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QUINDICINALE DI UNIVERSITÀ&RICERCA PRO NUMERO 1 2009 www.milanofinanza.it www.milanofinanza.it Reg. al tribunale di Milano n.540 del 23-08-88. Direttore Responsabile: Paolo Panerai. Class Editori Spa, via Burigozzo 5, 20122 Milano, tel. (02)582191. Concessionaria esclusiva: Class Pubblicità, via Burigozzo 8, 20122 Milano, tel. (02)58219524 Processo ai ranking Una ricerca europea mette in discussione i rating di Shanghai o del Times Higher Education che condizionano sempre più spesso i policy-maker SOMMARIO PAG. 2: Tutti i nomi di questo numero Da Aiello a Zanghì passando per Frati, Decleva, Ornaghi, Milanesi, Gelmini e Napolitano: tutti i 150 nomi di questo numero. PAG. 7: Guzzetti (Fondazione Cariplo) «Per l’università e la ricerca faccio un quarantotto». PAG. 12: La Finanza creativa di MicroMega Tassare la pubblicità per finanziare gli atenei PAG.12: Aquis alla Gelmini: riequilibrare Atenei virtuosi: basta sperequare sul Ffo PAG. 18: Anticipazione Un Paese di Baroni Un altro libello sui vizi accademici, sulla scia di Gian Antonio Stella PAG. 20: Firenze vota: ecco il dopo Marinelli Cinque medici (non di Medicina) al capezzale dell’ateneo Q uantificare l’eccellenza universitaria. Misurare statisticamente i risultati della ricerca e la qualità dell’inse- gnamento su scala internazionale. Selezionare alcuni indicatori sul- la base dei quali valutare gli ate- nei. Sono solo alcune tra le finalità dei ranking universitari cui politi- ci, rettori, giovani studiosi e aspi- ranti matricole fanno sempre più spesso riferimento per approntare politiche di riforma universitaria, indirizzare la propria carriera ac- cademica, decidere dove e perché immatricolarsi. Michaela Saisana e Béatrice D’Hombres, ricercatrici del Cen- tre for Research on Lifelong Le- arning del Joint Research Centre della Commissione Europea (sede di Ispra, Varese), hanno criticato in un loro recente studio traspa- renza e attendibilità dei ranking, mettendone alla prova robustezza statistica e sensibilità agli indica- tori, dunque effettiva o presunta capacità di previsione. In Higher Education Ranking: Ro- bustness Issues and Critical Asses- sment. How much confidence can we have in Higher Education Ran- king? (http://crell.jrc.ec.europa. eu/Publications/CRELL%20Re- search%20Papers/EUR23487. pdf) contestano, in particolar mo- do, due ranking di fama mondia- le: il SJTU, promosso a cadenza annuale a partire dal 2003 dalla Shanghai Jiao Tong University, e il THES, edito a partire dal 2004 dal Times Higher Education Sup- plement. Ranking, a loro avviso, incapaci in alcuni casi di rendere conto del reale stato dei fatti. Lo studio europeo ruota quindi in- torno alla necessità di mettere alla prova SJTU e THES, di verificar- ne (ed eventualmente contestarne) la robustezza statistica, di intro- durre o indicare per il futuro una serie di opportuni correttivi. I rapporti di forza EU-US Punto di partenza dell’indagine è l’emergere di una contraddizione. Tanto nella graduatoria a cura dell’Università di Shanghai quan- to in quella del Times, le universi- tà europee continuano a occupare una posizione subalterna: tranne rare eccezioni, si collocano nella parte mediana o finale della clas- sifica, uscendo a più riprese per- denti dal confronto con gli atenei americani. Eppure in Europa ci sono alcune ot- time istituzioni, meritevoli per tra- dizione, qualità della ricerca scien- tifica, innovazione e impatto nella sfera pubblica delle loro ricerche. Come spiegare questa asimme- tria? La risposta data dalle ricercatrici di Ispra è riconducibile a una molte- plicità di elementi. SJTU e THES non sempre funzionano Si sono, innanzitutto, ricostruite Informazione e università, perché sì Ha senso, oggi, concepire un nuovo giornale sull’università? Uno sguardo un po’ superficiale sulla realtà ac- cademica imporrebbe di rispondere «no». Gli atenei italiani stanno infatti affrontando una delle fasi più critiche della loro storia secolare («L’università è l’istituzione più antica del mondo occidentale dopo la Chiesa», ricorda spesso il rettore padovano Vincen- zo Milanesi), connotata da una forte aggressività della politica, da una caduta verticale nella considerazione pubblica e da una penuria di risorse che rischia di diventare strutturale. L’editore di questo giornale, Paolo Panerai, che fondò, 20 anni fa, Campus, il primo magazine degli studenti, ritiene invece, con chi vi scrive, che uno strumento d’informazione rivolto a chi governa l’accademia, come a chi ci faccia business, sindacato e politica, sia oggi più che mai indispensabile. La ragione è semplice: per quanto profonda possa essere la crisi del sistema universitario - che molti chiama- no da tempo «declino» - e drammatica quella economica generale, ricerca e innovazione rimangono gli asset fondamentali dello sviluppo di un Paese, come ha ricordato Giorgio Napolitano, intervenendo a Perugia. Investire in queste aree sarà necessario. Oltretutto, come dimostrano i 150 miliardi di dollari che Barak Oba- ma ha destinato all’istruzione per i prossimi due anni, sarà anche anticiclico. Giampaolo Cerri [email protected] Editoriale di Lodovica Maria Zanet

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quindicinale di università e ricerca

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QUINDICINALE DI UNIVERSITÀ&RICERCA PRO

NUMERO 12009

www.milanofi nanza.itwww.milanofi nanza.itReg. al tribunale di Milano n.540 del 23-08-88. Direttore Responsabile: Paolo Panerai. Class Editori Spa, via Burigozzo 5, 20122 Milano, tel. (02)582191. Concessionaria esclusiva: Class Pubblicità, via Burigozzo 8, 20122 Milano, tel. (02)58219524

Processo ai ranking Una ricerca europea mette in discussione i rating di Shanghai o del Times Higher Education che condizionano sempre più spesso i policy-maker

SOMMARIO

PAG. 2: Tutti i nomi di questo numeroDa Aiello a Zanghì passando per Frati, Decleva, Ornaghi, Milanesi, Gelmini e Napolitano: tutti i 150 nomi di questo numero.

PAG. 7: Guzzetti

(Fondazione Cariplo)«Per l’università e la ricerca faccio un quarantotto».

PAG. 12: La Finanza creativa

di MicroMega Tassare la pubblicità per finanziare gli atenei

PAG.12:

Aquis alla Gelmini: riequilibrare Atenei virtuosi: basta sperequare sul Ffo

PAG. 18: Anticipazione

Un Paese di BaroniUn altro libello sui vizi accademici, sulla scia di Gian Antonio Stella

PAG. 20: Firenze vota: ecco il dopo MarinelliCinque medici (non di Medicina) al capezzale dell’ateneo

Quantificare l’eccellenza universitaria. Misurare statisticamente i risultati

della ricerca e la qualità dell’inse-gnamento su scala internazionale. Selezionare alcuni indicatori sul-la base dei quali valutare gli ate-nei. Sono solo alcune tra le finalità dei ranking universitari cui politi-ci, rettori, giovani studiosi e aspi-ranti matricole fanno sempre più spesso riferimento per approntare politiche di riforma universitaria, indirizzare la propria carriera ac-cademica, decidere dove e perché immatricolarsi.Michaela Saisana e Béatrice D’Hombres, ricercatrici del Cen-tre for Research on Lifelong Le-arning del Joint Research Centre della Commissione Europea (sede di Ispra, Varese), hanno criticato in un loro recente studio traspa-renza e attendibilità dei ranking, mettendone alla prova robustezza statistica e sensibilità agli indica-

tori, dunque effettiva o presunta capacità di previsione.In Higher Education Ranking: Ro-bustness Issues and Critical Asses-sment. How much confidence can we have in Higher Education Ran-king? (http://crell.jrc.ec.europa.eu/Publications/CRELL%20Re-search%20Papers/EUR23487.pdf) contestano, in particolar mo-do, due ranking di fama mondia-le: il SJTU, promosso a cadenza annuale a partire dal 2003 dalla Shanghai Jiao Tong University, e il THES, edito a partire dal 2004 dal Times Higher Education Sup-plement. Ranking, a loro avviso, incapaci in alcuni casi di rendere conto del reale stato dei fatti.Lo studio europeo ruota quindi in-torno alla necessità di mettere alla prova SJTU e THES, di verificar-ne (ed eventualmente contestarne) la robustezza statistica, di intro-durre o indicare per il futuro una serie di opportuni correttivi.

I rapporti di forza EU-USPunto di partenza dell’indagine è l’emergere di una contraddizione. Tanto nella graduatoria a cura dell’Università di Shanghai quan-to in quella del Times, le universi-tà europee continuano a occupare una posizione subalterna: tranne rare eccezioni, si collocano nella parte mediana o finale della clas-sifica, uscendo a più riprese per-denti dal confronto con gli atenei americani. Eppure in Europa ci sono alcune ot-time istituzioni, meritevoli per tra-dizione, qualità della ricerca scien-tifica, innovazione e impatto nella sfera pubblica delle loro ricerche.Come spiegare questa asimme-tria?La risposta data dalle ricercatrici di Ispra è riconducibile a una molte-plicità di elementi.

SJTU e THES non sempre funzionanoSi sono, innanzitutto, ricostruite

Informazione e università, perché sìHa senso, oggi, concepire un nuovo giornale sull’università? Uno sguardo un po’ superficiale sulla realtà ac-cademica imporrebbe di rispondere «no». Gli atenei italiani stanno infatti affrontando una delle fasi più critiche della loro storia secolare («L’università è l’istituzione più antica del mondo occidentale dopo la Chiesa», ricorda spesso il rettore padovano Vincen-zo Milanesi), connotata da una forte aggressività della politica, da una caduta verticale nella considerazione pubblica e da una penuria di risorse che rischia di diventare strutturale. L’editore di questo giornale, Paolo Panerai, che fondò, 20 anni fa, Campus, il primo magazine degli studenti, ritiene invece, con chi vi scrive, che uno strumento d’informazione rivolto a chi governa l’accademia, come a chi ci faccia business, sindacato e politica, sia oggi più che mai indispensabile.La ragione è semplice: per quanto profonda possa essere la crisi del sistema universitario - che molti chiama-no da tempo «declino» - e drammatica quella economica generale, ricerca e innovazione rimangono gli asset fondamentali dello sviluppo di un Paese, come ha ricordato Giorgio Napolitano, intervenendo a Perugia.Investire in queste aree sarà necessario. Oltretutto, come dimostrano i 150 miliardi di dollari che Barak Oba-ma ha destinato all’istruzione per i prossimi due anni, sarà anche anticiclico.

Giampaolo Cerri [email protected]

Editoriale

di Lodovica Maria Zanet

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PRO 28 Febbraio 2009 · 2

Processo ai ranking

I nomi di questo numero

PRO

le dinamiche su cui tali ranking si fondano. Ciascuno dei due fa rife-rimento a sei indicatori, vale a di-re parametri miranti a definire gli standard di ciascuna università in specifici settori, e ai valori loro at-tribuiti: l’ateneo giudicato migliore nel settore riceve «100», agli altri è assegnata una cifra a scalare pro-porzionalmente.Per la Shanghai Jiao Tong Univer-sity fanno fede numero di alunni e ricercatori che hanno vinto un pre-mio Nobel o un prestigioso ricono-scimento scientifico come le gold medals in matematica, il numero di volte in cui i ricercatori sono citati, gli articoli pubblicati in riviste di spicco o riportati sul Science o sul Social Science Citation Index.Il Times Supplement premia invece il parere di grandi esperti e la qua-lità dell’insegnamento.I problemi, secondo le ricercatrici europee, non mancano da entram-be le parti. Nel primo caso, è evidente, sono avvantaggiate le università che han-no facoltà scientifiche di ottimo li-vello; nel secondo si incorre nel rischio di far valere un’opinione, seppur autorevole poiché data da grandi esperti, come parere scien-tifico, considerato pertanto non solo attendibile ma anche dimostrato.Sia SJTU sia THES, spiegano al Centro, «premiano inoltre i conte-sti culturali di lingua inglese, abdi-cando nei fatti alla loro natura tran-snazionale; penalizzano le facoltà umanistiche, che fisiologicamente si assestano su standard bibliome-trici più bassi rispetto alle facoltà di scienze».

La soluzione: contesti simulatiMichaela Saisana e Béatrice D’Hombres propongono - e lo stu-

Aiello Enrico 17Aiello Stefania1 17Aiello Tommaso 16Aiello Tommaso sr 17Altamore Luca 18Amaldi Ugo 6Amedeo 5Ancona Ermanno 19Andrew Motion 11Antonucci Laura 19Bacarella Simona 18Baccarani Michele 19Baccarani Umberto 19Ballio Giulio 9Baronti Eugenio 21Bellecci Carlo 14Beltrami Carlo Alberto 19Berti Riboli Edaordo 19Bistone Francesco 19Blanco Stefano 25Boeri Tito 5Bonferroni Franco 15Braga Dario 24Bresadola Fabrizio 19Bresadola Marco 19Bresadola Vittorino 19Brighina Annamaria 16Cantelli Giorgio 24Cardile Giuseppe 24Caretti Paolo 21

Carlucci Davide 19Carnevale Ennio 21Castaldo Antonio 19Cavazzan Gianfranco 19Centorrino Marco 19Chelazzi Guido 21Christopher Ricks. 11Compagno Cristiana 24Crocetta Corrado 19D’Asdia Isabella 17D’Hombres Beatrice 1De Magistris Luigi 12Decleva Caizzi Fernanda 11Decleva Enrico 11Del Bimbo Alberto 21Delli Priscoli Francesco 12Delli Priscoli Mario 12Destro Adriana 24Di Benedetto Aurelio 18Di Benedetto Giovanni 18Di Benedetto Vincenzo 18Di Biase Luigi 19Di Biase Matteo 19Di Trapani Annamaria 19Druker Peter 25Fabbris Luigi 4Fanfani Amintore 10Federici Giorgio 21Florena Matteo 18Flores D’Arcasi Paolo 11

Fortino Marcella 19Franz Daniele 19Frassinetti Paola 22Frati Luigi 5Frattini Franco 24Gambetto Guido 24Gatto Antonino 12Garavaglia Mariapia 2Gelmini Mariastella 1,2,4,22Giannini Stefania 24Goisis Paola 22Gramazio Domenico 12Guzzetti Giuseppe 7Iannaccone Arturo 23J.H. Prynne 11John Stallworthy 11John Wilkinson 11Jorie Graham 11King David 6Leszl Walter 11Mango Carlo 11Mantegazza Paolo 8Marcellino Maria Grazia 19Marcon Giulio 11Marinelli Augusto 20Marini Franco 19Martelli Massimo 19Mastella Clemente 15Mazzarella Eugenio 23Milanesi Vincenzo 1,12

Milone Michele 19Misiti Aurelio 23Mistretta Pasquale 19Monari Paolo 16Mondo Marina 19Moratti Letizia 20Morcellini Mario 24Morelli Antonio 19Murone Salvatore 12Muscettola Michela 24Mussi Fabio 4Napolitano GIorgio 1Nicoletti Ferdinando 18Nicoletti Giovanni 18Nicoletti Giuseppe 18Obama Barak 1Ornaghi Lorenzo 3Panerai Paolo 1Pécresse Valérie 11Pericu Andrea 19Pericu Giuseppe 19Perotti Roberto 5Pesce Mauro 24Pesce Sara 24Poerio Maurizio 15Prodi Franco 12Prodi Romano1 15Pubusa Andrea 19Pubusa Francesca 19Pusiol Anna 19

Puxeddu Adolfo 19Quintin Odile 3Rinaldi Mario 24Rodolico Antonio 18Rogari Sandro 20Rogari Sandro 21Rognoni Cristina 18Rognoni Virginio 18Romano Giorgio 18Romano Maurizio 18Ruggeri Antonio 19Ruggeri Stefano 19Russo Lidia 19Saisana Michaela 1Santolini Luisa 23Serra Achille 18Silvestri Gaetano 19Simon Armitage 11Spada Valeria 19Stella Gian Antonio 5Tabaton Massimo 24Taormina Carlo 12Tesi Alberto 21Tommasello Francesco 24Tremonti Giulio 11Tuveri Enrico 19Veroux Gastone 18Zanghì Antonino 18Zanghì Guido 18Zanghì Michelangelo 18

Rating vecchio, notizia nuovaChi segue l’università con attenzione, il 15 febbraio scorso, è trasecolato: alcuni quotidiani rilanciavano la classifi ca di Times Higher Education, che bastonava ancora l’Italia. Solito tono, a metà fra l’orazione funebre e l’invettiva: «Bologna, scivola dal 173° al 192° posto». Amen. I più attenti avrebbero però potuto rilevare che l’Alma Mater stava allo stesso posto nel ranking del 9 ottobre e sul quale si erano scritti fi umi di inchiostro. La notizia compare, alle 14,32 del 14 febbraio, sugli schermi dell’Ansa: «Lo indica l’annuale classifi ca del Times di Londra», scrive l’agenzia, «che ha riferito il Tg5, la pubblica oggi sull’inserto Higher education». Ma perché mai un giornale di grande tradizione (nato nel ’700) dovrebbe pubblicare una notizia vecchia di mesi, già uscita su un concorrente? Sì perché THE è, da due anni, una pubblicazione indipendente. Peraltro, da una ricerca sugli archivi di Times, consultabili su Timesonline.co.uk, non risultano articoli. Ma tant’è. La vecchia notizia appare nuova anche allo staff della Gelmini che, nel pomeriggio, del 14, detta una lunga dichiarazione: «È fi nita un’epoca, bisogna avere il coraggio di cambiare». Segue la ministro-ombra, Mariapia Garavaglia: «Davvero non si capisce come si possa prendere a pretesto la classifi ca annuale del Times (...)».

Classifi che & amnesie

dio argomenta questo passaggio con estrema precisione - una serie di correttivi capaci, se introdotti, di quantificare il grado di attendibilità di SJTU e THES e ottenere, a parti-re dai dati forniti, proiezioni più at-tendibili. Come? Creando contesti simulati, vale a dire ibridi. Si som-mano cioè gli indicatori di SJTU e THES (6+6) e si prova a eliminare metodologicamente ora l’uno ora l’altro indicatore per calcolarne il reale impatto nell’economia del ranking; calcolano la «media» delle università europee confrontandola con quella degli atenei americani. Con alcuni interessanti risultati.

