Butler J. - Questione_di_genere

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Scritto della nota femminista americana

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eBookLaterza

JudithButler

QuestionedigenereIlfemminismoelasovversionedell'identità

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©2013,Gius.Laterza&FigliEdizionedigitale:settembre2013

www.laterza.it

ProprietàletterariariservataGius.Laterza&FigliSpa,Roma-Bari

RealizzatodaGraphiservices.r.l.-Bari(Italy)percontodellaGius.Laterza&FigliSpa

ISBN9788858108529

Èvietatalariproduzione,ancheparziale,conqualsiasimezzoeffettuata

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Sommario

Prefazioneall’edizione1999

Prefazioneall’edizione1990

1.Soggettidisesso/genere/desiderioI.Le«donne»comesoggettodelfemminismoII.L’ordineobbligatoriodisesso/genere/desiderioIII.Ilgenere:lerovinecircolarideldibattitocontemporaneoIV.Teorizzareilbinario,l’unitarioeoltreV.Identità,sessoemetafisicadellasostanzaVI.Illinguaggio,ilpotereelestrategiedelladislocazione

2.Ildivieto,lapsicoanalisielaproduzionedellamatriceeterosessualeI.LoscambiocriticodellostrutturalismoII.Lacan,RivièreelestrategiedellamascherataIII.FreudelamelanconiadelgenereIV.Lacomplessitàdelgenereeilimitidell’identificazioneV.Riformulareildivietocomepotere

3.AttisovversividelcorpoI.LapoliticadelcorpodiJuliaKristevaII.Foucault,HerculineelapoliticadelladiscontinuitàsessualeIII.MoniqueWittig:ladisintegrazionedelcorpoeilsessofittizioIV.Iscrizionicorporee,sovversioniperformative

Conclusione:dallaparodiaallapolitica

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Prefazioneall’edizione1999

DieciannisonopassatidaquandoconclusiiltestodiQuestionedigenere1eloinviai alla casa editrice Routledge per la pubblicazione. Non sapevo chequestolibroavrebbeavutounpubblicocosìvastoecheavrebberappresentatoun «intervento» provocatorio nella teoria femminista o che sarebbe statocitatocomeunodeitestifondantidellateoriaqueer2.Lavitadeltestoèandataoltre lemie intenzioni,equestoèstatosicuramente, inparte, il risultatodelcambiamento di contesto in cui è avvenuta la ricezione del testo stesso.Mentre lo scrivevo, sentivo di avere un rapporto polemico e dicontrapposizioneconcerte formedi femminismo,perquantoconsiderassi iltestopartedelfemminismostesso.Hoscrittonelsolcodellatradizionedellacriticaimmanentechecercadiprovocareunarevisionecriticadelvocabolariofondamentaledelmovimentodipensierocuiappartiene.Questotipodicriticaèancoragiustificataedèancoragiustificatodistingueretraun’autocriticachepromette una vita più democratica e inclusiva per unmovimento e una checerca di minarlo dalle fondamenta. Naturalmente, è sempre possibilescambiare l’una per l’altra, ma io spero che non accada con Questione digenere.Nel 1989mi interessava soprattutto criticare gli assunti eterosessuali che

pervadevano la teoria letteraria femminista.Cercavodi controbattere a queipunti di vista che facevano dei limiti e della proprietà del genere unpresupposto e ne restringevano il significato a nozioni consolidate dimascolinità [masculinity] e femminilità [femininity]. Ritenevo, e lo ritengoancora, che ogni teoria femminista che restringe il significato del genere aipresuppostidellasuastessapraticaistituiscanormedigenerecheproduconoesclusioni all’internodel femminismo, e che spesso conduconoall’omofobia.Misembrava,emisembraancora,cheilfemminismodovessefareattenzione

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a non idealizzare certe espressioni del genere che, a loro volta, producononuoveformedigerarchizzazioneedesclusione.Inparticolare,erocontroqueiregimi di verità che sanciscono il fatto che certe espressioni connotate dalpuntodivistadelgenere[genderedexpressions]debbanoessereritenutefalseoderivativeealtrevereeoriginarie.Mistavaacuoredinonprescrivereunnuovomododivitadigenerechediventassepoiunmodelloperilettorielelettrici.Anzi, lo scopo del testo era proprio quello di aprire il campo dellepossibilità di genere senza prescrivere quali possibilità dovessero essererealizzate. Ci si potrebbe chiedere a cosa serva alla fin fine «aprire dellepossibilità»,maèimprobabilecheunasimiledomandavengadachisacosasignifichi vivere nella condizione di ciò che è socialmente «impossibile»,illeggibile,irrealizzabile,irrealeeillegittimo.Questionedigenerecercavadisvelareimodiincuipersinopensareciòche

èpossibilenellavitadigenerevieneesclusodaassuntiabitualieviolenti. Iltesto cercava anche diminare qualunque uso strumentale di un discorso diveritàperdelegittimarepratichesessualiedigenereminoritarie.Questononsignifica che tutte le pratiche minoritarie debbano essere giustificate ocelebrate,significainvecechedovremmoessereingradodipensarleprimaditrarrequalunqueconclusionesudiesse.Mipreoccupavanosoprattuttoimodiin cui queste diventavano impensabili per via del panico suscitato. Unesempio: la rottura del binarismo di genere è davvero cosìmostruosa, cosìspaventosa, da essere ritenuta impossibile per definizione ed essereeuristicamenteesclusadaqualsiasitentativodipensareilgenere?Alcunidiquesti assunti si ritrovavano inciòcheall’epocavenivadefinito

come«femminismofrancese»egodevanodigrandepopolaritàtrastudiosiestudiose di letteratura e di teoria sociale. Ma io stessa, anche se mi sonooppostaaquellocheritenevol’eterosessismoinsitonelfondamentalismodelladifferenzasessuale,misonorifattaallostrutturalismofrancesepersostenerele mie argomentazioni. Questione di genere è stato anche un lavoro ditraduzioneculturale.Hoapplicatolateoriastrutturalistaalleteoriestatunitensirelativealgenereealleimplicazionipolitichedelfemminismo.Se,inalcuneversioni, il post-strutturalismo sembra essere un formalismo, lontano daquestionirelativealcontestosocialeedafinalitàpolitiche,noncosìèstatoperlerecentirielaborazioninordamericane.Ineffettiquellochemistavaacuorenon era «applicare» il post-strutturalismo al femminismo, ma sottoporrequelle teorie a una specifica riformulazione femminista. Se alcuni/e

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fautori/fautricidelformalismopost-strutturalistadisapprovanol’orientamentodichiaratamente«tematico»cuiessovienesottoposto inQuestionedigenere,lecriticherivoltealpost-strutturalismodapartedellasinistravicinaaglistudiculturali hanno espresso un forte scetticismo rispetto all’idea che da talipremessepossanascerequalcosadipoliticamenteprogressista.Daentrambele parti, tuttavia, il post-strutturalismo è considerato come qualcosa diunificato, puro,monolitico.Recentemente, però, questa teoria, o insiemediteorie, è migrata negli studi sul genere e sulla sessualità, negli Studipostcoloniali e in quelli sulla razza.Ha perso il formalismodegli inizi e haacquisito nuova vita trapiantandosi nell’ambito della teoria culturale. Sicontinua a discutere se il mio lavoro, quello di Homi Bhabha, di GayatriChakravortySpivakodiSlavojŽižekappartenganoaglistudiculturalioallateoriacritica,maforse talidiscussionimostranosoltantocheèvenutamenounadistinzionenettatraidueprogetti.Cisaràchi,nellateoria,rivendicheràtutto questo all’ambito degli studi culturali; e ci sarà chi, nella pratica deglistudi culturali stessi, si dichiarerà contro ogni teoria (anche se tra costoro,significativamente,nonc’èStuartHall,unodeifondatorideglistudiculturaliinGranBretagna).Maentrambiifrontideldibattitoperdonotaloradivistailfatto che il volto della teoria è cambiato proprio grazie all’apertura alladimensione culturalista. C’è oggi un nuovo spazio per la teoria, uno spazionecessariamente impuro, dove la teoria stessa emerge nell’evento e comeeventoditraduzioneculturale.Nonsitrattadidislocarelateoriaattraversolostoricismo,enemmenodiunasemplicestoricizzazionedellateoriachemostrai limiti contingenti delle sue rivendicazioni più generalizzabili. Si trattapiuttostodell’emergeredellateorianelluogodiincontrotraorizzonticulturali,làdovelarichiestaditraduzioneèprofondaeincertaèlasperanzacheabbiasuccesso.Questionedigeneresiradicanella«FrenchTheory»,che,asuavolta,èuna

curiosa invenzione statunitense. Solo negli Stati Uniti, infatti, teorie tantodisparate vengono messe insieme come se formassero una sorta di unità.Questolibro,ancheseèstatotradottoinmoltelingueehaavutounimpattoparticolarmente forte nelle discussioni su genere e politica in Germania,emergerà inFrancia, sepoi emergerà,moltopiù tardi che in altripaesi.Lodico per sottolineare quanto l’apparente «francocentrismo» del testo sia inrealtàlontanodallaFranciaedallevicendedellateoriainFrancia.Questionedigenere tende a leggere insieme, allineandoli inmodo sincretico, diversi/e

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intellettuali francesi (Lévi-Strauss, Foucault, Lacan, Kristeva, Wittig) cheraramentesisonoalleati/etraloroecheinFrancianonvengonomai,osoloraramente, letti/e insieme. In realtà, è tale promiscuità intellettuale aconnotare questo testo come statunitense e a renderlo estraneo al contestofrancese.Cosìcomeèperl’enfasisullatradizionesociologicaeantropologicaanglo-americana degli studi di «genere», che va distinta dal discorso della«differenzasessuale»derivatodallaricercastrutturalista.SenegliStatiUnitiiltestocorreilrischiodiessereconsideratoeurocentrico,lepochecaseeditricifrancesi che l’hannopreso in considerazionehannopaventato laminacciadiun’americanizzazionedellateoriainFrancia3.Certo, la «FrenchTheory»non è l’unica linguaparlata inquesto libro. Il

testonascedaunlungoconfrontoconlateoriafemminista,conidibattitisulcarattere di costruzione sociale del genere, con la psicoanalisi e con ilfemminismo, con lo straordinario lavoro di Gayle Rubin sul genere, lasessualitàelaparentela,conillavoropionieristicodiEstherNewtonsuldrag,con la magnifica scrittura teorica e creativa di Monique Wittig e con leprospettive gay e lesbiche nelle discipline umanistiche. Mentre negli anniOttantamolteposizionifemministepartivanodalpresuppostocheillesbismoincontrasse il femminismo nel lesbo-femminismo, Questione di genere hacercatodirifiutarel’ideachelapraticalesbicarappresentiunmodelloperlateoriafemminista,istituendounarelazionepiùproblematicatraiduetermini.In questo testo il lesbismo non rappresenta un ritorno a ciò che è piùimportantenell’essereunadonna;nonconsacralafemminilitànéprospettaunmondoginocentrico.Illesbismononèlaconsumazioneeroticadiuninsiemediconvinzionipolitiche(sessualitàeconvinzioniintrattengonorelazionimoltopiùcomplesseespessoincontraddizionetraloro).Invece,iltestosichiede:inchemodopratichesessualinonnormativemettonoinquestionelastabilitàdelgenerequalecategoriadianalisi?Inchemodocertepratichesessualispingonoachiedersi:checos’èunadonna,checos’èunuomo?Seilgenerenonvapiùinteso come ciò che si consolida attraverso la sessualità normativa, esistealloraunacrisidelgenerespecificadeicontestiqueer?L’ideachelapraticasessualeabbiailpoteredidestabilizzareilgeneremiè

venuta leggendo il saggioTheTraffic inWomen diGayleRubin.Daquihocercato di affermare che una sessualità normativa rafforza la normatività digenere. Inpocheparole, inbaseaquestoquadro,sièdonnanellamisura incuisifunzionacomedonnaall’internodellacorniceeterosessualedominantee

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mettere inquestionetalecornicesignificaforserinunciareallasensazionediavere una collocazione definita rispetto al genere.Ritengo che questa sia laprima formulazione di una «questione di genere» nel testo. Ho cercato dicomprendere in parte il terrore e l’angoscia che alcunepersoneprovanonel«diventaregay»,lapauradiperdereilpropriopostodefinitorispettoalgenereoppure di non sapere chi si è andando a letto con una persona che èpalesemente dello «stesso» genere. Si tratta di una specifica crisi a livelloontologico che viene esperita sia nella sessualità sia nel linguaggio. Laquestioneèdiventataancorapiùspinosasesipensaallediverseenuoveformedi costruzione del genere che sono emerse con le pratiche transgender etransessuali, della genitorialità lesbica e gay, delle nuove identità butch efemme.Quandoeperché,peresempio,accadechealcunelesbichebutch,chediventanogenitori,diventino«papà»ealtrediventino«mamme»?Echecosasipuòdiredellanozione,suggeritadaKateBornstein,cheuna

persona transessuale non può essere descritta con il sostantivo «donna» o«uomo»,macheci sideve rapportarea leiusandoverbi attivi cheattestinoquella trasformazione costante che «è» la nuova identità o, in realtà, lacondizione di «in-between» che mette in questione l’essere dell’identità digenere?Anchesealcunelesbichesostengonochelebutchnonhannonullaachevedereconilfattodi«essereunuomo»,altreinsistonosulfattocheilloroesserebutchèoèstatosolamenteunaviaperraggiungerelostatusdiuominiche desideravano. Paradossi che hanno proliferato negli ultimi anni,testimonianze di declinazioni della questione di genere che ilmio testo nonavevaprevisto4.Maqualèil legametragenereesessualitàchehocercatodievidenziare?

Di sicuro non intendo sostenere che determinate forme di sessualitàproducano determinati generi, ma solamente che, in certe condizioni dieterosessualità normativa, il fatto di tenere sotto controllo il genere a volteviene usato come un mezzo per assicurare l’eterosessualità. CatharineMacKinnon ha dato una formulazione del problema che presenta assonanzecon la mia, sebbene vi siano anche, come credo, differenze cruciali eimportanti.ScriveMacKinnon:

Bloccata inquanto attributodella persona, la disuguaglianza sessuale assume la formadel genere;comemovimentodellarelazionetrapersone,prendelaformadellasessualità.Ilgeneresirivelacomeformairrigiditadellasessualizzazionedelladisuguaglianzatrauominiedonne5.

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Inquest’otticalagerarchiasessualeproduceeconsolidailgenere.Nonèlanormativitàeterosessualecheproduceeconsolidailgenere,malagerarchiadigenere che si dice sottostia alle relazioni eterosessuali. Se la gerarchia digenereproduceeconsolida ilgeneree se lagerarchiadigenerepresupponeunanozioneoperativadigenere,allorailgenereèciòchecausailgenereelaformulazione finisce per essere una tautologia. Può essere cheMacKinnonvoglia semplicemente sottolineare il meccanismo di autoriproduzione dellagerarchiadigenere,maquestononèciòchehadetto.La«gerarchiadigenere»bastaa spiegare lecondizionidiproduzionedel

genere? In che misura la gerarchia di genere è al servizio di unaeterosessualità piùomenoobbligatoria, e quanto spesso le normedi generesono poste sotto controllo proprio per il mantenimento dell’egemoniaeterosessuale?KatherineFranke,teoricadeldiritto,faunusoinnovativodelleprospettive

sia femministe sia queer, quando nota che, per assumere il primato dellagerarchia di genere rispetto alla produzione del genere,MacKinnon accettaanchediassumereunmodelloeterosessualeperpensarelasessualità.Frankeoffre un modello della discriminazione di genere alternativo a quello diMacKinnon, sostenendo, in modo convincente, che la molestia sessuale èl’allegoria paradigmatica della produzione del genere. Non tutte lediscriminazionipossonoessereintesecomemolestia, laqualepuòconsisterenell’attoper cui unapersonaviene«costruita» entroundeterminatogenere.Ma ci sono anche altri modi di sancire il genere. Per Franke, infatti, èimportante distinguere provvisoriamente tra discriminazione di genere ediscriminazione sessuale. I gay e le lesbiche, per esempio, possono subirediscriminazionisulluogodilavoroperchénon«hannounaspetto»insintoniacon le norme di genere comunemente accettate. E la molestia sessuale neiconfrontidiquestepersonepuòavvenirenonpermantenerelagerarchiatraigeneri,maperpromuoverelanormativitàdigenere.Per quantoMacKinnon offra una efficace critica dellamolestia sessuale,

finisce per istituire un altro tipo di regolamentazione: avere un generesignifica essere già dentro una relazione eterosessuale di subordinazione. Alivello più analitico, istituisce un’equazione che è in consonanza con alcunedelleargomentazioniomofobichedominanti.Taleotticaprescriveegiustifical’ordinamentosessualedelgenere,percuigliuominichesonouominisarannoeterosessuali,eledonnechesonodonnesarannoeterosessuali.Altripuntidi

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vista, tra i quali quello di Franke, criticano proprio questa forma diregolamentazionedelgenere.Esistedunqueunadifferenza trapuntidivistasessisti e punti di vista femministi sulla relazione tra genere e sessualità: laprospettiva sessista sostiene che una donnamostra il suo essere donna solonell’atto del coito eterosessuale in cui la sua subordinazione diventa il suopiacere(un’essenzaemanaedèconfermatadallasubordinazionesessualedelledonne); una prospettiva femminista sostiene, invece, che il genere dovrebbeessere rovesciato, eliminato o reso inevitabilmente ambiguo, proprio perchésempresegnodisubordinazioneperledonne.Questosecondopuntodivistaaccettailpoteredelladescrizioneortodossafornitadalprimo,accettailfattochesiagiàoperantecomepotenteideologia,macercadiopporvisi.Insisto su questo punto perché alcuni teorici e teoriche queer hanno

tracciatounadistinzioneanaliticatragenereesessualità,rifiutandoqualunquelegamecausaleostrutturaletraessi.Ciòhasensodaunsolopuntodivista:secontaledistinzionesi intendeche lanormativitàeterosessualenondovrebbedareunordinealgenereechecisidovrebbeopporreataleordine,alloraiosonodecisamentefavorevoleataletesi6.Se,però,siintendeche(interminididescrizione) non c’è una regolamentazione sessuale del genere, allora pensoche una dimensione importante (anche se non l’unica) del modo in cuifunzional’omofobianonvengariconosciutapropriodacolorochechiaramentedesideranocombatterel’omofobiastessa.Tuttavia,mipremeammetterechelaperformance della sovversione del genere non dice niente in merito allasessualitàoallepratichesessuali.Sipuòrendereambiguoilgenere,senzaperquesto mettere in questione o riorientare minimamente la sessualitànormativa.Avoltel’ambiguitàdigenerepuòoperareproprioinfunzionedelcontenimentoodellosviamentodellepratichesessualinonnormative,finendoper mantenere intatta la sessualità normativa7. Non si può dunque istituirenessuna correlazione, per esempio, tra il drag o il transgender e le loropratichesessuali,eladistribuzionediinclinazionietero,bi-eomosessualinonpuò esseremappata inmodo prevedibile rispetto alle traiettorie del gender-benderodelcambiodigenere.Negliultimiannimoltodelmiolavoroèstatodedicatoachiarireerivedere

lateoriadellaperformatività,cosìcomesièdelineatainQuestionedigenere8.Èdifficiledireesattamentechecos’èlaperformatività,nonsoloperchéilmiostesso modo di vedere ciò che la «performatività» potrebbe significare ècambiato nel tempo, molto spesso in risposta a ottime critiche9, ma anche

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perché lanozioneè stata ripresa e riformulatada tanteparti.Per leggere laperformativitàdelgenereoriginariamentepresispuntodallaletturadiDavantiallaleggediKafkapropostadaJacquesDerrida.Quichiaspettalalegge,chisiededavantiallaportadella legge,attribuisceunacertaforzaalla leggecheaspetta.L’anticipazionediunosvelamentodisignificatidapartedell’autoritàèil mezzo attraverso il quale quella stessa autorità è conferita e insediata:l’anticipazioneevocailsuooggetto.Misonochiestasenonpatiamounasimileattesa per quanto riguarda il genere, che essa mette in funzione comeun’essenza interiore che potrebbe essere svelata, un’attesa che finisce perprodurreilfenomenocheanticipa.Inprimoluogo,dunque,laperformativitàdelgenere ruotaattornoaquestametalessi, ilmodo incui l’anticipazionediun’essenza di genere produce ciò che pone come esterno a sé. In secondoluogo, la performatività non è un atto singolare, ma una ripetizione e unrituale,cheraggiungeisuoieffettiattraversolanaturalizzazioneinuncorpointeso,inparte,comedurataculturalmenteistituita10.Sonostatesollevatemoltequestioniimportantiinrelazioneataledottrina,e

misembravalgalapenaricordarneunainparticolare.Latesicheilgeneresiaperformativocercavadimostrarecheciòcheconsideriamocomeun’essenzainterioredelgenerestessoèqualcosachevienefabbricatoattraversounaseriecostantediatti,postulatiattraversolastilizzazionedigeneredelcorpo.Cosìfacendo, mostrava che quella che consideriamo una nostra caratteristica«interiore» è ciò che in realtà anticipiamo e produciamo attraversodeterminati atti del corpo, al limite, un effetto allucinatorio di gestinaturalizzati. Questo significa che tutto ciò che è inteso come «interiore»rispetto alla psiche viene evacuato e che l’interiorità è una falsa metafora?Anche seQuestione di genere si basava chiaramente sulla metafora di unainteriorità psichica nel discutere dapprima della melanconia di genere,l’accento posto su tale aspetto non è entrato nel mio modo di pensare laperformatività11.SiaLavitapsichicadelpotere12siaaltrimieiarticoli recentisutemipsicoanaliticihannocercatodifareiconticontalequestione;cosachedapiùpartièstatavistacomeunafratturaproblematicatraiprimiegliultimicapitolidiquesto libro.Anchesenondireimaiche tutto ilmondo interioredellapsichenonèchel’effettodiunaseriestilizzatadiatti,continuoapensarechedareperscontatal’«interiorità»delmondopsichicosiaunerroreteoricosignificativo. Certe caratteristiche del mondo, comprese le persone checonosciamoecheperdiamo,diventanodavverocaratteristiche«interiori»del

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sé, ma vengono trasformate nel processo di interiorizzazione, e il mondointerno,comelochiamanoi/leseguacidiMelanieKlein,sicostituisceproprioin conseguenza delle interiorizzazioni messe in atto dalla psiche. Cosa chepotrebbesuggerirediapprofondiremegliolapossibilitàdiunateoriapsichicadellaperformatività.Per quanto questo testo non risponda alla domanda se la materialità del

corpo siadel tuttocostruita, taledomandahacostituito il fulcrodi tantideimieilavorisuccessivi,chesperocostituiscanounchiarimentoperchilegge13.Moltistudiosiestudiosehannoriflettutosullapossibilitàditrasporrelateoriadella performatività sul piano delle questioni razziali14.Voglio ricordare quichenonsoltantogliassuntirazziali immancabilmentesottostannoaquellidigenere inmodichevannoesplicitati,maancheche il generee la razzanondovrebbero essere trattati semplicemente come analoghi. Vorrei dunquesuggerire che la domandadaporre non è se sia possibile trasporre la teoriadella performatività nella dimensione razziale,ma che cosa accade a questateoria quando cerca di affrontare la questione razziale.Molti dei dibattiti sisonoconcentrati sullostatusdellacategoriadi«costruzione»,chiedendosiselarazzasiacostruitanellostessomodoincuiloèilgenere.Secondomenonc’èununicomododidarecontodella«costruzione»:talicategoriefunzionanosemprecomesfondoleuneperlealtre,potenziandosiattraversolareciprocaarticolazione.Perciòlasessualizzazionedellenormedigenererazzialechiedediesserelettacontemporaneamenteattraversolentimultiple,chiarendocosìilimitidelgenerequaleunicacategoriadianalisi15.Anche sehoelencatoalcune tradizioniaccademicheealcunidibattiti che

hannoanimatoquestolibro,ilmioscopononèquellodifornireunaapologiacompletadelmiolavoroinquestepochepagine.Unadellecircostanzeincuiquesto testo è nato non sempre viene compresa adeguatamente: non è statoprodotto nel solo ambito accademico, ma anche all’interno dei diversimovimenti sociali convergenti di cui ho fatto parte, e nel contesto dellacomunitàgayelesbicadellaEastCoastdegliStatiUnitiincuihovissutoperquattordici anni prima di scrivere questo libro.Nonostante lo spiazzamentodel soggettomesso in atto dal testo, qui c’è una persona: sono stata a tanteriunioni,intantibar,atantemanifestazioniehovistotantitipidigeneri,hocapitoditrovarmiiostessaall’incrociodialcunidiessiediaverincontratolasessualitàinmoltideisuoiestremiculturali.Hoconosciutomoltepersonechecercavanoditrovarelalorostradanelcuorediunmovimentosignificativoper

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il riconoscimento e la libertà sessuale e ho provato io stessa l’euforia e lafrustrazione che accompagnano l’essere parte di quelmovimento con le suesperanzeeconisuoidissensiinterni.Comodamentesistematanell’accademia,vivevoancheunavitafuoridaquellemura,eperquantoQuestionedigeneresia un libro accademico, è nato in una sorta di attraversamento incrociato[crossingover],mentre,sedutasullaspiaggiadiRehoboth,michiedevocomeavreipotutocollegareidiversiaspettidellamiavita.Pensochelapossibilitàdiscrivereinunregistroautobiograficononricollochiilsoggettocheiosono,maforsetuttoquestodàachileggeunsensodisollievonelsaperechequic’èunapersona(perilmomentotralascioilproblemachequestapersonaèdatanellinguaggio).Finoaoggiunadelleesperienzepiùgratificantipermeèstatailfattoche

questotestocontinuiamuoversifuoridall’ambitoaccademico.Illibroèstatoadottatodalgruppodi attivisti e attiviste antiomofobichediQueerNationealcune delle riflessioni sulla teatralità dell’autorappresentazione queerriecheggiano le tattiche diACTUP, il gruppodi attivisti/e che si dedica almiglioramentodellecondizionigeneralidivitadellepersonemalatediAIDS;allostessotempoillibroèpotutofiguraretraimaterialichehannospintolaAmerican Psychoanalytical Association e la American PsychologicalAssociation a rivedere alcune delle loro opinioni sull’omosessualità. Lequestioni relative alla performatività del genere sono state fatte proprie inmodi diversi nelle arti visive, in alcunemostre delWhitneyMuseumo allaOtisSchoolfortheArtsaLosAngeles,tral’altro.Alcuneformulazionisullaquestionedelle«donne»esullarelazionetrasessualitàegeneresonoriusciteatrovare spazio nella giurisprudenza femminista e tra chi studia il diritto inprospettiva antidiscriminatoria, in particolare nel lavoro di Vicki Schultz,KatherineFrankeeMaryJoFrug.Amiavoltasonostataspintaa rivederealcunedelleposizioniespresse in

Questionedigenereinvirtùdelmiostessoimpegnopolitico.Nellibrotendoaconcepire la rivendicazione dell’«universalità» in termini esclusivamentenegativiedescludenti.Tuttavia, lavorando,primacomepartedeldirettivoepoi comepresidentedello stesso, conuno straordinario gruppodi attivisti eattiviste, nella International Gay and Lesbian Human Rights Commission(1994-1997), un’organizzazione che rappresenta le minoranze sessualiriguardoaun’ampiagammadiquestionirelativeaidirittiumani,sonoarrivataacapirecheilterminesvolgeunimportanteruolostrategicoproprioinquanto

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categoria aperta e non-sostanziale. È lì che ho compreso come asserirel’universalitàpossaessereunattoproletticoeperformativo,poichéevocaunarealtà che non esiste ancora e tende alla possibile convergenza di orizzonticulturalichenonsisonoancoraincontrati.Sonoquindiarrivataaunsecondomododiintenderel’universalità,percuièdefinitaqualelavoroditraduzioneculturale orientato verso il futuro16. Più recentemente sono stata spinta amettere ilmio lavoro in relazione con la teoria politica e, ancorauna volta,conilconcettodiuniversalità,inunlibrochestoscrivendoinsiemeaErnestoLaclaueSlavojŽižek sulla teoriadell’egemoniae sulle sue implicazioniperunasinistrachesiaattivistaanchesulpianodellateoria17.Un’altradimensionepraticadelmiopensieroha trovato spazionel confronto con la psicoanalisi,intesa come progetto clinico e di ricerca. Con un gruppo di terapeuti/eprogressisti/estolavorandoalprogettodiunanuovarivistaintitolata«StudiesinGenderandSexuality»,checercadifardialogareproduttivamenteillavorodi ricerca e quello clinico sulle questioni della sessualità, del genere e dellacultura.Sia chi ha criticato, sia chi ha amato Questione di genere ha attirato

l’attenzionesulladifficoltàdelsuostile.Senzadubbioèstrano,eirritapiùdiunapersona,constatarecomeunlibrodinonfacilefruibilitàsecondostandardaccademici sia diventato «popolare». Ci si sorprende forse perché sisottovalutailpubblicoechilegge,lasuacapacitàeilsuodesideriodileggeretesti complicati, che costituiscono una sfida, dove la complessità non ègratuita e dove la sfida sta nelmettere inquestione verità dateper scontateche,proprioperilfattodiesserescontate,diventanoinrealtàoppressione.Pensochequellodellostilesiaun terrenocomplicato,un terrenochenon

scegliamo unilateralmente o controlliamo attraverso gli scopi che ci siamoprefissi/econsapevolmente.FredricJamesonl’hadettomoltochiaramentenelsuoprimo libro suSartre.Certo, sipossonopraticare stilidiversi,maquelliche si hanno a disposizione non sonomai del tutto una questione di scelta.Inoltre,nélagrammaticanélostilesonopoliticamenteneutrali.Imparareleregole che governano l’intelligibilità delle parole significa farsi inculcare unlinguaggionormalizzato,percui,senoncisiconforma,sipagailprezzodellaperdita di intelligibilità. Come mi ricorda Drucilla Cornell, sulle orme diAdorno: non c’è niente di radicale nel senso comune. Sarebbe un errorepensare che la grammatica standard sia il mezzo migliore per esprimereopinioniradicali,vistelelimitazionichequellastessagrammaticaimponesul

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pensiero, o addirittura su ciò che è pensabile.Ma per alcune persone sonodecisamentefastidiosequelleformulazionichesottopongonolagrammaticaastortureocheimplicitamentemettonoinquestionelasequenzasoggetto-verbonella costruzione della proposizione. Inducono una fatica maggiore in chileggeeavoltechileggesisenteoffeso/adasimilirichieste.Machisentedisubiretaleoffesastasemplicementeavanzandolalegittimarichiestadi«parlarchiaro»oppurelalamentelanascedaaspettativeditipoconsumisticorispettoalla vita intellettuale? Esiste forse un valore che si può derivare da taliesperienze di difficoltà linguistica? Se il genere stesso viene naturalizzatoattraversolenormegrammaticali,comehasostenutoMoniqueWittig,alloral’alterazionedelgenereal livelloepistemicopiùfondamentale saràcondotta,inparte,attraversounacontestazionedellagrammaticaincuiilgeneresidà.Nell’avanzare una richiesta di chiarezza si dimentica che dietro una

posizioneapparentemente«chiara»ci sonodegli stratagemmi.AvitalRonellricorda il momento in cui Nixon guardò negli occhi la nazione, disse:«Lasciatemichiarireunacosaunavoltapertutte»einiziòamentire.Checosasimuovesottoilsegnodella«chiarezza»equalesarebbeilprezzodapagareper rinunciareall’eserciziodiuncerto sospettocriticodi fronteall’annunciodell’avvento della trasparenza? Chi escogita i protocolli della «chiarezza» equesti protocolli quali interessi servono? Che cosa viene lasciato da partenell’insistenza sui ristretti standard della trasparenza quale requisito di ognicomunicazione?Checosavienemantenutooscurodallatrasparenza?Sono cresciuta sperimentando su me stessa qualcosa della violenza delle

norme di genere: uno zio incarcerato a causa di un corpo anatomicamenteanomalo,privatodellafamigliaedegliamici,finitoatrascorrereisuoigiorniinun«istituto»nelleprateriedelKansas;cuginigaycostrettiadandarsenedacasa a causa della loro sessualità, reale e immaginata; il mio tempestosocomingoutall’etàdisedicianni;epoinellamiavitaadultaunasuccessionedioccasionidilavoro,caseeamantiperdute.Tuttoquestomihafattoritrovarein balia di una condanna dura eminacciosa,ma fortunatamente nonmi haimpeditodicercareilpiacereedi insistereperavereunriconoscimentochelegittimasse la mia vita sessuale. È stato difficile portare alla luce questaviolenza proprio perché il genere era dato per scontato tanto quanto tenutoviolentementesottocontrollo.Eraconsideratounamanifestazionenaturaledelsesso o una costante culturale che nessuna capacità umana di agire potevasperare di modificare. Sono arrivata anche a capire qualche cosa della

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violenzadellavitaesclusa,quellachenonottieneladefinizionedi«vivente»,quella la cui incarcerazione implica una sospensione della vita stessa o unaprolungata sentenza di morte. Il tentativo ostinato di «denaturalizzare» ilgenere,inquestotestonasce,credo,daunfortedesideriodicontrapporsiallaviolenzanormativa implicatadallemorfologie ideali del sesso edi sradicarel’assunto pervasivo, che si formanei discorsi comuni e in quelli accademicisullasessualità,che l’eterosessualitàsiaunpresuppostonaturale.Lascritturadiquestadenaturalizzazionenonèstatafattasoloper ildesideriodigiocarecon il linguaggio o di prescrivere pagliacciate teatrali, in sostituzione dellapolitica «vera», come hanno ipotizzato alcune critiche (come se teatro epoliticafosserosempredistinti).Ènatapiuttostodaundesideriodivivere,direndere possibile la vita e di ripensare il possibile in quanto tale. Comedovrebbeessereilmondoperchémioziopotessevivereconlasuafamiglia,isuoiamicioaltrepersonealuivariamentelegate?Comedobbiamoripensareivincolimorfologici ideali impostiall’umanoinmodochechinonsiavvicinaallanormanonvengacondannato/aaunamorteinvita?18Tracolorochehannolettoquestolibroc’èchisièchiesto/aseessocerchi

di estendere l’ambito delle possibilità di genere per una qualche ragioneparticolare.Ladomandaè:achefinivengonoescogitatenuoveconfigurazionidi genere? E come dovremmo fare per giudicarle? La domanda spessopresupponeunapremessa,ecioècheiltestononprendeinconsiderazioneladimensione normativa o prescrittiva del pensiero femminista. Ovviamentenell’incontro critico tra prescrittività e femminismo, il termine «normativo»assume almeno due significati, visto che si tratta di una parola che utilizzospesso, soprattuttoperdescrivere laviolenzacomunementemessa inattodacerti tipi di ideali di genere. Di solito uso «normativo» come sinonimo diqualcosa«chesiriferisceallenormechegovernanoilgenere».Mailtermine«normativo» fa anche riferimento alla giustificazione etica, al modo in cuiessa viene stabilita e alle sue concrete conseguenze. Una delle questionicritiche sviluppatesi daQuestione di genere è stata: in che modo possiamoformularedeigiudizisucomevivereilgenereinbasealledescrizioniteorichequiproposte?Nonèpossibileopporsialleformenormativedelgeneresenzasottoscrivere, al contempo,unadeterminata concezionenormativadelmodoin cui il mondo connotato in termini di genere dovrebbe essere. Vogliosuggerire, tuttavia, che la concezione normativa di tipo positivo che questotestocomunquepresentanonhaenonpuòaverelaformadiunaprescrizione

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deltipo:«sovvertiilgenerenelmodochedicoioelatuavitasaràmigliore».Coloro che impongono tali prescrizioni, o che vogliono mettere in

alternativa espressioni sovversive e non sovversive del genere, formulano illoro giudizio sulla base di una descrizione. Il genere appare in questa o inquella forma, e poi si esprime un giudizio normativo su quelle apparenze esullabasediciòcheappare.Madachecosadipendel’ambitodell’apparenzaper quanto riguarda il genere stesso? Si potrebbe essere tentati/e di fare laseguentedistinzione:unapprocciodescrittivoalgenereimplicaconsiderareciòchelorendeintelligibile,indagarelesuecondizionidipossibilità,mentreunapproccio normativo cerca di dirimere la questione in merito a qualiespressioni siano accettabili e quali no, fornendomotivazioni persuasive perdistinguere inquestomodotradiesse.Tuttavia, ladomandainmeritoaciòche si qualifica come «genere» è essa stessa già un problema che segnalaun’operazione di potere pervasivamente normativa, un’operazione effimerache derubrica un «caso da verificare» in uno «stato delle cose». Perciò lastessa descrizione dell’ambito del genere non precede né è separabile dallaquestionedelsuofunzionamentooperativo.Nonmiinteressadaregiudizisucosadistinguaciòcheèsovversivodaciò

che non lo è.Non solo penso che tali giudizi non possano essere formulatifuoridauncontesto,maanchechenonpossanoessereespressi inmodicheresistono nel tempo (gli stessi «contesti» sono unità postulate, soggette alcambiamento nel tempo, e che mostrano la loro essenziale eterogeneità).Come le metafore perdono la loro metaforicità quando con il tempo siirrigidiscono in concetti, così le performance sovversive corrono sempre ilrischio di diventare dei cliché che perdono forza attraverso la ripetizione e,cosaancorapiùimportante,attraversolaripetizionenellasocietàdeiconsumi,dovela«sovversione»haunvaloredimercato.Iltentativodidareunnomealcriteriochedeterminailgradodisovversivitàèsempredestinatoafallire,edègiustochesiacosì.Quindi,achescopousareiltermine?Quelchecontinuaapremermiriguardaquestionicome:checosacostituirà

ononcostituiràunavitaintelligibile?comegliassuntirelativialgenereeallasessualità normativi determinano in anticipo ciò che si qualificherà comel’«umano»eil«vivibile»?Inaltreparole:inchemodofunzionanogliassuntinormativi che riguardano il genere per arrivare a delimitare l’ambito delladescrizione che abbiamo a disposizione per l’umano? Con quali mezzipossiamocoglierequestopoteredidelimitazioneeconqualimezziriusciamo

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atrasformarlo?La discussione del drag proposta in Questione di genere per spiegare la

dimensionecostruitaeperformativadelgenerea rigorenonèunesempiodisovversione. Sarebbe un errore considerarla un paradigma dell’azionesovversivaoaddiritturaunmodellodiazionepolitica.Sitrattadiqualcosadidiverso.Sesipensadivedereunuomovestitodadonnaounadonnavestitada uomo, allora si assume il primo termine di ognuna di queste percezionicome la «realtà» del genere: il genere che viene introdotto attraverso lasimilitudinemancadi«realtà»edèconsideratocomeun’apparenzaillusoria.Intalipercezioni,incuiunarealtàapparenteèunitaaun’irrealtà,crediamodisaperequalèlarealtàeconsideriamol’apparenzasecondariadelgenerecomemeroartificio,gioco,falsitàeillusione.Machesensohala«realtàdelgenere»che fonda così questa percezione? Forse crediamo di sapere quale sial’anatomia di una persona (a volte non lo sappiamo, e di sicuro non siamoconsapevoli delle variazioni possibili nella descrizione anatomica). Oppurericaviamotaleconoscenzadaivestitichequellapersonaindossaodalmodoincuisonoindossati.Si trattadiunaconoscenzanaturalizzata,perquantoessapossa essere basata su una serie di inferenze culturali, alcune delle qualiprofondamentesbagliate.Infatti,giàsecisispostadaldragallatransessualitànonèpiùpossibileformulareungiudiziodistabilitàanatomicaapartiredaivestiti che ricoprono e articolano il corpo.Quel corpo può non aver ancorasubito un’operazione, può essere in fase di transizione oppure può aver giàsubito un’operazione; anche il fatto di «vedere» il corpo può non esseresufficiente a rispondere alla domanda: a che cosa servono le categorieattraverso le quali si vede? È proprio nelmomento in cui vengonomeno lepropriepercezionistabilieconsolidate,incuinonsipuòleggereconsicurezzail corpoche si vede, chenon sidàpiù la certezzachequel corpoche sihadavantisiaquellodiunuomooquellodiunadonna.L’oscillazionetraleduecategoriecostituiscedipersél’esperienzadelcorpoinquestione.Quando queste categorie vengono messe in dubbio, anche la realtà del

genere entra in crisi: non è più chiaro come si possa distinguere il realedall’irreale. Ed è questa l’occasione in cui arriviamo a capire che ciò checonsideriamo come «reale», ciò che invochiamo come conoscenzanaturalizzata del genere è, di fatto, una realtà passibile di cambiamento erevisione. Che la si chiami sovversiva o che la si chiami in qualsiasi altromodo. Per quanto questa consapevolezza non costituisca di per sé una

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rivoluzionepolitica,tuttavianessunarivoluzionepoliticaèpossibilesenzachesispostiradicalmentelanozionecheognunoeognunahadiciòcheèrealeediciòcheèpossibile.Avoltequestospostamentoèl’esitodideterminatitipidi pratiche che precedono la loro teorizzazione esplicita e che spingono aripensarelenostrecategoriedibase:checos’èilgenere,comevieneprodottoe riprodotto, quali sono le sue possibilità? Allora, il campo sedimentato ereificatodella«realtà»delgenerevieneintesocomequalcosachepuòesserecostruitoinmododiversoe,anzi,menoviolento.L’assunto principale di questo testo non è di celebrare il drag come

espressione di un genere autentico, che faccia da modello (anche se èimportante opporsi a chi sminuisce il drag, come a volte accade), ma dimostrarechelaconoscenzanaturalizzatadelgenereoperanellaformadiunadelimitazionepreventivaeviolentadellarealtà.Nellamisuraincui lenormedigenere(dimorfismoideale,complementaritàeterosessualedeicorpi,idealie canoni per definire la mascolinità e la femminilità appropriate o meno,laddovemoltediquestenormesonosupportatedacodicirazzialidipurezzaedatabùdell’incrociotrarazze)stabilisconochecosasaràechecosanonsaràintelligibile come umano, che cosa sarà e che cosa non sarà considerato«reale», stabilisconoanche l’ambitoontologiconelqualeai corpipuòesseredata legittima espressione. Se Questione di genere ha un compitopositivamente normativo, tale compito sta nell’insistere sulla necessità diestendere questa legittimità a corpi che sono stati considerati falsi, irreali einintelligibili.Ildragaltrononècheunesempiopermostrarechela«realtà»nonèpoicosì fissacomegeneralmentecrediamo.L’esempiomiraa svelarel’esilitàdella«realtà»delgenerepercontrapporsiallaviolenzamessa inattodallenormedigenere.

In questo testo, come altrove, ho cercato di capire in cosa consista lacapacità di agire politicamente, tenuto conto del fatto che non può essereisolata dalle dinamiche di potere che la informano. L’iterabilità dellaperformativitàèunateoriadellacapacitàdiagire,chenonpuòdisconoscereilpotere come sua condizione di possibilità. Questo testo non esamina asufficienza la dimensione sociale, psichica, corporea e temporale dellaperformatività.Inuncertomodo,illavorocontinuodiprecisazionediquestiaspetti,portatoavanti in rispostaamolteottimecritiche,orienta lamaggiorpartedellemiepubblicazionisuccessive.

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Negli ultimi dieci anni attorno a questo testo sono emersi altri quesiti aiqualihocercatodi rispondere invariepubblicazioni.Perquanto riguarda lostatuto della materialità del corpo, ho fornito una riconsiderazione e unarevisione delle mie posizioni in Corpi che contano. Sulla questione dellanecessità della categoria delle «donne» per l’analisi femminista ho rivisto eampliatolemieideenelsaggioContingentFoundations,contenutonelvolumeFeminists Theorize the Political, da me curato insieme a Joan W. Scott epubblicato da Routledge nel 1993, e nel volume collettaneo FeministContentions,pubblicatosempredaRoutledgenel1995.Non credo che il post-strutturalismo implichi la morte della scrittura

autobiografica,machecifacciadavveroconcentraresulladifficoltàdell’«io»nell’esprimeresestessoattraversoillinguaggiochehaadisposizione.Perchéquesto«io»chestateleggendoèinpartelaconseguenzadellagrammaticachegoverna la disponibilità delle persone nel linguaggio. Io non sono fuori dallinguaggio che mi struttura, ma non sono nemmeno determinata dallinguaggiocherendepossibilequesto«io».Èquestoilvincolodell’espressionedisé,cosìcomeiolointendo.Questosignificachetunonricevimaimealdilà della grammatica che stabilisce la mia disponibilità per te. Se considerotrasparentequestagrammatica,finiscopernonrichiamarel’attenzionepropriosuquellasferadellinguaggiochestabilisceeaboliscel’intelligibilità,cosacheequivarrebbeavanificareilmiostessoprogetto,cosìcomevel’hodescrittoinqueste pagine. Non sto cercando di fare la difficile, ma solo di attirarel’attenzionesuunadifficoltàsenzalaqualenessun«io»puòapparire.Questadifficoltàassumeunadimensionespecificaquandolasiaccostada

una prospettiva psicoanalitica. Nel mio sforzo di comprendere l’opacitàdell’«io»nellinguaggio,dopolapubblicazionediQuestionedigeneremisonorivoltasemprepiùallapsicoanalisi.Tentare,comesiusafare,diistituireunapolarizzazionetralateoriadellapsicheequelladelpotereècontroproducente,perchéleformesocialidelgeneresonocosìoppressiveinparteproprioperledifficoltà psichiche che producono.Ho cercato di considerare imodi in cuiFoucault e lapsicoanalisipossonoesserepensati insieme inLavitapsichicadelpotere,originariamentepubblicatodallaStanfordU.P.nel1997.Misonoservitadellapsicoanalisianchepertenereafrenol’eventualevolontarismodelmio modo di intendere la performatività, senza per questo indebolire unateoria più generale della capacità di agire. Questione di genere a volte dàl’impressione che il genere sia semplicemente un’autoinvenzione o che il

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significatopsichicodiunmododipresentarsiconnotatodalpuntodivistadelgenerepossaessererilevatodirettamenteapartiredallasuperficie.Entrambiquesti assunti hanno dovuto essere ridefiniti con il tempo. Inoltre, la miateoriaavolteoscillatraunaconcezionelinguisticadellaperformativitàeunasuaproiezioneversoladimensioneteatrale.Sonoarrivataallaconclusionechei due aspetti sono immancabilmente collegati, con un chiasmo, e che unariconsiderazione dell’atto del discorso come istanza di potere richiamaimmancabilmente l’attenzione sia sulla dimensione teatrale sia su quellalinguistica. In Parole che provocano, ho cercato di mostrare che l’atto deldiscorsoèallostessotempounaperformance(edunqueèteatrale,presentatoa un pubblico, soggetto a interpretazione) e qualcosa che agisce nellinguaggio, perché provoca una serie di effetti attraverso la sua relazioneimplicita con le convenzioni linguistiche. Se il problema è capire comeunateoriadell’attodeldiscorsosiacollegataaigestidelcorpo,bastasolopensarealfattocheildiscorsostessoèunattodelcorpoconspecificheconseguenzelinguistiche. Perciò il parlare non appartiene in modo esclusivo allapresentazionecorporeanéallinguaggio,eilsuostatutocomeparolaeazioneè necessariamente ambiguo. Un’ambiguità che ha effetti sulla pratica delcoming out, per via del potere insurrezionale dell’atto del discorso, per viadella dimensione linguistica come condizione della seduzione del corpo ecomeminacciadiun’offesaalcorpostesso.Se dovessi riscrivere questo libro oggi, includerei una discussione del

transgender e dell’intersessualità, di come l’ideale dimorfismo di generefunzioniinentrambiitipididiscorsoedellediverserelazioniconl’interventochirurgico che tali questioni correlate intrattengono. Includerei anche unadiscussione della sessualità razzializzata e, in particolare, delmodo in cui itabù sull’incrocio tra razze (e la romanticizzazione dello scambio sessualeinterrazziale)sianoessenzialiperleformenaturalizzateedenaturalizzatecheilgenereassume.Continuoasperareinunacoalizionediminoranzesessualiche vada oltre le semplici categorie dell’identità, che rifiuti la cancellazionedellabisessualità,chesicontrappongaedissipilaviolenzaimpostadanormerestrittive relative al corpo. Spero che una tale coalizione si basi sullacomplessità irriducibile della sessualità e sul suo coinvolgimento in diversedinamichedelpoterediscorsivoeistituzionale,echenessunoonessunariducatroppo frettolosamente il potere a una gerarchia e rifiuti la sua dimensionepolitica produttiva. Continuo a pensare che ottenere il riconoscimento del

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proprio status come minoranza sessuale, anche se è un compito arduoall’internodeidiscorsidominantideldiritto,dellapoliticaedellinguaggio,sianecessario per la sopravvivenza. Renderemobili le categorie identitarie perrenderlepolitichecorresempreilrischiochel’identitàdiventiunostrumentodelpoterecuicisioppone.Questononèunmotivopernonusarel’identità,epernonessereusati/edaessa.Nonc’èposizionepoliticadeltuttodepuratadalpotere,eforseproprioquestaimpuritàèciòcheproducelacapacitàdiagire,come una potenziale interruzione e rovesciamento dei regimi diregolamentazione. Coloro che sono destinati e destinate a essere definiti/ecome«irreali»siapproprianocomunquedelreale;edèun’appropriazionecheavvienesullabasediunpianocondiviso,cosicchéquellacheèunasorpresaperformativaproduceun’instabilitàvitale.Questolibroèstatodunquescrittocome parte della vita culturale di una lotta collettiva che ha conseguito, econtinuerà a conseguire, qualche successo nell’aumentare le possibilità diavereunavitavivibilepercolorochevivono,ocercanodivivere,aimarginidellasessualità19.

JudithButlerBerkeley,California,giugno1999

1Tantodelsignificatoedellavitadiquestotestoèracchiusonellafelicesceltadeltitoloinglese:GenderTrouble.Un«trouble»chenonèunneutraleproblema,osemplicementeunaquestioneaperta,machemette in gioco il senso di un disturbo, di un fastidio, di un «guaio» e di una confusione, che si puòprovocareosubire,maancheprovocareesubireallostessotempo.La«questionedigenere»disturba,dàfastidio,irrita,èurticante,maallostessotempopuòsparigliarelecartedelsuostessogioco.Nonèinsommauna frivola «questione» tra le tante.Laplurivocità semantica e non conciliante che il titoloproietta sulle sue possibili letture è importante che resti come chiave d’accesso, al di là delle sceltetraduttiveealdi làdellavitasingolarechequestotestohacontinuatoadavereincontestiavoltenonprevistiemaideltuttoprevedibili.Perquestovaricordatochequestatraduzioneitalianaèinrealtàunari-traduzione, che prova però a confrontarsi solo ed esclusivamente con il testo inglese e chenell’accettarelasfidasiauguracheciòchenesaràinitalianodiGenderTroublecontinuiaprovocaredisturbi,problemieconfusionecreativa(N.d.T.).2Termini come ‘queer’, ‘drag’, ‘butch’, ‘femme’, ‘transgender’, ‘straight’, ‘girl’, tra gli altri, in questatraduzionesonoinseritineldiscorsoitalianosenzaindicazionedellaloroprovenienzadall’inglese(conuncorsivo, per esempio).Questo, da un lato, per indicare che sonoormai entrati nell’uso all’internodeidibattiti sul genere, dall’altro a prefigurare la possibilità di una loro circolazione in italiano ancoramaggiore,comesegnodell’aperturadiundibattitosuquestitemiaunlivellopiùampio(N.d.T.).3Nelmomento in cui è andata in stampa questa prefazione c’erano alcune case editrici francesi chestavano prendendo in considerazione la traduzione di questo lavoro,ma solo perchéDidier Eribon ealtri/ehannoinseritoletesisostenuteinquestotestoneidibattitidellapoliticacontemporaneafrancesesullaratificadelleunioniomosessuali.[Iltestoèstatopoitradottoinfrancesenel2005coniltitolodiTrouble dans le genre.Le féminisme et la subversion de l’identité, prefazione diE. Fassin, trad. diC.

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Krauss,LaDécouverte,Paris(N.d.T.)].4Ho scritto duebrevi pezzi su questo: le postfazioni rispettivamente al volumeButch/Femme: InsideLesbianGender,acuradiS.Munt,Cassell,London1998,eaTransgenderinLatinAmerica:PersonsPracticesandMeanings,numeromonograficodellarivista«Sexualities»,V,1998,3.5C.MacKinnon,FeminismUnmodified:DiscourseonLifeandLaw,HarvardU.P.,Cambridge(MA),1987,pp.6-7.6PurtroppoQuestionedigenereèuscitopochimesiprimadelmonumentaleEpistemologyoftheClosetdiEveKosofskySedgwick(UniversityofCaliforniaPress,LosAngeles1991;trad.it.,Stanzeprivate,Carocci,Roma2011)e lemietesinonhannopotutobeneficiaredellasottilediscussionesulgenereesullasessualitàcontenutanelprimocapitolodellibro.7SuquestopuntomihaconvintoJonathanGoldberg.8Perunabibliografiapiùomenocompletadellemiepubblicazioniedellecitazionideimieilavoricfr.l’ottimo lavoro di Eddie Yeghiayan presso la biblioteca di Irvine dell’Università della California:http://www.lib.uci.edu/about/publications/wellek/butler/index.html[aggiornatoal2002(N.d.T.)].9DevomoltoaBiddyMartin,EveSedgwick,SlavojŽižek,WendyBrown,SaidiyaHartman,MandyMerck,LynneLayton,TimothyKaufmann-Osborne,JessicaBenjamin,SeylaBenhabib,NancyFraser,DianaFuss,JayPresser,LisaDugganedElizabethGroszperlelorocriticheintelligentiallamiaideadiperformatività.10Lanozionedelladimensioneritualedellaperformativitàèaffineallanozionedi«habitus»elaboratada Pierre Bourdieu, cosa che sono arrivata a capire solo dopo aver scritto questo testo. Per unmiotardivotentativodidarecontodiquestarisonanzacfr.ilcapitolofinalediExcitableSpeech:APoliticsofthe Performative, Routledge, New York 1997 (trad. it., Parole che provocano. Per una politica delperformativo,RaffaelloCortina,Milano2010).11 JacquelineRosemi ha giustamente segnalato una frattura tra le prime e le ultime parti di questotesto.Leprimeinterroganolacostruzionemelanconicadelgenere,maleultimesembranodimenticarel’iniziopsicoanalitico.Forsequestodàcontoinpartedella«mania»delcapitolofinale,unostatodefinitoda Freud come parte del disconoscimento della perdita che la melanconia rappresenta.Questione digenere nelle sue pagine conclusive sembra dimenticare o disconoscere la perdita che ha appenaarticolato.12ThePsychicLifeofPower.TheoriesinSubjection,StanfordU.P.,Stanford(CA)1997(trad. it.,Lavitapsichicadelpotere,Meltemi,Roma2006).13Cfr.BodiesthatMatter,Routledge,NewYork1993(trad.it.,Corpichecontano.Ilimitidiscorsividelsesso, Feltrinelli, Milano 1996), nonché la critica competente e interessante che mette in relazionealcunedellequestionisollevatequiconglistudiscientificicontemporaneicontenutainK.Barad,GettingReal:TechnoscientificPracticesandtheMaterializationofReality,in«differences»,V,1998,2,pp.87-126.14Ilmio lavoroèstato influenzatodastudiosecomeSaidiyaHartman,LisaLoweeDorinneKondo.Anchemoltideglistudiattualisul«passing»hannoaffrontatoquestoproblema.Ilmiosaggiosull’operadiNellaLarsenPassingcontenutonell’edizioneoriginaleinglesediCorpichecontano, cit.,hacercatopreliminarmente di porre il problema. Certo, il lavoro diHomi Bhabha sulla scissionemimetica del

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soggetto postcoloniale si avvicina alle mie posizioni in molti modi: non solo l’appropriazione della«voce» coloniale da parte di chi subisce il colonialismo, ma anche la condizione scissadell’identificazione è cruciale per una nozione di performatività che enfatizza il modo in cui, incondizionididominio,leidentitàminoritariesonoprodotteeallostessotemposonoscisse.15IllavorodiKobenaMercer,KendallThomaseHortenseSpillersèstatomoltoutileperl’elaborazionedelmiopensierosuquesti temichehafattoseguitoaQuestionedigenere.Speroanchedipubblicarepresto un saggio su Frantz Fanon che affronta questioni di mimesi e iperbole nel suo Pelle nera,maschere bianche [un saggio su questi temi è effettivamente uscito con il titolo di Violence, Non-Violence, Sartre on Fanon, in «Graduate Faculty Philosophy Journal», 2006, 1, pp. 3-24; trad. it.,Violenzaenon-violenza:SartresuFanon,inJudithButler.Violenzaenon-violenza,acuradiS.Adamo,numeromonograficodi«autaut»,2009,344,pp.32-64(N.d.T.)].SonogrataaGregThomas,cheharecentemente concluso una tesi di dottorato in retorica all’Università di Berkeley dedicata allarazzializzazionedellesessualitànegliStatiUniti,peraverstimolatoearricchitolamiacomprensionediquestaintersezionecruciale.16Hofornitoriflessionisull’universalitàinmieiscrittisuccessivi,soprattuttonelcapitolo2diParolecheprovocano,cit.17 Il libro è uscito nel 2000: J. Butler, E. Laclau, S. Žižek, Contingency, Hegemony, Universality:ContemporaryDialoguesOnTheLeft,Verso,London-NewYork2000;trad.it.,Dialoghisullasinistra.Contingenza,egemonia,universalità,Laterza,Roma-Bari2010(N.d.T.).18 Si vedano le importanti pubblicazioni della Intersex Society of North America (comprese lepubblicazioni di Cheryl Chase) che più di ogni altra organizzazione ha portato all’attenzionedell’opinionepubblicalostrettoeviolentocontrolloesercitatosuneonati/eebambini/enati/econcorpianomali dal punto di vista del genere. Per maggiori informazioni si può contattare l’associazioneall’indirizzowebhttp://www.isna.org [anche se tale indirizzo internetesisteancora, l’associazione si èscioltanel2008(N.d.T.)].19Ringrazio Wendy Brown, Joan W. Scott, Alexandra Chasin, Frances Bartkowski, Janet Halley,Michel Féher, Homi Bhabha, Drucilla Cornell, Denise Riley, ElizabethWeed, Kaja Silverman, AnnPellegrini,WilliamConnolly,GayatriChakravortySpivak,ErnestoLaclau,EduardoCadava,FlorenceDore, David Kazanjian, David Eng e Dina Al-kassim per il loro sostegno e la loro amicizia nellaprimaveradel1999,quandohoscrittoquestaprefazione.

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Prefazioneall’edizione1990

Nel femminismo contemporaneo i dibattiti sui significati del generecontinuano spesso a provocare un senso di disturbo, come sel’indeterminatezza del genere potesse infine culminare nel fallimento delfemminismo. Forse l’idea di una questione aperta, di un problema, nondovrebbe avereunavalenza così negativa.Creareproblemi, nei discorsi chehanno dominato la mia infanzia, era qualcosa che non si doveva mai fare,perchétipotevamettereneiguai.Itrouble, ininglese,cioèlostessoterminechedà il titolo all’edizioneoriginaledi questo libro (GenderTrouble) e cherimandaall’ideasiadicreareproblemi,didisturbare,difareconfusionesiadimettersiotrovarsineiguai.Laribellioneelasuareprimendasembravanocosìracchiusi nello stesso termine, cosa che diede origine almioprimo sguardocritico nei confronti degli stratagemmi del potere: la legge predominanteminacciavadi farti finire nei guai, ti cimetteva addirittura nei guai, e tuttoquestoper tenerti fuoridaiguai.Daquisonoarrivataallaconclusioneche iguaieiproblemisonoinevitabiliechenonc’èmigliormododiaffrontarlichedientrarcidentro.Conilpassaredeltemposipresentaronoulterioriambiguitàsulla scena critica. Iniziai a notare che il termine trouble era talvolta uneufemismoperesprimereunqualcheproblemafondamentalmentemisteriosodi solito legato al presuntomistero di tutto ciò che riguarda la femminilità.LessiBeauvoir,laqualespiegavacheesseredonna,nelquadrodiunaculturamaschilista,significaesserefontedimisteroeinconoscibilitàpergliuomini;equestosembrò trovareconferma inqualchemodoquando lessiSartre,per ilquale ogni desiderio, problematicamente assunto come eterosessuale e almaschile[masculine],eradefinitodallaparolatroublecheinfrancesesignificascompiglio,disturbo,turbamento20.Perquelsoggettoalmaschiledidesideriola questione si trasformò in uno scandalo con l’improvvisa intrusione,

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l’imprevista capacità di azione, di un «oggetto» femminile [female] cheinesplicabilmenterestituisce losguardo, ribalta ilpuntodivistaecontesta ilposto e l’autorità della posizione al maschile. La dipendenza radicale delsoggetto al maschile dall’«Alterità» femminile mette improvvisamente inevidenza l’illusorietà dell’autonomia del soggetto stesso. Quel particolarerovesciamento dialettico di potere, tuttavia, non riusciva a trattenere lamiaattenzione – anche se altri rovesciamenti sicuramente lo facevano. Il poteresembrava essere qualche cosa di più di uno scambio tra soggetti o di unarelazionedicostanteinversionetrailsoggettoeun«Altro»;difatto,ilpoteresembravaoperarenellaproduzionediquellastessacornicebinariacheservivaperpensareilgenere.Michiedevo:qualeconfigurazionedipoterecostruisceilsoggettoel’Altro,larelazionebinariatra«uomini»e«donne»elastabilitàinterna di questi termini? Quale restrizione è all’opera qui? Questi terminisonoaproblematici solo inquantoconformiaunamatriceeterosessualecheserveaconcettualizzareilgenereeildesiderio?Checosasuccedealsoggettoe alla stabilità delle categorie di genere quando il regime epistemico dellapresunta eterosessualità viene smascherato come ciò che produce e reificaquellechesipresentanocomecategorieontologiche?Macome sipuòmettere indubbioun regimeepistemologico/ontologico?

Qual è ilmodomigliore dimettere seriamente in questione le categorie digenerechesostengono legerarchiedigeneree l’eterosessualitàobbligatoria?Si pensi al destino dell’espressione «female trouble», che in inglese designastoricamente quell’indisposizione femminile senza nome, sotto il cui velo sialludesottilmenteallanozionechel’esseredisessofemminilesiaunanaturaleindisposizione. Per quanto lamedicalizzazione dei corpi delle donne sia unproblema serio, il termine fa anche ridere, e il riso di fronte alle categorieserie è qualcosa di indispensabile per il femminismo. Senza dubbio, ilfemminismo continua ad avere bisogno di proprie forme di seria giocosità.FemaleTrouble è altresì il titolodel filmdi JohnWaters con l’attore/attriceDivine,protagonistaanchediHairspray,cheimpersonaledonneinmododasuggerire implicitamente che il genere è un tipo di personificazionepersistente che passa per vera. La sua performance destabilizza proprio ladistinzionetranaturaleeartificiale,traprofonditàesuperficie,trainternoedesterno; distinzione attraverso la quale il discorso sui generi quasi sempreopera. Il drag è un’imitazione del genere o una messa in scena dei gestisignificanti attraverso i quali il genere stesso viene istituito? L’essere

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femminilecostituisceun«fattonaturale»,unaperformanceculturale,oppureè«naturalità»costituitaattraversoattiperformatividiscorsivamenteobbligatiche producono il corpo attraverso e all’interno delle categorie del sesso?NonostanteDivine, le pratiche di genere nelle culture gay e lesbiche spessotematizzano il «naturale» in contesti parodici che mettono in rilievo lacostruzione performativa di un sesso vero e originale. Quali altre categorieidentitariefondative–ilbinarismodelsesso,delgenereedelcorpo–sipuòdimostrare sianoproduzionichecreano l’effettodelnaturale,dell’originaleedell’inevitabile?Mettereinevidenzailfattochelecategoriefondativedelsesso,delgeneree

del desiderio sono effetti di una specifica formazione di potere richiede untipodi indaginecriticacheFoucault, riformulando lapropostadiNietzsche,definisce«genealogia».Unacriticagenealogicasirifiutadicercareleoriginidelgenere,l’intimaveritàdeldesideriofemminile,un’identitàsessualegenuinao autentica che la repressione ha impedito di vedere; anzi, la genealogiaindaga la posta politica che è in gioco nel designare come origine e causaquelle categorie identitarie che in realtà sono effetti di istituzioni, pratiche,discorsichehannooriginimultipleediffuse.Ilcompitodiquestaanalisièdiconcentrarsisu–edecentrare–taliistituzionidefinitorie:ilfallogocentrismoel’eterosessualitàobbligatoria.Proprioperchéquelladel«femminile»nonsembrapiùessereunanozione

stabile,essendoilsuosignificatodisturbatoeinstabiletantoquantoquellodi«donna»,eproprioperchéentrambii terminidiventanoproblematicisoloinquanto termini relazionali, questa indagine si concentra sul genere esull’analisirelazionalecheessosuggerisce.Inoltre,nonèpiùcosìchiaroselateoriafemministadebbarisolverelaquestionedell’identitàprimariaperpoterprocedere con il proprio compito politico. Piuttosto, dovremmo chiederciquali possibilità politiche conseguono da una critica radicale delle categorieidentitarie.Qualenuovaformadipoliticaemergequandononèpiùl’identitàcomebasecomuneadeterminareildiscorsosullepolitichefemministe?Einche misura lo sforzo di individuare un’identità comune come momentofondativo di una politica femminista impedisce un’indagine radicale sullacostruzioneesullaregolamentazionepoliticadell’identitàstessa?

Questo testo èdiviso in tre capitoli cheproduconounagenealogia criticadellecategoriedigenereinambitidiscorsivimoltodiversitraloro.Ilprimo,

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Soggetti di sesso/genere/desiderio, riconsidera lo status delle «donne» comesoggetto del femminismo e la distinzione sesso/genere. L’eterosessualitàobbligatoriae il fallogocentrismosono intesicomeregimidipotere/discorsoche rispondono in modi spesso divergenti alla domanda fondamentale deldiscorso sul genere: in che modo il linguaggio costruisce le categorie delsesso?La«femminilità»[feminine]resisteallarappresentazioneall’internodellinguaggio?Illinguaggiovaintesocomefallogocentrico(ladomandapostadaLuce Irigaray)? Il sesso «al femminile» [feminine] è l’unico rappresentatoall’interno di un linguaggio che fa convergere il femminile e il sessuale(secondo la tesi di Monique Wittig)? Dove e come l’eterosessualitàobbligatoria e il fallogocentrismo arrivano a coincidere? E dove divergonol’unadall’altro?Comefaillinguaggioaprodurrelacostruzionefinzionaledel«sesso»chesostienequestidiversiregimidipotere?Qualitipidicontinuitàsipensa esistano tra genere, sesso e desiderio all’interno di un linguaggio chepresuppone l’eterosessualità?Questi termini sono distinti gli uni dagli altri?Qualitipidipraticheculturaliproduconounadiscontinuitàeunadissonanzasovversivetrasesso,genereedesiderioemettonoinquestionelelororelazionichesidannocomunementeperscontate?Ilsecondocapitolo,Ildivieto, lapsicoanalisie laproduzionedellamatrice

eterosessuale, propone una lettura selettiva dei resoconti strutturalisti,psicoanaliticie femministidel tabùdell’incestocomemeccanismochecercadi sancire identità di genere distinte e coerenti all’interno di una corniceeterosessuale.Inalcunidiscorsipsicoanaliticilaquestionedell’omosessualitàèinvariabilmente associata a formedi inintelligibilità culturale e, nel casodellesbismo, alla desessualizzazione del corpo femminile. Su un altro versante,l’uso della teoria psicoanalitica ai fini di una descrizione di «identità» digenere complesse viene praticato attraverso l’analisi dei concetti di identità,identificazione e travestimento in Joan Rivière e in altra letteraturapsicoanalitica.Dopoaversottopostoiltabùdell’incestoallacriticadell’ipotesirepressiva proposta da Foucault nella Storia della sessualità, mostro comequellastrutturainterdittivaogiuridicafondil’eterosessualitàobbligatoriaentroun’economiasessualemaschilistaealcontemponerendapossibileunasfidacritica. La psicoanalisi è un’indagine antifondazionale che afferma unacomplessità sessuale la quale deregolamenta efficacemente codici sessualirigidi e gerarchici, oppure mantiene una serie di assunti non riconosciutirelativiaifondamentidelleidentitàcheoperanoavantaggiopropriodiquelle

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stessegerarchie?L’ultimo capitolo, Atti sovversivi del corpo, parte da una considerazione

criticadella costruzionedel corpomaterno in JuliaKristevapermostrare lenorme implicite che governano l’intelligibilità culturale del sesso e dellasessualità nel suo lavoro. Anche se viene usato Foucault per una critica diKristeva, un’analisi ravvicinata del lavoro dello stesso Foucault rivela unaproblematica indifferenza alla differenza sessuale. La sua critica dellacategoriadisesso,tuttavia,cidàlapossibilitàdiguardaredentrolepratichediregolamentazione di alcune finzioni mediche contemporanee, finalizzate adesignare un sesso univoco. Le riflessioni teoriche e la scrittura creativa diMonique Wittig propongono una «disintegrazione» dei corpi costituiticulturalmente,suggerendochelastessamorfologiasialaconseguenzadiunoschema concettuale egemonico. L’ultimo paragrafo di questo capitolo,Iscrizioni corporee, sovversioni performative, prende in considerazione lacostruzionepoliticadeilimitiedellasuperficiedeicorpi,apartiredallavorodi Mary Douglas e Julia Kristeva. Come strategia di denaturalizzazione erisignificazione delle categorie del corpo, descrivo e propongo una serie dipraticheparodichebasatesuuna teoriaperformativadegliattidigenerechefacciadellecategoriedicorpo,sesso,genereesessualitàunaquestioneapertaescomodaenedeterminilarisignificazioneelaproliferazionesovversivaealdilàdellacornicedelbinarismo.

