C come magazine n. 3

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3 ANNO 1 - NUMERO 3 - ottobre/novembre 2008 FREEPRESS di ENOGASTRONOMIA

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C COME MAGAZINE, il primo free-press abruzzese a trattare di enogastronomia e di promozione del territorio.

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>> Anno 1 n. 3 - Ottobre/Novembre 2008

>> Editore responsabileCreo Edizioni - Pescarawww.c-magazine.it - [email protected]

>> Direttore responsabileCristina Mosca (non fumatrice)

se volete dirle qualcosa fatelo a: [email protected]

>> Coordinatore generale e art directorFrancesco Cinapri (non fumatore)

se volete dirgli qualcosa fatelo a: [email protected]

>> Area commercialeAlessio Pisciella (ex atleta)

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3284836589 - 3494902638

>> Direttore marketingDaniele Di Vittorio (ex fumatore)

se volete dirgli qualcosa fatelo a: [email protected]

>> Grafica ed impaginazioneCreo Advertising - Pescarawww.creoadv.it

>> Ufficio fotograficoSergio Pasqual

>> StampaAGP Arti Grafiche Picene - Maltignano (Ap)

Per questo numero sono stati consumati 210 litri di benzina, 2 batterie da telefonino, 1 milione 700mila piastrine, 6400 calorie e 5 gelati anche da Fabrizio Di Nicola, Francesca Luciani, Massimo Giuliano, Andrea Santilli, Anita Righetti, Piergiorgio Greco, Gio-vanni Rosato, Marzia Aquilio, Luca Del Monaco, Guernica.

>> Creo Edizioni s.n.c. di Francesco Cinapri & C.Via Misticoni, 28 - 65122 Pescarapresso il centro direzionale “Il Molino” De CeccoTel. e Fax 085.386184www.c-magazine.it - [email protected]

Registrazione presso il Tribunale di Pescaran° 7/08 del 31/03/2008

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sommariocome

07 >> C come Editorial(i)

09 >> C come Fumetto

10 >> C come Team Fieni’s: a caccia del meglio - Redazionale

16 >> C come Blog La Ciliegina sulla torta

19 >> C come Alimentazione Allarme obesità infantile

21 >> C come Salvapane E adesso chi salverà?

23 >> C come Fabrizio Camplone La classe non è solo cioccolato 26 >> C come Mediterranea Un applauso per il gusto - Reportage

30 >> C come Naturale La stagione del raccolto

37 >> C come Tipico Il Mediterranean Master Chef Award

38 >> C come Tradizione La cipolla e l’aglio, questi sconosciuti 42 >> C come Miele e Pecorino La dolce via tra Gessopalena e Tornareccio - Reportage 48 >> C come Essenza Dal Reale parte il contro-dolce

50 >> C come Ottocento Secoli di sapori nei quaderni di casa Del Basso Orsini

54 >> C come Dove siamo stati Scelti per voi appuntamenti e sagre - Reportage

59 >> C come VIP.61 >> C come Film 63 >> C come News

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editorial(i)come

Non a tutti piace traslocare. C’è chi ci fa l’abitudine e chi in-vece non riesce proprio ad accettare l’idea. E ve lo dico io perché. Traslocare comporta una scelta: nell’inscatolare og-getti dobbiamo decidere cosa ci servirà ancora nella nuova vita o cosa è definitivamente legato alla vecchia. Il che, se siamo di quelli che non buttano mai niente, si rivela un grosso problemaNoi stiamo traslocando. Ognuno di noi quattro della redazione è coinvolto in almeno un trasferimento fino ad un massimo di tre: contemporaneamente, da effettuare entro la stessa sca-denza, magari anche con gli stessi scatoloni già che c’è. Lo prendiamo di buon auspicio per l’anno nuovo, e approfittiamo per comunicarvi che dalla fine di ottobre ci trovate al centro commerciale Il Molino, e se non ci avessero ancora riattivato il telefono fisso cercateci via mail :)In tema di trasferimenti, seppur temporanei, sempre alla fine di ottobre andiamo a curiosare in giro per l’Italia: realizzeremo un reportage all’Eurochocolate di Perugia, com’è facile intuire dalla nostra dolce copertina e dallo chef del bimestre, Fabrizio Camplone, unico abruzzese a vedersi confermati i tre chicchi e le tre tazzine dalla guida dei Bar d’Italia 2009 del Gambero Rosso, presentata all’inizio di ottobre. Dopo l’Eurochocolate “passeremo” per Torino, a sentire che combina il nostro Niko Romito al Salone del Gusto, specie dopo essersi inventato quel dolce non-dolce che presentiamo in questo numero. Il nostro menu autunnale da qui in poi si butta sul salato, tra aglio, cipolla e sapori mediterranei: buon appetito.

Dopo una stagione estiva piena di eventi e di manifestazioni che ci hanno portato in giro per l’Abruzzo, eccovi servito un editoriale che sa quasi di castagne e vino novello in un inizio autunno abbastanza freddo in tutti i sensi: in C-2 scherzavo sulle problematiche relative alla nostra Nazionale di calcio, oggi i problemi purtroppo sono della nostra nazione e sono legati ad aspetti ben più seri, come quelli della crisi econo-mica che imperversa in tutto il Paese. Direte...beh, questo c’entra ben poco con l’enogastronomia; è vero si, ma c’entra con gli stati d’animo di tutti noi: persone e aziende; sempre più sconfortati dal fatto che i soldi non bastano mai, sempre più presi di mira da telegiornali e media che pare ci provino gusto a pronunciare la parola “crisi”.Noi di C Magazine non vogliamo più pronunciarla, non vo-gliamo più sentirla, abbiamo solo voglia ed energie per com-batterla, per far si che si torni a sorridere.Quando siamo partiti col progetto C Magazine sapevamo di andare a colmare una piccola lacuna nel settore enogastro-nomico dell’editoria abruzzese, ma davvero non ci aspetta-vamo così tanti consensi, che a distanza di 10 mesi continu-iamo a ricevere sotto forma di lettere, e-mail, pacche sulla spalla, sponsorizzazioni, proposte di collaborazione e di svi-luppo, piccioni viaggiatori e segnali di fumo.Contiamo su un autunno “piovoso”, in questo senso, per po-ter continuare ad essere con grinta e freschezza il filo rosso che lega produttori, consumatori e curiosi ad un buon prez-zo: diciamo pure gratis!

Cristina Mosca

Giuliese di Origine/pescarese per sceltaInfreddolitaSegni particolari: CuriosaDirettore responsabile di C-Magazine

Francesco Cinapri

Pescarese di origine / Spoltorese per asiloUfficialmente esauritoSegni particolari: creativoDirettore artistico di C-Magazine

C come Traslochi C come Novello e castagne

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fumettocome

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www.scuoladelfumetto.net

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Non accontentarsi: due parole che forse non facilitano la vita ma che sicuramente la rendono migliore, e che soprattutto sono alla base della filosofia dell’azienda Fieni’s. Importatrice diretta e distributrice di prodotti beverage in Abruzzo da or-mai due lustri (sono tutti già in fermento per il decennale del 2009), l’azienda pescarese è caratterizzata da un forte senso etico e dall’attenzione verso le persone. «Non è la tecnologia alla base di ogni impresa – spiegano Monia e Manuel Fieni, rispettivamente responsabile commerciale e amministratore delegato dell’azienda – ma è unicamente l’uomo a fare la differenza. Saranno sempre gli uomini, adesso più che mai, a rappresentare la componente destinata a determinare il suc-cesso». «Ci definiamo azienda etica – spiega il responsabile marketing Silvano Dirodi – semplicemente perché mante-niamo le nostre promesse e ci riteniamo professionalmente corretti: il cliente prima di tutto, e il rapporto non si ferma al

Quando il popolo dellanotte lavora di giorno

When the people of the night work in the daylight

Fieni’s: a caccia del meglio. Fieni’s: seeking the best

teamcome

Redazionale

RedazionaleItaliano/Inglese

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Editorial

Never be satisfied: these three words maybe don’t make life simpler but surely make it better, and, most of all, make the basis of the main values of Fieni’s firm. This enterprise has imported and supplied beverage products in Abruzzo for two lustres so far (in 2009 it will be the first decennial): it’s stron-gly ethic-minded, and it cares about people very much. «It’s not technology on the ground of any business – Monia (sales manager) and Manuel Fieni (managing director) explain – but men: they make the difference. Now, more than ever, men are fated to be the secret of their success». «We define ourselves ethic-minded – Silvano Dirodi, marketing manager, adds – simply because we keep our promises and we are faithful to professional fairness: customers are before anything else, for us, and our relationships don’t stop to the mere purchase of the product». Being in Fieni’s team, in fact, means not only supplying a retailer, but holding a really and truly friendship

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semplice acquisto del prodotto». Il team di Fieni’s infatti non è solo un team di fornitori: è una squadra che con il cliente intrattiene un vero e proprio rapporto improntato su sincerità, intraprendenza e perché no, divertimento, senza per questo perdere affidabilità. Periodicamente la Fieni’s offre ai clienti corsi gratuiti di formazione etico-professionale, in cui è pos-sibile apprendere strategie basilari di marketing, consigli su come migliorare la comunicazione e su come gestire il perso-nale; e vengono organizzate degustazioni sia per permettere di scoprire nuove curiosità e nuove chicche sui prodotti, sia per diffondere al meglio la cultura del bere. Responsabilmen-te.Il team di Fieni’s è costituito da giovani (il più “vecchio” ha 51 anni) e vede ai vertici il presidente Ivo Diodoro, i respon-sabili della logistica Bruno Di Claudio e dell’amministrazio-ne Rossella Buonvivere, e Monia e Manuel. Le birre, tutte importate dalla Germania, sono distribuite in tutto l’Abruzzo per molte zone in esclusiva. A queste si aggiungono i migliori vini: e se ciò non bastasse, il passaggio di Fieni’s nel nostro locale, pub, ristorante e hotel preferito si riconoscerebbe da un marchio ben preciso su grembiuli e accessori. Un’azienda “interattiva” che sul web trova la community ideale: il sito di

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based on sincereness, initiative and why not, fun, not for this losing in trustworthiness. Fieni’s periodically offers its custo-mers training courses about vocational ethic, where they can learn basic marketing strategies, suggestions in improving communication and in managing the staff. Tastings are also organized, in order both to let people find new products out and to spread a real drinking awareness. Sensibly.Fieni’s team is made of young people (the “eldest” is 51 years old) and is lead by its president Ivo Diodoro, its logistics ma-nager Bruno Di Claudio, its administrative manager Rossella Buonvivere and, naturally, Monia e Manuel. All its beers are imported from Germany and supplied all over Abruzzo, being the firm the sole agent in several areas. But fun is not only beers: among Fieni’s products we can find some of the best wines and moreover a unique trademark on clothes, that we can see on aprons and tools in our favourite restaurant, pub or hotel.We are talking about an “Interactive” firm, that on the net fin-ds a perfect community: Fieni’s website, glamour and young, has got a proper room for customers wanting to give notice of events, special nights, promotions and to show the photos taken in the best parties. Because, by paraphrasing Oscar

Gut, besser, Paulaner

La birra Paulaner deve il suo nome all’Ordine dei monaci italiani di Santa Paola che si stabilì nel cuore dell’attua-le Monaco all’inizio del diciassettesimo secolo. Durante la Quaresima i devoti frati fabbricarono una birra forte e sostanziosa che usavano come pane fluido per non inter-rompere il digiuno: la cosiddetta Paulaner Salvator veniva inoltre offerta agli abitanti di Monaco in cambio di un pic-colo contributo. La sua alta qualità e il gusto eccellente divennero presto famosi, tanto che le birrerie della città cominciarono a temere la concorrenza e protestarono in una lettera del 1634, che viene considerata la prima de-nominazione documentata della birra Paulaner (in tedesco significa “birra dei Paolini”). Nella lettera veniva chiesto di impedire la distribuzione pubblica della birra da parte dei monaci: solamente 150 anni più tardi il Principe elettore consentì il diritto illimitato di mescita, tanto che in segno di ringraziamento ancora oggi viene offerto al leader po-litico di Monaco il primo boccale di questa birra forte. La cerimonia di questa “prova Salvator” coincide con l’inizio della Quaresima.