Credibili per le università di puntaLa media delle università europee, per esempio, è pressoché equiva-lente alla media di quelle america-ne, anche se numericamente le pri-me restano fortemente svantaggiate rispetto alle seconde. Risultanto poi effettivamente «otti-me» le università che Shanghai Jiao Tong University e Times Higher Education Supplement pongono al vertice delle rispettive graduatorie (molto bene Harvard, Cambrid-ge, Berkeley, il Mit, rispetto alle quali gli scenari simulati mostrano una minore oscillazione).

«Attraenti» ma inaffidabiliPer Michaela Saisana e Béatrice D’Hombres, «indicatori e classifi-che bastano per iniziare una discus-sione sulla higher education, ma non sono sufficienti per concludere». In altri termini, aiutano a impostare un dibattito sull’eccellenza universita-ria oggi, ma non legittimano a con-cludere in modo necessario.Sono «very appeling», molto attra-enti, perché capaci di riassumere una situazione complessa in un numero,

aiutando a situare «con un sempli-ce colpo d’occhio» il singolo ateneo nello scenario internazionale: ma è proprio questa eccessiva semplicità a essere fuorviante, poiché «la mag-gior parte dei ranking si basa su una formula semplicistica mirante ad ag-gregare indicatori scelti soggettiva-mente».«La finalità dello studio del Crell è puramente statistico», spiegano le ricercatrici, «alieno da una finalità “politica”, introduce correttivi ma-tematico-statistici che garantiscano

ai ranking universitari, e a SJTU e THES in particolar modo, una mag-giore trasparenza e attendibilità: le indicazioni che ne emergono, e che hanno fino a questo momento rice-vuto un’accoglienza positiva». Nel-la rassegna stampa del Crell ci sono infatti gli articoli Le Monde, Global-HigherEd e University World News che hanno segnalato prontametne la ricerca. Lo studio è riaprire su più fronti il dibattito sull’eccellenza universita-ria e sulle modalità cui enti pubbli-

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PRO

Nella versione originale del Thes, Harvard occupa sempre una posizione compresa fra il primo e il quinto posto, cosa che viene confermata anche dall’indagine del Crell di Ispra («valore 100» per il rank tra la prima e la quinta posizione). Mano a mano che ci si allontana dalle posizioni di testa, le previsioni del ranking si fanno sempre meno attendibili, come la ricostruzione di contesti simulati attesta. Per il Thes l’Università di Kyoto sembra occupare in modo stabile

la ventiquattresima posizione; se si guarda ai 70 differenti scenari elaborati dal Crell di Ipsra (vedi tabella), questa università si posiziona però dalla ventunesima posizione in avanti: l’oscillazione è molto alta. Ne consegue che non si sappia quale posizione Kyoto realmente occupi. Ci si deve piuttosto chiedere: «Quale probabilità abbiamo che questa (e altre università) occupi una determinata posizione?». Analoga l’oscillazione per l’Ecole Normale e altri atenei.

Harvard University rank 1-5: 100

Cambridge University rank 1-5: 81 6-10: 17

Oxford University rank 1-5: 90 6-10: 9

Kyoto University rank 21-25: 90 26-30: 9 31-35: 9 36-40: 9 41-45: 9 46-50: 9 51-55: 9 56-60: 9 61-65: 9

Ecole Normale Paris rank 16-20: 90 21-25: 9 26-31: 9 31-35: 9

Gli indicatori di Shanghai...

...e quelli del Times

peso

peso

Qualità della formazione: alunni di un’istituzione che hanno vinto il Nobel o altri riconoscimenti di prestigio 10%

Qualità delle facoltà: alunni di un’istituzione che hanno vinto il Nobel o altri riconoscimenti di prestigio 20% ricercatori altamente citati in relazione a 21 ambiti disciplinari 20%

Risultati della ricerca; Articoli pubblicati nelle riviste Nature e Science 20%Articoli citati nel Science Citation Index-expanded o nel Social Science Citation Index 20%

Performance accademiche; performance valutate in proporzione alle dimensioni della istituzione 10%

Il SJTU accentua la componente della ricerca a discapito di altre dimensioni portanti dell’università (qualità dell’insegnamento, dimensione internazionale ecc.). Premiando le facoltà scientifiche, penalizza la ricerca nel campo delle scienze umane.

Parere degli esperti; 40% citazioni per facoltà; 20%

Impiegabilità dei laureati di un ateneo 10% Componente internazionale

membri della facoltà 5% studenti della facoltà 5%

Qualità dell’insegnamento 20%

Il THES concede eccessiva rilevanza al parere di alcuni grandi esperti (indicatore soggettivo, scarsamente trasparente). Include tuttavia una valutazione della qualità dell’insegnamento e dell’impatto dei laureati sul mondo del lavoro.

ci e privati ricorrono per definirla, monitorarla e proporla su scala in-ternazionale.L’eccellenza universitaria, però, è davvero quantificabile? Ha senso ridurla a una cifra «x», facile da leggere, ma molto più difficile da interpretare nei non sempre espli-citati presupposti che la reggono? A quali parametri si fa riferimento per definire l’eccellenza (o, a voler essere più precisi, a quali indicatori tale eccellenza rischia di essere ri-dotta)?Interrogarsi su questi temi sembra essere inevitabile dopo un anno, il 2008, segnato da un importante do-cumento della League of Europe-an Research Universities-Leru di Lovanio e che raccoglie gli atenei cattolici, intitolato What are univer-sities for? Documento (che si può legge-re all’indirizzo http://www.leru.org/?cGFnZT00), ripreso anche dal rettore della Cattolica, Lorenzo Ornaghi, e che chiede che cosa sia un’università e che cosa la distingua rispetto ad altri centri di formazione e ricerca.E sempre sul finire del 2008, Odile Quintin, direttore generale Educa-zione e cultura della Commissione Europea, ha annunciato la presenta-zione per il 2010 di un nuovo ran-king europeo.Suggerendo possibili modifiche da introdurre in un futuro prossimo nei ranking, Michaela Saisana e Béatri-ce D’Hombres rilevano, non a ca-so, l’urgente necessità di un duplice chiarimento: «È necessario distin-guere sempre meglio tra la dimen-sione della ricerca e quella dell’in-segnamento», concludono, «poiché atenei validissimi per la ricerca man-cano di bravi docenti, e viceversa», senza dimenticare che strutture di sola ricerca, come il Cnr italiano o il Cnr francese, vengono esclusi. Chissà che, dopo questo dibattito, i ranking, da puro esercizio giornali-stico, diventino scienza. L. M. Z.

Ranking e simulazioni: ecco come variano

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PRO

Si fa presto a dire rating. Anzi per Luigi Fabbris, statistico e autore di importanti ricer-

che in materia, il problema è les-sicale ma non solo. Nel novembre scorso è stato uno dei relatori di un convegno sui ranking universitari, promosso proprio dal suo ateneo, quello patavino, premiato anche dalla superclassifica di Campus, che mette assieme i rating della stessa Guida Campus, di Repub-blica e del Sole 24 Ore, oltre alle altre classifiche europee. Professor Fabbris, lei si sta occu-pando di ranking e scoring. Può illustrare la differenza tra queste due differenti metodologie?Letteralmente, ranking significa «ordinamento»; scoring, invece, «assegnare un valore». I ranking servono all’opinione pubblica, o alle famiglie che intendono iscri-vere i propri figli all’università; lo scoring è invece un’operazio-ne compiuta dalle istituzioni ed è spesso connessa alla distribuzione o ridistribuzione dei fondi ai sin-goli atenei.Lo scoring influisce sul ranking o siamo piuttosto di fronte a due pro-cedure da mantenere distinte?Per individuare un ordinamen-to (vale a dire un ranking) non è strettamente necessario passare at-traverso lo scoring, anche se tal-volta può essere utile valorizzare questo nesso.Oggi si parla molto dell’importan-za di ratings e ranking universita-ri, e si discute l’idoneità degli indi-catori che ne sono alla base. Ritie-ne che gli indicatori cui ricorrono i grandi ranking (SJTU e THES) siano sufficienti o pensa che ne oc-correrebbero di nuovi?Non è possibile dare una risposta in generale, così come non è con-cepibile che a domande e richieste diverse si risponda in uno stesso modo. Tutto dipende da quali sono le finalità per perseguire le quali il ranking nasce. Il ranking dell’Uni-versità di Shanghai, per esempio, punta solo alla ricerca, e lo fa al punto che anche gli indicatori che sembrano non essere direttamente connessi all’attività di ricerca fini-scono per essere ricondotti ad es-sa. Il SJTU, di fatto, premia coloro che già si sono distinti nel pano-rama internazionale: gli studiosi di comprovata esperienza. È inutile negarlo, poiché – a titolo d’esem-pio – sia Nature sia Science sono sì riviste divulgative, ma pur sempre di alto profilo scientifico e con le quali si collabora a richiesta, vale a dire se già si gode di una certa fama

e di una certo prestigio nel mondo della ricerca.Non sempre, però, i ranking di-chiarano ufficialmente il proprio ordine di priorità…No, certo. Shanghai è nato per va-lutare la ricerca: sono state le fami-glie, i singoli e l’opinione pubblica ad aver creduto che SJTU si ponesse anche altri obiettivi, e a far passare questo messaggio con un effetto di distorsione finale. Va anche detto, del resto, che se la ricerca è trainan-te, l’intera istituzione ne trae ampi benefici: ex alunni che si aggiudica-no prestigiosi riconoscimenti inter-nazionali o addirittura premi Nobel «mantengono» le loro università di origine. In questo ha dunque ragio-ne il SJTU: se la ricerca che viene fatta in un ateneo è un’ottima ricer-ca, il resto in un certo senso «viene da sé», per transizione.Citava il SJTU: come valuta invece il ranking del Times Higher Edu-cation Supplement?Dal mio punto di vista considero il THES più serio. Esso inoltre per-mette di valutare anche quelle isti-tuzioni che non hanno una lunga storie alle spalle.

Luigi Fabbris, ordinario di Statistica sociale all’Università di Padova, si sta occupando da tempo dei ranking universitari. Lo abbiamo intervistato chiedendogli di definire alcuni termini chiave e di esprimere una propria valutazione su SJTU e THES

Classifiche e rating: a ciascuno il suo scoring

Quali ritiene che siano gli indica-tori più idonei per l’elaborazione di nuovi ranking?Penso che sia sempre più importan-te affiancare ai classici indicatori bibliometrici legati alla ricerca in-dicazioni utili per gli studenti: in-dicatori inerenti alla didattica ma anche alla qualità della vita univer-sitaria. Cose, del resto, già presen-ti nel Decreto ministeriale dell’11 aprile 2006, prot. n. 217/2006 («In relazione a quanto previsto dall’art. 1-ter, comma 2, del decreto legge 31 gennaio 2005 n. 7, convertito nella legge 31 marzo 2005, n. 43 e dal D.m. 10 aprile 2006, n. 216 con il quale sono state definite le linee generali d’indirizzo della pro-grammazione delle Università per il triennio 2007-2009, con il pre-sente decreto sono individuati (…), i parametri e i criteri, definiti me-diante indicatori quali-quantitativi, nel seguito denominati Indicatori, per il monitoraggio e la valutazio-ne (ex post) dei risultati dell’at-tuazione dei programmi delle Uni-versità»).Occorre senza dubbio proseguire su questa strada.

di Lodovica Maria Zanet

E gli studenti?Grande enfasi sulla valutazione della ricerca, rifacimento dell’Anvur voluta da Fabio Mussi: Mariastella Gelmini picchia duro sul tema. Ma di quella della didattica, richiesta agli studenti a fi ne corso, non c’è traccia nelle recenti Linee Guida sull’Università, rese note dal ministero.Strano, per un ministro che si richiama spesso al modello americano, in cui la valutazione studentesca ha un’incidenza pesantissima, talvolta brutale, nel reclutamento dei docenti. Campus magazine, nel numero in edicola, lancia una campagna fra i lettori e su Facebook: «Dillo alla Gelmini: Anche NOI valutiamo».

Campagne

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È uscito, con straordinaria tem-pestività, un libro del profes-sore Roberto Perotti dal titolo

importante: L’università truccata.Alcuni contenuti di questo libro so-no utilizzati dalla destra al governo per giustificare i tagli all’università italiana, vengono inoltre utilizzati da molti media per una campagna di discredito nei confronti del mondo dell’università e della ricerca. Principalmente per questo motivo credo sia doveroso fare chiarezza su alcuni punti.In realtà, è possibile dimostrare che nel libro di Perotti ci sono tre grosse bugie e una mezza verità. L’econo-mista della Bocconi sostiene esisto-no quattro falsi miti riguardo l’Uni-versità italiana:Secondo Perotti...• È falso che all’università italiana mancano le risorse.• È falso che i ricercatori italiani sia-no «poveri ma bravi», ovvero che nonostante tutto, l’università italia-na è all’avanguardia.• È falso che il clientelismo è un fenomeno circoscritto.• È falso che l’università gratuita è egalitaria.Se si va però a leggere con atten-zione il libro, in particolare il ca-

pitolo III, non è difficile rendersi conto, per chi è del mestiere, che su tre di questi punti le argomen-tazioni non stanno in piedi, anzi si basano su «errori» grossolani di metodologia. Facciamo notare subito che la cosa

è molto strana, considerato il ca-libro del personaggio. Procediamo però con ordine.

Prima tesi: le risorse sono sufficientiOra, qualunque economista che

vuole verificare questa tesi, pro-cede per prima cosa andando a verificare qual è la spesa italiana per il sistema universitario in con-fronto con quella degli altri Paesi in rapporto al pil normalizzato a parità di potere d’acquisto. Se si

Le tesi dell’autore de L’Università truccata contestate da un documentato anonimo sul nostro sito. Le idee del bocconiano che spopola in tv, sezionate una per una. E una certezza: i ricercatori italiani sono produttivi

Amedeo vs Roberto: sul blog di Campus affondo anti-Perotti

Successo a orologeriaRoberto Perotti, economista della Bocconi, è uno storico censore della malauniversità. Pubblica da tempo un proprio Bollettino dei concorsi nel quale, dati alla mano, dimostra che regolarmente non vanno in cattedra i migliori. E anche quest’ultimo libro-libello continua a suscitare dibattito, portandolo negli studi televisivi ogni volta che ci sia da parlare (male) di università.Al libro hanno tirato però una formidabile volata l’altro castigamatti degli atenei, l’editorialista del Corriere della Sera, Gian Antonio Stella, e il collega e amico Tito Boeri, fi rma di Repubblica e animatore, con Perotti stesso, de LaVoce.info, sito di economisti dell’area riformista. Furbetta, infi ne, la scelta di Einaudi di uscire in libreria alla vigilia di un’elezione rettorale annunciata quanto discussa: quella di Luigi Frati alla Sapienza.

Pamphlet

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28 febbraio 2009 · 6

PRO

vanno a vedere questi dati, allora la tesi di Perotti appare subito in-sostenibile: il sistema universitario italiano appare evidentemente sot-to finanziato.L’autore però usa un metodo diver-so per proporre la sua valutazione. Ogni economista sa che se un’im-presa è sotto finanziata è facile che essa mostri delle inefficienze. Sa anche che se si va a calcolare la produttività di un sistema sot-to finanziato, procedendo quindi a dividere i risultati per i finanzia-menti, ci si rende subito conto che questa è bassa, mentre il costo del singolo prodotto è alto. La cura è semplice: vanno aumentati i finan-ziamenti.Perotti però magicamente, e ripe-tiamo, molto stranamente, inverte i ruoli di cause ed effetti. Egli tira fuori un coefficiente: 0.482, che trova in alcuni dati che fornisce il ministero per l’anno 2003 (e si noti che il libro di Perotti è usci-to nel 2008), e lo usa per proporre le cose proprio al contrario. Dice che, considerando il grande nu-mero di abbandoni, e consideran-do che ci sono molti studenti che non frequentano, si deve in realtà andare a contare quanti sono gli «studenti equivalenti a tempo pie-no». Così facendo, moltiplicando la spesa per ogni studente iscritto per l’inverso di detto coefficiente, salta fuori un risultato inaspetta-to: sorprendentemente il costo in Italia per l’università diventa tra i più alti del mondo. Quindi conclu-de che non è vero che l’università italiana è sotto finanziata. Qualun-que economista serio di fronte a questo gioco non può che rimanere alquanto perplesso.

I numeri di PerottiRagionassimo sopra. Il numero che utilizza Perotti che cosa misura? È un indice che dice che nel sistema ci sono delle inefficienze. Ma quali sono le cause di questa inefficien-za? Sono sicuramente più di una, elenchiamone alcune:

1. Potrebbe essere che gli studenti italiani non sono sufficientemente bravi, perché poco studiosi, o per-ché non ben preparati.2. Potrebbe essere che l’universi-

tà italiana sia troppo difficile se confrontata con quella degli altri paesi.3. Potrebbe essere che i docen-ti italiani non fanno bene il loro lavoro.4. Potrebbe essere che l’università italiana è sotto finanziata e che il numero di docenti per studente è troppo basso.Chi conosce la nostra università sa che tutti questi quattro punti sono in parte veri, ma che è particolar-mente importante il quarto. Chi ha frequentato i corsi dei primi anni conosce bene qual è il rapporto tra studenti e professori quando si fa lezione! E questo è il punto fon-damentale.Supponiamo che vengano aumen-tati i finanziamenti e si arrivi ad avere più professori per studente e anche un finanziamento più gran-de per le figure dei tutor (che si occupano appunto di vedere quali problemi hanno gli studenti e co-me dare loro una mano), quali po-trebbero essere gli effetti? Il co-efficiente che usa Perotti potreb-be cambiare e potrebbe andare nel verso opposto proprio il rapporto tra spesa ed efficienza del siste-ma. Rispetto al ragionamento che fa Perotti si avrebbe allora un risul-tato paradossale: se si aumentano i fondi, salta fuori che l’università costa meno!!