Sembra che ogni testo abbia più fonti di quante ne possa ricostruire alproprio interno. Si tratta di fonti chedefiniscono e danno forma allo stessolinguaggio del testo in modi che non potrebbero essere compresi senza uncompletodispiegamentodeltestostesso,naturalmentesenzagaranziechequeldispiegamentopossaarrivareaunaconclusione.Ancheseho iniziatoquestaprefazione con una storia che fa parte della mia infanzia, devo dire che sitratta di una fabula irriducibile a meri fatti. In effetti il mio scopo, più ingenerale,èdidelineareilmodoincuileinvenzionicheriguardanoilgenerestabiliscono e fanno circolare una designazione erronea dei fatti naturali.Ovviamente è impossibile ritrovare l’origine di questi saggi, individuare idiversimomentichehannoresopossibilequestotesto.Idiversitestisonostatiqui raccolti per facilitare una convergenza politica tra il femminismo, leprospettivegayelesbichesulgenereelateoriapost-strutturalista.Lafilosofiaè il meccanismo disciplinare predominante che mobilita questo soggetto-

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autrice, sebbene raramente, omai, appaia separato da altri discorsi.Questaindagine cerca di attestare quelle posizioni che sono aimargini critici dellavita disciplinare. Il punto non è rimanere marginali, ma partecipare aqualunque rete e zona di marginalità che siano generate da altri centridisciplinari e che, insieme, costituiscanouna dislocazionemultipla di quelleautorità. La complessità del genere richiede una serie di discorsiinterdisciplinari e post-disciplinari per resistere all’addomesticamento deglistudidigenereedeiWomenStudiesinambitoaccademicoeperradicalizzarelanozionedicriticafemminista.Lastesuradiquestotestoèstataresapossibiledavarieformedisostegno

istituzionale e individuale. L’American Council of Learned Societiesmi haconferitounaborsaRecentRecipientof thePh.D.per ilsemestreautunnaledel1987elaSchoolofSocialSciencepressol’InstituteforAdvancedStudydiPrincetonmihafornitoborsadi studio,alloggioediscussioni stimolantinelcorsodell’annoaccademico1987-1988.IlmiolavoroèstatosostenutoanchedallaborsadiricercaperdocentioffertadallaGeorgeWashingtonUniversitynell’estate del 1987 e in quella del 1988. Joan W. Scott ha dato uninestimabileeincisivosguardocriticosulmiolavoroindiversimomentidellastesura.Ilsuoimpegnonelripensarecriticamenteiterminisucuisibasanoipresuppostidellapoliticafemministaharappresentatopermeunconfrontoeunafontedi ispirazione.IlGenderSeminarchesièriunitopresso l’InstituteforAdvancedStudydiPrincetonsottoladirezionediJoanScottmihaaiutatoachiarireedelaborarelemieideegrazieallecontrapposizionisignificativeestimolantichesonoemersenel lavorocollettivo.Perciò, ringrazioLilaAbu-Lughod,YasmineErgas,DonnaHaraway,EvelynFoxKeller,DorinneKondo,RaynaRapp,CarrollSmith-Rosenberg,LouiseTilly.Imieistudentielemiestudentesse nel seminario su genere, identità e desiderio, che ho tenutorispettivamentepressolaWesleyanUniversityel’UniversitàdiYalenel1985enel 1986, sono stati/e indispensabili grazie alla loro volontà di immaginaremondiconnotatiinmodoalternativorispettoalgenere.Hoapprezzatoanchela varietà di reazioni critiche ricevute quando ho presentato parti di questolavoroalWomen’sStudiesColloquiumdiPrinceton,alloHumanitiesCenterdellaJohnsHopkinsUniversity,allaUniversityofNotreDame,all’UniversitàdelKansas,all’AmherstCollegeeallaYaleUniversitySchoolofMedicine.ImieiringraziamentivannoancheaLindaSinger,ilcuicostanteradicalismoèstatounapportoinestimabile,aSandraBartky,perilsuolavoroeperlesue

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tempestiveparolediincoraggiamento,aLindaNicholson,perisuoiconsiglialivellodieditingeperlesueosservazionicritiche,eaLindaAnderson,perlesueacuteintuizionipolitiche.Ringrazioanchegliamicieleamiche,icolleghielecolleghechehannodatoformaesostegnoalmiopensiero:EloiseMooreAggar, Inés Azar, Peter Caws, Nancy F. Cott, Kathy Natanson, LoisNatanson, Maurice Natanson, Stacy Pies, Josh Shapiro, Margaret Soltan,RobertV. Stone,RichardVann ed EsztiVotaw.Ringrazio Sandra Schmidtper il suo lavoro attento e per l’aiuto nella preparazione del manoscritto, eMegGilbertperlasuaassistenza.RingrazioancheMaureenMacGroganperl’incoraggiamento a questo e ad altri progetti, con il suo spirito, la suapazienzaelasuaattentacuraeditoriale.Come sempre, ringrazio Wendy Owen per la sua immaginazione

inarrestabile,perlesuesottiliosservazionicriticheeperglistimolicheilsuolavoromioffre.20Troubleinfranceseèancheunaggettivochevuoldire«opaco,torbido,pocochiaro»(N.d.T.).

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1.Soggettidisesso/genere/desiderio

Donnanonsinasce,losidiventaSimonedeBeauvoir

Arigorditermini,nonsipuòdirecheesistano«ledonne»JuliaKristeva

LadonnanonhaunsessoLuceIrigaray

Èildispositivodellasessualità[...]aistituirelanozionedisessoMichelFoucault

LacategoriadelsessoèlacategoriapoliticachefondalasocietàinquantoeterosessualeMoniqueWittig

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I.Le«donne»comesoggettodelfemminismoBuonapartedellateoriafemministasièbasatasulpresuppostocheesistesseun’identità, concepita attraverso la categoria delle donne, che non soloistituisce gli interessi e gli obiettivi femministi all’interno del discorso, maanche costituisce il soggetto per il quale si cerca una rappresentanza e unarappresentazionepolitica.Mapoliticaerappresentanza/rappresentazione sonotermini controversi. Da una parte, rappresentanza funziona come termineoperativo in un processo politico che cerca di allargare la visibilità e lalegittimitàdelledonnecomesoggettipolitici;dall’altraparte,rappresentazioneèlafunzionenormativadiunlinguaggiochesidiceriveliodistorcaciòchesipresuppone sia vero a proposito della categoria delle donne. Alla teoriafemministaèsembratonecessariosviluppareunlinguaggiocherappresentassepienamenteoadeguatamenteledonneperfavorirelalorovisibilitàpolitica.Equestoeraovviamenteimportantesesipensaalladiffusacondizioneculturalein cui le vite delle donne erano rappresentate inmodo falsato o non eranorappresentateaffatto.Di recente, questa modalità prevalente nel concepire la relazione tra la

teoria femminista e la politica è stata messa in questione dall’interno dellostessodiscorsofemminista.Perfinoilsoggetto«donne»nonèpiùintesocomequalcosa di stabile o costante.Non solo c’è una granmole dimateriali chemette indubbio l’applicabilitàdel«soggetto»comecandidatopereccellenzaalla rappresentazione o, addirittura, alla liberazione, ma, tutto considerato,mancapersinounpienoaccordosuchecosacostituisca,odovrebbecostituire,la categoriadelle donne.Gli ambiti della «rappresentanza/rappresentazione»politica e linguistica stabiliscono in anticipo i criteri secondo cui i soggettistessisonoformati,conilrisultatochelarappresentanzaelarappresentazionesi estendono solo a ciò che può essere riconosciuto come soggetto. In altreparole, bisogna qualificarsi come soggetto prima che larappresentanza/rappresentazionepossaessereestesa.Foucaulthamostratocomeisistemigiuridicidipotereproduconoisoggetti

che in seguito arrivano a rappresentare21. Le nozioni giuridiche del poteresembranoregolare lavitapolitica in terminimeramentenegativi,valeadireattraversolalimitazione,laregolamentazione,ildivieto,ilcontrolloepersinola «protezione» degli individui legati a quella struttura politica attraversol’operazionecontingenteerevocabiledellascelta.Maisoggettiregolatidatali

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strutture, per il fatto di esserne soggiogati, vengono definiti e riprodotti inaccordoconleesigenzeditalistrutture.Sequestaanalisiècorretta,alloralaformazionegiuridicadel linguaggioedellapoliticacherappresenta ledonnecome«soggetto»delfemminismoèessastessaunaformazionediscorsivaedàorigineaunadeterminataversionedellapoliticarappresentativa.Eilsoggettofemminista si rivela essere costruito discorsivamente dallo stesso sistemapolitico che si suppone ne promuova l’emancipazione. Tutto ciò diventapoliticamente problematico se si può dimostrare che quel sistema producesoggetticonnotatidalpuntodivistadelgenerelungounassedifferenzialedidominio o soggetti che si presume siano almaschile. In tali casi appellarsiacriticamente a tale sistema per l’emancipazione delle donne non può averealtroesitochequellodiautoinfliggersiunasconfitta.La questione del «soggetto» è cruciale per la politica, e per la politica

femminista in particolare, perché i soggetti giuridici sono immancabilmenteprodottiattraversodeterminatepratichediesclusionechenonsi«mostrano»piùunavoltachelastrutturagiuridicadellapoliticasiastataistituita.Inaltreparole, la costruzionepoliticadel soggettoprocedecondeterminati scopidilegittimazione ed esclusione, e queste operazioni politiche vengonoefficacementenascosteenaturalizzatedaun’analisipoliticachesifondasullastrutturagiuridica.Ilpoteregiuridicoinevitabilmente«produce»ciòchedicesoltantodirappresentare;èperquestochelapoliticadeveoccuparsidiquestafunzionedualedelpotere:giuridicaeproduttiva.Ineffetti,ildirittoproduceepoi nasconde la nozione di «un soggetto davanti alla legge»22 per invocarequella formazione discorsiva come premessa fondativa naturalizzata che inseguito legittima la stessa egemonia regolamentativa di quella legge. Nonbasta ragionare sul modo in cui le donne potrebbero arrivare a essere piùpienamenterappresentatenellinguaggioenellapolitica.Lacriticafemministadovrebbe anche capire come la categoria delle «donne», il soggetto delfemminismo, viene prodotta e delimitata dalle stesse strutture di potereattraversolequalisicercal’emancipazione.Difattoporreilproblemadelledonnecomesoggettodelfemminismoapre

all’eventualitàpercuipotrebbenonesserciunsoggettochesta«davanti»allalegge,inattesadirappresentanza/rappresentazioneall’internoodapartedellaleggestessa.Forseilsoggetto,cosìcomel’invocazionediun«davanti»intesoneiterminitemporalidiun«prima»,ècostituitodallaleggecomefondamentofittizio della sua stessa rivendicazione di legittimità. Il fatto di presupporre,

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comesifadiffusamente, l’integritàontologicadelsoggettodavantialla leggepotrebbeessereconsideratocomelatracciacontemporaneadell’ipotesidiunostato di natura, quella parabola fondativa delle strutture giuridiche delliberalismo classico. L’invocazione performativa di un «davanti/prima» nonstoricodiventa lapremessa fondativa chegarantisceun’ontologiapre-socialedi persone che liberamente acconsentono a essere governate e, perciò,costituisconolalegittimitàdelcontrattosociale.Al di là, però, delle finzioni fondative che sostengono la nozione del

soggetto, si dà il problema politico cui il femminismo va incontro quandoassume che il termine donne denoti un’identità comune. Invece che unsignificante stabile che impone l’assenso di coloro che intende descrivere erappresentare,donne, anchealplurale,èdiventatoun termineproblematico,unospazioconteso,unmotivodiansia.Ilfattodichiedersi,comesuggerisceiltitolodiDeniseRiley,Sono ioquelnome? nasce dalla stessa possibilità chequelnomeabbiaunamolteplicitàdisignificati23.Anchesesi«è»unadonna,ciòdisicurononètuttociòchesiè;ilterminenonriesceaessereesaustivo,non perché una «persona» che non ha ancora una connotazione di generetrascendagliaccessorispecificidelpropriogenere,maperchéilgenerenonèsemprecostituitoinmodocoerenteocostanteindiversicontestistorici,epoiperché il genere interseca lemodalità razziali, di classe, etniche, sessuali eregionali delle identità costituite discorsivamente. Di conseguenza, diventaimpossibile separare nettamente il genere dalle intersezioni politiche eculturaliincuiessoèimmancabilmenteprodottoemantenuto.L’assuntopoliticoche il femminismodebbaavereunabaseuniversale,da

rinvenire in un’identità che si presume esistere in diverse culture, spessoaccompagna la tesi per cui l’oppressione delle donne ha una qualche formasingolarerintracciabilenellastrutturauniversaleoegemonicadelpatriarcatoodel dominio al maschile. La nozione di un patriarcato universale è stataampiamentecriticata inanni recentiper il fattochenonriesceadarecontodelfunzionamentodell’oppressionedigenereneicontesticulturaliconcretiincui si verifica. E quando questi diversi contesti sono stati presi inconsiderazionedataliteorie,sisonotrovati«esempi»o«illustrazioni»diunprincipio universale presupposto sin dall’inizio.Questo tipo di teorizzazionefemministaè statocriticatonon solo inquanto tentativodi colonizzazioneeappropriazionedelleculturenonoccidentali,finalizzatoadappoggiarenozionidi oppressione prettamente occidentali, ma anche perché quel tipo di

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teorizzazionetendeacostruireun«Terzomondo»opersinoun«Oriente»incuil’oppressionedigenerevienesottilmentespiegatacomesintomaticadiunabarbarie essenzialmente non occidentale. L’urgenza del femminismo disancirelostatutouniversaledelpatriarcato,cosìdarafforzarel’apparenzachele sue rivendicazioni in alcuni casi siano rappresentative, ha talora condottotropporapidamenteaunauniversalitàcategorialeofittiziadellastrutturadeldominio, ritenuta responsabile della produzione della comune esperienza disottomissionedelledonne.Ancheselatesidiunpatriarcatouniversalenongodepiùdellacredibilità

che aveva un tempo, la nozione di una concezione generalmente condivisadelle «donne», chene costituisce il corollario, è statamolto più difficile dasradicare.Certo,cisonostateinnumerevolidiscussioni:esisteunqualcosadicomune tra le«donne»chepre-esiste alla lorooppressioneoppure ledonnehannounlegametralorosoloinvirtùdellacomuneoppressione?Esisteunaspecificità delle culture delle donne che non dipende dalla subordinazioneindottadallecultureegemonichemaschiliste?Laspecificitàel’integritàdellepratiche linguistiche o culturali delle donne si definiscono sempre inopposizione a, e dunque all’interno dei termini posti da, alcune formazioniculturali predominanti? Esiste una zona della «femminilità specifica», unazonacheèdifferenziatadallamascolinitàinquantotaleericonoscibilenellasuadifferenzadaunauniversalità,nonmarcataedunquesolopresunta,delle«donne»? Non solo il binarismo mascolinità/femminilità costituisce l’unicoquadro di riferimento in cui quella specificità può essere riconosciuta, maanche, per quanto riguarda tutto il resto, lo «specifico» della femminilitàviene di nuovo del tutto decontestualizzato e separato analiticamente epoliticamentedallacostituzionedellaclasse,della razza,dell’etnicità,edeglialtri assi di relazioni di potere che costituiscono l’«identità» e allo stessotemporendonoinappropriatalanozionediidentitàsingolare24.Vorrei suggerire che la presunta universalità e unità del soggetto del

femminismo sono significativamente minate dai vincoli del discorsorappresentazionaleentrocui funziona. Ineffetti laprematura insistenza sullastabilità del soggetto del femminismo, inteso come categoria uniformedelledonne,generaimmancabilmenteirifiutipiùdiversiadaccettaretalestabilità.Questiambitidiesclusionesvelano leconseguenzecoercitivee regolativeditale costruzione, anche quando questa sia stata elaborata in vistadell’emancipazione. Infatti la frammentazione interna al femminismo e la

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paradossale opposizione a esso da parte di «donne» che il femminismosostiene di rappresentare, ci rivelano i limiti inevitabili di una politicaidentitaria. L’idea che il femminismo possa cercare una più ampiarappresentanza/rappresentazioneperunsoggettocheessostessocostruisce,hacomeconseguenzaironicailrischiodiunfallimentodegliobiettivifemministia seguito del rifiuto di considerare i poteri costitutivi insiti nelle stesserivendicazionidirappresentatività.Ilproblemanonsirisolvefacendoappelloalla categoria delle donne per scopi meramente «strategici», perché lestrategiehannosempresignificatichenetravalicanogliscopi.Inquestocaso,la stessa esclusionepuòqualificarsi comeun significato consequenziale, perquantoinvolontario.Ilfemminismo,nell’adempierealrequisitopropriodiunapolitica rappresentativa dell’articolazione di un soggetto stabile delfemminismo,siesponeadaccusedigrossolanarappresentazionefalsata.Ovviamenteilcompitopoliticodelfemminismononconsistenelrifiutarela

politica rappresentativa, sempre ammesso che lo si possa fare. Le strutturegiuridiche del linguaggio e della politica costituiscono oggi il campocontemporaneodelpotere;perciònonsidàalcunaposizionealdifuoriditalecampo, ma si dà solo una genealogia critica delle sue pratiche dilegittimazione.Dunque il punto di partenza critico è ilpresente storico, perdirlaconMarx.E il compito stanel formulare, all’internodiquestacornicecostituita, una critica delle categorie dell’identità generate, naturalizzate efissatedallestrutturegiuridichecontemporanee.Forse, inquestacongiunturadellapoliticaculturale,unperiodocheviene

talvolta definito post-femminista, abbiamo l’opportunità di riflettere, entrouna prospettiva femminista, sull’ingiunzione a costruire un soggetto delfemminismo.All’internodellapraticapolitica femminista sembranecessarioripensare radicalmente le costruzioni ontologiche dell’identità, per poterformulare una politica della rappresentanza/rappresentazione che possa farrivivere il femminismo su altre basi. D’altra parte potrebbe essere anche ilmomentogiustoperintraprendereunacriticaradicalechecerchidiliberarelateoriafemministadallanecessitàdicostruireunfondamentounivocoostabilechevienepoi immancabilmente contestatodalle posizioni identitarie o anti-identitariecheimmancabilmenteesclude.Nonpotrebbeesserechepropriolepratichediesclusionechefondanolateoriafemministaattraversolanozionedel soggetto «donne», finiscano paradossalmente per intralciare gli scopifemministidiestendereleproprieistanze«rappresentative»?25

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Ma forse il problema è ancora più grave. La costruzione della categoriadelledonnecomesoggettostabileecoerenteèunaregolazioneereificazionedelle relazioni di genere davvero involontaria? Una simile reificazione noncontrastacongli stessiobiettivi femministi? Inchemisura lacategoriadelledonne acquisisce stabilità e coerenza solo nel contesto della matriceeterosessuale?26Seunanozionestabiledelgeneredimostradinonesserepiùlapremessafondativadellapoliticafemminista,alloraèforsedesiderabilechesorga un nuovo tipo di politica femminista, che contesti le reificazioni delgenere e dell’identità, una politica che assuma la costruzione variabiledell’identità come suo prerequisito dal punto di vista sia metodologico sianormativo,senonaddiritturacomefinepolitico.Evidenziareleoperazionipolitichecheproduconoenascondonociòchesi

qualificacomeilsoggettogiuridicodelfemminismoèproprioilcompitochespetta a una genealogia femminista della categoria delle donne. Invocare lacategoria«donne»inmodoaproblematico,mentresidàcorsoal tentativodimetterlainquestione,puòrisolversiinungestocheprecludealfemminismolapossibilità di porsi comepolitica rappresentativa.Che sensoha estendere larappresentanza/rappresentazione a soggetti che sono costruiti attraversol’esclusionedichinonriesceaconformarsiairequisitiimplicitidelsoggetto?Qualirelazionididominioedesclusionevengonoinvolontariamenteveicolatequandolarappresentanza/rappresentazionedivental’unicoelementosucuilapolitica concentra l’attenzione? L’identità del soggetto femminista nondovrebbecostituire il fondamentodellapoliticafemminista, seèveroche laformazione del soggetto avviene in un campo di potere che è regolarmentesepolto proprio attraverso l’asserzione di quel fondamento. Forse,paradossalmente, la «rappresentanza/rappresentazione» dimostrerà di avereunsensoperilfemminismosoloquandoilsoggetto«donne»nonnecostituiràpiùinalcunmodounpresupposto.

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II.L’ordineobbligatoriodisesso/genere/desiderioAnche se l’unità aproblematica delle «donne» viene spesso invocata percostruireunasolidarietàidentitaria,ladistinzionetrasessoegenereintroduceuna scissione nel soggetto femminista.Originariamente intesa come ciò cheavrebbe messo in discussione l’idea che la biologia sia un destino, ladistinzionetrasessoegenereserveasostenerelatesiche,mentreilsessodalpunto di vista biologico è variamente resistente, il genere è costruitoculturalmente:diconseguenzailgenerenonèilrisultatocausaledelsesso,néha, pare, la stessa fissità.L’unità del soggetto viene così già potenzialmentecontestata da quella distinzione che permette di vedere il genere comeinterpretazione multipla del sesso27. Se il genere consiste nei significaticulturaliassuntidalcorposessuato,alloranonsipuòdirecheungenerederiviunivocamente da un sesso. Portata alle sue estreme conseguenze logiche, ladistinzione tra sesso e genere suggerisceuna radicalediscontinuità tra corpisessuatiegenericulturalmentecostruiti.Purassumendoprovvisoriamente lastabilità del binarismo sessuale, non ne consegue che la costruzione degli«uomini» derivi esclusivamente da corpi di sesso maschile [male] o che iltermine«donne»interpretisolocorpidisessofemminile.Inoltre,anchese isessiappaionoaproblematicamentebinarinellaloromorfologiaecostituzione(cosa che discuterò) non c’è ragione di assumere che anche i generidovrebberorimaneredue28.Presupporreche ilsistemadelgeneresiabinarioribadisce implicitamente la convinzione che il genere sia in relazionemimeticaconilsesso,echedunquelorispecchionesiaaltrimentilimitato.Se si teorizza lo statuto di costruzione del genere in quanto radicalmenteindipendentedalsesso,ilgenerestessodiventaunartificiofluttuante,conlaconseguenzacheterminicomeuomoomascolinitàpossonosignificareconlastessa facilità un corpodi sesso sia femminile siamaschile, e termini comedonnaofemminilitàuncorpodisessosiamaschilesiafemminile.Questa radicale scissione del soggetto connotato dal punto di vista del

genereponeun’altraseriediproblemi.Possiamofareriferimentoaun«dato»sessooaun«dato»genere,senzaprimaindagareilmodoincuiilsessoe/oilgeneresonodati,attraversoqualimezzi?Ecomunque,checos’èil«sesso»?Ènaturale, anatomico, cromosomico o ormonale? Un/a critico/a femministacome deve valutare i discorsi scientifici che dicono di stabilire per noi tali«fatti»?29Ilsessohaunastoria?30Ognisessohaunastoriadifferenteostorie

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diverse? Esiste una storia di come è stata istituita la dualità dei sessi, unagenealogiachepotrebbefarapparireleopzionibinariecomeunacostruzionevariabile? Il sesso, come fatto apparentemente naturale, è prodottodiscorsivamente da diversi discorsi scientifici, al servizio di altri interessipoliticiesociali?Sesicontestailcarattereimmutabiledelsesso,alloraforsequestocostruttodetto«sesso»èculturalmentecostruitopropriocomeloè ilgenere;anzi,forseilsessoègiàdasempregenere,cosìcheladistinzionetrasessoegenerefinisceperrivelarsiunanon-distinzione31.Non avrebbe dunque senso definire il genere un’interpretazione culturale

delsesso,vistochelastessacategoriadisessoèconnotatadalpuntodivistadigenere.Ilgenerenonandrebbeconcepitocomemeraiscrizioneculturaledisignificato suun sessogiàdato (concezionegiuridica); il generedeve anchedesignarequell’apparatodiproduzionepermezzodelqualevengonoistituitiisessi. Ne consegue che il genere non sta alla cultura come il sesso sta allanatura; il genere è anche il mezzo discorsivo/culturale con cui la «naturasessuata» o «un sesso naturale» vengono prodotti e fissati in quanto «pre-discorsivi»,precedentilacultura,unasuperficiepoliticamenteneutralesucuiagisce la cultura. Il problema della costruzione del «sesso», in quantoradicalmente non costruito, tornerà al capitolo 2 nella discussione di Lévi-Strauss e dello strutturalismo.Ma è già chiaro a questo punto che uno deimodi per fissare la stabilità interna e la struttura binaria del sesso sta nelproiettarequesta suadualità inun ambitopre-discorsivo.Laproduzionedelsesso in quanto pre-discorsivo dovrebbe essere intesa come effetto diquell’apparatodicostruzioneculturaledesignatodalterminegenere.Comevaallora riformulata la nozione di genere per contemplare quelle relazioni dipotere che hanno per effetto sia la produzione discorsiva di un sesso pre-discorsivosiailsuonascondimento?

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III.Ilgenere:lerovinecircolarideldibattitocontemporaneo

Esiste«un»generechesipuòdireunapersonaabbiaoppure si trattadiunattributoessenziale,diqualcosachesipuòdireunapersonasia,comeimplicala domanda «di che genere sei?». Quando teorici e teoriche femministesostengonocheilgenereèl’interpretazioneculturaledelsessoocheilgenereèculturalmentecostruito,qualèlamanieraoilmeccanismochegovernatalecostruzione?Seilgenereècostruito,potrebbeesserecostruitoinmodidiversioppure ciò implica una qualche forma di determinismo sociale, escludendocosìlapossibilitàdiagire[agency]edeterminareunatrasformazione?L’ideadi «costruzione» suggerisce che alcune leggi danno origine a differenze digenere lungo gli assi universali della differenza sessuale? Come e dove haluogolacostruzionedelgenere?Chesensopossiamodareaunacostruzione,chenonpuòpresupporreunagenteumanochelapreceda?Dauncertopuntodi vista, l’idea che il genere sia costruito sembra suggerire un certodeterminismo dei suoi significati iscritti su corpi anatomicamentedifferenziati, laddove tali corpi sono intesi come destinatari passivi di unaleggeculturaleinesorabile.Quandolaspecifica«cultura»,che«costruisce»ilgenere, viene concepita nei termini di tale legge o serie di leggi, il generefinisce per apparire fisso e determinato come nella formulazione per cui labiologia è un destino. Così, non è la biologiama la cultura a diventare undestino.D’altro canto, Simone deBeauvoir nel Secondo sesso ci dice che «donna

nonsinasce,losidiventa»32.PerBeauvoirilgenereè«costruito»,malasuaformulazioneimplicitapresupponeun(’)agente,uncogitocheinqualchemodoassume e si appropria di quel genere e in linea di principio potrebbeassumerne un altro. Il genere è variabile e dipendente dalla volontà, comesembra suggerire Beauvoir? La «costruzione» può in tal caso ridursi a unaforma di scelta? Beauvoir dice chiaramente che «si diventa» donna, marimanendo nella coazione culturale a diventarlo. E chiaramente la coazionenon viene dal «sesso». Niente nella sua descrizione garantisce che «chi»diventa donna sia necessariamente di sesso femminile. Se il corpo è «unasituazione»33,comesostieneBeauvoir,nonsipuòricorrereauncorpochenonsia già stato interpretato da significati culturali; quindi, il sesso non può

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qualificarsicomefatticitàanatomicapre-discorsiva.Anzi,sidimostreràcheilsesso,perdefinizione,ègiàdasempregenere34.La polemica sul significato di costruzione sembra affondare nella polarità

traliberoarbitrioedeterminismodellatradizionefilosofica.Diconseguenza,si potrebbe ragionevolmente sospettare che una qualche comune restrizionelinguistica applicata al pensiero dia forma e limiti ai termini del dibattito.Entroquestitermini,«ilcorpo»apparecomeunmediumpassivo,sucuisonoiscritti i significati culturali, o come lo strumento attraverso il quale unavolontà interpretativa e appropriativa determina per se stessa un significatoculturale.Inentrambiicasi,ilcorpoèrappresentatocomeunmerostrumentoomediumattraversoilqualevengonomessiinrelazionesignificaticulturaliinmodomeramenteestrinseco.Ma«ilcorpo»èdiperséunacostruzione,comelamiriadedi«corpi»checostituisconol’ambitodeisoggettidigenere.Nonsipuòdirecheicorpiabbianoun’esistenzadotatadisignificatoprimachesianomarcatidalpuntodivistadelgenere;eallorasorgeunproblema:finoachepuntoilcorpovieneallalucenella (nelle)eattraverso la (le)marcatura/edigenere?Comepossiamoriconcepireilcorpononpiùcomemediumpassivoocome strumento in attesa di essere animato da una volontà precipuamenteimmateriale?35Che il genere o il sesso sia fisso o libero è funzione di un discorso che,

come proverò a ipotizzare, cerca di porre determinati limiti all’analisi o disalvaguardarecertidogmidell’umanismocomepresuppostodiognianalisidelgenere.Ilpuntoincuisicollocailtemadell’intrattabilità,chesiadelsessoodel genere o del significato stesso di «costruzione», fornisce un indizio percapire quali possibilità culturali possono essere mobilitate o meno da ogniulteriore analisi. I limiti dell’analisi discorsiva del genere presuppongono eprevengono le configurazioni di genere che si possono immaginare erealizzareentrounacultura.Questononsignificachequalunquepossibilitàsiaapertaperilgenere,mapiuttostocheiconfinidell’analisiveicolanoilimitidiun’esperienzadiscorsivamentecondizionata.Limiti che sono sempre stabilitientro i termini di un discorso culturale egemonico, formulato sulla base distrutturebinarie,chesipresentanocomelalinguadellarazionalitàuniversale.Il vincolo viene dunque costruito attraverso ciò che il linguaggio costituiscecomel’ambitodell’immaginazionedelgenere.

Perquantogli/lescienziati/esociali trattinoilgenerecomeun«fattore»o

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una«dimensione»dell’analisi, questovieneapplicatoapersonedotatediuncorpo come «unamarcatura», che indica la differenza biologica, linguisticae/o culturale. In questi casi, il genere può essere inteso come unasignificazioneassuntadauncorpo(già)sessualmentedifferenziato,maanchequitalesignificazioneesistesoloinrelazioneaun’altrasignificazioneopposta.Alcuni/eteorici/chefemministi/esostengonocheilgenereè«unarelazione»,di più, è una serie di relazioni e non un attributo individuale.Altri/e, sullascortadiBeauvoir,affermanochesoltantoilgenerealfemminileèmarcato,che persona universale e genere al maschile coincidono, così che le donnevengonodefinite solo sulla base del sesso e gli uomini sonoportatori di unesserepersonauniversalechetrascendeilcorpo.Con unamossa che complica ancora di più la discussione, Luce Irigaray

sostienecheledonnecostituisconounparadosso,senonunacontraddizione,all’internodellostessodiscorsosull’identità.Ledonnesonoil«sesso»chenonè «uno». All’interno di un linguaggio pervasivamente maschilista, unlinguaggio fallogocentrico, ledonne costituiscono l’irrappresentabile. In altreparole,ledonnerappresentanoilsessochenonpuòesserepensato,un’assenzae un’opacità linguistica. In un linguaggio che riposa su una significazioneunivoca, il sesso femminile costituisce l’incontenibile e l’indesignabile. È inquesto senso che le donne sono il sesso che non è «uno»mamultiplo36. InopposizioneaBeauvoir,secondolaqualeledonnesonodesignatecomeAltro,Irigaray sostiene che sia il soggetto sia l’Altro sono i pilastri almaschile diun’economia di significazione chiusa e fallogocentrica, che raggiunge i suoiscopi totalizzanti attraverso la completa esclusione della femminilità. PerBeauvoirledonnesonoilnegativodegliuomini,sonolamancanzadallaqualel’identità almaschile si differenzia; per Irigaray questa particolare dialetticacostituisce un sistema che esclude un’economia di significazione del tuttodifferente.Ledonnenonsonosoltantorappresentateinmodofalsificatonellacornicesartrianadelsoggettosignificanteedell’Altrosignificato,maanchelafalsità della significazione evidenzia l’inadeguatezza dell’intera struttura dirappresentazione. Il sesso che non è sesso, allora, fornisce un punto dipartenzaperunacriticadellarappresentazioneoccidentaleegemonicaedellametafisicadellasostanzachestrutturalanozionestessadelsoggetto.Che cos’è la metafisica della sostanza e come informa il pensiero sulle

categoriedelsesso?Innanzitutto,leconcezioniumanistedelsoggettotendonoapresupporreunapersonasostanziale,portatricediattributiessenzialienon.

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Una posizione femminista umanista potrebbe intendere il genere qualeattributo di una persona, essenzialmente caratterizzata come sostanza o«nucleo»ancoraprivodigenereecheèchiamatopersona,denotandoconciòunacapacitàuniversalediragione,dideliberazionemoraleedilinguaggio.Laconcezione universale della persona, come punto di partenza per una teoriasociale del genere, è tuttavia soppiantata da quelle posizioni storiche eantropologiche che intendono il genere come relazione tra soggettisocialmentecostituitiincontestispecificabili.Questaprospettivarelazionaleocontestualemostracomequellochelapersona«è»,epergiuntaquellocheilgenere«è»,siasemprerelativoallerelazionicostruiteattraversolequalivienedeterminato37.Inquantofenomenomobileecontestuale,ilgenerenondenotaun essere sostanziale, ma un punto di convergenza relativo tra serie direlazioniculturalmenteestoricamentespecifiche.Irigaray,tuttavia,affermerebbecheil«sesso»alfemminilerappresentaun

punto di assenza linguistica, l’impossibilità di una sostanza denotatagrammaticalmenteedunqueilpuntodivistacherivelaquantoquellasostanzasia l’illusionecostanteefondativadiundiscorsomaschilista.Questaassenzanon è indicata come tale nell’economia della significazione almaschile – sitratta di un assunto che rovescia la tesi di Beauvoir (condivisa anche daWittig)cheilsessofemminileèunamarcatura,mentrequellomaschilenonloè.Per Irigaray, il sesso femminilenonèuna«mancanza»oun«Altro»chedefinisce il soggetto in modo immanente e negativo rispetto alla suamascolinità. Al contrario, il sesso femminile elude i requisiti stessi dellarappresentazione, perché esso non è né «Altro», né «mancanza», categorieche fanno riferimento al soggetto sartriano, immanente allo stesso schemafallogocentrico.Dunque,perIrigaray,lafemminilitànonpotrebbemaiesserelamarcaturadiunsoggetto,comedirebbeBeauvoir.Anzi,lafemminilitànonpotrebbenemmenoessereteorizzataneiterminidiunadeterminatarelazionetra lamascolinità e la femminilità entro un qualsiasi discorso dato, essendoquella di discorso una nozione qui non rilevante.Per quanto vari, i discorsicostituiscono altrettante modalità del linguaggio fallogocentrico. Perciò, ilsesso femminile è anche il soggetto che non è uno. La relazione tra lamascolinitàelafemminilitànonpuòessererappresentatainunaeconomiadisignificazioneincuilamascolinitàcostituisceilcircolochiusodisignificanteesignificato.Inmodoalquantoparadossale,BeauvoirnelSecondosessoavevaprefiguratoquestaimpossibilità,quandosostenevachegliuomininonpossono

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risolvere la questione femminile, perché in tal caso sarebbero allo stessotempogiudiciepartiincausa38.Ledifferenzetraleposizionidescrittesonotutt’altrochenette;sipuòdire

cheognunaproblematizza ilposizionamentoe il significatodellanozionedi«soggetto»edi«genere»,nell’ambitodiunaasimmetriadigeneresocialmenteistituita.Lepossibilitàinterpretativedelgenerenonsiesaurisconoaffattonellealternative qui sopra proposte. La circolarità problematica dell’indaginefemminista sul genere viene evidenziata dalla presenza di posizioni che, dauna parte, assumono il genere come una caratteristica secondaria dellepersonee,dall’altra,sostengonochelastessanozionedipersona,posizionatanellinguaggiocomesoggetto,èunacostruzionemaschilistaeunaprerogativacheescludeefficacementelapossibilitàstrutturaleesemanticadiungenerealfemminile.Èinconseguenzaditalinettidisaccordisulsignificatodelgenere(sulfattochegeneresiailterminedadiscutereochelacostruzionediscorsivadelsesso sia più fondamentale, o che forse lo siano le categorie didonne odonnae/ouominieuomo)chenasce ilbisognodi ripensareradicalmente lecategoriedell’identitàentrouncontestorelazionaleimprontatoaunaradicaleasimmetriadigenere.Per Beauvoir, nell’analitica esistenziale della misoginia il «soggetto» è

sempre già al maschile, coincide con l’universale e si differenzia da un«Altro»alfemminilechesiponealdifuoridellenormeuniversalizzanticheregolanol’esserepersonaecheèsempreecomunque«particolare»,incarnatoin un corpo, condannato all’immanenza. Anche se Beauvoir viene spessoconsideratauna sostenitricedeidirittidelledonne, in realtà la suaposizioneimplica anche che, per diventare soggetti esistenziali e dunque per aspirareall’inclusioneneiterminidiunauniversalitàastratta,sianecessariaunacriticafondamentale della disincarnazione del soggetto epistemologico astratto almaschile39. Un soggetto che è astratto nella misura in cui rinnega la suaincarnazione socialmentemarcata e che, inoltre, proietta quella negazione esvilimento della corporeità sulla sfera della femminilità, finendo perrinominare il corpo come femminile. L’associazione tra corpo e femminileopera lungo linee di relazioni magiche di reciprocità, per cui il sessofemminile viene ristretto al proprio corpo, e il corpo maschile, totalmentedenegato,diventa, paradossalmente, lo strumentodisincarnatodi una libertàapparentemente radicale. L’analisi di Beauvoir pone implicitamente ladomanda:qualèl’attodinegazioneedisconoscimentoconcuilamascolinità

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siponecomeuniversalitàdisincarnataelafemminilitàdiventalacostruzionedi una corporeità denegata?Ladialettica servo-padrone, qui completamenteriformulata nei termini non reciproci dell’asimmetria di genere, prefiguraquella che Irigaray descriverà in seguito come l’economia almaschile dellasignificazionechecomprendesiailsoggettoesistenziale,siailsuoAltro.Beauvoir propone che il corpo femminile diventi la situazione e la

strumentalitàdellalibertàdelledonne,nonun’essenzadefinitoriaelimitante40.Lateoriadell’incarnazionecheinformal’analisidiBeauvoirhachiaramenteisuoilimitinellariproduzioneacriticadelladistinzionecartesianatralibertàecorpo. Nonostante i tentativi da me compiuti in passato per dimostrare ilcontrario, sembra che Beauvoir mantenga il dualismo mente/corpo, anchequando propone una loro sintesi41. Il fatto che tale distinzione vengaconservata può essere letto come sintomatico di quel fallogocentrismo cheBeauvoirsottovaluta.NellatradizionefilosoficacheincominciaconPlatoneesiperpetuaconCartesio,HusserleSartre,ladistinzioneontologicatraanima(coscienza,mente)ecorposostieneimmancabilmenterelazionigerarchicheedisubordinazionepsichicaepolitica.Lamentenonsolosoggiogailcorpo,matalorafantasticapersinodipotersfuggireallapropriaincarnazione.Associareculturalmentelamenteallamascolinitàeilcorpoallafemminilitàèqualcosache ricorre frequentemente nell’ambito della filosofia e in quello delfemminismo42.Diconseguenza,ogniriproduzioneacriticadelladistinzionetramenteecorpoandrebberipensataproprioacausadell’implicitagerarchiadigenere,prodotta,mantenutaerazionalizzatadaquellastessadistinzione.Lacostruzionediscorsivadel«corpo»e lasuaseparazionedalla«libertà»

impedisceaBeauvoirdiiscriveresugliassidelgenerelastessadistinzionetracorpoemente,chesipensadovrebbechiarirelapersistenzadell’asimmetriadigenere.Ufficialmente,Beauvoiraffermacheilcorpofemminileèmarcatoneldiscorsomaschilista,doveilcorpoalmaschile,coincidendoconl’universale,rimanenonmarcato.Irigaraysostieneapertamentechesiailmarcatoresiailmarcatosonopresiall’internodiunamodalitàmaschilistadisignificazione,incui il corpo femminile è «separato», per così dire, dall’ambito delsignificabile. In termini post-hegeliani, è «superato», ma non conservato.NellaletturadiIrigaray,latesidiBeauvoirpercuiladonna«èsesso»vienerovesciataperdirecheladonnanonèilsessocheèdesignataessere,maèilsessoalmaschilechesfilainparataencore(edencorps)nelmododell’alterità.PerIrigaraytalemodalitàfallogocentricadisignificazionedelsessofemminile

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riproduceall’infinitoifantasmidelsuodesideriochesiautoamplifica.Invecediungesto linguisticochesiautolimitaeconferisce l’alteritào ladifferenzaalle donne, il fallogocentrismo dà un nome per eclissare la femminilità eprenderneilposto.

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IV.Teorizzareilbinario,l’unitarioeoltreBeauvoir e Irigaray si trovano chiaramente su posizioni diverse per quantoriguarda le strutture fondamentali attraverso le quali viene riprodottal’asimmetria di genere; Beauvoir guarda alla mancata reciprocità di unadialettica asimmetrica, mentre Irigaray afferma che la stessa dialettica èl’elaborazione monologica di un’economia maschilista di significazione.Anche se è evidente che Irigaray amplia il raggio della critica femminista,mettendo in luce le strutture epistemologiche, ontologiche e logiche diun’economia maschilista di significazione, l’efficacia della sua analisi vieneindebolita proprio dalla sua portata globalizzante. È possibile individuareun’economiamaschilistamonolitica tanto quantomonologica, che attraversitutti i contesti culturali e storici in cui ha luogo la differenza sessuale? Ilmancato riconoscimento della specificità culturale secondo cui opera laspecificità di genere, non è esso stesso una sorta di imperialismoepistemologico, un imperialismo che non è reso migliore dalla sempliceelaborazione di differenze culturali quali «esempi» del medesimofallogocentrismo? Il tentativo di includere «Altre» culture, alla stregua diamplificazionivariegatediunfallogocentrismoglobale,costituisceunattodiappropriazione che rischia di ripetere il gesto di autoesaltazione delfallogocentrismo,colonizzandosottoilsegnodelmedesimoquelledifferenzeche altrimenti potrebbero mettere in discussione proprio quella concezionetotalizzante43.La critica femminista dovrebbe esplorare le rivendicazioni totalizzanti di

un’economia maschilista di significazione, ma dovrebbe anche mantenersicriticaversosestessaeversoigestitotalizzantichelostessofemminismopuòcompiere.Tentaredi identificare ilnemicocomesingolarenella formaèuncontrodiscorsochemimaacriticamente lastrategiadichiopprime invecedioffrire una serie diversa di termini. Il fatto che questa tattica possa operareparimentiincontestifemministieantifemministicidicechelacolonizzazionenon è un gesto primariamente o irriducibilmente maschilista. Può operareproducendoaltrerelazionidisubordinazionerazziale,diclasse,eterosessuale,per citarne solo alcune. E, chiaramente, elencare le varietà di oppressione,come ho iniziato a fare, presuppone una loro coesistenza discreta esequenziale lungounasseorizzontale,cosachecomunquenonriesceadarecontodelleloroconvergenzeinambitosociale.Maancheunmodelloverticale

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sarebbe ugualmente insufficiente; le diverse oppressioni non possono essereclassificatesommariamente,organizzatesecondorelazionicausali,distribuitesecondo piani di «originalità» e «derivatività»44. In effetti, il campo delpotere,strutturatoinpartedalgestoimperialistadell’appropriazionedialettica,eccede e include l’asse della differenza sessuale e offre una mappatura diintersezioni differenziali che non possono essere sommariamentegerarchizzatenéneiterminidelfallogocentrismo,néinquellidiunqualunquealtro candidato alla posizione di «condizione primaria di oppressione».L’appropriazione dialettica e la soppressione dell’Altro non è una tatticaesclusiva dell’economia maschilista della significazione, ma solo una tra letantemesseincampoprincipalmente,manonesclusivamente,perespandereerazionalizzareildominiomaschilista.I dibattiti femministi contemporanei sull’essenzialismo sollevano inmodo

diverso il problema dell’universalità dell’identità del sesso femminile edell’oppressionemaschilista.Le rivendicazioni universalistiche si fondano suuna prospettiva epistemologica comune o condivisa, intesa come coscienzaarticolata o come strutture di oppressione condivise, oppure come struttureapparentemente transculturali della femminilità, della maternità, dellasessualitàe/odell’écritureféminine.All’iniziodiquestocapitolohosostenutochequestogestoglobalizzantehadatoorigineaunaseriedicritichedapartedi donne le quali sostengono che la categoria «donne» sia normativa edescludente, evenga invocata senzamettere indiscussione ledimensioninonmarcate del privilegio di razza e di classe. In altre parole, insistere sullacoerenzaesull’unitàdellacategoriadelledonnehacomportatoilrifiutodellemolteplici intersezioni politiche, culturali e sociali attraverso le quali sicostruiscelagammaconcretadelledonne.Sonostatifattialcunitentativiperformulareunapoliticadicoalizioneche

non postuli in anticipo il contenuto della categoria «donne». Tali tentativipropongono una serie di incontri dialogici attraverso i quali donne conposizioni diverse articolano identità separate nel quadro di una coalizioneemergente. Ovviamente, il valore di una politica di coalizione non vasottostimato,malaformastessadellacoalizione,uninsiemediposizionicheemerge in modo imprevedibile, non può essere prefigurata. Nonostantel’evidente spinta democratica chemotiva la costruzione di coalizioni, chi leteorizzapuòinavvertitamentereiscriversiqualesoggettosovranodelprocessoin corso, cercando di affermare in anticipo quale sarà la forma ideale delle

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strutturedellacoalizione,quellachegarantiràeffettivamenteunesitounitario.Itentativiaffinidideterminarequalesiaomenolaveraformadiundialogo,che cosa costituisca laposizionedi soggetto e, soprattutto, quando l’«unità»sia stata raggiunta, possono ostacolare le necessarie dinamiche diautoformazioneediautolimitazioneall’internodellacoalizione.Insistere in anticipo sul fatto che l’«unità» della coalizione debba essere

l’obiettivo da raggiungere presuppone che la solidarietà, qualunque sia ilprezzodapagareperottenerla,siailprerequisitodell’azionepolitica.Machepolitica è quella che richiede un investimentoa priori sull’unità? Forse unacoalizione deve riconoscere le proprie contraddizioni ed entrare in azionemantenendole intatte. Forse anche l’accettazione della divergenza, dellarottura,della spaccaturaedella frammentazionecomepartedelprocessodidemocratizzazione, che è spesso un percorso tortuoso, è una delleimplicazioni della comprensione dialogica.La stessa nozionedi «dialogo» èculturalmente specifica e legata a un contesto storico, così, mentre ci puòessere qualcuno/a che parla sicuro/a del fatto che sia in corso unaconversazione, dall’altra parte ci può essere qualcuno/a che è sicuro/a delcontrario. Vanno innanzitutto interrogate le relazioni di potere checondizionano e limitano le possibilità dialogiche. Altrimenti il modello deldialogo rischia di ricadere in quelmodello liberale il quale presume che gliagenti parlanti occupino uguali posizioni di potere e parlino a partire daglistessiassuntiinmeritoaciòchecostituisce«l’accordo»e«l’unità»ealfattoche proprio questi siano gli obiettivi da perseguire. Sarebbe sbagliatopresupporreinanticipocheesistaunacategoria«donne»chevariempitaconlevariecomponentidellarazza,classe,età,etnicitàesessualitàcosìdaesserecompleta. Presupporre invece che questa categoria è essenzialmenteincompleta può renderla uno spazio sempre disponibile ad accogliere isignificati in discussione. L’incompletezza definitoria della categoria puòdunqueservirecomeidealenormativoalleggeritodellaforzacoercitiva.Mal’«unità»èdavveronecessariaperun’azionepoliticaefficace?Insistere

prematuramente sull’unità come obiettivo non finisce per causare unaframmentazione ancora più aspra nella coalizione stessa? Riconoscereapertamentecerteformediframmentazionepotrebbefacilitare l’azionedellacoalizioneproprioperché«l’unità»della categoriadelledonnenonvienenépresupposta né desiderata. L’«unità» non finisce per istituire al livellodell’identità una norma escludente che elimina la possibilità stessa di azioni

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chepotrebberoromperepersinoiconfinideiconcettiidentitariocheanziselo pongono proprio come obiettivo politico esplicito? Se non si consideral’«unità», che comunque è sempre istituita al livello concettuale, come unpresuppostoounobiettivo,potrannodelinearsiunitàprovvisorienelcontestodi azioni concrete che hanno scopi diversi dall’articolazione dell’identità. Senonci si aspettaobbligatoriamenteche le azioni femministedebbanoessereistituite a partire da una qualche identità stabile, unificata e condivisa, taliazioni potrebbero benissimo offrirsi come base più solida e sembrare piùcongeniali a quelle «donne» per le quali il significato di questa categoria ècostantementeopinabile.Taleapproccioantifondazionaleallapoliticadicoalizionenonpresuppone

che l’«identità» sia una premessa né che la forma o il significatodell’unificazionedi una coalizionepossanoesserenoti primache si realizzi.Siccomel’articolazionediun’identitàneiterminiculturalidisponibiliistituisceunadefinizionecheescludeinanticipol’emergeredinuoviconcettidiidentitànelleeattraversoleazionipoliticamenteimpegnate,latatticafondazionalistanon può assumere come proprio obiettivo normativo la trasformazione ol’espansionediconcettidiidentitàgiàesistenti.Inoltrequandoleidentitàolestrutture dialogiche concordate, attraverso le quali vengono comunicateidentitàgiàstabilite,noncostituisconopiùiltemaoilsoggettodellapolitica,alloraleidentitàpossonovenireallaluceedissolversiasecondadellepraticheconcrete che le costituiscono. Alcune pratiche politiche istituiscono identitàcontingenti per conseguire l’obiettivo eventuale. La politica della coalizionenon richiede né l’allargamento della categoria delle «donne» né un séinternamentemolteplicechemostriimmediatamentelapropriacomplessità.Ilgenereèunacomplessitàlacuitotalitàècostantementedifferita,enonè

maipienamenteciòcheèinunadatacongiunturatemporale.Unacoalizioneaperta, dunque, affermerà identità che sono di volta in volta istituite eabbandonateasecondadegliscopidelmomento.Saràuninsiemeapertochepermette convergenzeedivergenzemultiple, senzache sidebbaobbedire altelosnormativodiunachiusuradefinitoria.

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V.Identità,sessoemetafisicadellasostanzaDunque, che cosa si può intendere con «identità» e su che cosa si fondal’assunto che le identità siano identiche a se stesse, che continuino a essereidentiche nel tempo, internamente unitarie e coerenti? E, cosa ancora piùimportante, in chemodoquesti assunti informano i discorsi sull’«identitàdigenere»? Sarebbe sbagliato pensare che la discussione sull’«identità» debbaprecedereladiscussionesull’identitàdigenere,perilsemplicemotivochele«persone» diventano intelligibili soltanto acquisendo una connotazione digenereconformeariconoscibilistandarddiintelligibilitàdigenere.Idibattitisociologicihannogeneralmentecercatodiintenderelanozionedipersonaneiterminidiunacapacitàdiagirechegodediunaprioritàontologicarispettoairuoliefunzioniattraversoiqualiassumevisibilitàesignificatosociale.Nellostesso discorso filosofico, la nozione di «persona» è stata elaborataanaliticamenteapartiredall’assuntocheognicontestosocialeall’«interno»delqualelapersonasitrovirimangainqualchemodolegatoestrinsecamenteallastrutturachedefiniscel’esserepersona[personhood],sitrattidellacoscienza,dellacapacitàdilinguaggioodigiudiziomorale.Perquantononprendaquiinesamelabibliografiarelativa,possodirecheunapremessaditaliindaginisiesplicanellaselezionedeltemasucuiesercitarel’analisiel’inversionecritica.Senelledescrizioni filosofiche l’analisi del problemadi che cosa costituisca«l’identità personale» si incentra quasi sempre sulla questione di qualecaratteristica interna della persona stabilisca nel tempo la continuità ol’identità del sé, la domanda qui diventa: in che misura le pratiche cheregolamentanolaformazioneeladivisionedelgenerecostituisconol’identità,lacoerenzainternadelsoggetto,dipiù,lostatutopercuilapersonaèidenticaal proprio sé? In chemisura l’«identità» è un ideale normativo più che unaistanza descrittiva dell’esperienza? E in che modo le pratiche diregolamentazione che governano il genere governano anche le nozioniculturalmente intelligibili di identità? In altre parole, la «coerenza» e la«continuità» della «persona» non sono caratteristiche logiche o analitichedell’esserepersona,ma,piuttosto,normediintelligibilitàsocialmenteistituiteeconservate.Dalmomentochel’«identità»ègarantitapermezzodeiconcettistabilizzatoridisesso,genereesessualità,lanozionestessadi«persona»vienemessa in discussione dall’emergere culturale di quegli esseri «incoerenti» e«discontinui» dal punto di vista di genere che pur sembrandodelle persone

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non riescono a conformarsi alle norme di genere relative all’intelligibilitàculturalecherendonotalilepersone.I generi «intelligibili» sono quelli che in un certo senso istituiscono e

mantengono relazioni di coerenza e continuità tra sesso, genere, praticasessuale e desiderio. In altre parole, gli spettri della discontinuità edell’incoerenza,pensabilisoloinrelazioneallenormedicoerenzaecontinuitàvigenti, sono costantemente sottoposti a divieto e prodotti da quelle stesseleggi che cercano di stabilire linee di connessione causale o espressiva trasesso biologico, generi culturalmente costituiti e la loro «espressione» o«effetto» nella manifestazione del desiderio sessuale attraverso la praticasessuale.L’ideapercuipotrebbeesserciuna«verità»delsesso,comeironicamente

lachiamaFoucault,èprodottapropriodallepratichediregolamentazionechegenerano identitàcoerentiattraverso lamatricedinormedigenerecoerenti.L’eterosessualizzazione del desiderio richiede e istituisce la produzione diopposizionidistinteeasimmetrichetra«femminilità»e«mascolinità»,intesecome attributi espressivi del «maschile» e del «femminile». La matriceculturaleattraversolaqualel’identitàdigenereèdiventataintelligibileimplicachecertitipidi«identità»nonpossano«esistere»,quellicioèincuiilgenerenonderivadalsessoequelliincuilepratichedeldesiderionon«derivano»nédalsesso,nédalgenere. Inquestocontesto la«derivazione»èunarelazionepolitica di implicazione istituita dalle leggi culturali che stabiliscono eregolano la forma e il significato della sessualità. In effetti, certi tipi di«identitàdigenere»,proprioperchénonriesconoaconformarsiatalinormedi intelligibilità culturale, appaiono solo come difetti dello sviluppo o comeimpossibilità logicheintrinseche.Laloropersistenzae la loroproliferazione,tuttavia, offrono l’opportunità di svelare criticamente i limiti e gli scopi diregolamentazionediquell’ambitodiintelligibilità,edunquediaprire,entroilimiti stessi di quellamatrice di intelligibilità,matrici rivali e sovversive didisturbodigenere.Tuttavia,primadiprendere inconsiderazionetalipratichedidisturbo,mi

sembra cruciale comprendere che cosa sia «lamatrice dell’intelligibilità».Èsingolare?Dachecosaècomposta?Qualealleanzapeculiaresipresumeesistatra un sistema di eterosessualità obbligatoria e le categorie discorsive chestabiliscono i concetti identitari del sesso? Se l’«identità» è un effetto dipratichediscorsive,inchemisural’identitàdigenere,costruitacomerelazione

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tra sesso, genere, pratica sessuale e desiderio, è l’effetto di una pratica diregolamentazione che può essere individuata come eterosessualitàobbligatoria?Una spiegazionediquesto tipononci riporterebbeancoraunavoltaaquellacornicetotalizzantedovel’eterosessualitàobbligatorianonfachesostituirsi al fallogocentrismo quale causa monolitica dell’oppressione digenere?All’interno dell’ampio spettro della teoria femminista e post-strutturalista

francese,regimidipoteremoltodiversivengonoconsideraticomeproduttorideiconcettiidentitaridelsesso.SipensialladivergenzaesistentetraposizionicomequelladiIrigaray,chesostienechec’èsolounsesso,quelloalmaschile,che elabora se stesso nella e attraverso la produzione dell’«Altro/a», eposizioni come quella di Foucault, per esempio, il quale assume che lacategoriadel sesso, almaschileoal femminile, consistanellaproduzionediunadiffusaeconomiadiregolamentazionedellasessualità.Sipensiancheallatesi di Wittig, secondo cui la categoria del sesso è, in condizioni dieterosessualitàobbligatoria,semprealfemminile(vistochequellaalmaschilerimanenonmarcata,edunqueèsinonimodi«universale»).Wittigconcorda,perquantoparadossalmente,conFoucaultnelsostenerechelastessacategoriadi sesso scomparirebbe e addirittura si dissiperebbe una volta dislocata edisgregatal’egemoniaeterosessuale.I vari modelli esplicativi qui esposti ci dicono che ci sono molti modi

diversi di intendere la categoria di sesso, modi che dipendonodall’articolazionedelcampodelpotere.Èpossibilemantenerelacomplessitàdiquesticampidipotereepensare,contemporaneamente,attraverso le lorocapacità produttive? Da una parte, Irigaray e la sua teoria della differenzasessualecidiconocheledonnenonpossonomaiessereconcepitesulmodellodel «soggetto» all’interno dei sistemi di rappresentazione della tradizioneculturale occidentale, proprio perché costituiscono il feticcio dellarappresentazionee,dunque, l’irrappresentabile inquanto tale.Ledonnenonpossono mai «essere», in base a questa ontologia delle sostanze, proprioperché sono la relazione di differenza, l’escluso, ciò da cui quell’ambito sismarca. Le donne sono altresì una «differenza» che non può essere intesacome semplice negazione o come «Altro» del soggetto che è sempre già almaschile.Comedetto in precedenza, esse non sononé il soggetto né il suoAltro,maunadifferenzarispettoall’economiadell’opposizionebinaria,cheèessa stessa uno stratagemma per un’elaborazione monologica della

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mascolinità.Tuttavia in ognuna di queste prospettive è centrale l’idea per cui il sesso

appare nel linguaggio egemonico, come una sostanza, come un essere –metafisicamente parlando – identico a se stesso. Questa apparenza è ilrisultatodiunatorsioneperformativadellinguaggioe/odeldiscorso,laqualenasconde il fatto che «essere» un sesso o un genere è fondamentalmenteimpossibile. Per Irigaray la grammatica non puòmai essere un vero indicedelle relazioni di genere, proprio perché sostiene il modello sostantivo delgenere quale relazione binaria tra due termini positivi e rappresentabili45.Secondo Irigaray, la grammatica sostantivale del genere, che presupponel’esistenzadiuominiedonne,nonchédegliattributidellamascolinitàedellafemminilità, è l’esempio di un binarismo che maschera efficacemente ildiscorso univoco ed egemonico della mascolinità, il fallogocentrismo, chemettea tacere lafemminilitàquale luogodiunamolteplicitàsovversiva.PerFoucault lagrammatica sostantivaledel sesso imponeun’artificiale relazionebinaria tra i sessi insieme a un’artificiale coerenza interna a ciascuno deiterminidell’opposizionebinaria.Laregolamentazionebinariadellasessualitàsopprime la molteplicità sovversiva di una sessualità che rompe l’egemoniaeterosessuale,riproduttivaemedico-giuridica.PerWittiglarestrizionebinariaèimpostaalsessoinfunzionedegliscopi

riproduttivi di un sistema di eterosessualità obbligatoria; talvolta Wittigsostiene che il rovesciamento dell’eterosessualità obbligatoria inaugurerà unvero umanesimo della «persona» liberata dalle catene del sesso. In altricontesti, Wittig ipotizza che la profusione e la diffusione di un’economiaerotica non fallocentrica dissiperà l’illusione di sesso, genere e identità.Eppure,inaltripassideltestosembrache«lalesbica»emergacomeunterzogenerecheprometteditrascenderelarestrizionebinariaimpostaalsessodalsistema dell’eterosessualità obbligatoria. Nella sua difesa del «soggettocognitivo», Wittig sembra non aprire contenziosi metafisici con modiegemonici di significazione o rappresentazione; in effetti, il soggetto,connotato dall’autodeterminazione, appare come la riabilitazione dell’agentedella scelta esistenziale sotto il nome di lesbica: «l’avvento dei soggettiindividuali richiede prima di tutto di distruggere la categoria del sesso [...]quellodellalesbicaèl’unicoconcettodicuisonoaconoscenzachevaoltrelecategorie del sesso»46. Wittig non critica «il soggetto», in quantoinvariabilmente al maschile secondo le regole di un Simbolico

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immancabilmente patriarcale,ma propone di sostituirlo con l’equivalente diunsoggettolesbicoqualeutilizzatoredilinguaggio47.L’identificazionedelledonneconil«sesso»,perBeauvoircomeperWittig,

èunafusionetralacategoriadelledonneelecaratteristicheapparentementesessualizzate del loro corpo e, dunque, è un rifiuto di garantire alle donnequella libertà e autonomia di cui si presume godano gli uomini. Perciò, ladistruzione della categoria di sesso sarebbe la distruzione di un attributo, ilsesso,cheattraversoungestomisoginodisineddocheèarrivatoaprendereilpostodellapersona,quelcogitochesiautodetermina.Inaltreparole,sologliuominisono«persone»enonc’èaltrogeneresenonquelloalfemminile:

Ilgenereè l’indicelinguisticodell’opposizionepoliticatraisessi.Ilgenereèusatoquialsingolareperché di fatto non ci sono due generi. Ce n’è solo uno: quello al femminile, dato che quello «almaschile»nonèungenere.Perchéalmaschilenonèalmaschile,maingenerale48.

PerquestoWittig invoca ladistruzionedel«sesso» inmodoche ledonnepossanoassumerelostatusdiunsoggettouniversale.Procedendoversoquelladistruzione,le«donne»devonoassumereunpuntodivistasiaparticolaresiauniversale49. Come soggetto che può realizzare un’universalità concretaattraversolalibertà,lapersonalesbicadiWittigpiùchecontestareconfermala promessa normativa degli ideali umanisti fondati sulla metafisica dellasostanza.DaquestopuntodivistaWittigsidistinguedaIrigaraynonsoloperquanto riguarda le opposizioni, ormai familiari, tra essenzialismo ematerialismo50, ma anche per quanto riguarda l’aderenza a una metafisicadella sostanza che conferma il modello normativo dell’umanismo comecornice del femminismo. Se Wittig sembra aver sottoscritto un progettoradicalediemancipazionelesbicaelegittimatounadistinzionetra«lesbica»e«donna»,ciòavvieneperchésostiene la«persona»nonancoraconnotatadalgenere,caratterizzatacomelibertà.Questamossanonsoloconfermalostatuspre-socialedellalibertàumana,maaderisceaquellametafisicadellasostanzacheèresponsabiledellaproduzioneenaturalizzazionedellastessacategoriadisesso.Nell’ambitodellacriticacontemporaneadeldiscorsofilosoficol’espressione

metafisica della sostanza è associata a Nietzsche. Nel suo commento aNietzsche,MichelHaarsostienechealcuneontologiefilosofichesonorimasteintrappolate inquelle illusioni dell’«Essere» edella «Sostanza», che trovanoappoggio nella credenza che la struttura grammaticale soggetto-predicato

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rifletta la realtà ontologica originaria della sostanza e dell’attributo. Questicostrutti, sostiene Haar, costituiscono lo strumento filosofico artificialeattraverso il quale la semplicità, l’ordine e l’identità vengono effettivamenteistituiti.Innessunmodo,tuttavia,rivelanoorappresentanounqualcheordinevero delle cose. Per i nostri scopi, la critica nietzscheana diventa istruttivaquandoapplicataallecategoriepsicologichechegovernanomoltodelpensierocomuneeteoricosull’identitàdigenere.SecondoHaar,criticarelametafisicadellasostanzaimplicaunacriticadellostessoconcettodipersonapsicologicainquantosostanza:

La distruzione della logica per mezzo della sua genealogia porta con sé anche la rovina dellecategorie psicologiche fondate su questa logica. Tutte le categorie psicologiche (l’ego, l’individuo, lapersona) derivano dall’illusione di un’identità sostanziale. Ma questa illusione può essere riportatafondamentalmente a una superstizione che inganna non solo il senso comune,ma anche i filosofi –precisamente il fatto di credere nel linguaggio, e, più specificamente, nella verità delle categoriegrammaticali. È stata la grammatica (la struttura soggetto-predicato) che ha ispirato la sicurezza diCartesionelfattochel’«io»siailsoggettodi«penso»,mentreessoèpiuttostoipensierichevengonoa«me».Inrealtà, lafedenellagrammaticasemplicemente trasmette lavolontàdiessere la«causa»deipropri pensieri. Il soggetto, il sé, l’individuo, sono solo tanti falsi concetti, in quanto trasformano insostanzeunitàfittiziecheall’iniziohannosolounarealtàlinguistica51.

Wittig offre un’alternativa critica,mostrando che le persone non possonoacquisiresignificatoall’internodellinguaggiosenzalamarcaturadigenere,elofaapartiredaun’analisipoliticadellagrammaticadelgenerenella linguafrancese.SecondoWittigilgenerenonsolodesignalepersone,le«qualifica»,percosìdire,macostituisceancheun’epistemeconcettualeinbaseallaqualeil binarismo del genere si universalizza. Anche se il francese attribuisce ilgenereaognitipodinomeenonsoloaquellidipersona,Wittigsostienechetalesuaanalisipossaessereapplicataancheall’inglese.InaperturadelsaggiointitolatoTheMarkofGender(1984)scrive:

La marcatura di genere riguarda i sostantivi, secondo i/le grammatici/he. Costoro ne parlano intermini di funzione. Se ne mettono in dubbio il significato, sono autorizzati/e a scherzarci sopra,definendo il genere come un «sesso fittizio». [...] per quanto riguarda le categorie della personaentrambe le lingue [inglesee francese] sonoportatricidelgenere inegualmisura.Entrambe in realtàdannospazioaunconcettoontologicoprimitivocherafforzanellinguaggiounadivisionedegliesseriinsessi [...]. In quanto concetto ontologico che ha a che fare con la natura dell’Essere, insieme conun’interacostellazionedialtriconcettiprimitivicheappartengonoallastessalineadipensiero,ilgeneresembraappartenereprimariamentealcampodellafilosofia52.

