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Bollettino ufficiale dell’UNEBA Unione Nazionale Istituzioni e Iniziative di Assistenza Sociale n. 11/12 - 2016 anno XLII Poste Italiane SpA spediz. in abb. post. 70% - C/RM/DBC Campioni per tutta la vita Campioni per tutta la vita

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Bollettino ufficiale

dell’UNEBA

Unione Nazionale

Istituzioni e Iniziative

di Assistenza Sociale

n. 11/12 - 2016

anno XLII

Poste Italiane SpA

spediz. in abb. post.

70% - C/RM/DBC

Campioniper tutta

la vita

Campioniper tutta

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La Cooperativa GE.TUR nasce in versione laica -dando continuità all’Ente Canonico Opera Diocesana Assistenza,soppressa nel 1999 dall’Ordinario Diocesano di Udine- al venir meno dell’Ente Mensa Arcivescovile, di cui costi-

tuiva la facoltà operativa nell’ambito dell’assistenza, con la sola finalità statutaria di gestire colonie climatiche per mi-nori, non solo per la Provincia di Udine ma per la Regione Friuli Venezia Giulia ed il territorio nazionale.In quel periodo furono stipulate numerose convenzioni con grosse aziende pubbliche e private, quali Alitalia, Italcan-tieri, Ferrovie dello Stato, per ospitare i figli dei dipendenti nei soggiorni estivi.

La legge n. 222/1974 e le mutate situazioni relative alle ormai socialmente superate gestioni dei minori per enti pub-blici e privati e, contestualmente, le emergenze sociali emarginate o non coperte dall’assistenza dello Stato, indi-rizzarono verso la costituzione di una cooperativa che inglobasse, per quanto ancora necessario, l’assistenza ai minorie si aprisse all’assistenza dei giovani, delle associazioni sportive e della società.Si privilegiarono valori che, superando l’assistenzialismo materiale, mirassero ad altre finalità quali la socializzazionedei giovani attraverso l’attività sportiva - con attenzione particolare a quella dei giovani con handicap - e l’acquisizionedella competitività e dell’autonomia personale e di gruppo. Vennero offerti spazi favorevoli all’accoglienza delle famiglie in disagio di coppia o di relazione con figli disabili ovittime delle dipendenze e della emarginazione sociale.

La trasformazione richiese investimenti di energie umane ed economiche notevoli, vuoi per le progettazioni e le pro-grammazioni, vuoi per la creazione di situazioni abitative favorevoli alla realizzazione delle nuove finalità. Un lavoromolto impegnativo che si è protratto per circa venti anni e che ha trasformato ambienti marcati da precarietà strutturalee funzionale in moderne Case per Ferie, capienti per circa tremila ospiti in due villaggi: uno marino a Lignano Sabbia-doro e uno montano in comune di Forni Avoltri. Le gestioni furono previste attive per tutto l’anno, per dare garanzie lavorative e specializzazione ai collaboratori e aidipendenti, tutti inquadrati con il contratto UNEBA. Il numero delle giornate di presenza furono circa cinquecentomila nell’anno 2008 con la prospettiva di una dilatazionenotevole nel consenso e nell’accesso. Dall’anno 2010, al cambio dei consigli di amministrazione, si volle razionalizzare quanto scaturito dall’entusiasmo edalla dedizione, per radicare la cooperativa secondo un modello aziendale, che offrisse maggiori garanzie di stabilità edi autosufficienza economica. L’impegno è ancora in atto. La Ge.Tur è destinata a proiettarsi in un futuro ricco di soluzioni sociali per le fasce deboli della società che, a seguitodella perdurante crisi economica, nuovamente necessita di realtà capaci di proporsi come accoglienti e gratificanti sem-pre per i nuovi bisogni.GE.TUR – Via Aquileia, 16 – 33100 Udine - [email protected]

GE.TURUna parolimpiade permanente

In copertina:

Aspetti dell’attività del-la GE.TUR – Gestioni tu-ristico assistenziali(Coop. Soc. a r.l.). Unaparolimpiade perma-nente.

3 Startup a vocazione sociale5 E così... SIA, Sostegno per l’Inclusione Attiva 7 Un cinque per mille più trasparente9 Contro il rischio delle illusioni

11 ...e l’emozione divenne progetto14 Combattere la povertà17 Minori e povertà in Italia negli anni 200019 È una casa per tanti ragazzi21 verso il XV Congresso UNEBA22 Ancora sul reverse charge nel settore edile24 Colpo d’ala

SOMMARIO

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Il Decreto Legge n. 179/2012 ha introdottonell’ordinamento giuridico italiano la no-

zione di nuova impresa innovativa ad alto va-lore tecnologico, la startup innovativa.Tracciando i requisiti identificativi di questatipologia aziendale, ha disposto a suo favoreuna vasta gamma di misure di vantaggio, chesi articolano in agevolazioni di natura fiscale,una disciplina flessibile per la gestione socie-taria e dei rapporti di lavoro, strumenti su mi-sura volti a favorire l’accesso al credito e laraccolta di capitali. La startup innovativa, perdefinizione, non è legata ad uno specifico set-tore di attività, perché l’obiettivo ultimo è, inogni caso, la promozione dell’innovazionetecnologica in ogni ramo economico. L’unicadifferenziazione riguarda le startup innovative“a vocazione sociale” (d’ora in avanti“SIAVS”). Le SIAVS, infatti, possiedono glistessi requisiti delle altre startup innova-tive1, ma operano in alcuni settori specificiindicati all’articolo 2 del Decreto Legislativon. 155/2006 sull’impresa sociale. I settori in-dividuati da tale provvedimento sono: • assistenza sociale e sanitaria; • educazione, istruzione e formazione, inclusa

quella universitaria e post-universitaria equella extra-scolastica, finalizzata alla pre-venzione della dispersione scolastica e alsuccesso scolastico e formativo;

• tutela dell’ambiente e dell’ecosistema; • valorizzazione del patrimonio culturale, ri-

cerca ed erogazione di servizi culturali; • turismo sociale; • servizi strumentali alle imprese sociali, resi

da enti composti in misura superiore al 70%da organizzazioni che esercitano un’impresasociale.

Le SIAVS scambiano beni e servizi non soload alto valore tecnologico ma anche di utilitàsociale. Ciò nonostante non sono annovera-bili tra i soggetti del terzo settore in quantola loro natura resta quella di ente lucrativo.Anche il limite di non distribuzione di utilinon è sufficiente a trasformarle in enti nonprofit, perché è limitato nel tempo (da due aquattro anni). Del resto lo scopo di questa li-mitazione è assicurare che le agevolazioni ri-conosciute alle SIAVS siano destinate aconsolidare l’investimento nella fase inizialedi attività e non utilizzate a vantaggio imme-diato e diretto dei soci.Perseguendo in misura significativa, accantoa una logica di business, finalità legate al be-nessere della collettività, le SIAVS possono ri-sultare meno “attraenti” sul mercato,determinando un ritorno sugli investimenti in-feriore rispetto a quello generato da altre im-prese. Per correggere questa asimmetria, allepersone fisiche e giuridiche che investono in

Startupa vocazione sociale

di Alessio Affanni

1 La normativa si riferisce esplicitamente alle startup innovative per mettere in evidenza che il target è costituitodalle imprese il cui business è chiaramente legato all’innovazione, all’utilizzo della conoscenza e della tecno-logia. Per beneficiare delle misure di sostegno, la startup innovativa deve sempre configurarsi come una so-cietà di capitali non quotata in possesso dei seguenti requisiti: a. essere nuova o attiva da meno di quattro anni; b. avere la sede principale in Italia; c. presentare meno di 5 milioni di euro di fatturato; d. non distribuire utili; e. avere come oggetto sociale esclusivo o prevalente la produzione, lo sviluppo e la commercializzazione di beni

o servizi innovativi ad alto valore tecnologico; f. non essere stata costituita da una fusione, scissione societaria o a seguito di cessione di azienda o di ramo

di azienda; g. soddisfare almeno uno dei seguenti criteri: 1) almeno il 15% del maggiore tra costi e ricavi annui è attribuibile ad attività di ricerca e sviluppo; 2) il team è composto o per almeno 1/3 da dottorandi o dottori di ricerca o da personale che ha svolto attività

di ricerca per almeno 3 anni, oppure per almeno 2/3 da detentori di laurea magistrale; 3) l’impresa è proprietaria, depositaria o licenziataria di un brevetto, di una privativa industriale o di un ela-

boratore originario registrato.Per approfondimenti, si rimanda alla Circolare 16/E sugli incentivi fiscali in favore di startup innovative,emessa l’11 giugno 2014 dall’Agenzia delle Entrate.

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SIAVS sono riconosciute rispettivamente de-trazioni IRPEF del 25% e deduzioni IRESdel 27%, mentre queste aliquote si attestano al19% e al 20% per gli investimenti nelle altrestartup innovative.

MECCANISMO DI RICONOSCIMENTO Entrando nel vivo della nuova procedura per ilriconoscimento dello status di SIAVS, essa siarticola innanzitutto in un’autocertificazionecon cui l’impresa: 1. dichiara di operare in via esclusiva in uno o

più dei settori del Decreto Legislativo n. 155del 2006;

2. si impegna a dare evidenza dell’impatto so-ciale prodotto.

Quest’ultimo punto si sostanzia nella reda-zione, una volta l’anno, di un “Documento didescrizione di impatto sociale”, da compilaresecondo le linee guida del Ministero dellosviluppo economico, testo dal quale sonotratte le informazioni descritte sinora. LaSIAVS è tenuta a redigere e trasmettere il Do-cumento in via telematica alla Camera di Com-mercio competente, sia in occasione dell’inviodell’autocertificazione citata che, a partire dal-l’anno successivo, in occasione della comuni-cazione annuale di conferma dei requisiti.

MISURE AGEVOLATIVELe misure in esame si applicano in favoredelle startup innovative per 5 anni dalla lorodata di costituzione. Citiamo le principali:1. L’atto costitutivo e le successive modifi-

cazioni sono redatti secondo un modellouniforme (indicato dal Decreto del Mini-stro dello sviluppo economico del 17 feb-braio 2016), che viene sottoscritto confirma digitale e trasmesso al competente uf-ficio del Registro delle imprese, attraversola piattaforma startup.registroimprese.it;per costituire una società startup, dunque,non è richiesto l’atto pubblico (non oc-corre l’intervento del notaio).

2. Sono esonerate dal pagamento dell’im-posta di bollo e dei diritti di segreteriadovuti per gli adempimenti relativi alleiscrizioni nel Registro delle imprese, non-ché dal pagamento del diritto annuale do-vuto in favore delle Camere di commercio.

3. Deroghe alla disciplina societaria ordi-naria: alle startup innovative costituite informa di s.r.l. è consentito di creare catego-rie di quote dotate di particolari diritti (adesempio, si possono prevedere categorie diquote che non attribuiscono diritti di votoo che ne attribuiscono in misura non pro-porzionale alla partecipazione); possonoinoltre emettere strumenti finanziari parte-

cipativi e offrire al pubblico quote di capi-tale (come avviene per le s.p.a.).

4. Proroga del termine per la coperturadelle perdite e Fail-fast, ossia le startupsono soggette alla procedura di composi-zione della crisi da sovraindebitamento,evitando la procedura di fallimento, con-cordato preventivo e liquidazione coattaamministrativa.

5. Possono remunerare i propri collaboratoricon strumenti di partecipazione al capitalesociale (come le stock option) e i fornitoridi servizi esterni.

6. Incentivi agli investimenti, con il beneficiodella detraibilità fiscale per chi investe(nelle percentuali sopra descritte).

7. Possibilità di raccogliere capitali concampagne di equity crowdfunding utiliz-zando portali online per la raccolta del ca-pitale diffuso.