Le birre Paulaner vengono prodotte secondo la “legge della purezza bavarese” che risale al 1516, una delle più antiche e severe del mondo. Per la produzione oggi ven-gono utilizzati esclusivamente orzo, luppolo (della regione di Hallertau), acqua (di sorgente da una profondità di 240 metri) e lievito di produzione propria, sotto il controllo del mastro birraio Peter Hellich. La fermentazione classica a freddo e il lungo periodo di deposito e maturazione nobi-litano la qualità delle birre Paulaner e ne conservano il gu-sto pieno anche nei lunghi tragitti per forniture all’estero. L’assortimento è ricco di specialità: dalle aromatiche birre dorate alle gustose birre scure, passando per le chiare leggere e arrivando alle frizzanti e rinfrescanti Weißbier.

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Fieni’s, glamour e giovane, dà spazio anche ai clienti che vogliono annunciare serate, eventi, promozioni, e mostrare le foto delle feste meglio riuscite. Perché, parafrasando Oscar Wilde e la loro campagna promozionale, si accontentano «semplicemente del meglio».

Wilde and quoting Fieni’s claim, they are «simply satisfied with the best ».

Fieni’s teamvia Raiale, 327 - 65128 - Pescara (Pe)tel. +39 085 4322087, fax +39 085 4308004www.fienis.it

La birra è la bevanda più povera al mondo. Contiene ac-qua, lievito, orzo, malto, luppolo e agenti aromatizzanti, e una bassa gradazione alcolica. In egual quantità ha quasi le stesse calorie di una spremuta d’arancia e molte meno del vino rosso. Grazie ai suoi ingredienti agisce contro i radicali liberi, le malattie cardiovascolari e facilitano il lavoro dei reni. (se non consumata in eccesso, naturalmente).

1. È vero che la birra non deve fare schiuma? Falso. La schiuma fa da tappo e permette di mantenere sta-bile la temperatura, l’aroma e la fragranza: la birra a bassa fermentazione va spillata o versata con due dita di schiuma. È per questo che i muratori tedeschi la portavano a lavoro nella tazza di coccio con il coperchio. Per quelle ad alta fer-mentazione, invece, la schiuma è un difetto, ma è un prodot-to che circola poco in Italia. Inoltre la birra belga va “spatola-ta”, mentre è un delitto togliere la schiuma a quella tedesca.2. È vero che non va servita in bicchieri di plastica?Vero. Semplicemente perché la plastica è meno termica del vetro: la birra ci perde in gusto.3. È vero che la luce fa bene alla birra?Falso. La birra gradisce la penombra, infatti non a caso vie-ne imbottigliata in contenitori di vetro ambrato o verde, attra-verso i quali la luce filtra con maggiore difficoltà.4. Va bene qualsiasi tipo di bicchiere?No. Innanzitutto deve essere pulito ma non brillante, quindi senza traccia di detergente, che divora la schiuma. Viceversa, se il bicchiere presenta tracce di grasso invece la schiuma si metterà a fare bolle. Un trucco è usare il bagnabicchieri, che permette anche di abbassare leggermente la temperatura del vetro. La birra va spillata inclinando il bicchiere e apren-do il rubinetto con decisione. Ogni birra ha il suo bicchiere ideale in cui venire accolta.

Birra: istruzioni per l’uso.Il 29 e il 30 agosto l’associazione NaturEventi ha organizzato una due giorni in mezzo al verde in prossimità di Pianella (Pe), per promuovere e far conoscere l’ippoterapia, dedicata ai bambini e ai disabili: un evento intitolato “Sanacore” che ha raccolto moltissimi consensi e richiamato migliaia di giovani, anche grazie ai due concerti serali dei Nidi D’Arac e della Gianfranco Continenza Jazz Band. Fieni’s è stato fra i pro-motori principali di questo evento: «Abbiamo potuto consta-tare di persona la serenità di questo luogo e dell’ippoterapia – commenta Silvano Dirodi – Siamo stati subito conquistati dai buoni intenti dell’iniziativa».

On last 29th and 30th August the association NaturEventi organized a two-day event among nature in the nearby of Pianella (Pe), to promote and spread the awareness of hip-potherapy for children and disabled people: the event was named “Sanacore” and drew thousands of young people also thanks to two concerts, one by Nidi D’Arac and one by Gian-franco Continenza Jazz Band. Fieni’s was one of the main supporters: «We could observe by ourselves the great sense of serenity given by hippotherapy and filling this place – Sil-vano Dirodi says – We were immediately won by the good intents of the initiative»

SANACORE 2008

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“Gelato al cioccolato, dolce e un po’ salato...”. Così recita una famosa canzone di Pupo. Ma è buono questo gelato al cioccolato? Boh, Pupo lo mangia e se piace a lui può darsi che piaccia anche a qualcun’altro. Noi di C-Mag ci tuffiamo invece senza remore nelle dolcezze del blog di Tuki, che a quanto pare di dolce e anche di salato se ne intende non poco.Questa giovane studentessa friulana dalle origini campane ha iniziato la sua avventura per gioco, come spesso accade quando si creano grandi cose. A Parigi, tra le “Nymphéas” di Monet, l’incontro con l’alta pasticceria: in Tuki si scatena il fuoco sacro della passione e riesce in poco tempo (il blog è nato poco più di un anno fa) a raggiungere il ragguardevo-le numero di 170.000 visitatori, e si comprende benissimo! Noi di C-Mag siamo rimasti colpiti, per non dire allibiti, da tanta sapienza e raffinatezza. La “Ciliegina sulla torta” rac-chiude il connubio perfetto delle passioni di Tuki: pasticceria e fotografia, coronate da una gradevole cultura letteraria e internazionale.Il blog attira l’attenzione, naturalmente oltre che per le ricet-te, anche per l’apparato fotografico, davvero notevole, con-siderando che si tratta pur sempre di un blog personale.C’è di che impazzire: si va dai dolci al cucchiaio come la crème brûlée à la vanille, lo strepitoso coconut delight, a base di cocco, o l’insolito sugolo, il dolce della vendemmia, fatto con mosto d’uva e cannella, ai classici della pâtisserie française, come le meringhe, leggerissime e friabili, gli eclairs al cioccolato, o le madeleines, o ancora l’interessantissimo Paris-Brest, dolce nato nel 1891 in occasione della celebre gara ciclistica Paris-Brest-Paris.Ma non finisce certo qui: ci sono le favolose tortine alla frut-ta, come i mini cakes ai mirtilli, o i soufflés glacés à la frai-se, un graziosissimo soufflé freddo a base di fragole. E poi, altre perle come i biscotti al sesamo nero, il pan di zucca, o i coloratissimi macarons, i gettonatissimi muffins inglesi, le insolite confetture, i dolcetti stagionali che sono dei veri concerti campestri, come la crostatina di fichi, fatta con fichi, mandorle e miele.Da noi in Abruzzo i fichi sono un cult della tradizione popo-lare, sono celebri soprattutto sotto forma di “carracine ma-ritate”, vale a dire fichi secchi aperti e riempiti con noci di

mandorle tostate al forno.Ma tornando alla “Ciliegina sulla torta”, non potevamo trala-sciare i dolci napoletani! La pastiera, i babà… Che dire poi delle cartucce? Una scoperta! In casi come questi siamo pieni della nostra docta ignorantia o curiosità che dir si vo-glia, senza la quale non si cercherebbe nulla, senza la quale non proveremmo l’emozione e la sublimità della scoperta.Riuscite ad immaginare la meraviglia dei vostri ospiti, alla vista di questi originalissimi dolcetti di mandorle? Buttate via quel triste biscottume senza glutine, senza zuc-chero, senza uova e senza eccetera eccetera e cimentatevi in un una di queste ricette! A Tuki, siamo sicuri, farà senz’al-tro molto piacere.Siamo dinnanzi ad un vero astro della blogosfera, un’alchi-mista dell’arte dolciaria.Abbiamo ancora il coraggio di chiamare queste opere sem-plicemente “dolci”? Pupille e papille (gustative) ringraziano.Bravissima Tuki, encore!

Cartucce Napoletane (nella foto )

Ingredienti x 40 pz.: 200g di farina di mandorle, 100g di

farina “00”, 50g di fecola, 200g di zucchero, 160g di burro

morbido, 20g di burro fuso, 4 uova, un pizzico di bicarbonato

d’ammonio, un pizzico di sale, 3 gocce di essenza di mandorla

amara, la scorza di un limone grattugiata.

Mescolare la farina di mandorle con due uova sbattute e gli aromi,far riposare a temperatura ambiente per un’ora. Lavo-rare il burro morbido con lo zucchero e l’ammoniaca, unire il composto di farina di mandorle e uova, un cucchiaio per volta, alternando con le altre due uova sbattute; mescolare con un cucchiaio e unire il burro fuso, infine unire la farina e la fecola setacciate, poco per volta. Lasciar riposare l’impa-sto per un’ora a temperatura ambiente. Trasferire l’impasto in un sac a poche con bocchetta liscia (1 cm di diametro) e distribuire il composto nei cannelli foderati con le cartine, riempiendoli fino al bordo del cannello. Infornare a 170° per 10 minuti poi abbassare a 160° e continuare per altri 8/10 mi-nuti, la cartuccia deve rimanere chiara sotto la carta e dorata sulla parte superiore. La cottura va verificata a seconda del forno che si ha. Togliere le cartucce dal cannello e passarle sulla carta assorbente per eliminare l’unto.