Per il genere, «appartenere al campo della filosofia» significa, secondoWittig,appartenere«aquelcorpusdiconcettiautoevidenti senza iquali i/le

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filosofi/enoncredonodipotersviluppareunalineadiragionamentoecheperlorosonoovvi,perchéesistonoprimadiognipensiero,diogniordinesociale,in natura»53. La visione di Wittig è corroborata da quel discorso comunesull’identità di genere che impiega in modo acritico l’attribuzione flessivadell’«essere» ai generi e alle «sessualità». L’affermazione aproblematica di«essere» una donna e di «essere» eterosessuale sarebbe sintomatica di talemetafisica delle sostanze di genere. Nel caso sia degli «uomini», sia delle«donne», questa affermazione tende a subordinare la nozione di genere aquelladiidentitàeacondurreallaconclusionecheunapersonasiaungenereesiaunsologenereinvirtùdelpropriosesso,delsensopsichicodiséedellevarieespressionidiquelsépsichico,tralequalilapiùrilevanteèildesideriosessuale. Inuntalecontestoprefemminista, ilgenere ingenuamente(anzichécriticamente) confuso con il sesso serve come principio unificante del séincarnatoemantienequell’unitàincontrapposizioneaun«sessoopposto»lacui struttura si presume mantenga una coerenza interna, parallela maoppositiva,trasesso,genereedesiderio.L’articolazione«misentounadonna»dapartediunindividuodisessofemminileo«misentounuomo»dapartediunodisessomaschilepresupponecheinnessunodeiduecasil’affermazionesia insensatamente ridondante. Per quanto possa sembrare aproblematicoessere una determinata anatomia (e tuttavia più avanti prenderemo inconsiderazione il modo in cui anche tale progetto è irto di difficoltà),l’esperienzadiunadisposizionepsichicaodiun’identitàculturaledigenereèconsiderataunaconquista.Perciò,lafrase«misentounadonna»èveranellamisura in cui si assume l’invocazione che Aretha Franklin fa dell’Alteritàdefinitoria:«youmakemefeel likeanaturalwoman» [letteralmente,mi faisentire come una donna naturale]54. Questa conquista richiede unadifferenziazione dal sesso opposto. Dunque, si è del genere che si è nellamisura in cui non si è dell’altro genere, formulazione che presuppone elegittimalarestrizionedelgenereatalecoppiabinaria.Ilgenerepuòdenotareun’unitàdiesperienza,disesso,genereedesiderio,

soloquandoilsessopuòessereinteso,percertiversi,comeciòchenecessitailgenere(laddoveilgenereèunadesignazionepsichicae/oculturaledelsé)eil desiderio (laddove il desiderio è eterosessuale e perciò si differenziaattraversouna relazioneoppositiva rispettoall’altrogenerechedesidera).Lacoerenzainternaounitàdientrambiigeneri,uomoodonna,richiedepertantoun’eterosessualità che sia stabile e oppositiva allo stesso tempo. Tale

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eterosessualità istituzionale richiede e produce al contempo l’univocità diognuno dei termini di genere che costituiscono il limite delle possibilità digenere all’interno di un sistema di genere binario e oppositivo. Questaconcezione del genere non solo presuppone una relazione causale tra sesso,genere e desiderio, ma ipotizza anche che il desiderio rifletta o esprima ilgenere e che il genere rifletta o esprima il desiderio. L’unità metafisica diquesti treelementisipresupponesiaveramenteconosciutaedespressainundesideriobasatosulladifferenziazioneerivoltoaungenereinopposizione–valeadireinunaformadieterosessualitàopposizionale.Chesianellaformadiunparadigmanaturalisticoche stabilisceunacontinuitàcausale tra sesso,genereedesiderioonellaformadiunparadigmadiespressioneautenticapercuisidicecheunqualcheverosésirivelasimultaneamenteosuccessivamentenelsesso,nelgenereeneldesiderio,quil’«anticosognodisimmetria»,comel’hachiamatoIrigaray,vienepresupposto,reificatoerazionalizzato.Questoschizzorudimentaledelgenerecidàunindiziopercapireleragioni

politiche di una visione sostanzialistica del genere. L’istituzione di unaeterosessualità obbligatoria e naturalizzata richiede e regola il genere qualerelazionebinaria in cui il termine almaschile è differenziato dal termine alfemminile, una differenziazione che si compie attraverso le pratiche deldesiderioeterosessuale.L’attodidifferenziareiduemomentidell’opposizionebinariasfociainunconsolidamentodiognunodeiduetermini,valeadirelarispettivaeinternacoerenzadisesso,genereedesiderio.La dislocazione strategica di tale relazione binaria e la metafisica della

sostanza su cui essa poggia presuppongono che le categorie di femminile emaschile,donnaeuomo,sianoparimentiprodotteall’internodellacornicedelbinarismo. Foucault aderisce implicitamente a questa spiegazione. NelcapitolofinaledelprimovolumedellaStoriadellasessualitàenellasuabrevema significativa introduzione a Una strana confessione: memorie di unermafrodito55, Foucault ipotizza che la categoria di sesso, precedente aqualsiasi categorizzazione della differenza sessuale, sia essa stessa costruitaattraversounamodalitàstoricamentespecificadellasessualità.Laproduzionetattica della categorizzazione distinta e binaria del sesso nasconde gli scopistrategicidiquellostessoapparatodiproduzionepostulandoil«sesso»come«una causa» dell’esperienza, del comportamento e del desiderio sessuale.L’indaginegenealogicadiFoucaultrivelaquesta«causa»apparentecome«uneffetto», la produzione di un determinato regime di sessualità che cerca di

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regolare l’esperienza sessuale istituendo le categorie distinte del sesso comefunzionifondamentaliecausaliall’internodiognidescrizionediscorsivadellasessualità.Nell’introduzione ai diari di Herculine Barbin, Foucault ipotizza che la

critica genealogica delle categorie reificate del sesso sia la conseguenzainvolontaria di pratiche sessuali di cui non si può dare conto all’interno deldiscorsomedico-legale di una eterosessualità naturalizzata. Herculine non èun’«identità», ma l’impossibilità sessuale di un’identità. Per quanto glielementianatomicimaschiliefemminilisianodistribuiticongiuntamentenele sul suocorpo,nonèquesto il veromotivodello scandalo.Leconvenzionilinguistiche che producono sé intelligibili, connotati dal punto di vista delgenere, trovanoil loro limite inHerculineproprioperché lei/luidàorigineauna convergenza e a una disorganizzazione delle regole che governanosesso/genere/desiderio. Herculine dispiega e ridistribuisce i termini di unsistemabinario,maquellastessaridistribuzionedisgregaefaproliferarequeiterminialdifuoridell’opposizionebinaria.SecondoFoucault,Herculinecosìcom’è, non è categorizzabile all’interno del binarismo di genere; lasconcertanteconvergenzatraeterosessualitàeomosessualitànellasuapersonaè solo occasionata, ma mai causata, dalla discontinuità anatomica.L’appropriazione foucaultiana di Herculine è sospetta56, ma la sua analisiimplica la convinzione interessante che l’eterogeneità sessuale(paradossalmenteesclusadaun’«etero»-sessualitànaturalizzata)implichiasuavolta una critica della metafisica della sostanza, in quel che dà forma allecategorie identitarie del sesso. Foucault immagina l’esperienza di Herculinecome«unmondodipiaceri»incui,comenelmondodellemeraviglieincuiprecipitaAlice,«c’èilghigno,manonc’èilgatto»57.Sorrisi,giochi,piaceriedesiderisonorappresentaticomequalitàdicuinonsipuòdirecheaderiscanoaunasostanzastabile.Inquantoattributifluttuanti,indicanolapossibilitàdiun’esperienza connotata dal punto di vista di genere che non può essereafferrata attraverso la grammatica sostanzializzante e gerarchizzante deisostantivi (res extensa) e degli aggettivi (attributi, necessari e accidentali).Attraverso la sua rapida lettura diHerculine, Foucault propone un’ontologiadegliattributiaccidentalichefavedereilpostulatodell’identitàqualeprincipioculturalmentelimitatodiordineegerarchia,qualefinzioneregolativa.Se è possibile parlare di un «uomo» con un attributo al maschile e

intenderequell’attributocomeunacaratteristicaopportunamaaccidentaledi

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quell’uomo,alloraèanchepossibileparlarediun«uomo»conunattributoalfemminile, qualunque esso sia, e comunque mantenere l’integrità di quelgenere. Ma una volta che facciamo a meno della priorità di «uomo» e«donna»qualisostanzestabili,nonèpiùpossibilesubordinarvicaratteristichedi genere dissonanti alla stregua di attributi secondari e accidentali inun’ontologiadelgenerechefondamentalmenterimaneintatta.Selanozionediuna sostanza stabile è una costruzione finzionale prodotta attraverso unordinamento coattivo degli attributi in sequenze di genere coerenti, allorasembracheilgenerecomesostanza,l’applicabilitàdiuomoedonnainquantosostantivi,venganomessiinquestionedalgiocodissonantediquegliattributiche non riescono a conformarsi a modelli sequenziali o causali diintelligibilità.Lacomparsadiunasostanzastabileodiunséconnotatodalpuntodivista

digenere,ciòchelopsichiatraRobertStollerchiama«unnucleodigenere»58,è dunque prodotta dalla regolamentazione degli attributi secondo linee dicoerenza fissate culturalmente. Ne consegue che lo svelamento di questaproduzione fittiziaècondizionatodalgiocoderegolamentatodi attributi cheresistonoall’assimilazioneneiquadriprecostituitideisostantiviprimariedegliaggettivisecondari.Certo,sipuòsempresostenerechegliaggettividissonantiagiscono retroattivamente sulla ridefinizione delle identità sostantive che sipresumemodifichino,edunquesull’espansionedellecategorie sostantivedelgenere, includendo possibilità precedentemente escluse. Ma se è vero chequeste sostanze non sono altro che coerenze create in modo contingenteattraversolaregolamentazionedegliattributi,allorasembrerebbechelastessaontologia delle sostanze sia non soltanto un effetto artificiale, ma anchefondamentalmentesuperfluo.Inquestosensogenerenonèunsostantivo,manonènemmenounaseriedi

attributifluttuanti,perchéabbiamovistochel’effettosostantivodelgenereèprodotto performativamente e imposto dalle pratiche di regolamentazionedella coerenza di genere.Dunque, all’interno del discorso tradizionale dellametafisica della sostanza il genere si rivela performativo, cioè costituiscel’identità che è supposto essere. Inquesto senso il genere è sempreun fare,anchesenonunfareilcuiagenteèunsoggettochepotrebbedirsipreesistenteall’atto. La sfida per poter ripensare le categorie di genere al di fuori dellametafisica della sostanza dovrà considerare l’importanza di quanto sostieneNietzschenellaGenealogiadellamorale, quandodice che«non esiste alcun

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‘essere’ al di sotto del fare, dell’agire, del divenire: ‘colui che fa’ non è chefittiziamente aggiunto al fare – il fare è tutto»59. Utilizzando questaaffermazioneinunsensochelostessoNietzschenonavrebbenéprevistonéapprovato,potremmodire,acorollario:nonesistenessunaidentitàdigeneredietro le espressioni del genere; tale identità è costituita performativamentedalleespressionistessechesidicesianoisuoirisultati.

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VI.Illinguaggio,ilpotereelestrategiedelladislocazioneMoltapartedellateoriaedellaletteraturafemministehacomunqueritenutoecontinua a ritenere chedietro al fare ci sia un/a«colui/colei che fa».Senzaun(’)agente,sisostiene,noncipuòesserecapacitàdiagireedunquenonpuòdarsi la potenzialità per dare inizio a una trasformazione delle relazioni didominio all’interno della società. La teoria femminista radicale di Wittigoccupaunaposizioneambiguanelcontinuumdelle teoriesullaquestionedelsoggetto. Da una parte,Wittig sembra mettere in discussione la metafisicadella sostanza, ma dall’altra mantiene il soggetto umano, l’individuo, comeluogo metafisico della capacità di agire. L’umanismo di Wittig assume inmodoevidentechecisiaun/a«colui/coleichefa»dietroalfare,etuttavialasua teoria individua la costruzione performativa del genere nelle pratichemateriali della cultura, mettendo in discussione la temporalità dellespiegazionicheconfonderebberola«causa»conil«risultato».Inunpassochecimostra lo spazio intertestuale che la collega a Foucault (e svela le traccedellanozionemarxistadireificazioneinentrambeleteorie),Wittigscrive:

Unapprocciofemministamaterialistadimostracheciòcheconsideriamocomelacausao l’originedell’oppressioneèinrealtànientealtrocheilmarchioimpressodall’oppressore;il«mitodelladonna»,più i suoi effetti e le suemanifestazioni nella coscienza e nei corpi appropriati delle donne. Perciò,questomarchiononpreesisteall’oppressione[...],ilsessoèconsideratoun«datoimmediato»,un«datosensibile», «caratteristiche fisiche» che appartengono a un ordine naturale.Ma quello che crediamoessereunapercezionefisicaedirettaèsolamenteunacostruzionesofisticataemitica,una«formazioneimmaginaria»60.

Siccomequestaproduzionedella«natura»opera inaccordocon idettamidell’eterosessualità obbligatoria, l’emergere del desiderio omosessuale, nellavisione diWittig, trascende le categorie del sesso: «se il desiderio potesseliberarsi,nonavrebbenienteachefareconlamarcaturapreliminareoperatadaisessi»61.Wittig parla del «sesso» come di un marchio, o una marcatura, che

l’eterosessualità istituzionalizzata appone, una marcatura che può esserecancellata o sfumata attraverso pratiche che contestino efficacementequell’istituzione.Lasuavisione,naturalmente,differisceinmodoradicaledaquelladiIrigaray.Quest’ultimaintendela«marcatura»digenerecomepartediun’economiaegemonicadisignificazionealmaschilecheoperaattraversomeccanismi autoreferenziali di specularizzazione, che hanno virtualmente

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determinatoilcampodell’ontologianellatradizionefilosoficaoccidentale.PerWittig,illinguaggioèunostrumentoounmezzochenonèaffattomisoginonellesuestrutture,manellesueapplicazioni62.PerIrigaraylapossibilitàdiunaltro linguaggio o di un’altra economia di significazione è l’unica occasioneper sfuggire alla «marcatura» di genere, la quale, per la femminilità, non èaltrochelacancellazionefallogocentricadelsessofemminile.MentreIrigaraycercadimettere inevidenzache l’apparente relazione«binaria» tra i sessièunostratagemmamaschilistacheescludecompletamenteilfemminile,Wittigsostiene che posizioni come quella di Irigaray consolidano l’opposizionebinariatramascolinitàefemminilitàerimettonoincircolounanozionemiticadella femminilità. Riferendosi chiaramente alla critica di Beauvoir delmitodell’eterno femminino presente nel Secondo sesso, Wittig afferma: «la‘scritturafemminile’nonesiste»63.Wittigèchiaramentesintonizzatasulpoteredel linguaggiodi subordinare

edescludere ledonne.Tuttavia, come«materialista»considera il linguaggio«unaltroordinedimaterialità»64,un’istituzionechepuòessereradicalmentetrasformata.Illinguaggiovaannoveratotralepraticheeleistituzioniconcretee contingenti che vengono mantenute in vita dalle scelte degli individui, epossonoperciòessereindebolitedalleazionicollettivediindividuidotatidellafacoltà di scelta. La finzione linguistica del «sesso», sostieneWittig, è unacategoria prodotta e messa in circolazione dal sistema dell’eterosessualitàobbligatorianeltentativodilimitarelaproduzionediidentitàlungol’assedeldesiderio eterosessuale. In alcune parti del suo lavoro, l’omosessualità siamaschile sia femminile, così comealtreposizioni indipendenti dal contrattoeterosessuale, diventano l’occasione per rovesciare e far proliferare lacategoria di sesso. NelCorpo lesbico e altrove,Wittig sembra tuttavia nonconcordare con l’idea di una sessualità organizzata genitalmente in sé einvocare piuttosto un’economia alternativa dei piaceri, che contesti anche lacostruzione della soggettività femminile in quanto marcata dalla funzioneriproduttiva, ritenutadistintivadelledonne65.Laproliferazionedeipiacerialdi fuori dell’economia riproduttiva ipotizza anche una forma di diffusioneerotica specificamente femminile, quale controstrategia rispetto allacostruzioneriproduttivadellagenitalità.Inuncertosenso,Ilcorpolesbicopuòessere inteso, per Wittig, come una lettura «invertita» dei Tre saggi sullasessualità, in cui Freud sostiene la superiorità di sviluppo della sessualitàgenitale rispetto alla sessualità infantile meno ristretta e più diffusa. Solo

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«l’invertito/a» (la classificazione medica invocata da Freud per indicarel’«omosessuale») non riesce a «raggiungere» la norma genitale.Nell’intraprendereunacriticapoliticadellagenitalità,Wittig sembramettereincampo l’«inversione»comepraticacriticadi lettura,valorizzandoproprioquellecaratteristichediuna sessualitànon sviluppata individuatedaFreudeinaugurandoefficacemente«unapoliticapost-genitale»66.Ineffetti,lanozionedi sviluppo può essere letta solo come normalizzazione all’interno dellamatriceeterosessuale.Maquestaèl’unicaletturapossibilediFreud?Einchemisura la pratica dell’inversione di Wittig si affida allo stesso modello dinormalizzazionechetentadismantellare?Inaltreparole,seilmodellodiunasessualità più diffusa e antigenitale serve da alternativa singolare econtrappositivarispettoallastrutturaegemonicadellasessualità,inchemisuratalerelazionebinariaèdestinataariprodursiall’infinito?Equalipossibilitàcisonodidistruggerel’opposizionebinariastessa?LarelazionecontrappositivacheWittigintrattieneconlapsicoanalisifasì

che inaspettatamente la sua teoria finisca per fondarsi proprio su queipresupposti della teoria psicoanalitica dello sviluppo, sebbene del tutto«invertita»,checercadi superare.Laperversionepolimorfa,chesipresumeesista prima della marcatura operata dal sesso, viene valorizzata come finedella sessualità umana67. Una possibile risposta psicoanalitica femministapotrebbesostenerecheWittignonteorizzaadeguatamenteeanchesottovalutail significato e la funzione del linguaggio in cui avviene «lamarcatura» delgenere. Wittig considera la pratica di marcatura contingente, radicalmentevariabile e persino come qualcosa di cui si può fare a meno. Nella teorialacaniana lo statuto di un divieto originario opera inmodo più coercitivo emeno contingente della nozione di pratica regolativa in Foucault o delladescrizionematerialistadelsistemadioppressioneeterosessistainWittig.In Lacan, come nella riformulazione post-lacaniana di Freud operata da

Irigaray, la differenza sessuale non è una semplice opposizione binaria chemantieneafondamentolametafisicadellasostanza.Il«soggetto»almaschileè una costruzione fittizia prodotta dalla legge che proibisce l’incesto ecostringe a un’infinita dislocazione del desiderio eterosessualizzante. Lafemminilità non è mai una marcatura del soggetto; la femminilità nonpotrebbe essere l’«attributo» di un genere. Anzi, la femminilità è lasignificazionediunamancanza,significatadalSimbolico,unaseriediregolelinguistiche di differenziazione che creano effettivamente la differenza

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sessuale.Laposizionelinguisticaalmaschileèsottopostaall’individuazioneeall’eterosessualizzazionerichiestedaidivietichefondanolaleggesimbolica,laLeggedelpadre. Il tabùdell’incestochevieta lamadreal figlioe inquestomodo istituisce tra lorouna relazionediparentelaèuna leggemessa inatto«nel nome del Padre».Allo stessomodo, la legge che respinge il desideriodella bambina per la madre e per il padre richiede che questa assumal’emblema della maternità e perpetui le leggi della parentela. Entrambe leposizioni,siaquellaalmaschile,siaquellaalfemminile,sonoperciòistituiteattraversoleggididivietocheproduconogenericulturalmenteintelligibili,masolo attraverso la produzione di una sessualità inconscia che riemergenell’ambitodell’immaginario68.L’appropriazione femminista della differenza sessuale, che sia scritta in

opposizione al fallogocentrismo diLacan (Irigaray) o sia una rielaborazionecritica dello stesso Lacan, cerca di teorizzare il femminile non comeespressione della metafisica della sostanza, ma come un’assenzairrappresentabileprodottadallanegazione(almaschile)chefondal’economiadella significazione attraverso l’esclusione. La femminilità, in qualità di ciòcheèripudiato/esclusoall’internodiquelsistema,costituiscelapossibilitàdicriticare e distruggere quello schema concettuale egemonico. Le opere diJacquelineRose69ediJaneGallop70sottolineanoinmodidiversilostatutodicostruzionedelladifferenza sessuale, la sua instabilità intrinseca e ladoppiaconsequenzialitàdiundivietocheistituisceun’identitàsessualeealcontempomostra l’esiguità del suo fondamento. Anche se Wittig e altre femministematerialistediareafrancesepotrebberosostenerecheladifferenzasessualeèunareplicacheesuladalpensierodiunaseriereificatadipolaritàsessuate,vadetto che osservazioni simili perdono di vista la dimensione criticadell’inconscio che, in quanto luogo della sessualità repressa, riemerge neldiscorsodel soggettocome l’impossibilità stessadiuna suacoerenza.ComeRose sottolinea molto chiaramente, la costruzione di un’identità sessualecoerente lungogliassidisgiuntividellafemminilità/mascolinitàèdestinataafallire71;l’annientamentoditalecoerenza,attraversouninavvertitoritornodelrimosso, rivelanonsoloche l’identitàèunacostruzione,maanchequanto ildivieto che costruisce l’identità sia inefficace (la Legge del padre nonandrebbe intesa comeunavolontàdivinadeterministica,macomeun’eternadilettantechepreparailterrenoperun’insurrezionecontrodisé).La differenza tra la posizione materialista e quella lacaniana (e post-

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lacaniana)emergesulterrenodiundissensonormativorispettoallaquestionese possa rinvenirsi omeno una sessualità «prima» della legge o «fuori» diessa, nella modalità dell’inconscio, oppure «dopo» la legge quale sessualitàpost-genitale. Paradossalmente, il tropo normativo della depravazionepolimorfa è considerato come ciò che caratterizza entrambi i modi diconcepire la sessualità alternativa. Non c’è accordo, tuttavia, su comedelimitare quella «legge» o quella serie di «leggi». La critica psicoanaliticariesce bene a descrivere la costruzione del «soggetto» – e forse anchel’illusione della sostanza – all’interno di una matrice di relazioni di generenormative. Nella sua dimensione esistenzial-materialista, Wittig parte dalpresupposto che il soggetto, la persona, abbia un’integrità pre-sociale eprecedenteallaconnotazionedigenere.Dall’altraparte,«laLeggedelpadre»inLacan,cosìcome ildominiomonologicodelfallogocentrismo in Irigaray,portano il segno di una singolarità monoteistica che forse è culturalmentemenounitariaemenouniversalediquantoimplichinoipostulatistrutturalistiditaleapproccio72.Maildissensosembravertereanchesullearticolazionideltropotemporale

diuna sessualità sovversiva cheprosperaprima dell’imposizionedella legge,dopo il suoribaltamentoodurante il suoregnocomesfidacostanteallasuaautorità.AquestopuntosembrasensatotornareaFoucaultche,nelsostenerechesessualitàepoteresonocoestensivi,implicitamenterifiutailpostulatodiuna sessualità sovversiva o emancipatoria che potrebbe essere libera dallalegge.Possiamospingereoltrelasuaidea,evidenziandoche«ilprima»e«ildopo» della legge sono modalità temporali istituite discorsivamente eperformativamente,invocateneiterminidiunquadronormativo,cheaffermache la sovversione, la destabilizzazione o la rimozione richiedono unasessualitàchesfuggeincertamisuraaidivietiimpostialsesso.PerFoucault,talidivieti sono immancabilmentee inconsapevolmenteproduttivi,nel sensoche«ilsoggetto»,fondatoeprodottoineattraversotalidivieti,nonhaaccessoaunasessualitàcheè inqualchemodo«fuori»,«prima»o«dopo»ilpoterestesso.Èilpotere,piùchela legge,checomprendelafunzionesiagiuridica(ambito del divieto e della regolamentazione) sia produttiva(involontariamente generativa) delle relazioni differenziali. Perciò, lasessualitàcheemergeall’internodellamatricedellerelazionidipoterenonèuna semplice replica o copia della legge stessa, una ripetizione uniforme diun’economia maschilista dell’identità. Le produzioni deviano dai loro scopi

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originarieinvolontariamentemobilitanopossibilitàdi«soggetti»chenonsoloeccedono i limiti dell’intelligibilità culturale,ma espandono efficacemente iconfinidiciòcheèintelligibileculturalmente.Lanormafemministadiunasessualitàpost-genitaleèstataoggettodiuna

criticaimportantedapartediteorichefemministedellasessualità,alcunedellequali hanno tentato di appropriarsi di Foucault con un approcciospecificamente femminista e/o lesbico. L’idea utopica di una sessualitàliberatadaicostruttieterosessuali,unasessualitàchevaoltreil«sesso»,nonèriuscita a riconoscere i modi in cui per le donne le relazioni di poterecontinuano a costruire la sessualità, anche entro i termini di unaeterosessualità o di un lesbismo «liberati»73. La stessa critica viene rivoltaall’idea di un piacere sessuale specificamente al femminile, radicalmentedifferente dalla sessualità fallica. I tentativi compiuti a volte da Irigaray nelderivare una specifica sessualità al femminile da una specifica anatomiafemminile, per un certo periodo sono stati il bersaglio di obiezioni anti-essenzialiste74. Il ritorno alla biologia, quale base di una sessualità o di unsignificatofemminilespecificisembrafarvenirmenolapremessafemministapercui labiologianonèundestino.Marestaproblematicocaratterizzare lasessualità al femminile come radicalmente distinta da un’organizzazionefallicadellasessualitàchesiaquiarticolataattraversoildiscorsodellabiologiaper ragioni puramente strategiche75, o che si tratti, di fatto, di un ritornofemminista all’essenzialismo biologico. Le donne che o non riescono ariconoscere quella sessualità come propria o non intendono la propriasessualitàcomeparzialmentecostruitaentro i terminidiun’economiafallicavengonopotenzialmentecancellatedaquellateoria,inquanto«identificatealmaschile»oppure«nonilluminate».IneffettineltestodiIrigarayspessononèchiaroselasessualitàsiacostruitaculturalmenteopossaesseretalesoltantointerminifallici.Inaltreparole:ilpiacerespecificamentealfemminileè«fuori»dallacultura inquantosuapreistoriao inquantosuofuturoutopico?Eseècosì, a che cosa serve una tale nozione nella negoziazione delle lottecontemporaneesullasessualitàesullasuacostruzione?Nella teoria e pratica femminista il movimento pro-sessualità ha

efficacementesostenutochelasessualitàèsemprecostruitaentroiterminideldiscorso e del potere, laddove il potere è in parte inteso quale convenzioneculturaleeterosessualeefallica.L’emergereditalesessualitàcostruita(enondeterminata) nei contesti lesbici, bisessuali ed eterosessuali non è, perciò,

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segnodiunaidentificazionealmaschileinunqualchesensoriduttivo.Nonèilvenir meno del progetto di critica del fallogocentrismo e dell’egemoniaeterosessuale, come se la critica politica potesse effettivamente disfare lacostruzioneculturaledellasessualitàdellateoricafemminista.Selasessualitàè culturalmente costruita all’interno di relazioni di potere esistenti, alloraipotizzare una sessualità normativa che sta «prima» del, «fuori» dal oppure«oltre» il potere è un’impossibilità culturale e un sogno politicamenteimpraticabile; un sogno che pospone il compito concreto e tutto attuale diripensare le possibilità sovversive che si aprono per la sessualità e l’identitàentro i termini stessi del potere. Questo compito critico presuppone,naturalmente, che operare entro la matrice del potere non coincida con ilreplicare acriticamente relazioni di dominio.Offrepiuttosto la possibilità diunaripetizionedellaleggechenonconsistenelsuoconsolidamento,manellasuadislocazione.Invecediunasessualità«identificatainsensomaschile»,percui il «maschile» funziona come causa e significato irriducibile di quellasessualità,potremmosviluppareunanozionedisessualitàcostruitainterminidirelazionifallichedipoterecheripetonoeridistribuiscono lepossibilitàdiquestofallicismoproprioattraversooperazionisovversivedi«identificazione»che sono, nel campo di potere della sessualità, inevitabili. Se, per seguireJacquelineRose,le«identificazioni»sipossonorivelarefantasmatiche,alloradeveesserepossibilemettereinattoun’identificazionecheesibiscalapropriastruttura fantasmatica. Se non si ripudia radicalmente la sessualitàculturalmente costruita, allora rimane il problema di come riconoscere e dicome «agire» la costruzione entro la quale immancabilmente ci si trova.Esistonoformediripetizionechenoncostituiscanounasempliceimitazioneoriproduzioneequindiunconsolidamentodellalegge(lanozioneanacronisticadi «identificazione maschile» che andrebbe abbandonata dal lessicofemminista)?Qualipossibilitàdiconfigurazionidigenereesistonotralevariematrici emergenti e a volte convergenti dell’intelligibilità culturale chegovernanolavitadigenere?Nei termini della teoria sessuale femminista, è chiaro che la presenza di

dinamiche di potere nella sessualità non coincide affatto con il meroconsolidamento o aumento di un regime di potere eterosessista ofallogocentrico. La «presenza» delle cosiddette convenzioni eterosessuali incontesti omosessuali, così come la proliferazione di discorsi specificamentegay sulla differenza sessuale, come è il caso di «butch» e «femme» quali

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identitàstorichedistilesessuale,nonpossonospiegarsicomerappresentazionichimerichediidentitàoriginariamenteeterosessuali.Enonpossononemmenoessere intese come l’insistenza perniciosa di costrutti eterosessisti nellasessualitàenell’identitàgay.Lareplicadicostruttieterosessualientrocornicinon eterosessuali mette in rilevo lo statuto profondamente costruito delcosiddettooriginale eterosessuale.Perciògay sta a«straight»non comeunacopia sta all’originale, ma, piuttosto, come una copia sta a una copia. Laripetizioneparodicadell’«originale»chesaràdiscussaneiparagraficonclusividelcapitolo3diquestolibro,svelachel’originalenonèaltrocheunaparodiadell’idea del naturale e dell’originale76. Anche se i costrutti eterosessisticircolanoinquantoluoghidipotere/discorsodisponibili,daiqualisipuòfareil genere di per sé, la domanda resta aperta: quali possibilità di rimessa incircoloesistono?Chepossibilitàcisonodifareunaripetizionedigenereedidislocarlo attraverso l’iperbole, la dissonanza, la confusione interna e laproliferazionediqueicostruttichelemobilitano?Vatenutopresentenonsolocheleambiguitàeleincoerenzedentroetrale

praticheeterosessuali,omosessualiebisessualisonosoppresseeridefinitenelquadro reificato del binarismo disgiuntivo e asimmetricomascolinità/femminilità,maanchechequesteconfigurazioniculturalidiunaconfusione di genere operano come luoghi di intervento, svelamento edislocazioneditalireificazioni.Inaltreparole,l’«unità»delgenereèl’effettodiunapratica regolativachevuoleuniformare l’identitàdigenereattraversoun’eterosessualità obbligatoria. La forza di questa pratica consiste nelrestringere,attraversounapparatodiproduzionecheoperadelleesclusioni,isignificatirelatividi«eterosessualità»,«omosessualità»e«bisessualità»comeancheiluoghisovversividellaloroconvergenzaerisignificazione.Ilfattochei regimi di potere dell’eterosessimo e del fallogocentrismo cerchino diaccrescere se stessi attraverso una ripetizione costante della loro logica,metafisica e ontologie naturalizzate, non implica che la ripetizione vadainterrotta, quasi che la si potesse davvero interrompere. Se la ripetizione èdestinata a persistere, quale meccanismo della riproduzione culturale delleidentità, allora emerge una questione cruciale: quale ripetizione sovversivapotrebbemettereinquestionelapraticacheregolamental’identitàstessa?Senonsipuòricorrereauna«persona»,aun«sesso»oauna«sessualità»

che sfuggano alla matrice del potere e delle relazioni discorsive le qualiproducono e regolano inmaniera efficace l’intelligibilità di tali concetti per

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noi, checosa costituisce lapossibilitàdi una reale inversione, sovversioneodislocazionedell’identitàcosìcostruita?Qualipossibilitàsiapronoproprio invirtùdelcaratterecostruitodisessoegenere?SeFoucaultèambiguoquandoparla del carattere preciso delle «pratiche regolative» che producono lacategoria di sesso e seWittig sembra attribuire la piena responsabilità dellacostruzione alla riproduzione sessuale e al suo strumento, l’eterosessualitàobbligatoria,esistonotuttaviaaltridiscorsicheconcorronoaprodurrequestafinzionecategoriale,perragioninonsemprechiareocoerentitraloro.Nonèfacileminarelerelazionidipoteredicuisonopervaselescienzebiologiche,el’alleanza medico-legale che è emersa nell’Europa dell’Ottocento ha creatofinzioni categoriali impossibili da prevedere. La stessa complessità dellamappa discorsiva che costruisce il genere sembra aprire a una convergenzainvolontaria e generativa di queste strutture discorsive e regolative. Se lefinzioniregolativedisessoegenerediventanoluoghidisignificaticontestati,allora lamolteplicità stessa della loro costruzione apre alla possibilità di unannientamentodell’univocitàconcuisonoposti.Chiaramente questo progetto non si propone di delineare nei termini

filosofici tradizionali un’ontologia del genere, attraverso cui il significatodell’essere una donna o un uomo possa essere spiegato nei termini di unafenomenologia. Qui l’assunto è piuttosto che l’«essere» del genere sia uneffetto, l’oggetto di un’indagine genealogica che mappa i parametri politicidellasuacostruzioneinunaprospettivaontologica.Sostenerecheilgenereècostruitononsignificaasserirelasuaillusorietàoartificialità,unavoltachesiritiene che tali termini si pongano in un quadro binario che contrappone il«reale» e l’«autentico». Quale genealogia dell’ontologia del genere, questaricerca cerca di cogliere la produzione discorsiva della plausibilità di unarelazionebinariaedimostrarecomealcuneconfigurazioniculturalidelgenereprendano la forma del «reale» e consolidino e accrescano la loro egemoniaattraversoun’efficaceauto-naturalizzazione.Sec’èqualcosadiveronell’affermazionediSimonedeBeauvoirchenonsi

nascedonna,malosidiventa,neconseguechepersinodonnaèuntermineinprogress,undivenire,uncostruiredicuinonsipuòdirearagionecheiniziofinisca.Inquantopraticadiscorsivasempreincorso,èapertoall’interventoeallarisignificazione.Anchequandoilgeneresembrafissarsinellapiùreificatadelleforme,questa«fissazione»èessastessaunapraticainsistenteeinsidiosa,sostenutaeregolatadasvariatiscopisociali.PerBeauvoirnonèmaipossibile

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diventaredefinitivamenteunadonna,quasichecifosseunteloschegovernailprocessodiacculturazioneecostruzione. Ilgenereè la stilizzazione ripetutadel corpo, una serie di atti ripetuti in una cornice assai rigida diregolamentazione che si fissa nel tempo per produrre l’apparenza di unasostanza,diuncertoesserenaturale.Unagenealogiapoliticadelleontologiedigenere, per avere successo, dovrà decostruire l’apparenza sostanziale delgenere per arrivare ai suoi atti costitutivi e localizzare e dare conto dellediverse forze che presidiano l’apparenza sociale del genere. Il compito disvelare gli atti contingenti che creano l’apparenza di una necessitànaturalistica,ungestocheèstatopartedellacriticaculturale,almenoapartiredaMarx,orasiaccompagnaalpesodidovermostrarecomelastessanozionedisoggetto,intelligibilesoltantoattraversolapropriaapparenzaconnotatadalpunto di vista del genere, apre a possibilità che sono state escluseforzosamente dalle diverse reificazioni del genere costituitesi in ontologiecontingenti.Ilcapitolochesegueindagaalcuniaspettidelladescrizionepsicoanaliticae

strutturalista della differenza sessuale e della costruzione della sessualità, inparticolare in relazione al potere che ha di contestare i regimi diregolamentazionequidelineatiealruolochesvolgenellariproduzioneacriticaditaliregimi.L’univocitàdelsesso,lacoerenzainternadelgenereeilquadrobinario che si applica al sesso e al genere sono esaminati quali finzioni diregolamentazione che consolidano e naturalizzano i convergenti regimi dipoteredell’oppressionealmaschileedeterosessista. Ilcapitolofinaleprendein considerazione la stessa nozione di «corpo», non come superficie cheattende la significazione, ma come serie di confini, individuali e sociali,politicamente significati e conservati. Non più concepibile come «verità»interiore di disposizioni e identità, il sesso apparirà allora come unasignificazione attuata in modo performativo (e dunque non «essere»); unasignificazione che, liberata da una interiorità e una superficie naturalizzate,può dare origine alla proliferazione parodica e al gioco sovversivo deisignificati di genere. Questo testo continua, dunque, come un tentativo dianalizzarelapossibilitàdisovversioneedislocazionedellenozionireificateenaturalizzate del genere, alla base dell’egemonia al maschile e del potereeterosessista,perfaredelgenereunaquestione,unproblema,nonattraversoquelle strategie che prefigurano un oltre utopico, ma attraverso lamobilitazione, la confusione sovversiva e la proliferazione proprio di quelle

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categoriecostitutivechecercanoditenereilgenerealsuoposto,mimandoleillusionifondativedell’identità.21Cfr.M.Foucault,Diritto di morte e potere sulla vita, inLa volontà di sapere (1976), Feltrinelli,Milano1997,pp.119-142.InquestocapitoloconclusivoFoucaultdiscutelarelazionetraladimensionegiuridica e la dimensione produttiva del diritto. La sua nozione di produttività del diritto derivachiaramente da Nietzsche, anche se non è sovrapponibile con la nozione nietzscheana di volontà dipotenza.L’usodellanozionefoucaultianadipotereproduttivononva intesoquicome«applicazione»ingenua di Foucault alle questioni di genere. Come cerco di far vedere nel capitolo 3, paragrafo II,Foucault,Herculinee lapoliticadelladiscontinuitàsessuale, laconsiderazionedelladifferenzasessualenellavorodellostessoFoucaultriveladellecontraddizionichesonocentralinellasuateoria.Sottoporròaunacriticaancheilsuomododivedereilcorponelcapitoloconclusivo.22 In questo lavoro ogni volta che parlo di un soggetto davanti alla legge rimando alla lettura cheDerridaha fattodell’apologokafkianoDavantialla legge, pubblicata inKafka and theContemporaryCriticalPerformance:CentenaryReadings,acuradiA.Udoff,IndianaU.P.,Bloomington1987.[Iltestodi Derrida, letto per la prima volta a una conferenza tenuta nel 1982 presso la Royal PhilosophicalSociety di Londra, ha avuto diverse versioni, in diverse lingue, ma il riferimento di Butler restacomunque quello da lei indicato alla versione inglese del 1987. Per una versione italiana cfr. Pre-giudicatidavantiallalegge,acuradiF.Garritano,Adamo,Catanzaro1996(N.d.T.)].23D.Riley,Am IThatName?: Feminismand theCategory of ‘Women’ inHistory,Macmillan,NewYork1988.24Cfr.S.Harding,TheInstabilityoftheAnalyticalCategoriesofFeministTheory,inEad.,J.F.O’Barr(acuradi),SexandScientificInquiry,UniversityofChicagoPress,Chicago1987,pp.283-302.25Mi viene in mente l’ambiguità intrinseca del titolo di Nancy Cott, The Grounding of ModernFeminism[Porre i fondamentidelfemminismomoderno],YaleU.P.,NewHaven1987.Cott sostieneche imovimenti femministidell’iniziodelXXsecolocercavanodi«porre ipropri fondamenti» inunprogrammacheallafineliavrebbe«affondati».Lasuatesistoricacostringeimplicitamenteachiedersise fondazioni accettate acriticamente non operino come «ritorno del rimosso»; in quanto basate supratiche di esclusione, le identità politiche stabili che fondano i movimenti politici possonoimmancabilmente arrivare a essere minacciate dalla stessa instabilità che viene creata dal gesto difondazione.26 Uso l’espressione matrice eterosessuale per designare quella griglia di intelligibilità culturaleattraversocuiicorpi,igenerieidesiderivengononaturalizzati.TraggodaMoniqueWittiglanozionedi«contratto eterosessuale» e, in minor misura, da Adrienne Rich la nozione di «eterosessualitàobbligatoria» per caratterizzare un modello discorsivo epistemico di intelligibilità di genere chepresuppone che i corpi, per essere coerenti e avere senso, debbano avere un sesso stabile espressoattraverso un genere stabile (ilmaschile esprime ilmaschio, il femminile esprime la femmina) che èdefinitoinmodooppositivoegerarchicoattraversolapraticaobbligatoriadell’eterosessualità.27Perunadiscussionedelladistinzionesesso/generenell’antropologiastrutturaleenellesueelaborazioniecritichefemministe,rimandoalcapitolo2,par.I,Loscambiocriticodellostrutturalismo.28Per un interessante studio sul/laberdache e sulle configurazioni dellamolteplicità di genere nelleculture native americane, cfr.W.L.Williams,The Spirit and the Flesh: SexualDiversity inAmerican

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IndianCulture,BeaconPress,Boston1988.Cfr.ancheSh.B.Ortner,H.Whitehead(acuradi),Sessoegenere:l’identitàmaschileefemminile(1981),ed. it.acuradiG.D’Agostino,Sellerio,Palermo2000.Perun’analisipoliticamentesensibileeprovocatoriadei/lleberdaches,dei/lletransessualiedelcaratterecontingentedelledicotomiedigenerecfr.S.J.Kessler,W.McKenna,Gender:AnEthnomethodologicalApproach,UniversityofChicagoPress,Chicago1978.29È stata condotta molta ricerca femminista nel campo della biologia e della storia della scienza equestahavalutatogliinteressipoliticiinsitinellevarieprocedurediscriminatoriechestabilisconolabasescientificadel sesso.Cfr.R.Hubbard,M.Lowe (acuradi),GenesandGender, voll. 1 e 2,GordianPress, New York 1978-1979; i due numeri di «Hypatia: A Journal of Feminist Philosophy» sufemminismoescienza(II,1987,3eIII,1988,1),inparticolareTheImportanceofFeministCritiqueforContemporaryCellBiologyscrittodaTheBiologyandGenderStudyGroupnelsecondonumerocitato(III,1988,1);S.Harding,TheScienceQuestioninFeminism,CornellU.P.,Ithaca1986;E.FoxKeller,Sulgenereelascienza(1984),Garzanti,Milano1987;D.Haraway,IntheBeginningWastheWord:TheGenesisofBiologicalTheory,in«Signs:JournalofWomeninCultureandSociety»,VI,1981,3;Ead.,Primate Visions, Routledge, New York 1989; S. Harding, J. O’Barr, Sex and Scientific Inquiry,UniversityofChicagoPress,Chicago1987;A.Fausto-Sterling,Myths ofGender: Biological TheoriesAboutWomenandMen,Norton,NewYork1979.30ChiaramentelaStoriadellasessualitàdiFoucaultoffreunmododi ripensare la storiadel«sesso»all’interno di un determinato contesto moderno eurocentrico. Per un’analisi più dettagliata, cfr. Th.Laqueur,C.Gallagher(acuradi),TheMakingof theModernBody:SexualityandSociety in the19thCentury, University of California Press, Berkeley 1987, pubblicato originariamente come numeromonograficodi«Representations»,14,1986.31Cfr.ilmioVariationsonSexandGender:Beauvoir,Wittig,Foucault,inS.Benhabib,D.Cornell(acuradi),FeminismasCritique,UniversityofMinnesotaPress,Minneapolis1987.32S.deBeauvoir,Ilsecondosesso(1949),ilSaggiatore,Milano1994,p.325.33Ivi,p.63.34Cfr.ilmioSexandGenderinBeauvoir’s«SecondSex»,in«YaleFrenchStudies»,72,1986,numeromonograficoSimonedeBeauvoir:WitnesstoaCentury.35 Si noti quante teorie fenomenologiche, come quelle di Sartre, di Merleau-Ponty e di Beauvoir,tendanoausareiltermineincarnazione.Essendotrattodacontestiteologici,essotendearappresentare«il»corpocomemodalitàdiincarnazione,appunto,e,diconseguenza,apreservarelarelazioneesternaedualisticatraun’immaterialitàsignificanteelamaterialitàdelcorpostesso.36Cfr.L.Irigaray,Questosessochenonèunsesso(1977),Feltrinelli,Milano1990.37Cfr. J. Scott,Gender as a Useful Category of Historical Analysis, inGender and the Politics ofHistory,ColumbiaU.P.,NewYork1988, pp. 28-52 (originariamente uscito in «AmericanHistoricalReview»,XCI,1986,5).38Beauvoir,Ilsecondosesso,cit.,pp.24-25.

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39Cfr.ilmioSexandGenderinBeauvoir’s«SecondSex»,cit.40L’idealenormativodelcorpocome«situazione»eallostessotempocome«strumento»vieneaccoltosiadaBeauvoir,perquantoriguardailgenere,siadaFrantzFanon,perquantoriguardalarazza.Fanonconclude la sua analisi della colonizzazione ricorrendo al corpo come strumento di libertà, dove lalibertàè,cartesianamente,equiparataconunacoscienzacapacedisollevareildubbio:«Omiocorpo,faidimesempreunuomocheinterroga!»(F.Fanon,Pelleneramascherebianche.Ilneroel’altro[1952],Tropea,Milano1996,p.204).41InSartrelaradicaledisgiunzioneontologicatracoscienzaecorpoèpartedell’ereditàcartesianadellasuafilosofia.Significativamente,èproprioladistinzionecartesianacheHegelinterrogaimplicitamenteall’inizio della sezione su servo e padrone nella Fenomenologia dello spirito. L’analisi che Beauvoircompie del Soggetto al maschile e dell’Altro al femminile è chiaramente collocata all’interno delladialettica hegeliana e della riformulazione sartriana di quella dialettica nella sezione sul sadismo e ilmasochismodiL’esseree ilnulla.Criticando lapossibilità stessadiunasintesi tracoscienzaecorpo,SartreeffettivamentetornaallaproblematicacartesianacheHegelcercavadisuperare.Beauvoirinsistesul fatto che il corpo può essere uno strumento e una situazione di libertà, e che il sesso può esserel’occasioneperarrivareaungenerechenonsiareificazione,maunamodalitàdilibertà.Aprimavista,questasembraunasintesidicorpoecoscienza,dovelacoscienzaèintesacomecondizionedilibertà.Ladomandacherimaneapertatuttaviaèsequestasintesirichiedaemantengaladistinzioneontologicatracorpo e mente da cui è composta e, per associazione, la posizione gerarchica della mente comesuperiorealcorpoedellamascolinitàcomesuperioreallafemminilità.42Cfr.E.V.Spelman,WomanasBody:AncientandContemporaryViews,in«FeministStudies»,VIII,1982,1.43GayatriSpivak interpretamoltoacutamentequesto tipoparticolaredi spiegazionebinariacomeunattodicolonizzazioneemarginalizzazione.Criticando«l’auto-presenzadel sé sovrastoricocheprendecognizione», caratteristica dell’imperialismo epistemico del cogito filosofico, colloca la politica nellaproduzione di conoscenza che crea e censura i margini che costituiscono, attraverso l’esclusione,l’intelligibilitàcontingentedeldatoregimediconoscenzadiquelsoggetto:«Definiscocome‘politicainquantotale’l’interdizionedellamarginalitàcheèimplicitanellaproduzionediognispiegazione.Datalepuntodivista, la sceltadiparticolariopposizionibinarie [...]nonèassolutamenteunamera strategiaintellettuale.È,inognicaso,lacondizionedellapossibilitàdicentralizzazione(conledovutescuse)e,corrispondentemente, di marginalizzazione» (G. Chakravorty Spivak, Explanation and Culture:Marginalia,inEad.,InOtherWorlds:EssaysinCulturalPolitics,Routledge,NewYork1987,p.113)44Cfr.leargomentazionicontroleoppressionioperatedaidispositividiclassificazionecontenuteinCh.Moraga,LaGüera,inG.Anzaldúa,Ead.(acuradi),ThisBridgeCalledMyBack:WritingsofRadicalWomenofColor,KitchenTable,WomenofColorPress,NewYork1982.45Per una più completa elaborazionedell’irrappresentabilità delle donnenel discorso fallogocentrico,cfr. L. Irigaray,Ogni teoria del «soggetto»..., inSpeculum. L’altra donna (1974), Feltrinelli, Milano1998, pp. 129-141. Irigaray sembra rivedere le sue argomentazioni inSessi e genealogie (1987), Latartaruga,Milano1989.46M.Wittig,One isNotBornaWoman, in«Feminist Issues», I,1981,2,p.53,poi inThe StraightMindandOtherEssays,BeaconPress,Boston1992,pp.9-20.

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47La nozione del Simbolico viene discussa diffusamente nel capitolo 2 di questo testo.Deve essereintesacomeunaserieidealeeuniversaledileggiculturalichegovernanolaparentelaelasignificazionee, all’interno dello strutturalismo psicoanalitico, governano la produzione della differenza sessuale.Basatosullanozionediuna«leggepaterna»idealizzata,ilSimbolicovieneriformulatodaIrigaraycomeundiscorsodominanteedegemonicodelfallogocentrismo.AlcunefemministefrancesipropongonounlinguaggioalternativoaquellogovernatodalFalloodallaleggepaterna,ecosìintraprendonounacriticadel Simbolico. Kristeva propone il «semiotico» come dimensione specificamente materna dellinguaggio,esiaIrigaraysiaHélèneCixoussonostateassociateconl’écritureféminine.TuttaviaWittigèstatasemprerestiaariconoscersi inquelmovimento,sostenendoche il linguaggio,nellasuastruttura,nonènémisogino,néfemminista,maèunostrumentochesipuòmettereincampoperscopipoliticiben sviluppati. Chiaramente la sua fede in un «soggetto cognitivo» che esiste prima del linguaggiofavoriscelasuaconcezionedellinguaggiocomestrumento,piuttostochecomecampodisignificazionichepreesistonoestrutturanolaformazionedelsoggettostesso.48M.Wittig,ThePointofView:UniversalorParticular?,in«FeministIssues»,III,1983,2,p.64,poiinTheStraightMindandOtherEssays,cit.,pp.59-67.49«Bisognaassumeresiaunpuntodivistaparticolaresiaunouniversale,almenoperesserepartedellaletteratura»(M.Wittig,TheTrojanHorse, in«Feminist Issues», IV,1984,2,p.68.Cfr.anche infra,cap.3n.64).50Larivista«QuestionsFeministes»,disponibileintraduzioneingleseconiltitolo«FeministIssues»,disolitodifendevaunpuntodivista«materialista»checonsideravalepratiche,l’istituzioneelostatutodicostruzionedel linguaggiocome la«basemateriale»dell’oppressionedelledonne.Wittig facevapartedellaredazioneoriginaria.InsiemeconMoniquePlaza,Wittigsostenevacheladifferenzasessualeeraessenzialistaper il fattoche facevaderivare il significatodella funzione socialedelledonnedalla lorofatticitàbiologica,maancheperchéaderivaall’ideadellasignificazioneprimariadeicorpidelledonnecomematerni,einquestomododavaforzaideologicaall’egemoniadellasessualitàriproduttiva.51M. Haar,Nietzsche and Metaphysical Language, in D. Allison (a cura di), The New Nietzsche:ContemporaryStylesofInterpretation,Delta,NewYork1977,pp.17-18.52M.Wittig,TheMarkofGender,in«FeministIssues»,V,1985,2,p.4.Cfr.ancheinfra,cap.3n.48.53Ivi,p.3.54LacanzonediAretha,scrittaoriginariamentedaCaroleKing,contestaanchelanaturalizzazionedelgenere.«Comeunadonnanaturale»èun’espressionechesuggeriscechela«naturalità»diventaqualcosadicompiutosoloattraversol’analogiaolametafora.Inaltreparole,«Mifaisentirecomeunametaforadelnaturale»,esenzadi«te»sirivelerebbequalchefondamentodenaturalizzato.Perunadiscussionepiùapprofonditadell’affermazionediArethaallalucedellatesidiSimonedeBeauvoirsecondocui«donnanonsinasce,losidiventa»,cfr.ilmioBeauvoir’sPhilosophicalContribution,inA.Garry,M.Pearsall(acuradi),Women,KnowledgeandReality,UnwynHyman,Boston1989;Routledge,NewYork19962.55Unastranaconfessione:memoriediunermafroditopresentatedaMichelFoucault(1978),Einaudi,Torino1979;trad. inglese,HerculineBarbin,Being theRecentlyDiscoveredMemoriesofaNineteenthCentury Hermaphrodite, Colophon, New York 1980 [il riferimento di Butler è all’introduzione diFoucaultcontenutanell’edizioneingleseenonpresenteneltestofrancesedipartenza(N.d.T.)].

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56Cfr.infra,cap.2,par.II.57Foucault,HerculineBarbin,cit.,p.X.58R.Stoller,PresentationsofGender,YaleU.P.,NewHaven1985,pp.11-14.59F.Nietzsche,Genealogiadellamorale.Unoscrittopolemico(1887),Adelphi,Milano1984,p.34.60Wittig,One is Not Born aWoman, cit., p. 48.Wittig fa risalire sia la nozione di «marcatura digenere»,siaquelladi«formazioneimmaginaria»deigruppinaturaliaColetteGuillaumin,ilcuilavorosullamarcaturadi razza fornisce aWittigun’analogiaper la sua analisi del genere inRace et nature:Système desmarques, idée de group naturel et rapport sociaux, in «Pluriel»,XI, 1977. Il «mito delladonna»fariferimentoalterzocapitolodellaprimapartedelSecondosessodiBeauvoir,cit.61M.Wittig,Paradigm,inE.Marx,G.Stambolian(acuradi),HomosexualitiesandFrenchLiterature:CulturalContexts,CriticalTexts,CornellU.P.,Ithaca1979,p.114.62ChiaramenteWittignonconcepiscelasintassicomel’elaborazionelinguisticaolariproduzionediunsistemadiparentelaorganizzatosecondouna lineapaterna. Ilsuorifiutodellostrutturalismoaquestolivello le consente di intendere il linguaggio come neutrale dal punto di vista di genere. Il libro diIrigaray, Parlare non è mai neutro (1985), Editori Riuniti, Roma 1991, critica proprio il tipo diposizioneumanistica,caratteristicaquidiWittig,chesostienelaneutralitàdel linguaggiodalpuntodivistapoliticoedaquellodigenere.63Wittig,ThePointofView:UniversalorParticular?,cit.,p.63.64Ead.,TheStraightMind,in«FeministIssues»,I,1980,1,p.108.Cfr.ancheinfra,cap.3n.53.65Ead.,Ilcorpolesbico(1973),Edizionidelledonne,Roma1976.66SonogrataaWendyOwenperavermisuggeritoquestaespressione.67Naturalmente, lo stesso Freud faceva una distinzione tra «il sessuale» e «il genitale», fornendopropriociòcheWittigusacontrodilui.Cfr.peresempio,S.Freud,Losviluppodellafunzionesessuale(1893),inCompendiodipsicoanalisi,inOpere,Boringhieri,Torino1989,vol.XI,pp.579-583.68Un’analisipiùapprofonditadellaposizionelacanianavienefornitainfrainvariepartidelcapitolo2.69J.Rose,SexualityintheFieldofVision,Verso,London1987.70 J. Gallop, Reading Lacan, Cornell U.P., Ithaca 1985; The Daughter’s Seduction: Feminism andPsychoanalysis,CornellU.P.,Ithaca1982.71«Ciòchedistinguelapsicoanalisidadescrizionisociologichedelgenere(dacui,secondome,derivala fondamentale impasse del lavoro di Nancy Chodorow) è che mentre le seconde presuppongonosommariamentechel’interiorizzazionedellenormefunzioni, lapremessadibaseedifattoilpuntodipartenza della psicoanalisi è che essa invece non funzioni. L’inconscio rivela costantemente il‘fallimento’dell’identità»(Rose,SexualityintheFieldofVision,cit.,p.90).72 Probabilmente non c’è da meravigliarsi del fatto che nella nozione strutturalista singolare della«Legge» risuoni chiaramente la legge del divieto delVecchio Testamento. La «legge paterna» vienedunque sottoposta a critica dal post-strutturalismo attraverso la via, facilmente comprensibile, di unariappropriazionefrancesediNietzsche.Questibiasimala«moraledeglischiavi»giudeo-cristianaperil

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fattodiconcepirelaleggeinterminidisingolaritàedivieto.Lavolontàdipotenza,d’altrocanto,designale possibilità allo stesso tempomultiple e produttive della legge, facendo vedere come la nozione di«Legge»nellasuasingolaritàabbiauncaratterefittizioerepressivo.73Cfr.G.Rubin,ThinkingSex:NotesforaRadicalTheoryofthePoliticsofSexuality,inC.S.Vance(acura di),Pleasure and Danger, Routledge and Kegan Paul, Boston 1984, pp. 267-319. Nello stessovolume cfr. anche C.S. Vance,Pleasure and Danger: Towards a Politics of Sexuality, pp. 1-28; A.Echols,TheTamingoftheId:FeministSexualPolitics,1968-1983,pp.50-72;A.Hollibaugh,DesirefortheFuture,RadicalHopeinPleasureandPassion,pp.401-410.Cfr.A.Hollibaugh,Ch.Moraga,WhatWe’reRollingAroundinBedwith:SexualSilencesinFeminism,eA.Echols,TheNewFeminismofYinandYang, in A. Snitow, Ch. Stansell, Sh. Thompson (a cura di),Powers of Desire: The Politics ofSexuality,Virago,London1984;«Heresies»,1981,12,numeromonograficosul«sesso»;Samois(acuradi),ComingtoPower.WritingsandGraphicsonLesbianS/M,Samois,Berkeley1981;D.English,A.Hollibaugh,G.Rubin,TalkingSex:AConversationonSexualityandFeminism, in«SocialistReview»,1981, 58; B.T. Kerr, M.N. Quintanales, The Complexity of Desire: Conversation on Sexuality andDifference,in«Conditions»,III,1982,2,pp.52-71.74Tra leaffermazionidiIrigarayforsequellachehafattopiùscalporeèstatacheè lastrutturadellavulva con «il toccarsi di [...] due labbra» a costituire il piacere delle donne come non unitario eautoerotico;unpiacereprecedentealla«separazione»diquestastrutturadoppiacheavvieneattraversol’attodellapenetrazionedapartedelpenelaqualeprivadelpiacere.Cfr.Irigaray,Questosessochenonèsesso,cit.SullascortadiMoniquePlazaeChristineDelphy,Wittighasostenutochelavalorizzazionedella specificità anatomica da parte di Irigaray è essa stessa una replica acritica di un discorsoriproduttivo che marca e modella artificialmente il corpo femminile in «parti» quali «vagina»,«clitoride»e«vulva».AunaconferenzaalVassarCollegefuchiestoaWittigseavevaunavaginaeleirisposedino.75 Cfr. l’argomentazione stringente su questo punto contenuta in D.J. Fuss, Essentially Speaking,Routledge,NewYork1989.76SedovessimoapplicareladistinzionediFredricJamesontraparodiaepastiche,perquantoriguardaleidentitàgaysarebbepiùappropriatoparlaredipastiche.Selaparodia,comesostieneJameson,haunarelazionesimpateticaconl’originaledicuièunacopia,ilpastichemetteindubbiolapossibilitàstessadiun«originale»o,nelcasodelgenere,rivelachel’originaleèuntentativofallitodi«copiare»unidealefantasmatico che non può essere copiato senza che abbia luogo un fallimento. Cfr. F. Jameson,PostmodernismandConsumerSociety,inH.Foster(acuradi),TheAnti-Aesthetic:EssaysonPostmodernCulture, Bay Press, Port Towsend,WA, 1983, pp. 111-125 [cfr. trad. it.,Postmodernismo, ovvero lalogicaculturaledeltardocapitalismo(1991),Fazi,Roma2007,pp.34-36].

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2.Ildivieto,lapsicoanalisielaproduzionedellamatriceeterosessuale

Lamentalitàstraightcontinuaadaffermarecheèl’incesto,enonl’omosessualità,lasuainterdizioneprincipale.Perciò,quandovienepensatasecondounamentalitàstraight,l’omosessualitànonèaltroche

eterosessualitàMoniqueWittig

TheStraightMind

Alle volte la teoria femminista si è rivolta a un pensiero dell’origine, di untempo precedente a ciò che qualcuno/a chiamerebbe «patriarcato», il qualefornirebbeunaprospettivaimmaginariadacuipartireperdefinireilcaratterecontingente della storia dell’oppressione delle donne. Si è discussosull’esistenza o meno di culture pre-patriarcali, sul fatto che avessero unastrutturamatriarcale omatrilineare, sul fatto che si possa dimostrare che ilpatriarcato ha avuto un inizio e, dunque, può essere soggetto a una fine.L’impeto critico che sta dietro a questi filoni di ricerca ha cercato,comprensibilmente,didimostrareche la tesiantifemministadell’inevitabilitàdelpatriarcatorappresentavainrealtàlareificazioneenaturalizzazionediunfenomenostoricoecontingente.Sebbene il rivolgersi a uno stato pre-patriarcale della cultura mirasse a

denunciare l’auto-reificazione del patriarcato, lo schema pre-patriarcale si èrivelato anch’esso una reificazione di altro tipo. Successivamente alcunefemministehannopropostoun’autocriticadialcunicostruttireificatipresentinel femminismo stesso. La stessa nozione di «patriarcato» rischiava didiventare un concetto universalizzante, che annulla o riduce articolazionidistintedell’asimmetriadigenereneidiversicontesticulturali.Manmanocheil femminismo ha cercato di mettersi in relazione continuativa con le lottecontrol’oppressionerazzialeecolonialista,èdiventatosemprepiùimportanteresistereallastrategiaepistemologicadellacolonizzazione,chesubordinerebbe

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diverseconfigurazionididominioaunanozionetransculturaledipatriarcato.L’articolazione della legge del patriarcato come struttura di repressione eregolamentazione chiede di essere riarticolata anche a partire da questaprospettiva critica.Bisogna fare attenzione a che il ricorso femminista a unpassato immaginario non promuova una reificazione politicamenteproblematicadell’esperienzadelledonne,minimizzandoaltempostessoletesiauto-reificantidelpoteremaschilista.L’autogiustificazione di una legge di repressione o di subordinazione si

fonda sempre su una storia che racconta come stavano le cose primadell’avventodellaleggestessaecomeèaccadutochelaleggesiaemersanellasua forma attuale e necessaria77. La fabbricazione di tali origini tende adescrivereunostatodellecoseprecedenteallalegge,secondounanarrazionenecessaria e unilineare che culmina (giustificandola) nella costituzione dellaleggestessa.Lastoriadelleoriginièperciòunatatticastrategicaall’internodiuna narrazione che, nel raccontare un’unica, autorevole storia su un passatoirrecuperabile, presenta la costituzione della legge come un’inevitabilitàstorica.Alcune femministe hanno ritrovato nel passato pre-giuridico tracce di un

futuroutopico,unarisorsapotenzialeperlasovversioneol’insurrezione,chepromette di portare alla distruzione della legge e all’istituzione di un nuovoordine. Ma se questo «prima» immaginario è sempre rappresentato neitermini di una narrazione pre-storica, che legittima lo stato presente dellaleggeo, in alternativa, il futuro immaginario che conseguirà al superamentodella legge, allora questo «prima» è sempre già permeato da costrutti cheautogiustificano interessi presenti e futuri, siano essi femministi oantifemministi. Nella teoria femminista postulare un «prima» diventapoliticamente problematico nel momento in cui costringe il futuro amaterializzare una nozione idealizzata del passato, oppure quando sostiene,anche involontariamente, la reificazione di una sfera pre-culturale dellafemminilitàautentica. Il ricorsoaunafemminilitàoriginaleoautenticaèunidealenostalgicoeretrivochenonaccogliel’urgenzaattualedidarecontodelgenerequalecostruzioneculturalecomplessa.Taleidealetendearispondereascopi culturalmente conservatori, oltre che a istituire pratiche di esclusioneall’interno del femminismo stesso, producendo così proprio quellaframmentazionechel’idealesostienedivolersuperare.È nella linea che dalle speculazioni engelsiane arriva al femminismo

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socialista,epoialleposizionifemministefondatesull’antropologiastrutturale,cheemergonoitentatividiindividuaremomentiestrutturestoricheeculturalineiqualisiistituiscelagerarchiadigenere.L’individuazioneditalistruttureoperiodi chiave mira a sconfessare quelle teorie reazionarie che vogliononaturalizzareouniversalizzare lasubordinazionedelledonne.Cometentativisignificativi di fornire una dislocazione critica del gesto universalizzantedell’oppressione, queste teorie fanno parte del campo della teoriacontemporanea, in cui si sta delineando una nuova contestazionedell’oppressione.Bisognaperòchiedersisequesteforticriticheallagerarchiadigenerenon faccianoa lorovoltausodi finzionipresuntiveche implicanodegliidealinormativiproblematici.L’antropologia strutturale di Lévi-Strauss, compresa la distinzione

problematica tra natura e cultura, è stata fatta propria da alcune teorichefemministepersostenereespiegareladistinzionetrasessoegenere:èlatesisecondo cui esiste un femminile naturale o biologico che viene poitrasformato inuna«donna» socialmente subordinata, così che il«sesso» staalla natura o al «crudo» come il genere sta alla cultura o al «cotto». Sel’inquadramento presentato da Lévi-Strauss fosse vero, sarebbe possibiletracciare la trasformazionedel sesso ingenere individuando lo spazio incuiagiscequeldispositivoculturalecostante,leregolediscambionellaparentela,che presiedono in modo tendenzialmente regolare a tale trasformazione.Secondo questa tesi, il sesso sta prima della legge e davanti alla legge, nelsenso che è culturalmente e politicamente indeterminato, offrendo, per cosìdire, il «materiale grezzo» della cultura, che diventa significante soloattraversoedopolasuasottomissionealleregoledellaparentela.Tuttavia, il concetto stessodi sessocomemateriaoquellodi sessocome

strumento della significazione culturale sono formazioni discorsive cheagisconoqualifondamentinaturalizzatidelladistinzionenatura/culturaedellestrategiedidominiochesostengono.Larelazionebinariatranaturaeculturapromuoveunarelazionegerarchicaincuilacultura«impone»liberamenteilsignificatoallanaturae,dunque,latrasformainun«Altro»dicuiappropriarsiperusi illimitati,salvaguardandol’idealitàdelsignificantee lastrutturadellasignificazioneentrounmodellodeldominio.LeantropologheMarilynStratherneCarolMacCormackhannosostenuto

che i discorsi basati sulla distinzione tra natura e cultura rappresentanosempre lanaturacomefemminileebisognosadi subordinazionedapartedi

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una cultura che è immancabilmente raffigurata come maschile, attiva eastratta78.Comenelladialetticaesistenzialedellamisoginia,questononèchel’ennesimoesempiopercuimenteeragionesonoassociateallamascolinitàealla capacitàdi agire,mentre corpoenatura sonoconsiderati come lamutafatticità della femminilità in attesa di essere significata da un soggetto almaschilecheleècontrapposto.Comeaccadeperquestadialetticamisogina,materialitàesignificatosonoterminichesiescludonoavicenda.Lepolitichesessuali che costruiscono e conservano questa distinzione vengonoefficacementeoccultateattraversolaproduzionediscorsivadiunanaturae,difatto, di un sesso naturale, che si pone come fondazione indiscussa dellacultura.Chihacriticatolostrutturalismo,comeCliffordGeertz,hasostenutoche questo quadro universalizzante non tiene conto delle moltepliciconfigurazioniculturalidella«natura».L’analisichepartedalpresuppostochelanaturasiasingolareepre-discorsivanonpuòavanzareladomanda:checosasiqualificacome«natura»entroundeterminatocontestoculturaleeaqualiscopirisponde?Ildualismoèdavveronecessario?Comevengonocostruitienaturalizzati i dualismi sesso/genere e natura/cultura l’uno nell’altro e l’unoattraverso l’altro? A quali gerarchie di genere servono e quali relazioni disubordinazionereificano?Selastessadesignazionedelsessoèpolitica,allora«sesso»,ladesignazionechesisupponestiapiùdallapartedelcrudo,sirivelaesseregiàsempredallapartedel«cotto»,cosìcheledistinzionifondamentalidell’antropologiastrutturalesembranoveniremeno79.Il tentativo di collocare una natura sessuata davanti alla legge e prima di

essa appare comprensibilmente radicato nel progetto più fondamentale diessereingradodipensarechelaleggepatriarcalenonsiauniversalmenteveraeomni-determinante.Ineffetti,senonc’èaltrocheungenerecostruito,allorasembra non esserci alcun «fuori», nessun ancoraggio epistemico in un«davanti/prima» pre-culturale che faccia da punto di partenza epistemicoalternativo per una valutazione critica delle relazioni di genere esistenti.Individuare il meccanismo attraverso il quale il sesso viene trasformato ingeneremiraastabilirenonsoloil«fattodiesserecostruito»[constructedness]delgenere,ilsuostatutononnaturaleenonnecessario,maanchel’universalitàculturale dell’oppressione in termini non biologistici. Come viene formulatoquestomeccanismo?Puòessererinvenutoopuòesseresoloimmaginato?Ladesignazione della sua apparente universalità non è una reificazione tantoquantolatesichefondal’oppressioneuniversalenellabiologia?