L’individuazione delle SIAVS lancia nuovispunti al terzo settore e al mondo cooperativo:la tutela di una finalità sociale e l’esercizio diun’attività economica caratterizzata da un’ele-vata dotazione tecnologica non sono due ele-menti incompatibili. E’ possibile aggregare inun’unica impresa una forte componente di in-novazione tecnologica e una pronunciata atti-tudine alla salvaguardia di un interesse dellacollettività. Si pensi alla startup con cui è statacreata una comunità online dei tutor scola-stici o a quella che consente anche ai nonudenti di dialogare per telefono, trasfor-mando la voce in testo grazie a una sofisticatatecnologia di riconoscimento vocale. Non solo: si rafforza l’idea che enti non profitpossano anche collegarsi ed interagire con entifor profit, realizzando attività e iniziative con-giunte, con effetti costruttivi per entrambi, purmantenendo le rispettive identità e finalità. Tuttociò trova conferma anche dalla rilevanza, giusta-mente sempre maggiore, attribuita alla “respon-sabilità sociale d’impresa”, ossia nel coniugarele istanze economiche alle istanze di tutela so-ciale ed ambientale, nell’ottica di uno svilupposostenibile che contribuisca al miglioramentodella qualità della vita collettiva. Un’esperienzamolto interessante, ad esempio, consiste nelcoinvolgimento di gruppi di studenti delle scuoleche, supportati da un esperto proveniente dalmondo profit, devono progettare e realizzareuna campagna di fundraising per un’associa-zione locale. I ragazzi dispongono di un budgetiniziale e la sfida è raddoppiarlo. Qualunque siail risultato, i ragazzi vengono in contatto con leproblematiche del territorio, progettano e realiz-zano qualcosa di utile e allo stesso tempo ap-prendono tecniche di marketing e fundraising.

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Il Sostegno per l’Inclusione Attiva (SIA) è unamisura di contrasto alla povertà che prevede

l’erogazione di un beneficio economico alle fa-miglie in condizioni economiche disagiate nellequali almeno un componente sia minorenne op-pure sia presente un figlio disabile o una donna instato di gravidanza accertata.Per godere del beneficio, il nucleo familiare delrichiedente dovrà aderire ad un progetto perso-nalizzato di attivazione sociale e lavora-tiva sostenuto da una rete integrata di interventi,individuati dai servizi sociali dei Comuni (coor-dinati a livello di Ambiti territoriali), in rete congli altri servizi del territorio (i Centri per l’im-piego, i servizi sanitari, le scuole) e con i sog-getti del terzo settore.Con il Decreto interministeriale del 26 maggio2016 il Sostegno per l’Inclusione Attiva, già spe-rimentato nelle città italiane più grandi, è statoridisegnato ed esteso a tutto il territorio nazio-nale. Pertanto, dal 2 settembre 2016 i cittadiniin possesso dei requisiti possono presentare larichiesta per il SIA.

COME SI RICHIEDE IL SIALa richiesta del beneficio viene presentata da uncomponente del nucleo familiare al Comune me-diante la compilazione di un modulo (predispo-sto dall’Inps) con il quale, oltre a richiedere ilbeneficio, si dichiara il possesso di alcuni requi-siti necessari per l’accesso al programma. Nellavalutazione della domanda, inoltre, si tiene contodelle informazioni già espresse nella Dichiara-zione Sostitutiva Unica utilizzata ai fini ISEE. E’importante quindi che il richiedente sia già inpossesso di un’attestazione dell’ISEE in corso divalidità al momento in cui fa la domanda per ilSIA.

REQUISITIDi seguito i requisiti richiesti per accedere al SIA:• essere cittadino italiano o comunitario o suo fa-

miliare titolare del diritto di soggiorno o del di-ritto di soggiorno permanente, ovvero cittadinostraniero in possesso del permesso di soggiornoCE per soggiornanti di lungo periodo;

• essere residente in Italia da almeno 2 anni;• requisiti familiari: presenza di almeno un

componente minorenne o di un figlio disabile,

ovvero di una donna in stato di gravidanza ac-certata;

• requisiti economici: ISEE inferiore o ugualea 3.000,00 euro;

• non beneficiare di altri trattamenti econo-mici rilevanti: il valore complessivo di altritrattamenti economici eventualmente perce-piti, di natura previdenziale, indennitaria e as-sistenziale, deve essere inferiore a euro 600,00mensili;

• non beneficiare di strumenti di sostegno alreddito dei disoccupati: non può accedere alSIA chi è già beneficiario della NASPI, del-l’ASDI o altri strumenti di sostegno al redditodei disoccupati;

• assenza di beni durevoli di valore: nessuncomponente deve possedere autoveicoli im-matricolati la prima volta nei 12 mesi antece-denti la domanda oppure autoveicoli dicilindrata superiore a 1.300 cc o motoveicolidi cilindrata superiore a 250 cc immatricolatinei tre anni antecedenti la domanda;

• valutazione multidimensionale del biso-gno: per accedere al beneficio il nucleo fami-liare del richiedente dovrà ottenere un punteggiorelativo alla valutazione multidimensionale delbisogno uguale o superiore a 45 punti. La valu-tazione tiene conto dei carichi familiari, della si-tuazione economica e della situazionelavorativa. Sono favoriti i nuclei con il maggiornumero di figli minorenni, specie se piccoli (età0-3 anni), nei quali vi è un genitore solo o in cuisono presenti persone con disabilità grave o nonautosufficienti.

TEMPI DI ATTUAZIONEEntro 15 giorni lavorativi dalla ricezione delledomande, i Comuni inviano all’Inps le richiestedi beneficio in ordine cronologico di presenta-zione, indicando le informazioni necessarie allaverifica dei requisiti. Entro tali termini svolgonoi controlli ex ante sui requisiti di cittadinanza eresidenza e verificano che il nucleo familiare nonriceva già trattamenti economici locali superiorialla soglia (600 euro mensili).Entro i successivi 10 giorni l’Inps:• controlla il requisito relativo ai trattamenti

economici (con riferimento ai trattamenti ero-gati dall’Istituto); controlla il requisito econo-

E così… SIA, Sostegno

per l’Inclusione Attiva

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mico ISEE e la presenza nel nucleo di un mi-norenne o di un figlio disabile;

• attribuisce i punteggi relativi alla condizioneeconomica, ai carichi familiari, alla condizionedi disabilità (utilizzando la banca dati ISEE) ealla condizione lavorativa e verifica il possessodi un punteggio non inferiore a 45;

• in esito ai controlli, trasmette ai Comunil’elenco dei beneficiari e invia a Poste ita-liane (gestore del servizio Carta SIA) le di-sposizioni per l’erogazione del beneficio.

IL SOSTEGNO ECONOMICOIl beneficio economico è concesso bimestral-mente e viene erogato entro due mesi dalla ri-chiesta attraverso una Carta di pagamentoelettronica (Carta SIA). Con la Carta si pos-sono effettuare acquisti in tutti i supermercati,negozi alimentari e farmacie abilitati al circuitoMastercard. La Carta può essere anche utilizzatapresso gli uffici postali per pagare le bolletteelettriche e del gas e dà diritto a uno sconto del5% sugli acquisti effettuati nei negozi e farmacieconvenzionati. Con la Carta, inoltre, si può ac-cedere direttamente alla tariffa elettrica agevo-lata. Non è possibile prelevare contanti o ricaricare laCarta. Essa, inoltre, deve essere usata solo dal ti-tolare, che riceve a mezzo raccomandata le indi-cazioni per il ritiro. Le Carte vengono rilasciatecon la disponibilità finanziaria relativa al primobimestre.Il beneficio mensile consiste in un importo chevaria in base alla numerosità del nucleo fami-liare:• 1 membro: 80,00 €• 2 membri: 160,00 €• 3 membri: 240,00 € • 4 membri: 320,00 €• 5 o più membri: 400,00 €.Ogni Carta ha un codice personale (PIN), cheverrà inviato direttamente a casa del beneficia-rio. Dopo il rilascio della Carta, Poste italianeesegue gli accrediti bimestrali e invia le comu-nicazioni ai titolari. Dall’ammontare del benefi-cio vengono dedotte eventuali somme erogate aititolari di altre misure di sostegno al reddito (ades. bonus bebè per le famiglie con ISEE basso oassegno per nucleo familiare).

IL PROGETTO DI ATTIVAZIONE SOCIALE E LAVORATIVAEntro 60 giorni dall’accreditamento del primo bi-mestre (entro 90 giorni per le richieste presentatefino al 31 ottobre) i Comuni, coordinati a livellodi Ambiti territoriali, predispongono il progettopersonalizzato di attivazione sociale e lavora-tiva, che viene costruito insieme al nucleo fami-liare sulla base delle indicazioni operative fissate

a livello nazionale dal Ministero del lavoro e po-litiche sociali d’intesa con le Regioni.Il progetto instaura un patto tra servizi e fami-glie che implica una reciproca assunzione di re-sponsabilità e di impegni finalizzati ariconquistare gradualmente il benessere e l’au-tonomia.Da parte dei beneficiari, l’impegno a svolgerespecifiche attività nelle seguenti aree:• frequenza di contatti con i servizi del Comune

responsabili del progetto (di norma bisettima-nali, se non diversamente specificato);

• ricerca attiva di lavoro;• adesione a iniziative di formazione o di poli-

tica attiva o di attivazione;• accettazione di congrue offerte di lavoro;• frequenza e impegno scolastico;• comportamenti di prevenzione e cura volti alla

tutela della salute.Da parte dei servizi, sulla base di una valuta-zione multidimensionale dei bisogni e delle po-tenzialità di ciascuna famiglia, la messa in atto diinterventi personalizzati di consulenza, orienta-mento, monitoraggio ed attivazione di presta-zioni sociali.Per poter predisporre ed attuare i progetti perso-nalizzati, i Comuni devono attivare un sistemacoordinato di interventi e servizi sociali con leseguenti caratteristiche:• promozione di accordi di collaborazione in

rete con le amministrazioni competenti sul ter-ritorio in materia di servizi per l’impiego, tu-tela della salute e istruzione, nonché consoggetti privati attivi nell’ambito degli inter-venti di contrasto alla povertà, con particolareriferimento agli enti non profit;

• servizi di segretariato sociale per facilitarel’accesso dei cittadini alla misura;

• servizio sociale professionale per la valuta-zione multidimensionale dei bisogni e la presain carico del nucleo familiare;

• équipe multidisciplinare per l’attuazione delprogetto;

• interventi e servizi per l’inclusione attiva, in-clusi, ove opportuno, servizi comunali diorientamento al lavoro, assistenza educativadomiciliare, sostegno al reddito complemen-tare al beneficio, sostegno all’alloggio.

Se i componenti dei nuclei familiari non sotto-scrivono il progetto, ne violano ripetutamente gliobblighi o assumono frequentemente comporta-menti inconciliabili con gli obiettivi, i Comunipossono stabilire la revoca o l’esclusione dal be-neficio. Anche il venir meno delle condizioni dibisogno che hanno motivato la concessione delbeneficio ne determina la revoca.

(Cfr. il sito del Ministero del lavoro e politichesociali: www.lavoro.gov.it)

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Finalmente chi ci governa ha capito che èdel tutto inutile procedere ogni anno

(come avveniva dal 2006) a far iscrivere mi-gliaia di associazioni negli elenchi del cinqueper mille.Il decreto del Presidente del Consiglio dei Mi-nistri 7 luglio 2016, prevede che a partire dal-l’edizione 2017 del 5 per mille gli enti nondovranno più rinnovare continuamente lostesso adempimento che in effetti fin dall’ini-zio avrebbe potuto essere effettuato una solavolta. Occorre tener presente che parliamo diun giro di circa 50.000 raccomandate spediteper ciascun anno e di altrettanti invii telematicieffettuati dagli intermediari abilitati (CAF ecommercialisti).

