Giacomo Ortu

Materabella cacata

La città a bocca di miniera

CANTIERI PERDAXIUS

Carbonia

CARBONIA

Page 15: Cantieri Perdaxius di Sara Errico e Antonella Viggiani

Quando una “lezione” viene spiegata così, i bambini si incantano, s e g u o n o a t t e n t i e prendono il gioco molto seriamente. Presso il P A S M a r t e l P a l e o a m b i e n t i sulcitani, i bambini vengono trasportati in u n l a b o r a t o r i o interattivo, che li vede assoluti protagonisti e li t r a s f o r m a i n v e r i Paleontologi con tanto di Diploma. La terza e l e m e n t a r e c h e abbiamo seguito in questo v iaggio nel t e m p o , e r a m o l t o a f f a s c i n a t a d a l racconto di Roberto C o r o n a , g u i d a preparata del PAS, il museo paleontologico ospitato, dal 2009, presso le ex Officine m e c c a n i c h e d e l l a Grande Min ie ra d i Serbariu. Gli gridano:

ROBERTOOOOO per a t t i r a r e l a s u a attenzione e sono molto concentrati e dopo aver risposto a tutte le sue d o m a n d e s u l tirannosauro, hanno p reso i n mano g l i strumenti del mestiere d i P a l e o n t o l o g o , scrivendo il diario del loro scavo. Seguendo le regole base del P a l e o n t o l o g o raccolgono i reperti e p o i p a s s a n o a l l a r i p u l i t u r a e a l l a c a t a l o g a z i o n e d e i f o s s i l i e d o p o l a R o b e r t o C o r o n a , r e s p o n s a b i l e d e i Laboratori di scientifici: “ O r g a n i z z a r e e realizzare i laboratori è p i ù g r a t i fi c a n t e e completo rispetto alla s e m p l i c e v i s i t a a l museo; sia per noi g u i d e c h e p e r g l i i n s e g n a n t i .

I bambini vengono c o i n v o l t i a t t i v a m e n t e e i m p a r a n o , d iver tendos i , in laboratori scientifici sui fossi l i e sui d i n o s a u r i e i n l a b o r a t o r i archeolog ic i . I b a m b i n i s o n o a f f a s c i n a t i d a i dinosauri, ma sono entusiasti e attenti anche durante gli a l t r i laborator i . ”

L e t e c n i c h e utilizzate durante i l abo ra to r i sono q u e l l e de l l ’Educaz ione n o n f o r m a l e . I bambini vengono t r a s p o r t a t i n e l m o n d o d e l l a Paleonto log ia e s o n o s e g u i t i du ran te tu t to i l l a b o r a t o r i o .

I N F O R M A Z I O N I P R A T I C H E

Potete seguire il sito del PAS Martel Paleoambienti sulcitani all’indirizzo www.pasmartel.it oppure la sua pagina Facebook Museo PAS-Martel Carbonia

Costo del biglietto intero: 6 euroCosto del biglietto ridotto: 5 euroBiglietto cumulativo intero: 10 euroBiglietto cumulativo ridotto: 9 euro

Il costo dei laboratori è di 4 euro a bambino

Vi consigliamo il sito Fun Science Gallery: www.funsci.com/

Tutto con il gioco, niente per gioco. Baden Powel

Pas - Martel Paleoambienti Sulcitani

CANTIERI PERDAXIUS

Carbonia

PALEONTOLOGI SI DIVENTA

Foto realizzata nell’ambito del Progetto Cantieri Perdaxius

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Faustina Piras: Io avevo 14

anni quando sono entrata a lavorare in miniera, poi mi ero fidanzata, mio marito era militare e allora sono andata a lavorare, però poi c'era, dopo un paio d'anni eh, sono uscita e me ne sono andata dal l a v o r o , m i s e m b r a , che...ehm...18 anni, perché c'era Mussolini e allora aveva dato l'ordine ai militari che si volevano sposare che ci davano 15 lire per premio, 15 lire eh. Ma nel '41 mi sono sposata io. Allora ho lavorato un paio di anni e poi me ne sono andata, mio marito non voleva, mi dava la pensione 90 centesimi al mese, se lo immagina quanto era? Però lui era sempre in Grecia, cioé é partito il '38 e é tornato nel '45 e c'era venuto due o tre volte solo in licenza, perché era proprio durante la guerra. Lui aveva 18 anni quando é partito e quindi può immaginare, sempre in Albania, sempre lontano, sempre fuori Italia, aveva fatto solo il carro a...a Brescia, sì a Brescia e poi lo avevano subito imbarcato in Albania. Sempre lì era. Lì all'isola di Creta. Sempre fuori. Lui é partito nel '38 ed era il '45 q u a n d o l o a v e v a n o