Una verifica sperimentaleUn esempio numerico: supponia-mo un sistema che per ipotesi sia sotto finanziato. Poniamo che co-sti 100 e produca con efficienza 0,4 un numero n di laureati ogni anno. Il costo complessivo per laureato è allora n/100. Supponiamo ora di spendere più soldi, poniamo 130. Supponiamo che adesso, venendo colmate alcune delle lacune del si-stema, l’efficienza passi a 0,8. Co-sa succede? Ora sono prodotti 2xn laureati a un costo per laureato che è 2n/130. Quindi, pur avendo speso più soldi, il singolo laureato viene a costare meno!Che cosa prova questo esempio? Dimostra che l’argomentazione di Perotti non può essere considera-ta valida.Ma ci sono altre cose strane nel

metodo di Perotti. Stranamente egli si riferisce a dati del 2003 e a un altro metodo di valutazione che evita di specificare per bene e che andrebbe a considerare il rapporto tra laureati e iscritti. Ma fate bene attenzione, il libro è stato pubbli-cato nel 2008. Tra i dati del 2003 e oggi le cose sono radicalmente cambiate perché in mezzo c’è stata una riforma: il cambio dell’ordi-namento al sistema 3+2. Per qua-le motivo l’autore evita di fare un adeguato riferimento a questa co-sa? La riforma del sistema è stata pensata proprio per curare alcuni dei mali del sistema italiano, per limitare i numeri di abbandoni e incrementare l’efficienza della no-stra università. È una cosa che ha avuto un qualche successo?I dati sono disponibili, anche sul sito dell’ufficio di statistica del ministero. Sono già stati fatti vari studi su questa cosa, e i risultati sono incontrovertibili: l’efficienza del sistema, intesa come capacità di sfornare laureati, è migliorata e di molto!Perché Perotti non considera que-ste cose? Osiamo pensare per un motivo molto semplice. Perché se si va a utilizzare lo stesso metodo, per altro sbagliato, invece che sui dati del 2003, su altri più aggior-nati che tengono conto della rifor-ma, allora comunque il giochetto non riesce. Il costo medio per «stu-dente equivalente a tempo pieno» risulterebbe comunque inferiore alla media degli altri Paesi indu-strializzati.Ora tutto questo è molto strano. Pe-rotti non è sicuramente uno sprov-veduto. Non può ignorare alcuni di quelli che sono i principi elementa-ri dell’economia di impresa.

Seconda tesi: poveri ma bravi? FalsoNon è vero il mito del «poveri ma bravi».Anche in questo secondo caso tro-viamo un errore metodologico di base che è stupefacente. Perotti fa riferimento a una serie di dati che valutano la produzione globale del sistema di ricerca italiano, e mostra che non è poi così brillante. Ma at-tenzione bene: il falso mito che la-scia intendere di voler smascherare è che non è vero che i ricercatori

italiani sono «poveri ma bravi». Se vuole far questo allora deve fare la cosa più elementare: andare a cal-colare qual è il rapporto tra i risul-tati della ricerca rispetto a quanto questa è costata. Deve cioè andare a valutare quella che è la produtti-vità del sistema. Sembrerebbe una cosa ovvia. Ebbene, Perotti sem-plicemente non lo fa, non ci prova nemmeno.

I conti di AmaldiE se si fanno i conti della pro-duttività che cosa salta fuori? Lo ha fatto il professore Ugo Amal-di andando a considerare proprio una delle fonti citate dal Perotti: un noto articolo di Sir David King apparso nel 2004 nella prestigiosa rivista Nature. I risultati: i ricerca-tori italiani sono effettivamente tra i più produttivi del mondo.Non ci credete? Allora verificate voi stessi. Consiglio il link:www.buconero. eu/2008/11/il-prof-ugo-amaldi-sulla-ricerca-italiana/Anche in questo caso questo «l’er-rore» di metodo da parte del Pe-rotti ha dell’incredibile. Per un professore di economia con il suo curriculum, che insegna alla Boc-coni, appare semplicemente im-possibile.Nel blog di Campus.it, la versione completa dell’intervento.

.itAll’interno della sezione Strano-

Campus del blog, altri interventi

sui temi politici.

• www.campus.itblog/2008/11/18/

la-controriforma-degli-studenti/

Le tesi «controriformiste dell’On-

da anomala» e alcuni commenti.

• www.campus.it/blog/2008/11/29/

londa-se-spenta/

L’Onda è già fi nita? Una rifl essione

sul futuro del movimento.

• www.campus.it/blog/2009/01/27/

concorsi-truccati-condannata-mo-

glie-del-presidente-crui/

Una tegola sul rettore della Sta-

tale di Milano, Guido Decleva. La

moglie, docente universitaria,

condannata in appello come com-

missario di concorso a Siena.

Amedeo, un blogger ordinario?Si è fi rmato soltanto Amedeo chi ha postato sul blog di Campus.it questo lungo articolo che pubblichiamo in parte. Amedeo interviene a commento di una nota di Giampaolo Cerri, direttore del magazine, proprio sul libro di Perotti. Un intervento che ha suscitato molti commenti. Ma chi è Amedeo? Molto documentato e polemico, potrebbe essere un docente dell’area economica. Info: www.campus.it/blog/2008/10/15/luniversita-e-

truccata/

Chi è...

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PRO7 · 28 Febbraio 2009

PRO

info: www.campus.itè un prodotto

Non facciamo accademia.Da 20 anni.Dal 1988 Campus, il primo magazine degli studenti, offre

uno sguardo originale sul mondo universitario italiano.

Parla il numero uno di Fondazione Cariplo (e di Acri). Nel 2007 ha distribuito 24 milioni all’università e altrettanti alla ricerca. E sull’eccellenza dice che... di Gianpaolo Cerri

Guzzetti:Guzzetti: per atenei e ricerca faccio un 48

C’ è un’accezione della paro-la «fondazione» che piace nel mondo accademico: è

quella relativa agli enti di origine bancaria, nati quando, nel 1990, la legge Amato introdusse la divisione fra le attività bancarie delle casse di risparmio e i loro patrimoni. Le fondazioni di origine bancaria sono infatti, da molti anni, grandi sovventrici del sistema universita-rio italiano: progetti di ricerca e at-trezzature trovano spesso risorse nei bandi e nei progetti di questi enti. Talvolta, è il caso di Fondazione Cassamarca con gli atenei di Pado-va e Venezia a Treviso, favoriscono l’apertura di nuove sedi.In testa ai finanziatori c’è certa-mente la Fondazione Cariplo di Milano, che interviene su tutto il territorio della Lombardia. Il suo presidente, l’avvocato Giuseppe Guzzetti, è anche il numero uno dell’Acri, l’associazione che le raccoglie tutte.Presidente, l’impegno di cui si fa carico la Fondazione Cariplo è im-

Fondazione Cariplo in cifre

Strumento Contributi

Bando Promuovere la formazione

di capitale umano d’eccellenza ed 2008 4.960.000 Bando Ricerca medica di base ed 2008 8.644.280 Bando Ricerca medica di base ed 2007 9.191.299 Bando Ricerca applicata ed 2008 4.704.613 Bando Reclutamento giovani ricercatori ed 2008 2.452.250 Azioni prog. non finanziabili sui bandi

ma coerenti con i Pda dell’Area 450.000

Erogazioni istituzionali Ist Ismu 850.000 Ist Centro Volta 180.000

portante: 24 milioni per l’universi-tà e fondi ancora maggiori per la ricerca. Eppure mi sembra che la stagione che stiamo vivendo debba richiedere un impegno ancora più grande per le fondazioni di origini bancarie. Quali sono le sue previ-sioni per il futuro?La Fondazione Cariplo non può dire che «si impegnerà di più». Quando si prende un impegno occorre sem-pre onorarlo al meglio. Noi teniamo molto alla qualità delle nostre ero-gazioni: non possiamo impegnarci a dare di più con il rischio di doverci poi accollare finanziamenti che non premino istituzioni qualitativamen-te compatibili con i nostri standard. Non siamo uno sportello di eroga-zione servizi che finanzia tutti colo-ro che ce lo chiedono. Per ogni no-stro bando raccogliamo le domande, le studiamo con attenzione, valutia-mo la qualità. Con un interesse prio-ritario: far venire in Italia scienziati che possano formare i nostri studenti nell’ambito delle scienze della vita e delle scienze dei materiali. Ed è

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chiaro che invece di promettere un aumento dei fondi erogati sarebbe necessario spendere bene quelli già a disposizione. Tutti, però, devono fare la propria parte.

Al vostro convegno milanese sul fundraising universitario che si è svolto nel dicembre scorso, si è presentato il caso di un grosso en-te che, volendo allocare 100 mi-lioni di euro, ha dovuto faticare non poco perché spesso le univer-sità non erano «pronte» a ricever-li. Che idea si è fatto, presidente, dell’università d’oggi?L’università italiana ha attraversato un periodo di estremo frazionamen-to: un tempo, l’allora rettore della Statale professor Paolo Mantegaz-za aveva realizzato, in collaborazio-ne con la Fondazione, poli univer-sitari presso ospedali di alta qua-lità per decongestionare i poli già esistenti: ma sempre di Università Statale si trattava. Adesso invece si sono create sull’intero territorio nazionale centinaia di università, l’una indipendente dall’altra.A mio avviso non si può fare né un discorso generale né un discor-so generico: le università lombarde sono altamente qualificate, parteci-pano ai nostri bandi ottenendo una valutazione positiva anche da parte di valutatori indipendenti. Al Sud ci sono fior di università d’eccellenza; nostri dipartimenti o facoltà intrat-tengono rapporti di collaborazione con università straniere Negli ultimi anni - penso all’ambito

della ricerca storica - si tendeva a dare di più a chi aveva speso di più: nessuno andava però a guardare co-me quelle risorse fossero state effet-tivamente impiegate. Occorre intro-durre un rigido sistema di verifica e di valutazione perché le università peggiori non penalizzino le altre; ed è necessario che questa valuta-zione avvenga a opera di organismi indipendenti.Attraverso i propri bandi, la Fonda-zione Cariplo intende incentivare le università alla qualità e all’ec-cellenza.

Il un recente libro (Roberto Perot-ti, L’università truccata, Einaudi 2008), l’autore istituisce un pa-rallelismo tra il sistema universi-tario, autoreferenziale, e il mondo delle fondazioni bancarie. Perotti sostiene che le fondazioni, come le università, «non rispondono a nessuno». Come commenta?

Ricerca scientifi ca e tecnologica: Cnr, Polimi e Statale su tutti

Organizzazione Progetto Contributo

CNR - INFM MDM Elettronica a livello atomico in nanostrutture di silicio – ELIOS

Politecnico di Milano

Università degli Studi del Piemonte Orientale

Università degli Studi di Brescia

Università degli Studi di Milano

Università degli Studi di Milano

Università degli Studi di Milano

Università degli Studi di Milano

Università degli Studi di Milano

Università degli Studi di Milano Bicocca

Università degli Studi di Milano Bicocca

Università degli Studi di Milano Bicocca

Università degli Studi di Milano Bicocca

Università degli Studi di Milano Bicocca

Università degli Studi di Pavia

Università degli Studi di Pavia

Microfl uidic large scale integrated devices with individual chamber control functionalized with active polymers for high-throughput screening in microscale 3D tissue models

Nano - micro - structured polymeric matrices for engineered cardiac prototissues

Fabrication of innovative metal -oxide-nanowire-based dye sensitized and hybrid solar cells

Progettazione e utilizzo di nuovi materiali organometallici o di coordinazione per celle solari organiche di terza generazione

Sistemi catalitici innovativi esenti da platino per celle a combustibile con membrane a scambio protonico (PEMFCs) per un trasporto sostenibile

Acido polilattico (PLA) nanocomposito ad architettura molecolare modifi cata per alte prestazioni nel packaging

Visible Light Sensitive Photocatalytic Materials for Separate Hydrogen Production Devices

Materiali a memoria ottica passiva realizzati incorporando cristalli liquidi in microstrutture tridimensionali

Microcavità laser monocristalline a semiconduttore organico

BioInspired Adhesives for Surgery

Metodi innovativi di sintesi e funzionalizzazione di nano- e micro- particelle per uso biomedico

Materiali ibridi porosi per lo sviluppo di nanocompositi innovativi

Transparent Polymer NANOcomposites with Tailorable Optical Properties: Fabrication and Characterization

Caratterizzazione di nanomagneti molecolari per MRI nel trattamento tumorale per cattura neutronica (NCT) con particolare enfasi per la BNCT

Materiali multifunzionali a bassa dimensionalità a base di ftalocianina

Politecnico di Milano Spintronic Biosensors for Medicine

CNR - Istituto per lo studio delle macromolecole

CNR - Istituto per lo studio delle macromolecole

Keratin-based composite bioplastics

Materiali micro e nanostrutturati: architetture funzionali a base di nanotubi di carbonio

Politecnico di Milano IMaging MAGnetic Interfaces and NAnostructures for applications in spintronics (IMMAGINA)

CNR - INFM MDM SPAM3 - Spin Polarized Adavanced Materials for Magnetic Memories

Politecnico di Milano Advanced Materials for Gas Diffusion Electrodes (GDE) in Polymer Electrolytes Membranes Fuel Cells (PEMFCs): superhydrophobic textiles and nanocarbon-based inks

Politecnico di Milano Sviluppo e caratterizzazione di materiali di scorrimento compositi a matrice polimerica tecnologicamente avanzati per applicazioni di isolamento sismico per aumentare la sicurezza di edifi ci e infrastrutture

Politecnico di Milano Caratterizzazione dinamica di materiali innovativi per dispositivi veloci

300.000

151.000

200.000

197.000

200.000

125.000

180.000

120.000

160.000

148.000

200.000

249.000

125.000

195.000

295.000

120.000

400.000

235.000

240.000

185.000

200.000

139.000

183.613

157.000

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Formazione e capitale umano di eccellenza: gli atenei fi nanziati

Organizzazione Progetto Contributo

Libera Università di Lingue e Comunicazione IULM (Milano) Social Media Lab Formazione d’Eccellenza in Web 2.0, Online Business e Web Marketing 155.000

Università Cattolica del Sacro Cuore Una nuova vision per l’Alta Formazione: decisioni e strategie per la crescita del capitale umano 300.000

Politecnico di Milano Scuola di Alta Formazione Matematica Bernhard Riemann 200.000

Università Cattolica del Sacro Cuore «Glocal» environmental governance. Percorsi formativi multidisciplinari post laurea sull’ambiente 200.000

Politecnico di Milano Formazione d’Eccellenza in Ingegneria dell’Informazione (FOREIGN) 400.000

Università Commerciale Luigi Bocconi Formazione in policy-making e management per la salute globale 675.000

Università degli Studi dell’Insubria Scuola Internazionale di Sviluppo Economico Comparato 200.000

Università degli Studi di Bergamo International Incoming Mobility 300.000

Università degli Studi di Bergamo International Outgoing Student Mobility 300.000

Università degli Studi di Brescia Progetto di scambio docenti con istituzione di posizioni denominate CARIPLO-UNIBS VISITING PROFESSOR e CARIPLO-UNIBS VISITING SCIENTIST presso un dipartimento del Massachusetts Institute of Technology 500.000

Università degli Studi di Milano Azioni integrate per lo sviluppo del capitale umano di eccellenza mediante l’internazionalizzazione 2009-2010 645.000

Università degli Studi di Milano - Bicocca Alta formazione e internazionalizzazione: dottorato DIMET 370.000

Università degli Studi di Milano - Bicocca International Summer/Winter School 2008-2010 210.000

Università Vita Salute San Raffaele (Milano) Alta Scuola di Dottorato di Ricerca Internazionale in Medicina Molecolare (DRIM) 355.000

Università Vita Salute San Raffaele (Milano) Promozione del programma di Dottorato di Ricerca Internazionale in Psicopatologia dello Sviluppo 150.000

Non voglio rispondere alle polemi-che di questo signore. Università e fondazioni sono autoreferenziali nella misura in cui mancano di op-portuni strumenti di verifica: cosa che non vale per Politecnico, Boc-coni, Statale e molte altre (ma non intendo fare elenchi che escludano alcune istituzioni a svantaggio di altre). Alla recente inaugurazione dell’anno accademico, Giulio Bal-lio (rettore del Polimi) ha ribadito che il Politecnico non soffre di nes-sun «complesso»: ci sono commis-sioni internazionali che ne valutano i programmi e l’ateneo si conferma in testa alle graduatorie.I soldi, è vero, sono pochi: ma ci sono. Si devono negare i finanzia-menti alle università che li ammi-nistrano male, o che hanno attivato corsi ad hoc per alcuni docenti. Il ministro Gelmini ha fatto delle im-pegnative dichiarazioni in proposi-to e io mi auguro che si continui su questa strada.

Uno dei ruoli della Fondazione Cariplo e delle fondazioni ban-carie in generale è il sostegno al diritto allo studio. Voi vi state oc-cupando di alcuni progetti di hou-sing sociale…Questo è solo uno dei settori nei quali siamo attualmente impegna-ti: quando Banca Intesa lanciò il progetto Bridge dei prestiti d’ono-re, emerse che gli studenti chiede-vano di poter concorrere a questi prestiti per far fronte al problema degli alloggiNoi oggi abbiamo un progetto di housing sociale: a Crema si sta realizzando, mi auguro che anche a Milano presto si realizzi median-te la messa a disposizione di aree idonee.

Qualche novità all’orizzonte ri-guardo ai prestiti d’onore?Siamo intervenuti concorrendo a costituire il fondo che garantisce i prestiti. Nell’ambito del progetto Bridge, siamo intervenuti con fondi di garanzia.