Il nuovo decreto prevede che l‘iscrizione al ri-parto della quota del cinque per mille dell’im-posta sul reddito delle persone fisiche e ladichiarazione sostitutiva dell’atto di notorietàrelativa alla persistenza dei requisiti per l’am-missione al contributo, regolarmente adem-piute, esplicano effetti anche per gli esercizifinanziari successivi a quello di iscrizione. Que-sto vuol dire che a partire dal 2017 gli enti ver-ranno finalmente inseriti in un apposito elencoaggiornato e pubblicato sul sito dell’Agenziadelle Entrate entro il 31 marzo di ciascunanno. Se ci fossero errori o integrazioni (semprepossibili), questi potranno essere segnalati,entro il 20 maggio, dal legale rappresentantealla Direzione delle Entrate competente per ter-ritorio. Tuttavia c’è una ipotesi che rende vul-nerabile il meccanismo: il fatto che ladichiarazione sostitutiva con cui si accerta lasussistenza dei requisiti, perde efficacia in casodi variazione del rappresentate legale. Ilnuovo rappresentante deve provvedere, a penadi decadenza, a sottoscrivere e trasmettere unanuova dichiarazione con l’indicazione delladata della sua nomina e di quella di iscrizionedell’ente alla ripartizione del contributo. Ciòpone a mio parere non pochi problemi sia perl’amministrazione finanziaria sia per gli ammi-nistratori degli enti non profit. Infatti ingiusta-

mente si lega la sussistenza dei requisiti daparte dell’Associazione alle vicende personalidel rappresentante legale; il fatto che in una As-sociazione di volontariato cambi presidente nonvuol dire che sia cambiato il profilo giuridicofiscale dell’ente. A ciò si aggiunga che nelle or-ganizzazioni, soprattutto quelle composte pre-valentemente da volontari, è difficile che ci siaun passaggio puntiglioso di consegne fra ungruppo di amministratori ad un altro. Per cuimolto facilmente il Presidente neo eletto puòignorare del tutto questo importante adempi-mento. Invece dal punto di vista dell’ammini-strazione finanziaria rimane difficile esercitareil controllo. Difatti se è vero che il sistema del-l’agenzia delle entrate gestisce in tempo reale idati del certificato di attribuzione del codice fi-scale (nome dell’associazione, sede e rappre-sentante legale) a cui accedono anche gli ufficiOnlus delle diverse direzioni regionali delle en-trate, è pur vero, e chi conosce le associazionine è ben consapevole, che molto spesso le or-ganizzazioni non profit ignorano che la varia-zione del presidente comporta anche unavariazione nel certificato di attribuzione del co-dice fiscale, non del numero che ovviamente ri-mane invariato. La mancata spedizione di unanuova dichiarazione del nuovo presidente com-porta la decadenza dell’iscrizione dall’elencodei beneficiari del cinque per mille, con la con-seguenza che l’Associazione non può riceverei contributi e deve di nuovo procedere all’iscri-zione.

Quali gli scenari possibili? Le Associazioniche scorderanno del tutto l’aggiornamento delcodice fiscale non avranno problemi nell’ac-creditamento del cinque per mille, quelle cheinvece aggiorneranno il codice fiscale ma di-menticheranno di spedire di nuovo la dichia-razione sostitutiva decadranno dal beneficio.Anche qui vale la regola che chi elude del tuttoè più sicuro di chi evade.In caso di sopravvenuta perdita dei requisiti,il rappresentante legale dell’ente sottoscrive etrasmette all’amministrazione competente,

Un cinque per millepiù trasparente

di Sergio Zanarella

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con le medesime modalità della dichiarazionesostitutiva, la revoca dell’iscrizione. Qualora ilcontributo sia stato indebitamente percepito inassenza di revoca si applicano le disposizioniriguardanti il recupero delle somme percepite.Le disposizioni in esame si applicano a decor-rere dall’esercizio finanziario 2017 con riferi-mento ai soggetti regolarmente iscritti nel2016.

Sul versante rendicontazione il decreto ribadi-sce l’obbligo di rendicontazione riportando iseguenti elementi:a) i dati identificativi del beneficiario -tra cui

la denominazione sociale, il codice fiscale,la sede legale, l’indirizzo di posta elettro-nica e lo scopo dell’attività sociale- nonchédel rappresentante legale;

b) l’anno finanziario cui si riferisce l’eroga-zione, la data di percezione e l’importo per-cepito;

c) l’indicazione delle spese sostenute per ilfunzionamento del soggetto beneficiario, iviincluse le spese per risorse umane e perl’acquisto di beni e servizi, dettagliate persingole voci di spesa, con l’evidenziazionedella loro riconduzione alle finalità e agliscopi istituzionali del soggetto beneficiario;

d) le altre voci di spesa comunque destinatead attività direttamente riconducibili alle fi-nalità e agli scopi istituzionali del soggettobeneficiario;

e) l’indicazione dettagliata degli eventuali ac-cantonamenti delle somme percepite per larealizzazione di progetti pluriennali, fermorestando l’obbligo di rendicontazione suc-

cessivamente al loro utilizzo.Non bisogna dimenticarsi di mettere in evi-denza, per ogni voce di spesa, la «riconduci-bilità alle finalità istituzionali» e glieventuali accantonamenti diretti a progetti plu-riennali. Se, a seguito di controlli, si accerte-ranno finalità diverse, le somme dovrannoessere restituite. Gli enti che hanno percepitocontributi di importo inferiore a 20.000 euronon sono tenuti, salva espressa richiesta del-l’amministrazione, all’invio del rendiconto edella relazione, che dovranno comunque es-sere redatti entro un anno dalla ricezionedegli importi e conservati per 10 anni. Ilnuovo decreto contiene inoltre la novità che iministeri devono pubblicare non solo – comeora – gli elenchi dei beneficiari con gli importida erogare ma anche gli elenchi dei beneficiaricon le date di erogazione effettive e gli im-porti. I ministeri devono inoltre pubblicare irendiconti e le relazioni illustrative inviate daibeneficiari: ciò è senz’altro apprezzabile inquanto tutela la fede pubblica e pone sullesomme un controllo dell’intera comunità di ri-ferimento ed è in linea con la decisione del-l’Agenzia delle Entrate di rendere disponibileonline gli elenchi di tutti i soggetti iscritti al-l’anagrafe delle Onlus divisi per regione. Adarne notizia è stata la stessa Agenzia delleEntrate con un comunicato stampa. In questielenchi non sono ricomprese le cosiddette“Onlus di diritto” , cooperative sociali e orga-nizzazioni di volontariato, in quanto questisoggetti sono iscritti in altri registri.

A guidare la classifica è la regione Lazio conpiù di 3.900 Onlus registrate, segue la Lom-bardia (circa 3.500). Terzo il Piemonte conquasi 2.200 organizzazioni iscritte e la Siciliacon 2.160. Tra le prime anche Veneto (1.762),Toscana (1.658) e Campania (1.481). La diffu-sione di queste informazioni risponde all’esi-genza di individuare agevolmente gli effettivisoggetti che rivestono la qualifica di Onlus cuidestinare erogazioni liberali o attività volonta-rie, spiega l’Agenzia. Ciò garantisce una mag-giore sicurezza, consentendo ai cittadini didestinare le proprie risorse verso gli enti per iquali è avvenuto il riconoscimento di Onlus daparte dell’Agenzia delle Entrate. L’Agenzia ri-corda anche che i contribuenti che effettuanoerogazioni liberali alle Onlus presenti in questielenchi potranno fruire, a scelta, della detra-zione dall’imposta lorda del 26 per cento, finoad un importo massimo di 30 mila euro annuidelle donazioni fatte, oppure potranno dedurregli importi nel limite del 10 per cento del red-dito complessivo e, comunque, nella misuramassima di 70 mila euro.

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La Legge n.18/2009, nel ratificare laConvenzione ONU 2006 sui diritti

delle persone con disabilità, ha istituito unOsservatorio nazionale sulla disabilità, ope-rante presso il Ministero del lavoro e dellepolitiche sociali col compito di formulareogni tre anni un programma di azione perl’adeguamento della normativa italiana aidiversi articoli della Convenzione. Il pro-gramma viene formulato e discusso tramitegruppi di lavoro coordinati da un comitatotecnico-scientifico e quindi sottoposto al-l’approvazione della Conferenza nazio-nale delle associazioni delle persone condisabilità e subito dopo recepito dal Go-verno. Ogni tre anni il Governo deve inviareall’Alto Commissariato delle nazioni uniteuna relazione sullo stato di attuazione di taleprogramma, che può essere affiancato da undocumento “alternativo”, solitamente predi-sposto dall’insieme delle diverse associa-zioni e i due rapporti vengono analizzati inun confronto avanti l’Alto Commissariato,che interroga la delegazione governativachiedendo chiarimenti anche sulla base delrapporto alternativo e formula raccomanda-zioni al Governo. Quest’anno la riunione al-l’ONU si è svolta sullo stato di attuazionedel precedente programma del 2013 a fineAgosto, pochi giorni prima della Confe-renza nazionale organizzata per il 16 e 17Settembre a Firenze per discutere e appro-vare il testo del programma 2016/19 che ilGoverno avrebbe dovuto recepire entro unmese circa, tenendo conto anche delle rac-comandazioni dell’ONU sullo stato di at-tuazione del programma precedente.

La Conferenza si è aperta con una sedutaplenaria che ha visto al centro gli interventidel Sottosegretario Biondelli e del Coordi-natore del Comitato tecnico-scientifico prof.Francescutti; si è concluso con altra sedutaplenaria in cui sono stati protagoniste, oltre

ai Sindacati, le Associazioni di persone condisabilità aderenti alle due grandi federa-zioni FAND, Federazione tra le Associa-zioni Nazionali di Disabili, composta dalleassociazioni “storiche” sugli invalidi civili,di lavoro e per servizio (ANMIC, ANMIL,ANMIS), ciechi (UIC) e sordi segnanti(ENS) e la FISH, Federazione Italiana per ilSuperamento dell’Handicap.

Il grosso dei lavori si è svolto nel pomeriggiodel 16 settembre in cui circa duemila parteci-panti hanno discusso, suddivisi in otto gruppi,i contenuti del programma di azione, elabo-rato nei tre anni precedenti, confrontandolocon le raccomandazioni dell’incontro al-l’ONU di pochi giorni prima e avanzandoemendamenti al documento formulato dal-l’Osservatorio.

1. Il primo gruppo ha affrontato il tema deinuovi criteri di certificazione delle disabilità,atto preliminare medico-legale fondamentaledal quale scaturiscono i fondamentali dirittiper una piena inclusione sociale e la qualitàdella vita delle persone con disabilità. E qui siè prodotto un primo scontro, già avvenuto du-rante i lavori dell’Osservatorio, tra l’ANMICche vuole mantenere l’attuale sistema delleCommissioni, in cui è presente pure un rap-presentante della stessa ANMIC, basato sullepercentuali di invalidità cui corrisponde l’ac-certamento di invalidità inferiore al 35% , alquale si collegano pochissimi diritti, sino adarrivare al 100% con la pienezza dei diritti, el’ANFFAS (Associazione nazionale per la tu-tela dei disabili intellettivi e relazionali) -cheparlava anche a nome della FISH- che inveceha proposto, come da documento elaboratodurante i lunghi lavori dell’Osservatorio, lacertificazione da parte di un solo medico spe-cialista nella patologia segnalata, seguita poidalla valutazione di una commissione pluridi-sciplinare relativa al “profilo di funziona-

Contro il rischiodelle illusioni

di Salvatore Nocera

La conferenza nazionale sulla disabilità

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mento” secondo i criteri derivanti dall’ICFdell’OMS.

2. Il secondo gruppo si è occupato della dei-stituzionalizzazione e della vita indipendente.Anche qui si è avuto uno scontro tra la mag-gioranza del gruppo che avanzava proposte re-lative alla vita non segregata anche dellepersone con gravi disabilità intellettive edun’associazione di disabili motori, che riven-dicava per sé il diritto ad avere un contributoeconomico da poter spendere per soddisfarele proprie esigenze di vita indipendente. In taledibattito è entrata pure la recente leggen.112/2016 sul “dopo di noi”.

3. Il terzo gruppo ha affrontato i problemi deidiritti sanitari ed è stato molto lamentato il ter-ribile ritardo di aggiornamento del nomencla-tore tariffario delle protesi che è fermo al1999, mentre gli ausilii e le protesi più recentisono ormai di natura elettronica e, assai co-stosi, debbono essere acquistati dagli interes-sati a proprie spese. Pure dibattuto è stato iltema del mancato aggiornamento dei livelliessenziali delle prestazioni sanitarie, risalenteal 2001, che mancano di riferimenti puntuali acasi nuovi di disabilità e di prestazioni inno-vative non contemplate.