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Tale«fattodiesserecostruito»sirivelainséutilealprogettopoliticochemira ad ampliare lo spettro delle possibili configurazioni di genere soloquando il meccanismo della costruzione del genere rimanda alla sua stessacontingenza. Ma se invece a emergere come fine normativo della teoriafemministaèunavitadelcorpochevaoltrelaleggeounricuperodelcorpochevieneprimaostadavantiallalegge,talenormadistogliedefinitivamentel’attenzione della teoria femminista dai termini concreti della battagliaculturaleattuale.Ineffetti,iparagraficheseguono,riguardantilapsicoanalisi,lostrutturalismoelostatutoeilpoteredeidivietiche,secondotaliapprocci,istituiscono il genere, si concentrano proprio su questa nozione della legge:qualèilsuostatutoontologico?Valeadire:laleggeègiuridica,oppressivaeriduttiva nel suo funzionamento, oppure inavvertitamente crea la possibilitàdella sua stessa dislocazione culturale? In che misura l’articolazione di uncorpocheèprecedenteall’articolazionestessacontraddiceperformativamentesestessaefanasceredellealternative?

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I.LoscambiocriticodellostrutturalismoIldiscorsostrutturalistatendeaparlaredellaLeggealsingolare,riprendendol’affermazione di Lévi-Strauss secondo cui esiste una struttura universale discambio regolativo che caratterizza tutti i sistemi di parentela. SecondoLestrutture elementari della parentela, l’oggetto dello scambio, che consolida einsiemedifferenzialerelazionidiparentela,èladonna,offertaindonodaunclanpatrilineareaunaltroattraversol’istituzionedelmatrimonio80.Lasposa,ildono,l’oggettodelloscambio,costituiscedei«valorieinsieme[dei]segni»che aprono un canale di scambio il quale non solo ha il fine funzionale difacilitareilcommercio,maanchemetteinattoilfinesimbolicooritualedelconsolidamentodeilegamiinterni,l’identitàcollettiva,diogniclanchevieneadifferenziarsi attraverso quell’atto81. In altre parole, la sposa funziona qualetermine relazionale tra gruppi di uomini: non ha un’identità, né scambiaun’identitàperun’altra.Riflette l’identitàmaschileproprionell’essereil luogodella sua assenza. Imembridel clan, immancabilmentemaschi, invocano laprerogativa dell’identità attraverso il matrimonio, atto ripetuto didifferenziazionesimbolica.L’esogamiadistingueelegapatronimicamentetipispecifici di uomini. La patrilinearità è garantita dall’espulsione rituale delledonne e, reciprocamente, dall’importazione rituale delle donne. In quantomogli, le donne non solo garantiscono la riproduzione del nome (il finefunzionale),marealizzanoancheunarelazionesimbolica traclandiuomini.Inquantoluogodelloscambiopatronimico,ledonnesonoenonsonoilsegnopatronimico, sonoesclusedal significante,cioèdallo stessopatronimicocheportano.Nelmatrimonioladonnanonsiqualificacomeidentità,bensìcomesemplice termine relazionale che distingue e insieme lega i vari clan inun’identitàpatrilineare,comune,mainternamentedifferenziata.La sistematicità strutturale della spiegazione che Lévi-Strauss dà delle

relazionidiparentelafaappelloauna logicauniversalechestrutturerebbelerelazioni umane. Per quanto inTristi tropici affermi di aver abbandonato lafilosofiaperchél’antropologiaglioffrivauntessutoculturalepiùconcretoperl’analisi della vita umana, Lévi-Strauss assimila quel tessuto culturale a unastruttura logica universalizzante che finisce per ricondurre la sua analisi aquelle strutture filosofiche decontestualizzate che si proponeva diabbandonare. Per quanto si possano discutere ampiamente i presupposti diuniversalitàpresentinell’operadiLévi-Strauss(comefal’antropologoClifford

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Geertz nel suo libroAntropologia interpretativa), il problemaqui riguarda ilruolo svoltodagli assunti identitari inquesta logicauniversale e la relazioneche tale logica identitaria intrattiene con lo status di subordinazione delledonne nella realtà culturale che questa stessa logica descrive. Se la naturasimbolica dello scambio consiste anche nel suo carattere universalmenteumano,esetalestrutturauniversaleassegnaallepersonemaschilil’«identità»e alledonneun«vuoto»ouna«negazione» relazionale, alloraquesta logicapotrebbe benissimo esseremessa in dubbio da quella posizione o da quellaseriediposizionichevengonoesclusepropriodai suoi stessi termini.Qualepotrebbeessereunalogicaalternativadellaparentela?Inchemisuraisistemilogici identitari esigono sempre che la costruzione di identità socialmenteimpossibili vada a occupare una relazione senza nome, esclusa, maprerequisitaedunqueoccultatadaquellastessalogica?Sicapiscecosìmegliola foga di Irigaray nel delimitare l’economia fallogocentrica e l’imponenteimpulsopost-strutturalistaall’internodelfemminismochemetteinquestioneilfattocheunacriticaefficacedelfallogocentrismorichiedaundislocamentodelSimbolico,neiterminidelladefinizionediLévi-Strauss.Nello strutturalismo la totalità e la chiusura del linguaggio vengono

presupposteeinsiemecontestate.PerquantoSaussureconcepiscalarelazionetra significato e significante come arbitraria, la colloca all’interno di unsistema linguistico necessariamente completo. Tutti i termini linguisticipresuppongono una totalità linguistica di strutture, la cui interezza èpresupposta e implicitamente richiamata da ogni singolo termine che siaportatore di significato. Questa prospettiva quasi leibniziana, in cui illinguaggiofiguracomeunatotalitàsistematica,ineffettisopprimeilmomentodella differenza tra significato e significante, mettendo in relazione eunificando quel momento di arbitrarietà entro un campo totalizzante. Larottura post-strutturalista rispetto a Saussure e alle strutture identitarie discambio di Lévi-Strauss respinge le istanze di totalità e universalità e leopposizioni binarie strutturali che operano implicitamente per reprimerel’insistente ambiguità e apertura della significazione linguistica e culturale82.Ne consegue che la discrepanza tra significato e significante diventa ladifférance operativa e senza limiti del linguaggio che trasforma ognireferenzialitàinunadislocazionepotenzialmentesenzalimiti.PerLévi-Straussl’identitàculturalealmaschilevienestabilitaattraversoun

atto aperto di differenziazione tra clan patrilineari dove la «differenza» in

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questa relazioneèhegeliana,ècioèunadifferenzachecontemporaneamentedistingueelega.Mala«differenza»istituitatragliuominieledonne,lequalirendonoeffettivaladifferenziazionetrauomini,eludedeltuttoladialettica.Inaltreparole,ilmomentodidifferenziazionedelloscambiosocialesipresentacomeunlegamesocialetrauomini,un’unitàhegelianatraterminialmaschilechesonosimultaneamentespecificatieindividualizzati83.Alivelloastratto,sitratta di una identità-in-differenza, visto che entrambi i clan mantengonoun’identitàsimile:maschile,patriarcaleepatrilineare.Nell’averenomidiversisi particolarizzano all’interno di questa identità culturale maschileonnicomprensiva.Maqualeèlarelazionechemetteledonnenellaposizionedioggettodiscambio,vestitoprimaconunpatronimicoepoiconunaltro?Qualetipodimeccanismodidifferenziazionedistribuisceinquestomodolefunzionidigenere?Chetipodidifférancedifferenziantevienepresuppostaedesclusa dalla negazione esplicita, mediata dal maschile, condotta da Lévi-Straussneiconfrontidell’economiahegeliana?ComesostieneIrigaray,questaeconomia fallogocentrica dipende essenzialmente da un’economia didifférance che non è mai manifesta, ma sempre presupposta e insiemerinnegata.Ineffetti,lerelazionitraclanpatrilinearisonobasatesuldesiderioomosociale (ciò che Irigaray con un gioco di parole chiama«(u)omosessualità»84), una sessualità repressa e dunque disprezzata, unarelazionetrauominicheriguarda,allafinfine,ilegamitragliuomini,machehaluogoattraversoloscambioeterosessualeeladistribuzionedelledonne85.In un passaggio che rivela l’inconscio omoerotico dell’economia

fallogocentrica,Lévi-Straussproponeuncollegamentotrailtabùdell’incestoeilconsolidamentodeilegamiomoerotici:

Il fatto è che in realtà lo scambio non vale soltanto per quel che valgono le cose scambiate: loscambio–ediconseguenzalaregoladiesogamiacheloesprime–ha,dipersestesso,unvaloresociale:fornisceilmezzoperlegaregliuominitraloro[...]86.

Iltabùgeneral’eterosessualitàesogamicacheLévi-Straussconcepiscecomerealizzazioneartificialediun’eterosessualitànonincestuosaestratta,attraversoildivieto,dauna sessualitàpiùnaturalee libera (ipotesicondivisadaFreudneiTresaggisullateoriadellasessualità).La relazione di reciprocità che si stabilisce tra gli uomini, tuttavia, è la

condizionediunarelazionediradicalenonreciprocitàtrauominiedonneediunarelazione,percosìdire,dinon-relazionetradonne.Lanotaaffermazione

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diLévi-Strausspercui«l’emergeredelpensierosimbolicodovevaesigereche,comeleparole,ancheledonnefosserocosechevengonoscambiate»87indicauna necessità cheLévi-Strauss stesso trae dalle presunte strutture universalidellaculturadallaposizioneretrospettivadichiosservasenzaesserevisto.Mail«doveva»apparecomeun’inferenzasoloperfunzionarecomeperformativo;Lévi-Strauss,vistochenonhapotutoessereuntestimonedelmomentoincuiilsimbolicoèemerso,ipotizzaunastorianecessaria:ilresocontodiventacosìun’ingiunzione. La sua analisi ha spinto Irigaray a riflettere su che cosaaccadrebbe se «le merci tra loro» si unissero e rivelassero l’imprevistacapacità di agire un’economia sessuale alternativa. Un libro più recente diIrigaray,Sessi e genealogie88, offre un’esegesi critica delmodo in cui questacostruzione di scambio reciproco tra uomini presuppone sia una nonreciprocità tra i sessichenonèarticolabileall’internodiquell’economia, sial’impossibilità di dare un nome alla sessualità femminile, al femminile elesbica.Se c’è un ambito sessuale che è escluso dal Simbolico e che può

potenzialmentemostrareche ilSimboliconella suaportataèegemonicopiùchetotalizzante,alloradeveesserepossibilecollocarequestoambitoesclusooall’interno o all’esterno di quella economia e rendere strategico il suointervento riguardoa tale collocazione.La rilettura, chequipropongo,dellalegge strutturalista e della narrazione che dà conto della produzione delladifferenza sessuale entro i suoi termini, si concentra sulla presunta fissità euniversalità di quella legge e, attraverso una critica genealogica, cerca dimostrarne il potere di generatività inavvertita e autodistruttiva. La Leggeproduce queste posizioni in modo unilaterale o invariabile? Può produrreconfigurazioni della sessualità in grado di sfidarla efficacemente, oppurequeste sfide sono inevitabilmente fantasmatiche? La generatività di questaleggepuòesseredefinitavariabilesenonaddiritturasovversiva?Laleggecheproibiscel’incestoèil luogodiquestaeconomiadiparentela

che proibisce l’endogamia. Lévi-Strauss sostiene che la centralità del tabùdell’incestostabiliscaunnessosignificativotral’antropologiastrutturalistaelapsicoanalisi.Eanchese riconosceche le tesidiFreud inToteme tabù sonostate screditate su basi empiriche, considera tale gesto di ripudio una provaparadossaleasostegnodellatesidiFreud.L’incesto,perLévi-Strauss,nonèun fatto sociale, ma una fantasia culturale pervasiva. Presupponendo lamascolinitàeterosessualedelsoggettodidesiderio,Lévi-Strausssostieneche

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«né il desiderio per lamadre o per la sorella, né l’assassinio del padre e ilpentimentodeifiglicorrispondonoadunqualchefattooinsiemedifatticheoccupi un dato posto nella storia. Essi però traducono forse, sotto formasimbolica,unsognocheèaltempostessoanticoeduraturo»89.Nel tentativo di affermare la comprensione psicoanalitica della fantasia

incestuosa inconscia,Lévi-Straussparladel«prestigiodiquesto sogno, [del]suopoteredimodellarealoroinsaputaisognidegliuomini»,dicendoche«leazionievocatedaquelsognononvenneromaicommesse,perchélaculturavisi è sempre e dovunque opposta»90. Questa affermazione alquantosorprendente illumina non solo gli evidenti poteri di denegazione di Lévi-Strauss (azioni incestuoseche«nonvenneromai commesse»!),maanche lasuadifficoltàfondamentaleneldelinearel’efficaciaditaledivieto.Ilfattocheildivietoesistanonsignificaassolutamentechefunzioni.Anzi, la suastessaesistenza ci dice che desideri, azioni, persino pervasive pratiche sociali diincesto vengono generati proprio in virtù dell’erotizzazione di quel tabù. Ilfattoche idesideri incestuosi sianofantasmaticinon implicaaffattochenonsianoanche«fattisociali».Ladomandadaporreinveceè:comesuccedechetalifantasmiarrivinoaesseregeneratie,anzi,istituiticomeconseguenzadeldivieto? Inoltre, in che modo la convinzione sociale, qui sintomaticamentearticolata attraverso Lévi-Strauss, che il divieto sia efficace disconosce edunquecancellaunospaziosocialeincuilepraticheincestuosesonoliberediriprodursisenzaproscrizione?PerLévi-Strauss, il tabùdell’incestoeterosessualetramadreefigliocome

pure la stessa fantasia incestuosa si instaurano come verità universali dellacultura.Inchemodol’eterosessualitàincestuosavienecostituitacomematriceapparentemente naturale e pre-artificiale del desiderio, e il desiderio siistituisce come prerogativa eterosessuale maschile? La naturalizzazionedell’eterosessualità e della capacità maschile di agire sessualmente sonocostruzioni discorsive di cui non si dàmai conto, ma che sempre vengonoassunteintalecornicestrutturalistafondativa.La rielaborazione lacaniana di Lévi-Strauss si concentra sul divieto

dell’incestoesulruolodell’esogamianellariproduzionedellacultura,laddovelaculturaèconcepitaprimariamentequaleseriedistruttureedisignificazionilinguistiche. Per Lacan, la Legge che proibisce l’unione incestuosa tra ilbambino e sua madre inaugura le strutture della parentela, una serie didislocamenti libidici fortemente regolati che avvengono attraverso il

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linguaggio.Ancheselestrutturedellinguaggio,chenelloroinsiemevengonodefinite Simbolico, mantengono un’integrità ontologica al di là dei diversiagentidiparolaattraversoiqualifunzionano,laLeggeriaffermaeindividuase stessa a ogni ingresso infantile nella cultura. La parola emerge solo allacondizionedell’insoddisfazione,insoddisfazionechevieneistituitadaldivietodell’incesto: la jouissance originaria si perde nella rimozione primaria chefondailsoggetto.Alsuopostoaffiorailsegno,ugualmentebarratorispettoalsignificante, che cerca in ciò che esso stesso significa un ricupero di quelpiacere irrecuperabile. Fondato da quel divieto, il soggetto parla solo perdislocare il desiderio nelle sostituzionimetonimichedi quel piacere nonpiùrintracciabile. Il linguaggio è il residuo e il compimento alternativo deldesiderioinsoddisfatto,lavariegataproduzioneculturalediunasublimazionemai davvero soddisfacente. Il fatto che il linguaggio fallisca inevitabilmentenelsignificareèlanecessariaconseguenzadeldivietochefondalasuastessapossibilità,esegnalavanitàdeisuoigestireferenziali.

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II.Lacan,RivièreelestrategiedellamascherataInterrogarsisull’«essere»delgeneree/odelsessointerminilacanianisignificacontraddire lo scopo stesso della teoria del linguaggio in Lacan. Questicontesta il primato dell’ontologia nellametafisica occidentale e insiste sullasecondarietà della domanda «Che cos’è/ha l’essere?» rispetto alla domandaprioritaria: «Come si istituisce e distribuisce l’essere nelle pratiche disignificazione dell’economia del padre?». La determinazione ontologicadell’essere, della negazione e delle loro relazioni viene concepita comedeterminata da un linguaggio strutturato dalla Legge del padre e dai suoimeccanismi di differenziazione. Una cosa assume la caratterizzazionedell’«essere»evienemobilitatadaquelgestoontologicosoloall’internodiunastrutturadisignificazioneche,comeilSimbolico,èessastessapre-ontologica.Dunquenonsidàindaginesull’ontologiainsé,nonsidàaccessoall’essere,

senzaunaindaginepreliminaresull’«essere»delFallo, lasignificazionedellaLeggecheautorizzae assume ladifferenza sessualequalepresuppostodellasuastessaintelligibilità.«Essere»ilFalloe«avere»ilFallodenotanoposizionisessualidivergentionon-posizioni (difatto,posizioni impossibili)all’internodellinguaggio.«Essere»ilFallosignificaessereil«significante»deldesideriodell’Altroeapparirecometalesignificante.Inaltreparole,consistenell’esserel’oggetto, l’Altro di un desiderio maschile (eterosessualizzato), ma ancherappresentarloorifletterlo.SitrattadiunAltrochenoncostituisceaffattoillimite della mascolinità da parte di un’alterità femminile, ma il luogo diun’auto-elaborazione maschile. Per le donne, «essere» il Fallo significa,dunque, riflettere il potere del Fallo, significare quel potere, «incarnare» ilFallo,fornireilluogoincuiessopenetraesignificareilFallo«essendo»ilsuoAltro, la sua assenza, la sua mancanza, la conferma dialettica della suaidentità.Nelsostenerechel’AltrocuimancailFalloèchièilFallo,Lacancidicechiaramentecheilpotereèesercitatodaquestaposizionefemminiledelnon avere, che il soggettomaschile che «ha» il Fallo ha bisogno di questoAltroperconfermareedunqueessereilFallo,insenso«lato»91.Questa caratterizzazioneontologicapresuppone che l’apparenzao l’effetto

dell’essere siano sempre prodotti attraverso le strutture della significazione.L’ordine simbolico crea l’intelligibilità culturale attraverso le posizionimutualmente escludenti dell’«avere» il Fallo (la posizione degli uomini) edell’«essere»ilFallo(laposizioneparadossaledelledonne).L’interdipendenza

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di queste due posizioni richiama la struttura hegeliana della mancatareciprocità tra servo e padrone, in particolare l’imprevista dipendenza delpadronedalservonell’istituirelapropriaidentitàattraversolariflessione92.MaLacan proietta questa scena in un ambito fantasmatico. Ogni tentativo diistituire l’identitàsecondoquestadisgiunzionebinaria tra«essere»e«avere»riporta all’inevitabile «mancanza» e «perdita» che ne fonda la costruzionefantasmaticaesegnal’incommensurabilitàtraSimbolicoereale.SeilSimbolicovieneintesocomeunastrutturauniversaledisignificazione

che non trovamai pieno riscontro nel reale, ha senso chiedersi: chi, o checosa, significa chi, o che cosa, in questa faccenda che sembra incrociarediverse culture?La domanda, tuttavia, viene posta a partire da una corniceche presuppone un soggetto in quanto significante e un oggetto in quantosignificato, secondo la dicotomia epistemologica della tradizione filosoficaprecedentealladislocazionedel soggettooperatodallo strutturalismo.Lacanmetteinquestionetaleschemadisignificazione.Larelazionetraisessivieneformulata in termini che rivelano quanto l’«Io» parlante sia l’effettomascolinizzato della rimozione, un effetto che assume la postura di unsoggetto autonomo e auto-fondato, ma la cui coerenza viene minata dalleposizioni sessuali che esclude nel processo di formazione della propriaidentità.PerLacanilsoggettovieneaessere–valeadireiniziaaporsicomesignificante che si auto-fonda nel linguaggio – solo a condizione di unarimozioneprimariadelpiacereincestuosopre-individualeassociatoal(l’ormairimosso)corpomaterno.Solo il soggetto al maschile sembra originare significati e dunque

significare. La sua apparente autonomia, auto-fondata, cerca di occultarequellarimozionecheèilsuofondamentocomeanchelaperennepossibilitàdidestituirlo del fondamento stesso. Ma questo processo di costituzione delsignificato implica che le donne riflettano tale potere al maschile e lorassicurino sempre e comunque sulla realtà della sua illusoria autonomia.Questo compito viene contraddetto, a dir poco, quando la richiesta che ledonne riflettano il potere autonomo del soggetto/significante al maschilediventaessenzialeperlacostruzionediquellaautonomiae,dunque,configurauna dipendenza radicale che finisce per minare la stessa funzione chedovrebbesvolgere.Pergiuntaquestadipendenza,perquantodenegata,vieneancheperseguita dal soggetto almaschile, perché la donna in quanto segnorassicurante è il corpomaterno dislocato, la promessa vanama costante di

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ritrovare la jouissance pre-individuale. Il conflitto della mascolinità sembradunque consistere proprio nella richiesta di un pieno riconoscimento diautonomia che promette anche e comunque un ritorno ai piaceri totali cheprecedonolarimozioneel’individuazione.Sidicecheledonne«siano»ilFallonelsensocheconservanoilpoteredi

riflettere o rappresentare la «realtà» delle posture di auto-fondazione delsoggettomaschile, un potere che, se revocato,metterebbe fine alle illusionifondativedellaposizionedisoggettomaschile.Per«essere»ilFallo,cioècoluiche riflette e garantisce un’apparente posizione di soggetto al maschile, ledonnedevonodiventare,devono«essere»(nelsensodi«posturadelcomese»)propriociòchegliuomininonsonoe,inquestamancanza,devonoistituirelafunzione essenziale degli uomini. Perciò, «essere» il Fallo è sempre un«essereper»unsoggettoalmaschilechecercadiriconfermareeaccrescerelasuaidentitàattraversoilriconoscimentodiquell’«essereper».Insensoforte,Lacancontesta l’idea chegliuomini significhino il significato delledonneocheledonnesignifichinoilsignificatodegliuomini.Ladivisioneeloscambiotra questo «essere» e «avere» il Fallo vengono istituiti dal Simbolico, dallaLeggedelpadre.Partedelcaratteredacommediadiquestomodellomancatodireciprocitàderivaovviamentedalfattochesialaposizionealmaschilesiaquella al femminile sono significate, mentre è il Simbolico a detenere ilsignificante che può essere assunto solo come indizio da entrambe leposizioni.EssereilFallovuoldireesseresignificatodallaLeggedelpadre,esseresia

ilsuooggettosiailsuostrumentoe,interministrutturalisti,essereil«segno»e la promessa del suopotere.Dunque, quale oggetto costituito o significatodello scambio con cui la Legge del padre estende il suo potere e le suesembianze, le donne sono dette essere il Fallo, cioè l’emblema della suacircolazionecostante.Ma«essere»ilFalloènecessariamenteinsoddisfacenteperché le donne non possono mai riflettere pienamente tale legge; alcunefemministesostengonochebisognarinunciarealdesideriostessodelledonne(una doppia rinuncia, in effetti, che corrisponde alla doppia ondata dirimozione che secondo Freud fonderebbe la femminilità)93,quell’espropriazione del desiderio che consiste nel desiderio di non esserenientealtrocheunriflesso,lagaranziadellapervasivanecessitàdelFallo.Dall’altra parte, si dice che gli uomini «abbiano» ilFallo,mamai che lo

«siano»,nelsensocheilpenenonèequivalenteaquellaLeggeenonpuòmai

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simbolizzarlapienamente.Sidàdunqueun’impossibilitànecessariaepostulatarispettoaqualsiasitentativodioccuparelaposizionedichi«ha»ilFallo,cosìcheentrambeleposizioni,quelladell’«avere»equelladell’«essere»,vannoindefinitivaintese,interminilacaniani,comefallimentidacommedia,costrettituttaviaadarticolareeinveraretaliripetuteimpossibilità.Macomeavvienecheunadonna«sembri»essereilFallo,lamancanzache

incarna e afferma il Fallo? Secondo Lacan ciò avviene attraverso lamascherata, l’effetto di una melanconia che è essenziale alla posizione alfemminile in quanto tale. Nel suo saggioLa significazione del fallo, Lacanparladella«relazionetraisessi»:

Possiamo dire che questi rapporti ruoteranno attorno a un essere e a un avere che, poiché siriferisconoaunsignificante,ilfallo,produconouneffettocontrastante,d’unlatoquellodidarerealtàalsoggettoinquestosignificante,dall’altrodiirrealizzarelerelazionidasignificare94.

Nelle righe immediatamente successive, Lacan sembra riferirsi tantoall’apparenza della «realtà» del soggetto al maschile quanto all’«irrealtà»dell’eterosessualità. Sembra anche riferirsi alla posizione delle donne (ilcommento tra parentesi quadre è mio): «Ciò grazie all’intervento di unsembrare che si sostituisce all’avere [viene senz’altro richiesta unasostituzione,perchéledonnesonodette‘nonavere’]d’unlatoperproteggerlo,dall’altropermascherarnelamancanza»95.Ancheseinquestobranononc’ègenere grammaticale, sembra che Lacan stia descrivendo la posizione delledonne,lequalisonocaratterizzatedalla«mancanza»chedunquenecessitaunmascheramentoehanno,inuncertosensononmegliospecificato,bisognodiprotezione.Lacanaffermapoichequestasituazioneproduce«l’effetto[...]diproiettareinteramentelemanifestazioniidealiotipichedelcomportamentodiciascuno dei sessi, fino al limite dell’atto della copulazione, nellacommedia»96.Proseguendo nell’esposizione della commedia eterosessuale, Lacan spiega

che questo «sembiante d’essere» il Fallo cui le donne sono obbligate èimmancabilmenteunamascherata.Iltermineèsignificativoperchésuggerisceaccezioni contraddittorie: da una parte, se l’«essere», la specificazioneontologica del Fallo, è una mascherata, tutto l’essere sembrerebbe alloraridursi a una forma di apparire, l’apparenza dell’essere, con la conseguenzache tutta l’ontologia del genere sarebbe riducibile al gioco delle apparenze.Dall’altra parte, la mascherata suggerisce che ci sia un «essere» o

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specificazioneontologicadellafemminilitàchevieneprimadellamascherata,undesiderio–odomanda–alfemminilemascheratoecapacedirivelarsi,eche anzi potrebbe far intravvedere una rottura e una dislocazione definitivedell’economiadisignificazionefallogocentrica.Nellastrutturaambiguadell’analisilacanianasipossonoindividuarealmeno

duecompitimoltodiversi.Daunaparte,lamascheratapuòessereintesacomelaproduzioneperformativadiun’ontologiasessuale,unapparirechesirendeconvincente in quanto «essere»; dall’altra parte, può essere letta come lanegazione di un desiderio al femminile che presuppone una femminilitàontologica precedente mai rappresentata dall’economia fallica. Dello stessotenoreèl’osservazionediIrigaray,secondocui«lamaschera[...]èciòcheledonnefanno[...]peresserepartecipideldesideriodell’uomo,maacostodirinunciare al proprio»97. Il primo compito comporterebbe una riflessionecritica sull’ontologia del genere come (de)costruzione parodica e, forse,perseguirebbe quelle mobili possibilità che derivano dalla sfuggentedistinzionetra«apparire»ed«essere»,radicalizzandoquelladimensione«dacommedia»dell’ontologia sessuale soloparzialmenteperseguitadaLacan. Ilsecondo promuoverebbe strategie femministe di smascheramento per unricupero o una liberazione di qualunque desiderio al femminile sia rimastosoffocatoall’internodell’economiafallica98.Forsequestipercorsialternativinonsiescludonoavicenda,comesembra,

vistocheleapparenzediventanosemprepiùsospette.LeriflessionidiLacansul significatodellamascherataequellepropostedaJoanRivièrenel saggioLafemminilitàcometravestimentooffronointerpretazionimoltodiversedichecosa esattamente venga mascherato dalla mascherata (o travestimento). Lamascherata è la conseguenza di un desiderio al femminile che deve esserenegato, e dunque, deve essere trasformato in unamancanza, che però devenondimeno apparire? Oppure è la conseguenza della negazione di questamancanza al fine di sembrare il Fallo? La mascherata costruisce lafemminilitàcomeriflessodelFallopercamuffarelepossibilitàbisessualichealtrimenti potrebberodistruggere la costruzione coerente di una femminilitàeterosessualizzata?Oppure,comesuggerisceRivière, trasforma l’aggressionee la paura di una rappresaglia in seduzione e flirt? Bisogna innanzituttocancellareoreprimereunafemminilitàgiàdata,undesiderioalfemminilecheistituirebbeun’alteritàinsubordinataalsoggettomaschileedevidenzierebbeilnecessario fallimento della mascolinità? Oppure la mascherata è il mezzo

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attraverso il quale la femminilità viene primariamente istituita, la praticaescludente che caratterizza la formazione dell’identità, in cui lamascolinitàviene effettivamente esclusa e istituita quale fuori rispetto ai confini di unaposizionealfemminilequantoalgenere?IlbranodiLacansopracitatoproseguecosì:Perquantoparadossalequestaformulazionepossasembrare,diciamocheperessereilfallo,cioèil

significante del desiderio dell’Altro, la donna rigetterà una parte essenziale della femminilità,specialmentetuttiisuoiattributinellamascherata.Ellaintendeesseredesiderataeamataauntempoperquellochenonè.Maquantoalsuodesiderioellanetrovailsignificantenelcorpodicoluicuièrivoltalasuadomandad’amore.Certo,nonvadimenticatocheperquestafunzionesignificante,l’organocheneèrivestitoassumeunafunzionedifeticcio99.

Sequesto«organo»senzanome,presumibilmenteilpene(trattatocomeiltermine ebraico Yahweh, ciò che non si può pronunciare), è un feticcio,perchédovrebbeaccaderechepossiamodimenticarlotantofacilmente,comesostiene Lacan? E qual è «la parte essenziale della femminilità» che deveessere rifiutata? È, di nuovo, quella parte non nominata che, una voltarifiutata,apparecomeunamancanza?Oèlamancanzastessachedeveessererifiutata,inmodochepossasembrareilFallostesso?L’impossibilitàdidareun nome a questa «parte essenziale» è la stessa impossibilità relativaall’«organo»maschilecherischiamosempredidimenticare?Èproprioquestadimenticanzaacostituirelarimozionechesitrovaalcuoredellamascherataalfemminile? Si tratta di una presuntamascolinità cui si deve rinunciare perapparireinquantomancanzacheconferma,eperciòèilFallo,oppuresitrattadi una possibilità fallica che deve essere negata per poter essere quellamancanzacheconferma?Lacan chiarisce la sua posizione quando nota che «la funzione della

maschera [...] domina le identificazioni in cui si risolvono i rifiuti delladomanda»100. In altre parole, la maschera è parte della strategia diincorporazione della melanconia, l’assunzione di attributi dell’oggetto/Altroperduto,dovelaperditaèlaconseguenzadiunrifiutodiamore101.Ilfattochelamascherata«domini»eallostessotempo«risolva»questirifiuticidicechel’appropriazioneèlastrategiaattraversolaqualequestirifiutivengonoalorovolta rifiutati, una doppia negazione che raddoppia la struttura dell’identitàattraversol’assorbimentomelanconicodichiè,ineffetti,perduto/aduevolte.È significativo che Lacan leghi la discussione sulla mascherata alla

descrizione dell’omosessualità femminile. Sostiene che «l’omosessualità

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femminilecomeèmostratonell’osservazionesiorientasuunadelusionecherinforzailversantedelladomandad’amore»102.Percomoditànonvienefattoriferimentoachistaosservandoeachièoggettodell’osservazione,maLacanconsiderailsuocommentoovvioperchiunqueabbiauninteresseaguardare.Quello che si vede attraverso l’«osservazione» è la delusione fondantedell’omosessuale di sesso femminile, laddove questa delusione rimanda airifiuti che vengono dominati/risolti attraverso la mascherata. Si «osserva»anche per così dire che l’omosessuale di sesso femminile è soggetta aun’idealizzazione forzata, una domanda d’amore perseguita a spese deldesiderio.Lacan prosegue questo paragrafo sull’«omosessualità femminile»

completando come segue l’affermazione parzialmente citata sopra: «questenotazioni[...]meriterebberolesfumatureoffertedaunritornosullafunzionedella maschera in cui si risolvono i rifiuti della domanda»103. Sel’omosessualitàfemminileèintesacomeconseguenzadiunadelusione,«comeè mostrato nell’osservazione», allora questa delusione deve apparire e deveapparire chiaramente per poter essere osservata. Se Lacan parte dalpresuppostochel’omosessualitàfemminilederividaun’eterosessualitàdelusa–comesostienesimostrinell’osservazione–,nonpotrebbeessereugualmentechiaroachiosservachel’eterosessualitàderivadaun’omosessualitàdelusa?Èlamascheradell’omosessualedisessofemminilecheviene«osservata»,eseècosì,qualeespressionechiaramenteleggibiledàprovadiquella«delusione»ediquell’«orientamento»,nonchédelladislocazionedeldesiderioaoperadella(idealizzata)domandad’amore?Lacancistaforsedicendocheciòcherisultachiaro nell’osservazione è lo statuto desessualizzato della lesbica,l’incorporazione di un rifiuto che appare come assenza di desiderio104.Mapossiamointenderequestaconclusionecomel’esitonecessariodiunpuntodiosservazione eterosessualizzato e al maschile, che considera la sessualitàlesbica come un rifiuto della sessualità in sé solo perché si presume che lasessualità sia eterosessuale e che chi osserva, costruito qui come maschioeterosessuale,vieneevidentementerifiutato.Dipiù,questadescrizionenonèforse laconseguenzadiun rifiutochedeludechiosservae lacuidelusione,rinnegata e proiettata, viene trasformata nel carattere essenziale delle donnechedifattolorifiutano?Glissando in modo peculiare sulle collocazioni pronominali, Lacan non

riesceachiarirechi rifiutichi.Tuttaviachi leggeèchiamato/aacapireche

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questo «rifiuto» liberamente fluttuante è legato in modo precipuo allamaschera.Seindefinitivaognirifiutoèunaquestionedilealtàaqualchealtrolegamepresenteopassato,ilrifiutoèalloraanchepreservazione.Lamascheraoccultadunquequestaperdita,malapreserva(elanega)proprioattraversoilsuooccultamento.Lamascherahaunaduplicefunzione, laduplicefunzionedella melanconia. La maschera viene assunta attraverso il processodell’incorporazione che è un modo di iscrivere e poi indossare unaidentificazionemelanconicanelesulcorpo; ineffetti,è lasignificazionedelcorpo nello stampo dell’Altro che è stato rifiutato. Dominato attraversol’appropriazione,ognirifiutofallisce,echirifiutadiventapartedell’identitàdichiè rifiutato/a,anzi,diventa il rifiutopsichicodel/la rifiutato/a.Laperditadell’oggetto non è mai assoluta, perché viene ridistribuita entro un confinepsichico/corporeochesiespandeperincorporarla.Ilchecollocailprocessodiincorporazionedelgenereentrol’orbitapiùampiadellamelanconia.Il saggio di JoanRivièreLa femminilità come travestimento105,pubblicato

nel1929,presentalanozionedifemminilitàcomemascherataattraversounateoriadell’aggressivitàedella risoluzionedeiconflitti.Aprimavista,questateoria sembra molto lontana dall’analisi lacaniana della mascherata qualecommediadelleposizionisessuali.Rivière iniziaconunarispettosarassegnadella tipologia proposta da Ernest Jones dello sviluppo della sessualitàfemminilesecondoformeeterosessualieomosessuali.Siconcentra, tuttavia,sui«tipiintermedi»cheannullanoiconfinitral’eterosessualeel’omosessualee implicitamentecontestano lacapacitàdescrittivadel sistemaclassificatoriodi Jones. In una nota che riecheggia il superficiale riferimento di Lacanall’«osservazione», Rivière ricorre alla percezione o esperienza comune peravvalorarel’attenzionerivoltaaquesti«tipiintermedi»:«nellavitaquotidianaci si imbatte costantemente in tipi di uomini e di donne che pur essendofondamentalmente eterosessuali nel loro sviluppo, rivelano tuttaviachiaramente delle marcate caratteristiche tipiche dell’altro sesso»106. Moltochiaramentesivedonoquileclassificazionichecondizionanoestrutturanolapercezioneditalemescolanzadiattributi.Evidentemente,Rivièrepartedallenozioniconsolidatediciòchesignificamostrarelecaratteristichedelpropriosesso e di come queste chiare caratteristiche esprimano o riflettano unapparente orientamento sessuale107.Tale percezioneo osservazionenon solopresupponeuna correlazione tra caratteristiche, desideri e«orientamenti»108,macreaanchequestaunitàattraversol’attopercettivostesso.L’unitàpostulata

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daRivière tra attributi di genere e un orientamento «naturalizzato» sembraessere un esempio di ciò che Wittig definisce come «formazioneimmaginaria»delsesso.EtuttaviaRivièremetteinquestionequestetipologienaturalizzatefacendo

appelloaunadescrizionepsicoanaliticachecollocailsignificatodegliattributidi genere misti nell’«azione reciproca di diversi conflitti»109.Significativamente,Rivièrecontrapponeaquestotipoditeoriapsicoanaliticaunateoriacheridurrebbelapresenzadiattributiapparentemente«maschili»nella donna a «una tendenza radicale o fondamentale». In altre parole,l’acquisizione di tali attributi e la realizzazione di un orientamentoeterosessualeoomosessualesonoprodottiattraversolarisoluzionediconflittiil cui scopo è la soppressione dell’angoscia. Citando Ferenczi per istituireun’analogiaconlasuapersonaledescrizione,Rivièrescrive:

Ferenczi(1916)hasottolineato[...]chegliuominiomosessualiesageranolapropriaeterosessualitàcome«difesa»dallalorostessaomosessualità.Cercheròquindidimettereinevidenzalapossibilitàchecertedonne,mossedaunintensodesideriodimascolinità,indossinounamascheradifemminilitàalloscopo di allontanare da sé l’angoscia e il timore delle ritorsioni che potrebbero subire da parte degliuomini110.

Non è chiaro quale sia la forma «esagerata» di eterosessualità che sisostiene l’uomo omosessuale ostenti,ma il fenomeno da registrare potrebbesemplicementeconsisterenel fattochegliuominigaynonhannounaspettomoltodiversodaquellodeilorocorrispettivieterosessuali.Talemancanzadiunostileodiunaspettoapertamentedifferentepuòesserediagnosticatocome«difesa» sintomatica solo perché l’uomo gay in questione non si conformaall’idea di omosessuale che l’analista ha tratto e mantiene a partire daglistereotipi culturali. Un’analisi lacaniana potrebbe sostenere che nell’uomoomosessualelapresunta«esagerazione»diqualsiasiattributochevalgacomeun’apparenteeterosessualitàsiailtentativodi«avere»ilfallo,quellaposizionedi soggetto che implica un desiderio attivo ed eterosessualizzato. Nondiversamente, la«maschera»delle«donnemossedaun intensodesideriodimascolinità» può essere interpretata come un tentativo di rinunciareall’«avere» ilFalloper scongiurare lapunizionedapartedi chi lodovrebbeprocurare attraverso la castrazione. Rivière spiega questa paura dellapunizionequaleconseguenzadellafantasiadiunadonnadiprendereilpostodegliuomini,piùprecisamente, ilpostodelpadre.NelcasopresentatodallastessaRivière,chesecondoalcuni/esarebbeautobiografico, la rivalitàcon il

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padrenonvaatoccareildesideriodellamadre,comecisipotrebbeaspettare,mailpostodelpadreneldiscorsopubblicoinquantooratore,conferenziere,scrittore,valeadire inquantoutilizzatoredi segni,anzichésegno-oggettooelementodi scambio.Questodesideriodicastrazionepotrebbeessere intesocome il desiderio di abbandonare lo status di donna in quanto segno perapparirecomesoggettonellinguaggio.Ineffettil’analogiacheRivièreistituiscetral’uomoomosessualeeladonna

mascherata non è, dal suo punto di vista, un’analogia tra omosessualitàmaschile e omosessualità femminile. La femminilità viene assunta da unadonna che «desidera intensamente lamascolinità»,ma teme le conseguenzepunitive che le deriverebbero dall’assumere l’aspetto pubblico dellamascolinità.Lamascolinitàvieneassuntadall’omosessualedisessomaschileche,presumibilmente,cercadinascondere–nonagli/llealtri/e,maasestesso– una manifesta femminilità. La donna assume la mascherataconsapevolmente per nascondere la suamascolinità al pubblico al maschileche vuole castrare. Ma si sostiene che l’uomo omosessuale esageri la sua«eterosessualità»(intendendounamascolinitàcheglipermettadipassarepereterosessuale?)quale«difesa» inconsapevole, perchénonpuò riconoscere lapropriaomosessualità(oforseèl’analistachenonlariconoscerebbe,qualorasitrattassedellapropria?).Inaltreparole,l’uomoomosessualeassumesudiséunapunizioneinconscia,neldesiderareetemerealcontempoleconseguenzedellacastrazione.L’omosessualedi sessomaschilenon«conosce» lapropriaomosessualità,FerenczieRivièresembranofarlo.Ma Rivière conosce veramente l’omosessualità della donna nella

mascheratachedescrive?Quandosiarrivaallacontropartedell’analogiachelei stessa ha istituito, la donna che «desidera lamascolinità» è omosessualesoloinquantosostieneun’identificazionemaschile,manonneiterminidiunorientamentoodiundesideriosessuale.Chiamandoincausaancoraunavoltala tipologia di Jones, come se fosse uno scudo fallico, Rivière formula una«difesa» che designa come asessuata una classe di omosessuali di sessofemminileconsiderateappartenentialtipodellamascherata,«ecioèalprimogruppodelledonneomosessuali:esseinfatti,sedaunlatononprovanoalcuninteresse per le altre donne, aspirano dall’altro al ‘riconoscimento’ dellapropria mascolinità da parte degli uomini e si vantano di essere pari agliuomini o, per dirla con altre parole, di essere esse stesse degli uomini»111.ComeinLacan,lalesbicaèquisignificatacomeposizioneasessuata,dipiù,

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comeposizionecherifiutalasessualità.Perportareacompimentol’analogiacon Ferenczi, questa descrizione sembrerebbe sancire una «difesa» control’omosessualità femminile in quanto sessualità che è comunque intesa comestruttura riflessiva dell’«uomo omosessuale». Non si dà tuttavia una letturaunivocadiquestadescrizionediun’omosessualitàfemminilechenonimplicail desiderio sessualeper ledonne.Rivièrevorrebbe farci credere chequestacuriosa anomalia tipologica non possa essere ridotta a un’omosessualità oeterosessualitàfemminilerimossa.Aesserenascostanonèlasessualità,malarabbia.Una possibile interpretazione è che la donna nellamascherata aspira alla

mascolinitàperaffrontareneldiscorsopubblicogliuominieinquantouomopartecipare a uno scambio maschile omoerotico. E proprio perché quelloscambio omoerotico maschile significherebbe la castrazione, teme la stessapunizione che induce la «difesa» nell’uomo omosessuale. In effetti, forse lafemminilitàcometravestimentoomascherata,chedirsivoglia,miraadeviaredall’omosessualitàmaschile–essendoquest’ultima ilpresuppostoeroticodeldiscorsoegemonico, l’«(u)omosessualità»suggeritadaIrigaray.Inognicaso,Rivière ci vorrebbe far pensare che tali donne sostengano identificazionimaschilinontantopernonoccupareunaposizione inunoscambiosessuale,quantoperperseguireunarivalitàchenonhaoggettosessualeo,perlomeno,chenonnehaunocuileipotrebbedareunnome.Il testo di Rivière ci dà modo di tornare alla domanda: che cosa viene

mascherato dalla mascherata? In un passaggio chiave, che segna unallontanamento dai limiti imposti all’analisi dal sistema classificatorio diJones, Rivière ci dice che la mascherata o travestimento è qualcosa di piùdella caratteristica di un «tipo intermedio», che è centrale per qualsiasi«femminilità»[womanliness]:

Illettoreaquestopuntopotràchiedersiqualèlamiadefinizionedifemminilitàoqualèamioavvisola linea che separa la genuina femminilità dal «travestimento». Tuttavia io non suggerisco affattol’esistenzadiunadifferenzadiquestogenere;radicatiosuperficiali,idueatteggiamentisonolastessacosa112.

Questo rifiuto di postulare una femminilità [femininity] che precedal’imitazioneelamascheravieneripresodaStephenHeathnelsaggiointitolatoJoan Rivière and the Masquerade, a riprova dell’idea che «la femminilitàautentica consiste in questa imitazione, è la mascherata». Basandosi sul

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postulatodellacaratterizzazionedellalibidocomemascolina,Heathconcludeche la femminilità è la negazione di tale libido, «la dissimulazione di unamascolinitàfondamentale»113.Lafemminilitàdiventaunamascherachedomina/risolveun’identificazione

al maschile, perché un’identificazione al maschile produrrebbe, all’internodella presuntamatrice eterosessuale del desiderio, il desiderio di un oggettofemminile,ilFallo;perciò,indossarelamascheradellafemminilitàpotrebbeindicare il rifiutodiun’omosessualità femminilee, insieme, l’incorporazioneiperbolica di quell’Altro femminile che viene rifiutato (uno stranomodo dipreservareeproteggerequell’amorenelcircolodelnarcisismomelanconicoenegativo che deriva dall’inculcamento psichico dell’eterosessualitàobbligatoria).Inquesto testo sipotrebbe intravedere lapauradella stessaRivièreper il

proprio fallicismo114, vale a dire per quell’identità fallica che rischia dimanifestare con il suo intervento orale, la sua scrittura, scrittura di unfallicismo che il saggio stesso occulta e insieme attua.Tuttavia non sarebbetantolasuaidentitàalmaschilequantoildesiderioeterosessualealmaschile,cioè la sua firma, ciò che Rivière cerca di negare e attuare al contempo,trasformandosi nell’oggetto che lei stessa si proibisce di amare. Si trattadell’aporiaprodottadaunamatricechedàcontodiognidesideriorivoltoalledonne da parte di soggetti di qualsiasi sesso o genere, a partire da unaposizionemaschileeterosessuale.La«libidoinquantoalmaschile»èlafontedacuisipresumederiviognipossibilesessualità115.Qui la tipologia del genere e della sessualità deve lasciare spazio a un

resocontodiscorsivodellaproduzioneculturaledel genere.Se lapazientediRivièreèun’omosessualesenzaomosessualità,ciòavvieneperchél’opzionelevienerifiutatafindall’inizio; l’esistenzaculturalediquestodivietoè là,nellospaziodellaconferenza,chedeterminaedifferenzialeiqualeoratriceeilsuopubblicocomeprevalentementemaschile.Anchesetemecheilsuodesideriocastrantepossaessereinteso,negachesiaincorsounacontesasuuncomuneoggettodidesiderio,senzailqualel’identificazionealmaschilecheleidifattoriconoscenonavrebbeunaconfermaemancherebbediunsegnoessenziale.Ineffetti,lasuadescrizioneassumeilprimatodell’aggressivitàsullasessualità,il desiderio di castrare e prendere il posto del soggetto al maschile, undesiderionotoriamenteradicatonellarivalità,maundesiderioche,perlei,siesaurisce nell’atto della dislocazione. Ma può essere utile avanzare una

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domanda:questaaggressivitàèal serviziodiquale fantasia sessuale,equalesessualità autorizza? Per quanto il diritto di occupare la posizione diutilizzatrice di un linguaggio sia lo scopo manifesto dell’aggressività dellapaziente, possiamo comunque chiederci se non si dia un ripudio dellafemminilitàpreliminareaquestaposizioneneldiscorsoche, invariabilmente,riaffioracomeAltro-Fallicoilqualeconfermafantasmaticamentel’autoritàdelsoggettocheparla.Potremmocosìripensarelestessenozionidimascolinitàefemminilità,qui

costruite in quanto radicate in un investimento omosessuale irrisolto. Ilrifiuto/dominio melanconico dell’omosessualità culmina nell’incorporazionedell’oggetto del desiderio dello stesso sesso e riemerge nella costruzione di«nature»sessualidistinteche,attraversol’esclusione,richiedonoeistituisconoi loroopposti.Assumere ilprimatodellabisessualitàounacaratterizzazioneprimaria della libido comemascolina non significa ancora dare conto dellacostruzione di questi diversi «primati». Alcune descrizioni psicoanalitichesosterrebbero che la femminilità è basata sull’esclusione della mascolinità,laddove lamascolinitàèuna«parte»dellacomposizionepsichicabisessuale.Si presuppone la coesistenza del binarismo e poi si fanno intervenirerimozioneedesclusionepermodellaresecondoquelquadrobinario«identità»distinteconnotatedalpuntodivistadigenere,conilrisultatochel’identitàèsempre già inerente a una predisposizione bisessuale la quale, attraverso larimozione, viene suddivisa nelle sue componenti. In un certo senso, larestrizionebinariaimpostaallaculturasiponequalebisessualitàpre-culturaleche andrà a scindersi nella familiarità eterosessuale con la sua venuta alla«cultura».Tuttaviafindall’iniziolarestrizionebinariaimpostaallasessualitàmostra chiaramente come la cultura non conferisca affatto una posterioritàtemporale alla bisessualità che cerca di reprimere: costituisce lamatrice diintelligibilità attraverso la quale diventa pensabile la stessa bisessualitàprimaria.La«bisessualità»chevienepostacomefondamentopsichicoechesidicevengarimossainunmomentosuccessivoèunaproduzionediscorsivache afferma di essere precedente a qualsiasi discorso, realizzata con lepratichediesclusionecoatteegenerativedell’eterosessualitànormativa.Il discorso lacaniano si incentra sulla nozione di «una scissione», una

fratturaprimariaofondamentalecherendeilsoggettointernamentedivisoeche stabilisce la dualità dei sessi. Ma perché questa attenzione esclusivaall’esito duale? In termini lacaniani, sembra che la divisione sia sempre

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l’effetto della leggeenonunacondizionepreesistente su cui la leggeagisce.JacquelineRosescriveche«perentrambiisessi,lasessualitànecessariamenteriguarderàladuplicitàcheminalasuascissionefondamentale»116,e ipotizzache la divisione sessuale, realizzata attraverso la rimozione, siaimmancabilmenteminatadall’espedientestessodell’identità.Manonèproprioquelladuplicitàpre-discorsivaaminarelaposturaunivocaassuntadaciascunaposizionenell’ambitodelladifferenzasessuale?Roseosservaconluciditàche«perLacan,comesièvisto,nonesisterealtàpre-discorsiva(‘Comeritornare,senonattraversoundiscorsospeciale,aunarealtàpre-discorsiva?’117),nonc’èun luogo che venga prima della legge e che sia disponibile e possa essereritrovato». Criticando indirettamente il tentativo di Irigaray di definire unospazio per la scrittura femminile al di fuori dell’economia fallica, Roseaggiunge:«Enonc’è femminilitàaldi fuoridel linguaggio»118.Se il divietocreala«scissionefondamentale»dellasessualitàesequesta«scissione»rivelaunaqualchedoppiezzaproprioperviadell’artificialitàditaledivisione,allorasidevedareunadivisionecheresistealladivisione,unadoppiezzapsichicaouna bisessualità intrinseca che arrivi a minare qualsiasi tentativo diseparazione.ConsiderarequestadoppiezzapsichicacomeeffettodellaLeggeèloscopodichiaratodiLacan,maancheilpuntodiresistenzanellasuateoria.Rose ha sicuramente ragione quando sostiene che ogni identificazione,

proprio perché ha il fantasma come suo ideale, è destinata a fallire. Ogniteoria psicoanalitica che prescrive un processo evolutivo, che presuppone ilcompimentodiunadataidentificazionetrapadreefigliootramadreefiglia,fa erroneamente coincidere il Simbolico e il reale e perde di vista il puntocritico dell’incommensurabilità che mostra come l’«identificazione» e lamessa in scena dell’«essere» e dell’«avere» il Fallo siano immancabilmentefantasmatiche119.E tuttavia,checosadetermina l’ambitodelfantasmatico, leregole che regolamentano l’incommensurabilità del Simbolico rispetto alreale?Chiaramente nonbasta sostenere chequestamessa in scena funzionaperlasferaprivatatardocapitalistaoccidentaleecheforseinun’epocaancorada definire qualche altro regime simbolico governerà il linguaggiodell’ontologia sessuale. Nell’introdurre il carattere immancabilmentefantasmatico del Simbolico, l’«immancabilmente» migranell’«inevitabilmente», generando una descrizione della sessualità in terminichefinisconoperpromuoverelastasiculturale.L’interpretazione di Lacan che concepisce il pre-discorsivo come

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un’impossibilità prefigura una critica che concettualizza la legge comeinterdittivaegenerativaalcontempo.Cheillinguaggiodellafisiologiaodellapredisposizionequi non compaia è unabuonanotizia, sebbene le restrizionibinariecontinuinoafunzionareperinquadrareeformularelasessualitàeperdelimitarneinanticipoleformediresistenzaal«reale».Cancellandopersinol’ambito di ciò che è soggetto a rimozione, l’esclusione opera prima dellarimozione – vale a dire, delimitando la Legge e i suoi oggetti disubordinazione.SebbenesipossaobiettarecheperLacanlarimozionecreailrimosso attraverso la Legge del divieto e del padre, questa argomentazionenon dà conto della nostalgia per la perduta pienezza della jouissance chepervadelasuaopera.Ineffetti,laperditanonpotrebbeessereconcepitacomeperditasel’irrecuperabilitàdiquelpiacerenondesignasseunpassatobarratoper il presente dalla legge del divieto.Non poter conoscere il passato dallaposizione del soggetto fondato non significa che quel passato non riemerganelleparoledel soggettocomefêlure, discontinuità, slittamentometonimico.ComeperKantesistevalapiùverarealtànoumenica,ilpassatopre-giuridicodellajouissanceèinconoscibiledall’internodel linguaggioparlato;ilchenonsignifica tuttavia che questo passato non abbia una realtà. La sua stessainaccessibilità, segnata dallo slittamento metonimico nel discorso presente,confermaquellapienezzaoriginariacomerealtàultima.Emergecosìunadomandaulteriore:cheplausibilitàpuòessereattribuitaa

una descrizione del Simbolico che richiede una impossibile conformità allalegge,echenonlasciaspazioaunasuaflessibilità,aunasuariformulazioneculturaleinformepiùplastiche?L’ingiunzioneadiventaresessuati/eneimodiprescritti dal Simbolico porta sempre al fallimento e, in alcuni casi, allosvelamentodellanaturafantasmaticadellastessaidentitàsessuale.Ilfattocheil Simbolico rivendichi la propria intelligibilità culturale nella sua formapresenteedegemonicaconsolidafortementeilpoterediqueifantasmicomeanche le diverse messe in scena dei fallimenti nell’identificazione.L’alternativa non consiste nel suggerire che l’identificazione possa diventareunaconquistarealizzabile.Siamodifronteaunaromanticizzazioneo,peggio,a un’idealizzazione religiosa del «fallimento», una postura di umiltà elimitazione davanti alla Legge, cosa che rende la narrazione lacanianaideologicamente sospetta. La dialettica tra un imperativo giuridico che nonpuòessererealizzatoeuninevitabilefallimento«davantiallalegge»richiamala relazione tormentata tra il Dio dell’Antico Testamento e quei servitori e

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servitrici che offrono la loro obbedienza senza ricompensa. Il fatto che lasessualità ora incarni questo impulso religioso nella forma della domandad’amore(considerataunadomanda«assoluta»),distintasiadalbisogno,siadaldesiderio (una sorta di trascendenza estatica che eclissa completamente lasessualità), dà ulteriore credibilità al Simbolico come ciò che per i soggettiumanioperaallastreguadiunadivinitàinaccessibilemaomnideterminante.Nella teoria lacaniana questa struttura da tragedia religiosa mina

decisamente ogni strategia che miri, a livello di politica culturale, aconfigurare un immaginario alternativo per il gioco dei desideri. Se ilSimbolicogarantisceilfallimentodeicompitichecomanda,forseisuoifini,comequellidelDiodelVecchioTestamento,sonodeltuttoateleologici,nonmirano al raggiungimento di un qualche scopo, ma all’obbedienza e allasofferenza per rafforzare il senso della propria limitatezza nel «soggetto»«davantiallalegge».Questamessainscenaassumeovviamenteanchedeitonidacommedia,quandoemerge l’impossibilitàcostantedi realizzare l’identità.MaanchequestacommediaèlamanifestazionecontrariadiunasservimentoalDiocheessasostienedinonpotersconfiggere.La teoria lacaniana deve essere intesa come una sorta di «morale degli

schiavi».Comesipotrebberiformularelateorialacanianariprendendolatesinietzscheana della Genealogia della morale secondo cui Dio, il Simbolicoinaccessibile, è reso inaccessibile da un potere (la volontà di potenza) checostantementeistituiscelapropriamancanzadipotere?120Questafigurazionedella Legge del padre come autorità inevitabile e inconoscibile davanti allaquale il soggetto sessuato è destinato a fallire deve essere letta alla lucedell’impulsoteologicochelaproducetantoquantoallalucedellacriticadellateologia chepunta al suo superamento.Lacostruzionedella leggecomeciòche garantisce il fallimento è sintomatica di una morale degli schiavi cherinnega gli stessi poteri generativi che usa per costruire la «legge» comeimpossibilità permanente. Qual è il potere che crea questa finzione di uninevitabile assoggettamento? Quali sono le poste in gioco culturali nelmantenere ilpotereentroquelcircolodiauto-negazioneecomesipotrebberivendicarequelpoteresottraendoloalletrappolediunaleggedeldivietocheconsistenelladissimulazioneeauto-assoggettamentodiquellostessopotere?

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III.FreudelamelanconiadelgenereAncheseIrigaraysostieneche lastrutturadellafemminilitàe lamelanconiapresentanodelle«coincidenze»121eancheseKristeva,nelsaggioMaternitàinGiovanniBellinienelvolumeSolenero:depressioneemalinconia122,identificala maternità con la melanconia, rari sono i tentativi di capire lanegazione/preservazionemelanconicadell’omosessualitànellaproduzionedelgenerenellacornicedell’eterosessualità.Freudindividuailmeccanismodellamelanconiacomeessenzialealla«formazionedell’Io»eal«carattere»,mafasoltantoun’allusioneallacentralitàdellamelanconianelgenere.InL’Ioel’Es,del 1923, ragiona sulla struttura del lutto come struttura incipiente dellaformazionedell’Io,unatesilecuitraccepossonoesseretrovatenelsaggiodel1917Luttoemelanconia123.Nell’esperienzadellaperditadiunaltroesserechesièamato,sostieneFreud,sidicechel’Ioincorporitalealtro/anellastrutturastessa dell’Io, assumendo attributi dell’altro/a e «accogliendo» l’altro/aattraversoattimagicidiimitazione.Laperditadell’altro/achesidesideraesiamavienesuperataattraversounospecificoattodi identificazionechecercadi accogliere questo altro/a all’interno della struttura stessa del sé:«Rifugiandosi nell’Io, l’amore si sottrae così alla dissoluzione»124. Questaidentificazionenonè semplicementemomentaneaooccasionale,madiventauna nuova struttura dell’identità; in effetti, l’altro/a diventa parte dell’Ioattraverso l’interiorizzazionepermanentedei suoi attributi125.Nei casi in cuiunarelazioneambivalentevengadivisaattraversolaperdita,taleambivalenzavieneinteriorizzataqualepredisposizioneauto-criticaoauto-degradanteincuiil ruolodell’altro/aèoraoccupatoedirettodall’Io stesso:«L’identificazionenarcisistica con l’oggetto si trasforma poi in un sostituto dell’investimentoamoroso;l’esitodiciòèche,nonostanteilconflittoconlapersonaamata,nonènecessarioabbandonarelarelazioned’amore»126.Inseguito,Freudchiarisceche il processo di interiorizzazione e accoglienza degli amori perduti ècrucialeperlaformazionedell’Ioedellasua«sceltaoggettuale».InL’Ioel’Es,Freud fa riferimento al processo di interiorizzazione descritto in Lutto emelanconiaenota:

Eravamo riusciti a chiarire la sofferenza dolorosa della melanconia supponendo che [in chi ne ècolpito] un oggetto perduto tornasse a ergersi nell’Io, che cioè un investimento oggettuale venissesostituito da un’identificazione. Allora però non conoscevamo ancora tutto il significato di questoprocessoenonsapevamoquantofrequenteetipicoessosia.Inseguitoabbiamocompresocheunatale

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sostituzioneconcorreinmisuranotevoleallaconfigurazionedell’Io,contribuendoinmodoessenzialeaprodurreciòchevienechiamatoilsuo«carattere»127.

Ma nel prosieguo di questo capitolo dedicato all’Io e il Super-io (idealedell’Io),nonvienedescrittosoltantoil«carattere»,maanchel’acquisizionediun’identitàdigenere.Nelsostenereche«forsequestaidentificazioneèl’unicache consente all’Es di rinunciare ai propri oggetti»128, Freud ipotizza che lastrategia di interiorizzazione della melanconia non si oppone al lavoro dellutto,machepotrebbeessereilsolomodoperl’Iodisopravvivereallaperditadei suoi legami emotivi fondamentali con gli/le altri/e. Freud continuadicendoche«ilcaratteredell’Io[è]unsedimentodegliinvestimentioggettualiabbandonati,contenenteinsélastoriaditaliscelted’oggetto»129.Ilprocessodi interiorizzazione degli amori perduti tocca poi la formazione del generequando appare chiaro che il tabù dell’incesto ha la funzione, tra le altre, diinaugurareperl’Iolaperditadiunoggettod’amoreechel’Iosiriprendedallaperdita attraverso l’interiorizzazione dell’oggetto di desiderio sottoposto atabù.Nel caso di un’unione eterosessuale che viene interdetta, è l’oggetto aessere negato, non la modalità del desiderio, tanto che tale desiderio vienedeviatodaquelloversoaltrioggettidisessoopposto.Manelcasodiun’unioneomosessuale che viene interdetta è chiaro che sia il desiderio sia l’oggettoimplicano una rinuncia, diventando così soggetti alla strategia diinteriorizzazione della melanconia. Perciò, «del padre il maschietto siimpossessamedianteidentificazione»130.Freud ipotizza che nella prima fase dell’identificazione del «maschietto»

conilpadrequestaabbialuogosenzailpreliminareinvestimentooggettuale131,intendendo con ciò che l’identificazione non è la conseguenza di un amoreperdutooproibitodel figlioper ilpadre.Tuttavia, in seguito,Freudpostulaeffettivamente una bisessualità primaria quale fattore di complicazione nelprocesso di formazione del genere e del carattere. Se si postula una seriebisessuale di predisposizioni libidiche, non c’è allora motivo di negare unamoresessualeoriginariodelfiglioperilpadre,eppureFreudlonega.Mail«maschietto» sviluppaun investimentoprimarionei confrontidellamadreeFreudosservachelabisessualitàappareinquestocasonelcomportamentoalmaschileealfemminileconcuiil«maschietto»tentadisedurrelamadre.Per quanto Freud introduca il complesso di Edipo per spiegare perché il

bambino dovrebbe ripudiare la madre e adottare un atteggiamento

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ambivalente nei confronti del padre, subito dopo nota che «potrebbe anchedarsichel’ambivalenzaconstatataneirapporticonigenitoridebbasenz’altroessere attribuita alla bisessualità; piuttosto che svilupparsi, come ho orasostenuto, dalla identificazione attraverso la rivalità»132. Ma da che cosasarebbealloracondizionataquestaambivalenza?ÈchiarocheFreud intendedire che il bambino dovrebbe optare non solo tra due scelte d’oggetto, maanchetraduepredisposizionisessuali,lamascolinitàelafemminilità.Ilfattocheilbambinoscelgacomunementelapredisposizioneeterosessualesarebbedunqueilrisultatonondellapauradicastrazionedapartedelpadre,madellapauradicastrazione,valeadirelapauradella«femminilizzazione»chenellecultureeterosessualivieneassociataall’omosessualitàmaschile.Ineffetti,nonèildesiderioeterosessualeperlamadrechedeveesserepunitoesublimatoinprimaistanza,maèl’investimentoomosessualechedeveesseresubordinatoaun’eterosessualità sancita culturalmente. Infatti, se labisessualitàprimaria, enon la scena edipica della rivalità, produce il ripudio della femminilità daparte del bambino e la sua ambivalenza nei confronti del padre, allora ilprimato dell’investimento materno diventa sempre più sospetto e, diconseguenza, lo diventa anche l’eterosessualità primaria dell’oggetto diinvestimentodelbambino.Indipendentemente dalmotivo che il bambino ha per ripudiare lamadre

(costruiamo il padre che punisce come un rivale o come un oggetto didesiderio che proibisce se stesso in quanto tale?), il ripudio diventa ilmomento fondante di ciò che Freud definisce come «consolidamento» delgenere.Perdendolamadrecomeoggettodidesiderioilbambinointeriorizzalaperdita identificandosicon leiodisloca il suoattaccamentoeterosessuale,nel qual caso rafforza il suo attaccamento al padre e attraverso questo«consolida» la sua mascolinità. Come suggerisce la metafora delconsolidamento, chiaramente parti e pezzi di mascolinità vanno ritrovatiall’internodelpanoramapsichico,epredisposizioni,tendenze,scopisessuali,ma sono sparsi e disorganizzati, lasciati liberi proprio dall’esclusività di unasceltad’oggettoeterosessuale.Infatti,seilbambinorinunciasiaalloscoposiaall’oggetto, e, di conseguenza, anche all’investimento eterosessuale,interiorizza la madre e insedia un Super-io al femminile che dissolve edisorganizzalamascolinità,consolidandoalsuopostodisposizionilibidichealfemminile.Anche per la bambina il complesso di Edipo può essere «positivo»

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(identificazioneconilpropriosesso)e«negativo»(identificazioneconilsessoopposto);laperditadelpadreinauguratadaltabùdell’incestopuòaverecomeesito sia un’identificazione con l’oggetto perduto (un consolidamento dellamascolinità) sia una deviazione dello scopo dall’oggetto, nel qual casol’eterosessualità trionfa sull’omosessualità, e viene trovato un oggettosostitutivo. Alla fine del breve capoverso sul complesso di Edipo negativonellabambina,Freudsottolineacheilfattorechedecidequaleidentificazionevengacompiutaèlaforzaoladebolezzadellamascolinitàedellafemminilitànella sua predisposizione. Significativamente, Freud ammette la propriaconfusionerispettoachecosasianoesattamentelepredisposizionialmaschileo al femminile, quando interrompe la sua affermazione ametà con l’incisodubitativo«comunquecostituitesi»133.Quali sono queste predisposizioni primarie sulle quali lo stesso Freud

manifestamente si basa? Si tratta di attributi di una organizzazione libidicainconscia?Ecomeoperanoesattamentelevarieidentificazionideterminatesia seguito del complesso edipico nel rafforzare o dissolvere ciascunapredisposizione? Quale aspetto della «femminilità» definiamopredisposizione,equaleconsegueinvecedall’identificazione?Infatti,checosaciimpediscedipensarechelepredisposizionidellabisessualitàsianoeffettioproduzionidiunaseriediinteriorizzazioni?Inoltre,comeidentifichiamounapredisposizione «al femminile» o «al maschile» al suo sorgere? Attraversoqualitraccesimanifestaeinchemisuraconsideriamounapredisposizione«almaschile» o «al femminile» quale precondizione di una scelta d’oggettoeterosessuale?Inaltreparole,inchemisuraleggiamoildesiderioperilpadrecome prova di una predisposizione femminile solo perché partiamo,nonostante il postulato di una bisessualità primaria, da una matriceeterosessualedeldesiderio?

