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. 3 . _ ' il ,. C , ( s _. c- -' ,c c ?) a ttacco ' -, __ po i î- t ada : _ ne proc l a mò seguace * _ di CARLO ROVELLI eorIe e o sue 7 - - c ì s - godc -t, L d i c a ttí va fr11 n a a torto : f urono C_ `tl o o ce s so _ o pro g re ssi adono alla stessa velocità oggetti di peso diverso? A scuola ci raccontano che Gali- leo Galilei avrebbe mostrato che la rispo- sta è sì, lasciando cadere delle palle dalla torre di Pisa. Nel corso dei due millenni precedenti, invece, sarebbero stati tutti accecati dal dogma di Aristotele secondo cui oggetti più pesanti cadono più in fretta; curiosa- mente, a nessuno era mai venuto in mente di provare. Galileo e i suoi contemporanei osservano la natura, e si liberano dalla camicia di forza del dogmatismo aristote- lico. Bella storia, ma c'è un problema. Provate a buttare dal balcone una biglia di vetro e una pallina di carta. Ne- anche per idea arrivano assieme: la biglia pesante cade molto più veloce, esattamente come dice Aristotele. Qualcuno obietterà che questo avviene a causa del- l'aria. Ma Aristotele non ha mai scritto che le cose ca- drebbero a velocità diversa se togliessimo l'aria. Ha scritto che le cose cadono a velocità diversa nel nostro mondo, dove l'aria c'è. E non sbagliava. Aveva osservato la natura con attenzione. Meglio di generazioni di inse- gnanti e studenti moderni, che si bevono nozioni senza pensarci, e senza provare. La fisica di Aristotele gode di cattiva stampa. Viene descritta come costruita a priori, svincolata dall'osser- vazione, palesemente sbagliata. E un giudizio larga- mente ingiusto. La fisica di Aristotele è rimasta a lungo la teoria di riferimento per la civiltà mediterranea: non perché fosse dogmatica, ma perché è ottima. Descrive bene la realtà, e offre uno schema concettuale così effi- cace che per due millenni nessuno è riuscito a fare di meglio. Il succo della teoria è che, in assenza di altre in- fluenze, un oggetto si muove verso il suo «luogo natura- le»: più in basso per la terra, un po' più in alto per l'ac- qua, ancora più in alto per l'aria, ancora più in alto per il fuoco; la velocità del «moto naturale» cresce con il peso

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_ o progressiadono alla stessa velocità oggetti di pesodiverso? A scuola ci raccontano che Gali-leo Galilei avrebbe mostrato che la rispo-sta è sì, lasciando cadere delle palle dallatorre di Pisa. Nel corso dei due millenniprecedenti, invece, sarebbero stati tuttiaccecati dal dogma di Aristotele secondo

cui oggetti più pesanti cadono più in fretta; curiosa-mente, a nessuno era mai venuto in mente di provare.Galileo e i suoi contemporanei osservano la natura, e siliberano dalla camicia di forza del dogmatismo aristote-lico. Bella storia, ma c'è un problema. Provate a buttaredal balcone una biglia di vetro e una pallina di carta. Ne-anche per idea arrivano assieme: la biglia pesante cademolto più veloce, esattamente come dice Aristotele.

Qualcuno obietterà che questo avviene a causa del-l'aria. Ma Aristotele non ha mai scritto che le cose ca-drebbero a velocità diversa se togliessimo l'aria. Hascritto che le cose cadono a velocità diversa nel nostromondo, dove l'aria c'è. E non sbagliava. Aveva osservatola natura con attenzione. Meglio di generazioni di inse-gnanti e studenti moderni, che si bevono nozioni senzapensarci, e senza provare.

La fisica di Aristotele gode di cattiva stampa. Vienedescritta come costruita a priori, svincolata dall'osser-vazione, palesemente sbagliata. E un giudizio larga-mente ingiusto. La fisica di Aristotele è rimasta a lungola teoria di riferimento per la civiltà mediterranea: nonperché fosse dogmatica, ma perché è ottima. Descrivebene la realtà, e offre uno schema concettuale così effi-cace che per due millenni nessuno è riuscito a fare dimeglio. Il succo della teoria è che, in assenza di altre in-fluenze, un oggetto si muove verso il suo «luogo natura-le»: più in basso per la terra, un po' più in alto per l'ac-qua, ancora più in alto per l'aria, ancora più in alto per ilfuoco; la velocità del «moto naturale» cresce con il peso

e diminuisce con la densità dei fluido in cui l'oggetto èimmerso. Una teoria semplice e generale che rendeconto con eleganza di una grande varietà di fenomeni,per esempio perché il fumo va in alto, o perché un pezzodi legno scende in aria, ma sale in acqua. Ovviamente lateoria non era perfetta, ma se è per questo neanche lascienza moderna è perfetta.