congedato . Lo avevano congedato perché ci serviva gente per lavorare in miniera. Era elettricista mio marito e allora lo avevano mandato per lavorare con questa licenza e poi dopo il congedo é vebuto a l a v o r a r e i n m i n i e r a .Cantieri: Quindi suo marito é to rna to pe r l avo ra re i n m i n i e r a ?FP: Sì, l'hanno esonerato per lavorare in miniera, faceva l'elettricista quindi lavorava fuori però andava anche giù nelle gallerie. Poi ha lavorato un paio d'anni, poi si é messo a fare l'ambulante a lui gli piaceva perché il padre era di q u e l l i . E l u i f a c e v a l'ambulante, poi noi avevamo messo i l negozio in v ia Gramsci e dopo 20 anni ha cominciato a cambiare il tempo e poi sono andata in pensione e poi l'ha preso lui (indicando il figlio) e poi ha cominciato a peggiorare ancora le cose e ha chiuso e buonanotte però abbiamo sempre battuto e tormentato. C: E lei é proprio di Carbonia?FP: Sì sì, Serbariu, io sono nata a Serbariu, sono nata il 2 0 f e b b r a i o d e l 1 9 2 4 . C: Che anno era quando ha cominc ia to a l avo ra re?FP: Nell'anno, aspetta avevo quattordici anni

q u a t t o r d i c i a n n i , nell'anno...nell'anno che é partito mio marito. Lui se n ' é a n d a t o e quindi...perché lavorava mia mamma anche. Mia mamma lavorava di sera, d i m a t t i n a e i o l a v o r a v o . . . n o . M i a mamma di sera e io di mattina. Entravamo alle 6 del mattino, per entrare a lavorare alle 6 perché dovevamo andare da...noi abitavamo in via Cannasa e eravamo a Serbariu, ma p o i p a s s a v a m o a prendere altre amiche, dinotte, alle 6. E andare di e s t a t e a l l e 6 e r a abbastanza, ma nel l '

inverno alzarsi alle 4 era, era, ci davamo il cambio c o n m i a m a m m a . Facevamo un mese di mattina e un mese...per cambiare. Io quando andavo di mattina, mia mamma andava di sera, erano tutte così, poi hanno fa t to anche d i no t te lavoravano le donne, però io allora già non c'ero più, m e n e e r o a n d a t a . Facevano 3 turni e mia mamma c'era da tanti anni più. Io ci sono rimasta poco perché c'era, mio marito non voleva più rimanere lavorando e q u i n d i . . .C : E s u a m a d r e h a

continuato fino alla pensione e poi anche lì ha cominciato le cose ad andare più male che bene e ma, poi mia mamma ha s e m p r e l a v o r a t o , i n campagna, andava, anche a zappare andava. Poi lavorava anche nelle strade, siccome a Serbariu qua non ce n'erano strade, era tutto fango e allora si doveva andare a cercare quelle pietroline che sono in montagna e ci mandavano le donne a cercare con i cesti e poi le mettevano nel carro e le portavano nelle strade perché erano piene di fango. Allora hanno fa t to Carbon ia e insomma il fango un po' é sparito però qua é sempre stato...qua era tutto bosco.

Carbonia c'era solo legna, c'erano campi, c'erano vigne, c ' e r a n o c a m p i c h e segnavano...mettevano i l grano. E tante cose c'erano c h e . . .C: E com'era il lavoro, era f a t i c o s o ?FP: In miniera? In miniera c'era un nastro, una cosa proprio lunga che girava, sotto c'era il treno con i vagoni perché scaricavano il carbone a Sant'Antioco, allora il porto era lì, e allora si fermavano lì. Noi, nella laveria, c'era il nastro, si chiamava e passava il carbone e le pietre e noi eravamo, mi sembra, dieci da una parte e dieci le avevamo di f r o n t e e n o i

Materabella cacata

Intervista

CANTIERI PERDAXIUS

Carbonia

FAUSTINA PIRAS

Gandalf, perché non passiamo per le miniere di Moria?