La concettualizzazione della bisessualità in termini di predisposizioni, alfemminile e al maschile, che hanno scopi eterosessuali quali correlatiintenzionali, ci dice che per Freud la bisessualità è la coincidenza di duedesideri eterosessuali all’interno di una singola psiche. La predisposizione almaschile,ineffetti,nonèmaiorientataversoilpadrecomeoggettodiamoresessuale, né la predisposizione al femminile è orientata verso la madre (labambinapuòsìesserviorientata,maciòavvienesoloprimadellarinunciaaquel lato «mascolino»della natura delle sue predisposizioni).Ripudiando la

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madrecomeoggettodiamoresessuale,labambinaripudianecessariamentelasuamascolinità e, per paradossale conseguenza, «fissa» la sua femminilità.Per questo nella tesi freudiana di una bisessualità primaria non si dàomosessualitàesologlioppostisiattraggono.MacheprovaoffreFreuddell’esistenzaditalipredisposizioni?Senonc’è

modo di distinguere tra una femminilità acquisita attraverso leinteriorizzazioni e un’altra che è strettamente legata alla predisposizione,allora che cosa impedisce di concludere che tutte le affinità che hanno unaspecificitàdigenerederivanodainteriorizzazioni?Suchebasilesessualitàele identità legate alla predisposizione sono ascritte agli individui e chesignificato possiamo dare alla «femminilità» e alla «mascolinità» al lorosorgere? Partendo dal problema dell’interiorizzazione, possiamo prendere inesamelostatutodelleidentificazioniinteriorizzatenellaformazionedelgeneree, successivamente, la relazione tra un’affinità di genere interiorizzata e lamelanconiaautopunitivadelleidentificazioniinteriorizzate.InLutto emelanconia Freud interpreta gli atteggiamenti autocritici del/la

melanconico/a quale risultato dell’interiorizzazione di un oggetto d’amoreperduto.Proprioperchéquell’oggettoèperduto,ancheselarelazionerimaneambivalente e irrisolta, l’oggetto viene «riportato all’interno» dell’Io dovel’altercomagicamenteriprendeinformadidialogointerioretraduepartidellapsiche. InLutto emelanconia l’oggetto perduto si insedia all’interno dell’Iocome una voce o un’azione critica e la rabbia originariamente provata perl’oggettosirovesciacosìchel’oggettointeriorizzatoorarimproveral’Io:

Sesiascoltanoconpazienzalemoltepliciesvariateautoaccusedelmelanconico,allafinenoncisipuòsottrarreall’impressionechespessolepiùintensediessesiattaglianopochissimoallapersonadelmalatoeche invececonqualche insignificantevariazionesiadattanoperfettamenteaun’altrapersonacheilmalatoama,haamatoodovrebbeamare[...]gliautorimproverisonoinrealtàrimproveririvoltiaunoggettod’amore–edaquestopoidistoltieriversatisull’Iodelmalato134.

Il/la melanconico/a rifiuta la perdita dell’oggetto e l’interiorizzazionediventaunastrategiaperresuscitaremagicamentel’oggettoperduto,nonsoloperché la perdita è dolorosa, ma anche perché l’ambivalenza provata versol’oggetto richiede che questo sia trattenuto finché le differenze non sianoricomposte.Inquestosaggiodellaprimafasedelsuolavoro,Freudconcepiscela sofferenza del lutto come il ritiro dell’investimento libidico dall’oggetto ecomebuonesitodeltrasferimentoditaleinvestimentosuunnuovooggetto.InL’Io e l’Es, tuttavia, Freud rivede la distinzione tra lutto e melanconia e

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ipotizza che il processo di identificazione associato alla melanconia possaessere «l’unica condizione che consente all’Es di rinunciare ai proprioggetti»135.In altre parole, l’identificazione con gli amori perduti caratteristica della

melanconia diventa la precondizione per il lavoro del lutto. I due processi,originariamenteconcepiticomecontrapposti,sonooraintesicomeaspettidelprocesso di elaborazione del lutto interamente correlati136. Sulla scorta diquesta tesi più tarda, Freud nota che l’interiorizzazione della perdita ècompensativa: «Quando l’Io assume i tratti dell’oggetto, si autoimpone percosìdireall’Escomeoggettod’amoreecercadirisarcirlodellaperditasubitadicendogli:‘Vedi,puoiamareancheme,chesonocosìsimileall’oggetto’»137.A rigor di termini, la rinuncia all’oggetto non è una negazionedell’investimento,malasuainteriorizzazioneequindilasuaconservazione.Qual è esattamente la topologia della psiche in cui l’Io e i suoi amori

perduti risiedono in perpetuità? Chiaramente Freud concettualizza l’Io ineternacompagniadell’idealedell’Io,chefunzionacomeunacapacitàdiagiremorale diversificata. Le perdite interiorizzate dell’Io vengo reistituite comeparte di questa capacità di agire del giudizio morale, vale a dire comeinteriorizzazionedellarabbiaedelsensodicolpaoriginariamenteprovatiperl’oggetto esterno. Con l’interiorizzazione, rabbia e senso di colpa,inevitabilmente esacerbati dalla perdita, vengono rivolti verso l’interno eaccolti; l’Io scambia il proprio posto con l’oggetto interiorizzato investendocosì questa esteriorità interiorizzata di capacità di agire e potere morali.Perciòl’Ioperdelapropriarabbiaedefficacianeltrasferirleall’idealedell’Io,chesirivolgecontrolostessoIocheloaccoglie;inaltreparole,l’Iocostruisceunmodoper rivolgersicontrose stesso. InfattiFreudmette inguardiadallepossibilitàipermoralidiquestoidealedell’Ioche,portatoalsuoestremo,puòspingerealsuicidio138.Lacostruzionedell’idealedell’Iointerioreriguardaanchel’interiorizzazione

dell’identità di genere. Freud nota che l’ideale dell’Io rappresenta unasoluzione del complesso edipico ed è perciò utile alla riuscita delconsolidamentodellamascolinitàedellafemminilità:

Il Super-io non è però soltanto un residuo delle prime scelte oggettuali dell’Es, esso ha anche ilsignificatodiunapotenteformazionereattivaneiconfrontidiquellescelte.Ilsuorapportoconl’Iononsiesauriscenellaammonizione:«Così(comeilpadre)deviessere»,macontieneancheildivieto:«Così(comeilpadre)nontièpermessoessere;ciòsignificachenonpuoifaretuttociòcheeglifa:alcunecose

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rimangonounasuaprerogativa»139.

L’ideale dell’Io funziona dunque come una capacità di agire interiorecostituita da sanzioni e tabù che, secondo Freud, operano per ilconsolidamentodell’identitàdigenereattraversol’appropriatori-orientamentoelasublimazionedeldesiderio.L’interiorizzazionedelgenitorequaleoggettod’amoresubisceunanecessariainversionedisignificato.Ilgenitorenonèsoloproibito in quanto oggetto d’amore,ma è anche interiorizzato comeoggettod’amorecheproibisceonega.Ilruolodidivietosvoltodall’idealedell’Iooperaquindialfinediinibireo,addirittura,reprimerel’espressionedeldesiderioperquel genitore,ma anche istituisce uno «spazio» interiore in cui quell’amorepuò esserepreservato.Dato che la soluzione al dilemmaedipicopuò essere«positiva»o«negativa»,ildivietodelgenitoredelsessooppostopuòportareaun’identificazione con il sesso del genitore perduto o a un rifiuto diquell’identificazione e, di conseguenza, a una deviazione dal desiderioeterosessuale.Qualeseriedisanzionietabù,l’idealedell’Ioregolaedeterminal’identificazione maschile e femminile. Poiché le identificazioni sono deisostitutidellerelazionid’oggettoepoichéleidentificazionisonoconseguenzedellaperdita,l’identificazionedigenereèuncertotipodimelanconia,incuiilsesso dell’oggetto proibito viene interiorizzato come divieto. Questo divietosanzionaeregola l’identitàdigenereinquantodistinta,comeanchela leggedel desiderio eterosessuale. La risoluzione del complesso edipico influenzal’identificazione di genere non solo attraverso il tabù dell’incestoma anche,prima ancora, attraverso il tabù dell’omosessualità. Il risultato è che ci siidentificaconl’oggettod’amoredellostessosesso,interiorizzandosialoscoposia l’oggetto dell’investimento omosessuale. Le identificazioni che derivanodallamelanconia sonomodi di preservare relazioni d’oggetto irrisolte e, nelcaso dell’identificazione di genere dello stesso sesso, le relazioni d’oggettoirrisoltesonoimmancabilmenteomosessuali. Ineffetti,quantopiùèrigidaestabilel’affinitàdigenere,tantomenoèrisoltalaperditaoriginaria,cosìchela rigidità dei confini di genere opera inevitabilmente all’occultamento dellaperditadiunamoreoriginarioche,nonriconosciuta,nonarrivaarisoluzione.Ovviamentenontutteleidentificazionidigeneresibasanosull’efficaciadel

tabùdell’omosessualità.Selepredisposizionialfemminileealmaschilesonoil risultato dell’effettiva interiorizzazione di quel tabù, e se la rispostamelanconica alla perdita dell’oggetto dello stesso sesso consiste

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nell’incorporare e, addirittura, nel diventare quell’oggetto attraverso lacostruzione dell’ideale dell’Io, allora l’identità di genere sembra essereinnanzitutto l’interiorizzazione di un divieto che si rivela come ciò che dàforma all’identità. Per di più questa identità è costituita e mantenutadall’applicazione coerente del tabù, non solo attraverso la stilizzazione delcorpo secondo le distinte categorie del sesso, ma anche attraverso laproduzione e «predisposizione» del desiderio sessuale. Il lessico dellapredisposizione si sposta da una formazione verbale (essere predisposti/e) auna formazione sostantivale sulla quale si immobilizza (avere dellepredisposizioni); il lessico delle «predisposizioni» si presenta dunque allastregua di un falso fondazionalismo, quale esito di un’affettività che vieneformata o «fissata» attraverso gli effetti del divieto. Di conseguenza, lepredisposizioninonsonofattisessualipsichiciprimarimaeffettiprodottidauna legge imposta dalla cultura e da atti dell’ideale dell’Io conniventi etransvalutanti.Nellamelanconial’oggettoamatovieneperdutoattraversosvariatimezzi:la

separazione, la morte o la rottura di un legame emotivo. Nella situazioneedipica, tuttavia, la perdita è dettata da undivieto sostenutodauna seriedipunizioni. La melanconia dell’identificazione di genere che «risponde» aldilemma edipico deve essere intesa allora come interiorizzazione di unadirettivamoraleinteriorecheacquisiscelasuastrutturaelasuaenergiadauntabùrafforzatoesternamente.AncheseFreudnonsidichiaraesplicitamentein tal senso, sembrerebbe che il tabùdell’omosessualità dovesseprecedere iltabù eterosessuale dell’incesto; in effetti il tabù dell’omosessualità crea le«predisposizioni» eterosessuali che rendono possibile il conflitto edipico. Ilbambinoelabambinachefannoilloroingressonellascenaedipicaconscopiincestuosi eterosessuali sono già stati soggetti ai divieti che li/le«predispongono»indirezionisessualidistinte.DunquelepredisposizionicheFreudconsiderafattiprimariocostitutividellavitasessualesonoeffettidiunaleggeche,interiorizzata,produceeregolamentaleidentitàdigenereinquantodistinteel’eterosessualità.Lungi dall’essere fondative, queste predisposizioni sono il risultato di un

processo chemira amascherare la sua stessa genealogia. In altre parole, le«predisposizioni» sono le traccediuna storiadidivieti sessuali imposti cheresta non detta e che i divieti cercano di rendere indicibile. La descrizionenarrativa dell’acquisizione del genere che comincia postulando le

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predisposizioni riesce ad escludere efficacemente il punto di partenza dellanarrazionechesvelerebbequanto lanarrazionestessasiauna tatticadiauto-amplificazione del divieto.Nella narrazione psicoanalitica le predisposizionisono coltivate, fissate e consolidate da un divieto che in seguito e in nomedella cultura arriva a reprimere il disturbo creato da un investimentoomosessualenonrimosso.Raccontatadalpuntodivistacheassumela leggedel divieto quale momento fondante della narrazione, la legge produce lasessualitànellaformadelle«predisposizioni»einsiemesembrafalsamente,inun momento successivo, trasformare queste predisposizioni che appaionocome «naturali» nelle strutture culturalmente accettabili della parentelaesogamica. Per occultare il fatto che la genealogia della legge produce ilfenomeno stesso che in seguito afferma solo di incanalare o reprimere, lalegge svolge una terza funzione: insediare se stessa come principio dicontinuità logica inunanarrazionedi relazionicausali, incui i fattipsichicisonoassuntiapuntodipartenza;questaconfigurazionedellaleggeescludelapossibilitàdiunagenealogiapiùradicalechearrivi finoalleoriginiculturalidellasessualitàedellerelazionidipotere.ChecosasignificaesattamenterovesciarelanarrazionecausalediFreude

considerarelepredisposizioniprimarieeffettidellalegge?Nelprimovolumedella Storia della sessualità Foucault critica l’ipotesi repressiva in quantopresuppone un desiderio originario (non «il desiderio» nei termini diLacanma la jouissance) che mantiene un’integrità ontologica e una prioritàtemporale rispetto alla legge repressiva140. In seguito questa legge, secondoFoucault,metteatacereotrasformaqueldesiderioinunaformaoespressionesecondaria, inevitabilmente insoddisfacente (la dislocazione). Foucaultsostienecheildesiderio,cheèconcepitocomeoriginarioerimossoallostessotempo, sia effetto della stessa legge di assoggettamento. Di conseguenza lalegge produce l’idea del desiderio rimosso per razionalizzare le sue stessestrategie di auto-amplificazione e dunque tale legge, nella sua dimensionegiuridica,dovrebbeesserericoncepita,inquestocasocomeinaltri,invecechecome ciò che esercita una funzione repressiva, come una pratica discorsiva(nel senso che produce la finzione linguistica del desiderio rimosso permantenerelasuaposizionedistrumentoteleologico),praticacheèproduttivaogenerativa.Ildesiderioinquestioneassumeilsignificatodi«rimosso»nellamisuraincuilaleggenecostituiscelacornicedicontestualizzazione;infatti,la legge identifica il «desiderio rimosso» in quanto tale, ne fa circolare il

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termine, e addirittura, modella lo spazio discorsivo per un’esperienzaautocosciente e linguisticamente elaborata che viene chiamata «desideriorimosso».Il tabù dell’incesto, e implicitamente quello dell’omosessualità, è

un’ingiunzionerepressiva,chepresupponeundesideriooriginariosituatonellanozione di «predisposizioni», la quale subisce la rimozione di unadirezionalità libidica originariamente omosessuale e produce il fenomenodislocato del desiderio eterosessuale. La struttura di questa particolaremetanarrazione dello sviluppo infantile raffigura le predisposizioni sessualiquali pulsioni pre-discorsive, temporalmente primarie e ontologicamentedistinte, che hanno uno scopo e dunque un significato che precede il loroemergere nel linguaggio e nella cultura. È proprio l’entrata nel campo dellacultura a far deviare quel desiderio dal suo significato originario, con laconseguenza che all’interno della cultura il desiderio si presentanecessariamente comeuna serie di dislocazioni.La legge repressiva dunqueproduceeffettivamentel’eterosessualitàenonagiscesemplicementecomeuncodicenegativooesclusivo,macomeunasanzionee,piùprecisamente,comeuna leggedel discorso chedistingue il dicibile dall’indicibile (delimitando ecostruendol’ambitodell’indicibile),illegittimodall’illegittimo.

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IV.Lacomplessitàdelgenereeilimitidell’identificazione

Le analisi qui sopra proposte di Lacan, di Rivière e dell’Io e l’Es di Freudoffrono versioni alternative di come funzionano le identificazioni di genere,sempre che si possa dire che queste «funzionino». Si può dare conto dellacomplessità e della dissonanza del genere attraverso la moltiplicazione e laconvergenza di diverse identificazioni culturalmente dissonanti? Oppureciascunaidentificazioneècostruitaattraversol’esclusionediunasessualitàchemetterebbe in discussione le identificazioni stesse? Nel primo caso,identificazionimultiplepossonocostituireunaconfigurazionenongerarchicadiidentificazionimobiliesovrappostecherimettonoindiscussioneilprimatodi qualunque attribuzione univoca del genere. Nel quadro di Lacan,l’identificazione è intesa come qualcosa che è fissato entro la disgiunzionebinaria tra l’«essere»o l’«avere» ilFallo, con la conseguenzache il terminedell’opposizione binaria che viene escluso abita e disgrega continuamente ilposizionamento coerente di chiunque. Il termine escluso rappresenta unasessualitàesclusachecontesta lepretesediautofondazionedel soggettocosìcomelesuerivendicazionidiconoscerelafonteel’oggettodelsuodesiderio.Per lo più, la critica femminista che si è occupata della problematica

psicoanalitica dell’identificazione si è spesso concentrata sul problemadell’identificazione materna e ha cercato di elaborare una posizioneepistemologicafemminista,apartiredataleidentificazionematernae/odaundiscorsomaternosviluppatodataleidentificazioneedallesuedifficoltà.Granparte di quel lavoro, che comunque è estremamente significativo edevidentemente influente, è arrivato a occupare una posizione egemonica nelcanone della teoria femminista. Per di più, tende a rafforzare proprio lastruttura binaria, eterosessista, che modella i generi come qualcosa che vadeclinato almaschile e al femminile e escludeunadescrizione adeguatadeitipidiconvergenzesovversiveeparodichechecaratterizzanoleculturegayelesbiche.Cometentativo,deltuttoparziale,difareiconticonquestodiscorsomaternalista, nel prossimo capitolo verrà presa in esame la descrizione delsemioticoqualesovversionematernadelSimbolico,formulatadaKristeva.Quali strategie critiche e quali fonti per una sovversione si danno come

conseguenzadelledescrizionipsicoanalitichepreseinconsiderazionefinqui?

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Ilricorsoall’inconsciocomefonteperunasovversionehasenso,pare,solosela Legge del padre viene intesa alla stregua di un determinismo rigido euniversalecherendel’«identità»unafaccendafissaefantasmatica.Possiamoancheaccettareilcontenutofantasmaticodell’identità,manonc’èragioneperritenerechelaleggechefissaiterminidiquellafantasiasiaimpermeabileallavariabilitàeall’eventualitàstorica.In quanto opposta alla Legge che fonda il Simbolico, la quale fissa in

anticipo l’identità, potremmo riconsiderare la storia delle identificazionicostitutive senza presupporre una Legge fissa e fondante. Per quantol’«universalità» della Legge del padre possa essere contestata nei circolidell’antropologia, sembra importante tenere presente che il significatomantenutodalla legge inogni contesto storicamentedato èmenounivocoemenodeterministicamenteefficacediquantoladescrizionelacanianasembriammettere. Si potrebbe delineare uno schema dei modi in cui unacostellazionediidentificazionisiconformiomenoaglistandardculturalmenteimposti riguardo all’integrità di genere. Le identificazioni costitutive di unanarrazione autobiografica sono sempre parzialmente inventate nel racconto.Lacansostienechenonpossiamomairaccontarelastoriadellenostreorigini,proprio perché il linguaggio barra il soggetto che parla rispetto alle originilibidiche rimosse della sua parola; tuttavia, il momento fondativo in cui laLeggedelpadreistituisceilsoggettosembrafunzionarecomeunametastoriache non solo possiamo, ma anche dovremmo dire, sebbene i momentifondativi del soggetto, vale a dire l’istituzione della legge, precedano ilsoggettoparlantealparidell’inconsciostesso.Nella teoria psicoanalitica emerge anche una prospettiva alternativa in

meritoall’identificazionesecondocui le identificazionimultipleecoesistentiproducono conflitti, convergenze e dissonanze innovative all’interno delleconfigurazioni di genere, che sfidano la fissità delle collocazionimaschili efemminili in relazione alla Legge del padre. Infatti la possibilità diidentificazioni multiple (in definitiva non riducibili a quelle identificazioniprimarieo fondative fissate inposizioni almaschile e al femminile) ci diceche laLeggenonèdeterministicaeche«la» leggepotrebbeaddiritturanonesseresingolare.Aoggiildibattitoinmeritoalsignificatooallepossibilitàsovversivedelle

identificazioni non ha chiarito proprio la questione di dove debbano essererinvenutetaliidentificazioni.Lospaziopsichicointeriore,entrocuisisostiene

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che le identificazioni vengano conservate, ha senso solo se lo possiamoconcepire come un ambiente di fantasia che svolge però un’altra funzionepsichica. In apparente accordo con Nicolas Abraham e Maria Torok, lopsicoanalistaRoySchafersostienechel’«incorporazione»èunafantasiaenonun processo; lo spazio interiore, nel quale un oggetto viene assunto, èimmaginato,edèimmaginatoall’internodiunlinguaggiochepuòevocareereificare tali spazi141. Se le identificazioni attuate nella melanconia sono«incorporate», allora resta aperta una domanda: dove si trova questo spazioincorporato?Seessononsitrovaletteralmentenelcorpo,forseèsulcorpoinquantosuasignificazionedisuperficietalecheilcorpostessovaintesocomespazioincorporato.Abraham e Torok hanno sostenuto che l’introiezione è un processo al

serviziodell’elaborazionedel lutto (laddove l’oggettononè soloperdutomaanche riconosciuto come perduto)142. D’altra parte, l’incorporazioneappartiene più propriamente alla melanconia, quello stato di negazione osospensione della sofferenza, in cui l’oggetto viene in un certo sensomagicamente accolto «nel corpo». Abraham e Torok ipotizzano chel’introiezione della perdita caratteristica del lutto istituiscauno spazio vuoto,resoletteraledallaboccavuotachediventalacondizionedellaparolaedellasignificazione.L’esitopositivodelladislocazionelibidicadall’oggettoperdutosi dà attraverso la formazione diparole che significano e insiemedislocanoquell’oggetto; tale dislocazione dall’oggetto originario è un’attivitàessenzialmentemetaforicaincuileparole«figurano»l’assenzaelasuperano.L’introiezioneviene intesacomeelaborazionedel lutto,ma l’incorporazione,chedenotaunarisoluzionemagicadellaperdita,caratterizzalamelanconia.Sel’introiezione fonda la possibilità della significazione metaforica,l’incorporazione è antimetaforica, proprio perché conserva la perdita comeradicalmente innominabile; in altre parole, l’incorporazione non è solo ilfallimento nel nominare o ammettere la perdita, ma erode persino lecondizionidellastessasignificazionemetaforica.Come nella prospettiva lacaniana, anche perAbraham eTorok il ripudio

del corpomaternoè condizionedi significazionenelSimbolico.AbrahameTorok sostengono inoltre che questa rimozione primaria fonda la possibilitàdell’individuazione e della parola significante, laddove la parola ènecessariamentemetaforica,nelsensocheilreferente,l’oggettodeldesiderio,èunadislocazioneperpetua.Ineffetti,laperditadelcorpomaternoinquanto

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oggetto d’amore è intesa come ciò che determina lo spazio vuoto fuori dalquale si originano le parole.Ma il rifiuto di tale perdita – lamelanconia –comporta il fallimento della dislocazione nelle parole; di fatto il luogo delcorpomaternovieneistituitonelcorpo,«criptato»perusareillorotermine,elì gli viene data residenza stabile comeparte del corpomorta omorente, ocomepartedelcorpoabitataopossedutadafantasmidivariotipo.Nelmomento in cui consideriamo l’identità di genere come una struttura

melanconica, ha senso scegliere l’«incorporazione» come modalità secondocui si compie tale identificazione. Infatti, secondo lo schema di cui sopra,l’identità di genere verrebbe istituita attraverso un rifiuto della perdita checripta se stessa nel corpo e che di fatto determina il corpo vivente incontrapposizione al corpo morto. In quanto attività antimetaforica,l’incorporazione letteralizza la perdita sul o nel corpo e in questo modo sipresentacomefatticitàdelcorpo,ilmezzoconcuiilcorpodiventaportatoredel«sesso»comesuaveritàletterale.Lalocalizzazionee/odivietodeipiacerie dei desideri in determinate zone «erogene» rappresenta proprio il tipo dimelanconia che differenzia il genere il quale si diffonde sulla superficie delcorpo. La perdita dell’oggetto del piacere viene risolta attraversol’incorporazionediquellostessopiacere,conilrisultatochequest’ultimovienedeterminato e insieme interdetto dagli effetti obbligatori della legge didifferenziazionedelgenere.Il tabùdell’incestoèovviamentepiù inclusivodel tabùdell’omosessualità,

manelcasodel tabùdell’incestoeterosessuale,concuisi stabilisce l’identitàeterosessuale, la perdita vieneportata come sofferenza.Nel casodel divietodell’incestoomosessuale,concuisistabiliscel’identitàeterosessuale,invece,laperditavienesostenutadaunastrutturamelanconica.Laperditadell’oggettoeterosessuale,sostieneFreud,haperesitoladislocazionediquell’oggetto,manon dello scopo eterosessuale; dall’altra parte, la perdita dell’oggettoomosessuale implica la perdita dello scopo e dell’oggetto. In altre parole,l’oggettononsoloèperduto,malostessodesideriovienedeltuttonegato,cosìche«iononhomaipersoquellapersonaenonhomaiamatoquellapersona,in realtà non ho mai provato quel tipo di amore». La preservazionemelanconicadiquell’amoreèquantopiùpossibilesalvaguardataattraversolatraiettoriatotalizzantedellanegazione.La tesi di Irigaray, secondo cui nel lavoro di Freud le strutture della

melanconiaequelledellafemminilitàsviluppatasonomoltosimili,siriferisce

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alla negazione sia dell’oggetto sia dello scopo che costituisce «la doppiaondata»dirimozionecaratteristicadiunafemminilitàpienamentesviluppata.PerIrigaray,èilriconoscimentodellacastrazionecheinizialaragazzaa«una‘perdita’chesfuggeadognirappresentazione»143.Lamelanconiaèdunqueperle donne una norma psicoanalitica, una norma che riposa sul loro desiderioapparente di avere il pene, un desiderio che, per convenienza, non può piùessereprovatooconosciuto.La lettura di Freud proposta da Irigaray, una lettura piena di citazioni

sarcastiche,benaragioneridimensionaletesisullosviluppodellasessualitàedellafemminilità,chepervadonochiaramenteiltestofreudiano.Comeanchemostra Irigaray, esiste la possibilità di leggere quella teoria in modi cheeccedono, invertonoedislocanogliscopidichiaratidiFreud.Sipensicheilrifiutodell’investimentoomosessuale,desiderioescopoauntempo,unrifiutoche è sia impostodal tabù sociale sia fattoproprio attraverso gli stadi dellosviluppo, ha come risultato una struttura melanconica che effettivamenteinclude quello scopo e quell’oggetto all’interno dello spazio o «cripta» delcorpo istituito da una negazione costante. Se la negazione eterosessualedell’omosessualitàhacomerisultato lamelanconia,ese lamelanconiaoperaattraverso l’incorporazione, allora l’amore omosessuale rinnegato vienepreservato coltivando un’identità di genere definita in modo oppositivo. Inaltre parole, l’omosessualità maschile rinnegata culmina in una mascolinitàaccentuata o consolidata, una mascolinità che ritiene la femminilitàimpensabile e innominabile. Il riconoscimento del desiderio eterosessuale,tuttavia,portaaunadislocazionedaunoggettooriginarioaunosecondario,proprioqueldistaccoeriattaccamentolibidicocheFreudritienecaratterizzarelanormalesofferenzadellutto.Chiaramente un/a omosessuale per cui il desiderio eterosessuale è

impensabile potrebbe benissimo mantenere l’eterosessualità attraverso unastrutturamelanconicadi incorporazione,un’identificazioneeun’incarnazionedell’amorechenonprevedenériconoscimentonésofferenza.Maquidiventachiaro che il rifiuto eterosessuale di riconoscere l’attaccamentoomosessualeprimario è culturalmente sancito da un divieto posto sull’omosessualità, chenon trova alcun parallelo nel caso dell’omosessuale melanconico/a. In altreparole, lamelanconiaeterosessualeviene istituitaemantenutaculturalmentecome prezzo di identità di genere stabili legate tra loro attraverso desidericontrapposti.

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Maqualelinguaggiodellasuperficieedelprofondoesprimeadeguatamentequesto effetto di incorporazione della melanconia? Una prima risposta èpossibile dall’interno del discorso psicoanalitico, ma una comprensioneulteriorediciòciporterà,nell’ultimocapitolo,ariconsiderareilgenerecomemessa in atto che costituisce performativamente l’apparenza della sua stessafissità interiore. A questo punto, tuttavia, l’assunto che l’incorporazione siaunafantasiacidicechel’incorporazionediun’identificazioneèunafantasiadiletteralizzazione o una fantasia letteralizzante144. Proprio in virtù della suastrutturamelanconica questa letteralizzazione del corpo nasconde la propriagenealogiaesipresentasottolacategoriadi«fattonaturale».Che cosa significa ammettere una fantasia letteralizzante? Se la

differenziazione di genere deriva dal tabù dell’incesto e dal precedente tabùdell’omosessualità,allora«divenire»ungenereèunprocessolaboriosopercuisidiventanaturalizzati/e,ilcheimplicaunadifferenziazionedeipiaceriedelleparti del corpo sulla base dei significati di genere. Si dice che i piaceririsiedano nel pene, nella vagina e nei seni o che emanino da essi, ma talidescrizionicorrispondonoauncorpocheègiàstatocostruitoonaturalizzatosecondo una specificità di genere. In altre parole, alcune parti del corpodiventanofulcridipiacereconcepibiliproprioperchécorrispondonoall’idealenormativo di un corpo connotato secondo un genere specifico. In un certosenso i piaceri sono determinati dalla struttura melanconica del genere,attraverso cui alcuni organi vengono spenti al piacerementre altri vengonoportati alla vita. Quali piaceri vivranno e quali moriranno è spesso unaquestione che dipende da quali tra di essi sono al servizio delle pratiche dilegittimazionedellaformazionedell’identità,chehannoluogoall’internodellamatricedellenormedigenere145.I transessuali spesso rivendicano una radicale discontinuità tra piaceri

sessualiepartidelcorpo.Moltospessociòchesivuoleinterminidipiacereimplica una partecipazione immaginaria nelle parti del corpo, siano essemembra o orifizi, che non si potrebbero veramente possedere; o,analogamente,ilpiacerepotrebberichiederediimmaginareunaseriedipartiche vengono esagerate o diminuite. Lo statuto immaginario del desiderio,naturalmente, non è ristretto all’identità transessuale; la natura fantasmaticadeldesideriosvelailcorpononcomepropriofondamentoocausa,macomepropri occasione e oggetto. La strategia del desiderio è in parte latrasfigurazione dello stesso corpo desiderante. Di più, per desiderare in sé

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potrebbe essere necessario credere in un Io-corpo146 alterato che, entro leregole di genere dell’immaginario, potrebbe corrispondere ai requisiti di uncorpo capace di desiderio. Questa condizione immaginaria del desiderioeccedesempreilcorpofisicoconcuiosucuifunziona.Essendosempregiàunsegnoculturale,ilcorpoponedeilimitiaisignificati

immaginari cui dà origine, ma non è mai libero da una costruzioneimmaginaria.Ilcorpofantasticatononpuòmaiessereconcepitoinrelazionealcorpoconsideratocomereale;puòsoloessereintesoinrelazioneaun’altrafantasia culturalmente istituita, che rivendica il posto del «letterale» e del«reale». I limiti posti al «reale» sono prodotti all’internodell’eterosessualizzazionenaturalizzatadeicorpi,incuiifattifisicisvolgonoilruolodicauseeidesideririflettonoglieffettiinesorabilidiquellafisicità.Lacoincidenzatradesiderioereale(valeadirelaconvinzionechesianole

partidelcorpo,ilpene«letterale»,la«vagina»letterale,aprovocarepiacereedesiderio), è proprio il tipo di fantasia letteralizzante che caratterizza lasindrome dell’eterosessualitàmelanconica. L’omosessualità rinnegata che staalla base dell’eterosessualitàmelanconica riemerge come fatticità anatomicaauto-evidentedelsesso,laddove«sesso»designal’unitàindistintadianatomia,«identità naturale» e «desiderio naturale». La perdita viene negata eincorporataelagenealogiadiquellatrasmutazionevienedeltuttodimenticatae rimossa. La superficie sessuata del corpo emerge dunque quale segnonecessario di un’identità e di un desiderio naturali(zzati). La perditadell’omosessualità viene rifiutata e l’amore assunto o criptato nelle parti delcorpo stesso, letteralizzato nella fatticità anatomica apparente del sesso. Sivedequilastrategiageneraledellaletteralizzazionequaleformadioblioche,nel caso di un’anatomia sessuale letteralizzata, «dimentica» l’immaginario econessoun’omosessualità immaginabile.Nel casodelmaschiomelanconicoeterosessuale,sitrattadiqualcunochenonhamaiamatounaltrouomo,cheèun uomo e che fa ricorso ai fatti empirici che lo proveranno. Ma laletteralizzazione dell’anatomia non solo non dimostra nulla ma costituisceanche una restrizione letteralizzante del piacere a quell’organo assunto acampione inquanto segnodell’identitàmaschile.L’amoreper ilpadrevienedepositatonelpene,salvaguardatoattraversounanegazione inaccessibilee ildesiderio,oraincentratosuquelpene,hacomesuastrutturaecompitoquellacontinuanegazione.Infatti,la«donnainquantooggetto»deveessereilsegnoche luinonhamaiprovatononsolo ildesiderioomosessualemaneanche il

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dolore per la sua perdita. La «donna in quanto segno» deve effettivamentedislocare e occultare quella storia pre-eterosessuale a favore di una checonsacriun’eterosessualitàsenzadiscontinuità.

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V.RiformulareildivietocomepoterePer quanto la critica genealogica foucaultiana del fondazionalismo abbiaguidatolaletturadiLévi-Strauss,diFreud,edellamatriceeterosessualechehopropostoquisopra,èoranecessariaunacomprensioneancorapiùprecisadel modo in cui la legge della psicoanalisi nella sua dimensione giuridica,ovverolarimozione,producaefacciaproliferareigenerichecercaditeneresotto controllo. Le teorie femministe hanno guardato al resocontopsicoanaliticodelladifferenzasessuale,ancheperchéledinamicheedipicheepre-edipiche sembrano offrire la possibilità di delineare una costruzioneprimaria del genere. Il divieto dell’incesto, che prescrive e sancisce leposizionigerarchicheebinariedigenere,puòessereripensatocomeunpotereproduttivo che genera inavvertitamente diverse configurazioni culturali digenere? Il tabù dell’incesto è soggetto alla critica delle ipotesi repressivefornita da Foucault? Quale potrebbe essere la messa in campo da partefemministadi talecritica?Questacriticariuscirebbeamobilitare ilprogettodi confondere le restrizioni binarie imposte dalla matrice eterosessuale alsesso/genere?Unadellepiùautorevoli letturefemministediLévi-Strauss,diLacanediFreudèsenz’altroquellapropostadaGayleRubinnell’articoloTheTraffic in Women: Notes on the Political Economy of Sex, pubblicato nel1975147.Sebbene il nomediFoucaultnoncompaianel testo,Rubinpreparaefficacemente il terreno per una critica foucaultiana. Il fatto che lei stessasuccessivamente, nel suo lavoro nell’ambito della teoria sessuale radicale,faccia proprie le tesi di Foucault solleva retrospettivamente la questione dicome quell’articolo fondamentale potrebbe essere riscritto in una cornicefoucaultiana.L’analisifoucaultianadellecapacitàculturalmenteproduttivedellaleggedel

divieto trova evidentemente appoggio nella teoria già circolante sullasublimazione che Freud articola nel Disagio della civiltà e che MarcuseriformulainEroseciviltà.FreudeMarcuseindividuanoglieffettiproduttividella sublimazione, affermando che artefatti e istituzioni culturali sono glieffetti dell’Eros sublimato. Anche se Freud considera la sublimazione dellasessualità come qualcosa che produce un «disagio» generale, Marcusesubordina in termini chiave platonici l’Eros al Logos e vede nell’atto dellasublimazione l’espressione più soddisfacente dello spirito umano. Purdivergendo radicalmente da queste teorie della sublimazione, Foucault

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sostiene l’idea di una legge produttiva ma senza postulare un desideriooriginario; il funzionamento della legge viene giustificato e consolidatoattraverso la costruzione di una descrizione narrativa della sua stessagenealogia che ne maschera efficacemente l’immersione nelle relazioni dipotere. Il tabù dell’incesto, dunque, non reprimerebbe delle predisposizioniprimarie,macreerebbeproprioladistinzionetrapredisposizioni«primarie»e«secondarie»,perdescrivereeriprodurreladistinzionetraun’eterosessualitàlegittima e un’omosessualità illegittima. Quindi, se concepiamo il tabùdell’incesto come primariamente produttivo nei suoi effetti, allora il divietochefondail«soggetto»esopravviveinquantoleggedelsuodesideriodiventalostrumentoattraverso ilquale l’identità,e inparticolare l’identitàdigenerevienecostituita.Nel sottolineare come il tabù dell’incesto sia insieme un divieto e una

sanzione,Rubinscrive:[...]iltabùdell’incestoimponeloscoposocialedell’esogamiaedell’alleanzaconeventibiologiciqualiilsessoelaprocreazione.Iltabùdell’incestodividel’universodellasceltasessualeincategoriedipartnersessualipermessieproibiti148.

Dato che tutte le culture cercano di riprodurre se stesse, e dato che laparticolare identità sociale del gruppo parentale deve essere preservata,l’esogamia è istituita come anche l’eterosessualità esogamica, quale suopresupposto.Quindi,iltabùdell’incestononsoloproibisceunionisessualitramembri della stessa linea di parentela, ma implica anche un tabù control’omosessualità.ScriveRubin:

Il tabù dell’incesto presuppone un tabù dell’omosessualità che è precedente emeno articolato.Undivieto dialcuneunioni eterosessuali dà per scontato un tabù contro le unioninon eterosessuali. Ilgenerenonèsoloun’identificazioneconunsesso;essocomportaancheilfattocheildesideriosessualesia diretto verso l’altro sesso. La divisione sessuale del lavoro è implicata in entrambi gli aspetti delgenere–maschileefemminile,licrea,elicreaeterosessuali149.

Rubin considera la psicoanalisi, in particolare nella sua incarnazionelacaniana,comeuncomplementodelladescrizionedellerelazionidiparenteladi Lévi-Strauss. Più precisamente, ritiene che «il sistema sesso/genere», ilmeccanismo culturale regolamentato per trasformare maschi e femminebiologiche in generi distinti e gerarchizzati, sia autorizzato dalle istituzioniculturali (la famiglia, le forme residuali di «scambio di donne»,l’eterosessualitàobbligatoria)eallostessotempoinculcatoattraversoleleggi

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che strutturano e stimolano lo sviluppo psichico individuale. Dunque, ilcomplesso di Edipo esemplifica ed esegue il tabù culturale dell’incesto,sfociando in una identificazione di genere astratta e nel corollario di unapredisposizione eterosessuale. Nel suo saggio, Rubin sostiene inoltre che,primadella trasformazionediunmaschioodiuna femminabiologici inunuomoo inunadonnaconconnotazionidigenere,«ognibambina/oha insetuttelepossibilitàsessualidisponibiliall’espressioneumana»150.Il tentativo di individuare e descrivere una sessualità «davanti alla legge»

comebisessualitàprimariaocomepoliformismoidealeelibero,implicachelaleggeprecedalasessualità.Inquantorestrizionediunapienezzaoriginaria,laleggeinterdicealcuneseriedipossibilitàsessualipre-punitiveenesanzionaaltre.Maseapplichiamolacriticafoucaultianadell’ipotesirepressivaal tabùdell’incesto, legge repressiva per eccellenza, allora vediamo che la leggeproduce sia l’eterosessualità sanzionata sia l’omosessualità trasgressiva.Entrambe sono davvero effetti, temporalmente e ontologicamente successivialla legge, e l’illusionediuna sessualità«davanti alla legge»è essa stessa lacreazioneditalelegge.Il saggiodiRubin rimane legato a unadistinzione tra sesso e genere che

presuppone la realtà ontologica, distinta e antecedente, di un «sesso» chevienerielaboratoinnomedellalegge,valeadiresuccessivamentetrasformatoin genere. Questa narrazione dell’acquisizione del genere implica un certoordine temporale degli eventi, che presuppone che chi narra sia in qualchemodonellaposizionedi«sapere»ciòchestaprimaodavantiallaleggecomeancheciòchevienedopo.E tuttavia lanarrazioneha luogoall’internodiunlinguaggiochearigorditerminivienedopolalegge,cheèconseguenzadellalegge, e che dunque si sviluppa a partire da un punto di vista posticipato eretrospettivo. Se questo linguaggio è strutturato dalla legge e la legge vieneesemplificata, addirittura attuata nel linguaggio, allora la descrizione, lanarrazione,nonpuòsaperechecosastafuoridiessa(valeadirechecosaèanteriore[prior]alla legge),epergiunta ladescrizionediquel«prima»saràsemprealserviziodel«dopo».Inaltreparole,nonsololanarrazionerivendicalapossibilitàdiavereaccessoaun«prima»dacuièperdefinizionepreclusa(invirtùdellasuanaturalinguistica),maancheladescrizionedel«prima»haluogonei terminidel«dopo»ediconseguenzadiventaun’attenuazionedellaleggestessaindirezionedelluogodellasuaassenza.Per quanto sostenga che per l’infante pre-edipico/a esiste un universo

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illimitato di possibilità sessuali, Rubin non sottoscrive l’idea di unabisessualitàprimaria. Ineffetti, labisessualitàèconseguenzadipraticheconcuiibambinie lebambinevengonocresciuti/e, incuigenitoridientrambiisessi sono presenti e occupati/e contemporaneamente nella cura dei figli edelle figlie e in cui il ripudio della femminilità non funziona più né per gliuomininéperledonnequaleprecondizionedell’identitàdigenere151.Quandoinvocauna«rivoluzionenellaparentela»,Rubinprevedechevengaestirpatoloscambio delle donne, le cui tracce sono evidenti non solonell’istituzionalizzazione contemporanea dell’eterosessualità ma anche nellenormepsichicheresiduali(l’istituzionalizzazionedellapsiche)chesancisconoecostruisconolasessualitàel’identitàdigenereinterminieterosessuali.Conilvenirmenodelcaratterecoattivodell’eterosessualitàeconilcontemporaneoemergere delle possibilità culturali di comportamenti e identità bisessuali eomosessuali, Rubin prevede che il genere stesso possa essere rovesciato152.Così come il genere è la trasformazione culturale di una polisessualitàbiologica in una eterosessualità imposta culturalmente, e così come taleeterosessualità schiera identità di genere distinte e gerarchizzate perraggiungere i suoi scopi, il venir meno del carattere coattivodell’eterosessualitàimplicherebbe,secondoRubin,ilcorollariodelvenirmenodel genere stesso. Il fatto che il genere possa o non possa essere del tuttoestirpato e il senso in cui questo«venirmeno»del genere sia immaginabileculturalmentesonoimplicazionidellasuaanalisistimolanti,manondeltuttochiarite.La tesi di Rubin poggia sulla possibilità che la legge sia effettivamente

rovesciata e che l’interpretazione culturale di corpi sessuati differentementepossa svilupparsi idealmente, senza fare riferimento alla disparità di genere.Appareevidentecheisistemidell’eterosessualitàobbligatoriapossanovariare,eineffettisonocambiati,echeloscambiodelledonne,inqualunqueformaresiduale esso avvenga, non sempre determini lo scambio eterosessuale; daquesto punto di vista, Rubin riconosce le implicazioni misogine dellostrutturalismo notoriamente non diacronico di Lévi-Strauss.Ma che cosa laporta a concludere che il genere è solo una funzione dell’eterosessualitàobbligatoria e che senza tale coattività il campo dei corpi non sarebbe piùmarcato in termini connotati dal punto di vista di genere? È evidente cheRubin ha già previsto unmondo sessuale alternativo, unmondo attribuito auna fase utopica nello sviluppo infantile, un «prima/davanti» alla legge che

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promette di riaffiorare «dopo» la fine o la dispersione di tale legge. Comepotremmo rivedere questa narrazione dell’acquisizione del genere, alla lucedelle critiche di Foucault e Derrida sulla possibilità di conoscere o fareriferimento a un «prima/davanti»? Se respingiamo il postulato di unasessualità ideale, che precede il tabù dell’incesto, e se rifiutiamo anche lapremessastrutturalistadellapermanenzaculturaleditaletabù,qualerelazionetra sessualità e legge ci rimane per la descrizione del genere? Dobbiamoricorrereaunostatodimaggiorefelicitàprimadellaedavantiallaleggepersostenere che le attuali relazioni di genere e la produzione punitivadell’identitàdigeneresonooppressive?Foucault,nellasuacriticadell’ipotesirepressiva,condottanelprimovolume

dellaStoriadellasessualità,sostieneche(a)la«legge»strutturalistapotrebbeessere intesa come una delle formazioni di potere, una sua specificaconfigurazionestoricaeche(b)sipotrebbeintenderelaleggecomequalcosacheproduceogeneraqueldesideriochesipresumereprima.L’oggettodellarimozione non è il desiderio che viene preso a oggetto manifesto, ma leconfigurazioni multiple del potere stesso, la cui vera e propria pluralitàdislocherebbe l’apparente universalità e necessità della legge nella suadimensione giuridica o repressiva. In altre parole, il desiderio e la suarimozione sono occasione di consolidamento delle strutture giuridiche; ildesideriovienefabbricatoevietatoqualegestosimbolicoritualeattraversoilqualeilmodellogiuridicoesercitaeconsolidailpropriopotere.Iltabùdell’incestoèlaleggenellasuadimensionegiuridicachesipresume

vieti i desideri incestuosi e, insieme, costruisca determinate soggettività digenereattraversoilmeccanismodell’identificazionecoattiva.Machecosanegarantisce l’universalità e la necessità? Ovviamente esistono dibattitiantropologici che sostengono o smentiscono l’universalità del tabùdell’incesto153, ed esiste anche una polemica derivata sulle implicazioni,sempre che ce ne siano, della rivendicazione di universalità rispetto alsignificato dei processi sociali154. Sostenere che la legge è universale nonsignifica sostenere che operi allo stesso modo in diverse culture o chedetermini lavita sociale inmodounilaterale. Infatti, attribuireuniversalitàauna leggepuòsemplicemente implicarechequestaopericomeunastrutturadominante entro cui hanno luogo le relazioni sociali. Di più, sostenere lapresenzauniversaledellaleggenellavitasocialenonsignificaaffattosostenerecheessaesistainogniaspettodellaformasocialeinesame;significatuttalpiù

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cheinogniformasocialelaleggeesisteeoperadaqualcheparte.Ilmiocompitoquinonèdimostrarecheesistonoculturenellequaliiltabù

dell’incestoinquantotalenonèoperativo,madisottolinearelageneratività,nonsololostatutogiuridico,ditaletabù,iluoghiincuièoperativo.Inaltreparole, il tabù non solo vieta e detta la sessualità in determinate forme,maanche,inavvertitamente,produceunavarietàdidesiderieidentitàsostitutivechenonsonoaffattolimitatepreliminarmente,senonperilfattodiessereinuncerto sensodei«sostituti».Se applichiamo la critica foucaultiana al tabùdell’incesto,allorasembracheiltabùeildesideriooriginarioperlamadreeper il padrepossanoessere storicizzati inmodi che resistono all’universalitàformulare di Lacan. Si potrebbe pensare il tabù come qualcosa che crea esostiene il desiderio per la madre e per il padre così come la dislocazioneobbligatoriaditaledesiderio.L’ideadiunasessualità«originaria»,persemprerepressa e proibita, diventa allora una produzione della legge chesuccessivamente funziona come suo divieto. Se la madre rappresenta ildesiderio originario, e questo potrebbe benissimo essere vero per una vastagamma di coabitazioni domestiche tardo-capitaliste, allora si tratta di undesiderio che è prodotto e vietato nei termini di quello specifico contestoculturale.Inaltreparole,laleggechevietaquell’unioneèlamedesimaleggechelasollecita,enonèdunquepiùpossibileisolarelafunzionerepressivadeltabùgiuridicodell’incestodaquellaproduttiva.Chiaramente la teoria psicoanalitica ha sempre riconosciuto la funzione

produttivadeltabùdell’incesto;èquestochecreaildesiderioeterosessualeel’identitàdigeneredistinta.Lapsicoanalisièsemprestatachiarasulfattocheiltabùdell’incestonelprodurreilgenereeildesideriononsempreoperaneimodi in cui intendeva farlo. L’esempio di un complesso edipico negativo èsolounadelleoccasioniincuiildivietodell’incestoèevidentementepiùforteversoilgenitoredelsessooppostorispettoalgenitoredellostessosesso,cosìcheilgenitoreproibitodiventa lafiguraconcuicisi identifica.Macomesipotrebbe ri-descrivere questo esempio all’interno della concezione del tabùdell’incesto che lo considera nel suo aspetto giuridico e generativo? Ildesiderio provato per il genitore che, sottoposto a tabù, diventa figura diidentificazioneèprodottoenegatodallostessomeccanismodipotere.Maaqualescopo?Seiltabùdell’incestoregolalaproduzionediidentitàdigeneredistinte, e se quella distinzione richiede il divieto e la sanzionedell’eterosessualità,allora l’omosessualitàapparecomeundesideriochedeve

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essereprodottoperpoter rimanererimosso. Inaltreparole, l’eterosessualità,perpoterrimanereintattaqualeformasocialedistinta,implicaunaconcezioneintelligibile di omosessualità e insieme implica un divieto di quella stessaconcezione che la rende culturalmente inintelligibile. All’interno dellapsicoanalisi, la bisessualità e l’omosessualità sono considerate comepredisposizioni libidiche primarie, mentre l’eterosessualità è la faticosacostruzione basata sulla loro graduale rimozione. Se questa dottrina sembraavere in sé una possibilità di sovversione, la costruzione discorsiva dellabisessualitàedell’omossessualitànellaletteraturapsicoanaliticaconfutalatesidel suo statuto preculturale. La discussione del lessico delle predisposizionibisessuali,sopraesposta,nerappresentaunesempiosignificativo155.

Labisessualitàchesipresumestia«fuori»dalSimbolicoefunzionicomeluogo della sovversione è, in realtà, una costruzione interna a quel discorsocostitutivo, la costruzione di un «fuori» che è comunque pienamente«dentro», non una possibilità oltre la cultura, ma una possibilità culturaleconcreta che viene respinta e ri-descritta come impossibile.Ciò che rimane«impensabile»e«indicibile»neiterminidiunaformaculturaleesistentenonnecessariamente è ciò che viene escluso dalla matrice di intelligibilità diquellaforma;alcontrario,èciòchevienemarginalizzato,nonciòchevieneescluso,acostituirelapossibilitàculturalecheinvocailtimoreo,perlomeno,la perdita delle sanzioni.Non avere riconoscimento sociale in quanto veri/eeterosessualisignificaperdereunapossibileidentitàsocialeeforseacquisirneuna che è radicalmente meno sanzionata. L’«impensabile» è dunquepienamente interno alla cultura, ma è del tutto escluso dalla culturadominante.Lateoriacheassumechelabisessualitàol’omosessualitàsianoun«prima» rispetto alla cultura, e che poi pone quell’«essere prima» come lafonte di una sovversione pre-discorsiva, ostacola efficacemente dall’internodella cultura quella stessa sovversione che difende e da cui si difende conambivalenza.ComesosterròrispettoaKristeva,lasovversionediventacosìungesto futile, intrapreso solo secondo unamodalità estetica derealizzata, chenonpuòmaiesseretradottainaltrepraticheculturali.Nelcasodeltabùdell’incesto,Lacansostienecheildesiderio(contrapposto

albisogno)viene istituitoattraverso tale legge.L’esistenza«intelligibile»nelSimbolico implica l’istituzionalizzazione del desiderio come anche la suainsoddisfazione, conseguenza necessaria della repressione del piacere e del

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bisognooriginariassociatialcorpomaterno.Questopiacerepieno,cheabitaildesiderio come ciò che esso non può mai raggiungere è il ricordoirrecuperabiledelpiacerechestaprimadellaedavantiallalegge.Lacandicechiaramente che tale piacere è solo una fantasia ricorrente negli infinitifantasmi del desiderio.Ma in che senso il fantasma, cui anche è proibito ilrecuperoletteralediunpiacereoriginario,èlacostituzionediunafantasiadi«originarietà», che potrebbe o meno corrispondere a uno stato libidicoletterale?Dipiù,inchemisurasipuòdirimereilproblemaneiterminidellateorialacaniana?Unadislocazioneounasostituzionepuòessereintesacometale solo in relazione a unoriginale, che inquesto casononpuòmai esserericuperatooconosciuto.Questaoriginespeculativaèsemprecostituitadaunaspeculazionecondottaapartiredaunaposizioneretrospettiva,dacuiassumeilcaratterediunideale.Lasantificazionediquesto«oltre»delpiacerevieneistituitafacendoappelloaunordinesimbolicoessenzialmenteimmutabile156.Di più, lamessa in scena del Simbolico, del desiderio, dell’istituzione delladifferenza sessuale, va letta come un’economia di significazioneautoreferenziale che esercita il potere nel delimitare ciò che può o nonpuòessere pensato nei termini dell’intelligibilità culturale. Chiamare in causa ladistinzionetraciòcheè«prima»eciòcheè«durante»laculturarappresentaun modo per escludere da subito delle possibilità culturali. L’«ordine delleapparenze», la temporalità fondativa della descrizione, nella misura in cuisfidalacoerenzanarrativaintroducendolafratturanelsoggettoelafêlureneldesiderio, preistituisce una coerenza sul piano dell’esposizione temporale.Così, questa strategia narrativa, che ruota attorno alla distinzione traun’origineirricuperabileeunpresenteperpetuamentedislocato,faconvergeretutti i suoi sforzi nel tentativo di ritrovare quell’origine in nome di unasovversioneinevitabilmenteposticipata.77Mentrescrivoquestocapitolo,inquestosemestre,stoinsegnandoNellacoloniapenalediKafka,incui viene descritto uno strumento di tortura che presenta un’interessante analogia con il campocontemporaneodelpotereeconilpoteremaschilistainparticolare.Lanarrazioneesitaripetutamentenel suo tentativo di raccontare la storia che custodirebbe quello strumento come parte vitale di unatradizione. Le origini non possono essere ricuperate, e la mappa che potrebbe ricondurre a esse èdiventata illeggibilecon il tempo.Colorocui lamappapotrebbeessere spiegatanonparlano la stessalinguaenonpossonoricorrereaunatraduzione.Inrealtà,lamacchinastessanonpuòesseretotalmenteimmaginata; il modo in cui le sue parti si incastrano non è immaginabile, tanto che chi legge ècostretto/aaimmaginareilsuostatodiframmentazionesenzapoterricorrereaunanozioneidealedellasua integrità. Questa sembra un’emanazione letteraria della nozione foucaultiana secondo la quale ilpotereèdiventatocosìdiffusodanonesisterepiùcomeuna sistematica totalità.Derrida interroga la

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problematicaautoritàditaleleggenelcontestodiDavantiallaleggediKafkanelsaggioBeforetheLaw,pubblicato in A. Udoff (a cura di), Kafka and the Contemporary Critical Performance: CentenaryReadings, Indiana U.P., Bloomington 1987. Egli sottolinea la radicale ingiustificabilità di questarepressioneattraversounaricapitolazionenarrativadiuntempochevieneprimadella(ostadavantialla)legge. Significativamente, rimane impossibile articolare una critica di quella legge ricorrendo a untempo davanti alla legge [l’inglese «before», che rimanda continuamente in Butler al riferimentokafkiano e alla lettura che ne ha dato Derrida, contiene in sé una doppia dimensione, spaziale etemporale(prima/davanti),chequestatraduzionehacercatodievidenziare(N.d.T.)].78Cfr.C.MacCormack,M.Strathern(acuradi),Nature,CultureandGender,CambridgeU.P.,NewYork1980.79Perunadiscussionepiùampiadiquesteproblematiche,cfr.ilcapitolodiDonnaHaraway,GenderforaMarxistDictionary:theSexualPoliticsofaWorld,inSimians,Cyborgs,andWomen:theReinventionofNature,Routledge,NewYork1990,pp.127-148.80GayleRubinparlaampiamentediquestoprocesso inTheTraffic inWomen:Noteson thePoliticalEconomyofSex,inR.R.Reiter(acuradi),TowardanAnthropologyofWomen,MonthlyReviewPress,NewYork 1975, pp. 157-210. Il suo saggio diventerà un punto focale più avanti in questo capitolo.RubinusalanozionedellasposacomedonotraendoladalSaggiosuldonodiMausspermostrarecomeledonneconcepitequalioggettidiscambioeffettivamenteconsolidinoedefiniscano il legamesocialetrauomini.81Cfr. C. Lévi-Strauss, I principi della parentela, inLe strutture elementari della parentela (1949),Feltrinelli,Milano2003,p.635.82Cfr.J.Derrida,Struttura,segnoegioconeldiscorsodellescienzeumane,inLascritturaeladifferenza(1967),Einaudi,Torino1980,pp.359-376;Id.,Linguisticaegrammatologia,inDellaGrammatologia(1967),JacaBook,Milano1969;Id.,Ladifférance,inMarginidellafilosofia(1972),Einaudi,Torino1997,pp.27-59.83Cfr.Lévi-Strauss,Lestruttureelementaridellaparentela,cit.,p.615.84L.Irigaray,Speculum.L’altradonna,Feltrinelli,Milano1998,pp.98-100.85Sipotrebbeprendereinconsiderazionel’analisiletterariapropostadaEveSedgwickinBetweenMen:EnglishLiteratureandHomosocialDesire(ColumbiaU.P.,NewYork1985)allalucedelladescrizionedi Lévi-Strauss delle strutture di reciprocità all’interno della parentela. Sedgwick sostiene che leattenzioniadulatorierivoltealledonnenellapoesiaromanticasonounadeviazioneeun’elaborazionedeldesiderioomosocialemaschile.Ledonnesonooggettipoeticidiscambio,nelsensocheessemedianolarelazionedeldesideriononriconosciutotrauominicomeoggettodeldiscorsoapparentementeesplicito.86Lévi-Strauss,Lestruttureelementaridellaparentela,cit.,p.615.87Ivi,p.635.88L.Irigaray,Sessiegenealogie(1987),Latartaruga,Milano1989.89Cfr.Lévi-Strauss,Lestruttureelementaridellaparentela,cit.,p.629.90Ibidem.Chiaramente,Lévi-Straussperde l’occasionedianalizzare l’incestoallo stesso tempocome

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fantasiaecomepraticasociale,vistocheleduecoseassolutamentenonsiescludonoavicenda.91EssereilFallosignifica«incarnare»ilFallocomeluogoincuiessopenetra,maanchesignificarelapromessadiunritornoallajouissancepreindividuatachecaratterizzalarelazioneindifferenziataconlamadre.92Dedico all’appropriazione da parte di Lacan della dialettica hegeliana servo-padrone un paragrafointitolatoLacan:l’opacitàdeldesiderio,inSoggettideldesiderio(1987),Laterza,Roma-Bari2009,pp.207-227.93Freudhaintesol’acquisizionedellafemminilitàcomequalcosacherichiedevaunadoppiaondatadirimozione: la ragazza deve non solo trasferire affetto libidinale dalla madre al padre, ma anchesostituireildesiderioperilpadreinunoggettopiùaccettabile.Perunadescrizionechegettaun’ombraquasimiticasullateoriafreudiana,cfr.S.Kofman,L’enigmadonna: lasessualitàfemminilenei testidiFreud(1980),Bompiani,Milano1982,pp.129-133.94J.Lacan,Lasignificazionedelfallo:dieBedeutungdesPhallus,inScritti,Einaudi,Torino1974,vol.II,pp.682-693[691].95Ibidem.96Ibidem.97Cfr.L.Irigaray,Questosessochenonèunsesso(1977),Feltrinelli,Milano1990.98La letteratura femminista sullamascherata è ampia e diversificata; ilmio tentativo qui si limita aun’analisidellamascheratainrelazioneallaproblematicadell’espressioneedellaperformatività.Inaltreparole,laquestioneèselamascherataceliunafemminilitàchepotrebbeessereintesacomegenuinaoautentica,oppureselamascheratanonsiailmezzoattraversoilqualevengonoprodottelafemminilitàelediscussionisullasuaautenticità.Perunadiscussionepiùampiadell’appropriazionefemministadellamascherata, cfr. M.A. Doane,The Desire to Desire: the Woman’s Film of the 1940s, Indiana U.P.,Bloomington1987;Ead.,FilmandMasquerade:Theorizing theFemaleSpectator, in«Screen»,XXIII,1982,3-4,pp.74-87;Ead.,Woman’sStake:FilmingtheFemaleBody,in«October»,XVII,estate1981.GayatriSpivakfornisceunaletturaprovocatoriadelladonnacomemascheratachesibasasuNietzscheeDerrida inDisplacement and the Discourse of Woman, in M. Krupnick (a cura di),Displacement:DerridaandAfter,IndianaU.P.,Bloomington1983;cfr.ancheM.Russo,FemaleGrotesquesCarnivalandTheory,UniversityofWisconsin-CenterforTwentieth-CenturyStudies,Milwaukee1985.99Lacan,Lasignificazionedelfallo:dieBedeutungdesPhallus,cit.,pp.691-692.100Ivi,p.693.101Nel prossimo paragrafo di questo capitolo, intitolatoFreud e la melanconia del genere, provo adelineare il significato centrale della melanconia come conseguenza di un dolore disconosciuto conriferimentoaltabùdell’incesto,chefondaleposizionisessualieilgenereistituendodeterminateformediperditedisconosciute.102Lacan,Lasignificazionedelfallo:dieBedeutungdesPhallus,cit.,pp.692-693.103Ivi,p.693.