4. Il quarto gruppo ha affrontato i problemidell’inclusione scolastica e vi è stata unani-mità nel denunciare la forte presenza ancoradi barriere architettoniche nelle scuole, le di-sfunzioni che si verificheranno quest’anno acausa della mancata assistenza per l’autono-mia e la comunicazione ed il mancato tra-sporto a scuola, dovuti al caotico trasferimentodi tali competenze dalle Province alle Regionie la mancata continuità didattica dei docentiper il sostegno a seguito delle massicce im-missioni in ruolo di docenti che perdono lesedi che avevano come precari e non voglionoraggiungere le sedi di titolarità molto lontane.

5. Il quinto gruppo ha affrontato il tema del la-voro, per il quale sono stati denunciati i nume-rosissimi casi di disoccupazione dovuti ancheal mancato rispetto della normativa sul collo-camento obbligatorio su progetti “mirati”. E’stata pure lamentata la doppia discriminazionelavorativa subita dalle donne con disabilità.

6. Il sesto gruppo ha affrontato l’ampio temadella mobilità e dell’accessibilità sia fisica siaai siti elettronici. Le lamentele riguardano tuttigli ambiti della vita delle persone con disabi-lità con particolare riguardo, per accessibilitàai siti elettronici, ai ciechi e ai disabili intel-

lettivi che sempre più rivendicano il diritto alla“lettura facile”. Uno spazio ampio ha avuto ildibattito sul turismo accessibile in costantecrescita e che viene ancora fortemente frenatoda una scarsa formazione degli operatori turi-stici sull’eliminazione delle barriere architet-toniche e senso-percettive per i disabilisensoriali.

7. Il settimo gruppo ha elaborato propostesulla cooperazione internazionale con partico-lare riguardo alle misure di intervento in oc-casione di grandi calamità quali terremoti eguerre.

8. L’ottavo gruppo ha affrontato il problemadella raccolta di dati statistici in tutti i campi diintervento, ancora assai carente e scarsamenteaggiornata specie nei confronti dei minori deisei anni di età, i cui bisogni sfuggono ad unacorretta valutazione per mancanza di previ-sione normativa statistica nei loro confronti. Eciò suscita preoccupazione anche per le rela-zioni al Parlamento che debbono essere svoltedal Governo sulle vecchie e nuove leggi di tu-tela delle persone con disabilità, impedendoche l’opinione pubblica abbia un quadrochiaro delle effettive realtà.

Sui lavori però hanno pesato negativamentesia le numerose raccomandazioni dell’AltoCommissariato dell’ONU sul precedente pro-gramma, molto critiche sulle inadempienze delnostro Paese rispetto all’adeguamento allaConvenzione ONU, sia e soprattutto la rela-zione della FISH sullo stato di attuazione delprecedente programma di azione, le cui propo-ste operative sono state disattese quasi per il95%. In proposito lo sconforto è stato grandeed è emerso nella discussione plenaria conclu-siva. Conseguentemente si va facendo stradala richiesta che più che un “programma”, oc-correrebbe formulare un “piano” di azione cheil Governo dovrebbe quindi realizzare, unavolta approvato, mentre adesso il Governo silimita a dare forma giuridica al programma conun decreto della Presidenza del Consiglio deiMinistri, come semplice presa d’atto di quantoha elaborato l’Osservatorio.

Ciò eviterebbe di impegnare tanto tempo edenergie di esperti in proposte la cui in attua-zione lascia scontenti tutti dopo che su di essesono cresciute tante illusioni.

Un “piano” invece, seriamente concordato econdiviso dal Governo, anche se molto ridi-mensionato negli obiettivi, darebbe molte piùgaranzie di realizzabilità ed esigibilità.

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Il terremoto ha distrutto Amatrice, Accu-moli, Arquata del Tronto il 24 agosto alle

3:36:32. Il mattino dopo l’Italia era già mo-bilitata per cercare di portare aiuto. Tant’èvero che già il 26, dopo un vertice cui hannopartecipato il capo della Protezione CivileFabrizio Curcio e il presidente della RegioneLazio Nicola Zingaretti, sono stati lanciati

appelli per in-vitare tutti arazionalizzarela generosità:gli ospedalierano intasatida file di citta-dini che vole-vano donare ilsangue; i ca-mion con gliaiuti intralcia-vano il pas-

saggio di chi ancora cercava di salvare viteumane, su strade già di per sé strette e oramezzo distrutte; non c’era chi immagazzi-nasse e catalogasse le cose che arrivavano…L’indicazione, dunque era: non mandate cose– se non sono espressamente richieste dallaProtezione Civile - piuttosto partecipate alleraccolte fondi. Le parole chiave due: coordi-namento (non muovetevi da soli, ma cercatedi agire coordinandovi con Protezione civile,autorità, associazioni) e continuità (ricordateche dopo la fase di primissima emergenza cisarà bisogno di una solidarietà a lungo ter-mine).

I cittadiniNel momento dell’emozione, ognuno donaciò che ha, o ciò che pensa sia utile. Mapochi, per esempio, sanno che gli abiti usatinon vengono ridistribuiti dalla protezionecivile, per motivi igienici (il trattamento perrenderli sterili costerebbe troppo e richiedeun impegno organizzativo eccessivo). Fe-lice invece è stata l’intuizione di chi hamandato su uno stock di caricatori per il

cellulare: molte persone alla prima scossasono scappate prendendo d’istinto quelloche avevano sul comodino – il cellulare –che è poi diventato l’unico strumento percercare e restare in contatto con familiari,amici, conoscenti, non avendo più a dispo-sizione il numero fisso. Ma i cellulari siscaricano…

Al di là di alcune felici intuizioni, però, l’in-dicazione ai cittadini è stata quella di fare ri-ferimento alle associazioni: anche di fronte aquesta tragedia, come già in passato, moltihanno sentito il desiderio di andare sul luogoa portare aiuto, salvo poi arrivare lì imprepa-rati, senza assicurazione, preparazione, equi-paggiamento. I Centri di Servizio per ilVolontariato delle zone terremotate hannoraccolto le richieste dei cittadini che si sonorivolti a loro per metterli in contatto con leassociazioni del posto.Fondamentali, invece, le mobilitazioni per leraccolte fondi. Un esempio per tutti, il suc-cesso immediato che ha avuto la campagna#amatricianasolidale lanciata da Slow Food:a fine agosto erano già 600 i ristoratori cheavevano dichiarato di partecipare, ma le ini-ziative in tutta Italia si sono poi moltiplicatetanto che si è perso il conto.

Gli stranieriIl 28 agosto i richiedenti asilo della parroc-chia di Marliana (Pt), hanno donato il loropocket money (35 euro in 15 giorni) ai terre-motati. Lo stesso hanno fatto i profughi ospitia Pisa e San Giuliano Terme nelle strutturedella Croce Rossa. Piccole cifre, ma preziosecome l’obolo della vedova, tanto apprezzatoda Gesù nel Vangelo. Anche a Prato, dovel’Associazione di Amicizia dei Cinesi ha rac-colto tra i soci 18mila euro, versati sul contodella Regione Toscana, mentre l’Associa-zione dei giovani cinesi di Firenze è andata aRieti con un furgone carico di beni di primanecessità, raccolti fra gli amici.Ci sono stati stranieri tra le vittime, ci sono

…e l’emozionedivenne progetto

di Paola Springhetti

Una forma particolare di“dopo di noi”. C’è chi ha sapu-to dare all’emozione del-l’istante la forma dell’impe-gno che dura. E ha lavorato elavora per una scadenza lon-tana nel tempo.

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stati stranieri tra coloro che hanno espressosolidarietà.

Le associazioniLe associazioni si sono mosse in tutti i modipossibili. Quelle di protezione civile, attivesoprattutto nella prima fase, per la ricercadelle vittime (anche con i cani) e per i primisoccorsi, per montare cucine e campi e poiper gestirli, per smistare gli aiuti e così via.Mettendoci competenze, attrezzature, ma so-prattutto passione e anche creatività. Era pas-sione anche quella dell’associazione R2Executive team di Latina, che a gestire lamensa del campo di Illica ha portato ungruppo di cuochi professionisti, impegnati aoffrire menù di alta qualità. In mezzo allemacerie può sembrare un lusso, ma invece èimportante, perché il buon cibo contribuiscea riportare serenità e a trasformare una mensain una tavolata conviviale.Ma si sono mobilitate anche le altre associa-zioni, del territorio e di tutta Italia. Alcuneanche con interventi molto mirati ma pre-ziosi, altre con interventi di ampia portata.Ognuno mettendoci, oltre allo slancio gene-roso dei volontari, competenze, esperienza ecapacità organizzativa. Come l’Ong Save theChildren, che in pochi giorni ha allestito unoSpazio a misura di bambino nella tendopolidi Amatrice, per i giochi, le relazioni, losvago.

Le competenze specificheIl tema delle competenze è stato centrale nel-l’organizzazione degli aiuti, perché si trattavae si tratta di rispondere a bisogni specifici.Ad esempio, poiché le strade erano interrottee alcune frazioni difficilmente raggiungibili,sono stati preziosi i motociclisti, che inveceriuscivano a passare, zaini in spalla.Da Firenze è partita per Amatrice una squa-dra di una trentina di giovani volontariesperti nella salvaguardia dei beni culturali.L’Associazione Medici Diabetologi (Amd)

sta lavorando a un progetto (linea telefonicae ambulatorio mobile) che garantirà ai pa-zienti delle zone colpite dal sisma un’assi-stenza specifica nei prossimi mesi.E c’è anche chi si è preoccupato delle piccolee piccolissime aziende, per aiutarle a ripar-tire. L’associazione di Rieti Postribù ne haidentificate tre, verso le quali ha scelto di in-dirizzare gli acquisti della rete dei GAS inItalia. Per sostenerle, appunto. Interessante è anche l’esperienza di ungruppo di hacker civici, che si è attivato conun sito e sui social per raccogliere, verificaree diffondere le informazioni utili, iniziativedi solidarietà, offerte di ospitalità e richiestedi aiuto o necessità che arrivano dai campi diaccoglienza. Il progetto si chiama Terremo-toCentroItalia ed è gestito da volontari.

Il volontariato che nasceLa gente del posto non è stata a guardare.Sono nati comitati civici e associazioni di vo-lontariato. Ne citiamo alcuni, per dare l’idea.Ad Amatrice un gruppo di giovani la mattinastessa del terremoto ha costituito un centro dismistamento, mappato tutte le frazioni e lestrade percorribili per arrivarci, individuatouna persona e un numero di telefono per ognifrazione e si è messa subito al lavoro per por-tare aiuti. Poi si sono costituiti in associa-zione, con il nome di La città del Sale,altrimenti la Protezione Civile non li facevapiù passare. L’Alba dei Piccoli Passi, invece, è nata da ungruppo di genitori, tutti di Amatrice e tutti in-tenzionati a restare: fanno attività per i bam-bini e i ragazzi, comprese terapiepsicologiche per il trattamento dello stresstraumatico e puntano all’istituzione di unasilo nido nella cittadina.Il Comitato Civico 3.36 raccoglie un’ottan-tina di persone, originarie del posto, anche sevivono a Roma o altrove. L’obiettivo è lavo-rare a lunga scadenza, perché la tragedia siaun’occasione di crescita e sviluppo. Hanno

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un comitato tecnico-scientifico che aiuterà atenere un profilo alto, per una ricostruzioneche non sia solo antisismica, ma anche ener-geticamente sostenibile e che riguardi anchestrade, attività produttive e culturali. L’ideaè che i cittadini devono essere attori nei pro-cessi di progettazione e ricostruzione, oltreche controllori.