Tutte le immagine sono state concesse dalla Sezione di Storia locale delle Biblioteche Comunali aderenti al S.B.I.S. gestita dalla Coop. LILITH

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affianco avevamo dei bidoni, ma pe rò scendevano e buttavamo le pietre. Da mezzo al carbone toglievamo le pietre e le buttavamo in questi...che scendevano giù e c'erano i cambi sotto la laveria, c'erano i cambi, treni erano, i treni per prendere il carbone. Il carbone passava nel nastro e lo buttava tutto insieme, invece le pietre noi le prendevamo, svelte anche, perchè non ne doveva scendere di pietre, dovevano scendere solo di c a r b o n e p e r c h é a l l o r a camminavano tutto a carbone: n a v i , t r e n i , t u t t o .C: Quindi era tutto molto veloce? Il tutto andava fatto in m a n i e r a v e l o c e ?FP: E certo! E' così, perché il nastro non é che correva, ci dava il tempo di prendere le pietre, però ce n'erano che erano svelte e ce n'erano che erano poltrone e si incavolano anche. Il caposquadra sempre attorno, a giro, eravamo 10 a questa parte e 10 a quell'altra.C: Eravate tutte ragazzine?FP: No, eravamo ragazzine, ma anche gente anziana, c'era mia mamma che era grande, n o n r a g a z z i n a . C ' e r a , eravamo tante di...perché lì le prendevano, a 14 anni io, andare a lavorare lì era pesante, eppure eravamo tutte ragazze, c'erano i capo servizi, mandavano gente a Nuxis, a Santadi a cercare gente per venire a lavorare a C a r b o n i a . C: E voi da Serbariu vi siete

trasferiti a Carbonia con una casa di quelle che avevano costruito?FP: No, noi siamo rimasti a Serbariu però poi ci hanno espropriato perché dovevano fare le palazzine e ci hanno dato la palazzina. Eravamo nel '40, siamo andati perché l' aveva presa mio fratello, che adesso non c' é più pure lui, perché mio fratello lo stesso lavorava in miniera e le davano, le davano anche a noi, a mio padre perchè ci avevano espropriato la casa, però quelli che lavoravano in miniera pagavano na fesseria mi sembra 100 euro, eh 100 lire, mò con questi euro non si capisce più niente. Una fesseria di affitto, siccome fuori per andare a fare dei bisogni, sa nei paesi come sono, non avevamo acqua perché c 'era i l pozzo e andavamo a pescare l'acqua, non avevamo niente. E quindi abituati a entrare in palazzina, il gabinetto e la vasca e la luce, perché avevamo tutte le candele di cera e a carburo, e ci bastava così, poveri mai che m a i , p e r ò c o n q u e s t e palazzine stavamo meglio. H a n n o f a t t o C a r b o n i a , sviluppato, abbiamo visto un po'...C: E quante ore lavorava al giorno?FP: Otto ore. C: Ma aveva delle pause?FP: No, ci fermavano la matt ina verso le 10 per mangiare un pezzo di pane.

Quel carbone era bello. E poi ce l'avevamo in casa, lo compravamo e scaldava la casa, proprio buono. A quelli della miniera il carbone lo davano gratis, proprio per niente se non lavoravi lo d o v e v i p a g a r e . N o i l o dovevavo pagare e po i c'erano i carretti e dovevamo p a g a r e p u r e i c a r r e t t i . C: Questi carretti erano della s o c i e t à ?FP: No, erano privati. Sa quei carretti? Dei ragazzi si erano fatti dei carretti e portavano il c a r b o n e a l l e c a s e e lavoravano e guadagnavano, anche i ragazzini piccoli.C: Quando avete smesso di lavorare in miniera poi avete dovuto cambiare casa? FP: No, le case le hanno lasciate. Sì, sì, le case le hanno lasciate ai figli. Qui c'erano gli spacci di miniera. Chi lavorava in min iera prendeva il l ibretto nelle cantine della società. Ce n'erano una decina di spacci, alberghi poi per gli operai, a v e v a n o f a t t o t u t t o .C: E voi eravate nelle case d e g l i o p e r a i ?FP: Le case, quando le hanno fatte, poi hanno fatto tutte le case di Carbonia e ci hanno dato una casa da soli, un appartamento a tutti davano. Sì c'erano appartamenti a,che per due persone, in viale T r e n t o .C: Quanti eravate in famiglia?FP: Eravamo 6 ma poi due fratelli sono morti piccoli. Mio babbo siccome lavorava in miniera, da ragazzo si era fatto male un occhio e non ci vedeva per niente e non lo voleva nessuno a lavorare con un occhio solo. E allora faceva il carbone di legno in montagna, andava in quelle montagne e facevano i l