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104Significativamente,ladiscussionesullalesbicaneltestodiLacanècontiguaaquellasullafrigidità,quasi a suggerire metonimicamente che il lesbismo costituisce la negazione della sessualità.Chiaramente,ènecessariaun’ulterioreletturadell’operaredellanegazioneinquestotesto.105 J.Rivière,La femminilità come travestimento, in Il mondo interno. Scritti 1920-1958, RaffaelloCortina,Milano 1998, pp. 88-100. L’articolo fu pubblicato per la prima volta in «The InternationalJournalofPsycho-Analysis»,X,1929,pp.303-313.VediancheilbelsaggiodiStephenHeathintitolatoJoanRivièreandtheMasqueradecheseguequellodiRivièrenell’edizioneinglesecuratadaV.Burgin,J.DonaldeC.Kaplan,FormationsofFantasy,Methuen,London-NewYork1986,pp.45-61.106Rivière,Lafemminilitàcometravestimento,cit.,p.88.107Per una confutazione contemporanea di tali evidenti inferenze, cfr. E. Newton, S.Walton, TheMisunderstanding. Toward aMorePrecise SexualVocabulary, inC.Vance (a cura di),Pleasure andDanger,Routledge,Boston1984,pp.242-250.NewtoneWaltondistinguonotraidentitàerotiche,ruolieroticieattieroticiemostranocomepossanoesistereradicalidiscontinuitàtrastilididesiderioestilidigeneretalichelepreferenzeerotichenonpossonoesseredirettamentededottedallarappresentazionediun’identità erotica in contesti sociali. Sebbene trovi le loro analisi utili (e coraggiose), mi chiedo secategoriecomequestenonsianoessestessespecifichedideterminaticontestidiscorsiviesequeltipodiframmentazionedella sessualità inparti componenti non abbia un senso solo comecontrostrategia dirifiutodellariduttivaunificazionediquestitermini.108Lanozionediorientamentosessuale è stata abilmentemessa in dubbio da bell hooks inFeministTheory:FromMargintoCenter,SouthEndPress,Boston1984.Bellhookssostienechesitrattidiunareificazionecheèunfintosegnodiaperturaatuttiimembridelsessocheèdesignatocomel’oggettodeldesiderio.Anchesebellhookscriticailtermineperchémetteindubbiol’autonomiadellapersonadaesso descritta, vorrei sottolineare che gli «orientamenti» di per sé non sono mai, o solo raramente,alcunchédifisso.Ovviamentepossonocambiareneltempoesonoapertiariformulazioniculturalichenonsonoassolutamenteunivoche.109Rivière,Lafemminilitàcometravestimento,cit.,p.88.110Ivi,pp.88-89.111Ivi,p.91.112Ivi,p.92.113Heath,JoanRivièreandtheMasquerade,cit.,pp.45-61.114StephenHeathevidenziachelasituazionecheRivièreaffrontacomeintellettualedonnainlottaperun riconoscimento da parte dell’establishment psicoanalitico suggerisce forti paralleli, se non unadefinitivaidentificazione,conlapazientecheessadescrivenell’articolo.115Cfr.J.Mitchell,J.Rose(acuradi),FeminineSexuality:JacquesLacanandtheEcoleFreudienne,MacMillan,London1982,p.85.116Rose,Introduction-II,inFeminineSexuality,cit.,p.44.117J.Lacan,Ilseminario.LibroXX.Ancora(1972-1973),Einaudi,Torino2011,p.31.118Ivi,p.55.119 Rose critica il lavoro di Moustapha Safouan in particolare perché non riesce a capire

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l’incommensurabilitàcheintercorretrailSimbolicoeilreale.Cfr.ilsuoLasessualitàfemminilenelladottrinafreudiana(1976),Garzanti,Milano1980.DevomoltoaElizabethWeedperaverdiscussoconmedell’impetocontrarioallosviluppoinLacan.120Cfr. F.Nietzsche,Genealogia dellamorale.Uno scritto polemico (1887),Adelphi,Milano 1984,Primadissertazione:«Buonoemalvagio»,«buonoecattivo»,perl’analisidellamoraledeglischiavi.Qui,comeovunquenellasuaopera,NietzscheaffermacheDioècreatodallavolontàdipotenzacomeattodiauto-degradazione e che il recupero della volontà di potenza da questa costruzionementale di auto-sottomissionediventapossibilesesirivendicanoglistessipotericreativichehannoprodottoilpensierodiDioe,paradossalmente,lamancanzaumanadipotere.SorvegliareepunirediFoucaultèchiaramentebasatosullaGenealogiadellamorale,piùchiaramenteancorasullasecondadissertazione,cosìcomesuAurora,Pensierisuipregiudizimorali(1881),semprediNietzsche.Ancheladistinzionefoucaultianatrapotere produttivo e potere giuridico è chiaramente radicata nell’analisi che Nietzsche fa dell’auto-sottomissionealpotere.Interminifoucaultiani, lacostruzionedelladimensionegiuridicadella leggeèl’effettodelpotereproduttivo,masitrattadiunacostruzionenellaqualeilpotereproduttivoistituisceilsuostessooccultamentoelasuastessasubordinazione.LacriticafoucaultianaaLacan[cfr.M.Foucault,La volontà di sapere (1976), Feltrinelli,Milano 1997, pp. 72-73] e l’ipotesi repressiva generalmentesonoincentratesullostatutodisovradeterminazionedelladimensionegiuridicadellalegge.121Irigaray,Speculum.L’altradonna,cit.,pp.61-67.122Cfr. J. Kristeva,Desire in Language. A Semiotic Approach to Literature and Art, a cura di L.Roudiez,ColumbiaU.P.,NewYork1980[iltestoinglesecuifariferimentoButlerpresentaunasceltadisaggitradottiinitalianoinSemeiotike:ricercheperunasemanalisi(1969),Feltrinelli,Milano1978,Materiaesenso:pratichesignificantie teoriadel linguaggio(1977),Einaudi,Torino1980eSole nero:depressioneemalinconia(1987),Feltrinelli,Milano1988 (N.d.T.)]. La lettura cheKristeva dà dellamelanconia in quest’ultimo testo è basata in parte sugli scritti di Melanie Klein. La melanconia èl’impulso matricida rivolto contro il soggetto femminile e quindi è connesso con il problema delmasochismo.Kristevasembraaccettarelanozionediaggressivitàprimariainquestotestoedifferenziareisessiinbaseall’oggettoprimariodell’aggressivitàeinbasealmodoincuiessirifiutanodicommetteregliomicidichenelloroprofondovoglionocommettere.Laposizionemaschile,perciò,èintesacomeunsadismo diretto esternamente, laddove quella femminile è un masochismo diretto internamente. PerKristeva, la melanconia è una «tristezza voluttuosa» che sembra legata alla produzione sublimatadell’arte. La più alta forma di questa sublimazione sembra incentrarsi sulla sofferenza che è la suaorigine.Diconseguenza,Kristevaconcludeilsuolibro,bruscamenteeunpo’polemicamente,esaltandolegrandioperedelmodernismochearticolanolastrutturatragicadell’azioneumanaecondannandolosforzopostmodernodiaffermare,anzichésoffrire,leframmentazionicontemporaneedellapsiche.PerunadiscussionesulruolodellamelanconiainMaternitàinGiovanniBellini[trad.it.in«DonnaWomanFemme»,1978,6/7,pp.113-142]cfr. il cap.3,par. I,diquesto libro:Lapoliticadel corpodi JuliaKristeva.123Cfr.S.Freud,L’IoeilSuper-io(idealedell’Io),inIoel’Es,inOpere,Boringhieri,Torino1977,vol.IX,pp.491-501,perladiscussionefreudianadelluttoedellamelanconiaedellalororelazioneconl’Ioecon la formazionedel carattere,nonchéper la trattazionedelle risoluzioni alternativeal complessodiEdipo. Sono grata a Paul Schwaber per avermi suggerito questo capitolo. Cfr. S. Freud, Lutto e

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melanconia,inOpere,cit.,vol.VIII,pp.102-118.124Ivi,p.116.125 Per un’interessante discussione dell’«identificazione», cfr. R. Wollheim, Identification andImagination: The Inner Structure of a PsychicMechanism, in Id. (a cura di),Freud: A Collection ofCriticalEssays,AnchorPress,GardenCity1974,pp.172-195.126Freud,Luttoemelanconia,cit.,p.109.127Id.,L’Ioel’Es,cit.,p.491.128Ivi,p.492.129Ibidem.130Ivi,p.494.131Ibidem.132Ivi,pp.495-496.133Ivi,p.495.134Id.,Luttoemelanconia,cit.,p.107.135Id.,L’Ioel’Es,cit.,p.492.136NicolasAbraham eMaria Torok rappresentano un’eccezione rispetto a questa fusione di lutto emelanconia.Vediinfra,n.66.137Freud,L’Ioel’Es,cit.,pp.492-493.138 Per una teoria psicoanalitica che argomenta a favore di una distinzione tra il Super-io comemeccanismodipunizioneel’idealedell’Io(comeidealizzazionealserviziodiundesiderionarcisistico),una distinzione che Freud non fa con chiarezza inL’Io e l’Es, si potrebbe consultare J. Chasseguet-Smirgel,L’idealedell’Io:saggiopsicoanaliticosullamalattiad’idealità(1975),RaffaelloCortina,Milano1991. Il testo di Chasseguet-Smirgel adotta un modello ingenuo dello sviluppo della sessualità cheavviliscel’omosessualitàeingaggiaunapolemicacontinuacontroilfemminismoecontroLacan.139S.Freud,L’Ioel’Es,cit.,pp.496-497.140Cfr.Foucault,Lavolontàdisapere,cit.,pp.10-11.141R.Schafer,ANewLanguageforPsycho-Analysis,YaleU.P.,NewHaven1976,p.162.Interessantianche le prime distinzioni di Schafer tra vari tipi di interiorizzazione – introiezione, incorporazione,identificazione – in R. Schafer,Aspetti dell’interiorizzazione (1968), Armando, Roma 1972. Per unastoriapsicoanaliticadeiterminiinteriorizzazioneeidentificazione,cfr.W.W.Meissner, InternalizationinPsychoanalysis,InternationalUniversitiesPress,NewYork1968.142 Questa discussione di Abraham e Torok fa riferimento a N. Abraham, M. Torok, Lutto omelanconia. Introiettare-incorporare, inLa scorza e il nocciolo (1987), Borla, Roma 1993. Parte diquestadiscussionesipuòtrovareiningleseancheinN.Abraham,MTorok,Introjection-Incorporation:Mourning or Melancholia, in S. Lebovici, D. Widlocher (a cura di), Psychoanalysis in France,

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InternationalUniversitiesPress,NewYork1980,pp.3-16.VedianchedeglistessiautoriNoteson thePhantom: A Complement to Freud’s Metapsychology, in F. Meltzer (a cura di), The Trial(s) ofPsychoanalysis,UniversityofChicagoPress,Chicago1987,pp.75-80eAPoetics ofPsychoanalysis:TheLostObject-Me,in«Substance»,XLIII,1984,pp.3-18.143Irigaray,Speculum.L’altradonna,cit.,p.63.144Cfr. Schafer, A New Language for Psycho-Analysis, cit., p. 177. In questo e nel suo lavoroprecedente (Aspects of Internalization, International Universities Press, New York 1968) Schaferchiarisce il fattoche i tropidegli spazi interiorizzati sonocostruzioni fantasmatiche,manonprocessi.QuestocoincidechiaramenteeinmodointeressanteconletesipropostedaNicholasAbrahameMariaTorok, secondocui«incorporareè semplicementeuna fantasiache rassicura l’Io» (Abraham,Torok,Introjection-Incorporation,cit.,p.5).145Chiaramente, questo è il fondamento teorico diMoniqueWittig nel suo Il corpo lesbico (1973),Edizioni delle donne, Roma 1976, che suggerisce che il corpo femminile eterosessualizzato ècompartimentalizzato e trasformato in qualcosa che non risponde sessualmente. Lo smembrare erimettereassiemeipezzidiquelcorpoduranteilrapportosessualelesbicometteinattol’«inversione»che rivela il cosiddetto corpo integrato come del tutto disintegrato e de-eroticizzato e il corpo«letteralmente» disintegrato come capace di piacere sessuale in tutte le superfici del corpo.Significativamente, non ci sono superfici stabili in quei corpi, poiché il principio politicodell’eterosessualitàobbligatoriaèintesocomequalcosachedeterminachecosavalgacomecorpointero,completo e anatomicamentedistinto.LanarrazionediWittig (che è sinda subito un’anti-narrazione)rimetteindiscussionequestenozionicostruiteculturalmentedell’integritàdelcorpo.146Questanozionedisuperficiedelcorpoproiettatavieneparzialmenteaffrontatadallostessoconcettofreudiano di Io-corpo (in L’Io e l’Es, cit., p. 488). L’affermazione di Freud, secondo cui «L’Io èinnanzitutto un’entità corporea» suggerisce che c’è un concetto del corpo che determina lo sviluppodell’Io.Freudcontinualafrasesopracitatadicendoche«[l’Io]nonèsoltantoun’entitàsuperficiale,maanche laproiezionediuna superficie».Perun’interessantediscussionedella visione freudiana, cfr.R.Wollheim,The Bodily Ego, in R.Wollheim, J. Hopkins (a cura di),Philosophical Essays on Freud,CambridgeU.P.,Cambridge1982.Perunaprovocatoriadescrizionedell’«Io-pelle»che,purtroppo,nonconsidera le implicazioniche la suadescrizionepuòavereper ilcorposessuato,cfr.D.Anzieu,L’Io-pelle(1985),Borla,Roma1994.147Vedisupra,n.4.148Rubin,TheTrafficinWomen:NotesonthePoliticalEconomyofSex,cit.,p.173.149Ivi,p.180.150Ivi,p.189.151Ivi,p.199.152Ivi,p.204.153 Per una descrizione deterministica dell’incesto, cfr. (anche se sarebbe meglio non prenderlo inconsiderazione)J.Stepher(acuradi),Incest:ABiosocialView,AcademicPress,London1985.154Cfr.M.Z.Rosaldo,TheUseandAbuseofAnthropology:ReflectionsonFeminismandCross-Cultural

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Understanding,in«Signs:JournalofWomeninCultureandSociety»,V,1980,3,pp.389-417.155S.Freud,Tresaggisullateoriasessuale(1905),inOpere,cit.,vol.IV,pp.456-459.156PeterDews ipotizza, inTheLogics ofDisintegration: Post-Structuralist Though and theClaims ofCritical Theory,Verso, London 1987, che l’appropriazione che Lacan fa del concetto di Simbolicoriprendendolo da Lévi-Strauss implichi un considerevole restringimento del concetto stesso:«Nell’adattamento che Lacan fa di Lévi-Strauss, e che trasforma questi ultimi molteplici ‘sistemisimbolici’inunsingoloordinesimbolico,vengonotrascuratelepossibilitàdisistemidisignificatochepromuovanoomascherinorelazionidiforza»(p.105).

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3.Attisovversividelcorpo

I.LapoliticadelcorpodiJuliaKristevaLateoriadelladimensionesemioticadellinguaggiodiKristevasembra,inunprimomomento,avvalersidiassuntilacaniani,masoloperesporneilimitiefornire all’interno del linguaggio un luogo specificamente femminile disovversione della Legge del padre157. Secondo Lacan, la Legge del padrestruttura ogni significazione linguistica, denominata come «il Simbolico», ediventa così un principio universale di organizzazione della cultura. Questalegge crea la possibilità di un linguaggio dotato di significato, e dunque diun’esperienza dotata di significato, attraverso la rimozione delle pulsionilibidiche primarie, ivi inclusa la radicale dipendenza del/la bambino/a dalcorpomaterno. Di conseguenza, il Simbolico diventa possibile attraverso ilripudio della relazione primaria con il corpo materno. Il «soggetto» cheemerge in conseguenza di tale rimozione diventa portatore o fautore di talelegge repressiva. Il caos libidico che caratterizza quella prima dipendenza èoradeltuttovincolatodaunagenteunitarioilcuilinguaggioèstrutturatodatale legge. A sua volta il linguaggio struttura il mondo, sopprimendo isignificati multipli (che richiamano sempre la molteplicità libidica checaratterizzalarelazioneprimariaconilcorpomaterno)einstaurandoalloropostosignificatiunivociedistinti.Kristevacontestalanarrazionelacaniana,laqualeassumecheilsignificato

culturalerichiedalarimozionedellarelazioneprimariaconilcorpomaterno.Sostienecheil«semiotico»èunadimensionedellinguaggiooriginatadaquelcorpomaternoprimario,chenonsoloconfutalapremessaprimariadiLacan,maanzidiventaunarisorsacontinuadisovversioneall’internodelSimbolico.PerKristeva,ilsemioticoesprimequellamolteplicitàlibidicaeoriginaria,findentro la cultura, cioèpiùprecisamentenel linguaggiopoetico, luogo incui

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prevalgono i significati multipli e la non-chiusura semantica. Infatti, illinguaggiopoetico rappresenta il ricuperodel corpomaternonel linguaggio,unricuperochehalapotenzialitàdidisgregare,sovvertireedislocarelaLeggedelpadre.Malgrado la sua critica di Lacan, tuttavia la strategia di sovversione di

Kristevasiriveladubbia.Lasuateoriasembradipenderedallastabilitàedallariproduzione della stessa Legge del padre che cerca di dislocare. Purmostrandoinmodoefficaceilimitideltentativolacanianodiuniversalizzarela Legge del padre nel linguaggio, Kristeva comunque ammette che ilsemioticoè immancabilmente subordinatoalSimbolicoecheassume la suaspecificità entro i termini di una gerarchia immune al cambiamento. Se ilsemioticopromuovelapossibilitàdellasovversione,delladislocazioneodellarotturadellaLeggedelpadre,chesignificatipossonoaverequestiterminiseilSimbolicoriaffermasemprelapropriaegemonia?LacriticadiKristeva chepropongoquidi seguito si concentra sudiversi

passaggi delle sue argomentazioni a favore del semiotico quale risorsa disovversioneefficace.Innanzitutto,nonèchiaroselarelazioneprimariaconilcorpo materno, che sia Kristeva sia Lacan sembrano ammettere, sia uncostrutto praticabile e addirittura un’esperienza conoscibile nella teorialinguistica dell’una o dell’altro. Le pulsioni multiple, che caratterizzano ilsemiotico, costituiscono un’economia libidica pre-discorsiva che talora sirende nota nel linguaggio, purmantenendo uno statuto ontologico anteriorerispetto al linguaggio stesso. Questa economia libidica pre-discorsiva,manifesta nel linguaggio e nel linguaggio poetico in particolare, diventa unluogo di sovversione culturale. Emerge poi un secondo problema, quandoKristeva sostiene che questa risorsa libidica di sovversione non può esseremantenutaentroiterminidellacultura,chelasuapresenzacontinuativanellacultura porta alla psicosi e al tracollo della stessa vita culturale. Dunque,Kristevaponeeinsiemenegailsemioticocomeidealediemancipazione.Perquanto affermi che si tratta di una dimensione del linguaggio regolarmenterimossa,ammetteanchechesitrattadiuntipodilinguaggiochenonpuòmaiesseremantenutoinmodocoerente.Pervalutarelasuateoria,chesembraconfutarsidasé,dobbiamochiederci:

questamolteplicitàlibidicacomesirendemanifestanellinguaggioechecosane condiziona la durata temporale nel linguaggio stesso? Inoltre, Kristevadescrive il corpo materno quale portatore di una serie di significati che

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precedono la cultura. Così facendo salvaguarda la nozione di cultura comestruttura paterna e circoscrive lamaternità a una realtà essenzialmente pre-culturale. Le sue descrizioni naturalistiche del corpo materno reificano lamaternitàeimpedisconoun’analisidellasuacostruzioneedellasuavariabilitàculturale. Nel chiederci se una molteplicità libidica pre-discorsiva siapossibile,dobbiamoancheconsiderareseciòcheKristevasostienediscoprirenel corpomaterno pre-discorsivo non sia esso stesso una produzione di undeterminatodiscorsostorico,uneffettodellacultura,anzichéilsuosegretoelasuacausaprimaria.Anche se accettiamo la teoria diKristeva delle pulsioni primarie, rimane

irrisolto se gli effetti sovversivi di queste pulsioni possano svolgere unafunzioneche,attraversoilsemiotico,vadapiùinlàdiunafutileetemporaneadisgregazione dell’egemonia della Legge del padre. Cercherò di dimostrarecomeilfallimentodellastrategiapoliticadiKristevaderiviinpartedallasuaappropriazione, decisamente acritica, della teoria delle pulsioni. Inoltre, aun’attenta disamina delle sue descrizioni della funzione semiotica dellinguaggiosembracheKristevare-instaurilaLeggedelpadreproprioalivellodelsemiotico.AllafineKristevasembraoffrirciunastrategiadisovversionechenonpuòmaidiventareunapraticapoliticacontinuativa.Nellaconclusionedi questo paragrafo proporrò unmodo di riconcettualizzare la relazione trapulsioni, linguaggio e prerogativa patriarcale che potrebbe funzionare comeunastrategiapiùefficacedisovversione.LadescrizionecheKristevafadelsemioticoprocedeattraversounaseriedi

passaggiproblematici.Kristevaassumechelepulsioniabbianodegliscopichesono precedenti al loro affiorare nel linguaggio, che il linguaggioimmancabilmentelereprimaosublimiechetalipulsionisirendanomanifestesolo in quelle espressioni linguistiche che disobbediscono, per così dire, airequisitiunivocidellasignificazionenelSimbolico.Kristevasostienepoichel’emergere di pulsioni molteplici nel linguaggio si manifesti nel semiotico,quell’ambito del significato linguistico distinto dal Simbolico che è il corpomaternomanifestonellaparolapoetica.GiàaitempidelsuoLarivoluzionedellinguaggiopoetico(1974),Kristeva

sostienel’esistenzadiunarelazionecausalenecessariatral’eterogeneitàdellepulsionielepossibilitàplurivochedellinguaggiopoetico.DifferenziandosidaLacan,affermache il linguaggiopoeticononè fondato suuna rimozionedipulsioni primarie. Al contrario, il linguaggio poetico, sostiene Kristeva, è

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l’occasionelinguisticaincuilepulsionismembranoiterminicomuni,univocidel linguaggio e rivelano un’irreprimibile eterogeneità di suoni e significatimultipli.ConquestoKristevacontestal’equazionelacanianatrailSimbolicoeognisignificatolinguistico,asserendocheillinguaggiopoeticohaunapropriamodalità di significato che non si conforma ai requisiti della designazioneunivoca.InquestostessolavoroKristevaaderisceall’ideadiun’energialiberaenon

investita, che si manifesta nel linguaggio attraverso la funzione poetica.Sostiene,peresempio,che«nell’intrecciarsidellepulsioninel linguaggio[...]sipuòvederel’economiadellinguaggiopoetico»echeinquestaeconomia«ilsoggettounitarionontrovapiùilsuo[his]posto»158.Questafunzionepoeticaèuna funzione linguistica di rigetto o divisione che tende a frazionare emoltiplicareisignificati;metteinattol’eterogeneitàdellepulsioniattraversolaproliferazionee ladistruzionedella significazioneunivoca.Quindi, la spintaverso una serie di significati altamente differenziati o carichi di plurivocitàappare come il riscatto delle pulsioni contro il dominio del Simbolico,fondato,asuavolta,sullalororimozione.Kristevadefinisceilsemioticocomequellamolteplicitàdellepulsionichesimanifestanellinguaggio.Conlaloropersistente energia ed eterogeneità, queste pulsioni disgregano la funzionesignificante. In questo testo della prima fase del suo pensiero, Kristevadefinisce dunque il semiotico come «la funzione della significanza [...]connessaallamodalitàdelprocessoprimario»159.Neisaggiraccoltinell’edizioneingleseDesireinLanguage,Kristevafonda

lasuadefinizionedelsemioticosubasipiùpropriamentepsicoanalitiche.Lepulsioniprimarieche ilSimbolicoreprimeeche il semiotico indirettamenteindicavengonooraintesecomepulsionimaterne,enonsitrattasoltantodellepulsionidellamadremaanchediquellechecaratterizzanoladipendenzadelcorpodell’infante (dientrambi i sessi)dallamadre. Inaltreparole«ilcorpomaterno» designa una relazione di continuità piuttosto che un soggetto ooggettodidesideriodistinti; di più, designaquella jouissance cheprecede ildesiderioe ladicotomia soggetto/oggettoche ildesiderio implica.Mentre ilSimbolico si fonda sul rifiuto dellamadre, il semiotico, attraverso il ritmo,l’assonanza, le intonazioni, il gioco sonoro e la ripetizione ri/rap-presenta oricupera ilcorpomaternonellaparolapoetica.Anche«leprimeecolaliedeibambini» e le «glossolalie nel discorso psicotico» sonomanifestazioni dellacontinuitàdella relazionemadre-bambino/a,uncampoeterogeneod’impulso

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che viene prima della separazione/individuazione dell’infante e dellamadre,parimenti realizzate dall’imposizione del tabù dell’incesto160. La separazionedella madre e dell’infante messa in atto dal tabù viene espressalinguisticamentecomeladivisionedelsuonodalsenso.PerusareleparolediKristeva «un fonema in quanto elemento distintivo del senso appartiene allinguaggio come simbolico; ma questo stesso fonema [è] preso nelleripetizioni ritmiche di intonazioni, e tendente perciò a rendersi autonomorispetto al senso, a rimanere in una modalità semiotica, a collegarsi piùstrettamentealcorpopulsionale»161.Il semiotico è descritto da Kristeva come ciò che disgrega o erode il

Simbolico; vienedefinitocomeciòcheviene«prima»del significato, comequandoun/unabambino/ainiziaaemetteredellelallazioni,oppure«dopo»ilsignificato,comequandouno/apsicotico/anonusapiùleparolepercostruiresignificati. Se il Simbolico e il semiotico sono intesi come duemodalità dilinguaggio e se il semiotico è inteso comequalcosa che viene generalmenterepresso dal Simbolico, allora il linguaggio per Kristeva è inteso come unsistemaincuiilSimbolicorimanesempreegemonico,aparteicasiincuiilsemiotico distrugge il suo processo di significazione attraverso l’elisione, laripetizione, il suono puro e la moltiplicazione del significato per mezzo diimmagini e metafore indefinitamente significanti. Nella sua modalitàsimbolica, il linguaggio riposa sulla separazione rispetto alla relazione didipendenza dallamadre, che lo rende astratto (astratto dallamaterialità dellinguaggio)eunivoco;tuttociòsimanifestainmodoancorapiùevidentenelragionamentoquantitativoopuramenteformale.Nellasuamodalitàsemioticail linguaggio è impegnato in un ricupero poetico del corpomaterno, quellamaterialitàdiffusacheresisteaognisignificazionedistintaeunivoca.ScriveKristeva:

Così, in ogni linguaggio poetico, non solo i vincoli ritmici, ad esempio, svolgono una funzioneorganizzatricechepuògiungereainfrangerecerteregolegrammaticalidellalinguanazionale[...],mainalcuni testi recenti questi vincoli semiotici (ritmi, timbri vocalici fonici nei simbolisti, e anchedisposizione grafica sulla pagina) sono accompagnati da ellissi sintattiche «non recuperabili»: non èpossibilericostituirelacategoriasintatticaelisa(oggettooverbo),ilcherendeindecidibileilsignificatodell’enunciato[...]162.

PerKristevaquesta indecidibilitàcostituisceproprio ilmomentoistintualedel linguaggio, la sua funzione disgregante. Il linguaggio poetico perciòsuggerisceunadissoluzionedel soggetto coerente eproduttoredi significato

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nellacontinuitàprimariacostituitadalcorpomaterno:Illinguaggioinquantofunzionesimbolicasicostituiscenellarimozionedellapulsioneedelrapporto

continuocon lamadre.Percontro,attraversounariattivazionediquestorimossopulsionale,materno,riemergerà il soggetto inprocessodel linguaggiopoetico,per ilquale laparolanonèmaisoltantounsegno163.

IriferimentidiKristevaal«soggetto»dellinguaggiopoeticononsonodeltutto appropriati, perché il linguaggio poetico erode e distrugge il soggetto,laddove il soggetto è inteso come un essere parlante che partecipa alSimbolico. Seguendo Lacan, Kristeva sostiene che il divieto dell’unioneincestuosaconlamadreèlaleggechefondailsoggetto,unafondazionechesepara o rompe le relazioni continueproprie della dipendenzamaterna.Nelcreare il soggetto, la legge del divieto crea l’ambito del simbolico o illinguaggiocomesistemadi segnichesignificano inmodounivoco.Kristevaconclude dunque che «il linguaggio poetico sarebbe, per il suo soggetto inprocesso, l’equivalente di un incesto»164. La rottura del linguaggio simbolicoche avviene a causa della sua stessa legge fondante o, inmodo equivalente,l’emergere della rottura nel linguaggio dall’interno della sua istintualitàinteriore non rappresentano solo l’esplosione dell’eterogeneità libidica nellinguaggio; significano anche lo stato somatico di dipendenza dal corpomaterno antecedente all’individuazione dell’Io.Dunque il linguaggio poeticoindica sempre un ritorno al terreno materno, dove il materno significadipendenzalibidicaeeterogeneitàpulsionale.NelsaggioLamaternitàinGiovanniBelliniKristevaipotizzache,poichéil

corpo materno significa la perdita di un’identità coerente e distinta, illinguaggiopoeticotendeallapsicosi.E,nelcasodelleespressionisemiotichediunadonnanel linguaggio, il ritornoalmaterno significaun’omosessualitàpre-discorsiva, anche questa associata chiaramente da Kristeva alla psicosi.Pur riconoscendo che il linguaggio poetico è ammesso culturalmente grazieallasuapartecipazionealSimbolicoedunqueallenormedellacomunicabilitàlinguistica,Kristevanonriesceadammetterechel’omosessualitàsiacapacediunasimileespressionesocialenonpsicotica.DireichelachiavepercapirelaconcezionediKristevadella natura psicotica dell’omosessualità va rinvenutanella sua ripresa dell’assunto strutturalista per cui l’eterosessualità ècoestensivaallafondazionedelSimbolico.Perciò,l’investimentodeldesiderioomosessuale può compiersi, secondo Kristeva, solo attraverso dislocazioni

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autorizzate all’interno del Simbolico, quali il linguaggio poetico o l’atto dipartorire:

Partorendo, lei tocca sua madre, diviene lei, è lei, esse sono una medesima continuitàdifferenziantesi: così si realizza il versante omosessuale della maternità, per cui una donna è ad untempo più vicina alla sua memoria pulsionale, più aperta alla sua psicosi e, di conseguenza, piùdenegatricedellegamesimbolicosociale165.

SecondoKristeval’attodelpartorirenonriescearistabilirequellarelazionecontinua che precede l’individuazione, perché immancabilmente l’infantesubisceildivietodell’incestoevieneseparatoinunaidentitàdistinta.Nelcasodella separazione della madre dalla bambina l’esito per entrambe è lamelanconia,perchélaseparazionenonarrivamaiacompimento.In quanto contrapposta alla sofferenza o al lutto, nei quali la separazione

viene riconosciuta e la libido attaccata all’oggetto originario vienecompiutamente dislocata su un nuovo oggetto sostitutivo, la melanconiadesigna un’incapacità di soffrire, in cui la perdita viene semplicementeinteriorizzata e, in questo senso, rifiutata. Il corpo materno vieneinteriorizzato comenegazione, anziché secondoun attaccamentonegativo alcorpo, tanto che l’identità della bambina diventa essa stessa una sorta diperdita,unaprivazioneomancanzacaratteristica.La presunta psicosi dell’omosessualità consiste dunque nella sua piena

rotturacon laLeggedelpadreecon la fondazionedell’«Io» femminile,perquantoesilequestopossaessere,larispostamelanconicaallaseparazionedalcorpo materno. Dunque, secondo Kristeva, l’omosessualità femminile èl’emergeredellapsicosinellacultura:

Versantematerno-omosessuale: vertiginediparole,nonpiù senso,névisione,al tatto, spostamenti,ritmi, suoni, bagliori e l’abbraccio fantasmatico con il corpo materno come paravento davanti alnaufragio[...]paradisoperdutoperledonne,macomeaportatadimano[...]166.

Per le donne tuttavia questa omosessualità si manifesta nel linguaggiopoeticochediventa,inrealtà,l’unicaformadelsemiotico,oltrealparto,chepuòessereammessanelSimbolico.PerKristeval’omosessualitàesplicitanonpuò dunque essere un’attività culturalmente sostenibile perché costituirebbeun’infrazionenonmediatadeltabùdell’incesto.Etuttavia,perché?Kristevaaccetta ilpresuppostopercui laculturaequivalealSimbolico, il

Simbolico è pienamente sussunto sotto la «Legge del padre» e le unichemodalità di attività non psicotica sono quelle che partecipano in qualche

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misura al Simbolico. Il suo compito strategico non è dunque di sostituire ilSimbolico con il semiotico, né di istituire il Simbolico come possibilitàculturale antagonistica, ma di legittimare all’interno del Simbolico quelleesperienzechepermettonodirivelareiconfinichedividonoilSimbolicodalsemiotico.Comelanascitaèintesaqualeinvestimentodipulsioniistintualiaifinidiuna teleologiasociale,così laproduzionepoeticaèconcepitacomeilluogo in cui la scissione tra istinto e rappresentazione esiste in una formaculturalmentecomunicabile:

Il parlante non raggiunge questo limite – condizione della socialità – che attraverso una praticaspecificadeldiscorso,detta«arte».Unadonnalarealizzaanche–e,nellanostrasocietà,soprattutto–attraversoquesta strana formadi simbolizzazione spezzata (limitedel linguaggio edella pulsione, del«simbolico»edel«semiotico»)cheèilparto167.

DunqueperKristeva lapoesiae lamaternità rappresentanodellepraticheprivilegiate all’interno della cultura legittimata dal punto di vista paterno,pratichechepermettonoun’esperienzanonpsicoticadiquellaeterogeneitàedi quella dipendenza che caratterizzano il terreno materno. Questi atti dipoesisrivelanoun’eterogeneitàistintualechemostrapoiilfondamentorimossodelSimbolico,sfidaildominiodelsignificanteunivocoediffondel’autonomiadel soggetto che si pone come loro fondamento necessario. L’eterogeneitàdellepulsioniopera culturalmente come strategia sovversivadidislocazione,una strategia che scaccia l’egemonia della Legge del padre liberando lamolteplicità rimossa che è interna al linguaggio stesso. Questa eterogeneitàistintuale, proprio perché deve essere ri/rap-presentata nella e attraverso laLeggedelpadre,nonpuòsfidarefino infondo il tabùdell’incesto,madeverimanere all’interno delle regioni più fragili del Simbolico. Nell’obbedire,dunque,airequisitidellasintassi,lepratichepoetico-maternedidislocazionedallaLeggedelpadrerimangonosemprelegate,perquantodebolmente,atalelegge. Perciò è impossibile un rifiuto totale del Simbolico e perKristeva èfuori questione un discorso di «emancipazione». Nel migliore dei casi lesovversioni e le dislocazioni tattiche della leggemettono in questione il suopresupposto auto-fondativo. Ma, ancora una volta, Kristeva non metteseriamente indubbio l’assunto strutturalistapercui laLeggedelpadrenellasuadimensionedidivietoèfondanteperlaculturastessa.Diconseguenza,lasovversionediunaculturasancitainterminipaterninonpuòveniredaun’altraversione della cultura, ma solo dall’interno rimosso della stessa cultura,

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dall’eterogeneitàpulsionalechenecostituisceilfondamentooccultato.Tale relazione tra pulsioni eterogenee e Legge del padre produce una

visione eccessivamente problematica della psicosi. Da una parte, designal’omosessualità femminile come una pratica culturalmente inintelligibile,costitutivamente psicotica; dall’altra, impone la maternità come difesaobbligatoria contro il caos libidico. Sebbene Kristeva espliciti tali tesi,entrambequesteimplicazioniderivanodirettamentedallasuaconcezionedellalegge, del linguaggio e delle pulsioni. Va considerato che per Kristeva illinguaggiopoeticoinfrangeiltabùdell’incestoedunquetendesempreversolapsicosi. Quale ritorno al corpo materno e concomitante deindividuazionedell’Io, il linguaggio poetico diventa particolarmente minaccioso quando èproferitodalledonne.Ilpoeticodunquecontestanonsoloiltabùdell’incesto,ma anche il tabù dell’omosessualità. Il linguaggio poetico è quindi, per ledonne, una dipendenza materna dislocata, come anche una omosessualitàdislocata,proprioperchéquelladipendenzaèlibidica.Per Kristeva l’investimento non mediato del desiderio omosessuale

femminile conduce inequivocabilmente alla psicosi. Di conseguenza, si puòsoddisfarequestapulsionesoloattraversounaseriedidislocazioni:attraversol’incorporazionedell’identitàmaterna(valeadirediventandomadreapropriavolta) oppure attraverso il linguaggio poetico che indirettamente manifestal’eterogeneitàdellepulsioni,caratteristicadelladipendenzamaterna.Essendole uniche dislocazioni socialmente autorizzate, e dunque non psicotiche, deldesiderio omosessuale, maternità e poesia costituiscono per le donneesperienzemelanconicheacculturateinmodoappropriatonell’eterosessualità.La madre-poeta eterosessuale patisce in modo interminabile a causa delladislocazionedell’investimentoomosessuale.Etuttavialaconsumazioneditaledesiderioporterebbeaunarotturadellatramapsicoticadell’identità,secondoKristeva (sulla base del presupposto che, per le donne, eterosessualità ecoerenzadelsésonoindissolubilmentelegati).Come dobbiamo intendere questa costituzione dell’esperienza lesbica in

quanto luogo di una irricuperabile perdita del sé? Kristeva assumechiaramentel’eterosessualitàcomeprerequisitodellaparentelaedellacultura.Di conseguenza identifica l’esperienza lesbica come l’alternativa psicoticarispetto all’accettazione delle leggi sancite da un punto di vista paterno. Etuttavia, perché il lesbismo viene costituito come psicosi? Quale è laprospettivaculturalechecostruisceillesbismocomeluogodifusione,perdita

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diséepsicosi?Proiettandolalesbicacome«Altro»rispettoallaculturaecaratterizzandola

parola lesbica come «vertigine di parole» psicotica, Kristeva costruisce lasessualità lesbica come intrinsecamente inintelligibile. La destituzione eriduzione tattica dell’esperienza lesbica messe in atto in nome della leggecollocanoKristeva nell’orbita del privilegio paterno/eterosessuale. La Leggedel padre che la protegge da questa incoerenza radicale è proprio ilmeccanismo che produce il costrutto del lesbismo come luogodell’irrazionalità.Significativamente,questadescrizionedell’esperienzalesbicavieneattuatadaldifuori,eciinformaulteriormentesullefantasieprodottedauna cultura eterosessuale impaurita che vuole difendersi dalle sue stessepossibilitàomosessualipiùchedell’esperienzalesbicainsé.Nel sostenereche il lesbismodesignaunaperditadel sé,Kristeva sembra

presentare una verità psicoanalitica sulla repressione necessariaall’individuazione. La paura di una tale «regressione» all’omosessualità èallora la paura di perdere insieme legittimazione e privilegio culturali. PerquantoKristevasostengachequestaperditadesignaunluogoprecedenteallacultura,nonc’èragionepernonconsiderarlounaformaculturalenuovaononriconosciuta. In altreparole,Kristevapreferisce spiegare l’esperienza lesbicacome uno stato libidico regressivo, precedente alla stessa acculturazione,piuttosto che accettare la sfida rappresentata dal lesbismo rispetto alla suaristretta concezione delle leggi culturali sancite in senso paterno. La paura,codificata nella costruzione della lesbica come psicotica, è l’esito di unarepressioneresanecessariadallalogicadellosviluppo?Ononè,piuttosto,lapaura di perdere legittimità culturale e dunque di essere spinta/i, non tantofuori o prima della cultura, ma fuori dalla legittimità culturale, sempreall’internodellaculturamamessi/eculturalmente«fuorilegge»?Kristeva descrive sia il corpo materno sia l’esperienza lesbica da una

posizione di eterosessualità sanzionata che non riesce a riconoscere la suastessa paura di perdere tale sanzionamento.La sua reificazione dellaLeggedelpadrenonsoloripudial’omosessualitàfemminile,manegaancheidiversisignificati e possibilità della maternità quale pratica culturale.Ma non è lasovversione culturale a interessare davvero Kristeva, perché la sovversione,quandoappare,emergedasottolasuperficiedellaculturasoloperritornarviimmancabilmente. Il semiotico,perquantosiaunapossibilitàdel linguaggioche sfugge alla Legge del padre, rimane inevitabilmente al suo interno o,

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addirittura, al di sotto del territorio di quella legge. Perciò, il linguaggiopoeticoeipiaceridellamaternitàcostituisconodislocazionilocalidellaLeggedel padre, sovversioni temporanee, che finiscono per sottomettersi a ciòcontrocuisisonoinizialmenteribellate.Relegandolafontedellasovversioneinunluogochestafuoridallacultura,Kristevasembraescluderelapossibilitàdi sovversionequalepraticaculturaleefficaceo realizzabile.Unpiacerechevada oltre la Legge del padre può essere immaginato solo insieme alla suainevitabileimpossibilità.LateoriadiKristevadiunasovversionecontrastatasifondasullapremessa

dellasuavisioneproblematicadellarelazionetrapulsioni,linguaggioelegge.Il postulato di una molteplicità sovversiva di pulsioni solleva una serie diproblemi epistemologici e politici. In primo luogo, se queste pulsioni simanifestanosolonellinguaggiooinformeculturaligiàdeterminateinquantoSimbolico, come possiamo allora verificare il loro statuto ontologico pre-Simbolico? Kristeva sostiene che il linguaggio poetico ci dà accesso allepulsioni nella loro fondamentale molteplicità, ma questa risposta non è deltutto soddisfacente. Visto che si assume che il linguaggio poetico dipendedallapre-esistenzadiquestepulsionimolteplici,alloranonpossiamo,inmodocircolare,giustificareilpostulatodellaloroesistenzaricorrendoallinguaggiopoetico. Se le pulsioni devono essere prima represse, perché il linguaggioesista,esepossiamoattribuiresignificatosoloaciòcheèrappresentabilenellinguaggio, allora è impossibile attribuire significato alle pulsioni prima cheemerganonellinguaggio.Analogamente,attribuireallepulsioniunacausalitàcheagevolilalorotrasformazioneinlinguaggioeattraversocuiillinguaggiostessovadaspiegato,èqualcosachenonpuòcompiersi inmodoragionevoleentroilimitidellinguaggiostesso.Inaltreparole,conosciamoquestepulsioniin quanto «cause» solo nei e attraverso i loro effetti e, in quanto tali, nonabbiamomotivopernonidentificarleconiloroeffetti.Neconseguecheo(a)lepulsionielelororappresentazionisonocoestensiveo(b)lerappresentazionipre-esistonoallepulsionistesse.Direi chequesta alternativa è cruciale, perché comepossiamo sapere che

l’oggettoistintualedeldiscorsodiKristevanonèunacostruzionedeldiscorsostesso? E su che basi possiamo porre questo oggetto, questo campomolteplice, come qualcosa che precede la significazione? Se il linguaggiopoetico deve partecipare al Simbolico per poter essere culturalmentecomunicabile, e se i testi teorici della stessaKristeva sono emblematici del

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Simbolico, allora dove possiamo trovare un convincente «fuori» rispetto aquesto ambito? Il suo postulato di unamolteplicità pre-discorsiva del corpodiventa ancor più problematico quando scopriamo che le pulsioni maternesono considerate parte di un «destino biologico» e sono esse stessemanifestazioni di una «causalità altra dalla simbolica o dalla paterna»168.Questa causalità pre-simbolica e non paterna è per Kristeva una causalitàsemiotica,materna, o più specificamente una concezione teleologica degliistintimaterni:

Esegesi della materia, spasmo della memoria della specie che si congiunge o si divide perperpetuarsi,seriediimprontesenzasignificazionealtrasenonl’eternoritornodelciclobiologicovita-morte.Comeparlarequestamemoriaanterioreallinguaggio,irrappresentabile?IflussidiEraclito,gliatomidiEpicuro,lapolverevorticosadeimisticidellaCabala,arabi,indiani;letraccepunteggiatedeglipsichedelici, sembrano esserne metafore migliori che non le teorie dell’essere, del logos e delle sueleggi169.

Qui il corpomaterno rimosso non è solo luogo di pulsionimultiple,maanche il portatoredi una teleologiabiologica; una teleologia che, sembra, sirende evidente agli inizi della filosofia occidentale, nelle credenze e nellepratichereligiosenonoccidentali,nellerappresentazioniesteticheprodottedastati psicotici o parapsicotici, e anche nelle pratiche artistiche delleavanguardie. Ma perché dovremmo ritenere che queste varie espressioniculturali manifestino il medesimo principio dell’eterogeneità materna?Kristeva semplicemente subordina allo stesso principio ognuno di questimomenticulturali.Diconseguenza,ilsemioticorappresentaqualsiasitentativoculturale di dislocare il logos (che curiosamenteKristevamette a confrontoconilfluireeracliteo),laddoveillogosrappresentailsignificanteunivoco,laleggedell’identità.La suacontrapposizione tra il semioticoe ilSimbolico siriducequiaunadisputametafisicatrailprincipiodimolteplicità,chesfuggeall’onere della non contraddizione, e un principio di identità basato sullasoppressione di quella molteplicità. Curiosamente questo principio dimolteplicitàcheKristevadifendesemprefunzionapermoltiaspetticomeunprincipiodi identità.Sinoti ilmodoincuiqualunquecosasia«primitiva»e«orientale»vengasommariamentesubordinataalprincipiodelcorpomaterno.SicuramenteladescrizionediKristevasimeritaun’accusadiorientalismo,masolleva anche la questione, molto significativa, se, ironicamente, lamolteplicitànonsiadiventataunsignificanteunivoco.L’attribuzionediun fine teleologicoallepulsionimaterne, cheprecede la

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lorocostituzionenellinguaggioonellacultura,sollevaunaseriedidomanderispettoalprogrammapoliticodiKristeva.Sebbeneintravedachiaramenteunpotenziale di sovversione e di rottura in quelle espressioni semiotiche chemettonoindiscussionel’egemoniadellaLeggedelpadre,nonèpoialtrettantochiaro in cosa faccia consistere precisamente questa sovversione. Se siconcepisce la legge come qualcosa che poggia su un fondamento costruito,sotto il quale spunta il terreno materno rimosso, quali concrete opzioniculturali emergono nella cultura in conseguenza di tale rivelazione?Manifestamente, lamolteplicitàassociataall’economialibidicamaternahalaforza di disperdere l’univocità del significante paterno e, pare, di creare lapossibilità di altre espressioni culturali, non più strettamente vincolate dallalegge di non contraddizione. Ma questa attività di rottura rappresental’apertura di un campo di significazioni oppure è la manifestazione di unarcaismobiologicocheoperasecondounacausalitànaturalee«pre-paterna»?Se Kristeva credesse nella prima ipotesi (e non lo fa), allora sarebbeinteressata a una dislocazione della Legge del padre a favore di un campoproliferantedipossibilitàculturali. Invece,prescriveilritornoaunprincipiodi eterogeneità materna, che si rivela un concetto chiuso, di più,un’eterogeneità circoscritta da una teleologia che è allo stesso tempounilineareeunivoca.Kristeva intende il desiderio di partorire come un desiderio della specie,

come parte di una pulsione libidica femminile, collettiva e arcaica, checostituisce una realtà metafisica sempre ricorrente. Qui Kristeva reifica lamaternità, e poi promuove questa reificazione a potenziale di rottura delsemiotico.Ne consegue che laLegge del padre, intesa come il fondamentodella significazione univoca, è dislocata da un significante ugualmenteunivoco,ilprincipiodelcorpomaterno,cherimaneidenticoasestessonellapropriateleologianonostantelesuemanifestazioni«molteplici».Kristeva, nella misura in cui concettualizza questo istinto materno come

qualcosachehaunostatutoontologicoprecedenteallaLeggedelpadre,nonriesceapensareacomequellastessaleggepotrebbebenissimoesserelacausadiquellostessodesideriochesidicereprima.Invecechelamanifestazionediunacausalitàpre-paterna,questidesideripotrebberoesserelaprovadelfattochelamaternitàèunapraticasocialeimplicataecompendiatadalleesigenzedella parentela.Kristeva accetta l’analisi diLévi-Strauss dello scambiodelledonne quale prerequisito per il consolidamento dei legami di parentela.

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Tuttavia,intendequestoscambiocomeilmomentoculturaledellarimozionedelcorpomaterno,anzichécomeunmeccanismodellacostruzioneculturaleobbligatoria del corpo femminile in quanto corpo materno. Effettivamente,dovremmointendere loscambiodelledonnecomeciòche imponesuicorpidelle donne un vincolo obbligatorio di riproduzione. Secondo la lettura cheGayleRubin fa di Lévi-Strauss la parentela «scolpisce [...] la sessualità» inmodo tale che il desiderio di partorire è il risultato di pratiche sociali cherichiedono e producono tali desideri per poter mettere in atto i loro scopiriproduttivi170.SuqualibasialloraKristevaattribuiscealcorpofemminileuna teleologia

maternaprecedentealsuoemergerenellacultura?Porreladomandainquestomodo significa già mettere in dubbio la distinzione tra il Simbolico e ilsemiotico, che costituisce il presupposto della sua concezione del corpomaterno. Kristeva considera il corpo materno nella sua significazioneoriginaria come precedente alla significazione stessa; perciò, diventaimpossibile,nellasuacostruzione,considerareilmaternocomesignificazioneaperta alla variabilità culturale. La sua argomentazione chiarisce che lepulsioni materne costituiscono quei processi primari che il linguaggioimmancabilmente reprime o sublima. Ma forse questa argomentazionepotrebbe essere rivista in una costruzione ancora più inclusiva: qualeconfigurazioneculturaledellinguaggio,dipiù,deldiscorso,generalafiguradiunamolteplicitàlibidicapre-discorsivaeperqualiscopi?NelrestringerelaLeggedelpadreaunafunzionedidivietoodirimozione,

Kristeva non riesce a comprendere i meccanismi paterni che generano lastessaaffettività.Laleggechesipresumereprimailsemioticopotrebbecertoessereilprincipiochegovernalostessosemiotico,cosìcheciòchepassaper«istintomaterno»potrebbeancheessereundesideriocostruitoculturalmente,interpretato attraverso un vocabolario naturalistico. E se quel desiderio ècostruito secondo la legge della parentela, che richiede la produzione e lariproduzione eterosessuale del desiderio, allora il vocabolario naturalisticodegliaffettirendeinvisibilela«Leggedelpadre».CiòcheperKristevaèunacausalità pre-paterna apparirebbe allora come una causalità paterna con lesembianzediunacausalitànaturaleospecificamentematerna.Significativamente, lafigurazionedelcorpomaternoedella teleologiadei

suoi istinti quale principio metafisico identico a se stesso e persistente(l’arcaismodiunacostituzionebiologicacollettivaespecificaperognisesso)

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si basa su una concezione univoca del sesso femminile. E questo sesso,concepito allo stesso tempo come origine e come causalità, si pone comeprincipiodipurageneratività.Ineffetti,perKristevasiidentificaconlapoesisstessa,quell’attivitàdelfareconsideratanelSimposiodiPlatonecomeattodinascitaediconcezionepoeticaalcontempo171.Malagenerativitàfemminileèveramente una causa non causata, e veramente inaugura la narrazione cheuniscetuttal’umanitàsottolaforzadeltabùdell’incestoenellinguaggio?Lacausalità pre-paterna di cui parla Kristeva significa un’economia primariafemminile di piacere e significato? Possiamo rovesciare l’ordine di questacausalità e intendere l’economia semiotica come produzione di un discorsoprecedente?

Nel capitolo conclusivo del primo volume della Storia della sessualitàFoucault mette in guardia dall’usare la categoria di sesso come «unitàartificiale [... e] principio causale» e sostiene che la categoria artificiale delsesso agevolaun rovesciamentodelle relazioni causali, così che il «sesso»èintesocomeciòchecausalastrutturaeilsignificatodeldesiderio:[...]lanozionedi«sesso»hapermessodiraggruppareinun’unitàartificialeelementianatomici,funzionibiologiche, comportamenti, sensazioni, piaceri, ed ha permesso di far funzionare quest’unità fittiziacomeprincipio causale, senso onnipresente, segreto da scoprire dovunque: il sesso ha dunque potutofunzionarecomesignificanteunicoecomesignificatouniversale172.

PerFoucaultilcorpononè«sessuato»inalcunsensosignificativoprimadiessere determinato entro un discorso che lo investe dell’’«idea» di sessonaturale o essenziale. Il corpo acquisisce significato all’interno del discorsosolo nel contesto delle relazioni di potere.La sessualità è un’organizzazionestoricamentespecificadelpotere,deldiscorso,deicorpiedell’affettività. InquestosensolasessualitàèintesadaFoucaultcomeciòcheproduceil«sesso»in quanto concetto artificiale che effettivamente estende e maschera lerelazionidipoterechesonoresponsabilidellasuagenesi.IlquadropropostodaFoucaultciindicaunmodoperrisolverealcunedelle

difficoltàepistemologicheepolitichechederivanodallavisionecheKristevaha del corpo femminile. Possiamo intendere l’asserzione diKristeva di una«causalità pre-paterna» fondamentalmente come un’inversione. LaddoveKristevapostulauncorpomaternochevieneprimadeldiscorsoecheesercitala propria forza nella struttura delle pulsioni, Foucault senza dubbiososterrebbe che la produzione discorsiva del corpo materno come pre-

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discorsivoèunatatticanell’auto-amplificazioneenell’occultamentodiquellespecifiche relazioni di potere da cui viene prodotta la figura del corpomaterno. Inquesti termini, il corpomaternononsarebbepiù intesocome ilfondamento nascosto di ogni significazione, la causa tacita di ogni cultura.Sarebbe inteso invece come un effetto o una conseguenza di un sistema disessualità incuialcorpofemminileviene richiestodiassumere lamaternitàcomeessenzadelproprioessereecomeleggedelpropriodesiderio.Se accettiamo il quadro di Foucault siamo costretti/e a ri-descrivere

l’economia libidica materna quale prodotto di un’organizzazione dellasessualità storicamente specifica. Inoltre il discorso della sessualità, essostesso pervaso da relazioni di potere, diventa la vera base della figura delcorpo materno pre-discorsivo. La formulazione di Kristeva subisce uncompletorovesciamento:ilSimbolicoeilsemioticononsonopiùinterpretaticomequelle dimensioni del linguaggio chederivanodalla rimozioneodallamanifestazione libidicamaterna.Questa stessaeconomiaviene invece intesacome una reificazione che al contempo estende e occulta l’istituzione dellamaternità come obbligo per le donne. Di più, quando i desideri chesostengono l’istituzione della maternità vengono transvalutati come pulsionipre-paterne e pre-culturali, allora l’istituzione guadagna una legittimazionepermanente attraverso le strutture invarianti del corpo femminile. In effetti,quellalegge,chechiaramentesiriferiscealpadreechesancisceerichiedealcorpofemminilediesserecaratterizzatoprimariamentenei terminidellasuafunzioneriproduttiva,è iscrittasuquelcorpocome leggedellasuanecessitànaturale.Kristeva,nelsalvaguardarelaleggediunamaternitàbiologicamentenecessitata come operazione sovversiva che pre-esiste alla stessa Legge delpadre, contribuisce alla produzione sistematica della sua invisibilità e diconseguenzaall’illusionedellasuainevitabilità.PoichéKristevasilimitaaunaconcezioneesclusivamenteinterdittivadella

Leggedelpadre,nonè ingradodidarecontodeimodi incui laLeggedelpadre genera determinati desideri nella forma di pulsioni naturali. Il corpofemminilecheKristevacercadiesprimereèessostessouncostruttoprodottodallaleggechesipresumemini.LemiecriticheallaconcezionecheKristevahadellaLeggedelpadrenonintendonoaffattoinvalidarelasuatesigeneralechelaculturaoilSimbolicosonobasatisuunripudiodeicorpidelledonne.Vorreidire tuttaviachequalunque teoriacheaffermiche la significazioneèbasatasullanegazioneosulla rimozionediunprincipiofemminiledovrebbe

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chiedersi se quel femminile [femaleness] sia realmente esterno alle normeculturalicheloreprimono.Inaltreparole,nellamialettura,larimozionedellafemminilitànonrichiedechecapacitàdiagiredellarimozioneeoggettodellarimozione siano ontologicamente distinti. Infatti la rimozione può essereintesa come qualcosa che produce l’oggetto che arriva a negare. Taleproduzione potrebbe benissimo essere l’elaborazione della capacità di agiredella rimozione stessa. Come dice chiaramente Foucault, l’impresaculturalmentecontraddittoriadelmeccanismodellarepressioneèinterdittivaegenerativa a un tempo e rende la problematica della «liberazione»particolarmenteacuta.IlcorpofemminilechevieneliberatodaivincolidellaLeggedelpadrepotrebbebenissimorivelarsicomel’ennesimaincarnazionediquella legge, ponendosi come sovversivo,maoperando al servizio dell’auto-amplificazione e proliferazione di quella stessa legge. Per evitarel’emancipazionedichièinunostatodioppressionenelnomedichiopprime,è necessario prendere in considerazione fino in fondo la complessità e lasottigliezzadellaleggeeguarircidall’illusionediuncorpoverochestaaldilàdellalegge.Selasovversioneèpossibile,nonpotràcheessereunasovversioneche avviene dall’interno dei termini della legge, attraverso le possibilità cheemergono quando la legge si rivolta contro se stessa e genera imprevistepermutazioni. Il corpo culturalmente costruito sarà allora liberato, non pertornarealsuopassato«naturale»,néaisuoipiacerioriginari,maperandareversounfuturoapertodipossibilitàculturali.

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II.Foucault,Herculineelapoliticadelladiscontinuitàsessuale

La critica genealogica di Foucault ci ha dato modo di problematizzare leteorielacanianeeneolacanianecheetichettanoformeculturalmentemarginalidisessualitàcomeculturalmenteinintelligibili.Scrivendonellaprospettivadiuna disillusione rispetto all’idea di un Eros liberatorio, Foucault concepisceunasessualitàsaturatadalpotereeoffreunaconsiderazionecriticadelleteorieche fanno riferimento a una sessualità che viene prima o dopo la legge.Tuttavia, sesiconsiderano ipassaggifoucaultiani incuivengonocriticate lecategoriedelsessoeilregimedipoteredellasessualità,sivedechiaramenteche la sua stessa teoria rimane legata a un ideale di emancipazione nonriconosciuto, che si dimostra sempre più difficile da sostenere, pur con lelimitazionidelsuostessoapparatocritico.La teoria della sessualità presentata da Foucault nel primo volume della

Storia della sessualità viene per certi versi contraddetta dalla sua brevemasignificativaintroduzioneaidiari,daluipubblicati,diHerculineBarbin,un/aermafrodita francese dell’Ottocento. A Herculine fu assegnato il sesso«femminile» alla nascita. A poco più di vent’anni, dopo una serie diconfessionireseamediciepreti,fucostretta/olegalmenteacambiareilsuosesso in «maschile». I diari che Foucault sostiene di aver trovato vengonopubblicatieraccoltiinsiemeconidocumentimedicielegalichediscutonoilfondamento inbasealquale fudecisa ladesignazionedel suo«vero» sesso.VieneancheinclusounraccontosatiricodelloscrittoretedescoOscarPanizza.Foucault scrive un’introduzione alla traduzione inglese del testo in cui sichiede se la nozione di sesso vero sia proprio necessaria. In un primomomento, questa domanda sembra essere in linea con la genealogia criticadella categoria di «sesso», che espone verso la fine del primo volume dellaStoriadellasessualità173.Tuttavia,idiariel’introduzionesonol’occasionepermettere a confronto la lettura foucaultiana di Herculine con la teoria dellasessualità esposta nel primo volume della Storia della sessualità. Foucault,infatti, per quanto nella Storia della sessualità sostenga che la sessualità ècoestensivaalpotere,nonriesceariconoscereleconcreterelazionidipotereche costruiscono e insieme condannano la sessualità di Herculine. Di più,sembrachefacciadelromanticismosulsuomondodipiaceri,«limbofelicedi

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una non-identità»174, un mondo che eccede le categorie del sesso edell’identità. Il riemergere di un discorso sulla differenza sessuale e sullecategorie del sesso negli scritti autobiografici diHerculine ci porterà a unaletturaalternativadiHerculine,contrappostaall’appropriazioneromanticaealrifiutodelsuotestochecaratterizzanolaletturafoucaultiana.Nel primo volume della Storia della sessualità, Foucault sostiene che la

costruzioneunivocadel«sesso»(sièdiunsessoedunquenondell’altro)(a)èprodotta in funzione della regolamentazione e del controllo sociale dellasessualità,(b)occultaeunisceartificialmenteunavarietàdifunzionisessualidisparate e non legate tra loro, e ancora (c) si pone nel discorso come unacausa,un’essenzainteriorecheproduceeinsiemerendeintelligibilequalsiasimodalitàdisensazione,piacereedesiderioinquantospecificadiunsesso.Inaltre parole, i piaceri del corpo non sono solo causalmente riducibiliall’essenza manifestamente specifica di un sesso, ma diventano anchefacilmenteinterpretabiliqualimanifestazioniosegnidiquel«sesso»175.In opposizione a questa falsa costruzione del «sesso» come univoco e

causale a un tempo,Foucault si impegnanel discorso contrario che tratta il«sesso»comeuneffettoenoncomeun’origine.Invecedel«sesso»qualecausaoriginariaecostanteequalesignificazionedelpiaceredelcorpo,propone la«sessualità»qualesistemastorico,apertoecomplesso,didiscorsoedipotere,cheproduceladesignazioneimpropriadi«sesso»,qualepartediunastrategiachemira a occultare e dunque a perpetuare le relazioni di potere.Uno deimodiconcuiilpotereèperpetuatoeinsiemeoccultatoconsistenellostabilireunarelazioneesternaoarbitraria tra ilpotere,concepitocomerepressioneocome dominio, e il sesso, concepito come un’energia coraggiosa, macontrastata, che attende di essere liberata o di potersi esprimere in modoautentico. L’uso di questo modello giuridico implica che la relazione trapotereesessualitànonsolovengadistintasulpianoontologico,maanchecheil potere funzioni sempre e solo per sottomettere o liberare un sesso che èfondamentalmente intatto, autosufficiente e altro rispetto al potere stesso.Quandoil«sesso»vieneessenzializzatoinquestomodo,sulpianoontologicosi trova ad essere immunizzato dalle relazioni di potere e dalla propriastoricità. Il risultatoèche l’analisidella sessualità finiscepercoincidereconl’analisi del «sesso» e che questa causalità invertita e falsificante impediscequalunqueindaginesullaproduzionestoricadellacategoriastessadi«sesso».SecondoFoucault,nonsolo il«sesso»varicontestualizzatonei terminidella

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sessualità,maancheilpoteregiuridicovariconcettualizzatoqualecostruzioneprodottadaunpoteregenerativochea suavoltaocculta imeccanismidellasuastessaproduttività:lanozionedisessohaassicuratounribaltamentoessenziale;hapermessod’invertirelarappresentazionedeirapportitrailpotereelasessualitàedifarapparirequest’ultima,nonnellasuarelazioneessenzialeepositiva con il potere, ma radicata in un’istanza specifica ed irriducibile che il potere cerca diassoggettarecomepuò176.

NellaStoriadellasessualità,Foucaultsiopponeesplicitamenteaimodellidiemancipazioneoliberazionedellasessualità,perchéaderisconoaunmodellogiuridicochenonriconoscelaproduzionestoricadel«sesso»comecategoria,vale a dire come «effetto»mistificante delle relazioni di potere. L’evidenteproblema che Foucault ha nei confronti del femminismo sembra emergereanche qui. Mentre l’analisi femminista assume come punto di partenza lacategoriadelsessoe,dunque,secondoFoucault,larestrizionebinariaimpostaalgenere,Foucaultconcepisceilsuoprogettocomeun’indaginesulmodoincui la categoria di «sesso» e la differenza sessuale vengono costruiti neldiscorso come caratteristiche necessarie dell’identità corporea. Il modellogiuridico della legge, che struttura ilmodello femminista di emancipazioneimplica, secondo Foucault, che il soggetto dell’emancipazione, «il corposessuato» inuncerto senso,nonabbiabisognodiunadecostruzionecritica.ComeosservaFoucault a proposito di alcuni sforzi umanisti per giungere auna riforma delle prigioni, il soggetto criminale che si emancipa potrebbeessere ancora più profondamente incatenato di quanto l’umanistaoriginariamente pensasse. Essere sessuati/e per Foucault significa esseresoggetti/e a una serie di regolamentazioni sociali, significamettere la leggechedirigetaliregolamentazionisianellaposizionediprincipioformativodelproprio sesso, del proprio genere, dei propri piaceri e desideri, sia nellaposizionediprincipioermeneuticodiauto-interpretazione.Dunqueilsessoèimmancabilmenteunacategoriadiregolamentazioneequalsiasianalisichelaassumaapresuppostoneampliaacriticamenteenelegittimaulteriormentelastrategiadiregolamentazioneinquantoregimedipotere/sapere.Nel curare e pubblicare i diari di Herculine Barbin, Foucault sta

chiaramente cercando di dimostrare come un corpo ermafroditico ointersessuato metta in luce e confuti implicitamente le strategie regolativedellacategorizzazionesessuale.Siccomepensacheil«sesso»unifichifunzioni

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e significati corporei, che non hanno necessariamente un legame tra loro,Foucaultpredicechelascomparsadel«sesso»produrràunafelicedispersionediquestefunzioni,significati,organi,processisomaticiefisiologici, insiemeallaproliferazionedeipiacerialdifuoridiquellastrutturadiintelligibilitàcheè rafforzata da sessi univoci all’interno di una relazione binaria. Il mondosessualeincuiabitaHerculine,secondoFoucault,èunmondoincuiipiaceridel corpo non significano immediatamente il «sesso» quale loro causaprimariaesignificatoultimo;èunmondo,diceFoucault,incui«c’èilghignomanonc’èilgatto»177.Dipiù,sitrattadipiacerichechiaramentetrascendonola regolamentazione loro imposta, ed è qui che troviamo l’indulgenzasentimentalediFoucaultversoquellostessodiscorsodiemancipazionechelasua analisi nella Storia della sessualità voleva dislocare. Secondo questomodello foucaultiano della politica sessuale di emancipazione, ilrovesciamentodel«sesso»portaall’affrancamentodiunamolteplicitàsessualeprimaria, nozione questa che non è poi così lontana dal postulatopsicoanaliticodiunpolimorfismoprimarioodaquelladiMarcusediunErosbisessualeoriginarioecreativo,che in seguitoviene repressodaunaculturadellostrumentalismo.