Viviamo una società bloccata, in cui «l’ascensore sociale» si è rotto. Qual è la sua analisi dell’Italia di oggi? Mi ha fatto piacere vedere che le attività della Fondazione in-cludano il sostegno alla creatività giovanile.Nell’azione di Fondazione Cariplo, invece, i giovani sono ben presenti. Ci sono, in sintesi, due settori nei quali interveniamo: giovani e scuo-

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Eccellenza e human capital, le università sostenute

Contributo

Università degli Studi di Milano Nuova terapia per distrofi a muscolare mediante l’utilizzodi cellule ingegnerizzate a cura del Dipartimento di Scienze Neurologiche 300.000

Università degli Studi di Pavia Bionformatica per l’ingegneria tissutale: costituzione di un gruppo di ricerca internazionale a cura del Centro Interdipartimentale di Ingegneria dei Tessuti 380.000

Università degli Studi di Milano Bicocca Processi di trasferimento ed intrappolamentodi energia in materiali scintillatori nano-fasicia cura del Dipartimento di Scienza dei Materiali 370.000

Università degli Studi di Milano Bicocca Functional regeneration of the mesocorticolimbic dopaminergic system as a model to study novel neuro-reparative strategies 352.250

Consiglio Nazionale delle Ricerche Somatic cell reprogramming: a potential source for tissue repair and regeneration 400.000

Università degli Studi di Pavia “Sviluppo di nuovi materiali e dimostrazione di prototipi di celle a combustibile polimeriche e agli ossidi solidi’’ a cura del Dipartimento di Chimica Fisica - terza annualità 150.000

Università degli Studi di Milano Un approccio combinatorio a materiali nanostrutturati avanzati per l’optoelettronica, i microsensori e la catalisi’’ a cura del Centro Interdisciplinare Materiali e Interfacce Nanostrutturati - terza annualità 150.000

Università degli Studi di Pavia Riprogrammazione di cellule staminali adulte: un nuovo approccio per ottenere cellule staminali più plastiche ed effi caci per applicazioni cliniche future nella terapia cellulare 350.000

la. Abbiamo in atto quattro progetti riguardanti medie e superiori: co-me fondazione non interveniamo né possiamo intervenire nelle compe-tenze degli istituti; ci occupiamo invece di alcuni progetti dei quali le scuole non si occupano ma che saranno di sempre maggiore impor-tanza per la nostra società. C’è in-nanzitutto il progetto E.S.T (Edu-care alla Scienza e alla Tecnica): i nostri ragazzi non si iscrivono più a fisica, matematica, statistica. Oc-corre farli innamorare della scien-za: la scuola non provvede, provia-mo noi a pensarci.Il progetto Live: educare alle arti performative, e a musica e teatro in particolar modo (con rassegna annuale di queste attività al Teatro Litta di Milano). Ci sono poi Edu-care all’ambiente, per parlare di «sviluppo sostenibile», e il Pro-getto culture, per integrare i ragazzi extracomunitari che arrivano nella nostra regione e che rischierebbero altrimenti di restare ai margini.Si tratta di quattro progetti a for-te impatto educativo, sviluppati in stretto rapporto con la direzione re-gionale scolastica e con le singole scuole. Si parte, come sempre, da un’iniziale fase di sperimentazione. Se va a buon fine, si estende il pro-getto al maggior numero possibile di scuole, per raggiungere anche migliaia di studenti.E naturalmente c’è un vasto impe-gno nelle attività sociali per preve-nire il disagio giovanile.

E poi vi occupate dei giovani ri-cercatori...Ci occupiamo di autori di ricerche dalle enormi potenzialità cui man-ca però il punto di contatto con il mondo imprenditoriale.Il capitale che si investe per la ricer-ca è un capitale a rischio: su dieci progetti finanziati, sette o otto fini-scono in nulla, ma i due o tre che hanno successo compensano am-piamente il fallimento degli altri. La Fondazione Cariplo sta muoven-dosi per finanziare il trasferimento dei risultati della ricerca dalle uni-versità al campo delle attività pro-duttive.

Ci ha parlato dell’università oggi. Che ricordo ha invece della sua università?Ne ho un ottimo ricordo. Studente di giurisprudenza alla Cattolica ne-gli anni dell’immediato dopoguer-ra, avevo - con i miei compagni di corso - vivida percezione di vive-re un fervido momento di crescita. La Cattolica di quegli anni era una fucina di ottima preparazione, con grandi professori: un’università che ha dato all’Italia politici importanti, come Amintore Fanfani il quale già allora osava parlare di globa-lizzazione, sostenibilità e sviluppo. Eravamo prima della contestazione del ’68: si studiava, ci si impegnava. Capivamo di far parte della grande stagione di ricostruzione e di rilan-cio del paese. Qualcosa che mi au-guro possa avvenire ancora oggi. G.C.

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11 · 28 Febbraio 2009 PRO

Un board di referee stranieri, un vaglio rigoroso. Ecco come Fondazione Cariplo sceglie di finanziare atenei e centri di ricerca. Parla il dirigente d’Area, Carlo Mango

La valutazione nella cassaforte di via Manin

Carlo Mango, 45 anni, ligure di Chiavari, dirige l’Area ricer-ca scientifica e trasferimento

tecnologico di Fondazione Cariplo. Tutti i progetti cui, nel 2007 (i dati 2008 saranno resi noti a breve), l’ente di via Manin 23 a Milano ha erogato, complessivamente, 48 milioni di euro sono passati da qui.Beneficiari, gli atenei lombardi e l’Università del Piemonte Orien-tale che, avendo sede a Vercelli, è all’interno dell’area di interesse della Fondazione.Con lui, a partire dal 2001, la Fon-dazione ha costruito un modello di valutazione dei progetti che oggi è punto di riferimento per tutt’Italia e non solo. Dottor Mango, da quell’anno, ne è stata fatta di strada...Sì, soprattutto se consideriamo che le erogazioni sono quasi decuplica-te: eravamo partiti da 5 milioni.Crescere nelle erogazioni era l’obiettivo?Non il solo. Siamo partiti con l’idea di in-crementare sì i volumi ma di lavorare soprat-tutto sulla qualità dei progetti.Che iter adottate?Operiamo attraverso Piani d’azione con il quali decliniamo le priorità di tipo stra-tegico, definiamo gli obiettivi e attiviamo gli strumenti.E chi definisce i pia-ni?C’è un organo di indirizzo, la Com-missione centrale di beneficenza, attraverso commissioni e sottocom-missioni, che possono avvalersi di audizioni di esperti e portatori di interesse. Lo scorso anno, sono stati sentititi oltre 200 stakeholders.Come opera l’area?

Attraverso analisi dei fabbisogni di ricerca e forsight scientifico-tecno-logici che forni-scono la fotografia di come si evolverà il contesto produtti-vo-tecnologico e il tessuto economico del territorio. Da cui scaturiscono i bandi.

Ci sono aree per le quali dichiarate interesse, a prio-ri...Sì, accade con i progetti, come nel caso del Progetto vaccini: la Fonda-zione dichiara di volersi occupare di un tema e propone alla stessa comu-nità scientifica la formulazione di come potrebbe essere declinata in progetti. In questo caso non dichia-

riamo né budget né obiettivo: non vogliamo drogare la domanda.Come selezionate le proposte?Col sistema dei peer-review: abbia-mo costruito un board di refeeres, studiosi di Paesi esteri, che lavora-no in istituti e centri di ricerca di eccellenza i quali, senza conoscer-si, valutano i progetti che gli sotto-poniamo. All’inizio, c’erano anche alcuni italiani all’estero. Oggi solo stranieri.E la Fondazione filtra?Fa un primo esame sull’ammissibi-lità e la macrocoerenza. Lo scorso anno, il 25 per cento delle 321 ri-chieste si è firmato qui.E il board viene rinnovato?C’è un turn-over annuo del 40%. Torniamo all’iter dei progetti... Applichiamo un algoritmo che tie-ne conto del responso di almeno tre referee ma anche della valutazione

Carlo Mango

sità

univ

master

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TUTOR

trale

matrico

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stage3+2 tecno

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dottorato

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ingegneria

medicina

GIA

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nuovetecnologie

fisi

testt

red

itiT

ES

Imarketing

tica

specialistica

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Stella insieme a Frati?Perotti con Figà Talamanca?

Crui e Aquis?li trovi in StranoCampus, il blog

degli uffici (che pesa per circa 20%, in relazione alla storia dei prece-denti) e il tutto passa al consiglio di amministrazione. Nel 2008, abbia-mo finanziato 76 progetti dei 238 arrivati: il 30 per cento. Quali sono i vostri benchmark?Le grandi fondazioni europee, con cui ci confrontiamo, anche con la partecipazione all’European Phi-lantropy Forum.Di che cosa siete soddisfatti mag-giormente?Di dare risposte a tutti, sempre. E di vedere cresce la cultura della valu-tazione in tutti i nostri partner, an-no dopo anno. Potevamo morirne, invece l’abbiamo costruita passo, passo.Le altre fondazioni italiane?C’è un confronto continuo, attra-verso Acri. Nel progetto Ager col-laboriamo in 13. G.C.

Così girano i finanziamenti

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Aquis alla Gelmini: sia la Robin Hood del Ffo

Cara ministra ti scrivo. Aquis ha indirizzato il 26 febbraio alla Gelmini una lettera aper-ta per denunciare le pecche nell’attuale si-

stema di finanziamento. Non è la prima volta che l’associazione degli atenei virtuosi si fa sotto con la ministro: già il 28 novembre, Vincenzo Mila-nesi e gli altri rettori avevano illustrato al ministro la loro posizione sui finanziamenti degli atenei, constatando quindi con piena soddisfazione come parte delle richieste da loro avanzate fosse stata accolta nell’art. 2 della legge 1/2009, laddove si prevede che il 7 per cento del Ffo sia ripartito proporzionalmente a qualità di offerta formativa

e ricerca. Ora Aquis preme perché sia superata l’anomalia di un sistema fondato sul principio di autonomia degli atenei ma privo di rigorosa valutazione di come le università esercitino i po-teri di autogoverno che l’autonomia attribuisce loro. E sulla valutazione si chiede di accelera-re: rilanciare il Civr, potenziare il Cnvsu, dando crescente rilevanza dei modelli da esso elaborati, e riprendere l’Anvur. In controtendenza rispetto alla finanziaria 2008, che prevede una riduzione del 10 per cento sui finanziamenti pubblici alle università, Aquis preme inoltre perché l’Italia si attesti su standard europei, introducendo provve-

dimenti per potenziare ricerca e innovazione. Pen-sare in grande, scrive Aquis, non vuol dire però dimenticare le piccole e grandi ingiustizie locali: è necessario riequilibrare l’asimmetria tra regioni sovra e sotto-finanziate (pochi fondi al nord, co-sta adriatica, Calabria), ma non si deve nemmeno dimenticare di sanare la situazione di sofferenza delle università che includono una facoltà di Me-dicina. La suddivisione di prestazioni dei docenti, tra didattica, ricerca e assistenza, crea problemi di bilancio, a carico del sistema universitario e a tut-to vantaggio del Servizio sanitario. Un’assimetria, di nuovo. L.M.Z

La fi nanza creativa di MMPaolo Flores d’Arcais - teorico del giustizialismo italiano e anima dei girotondi - ha impegnato un intero numero del suo Micromega (uscito a dicembre scorso) per analizzare l’Onda.Risultato: 180 pagine pressoché zeppe di ideologia che raggiungono l’acme nell’intervento di Giulio

Marcon, personaggio di spicco del mondo new global (già presidente della Campagna Sbilanciamoci). E si sbilancia non poco, Marcon, nell’individuare uno scenario di tagli su università e ricerca, alternativi a quelli gelminiani. Come un anti-Tremonti, trova 4,6 miliardi di euro tagliando 732 milioni di euro di contributi alle scuole private, 2 miliardi con l’adozione del software gratuito nelle pubbliche amministrazioni e 1,5 miliardi blocco del turn-over ma nelle Forze armate. «Ci sono 40mila marescialli in esubero», sibila, «spostiamoli alla protezione civile». E con un’iperbole di fi nanza creativa, Marcon prevede 450 milioni di euro di entrate da una tassa sulla pubblicità. Peccato che, nella crisi recessiva che attraversiamo, la pubblicità sia caduta a picco. C’è da augurarsi che di Tremonti, Marcon porti solo il nome e non debba mai fi nire nella poltrona più alta di via Nazionale.

Fuorisede? Nei container Ci sta pensando, Valérie Pécresse, ministro per l’Insegnamento superiore e la ricerca di Sarkozy, dopo un viaggio ad Amsterdam, in cui ha potuto osservare da vicino un’esperienza pilota nell’alloggiamento degli universitari.Si tratta di veri e propri prefabbricati, di 27 metri quadrati ciascuno, completamente attrezzati, alimentati da pannelli solari e dotati di tutti i comfort, collegamento wi-fi incluso.

Molto simili a quelli usati dalla Protezione civile italiana, nelle emergenze, per alloggiare gli sfollati. Nel caso olandese, però, i container sono montati uno sull’altro, a formare una sorta di palazzo, come mostra anche il portale specializzato in architettura Inhabitat.com.Agli studenti verrebbero offerti a 300 euro al mese. Attualmente gli alloggi standard nelle cosiddette «Cité U», gli studentati prossimi agli atenei, offrono spazi di 9 metri quadri.

Concorso fatale per la Caizzi-DeclevaUn’altra tegola cade, violentissima, sull’immagine dell’università italiana. La Corte d’appello di Firenze, ribaltando una sentenza di primo grado pronunciata dal Tribunale di Siena, ha condannato, a metà gennaio, due docenti universitari, Fernanda Caizzi e Walter Leszl, rei di aver pilotato un concorso universitario per un

posto di associato in Storia della fi losofi a presso l’Università di Siena, nel 2001.I due ordinari, assolti in primo grado, sono stati giudicati colpevoli di abuso d’uffi cio e condannati a un anno di reclusione nonché a risarcire i danni morali alla candidata che, ritenendosi ingiustamente esclusa, aveva sporto denuncia.La professoressa Caizzi, oltre a essere un ordinario della Statale di Milano, è anche moglie del rettore di quell’ateneo, Enrico Decleva, attualmente presidente della Conferenza dei rettori delle università italiane-Crui.

Oxford: nuovi versi in cattedra A Oxford sta per scadere l’incarico per la cattedra di Poesia, istituita nel 1706 e affi data fi no a maggio al professor Christopher Ricks.Entro la fi ne di aprile verranno formalizzate le candidature e circolano i nomi dei possibili concorrenti: sono i poeti inglesi Carol Ann Duffy, Andrew Motion, Simon Armitage, John Stallworthy, J.H. Prynne e John Wilkinson, l’australiano Les Murray, lo statunitense Jorie

Graham e il neozelandese Fleur Adcock.

Brevi da e per gli atenei

Dagli atenei virtuosi una pressante richiesta di riequilibrare la distribuzione dei fondi

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Alcuni dirigenti della Seconda università di Roma stavano per essere arrestati dalla procura di Catanzaro, su mandato del sostituto Luigi De Magistris, poi finito al centro di una guerra fra sedi giudiziarie. Una storia che non si è chiusa di Paolo Fantauzzi

«Stavo per fare arrestare di-rigenti di Tor Vergata». La frase dell’allora procura-

tore della Repubblica di Catanza-ro Luigi De Magistris appare sui giornali, con tutto il clamore che ne consegue, all’inizio del mese di dicembre. Il riferimento è alle dichiarazioni rese quasi due mesi prima (il 24 settembre) ai pm di Sa-lerno Gabriella Nuzzi e Dionigio Verasani che indagano sulle pre-sunte pressioni esercitate nei suoi confronti da alcuni colleghi della Procura calabrese per le sue inchie-ste scottanti. La «guerra fra Procure», come è stata ribattezzata, e il suo epilogo sono cronaca delle ultime settima-ne. Su Tor Vergata, invece, dopo l’eclatante rivelazione, nessuna ul-teriore notizia né approfondimen-to: il secondo ateneo della capitale, così come è all’improvviso apparso sulla scena, altrettanto rapidamente è tornato dietro le quinte. L’unico a essersi mosso per chiedere lumi sulla sortita del magistrato è stato il senatore del Pdl, Domenico Gra-mazio, che ha presentato un’in-terrogazione ai ministri Alfano e Gelmini per sapere se era loro in-tenzione «portare avanti iniziative finalizzate a individuare eventuali azioni di mala gestione all’interno della citata università». «Per il mo-mento senza ancora aver ricevuto alcuna risposta», afferma a Cam-pus Pro il parlamentare di Alleanza nazionale.

L’INCHIESTA Ma che cosa ha detto effettivamen-te De Magistris? Su che cosa stava indagando? Quali sono i casi che lo avevano indotto ad aprire un’in-chiesta che riguardava la seconda università di Roma? Sulla base di quanto è apparso su-gli organi di stampa, sono pochi gli elementi forniti dal procurato-re: «Stavo anche per concludere - con l’emissione del provvedimento di chiusura indagini e il sequestro di ingenti somme di denaro, oltre che con la richiesta di misura cau-telare personale - due importantissi-me indagini che avevano ad oggetto anche ambienti dell’università». De Magistris non fa i nomi ma ricor-da che vi erano coinvolti un «vice-rettore ed un preside» (della pre-cedente amministrazione Finazzi Agrò, ndr).In realtà De Magistris ha detto mol-to di più. Sulla base dei documenti giudiziari che Campus Pro ha avuto modo di consultare, emerge innan-

ziamenti pubblici, anche da parte dell’Unione europea, per oltre 8 miliardi di lire. Si tratta di finan-ziamenti per progetti di ricerca, fi-nanziati in gran parte dall’Unione europea e dall’Agenzia spaziale eu-ropea […]. Mi consta anche che ab-bia tenuto lezioni presso le facoltà La Sapienza e Tor Vergata destinate ai responsabili amministrativi dei dipartimenti universitari sulla ge-stione finanziaria e amministrativa dei progetti europei».Nel discorso del pm, insomma, tut-to sembra tenersi: inchieste scottan-ti, coinvolgimenti eccellenti e osti-lità all’interno del sistema giudizia-rio, tali da giustificare a suo dire un autentico complotto per bloc-care le indagini. Tanto è vero che terminato questo passaggio torna immediatamente a fare riferimen-to all’inchiesta sui corsi di forma-zione negli atenei, per specificare come anche in questo caso sia coin-volto, indirettamente, un altro suo «oppositore» nel capoluogo cala-brese: «Ricordo che il fratello del dottor Salvatore Murone, procura-tore facente funzioni a Catanzaro, Mario, è professore universitario a Tor Vergata». (In realtà Murone non era professore, ma ricercatore presso la cattedra di Diritto proces-suale penale di Carlo Taormina e dallo scorso anno accademico si è trasferito proprio all’Università di Catanzaro, ndr).

IL CONSORZIO CRATI A leggere i documenti contenenti le sue dichiarazioni, è evidente come in realtà, pur senza «scoprire» del tutto le carte sulla sua attività inve-stigativa, De Magistris abbia inte-so dare ai pm di Salerno un quadro molto nitido per quel che riguarda l’oggetto delle sue inchieste sugli atenei (ben due, pare di capire dalle sue parole). Un riferimento, quello del giudice, «sfuggito» alla stampa nazionale quando ha riportato degli imminenti arresti a Tor Vergata, ma prestando attenzione alle sue paro-le, sembra ben chiaro attorno a che cosa ruotasse l’inchiesta. Si capisce dal modo in cui proce-de la deposizione: De Magistris ha appena terminato di parlare del-la ricorrente presenza, durante gli accertamenti svolti nell’inchiesta «Why not», di esponenti politici dell’Udeur o riconducibili a questo partito all’interno di società desti-natarie di finanziamenti pubblici gestiti illecitamente. Subito dopo aggiunge: «A tal proposito voglio anche aggiungere quanto segue: la

Campus non ha mai fatto mistero di sostenere posizioni garantiste. Spesso, dalle colonne del magazine e dal blog di Campus.it, abbiamo

criticato un certo giustizialismo facile facile, soprattutto in tema di concorsi. Ciò non signifi ca però censurare le notizie. Anzi, un giornale nasce per darle. dopo averle verifi cate, per poi lasciarne la valutazione al lettore. La vicenda che raccontiamo in queste pagine, emersa a lato di uno scontro fra procure senza precedenti, è tutt’altro che archiviata e i documenti di cui siamo venuti in possesso la circoscrivono meglio.