La “Ciliegina sulla torta”Dolci ossessioniwww.cilieginasullatorta.it

di Francesco Cinapri - www.cucinamente.it

blogcome

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Il problema dell’obesità infantile, denunciato a gran voce dai più autorevoli nutrizionisti, è ormai un’emergenza sociale. In Italia colpisce un bambino su quattro. in Abruzzo la percen-tuale dei bambini obesi sfiora il 30%.Diverse sono le cause dell’obesità infantile, in primo luogo una cattiva/eccessiva alimentazione, legata o meno a una ridotta attività fisica e a fattori di tipo genetico/familiare, ra-ramente a disfunzioni ormonali.Ci preoccupiamo quando il bambino mangia poco, ma non quando mangia troppo. Il forte appetito, che a volte si tra-sforma in voracità, è interpretato infatti quasi sempre come segnale di benessere e si tende ad incentivarlo più che limi-tarlo, con l’illusione che gli evidenti chili di troppo possano scomparire con lo sviluppo. Insieme alla quantità eccessiva di cibo, merendine, snack e bibite gassate sono una conti-nua tentazione per i bambini, sempre a portata di mano nelle nostre dispense e nei distributori automatici.Oltre all’alimentazione, è la sedentarietà a giocare un ruo-lo fondamentale nell’insorgere dell’obesità. Non è sempre necessaria la pratica di un’attività sportiva: basterebbe una passeggiata per arrivare a scuola, una pedalata in bicicletta, scale piuttosto che ascensore, insomma uno sforzo dell’or-ganismo leggero ma costante, che aiuti a consumare le ri-serve di grasso.I fattori familiari non sono meno determinati dei precedenti. È molto probabile, infatti, che un bambino obeso abbia almeno un genitore obeso o in soprappeso. L’esempio della famiglia è fondamentale: i genitori devono essere i primi a seguire una dieta equilibrata, non si può pensare che un bambino mangi insalata mentre il resto della famiglia consuma patate al forno.Le conseguenze precoci dell’obesità sono rappresentate da problemi di tipo respiratorio e articolare, da disturbi della digestione e di tipo psicologico; i bambini grassottelli sono spesso derisi dai compagni, per questo perdono autostima

e sviluppano un senso di insicurezza che li porta ad isolarsi e ad iperalimentarsi come reazione.L’ex bambino obeso sarà molto probabilmente un adul-to obeso, per questo maggiormente esposto a patologie cardiocircolatorie (ipertensione arteriosa, coronaropatie), muscoloscheletriche (artrosi), e metaboliche (diabete, iper-colesterolemia) fino allo sviluppo di tumori del tratto gastro-enterico.Il pediatra e il dietologo sono le figure più indicate a pre-disporre un intervento mirato, ma sono i genitori ad avere il ruolo più importante. La consapevolezza del danno che l’obesità può arrecare alla salute del proprio figlio deve far riflettere i genitori e portarli a sradicare comportamenti ali-mentari e abitudini scorrette consolidate nel tempo. Può es-sere un compito arduo, ma non impossibile. Occorre puntare sul coinvolgimento e non sui divieti, cercando di non colpe-volizzare il piccolo se qualche volta cede alle tentazioni e non fare del peso un’ossessione. Oggi più che mai si sa che la salute passa anche dalla tavola e la salute dei nostri figli è la cosa più importante.

abruzzo, allarmeobesità infantile

I nostri bambini mangiano troppo male

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di Francesca Luciani, biologa

alimentazionecome

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come

A poco meno di un anno dal lancio, il SalvaPane si dimostra utile, se non indispensabile, alle oltre 50.000 famiglie che ogni giorno lo utilizzano con successo.Il rivoluzionario “sacchetto” con la speciale pellicola, infatti, oltre a mantenere fresco e morbido il pane per diversi giorni si è rivelato un’efficace barriera contro i batteri che ogni giorno aggrediscono i nostri alimenti, ed in particolare il pane che, grazie alla sua caratteristica spugnosità della mollica, si rivela come un frequente accumulatore di muffe invisibili, batteri dannosi e quindi veicolo di potenziali intossicazioni o disturbi intestinali.La Facoltà di Scienze degli Alimenti di Teramo ha infatti testato per lungo tempo il brevetto SalvaPane, dimostrando come la sua caratteristica di traspirazione permetta al pane di non accumulare l’umidità da esso stesso prodotta, evitando perciò la formazione di sviluppo microbico di muffe e batteri così frequenti se invece conservato nei classici contenitori o buste impermeabili. SalvaPane quindi, oltreché mantenere fresco l’alimento, salva

salvapane

e adesso chi salverà?Acqua & Sapone prosegue il grande successo del SalvaPane

anche il nostro apparato digerente oltre al portafoglio, visto che impedisce ogni inutile spreco.Un motivo in più, per chi non l’avesse ancora in casa, di provare gli indiscutibili vantaggi, con tanto di riconoscimenti “accademici”.

Ma il successo del SalvaPane ha anche innescato lo sviluppo di altri prodotti innovativi per la conservazione di delicati alimenti. Proseguono incessanti i test di Acqua & Sapone, sia presso i suoi laboratori che nel centro ricerche della Facoltà Teramana. Numerose sono le famiglie “test-monitor” che stanno sperimentando sul campo, o meglio, in cucina, i nuovi prodotti che presto arriveranno sugli scaffali della catena commerciale leader per prodotti per l’igiene personale e della casa. Top-secret sulla tipologia dei prodotti, ma di sicuro è certo che sarà ancora una volta una soluzione pratica, salutare ed economica per aiutare la vita di tutti i giorni in casa e a tavola. Le sue sorprese sono sempre gradite... e adesso chi e cosa salverà Acqua & Sapone?

messaggio promozionale

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Non si può che provare entusiasmo all’idea di un gelato al bocconotto, alla ricotta e pera caramellata, all’olio d’oliva, al Centerba o al confetto: ma dietro un appagante elenco di gusti la pasticceria Caprice di Fabrizio Camplone ha oggi 51 anni di esperienza da offrire. Era il 1957, infatti, quando papà Tullio lasciava la panetteria sulla strada Tiburtina ed acquistava la pasticceria all’angolo tra via d’Annunzio e piazza Garibaldi, in un percorso professionale che non ha perso mai di vista l’innovazione. «Non a caso il prodotto a cui tengo di più – racconta Fabrizio – è la Presentosa, il dolce alle mandorle che lui stesso inventò (insieme al ge-lato Capriccio) e battezzò con il nome del tipico gioiello abruzzese: l’ho proposto, lo scorso gennaio, nel Congresso milanese di cucina d’autore “Identità golose” in una ver-sione mousse in guscio di meringa e mandorle. Un suc-cesso». Fabrizio Camplone è mastro pasticcere e dal 1996 è membro dell’Accademia Maestri Pasticceri Italiani; il suo dolce preferito, confessa, è il panettone, perché richiede amore, attenzione, due giorni di preparazione e alla fine è «una soddisfazione guardarlo lievitare», mentre il futuro è, a suo parere, «nel dessert al piatto o da asporto, ma non ho intenzione di trascurarne la potenziale abruzzesità». Tra il 1994 e il 1998 ha ottenuto la medaglia d’oro al Gran Prix

di cioccolateria di Perugia e a due Simposii dell’Accademia. Nel 2000, infine, si è classificato primo alle Olimpiadi Culi-narie del 2000 in Germania: successo che tenterà di reiterare a novembre. «La svolta al Caprice è arrivata cinque anni fa – ricorda Fabrizio Camplone, sorridendo – con il boom del gusto “puffo” proposto dalle altre gelaterie: era ora di rispondere ai colori fluorescenti con la qualità e con un rafforzamento dell’identità territoriale». Una risposta nel segno dell’avanguardia, tanto che lo scorso luglio a Brescia una squadra inedita, capitanata da Fabrizio Cam-plone e composta da Angelo Di Masso, Valerio Centofanti, Emmanuele Forcone e Mattia Spadone, ha portato l’Abruzzo in cima al podio dell’Award del Pasticcere per l’innovazione nella tecnica, con una reinterpretazione della “pizza dolce”. Dal 2006 “Caprice” riceve simbolicamente dal Gambero Rosso il terzo chicco di caffé che, insieme alle tre tazzine già assegnate, lo pone tra i primi venti bar migliori d’Italia. «Il mio rapporto con il lavoro? Lo definirei appassionato – ci racconta – ma senza dimenticare il confronto con l’esterno e il lavoro di squadra». Impossibile non nominare, infatti, la moglie Antonella nella conduzione del negozio e nell’arte del confezionamento. «Ma i miei figli Gianluca e Fabrizia – conclude il pasticciere – sono i critici più severi».

di Cristina Mosca

La classe non è solo cioccolato

Da Pescara 50 anni di dolcezze

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fabrizio camplone

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Ingredienti (per 8 vasetti da 250 gr):

750 gr di cioccolato fondente (70% cacao)750 gr di pasta di nocciola30 gr di cacao in polvere350 gr di olio extravergine di oliva2 gr di sale semigrosso

Ingredienti (per 500 gr di crema zabaione) :

170 gr di tuorlo d’ uovo350 gr di zucchero semolato5 gr di amido di riso5 gr di amido di mais1 lt di marsala secca

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Procedimento:

Sciogliere nell’olio il caco, aggiungere la pasta di nocciole e il cioccolato fuso; tem-perare il tutto e, per ultimo, aggiungere il sale e invasare. Conservare in luogo fresco ed asciutto al riparo dalla luce.

Procedimento:

Cuocere il tutto come una normale crema pasticcera. A parte montare 500 gr di pan-na senza zucchero e 500 gr di mascarpone ed aggiungere la crema zabaione.

da spalmare e zabaioneCrema di cioccolato Mousse di mascarpone

all’olio di oliva

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mediterraneacome

Un applauso per il gustoA Pescara la 23esima parata enogastronomica

La Mostra Mediterranea ha spento quest’anno 23 cande-line e, superata già da qualche tempo la maggiore età, ha dimostrato di esserci ancora e di godere di una buona sa-lute. Merito del fatto che quando si parla, in Abruzzo, di “roba da mangiare”, difficilmente ci si può scontrare con un muro di indifferenza. Se poi, come è giusto che sia, il mondo enogastronomico al quale ci si sta riferendo fa rima con qualità ed è ampiamente inserito in un contesto che porta alta la bandiera del Gusto con la G maiuscola… al-lora il gioco è fatto. “Mediterranea 2008” è stata tutto que-sto, ma non solo. È stata anche l’occasione per riflettere, complice la difficile situazione politica della nostra regione, sull’importanza di un grande atto di approvazione popolare quale l’applauso. E così il presidente di Confcommercio, Ezio Ardizzi, ha spiazzato un po’ tutti abbandonandosi, in sede di inaugurazione, a “gestacci” inconsueti, per dimo-strare quanto le nostre mani possano essere degli efficaci elementi di comunicazione. Il tutto è poi culminato nel sen-

so ultimo della campagna di Confcommercio: “Un applau-so per l’Abruzzo”. Ma, al di là dei clap clap, cosa resta di Mediterranea 2008? Presto detto: presso il Porto Turistico “Marina di Pescara”, location ormai tradizionale per que-sta kermesse, si sono avvicendate dal 31 luglio al 3 agosto le principali e più rappresentative imprese del comparto agroalimentare regionale. Hanno “sfilato” imprese olearie, aziende vitivinicole, caseifici, salumifici, aziende di conser-ve alimentari, di tartufi, di cereali minori, pastifici, produttori di miele, imprese dolciarie, di liquori, zafferano ed erbe aro-matiche e l’associazione Provinciale Cuochi. Insomma, chi più ne ha più ne metta. Tra i protagonisti della rassegna non può non essere citata l’Arssa, l’Agenzia regionale per i ser-vizi di sviluppo agricolo che ha proposto dei percorsi didat-tici enogastronomici promossi da “Il Laboratorio del Gusto” (progetto realizzato in collaborazione con i GAL abruzzesi).Ma come si può porre il vino Montepulciano d’Abruzzo nei confronti del noto scandalo “Velenitaly”, che ha portato alla