Lasignificativadifferenzache intercorre tra ilFoucaultdelprimovolumedellaStoriadellasessualitàeilFoucaultdell’introduzioneaHerculineBarbinsiritrovanellastessaStoriadellasessualità(quandoFoucaultparladeipiaceri«bucolici» e «innocenti» negli incontri sessuali intergenerazionali cheesistevano prima dell’imposizione di varie strategie regolative178). Da unaparte, Foucault vuole sostenere che non esiste «sesso» in sé che non siaprodotto da interazioni complesse tra discorso e potere, e tuttavia sembraeffettivamentedarsiuna«molteplicitàdipiaceri» insé,chenonè l’effettodialcuno specifico scambiodiscorso/potere. Inaltreparole,Foucault invoca lafigura di una molteplicità libidica pre-discorsiva che effettivamentepresuppone una sessualità «davanti alla legge», di più, una sessualità cheattendediessereemancipatadaivincolidel«sesso».Dall’altraparte,Foucaultinsisteufficialmentesulfattochelasessualitàeilpoteresonocoestensivi,chenondobbiamopensarechedicendosìalsessodiciamonoalpotere.Nelsuoregistroanti-giuridicoeanti-emancipativoilFoucault«ufficiale»sostienechelasessualitàèsemprecollocataall’internodimatricidipotere,cheèsempreprodotta o costruita entro pratiche storiche specifiche, sia discorsive sia

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istituzionali, e che il ricorso a una sessualità davanti alla legge rappresental’ideaillusoriaeconniventediunapoliticasessualediemancipazione.I diari di Herculine ci danno l’opportunità di leggere Foucault contro

Foucault o, forse in modo più appropriato, di mettere in evidenza lacontraddizione costitutiva di questo tipo di appello anti-emancipativo allalibertà sessuale. Herculine, che nel testo si chiama Alexina, narra la storiadella sua tragica situazione di persona che vive una vita fatta di ingiustavittimizzazione, inganno,bramae inevitabile insoddisfazione.Sindaquandoera una ragazzina, lei/lui racconta, era diversa/o dalle altre ragazze.Questadifferenzaèlacausadistatidiangosciaediauto-esaltazionechesialternanonel corso della storia, ma è presente come conoscenza tacita prima che laleggediventiunattoreesplicitonellastoria.AncheseHerculineneisuoidiarinon fa diretto riferimento alla propria anatomia, le relazioni mediche cheFoucault pubblica insieme al testo della stessa Herculine ci dicono che sipotrebbe ragionevolmente presumere che Herculine avesse ciò che vienedescrittoocomeunpiccolopeneocomeunaclitoridepiùgrandedellamedia,chedovecisiaspetterebbeditrovareunavaginasitrovasseun«culdesac»,come dicono i dottori, e, ancora, che lei non sembrasse avere un pettoidentificabilecomefemminile.Sembraanchecifosseunaqualchecapacitàdieiaculazione, di cui i documenti medici non danno pienamente conto.Herculine non parla mai dell’anatomia in quanto tale, ma descrive la suasituazione nei termini di un errore naturale, un metafisico essere senzadimora,unostatodidesiderioinsaziabileeunasolitudineradicaleche,primadelsuicidio, si trasforma inaperta rabbia,dapprimadirettaversogliuominimapoiversoilmondointero.Herculine descrive in termini ellittici le sue relazioni con le ragazze a

scuola, con le «madri» nel convento e infine il suo attaccamento piùappassionato, quello a Sara che diventa la sua amante. Perseguitata primadalla colpa e poi da un qualche disturbo genitale non precisato, Herculinerivela il suo segreto a un medico e poi a un prete, con una serie di atticonfessionali che di fatto la costringono a separarsi da Sara. Le autorità leaccordanoedannocorsoallasuatrasformazionelegaleinuomo,dopolaqualelei/luièlegalmenteobbligata/oavestirsiconabitimaschilieaesercitareivaridiritti degli uomini nella società. Scritti in un tono sentimentale emelodrammatico, i diari trasmettono il senso di una crisi continua checulmina nel suicidio. Si potrebbe sostenere che prima della trasformazione

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legale diAlexina in uomo, lei/lui era libera/o di godere di quei piaceri chesono effettivamente esenti dalle pressioni giuridiche e regolative dellacategoria del «sesso». E davvero Foucault sembra pensare che i diari cioffranounosguardopropriosuquelcampononregolamentatodipiacericheprecede l’imposizione della legge del sesso univoco. La sua lettura tuttaviacostituisce in realtàunfraintendimento radicalediquantoqueipiaceri sianodasempreinclusi inunalegge,pervasivamainarticolatae,difatto,generatidaquellastessaleggecheipiaceridovrebberosfidare.Sicuramente bisognerebbe tenere a freno la tentazione di fare del

romanticismosullasessualitàdiHerculine,cosìcomebisognerebberifiutareilgioco utopico di piaceri precedente all’imposizione e alle restrizioni del«sesso». Ma è sempre possibile, tuttavia, porre la domanda foucaultianaalternativa: quali pratiche e convenzioni sociali producono la sessualità inquestaforma?Neltentaredirispondereaquestadomandapensocheabbiamol’opportunità di comprendere qualcosa a proposito (a) della capacitàproduttiva del potere, vale a dire del modo in cui le strategie diregolamentazioneproducono i soggetti che sono arrivate a soggiogare, e (b)delmeccanismospecificoconcuiilpotereproducelasessualitànelcontestodi questa narrazione autobiografica. Il problema della differenza sessualeriaffiora sotto una nuova luce quando facciamo a meno della reificazionemetafisicadellasessualitàmoltepliceeindaghiamo,nelcasodiHerculine, leconcrete strutture narrative e le convenzioni politiche e culturali cheproducono e regolano i teneri baci, i piaceri diffusi e i fremiti contrastati etrasgressividelmondosessualediHerculine.FralevariematricidipoterecheproduconolasessualitàtraHerculineele

suepartnercisono,ovviamente,leconvenzionidell’omosessualitàfemminile,aun tempo incoraggiateecondannatedalconventoedall’ideologiareligiosasucuipoggia.UnacosachesappiamodiHerculineèchelei/luilegge,eleggemolto, che la sua educazione nella Francia delXIX secolo comprendeva lostudio dei classici e anche del romanticismo francese, e che la sua stessanarrazionehaluogoentrounaseriediconsolidateconvenzioniletterarie.Eineffetti sono queste convenzioni che producono e interpretano per noi unasessualità che Foucault come Herculine considerano fuori da qualsiasiconvenzione. Nel testo, le narrazioni romantiche e sentimentali di amoriimpossibili sembranoprodurreogni tipodidesiderioedi sofferenza,alparidelleleggendecristianesuidestiniinfelicideisanti,deimitigrecicheparlano

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di androgini suicidi e, ovviamente, della stessa figura di Cristo. Che stiano«davanti»allaleggeinquantosessualitàmoltepliceo«fuori»dallaleggecometrasgressione innaturale, questi posizionamenti sono immancabilmente«dentro»undiscorsocheproducelasessualitàepoineoccultalaproduzioneattraverso la configurazione di una sessualità coraggiosa e ribelle posta«fuori»daltestostesso.Spiegare lerelazionisessualidiHerculineconleragazzinericorrendoalla

componente mascolina della sua doppiezza biologica è naturalmente lacontinua tentazione che il testo induce. Se Herculine desidera una ragazza,allora, forse, si trova una prova di ciò, nelle strutture ormonali ocromosomiche, o nella presenza anatomica di un pene non perforato, dellapresenza di un sessomascolino più definito, che poi genera la capacità e ildesiderioeterosessuali.Ipiaceri,idesideri,gliattinonemananoforse,inuncertosenso,dalcorpobiologicoenonc’èforseunmodoperconcepirequestaemanazionecomequalcosacheècausalmentenecessitatodaquelcorpoecheèancheespressionediquellaspecificitàdisesso?ForseperchéilcorpodiHerculineèermafroditico,diventaparticolarmente

difficoltoso separare concettualmente la descrizione delle sue caratteristichesessuali primarie dalla sua identità di genere (il senso che attribuisce alpropriogenereche,tral’altro,èsempremobileenienteaffattochiaro)comeanchedall’orientamentoedaglioggettidelsuodesiderio.Inmomentidistintilei/luipresumecheilsuocorposialacausadellapropriaconfusionedigeneree dei piaceri trasgressivi, quasi fossero il risultato e allo stesso tempo lamanifestazione di un’essenza che in qualche modo cade fuori dall’ordinenaturale/metafisicodelle cose.Ma invecedi intendere il suocorpoanomalocomelacausadelsuodesiderio,deisuoiproblemi,dellesuerelazioniedellasua confessione, potremmo leggere questo corpo, qui completamentetestualizzato, come il segno di un’ambivalenza irrisolvibile prodotta daldiscorso giuridico sul sesso univoco. Al posto dell’univocità non scopriamouna molteplicità, come Foucault vorrebbe farci fare; invece, ci troviamodavantiaun’ambivalenzafatale,prodottadallaleggedeldivietoche,malgradotuttiisuoieffettidifelicedispersione,culminanelsuicidiodiHerculine.Sesiseguel’esposizionenarrativacheHerculinefadisestessa/o,echeèdi

per sé una sorta di produzione confessionale del sé, sembra che la suapredisposizione sessuale sia sin dall’inizio fatta di ambivalenza, che la suasessualità compendi la struttura ambivalente della sua stessa produzione,

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costruitainpartecomeingiunzioneistituzionalearicercarel’amoredellevarie«sorelle» e «madri» della famiglia allargata del convento e come divietoassoluto di spingere quell’amore troppo in là. Inconsapevolmente Foucaultsuggeriscecheil«limbofelicediunanon-identità»diHerculinesiastatoresopossibile da una formazione della sessualità storicamente specifica, piùprecisamente un’«esistenza reclusa in compagnia quasi esclusiva di donne».Questa«stranafelicità»,comeladescriveFoucault,erainsieme«obbligatoriae proibita» entro i confini delle convenzioni del convento. Qui Foucaultsuggeriscechiaramentecheinquestoambienteomosessuale,strutturatodauntabù erotizzato, il «limbo felice di una non-identità» venisse sottilmentefavorito.Vienepoirepentinamenteritrattatal’ideacheHerculinepartecipasseaunapraticadiconvenzioniomosessualifemminili,eFoucaultinsistesulfattoche qui è in gioco una «non-identità» anziché una varietà di identitàfemminili. Per Foucault, perché Herculine occupi la posizione discorsivadell’«omosessualedisessofemminile»,bisognerebbeadottarelacategoriadelsesso–cosacheFoucaultvuolechelanarrazionediHerculinecipersuadaarespingere.MaforseFoucaultdavverovuoledisporredientrambelepossibilità;dipiù,

vuolesuggerireimplicitamentechelanon-identitàvieneprodottaneicontestiomosessuali, cioè che l’omosessualità è il mezzo per il rovesciamento dellacategoriadisesso.SinoticomenelladescrizionecheFoucaultfadeipiaceridiHerculine, qui di seguito riportata, la categoria di sesso venga invocata erifiutatainsieme:lascuolaeilconvento«incoraggianoiteneripiacerichelanon-identitàscopreeprovocaquandoderaglia traqueicorpichesonosimiliuno all’altro»179. Foucault qui assume che la similarità di questi corpicondizioniillimbofelicedellalorononidentità,unaformulazionedifficiledaaccettare tanto sul piano logico quanto su quello storico, ma anche qualedescrizione adeguata di Herculine. Che cos’è che produce questi piaceritrasgressivi nella modalità obbligatoria della confessione? È forse laconsapevolezza della loro similarità che influenza le relazioni sessuali dellegiovanidonnenelconvento,opiuttostoèlapresenzaerotizzatadellaleggechevietal’omosessualità?Herculinemantieneilpropriodiscorsodelladifferenzasessuale anche all’interno di questo contesto manifestamente omosessuale:notalasuadifferenzadallegiovanidonnechedesidera,enegode,etuttaviaquestadifferenzanonèunamerariproduzionedellamatriceeterosessualedeldesiderio. Sa che in quello scambio la sua posizione è trasgressiva, che è

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un’«usurpatrice»diunaprerogativamaschile,comedice,echecontestaquelprivilegioanchequandoloreplica.L’uso di un linguaggio che ruota attorno all’usurpazione suggerisce una

partecipazione alle stesse categorie da cui Herculine si senteimmancabilmente tenuta/o a distanza, e suggerisce anche le possibilitàdenaturalizzate e fluide insite in tali categorie, una volta che non siano piùcollegate, come causa o espressione, a una presunta fissità del sesso.L’anatomia di Herculine non cade fuori dalle categorie del sesso, ma neconfondee ridistribuiscegli elementicostitutivi;dipiù, il liberogiocodegliattributihal’effettodimettereinevidenzailcarattereillusoriodelsessoqualesostrato sostanziale permanente cui si presume tali attributi aderiscano.Inoltre, la sessualità di Herculine costituisce una serie di trasgressioni digenere che mettono in dubbio la stessa distinzione tra scambio eroticoeterosessuale e lesbico, sottolineandone i punti di ambigua convergenza eridistribuzione.Masembrachesiamocostretti/eachiedercisenoncisiaancheallivellodi

unaambiguitàsessualecostituitadiscorsivamenteunproblemadel«sesso»e,difatto,dellasuarelazioneconil«potere»cheponedeilimitialliberogiocodelle categorie sessuali. In altre parole, quant’è libero quel gioco, sia essoconcepitocomeunamolteplicitàlibidinalediscorsivaocomeunamolteplicitàcostituita discorsivamente? L’obiezione originaria di Foucault nei confrontidellacategoriadelsessoriguardailfattocheessaimponel’artificiodell’unitàedell’univocità a una serie di funzioni e di elementi sessuali ontologicamentedisparati.Conungestoquasirousseauiano,Foucaultcostruiscel’opposizionebinaria di una legge culturale artificiale che riduce e distorce ciò chepotremmo benissimo intendere come un’eterogeneità naturale. Herculinestessa/o parla della sua sessualità come di un’«incessante lotta della naturacontro la ragione»180. Tuttavia un’analisi sommaria di questi «elementi»disparati rimanda a una loro totale medicalizzazione in quanto «funzioni»«sensazioni» addirittura «pulsioni». Dunque, l’eterogeneità cui Foucault faappello è costituita da quello stesso discorso medico cui lui attribuisce laposizione della legge giuridica repressiva.Ma che cos’è questa eterogeneitàcheFoucaultsembraapprezzare,eachecosaserve?Quando Foucault sostiene che la non-identità sessuale viene promossa in

contestiomosessuali, sembra identificare icontestieterosessualicomequelliin cui viene propriamente costituita l’identità. Sappiamo già che intende la

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categoria del sesso e quella dell’identità in generale come l’effetto e lostrumento di un regime sessuale regolativo, ma non è poi chiaro se taleregolazione sia riproduttiva o eterosessuale o altro. La regolazione dellasessualità produce le identità maschili e femminili secondo una relazionebinaria simmetrica? Se l’omosessualità produce la non-identità sessuale, nelmomento in cui non si basa più su identità simili le une alle altre, alloral’omosessualità non può più essere descritta come tale. Ma se conomosessualità si intende designare il luogo di una eterogeneità libidicainnominabile, forse allora possiamo chiederci se non si tratti, invece, di unamorechenonpuò,ononosa,direilproprionome.Inaltreparole,Foucault,cheinvitasuaharilasciatounasolaintervistasull’omosessualitàechenelsuostesso lavoro ha sempre resistito al momento confessionale, comunquepresenta la confessione di Herculine in un modo imperturbabilmentedidattico. Si tratta forse di una confessione dislocata, che presuppone unacontinuitàounparallelotralasuavitaequelladiHerculine?Nella presentazione della collana in cui fu pubblicato il testo in francese,

FoucaultnotachePlutarcopensavachepersoneillustriavesseroviteparallele,le quali in un certo senso procedono su rette infinite per incontrarsinell’eternità.Notaanchechecisonoalcunevitechesidiscostanodallarottadell’infinito e rischiano di scomparire in un’oscurità irrecuperabile, vite chenonseguonounpercorsodiritto,«straight»comesidirebbeininglese,versoun’eternacomunitàdigrandi,madevianoerischianodidiventaretotalmenteirrecuperabili.«SarebbecomeilrovesciodiPlutarco»,scriveFoucault,«vitetalmente parallele che nessuno le può raggiungere»181. Qui il riferimentotestuale rimanda molto chiaramente alla separazione di Herculine, il nomemaschileadottato(anchese,curiosamente,conunadesinenzafemminile)daAlexina, il nome che designava Herculine al femminile. Ma c’è anche unriferimento a Herculine e Sara, la sua amante, che vengono letteralmenteseparate e i cui percorsi ovviamente finiscono per divergere. Ma forseHerculineèinuncertomodoancheparallela/oaFoucault,proprionelsensoin cui potrebbero esserlo linee di vita divergenti, mai diritte, ovvero«straight».Davvero, forse,Herculine eFoucault sono paralleli non in sensoletterale,ma proprio nella loro contestazione del letterale in quanto tale, inparticolarmodoquandovieneapplicatoallecategoriedelsesso.L’ideaespressadaFoucaultnellaprefazione,checisianocorpiinuncerto

senso «simili» gli uni agli altri, tralascia la distintiva particolarità

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ermafroditicadelcorpodiHerculineeanchelasuapresentazionedisécomemoltodiversa/odalledonnechedesidera.Di fatto,dopoalcunemossenellostiledelloscambiosessuale,Herculineadottaillinguaggiodell’appropriazionee del trionfo, dichiarando apertamente che Sara è una sua eterna proprietà:«Oramai Sara mi apparteneva!! ... Ella era mia!!!...»182. Perché, allora,Foucaultdovrebbe resistereproprioal testoche intendeusare,cosìdapoterfare una tale affermazione? Nell’unica intervista sull’omosessualità cheFoucaultabbiarilasciato,JamesO’Higgins,l’intervistatore,osservache«esisteunacrescentetendenzaneicircoliintellettualiamericani,eparticolarmentetralefemministeradicali,adistingueretraomosessualitàmaschileefemminile»,una posizione, sostiene O’Higgins, secondo la quale accadono cose moltodifferentidalpuntodivistafisiconeiduetipidirapportielelesbichetendonoa preferire la monogamia o rapporti simili, a differenza solitamente degliuominigay.Foucaultrispondeconunarisatasegnalatadaun’indicazione traparentesi «[Ride]», e dice: «Tutto quello che posso fare è mettermi aridere»183.Questomettersiaridere,ricordiamo,eraseguitoancheallaletturadiBorges,comeriportaFoucaultnellaprefazionediLeparoleelecose:

QuestolibronascedauntestodiBorges:dalrisochelasualetturaprovoca,scombussolandotuttelefamiliaritàdelpensiero[...]sconvolgendotuttelesuperficiordinateetuttiipianicheplacanoainostriocchi ilrigogliodegliesseri,facendovacillareerendendoa lungoinquieta lanostrapraticamillenariadelMedesimoedell’Altro184.

Il brano è tratto naturalmente da una «certa enciclopedia cinese» checonfonde ladistinzionearistotelica tracategorieuniversali ecasiparticolari.Ma c’è anche la «risata» di Pierre Rivière, il cui massacro della propriafamigliao,forse,perFoucault,dellafamiglia,sembraletteralmentenegarelecategorie della parentela e, per estensione, quelle del sesso185. E poi c’è,naturalmente,l’ormaifamosorisodiBatailleche,comecidiceDerridainLascrittura e la differenza, designa quell’eccesso che sfugge al dominioconcettuale della dialettica hegeliana186. Foucault, allora, sembra mettersi aridere proprio perché la domanda instaura quella opposizione binaria chevuoledislocare,quellatetraopposizionebinariatraMedesimoeAltrochehainfestatononsoloilretaggiodelladialettica,maanchelastessadialetticadelsesso.Ma allora c’è anche, naturalmente, il riso dellaMedusa che, come cidiceHélène Cixous, disintegra la placida superficie costituita dallo sguardopietrificante e rivela quanto la dialettica traMedesimo eAltro abbia luogo

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lungo l’asse della differenza sessuale187. In un gesto che riecheggiaconsapevolmente il raccontodellaMedusa,Herculinestessa/o scriveche«lafredda immobilità del [suo]sguardo sembra raggelar[e]»188 coloro che la/loincontrano.MaènaturalmenteIrigarayamettereinevidenzacomequestadialetticatra

Medesimo e Altro sia una falsa opposizione binaria, l’illusione di unadifferenza simmetrica che consolida l’economia metafisica delfallogocentrismo,l’economiadelmedesimo.Dalsuopuntodivistasial’AltrosiailMedesimosonomarcaticomemaschili;l’Altrononèchel’elaborazionenegativa del soggetto maschile con il risultato che il sesso femminile èirrappresentabile, vale a dire è il sesso che, in questa economia disignificazione,nonèunsesso.ManonèunsessoanchenelsensocheeludelasignificazioneunivocachecaratterizzailSimbolicoeperchénonèun’identitàsostanziale,ma sempre e soltanto una relazione indeterminata di differenzarispettoall’economiachelarendeassente.Nonè«un»sessonelsensocheèmultiplo e diffuso nei suoi piaceri e nella suamodalità di significazione. Edavvero, forse, i piaceri apparentemente multipli di Herculine potrebberoarrivare adavere lamarcaturadel femminilenella suapolivalenzaenel suorifiutodisottomettersiaitentatividiridurloaunasignificazioneunivoca.Ma non dimentichiamo la relazione che Herculine ha con il riso e che

sembrapresentarsiduevolte:dapprimacomepauradiesserederisa/o189epoicomerisosprezzantecherivolgealdottore,quandoperdeognirispettoperluiperchénonparlaalleautoritàcompetentidell’irregolaritànaturalecheglisièrivelata190. PerHerculine, allora, il riso sembra indicare o l’umiliazione o ildisprezzo, due posizioni collegate senza alcuna ambiguità a una legge checondanna,soggetteaessacomesuostrumentoooggetto.Herculinenonricadefuoridallagiurisdizionediquellalegge;ancheilsuoesiliovieneconcepitosulmodellodellapunizione.Proprionellaprimapagina,Herculine riferisceche«il mio posto non era segnato [pas marquée] in questo mondo che mifuggiva»191.Earticolailsuoprecocesensodiabiezione,cheinseguitovienemesso in atto dapprima in quanto figlia o amante devota paragonata a un«cane» o a uno/a «schiavo/a» e poi in forma piena e fatale quando vieneespulsa/o e si espelle dall’ambito umano. Nell’isolamento che precede ilsuicidio,Herculineaffermadilibrarsialdisopradientrambiisessi,malasuarabbiaèpiùdecisamenterivoltaversogliuomini,ilcui«titolo»avevacercatodiusurparenell’intimità conSara e cheora accusa, senzapiùcontenersi, di

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essere quelli che in qualche modo le proibiscono di avere la possibilitàdell’amore.All’inizio della narrazione, Herculine propone due capoversi paralleli di

un’unicafrase,chesegnalanol’incorporazionemelanconicadelpadreperduto,ildifferimentodellarabbiadaabbandonoattraversol’insediamentostrutturalediquellanegativitànella sua identitàenel suodesiderio.Primadidirci chelei/luistessa/oèstata/oabbandonata/odasuamadre,repentinamenteesenzapreavviso,ciraccontache,perragionichenonvengonoesplicitate,hapassatoalcuni anni in una casa per bambini/e abbandonati/e e orfani/e. Parla delle«poverecreatureprivatesindallaculladellecarezzematerne»192.Nellafrasesuccessivaparladiquestaistituzionecomediun«asilo[asile]dellasofferenzae del dolore» e nella frase ancora successiva parla di suo padre «che unafulmineamorterapìtroppoprestoaldolceaffettodimiamadre»193.Ancheseil fattodiesserestata/oabbandonata/ovieneaggiratoduevolteattraverso lapietàperglialtrielealtrechesonorimasti/eimprovvisamentesenzamadre,Herculine stabilisce un’identificazione attraverso quella deviazione,un’identificazionechepoiriemergecometristecondizionecondivisadalpadree dalla figlia privati delle carezze della madre. Le deviazioni del desideriovengono combinate semanticamente, per così dire, mentre Herculines’innamoradiuna«madre»dopol’altraepoisiinnamoradivarie«figlie»dimadri,cosachenonpuòchescandalizzarequalsiasimadre.Dipiù,oscillatraesserel’oggettodell’adorazioneedeccitazionedapartedichiunqueedessereoggettodeldisprezzoedell’abbandonodapartedichiunque;èlaconseguenzascissa di una struttura melanconica che si è auto-alimentata senza alcunintervento esterno. Se la melanconia implica l’auto-recriminazione, comesostiene Freud, e se la recriminazione è un tipo di narcisismo negativo (sioccupadelsé,anchesesolonelmododelrimprovero),allorasipuòpensareche Herculine oscilli costantemente attraverso l’opposizione tra narcisismonegativoenarcisismopositivo,pensandosiavoltecomelapiùabbandonataetrascurata delle creature sulla terra e a volte come colei/colui che incantachiunquele/glisiavvicini,migliorediqualsiasi«uomo»perognidonna194.Herculine parla dell’orfanotrofio come di quel primo «asilo della

sofferenza», una dimora che ritroverà in senso figurato alla fine della suanarrazione come «rifugio della tomba». Proprio come quel primo rifugio sipresta a una comunione e identificazionemagica con il fantasmadel padre,cosìlatombadellamorteègiàoccupatadalpadrestessochesperalamorte

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le/glifaràincontrare:«lavistadiunatombamiriconciliaconlavita»,scrive.«Provounacertatenerezzapercoluilecuiossasonoaimieipiedi[lààmespieds]»195.Ma tale amore, formulatocomeuna sortadi solidarietàcontro lamadre che li ha abbandonati, non è affatto purificato dalla rabbiadell’abbandono: il padre «ai suoi piedi» viene prima ingrandito fino a farlocoincidereconlatotalitàdegliuomini,sucuilei/luisilibraecheaffermadidominare196, e poi verso cui rivolge il suo riso sprezzante. In precedenza, aproposito del medico che aveva scoperto la sua condizione anomala, avevaosservato:«Avreivolutovederlocentopiedisottoterra!!!»197.L’ambivalenzadiHerculine rimandaqui ai limitidella teoria foucaultiana

sul «limbo felice di una non-identità». Quasi prefigurando il posto cheassumeràperFoucault,Herculinesichiedeselei/luinonsia«lavittimadiunsogno impossibile»198. La predisposizione sessuale di Herculine è findall’inizio segnata dall’ambivalenza e, come ho già detto, la sua sessualitàcompendialastrutturaambivalentedellapropriaproduzione,inpartecostruitacome ingiunzione istituzionale a ricercare l’amore delle varie «sorelle» e«madri» nella famiglia allargata del convento e come divieto assoluto dispingeretroppooltrequell’amore.Lasuasessualitànonstafuoridallalegge,èlaproduzioneambivalentedellalegge,unaproduzioneincuilanozionestessadi divieto abbraccia il terreno psicoanalitico e quello istituzionale. Le sueconfessioni, così come i suoi desideri, sono allo stesso tempo unassoggettamentoeunasfida.Inaltreparole,l’amoreinterdettodallamorteodall’abbandono, o da entrambi, è un amore che assume il divieto come suacondizioneescopo.Dopoessersisottomessa/oallalegge,Herculinediventaunsoggettosancito

giuridicamente come«uomo», e tuttavia la categoria del genere si dimostramenofluidadiquantopossafarpensareilsuoriferimentoalleMetamorfosidiOvidio. Il suo discorso eteroglossico mette in dubbio la praticabilità dellanozionedi«persona»,chepre-esisterebbealgenereoscambierebbeungenereper l’altro. Se non fosse attivamente condannata/o dagli altri e dalle altre,Herculine si condannerebbe da sé (si definisce addirittura un «giudice»199),rivelando così che la dimensione giuridica della legge è ben più estesa diquellaempiricacheattualasuaconversionedigenere.Dipiù,Herculinenonpuò mai davvero incarnare quella legge, proprio perché non può offrirlel’occasionedinaturalizzarsiattraversolestrutturesimbolichedell’anatomia.Inaltreparole,laleggenonèunameraimposizioneculturalesuun’eterogeneità

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che altrimenti rimarrebbe naturale; la legge richiede che ci si conformi allasua propria nozione di «natura» e acquisisce legittimità attraverso lanaturalizzazione binaria e asimmetrica dei corpi rispetto a cui il Fallo, perquanto chiaramente non coincidente con il pene, dispiega il pene quale suostrumentoesegnonaturalizzati.I piaceri e i desideri di Herculine non hanno affatto quell’innocenza

bucolicache fiorisceeproliferaprimadell’imposizionedella leggenella suadimensionegiuridica.NéHerculinecadefuoridall’economiadisignificazionedellamascolinità.Lei/luiè«fuori»dalla legge,ma la leggemantienequesto«fuori»dentrodisé.Ineffetti,Herculineincarnalalegge,noncomesoggettoautorizzatoafarlo,maqualetestimonianzaattuatadellacapacitàperturbantedella legge di produrre solo quelle ribellioni che è sicura sconfiggeranno sestesse,pereccessodifedeltà,equeisoggettiche,profondamenteassoggettati,nonavrannoaltrasceltachedireiterarelaleggedellalorogenesi.Unposcrittoascientifico,perconcludere

Nel primo volume della Storia della sessualità Foucault sembra collocare laricerca dell’identità nel contesto delle forme giuridiche del potere, che siarticolano pienamente con l’avvento delle scienze sessuali, tra cui lapsicoanalisi,versolafinedell’Ottocento.SebbeneFoucaultabbiarivistolasuastoriografiadelsessoall’iniziodelsecondovolume,L’usodeipiaceri,eabbiacercato di individuare le regole repressive/generative della formazione delsoggetto nei primi testi greci e romani, il suo progetto filosofico, checonsistevanelmettereinlucelaproduzioneregolativadeglieffettidiidentità,si è comunque mantenuto costante. Un esempio contemporaneo di questaricercadell’identitàèoffertodairecentisviluppidellabiologiacellulare;esitratta di un esempio che involontariamente conferma la perduranteapplicabilitàdellacriticafoucaultiana.Unambitoincuiinterrogarel’univocitàdelsessoèlarecentepolemicasul

gene«master»chealcuniricercatoriericercatricidelMIT,allafinedel1987,dicevanodiaverscopertoqualeoccultoecertofattoredeterminantedelsesso.Ilgene«master»regolatore,checostituisceunaspecificasequenzadelDNAsulcromosomaY,èstatoscopertodaldottorDavidPageedaisuoicolleghiecolleghe,permezzodi strumenti tecnologicialtamentesofisticati,edè statodenominato «TDF» («testis-determining factor»), ovvero fattore chedeterminalosviluppodeitesticoli.Nellapubblicazionecheraccoglieirisultati

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dellesuericerche,apparsonelnumero51dellarivista«Cell», ildottorPageafferma di aver scoperto «l’accensione binaria da cui derivano tutte lecaratteristiche del dimorfismo sessuale»200. Prendiamo allora in esame leaffermazioni fatte in occasione di questa scoperta e vediamo perché lequestioni problematiche sulla decidibilità del sesso continuano a rimanereaperte.Secondo quanto dice l’articolo di Page, sono stati presi dei campioni di

DNA da un gruppo molto atipico di persone, alcune delle quali avevano icromosomiXX,maeranostatedefinitemaschidaunpuntodivistaclinico,mentre altre avevano una costituzione cromosomica XY, ma erano statedefinitefemminedaunpuntodivistaclinico.Pagenoncidiceesattamenteinbaseachecosaquestepersoneeranostatedefiniteinmodocontrariorispettoai dati disponibili, ma ci lascia presumere che caratteristiche primarie esecondarie evidenti suggerivano che quelle fossero davvero le definizioniappropriate. Page e i suoi collaboratori e collaboratrici fecero la seguenteipotesi:deveesserciunqualchesegmentodelDNA,chenonpuòesserevistoaun’osservazionecomunealmicroscopio,chedeterminailsessomaschile,equestosegmentodeveessersispostatoinqualchemododalcromosomaY,suacollocazioneusuale,aqualchealtrocromosomadovenoncisiaspetterebbeditrovarlo. Solo se potessimo (a) presupporre questa sequenza irrintracciabiledelDNAe(b)provarechelasuatranslocazioneèpossibilesaremmoingradodicapireperchéaccadecheunXXmaschiononabbiaalcuncromosomaYrintracciabile,ma sia, a tutti gli effetti, sempre unmaschio.Analogamente,potremmo spiegare la presenza del cromosoma Y in individui femminiliproprioconilfattochequel trattodiDNAsiastatoinqualchemodomessonelpostosbagliato.Per quanto limitato fosse il campione che Page e i suoi ricercatori e

ricercatricihannousatoperarrivareaquestirisultati,laspeculazionesucuileloro ricerchesibasavanoera, inparte, fondatasul fattocheunbuon10percentodellapopolazionepresentavariazionicromosomichechenonrientranonettamentenellaseriedellecategorieXX-femminileeXY-maschile.Perciò,lascopertadel«gene‘master’regolatore»vieneconsideratacomeunabasepiùcerta per comprendere la determinazione del sesso e, dunque, la differenzasessuale,rispettoaquantopotevanooffrireiprecedenticritericromosomici.Purtroppo per Page, però, restava aperto un problema che inficiava le

affermazionirelativeallascopertadelsegmentodiDNA.Sierascoperto, in

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realtà,chepropriolostessosegmentodiDNAchesipresumevadeterminassel’esseremaschioerapresentesulcromosomaXdegliindividuifemmina.Page,inunprimomomento,reagìaquestacuriosascopertadicendocheforsenoneralapresenzadellasequenzadelgenenegli individuimaschiocontrappostaalla suaassenza in quelli femmina a essere determinante,ma il fatto che ilgenefosseattivo negli individuimaschio epassivo in quelli femmina (lungavitaadAristotele!).Maquestapossibilitàrimaneun’ipotesie,secondoAnneFausto-Sterling, Page e i suoi collaboratori e collaboratrici non avevanomenzionato in quell’articolo di «Cell» il fatto che gli individui da cui eranostatipresiicampionigeneticieranotutt’altrochenonambiguiquantoallalorocostituzione anatomica e riproduttiva. Cito dall’articolo di Fausto-Sterling,intitolatoVitaall’XYCorral:[...] i quattro individuiXXmaschili studiati erano tutti sterili (produzione di sperma nulla), avevanotesticolipiccoliedeltuttoprividicellulegerminali,ossiadiprecursorideglispermatozoi.Presentavanoinoltre alti livelli di ormoni femminili e bassi livelli di testosterone. Presumibilmente erano staticlassificaticomemaschiperilorogenitaliesternieperlapresenzadeitesticoli[...].Analogamente[...],entrambiigenitaliesternidegliindividuiXYfemminaeranonormali,[ma]leloroovaieeranoprivedicellulegerminali201.

Èchiaroche si trattadi casi incui le componentidel sessonon formanounacoerenzariconoscibileoquell’unitàchesolitamentevienedesignatadallacategoriadisesso.QuestaincoerenzametteinquestioneanchelatesidiPage,visto che non è chiaro perché dovremmo preliminarmente condividerel’assunto che questi individui sono maschi XX e femmine XY, quando èproprioladefinizionedimaschileefemminileaessereinquestioneeaesseregiàimplicitamentedecisaquandosifariferimentoaigenitaliesterni.Sequestirappresentasserodavverouncriteriosufficienteadeterminareoadassegnareil sesso, allora la ricerca sperimentale sul gene «master» regolatore nonsarebbepiùnemmenonecessaria.Masiconsideriunaltroproblema,quellocheriguardailmodoincuiquesta

ipotesi viene formulata, testata e convalidata. Si noti che Page e i suoicollaboratoriecollaboratricifannocoincidereladeterminazionedelsessoconla determinazione delmaschile e con la presenza dei testicoli. Le genetisteEva Eicher e Linda L. Washburn sulla «Annual Review of Genetics» cidiconochelapresenzadelleovaienonvienemaipresainconsiderazionenellaletteraturascientificasulladeterminazionedelsessoechel’esserefemminileèsempre concettualizzato in termini di assenza del fattore che accerta il

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maschileodellapresenzapassivaditalefattore.Inquantoassenteopassivo,l’esserefemminile,perdefinizione,nonhalequalitàperessereconsideratounoggettodistudio.EichereWashburnipotizzano,tuttavia,cheessosiaattivoeche esista un pregiudizio culturale – di fatto una serie di presupposti,connotatidalpuntodivistadelgenere,relativialsessoeaciòchepotrebberenderevalidaun’indagine–,chedistorceelimitalaricercasull’accertamentodelsesso.Fausto-SterlingcitaEichereWashburn:

Alcuniricercatoriericercatricihannoattribuitoeccessivaenfasiall’ipotesisecondocuiilcromosomaY è implicato nello sviluppo del testicolo, presentando la formazione del tessuto testicolare come uneventoattivo(direttodalgene,dominante)epresentandoinvecelaformazionedeltessutoovaricocomeuneventopassivo(automatico).Laformazionedeltessutoovaricoèsenzadubbiounprocessoevolutivotantoattivoegeneticamentedirettoquanto loè la formazionedel tessuto testicolare,oquanto loè,aquestoriguardo,losviluppodiqualunqueprocessodidifferenziazionecellulare.Nonèstatoscrittoquasinullasuigenicoinvoltinellaformazionedeltessutoovaricodallegonadiindifferenziate202.

Analogamente, l’interocampodell’embriologiaèstatocriticatoperessersifocalizzatosulruolocentralesvoltodalnucleonelladifferenziazionecellulare.Chihacriticatolabiologiacellularemolecolaredaunaprospettivafemministahaargomentatocontroisuoipresuppostinucleocentrici. Inopposizioneaunorientamentodiricercavoltoaindividuareilnucleodiunacellulapienamentedifferenziata qualemaster o direttore nello sviluppo di un nuovo organismocompleto e ben formato, viene proposto un programma di ricerca chericoncettualizziilnucleocomequalcosacheacquisisceilpropriosignificatoecapacità di controllo solo all’interno del contesto cellulare di cui fa parte.SecondoFausto-Sterling,«ladomandadaporrenonècomecambiunnucleocellulare durante la differenziazione, ma piuttosto come cambino leinterazioni dinamiche tra il nucleo e il citoplasma durante ladifferenziazione»203.La struttura dell’indagine di Page rientra perfettamente nelle tendenze

generalidellabiologiamolecolaredellacellula.IlquadroentrocuilavoraPagesegnalaunrifiutopreliminarediprendereinconsiderazioneilfattochequegliindividui mettono implicitamente in discussione la forza descrittiva dellecategorie del sesso disponibili; Page si pone il problema del modo in cuiquell’«accensione binario» ha inizio, non se la descrizione dei corpi neitermini del binarismo del sesso sia adeguata al compito da porsi. Inoltre, ilfattochesiconcentrisulgenemastersegnalachel’esseredisessofemminileandrebbeintesocomepresenzaoassenzadelsessomaschileocomepassività

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che, negli uomini, sarebbe immancabilmente attiva. Questa affermazionevienefatta,naturalmente, inuncontestodiricerca incuinonsièmaipresaseriamente in considerazione la formazione attiva delle ovaie nelladifferenziazione del sesso. La conclusione da trarre qui non è che non sipossonofareaffermazionivalideedimostrabiliinmeritoalladeterminazionedel sesso, ma piuttosto quanto siano i presupposti culturali sullo statutorelativodiuominiedonneesullarelazionebinariadelgenereaimpostareeorientarelaricercasulladeterminazionedelsesso.Ilcompitodidistinguereilsessodalgenerediventasemprepiùdifficileunavoltachecapiamoquantoisignificati connotati dal punto di vista del genere impostino le ipotesi e iragionamenti delle indagini biomediche che cercano di stabilire il «sesso»comequalcosacheprecedeisignificaticulturalicheacquisisce.Ilcompitoèancora più complicato quando ci rendiamo conto che il linguaggio dellabiologiapartecipaadaltritipidilinguaggioeriproducequellasedimentazioneculturalenell’oggettocheintendescoprireedescrivereinmodoneutrale.NonèforseperunaconvenzionemeramenteculturalechePageeglialtrie

lealtredecidonocheun individuoXXanatomicamenteambiguoèmaschio,unaconvenzionecheconsideraigenitaliquale«segno»decisivodelsesso?Sipotrebbe sostenere che in questi casi la discontinuità non può essere risoltacon il ricorsoaununicofattoredeterminanteeche il sesso,qualecategoriachecomprendeunavarietàdielementi,funzioniedimensionicromosomicheeormonali,nonoperapiùinunquadrodiopposizionebinariachediamoperscontata. Qui non si tratta di ricorrere a eccezioni, bizzarrie, solo perrelativizzare le affermazioni fatte in nome di una vita sessuale normale. Etuttavia,comediceFreudneiTresaggisullateoriasessuale,sonol’eccezioneelastranezzaadarcigliindizipercapirecomesicostituisceilmondoordinarioe«datoper scontato»del sesso.Soltantodaunaposizioneconsapevolmentedenaturalizzatapossiamocogliere ilmodo in cui vienecostituita l’apparenzastessadellanaturalità.Lesupposizionicheformuliamosuicorpisessuati,sulloroesserel’unool’altro,suisignificatichesipresumonoinerentioderivantidal loro essere sessuati, vengono ora improvvisamente e significativamentesconvoltedacasichenonsiadeguanoaquellecategoriechenaturalizzanoestabilizzanopernoiilcampodeicorpisecondoleconvenzioniculturali.Così,lostranoel’incoerente,ciòcheresta«fuori»,cidàmododicomprenderecheil mondo della categorizzazione sessuale, che viene dato per scontato, è inrealtà una costruzione e che potrebbe addirittura essere costruito

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diversamente.Anche se possiamo non concordare immediatamente con l’analisi di

Foucault,cioèconl’ideachelacategoriadelsessosiaalserviziodelsistemadella sessualità regolativa e riproduttiva, è interessante notare che Pagedefinisce i genitali esterni, quelle parti anatomiche essenziali per lasimbolizzazionedellasessualitàriproduttiva,qualifattorideterminantiapriorie senza ambiguità l’assegnazione del sesso. Si potrebbe tranquillamentesostenerechelaricercadiPageèstrettatraduediscorsiche,inquestocaso,sono in conflitto: il discorso culturale che, mettendosi al servizio degliinteressiriproduttivi,consideraigenitaliesterniunsegnosicurodelsesso,eildiscorsochecercadifissareilprincipiomaschilecomeattivoemonocausale,senonaddiritturaauto-genetico.Ildesideriodideterminareilsessounavoltapertutte,edideterminarlocomeunsessopiuttostochel’altro,sembradunquederivare dall’organizzazione sociale della riproduzione sessuale attraverso lacostruzionediidentitàeposizionichiareeinequivocabilideicorpisessuatigliunirispettoaglialtri.Dato che nel quadro della sessualità riproduttiva il corpomaschile viene

comunemente raffigurato come l’agente attivo, il problema della ricerca diPageè,inuncertosenso,quellodiriconciliareildiscorsodellariproduzionecon quello dell’attivitàmaschile, due discorsi che di solito operano insiemeculturalmente, ma che in questo caso si sono separati. Per questo èinteressantelavolontàdiPagedidarel’ultimaparolaallasequenzaattivadelDNA,accordandodifattolaprioritàalprincipiodell’attivitàmaschilerispettoaldiscorsodellariproduzione.Tuttavia,secondolateoriadiMoniqueWittig,questaprioritàsarebbesolo

un’apparenza.Lacategoriadelsessoappartieneaunsistemadieterosessualitàobbligatoria che chiaramente opera attraverso un sistema di riproduzionesessualeobbligatoria.NellaconcezionediWittig,dicuicioccuperemoora,la«mascolinità» e la «femminilità», il «maschile» e la «femminile», esistonosolo all’internodellamatrice eterosessuale;dipiù, sono termininaturalizzatichemantengonooccultataquellamatrice,mettendolaalriparodaunacriticaradicale.

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III.MoniqueWittig:ladisintegrazionedelcorpoeilsessofittizio

IllinguaggioproiettafascidirealtàsulcorposocialeMoniqueWittig

SimonedeBeauvoirhascrittonelSecondosessoche«donnanonsinasce,losidiventa». L’espressione suona strana, può apparire, addirittura un nonsenso,perchécomesipuòdiventareunadonnasenonlosièsemprestate/i?Eachecosa fa riferimento questo «si» cui viene riferita l’azione del diventare?C’èqualcheessereumanochediventa ilpropriogenere inundatomomento?Ègiustoipotizzarechequestoessereumanononfosseilpropriogenereprimadidiventarlo?Comesi«diventa»ungenere?Qualèilmomentooilmeccanismodella costruzione del genere? E, forse inmodo più pertinente, quand’è chequestomeccanismosiaffacciasullascenaculturalea trasformare il soggettoumano inunsoggettoconnotatodalpuntodivistadelgenere?Possonomaiesserciesseriumanichenonsiano,percosìdire,giàdasempreconnotatidalpunto di vista del genere? La marcatura del genere sembra «qualificare» icorpicomecorpiumani;ilmomentoincuiun/ainfantediventaumanizzato/acoincideconilmomentoincuisirispondealladomanda«èunmaschioounafemmina?».Lefiguredelcorpochenonrientranoperfettamente innessunodeiduegeneri,cadonofuoridall’umano,dipiù,costituisconoquell’ambitodideumanizzazione e abiezione rispetto al quale l’umano si costituisce. Se ilgenere è sempre là, a delimitare preliminarmente ciò che si qualifica comeumano, come possiamo parlare di un essere umano che diventa il propriogenere,quasicheilgenerefosseunposcrittoounripensamentoculturale?Ovviamente,Beauvoir voleva dire soltanto che la categoria delle donne è

una realizzazione culturale variabile, una serie di significati che vengonoassuntioaccoltientrouncampoculturale,echenessunoenessunanasceconun genere – il genere è sempre acquisito. Su un altro versante, Beauvoirintendeva affermare che si nasce conun sesso, comeun sesso, sessuati/e, echel’esseresessuati/eel’essereumani/esonocoestensiviesimultanei;ilsessoè un attributo analitico dell’umano; non c’è essere umano che non siasessuato/a; il sesso qualifica l’umano come suo attributo necessario. Ma ilsessononcausailgenereeilgenerenonpuòessereintesocomequalcosacheriflette o esprime il sesso; di più, per Beauvoir il sesso è una fatticità

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immutabile, ma il genere è acquisito, e mentre il sesso non può esserecambiato(perlomenoquestoèquantopensavalei),ilgenereèlacostruzioneculturale variabile del sesso, la miriade di possibilità aperte del significatoculturaleapartiredauncorposessuato.La teoria di Beauvoir comportava delle conseguenze apparentemente

radicali, che lei stessa non aveva preso in considerazione. Per esempio, sesessoegeneresonoradicalmentedistinti,alloranonneconseguecheessereundeterminatosessocorrispondaadiventareundeterminatogenere;inaltreparole, non c’è bisogno che «donna» sia la costruzione culturale del corpofemminile,e«uomo»interpreticorpimaschili.Questaformulazioneradicaledelladistinzionesesso/generecidicecheicorpisessuatipossonooccasionareunaseriedigeneridiversie,inoltre,chenonc’èbisognocheilgenerestessosialimitatoaisolitidue.Seilsessonondelimitailgenere,alloraforsecisonogeneri, modi di interpretare culturalmente il corpo sessuato, che non sirestringono affatto all’apparente dualità del sesso. Si pensi all’ulterioreconseguenza,percui,seilgenereèqualcosachesidiventa–manonsipuòmaiessere–,allorailgenereèessostessounasortadidivenireoun’attività,eil genere non dovrebbe essere concepito come un sostantivo o come unoggetto sostanziale, oppure ancora come unmarcatore culturale stabile,maanzicomeunasortadiazioneincessanteeripetuta.Seilgenerenonèlegatoalsesso,comesuacausaocomesuaespressione,allorailgenereèuntipodiazione che può potenzialmente proliferare al di là dei limiti binari impostidall’apparentebinarismodelsesso.Ilgeneresarebbedavverountipodiazioneculturale/corporea che richiede un nuovo vocabolario che istituisca e facciaproliferare vari tipi di participi presenti, categorie di risignificazione edespansione che resistano alle restrizioni grammaticali binarie esostanzializzanti imposte al genere. Ma questo progetto come potrebbediventare culturalmente concepibile e come potrebbe evitare il destino diessereunprogettoutopico,vanoeimpossibile?Donnanonsinasce:MoniqueWittighafattorisuonarelafrasediBeauvoir

nel titolo di un suo articolo pubblicato sul primo numero della rivista«Feminist Issues». Ma che tipo di risonanza e di ri/rap-presentazione diBeauvoircioffreMoniqueWittig?Duedelle sueaffermazioni richiamanoeinsiemeallontananoBeauvoir.Laprimasostienechelacategoriadelsessononè né invariabile né naturale, ma è un uso specificamente politico dellacategoriadinaturaaifinidellasessualitàriproduttiva.Inaltreparole,nonci

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sarebberagionedisuddividereicorpiumanineisessimaschileefemminile,se non fosse perché tale divisione risponde alle necessità economichedell’eterosessualità e conferisce un’apparenza di naturalità all’istituzionedell’eterosessualità.Dunque,perWittig,nonc’èdistinzionetrasessoegenere;lastessacategoriadi«sesso»èunacategoriaconnotatadalpuntodivistadelgenere,pienamenteinvestitadalpuntodivistapolitico,naturalizzata,manonnaturale. La seconda affermazione di Wittig, alquanto controintuitiva, è laseguente:unapersona lesbicanonèunadonna.Unadonna, sostieneWittig,esiste solo come termine che stabilizza e consolida una relazione binaria eoppositivaconunuomo;quellarelazione,diceWittig,èl’eterosessualità.Unapersona lesbica,affermaWittig,nel suo rifiutodell’eterosessualitànonvienepiù definita nei termini di tale relazione oppositiva. Di più, una personalesbica, continuaWittig, trascende l’opposizione binaria tra donna e uomo:nonènéunadonna,néunuomo.Ma,ancoraoltre,unapersonalesbicanonhasesso; è al di làdelle categoriedel sesso.Attraverso il rifiuto lesbicodi talicategorie, la persona lesbica (e qui la declinazione del genere grammaticalediventaunproblema)metteinlucelacostituzioneculturalecontingenteditalicategorie e l’assunto, tacito ma persistente, della matrice eterosessuale.Dunquepotremmodireche,perWittig,nonsinascedonna,c’èchilodiventa;ma, per andare oltre, non si nasce femmina, c’è chi diventa femmina, maancorapiùradicalmentesipuò,selosisceglie,nondiventarenémaschio,néfemmina,nédonna,néuomo.Lapersona lesbica sembraesseredavverounterzogenereo,comecercheròdidimostrare,unacategoriacheproblematizzaradicalmente sia il sesso sia il genere quali categorie politiche stabili didescrizione.Wittig sostiene che la discriminazione linguistica del «sesso» garantisce

l’operarepoliticoeculturaledell’eterosessualitàobbligatoria.Questarelazionedi eterosessualità, sostieneWittig, non è né reciproca, né binaria nel sensoconsueto; il «sesso» è da sempre femminile, e c’è un sesso solo, quellofemminile.Esseremaschiononsignificaessere«sessuato»;essere«sessuato»èsempreunmododidiventareparticolarierelativi,eimaschipartecipanoaquesto sistema nella forma della persona universale. PerWittig, dunque, il«sesso femminile»non implicaunqualchealtro sesso, comequando sidice«sessomaschile»;il«sessofemminile»implicasolosestesso,èavviluppato,percosìdire,nelsesso, intrappolato inciòcheBeauvoirhadefinitocomeilcircolo dell’immanenza. Dato che il «sesso» è un’interpretazione politica e

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culturaledelcorpo,nonc’èdistinzionesesso/generechesicollochilungolineeconvenzionali;ilgenereècostruitonelsessoeilsessodimostradiesserestatogenerefindall’inizio.Wittigsostienecheall’internodiquestaseriedirelazionisociali obbligatorie, le donne diventano ontologicamente pervase dal sesso;sonoillorosessoe,percontro,ilsessoènecessariamentealfemminile.Wittig intende il «sesso» come qualcosa che viene prodotto

discorsivamente e fatto circolare attraverso un sistema di significazionioppressivo nei confronti di donne, gay e persone lesbiche. Rifiuta dipartecipareaquestosistemasignificanteodicrederenellapraticabilitàdiunaposizioneriformistaosovversivadall’internodelsistema;invocarneunapartesignifica invocarlo e confermarlo per intero. Di conseguenza, indica comecompitopolitico il rovesciamentodi tutto il discorso sul sesso, di più, dellagrammaticastessacheistituisceil«genere»(o«sessofittizio»)qualeattributoessenziale tantodegliesseriumaniquantodeglioggetti (caratteristicaquestaparticolarmentepronunciatanella linguafrancese)204.Attraverso i suoiscrittiteorici e quelli creativi, Wittig invita a riorganizzare radicalmente ladescrizione dei corpi e delle sessualità, senza ricorrere al sesso e, quindi,neanche alle differenziazioni grammaticali che regolano e distribuiscono ildirittodiparolaall’internodellamatricedelgenere.Wittig considera le categorie discorsive, quale quella di «sesso», come

astrazioni imposte forzosamente al campo sociale, astrazioni cheproduconouna«realtà»di second’ordineo reificata.Perquantopossasembrarechegliindividui abbiano una «percezione diretta» del sesso, assunto come datooggettivo dell’esperienza, Wittig sostiene che tale oggetto è statoviolentemente modellato nella forma di questo dato e che la storia e ilmeccanismo di quella violenta messa in forma nell’oggetto non si vedonopiù205.Dunque,il«sesso»èl’effettodirealtàprodottodaunprocessoviolentochevieneoccultatodaquellostessoeffetto.Tuttociòchesivedeè«sesso»edunqueil«sesso»vienepercepitocomelatotalitàdiciòcheè,qualcosachenon ha una causa, ma solo perché la causa non si vede da nessuna parte.Wittigsachelasuaèunaposizionecontrointuitiva,macoltivarepoliticamentel’intuizioneèpropriociòchevuolechiarire,articolareecontestare:

Il sesso viene assunto come un «dato immediato», «un dato sensibile», come «caratteristichefisiche», come appartenente a un ordine naturale. Ma quella che riteniamo una percezione fisica edirettaèsoltantounacostruzionesofisticataemitica,una«formazioneimmaginaria»chereinterpretalecaratteristichefisiche(diperséneutralicomelealtre,peròmarcatedaunsistemasociale)attraversola

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retedirelazioniincuisonopercepite206.

Le «caratteristiche fisiche» in un certo senso sembrano essere là, sulversantepiùremotodellinguaggio,nonmarcatedaunsistemasociale.Nonèchiaro,tuttavia,sesarebbepossibiledareunnomeaquestecaratteristicheinunmodo che non riproducesse l’operare riduttivo delle categorie del sesso.Queste svariate caratteristiche ottengono un significato sociale e unaunificazioneattraversola loroarticolazionenellacategoriadelsesso.Inaltreparole, il «sesso» impone un’unità artificiale a una serie di attributi chealtrimenti sarebbediscontinua.Essendo relativo aldiscorso come anche allapercezione,il«sesso»denotaunregimeepistemicostoricamentecontingente,un linguaggio che forma la percezione modellando forzatamente leinterrelazioniattraversolequalivengonopercepitiicorpifisici.Esiste un corpo «fisico» che precede il corpo percepito percettivamente?

Non è possibile dare una risposta definitiva a questa domanda. A esseresospettanonèsololaraccoltadegliattributisottolacategoriadisesso,maloè anche la discriminazione delle «caratteristiche» stesse. Il fatto che pene,vagina, seni,ecosìvia, sianodenominaticomeparti sessuali rappresentasiauna riduzione del corpo erogeno a quelle parti, sia una frammentazione delcorpocomeintero.Dipiù,l’«unità»impostaalcorpodallacategoriadelsessoè una «disunità», una frammentazione, una compartimentalizzazione e unariduzione dell’eterogeneità. Non c’è da meravigliarsi, allora, del fatto cheWittigmettainattotestualmenteil«rovesciamento»dellacategoriadelsessoattraverso la distruzione e la frammentazione del corpo sessuato nel suo Ilcorpo lesbico. Così come il «sesso» frammenta il corpo, il rovesciamentolesbicodel«sesso»prendedimiraqualimodellididominioquellenormediintegrità corporea sessualmente differenziate che dettano ciò che deve«unificare» e rendere coerente il corpo in quanto corpo sessuato. Nel suolavoroteoricoeinquellocreativo,Wittigmostracomel’«integrità»el’«unità»del corpo, spesso concepite quali ideali positivi, adempiano a fini diframmentazione,restrizioneedominio.Il linguaggioacquisisce ilpoteredicreare«il reale sociale»attraversogli

atti locutoridei soggetti cheparlano.Nella teoriadiWittig, sembranodarsidue livelli di realtà, dueordini ontologici.L’ontologia costituita socialmenteemerge da un’ontologia più fondamentale che sembra pre-sociale e pre-discorsiva. Mentre il «sesso» appartiene a una realtà costituita

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discorsivamente (il secondo ordine), esiste un’ontologia pre-sociale che dàconto della costituzione della stessa dimensione discorsiva. Wittig rifiutachiaramente gli assunti strutturalisti sull’esistenza di una serie di struttureuniversalisignificanti,precedentialsoggettoparlante,cheorchestrerebberolaformazionediquelsoggettoe lesueparole.Dalsuopuntodivista,esistonostrutture storicamente contingenti, caratterizzate come eterosessuali eobbligatorie, che distribuiscono ai maschi il pieno diritto a una parolaautorevole e lo negano alle femmine. Ma questa asimmetria socialmentecostituitamascheraeviolaun’ontologiapre-socialefattadipersoneunificateedeguali.Il compito che si pone alle donne, sostiene Wittig, è di assumere la

posizionedisoggettocheparlainmodoautorevole(cheinuncertosensoèunloro «diritto», ontologicamente fondato) e di rovesciare sia la categoria delsesso, sia il sistema dell’eterosessualità obbligatoria che ne è l’origine. Illinguaggio,perWittig,èunaseriediattiripetutineltempo,iqualiproduconoeffettidirealtàchefinisconoperessereerroneamentepercepiticome«fatti».Considerata nella sua dimensione collettiva, la pratica ripetuta di dare unnomealladifferenzasessualehacreatol’apparenzadiunadivisionenaturale.«Dareunnome»al sessoèunattocompulsivodidominio,unperformativoistituzionalizzato, che crea e insieme regola la realtà sociale, esigendo lacostruzionediscorsiva/percettivadeicorpisecondoiprincipidelladifferenzasessuale. Dunque, conclude Wittig, «nei nostri corpi e nelle nostre mentisiamo costrette e costretti a corrispondere, in ogni singola caratteristica,all’idea di natura che è stata stabilita per noi [...], ‘uomini’ e ‘donne’ sonocategoriepolitiche,enonfattinaturali»207.Il«sesso»,comecategoria,imponeil«sesso»qualeconfigurazionesociale

dei corpi, attraverso ciò che Wittig definisce contratto coatto. Dunque lacategoriadi«sesso»èunnomecheasservisce.Illinguaggio«proiettafascidirealtà sul corpo sociale», ma questi fasci non sono facili da eliminare. EcontinuaWittig:«marchiandoloemodellandolo inmodoviolento»208.Wittigsostieneche«lamentalitàstraight»,cheèevidenteneldiscorsodellescienzeumane,«opprimetutti/enoi,personelesbiche,donneeuominiomosessuali»perché«dàper scontatocheciòche fonda la società,qualunque società, sial’eterosessualità»209. Il discorso diventa oppressivo quando richiede che ilsoggetto che parla, per poter parlare, sia partecipe dei termini stessi diquell’oppressione, vale a dire che dia per scontata l’impossibilità o

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l’inintelligibilitàdellostessosoggettocheparla.Questoassuntoeterosessuale,sostieneWittig,agisceall’internodeldiscorsopercomunicareunaminaccia:«‘sarai straight o non sarai’»210. Le donne, le lesbiche e gli uomini gay,sostiene Wittig, non possono assumere la posizione del soggetto che parlaall’interno del sistema linguistico dell’eterosessualità obbligatoria. Parlareall’interno del sistema significa essere privati/e della possibilità di parola;quindi parlare in quel contesto rappresenta di per sé una contraddizioneperformativa,l’asserzionelinguisticadiunséchenonpuò«essere»all’internodellinguaggiocheloasserisce.IlpoterecheWittigattribuisceaquesto«sistema»dilinguaggioèenorme.

Concetti,categorieeastrazioni,sostiene,possonoprodurreunaviolenzafisicaematerialecontroqueicorpichediconodiorganizzaree interpretare:«nonc’è niente di astratto nel potere che le scienze e le teorie hanno di agirematerialmenteeconcretamentesuinostricorpiesullenostrementi,ancheseil discorso che loproduce è astratto.Èunadelle formedel dominio, la suastessaespressione,comedicevaMarx.Eiodirei,anzi,èunodeisuoiesercizi.Chiunquesiaoppresso/aconoscequestopotereehadovutofarciiconti»211.Ilpotereche il linguaggiohadioperaresuicorpièallo stesso tempo lacausadell’oppressione sessuale e il modo per andare oltre. Il linguaggio nonfunzionanémagicamentené inesorabilmente:«esisteunaplasticitàdel realeperillinguaggio:illinguaggiohaun’azioneplasticasulreale»212.Illinguaggioassumeemodificailsuopoterediagiresulrealeattraversoattilocutoriche,ripetuti, diventano pratiche consolidate e, infine, istituzioni. La strutturaasimmetrica del linguaggio che identifica il soggetto che parla per e comel’universale con il maschile e identifica la parlante femminile come«particolare»e«interessata»nonèaffattointrinsecaalinguaggispecificioallinguaggio in generale. Non si possono considerare queste posizioniasimmetrichecomequalcosadiderivantedalla«natura»degliuominiodelledonne,perché,comehastabilitoBeauvoir,tale«natura»nonesiste:«bisognacapirechegliuomininonsononaticonlafacoltàdiaccedereall’universaleeche ledonnenon sono ridotte sindallanascita alparticolare.L’universale èsempre stato, ed è continuamente, in ogni momento, fatto proprio dagliuomini.Nonaccade,vienefatto.Èunatto,unattocriminale,perpetratodaunaclasseneiconfrontidiun’altra.Èunattocompiutoallivellodeiconcetti,dellafilosofia,dellapolitica»213.Anche se Irigaray sostiene che «il soggetto è già sempre al maschile»,

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Wittig contesta l’idea che «il soggetto» sia un territorio esclusivamente almaschile. La plasticità stessa del linguaggio, per Wittig, impedisce lafissazionedellaposizionedi soggettoalmaschile.Dipiù, l’assunzionediunsoggettoassolutocheparlaè,perWittig,loscopopoliticodelle«donne»che,seraggiunto,riusciràadissolveredeltuttolastessacategoriadi«donne».Unadonnanonpuòusarelaprimapersona,l’«io»,perché,inquantodonna,èun/aparlante «particolare» (relativa, interessata, prospettica) e l’invocazionedell’«io»presupponelacapacitàdiparlarepereinquantouniversaleumano:«unsoggettorelativoèinconcepibile,unsoggettorelativononpuònemmenoparlare»214.Basandosisull’assuntocheparlarepresuppongasempreedinvochiimplicitamentelinguaggionellasuainterezza,Wittigdescriveilsoggettocheparla come chi, nell’atto di «dire», «si riappropria del linguaggio nella suatotalità, procedendo da se stesso/a solo/a, con il potere di usare tutto illinguaggio».Nell’esposizione diWittig, questa fondazione assoluta dell’«io»cheparlaassumedimensioniquasidivine.Ilprivilegiodidire«io»istituisceun sé sovrano, un centro di pienezza e di potere assoluti; parlare istituisce«l’attosupremodellasoggettività».Questovenireallasoggettivitàrappresentailverorovesciamentodelsessoe,dunque,dellafemminilità:«nessunadonnapuòdireiosenzaesserediperséunsoggettototale,valeadireuntuttosenzagenere,universale»215.Wittig prosegue con una sorprendente speculazione sulla natura del

linguaggio e dell’«essere» che situa il suo progetto politico nell’alveo deldiscorso tradizionale dell’ontoteologia. Nella sua prospettiva, l’ontologiaprimariadel linguaggiodàaognipersonalestesseopportunitàdifondarelasoggettività.Ilcompitopraticocheledonnesitrovanodavantinelcercarediistituire la soggettività attraverso la parola dipende dalla loro capacitàcollettivadirigettarelereificazionidelsessochevengonoloroimposteecheledeformanoriducendoleaesseriparzialio relativi.Datochequestorifiutoderivadall’eserciziodiunapienainvocazionedell’«io»,ledonnediconolalorouscita dal genere. Le reificazioni sociali del sesso possono essere concepitecomeciòchemascheraodistorceunarealtàontologicaprecedente,unarealtàcheèquelladellapariopportunitàpertuttelepersone,chevieneprimadellamarcatura operata dal sesso, di esercitare il linguaggio nell’asserzione dellasoggettività. Nell’atto del parlare, l’«io» assume la totalità del linguaggio e,dunque,potenzialmenteparladaogniposizione–valeadire, inun registrouniversale. «Il genere [...] lavora su questo fatto ontologico per annullarlo»,

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scriveWittig,assumendoaprincipioprimariounugualeaccessoall’universaleper qualificarsi come quel «fatto ontologico»216. Tale principio di ugualeaccesso è tuttavia fondato a sua volta sull’assunto ontologicodell’unità degliesseriparlanti inunEsserecheprecede l’essere sessuato. Ilgenere, sostieneWittig, «cercadi compiere ladivisionedell’Essere»,ma«l’Essere inquantoessere non è diviso»217. Qui l’asserzione coerente dell’«io» presuppone nonsololatotalitàdellinguaggiomaanchel’unitàdell’essere.Qui, inmodomoltopiù evidente che altrove,Wittig si colloca all’interno

del discorso tradizionale della ricerca filosofica sulla presenza, sull’Essere,sulla pienezza radicale e ininterrotta. Distinguendosi da una posizionederridiana, per cui tutta la significazione dipenderebbe da una différanceoperativa,Wittigsostienecheparlarerichiedeeinvocaun’identitàditutte lecosesenzasoluzionedicontinuità.Questafinzionefondazionalistaleoffreunpuntodipartenzapercriticare le istituzionisocialiesistenti.Rimanetuttaviaapertaunaquestionecritica:alserviziodiqualirelazionisocialicontingentisipone il presupposto (il fatto di presupporre) relativo all’essere,all’autorevolezza e alla soggettività universale? Perché dare valoreall’usurpazione di una concezione autoritaria del soggetto? Perché nonperseguire, invece, il decentramento del soggetto e delle sue strategieepistemiche di universalizzazione? Pur criticando la «mentalità straight»perché universalizza il proprio punto di vista, Wittig sembra non solouniversalizzare «la» mentalità straight, ma anche perdere di vista leconseguenzetotalitariediquestateoriadegliattilinguisticisovrani.Politicamente, la divisione dell’essere – una violenza esercitata contro la

sfera della pienezza ontologica, per Wittig –, secondo la distinzione trauniversale e particolare, determina una relazione di assoggettamento. Ildominiodeveessereintesoqualenegazionediun’unitàprecedenteeprimariadituttelepersoneinunesserepre-linguistico.Ildominiohaluogoattraversoun linguaggio che, nella sua azione sociale plastica, crea un’ontologiaartificiale di second’ordine, un’illusione di differenza, la disparità e, diconseguenza,lagerarchiachediventarealtàsociale.Paradossalmente, Wittig non prende mai in considerazione il mito di

Aristofanedell’unitàoriginariadeigeneri,perché ilgenereèunprincipiodidivisione, uno strumento di assoggettamento, che resiste all’idea stessa diunità. Significativamente, i suoi romanzi seguono una strategia narrativa didisintegrazione,suggerendoche laformulazionebinariadelsessohabisogno

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di frammentarsi e di proliferare fino al punto in cui la stessa opposizionebinaria si rivela contingente. La libera interazione degli attributi, o«caratteristiche fisiche», nonèmaiunadistruzione assoluta, perché la sferaontologica,distortadalgenere,èunasferadipienezzacontinua.Wittigcritica«la mentalità straight» perché è incapace di liberarsi dal pensiero della«differenza».AlleandositemporaneamenteconDeleuzeeGuattari,Wittigsioppone alla psicoanalisi in quanto scienza fondata su un’economia della«mancanza»edella«negazione».InParadigm,unsaggiocheappartieneallaprima fase del suo lavoro, Wittig prende in considerazione il fatto che ilrovesciamento del sistema del sesso binario potrebbe inaugurare una sferaculturalecaratterizzatadamoltisessi.Nelsaggiofariferimentoall’Anti-Edipo;«pernoinonci sonounooduesessima tanti (cfr.Guattari,Deleuze), tantisessi quanti sono gli individui»218. La proliferazione illimitata dei sessi,tuttavia, comporta logicamente la negazione del sesso in quanto tale. Se ilnumero dei sessi corrispondesse al numero degli individui esistenti, il sessononavrebbepiùalcunaapplicazionegeneralecome termine:nesarebbeunaproprietà radicalmente singolare e non potrebbe più funzionare comegeneralizzazioneutileodescrittiva.Le metafore di distruzione, rovesciamento e violenza che operano nel

lavoro teorico e letterario di Wittig hanno uno statuto ontologico difficile.Ancheselecategorielinguistichedannoformaallarealtàinmodo«violento»,creandodellefinzionisocialiinnomedelreale,sembraesserciunarealtàpiùvera,unasferaontologicadiunitàrispettoacuivengonocommisuratequestefinzionisociali.Wittigrifiutadidistinguere traunconcetto«astratto»eunarealtà «materiale», sostenendo che i concetti vengono formati e messi incircolazione all’interno della materialità del linguaggio e che il linguaggioopera in modo materiale per costruire il mondo sociale219. Su un altroversante,queste«costruzioni»sonoconcepitecomedistorsioniereificazioniche vanno giudicate alla luce di una precedente sfera ontologica di radicaleunità e pienezza. I costrutti sono dunque «reali» nella misura in cui sonofenomeni fittizi che acquisiscono potere all’interno del discorso. Questicostrutti tuttavia sono privati della loro carica potenziale attraverso attilocutori che implicitamente fanno ricorso all’universalità del linguaggio eall’unità dell’Essere. Wittig sostiene che «è davvero possibile che un’operaletteraria funzioni come una macchina da guerra», addirittura come «unaperfettamacchinadaguerra»220.Laprincipalestrategiadiquestaguerraperle

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donne, le persone lesbiche e gli uomini gay (che sono stati/e tutti/eparticolarizzati/e attraverso l’identificazione con il «sesso«) consistenell’occupare la posizione del soggetto parlante e nell’invocare un punto divistauniversale.Il problema di come un soggetto particolare e relativo possa dire la sua

uscita dalla categoria del sesso orienta le varie considerazioni diWittig suDjunaBarnes221,MarcelProust222eNathalieSarraute223. Inognunodiquesticasi, il testo letterario come macchina da guerra viene puntato contro ladivisione gerarchica del genere e contro la scissione tra universale eparticolare, innomedel ricuperodiun’unitàprecedenteedessenzialedi talitermini.Universalizzare ilpuntodivistadelledonne significadistruggere lacategoriadelledonneeinsiemeistituirelapossibilitàdiunnuovoumanismo.Ladistruzioneèperciòsempreancheunarestaurazione,cioèladistruzionediuna serie di categorie che introducono divisioni artificiali in un’ontologiaaltrimentiunificata.Le opere letterarie, tuttavia,mantengono un accesso privilegiato a questa

sfera primaria di abbondanza ontologica. La frattura tra la forma e ilcontenuto corrisponde alla distinzione filosofica artificiale tra pensieroastratto,universale,erealtàconcreta,materiale.Wittig,comeinvocaBachtinperistituireiconcettiqualirealtàmateriali,cosìinvocaillinguaggioletterariopiù in generale per ristabilire l’unità del linguaggio in quanto forma econtenuto indissolubili: «attraverso la letteratura [...] le parole ci tornanoindietrointere»224;«illinguaggioesistecomeparadisofattodiparolevisibili,udibili, palpabili, gustabili»225. Ma, soprattutto, le opere letterarie danno aWittig l’occasione di fare esperimenti con i pronomi che, all’interno deisistemi del significato obbligatorio, fanno coincidere il maschile conl’universale e immancabilmente particolarizzano il femminile. In LesGuérillères226cercadieliminarequalsiasirimandotraeglieloro(il-ils),dipiù,qualsiasi «egli» (il), e di porre elles come ciò che sta per il generale,l’universale. «Lo scopo», scrive, «non è di femminilizzare il mondoma direnderelecategoriedelsessoobsoletenellinguaggio»227.Adottandoconsapevolmenteunaprovocatoriastrategiaimperialista,Wittig

sostiene che solo assumendo il punto di vista dell’universale e dell’assoluto,lesbizzando effettivamente il mondo intero, si può distruggere l’ordineobbligatoriodell’eterosessualità.Ilj/edelCorpolesbicosipresumeistituiscalapersona lesbica, non come soggettodivisoma come il soggetto sovrano che

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può dichiarare una guerra linguistica a quel «mondo» che ha costituito unattacco semanticoe sintatticocontro lapersona lesbica stessa.AWittignoninteressarichiamarel’attenzionesullapresenzadeidirittidelle«donne»odelle«persone lesbiche»inquanto individui,maavversare l’epistemeeterosessistaglobalizzanteconuncontrodiscorsodiugualeportataepotere.Nonsitrattadiassumere la posizione del soggetto che parla al fine di essere un individuoriconosciutoentrounaseriedirelazionilinguistichedireciprocità;piuttosto,ilsoggetto che parla diventa qualcosa di più dell’individuo, diventa unaprospettivaassolutacheimponelepropriecategorieall’interasferalinguisticaaltrimenti detta «il mondo». Soltanto una strategia di guerra, le cuiproporzioni rivaleggino con quelle dell’eterosessualità obbligatoria, sostieneWittig,riusciràacontrastareefficacementelasuaegemoniaepistemica.In senso ideale parlare è, perWittig, un atto potente, un’affermazione di

sovranitàcheallo stesso tempo implicauna relazionedi eguaglianzaconglialtri soggetti che parlano228. Questo «contratto» ideale o primario dellinguaggiooperaaunlivelloimplicito.Illinguaggiohaunaduplicepossibilità:puòessereusatoperaffermareunaveraeinclusivauniversalitàdellepersone,oppurepuòistituireunagerarchiaincuisoltantoalcunesonoidoneeaparlare,mentrealtre, invirtùdella loroesclusionedalpuntodivistauniversale,nonpossono «parlare» senza contemporaneamente delegittimare le loro parole.Primadiquestarelazioneasimmetricaconlaparola,tuttavia,c’èuncontrattosociale ideale in cui ogni atto linguistico in prima persona presuppone eaffermaunareciprocitàassolutatrasoggetticheparlano(questaèlaversionediWittigdellasituazionelinguisticaideale).Tuttavia,questareciprocitàidealevienedistortaeoccultatadalcontrattoeterosessuale, che costituisce il fulcrodellavoroteoricopiùrecentediWittig229,puressendopresenteintuttiisuoisaggiteorici230.Tacito, ma sempre operativo, il contratto eterosessuale non può essere

ridottoanessunadellesueapparenzeempiriche.ScriveWittig:Mistoconfrontandoconunoggettochenonesiste,unfeticcio,unaformaideologicachenonpuò

essereafferratanellarealtàsenonattraversoisuoieffetti,lacuiesistenzastanellamentedellepersone,ma in unamaniera che influenza tutta la loro vita, ilmodo in cui si comportano, ilmodo in cui simuovono,ilmodoincuipensano.Dunqueabbiamoachefareconunoggettocheèallostessotempoimmaginarioereale231.