Tor Vergata, la bufera che non si è mai scatenata

Dalla ricerca energetica

alla formazione avanzataCRATI, come il più grande fi ume della Calabria. Il consorzio universitario opera da quasi vent’anni nell’area fra Cosenza e Lamezia Terme. Una sede legale presso l’Università della Calabria e una secondaria presso la facoltà di Ingegneria di Tor Vergata, nel consiglio di amministrazione siedono, fra gli altri, Franco Prodi, fratello dell’ex presidente del Consiglio, in rappresentanza del Cnr, e Antonino

Gatto, presidente della catena di supermercati Despar. Ricerca energetica, ambientale e meteorologia, i settori in cui opera, ma si occupa anche di ricerca applicata, trasferimento tecnologico e corsi di formazione in settori avanzati. Negli ultimi anni ha ricevuto 3 milioni di euro dal Miur per il progetto e l’avvio di un laboratorio fi nalizzato al supporto e allo sviluppo di produzione di ottiche non convenzionali e 770.000 euro dalla Ue per la realizzazione di un prototipo a infrarossi per il monitoraggio di parametri ambientali.

Consorzio CRATI

zitutto il fatto che non fossero solo «il vicerettore e un preside» a esse-re implicati nell’inchiesta. Il magi-strato nella deposizione fa infatti un vago riferimento ad alcuni dei sog-getti interessati dall’attività investi-gativa e all’ambito d’indagine. In quella che lui stesso ha definito «la più imponente inchiesta sulla ge-stione illecita dei corsi di formazio-ne professionale», il procuratore in un altro passaggio delle sue dichia-razioni specifica che nell’indagine «erano coinvolti anche professori di primo piano dell’Universita Tor Vergata di Roma» e che questa ri-guardava «i corsi di formazione e i progetti finanziati dalle Università,

anche attraverso i Consorzi».

I PRESUNTI «NEMICI» Due settimane dopo (è il 1° ottobre) De Magistris si spinge ancora più in là e, di nuovo davanti ai colleghi di Salerno, decide di fornire elemen-ti utili, a suo dire, a comprendere le azioni disciplinari «prive di al-cun fondamento» avviate nei suoi confronti. Dichiara il magistrato: «Il professor Francesco Delli Pri-scoli, figlio del procuratore genera-le della Cassazione, dottor Mario Delli Priscoli, insegna all’Univer-sità La Sapienza di Roma, e grazie al suo contributo risulta che l’uni-versità ha ottenuto ingenti finan-

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Crati scrl è un consorzio per la ri-cerca e l’applicazione di tecnologie innovative ed è un consorzio uni-versitario, senza fini di lucro, co-stituito dalle tre università calabre-si di Cosenza, Catanzaro e Reggio Calabria, dall’università di Roma Tor Vergata, dall’Università di Pe-rugia, dal Cnr, da Fincalabria e da altri. [...] Tra i sindaci della predet-ta società vi era Pierpaolo Sganga, commercialista segretario ammi-nistrativo dell’Udeur. Tale società mi risulta fosse destinataria di fi-nanziamenti da parte dell’Unione europea». Il magistrato parla poi del consorzio Cies (Centro di in-gegneria economica e sociale, for-mato dagli atenei calabresi, dalla Luiss e dal Politecnico di Milano) probabilmente anch’esso al centro di accertamenti nell’ambito di Why Not, per poi pronunciare la famosa frase sull’imminente conclusione dell’inchiesta con i relativi arresti: «Con riguardo ad illeciti commessi nell’ambito dei consorzi universita-ri e delle università (tra cui l’univer-sità Tor Vergata di Roma) mi stavo accingendo, lo avrei fatto di certo entro il mese di ottobre 2008, a de-positare l’avviso di chiusura di in-dagine, unitamente ad un provvedi-mento di sequestro molto ingente di denaro e forse anche, se avessi fatto in tempo, di atto cautelare, nell’am-bito della più imponente inchiesta sulla gestione illecita dei corsi di formazione professionale». Dalla successione delle dichiara-zioni di De Magistris, pare dunque di capire che proprio il consorzio Crati fosse interessato dall’attività investigativa della Procura.

LA SCATOLA VUOTAIl Crati è un consorzio costituito nel 1990, si occupa di ricerca applica-ta e corsi di formazione in settori avanzati. Presieduto da Carlo Bel-lecci, docente di Ingegneria a Tor Vergata, ha un laboratorio a Lame-zia Terme e uno a Roma e nono-stante i 178mila euro di perdita nel 2007 è una società che movimenta mediamente 1 milione e mezzo di euro l’anno. Lo testimoniano i fi-nanziamenti che riceve, dalla Re-gione Calabria all’Unione europea, passando per il Miur e l’Agenzia spaziale italiana. In realtà, pur esprimendo il presidente nel cda del consorzio, l’università romana possiede solo lo 0,82% del capitale sociale (appena 510 euro), rappre-sentando il più piccolo dei suoi 14 soci attuali. E pur avendo al suo in-terno alcune piccole e medie impre-se, il Crati è equiparato ai consor-zi esclusivamente universitari, con tutte le agevolazioni previste dalla legislazione regionale, nazionale e comunitaria.Nell’impossibilità di sapere a quali conclusioni fosse giunto De Magi-stris, c’è tuttavia qualche osserva-zione che può essere fatta in meri-to alle aziende che fanno parte del Crati. Guardando alla composizio-ne societaria, salta agli occhi infatti il ruolo della Zugal, una srl che di-spone del 4% del capitale del con-

DEPOSIZIONE DI LUIGI DE MAGISTRISPag. 485 (416) - CRATI

La CRATI è un consorzio per la ricerca e le applicazioni di tecnologie innovative ed è un consorzio universitario, senza fi ni di lucro, costituito dalle tre Università di Cosenza, Catanzaro e Reggio Calabria, dall’Università di Roma Tor Vergata, dall’Università di Perugia, dal CNR, da FINCALABRA (oggetto di inchiesta nell’ambito dei procedimenti penali Poseidone e Why Not) e da altri. Tale società risultava anche quale socio fondatore del BIC Calabria (anch’esso da me monitorato in diversi procedimenti, tra cui quelli appena citati), nonché socio del Parco Scientifi co e Tecnologico della Calabria, cd. CALPARK (oggetto delle indagini Why Not prima della sottrazione illecita da parte del dr. FAVI). Se non erro, nel consiglio di amministrazione della predetta società vi erano, tra gli altri, Antonino GATTO e Franco

PRODI (in Why Not era indagato, come noto, il presidente del Consiglio dei ministri prof. Romano PRODI); tra i Sindaci della predetta società vi era Pierpaolo SGANGA, omonimo del Pier Paolo SGANGA, commercialista segretario amministrativo dell’UDEUR. Tale società mi risulta fosse destinataria di fi nanziamenti da parte dell’Unione Europea e mi risulta anche che avesse un laboratorio in Lamezia Terme. Il Consorzio CIES (Centro di ingegneria economica e sociale) mi risulta essere stato presieduto dall’avv. Fabrizio CRISCUOLO, tra i consiglieri vi è anche Don

Biagio AMATO, già da me indagato per gravi fatti di reato negli anni 1997/1998 nell’ambito

di un’inchiesta che aveva a oggetto soprattutto truffe della Fondazione Betania, della quale l’AMATO era il fondatore e/o il presidente. Presidente del Collegio Sindacale della CIES è il dott. Giorgio SGANGA. Socio fondatore è la UNICAL, Università della Calabria con sede in località Arcavata di Rende in provincia di Cosenza. Tra i soci sostenitori vi è la Fondazione Betania, il ministero delle Comunicazioni (di cui è stato titolare l’allora ministro Maurizio GASPARRI, coinvolto nell’inchiesta Poseidone, seppur formalmente ancora non indagato prima che il dott. LOMBARDI me la revocasse in modo illegale) e l’ARSSA (già oggetto di investigazioni da parte del mio Uffi cio). Con riguardo a illeciti commessi nell’ambito dei Consorzi universitari e delle università (tra cui l’Università Tor Vergata di Roma) mi stavo accingendo, lo avrei fatto di certo entro il mese di ottobre 2008 a depositare l’avviso chiusura indagine ai sensi dell’art. 415 bis c.p.p., unitamente a un provvedimento di sequestro di somme molto

ingenti di denaro e forse anche, se avessi fatto in tempo, di atto cautelare, nell’ambito della più imponente inchiesta sulla gestione illecita dei corsi di formazione professionale. Pag. 490 (422): ARRESTI.Il prof. DELLI PRISCOLI mi consta anche che abbia tenuto lezioni presso le facoltà La Sapienza e Tor Vergata destinate ai responsabili amministrativi dei dipartimenti universitari sulla gestione fi nanziaria e amministrativa dei progetti europei. Come già riferito in precedenti verbali, ero titolare e stavo per concludere – prima del mio repentino anticipato possesso al tribunale di Napoli – un’indagine molto delicata sui corsi di formazione e sui progetti fi nanziati dalle università, anche attraverso i consorzi, in cui erano coinvolti anche professori di primo piano dell’Università Tor Vergata di Roma, se non erro anche il vice rettore e un preside. Ricordo che il fratello del Dott. Salvatore MURONE, procuratore FF a Catanzaro, Mario, è professore universitario all’ateneo di Tor Vergata di Roma.

«Erano coinvolti anche professori di primo piano,

se non erro anche il vicerettore e un preside»

Verbale 1

Luigi De Magistris, ex pm a Catanzaro

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sorzio, di proprietà di un commer-cialista di Cosenza e del suo socio. Nella sua ragione sociale è previsto lo svolgimento di corsi di forma-zione professionale, tanto che fra i recapiti è indicata una sede ammi-nistrativa in contrada Macchia Ta-vola, nel comune di Bisignano (Co-senza), proprio per svolgervi corsi di formazione professionale. Ma la Zugal, secondo il suo oggetto sociale, si occupa un po’ di tutto: costruzione e gestione di alberghi, ristoranti, infrastrutture per lo sport e la riabilitazione fisica e sanitaria, corsi di aggiornamento, seminari e convegni. Con una precisazione: «La società potrà compiere tutte le operazioni mobiliari, immobiliari, commerciali e finanziarie neces-sarie o utili per il raggiungimento dello scopo sociale». Peccato che la società, costituita nel 2000, di fatto risulta essere inattiva da anni. Di più, non risulta essere mai stata avviata: la Zugal non ha mai svol-to l’attività dichiarata né nessuna altra attività. Resta tuttavia da chiarire come ab-bia fatto e per quale ragione quella che a tutti gli effetti si configura come una scatola vuota abbia pre-so parte al board di un consorzio che gestisce centinaia di migliaia di euro di finanziamenti solamente dal ministero dell’Università e ri-cerca.

IL CRATI Una comunità montana, una riser-va naturale, una miriade di aziende sparse sul territorio. Tutte che ri-chiamano nella loro denominazio-ne il più grande fiume della Cala-bria, il cui nome fu scelto ai tempi della Magna Grecia per indicare la personificazione della potenza. Ma anche un consorzio universitario, il Crati scrl, ormai una realtà conso-lidata da quasi vent’anni nell’area compresa fra Cosenza e Lamezia Terme. Una sede legale e amministrativa è presso l’Università della Calabria e una secondaria presso la facoltà di Ingegneria di Tor Vergata, nel con-siglio di amministrazione del Crati siedono, fra gli altri, Franco Prodi, fratello dell’ex presidente del Con-siglio, in rappresentanza del Cnr, e Antonino Gatto, presidente della catena di supermercati Despar. Il consorzio che opera prevalente-mente nei settori di ricerca energe-tica, ambientale e meteorologia, si occupa anche di ricerca applicata, trasferimento tecnologico e corsi di formazione in settori avanzati. Ospita studenti per stage, tesi di laurea, tesi di dottorato e finanzian-do borse di studio, assegni di ricer-ca e posti aggiuntivi di dottorato. Tra i finanziamenti più ingenti rice-vuti negli ultimi anni, poco meno di 3 milioni dal Miur per il progetto e l’avvio di un laboratorio finalizzato al supporto e lo sviluppo di produ-zione di ottiche non convenzionali e 770mila euro dalla Ue per la realiz-zazione di un prototipo a infraros-si per il monitoraggio di parametri ambientali. P.F.

«L’università ha ottenuto ingenti fi nanziamenti

pubblici, per oltre 8 miliardi di lire»Pag.1285 – DELLI PRISCOLI (docente di Ingegneria alla Sapienza)

Il prof. Francesco DELLI

PRISCOLI, fi glio del Procuratore generale della Cassazione dott. Mario DELLI PRISCOLI, del quale ho già riferito in precedenti audizioni, insegna all’Università La Sapienza di Roma, e grazie al suo contribuito risulta che l’università ha ottenuto ingenti fi nanziamenti pubblici, anche da parte dell’Unione europea, per oltre 8 miliardi di lire. Si tratta di fi nanziamenti per progetti di ricerca, fi nanziati in gran parte dall’Unione europea e dall’Agenzia spaziale europea. Taluni di tali progetti mi consta siano stati svolti anche in collaborazione con la società ALENIA, del gruppo FINMECCANICA (nel cui Consiglio di amministrazione vi era anche Franco

BONFERRONI, indagato per gravi reati nelle inchieste Poseidone e Why Not). Il prof. DELLI PRISCOLI aveva un ruolo centrale e determinante nell’approvazione di tali progetti e nel reperimento dei fi nanziamenti, tanto è vero che risulta essere stato anche responsabile scientifi co di progetti da lui curati e coordinati. Mi risulta che il prof. DELLI PRISCOLI abbia insegnato anche Tecnica delle comunicazioni via satellite nell’ambito di corsi organizzati dallo Stato maggiore della Difesa in convenzione con il CNR (Istituto presso il quale mi pare abbia avuto e forse ha tuttora il fratello dell’allora presidente del Consiglio Romano PRODI, indagato

proprio nell’inchiesta Why Not). Mi consta che il prof. DELLI PRISCOLI abbia lavorato su rilevanti progetti anche in collaborazione con la Deutsche Telecom, società per la quale presta servizio Maurizio POERIO, personaggio di primo piano nelle inchieste Poseidone e Why Not destinatario anche

di un decreto di perquisizione da me emesso con esito positivo.

Contratti e progetti di ricerca e relative responsabilità. Attività manageriali e di coordinamento• 1995 presente: Diciannove progetti di ricerca fi nanziati dall’Unione europea (UE) (nell’ambito del quarto, quinto e sesto programma quadro) e dall’Agenzia spaziale europea (ESA), svolti in collaborazione con aziende europee di primaria importanza. Responsabile scientifi co di quattordici di questi progetti per l’Università di Roma La Sapienza. Il totale dei fi nanziamenti acquisiti da Francesco Delli Priscoli, a benefi cio dell’Università

di Roma La Sapienza, nell’ambito di questi progetti ammonta a circa 8 miliardi di lire netti.• 1992 presente: Dodici progetti di ricerca nazionali di cui Francesco Delli Priscoli è stato responsabile scientifi co per l’Università di Roma La Sapienza. Il totale dei fi nanziamenti acquisiti

da Francesco Delli Priscoli, a benefi cio dell’Università di Roma La Sapienza, nell’ambito di questi progetti ammonta a circa 500 milioni di lire netti.DOMANDA. In sostanza, dagli accertamenti da Lei svolti in qualità di pubblico ministero titolare del procedimento c.d. Why Not, emergevano nominativi di esponenti politici dell’UDEUR ovvero

soggetti riconducibili al predetto partito politico nelle compagini costitutive e/o amministrative delle società interessate alla gestione e/o captazione di fi nanziamenti pubblici regionali, nazionali ed europei?RISPOSTA. Assolutamente sì. Come già riferito al Suo Uffi cio, in particolare, la TESI S.p.A. era il tipico esempio di gestione, anche illegale, del denaro pure di provenienza pubblica in modo trasversale da parte di quasi tutti gli schieramenti politici. Ricordo perfettamente che in quella società vi era anche un rappresentante del partito dell’UDEUR. Così come esponenti riconducibili a quel partito si rinvenivano in altre società.

Verbale 2

Clemente Mastella, ex Guardasigilli

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L’università più antica del mondo fa da incubatore a un’azienda neocostituita, assumendosene il rischio. Dubbi su gara, privacy e attività di recruiting del CareerDay bolognese di Giampaolo Cerri

Bologna: ateneo pubblico & business privato

Nato per orientare gli stu-denti in entrata e i laurean-di in uscita, AlmaOrien-

ta 2009, manifestazione dell’Uni-versità di Bologna e gestita dalla società Emblema Srl, svoltasi all’inizio di febbraio, disorienta

non poco gli osservatori. Per i lettori di Campus, una vi-cenda tutt’altro che nuova. Già sull’edizione 2008 del CareerDay, il nostro giornale aveva sollevato alcune perplessità sui tempi e i metodi con cui l’amministrazione

dell’ateneo più antico del mondo aveva organizza-to la manifesta-zione. Come si può rico-struire leggendo su campus.it gli articoli segnala-ti a fianco, l’uni-versità petroniana anziché fugarle, con un’intervi-sta alla «madre» dell’iniziativa, il prorettore Paola Monari, aveva finito per alimen-tarne di nuove, rifiutandosi poi, ostinatamente, di rispondere alle nostre domande. Perplessità che sono aumenta-te quando, nel settembre scor-so, l’ateneo non aveva ritenuto di dover rivelare chi avesse vinto la gara di aggiu-

dicazione dell’evento CareerDay, abbinato per il 2009 anche alla tra-dizionale manifestazione di orien-tamento in entrata, AlmaOrienta appunto. Gara vinta dalla medesi-ma società Emblema Srl, che aveva gestito il CareerDay, affidatole a trattativa privata.