c a r b o n e d i l e g n a e l o portavano...ci voleva tre mesi per fare una carica di questo carbone. E poi lo vendeva, lo portavano a Sant'Antioco, perché allora si usavano i fornelli a carbone lì in casa, era bello, era buono anche il mangiare fatto con quel carbone lì. E quindi mio padre era lì, poi quando avevano fatto Carbonia hanno preso pure mio padre dalla gente che volevano. Anche se aveva un occhio solo, l'avevano fatto iscrivere al fascio, perché se non eri iscritto la fascio non potevi lavorare e allora era diventato guardia giurata mio padre e faceva, andava negli alberghi dove andavano gli operai. Andavamo avanti così. Le case non bastavano, le stavano facendo e lì in corso Iglesias, abitavano anche tre famiglie in una stanza, con una stanza, una cucina e un bagno, tre famiglie. Piano piano, veniva gente da tutto il mondo, madri che perdevano un figlio veniva a Carbonia e lo trovava, per dire. Venivano da tutte le parti perché c'era da lavorare e basta, invece in altri posti in quel periodo, si vede che non c'era niente. E venivano qua. I turni venivano anche a raddoppiare, io l'ho fatto molte volte, dalle 6 del matttino alle 10 di notte. A n c h e m i a m a m m a . C: Ma lavorava in piedi?FP: Eh! In piedi lavoravamo! Appoggiate al nastro che passava, ma eravamo in piedi, ci fermavano solo quel momento che mangiavamo quel pezzo di pane e se d o v e v a m o a n d a r e a raddoppiare la giornata lo s t e s s o f a c e v a m o , a mezzogiorno, perché s i montava al le 2 e quindi avevamo 2 ore di risposo,

Materabella cacata

Intervista

CANTIERI PERDAXIUS

Carbonia

FAUSTINA PIRAS mangiavamo qualcosa e poi dalle 2 alle 10. Alle 10 a casa e poi quando hanno fatto il turno di notte anche per le donne, perché non bastavano perché c'era da fare allora le donne e n t r a v a n o , d o p o c h e s m o n t a v a n , o q u e l l e , e n t r a v a n o a l l e 1 0 e s m o n t a v a n o l ' i n d o m a n i mattina alle 6, anche se erano donne lavoravano di notte.C: E non era facile prendersi d e i g i o r n i d i r i p o s o ?FP: Eh non era possibile, si faceva festa la domenica, qualcheduno si metteva in malattia però lo controllavano. A Serbar iu c 'e rano due infermerie perché si faceva male gente, moriva anche, moriva tutti i giorni gente in miniera. Quindi c'erano gli ambulatori e la gente andava. Morivano tutt i i giorni in m i n i e r a . C: Si ricorda, poer caso, se c ' e r a n o d e i c o n fi n a t i , prigionieri che lavoravano in m i n i e r a ?FP: C'erano prigionieri. Eh, quanti ce n'erano! Erano a Serbariu lì . C'erano tutt i prigionieri, legati a un piede lavoravano. E andavano a Rosmarino a dormire che c'era il campo e quando lavoravano, lavoravano coi muratori; bella gente erano, bravi erano. Poverini, li trattavano male! Lavoravano legati al piede con una fune e portavano l'impasto ai muratori e lavoravano gratis, per mangiare e basta, perché erano prigionieri. Erano prigionieri di guerra. E anche carcerati, esiliati, in miniera lavoravano a 40 cm di a l t e z z a , c h i n a t i .C: Ma lei scendeva giù?FP: No, non ci sono mai andata. Bastava la laveria, era alta, c'erano 4 rampe di scale altissime e c'era freddo in