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Di Massimo Giuliano - Foto: Alessio Pisciella

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scoperta di vini adulterati o imbottigliati in maniera irregola-re (vedi Chianti e Brunello di Montalcino)? «Il nostro “nettare di Bacco” continua sempre a puntare sulla qualità – risponde Donatantonio De Falcis, diretto-re generale dell’Arssa – anche perché è in grado di poter mettere in mostra caratteristiche organolettiche di assoluta eccellenza». Gianni Ruscitti, responsabile per l’Arssa del Progetto Leader, e Franco Amicone, direttore amministra-tivo Arssa, hanno parlato soprattutto dei progetti presenti e futuri dell’Agenzia con particolare riferimento ad un tour mondiale che l’Abruzzo sta effettuando per esportare i pro-pri prodotti anche e soprattutto in quei luoghi popolati da persone di origine abruzzese. La Assipan (Associazione na-zionale panificatori), invece, ha riprodotto un vero e proprio panificio con la produzione e cottura delle più svariate qua-lità di pane e pizze, e il presidente Roberto D’Intino non ha mancato di affrontare la spinosa questione dell’aumento del prezzo del pane: in sostanza, D’Intino ha lasciato intendere che l’associazione dei panificatori deve pensare soprattut-to a realizzare un prodotto di qualità, aggiungendo che, per il consumatore, il costo quotidiano del pane non dovrebbe superare quello di un caffè. D’Intino ha anche trattato ar-gomenti più piacevoli come la dieta mediterranea, di cui il pane rappresenta un elemento imprescindibile: già solo questo, in tempi in cui qualcuno parla dell’importanza di un’improbabile “dieta padana”, rappresenta un’autentica garanzia. Ma gli addetti ai lavori come hanno visto il gran-de circus di Mediterranea 2008? Per rendersene conto, la Camera di Commercio di Pescara ha voluto saggiare il gra-do di soddisfazione degli espositori che hanno preso parte alle mostre organizzate al Porto Turistico. Positivi i risultati ottenuti. Il grado di fidelizzazione degli espositori è molto elevato, a testimonianza dell’apprezzamento delle iniziati-ve: si tocca l’80,88%. Massiccia è stata l’adesione da parte degli espositori: 85 su 88 stand. E il pubblico, non c’è che dire, ha reagito bene alla macchina di “Mediterranea 2008”: l’afflusso ha superato ogni più ottimistica previsione, e il “Marina di Pescara”, nel corso delle quattro serate, ha ospi-tato oltre 45.000 visitatori. A questo punto si chiudono i battenti, si riportano gli stand a casa, ma non ci si adagia sugli allori: quanto siamo bravi ce lo diremo un’altra volta, ora c’è già da preparare l’edizione 2009 di Mediterranea, tenendo sì ben presenti i risultati positivi ottenuti quest’an-no, ma cercando anche di ricordare che tra 365 giorni la manifestazione si andrà ad intersecare con i Giochi del Me-diterraneo. Una vetrina internazionale, una preziosa oppor-tunità per farsi conoscere anche “oltre confine”, di fronte alla quale l’Abruzzo enogastronomico di qualità non può e non deve fallire.

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Insalatina di farro e mareGianluca Sergiacomo, ass. provinciale cuochi

Preparazione dei pesci: Aprire cozze e vongole con acqua, olio

e privarli del guscio. Lessare le teste dei calamari ed i gamberi

e condire con un filo d’olio e un pizzico di sale. Preparare il ca-

lamaro incidendo la pelle ed arrostire in padella antiaderente

fino ad ottenere un riccio.

Per l’insalatina: Condire il farro con menta, basilico, olio, sale,

pepe, buccia di limone e il salmone marinato tagliato a cubetti.

Finitura:Posizionare l’insalatina di farro al centro del piatto con

l’aiuto di un coppa pasta e disporvi sopra il riccio di calamaro,

le cozze sgusciate, le vongole e i gamberi.

Guarnire il tutto con le erbe aromatiche, il farro soffiato e un filo

di olio extra vergine di oliva.

Ingredienti: 400 gr di farro; 2 foglie di menta; 5 foglie di ba-

silico; buccia di ½ limone; olio extravergine di oliva q.b.; sale e

pepe; 100 gr di salmone marinato; ½ Kg di cozze con guscio; ½

Kg di vongole con guscio; 200 gr di gamberi rosa dell’Adriatico;

150 gr di calamari; 70 gr di pomodorini datterini; farro soffiato

(q.b.). Per guarnizione: germogli; basilico rosso e verde; cipolla

rossa.

Preparazione.

Per il farro: Cuocere il farro in acqua salata e speziata con l’ani-

ce stellato per 45 min e lasciare raffreddare.

Per il salmone marinato:

Eviscerare, squamare e sfilettare il salmone. Marinare con sale

grosso, zucchero ed erbe aromatiche a piacere per 24 ore.

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naturalecome

di Andrea Santilli e Simona Piattella - www.filidipaglia.it

Così come si fanno provviste di legna, scorte, restauri della casa, allo stesso modo si rinnovano le attività con visione positiva e si prepara l’organismo ad affrontare l’inverno. Al mercato inizia un periodo di abbondanza, di varietà e sapori; ritorna la voglia di rimettersi ai fornelli cercando di scegliere verdure più compatte e meno acquose.Nel menù come nelle ricette si cerca di tenere conto della semplicità di esecuzione e di associazione tra ingredienti, cotture e sapori, per un risultato gustoso e digeribile oltre che molto nutriente.

Simbolicamente la tarda estate va da metà agosto a tutto settembre e può essere considerata una stagione intermedia che anticipa l’autunno. In questo arco di tempo si raccolgono i cereali estivi che saranno conservati in vista del periodo più freddo dell’anno, e a questo proposito è opportuno fare gradualmente delle cucine più consistenti con cotture più lunghe e a fiamma bassa. Una volta in pentola, il cibo andrebbe mosso il meno possibile, per evitare di disperdere il calore che ci aiuterà a sopportare gli sbalzi di temperatura tipici dell’autunno.

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La stagionedel raccolto

Andando verso l’autunno

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1 cipolla dorata 2T di zucca tagliata a dadini (tra queste varietà: Veneta, Marina di Chioggia, Piacentina )2C di olio di girasole spremuto a freddo 2C di salsa di soya (shoyu)sale marino integrale

Facciamo saltare in una casseruola la cipolla con l’olio e 2 pizzichi di sale per cinque minuti. Questo permette di dare un sapore ro-tondo alla salsa. Aggiungiamo la zucca e 2 pizzichi di sale, mesco-lando per bene prima di versare delicatamente tanto acqua quanto basta per coprire gli ingredienti. Questo tipo di zucca compatta, in-fatti, la assorbe. Copriamo senza toccare gli ingredienti e lasciamo cuocere 20 minuti a fiamma bassa: la salsa è pronta. Aggiungiamo la pasta già lessata in acqua e, dopo aver condito con gocce di shoyu, mescoliamo servendola ben calda.

1T di fagioli azuki rossi3 T d’acqua10 cm di alga kombu)2 C di acidulato di umeboshi1 mazzo di rucola fresca tagliata sottile

Sciacquiamo i fagioli prima di metterli in ammollo con l’acqua e la kombu per una notte. Cuociamoli per un’ora a fuoco lento in una pentola a doppio fondo, con l’accortezza di non mescolare durante la cottura, lasciando il coperchio chiuso. A fine cottura saliamo con l’acidulato di umeboshi mescolando delicatamente. La rucola dal sapore decisamente pungente fa da guarnizione.

2 T di cappuccio tagliato sottile2 C di olio di girasole spremuto a freddo1/2 T di alghe nori in foglie10 mandorle tostate e macinate1 C di agro di risosale marino integrale

Saltiamo in una wok (o in una casseruola) il cappuccio con l’olio e 2 pz di sale. Di seguito aggiungiamo le nori leggermente idratate e continuiamo a mescolare a fuoco vivo per cinque minuti. Aggiun-giamo l’agro di riso e l’uvetta, copriamo abbassando la fiamma al minimo e lasciamo cuocere per qualche minuto. Una spruzzata di mandorle prima di servire la porzione.

1 bicchiere di olio di semi di girasole spremuto a freddo1 bicchiere di acqua150 gr. di malto di riso1 pizzico di sale700 gr. ca. di farina di kamutmarmellata di fichi al naturale

Mescoliamo l’olio, l’acqua, il sale e il malto e aggiungiamo gra-dualmente la farina fino ad ottenere una pasta morbida che va ulteriormente lavorata con le mani su una spianatoia, sempre aggiungendo farina. Una volta ottenuto un impasto consistente, mettiamone da parte 1/3 per le rifiniture e stendiamo il resto con il matterello cercando di dargli la forma della tortiera e uno spessore di 1 cm circa. Trasferiamo il tutto nella teglia, precedentemente oleata e infarinata, poniamo uno strato consistente di marmellata e decoriamo con le strisce. La crostata cuoce in forno a 180/200 gradi per 45 minuti circa.Facendo bollire i fichi con tutta la buccia e 1 pizzico di sale marino integrale per 2 ore si ottiene un’ottima marmellata dal gusto natu-rale ed equilibrato. La si può facilmente conservare sterilizzando i vasetti ben chiusi a bagnomaria per 15 minuti.

L’utilizzo della lacto - la fermentazione per conservare le verdure - ha origini antichissime. Attraverso una determinata concentrazio-ne salina e con condizioni specifiche, la verdura si trasforma grazie a dei microrganismi che si sviluppano, ma conserva la totalità di vitamine ed elementi nutritivi presenti. L’acido lattico che si forma inibisce i processi di putrefazione senza per questo acidificare il sangue, anzi stimolano la digestione a fine pasto.