Siti pubblici, domini privatiIn mezzo, c’è un piccolo pasticcio con i domini internet della mani-festazione. Campus aveva scoper-to, a settembre, che l’indirizzo ufficiale della manifestazione CareerDay 2008 (www.careerday.unibo.it) portava, in realtà, a un’altra url, www.careerdaybo.it, che corrisponde a un server di pro-prietà della stessa Emblema Srl, «con quale gestione di tutti gli aspetti di privacy sarebbe interes-sante conoscere», scrivemmo allo-ra. Discutibile poi che «migliaia e migliaia di contatti web (preziosis-simi per il marketing)», venissero «reindirizzati su un’azienda priva-ta che, evidentemente, potrà disporne liberamente». Dubbi che rimangono tutti in pie-di visto che, alla vigilia dell’even-to, il sito «privato», era gemello dell’altro dell’Alma Mater e anche per quello di proprietà di Emble-ma, il responsabile del trattamento dati ai fini della privacy, risultava essere l’ateneo. Ma non è la sola singolarità che contraddistingue questa vicenda.

La prima di tutte riguarda la scelta di Emblema per l’affidamento del CareerDay 2008. Quando l’Unibo, alla fine del 2007, individua questa società come partner della prima manife-stazione di orientamento al lavo-ro, Emblema è praticamente ne-onata, è stata costituita due anni prima (novembre del 2005), ha un minuscolo giro d’affari, 169mila euro, e un capitale sociale versa-to di 2.500.

L’ateneo come incubatoreNon che le alternative mancassero: proprio a Bologna opera, da oltre 15 anni, la Cesop Communication Srl, società fondata proprio da ex studenti dell’ateneo, che organizza in tutta Italia (e anche nella facol-tà di Ingegneria della stessa Alma Mater) i Job Meeting. Ma tant’è, dovendo affidare privatamente la manifestazione, la prorettore Monari sceglie questa giovanissi-ma società, amministrata da Tommaso Aiello, palermitano di Bagheria, 38 anni, già attivo nel settore delle fiere di orientamento universitario con la società (paler-mitana anch’essa) Archimedia Srl, di cui è ancora socio (al 10 per cento mentre il restante 90 è de l l a mogl i e , Annamaria Brighina) e che organizza OrientaSicilia a Palermo. Società, questa, che non pubblica bilanci dal 2003. Paola Monari, prorettore dell’Alma Mater

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L’esiguità della struttura e delle attività non avevano spaventato, del resto, neppure il Politecnico di Milano con cui, nell’ottobre del 2007, Aiello aveva organizzato, a Cernobbio (Como) la prima edi-zione della Borsa internazionale del placement-Bip. Dunque, una società neonata, con un piccolo capitale sociale, ma che pare ave-re un enorme patrimonio di fidu-cia, con due atenei pubblici che scelgono di fare gli incubatori di impresa. Lo dimostra il fatto che l’Alma Mater, oltre ad affidar-le la segreteria organizzativa del CareerDay 2008, gli conferisce di fatto anche la tesoreria dell’even-to. Proprio così: negli schemi di contratto che l’università invia al-le aziende, alla voce modalità di pagamento, risultano le coordina-te di un conto corrente presso la Popolare dell’Emilia, intestato a Emblema. Prassi singolare: una segreteria organizzativa che rice-ve pagamenti per conto di un en-te pubblico. E chi controlla? Con quali strumenti?

Una gara d’oroA Tommaso Aiello, l’Università di Bologna offre un’apertura di cre-dito notevole. Forse lo aiuta l’es-sere figlio e fratello di universi-tari: il padre Enrico è ordinario di chimica nella facoltà di Farma-cia a Palermo; la madre, Isabella D’Asdia, è assistente di ruolo nel-la stessa facoltà, dove è presente, come ricercatrice, la sorella Stefa-nia. Una dinastia iniziata da Tom-maso Aiello senior, insigne chi-mico e anche rettore dell’ateneo palermitano a cavallo degli anni 50 del secolo scorso. Quali che siano state le ragioni che abbia-no spinto l’Alma Mater a servirsi della società nel 2008, Emblema vince, nel luglio dello stesso anno, la gara per il 2009. E anche que-sto provvedimento amministrativo presenta qualche aspetto singola-re. Innanzitutto, perché prevede un «volume d’affari presunto», di 250mila euro, e «un importo minimo di competenze spettanti all’ateneo di 40mila». E dove vanno i restanti, ipotizzati, 210mila euro? Al vincitore, com’è giusto. Anche se, al punto c), il bando chiarisce che «all’Univer-sità dovrà essere comunque ver-sato anche l’eventuale avanzo di gestione». Insomma, l’azienda vincitrice garantisce un minimo all’ateneo, paga i propri costi - di cui non fanno parte gli onerosi ca-noni della Fiera di Bologna che si accolla l’Alma Mater - per poi versare ciò che resta ancora nelle casse dell’università. Situazione di nuovo singolare: un’università pubblica che sceglie un’azienda privata per gestire un proprio servizio e, di fatto, limita il rischio d’impresa di quest’ulti-ma (a 40mila euro,) accollandosi sorprendentemente un costo pres-soché analogo: quello dei padi-glioni fieristici. Ma perché l’ateneo non inserisca anche l’affitto della Fiera nel ban-

do di gara non è dato sapere. Perché l’università si comporta co-me un ente munifico? E, di nuovo, chi controlla «l’avanzo di gestio-ne» e i costi dei servizi sostenuti? Con quali poteri e quali modali-tà, per esempio, si stabilirà quan-to costerà, ai fini della determi-nazione dell’avanzo, un servizio navetta, un catering o un servizio fotografico, tanto per citare alcune prestazioni richieste dal bando? E se i ricavi, anziché aggirarsi in-torno ai 250mila euro, come «pre-vede» la gara, dovessero essere più alti, quindi aumentando l’eventua-le avanzo di gestione, che spetta come detto all’università, come riuscirebbe quest’ultima a verifi-carlo? Forse l’ateneo ha accesso continuo alla contabilità fornitori dell’azienda vincitrice? Ma gli in-terrogativi non finiscono qui.

Preselezionare si può?La società di Aiello si assume la gestione commerciale dell’even-to, vale a dire di vendita gli spazi fieristici alle aziende del Career-Day, perché per la parte destinata all’orientamento in entrata, l’of-ferta è bloccata: gli espositori so-no le facoltà e i centri dell’Alma Mater. Nella sua azione commer-ciale, però, Emblema offre alcuni servizi che destano qualche dub-bio. In particolare, attraverso il cosid-detto Career Box, si garantisce al-le aziende presenti di poter «prese-lezionare i profili che desidera in-contrare nel giorno del Career Day e, se desidera, effettuare i colloqui di selezione individuale».Ma potrebbe non essere solo un problema di scorrettezza verso i partecipanti al CareerDay, che magari vorrebbero sostenere un colloquio, non sono stati prescel-ti e lo scopriranno solo allo stand dell’azienda desiderata. Il dubbio riguarda la liceità di questa opera-zione da parte di Emblema Srl. Tutto il campo dell’intermediazio-ne del lavoro è regolato dal Decre-to legislativo 276 del 2003, che stabilisce come le aziende che vi operino debbano essere espressa-mente autorizzate e iscritte in un apposito albo. Non è il caso della società bolognese. La preselezione dei candidati, che è evidentemen-te realizzata da Emblema, come prova una proposta commerciale che Campus ha potuto visionare, rientra fra queste attività? Interro-gativo che, probabilmente, anche l’amministrazione universitaria si sarà posta. Insomma, AlmaO-rienta 2009 presenta qualche lato oscuro. Ciò che è invece chiarissimo e do-cumentato dai numerosi articoli su questo argomento è la tracotanza dei protagonisti universitari della vicenda che, per quanto ammini-stratori pubblici, hanno ostinata-mente negato le informazioni do-vute. Atteggiamento confermato dalla decisione di non commentare neppure i fatti raccontati da que-sto articolo.Una scelta che disorienta in un

.itUn CareerDay emblematico - 03/12/2007

www.campus.it/index.php?option=com_content&Itemid=1803184809&id=1902037810&ta

sk=view

CareerDay, bello se trasparente - 03/03/2008

www.campus.it/news/825082-career-day-bello-se-trasparente.html

CareerDay, l’abc dell’evento - 05/05/2008

www.campus.it/news/157468-career-day-di-bologna.-l-abc-dell-evento.html

CareerDay di Bologna: emblematiche quelle risposte - 02/06/2008

www.campus.it/news/297688-career-day-di-bologna-emblematiche-quelle-risposte.html

Primum communicare - 07/07/2008

www.campus.it/news/243241-primum-comunicare-3.html

L’Alma Mater ora sceglie la gara - 01/09/2008

www.campus.it/news/347628-lalma-mater-ora-sceglie-la-gara-2.html

E su AlmaOrienta, l’Alma restò muta – 6/10/2008

www.campus.it/news/370461-e-su-almaorienta-lalma-resto-muta-2.html

Quell’Alma silente - 01/12/2008

www.campus.it/news/196800-quellalma-silente-2.html

Pier Ugo Calzolari, rettore dell’Università di Bologna

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stato approfondito scientificamente. Gli elementidisponibili sono per così dire empi-rici, tratti da inchieste giornalistiche o da denunce sindacali. In mancan-za d’altro, bisogna accontentarsi di fare una panoramica. Limitando le ricerche a un ambito molto più ri-stretto, ovvero l’Accademia delle belle arti di Lecce, l’alto commis-sariato per la lotta alla corruzione diretto fino al 2008 da Achille Ser-ra, ha riscontrato un tasso di nepoti-smo pari al 30 per cento. A Cosenza nel 2007 girava un dossier compi-lato da un fantomatico «Comitato etico» che annoverava quaranta ca-si di nepotismo conclamato, con in più indicazioni pratiche sul ruolo attivo del padre per l’assunzione del figlio.A Potenza la parentopoli lucana è scoppiata grazie ad alcunesigle sindacali. Il nepotismo non ri-guarderebbe soltanto i professori, ma pure gli impiegati amministrati-vi: dieci unioni coniugali, diciotto i fratelli; poi figli, cognati, conviven-ti, per un totale di cinquanta casi. In Sicilia, i tre grandi atenei dell’isola, Palermo, Messina e Catania, lavo-rano in network per garantire alle

discendenze baronali un’adeguata collocazione. Nel caso della fami-glia Di Benedetto, ad esempio, il padre Aurelio è primario di Chirur-gia pediatrica al Policlinico di Ca-tania, il figlio Vincenzo, straordina-rio nella stessa clinica del padre, è da poco primario nell’altro grande ospedale etneo, il Vittorio Emanue-le, mentre i più giovani Giovanni e Fabrizio sono in pole position per fare carriera. Il ramo dei Nicoletti comprende il microbiologo Giusep-pe, fratello di Francesco, già ordina-rio di Clinica neurologica sempre a Catania, padre di Ferdinando Ni-coletti, associato di Patologia gene-rale e zio di Giovanni, primario di Neurochirurgia. Due dei tre figli di Gastone Veroux, ordinario di Chi-rurgia al Policlinico e vicepresiden-te nazionale delle scuole di specia-lizzazione, hanno deciso di fare lo stesso lavoro di papà nel Policlinico catanese. Così come i fratelli Zan-ghì, Antonino e Guido, figli del professor Michelangelo. Da Paler-mo, dove insegna suo padre Mauri-zio, Giorgio Romano si è trasferito all’ombra dell’Etna trovando posto da associato. Percorso inverso per Antonio Rodolico, fratello di un ex

Anticipiamo un capitolo di Un paese di baroni, (ennesimo) libro inchiesta di due cronisti di giudiziaria, che punta il dito sul nepotismo dell’accademia italiana.

Quando la cattedra tiene Famiglia

Quando nel 1958 Edward Banfield descrisse i rap-porti arcaici che costitui-

vano le travi portanti della società meridionale post- bellica, aveva in mente una struttura sociale rurale, povera fino alla disperazione, ispi-rata nei suoi moventi dalla lotta per la sopravvivenza. Il senso di questa scoperta sociologica, il cosiddetto «familismo amorale», col passare del tempo ha perso aderenza con la realtà scientifica. Se un tempo si lottava per un tozzo di pane, con il boom economico e l’esplosione della classe altoborghese, l’obietti-vo dei nuclei familiari è diventato il riconoscimento sociale, il prestigio, la logica del privilegio. L’istinto di protezione diventa istinto di promo-zione: se sei potente riesci a far di-ventare potenti anche i tuoi figli.L’invenzione della parola nepo-tismo si deve a papa Callisto III Borgia, un pontefice che non ha lasciato molti altri motivi per es-sere ricordato. Fece cardinale suo nipote Rodrigo, poi divenuto papa Alessandro VI. In mancanza di figli (ufficiali) si promuoveva il nipo-te. Il fenomeno, per quanto antico e radicato culturalmente, non è mai

rettore di Catania. Matteo Flore-na, invece, che ai tempi della Prima Repubblica era diventato segretario amministrativo della Dc regionale, ha una figlia che lavora nel suo stes-so distretto. Sempre a proposito di democratici cristiani ben radicati all’università, nel 2007 fece scalpo-re l’assunzione senza concorso del-la figlia dell’ex vicepresidente del Csm Virginio Rognoni, diventata associata in virtù dell’equiparazione di un titolo francese che un’inchie-sta de «Il Secolo XIX» ha però con-testato: in Francia Cristina Rogno-ni non sarebbe stata docente, secon-do il quotidiano, ma semplice dotto-randa. Per altri versi, Palermo vanta alcuni invidiabili record: ad esem-pio quello del dipartimento a più al-to tasso di nepotismo, l’Economia dei sistemi agroforestali, dove dieci docenti su diciannove hanno tra lo-ro legami familiari. Si potrebbero elencare centinaia di altri casi, ad esempio i professori di Economia agraria Bacarella e Tudisca. Con il primo lavorano sia la figlia Simona sia il nipote Luca Altamore: tutti e due diventati associati di recente. Mentre Tudisca «convive» in facol-tà con la professoressa Anna Maria

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I forzati dell’archivioMalauniversità, la cronaca giudiziaria in ambito accademico, parentopoli sono diventati un asset pregiato dell’editoria italiana. Una domanda però sorge spontanea: che valore hanno queste pubblicazioni? Di fatto si tratta di una collazione, intelligente e professionale certo, delle cronache giudiziarie, di uno scandaglio approfondito dei takes Ansa, delle rassegne stampa, degli archivi redazionali. Hanno il merito di restituire un dato di realtà in tutta la sua macroscopica evidenza, si dirà, evitando la diluizione delle storie nel tempo e quindi l’inevitabile attenuazione del giudizio morale su di esse. Per contro, però, è legittimo interrogarsi se sia giusto fornire sempre e solo questo taglio, se cioè non ci sia spazio per una narrazione alternativa dell’accademia, in grado di dar conto, anche parzialmente, della complessità e anche della ricchezza di questo mondo.

ControCampus

Di Trapani, sua moglie.A Messina la musica non cambia. A Sociologia insegna Marco Centorrino, figlio del prorettore Mario, ordinario di Economia, e cognato di Marcella Fortino, ordinario di Scienze giu-ridiche nonché consorte dell’ex ret-tore Gaetano Silvestri, (Giuseppe, ndr) poi membro della Corte costi-tuzionale. I Venza contano a Me-dicina tre componenti, i Teti e i Melita due, quanti i Passantino e i Pugliese a Veterinaria. Il neotitolare della cattedra di Procedura penale, a poco più di trent’anni, è Stefano Ruggeri, figlio di Antonio e di Li-dia Russo, entrambi professori di Diritto costituzionale. A Cagliari la cosiddetta «parentopoli» riguarda i dirigenti amministrativi più che i docenti. Il direttore del personale dell’ateneo, Enrico Tuveri, uomo di fiducia del rettore Pasquale Mi-stretta, può contare sul valido aiuto della moglie, coordinatrice ammini-strativa nella facoltà di Giurispru-denza, della sorella,negli uffici della segreteria e del figlio, che lavora nell’ufficio post-lauream della stessa facoltà. Passan-do ai professori, spicca la famiglia Corrias, cinque docenti, seguiti dai tre Seatzu di Psicologia. Franco Marini, professore ordinario di Psi-cologia del lavoro e delle organizza-zioni, ha la nuora, Marina Mondo, ricercatrice universitaria. E ancora, a Giurisprudenza, Andrea Pubusa, ordinario di Diritto amministrativo e la figlia, Francesca, ricercatrice nella stessa facoltà. A Foggia uno degli ultimi concorsi contestati è quello per un posto da ricercatore di Statistica. Nel 2007 venne assegna-to a Laura Antonucci, moglie di Corrado Crocetta, associato nella stessa materia. Alla facoltà di Eco-nomia caso analogo: un posto da ricercatore vinto dal figlio dell’ex preside, Valeria Spada. Alla facoltà di Medicina, tra i ricercatori c’è Lu-igi Di Biase, figlio di Matteo, pro-

rettore dell’ateneo, mentre Michele Milone ha il papà ordinario a Bari. A Perugia, recentemente, sono pio-vuti esposti anonimi in Procura per segnalare l’assunzione dei figli del rettore Francesco Bistoni, del pre-side di Medicina Adolfo Puxeddu, dell’ematologo Massimo Martelli, e di Gianfranco Cavazzoni, docen-te di Economia aziendale, oltre che della moglie di Antonio Morelli, luminare della Gastroenterologia A Genova non mancano le fami-glie eccellenti radicate nell’univer-sità, come gli Acquarone o i Berti Riboli. Nel 2005 proprio l’ordinario di Chirurgia Edoardo Berti Ribo-li, presidente di commissione in un concorso universitario, denunciò di essere stato «oggetto di pressioni da parte di un personaggiomolto potente», che voleva fosse fa-vorito un suo protetto. «Non avendo assecondato tale volontà, da allora sono vittima di ritorsioni», ha ag-giunto Berti Riboli, che due anni dopo è tornato a denunciare l’inge-renza della politica e della masso-

neria nelle nomine dei medici nelle Asl liguri.Tra i figli d’arte eccellenti c’è An-drea Pericu, figlio di Giuseppe, che oltre a essere stato sindaco della città è anche ordinario a Giurispru-denza. Andrea, invece, è associato di Diritto dell’economia.Alla Statale di Milano i casi accer-tati sono almeno cinquantaquattro, all’Insubria di Varese otto, a Berga-mo trentacinque. A Trieste un blog ha lanciato un’inchiesta «partecipa-ta» chiedendoai lettori di segnalare casi di nepo-tismo all’università. In meno di un mese sono arrivate cinquantadue se-gnalazioni. A Padova, infine, è sta-to il professor Ermanno Ancona, direttore della terza Clinica chirur-gica, a maggio 2008, a sollevare la questione etica in vista dell’elezio-ne del nuovo presidecon una lettera aperta indirizzata a seicento colleghi nella quale indi-cava nel «nepotismo deteriore» la malattia che rischiava di colpire la credibilità di uno dei più antichi ate-nei del mondo.«Per nepotismo intendo l’aprire le porte dei propri gruppi di lavoro, da parte di direttori, a figli o ad altri discendenti stretti, creando per loro un percorso accademico agevolato rispetto agli altri», spiegherà Anco-na in un’intervista a «Il Mattino di Padova», aggiungendo: «Per oppor-tunità di pulizia etica occorrerebbe evitare, per prevenire dubbi e criti-che, che il figlio di un direttore me-dico venga assunto nello stesso isti-tuto o dipartimento del padre».A Udine la famiglia Bresadola conta quattro professori in facol-tà. Il capostipite è Fabrizio, or-dinario, direttore della cattedra di Chirurgia generale ed ex presiden-te dell’azienda ospedaliera. Nel suo stesso dipartimento è professore as-sociato suo figlio Vittorio: nel 2001 vinse un concorso a Siena, ma subi-to fu chiamato dall’università friula-na. Marco, invece, si è laureato in Filosofia, ma è riuscito comunque a insegnare a Medicina, alternando la sua attività di ricercatore tra Ferrara

La scia di StellaTruffe, favori, abusi di potere. Logge segrete e criminalità organizzata. Così funziona l’università italiana secondo il libro-denuncia di due giornalisti, Davide Carlucci de la Repubblica e Antonio Castaldo de Il Corriere, che hanno dato alle stampe Un Paese di baroni (edizioni Chiarelettere, pag. 309, 14, 60 euro). Il libro, che fa ad arricchire il genere lanciato da Gian Antonio Stella, parte dalle registrazioni nascoste fatte da un professore, Carlo Sabbà (trombato a un concorso per docente ordinario all’Università di Bari) e una ricercatrice, Antonella Fioravanti

(che dopo più di 20 anni di lavoro a stretto contatto con un barone, scoprì, a sue spese, che per ogni concorso c’è già il vincitore designato). Partendo da questi episodi, il libro scoperchia dinastie familiari, consulenze a peso d’oro, concorsi già decisi. S.M.