I nodiQuesto fermento di progetti e attività si èscontrato con alcuni problemi di non pococonto. Il primo è stato quello di avere informazionicerte e verificate. Di che cosa c’è bisogno?Era la domanda ricorrente, quasi ossessiva,cui tutti cercavano risposta e che spesso siscontrava con un turbinio di informazioni im-precise, contradittorie, difficilmente verifica-bili. È stato questo il problema cui hannotentato di rispondere anche gli hacker civicidi Terremotocentroitalia, così come in mododiverso i Centri di Servizio per il Volontariatonel loro lavoro di collegamento.Un altro grosso problema, che si era già se-gnalato nei terremoti precedenti, è quello delrapporto tra associazioni e Protezione Civilee tra associazioni e Amministrazione. Lacreatività e la reattività delle associazioni lerende insofferenti alle regole imposte dallaProtezione Civile, che viene accusata di volermantenere il monopolio degli aiuti, di buro-cratizzare troppo, di intralciare l’attivismodei cittadini. E la stessa accusa si fa alle Am-ministrazioni. Un caso eclatante ha visto pro-tagonista proprio La via del Sale, che graziea una efficace raccolta fondi ha comperatouna casetta di legno e l’ha installata ad Ama-

trice, per la famiglia di un allevatore che nonpoteva abbandonare le sue bestie. Ma il Co-mune l’ha dichiarata abusiva e ha messo i si-gilli: le casette prefabbricate non sonoammessa dal piano regolatore, quindi gli abi-tanti devono aspettare i moduli abitativi diservizio che, essendo provvisori, sono am-messi dalla legge. Ma per i volontari, e ancheper l’opinione pubblica, è difficile accettarlo.Un caso in fondo analogo è successo a Roma,dove il Comitato Villa Fassini-Cittadini perFare ha organizzato una cena solidale racco-gliendo 1.290 euro, ma ricevendo una multadi 6.300 euro per somministrazione al pub-blico di alimenti e bevande senza regolare ri-lascio della licenza e assenza diautorizzazioni sanitarie. Troppo lunghe ecomplicate le procedure, dice il comitato; lalegge è uguali per tutti, dicono i vigili.

La continuitàLa Caritas l’ha detto subito, con le parole didon Andrea La Regina: «Non abbandonare lepersone e i luoghi colpiti dal sisma dopo unprimo momento di visibilità». Per guardare oltre l’immediata emergenza, ènata a Roma la rete “Oltre il Sisma”, con sedeoperativa a Rieti: raccoglie una sessantina dienti (associazioni, coordinamenti, coopera-tive …) coordinati dal Forum del Terzo Set-tore del Lazio, che cercano di ragionare, oltreche su come far fronte ai bisogni della popo-lazione a medio-lungo termine, anche in ter-mini di modelli di sviluppo. Tra l’altro, larete sta costituendo un osservatorio sulla ri-costruzione: anche in questo caso, l’idea è ditenere unite la funzione critica e quella pro-positiva.

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#HomelessZero - Con l’adozione nel dicem-bre 2015 delle Linee guida sulla grave emar-ginazione adulta, sono stati forniti gli indirizziper realizzare interventi organici e strutturatiper le persone senza dimora. Il modello privi-legiato punta all’adozione delle soluzioni in-novative e sperimentali che si basano sui prin-cipi dell’housing first: tale sistema intendesuperare il tradizionale “approccio a gradini”,basato su accoglienza e accompagnamentoprogressivi, attuando, invece, il passaggio di-retto dalla strada all’appartamento, con un

team di operatori che sostenga e favorisca laprogressiva autonomia delle persone assistite.A livello nazionale le risorse economiche de-stinate ai progetti housing first per le personesenza dimora sono garantite anche attraversofinanziamenti comunitari per il contrasto allamarginalità estrema. In particolare il Pro-gramma Operativo Nazionale (PON) Inclu-sione 2014-2020, cofinanziato dal Fondo So-ciale Europeo e gestito dal Ministero dellavoro, prevede l’assegnazione di risorse allecittà in cui il fenomeno della marginalità è piùdiffuso. La campagna di sensibilizzazione #Home-lessZero è curata da Fio.PSD., FederazioneItaliana degli Organismi per le Persone SenzaDimora, che riunisce le organizzazioni e glienti che si occupano del problema. Si tratta diuna serie di eventi, rivolti al mondo istitu-

Combatterela povertà

di Alessio Affanni

La legge n. 166 del 2016, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 202 del 2016, reca “Dispo-sizioni concernenti la donazione e la distribuzione di prodotti alimentari e farmaceutici a

fini di solidarietà sociale e per la limitazione degli sprechi“. Una prima novità riguarda l’indi-viduazione dei soggetti donatari, ricomprendendo, oltre alle Onlus, anche tutti gli enti pub-blici e privati operanti per la realizzazione di finalità civiche e solidaristiche.Inoltre si prevede l’applicazione delle disposizioni sulle cessioni a titolo gratuito anche agli ar-ticoli di abbigliamento, purché conferiti dai privati direttamente presso le sedi operative dei sog-getti donatari.L’articolo 15 disciplina i sistemi di raccolta di medicinali inutilizzati e l’eventuale successivoimpiego dei medesimi. Subordina, inoltre, la possibilità di distribuzione gratuita e diretta di me-dicinali alla presentazione della prescrizione medica (ove richiesta) e alla condizione che sidisponga di personale sanitario. Sotto il profilo tributario, invece, l’articolo 16 introduce ulte-riori semplificazioni, prevedendo che la comunicazione (relativa ai beni ceduti), da inviareagli uffici dell’Amministrazione finanziaria o della Guardia di finanza competenti, sia effettuatamediante modalità telematiche ed entro la fine del mese in cui sono state realizzate le ces-sioni. La comunicazione può non essere inviata qualora il valore dei beni non sia superiore a15.000 euro. E’ confermato l’esonero della comunicazione per cessioni di alimenti facilmente

Il Ministero del lavoro e politiche sociali ha presentato una scheda che illustra le diverse iniziative di lotta alla povertà.

Novità sulla cessione di beni a fini di solidarietà

SOLIDARIETÀ/FISCO

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LEzionale e dell’associazionismo ma anche allasocietà civile e all’opinione pubblica, chehanno l’obiettivo di invitare tutti a partecipareattivamente, in una logica di welfare genera-tivo, al fine di realizzare azioni coordinate abeneficio delle persone senza dimora.

Povertà alimentare – Tramite il FEAD(Fondo di aiuti europei agli indigenti), il Mi-nistero del lavoro e politiche sociali intende al-leviare le forme più gravi di povertà distri-buendo prodotti alimentari (servizi di mensa,distribuzione di pacchi alimentari, empori so-ciali, distribuzione tramite unità di strada).Sono a disposizione circa 480 milioni di europer la programmazione 2014-2020. Come con-fermano molte delle riflessioni contenute nelvolume Povertà alimentare in Italia: le rispo-ste del secondo welfare1, gli empori – pur conle comprensibili difficoltà operative – offronouna risposta innovativa ed efficace al problemadella povertà e dello spreco alimentare, favo-riscono il lavoro di rete, con il coinvolgimentodi soggetti pubblici e privati, laici e religiosi,e un approccio meno assistenzialista e più pro-attivo degli utenti.

Povertà educativa – Assicurare il benesseredei bambini, curando in particolare la sfera

dell’educazione, della salute e della socialità,contribuisce in maniera determinante a spez-zare il circolo vizioso della trasmissione in-tergenerazionale della povertà. La legge diStabilità 2016 ha istituito il Fondo per il con-trasto della povertà educativa minorile, ali-mentato dai versamenti effettuati dalle fonda-zioni bancarie, che finanzierà progetti inquesto campo per circa 400 milioni di euro inun triennio. Anche in questo caso, un’ulterioreparte delle risorse proviene dal FEAD: 150milioni sono infatti destinati alla distribuzionedi materiale scolastico per i minorenni inseritiin famiglie con grave disagio economico. Ul-teriori 77 milioni sono destinati ai servizi di re-fezione scolastica nei contesti maggiormentedeprivati economicamente e socialmente, non-ché ai servizi socio-educativi in orario extra-scolastico. Dopo la firma del Protocollo di Intesa con lefondazioni bancarie, il 28 giugno si è svoltoil primo incontro del Comitato d’indirizzostrategico. In occasione dell’avvio dei lavori,le associazioni impegnate sul tema nonché ilsottosegretario alla Presidenza del Consigliohanno condiviso alcuni spunti di riflessione,pubblicati dalla rivista Vita. Segnaliamo ecommentiamo le principali questioni emerse eda affrontare.

1 Degli autori Maino, Lodi Rizzini e Bandera, Ed. Il Mulino, Studi e Ricerche, 2016.

deperibili. L‘Agenzia delle Entrate definirà le modalità per l’invio telematico della comunica-zione. La comunicazione sarà valida anche al fine di considerare distrutti i beni ceduti agli ef-fetti dell’IVA. Le disposizioni saranno applicabili anche alla cessione di ulteriori prodotti, daindividuare con decreto ministeriale. L’ente beneficiario dovrà effettuare un’apposita dichia-razione trimestrale di utilizzo dei beni ceduti, da conservare agli atti dell’impresa cedente,in cui attesti il proprio impegno a utilizzare direttamente i beni ricevuti per fini di solidarietàsociale, pena la decadenza dai benefici fiscali. L’articolo 17 della nuova legge, infine, attri-buisce ai Comuni la facoltà di ridurre la tariffa sui rifiuti alle utenze non domestiche rela-tive ad attività che producono e distribuiscono beni alimentari, se da tali attività derivinocessioni a titolo gratuito di alimenti in favore di persone in condizioni di bisogno. Viene ancherifinanziato, con 2 milioni di euro per il 2016, il Fondo per la distribuzione di derrate ali-mentari alle persone indigenti e viene istituito un Fondo presso il Ministero delle politicheagricole alimentari e forestali, con dotazione di 1 milione di euro per ciascuno degli anni2016, 2017 e 2018, destinato al finanziamento di progetti innovativi – anche con il coinvolgi-mento di volontari del servizio civile nazionale – finalizzati alla limitazione degli sprechi e al-l’impiego delle eccedenze. Le modalità di utilizzo del Fondo saranno definite con decretoministeriale.

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E’ necessario chiarire cosa si intende conpovertà educativa, che va oltre il successoscolastico e deve focalizzarsi anche sulle op-portunità educative che permettano ai ragazzidi far emergere il proprio potenziale. Svilup-pare cioè le doti dei bambini e dei ragazzi,anche mediante piani personalizzati che liaiutino a seguire al meglio i percorsi scola-stici, alimentando le proprie aspirazioni e ipropri talenti. Anche per questo motivo ibandi che verranno emanati per finanziareprogetti dovrebbero essere rivolti al terzo set-tore ma prevedere anche il coinvolgimentodelle scuole. Bisogna agire in coordina-mento con gli altri progetti e interventi incorso che riguardano anche la povertà mate-riale: in particolare, quello del Sostegno al-l’inclusione attiva (SIA). E’ necessaria la de-finizione di un sistema di monitoraggio evalutazione che misuri gli effetti degli inter-venti sia per i beneficiari che per le comunità,in modo da trasformare le iniziative attivate(sperimentali e focalizzate su specifici terri-tori) in azioni strutturali e su larga scala. Ciòpuò favorire anche la costruzione di reti ingrado di dare continuità alle attività intra-prese. E’ auspicabile, infine, che i progetti si con-centrino sulla prevenzione piuttosto che in-tervenire a posteriori. Fondamentale, in tuttoquesto percorso, è il lavoro con le famiglie egli insegnanti. Secondo James Heckman, eco-nomista e statistico statunitense, premio Nobelnel 2000, le famiglie giocano un ruolo decisivonella formazione dei risultati ottenuti dai figliquando diventano adulti. In una ricerca Heck-man ha dimostrato che le disuguaglianze pre-senti nel rendimento del ciclo di vita sono do-vute a fattori che si sviluppano nelle personesin da piccoli e fino all’età di diciotto anni. In-fatti oltre alle abilità cognitive, normalmentemisurate attraverso test di rendimento, influi-scono anche fattori non cognitivi e socio-emo-tivi come la perseveranza, l’attenzione, la mo-tivazione, la fiducia in se stessi, che sonotrascurati ma fondamentali per il futuro ruolodell’individuo nella società. Le stime dimo-strano che intervenire in queste prime fasi pro-duce un rapporto costo/beneficio decisamentemigliore rispetto a interventi successivi (comeprogrammi di inclusione sociale o misure dicontrasto alla povertà).Per questi motivi, l’intervento territoriale do-vrebbe essere volto alla costruzione di “co-munità educanti” ovvero reti locali di soste-gno ai bisogni e alle opportunità educative deibambini e degli adolescenti che vivono in con-dizione di povertà. L’attivazione delle reti ter-ritoriali potrebbe avvenire sulla base di ac-

cordi tra gli enti attuatori, coinvolgendo lescuole e le famiglie.