Maccheroncini di farroin salsa di zucca

Cavolo cappuccio e nori con mandorle e uvetta

Azuki e rucola

Insalatini di carota e rapa bianca con mele

Crostata di fichi

Legenda: T= tazza da 250ml; C= cucchiaio da tavola; Pz= pizzico con indice e pollice; c= cucchiaino

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tipicocome

Foto: Alessio Pisciella

Associazione gtm:tutti a malta,

l’unione fa la forzaProposto il Mediterranean Master Chef Award

Un po’ d’Abruzzo a Gozo, seconda isola dell’arcipelago maltese: grazie all’associazione Golosità Tipiche Mediterranee presieduta da Nicola Ranieri, alcuni prodotti tipici della nostra terra verranno presentati nella mostra mercato tra il 2 e il 10 novembre, insieme ad esempi della nostra arte con le nature morte di Beniamino Ciccotelli. Il progetto Gozo è stato presentato in una conferenza stampa presso il ristorante “La Lanterna”, in memoria del titolare Angelo Chiavaroli scomparso nel 2003 mentre divulgava l’abruzzesità in Portogallo, ed è stato illustrato dal giornalista Mario D’Alessandro, dal nutrizionista Corrado Pierantoni, dallo storico dell’arte Giovanni De Menna, che ha letto i complimenti «rigorosamente in Italiano» di Kevin Sciberras dell’Assessorato al turismo di Gozo, e dalla giornalista americana Judy Edelhoff, gradita ospite, che per la DK – Eyewitness Guides delle edizioni Penguin sta girando il Meridione d’Italia con il programma “Back Roads of Italy” e ha annunciato una guida sull’Abruzzo per il 2010. «Attraverso la formula degli “interessi incrociati” – ha dichiarato Nicola Ranieri, presidente della Gtm Tipico – è possibile far conoscere meglio il territorio in cui si opera più di tante iniziative istituzionali che ignorano quanto viene fatto da cuochi, albergatori, ristoratori. Se ognuno mette a disposizione quello che ha, come esperienza, professionalità, prodotti agro-alimentari, strutture, la divulgazione di quello che siamo sarà più efficace.»È stata resa ufficiale la volontà di istituire il Mediterranean Master Chef Award: premi che ricorderanno personaggi dell’enogastronomia che si sono distinti nel loro operato di promozione di prodotti tipici, e che verranno assegnati a professionisti ritenuti degni prosecutori. I Premi verranno

intitolati ad Angelo Chiavaroli (Piatto d’oro, da assegnare ad un ristoratore dell’area mediterranea), Levino Tavani (Chiavi d’oro, ad un albergatore abruzzese che si distingua nell’ospitalità), Carlo Beccaceci (Posate d’oro, per la ristorazione tipica marinara), Nino D’Amico (Penna d’oro, per il giornalismo specializzato), Carmine Festa (Tast Vin d’oro, ad un’azienda vitivinicola, ad un enologo o ad un ristoratore che si saranno distinti con una cantina ai massimi livelli), a Filippo De Sanctis (Forchetta d’oro, assegnato dalla stampa specializzata e da esperti), Vincenzo Fosca (Paranza d’oro, ad una pescheria) e Narciso Bonetti (Tipico GTM d’oro, per una trattoria, osteria o ristorante o un’azienda produttrice davvero rispettosa della sua tipicità).Alla conferenza stampa è seguita una cena realizzata in “rete”: gli antipasti di mare erano infatti preparati dai cuochi dei ristoranti “Palucci” di Torino di Sangro, “Il Trabocco” di Lanciano e “Marianna” di Francavilla al Mare, mentre i maccheroni alla chitarra al sugo di pelosi sono stati offerti dal ristorante “Miramare” di Ortona. Un assaggio di terra con il carrè d’agnello con insalatina e pane al mosto cotto dell’Hotel “del Camerlengo” di Fara San Martino, e un ghiotto dessert di frutta e dolce preparato dal ristorante “La Lanterna” su coordinamento dalla signora Laura Morganti Chiavaroli hanno concluso l’allegra serata.A tutti i partecipanti sono stati consegnati diplomi di merito dell’associazione “Tipico”, con riconoscimenti anche alle aziende che hanno fornito i prodotti agroalimentari e vitivinicoli come il pastificio Cocco di Fara S.Martino (Ch), la Tenuta I Fauri di Chieti, “Sant’Anna” di Annone Veneto (Ve), la cantina “Citra” di Ortona (Ch), e l’oleificio “La Pietra”, di Frisa (Ch).

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tradizionecome

La cipolla e l’aglio:

Sicuri di saperli usare?

di Anita Righetti - Foto: Sergio Pasqual / archivio Creo adv.

Aglio e cipolla hanno carattere e vanno trattati con garbo, da cotti e da crudi, perché sono l’antifona del piatto che verrà. Tutto si potrebbe riassumere in poche parole: l’aglio è piccante, la cipolla è dolce. Eppure, a volte vorremmo un libretto di istruzioni per sapere come usarli...

La prelibatezza non è costosa.

La prelibatezza è una sapiente alchimia di ingredienti che, nella giusta dose, possono produrre un sapore unico e irripetibile e qualche volta ne sanno anche imitare molto bene un altro, come nel caso degli agli e dei peperoni rossi secchi che, cotti insieme, sviluppano un odore di carne di maiale talmente intenso da poter sfidare chiunque a sostenere il contrario, prima di guardare nella padella di ferro. È un piatto appartenente a quell’Abruzzo contadino che aveva l’orgoglio dei muri ricoperti di filze di trecce d’aglio e

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di peperoni rossi secchi, ma non lo si pensi come un piatto per poveri: lo si può definire infatti socialmente trasversale, tanto che compariva sulla tavola di chi sapeva cucinare, non di chi era ricco. Saper dorare al punto giusto gli agli svestiti e aggiungere i peperoni rossi dolci secchi interi e privati dei semi, fino a renderli rosso brillante, cioè croccanti al punto giusto, non è da tutti: e chi lo sapeva fare si godeva un piatto ricco quasi come la carne di cui aveva l’odore.

L’aglio

È l’aglio a stare dappertutto, ben più del prezzemolo. Vestito o svestito che sia, intero o schiacciato e lasciato imbiondire con garbo nell’olio extravergine d’oliva, è l’inizio di ogni buon piatto di carne o di pesce. Riuscire a graduare il suo sapore può essere la chiave per la riuscita ottimale di un piatto.Lo spicchio d’aglio svestito, intero e crudo è perfetto con

questi sconosciuti.

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il pomodoro sia nell’insalata sia nella pasta fredda, se il pomodoro è maturo e spellato a vivo; nell’insalata di pesce bollito; con le patate alla marinara bollite, tagliate a pezzi e condite con olio, aglio, prezzemolo tritato finissimo e una punta di aceto; con il baccalà arrosto; con i peperoni arrostiti; oppure con i peperoni rossi secchi, cotti nella cenere calda e conditi con abbondante, tenerissimo prezzemolo tritato. È l’aglio a regalarci, anche col suo fiore, ineffabili sapori. A proposito del fiore, che in dialetto viene chiamato “tolla”: nasce al centro delle lunghe foglie e va tolto prima ancora che accenni la fioritura per non sottrarre energia alla pianta in crescita e far sviluppare spicchi corposi. È perfetto per la frittata, se prima viene bollito per stemperarne il sapore o, meglio, cotto direttamente in padella. Compaiono furtivi sui banchi dei fruttivendoli in mazzetti di lunghi fili giallo-verdi nelle prime giornate di caldo di aprile/maggio, destinati ai buongustai che li rapiscono veloci. Lavati, tagliati e messi in padella con l’olio, vanno cotti dolcemente col coperchio a vegliarne il tepore e non alzare la temperatura; con un grano di sale appena diventano base per le uova che avvolgeranno morbidamente “le tolle”, una girata e la frittata è fatta. L’aglio cotto precede qualsiasi piatto di pesce, carne, verdura e legumi, ma va trattato con sensibile attenzione per non fargli oltrepassare il livello di cottura necessario. Per le patate al sugo l’aglio deve imbiondire appena, non oltre; poi va ricoperto con mezzo litro di pomodoro passato, diluito con un bicchiere di acqua versato dolcemente e, quando accenna il bollore, vanno aggiunte 3 o 4 patate a pasta gialla di media grandezza, tagliate a grossi pezzi, e una foglia di sedano col gambo; un grano di sale basta. Si lascia cuocere a fuoco basso nella pentola coperta per circa 20 minuti se sono patate di montagna, 30 se sono patate di pianura. E comunque sono pronte quando il sugo si addensa. Per accompagnare questo piatto ci vuole il pane fresco o tostato, purché buono come il piatto che sarà servito.

La cipolla

Non saprei proprio decidermi a dover scegliere tra aglio e cipolla: sono due scuole di pensiero.Per molti dei piatti che abbiamo citato per l’aglio si usa anche la cipolla, ma io la ritengo una forzatura e il numero dei piatti possibili con la cipolla è sicuramente risibile, soprattutto per quanto riguarda il cotto. Assolutamente interessante invece è l’uso della cipolla a crudo: bianca, gialla o rossa, fresca o matura affettata e, quando

occorre, lasciata nell’acqua fredda per un po’, è il solo decoro concepibile, insieme all’olio extravergine d’oliva, per un crudo di pesce, di baccalà, di uova, di carne, di verdura.La cipolla cruda, tagliata bene e ben accompagnata, è la regina della tavola. Mangiarla a morsi da fresca con pane, olio e fave, dopo averla bagnata nel sale fino, è un’esperienza da fare con il vino, purché ottimo. Insieme a cipolla e aglio, due grandi alleati in cucina sono lo scalogno e il porro: appartengono tutti alla famiglia delle

Liliacee, il che vuol dire che le differenze nelle loro proprietà sono minime. L’aglio e la cipolla stanno da sempre sulla nostra tavola; lo scalogno invece, che solo da poco si trova in commercio in Abruzzo, non rientra nelle nostre tradizioni. Rispetto alla cipolla il suo gusto è più forte, mentre il porro ha un gusto più dolce: oggi si coltiva in gran quantità nei nostri campi ma sono destinati a mercati extraregione. Qualcuno si trova anche ai mercati di frutta e verdura e viene usato perlopiù per zuppe o frittata: niente ancora che possa dirsi tradizione.