inverno, il vento alzava le gonne mentre salivano le s c a l e . N o n c ' e r a i l r i s c a l d a m e n t o . C : Q u a n t e e r a v a t e ?FP: Eravamo ogni turno una cinquantina. Ce n'era, ce n'era. Poi ce n'erano due di laverie, prima ce n'era una piccola e poi ne hanno fatta u n a g r a n d e . C: Signora, lei c'era il giorno d e l l ' i n a u g u r a z i o n e d i C a r b o n i a ?FP: E come non c'ero? E il giorno più di battere le mani perché c'era Mussolini. La piazza era piena e gente da tutto il mondo, tutti i paesi. Noi non avevamo visto mai niente e nessuno e vedere tutta questa gente. Poi le ragazze erano vestite in divisa. Le piccole italiane, i figli della lupa, i bali l la, le giovani fasciste. Insomma a seconda degli anni che avevano gli davano la divisa: la gonnellina nera e la camicetta bianca e io pe rò e ro g i à ves t i t a i n costume, allora da piccolini già ci vestivano, e io ero massaia rurale e ci hanno dato un fazzoletto grande e c'era tutta la spiga del grano ricamata e poi c'era scritto Mussolini. Queste donne vest i te in costume così erano e i ragazzi vestiti in divisa pronti per fare la guerra. Sapevamo che d o v e v a v e n i r e , t u t t i l o aspettavano e poi ha dato 100 lire ad ogni operaio, un paio di scarpe, una divisa di quella roba azzurra, 100 lire a ogni o p e r a i , s i i m m a g i n a ? A centinaia, migliaia c'erano. C: Era iscritta anche lei al fascio per lavorare?FP: Eh sì tutti. Tutti iscritti la fasc io erano. A l lora era obbligatorio. E poi davano sempre anche regali. Si stava male per chi era in guerra.

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Anna Maria Landis: Allora dobbiamo fare questa intervista?

Cantieri: Sì, infatti, le facciamo anche una foto.AL: No, per carità…C: Noi volevamo sapere come ha cominciato, se ha studiato matematica…AL: Dunque, la storia di matematica è questa: io ho fatto l’esame di ammissione, a l l o ra c ’ e ra l ’ e same d i ammissione, a l la quarta elementare, io non ho la l icenza elementare, però l ’ e same d i ammiss i one sostituiva la licenza . La mia maestra me l’ha messo in testa, perchè io facevo, come si dice, poi ho scoperto che lo faceva anche un matematico, seguendo una numerazione a 3 a 3, dopo un po’ le seconde cifre tornano, per esempio 36…io avevo la pazienza di metterle in colonna. Tutti i 3 in colonna, il 6 in una colonna, il 9 in una colonna. Non facevo la numerazione con i 3, ma la facevo con le decine. La mia maestra ha scoperto questa cosa, ci teneva moltissimo e io dal la quarta e lementare dovevo essere professoressa di matematica. E cosicché, sempre, sono andata avanti con l’idea della matematica, poi quando sono arrivata in

quarta liceo, ho scoperto un grande amore per la chimica, quindi quando sono andata all’università ho studiato la chimica e la matematica.C: Dove ha fatto l’università?AL: A Cagliari e quindi per questa serie di vicissitudini, ho fatto matematicaC: C’erano poche donne che facevano matematica?AL: Noo, eravamo quasi tutte donne, perché allora c’erano mo l t i che ven i vano da l fallimento di ingegneria, ma a Matematica erano quasi tutte ragazze. Perché loro, c’erano quelli che non erano riusciti a fa re ingegner ia , perché c ’ e r a n o m o l t i e s a m i i n comune.C: Lei è di Iglesias?AL: Sì.C: Quindi ha fatto dopo?AL: Sì. Quindi poi ho fatto il liceo scientifico. Ho fatto l’Università a Cagliari, non era facile trovare posto quando io mi sono laureata e sono andata a finire ad insegnare in una scuola privata, una scuola di suore. Era una scuola religiosa, una scuola molto prestigiosa, la scuola delle Suore dell’assunzione, tanto che lì c’erano tutte le figlie del presidente della regione, perfino del provveditore degli studi e la figlia del prefetto