Povertà da mancanza di lavoro – Da marzo2016 è possibile presentare domanda perl’ASDI, l’assegno di disoccupazione ricono-sciuto a coloro che, dopo aver percepito l’in-dennità di disoccupazione (NASPI - Nuovaprestazione di Assicurazione Sociale per l’Im-piego) per la sua intera durata, non hanno tro-vato un nuovo impiego e si trovano in unacondizione di disagio economico. L’ASDIviene erogato mensilmente, per una duratamassima di 6 mesi. L’assegno è pari al 75%dell’ultima indennità NASPI percepita, e, co-munque, non può superare l’importo dell’as-segno sociale (la cifra può aumentare in baseai carichi familiari del lavoratore). Oltre allostato di disoccupazione e ad un ISEE pari o in-feriore a 5 mila euro, è richiesta la presenza diun minorenne nel nucleo familiare o l’avercompiuto 55 anni senza aver maturato i requi-siti per la pensione anticipata o di vecchiaia.Come per le altre misure di inclusione attiva,per ricevere l’ASDI è necessario aver sotto-scritto un patto di servizio personalizzatopresso i competenti Centri per l’impiego, conspecifici impegni in termini di ricerca attiva dilavoro e disponibilità a partecipare ad inizia-tive di formazione, pena la perdita del benefi-cio. Il riconoscimento e l’erogazione del-l’ASDI sono gestiti dall’INPS, che conla Circolare n. 47 del 3 marzo 2016 ha fornitole istruzioni per presentare la domanda.E’ significativo, da questo punto di vista, ilprogetto sperimentale avviato dal Ministerocon le Regioni, volto alla creazione del Si-stema informativo sui Servizi Sociali (SISS),che consente di identificare tutte le prestazionisociali in capo a un determinato nucleo fami-liare e quindi di migliorare il monitoraggio e lagestione degli interventi. Fa parte del SISS ilcosiddetto Casellario dell’assistenza, unabanca dati che permette di raccogliere le in-formazioni su tutte le prestazioni sociali con-cesse ad ogni individuo (erogate dall’INPS, daiComuni, dalle Regioni o erogate attraverso ilcanale fiscale). Il Casellario è istituito pressol’INPS ed è rifornito dalle informazioni messea disposizione dagli enti locali e da ogni altroente erogatore di prestazioni sociali, inclusigli enti del terzo settore. Con l’accesso allabanca dati, gli enti erogatori delle presta-zioni hanno le informazioni relative alle con-dizioni economiche e sociali degli assistiti esulle prestazioni di cui beneficiano. Ciò do-vrebbe consentire di ottimizzare la gestionedelle diverse attività di assistenza da parte delservizio sociale professionale.

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In Italia con la contrazione delle nascite dimi-nuisce la popolazione in età infantile e mino-

rile. Il tasso di fecondità è in caduta verticale erisente anche delle difficoltà occupazionali dellapopolazione femminile in età fertile, perché nelnostro Paese lavoro e maternità non vanno abraccetto, così come la conciliazione tra i tempidi vita e i tempi di lavoro è molto faticosa e pocosupportata dai rarefatti servizi per la prima in-fanzia, oltre che dal modesto e temporaneo so-stegno economico (rispetto ad altri Paesieuropei) alle neomamme. In epoca di crisi eco-nomica, poi, si avverte di più il costo del man-tenimento di un bambino calcolato in 8.500 eurol’anno, mediamente. Di fatto ci sono oggi piùanimali domestici, come cani e gatti (14,5 mi-lioni)1, che minori (poco più di 10 milioni). An-drebbe approfondito se avere un animale in casasia oggi in parte compensativo o addirittura so-stitutivo di un nido domestico vuoto o ridotto alminimo. Il tradizionale mito italiano dell’infan-zia che dà calore alla vita, da proteggere e vez-zeggiare, fa a pugni con la denatalità e i bambinidiventano una necessità assoluta solo per per-sone sterili (si pensi al “Fertility day”), donneche arrivano alla maternità sui 40 anni (spessomanager dai capelli grigi). In ogni caso, al con-trarsi del peso specifico della popolazione in etàevolutiva si allentano anche le tutele e i diritti?Se si usa come indicatore la povertà la rispostaè affermativa. Ci si accorge così del paradossoche alla diminuzione delle nascite si accompa-gna la quota crescente di bambini poveri. Lecifre sono impietose nella loro fredda evidenzae per la pluralità di fonti convergenti. Nell’ul-

timo rapporto sulla “Povertà minorile nelmondo” del 2015 di Save the Children si evi-denzia che tra i Paesi europei l’Italia, insieme aGrecia e Spagna, è quello che ha più fortementesofferto della crisi economica così che sono piùdi un milione i bambini che vivono in condi-zioni di estrema indigenza, mentre il 34% è a ri-schio di povertà ed esclusione sociale. Secondola Commissione Bicamerale per l’infanzia el’adolescenza si troverebbero in condizione dipovertà un milione e mezzo di bambini con unacrescita consistente negli ultimi anni. La ricerca“Food Poverty”2 rileva che degli oltre cinquemilioni di italiani in stato di indigenza tale danon riuscire ad alimentarsi in modo adeguato, ibambini sono 1,3 milioni. L’ultimo rapportoISTAT sulla “Povertà in Italia” nel 2015, con-ferma che sono i minori ad aver pagato ilprezzo più elevato delle crisi, peggiorandoanche rispetto agli anziani come segnala l’an-damento negli ultimi anni dell’indice di povertà.I minori in stato di povertà assoluta3 sono in au-mento e costituiscono 1 milione e 131 milaunità. Essi si trovano soprattutto nelle famiglienumerose (più di 4 componenti), in quelle mo-nogenitoriali e di soli stranieri. L’incidenza dellefamiglie povere, sale in presenza di almeno treminori (18% di povertà assoluta) mentre scendenelle famiglie di e con anziani (3,4% tra le fa-miglie con almeno due anziani). Vivere nelMezzogiorno aggrava la situazione, dato che au-menta significativamente la probabilità che i mi-nori, soprattutto di famiglie numerose, sianopoveri. Vi sono poi i minori in condizioni di po-vertà relativa4, ben 2,1 milioni.

Minori e povertàin Italia

negli anni 2000di Renato Frisanco

1 Secondo l’ultimo rapporto Eurispes 4 cittadini su 10 vivono con uno o più animali.2 Ricerca curata dalla Fondazione Banco Alimentare insieme a Deutsche Bank e alla società di consulenza Pwc

nel 2015.3 L’Istat classifica come famiglie povere quelle la cui spesa mensile è pari o inferiore al valore della soglia del

paniere di beni e servizi che nel contesto italiano è considerato essenziale ad uno standard di vita minimamente

accettabile. Tale paniere corrisponde ad una cifra che varia nel tempo al variare del livello dei consumi delle

famiglie italiane.4 La povertà relativa è collegata al tenore di vita di ogni paese e colpisce tutti quei soggetti che non hanno la pos-

sibilità di godere di standard accettabili di vita propri della società in cui vivono.

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I bambini invisibiliNel nostro Paese è montante anche il pro-blema dei minori migranti, spesso “non ac-compagnati”, poveri e soli. Dei 12 mila minoriarrivati clandestinamente da soli in Italia neiprimi sei mesi del 2015 si sono perse le traccedi circa 5.000, dopo essere transitati per lestrutture di accoglienza5. Essi fanno parte del-l’universo dei bambini “invisibili”, quelli piùpoveri e vulnerabili che sfuggono alle statisti-che, perché non c’è nessun adulto che siprende cura di loro, quelli senza casa, quelliche vivono in gruppi fortemente stigmatizzatie che sono esposti a rischi di abuso, sfrutta-mento e violenza. Le statistiche sulla povertàminorile, legandosi ai parametri monetari o dispesa dei capofamiglia, non tengono infatticonto di tutti i minori soli non accompagnati,che sono invece quelli che soffrono le formepiù gravi di povertà. Per questo si stima che idati statistici attualmente disponibili sulla po-vertà minorile siano sottostimati di almeno il25%. A tale fenomeno di povertà - aggravatoda problemi sociali come la disoccupazione ela sotto occupazione degli adulti, accanto aldeterioramento dei servizi sociali offerti allefamiglie - il governo centrale comincia soloora a guardare con particolare attenzione6,consapevole che all’aumento della povertà mi-norile consegue l’aumento della povertà edu-cativa, con una perdita secca di risorse umaneper il Paese. La povertà educativa è connessacon l’insuccesso scolastico (il fenomeno delladispersione scolastica ha toccato in Italiapunte allarmanti)7 a partire dall’impossibilitàdi accedere a servizi come il tempo pieno, lamensa gratuita, l’acquisto di libri e materialescolastico e con la possibilità di partecipare atutte quelle attività extrascolastiche a paga-mento che sono oggi necessarie alla forma-zione. Questa mancanza di crescita nelpercorso educativo dei bambini, rischia di farlientrare in un circolo vizioso che rafforza lacondizione di povertà in cui si trovano, inci-dendo in maniera significativa sul loro futuroe su quello delle generazioni successive.

L’uscita precoce dalla scuola sarà seguita dal-l’accesso a qualunque impiego immediata-mente disponibile, sottoremunerato, in nero odequalificato, con frequenti cambi di la-voro/posto di lavoro e senza alcuna crescitareale di professionalità, e può degenerareanche in comportamenti sociali connotati dadisagio o devianza. Si può parlare così di un“ciclo della povertà” in quanto tende a ripro-dursi ineluttabilmente dai genitori ai figli o daun evento iniziale a una condizione pervasivae cronica per la vita della persona, in man-canza di azioni di contrasto che ne spezzino lacatena perversa e multipla di causa-effetto. Indefinitiva la povertà è una condizione che sicorrela con varie forme di esclusione sociale,produce effetti cumulativi di disagio che laconfermano e la sanzionano.Lasciar crescere i bambini poveri è un fattoben più negativo che vedere i nostri giovanimigliori andare a cercare fortuna all’estero. Sequesti prima o poi potranno rientrare in Italiacon successo, i primi, segnati da insopporta-bili fenomeni di diseguaglianza sociale, ri-marranno poveri a vita e non saranno mai unarisorsa per il Paese ma degli “esclusi”. Inlinea con la nostra Carta Costituzionale si puòdire che ogni cittadino per essere tale deve an-zitutto poter condurre una vita dignitosa equindi disporre in misura sufficiente delle ri-sorse materiali e conseguire le mete socialiusufruendo di pari opportunità, senza discri-minazioni e ingiustizie. In mancanza di unozoccolo duro di diritti e di opportunità non viè nemmeno la dignità del cittadino per cui unastrategia di lotta alla povertà deve andare nelladirezione di restituire alle persone piena citta-dinanza, senza la quale esse non sono in gradodi partecipare alla vita sociale. Quali politicheallora? La legge di Stabilità ha previsto per laprima volta il Fondo Povertà Educativa e ilSostegno per l’inclusione attiva (SIA) che do-vrebbero rappresentare il primo passo di unpiano organico di contrasto alla povertà mi-norile, come si auspica che avvenga con l’at-tivazione del Piano Nazionale per l’Infanzia.