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miele e pecorinocome

Reportage - Foto: Creo Edizioni - Piergiorgio Greco

ma anche lo sformato di caciotta incerata con crema di patate rosse del Sangro alla gricia, le crespelle croccanti e i cioccolatini al pecorino del ristorante Gran Gourmet, studiati per l’occasione da Gino Primavera, gastronomo ed insegnante di Scienza degli alimenti presso l’Istituto Alberghiero di Villa Santa Maria, e realizzati dagli chef Ermanno Di Paolo e Domenico Scotti. Non sono mancati momenti culturali come l’esibizione del “Tosti Ensemble”, ossia il mezzosoprano Antonella Trovarelli e il tenore Nunzio Fazzini. Ma di certo hanno attirato l’attenzione su di sè i due convegni “Innovazione nel settore lattiero-caseario” (che ha coinvolto docenti delle università di Teramo e Chieti) e “Il formaggio locale: una tipicità da difendere”. Quest’ultimo, in particolare, ha visto intervenire sotto la conduzione del giornalista televisivo Fabio Lussoso il presidente del consorzio di tutela e promozione Canestrato

Possono pizzicare.A questa definizione non corrisponde solo una risposta: forse abbiamo pensato subito alle api, ma se ci fermiamo un attimo ci renderemo conto che anche alcuni gustosi formaggi hanno questa originale caratteristica. Perciò la risposta è doppia, come doppio sarà questo nostro reportage che abbiamo svolto nel giro di pochi giorni tra Gessopalena e Tornareccio, in provincia di Chieti: l’associazione di idee ci diverte e ci aggrada, e ci prendiamo la libertà di unire nello stesso articolo una fiera sui prodotti caseari e una sul miele.La terza edizione di “Buon Gusto: i formaggi d’Abruzzo” si è svolta nel centrostorico di Gessopalena il 13 e il 14 settembre, con l’adesione di circa cinquanta produttori/espositori: 15 dalla provincia de L’Aquila, 18 da Chieti, 10 dal Pescarese e 8 dal Teramano. I visitatori hanno apprezzato non solo la possibilità di comprare direttamente dal produttore,

La dolce via tragessopalena e tornareccio

Due week-end enogastronomici nel teatino

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Castel Del Monte Giulio Petronio, il giornalista Stanislao Liberatore, vincitore del Premio di Letteratura Internazionale “Nabokov” 2008 con il saggio “Cibi e luxus di Roma imperiale” (Edizioni Qualevita), e Beppe Bigazzi, l’autore televisivo e “insegnante” de “La prova del cuoco” di Rai Uno. Il simpatico “toscanaccio” si è espresso in maniera appassionata sui prodotti locali. «La questione è che il formaggio o è locale o non è formaggio – ha ripetuto più volte – perché come tale può essere indicato solo un prodotto realizzato con latte crudo, ricavato da animali portati al pascolo su terreni polifìti, e con caglio. Parliamo quindi di per sè di un prodotto tradizionale, naturale, che include sapori e contenuti ed esclude incursioni chimiche. Non risponde forse alla grande distribuzione e magari costa anche poco di più dei normali prodotti messi in vendita... ma signori miei, la salute costa». A Beppe Bigazzi il sindaco di Gessopalena Antonio Innaurato ha fatto dono di due pubblicazioni edite da Meta sulla Comunità Montana e sull’Abruzzo. Sono stati poi consegnati gli attestati ai vincitori del terzo concorso regionale Formaggi del Buon Gusto, promosso dall’Arssa in collaborazione con l’Associazione Regionale Allevatori, e riservato a tutti i produttori di formaggi vaccini, ovini e caprini che operano nel territorio regionale presenti alla manifestazione in qualità di espositori. La giuria presieduta dalla tecnologa alimentare Clara Laurita ha premiato per la categoria fior di latte Vincenzo Cianflocca di Castel di Sangro (Aq) (primo classificato), Mario Verna di Guardiagrele (Ch) e il caseificio La Perfetta di Chieti; le migliori giuncate sono state invece riconosciute a Nicola Alimonti di Guardiagrele (Ch), Fonte dei Sapori di Fossacesia (Ch) e al caseificio San Giovanni di Montazzoli (Ch). Per le migliori caciotte vaccine dai 15 ai 30 giorni di stagionatura sono stati premiate l’azienda Sammartino di Teramo, quella di Nicola Alimonti e il caseificio San Giovanni, mentre per quelle oltre i 30 giorni la prima classificata è stata Pietra Penta di Gessopalena, seguita da Mario Verna e da I Formaggi di Rosella di Sant’Eusanio del Sangro (Ch). Il miglior caciocavallo è stato riconosciuto al caseificio San Giovanni, a La Grancia di Sant’Angelo (Villetta Barrea, Aq) e a Pietra Penta, mentre la migliore scamorza passita alla Fonte La Spogna di Montenerodomo (Ch), a Mario Verna e a La Perfetta. In tema pecorini: fino a 90 giorni di stagionatura sono stati scelti quelli delle aziende FDF Sapori del Gran Sasso di Pietracamela (Te), La Mascionara di Campotosto (Aq) e Del Giudice (Rivisondoli, Aq), mentre per quello oltre i 90 giorni la classifica è composta da La Mascionara, La Casa del Formaggio di Gino Illuminati di Ancarano (Te) e l’azienda Cantalupo di Tocco da Casauria (Pe), che sale subito in cima al podio per i caprini, seguita dalla FDF e da Pietra Penta. Infine le fantasie casearie: ha ottenuto il primo

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posto il caciocavallo barricato di Gregorio Rotolo (Scanno, Aq), seguito dal pecorino sotto crusca di Enrico Fracassa di Sant’Egidio alla Vibrata (Te) e dal formaggio stagionato in fossa di Gino Illuminati.Sabato 27 e domenica 28 settembre invece siamo stati tra i 4mila visitatori che hanno curiosato tra gli stand di tipicità e dolcezze nell’evento organizzato dall’agenzia Arsnova a Tornareccio, la capitale abruzzese del miele che con i suoi 10 mila alveari, 32 aziende e 45 persone impiegate produce ogni anno una quantità di “nettare degli dei” pari alla metà della produzione regionale. Alla sesta edizione di “Tornareccio regina di miele” hanno partecipato circa venti espositori tra apicoltori e produttori locali, che hanno allestito con fantasia i loro stand e hanno proposto non solo una serie di preparati come propoli, cera, pappa reale, polline e persino linee cosmetiche, ma anche il meglio che la zona può offrire tra salumi, tartufi, olio, vino, pane e latticini. La collaborazione da parte dell’associazione Cuochi Val di Sangro di Villa Santa Maria e lo stand del Gal Maiella Verde hanno permesso agli amanti della buona cucina di godersi di un vero e proprio “percorso del gusto” con prodotti di tutto il territorio. Interessanti il coinvolgimento delle scolaresche, che sono state protagoniste dei laboratori di creatività su Monte Pallano a cura dell’associazione Gaia, la mostra mercato “Da mani operose di donne” con i laboratori artistici dell’associazione Professione Donna, e la mostra “Abruzzo Humour”, con i disegni di Lucio Trojano. Prezioso l’intrattenimento di canto, danza e teatro “…come una rondinella…”, con il coro Contrappunto e dei “Men in a

switcase” di Atessa. Nel forum interregionale dell’apicoltura si è levato con forza il grido di allarme degli apicoltori, alle prese con una stagione difficilissima a causa di una morìa di api senza precedenti, che nel solo 2008 ha portato ad una produzione dimezzata: insieme al senatore Fabrizio Di Stefano e, per la Regione Abruzzo, al dirigente Rino Di Felice, sono intervenuti anche il presidente dell’Associazione regionale di produttori di miele Luca Finocchio e la presidente dell’Associazione interprovinciale per l’apicoltura Giancarla Galli, che hanno chiesto un maggiore coinvolgimento tecnico-scientifico di Regione e Asl nell’individuazione delle cause di questa morìa, ma anche sostegni economici non assistenzialistici per affrontare la situazione di crisi. “Tornareccio Regina di miele” si è conclusa, domenica sera, con un appuntamento condotto dai giornalisti Piergiorgio Greco e Giovanni Gazzaneo, dedicato alla memoria di Teresita Olivares, la silenziosa moglie del gallerista Alfredo Paglione insieme al quale ha ideato e promosso il fortunato progetto “Un mosaico per Tornareccio”. Sono state presentate due raccolte di poesie sul tema della api: l’antologia “Com’api armoniose”, curata del poeta Sandro Boccardi e contenente le firme di poeti noti come Ada Merini e Andrea Zanzotto, e “À l’heures des cendres”, una raccolta dello stesso poeta pubblicata dall’Istituto Italiano di cultura a Parigi. Partner di “Tornareccio regina di miele” sono stati l’associazione nazionale Città del Miele, l’Arssa, la Regione Abruzzo, la Provincia e la Camera di Commercio di Chieti, la Banca di Credito Cooperativo Sangro-Teatina, il Gal Maiella Verde e la Comunità Montana Val Sangro zona “S”.

Tornareccio (Ch)

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essenzacome

gioco di parole) in modo prepotente il punteggio del Reale sulle principali guide del settore. Nel giro di dieci giorni è stato ufficializzato il punteggio sulle guide de L’Espresso e del Gambero Rosso, che però per esigenze di stampa non abbiamo potuto visionare al momento della stesura di questo articolo. Nella guida dell’Espresso 2009, ad esempio, il Reale sale di un punto fino a 17.5, collocandosi tra i primi 15 ristoranti in Italia, mentre viene promosso dal Gambero Rosso a 90 punti con un balzo stratosferico di 5 unità. Il che lo catapulta nel Gotha dei ristoranti: tra i primi 18 in Italia. «Una vertigine di bellissime notizie che quasi ci disorienta – confessa intimidito il più giovane dei cuochi in classifica, a nome del Reale e della sorella Cristiana con cui lo conduce – perché probabilmente ci farà sentire sotto osservazione. Credo che in qualche modo sia stata premiata la nostra fedeltà all’identità territoriale, resistendo alle tendenze che portano verso una cucina molto più creativa».Il 24 ottobre andremo a far visita a Niko Romito al Salone del Gusto di Torino perché sarà l’unico abruzzese ad occuparsi del Teatro del Gusto, mentre il 15 e il 16 novembre rappresenterà l‘Italia, insieme ad Antonino Cannavacciuolo di Villa Crespi Orta San Giulio (No), nella kermesse gastronomica che si svolgerà a Parigi nella magica atmosfera del Louvre di fronte a giornalisti ed esperti francesi. Il 15 dicembre, ci racconta, parteciperà alla cena di beneficenza “Wine for Life” d Città del Gusto insieme a Gennaro Esposito (Torre del Saracino, Vico Equense, Na; due stelle Michelin) e Massimiliano Alaimo (“Le Calandre” di Rubano, Pn; tre stelle Michelin). «E poi non vi dico altro», conclude con l’espressione di chi cova ancora molte sorprese.

Si serve a fine pasto come un dolce, ma nasce da tutto ciò che dolce non è: nel mese di luglio Niko Romito ha inventato “Essenza”, ossia quello che potrebbe rivoluzionare il modo di concludere un pranzo con un concentrato di sapori. «Volevo un po’ rompere gli schemi del dolce classico – ci spiega il cuoco del ristorante Reale di Rivisondoli (Aq) – e mi sono concentrato su un gioco di acido e di amaro. Tutto è partito da un sorbetto alla genziana». “Essenza”, infatti, è composto da caffè in polvere, frutta secca (emulsione di mandorle e nocciole con zucchero e cacao) e fresca (caramello naturale di frutto della passione), sorbetto e zafferano (per il profumo). «Il caffè, con un effetto simile alla frolla, asciuga la bocca – continua – che trova freschezza nell’acido del frutto della passione e nella genziana. È tutto un equilibrio di consistenze e temperature: l’unico ingrediente davvero dolce, fondamentalmente, è lo zucchero presente nell’emulsione di frutta secca, che fa da train d’union tra l’acido e l’amaro».E noi che “Essenza” l’abbiamo provato confermiamo che la sensazione che resta è fatta di gusto allo stato puro (ridotto all’essenza, per l’appunto), che lascia felici le papille gustative e non appesantisce lo stomaco: da non sottovalutare, specie nell’era del fitness in cui ogni dolce tentazione va scontata in palestra. Non si spaventi perciò il nostro pubblico meno tecnico e anzi si lasci coinvolgere da questa novità, mentre al lettore più “esperto” basti sapere che pare che il fotografo specializzato in alta cucina Bob Noto lo abbia definito piatto dell’anno.Restando in tema di contro-dolce, non possiamo esimerci dal raccontare che inoltre “sale” (ci venga perdonato il

Dal Reale parte ilcontro-dolce

...mentre “sale” il punteggio sulle guide.