Il libello

(dove è inquadrato) e Udine. Anche la moglie di Vittorio, Maria Grazia Marcellino, che si è specia-lizzata a Ferrara, figura nel perso-nale della clinica chirurgica. «Non c’è niente di irregolare – tuona Fa-brizio Bresadola – se le progressio-ni di carriera sono giuste, non c’è nepotismo.» Assicura che è così anche Anna Pusiol, ricercatrice in Pediatria e moglie di Umberto Baccarani, ri-cercatore in Chirurgia generale e a sua volta figlio dell’ematologo Mi-chele, ora a Bologna, in passato a Udine. «Io ho fatto un concorso, ero l’unica candidata e ho vinto.» Non si sente una privilegiata: «Guada-gno 1200 euro al mese e lavoro co-me una dannata dalla mattina alla sera...». In tutta Italia la destra ca-valca la battaglia contro i baroni.Daniele Franz, l’ex parlamenta-re di Alleanza nazionale che nel 2005 presentò un’interrogazione parlamentare contro la parentopo-li di Udine, non si sottrae: «Che protestino gli studenti, lo capisco. Che lo facciano certi professori, mi sembra meno lecito». Cita le email nelle quali i docenti parlano aperta-mente di «bandi di concorso fittizi». E sostiene che parentopoli è anche sinonimo di spreco. Ma i professori-padri di famiglia di Udine non si tengono le accuse. Carlo Alberto Beltrami, ordinario di Anatomia patologica, ha un figlio che ha appena vinto un concorso da ricercatore nello stesso settore disci-plinare del padre. «La destra si è impadronita di questa parola d’ordine: all’università biso-gna tagliare perché è piena di schi-fezze. È vero, il sistema dei concorsi va assolutamente riformato perché tutto si decide a livello locale. Ci sono però somari e meritevoli. Mio figlio è tra i secondi e lo ha dimo-strato sul campo: è stato per tre anni negli Stati Uniti, al New York Medi-cal college, ha due lavori pubblicati nel Medical Journal. Devo dirgli di andar via da qui solo perché è mio figlio? Va bene, lo farò. Ma mi sem-bra un’inutile cattiveria».

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L’ateneo, ricco di ricerca, è malato di aumenti stipendiali. Il rettore uscente ha già avviato una cura da cavallo. Ecco chi si contende la sua successione, pensando di avere la terapia giusta. Una tornata elettorale che si annuncia al veleno di Damiano Fedeli

Firenze, quei cinque medici intorno al capezzale

S’impantana più volte nel traffico fiorentino questo bus 57, partito dal nuovo

polo scientifico di Sesto Fiorenti-no con qualche sparuto studente a bordo. Al polo delle Scienze socia-li di Novoli sembra quasi rimane-re bloccato per sempre fra le auto, mentre la voce automatica conti-nua a ricordare speranzosa il capo-linea «direzione piazza San Mar-co», proprio davanti al rettorato. Sembra quasi una metafora dell’ateneo di Firenze, dove l’at-tuale rettore, Augusto Marinelli,

64enne, dopo quasi nove anni e tre mandati (per avere il terzo era stata deliberata da Cda e Senato un’eccezione allo statuto), sta per arrivare, anche lui, al capolinea. Proprio dopo aver attraversato le secche degli enormi investimenti immobiliari decisi prima di lui per la realizzazione dei due poli, quel-lo scientifico-tecnologico di Sesto Fiorentino (cittadella dove hanno trovato spazio aule e strutture delle facoltà scientifiche insieme a labo-ratori d’eccellenza come il Cerm, il Centro di risonanze magnetiche,

e il Lens, il Laboratorio europeo di spettroscopia non lineare) e quello delle Scienze sociali di Novoli, do-ve in una serie di edifici modernis-simi, in un’area urbanisticamente decentrata ma ancora in espan-sione, si sono trasferite le facol-tà di Giurisprudenza, Economia e Scienze politiche, che hanno anche messo insieme le loro biblioteche dando vita a una delle più impor-tanti collezioni italiane di testi sul-le tematiche sociali. Investimenti ingenti che, secondo le previsioni di qualcuno, avrebbero dovuto far

ordinari 797

ricercatori 758

associati 704

tecniciamministrativi

1.664

studenti 58.927

fuori corso 24.731

in corso 34.196

fuorisede 25.036

bilancio 520 mln

Ffo 256 mln

collassare l’ateneo fiorentino già nel 2003, schiacciato da 150 mi-lioni di debiti. E invece i due poli sono stati terminati (a suo tempo Marinelli stilò un accordo con l’al-lora ministro Letizia Moratti per un finanziamento di 200 milioni).Grandi amori e grandi odi suscita nella comunità degli oltre 2.200 fra ordinari associati e ricercatori - quasi 60mila gli studenti - il no-me del rettore uscente, inevitabile, forse, in una gestione così lunga. E proprio il completamento dei due poli viene indicato dai suoi soste-

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presunti sprechi e scandali dellha dedicato un sito (www.ateneofu-turo.it). «Tesi è un professore puro, ricer-catore internazionale e forte gesto-re della didattica. E soprattutto è assolutamente fuori da qualunque gioco politico, proprio in un mo-mento in cui ci vuole un rettore che non abbia nessun compromesso con la politica. È ora di finirla di essere ogni 15 giorni sui giorna-li e negli instant book sui baroni» (sulla vicenda del figlio del rettore, Nicola Marinelli, divenuto ricer-catore di Economia agraria con un concorso senza concorrenti a Me-dicina, era stata aperta un’inchiesta conclusa con una richiesta di archi-viazione da parte del pm a Trieste la scorsa primavera).

Qualcuno ha trova-to la procedura con cui è stata avanza-ta la candidatura di Tesi, con la richie-sta che gli hanno fatto i due profes-sori (è partita an-che una raccolta di firme con numero-se sottoscrizioni), un po’ irrituale. La scelta di Te-si ha letteralmen-te scatenato una guerra tutta inter-na a Santa Marta, il complesso ex-con-ventuale che ospi-ta la presidenza di facoltà. Furioso al riguar-do è Alberto Del Bimbo (già pro-rettore alla ricerca di Marinelli) che infatti ha scritto una piccata lettera ai colleghi, rilevan-do «mancanza di stile e trasparen-za» e denuncian-do l’enormità di un preside che scende in campo dopo che un suo collega di facoltà l’ha fatto.Del Bimbo e Ro-gari non sarebbe-ro i soli candida-ti provenienti dal gruppo dirigente di Marinelli. A fianco a loro, infatti, ci sarebbe anche Guido Che-lazzi, l’attuale pro-rettore alla ricerca,

che concentrerebbe i suoi consen-si sulla propria facoltà di origine, Scienze, ricercandone anche nella facoltà di Medicina, vera fortezza che tutti gli aspiranti rettori tente-ranno di fare propria. A sparigliare le carte potrebbe es-sere, da Legge, la candidatura di Paolo Caretti che avrebbe una sua base di consenso nelle scienze so-ciali (quindi erodendo il consenso di Rogari) e a Lettere. La partita è aperta. Mentre il 57 non è ancora arrivato al capolinea.

nitori come la sua mi-gliore eredità. «Ha gestito con corag-gio e determinazione una situazione molto difficile in generale per il mondo universitario italiano e, nel nostro specifico, particolar-mente complicata per un carico iniziale tre-mendo, quello appun-to di Sesto e Novoli», spiega Sandro Roga-ri, 62 anni, prorettore alla didattica e proba-bile futuro candidato a rettore («Sto ancora fa-cendo le mie valutazio-ni», spiega). Proprio il candidato, anzi, su cui certi rumours afferma-no che si concentrerebbe la sim-patia di Marinelli (che, in realtà, continua a ripetere pubblicamente che si asterrà).Si voterà a giugno e la campagna elettorale si annuncia complicata - con almeno cinque candidati possi-bili (al turno precedente erano solo due) - e arriva in un momento cru-ciale per la città che dovrà rinnova-re anche sindaco e presidente della Provincia, mentre il Pd locale, ere-de delle forze politiche che gover-nano a Firenze da più di trent’anni, attraversa un momento fortemente critico dopo la vicenda Castello. Quanto questo conterà sull’univer-sità è tutto da decifrare.Per ora in ateneo si discute sull’ere-dità di Marinelli. Il capitolo finan-ze appare fra i più scottanti. Il mi-nistro Mariastella Gelmini non manca occasione di puntare il di-to proprio contro gli atenei toscani per il «dissesto finanziario». Il bi-lancio è sotto attenzione dal 2005: se per questo 2009 la previsione prevede il pareggio, per i prossimi due potrebbero essere dolori, con buchi stimati in 31 milioni per il 2010 e in 60,6 per il 2011. Colpa, fra l’altro, della spesa per il perso-nale che, per i suoi automatismi, crescerà dell’1,7 per cento anche quest’anno. Per il resto - oltre a qualche vendita di immobili - si taglia: dai dipartimenti (Marinelli ne vorrebbe chiudere una ventina

prima di andarsene e i malumori non mancano) alle spese energe-tiche, fino al numero dei corsi di laurea. Proprio su questo fronte, a Firenze, in piena ubriacatura da 3+2 si era passati dai 75 del 2000 agli oltre 210 del 2007. Triplicati in sette an-ni («Una fabbrica di ordinari», se-condo la definizione dell’assessore regionale all’Università, Eugenio Baronti. «Abbiamo applicato la riforma», la difesa di Marinelli). Corsi poi ridiscesi, nel 2009, a quota 160.Superato il tetto del 90 per cento dell’Ffo in stipendi, arriva diretta-mente dal Dl 180 il blocco delle as-sunzioni: ma «l’investimento sulla ricerca è un investimento di lungo periodo che richiede una program-mazione pluriennale e una costante rigenerazione del capitale umano», protestava Marinelli presentando il bilancio di previsione 2009. Entro il 2010 andranno in pensio-ne 335 fra professori e ricercatori (possibili, però, slittamenti laddo-ve il docente fosse il solo a copri-re un’area disciplinare, circostanza che crea qualche mal di pancia).Il sostegno di un ente come la Re-gione Toscana è stato visto come la possibile ancora di salvezza. Un protocollo d’intesa appena firmato fra le tre università di Firenze, Pisa e Siena e la Regione prevede che a quest’ultima (tramite le aziende

ospedaliere univer-sitarie) passi la ti-tolarità dei brevetti in ambito biomedi-co e farmaceutico. In cambio, la stessa Regione si assume l’onere non indiffe-rente del personale universitario, tecni-co e amministrati-vo. Per Firenze, una boccata d’ossigeno da 8 milioni.Ma in futuro la Regione potrebbe rappresentare una stampella ben più consistente. Già circola la bozza - per niente ufficiale - di un possibile ac-cordo fra gli atenei

per trasformarsi in fondazioni, sullo spirito della 133, che ab-biano come partner proprio la Regione Toscana. Per ora solo voci, anche prontamente smen-tite (come si è affrettato a fare il rettore di Pisa, Pasquali), ma tant’è bastato per far scattare l’allarme su «svendita» e «per-dita di autonomia» e per far en-trare la questione pesantemen-te sul terreno della campagna elettorale per il rettore.Uno dei principali rappresen-tanti del partito «anti Marinel-li» è il professor Giorgio Fede-rici, di Ingegneria. Alla scorsa tornata elettorale era stato lui lo sfidante dell’attuale retto-re, costringendolo al secondo turno.

Adesso ha deciso di non ricandi-darsi personalmente. Con una let-tera partita da lui e da Ennio Car-nevale (sempre di Ingegneria), ha idealmente lanciato la candidatura di un outsider, Alberto Tesi, 50en-ne preside della sua facoltà. Come mai ha deciso di non correre lui stesso? «Penso che in Tesi abbia-mo un candidato con le caratteri-stiche adatte al momento attuale. Ora, qui, è necessaria una svolta: finora sono stati fatti errori cla-morosi», sostiene Federici che a

UniFi nelle classifi che

Ranking Campus 6° Censis 5° mega Il Sole 24 Ore 9° statali Shanghai 203-304 Thes - Ecoles des Mines - Leiden 78 Taiwan 199 Ranking dei ranking 692,47

Guido Chelazzi, biologo e prorettore

Sandro Rogari, prorettore alla Didattica

Alberto Tesi, preside di Ingegneria

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Lottare contro le baronie, gli sprechi e le università «fur-bette» a colpi di trasparenza

e meritocrazia. È quello che si prefigge la legge Gelmini per riqualificare il sistema universitario italiano secondo le in-tenzioni della maggioranza.

Durante la discussione alla Camera sulla conversione del decreto leg-ge 180/2008, Paola Frassinetti (Pdl) ha messo in luce la concre-tezza del provvedimento, che tra-duce i suoi obiettivi con modifiche reali: dalla penalizzazione nelle as-sunzioni degli atenei che spendo-no troppo per il personale ai nuovi stanziamenti (500 milioni di euro) per le realtà più qualificate, dalle risorse per il diritto allo studio ai nuovi criteri per collegare gli avan-zamenti stipendiali dei professori alle pubblicazioni scientifiche de-gli ultimi tre anni. Senza contare il sistema del sor-teggio come metodo finalmen-te imparziale per contribuire al-la formazione delle commissioni concorsuali e, ancora, l’obbligo per i rettori di pubblicare i risul-tati delle attività in fase di bilan-cio consuntivo. Per Forza Italia si

tratta quindi di una legge che detta una linea positiva di discontinuità e cambiamento, apprezzata tanto dal mondo universitario sano, che non teme la sfida della qualità, quanto dal mondo del lavoro, che ha biso-gno di giovani preparati e non di laureati in università delocalizzate, con corsi istituiti ad hoc. Paola Goisis (Lega Nord) ha fat-to notare come la legge Gelmini stabilisca un nuovo modello di go-vernance, che premia l’efficienza e l’efficacia degli atenei anche attra-verso un meccanismo di recluta-mento della docenza più trasparen-te, criteri più stringenti di controllo

della spesa e sistemi di verifica dei risultati raggiunti, superando alcu-ni squilibri verificatisi a danno de-gli atenei del Nord Italia. La Lega giudica negativamente il sistema di finanziamento connes-so a indici puramente quantitativi (numero di laureati, numero di esa-mi superati, incremento delle im-matricolazioni), che hanno di fat-to favorito un uso opportunistico e talvolta nepotistico dell’autonomia universitaria. La moltiplicazione delle cattedre con il «tre più due», i numerosi corsi di laurea con un numero di docenti superiore a quello degli

Peana e assalti all’arma bianca: una spigolatura degli interventi a Montecitorio durante l’approvazione del decreto Gelmini, rivela quali deputati si occuperanno di università di Elena Correggia

Tutti pazzi per Mariastella. La Camera sul dm 180

Paola Frassinetti (Pdl)

Paola Goisis (Lega Nord) Arturo Iannaccone (MpA)

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23 · 28 Febbraio 2009 PRO

Eugenio Mazzarella (Pd)

Aurelio Misiti (IdV)

Luisa C. Santolini (UdC)

studenti iscritti, i deficit di bilancio abissali prodotti facendo affida-mento sugli aiuti di Stato sono se-gnali di una ten-denza che depri-me il livello uni-versitario italiano e che deve quindi essere contrastata. In questo senso viene apprezzata la revisione del sistema di finanziamento, non più basato sulla spesa storica bensì sul-la qualità di ricerca e didattica. Un plauso proviene anche da Ar-turo Iannaccone (gruppo Misto-MpA), che ricorda come le accuse sui presunti tagli indiscriminati del Governo all’università siano solo di natura strumentale. Non vanno certo in questa direzio-ne i 135 milioni di euro stanziati per garantire il diritto allo studio

ai ragazzi capaci ma privi di mez-zi economici e gli incrementa-ti finanziamenti alle università migliori. Da se-gnalare il soste-gno ai giovani ricercatori, la cui assunzione viene favorita dall’elevazione del blocco del turnover al 50

per cento e dalla previsione che il 60 per cento delle possibili assun-zioni in università sia riservato ai nuovi ricercatori. Di segno completamente opposto le osservazioni di Eugenio Maz-zarella (Pd), che ritiene la rifor-ma priva di una visione organica dei problemi dell’università, la cui soluzione ri-chiederebbe la consapevolezza della grave situa-zione di sottofi-nanziamento del settore. In particolare, si punta il dito contro i finan-ziamenti «spot», limitati al 2009, come l’interven-to per il diritto allo studio e, in generale, contro quelle misure che non rappresenta-

no risorse aggiunti-ve per l’università, ma semplicemente trasferimenti distol-ti da altri impegni di spesa. Nell’insieme il prov-vedimento viene bollato come dema-gogico, specie nel-la parte che preve-de il sorteggio delle commissioni per i concorsi, una novità incapace di elimina-re la piaga del loca-lismo. Nello stesso tempo si ritiene che la normativa si espri-ma ben poco sulla proliferazione di sedi universitarie inutili e di uni-versità «leggere» e telematiche, favorite in passato dalla disciplina poco stringente stabilita dal mini-

stro Moratti. Anche pe r Aurelio Mi-siti (Italia dei Valori) il ritorno al concorso lo-cale per reclu-tare i docenti, con il rappre-sentante del-la sede nelle commissio-ni, non com-batte lobby e baronie, anzi, contribuisce alla loro con-

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servazione. E invita a p r e n d e r e in consi-derazione l’idea di un concor so nazionale con mem-bri anche d i a l t r i Paesi euro-pei. Secon-do Luisa Capitanio Santo l i -ni (Udc), le misure

tampone emanate dal Governo non danno una risposta soddisfacente ai problemi strutturali dell’università italiana. A cominciare dal blocco del tur-nover portato al 50 per cento, re-so inefficace dal fatto che le risor-se risparmiate devono ritornare al ministero dell’Economia e quindi vengono comunque sottratti fondi al sistema universitario. Allo stes-so modo il previsto 7 per cento del fondo ordinario da destinare agli atenei più virtuosi coprirà solo le spese correnti senza grande incisi-vità, a meno che non si incremen-tino le risorse o si riqualifichi la spesa. Molti interventi sono infine tacciati di genericità, come la pre-visione di far dipendere gli scatti di anzianità dei docenti dalle loro pubblicazioni senza stabilire anche un criterio selettivo di natura qua-litativa sui lavori prodotti.