5 Per migliorare l’accoglienza dei minori non accompagnati è stata presentata in Parlamento fin dal 2013 la pro-

posta di legge Zampa che prevede per essi l’apertura di centri specializzati.6 Apposite misure di contrasto alla povertà risalgono al Piano nazionale 2006-2008 con il rafforzamento dei ser-

vizi per l’infanzia, il sostegno alle famiglie, l’affronto della non autosufficienza, i provvedimenti a favore degli

immigrati, dei disabili e per ridurre il disagio abitativo. Le misure attuate a livello centrale negli anni 2008-2009

concernono sostanzialmente la carta acquisti, il bonus straordinario per famiglie, lavoratori, pensionati e non

autosufficienti, il bonus elettrico e l’abolizione Ici prima casa.7 L’ultimo dato 2014 calcolato da Miur-Lost-Dispersione scolastica è del 23,8%, ben più grave del 17% indicato

da Eurostat, una percentuale che incide tra l’1,4% e il 6,8% del Pil, quindi da 21 a 106 miliardi di euro, a se-

conda della crescita del Paese.

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Sono solo due delle dichiarazioni di gio-vani minori residenti in Comunità di acco-

glienza familiare contenute nel Documento diProposta dell’Autorità Garante dell’Infanziae dell’Adolescenza, inserito nel IV Piano Na-zionale di azione e di interventi per la tuteladei diritti e lo sviluppo dei soggetti in etàevolutiva 2016/17, approvato a Roma il 10agosto scorso dal Consiglio dei Ministri. Il documento, di cui le voci e le opinioni delleragazze e dei ragazzi coinvolti nel processosono parte integrante, è stato redatto dalla Con-sulta delle Associazioni e delle Organizzazioniche si occupano di gestire Comunità residen-ziali di tipo familiare per minori.L’oggetto del lavoro di gruppo1 è stato quellodi approfondire l’analisi e la definizione delleCOMUNITA’ DI TIPO FAMILIARE con l’in-tento di avviare un processo virtuoso verso ladefinizione degli standard strutturali e gestio-nali e soprattutto degli indicatori di qualitàdelle relazioni.Il percorso svolto ha inteso riportare al centrodell’attenzione delle Istituzioni e di tutti i sog-getti preposti, il principio base della Legge 4

maggio 1983 n.184, la quale, nell’affermareche ogni minorenne ha diritto di crescere ed es-sere educato nell’ambito della propria fami-glia, prevede che, nel caso in cui un mino-renne sia privo di un ambiente familiareidoneo, venga affidato a una famiglia o a unapersona singola in grado di garantirgli il man-tenimento, l’educazione, l’istruzione e le rela-zioni affettive di cui ha bisogno o, qualoraquesto non sia possibile, che venga inserito inuna Comunità di tipo familiare.I temi affrontati dalla Consulta e riportati neldocumento sono diversi ma tutti volti – comescrive il Garante nell’Introduzione – a superarela parcellizzazione delle competenze e del-l’assenza di una rete in grado di mettere a si-stema esperienze e capacità.In primis, si analizza la frammentata normativadi riferimento che, dal 1983 in poi, ha vistoStato e Regioni coinvolti, a diversi livelli e condiverse competenze legislative e attuative, neltentativo, a volte goffo e disorganico, di creareun sistema integrato di ruoli e capacità chepossa tenere conto delle reali esigenze di ognisingolo minore. L’analisi effettuata sulla nor-mativa in materia ha messo in evidenza l’as-senza di un’indicazione nazionale univocadelle varie tipologie di strutture residenziali, lecui caratteristiche e approcci mutano di re-gione in regione. La conseguenza è che anchesul versante delle “comunità di tipo familiare”si sono sviluppati approcci assai diversi. Laprima proposta è indubbiamente quella rivoltaal Legislatore, al quale si chiede di procederead una armonizzazione della normativa e, so-prattutto, ad una diversa classificazione dellestrutture, da effettuarsi sulla base delle “tipo-logie dei bisogni” ai quali si è in grado di ri-spondere piuttosto che - come oggi avviene –esclusivamente al solo modello organizzativoadottato.Proseguendo la lettura del lavoro presentato al

È una casaper tanti ragazzi

di Cristina Picciolo

“All’inizio un po’ ci si vergogna di dire che siamo in co-munità perché la gente ti guarda come un marziano epensa “poverino”... o quasi ha paura. Poi quando ven-gono in comunità dicono “ma è una casa... hai la tuastanza, non ci sono le sbarre... la porta è aperta... e poi fi-niscono col dire è meglio di casa mia!”. “Ero cinica quando sono arrivata in comunità e non an-davo a scuola. Ero cicciottella e timida e a volte non tor-navo a casa a dormire. Per questo mi ci hanno messa. Ilprimo giorno mi sono chiusa in camera. Mica ti puoi fidaresubito delle persone, è anche sbagliato. A casa mia è semprestato un casino ci si vuole bene a modo nostro. Ognuno faquello che vuole e mio padre è un po’... Per fortunaadesso è in comunità anche mia sorella anche se un po’ ètardi; avevano da pensarci prima! Io credo che mi sono sal-vata, i miei fratelli grandi hanno fatto una brutta fine”.

1 Associazioni e coordinamenti che hanno composto il gruppo: Coordinamento Nazionale delle Comunità per Mi-

nori, Progetto Famiglia, CNCA, Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, Coordinamento Italiano dei

Servizi contro il Maltrattamento e l’Abuso all’Infanzia, Il Fiore del Deserto, Amici dei Bambini, Associazione

Nazionale Famiglie Adottive e Affidatarie, Agevolando. Ha fatto parte del gruppo la rappresentante dell’Au-

torità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza.

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Consiglio dei Ministri, esso diviene semprepiù interessante, proprio perché mette alla lucela necessità di riportare al centro dell’intero ap-proccio alla materia – incluso l’aspetto legi-slativo – la qualità delle relazioni e la dimen-sione della famiglia.Viene posta l’attenzione su vari aspetti, alcunidei quali emergono perché particolarmente in-teressanti e innovativi:

1. LA CASA: la comunità deve essere casa trale case, confusa e confondibile nel contestoabitato, non isolata, integrata nel territoriocon accesso a una rete di servizi – come lascuola – tale da garantire ai bambini e ra-gazzi il pieno inserimento nella vita socialedel territorio. La casa deve essere un am-biente familiare con cucina, camere perso-nalizzate e senza servizi esternalizzati,come in ogni famiglia. I sistemi di autoriz-zazione al funzionamento e/o accredita-mento delle comunità devono prevederestandard e procedure del tutto identici aquelli delle case di normale abitazione.

2. IL MODELLO PSICOPEDAGOCO DIRIFERIMENTO: viene individuato l’ap-proccio relazionale quale unica metodolo-gia idonea alla gestione di ogni singolo mi-nore, proprio per evitare di riproporreforme e modalità tipiche delle strutture isti-tuzionalizzate (come le scuole o alcuni tipidi comunità – anche di accoglienza – tut-t’oggi attive). L’approccio relazionale, in-fatti, adotta modalità centrate sui bisognidei minorenni accolti. E questo non è sem-pre scontato, nelle comunità di accoglienza.Con questo approccio il minore deve tro-vare nella nuova casa contenimento e nor-matività ma anche empatia ed “esperienzariparativa” della propria storia per potersipoi concedere l’apertura verso una rinno-vata fiducia nella figura dell’adulto. Il do-cumento diventa sempre più interessantequando evidenzia con forza che tale ap-proccio promuove metodi educativi positivie orientati alla gestione positiva del con-flitto, dove non c’è alcuno spazio né permetodi educativi basati su minacce e ri-catti (che vengono sostituiti da ascolto em-patico e spiegazioni attente con confrontosui contenuti e sulle motivazioni delle re-gole e delle richieste), né per escalationdel tono della voce come metodo per l’ot-tenimento delle regole, né, tanto meno, perl’imposizione rigida di regole non spie-gate, non condivise e non costruite anchecon la partecipazione dei bambini e dei ra-gazzi. Tutto ciò è imprescindibile nelle co-munità di tipo familiare ma si ritiene fon-

damentale in tutti i tipi di comunità di ac-coglienza.

3. IL CONTESTO SOCIALE: la comunità,così come la famiglia, è soggetto attivo delcontesto territoriale di riferimento; operain rete ed è aperta agli altri individui. Di-viene necessario, quindi, adoperarsi per co-struire relazioni di rete e soprattutto, è im-portantissimo, acquisire la capacità di essererisorsa per il territorio.

4. IL PROGETTO QUADRO E IL PRO-GETTO INDIVIDUALIZZATO: se la de-finizione puntuale ed appropriata del pro-getto quadro è competenza e responsabilitàdell’Ente Locale, nel rispetto di quanto pre-visto dall’Autorità Giudiziaria Competente,ed esprime la progettazione complessiva el’esito previsto a favore di un determinatominore, il progetto individualizzato è com-pito della comunità che lo accoglie. Essodeve saper integrare gli aspetti di tutela coni fattori educativi, le fragilità esistenzialicon le dimensioni della socialità. La comu-nità quindi è soggetto corresponsabile inrete con l’Ente Locale e l’Autorità Giudi-ziaria, quindi è compito della comunità nonsentirsi soggetto autoreferenziale che operacon delega assoluta sul minore: è nell’inte-resse del minore lavorare quotidianamenteper la gestione congiunta dei Progetti Indi-vidualizzato e Quadro.

5. IL BUON ABBINAMENTO: QUALE CO-MUNITA’ PER QUEL MINORE? Si sot-tolinea con forza la necessità di abbando-nare stereotipi e pregiudizi per costruirecon pazienza la giusta “risposta” per il bam-bino o ragazzo, nell’unico suo interesse ri-nunciando sempre e comunque a decisionidettate unicamente dal contenimento deicosti e/o dalla comodità logistica e orga-nizzativa. Però, poiché troppe volte le sceltee le valutazioni degli operatori del settoresono influenzate (come è normale) dalleloro esperienze professionali pregresse, nonsi deve rinunciare all’individuazione di pa-rametri oggettivi sui quali basarsi. Nel do-cumento si propone, quindi, la creazionedi una banca dati delle strutture esistenti,costantemente aggiornata e con contenutidettagliati, sia sulle strutture in sé che suiservizi svolti e, ancora una volta, sull’areadi competenza delle relazioni affettivo-edu-cative offerte.

La palla ora passa al Governo che accogliendole proposte dell’Autorità Garante per l’Infan-zia e l’adolescenza (di cui solo una parte èstata qui riportata) si è impegnato, indivi-duando competenze e risorse, a trasformarle inazioni concrete su tutto il territorio nazionale.

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La legge di riforma del terzo settore, che è il tema base del nostro prossimo Congresso, pone tutta unaserie di problemi e opportunità non solo per quanti operano con finalità di interesse generale senza sco-po di lucro, compreso quindi tutto il mondo che fa riferimento all’UNEBA, ma per la stessa UNEBA.La legge infatti introduce nuove figure nei tradizionali confini del terzo settore, quali le imprese so-ciali costituite in una delle forme del Libro V del codice civile (società per azioni, società a responsa-bilità limitata, etc.), disciplina il concetto di “rete”, istituisce il Consiglio nazionale del terzo set-

tore, attribuisce funzioni e responsabilità agli organismi rappresentativi. Si tratta, al momento, di prin-cipi generali (spesso non molto chiari), ma i decreti legislativi che dovranno essere emanati entro il prossimogiugno fisseranno un nuovo modo di essere e di operare con il quale dovremo confrontarci.

Non a caso una delle Commissioni preparatorie del Congresso, costituita dal Consiglio nazionale, ha proprio loscopo di approfondire il ruolo e l’identità dell’UNEBA, il suo modello organizzativo ed operativo, le conseguentimodifiche statutarie. Non partiamo da zero: su mandato del XIV Congresso di Loano il Consiglio nazionale ave-va infatti approvato il 23 novembre 2013 un complesso documento (consultabile nel nostro sito) richiamando-ne l’essenziale natura di associazione nazionale di categoria, rappresentativa di enti, per lo più non profit, ope-ranti nel socioassistenziale, sociosanitario, socioeducativo in favore dei quali: presta opera di tutela, assisten-za, consulenza, informazione, studio, documentazione; tratta con le forze sindacali e stipula i contratti di lavoronazionali e di secondo livello; interagisce con gli organi legislativi e governativi nazionali, regionali, locali; tie-ne rapporti e collabora con le comunità civile e religiosa e con gli altri analoghi organismi rappresentativi.