Foto: Luca Del Monaco

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di Giovanni Rosato

Sfogliando le pagine dei quaderni di casa Del Basso Orsini si viene da subito rapiti dalla ricchezza dei contenuti che attraversano epoche storiche diverse fino alla nostra. I saperi culinari in questo testo sono condivisi da tutta la famiglia e dagli amici. Potremmo quasi dire che il libro sia stato scritto a più mani, attraverso i decenni: mani pronte ad elaborare piatti della tradizione, senza storcere il naso di fronte a ricette di stampo nazionale ed internazionale, e impegnate a conservarne la memoria.La storia di questo libro è legata alla nobile famiglia sulmonese Del Basso Orsini e ha inizio nel giorno in cui la signora Maria Pia, scomparsa un anno fa, non volendo perdere questa ricchezza ereditata dai suoi cari iniziò pazientemente a digitalizzare le antiche ricette in modo da salvarle dall’usura del tempo: un tempo che possiamo far risalire alla seconda metà dell’Ottocento, quando la bisnonna dell’autrice, Rosina Orsini dei Baroni Corvi, andò in sposa a Luigi Orsini nell’anno 1880.Tra le diverse analogie e storie di queste pagine colpiscono subito la triplice entità del testo e la volontà di lasciare una traccia. È come se ci fosse un continuum famigliare, in cui prima la trisavola della signora Maria Pia, poi lei, ed infine il figlio Sergio costruiscono assieme il puzzle completo.Questo libro arriva a noi grazie alla volontà dell’International Club Inner Wheel di Sulmona di cui la madre della signora

Quando la memoria diventa tesoro

Secoli di sapori nei quaderni di casa Del Basso Orsini

Maria Pia è stata socia fondatrice, e all’intercessione della sorella Paola. L’associazione è composta di sole donne che hanno dimostrato tutta la loro saggezza e buona volontà finanziando la pubblicazione del libro e devolvendo poi il ricavato all’acquisto di quaranta sedie, già consegnate all’ottocentesca sala lignea presso la biblioteca comunale “Ovidio” di Sulmona.Ma non è finita qui: «La prossima idea dell’associazione – ci hanno spiegato per l’Inner Wheel la presidente uscente Leda Pelino e l’addetto stampa Rosanna D’Aurelio Bianchi – è di istituire, sempre con il ricavato del libro, una borsa di studio annuale per ragazzi meritevoli che si distinguano nell’attività scolastica, in quello stesso edificio in cui Maria Pia insegnò matematica per trent’anni: l’Istituto d’Arte».

Il testo si divide in due sezioni distinte. La prima è una fedele trascrizione dell’antico quadernetto di ricette di casa, scritte con una calligrafia eccelsa e poi redatto dalla signora Maria Pia. La seconda parte è invece costituita da un insieme di ricette personali della stessa: qui troviamo manicaretti di ogni genere, piatti preparati in ricorrenze particolari, e ricette tradizionali legate spesso ai singoli componenti della famiglia che erano soliti chiedere alla padrona di casa, in occasione di un compleanno, i “famosi” toteri o il timballo di maccheroni.Nell’antico quadernetto troviamo piatti fini e ricercati di

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stampo internazionale, come era la cucina dell’Ottocento: dagli gnocchi alla parigina al potage alla parmentier proseguendo con un numero incredibile di salse calde e fredde, spesso agrodolci e ricercatissime. Gli ingredienti principali qui sono spesso grassi animali quali il burro o lo strutto e la sugna, grassi ricavati dalla cotenna del maiale molto usati nella cucina dell’Ottocento, che conferivano ai piatti un’esplosione di sapori accentuati da cotture lente ed elaborate che difficilmente potremo capire noi oggi, molto attenti al giusto equilibrio tra salubrità e calorie.Va riconosciuta la grande conoscenza delle tecniche culinarie e la volontà di elevare la cucina domestica a quella dei ristoranti, dove chef del calibro di Auguste Escoffier proprio in quel periodo gettavano le basi della nuova gastronomia che avrebbe influenzato poi la cucina moderna.Ma la vera sorpresa nell’antico quadernetto è rappresentata dai dolci.Bavaresi , biscotti all’anice o al miele e poi spume di ricotta e patate con zucchero e cannella. Dolci tradizionali come fiadoni, zeppole, “mostacciuoli” di pasta di mandorle o neri ripieni (con cioccolata), insieme a pizzelle con mosto cotto, sanguinaccio, sfogliatelle e taralli.Il tutto spiegato da ricette brevi ed esaustive.

La seconda parte del quaderno presenta una comoda suddivisione tra primi, secondi e dolci, con una particolare attenzione ai liquori, dei quali l’autrice era una specialista. Tra i secondi meritano una nota particolare il fagiano, il pollo alla paprica, il “goulasch di Federico” (il cognato austro-ungarico della signora Maria Pia) e i “panzarotti” (i panzerotti).Le ricette di alcuni dolci sono sapientemente rielaborate per i giorni nostri, con grammature e testi chiari. Si parte con i ceci ripieni - un dolce tipico natalizio con ceci secchi, castagne, mandorle e cannella - e si passa ai “cannuoli”, alla cassata, alle ciambelle fritte di San Giuseppe, alle cinque diverse tipologie di parrozzo. Il concerto sinfonico si conclude con diverse torte Sacher, strudel, tiramisù e liquori: si va da quelli aromatizzati al basilico o al rosmarino fino all’elisir “Genziana amabile” e al Krupnick, un liquore a base di cannella e chiodi di garofano.Se avete deciso di non lasciarvi sfuggire questo tesoro di memoria, sappiate che è stato presentato al pubblico lo scorso otto marzo, in edizione limitata, disponibile presso la biblioteca comunale di Sulmona. Ma si sa, la fortuna aiuta gli audaci...

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dove siamo staticome

Foto: Alessio Pisciella, Giovanni Rosato, agenzia Master5

“Dall’Etna al Gran Sasso”, 19-27 luglio a Città Sant’Angelo (Pe), centro storico

“Le degustanze”, 12 e 13 luglio a Pineto (Te), Villa Filiani

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“Sagra e profano”, 31 luglio-3 agosto a Loreto Aprutino (Pe)

“Camminar mangiando”, 10 agosto a Farindola (Ch) “Altenogastronomica - Perdonanza altinese”, 20 e 21 settembre ad Altino (Ch)

“Degusta”, 19-21 settembre a Roccaraso (Aq), Palaghiaccio

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“Sideways - In viaggio con Jack”, tratto dall’omonimo romanzo di Rex Pickett, è un film penetrante come pochi negli ultimi tempi. È il risultato della delicatezza e delle spiccate doti narrative del regista Alexander Payne (già regista del più famoso “A proposito di Schmidt”), che anche questa volta si impegna in un approfondito viaggio nell’animo delle persone comuni e fragili, incapaci di trovare se stesse e affrontare le proprie colpe a causa di un innato disagio nei confronti della vita stessa.

I protagonisti sono Miles e Jack, due uomini nettamente differenti tra loro ma legati da una longeva amicizia. Miles è un impacciato professore di Lettere con il sogno di diventare scrittore e afflitto da un recente divorzio; mentre Jack è un piacente attore di soap-opera in procinto di sposarsi e alla ricerca di esperienze forti prima del fatidico “sì”.Per questa occasione Miles decide di fare all’amico un regalo molto speciale: sette giorni di viaggio sulle “strade del vino della California”. Questa settimana, tra cene e calici di vino, partite a golf, momenti di tristezza e camminate, diventerà la più intensa della loro vita.Infatti, è proprio nel corso di questo viaggio che i due si renderanno conto di dover dare alla propria vita una svolta decisiva e di crescere; e Miles finalmente troverà di nuovo l’amore per Maya.

Il cuore del film risulta essere però il magico potere del

di Guernica - http://atuttavita.blogspot.com

vino e l’eterno conflitto tra Pinot e Cabernet, che si snoda in parallelo al confronto tra due personaggi dalle filosofie di vita opposte.La vasta cultura di Miles e l’essere grezzo di Jack. La concezione della donna come unica in sé e da degustare nella fase di maturità, o quella di donna esplosiva come un “frizzantino”. È facilmente individuabile il paragone tra il nobile Pinot dalla struttura complessa, di difficile interpretazione anche per l’enologo più esperto, e la genuina semplicità di un vino apprezzato da chi ha il palato meno fine.Volutamente anche le dichiarazioni d’amore sono “irrigate” dal buon vino e trasmettono una passione intensa. Basta pensare alla bellissima scena e alle parole rivolte da Maya a Miles sotto il portico: «Il vino è un essere vivente.(…) Mi piace che il vino continui ad evolversi. Mi piace pensare che se apro una bottiglia oggi, avrà un gusto diverso da quello che avrebbe se l’aprissi un altro giorno. Perché una bottiglia di vino è un qualcosa che ha vita. Ed è…in costante evoluzione e acquista complessità. Finché raggiunge l’apice… come il tuo Cheval Blanc del ’61. E poi comincia il suo… lento… inesorabile declino. E poi… ca**o quanto è buono!»Un film che parte pacato ma che assume colori differenti man mano “che invecchia”, minuto dopo minuto; dal profumo intenso e gradevole e dal sapore asciutto. Proprio come un vino.Prende vita bicchiere dopo bicchiere, diventa dinamico e brillante, commovente e al tempo stesso spassoso.Personalmente lo servirei al più presto, accostandolo ad una buona compagnia in modo che vada “l’anime a rallegrar”.

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Titolo: Sideways - In viaggio con Jack Regia: Alexander Payne Sceneggiatura: Alexander Payne, Jim Taylor Fotografia: Phedon Papamichael Interpreti: Paul Giamatti (Miles Raymond), Thomas Haden Church (Jack), Virginia Madsen (Maya), Sandra Oh (Stephanie), Marylouise Burke, Jessica Hecht, Missy Doty, M.C. Gainey, Alysia Reiner, Shake Tukhmanyan, Duke Moosekian. Nazionalità: USA, 2004 Durata: 2h 03’

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Ha festeggiato il mezzo secolo di vita la Cantina Cooperativa del Fucino, a Paterno di Avezzano (Aq): il 6 e 7 settembre si sono svolti due giorni di convegni, incontri e novità alla presen-za del sindaco di Avezzano Antonio Floris, della presidente della Provin-cia dell’Aquila Stefania Pezzopane, dell’enologo Rocco Pasetti, presidente dell’Enoteca regionale d’Abruzzo, del direttore generale dell’Arssa Domeni-cantonio De Falcis, del presidente della Cooperativa marsicana Lorenzo Savina e dello storico locale Mario Di Berardi-no. Nel convegno “L’evoluzione sociale ed economica della cooperazione agri-cola nel Fucino” è emerso, ad esempio, come la Cooperativa di Paterno abbia saputo adeguarsi ai tempi nonostante l’assenza di una produzione in zona, stringendo accordi con altre coopera-tive abruzzesi. È stata inoltre presentata l’etichetta Montepulciano Scabino 2004, invec-chiata appositamente per l’evento. Hanno collaborato alla due giorni di fe-sta l’Associazione Italiana Sommeliers Abruzzo e i cuochi dell’istituto alber-ghiero di Villa Santa Maria.