Quindi, io ho fatto due anni in questa scuola, che non mi ha dato soldi, perché a me soldi mai, niente, ma mi hanno dato una formazione, molto bella. Veramente, voi pensate che ora si fanno le valutazioni di metà trimestre, siamo negli anni 50, d’accordo? E lì, c’erano le valutazioni di metà trimestre. E poi, c’era un’altra cosa, dopo Pasqua, si facevano gli esamini, che poi era esamoni. Le ragazze, erano tutte donne… le r a g a z z e v e n i v a n o interrogate su tutto il programma che era stato

fatto fino ad allora, era un liceo classico, io però a v e v o d a l l a s c u o l a media, il ginnasio e il liceo. Quindi si faceva ques to esame , no? quando…se l ’esame andava bene, quelle r a g a z z e v e n i v a n o l a s c i a t e i n p a c e , venivano interrogate solo sul l ’u l t ima parte del p r o g r a m m a , i n v e c e quelle a cui non era andato bene, erano tartassate, soprattutto s u l l a p a r t e d e l programma su cui erano carenti. Erano seguite, molto bene, veramente. E quindi non mi ha dato

niente, non mi hanno dato s o l d i , m a m i h a d a t o molt issimo in termini di f o r m a z i o n e . M o l t o importante.C: Ed erano molto più grandi di lei gli altri insegnanti, i suoi co l legh i? oppure p iù o meno…AL: No, avevamo la stessa età. In parte erano suore, perché questo era un, come dire, erano formate da suore che provenivano da famiglie di una certa elite, chi era figlia di un armatore, chi figlia di un ambasciatore e così via. Con u n ’ a p e r t u r a m e n t a l e , straordinaria. Io venivo da un liceo, in cui c’erano, a quei tempi, come si chiamava,

cioè i libri erano all’indice, c ’ e r a n o l i b r i c h e n o n potevamo leggere, t ipo Stendhal, Dostoevskij ed altri, però noi, naturalmente, li avevamo letti, eh?C : C e r t a m e n t e , p i ù l i proibisci…AL: Non si leggevano a scuola, d’accordo? Un giorno incontro madre Laurenza, che era un’insegnante di lettera, con dei libri e aveva Le Rouge et le Noir, di Stendhal, le dico: Ma come, è all’Indice e lei mi dice: Come è possibile che si possa s tud ia re l a l e t t e ra tu ra Italiana, senza vederla in un contesto europeo? Siamo negli anni ’50, ripeto, mi

Materabella cacata

Intervista

CANTIERI PERDAXIUS

Iglesias

ANNA MARIA LANDIS

Si cresce solo se sognati. Danilo Dolci

Intervista

Foto realizzata nell’ambito del Progetto Cantieri Perdaxius

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hanno dato molto dal punto di vista del la formazione e umano, veramente. Ho fatto l’abilitazione e sono entrata nel mio liceo, sono andata ad insegnare nel mio liceo, è la cosa più bella che possa capitare, tornare nella scuola da dove sei venuta, è una cosa fantastica e ci sono stata otto anni. Da noi, si dava, prima l’abilitazione e poi si dava il concorso e io insegnavo nelle classi del biennio, che non erano messe a concorso, quindi ho dovuto dare i l concorso per gli industriali. In Sardegna, per gli industriali, c’erano tre classi. Non era come adesso, dove c’è, chiedi e vai, quelle classi erano messe a concorso. Capito? E fortunatamente c’era anche il minerar io d i Ig les ias. I l minerario era una scuola speciale, perché i ragazzi erano figli di operai etc.etc., ma i professori erano tutti professori universitari, perché c’era un legame tra l’istituto minerario e il distretto delle miniere per cui, il preside era il direttore dell ’ufficio delle miniere. Se da un certo punto di vista era un bene, per il semplice fatto che erano dei tecnici di un certo valore, soprattutto uno che mi ha preceduto era un luminare, un professore di arte minerario di livello mondiale. C’era una distanza enorme dal corpo docente e i ragazzi.C: Che genere di distacco?AL : D i s tacco pe rché…i ragazzi, anche se venivano