Il cattivo nome di cui soffre la fisica di Aristotele è inparte colpa dello stesso Galileo, che nei suoi scritti at-tacca Aristotele a testa bassa, e fa apparire sciocchi i suoiseguaci. Ne aveva bisogno a fini polemici. In parte è do-vuto alla separazione che si è scioccamente allargata frale culture scientifica e umanistica-filosofica. Chi studiaAristotele in generale conosce poco la fisica e chi si oc-cupa di fisica si interessa poco ad Aristotele. La genialitàscientifica dei libri di Aristotele come il De Coelo, o la Fi-sica, il libro che ha dato il nome alla disciplina, passafacilmente inosservata.

Ma c'è un altro fattore per la cecità odierna alla genia-lità di Aristotele scienziato . Ed è quello più interessante:l'idea che non si possa, anzi non si debba, confrontarepensieri prodotti da universi culturali così lontani, co-me Aristotele e la fisica moderna. Molti storici oggiinorridiscono all'idea di guardare la fisica aristotelicacome approssimazione della fisica newtoniana. Per ca-pire l'Aristotele originale, sostengono, dobbiamo stu-diarlo alla luce del suo tempo, non con schemi concet-tuali successivi di secoli. Questo è vero se siamo interes-sati a meglio decifrare Aristotele, ma se siamo interessa-ti a capire il sapere di oggi , come è emerso dal passato,sono le relazioni fra mondi distanti che ci interessano.

I filosofi e storici della scienza Karl Popper e ThomasKuhn, che hanno avuto grande influenza sul pensieroodierno , hanno sottolineato l'importanza delle rotturenel corso dell'evoluzione del sapere. Esempi di tali «ri-voluzioni scientifiche», dove si abbandona la vecchia te-oria, sono i passaggi dalla fisica di Aristotele a Newton,o da Newton ad Einstein. Nel corso di tali passaggi ci sa-rebbe, secondo Kuhn, una ristrutturazione radicale delpensiero, al punto che le idee precedenti diventano irri-levanti , addirittura incomprensibili : «incommensura-bili» con la teoria successiva, scrive Kuhn. Popper eKuhn hanno avuto Il merito di mettere a fuoco questoaspetto evolutivo della scienza e l'importanza delle frat-ture , ma la loro influenza ha portato a una assurda nega-zione degli ovvi aspetti cumulativi del sapere. Peggio, anon voler vedere le chiarissime relazioni logiche e stori-che fra teorie prima e dopo ogni passo avanti : la fisica diNewton è perfettamente riconoscibile come approssi-mazione della relatività generale di Einstein; la teoria diAristotele è perfettamente riconoscibile come approssi-mazione all'interno della teoria di Newton.

Non solo, ma all'interno della teoria di Newton si ri-conoscono aspetti della struttura della fisica aristoteli-ca. Per esempio, la grande idea di distinguere il movi-mento «naturale» di un corpo da quello «forzato», so-pravvive intatta nella fisica newtoniana, e poi in quelladi Einstein . Cambia il ruolo della gravità : causa di motoforzato in Newton (dove il moto naturale è rettilineouniforme ), parte del moto naturale in Aristotele, e, cu-riosamente , di nuovo in Einstein (dove il moto naturale,chiamato «geodetico», torna ad essere quello di un og-getto in caduta libera, come per Aristotele). Gli scienzia-ti non avanzano né per solo accumulo, né per rivoluzio-ni totali, in cui tutto è buttato e si ricomincia da zero.Avanzano piuttosto, come in una bella analogia di OttoNeurath spesso citata da Willard Van Orman Quine,«come marinai in mare aperto che devono ricostruire laloro barca , ma non possono farlo da zero: dove tolgonouna trave devono subito rimpiazzarla (...), in questomodo, pezzo a pezzo avanza la ricostruzione». Nellagrande nave che è la fisica moderna si riconoscono an-cora antiche strutture - coi-ne la distinzione fra motonaturale e forzato - della vecchia barca del pensiero

aristotelico.Torniamo allora ai corpi che cadono nell'aria o nel-

l'acqua, e vediamo cosa effettivamente succede. La ca-duta non è né a velocità costante e dipendente dal peso,come voleva Aristotele , né ad accelerazione costante eindipendente dal peso, come voleva Galileo (neanche setrascuriamo l'attrito!). Quando un corpo cade, attraver-sa una prima fase in cui accelera , per poi stabilizzarsi avelocità costante, maggiore per i corpi pesanti. Questaseconda fase è ben descritta da Aristotele. La prima faseinvece è di solito molto breve, difficile da osservare, eper questo è sfuggita ad Aristotele. L'esistenza di questafase iniziale era già stata notata nell'antichità : nel terzosecolo prima della nostra era, per esempio , Stratone diLampsaco (città sullo stretto dei Dardanelli) osserva cheun filo d'acqua che cade si rompe in gocce: questo indi-ca che le gocce cadendo accelerano , come una fila di au-to che si sgrana man mano che le auto prendono veloci-tà.