Dopo le “Strade del vino” e le “Strade dell’olio”, progetti già esistenti in Abruz-zo, arrivano le “Strade delle piante e dei fiori”, presentate all’interno di una guida che rappresenta il primo esperimento del genere in Italia. Il volume, di un cen-tinaio di pagine, è il frutto della colla-borazione tra Arssa, Regione Abruzzo e Assoflora; attraverso cinque itinerari mira anche a disegnare un percorso turistico in cui vengono descritte le ec-cellenze ambientali e paesaggistiche dell’Abruzzo. Si passano in rassegna 29 aziende flo-rovivaistiche, 11 vivai forestali e 9 orti botanici, tutti presentati con apposite schede che informano sui servizi e le attività. Gli itinerari comprendono le colline teramane, l’Aprutino-pescarese, la zona di Chieti, l’area Frentana e l’in-terno della provincia dell’Aquila. «Dob-biamo ricordare – precisa Marzia Di Marzio, dirigente della Direzione Agri-coltura e Forestazione regionale – che va garantita la tutela anche della pre-ziosa genziana, la cui “libera” coltura è vietata per legge e da cui, com’è noto, viene ricavato un liquore, vero fiore all’occhiello dell’Abruzzo» (M.G.)

Non c’è solo il caffè al centro dell’atten-zione dell’azienda torrefattrice abruz-zese “Universal Caffè”. Presto verrà introdotta sul mercato europeo una nuova linea di prodotti a marchio Fair Trade “monorigine”, composti cioè da una sola provenienza di caffè. «L’effetto di tale iniziativa – spiega l’amministra-tore Natascia Camiscia – sarà duplice: da una parte potenziare ulteriormente il sostegno in favore delle popolazioni etiopi, dall’altra ricordare le richieste del consumatore più esigente». Il progetto equosolidale ha avuto inizio nel 2007, con una fitta collaborazione commer-ciale con una cooperativa etiope col-tivatrice di caffè originaria della regio-ne del Sidamo, cui vengono garantite l’equità del trattamento economico, il rispetto dei diritti e la salubrità delle condizioni di lavoro. E se guardiamo in Abruzzo, nel coffee shop “Espresso Passion” di Sulmona (Aq) inaugurato il 6 settembre è presente un angolo vetri-na/punto vendita dei prodotti realizzati dai ragazzi del Centro socio riabilitativo “Laboratorio Incontro” di Montesilvano (Pe), che si sostiene solo grazie ai pro-dotti realizzati e venduti.

Le strade delle piante e dei fioriCinquanta volte auguri Un caffè per l’Etiopia

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Dal primo settembre una nuova norma-tiva dell’Unione Europea impone a tutti i Paesi membri la perfetta uguaglianza di limiti sui residui di antiparassitari nei generi alimentari, così da ridurre il più possibile l’assunzione di tali sostanze ed evitare inaccettabili rischi per la sa-lute. La normativa interessa circa 1.100 sostanze utilizzate in agricoltura all’in-terno e all’esterno dell’UE, ed elenca i livelli massimi di residui per un’ampia gamma di prodotti (carni, latte, frut-ta, verdura, noci, spezie, mangimi...). I limiti vanno applicati sia ai prodotti freschi sia a quelli sottoposti a trasfor-mazione, diluizione o concentrazio-ne. La normativa, nello stabilire i livelli massimi, tiene conto soprattutto delle esigenze delle fasce più vulnerabili dei consumatori come neonati e bambini, e sancisce l’importante principio che la sicurezza alimentare viene prima della protezione delle piante. La Commissio-ne europea si riserva la facoltà di con-trollare il rispetto della normativa in tutti i Paesi membri. Dettagli sul sito italia-no della commissione europea http://ec.europa.eu.

Sono solo cinque le etichette abruzzesi che hanno ottenuto i cinque grappoli nella decima guida ai vini d’Italia “Due-milavini”, edito da Bibenda e Associa-zione Italiana Sommeliers di Roma. I migliori vini abruzzesi del 2009 sono l’edizione Cinque Autoctoni 2006 di Farnese Vini (Ortona, Ch), il Montepul-ciano d’Abruzzo “Villa Gemma” 2005 di Gianni Masciarelli a San Martino sul-la Marrucina (Ch), il Trebbiano 2005 e il Montepulciano d’Abruzzo Cerasuolo 2007 di Edoardo Valentini (Loreto, Pe), il Montepulciano d’Abruzzo Colline Te-ramane Neromoro - riserva 2004 della fattoria di Bruno Nicodemi di Notaresco (Te). Nelle pagelle date dalla prestigio-sa pubblicazione, sono state premiate con i “cinque grappoli”, massimo ri-conoscimento dell’eccellenza, ben 82 etichette piemontesi. Al secondo posto si colloca la Toscana con 52 etichette. Il Friuli Venezia Giulia conquista la terza posizione davanti ad Alto Adige, Vene-to e Marche. Seguono la Sicilia con 17 etichette premiate, la Lombardia con 15, l’Umbria e la Campania con 9 e la Sardegna con 7. L’Abruzzo è in decima posizione insieme a Emilia Romagna e Basilicata.

Diciassette signore pescaresi stanno seguendo in questi mesi un corso di cucina indiana presso il Cafè Les Pail-lottes: si tratta della prima lezione cu-linaria di una serie aperta alla clientela. Nella cena di Natale culminerà la sessio-ne condotta dallo chef dell’hotel Toues-srok delle isole Mauritius ed incentrata sull’interpretazione della cucina indiana in chiave moderna, utilizzando spezie e sapori esotici. È previsto per il 13 otto-bre l’inizio del corso di cucina mediter-ranea tenuto dallo chef del Cafè Anto-nio Strammiello, mentre entro le feste natalizie si svolgerà un corso su pane e panettoni; con l’inizio del 2009 i corsi termineranno con una sessione dedi-cata all’arte pasticcera. In programma-zione anche il “Teatro della cucina”, in cui lo staff di Les Paillotes darà ai suoi clienti la possibilità di esibirsi davanti ai propri amici cucinando nel ristorante “Il Granchio” e avvalendosi, una volta fatta la spesa, sia della show kitchen (la cu-cina a vista) sia dell’aiuto degli esperti del ristorante, curando la creazione del piatto dall’inizio alla fine.Con i 15 punti assegnati dalla guida 2009 de L’Espresso si conferma tra i migliori 10 ristoranti in Abruzzo.

L’Abruzzo su “Duemilavini” Contro i pesticidi nei cibiLezioni al Cafè Les Paillottes

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Energia sostenibile e sicurezza sul la-voro sono stati gli argomenti al centro di Florviva 2008, l’esposizione del pro-dotto florovivaistico, del giardinaggio e delle attrezzature di settore organizzata da Assoflora dal 3 al 5 ottobre presso la Fiera di Lanciano. I titoli dei due con-vegni di quest’anno erano infatti “Eco-energia nel florovivaismo dai pannelli fotovoltaici e ottimizzazioni produttive” e “Novità previste dal Testo Unico sulla sicurezza in ambito lavorativo”. Quasi duecento gli espositori di quest’anno tra produttori florovivai-sti, promotori di servizi e attrezzature e decoratori per aree verdi e giardini, provenienti anche da Marche, Lazio, Lombardia e Sicilia, e graditi gli eventi collaterali, come l’ottavo concorso flo-reale “Florviva 2008”, il quinto “Premio all’innovazione” e le dimostrazioni e i mini-corsi di arte floreale dell’Ufficio Olandese dei Fiori.Come nelle passate edizioni, in colla-borazione con la Task-Force “Colture Protette” dell’ARSSA Florviva ha aperto le porte ai ragazzi delle scuole secon-darie per accrescere la loro sensibilità ambientale attraverso una “cultura del verde”.

Florviva 2008...sostenibile

L’Accademia Italiana della vite e del vino lo scorso 6 settembre ha proposto un convegno organizzato insieme al Corso di Laurea in Viticoltura ed Eno-logia e al Dipartimento di Scienze de-gli Alimenti dell’Università degli Studi di Teramo, con consorzi ed enti locali e nazionali come la delegazione tera-mana del FAI e l’associazione Viticultori Alto Tirino. Il convegno “Tornata Acca-demica sul Montepulciano d’Abruzzo” ha sollevato dibattiti appassionati e assistito a relazioni di esperti. Tra i relatori erano presenti Antonio Calò, presidente dell’Accademia; Angelo Costacurta del Centro di Ricerca per la Viticoltura di Conegliano (Tv); l’enologo Nicola Dragani; i docenti dell’univer-sità Michele Pisante, Giovanna Suzzi e Giuseppe Arfelli e Giovanni de Ga-etano dell’Università Cattolica del Sa-cro Cuore (Cb). La tavola rotonda del pomeriggio è stata introdotta da Ce-sare Intrieri dell’Università di Bologna, seguito dai docenti di Teramo Solange Ramazzotti e Rosanna Tofalo, con Lu-igi Di Camillo della BayerCropScience, Maurizio Odoardi dell’ARSSA e Cesare Intrieri e Aureliano Amati, vicepresiden-ti dell’Accademia.

La Tornata sul Montepulciano

Il 26 settembre presso la sala ottocen-tesca dell biblioteca di Sulmona è stato presentato “Nelle vigne dell’uomo, luo-ghi, terre e vini nella cultura d’Abruzzo”, il volume pensato da Gianni Masciarelli e sua moglie Marina Cvetic per pro-muovere la nostra regione come terra feconda di viti, al pari di altri territori che hanno saputo per tempo reclamizzare il proprio valore.I giornalisti abruzzesi Giovanni D’Ales-sandro, Antonio Del Giudice, Lucio Va-lentini e Giuliano Di Tanna, alla presen-za dell’assessore comunale alla cultura Lorenzo Fusco e al presidente dei Gio-vani Imprenditori Fabio Spinosa hanno presentato questo itinerario riccamente illustrato delle zone vinicole delle pro-vince abruzzesi, nel ricordo commosso del vignaiolo scomparso la scorsa esta-te. La serata ha inaugurato la rassegna “Il leggio” con la quale il Comune di Sul-mona ha aderito all’iniziativa “Ad otto-bre piovono libri” promossa dal Mini-stero dei Beni Culturali. Partner della manifestazione è stato il Sestiere di Porta Filiamabili, vincitore della XIV edizione della Giostra Caval-leresca di Sulmona.

Sulmona ricorda Masciarelli

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