Queste finalità assimilano l’UNEBA alla generalità delle associazioni datoriali; ma lo statuto prevede anchedue elementi di tipo più qualitativo che la contraddistinguono: il primo riguarda l’Associazione, il secondo gliAssociati.

Sotto il primo aspetto, c’è, alla base, il principio ispiratore di concorrere, attraverso l’azione degli associati,al miglioramento morale, materiale e sociale della condizione delle persone e delle famiglie che si trovano insituazioni di difficoltà in relazione ad un loro stato fisico, psichico, sociale, economico, promuovendone la re-sponsabile ed integrale partecipazione alla società.Sotto il secondo aspetto, l’adesione dei soci è subordinata a due condizioni: coerenza di attività, programmie finalità con i principi fondamentali della Costituzione e non in contrasto con i principi cristiani; sussisten-za dei requisiti che garantiscono la qualità e l’efficienza del servizio.

Questa caratterizzazione colloca l’UNEBA naturalmente nell’area del Terzo Settore impegnato in attività aven-ti fini di interesse generale e operante, sulla base dei principi di sussidiarietà e solidarietà, in un sistema inte-grato di servizi alla persona. La sua storia ne sottolinea la particolare affinità con il mondo ecclesiale, che siestrinseca in rapporti significativi con la struttura ecclesiastica nazionale e territoriale e nell’inserimento in nu-merosi e qualificati organismi collegiali, nel pieno rispetto della propria autonomia e del ruolo, non delega-bile, rappresentativo del settore.

Le domande cui dovrà rispondere il Congresso di marzo -ferma restando la predetta connotazione essenzia-le - sono molte e pongono complessi problemi. Ne elenco alcune: l’area di interesse e la tipologia dei socidevono essere ampliate? quale deve essere l’articolazione locale nel rispetto della autonomia delle Federa-zioni regionali e dell’unitarietà della nostra Unione? quale il ruolo come “rete” e nei confronti delle diver-se amministrazioni che sono l’interfaccia dei nostri associati? quale deve essere l’organizzazione dei servi-zi agli associati per meglio rispondere alle mutate condizioni? come essere più presenti nei servizi non resi-denziali? perché non riusciamo a strutturarci in molte regioni (specie del Centro e del Sud), nonostante unabuona presenza di iscritti? quali le ricadute sullo statuto?

Il dibattito è aperto e sollecito tutti a farci avere proposte e suggerimenti di cui il Congresso saprà far tesoro.

Verso il XVCongresso UNEBAdi Maurizio Giordano

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Ancora sul reverse charge

nel settore edile (tratto dall'intervento di Laura Torella al Convegno Nazionale di Studio del CNEC - Roma, 18 - 20 maggio 2016)

La Circolare dell’Agenzia delle entrate n. 37/E del 22 dicembre 2015, volta a colmare alcune lacunenormative, ha fornito una serie di risposte a quesiti emersi negli incontri con le associazioni di cate-

goria in ordine alle problematiche di applicazione del meccanismo dell’inversione contabile, il c.d. reversecharge, nel settore edile. La tabella che segue, sintetizza, per le diverse tipologie-casistiche i chiarimentiforniti dall’Agenzia. (Cfr. in N.P. n.1-2/2016, pagg. 17-19, articolo di Rossi e Rocci).

CASISTICA

Trattamento da riservarea taluni interventi ediliziinquadrabili nell’ambitodella categoria delle “ma-nutenzioni straordinarie”

Demolizione e realizza-zione di una nuova co-struzione

Distinzione tra fornituracon posa in opera e pre-stazione di servizi

Parcheggi interrati e par-cheggi collocati su lastricosolare dell’edificio

Attività di derattizzazione,spurgo e rimozione neve

REVERSE CHARGE

No, non si applica

No, non si applica

No, non si applicaperò…

Si

No, non si applica

CHIARIMENTI

In caso di un unico contratto d’appalto avente ad oggetto interventi di manutenzione stra-ordinaria quali il frazionamento o l’accorpamento di un’unità immobiliare, nonostante lapresenza di prestazioni di servizi soggette a reverse charge, non è necessario scomporre talioperazioni ovvero procedere alla scomposizione del contratto, distinguendo l’installazio-ne di impianti dagli interventi edilizi, e pertanto l’IVA va applicata con le modalità ordi-narie.

Anche nel caso di un unico contratto d’appalto avente ad oggetto la demolizione e la suc-cessiva costruzione di un nuovo edificio, non è necessario scomporre la prestazione di de-molizione al fine di applicare il reverse charge. L’attività di demolizione va considerata “stret-tamente funzionale” alla realizzazione della nuova costruzione, pertanto l’IVA va applicatacon le modalità ordinarie.

- Se la cessione del bene costituisce lo scopo principale e l’esecuzione dell’opera è esclu-sivamente volta a consentire la fruizione dello stesso (senza modificarne la natura), ilcontratto è qualificabile quale “cessione con posa in opera”: è quindi escluso dal reversecharge (cfr. Risoluzioni 28.6.2007, n. 148/E e 11.7.2007, n. 164/E);

- Se si intende ottenere un risultato nuovo e diverso rispetto ai beni utilizzati per la rea-lizzazione dell’opera, il contratto è qualificabile quale “prestazione di servizi”: si applicail reverse charge.

Nelle ipotesi in cui sussistano contemporaneamente prestazione di servizi e cessione di benioccorrerà far riferimento alla volontà contrattualmente espressa dalle parti, per stabilire sesia prevalente l’obbligazione di dare o quella di fare (Risoluzione 10.8.2007, n. 220/E).

Alle prestazioni aventi ad oggetto i parcheggi interrati e quelli collocati sul lastrico sola-re, va applicato il reverse charge in quanto il parcheggio costituisce parte integrante del-l’edificio.

Le attività:- di derattizzazione (81.29.10);- di spurgo delle fosse biologiche, dei tombini (37.00.00);- rimozione della neve (81.29.91);non essendo espressamente richiamate nei codici attività (81.21.00 pulizia generale - nonspecializzata - di edifici e 81.22.02 altre attività di pulizia specializzata di edifici e di im-pianti e macchinari industriali), sono escluse dal reverse charge.

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FIS

CO

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Installazione di im-pianti posizionati inparte internamente edin parte esternamen-te all’edificio

Attività di manuten-zione e riparazione diimpianti

Impianti fotovoltaici

Installazione e ma-nutenzione degli im-pianti antincendio

Sostituzione dellecomponenti di un im-pianto

Prestazioni rese dasoggetti terzi

Diritti fissi di chia-mata e interventi dimanutenzione con ca-none di abbonamento

Trattamento da riser-vare all’allacciamen-to e all’attivazione deiservizi di erogazionedi gas, energia elet-trica e acqua

Operazioni non impo-nibili ai fini IVA e mec-canismo del reversecharge

Si

Si

Si, però…

Si, però…

Si

Si

Si

No, non siapplica

Escluso

Qualora l’impianto sia funzionale o servente all’edificio, va applicato il reverse charge ancorché par-te dello stesso sia posizionato all’esterno del medesimo (ad esempio il motore). Si tratta di:- impianti di videosorveglianza perimetrale, gestiti da centralina posta all’interno dell’edificio

e telecamere esterne, qualora gli elementi esterni (ad esempio, telecamera) debbano essere col-locati all’esterno dell’edificio per motivi funzionali e tecnici;

- impianti citofonici che necessitano di apparecchiature da collocare all’esterno dell’edificio;- impianti di climatizzazione, con motore esterno collegato agli split all’interno dell’edificio;- impianti idraulici di un edificio con tubazioni esterne.

Tutte le attività di manutenzione e riparazione impianti, ancorché non indicate espressamente nei co-dici della divisione 43 “Lavori di costruzione specializzati” della Tabella Ateco 2007 (ad esempio,43.29.09 “altri lavori di costruzione e installazione n.c.a.”), vanno assoggettate al reverse charge.

Rientrano nell’ambito applicativo del reverse charge:- l’attività di installazione (compresa la manutenzione ordinaria e straordinaria) di impianti fo-

tovoltaici “integrati” o “semi-integrati” agli edifici (ad esempio, qualora siano posizionati sultetto dell’edificio);

- l’installazione di impianti fotovoltaici “a terra”, ancorché posizionati all’esterno dell’edificio,funzionali / serventi allo stesso.

Diversamente, l’installazione di centrali fotovoltaiche autonomamente accatastate nella ca-tegoria D/1 – D/10 non va assoggettata a reverse charge.

L’installazione, manutenzione e riparazione di impianti di spegnimento antincendio, se effettuatenei confronti di soggetti passivi IVA e se relative ad edifici, sono assoggettate al reverse chargein quanto rientranti nelle attività di cui al codice attività 43.22.03 “installazione di impianti di spe-gnimento antincendio (inclusi quelli integrati e la manutenzione e riparazione)”.Diversamente, non si applica il reverse charge, nel caso in cui gli estintori non facciano par-te di un impianto complesso: in tal caso sono considerati apparecchi mobili e non impian-ti di spegnimento. Si precisa altresì che l’attività di installazione delle porte tagliafuoco e del-le uscite di sicurezza vanno assoggettate al reverse charge in quanto rientranti nel codice attivi-tà 43.29.09 “altri lavori di costruzione e installazione in edifici n.c.a.”.

Nel caso in cui si provveda, purché i servizi siano relativi ad edifici, alla riparazione e ammo-dernamento degli impianti, anche tramite la sostituzione di parti danneggiate e obsolete, e nonalla mera fornitura di beni.

Il reverse charge va applicato anche ai servizi di installazione di impianti e completamento di edi-fici, resi da soggetti terzi e fatturati direttamente al cliente, qualora i predetti servizi rientrino trai codici attività individuati nella citata Circolare n. 14/E.

La “mera verifica” dell’impianto (anche durante le verifiche periodiche) costituisce una moda-lità di manutenzione “in quanto viene comunque posta in essere un’attività di controllo da par-te di un tecnico”.

Il servizio di allacciamento per l’erogazione del gas, energia elettrica e dell’acqua è escluso per-ché costituisce parte integrante e indispensabile per la fornitura del servizio (cfr. Sentenza 3.4.2008Corte di Giustizia UE).

Il presupposto applicativo del reverse charge è l’imponibilità dell’operazione. Di conseguenza,non trova applicazione in caso di operazioni non imponibili.

La Circolare Ministeriale riconosce, considerata la complessità delle questioni esaminate, che “potevano sussistere profi-li di incertezza” e pertanto, limitatamente alle questioni trattate, fa salvi eventuali comportamenti difformi (con conseguentemancata applicazione di sanzioni) adottati anteriormente all’emanazione della medesima.

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Bollettino ufficiale dell’UNEBA - Unione Nazionale Istituzioni e Iniziative di Assistenza SocialeDirettore Responsabile: MAURIZIO GIORDANORedazione ed Amministrazione: 00185 Roma - Via Gioberti, 60 - Tel. 065943091 - Fax 0659602303e - mail: [email protected] - sito internet: www.uneba.orgAutorizzazione del Tribunale di Roma n. 88 del 21/2/1991Progetto e realizzazione grafica: www.fabiodesimone.itStampa: Consorzio AGE - Pomezia (Roma)

Il giornale è inviato gratuitamente agli associati dell’UNEBAFinito di stampare nell’ottobre 2016

Questa pagina vuole essere un “colpo d’ala”, cioè una proposta per un momento di riflessione.

Senza fine

“E l’amore guardò il tempo e rise, perché sapeva di non averne bisogno.

Finse di morire per un giorno, e di rifiorire alla sera, senza leggi da rispettare.

Si addormentò in un angolo di cuore per un tempo che non esisteva.

Fuggì senza allontanarsi, ritornò senza essere partito,

il tempo moriva e lui restava.”

Luigi Pirandello