.itLe strategie di comunicazione

della Gelmini discusse su:

• www.campus.it/blog/2008/11/15/

gelmini-e-luniversita-sotto-casa

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28 Febbraio 2009 · 24

PROPRO

L’accademia sulla stampa: tensioni, baroni e milioni

A Messina torna Tommaselloe salva le borse dei dottorandi

L’avvio del XXIV ciclo di dotto-rato ha creato non pochi proble-mi all’Università di Messina: per difficoltà legate al bilancio di pre-visione dell’ateneo è sembrata in forse la corresponsione delle borse di studio agli oltre 170 neodotto-randi, distribuiti su tutta le facoltà e i corsi di laurea. Grazie al lavo-ro congiunto del rettore France-sco Tomasello e del direttore am-ministrativo Giuseppe Cardile la situazione è tuttavia rapidamen-te rientrata nei ranghi, con piena soddisfazione di Cgil e Cisl che si erano fin dall’inizio interessa-te al caso. Per Tomasello si tratta di un ritorno dopo la sospensione di due mesi disposta dalla magi-stratura nell’ambito di un’inchie-sta giudiziaria su un concorso di Medicina del lavoro. Come riporta Affari news del 14 febbraio, sca-duti i termini, Tomasello è torna-to a svolgere le proprie funzioni. Per ora, invece, nessun commento dall’ufficio stampa d’ateneo...

Udine protesta contro la lobbydegli atenei sovrafinanziati

Che ci fossero grandi università capaci di accaparrarsi tanti fondi, anche a discapito dei piccoli ate-nei, è ormai risaputo. Ma che ci fosse addirittura una lobby delle università sovrafinanziate è cosa nuova. A lanciare l’accusa, ripor-tata da Il Gazzettino del 15 febbra-io, è l’Università di Udine (nella foto, il rettore Cristiana Com-pagno) che geme per un sottofi-nanziamento cronico, mai sanato. «Abbiamo», dichiarano da Udine, «un’università di 17mila iscritti fi-nanziata come se ne avesse ancora 9mila. E un finanziamento statale distribuito in base al costo storico del 1993».Al danno, poi, si aggiunge la bef-fa: è stato infatti il Parlamento, nel lontano 1977, a istituire l’Univer-sità di Udine «perché contribuisse al progresso civile e sociale e al-la rinascita del Friuli». Ma nessun ministro, malgrado i tentativi, è più riuscito a modificare il criterio dei finanziamenti, venendo incontro alle necessità dell’ateneo.

Deodorante super, lo ha testato MinervaUna volta le analisi e i test effettuati dai laboratori di ricerca universitari si guadagnavano, a malapena, i bordi delle etichette nelle acque minerali.L’ultima campagna pubblicitaria della Gillette, approdata su alcuni quotidiani italiani (e che vi riproponiamo a fi anco), inverte la tendenza. L’advertising propone invece, in grande evidenza, il logo della Sapienza, i cui ricercatori hanno verifi cato la «tecnologia rivoluzionaria» di una serie di deodoranti. Un modo per rimpinguare le casse dell’ateneo e per fare immagine coordinata. Che un tempo avrebbe fatto gridare allo scandalo certi ambienti sempre pronti a stracciarsi le vesti contro la ricerca applicata.

Segno dei tempi

Perugia: Giannini chiama Frattini: «Ministro, ci dia lei i mezzi»

Il ministro degli Esteri Franco Frattini inaugura l’anno accade-mico dell’Università per stranieri di Perugia scegliendo la sugge-stiva cornice di Palazzo Gallenga per presentare l’agenda di lavoro annuale della presidenza italiana del G8. Il magnifico, Stefania Giannini, non si lascia sfuggire l’occasio-ne e indirizza a Frattini un chiaro quanto accorato appello, rimbal-zato immediatamente sulle pagine dei quotidiani locali (La Nazione): «Il nostro ateneo ha una strategia matura e lucida, ma, signor mini-stro, ormai priva di mezzi». Urge una riforma che compensi la lieve flessione di iscritti (un meno 38% segnalato da La Stampa, ma giudi-cato dato sovrastimato dai respon-sabili d’ateneo) e metta la Stranieri nella condizione per proseguire il suo lavoro di «internazionalizza-zione e integrazione».

Siena: le denunce inascoltatedi Michela Muscettola nel Cda

Oggi a Siena tutti si mettono le mani nei capelli. Altri nascondono il volto, per la vergogna di aver contribuito al grave dissesto finanziario dell’Università: un indebitamento stimato nel dicembre 2008 in 300 milioni di euro, in parte per mancati versamenti Inpdap e Irap, e l’ipotesi che i vertici d’ateneo abbiano iscritto in bilancio crediti inesigibili o inesistenti non lascia dormire sonni tranquilli.Peccato che chi si scandalizza og-gi avrebbe potuto raccogliere l’ap-pello di ieri, come quello di Mi-chela Muscettola che, ricorda la Repubblica del 15 febbraio, ave-va a più riprese messo in guardia il Cda d’ateneo: il 29 maggio del 2006, denunciando iniziative al di fuori di una reale programmazione d’ateneo; il 21 maggio dell’anno successivo, constatando spese pari a quasi tre volte le entrate derivanti dalle tasse universitarie; il 31 dello stesso mese, richiedendo un’inda-gine su un corso di laurea sospetto. Avvertimenti però caduti tutti nel vuoto, per ragioni che andranno ora indagate.

Sony chiede a Morcellini di studiare i videogames

PlayStation chiama Scienze della comunicazione risponde. Il colos-so dell’entertainment ha scelto la facoltà di Via Salaria per la prima ricerca italiana sulle opportunità offerte alle aziende dal gaming e dai social network sites nei settori del marketing, del recruiting e del fund raising. «Il progetto», scrivono Sony e fa-

coltà in una nota congiunta, «si basa su un campione nazionale, e rappresenta il punto di partenza per lo sviluppo di un filone di ricerca ancora in fase embrionale e costi-tuisce un esempio concreto e pro-duttivo di collaborazione tra un ate-neo prestigioso come La Sapienza e una grande realtà aziendale».I risultati saranno presentati in un convegno, nel maggio prossimo.

Bologna assolve i suoi figli. Non infranto il codice etico

La Repubblica (Bologna) dell’11. febbraio segnala che il “caso Stefo-ni” è ufficialmente chiuso: il comi-tato etico d’ateneo, che sta prepa-rando i verbali da inviare a Maria-stella Gelmini in risposta a un’in-terrogazione, ha dato piena assolu-zione. Nessuna colpa per padre e figlio, il primo preside della facoltà di Medicina, il secondo ricercato-re presso la medesima struttura. Per il prorettore Guido Gambetta il giovane Stefoni avrebbe infatti compiuto una lunga carriera (dieci anni e più di collaborazione) prima che il padre assumesse la carica. E secondo l’ex prorettore Mario Rinaldi «nessuno deve essere fa-vorito. I concorsi sono pubblici e nazionali, il resto è dietrologia». All’Università di Bologna, però,

c’è anche chi dissente: per Gior-gio Cantelli il tanto elogiato codi-ce etico è una «foglia di fico»; ad avviso di Dario Braga in casi di conflitto si deve ricorrere a valuta-tori esterni; per Ivano Dionigi, in queste faccende, «tutti ci devono mettere una faccia»: la propria.Polemiche anche per Sara Pesce, figlia che, a 39 anni, ha vinto il concorso da ricercatore in Cinema, fotografia e televisione a Lettere, sbaragliando altri nove concorren-ti. Motivo? Il concorso è nella fa-coltà del padre, Mauro, storico del cristianesimo (e co-autore con Cor-rado Augias, del saggio Inchiesta su Gesù) e della madre, Adriana Destro, ordinario di Antropologia culturale. Ma il suo, scrive Repub-blica, «è un curriculum di tutto ri-spetto» e poi i genitori insegnano in altri gruppi disciplinari.

Un assegno da 100mila euro per la ricerca sotto la LanternaÈ di 100mila euro il finanziamento stanziato dalla Fondazione Cari-ge per un progetto di ricerca sulla malattia di Alzheimer realizzato da unità operative facenti capo ai dipartimenti di Medicina interna e specialità mediche, Neuroscienze, Oftalmologia e Genetica dell’Uni-versità di Genova, con la partecipa-zione dell’Ospedale Galliera.A coordinare le attività, Massimo Tabaton, che nel 2003 ha ricevu-to il prestigioso riconoscimento dell’Alzheimer Award.Intanto, sotto la Lanterna, ci si muove per stabilizzare i collabo-ratori precari, sfruttando le proce-dure di stabilizzazione previste dal-la Legge finanziaria 2007 e 2008. L’ateneo del capoluogo ligure ri-correrà alle graduatorie già vigenti e a nuovi concorsi.

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L’anno scorso, il numero di Time Magazine di marzo aveva dedicato un dossier

alle dieci idee e proposte che pos-sono influire e massimizzare i cam-biamenti a livello mondiale. Alcune di esse sono: la self servi-ce tecnology, l’aumento del tas-so di occupazione femminile nei paesi del Terzo mondo, il prolun-gamento dell’età lavorativa e una vera politica che affronti, in modo effettivo, la diminuzione del global warming. Non c’era però alcun ac-cenno o idee nuove nei confronti del mondo della scuola. Qui apro una prima parentesi su quanto poco interessi il mondo della scuola e dell’università inte-si come luoghi di produzione del sapere e delle future generazioni. I contenuti della formazione non fan-no notizia: che cosa insegniamo e come lo facciamo, sono sempre ar-gomenti in secondo piano. Rimettere al centro quale progetto di scuola e università vogliamo ave-re in un Paese è centrale e diventa fondante ancor di più in un momen-to come questo di grande crisi.Anzi, in una delle prime pagine di Time, c’era anche questa notizia: il numero di posti di lavoro persi in febbraio è di 63.000, la più grossa

Rimettere al centro scuola e università per ripartarire ovvero l’educazione per costruire la nuova classe dirigente. Un intervento di Stefano Blanco, nuovo d.g. del Collegio di Milano

Capitale umano, un antidoto alla crisi

Stefano Blanco, direttore generale Collegio di Milano

perdita negli ultimi quattro anni. La cosa che mi ha colpito è che, per le stime di febbraio dell’anno scorso, gli economisti americani avevano previsto 25.000 posti di lavoro in più. Non solo gli esperti hanno sbaglia-to le previsioni ma essi non hanno neppure capito i sintomi della crisi attuale che sta mettendo la classe politica nella posizione di dover ri-scrivere le regole dell’economia. E sono certo che molti di questi esper-ti o analisti si sono laureati nelle migliori università americane e ogni giorno discutono e si confron-tano con le migliori menti e con gli esperti più quotati in circolazione. Nonostante ciò, non hanno avuto la capacità o il coraggio di compren-dere che certi segnali erano i sinto-mi di una malattia, la crisi econo-mica, che oggi fa soffrire i nostri sistemi economici e che mette in discussione molte delle certezze sulle quali fondavamo i nostri stili di vita e le decisioni future.Per molti analisti e opinion maker,la responsabilità della crisi è ri-conducibile a un’esasperata cultu-ra del profitto (cosa per me certa-mente vera). Per altri, invece, alla base della cri-si, c’è la mancanza di una classe politica lungimirante che invece di prevenire le crisi, ha solo i mezzi e la capacità di gestirle o di conte-nerne i danni. Se la classe dirigente, sia politici che imprenditori, di oggi è parte del problema, quella di domani dovrà necessariamente essere parte della soluzione. In quest’ottica, il ruolo di formazione, professionale e uma-na, della scuola è fondamentale. Oggi viviamo in un’epoca di grandi trasformazioni e sfide dove i vecchi paradigmi mostrano le loro caratte-ristiche obsolete oppure sono messi in discussione da nuovi trend e nuo-ve dinamiche. Una volta, organizzazioni e impre-se, vivevano e duravano più a lun-go dei loro dipendenti. Erano i la-voratori che avevano bisogno delle aziende. Oggi, invece, ci sono casi dove sono i lavoratori a essere pro-tagonisti di un percorso professio-nale che quando è in ascesa è addi-rittura più lungo delle imprese per le quali prestano servizio o consu-lenza. Le organizzazioni diventano sempre più dipendenti dal talento e dalla creatività di persone che lavo-rano come agenti indipendenti. Siamo anche in un’epoca dove i monopoli economici e politici sof-frono l’ascesa della cultura della concorrenza e della accountability.

I poteri istituzionali sono sempre più livellati e costantemente messi alla prova grazie all’accesso e alla libera circolazione di informazioni, di idee e dalla voglia di emergere di nuovi protagonisti. La presenza degli immigrati e dei loro figli, che mantengono le radice nel Paese di origine dei loro geni-tori ma che contemporaneamente fanno crescere i loro rami in Italia, ha diluito i confini nazionali e inter-nazionali, sta producendo nuovi ta-lenti, nuovi linguaggi, nuove oppor-tunità professionali, ed innescando nuove dinamiche sociali. Il vecchio paradigma dell’immigra-zione - immigrati uguale a braccia - è palesemente sostituito dalla re-altà dei fatti: pensavamo di impor-tare braccia, e invece stiamo co-minciando anche ad accogliere dei cervelli. Su questo punto pesa una tara si-gnificativa nel nostro sistema: non riusciamo a sufficienza ad attrarre lavoratori qualificati dall’estero che siano italiani e stranieri poco deve importarci.E se si sono diluiti i confini sociali, geografici ed economici e se c’è la consapevolezza delle potenzialità delle nuove dinamiche, allora è ne-cessario che l’agenda della scuola ne prenda atto e si adegui alle nuo-ve sfide. Non bisogna diluire i curricula sco-lastici. Bisogna aggiornarli nel con-tenuto, nel metodo, nei linguaggi, nei ritmi, negli orari, nei rapporti tra studenti e professori e tra studenti stessi. A mio avviso, le aule uni-versitarie di oggi non sono più dei centri di istruzione dove i giovani entrano con il tesserino da studen-te ed escono con certificato che li attesta «dottore» in una materia. Oggi entrano studenti ma escono dei professionisti della conoscen-za, i cosidetti knowledge workers, ovvero dei professionisti che oltre

ad essere competenti e competitivi, sanno controllare la paura del nuo-vo, amano il cambiamento, trovano stimolante l’innovazione, si sento-no a proprio agio davanti al rischio e sanno relazionarli agli altri con empatia. Non si sentiranno puri dipendenti, ma saranno partner per lo sviluppo delle aziende o istituzioni dove an-dranno a lavorare.Credo che la scuola possa formare i leader del futuro educando i talenti a vivere il presente con un’ottica impostata alle occorrenze del futu-ro. Nessuno può prevedere quello che succederà, tuttavia un percorso scolastico da una parte specialisti-co ma dall’altro anche complessivo generalizzato, favorisce una forma mentis creativa e flessibile che met-terà i professionisti nelle condizioni di trovare sempre delle alternative ed essere preparati a lavori e inca-richi che valicano la propria com-petenza specifica. Oggi si punta su una formazione che tende a gestire le situazioni d’emergenza e poco alla forma-zione di leader lungimiranti che si pongono l’obiettivo dello sviluppo e della coesione sociale. È durante periodi di crisi che occor-re investire di più sulle persone e, in particolare, su quelle talentuose. Rispetto al passato, e prendendo at-to che le crisi ormai sono globali, dobbiamo adeguarsi ai tempi e alle dinamiche globali. Fare un passo successivo: oltre al-la formazione degli studenti nei lo-ro campi di competenza, bisogna stimolarli alla capacità di ispirare gli altri, a lavorare in partnership, al rispetto dell’ambiente, alla Csr - corporate social responsibility all’intercultura e alla potenzialità dei social media. Ma anche lavorare sui valori, sull’integrità e sul senso di respon-sabilità delle persone. Ci vogliono anche più professioni-sti che facciano capire agli addetti ai lavori che operano nei mainstre-am media il senso reale delle crisi a cui le nostre società vanno incontro e le conseguenze che subiremmo se le crisi non vengono affrontate nei tempi e nelle modalità giuste e gestite da una classe politica non all’altezza. Peter Druker, ha scritto che le persone capiscono in pieno le loro vocazioni e incominciano a massi-mizzare le loro competenze profes-sionali intorno ai 35 anni. Quello che può fare oggi la scuola è quello di anticipare e migliorare i tempi.

Collegio di talentiNato nel 2003, su iniziativa di Provincia, Comune di Milano, Regione Lombardia, Assolombarda e Fondazione Cariplo, il Collegio di Milano si propone come centro d’eccellenza nella formazione dei migliori studenti (dal terzo anno), dottorandi e ricercatori. Sul modello dei collegi storici, propone corsi di lingua, project work, seminari. Fra i soci partecipanti, anche Microsoft, Popolare Milano, Cisco System e Fondazione Ibm. Info: www.collegiodimilano.it

Che cos’è

PRO