seguiti molto bene, quando sono entrata io, i ragazzi erano sistemati nell’industria. Quello che noi chiamiamo alternanza scuola-lavoro, dicono i ragazzi “Vogliono che noi andiamo a l a v o r a r e , c i t o l g o n o l e vacanze”, al minerario dal secondo in su, d’estate, andavano a fare questi tirocini in miniera, non pagati e i ragazzi acquisivano delle c o m p e t e n z e . S i distinguevano, tra l’altro, cioè se c’era uno bravo si vedeva, era una scuola così selettiva che part ivano in venti e arrivavano in due. Arrivavano in quinto, sempre pochissimi. Io entro come titolare della cattedra, sono rimasti un po’ così, non pensavano avessi fat to i l concorso. I l mio concorso era molto selettivo, di carattere nazionale, l’ho fatto a Roma. Ho avuto la for tuna, che c’erano tre cattedre, una a Cagliari e due a Iglesias. Tra il minerario e il l i ceo c ’e ra una guer ra , d ’ a c c o r d o ? N o n c i consideravamo neanche. Il bello è che il liceo, cioè che le aule del l iceo erano del minerario. La scuola era stata costruita per il minerario, era una scuola di tipo inglese. L’avete visitato?C: Sì.AL: Molto bello, era di tipo inglese. Dunque, perché c’era l’aula di Italiano e affianco all’aula di italiano, c’era lo studio del professore di italiano, quindi tutti i ragazzi, c’era lo spostamento a tutte le

ore, intendiamoci l’orario era un poco strano. Gli orari erano così fatti, perché oltre che insegnare, i professori del le materie tecniche venivano dal d is t ret to minerario, quindi l’orario era fatto in modo che potessero andare all’ufficio. Una cosa che è cambiata dopo che arrivata la chimica. Era una scuola di altri tempi.C: Era a tempo pieno?AL: Sì, a tempo pieno, non andavano a scuo la i l sabato. Moderna anche in questo.C: Quando è stata fondata?AL: Ne l 1871. E ’ una scuola…ce ne sono quattro in tutta Italia, una a Iglesias, una a Caltanisetta, una ad Agordo, in Veneto e una a Massa Marittima, dove ci sono le miniere. Tranne ad Agordo che non ha miniere, Agordo è legata ad altre cose. Massa Marittima sì, come in Sicilia. Quattro scuole in tutta italia, non dipendevano dal ministero dell’istruzione, ma da quello dell’economia. Io, tra le eccezione, prima donna Preside, la prima che non sono ingegnere,C: Gl i al tr i erano tutt i ingegneri?AL: La prima con il concorso fatto in questo modo, poi c o m e p r e s i d i , p r i m a , c ’e rano i d i re t to r i de l distretto, poi sono arrivata io. Se da un punto di vista, era un bene, perché grandi tecnici, da un altro punto di vista, non c’era continuità, perché il preside non c’era mai. Durava due anni, p e r c h é n o n a p p e n a raggiungeva una certa carriera, faceva altro e ne arrivava un altro. Continuità

non ce n’è. C’è chi c’è stato un po’ di più, ma si sono molto alternati. Tra l’altro in un periodo molto brutto, il nostro ’68 è arrivato un po’ più tardi, il nostro ’72-’73, era terribile. E poi è arrivata la chimica, la Chimica industriale, la Chimica del Petrolio, per favorire un altro tipo di industria. Tant’è che le raffinerie sono poche in tutta Italia. Non ha avuto lunga vita, come le altre specializzazioni. Una volta arrivata la Chimica, da una sola sezione che c’era nell’istituto. Si arrivava ad avere due prime e due seconde, ma poi avevi una terza e una quarta. Mi ricordo che il giorno che sono stata nominata, mi è arrivata una telefonata dal provveditore che mi diceva che il preside aveva dato le d i m i s s i o n i , u n a controversia, perché non apparteneva alla pubblica istruzione. Dal ’73, tutti gli istituti avevano cambiato preside. Come adesso stanno facendo una nuova riforma, anche nel ’73 c’era stata una nuova riforma. La presidenza era cambiata e il minerario era passato sotto il ministero dell’istruzione. E r a c a m b i a t o e d e r a insostenibile. Una cosa era avere 50, al massimo 70 ragazzi, erano selezionati e arrivavano in pochissimi in quinta, siamo arrivata ad arrivare 888 ragazzi, me lo r icorderò sempre, 888 ragazzi. Passare da 70 ad 800 ragazzi...C : D e v ’ e s s e r e s t a t o traumaticoAL: Non bastavano le sedie. Cosa si è pensato? Si è pensato di fare il doppio