Per studiare questa fase iniziale, difficile da osservareperché tutto avviene in fretta, Galieo scova uno strata-gemma geniale. Invece di osservare corpi che cadono,osserva palle che rotolano lungo una lieve pendenza. Lasua intuizione, difficile da giustificare al suo tempo macorretta, è che la «caduta rallentata» delle palle che ro-tolano riproduca il moto di oggetti che cadono liberi. Inquesto modo , Galileo riesce a notare che all 'inizio dellacaduta è l'accelerazione ad essere costante, non la velo-cità. Forte di questa nuova capacità di interrogare la na-tura, e di una padronanza della matematica che manca-va ad Aristotele, Galileo è riuscito a stanare il dettaglioquasi impercettibile ai nostri sensi dove la fisica di Ari-stotele funziona male. E come l'osservazione all'iniziodel Novecento usata da Einstein per superare Newton: ilmovimento del pianeta Mercurio, a ben guardare, nonsegue esattamente le orbite di Newton. E diavolo è neidettagli.

Einstein farà di Newton quello che Galileo e Newtonhanno fatto di Aristotele: mostrerà che nonostante lasua efficacia, anche questa fisica è solo buona in primaapprossimazione . Oggi sappiamo che anche la fisica diEinstein non è perfetta: sbaglia là dove entra troppo ingioco la meccanica quantistica . Anche la fisica di Ein-stein ha bisogno di essere migliorata . Ma non siamo an-cora ben sicuri di come.

Galileo non ha costruito la sua nuova fisica ribellan-dosi a un dogma o dimenticando Aristotele. Al contra-rio, ha saputo modificare aspetti della cattedrale con-cettuale aristotelica, imparando a fondo da Aristotele:non c'è incommensurabilità fra lui e Aristotele, c'è ser-rato dialogo. Credo che sia lo stesso fra le culture, le per-sone, i popoli. Non è vero che , come oggi si ama ripete-re, mondi culturali diversi sono intraducibili, imperme-abili. E vero il contrario: le frontiere fra teorie, discipli-ne, epoche , culture , popoli , persone, sonoterribilmente permeabili , e il nostro sapere si nutre de-gli scambi attraverso questa permeabilità. Anzi, il sape-re è il risultato in continua evoluzione di questa fitta retedi scambi. Quello che ci interessa di più è proprio que-sto scambio: confrontare, scambiare idee, imparare, co-struire dalle differenze. Mescolare, non tenere separato.

C'è grande distanza fra l'Atene del IV secolo e la Firen-ze del XVII. Ma né rottura radicale, né incomprensione.É perché sa dialogare con Aristotele, e penetrare a fondola sua fisica, che Galiieo riesce a trovare il passaggiostretto dove correggerla e migliorarla. Lo dice splendi-damente lui stesso, in una lettera scritta in tarda età: «Iomi rendo sicuro che se Aristotele tornasse al mondo,egli riceverebbe me tra i suoi seguaci, in virtù delle miepoche contraddizioni alla sua dottrina».

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L'ipotesi del pensatore antico,. :Al altre ffifluenze un oggetto

Zoe Meiser (1977),Aristotele 1 Vanítas Series(2014, stampa digitale,dimensioni variabili,Courtesy Cargo ): l'artistastatunitense descrive le sueVanitas Seríes come unaversione contemporaneadelle più classiche vanítas,definibili come « naturemorte con elementisimbolici allusivi al temadella caducità della vita»,genere pittorico che haavuto il suo massimosviluppo nel Seicento.Tra i più importantiesponenti di questo genereGuercino, Salvator Rosa,Antonio de Pereda,Philippe de Champaigne,Abraham Mignon,Hans Holbein il Giovane,Pieter Paul Rubens. Anchese in particolare Meiser(protagonista la scorsaprimavera di una mostraal Contemporary ArtMonth di Corpus Christi,Usa) dichiara di guardarea Pieter Boel e Jan Brueghelil Vecchio . Utilizzandoun software 3D,Meiser ha collocato i bustidi grandi filosofi del passatocome Epicuro , Seneca,Spinoza in uno scenariocapace , secondo lui,«di raccontare il loropensiero» . Per quelloche riguarda Aristotele,Meiser ha voluto ricreareuna vanítas che parlasse«della sua fiducianella virtù»

BibliografiaLa Fisica e Del Cielo di

Aristotele si trovano nelterzo volume delle sue Opereedite da Laterza (traduzionidi Antonio Russo e OddoneLongo, 1973). La metafora

della barca e dei marinaidello studioso austriaco Otto

Neurath (1882-1945) ècitata dal filosofo americano

Willard Van Orman Quine(1908-2000) nel libro

Parola e oggetto(introduzione e traduzione

di Fabrizio Mondadori, IlSaggiatore, 1970). II

riconoscimento di GalileoGalilei nei riguardi di

Aristotele si trova nella«Lettera a Fortunio Liceti, 15

settembre 1640», a pagina247 nel diciottesimo volume

delle sue Opere (Giunti-Barbera, 1890). Carlo

Rovelli ha approfonditoquesti temi nell'articolo

Aristotle's Physics: APhysicists Look («La fisica diAristotele: lo sguardo di un

fisico»), uscito di recentesulla rivista «Journal of the

American philosophicalassociation». II famoso

saggio dell'epistemologoamericano Thomas Kuhn(1922-1996) La struttura

delle rivoluzioni scientifiche èstato pubblicato in Italia nel

1969 da Einaudi (traduzionedi Adriano Carugo)

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