440 posti a sedere, lì è successa una rivoluzione, tra l’altro il preside, che stava al distretto, non ci andava, anche per altre ragioni. Io ero vicepreside e nel ’72 sono diventata subito vicepreside. ho fatto due anni di Vice Presidenza e poi a sorpresa, sono diventata preside. Poi il preside dà le dimissione e io ero vicepreside, mi chiamano per assumere la presidenza.C: Nel ’74?AL: Sì, nel ’74. Un po’ di disperazione c’era, c’era confusione, molta ma molta. Intanto c’erano i muratori, abbiamo perso la metà di tut te le bel le cose che c’erano. Sicuramente, non l’avete visto, c’è un Labaro, un porta bandiera, diciamo, e ha un medaglione alla fine, uno stemma, tutto in argento, in argento massiccio. Questo e due tre pezzi l’abbiamo trovati nelle rovine, l’abbiamo messo a posto, non ho toccato neanche il velluto di q u e l l a c o s a , p e r c h è bisognava lasciarlo com’era. E’ una cosa terribile, tutte le cose che c’erano in quella scuola che sono state perse. Era una scuola molto bella. Cioè, ho fatto una presidenza che costa 2 milioni e mezzo, siamo nel’75, allora c’erano per mobili in bilancio 2 milioni e mezzo. Io con quei due milioni e mezzo, ho comprato tutti i mobili che ci sono, è uno studio di stile seicentesco, poi 5 poltrone, io ne avevo scelte quattro, ma me ne ha mandate 5. C’erano i mobili, il telefono. Proprio come una brava madre di famiglia, ho c o m p r a t o l e t e n d e a metraggio.C: Era casa sua?AL: In quel momento, non lo

era ancora, ma lo è diventata. In quel periodo, c’erano cose terribili, perchè i ragazzi sfasciavano tutto. Era un momento, in cui quelle belle cose che c’erano lì dentro. Per esempio lì, non so se le avete viste, c’erano delle scrivanie di scienziati di materie minerarie. Una volta, ho visto un signore che passava con un mobile “Lo stiamo portando…” “No, lo portiamo in presidenza, ci sta benissimo”. Era in contrasto con gli altri mobili, ma per salvarlo…Il tutto è partito dal fatto che nella scuola c’era, quando hanno messo a posto la scala, c’era solo un tavolo. C’era solo quel tavolo, che è nell’aula magna. Avevano fatto una bellissima sala con la carta da parati, c’è ancora, be l l iss ima e po i aveva comprato un lampadario a gocce, costava 5 milioni. Quando l’hanno montato, ha deciso di non montarlo tutto. L ’ h a n n o r u b a t o , intendiamoci. Il revisore dei conti, quando è venuto e ha visto che avevo comprato i mobili, non parlando con me, ma parlando con il segretario: “Qui c’è qualcuno che ha mania di grandezza. Non vorrei che si pensasse, ora che sto andando in pensione, che ho sbagliato tutto.” “Beh, ha sbag l i a to t u t t o . Se lei…non doveva permettere di mettere la carta da parati, né comprare un lampadario di 5 milioni, che sta in un magazzino”C: E’ stata fruttuosa questa sua continuità?AL: Anche stamattina, ho incontrato una persona e mi ha detto: “Lei è la preside dell’istituto minerario? E’ un personaggio.”

Materabella cacata

Intervista

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Iglesias

ANNA MARIA LANDISIntervista

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G razie:

a Emiliana, Piero e Marina per averci accolto come parte della loro famiglia;

a Giorgio e Rina per averci fatto sentire a casa a 1000 chilometri da casa;

a FabioDongu per esserci stato amico;

a Francesca perché é il suo anno;

a Piras perché é Piras e tanto basta;

ai Molly's Chamber per la pazienza e l ' incredibile disponibilità;

a Paolo e Moreno e a tutti i collaboratori della Società Umanitaria di Carbonia – Iglesias per averci fatto vedere le loro interviste e per averci fatto conoscere Faustina Piras; a Faustina Piras e Anna Maria Landis per averci fatto ascoltare la loro storia;

a Franca Pasi per averci aperto casa sua;

a Giuseppe Volpe per aver dato inizio al tutto;

al Pitosforo per i l mirto da mal di testa e gli anni '90

a Teseo per averci fatto vedere la Sardegna attraverso i suoi occhi troppo blu;

a tutti quelli che ci hanno accolto, sfamato, dato un passaggio, augurato “Buona giornata” e “Buona passeggiata”, offerto l ' Ichnusa, raccontato di loro, chiesto di noi.

Materabella cacata

CANTIERI PERDAXIUS

Potenza

RINGRAZIAMENTI