Come in Lacan, anche nella formulazione di Wittig l’idealizzazionedell’eterosessualità sembra esercitare un controllo sui corpi di chi pratica

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l’eterosessualità,uncontrollochesi rivela infine impossibileechedifattoèdestinato a inciampare nella sua stessa impossibilità.Wittig sembra credereche solo un allontanamento radicale dai contesti eterosessuali, piùprecisamente, diventareunapersona lesbicao gay, possaprovocare il crollodel regime eterosessuale. Ma questo esito politico si dà solo a patto diconsiderarequalsiasi«partecipazione»all’eterosessualitàcomeunaripetizionee un consolidamento dell’oppressione eterosessuale. Le possibilità dirisignificare la stessa eterosessualità sono respinte proprio perchél’eterosessualità viene considerata un sistema totale che richiede una decisadislocazione. Le opzioni politiche che conseguono da tale concezionetotalizzante del potere eterosessista sono (a) la conformità radicale o (b) larivoluzioneradicale.L’assunto di un’integrità sistemica dell’eterosessualità è estremamente

problematico,siapercomeWittig intendelapraticaeterosessuale,siaper lasua concezione dell’omosessualità e del lesbismo. In quanto radicalmente«fuori» dalla matrice eterosessuale, l’omosessualità è concepita comeradicalmentenoncondizionatadallenormeeterosessuali.Questapurificazionedell’omosessualità, una sorta di modernismo lesbico, viene attualmentecontestatadamoltidiscorsilesbiciegay,checoncepisconolaculturalesbicaegay come incorporata nelle più ampie strutture dell’eterosessualità, puressendo collocata in una posizione di sovversione o risignificazione rispettoalle configurazioni culturali eterosessuali.La concezione diWittig respinge,pare, la possibilità di un’eterosessualità che dipenda dalla volontà o dallascelta; tuttavia, anche se l’eterosessualità è presentata come obbligatoria ocome un presupposto, non ne consegue che tutti gli atti eterosessuali sianoradicalmente determinati. Inoltre, la disgiunzione radicale di Wittig trapersone straight e gay replica quel binarismo disgiuntivo che lei stessacaratterizza come il gesto filosofico di divisione proprio della mentalitàstraight.Sono convinta che la disgiunzione radicale diWittig tra eterosessualità e

omosessualità sia semplicemente non vera, e che si diano strutture diomosessualità psichica nelle relazioni eterosessuali e strutture dieterosessualitàpsichicanellasessualitàenellerelazionigayelesbiche.Inoltre,esistono altri centri di potere/discorso che costruiscono e strutturano sia lasessualitàgaysiaquellastraight;l’eterosessualitànonèl’unicamanifestazioneobbligatoria del potere che dà forma alla sessualità. L’ideale di una

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eterosessualitàcoerente,cheWittigdescrivecomelanormaelostandarddelcontrattoeterosessuale,èunidealeimpossibile,un«feticcio»,comeleistessasottolinea. Un’elaborazione psicoanalitica potrebbe asserire che questaimpossibilità simanifesta invirtùdellacomplessitàedella resistenzadiunasessualità inconscia che non è sempre già eterosessuale. In questo senso,l’eterosessualità fornisce delle posizioni sessuali normative che sonointrinsecamente impossibili da incarnare, e il ricorrente fallimentonell’identificarsi pienamente e senza incoerenza con tali posizioni rivela chel’eterosessualità stessa non solo è una legge obbligatoria ma anche unacommediainevitabile.Èproprioquestoilpuntochevorreisostenere:riuscireafarvederel’eterosessualitàcomeunsistemaobbligatorioeallostessotempocomeunacommedia intrinseca,unacostanteparodiadisestessa,comeunaprospettivagayelesbicaalternativa.Chiaramentelanormadell’eterosessualitàobbligatoriaoperadavveroconla

forzae laviolenzadescrittedaWittig,ma secondomequestononè l’unicomodo in cui opera. Per Wittig le strategie di resistenza politicaall’eterosessualitànormativasonoabbastanzadirette.Inrealtà,sololagammadellepersonedotatediuncorpo,nonimpegnateinunarelazioneeterosessualeentroiconfinidellafamiglia,aventelariproduzionecomeilfineotelosdellasessualità, contesta attivamente le categorie del sesso o, perlomeno, non ècomplice degli assunti normativi e degli scopi di tali categorie. PerWittigesseredellepersone lesbicheogay significanonsaperepiù ilproprio sesso,essere impegnate/i inunaconfusioneeproliferazionedicategoriechefannodel sesso una categoria impossibile dell’identità. Per quanto possa sembrareemancipativa,lapropostadiWittigricalcaqueidiscorsichenellaculturagayelesbicafannoproliferareidentitàsessualispecificamentegay,facendoproprielecategoriedelsessoerimettendoleincampo.Parolecomequeens,butches,femmes, girls, persino la riappropriazione parodica di termini come dyke,queer e fag, rimettono in campo e destabilizzano le categorie del sesso equellecategorieoriginariamentedispregiativeutilizzateperdefinire l’identitàomosessuale.Tuttiquestiterminipotrebberoessereintesicomesintomidella«mentalità straight», modalità di identificazione con la versione che chiopprimedàdell’identitàdell’oppressa/o.D’altrocanto,ècertoche il terminelesbicaèstatoparzialmenterivendicatorispettoaisuoisignificatistorici,elecategorie parodiche sono utili al fine di denaturalizzare il sesso. Quando ilristorante gay del quartiere chiude per ferie, chi lo gestiscemette fuori un

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cartelloperspiegareche«halavoratotroppo,èstanchissimaehabisognodiriposare». Questa appropriazione molto gay della femminilità funziona indirezione di una moltiplicazione dei luoghi in cui è possibile applicare iltermine, di un disvelamento della relazione arbitraria tra significante esignificato e di una destabilizzazione emobilitazione del segno. Si tratta diuna «appropriazione» che colonizza la femminilità? A me sembra di no.Questa accusa presuppone che la femminilità appartenga alle donne, unassuntosicuramentesospetto.Neicontestilesbici,l’«identificazione»conlamascolinitàchesimanifesta

come identità butch non è unamera riassimilazione del lesbismo ai terminidell’eterosessualità.Comemihaspiegatounafemmelesbica,aleipiacecheisuoi boys siano girls, intendendo che «essere una girl» contestualizza erisignifica la «mascolinità» in un’identità butch. Il risultato è che lamascolinità,secosìlasipuòchiamare,vienesempremessainrilievorispettoa un «corpo femminile» culturalmente intelligibile. E sono proprio questagiustapposizionedissonanteelatensionesessualechederivadaltrasgredirlaacostituire l’oggetto del desiderio. In altre parole, l’oggetto del desiderio [echiaramentequinoncen’èunosolo]dellalesbica-femmenonènéuncorpofemminile decontestualizzato, né un’identità maschile distinta masovraimposta,ma ladestabilizzazionedi entrambi i termininelmomento incui entrano in un’interazione erotica. Analogamente alcune donneeterosessuali obisessuali potrebberobenissimopreferire che la relazione tra«figura»e«sfondo»funzionassenelladirezioneopposta,potrebberopreferirechelelorogirlsfosseroboys.Inquestocaso,lapercezionediun’identità«alfemminile»verrebbegiustappostaal«corpomaschile»qualesfondo,maconquella giustapposizione entrambi i termini perderebbero la loro stabilitàinternaelalorodistinzionereciproca.Chiaramentequestomododiconcepirescambi di desiderio connotati dal punto di vista del genere introduce unacomplessità assai maggiore, perché il gioco della mascolinità e dellafemminilità così come l’inversione tra sfondo e figura, costituisce unaproduzione altamente complessa e strutturata del desiderio.Significativamente,siailcorposessuatoinquanto«sfondo»sial’identitàbutcho femme inquanto«figura»possonocambiareposizione, invertirsi e crearevari tipi di confusione erotica. Nell’uno e nell’altra possono avanzarerivendicazioniindirezionedel«reale»,sebbeneentrambipossanoqualificarsicome oggetto di una credenza, a seconda della dinamica dello scambio

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sessuale. L’idea che butch e femme siano in un certo senso «repliche» o«copie» dello scambio eterosessuale sottovaluta la significatività erotica diqueste identità, che sono internamente dissonanti e complesse nellarisignificazione delle categorie egemoniche che le legittimano. Le femmelesbiche potrebbero richiamare la scena eterosessuale, per così dire, mainsieme anche dislocarla. Nell’identità butch e nell’identità femme la stessaideadiun’identitàoriginaleenaturalevienemessainquestione;edèpropriotalemessainquestione,cosìcomeèincarnatainquesteidentità,chediventaunadellefontidellalororilevanzaerotica.Anche seWittignonesamina il significatodelle identitàbutch/femme, la

suanozionedisessofittiziosuggeriscel’analogadissimulazionediunanozionenaturaleooriginaledellacoerenzadigenere,chesipresumeesista tracorpisessuati, identitàdigenereesessualità.NelladescrizionediWittigdel sessocomecategoriafittiziaèimplicita l’ideachelevariecomponentidel«sesso»potrebberobenissimodisaggregarsi. Inquestovenirmenodellacoerenzadelcorpo,lacategoriadelsessopotrebbenonfunzionarepiùinsensodescrittivoin nessuna sfera culturale data. Se la categoria del «sesso» viene istituitaattraverso atti ripetuti, allora, per contro, l’azione sociale dei corpi entro ilcampodellaculturapuòtoglierequelpoteredirealtàcheicorpistessihannoinvestitoinquestacategoria.Per togliere potere, si dovrebbe concepire il potere stesso come

un’operazionevolontariarevocabile;dipiù,ilcontrattoeterosessualeandrebbeconcepitonellasuadipendenzadaunaseriedi scelte,cosìcome ilcontrattosociale in Locke e in Rousseau presuppone la scelta razionale o la volontàdeliberatadicolorochegoverna.Masesirifiutadiricondurre ilpotereallavolizioneesesirifiutailmodelloclassico,liberaleedesistenziale,dilibertà,allora le relazioni di potere possono essere concepite, come io credo sidovrebbefare,comeciòche limitaecostituisce lestessepossibilitàvolitive.Dunque, il potere non può essere né annullato né respinto, lo si può solorimettereincampo.Ineffetti,secondome, lapraticagaye lesbicadovrebbeconcentrarsinormativamentesullarimessaincamposovversivaeparodicadelpotere,anzichésullafantasiaimpossibilediunsuocompletotrascendimento.MentreWittig chiaramente immagina il lesbismo come un rifiuto totale

dell’eterosessualità,iososterreicheanchequelrifiutocostituisceunimpegnoe, in definitiva, una dipendenza radicale dagli stessi termini che il lesbismointende trascendere. Se la sessualità e il potere sono coestensivi e se la

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sessualità lesbica non è né più né meno costruita di altre modalità dellasessualità,alloranonsidàalcunapromessadiunpiacereillimitatodopochesiano state spezzate le catene della categoria del sesso. La presenzastrutturante dei costrutti eterosessuali nella sessualità gay e lesbica nonsignificachequesticostruttiladeterminino,néchelasessualitàgayelesbicasiaderivabiledatalicostrutti,oriducibileaessi.Infatti,sipensiaglieffettididepotenziamento e denaturalizzazione dellamessa in campo specificamentegay dei costrutti eterosessuali. La presenza di queste norme non solocostituisceunluogodipoterechenonpuòessererespinto,mapuòdiventareein effetti diventa il luogo di una contestazione ed esposizione parodica, chepriva l’eterosessualità obbligatoria delle sue rivendicazioni di naturalità eoriginalità.Wittigfaappelloaunaposizionealdilàdelsesso,cheriportalasua teoria verso un umanismo problematico, basato su unametafisica dellapresenzaaltrettantoproblematica.Etuttavialesueopereletterariesembranomettere in atto una strategia politica diversa da quella che chiamaesplicitamente in causa nei suoi saggi teorici. Nel Corpo lesbico e LesGuérillères, la strategia narrativa attraverso la quale viene articolata latrasformazione politica fa ripetutamente uso di rischieramenti etransvalutazioniper riutilizzare terminioriginariamenteoppressivi eprivarli,allostessotempo,dellelorofunzionidilegittimazione.PerquantoWittigsiauna«materialista»,il terminenelquadroteoricodel

suo lavoro assumeun significato specifico. Intende superare la scissione tramaterialità e rappresentazione che caratterizza la mentalità «straight». Ilmaterialismo non implica né una riduzione delle idee alla materia né unaconcezione della teoria come rispecchiamento della sua base economica,strettamenteintesa.IlmaterialismodiWittigponeallabasedell’analisicriticaistituzioniepratichesociali,inparticolarel’istituzionedell’eterosessualità.NeisuoisaggisullamentalitàstraightesulcontrattosocialeTheStraightMindeOn the Social Contract232, concepisce l’istituzione dell’eterosessualità qualebase fondante degli ordini sociali dominati dal maschile. La «natura» e lasfera della materialità sono idee, costrutti ideologici prodotti da questeistituzionisocialipersosteneregliinteressipoliticidelcontrattoeterosessuale.Inquestosenso,Wittigèun’idealistaclassicacheconcepisce lanaturacomerappresentazione mentale. Un linguaggio di significati obbligatori producequesta rappresentazione della natura per promuovere la strategia politica didominio sessuale e per razionalizzare l’istituzione dell’eterosessualità

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obbligatoria.Diversamente da Beauvoir, Wittig concepisce la natura non come una

materialità resistente, unmedium, una superficie o un oggetto; è un’«idea»generata e mantenuta ai fini del controllo sociale. NelCorpo lesbico vienemessa in evidenza la vera e propria elasticità dell’apparente materialità delcorpo, mentre il linguaggio figura e rifigura le parti del corpo inconfigurazionisocialidellaforma(edell’anti-forma)radicalmentenuove.Alparidiquei linguaggicomuniescientificichemettonoincircolazionel’ideadi «natura» e così producono in una concezione naturalizzata dei corpisessuatiinmododistinto,illinguaggiodiWittigmetteinattounosfigurareerifigurare alternativo dei corpi. Il suo scopo è di rivelare come l’idea di uncorpo naturale sia una costruzione e di offrire una serie di strategie didecostruzione e ricostruzione per configurare corpi che contestino il poteredell’eterosessualità. La stessa configurazione e forma dei corpi, il principioche liunifica, le loroparticompositesonosemprefiguratidaun linguaggiointriso di interessi politici. Per Wittig la scommessa politica stanell’impadronirsi del linguaggio come mezzo di rappresentazione e diproduzione,nel trattarlocomeuno strumentoche semprecostruisce la sferadei corpi e che andrebbe utilizzato per decostruire e costruire i corpi al difuoridellecategorieoppressivedelsesso.Selamoltiplicazionedellepossibilitàdelgenerenemetteinevidenzaene

disgrega le reificazioni binarie, quale è la natura dell’attuazione di talesovversione?Inchemodotaleattuazionepuòcostituireunasovversione?NelCorpo lesbico l’atto del fare l’amore frammenta letteralmente i corpi dellepartner.Inquantosessualitàlesbicaquestaseriediatti,chesicollocanofuoridalla matrice riproduttiva, produce il corpo come centro incoerente diattributi,gestiedesideri.AncheinLesGuérrilères,nellalottatrale«donne»echileopprime,emergelostessoeffettodidisintegrazione,diviolenzapersino.In tale contesto, Wittig prende chiaramente le distanze da chi vorrebbesostenere la nozione di un piacere, di una scrittura, o di un’identità«specificamente femminili»; praticamente si prende gioco di chi elegge il«cerchio»aproprioemblema.PerWittignonsitrattadiprediligereillatoalfemminile dell’opposizione binaria rispetto a quello al maschile, ma didislocare l’opposizione binaria in quanto tale, attraverso una disintegrazionespecificamentelesbicadellesuecategoriecostitutive.La disintegrazione appare in modo letterale nel testo di finzione, come

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accade con la lotta violenta in Les Guérrilères. I testi di Wittig sono staticriticati per l’uso della violenza e della forza, nozioni che in superficiesembranoantiteticherispettoagliscopifemministi.Mavatenutopresentechela strategia narrativa di Wittig non consiste nell’identificare la femminilitàattraversounastrategiadidifferenziazioneodiesclusionedallamascolinità,laqualeconsolidalagerarchiaeilbinarismoattraversounatransvalutazionedeivalori per la quale le donne rappresentano ora l’ambito di valore positivo.Contro una strategia che consolida l’identità delle donne attraverso unprocesso di esclusione differenziante, Wittig offre una strategia diriappropriazioneedirimessaincamposovversivapropriodiquei«valori»cheoriginariamente sembravano appartenere all’ambito della mascolinità. SipotrebbebenissimoobiettarecheWittighaassimilatodeivalorialmaschile,oche addirittura è «identificata al maschile», ma la stessa nozione di«identificazione» riaffiora nel contesto di questa produzione letteraria inmodo incommensurabilmente più complesso di quanto l’uso acritico deltermine suggerisca. Significativamente, nel suo testo, la violenza e la lottavengonoricontestualizzate,nonassumonopiùgli stessi significatichehannoincontestidioppressione.Nonsitrattanédiunsemplice«cambiarelecarteintavola»,percuiledonneinizianoaesercitarelaviolenzacontrogliuomini,nédiunasempliceinteriorizzazionedinormealmaschile,percuiledonneorainizianoaesercitarelaviolenzacontrosestesse.Laviolenzadeltestohacomebersaglio l’identitàe lacoerenzadellacategoriadelsesso,uncostruttosenzavita, un costrutto che mira a spegnere la vita del corpo. Dato che questacategoria è il costrutto naturalizzato che fa apparire inevitabile l’istituzionedell’eterosessualità normativa, la violenza testuale di Wittig viene attuatacontroquellaistituzione,enontantoperlasuaeterosessualità,quantoperlasuaobbligatorietà.Si noti anche che la categoria del sesso e l’istituzione naturalizzata

dell’eterosessualità sono costrutti, fantasie o «feticci» socialmente istituiti eregolati,categorienonnaturalimapolitiche(categoriechedimostranocheintalicontestiilricorsoalnaturaleèsemprepolitico).Perciòilcorpochevieneframmentato,leguerretradonne,sonoviolenzetestuali,sonoladecostruzionedi costrutti che rappresentano già sempre una sorta di violenza contro lepossibilitàdelcorpo.Ma a questo punto potremmo chiederci: che cosa resta quando il corpo,

reso coerente dalla categoria del sesso, viene disaggregato, reso caotico?

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Questo corpo può essere ri-membrato, ricomposto di nuovo? Esistonopossibilitàdiazionechenonrichiedonounriassemblaggiocoerentediquestocostrutto?Il testodiWittignonsi limitaadecostruireilsessoeaoffrireunmodoperdisintegrare la falsaunitàdesignatadal sesso,metteanche inattounasortadidiffusacapacitàdiagirecorporea,generatadauncertonumerodicentri di potere differenti. In effetti, fonte della capacità di agirepersonalmente e politicamente non si ritrova all’interno dell’individuo, maavvieneall’internodieattraversocomplessiscambiculturalitracorpi,incuil’identitàèsempremobile,anzi,dovel’identitàvienecostruita,disintegrataerimessa in circolo soltanto nel contesto di un campo dinamico di relazioniculturali.Dunque,perWittigcomeperBeauvoir,essere unadonna significadiventareunadonna,mapoichéquestoprocessononèassolutamentefisso,èpossibile diventare un essere che non è veramente descritto né dal termineuomo né dal termine donna. Non si tratta della figura dell’androgino/a,nemmenodiunqualche ipotetico«terzogenere»,né si trattadi trascenderel’opposizione binaria. Si tratta invece di una sovversione interna, per cuil’opposizionebinariaèinsiemeassuntaefattaproliferarefinoalpuntoincuinon ha più senso.La forza della narrativa diWittig, la sua sfida linguisticaconsistenell’offrireun’esperienzachevaaldi làdellecategoriedell’identità,una lotta erotica per creare nuove categorie dalle rovine di quelle vecchie,nuovi modi di essere un corpo all’interno della sfera culturale e linguaggicompletamentenuoviperdescriverli.In risposta alla formulazione di Beauvoir, «donna non si nasce, lo si

diventa»,Wittig sostiene che anziché diventare una donna si può (chiunquepuò?)diventareunapersonalesbica.Nelrespingerelacategoriadelledonne,ilfemminismo lesbico diWittig sembra eliminare qualsiasi solidarietà con ledonne eterosessuali e assumere implicitamente che il lesbismo è laconseguenzalogicamenteopoliticamentenecessariadelfemminismo.Questotipo di prescrittivismo separatista non è sicuramente più praticabile.Ma seanche fosse politicamente desiderabile, quali criteri sarebbero usati perdefinirelaquestionedell’«identità»sessuale?Sediventareunalesbicaèunatto,unprendereo lasciare l’eterosessualità,

un’auto-nominazione che contesta i significati obbligatori dell’eterosessualitàdi donne e uomini, che cosa impedisce al nome lesbica di diventare unacategoria altrettanto obbligatoria? Che cosa qualifica in quanto lesbica?Qualcuno/alosa?Seunapersonalesbicaconfutaladisgiunzioneradicaletra

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economia eterosessuale e omosessuale promossa da Wittig, rimane unapersonalesbicaononloèpiù?Esesitrattadiun«atto»chefondal’identitàquale realizzazioneperformativadella sessualità, esistonodeterminati tipi diattichesidefinisconofondativirispettoadaltri?Sipuòcompierequestoattoconunamentalità«straight»?Sipuòconcepirelasessualitàlesbicainquantocontestazione non solo della categoria di «sesso», di «donne», di «corpinaturali»,maanchedellacategoriadi«lesbica»?ÈinteressantecheWittigsuggeriscaunarelazionenecessariatrailpuntodi

vistaomosessualeeillinguaggiofigurativo,quasicheessereun/aomosessualesignificassecontestarelasintassielasemanticaobbligatoriechecostituisconoil«reale».Esclusodalreale,ilpuntodivistaomosessuale,semprecheesista,potrebbedavvero concepire il reale come ciò che viene costituito attraversouna serie di esclusioni, comemargini che non appaiono, come assenze chenon figurano. Che tragico errore sarebbe, allora, costruire un’identitàgay/lesbica con gli stessi mezzi di esclusione, come se chi è escluso/a nonfosse, proprio per via dell’esclusione, sempre presupposto/a e, addirittura,richiesto/a ai finidellacostruzionediquell’identità.Paradossalmente,questaesclusione istituisceproprio la relazionedidipendenza radicale checercadisuperare:illesbismorichiederebbedunquel’eterosessualità.Illesbismo,chesidefinisce attraverso la radicale esclusione dall’eterosessualità, si priva dellacapacità di risignificare i costrutti eterosessuali dai quali è parzialmente einevitabilmentecostituito.L’esitosarebbeunastrategia lesbicacheconsolidal’eterosessualitàobbligatorianellesueformeoppressive.La strategia più insidiosa ed efficace pare sia quella di una decisa

appropriazioneerimessaincampodellecategoriestessedell’identità,nonunameracontestazionedelsesso,mal’articolazionedellaconvergenzadidiscorsisessuali multipli nel luogo dell’«identità», per rendere questa categoria, inqualunqueformasipresenti,permanentementeproblematica.

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IV.Iscrizionicorporee,sovversioniperformative«GretaGarbo‘diventavadrag’ogniqualvoltarecitavaunapartealtamenteglamour,ogniqualvoltasi

lasciavaandareosiscioglievadall’abbracciodiunuomo,ogniqualvoltalasciavasemplicementecheilsuocollodivinamenteflessuoso[...]sostenesseilpesodellatestarovesciataall’indietro[...].Com’èsplendidal’artedellarecitazione!Ètuttaunapersonificazione,chesiaveroonoilsessochevista

dietro»ParkerTyler

TheGarboImage,cit.inEstherNewton,MotherCamp

Le categorie del vero sesso, del genere distinto e della sessualità specificahanno rappresentato il punto di riferimento stabile per molta teoria e permoltapoliticafemminista.Questicostruttidell’identitàfunzionanocomepuntidi partenza epistemici da cui emerge la teoria e in base ai quali la politicastessa vienemodellata.Nel caso del femminismo, la politica èmodellata alfinedi esprimere gli interessi e le prospettive delle «donne».Ma esiste unaforma politica delle «donne», per così dire, che precede e prefigural’elaborazionepoliticadei lorointeressiedel loropuntodivistaepistemico?Comevieneconfigurataquesta identità?Si trattadiuna formazionepoliticache assume la morfologia e i confini del corpo sessuato a propria base,superficie o luogo di iscrizione culturale? Che cosa circoscrive quel luogocome«ilcorpofemminile»?«Ilcorpo»o«ilcorposessuato»èilfondamentosicurosucuioperanoilgenereeisistemidellasessualitàobbligatoria?Oppure«ilcorpo»stessoèmodellatodaforzepolitichechehannointeressistrategicinelmantenerequelcorpolegatoecostituitodallemarcaturedelsesso?La distinzione sesso/genere e la stessa categoria di sesso sembrano

presupporre una generalizzazione «del corpo» che preesiste all’acquisizionedelsuosignificatosessuato.Questo«corpo»spessosembraessereunmediumpassivo,chevienesignificatodaun’iscrizionederivantedaunafonteculturalefigurata [figured] come«esterna» a quel corpo.Qualunque teoria del corpoculturalmente costruito, tuttavia, dovrebbe mettere in questione «il corpo»comecostruttodallageneralitàsospetta,quandovienefiguratocomepassivoeantecedentealdiscorso.Taliconcezionihannoprecedenticristianiecartesianiche,primadellanascitadellabiologiavitalisticaottocentesca,intendevano«ilcorpo» come una materia inerte, che non significava nulla o che, piùspecificamente, significava un vuoto profano, una caduta: l’inganno, ilpeccato,l’eternofemmininoelemetaforeprefigurantil’inferno.Nell’operadi

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SartreediBeauvoirsitrovanomoltipassiincui«ilcorpo»èfiguratocomeuna fatticità muta, che anticipa un significato che può venire solo da unacoscienza trascendente, concepita in termini cartesiani come radicalmenteimmateriale. Ma che cosa instaura questo dualismo? Che cosa separa «ilcorpo», come ciò che è indifferente alla significazione, dalla significazione,qualeattodiunacoscienzaradicalmentedisincarnata,omeglio,qualeattochedisincarna radicalmente la coscienza? In che misura questo dualismocartesiano è assunto dalla fenomenologia rielaborata nel quadro dellostrutturalismo,incuiilbinomiomente/corpovieneridescrittoneiterminidelbinomionatura/cultura?Rispetto aldiscorsodi genere, in chemisuraquestidualismi problematici operano ancora nelle descrizioni che dovrebberocondurci fuori da quel binarismo e dalla sua implicita gerarchia? Quantodistintamentevengonodelimitatiicontornidelcorpo,quellabaseosuperficie«dataperscontata»sucuivengonoiscritte lesignificazionidigenere,quellamerafatticitàprivadivalore,precedenteilsignificato?Wittig ci dice che è un a priori epistemico culturalmente specifico a

istituire lanaturalitàdel«sesso».Maperqualienigmatichevie«ilcorpo»èstatoaccettatocomeundatoprimafaciechenonammettealcunagenealogia?Persino nel saggio di Foucault sul tema della genealogia, il corpo vienefigurato come una superficie e come la scena di un’iscrizione culturale: «ilcorpo:superficied’iscrizionedeglieventi»233.Ilcompitodellagenealogia,sostieneFoucault,èdi«mostrareilcorpotutto

impressodistoria».Lafrasecontinuaperòconunriferimentoalloscopodella«storia»(quichiaramenteintesasulmodellofreudianodella«civiltà»),comeciòche«devastailcorpo»234.Forzeeimpulsicondirezionalitàmultiplesonopropriociòche la storiadistruggeepreserva insiemeattraverso l’Entstehung(evento storico) dell’iscrizione. In quanto «volume in perpetuosgretolamento»235, il corpo è sempre sotto assedio, patisce la distruzione dapartedellastoriastessa.Elastoriaècreazionedivaloriesignificatiaoperadiuna pratica significante che richiede l’assoggettamento del corpo. Questadevastazionedelcorpoènecessariaperprodurreilsoggettocheparlaelesuesignificazioni. Si tratta di un corpo, descritto attraverso il lessico dellasuperficieedellaforza,indebolitoattraverso«l’operarecitatasuquestoteatrosenzaluogo»fattadidominio,iscrizioneecreazione236.Questononèilmodusvivendi di un tipo di storia piuttosto che di un’altra, è, per Foucault, «lastoria»237nelsuogestoessenzialeerepressivo.

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Pur scrivendo che «nulla nell’uomo [sic] – nemmeno il suo corpo – èabbastanza saldo per comprendere gli altri uomini [sic] e riconoscersi inessi»238, Foucault sottolinea comunque la costanza dell’iscrizione culturalequale«operarecitata»cheagiscesulcorpo.Selacreazionedeivalori,quellamodalità storica di significazione, richiede la distruzione del corpo, propriocome, nel racconto kafkianoNella colonia penale, lo strumento di torturadistrugge il corpo su cui scrive, allora deve esserci un corpo che precedequell’iscrizione, stabile e identico a se stesso, soggetto a quella distruzionesacrificale. In un certo senso per Foucault, come per Nietzsche, i valoriculturaliemergonocomerisultatodiun’iscrizionesulcorpo,consideratoallastregua di unmedium, addirittura come una pagina bianca: tuttavia perchéquestaiscrizionesignifichi,quellostessomediumdeveesseredistrutto,valeadiretotalmentetransvalutatoinunasferasublimatadivalori.All’internodellospettrometaforico di questa nozione dei valori culturali si trovano la figuradellastoria,qualeimplacabilestrumentodiscrittura,eilcorpo,qualemediumchedeveesseredistruttoetrasfiguratoperchéla«cultura»emerga.Nelsostenerel’ideadiuncorpocheprecedelapropriaiscrizioneculturale,

Foucaultsembrapresupporreunamaterialitàprecedenteallasignificazioneealla forma. Questa distinzione, dato che è essenziale per il compito dellagenealogia,cosìcomelodefinisceFoucault,nonèmaioggetto,asuavolta,diun’indagine genealogica. Talora, nella sua analisi di Herculine, Foucaultaderisce all’idea di una molteplicità pre-discorsiva di forze corporee, cheeromponoallasuperficiedelcorpo,perdisgregarelepraticheregolativedellacoerenza culturale, imposte a quel corpo da un regime di potere concepitocome una vicissitudine della «storia». Se si respinge il presupposto di unaqualche fonte di distruzione, è ancora possibile fornire una descrizionegenealogica della demarcazione del corpo in quanto tale come pratica disignificazione?Questademarcazionenonèintrapresadaunastoriareificataodaunsoggetto.Questamarcaturaèilrisultatodiunastrutturazionediffusaeattiva del campo sociale. Questa pratica di significazione dà origine a unospaziosocialeperedelcorpoall’internodideterminategriglieregolatoriediintelligibilità.PurezzaepericolodiMaryDouglascidicecheicontornistessidel«corpo»

sonostabilitiattraversomarcaturechecercanodiinstaurarespecificicodicidicoerenzaculturale.Ognidiscorso che istituisce i confinidel corpo lavora alfinediinsediareenaturalizzarealcunitabùrelativiailimiti,allepostureeai

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modidiscambioappropriati,chedefinisconociòchecostituisceicorpi:le idee di separazione, purificazione, demarcazione e punizione delle trasgressioni svolgono comefunzioneprincipalequelladisistematizzareun’esperienzadipersédisordinata.Èsolamenteesagerandoladifferenzatraunitoeseparato,sopraesotto,maschioefemmina,conecontrochesicreal’apparenzadell’ordine239.

Anche se Douglas aderisce chiaramente alla distinzione strutturalista trauna natura intrinsecamente trasgressiva e un ordine imposto con mezziculturali, la«sporcizia»dicuiparlapuòessereridescrittacomeunazonaditrasgressioneedisordineculturali.Nell’assumere la struttura inevitabilmentebinaria della distinzione natura/cultura, Douglas non può guardare a unaconfigurazione alternativa della cultura, in cui queste distinzioni diventinomalleabili o proliferino al di là della cornice binaria stessa. Tuttavia, la suaanalisi offre un possibile punto di partenza per comprendere la relazioneattraversolaqualeitabùsocialiistituisconoemantengonoiconfinidelcorpoinquantotale.Lasuaanalisicidicecheciòchecostituisceillimitedelcorponon è mai meramente materiale, ma che la superficie, la pelle, èsistematicamente significata da tabù e da trasgressioni anticipate; in effettinella suaanalisi, iconfinidelcorpodiventano i limitidel sociale in sé.Unarielaborazione poststrutturalista della sua prospettiva potrebbe benissimoconcepire i confini del corpo come i limiti di ciò che è socialmenteegemonico.Indiverseculture,sostieneDouglas,cisonoipoteridellacontaminazionechesonoinerentiallastessastrutturaconcettuale;questipoteripunisconolasimbolicarotturadiciòchedovrebbeessereunitoel’unionediciòchedovrebbeessereseparato.Neconseguechelacontaminazioneèuntipodipericolochenonhaprobabilitàdiverificarsi,aeccezionedelcasoincuisianochiaramentedefinitelelineedistrutturadelcosmoodellasocietà.

Unapersonaresponsabiledicontaminazioneèsempreintorto.Essahaprodottodellecondizioninongiusteosemplicementehavarcatodeiconfinichenonavrebbedovutovarcare,equestosconfinamentoècagionedipericoloperqualcuno240.

SimonWatney, nel suo libroPolicingDesire:AIDS, Pornography and theMedia,haindividuato,inuncertosenso,lacostruzionecontemporaneadella«persona responsabile di contaminazione» in chi ha l’AIDS241. Non solo lamalattia viene figurata come «l’infezione gay»,ma nella reazione isterica eomofobadeimediaallamalattiastessasièpersinodatalacostruzionetatticadi una continuità tra lo statuto contaminato dell’omosessuale, relativoall’attraversamentodiconfinecostituitodall’omosessualità,el’infezionequalespecificamodalitàdicontaminazioneomosessuale.Ilfattochelamalattiasia

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trasmessa attraverso lo scambio di liquidi corporei indica, nei tracciatisensazionalisticideisistemiomofobidisignificazione,ipericolicheiconfinipermeabili del corpopresentanoper l’ordine sociale inquanto tale.Douglasnota che «il corpo è un modello che può valere per qualsiasi sistemacircoscritto: i suoi confini possono servire a raffigurare tutti i confiniminacciatieprecari»242.Eponeunadomandacheavremmopotutoaspettarcida Foucault: «perché i margini del corpo umano si dovrebbero ritenereinvestitiinmodospecialedipoteriedipericoli?»243.Douglascidicechetuttiisistemisocialisonovulnerabiliaimarginieche

dunque tutti i margini vengono considerati pericolosi. Se il corpo è unasineddoche del sistema sociale in sé, o il luogo in cui convergono sistemiaperti, allora qualsiasi tipo di permeabilità non regolamentata costituisce unluogodicontaminazioneepericolo.Datocheilsessoanaleeoraletrauominiistituisce chiaramente alcuni tipi di permeabilità del corpo non sancitidall’ordineegemonico,l’omosessualitàmaschilecostituirebbe,secondoquestaprospettiva egemonica, un luogo di pericolo e contaminazione, precedentealla, e indipendente dalla, presenza culturale dell’AIDS. Analogamente, lostatuto «contaminato» delle lesbiche, indipendentemente dal loro statuto abassorischiorispettoall’AIDS,metteinrilievoipericoliconnessiagliscambitrailorocorpi.Significativamente,essere«fuori»dall’ordineegemonicononsignifica essere «dentro» a uno stato di natura sporco e disordinato.Paradossalmente, l’omosessualità viene quasi sempre concepita, entroun’economia omofobica della significazione, come non civilizzata e nonnaturalealcontempo.La costruzione di contorni stabili del corpo si fonda su luoghi fissi di

permeabilitàeimpermeabilitàdelcorpo.Lepratichesessualiche,incontestiomosessuali ed eterosessuali, aprono alla significazione erotica superfici eorifizi, o ne chiudono altri, reiscrivono effettivamente i confini del corpolungonuovelineeculturali.Ilsessoanaletrauominineèunesempio,comeloèilradicaleri-membramentodelcorponelCorpo lesbicodiWittig.Douglasallude a «un tipo di contaminazione sessuale che rivela la volontà dimantenere intatto il corpo (fisico o sociale)»244, suggerendo che la nozionenaturalizzata «del» corpo sia essa stessa una conseguenza dei tabù cherendonoquelcorpodistintoinvirtùdeipropriconfinistabili.Inoltre,iritidipassaggio che governano i diversi orifizi del corpo presuppongono unacostruzione eterosessuale degli scambi, delle posizioni e delle possibilità

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eroticheconnotatedalpuntodivistadigenere.Laderegolamentazioneditaliscambi rompe dunque proprio i confini che determinano ciò che significaessere un corpo. Di più, l’indagine critica che traccia le pratiche regolativeentro le quali sono costruiti i contorni del corpo, costituisce proprio lagenealogia «del corpo» nella sua separatezza, e potrebbe radicalizzareulteriormentelateoriafoucaultiana245.Significativamente, quando in Poteri dell’orrore Kristeva discute

dell’abiezione, adombra l’uso dell’idea strutturalista di un tabù che tracciaconfini al fine di costruire attraverso l’esclusione un soggetto distinto246.L’«abietto» designa ciò che è stato espulso dal corpo, eliminato comeescremento, reso letteralmente «Altro». Si presenta come un’espulsione dielementi alieni, ma in effetti è l’espulsione a stabilire ciò che è alieno. Lacostruzionedel«nonme»inquantoabiettoistituisceiconfinidelcorpochesonoancheiprimicontornidelsoggetto.ScriveKristeva:

[...]lanauseamifainarcarecontroquellapannadilatteemiseparadallamadreedalpadrechemelapresentano.Questoelemento, segnodel lorodesiderio,«io»non lovoglio,«io»nonnevogliosapere,«io»nonl’assimilo,«io»loespello.Mapoichéquelcibononèun«altro»per«me»chesonosolamentenellorodesiderio,iomiespello,misputo,miabiettonellostessomovimentoconcui«io»pretendodipormi247.

Ilconfinedelcorpocosìcomeladistinzionetrainternoedesternovengonostabiliti attraverso l’espulsione e la transvalutazione di qualcosa cheoriginariamenteerapartedell’identità inunaalteritàcontaminante.Comehaproposto Iris Young utilizzando Kristeva per comprendere il sessismo,l’omofobiaeilrazzismo,ilripudiodeicorpiperviadellorosesso,dellalorosessualitàe/odel lorocolore,èun’«espulsione»seguitadauna«repulsione»,che fondaeconsolida le identitàculturalmenteegemoniche lungogli assididifferenziazione del sesso/razza/sessualità248. Il modo in cui Young siappropria di Kristeva mostra come l’operazione della repulsione possaconsolidarele«identità»fondatesull’istituzionedell’«Altro»odiunaseriedi«Altri/e»attraversol’esclusioneeildominio.Ciòchecostituisce,attraversoladivisione, imondi «interni» ed «esterni» del soggetto, è una frontiera e unconfinemantenuti solo debolmente al fine della regolazione e del controllosociale. Il confine tra l’interno e l’esterno viene confuso da quei passaggiescretori in cui l’interno effettivamente diviene esterno e tale funzioneescretoria diventa, per così dire, ilmodello in base al quale si compiono le

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altreformedidifferenziazionedell’identità.Ineffetti,questoèilmodoincuigli/leAltri/e diventanomerda.Perché imondi interni ed esterni rimanganoassolutamente distinti, l’intera superficie del corpo dovrebbe raggiungereun’impossibileimpermeabilità.Lasigillaturadellesuesuperficicostituirebbeil confine ininterrotto del soggetto; ma questa chiusura verrebbe fattaimmancabilmenteesploderepropriodallasporciziaescretoriachepaventa.Pur essendo metafore interessanti, le distinzioni spaziali di interno ed

esternorimangonoterminilinguisticichefavorisconoearticolanounaseriedifantasie, temute e desiderate. «Interno» ed «esterno» hanno senso solo inriferimento a un confine di mediazione che aspira alla stabilità. E questastabilità,questacoerenza,èingranpartedeterminatadaordiniculturalichesancisconoilsoggettoegliimpongonodidifferenziarsidall’abietto.«Interno»ed «esterno» costituiscono dunque la distinzione binaria che stabilizza econsolida il soggetto coerente. Quando quel soggetto viene messo inquestione, il significato e la necessità dei termini sono soggetti a unadislocazione.Seil«mondointeriore»nondesignapiùuntopos,alloralafissitàinterna del sé e addirittura la localizzazione interna dell’identità di generediventanoanalogamentesospette.Ilproblemacriticononè‘comequell’identitàè stata interiorizzata?’, come se l’interiorizzazione fosse un processo o unmeccanismoricostruibileinmododescrittivo.Piuttostoladomandadaporreè: a partire da quale posizione strategica nel discorso pubblico, e per qualiragioni, la figura dell’interiorità e l’opposizione binaria disgiuntivainterno/esterno si sono consolidate? Entro quale linguaggio lo «spaziointeriore» trova la sua figurazione? Di che tipo di figurazione si tratta, eattraverso quale figura del corpo viene significata? In che modo un corporaffigurainsuperficiel’invisibilitàdellasuaprofonditànascosta?Dall’interioritàaiperformatividigenere

In Sorvegliare e punire Foucault mette in questione il linguaggiodell’interiorizzazione, in quanto opera al servizio del regime disciplinare diassoggettamentoesoggettivazionedeicriminali249.Puravendocriticato,nellaStoria della sessualità, ciò che considerava la credenza psicoanalitica in unaverità «interiore» del sesso, Foucault si rivolge a una critica della dottrinadell’interiorizzazione per scopi diversi, nel quadro della sua storia dellacriminologia.Inuncertosenso,Sorvegliareepunirepuòesserelettocomeiltentativo di Foucault di riscrivere, sul modello dell’iscrizione, la dottrina

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nietzscheanadell’interiorizzazionepresentenellaGenealogiadellamorale.Perquanto riguarda i detenuti e le detenute, scrive Foucault, la strategia non èconsistitanell’imporrelorodireprimereiloroveriepropriessenza,necessità,stile. Tale legge non viene letteralmente interiorizzata,ma incorporata, cosìche vengono prodotti dei corpi che la significano sul corpo e attraverso diesso; la legge simanifestaquale l’essenzadel loro sé,comesignificatodellaloroanimaedellalorocoscienza,comeleggedellorodesiderio.Ineffetti,lalegge è insieme pienamente manifesta e pienamente latente, perché nonappare mai come esterna ai corpi che assoggetta e soggettivizza. ScriveFoucault:

Nonbisognerebbedirechel’animaèun’illusioneouneffettoideologico:macheesiste,chehaunarealtà, che viene prodotta in permanenza, intorno,alla superficie, all’interno del corpo, mediante ilfunzionamentodiunpoterechesiesercitasucolorochevengonopuniti250.

La figura dell’anima interiore, concepita come qualcosa che sta«all’interno»delcorpo,vienesignificataattraversolasuaiscrizionesulcorpo,sebbene la suamodalità primaria di significazione avvenga attraverso la suastessa assenza, la sua potente invisibilità. L’effetto di uno spazio interiorestrutturante viene prodotto attraverso la significazione di un corpo qualerecintovitaleesacro.L’animaèpropriociòchemancaalcorpo;cosìdunqueil corpo si presenta come una mancanza significante. La mancanza che ilcorpo è significa l’anima come ciò che non puòmostrarsi. In questo senso,dunque, l’anima è una significazione di superficie, che contesta e disloca ladistinzione interno/esterno,una figuradello spaziopsichico interiore iscrittosulcorpoqualesignificazionesocialecherinunciaperpetuamenteasestessain quanto tale. In termini foucaultiani, l’animanon è imprigionata dal o nelcorpo,comesuggerirebbeuncertoimmaginariocristiano,ma«l’anima[è]laprigionedelcorpo»251.Laridescrizionedeiprocessi intrapsichicinei terminidiunapoliticadella

superficie del corpo implica come corollario la ridescrizione del genere inquantoproduzionedisciplinaredellefiguredifantasiaattraversoilgiocodellapresenzaedell’assenzasullasuperficiedelcorpo,attraversolacostruzionedelcorpo connotato dal punto di vista del genere, per mezzo di una serie diesclusionienegazioni,diassenzesignificanti.Machecosadeterminailtestomanifestoelatentedelcorpopolitico?Qualèlaleggedidivietochegeneralastilizzazione corporea del genere, la figurazione fantastica e fantasticata del

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corpo? Abbiamo già considerato il tabù dell’incesto e il precedente tabùdell’omosessualitàqualimomentigeneratividell’identitàdigenere, inquantodivieticheproduconol’identitàsecondolegriglieculturalmenteintelligibilidiun’eterosessualità idealizzata e obbligatoria. La produzione disciplinare delgenereprovocaunafalsastabilizzazioneaifinidellacostruzioneeterosessualee della regolazione della sessualità all’interno della sfera riproduttiva. Lacostruzionedellacoerenzaoccultalediscontinuitàdigenerechedilaganoneicontesti eterosessuali, bisessuali, gay e lesbici, dove il genere nonnecessariamente deriva dal sesso e dove il desiderio, o la sessualità ingenerale,nonsembranoderivaredalgenere,doveperdipiùnessunadiquestedimensionidicorporeitàsignificativasiesprimeosi riflettereciprocamente.Quandoladisorganizzazioneeladisaggregazionedellasferadeicorpirompela finzione regolativa della coerenza eterosessuale, allora sembra che ilmodello espressivo perda la sua forza descrittiva. Quell’ideale regolativo sirivela una norma e una finzione che maschera se stessa, quale legge dellosviluppocheregolalasferasessualecheintendedescrivere.Secondo laconcezionedell’identificazionequale fantasiao incorporazione

sancita, tuttavia, è chiaro che la coerenza è qualcosa che si desidera, che siauspica, si idealizza, e che questa idealizzazione è l’effetto di unasignificazione del corpo. In altre parole, gli atti, i gesti e il desiderioproducono l’effettodiunnucleoodiunasostanza interna,ma loproduconosulla superficie del corpo, attraverso il gioco di assenze significanti chesuggeriscono,manon rivelanomai, il principioorganizzatoredell’identità inquanto causa. Questi atti, gesti, realizzazioni, generalmente costruiti, sonoperformativi nel senso che l’essenza o l’identità che altrimenti intendonoesprimeresonomontaturefabbricateemantenuteattraversosegnidelcorpoealtristrumentidiscorsivi.Ilfattocheilcorpoconnotatodalpuntodivistadelgeneresiaperformativoindicachenonhaunostatutoontologicoaldi làdeidiversiattichenecostituiscono larealtà.Questo indicaancheche,sequellarealtàèfabbricatainquantoessenzainteriore,quellainterioritàèuneffettoeuna funzione di un discorso nettamente pubblico e sociale, la regolazionepubblica della fantasia attraverso una politica della superficie del corpo, ilcontrollo del confine del genere che differenzia l’interno dall’esterno,istituendocosì l’«integrità»delsoggetto. Inaltreparole,attiegesti,desideriarticolatiedesideriattuaticreanol’illusionediunnucleodigenereinterioreeorganizzatore, un’illusione che viene mantenuta discorsivamente per la

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regolazione della sessualità nella cornice obbligatoria dell’eterosessualitàriproduttiva. Se la «causa» del desiderio, del gesto e dell’atto può esseresituataall’internodel«sé»dell’attore/trice,alloraleregolazionipoliticheelepratiche disciplinari, che producono quel genere apparentemente coerente,vengono effettivamente sottratte alla vista. La dislocazione di un’originepolitica e discorsiva dell’identità di genere verso un «nucleo» psicologicoprecludeun’analisidellacostituzionepoliticadelsoggettoconnotatodalpuntodi vista del genere e delle relative nozioni fabbricate riguardo all’interioritàineffabiledelsuosessoodellasuaveraidentità.Selaveritàinterioredelgenereèunafabbricazioneeseunverogenereè

unafantasiaistituitaeiscrittasullasuperficiedeicorpi,allorasembraproprioche i generi nonpossanoesserenéveri né falsi,mache siano soloprodottiqualieffettidiveritàdiundiscorsodell’identitàstabileprimaria.NelsuolibroMotherCamp:FemaleImpersonatorsinAmerica,l’antropologaEstherNewtonci dice che la struttura dell’impersonificazione rivela uno dei meccanismichiavedifabbricazioneconcuiha luogolacostruzionesocialedelgenere252.Iovorreisuggerirecheancheildragsovvertecompletamenteladistinzionetraspaziopsichicointernoedesternoechefailversoalmodelloespressivodelgenereeallanozionediunaveraidentitàdigenere.ScriveNewton:[...] nelle sue forme più complesse, [il drag] è una doppia inversione che dice «l’apparenza èun’illusione».Ildragdice[ècuriosalapersonificazionechenefaNewton]«ilmioaspetto‘esteriore’èalfemminile, ma la mia essenza ‘interiore’ [il corpo] è al maschile». Allo stesso tempo è simbolodell’inversioneopposta:«ilmioaspetto‘esteriore’[ilmiocorpo,ilmiogenere]èalmaschile,malamiaessenza‘interiore’[ilmiosé]èalfemminile»253.

Ledueasserzionidiveritàsicontraddiconoreciprocamenteecosìfacendodislocanol’interaattuazionedellesignificazionidigenererispettoaldiscorsodellaveritàedellafalsità.La nozione di un’identità di genere originaria o primaria viene spesso

parodiatanellepraticheculturalideldrag,neltravestimentodigenereenellastilizzazione sessuale delle identità butch/femme. Nella teoria femministaqueste identitàparodichesonostateconsideratedegradantiper ledonne,nelcasodel drag edel travestimentodi genere, oppure comeun’appropriazioneacritica, dall’interno della pratica eterosessuale, della stereotipizzazione deiruolisessuali,inparticolarenelcasodelleidentitàlesbichebutch/femme.Mala relazione tra l’«imitazione» e l’«originale» è, credo, più complessa diquantoquestacritica siageneralmentedispostaadammettere.Pergiunta,ci

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offreunindiziopercapirecomepotrebbeesserereinquadratalarelazionetral’identificazioneprimaria,valeadireisignificatioriginariattribuitialgenere,e la successiva esperienza di genere. La performance del drag gioca sulladistinzione tra l’anatomia di chi compie la performance e il genere oggettodella performance. Ma in realtà siamo in presenza di tre dimensionicontingentidicorporeitàsignificativa:ilsessoanatomico,l’identitàdigenereelaperformancedigenere.Se l’anatomiadichicompie laperformanceègiàdistintadalsuogenereedentrambisonodistintidalgeneredellaperformance,allora la performance indica una dissonanza non solo tra il sesso e laperformance,maanchetrailsessoeilgenereetrailgenereelaperformance.Ildrag,cosìcomecreaun’immagineunificatadella«donna»(cosachevienespessocontestata),rivelaancheladistintivitàdiquegliaspettidell’esperienzaconnotatadalpuntodivistadelgenerechevengonofalsamentenaturalizzaticome un’unità attraverso la finzione regolativa della coerenza eterosessuale.Nell’imitare il genere, il drag rivela implicitamente la struttura imitativa delgenere stesso, nonché la sua contingenza. Per giunta, parte del piacere, lavertiginedellaperformancestanelriconoscimentodiunaradicalecontingenzanellarelazionetrasessoegenereafrontediconfigurazioniculturalidiunitàcausali, che vengono regolarmente considerate come naturali e necessarie.Invece della legge della coerenza eterosessuale assistiamo alladenaturalizzazionedisessoegenereattraversounaperformancechenenegala separatezzae chemette in scena ilmeccanismoculturaledella lorounitàfabbricata.L’ideadiparodiadigenerechesostengoquinonpresupponechecisiaun

originalechevieneimitatodaquesteidentitàparodiche.Ineffettilaparodiaèdavveroquelladellanozionediunoriginale;comelanozionepsicoanaliticadiidentificazione di genere è costituita dalla fantasia di una fantasia, latrasfigurazione di un Altro che è già sempre una «figura» in questo sensoduplice, così la parodia di genere rivela che l’identità originale su cui simodella il genere èun’imitazione senzaun’origine.Per esserepiùprecisa: èunaproduzionecheineffetti,valeadire,neisuoieffetti,assumelaposturadiun’imitazione.Questadislocazioneperpetuacostituisceunafluiditàdiidentitàche indica un’apertura alla risignificazione e ricontestualizzazione; laproliferazione parodica priva la cultura egemonica e chi la critica dellapossibilità di rivendicare identità di genere naturalizzate o essenzialiste. Isignificatidigenereassuntiinquestistiliparodici,anchesesonochiaramente

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partediunaculturaegemonicaemisogina,sonocomunquedenaturalizzatiemobilitati attraverso la loro ricontestualizzazione parodica. In quantoimitazionicheeffettivamentedislocanoilsignificatodell’originale, imitanoilmito dell’originalità stessa. Al posto di un’identificazione originaria, chefunziona come una causa determinante, l’identità di genere potrebbe esserericoncettualizzata come storia personale/culturale di significati acquisiti,soggettiaunaseriedipraticheimitative,cherimandanolateralmenteadaltreimitazionieche,congiuntamente,costruiscono l’illusionediunséconnotatodalpuntodivistadelgenereprimarioeinterioreoparodianoilmeccanismoditalecostruzione.Secondo il saggio di Fredric Jameson, Postmodernism and Consumer

Society(Ilpostmodernoelasocietàdeiconsumi),l’imitazionechefailversoallanozionedioriginaleècaratteristicadelpastichepiùchedellaparodia:

Ilpasticheè,comelaparodia, l’imitazionediunostilepeculiareounico, l’indossareunamascherastilistica,parlare inuna linguamorta:maèunapraticaneutraledi imitazionesenza l’ulterioremotivodella parodia, senza l’impulso satirico, senza il riso, senza quel sentimento ancora latente che ci siaqualcosadinormalerispettoalqualeciòchevieneimitatoèalquantocomico.Ilpasticheèunaparodiavuota,unaparodiachehapersoilsuohumor254.

La perdita del senso del «normale», tuttavia, può essere a sua voltal’occasione che suscita il riso, specialmente quando «il normale»,«l’originale»,si rivelaessereunacopiae immancabilmenteunacopiafallita,unidealechenessuno/apuòincarnare.Inquestosensoilrisoemergequandosicapiscechecomunquel’originaleèderivato.Laparodiadipersénonèsovversiva,ecideveessereunmodopercapire

che cosa rende certi tipi di ripetizione parodica effettivamente dirompenti,veramente disturbanti, e quali ripetizioni vengono invece addomesticate erimesse in circolo come strumenti di egemonia culturale. Chiaramente nonbastaproporreunatipologiadiazioni,perchéladislocazioneparodica,dipiù,ilrisoparodico,dipendedauncontestoedaunaricezione,chefavorisconoleconfusioni sovversive. Quale performance invertirà la distinzioneinterno/esterno e darà impulso a un radicale ripensamento dei presuppostipsicologici dell’identità di genere e della sessualità? E dove lo farà? Qualeperformancedaràimpulsoaunariconsiderazionedelpostoedellastabilitàdelmaschile e del femminile? E dove lo farà? Quale tipo di performance digeneremetteràinattoeriveleràlaperformativitàdelgenerestessoinmododa

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destabilizzarelecategorienaturalizzatedell’identitàedeldesiderio?

Seilcorpononèun«essere»,maunconfinevariabile,unasuperficielacuipermeabilitàèregolatapoliticamente,unapraticadisignificazioneall’internodel campo della cultura fatto di gerarchia di genere ed eterosessualitàobbligatoria, allora quale linguaggio ci resta per comprendere questaattuazione corporea, il genere, che costituisce la propria significazione«interiore» sulla sua superficie? Sartre avrebbe forse definito questo attocome«unostiledell’essere»,Foucaultcomeuna«stilisticadell’esistenza».InunamiaprecedenteletturadiBeauvoiricorpiconnotatidalpuntodivistadelgeneresonoaltrettanti«stilidellacarne».Questistilinonsonomaidel tuttoauto-stilizzati,perchéglistilihannounastoriaequestestorienecondizionanoe limitano le possibilità. Si consideri il genere, per esempio, comeuno stilecorporeo,un«atto»,percosìdire,cheèintenzionaleeperformativo,laddoveil termine «performativo» indica una costruzione spettacolare e contingentedelsignificato.Wittigconcepisceilgenerecomel’operaredel«sesso», laddove«sesso»è

un’ingiunzioneobbligatoria rivoltaalcorpoadiventareunsegnoculturale,amaterializzaresestessoobbedendoaunapossibilitàstoricamentedelimitataeafarlo,nonunaoduevolte,mainunprogettoaccettatoeripetutodelcorpo.La nozione di «progetto», tuttavia, suggerisce la forza originaria di unavolontà radicale, e siccome il genere è un progetto che ha come fine lasopravvivenza culturale, il termine strategia è più adeguato a indicare lacondizionedicoercizioneincuiavvienesempreevariamentelaperformancedelgenere.Perciò, inquantostrategiadi sopravvivenzaall’internodisistemiobbligatori, il genere è unaperformance cheha conseguenze evidentementepunitive. Generi distinti sono parte di ciò che «rende umani» gli individuinella cultura contemporanea; in effetti, puniamo regolarmente chimanca alproprio dovere di genere. Dato che non c’è né un’«essenza» che il genereesprimaoesteriorizzi,néunidealeoggettivocuiilgenereaspiri,edatocheilgenere non è un fatto, sono i vari atti del genere a creare l’idea stessa delgenere e senza quegli atti non ci sarebbe genere. Il genere è, dunque, unacostruzione che regolarmente occulta la propria genesi; il tacito accordocollettivo, che riguarda la performance, la produzione e ilmantenimento digeneridistintiepolarizzatiqualifinzioniculturali,èoscuratodallacredibilitàdi tali produzioni, e dalle punizioni che conseguono se non si acconsente a

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crederci;lacostruzioneci«impone»dicrederenellasuanecessitàenaturalità.Lepossibilitàstorichematerializzateattraversodiversistilicorporeinonsonoaltro che quelle finzioni culturali regolamentate in senso punitivo, oraincarnateeoradeviatesottocoercizione.Sipensichelasedimentazionedellenormedigenereproduceilfenomeno

peculiarediun«sessonaturale»odiuna«donnavera»odiqualunquealtrafinzione sociale prevalente, che impone di essere rispettata, e si pensi chequesta è una sedimentazione che nel tempo ha prodotto una serie di stilicorporeiche,informareificata,appaionocomelaconfigurazionenaturaledeicorpi in sessi, cheesistono inuna reciproca relazionebinaria.Sequesti stilisonomessi in atto, e se producono soggetti coerenti dal punto di vista delgenere, nella postura di ciò che li origina, quale tipo di performance potràrivelarechequestacausaapparenteèuneffetto?In che senso, allora, il genere è un atto? Come in altre messe in scena

sociali rituali, l’azione del genere richiede una performance che è ripetuta.Questa ripetizione è allo stesso tempoun riattuare eun rifare esperienzadiuna serie di significati già istituiti socialmente; è la forma corrente eritualizzatadella loro legittimazione255. Per quanto ci siano corpi individualiche attuano queste significazioni divenendo stilizzati secondo modalità digenere, questa «azione» è un’azione pubblica. Sono azioni che hanno unadimensione temporale e collettiva, e il loro carattere pubblico non èirrilevante; in effetti la performance è realizzata allo scopo strategico dimantenere ilgenereall’internodiquestacornicebinaria,unoscopochenonpuòessereattribuitoaunsoggetto,mache,anzi,vaintesocomeciòchefondae consolida il soggetto. Il genere non dovrebbe essere costruito comeun’identità stabile o come la sede della capacità di agire da cui conseguonovari atti; piuttosto, il genere è un’identità costituita debolmente nel tempo,istituita in uno spazio esteriore attraverso una ripetizione stilizzata di atti.L’effetto del genere viene prodotto attraverso la stilizzazione del corpo e,perciò,deveessereintesocomeilmodopiùcomuneattraversoilqualegestidelcorpo,movimentiestilidivario tipocostituisconol’illusionediunsédigenere costante.Questa formulazione sposta radicalmente la concezione delgenere da un modello sostanziale dell’identità a uno che richiede unaconcezionedelgenerecometemporalitàsocialecostituita.Significativamente,se il genere viene istituito attraverso atti che sono internamentediscontinui,allora l’apparenza della sostanza è proprio questo, un’identità costruita, una

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realizzazione performativa che il pubblico sociale più comune, compresi glistessiattorieattrici,arrivaacredereeamettereinattonellamodalitàdellacredenza.Ilgenereèancheunanormachenonpuòmaiessereinteriorizzata;«l’interno»èunasignificazionedisuperficieelenormedigenereindefinitivasonofantasmatiche,impossibilidaincarnare.Seilfondamentodell’identitàdigenere è la ripetizione stilizzata di atti nel tempo e non un’identitàapparentemente ininterrotta, allora la metafora spaziale del «fondamento»verrà dislocata e svelata quale configurazione stilizzata, di più, come unacorporeizzazionedi genere del tempo. Il sé costante connotato dal punto divista del genere si mostrerà allora essere strutturato da atti ripetuti checercanodiapprossimarsiall’idealediunfondamentosostanzialedell’identità,mache,nellalorooccasionalediscontinuità,rivelanol’infondatezzatemporalee contingente di questo «fondamento».Le possibilità di una trasformazionedel genere vanno rinvenute proprio nella relazione arbitraria tra questi atti,nella possibilità di un fallimento della ripetizione, una de-formità o unaripetizioneparodicachemette inevidenza l’effetto fantasmaticodell’identitàcostantequalecostruzionepoliticamentelabile.Seperògliattributidigenerenonsonoespressivimaperformativi,allora

questi attributi effettivamente costituiscono l’identità che si presumeesprimano o rivelino. La distinzione tra espressione e performatività ècruciale.Segliattributiegliattidigenere,ovveroivarimodiincuiuncorpomostraoproducelapropriasignificazioneculturale,sonoperformativi,alloranonc’èalcunaidentitàpre-esistente,inbaseallaqualeunattoounattributopotrebbeesseremisurato;noncisarebberoattidigenereveriofalsi, realiodistorti,eilpostulatodiunaveraidentitàdigeneresirivelerebbeunafinzioneregolativa. Il fatto che la realtà di genere sia creata attraverso performancesocialiaccettateculturalmentesignificacheanchelenozionistessediunsessoessenzialeediunamascolinitàofemminilitàveraocostante sonocostituitecomepartedellastrategiacheoccultailcarattereperformativodelgenereelepossibilitàperformativedifarproliferareconfigurazionidigenerealdifuoridelle cornici restrittive del dominio maschilista e dell’eterosessualitàobbligatoria.I generi non possono essere né veri né falsi, né reali né apparenti, né

originali né derivati. In quanto portatori credibili di tali attributi, tuttavia, igeneripossonoancheessereresicompletamenteeradicalmenteincredibili.157Questaparte,LapoliticadelcorpodiJuliaKristeva,èstatapubblicataoriginariamentesullarivista

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«Hypatia»,nelnumeromonograficodedicatoallafilosofiafemministafrancese,III,1989,3,pp.104-118.158J.Kristeva,Revolution in Poetic Language (1974),ColumbiaU.P.,NewYork 1984, p. 132 [cfr.trad.it.,Larivoluzionedellinguaggiopoetico,Marsilio,Venezia1979].159Ivi,p.25.160J.Kristeva,DesireinLanguage.ASemioticApproachtoLiteratureandArt,(acuradiL.Roudiez)ColumbiaU.P.,NewYork1980,p.135[iltestoinglesecuifariferimentoButlerpresentaunasceltadisaggi, alcuni dei quali sono tradotti in italiano in Semeiotiké: ricerche per una semanalisi (1969),Feltrinelli,Milano1978ealtri inMateriae senso:pratiche significanti e teoriadel linguaggio (1977),Einaudi, Torino 1980. Questa specifica citazione è però da Ead.,Da un’identità all’altra (1977), inMateriaesenso,cit.,pp.154-181[164](N.d.T.)].161Ivi,p.167.162Ivi,p.166.163Ivi,p.168.164Ivi,p.169(corsivodiJ.Kristeva).165Ead.,LamaternitàinGiovanniBellini(1977),in«DonnaWomanFemme»,1978,6/7,pp.113-142[119].166Ivi,pp.119-120(corsivodiJ.Kristeva).167Ivi,p.120.Perun’analisiestremamenteinteressantedellemetaforeriproduttivecomedescrizionidelprocesso della creatività poetica, cfr.W.Owen,ARiddle in Nine Syllables: Female Creativity in thePoetryofSylviaPlath,tesididottorato,YaleUniversity,DepartmentofEnglish,1985.168Kristeva,LamaternitàinGiovanniBellini,cit.,p.119.169Ibidem.170TheTrafficinWomen:NotesonthePoliticalEconomyofSex,inR.R.Reiter(acuradi),TowardanAnthropologyofWomen,MonthlyReviewPress,NewYork1975,pp.157-210[182](vedisupra,cap.2n.4).171Cfr. quanto scrive Platone nelSimposio a proposito della «fecondità propria del nostro spirito»(209a),affermandochesitrattadiunaspecificacapacitàdelpoeta.Quindilecreazionipoetichesonointesecomedesideriosublimatodiriproduzione.172M.Foucault,Lavolontàdisapere(1976),Feltrinelli,Milano1997,p.137.173HerculineBarbindettaAlexinaB.Unastranaconfessione:memoriediunermafroditopresentatedaMichel Foucault (1978), Einaudi, Torino 1979. Trad. ingl. Herculine Barbin, Being the RecentlyDiscoveredMemoriesofaNineteenthCenturyHermaphrodite,Colophon,NewYork1980[iriferimentidiButlerapagineconnumeriromanisonoallaprefazionediFoucaultcontenutanell’edizioneingleseenonpresenteneltestofrancesedipartenza,nénell’edizioneitaliana(N.d.T.)].174Ivi,p.XIII.

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175«[...] la nozione di ‘sesso’ ha permesso di raggruppare in un’unità artificiale elementi anatomici,funzioni biologiche, comportamenti, sensazioni, piaceri, ed ha permesso di far funzionare quest’unitàfittiziacomeprincipiocausale[...]»(Id.,Lavolontàdisapere,cit.,p.137,vedisupra,paragrafoI,perlacitazionediquestopassaggio).176Ivi,p.138(corsivodiJ.Butler).177HerculineBarbin,cit.,p.XIII.178Id.,Lavolontàdisapere,cit.,pp.32-33.179HerculineBarbin,cit.,p.XIV.180Unastranaconfessione,cit.,p.86.181Ivi,p.VII.182Ivi,p.43.183Sceltasessuale,attosessuale:intervistaaMichelFoucault(1983),acuradiJ.O’Higgins,inR.eP.Boyers(acuradi),Omosessualità,Feltrinelli,Milano1984,pp.24-39[28].184M.Foucault,Leparoleelecose.Un’archeologiadellescienzeumane(1966),Rizzoli,Milano1998,p.5.185Io,PierreRivière,avendosgozzatomiamadre,miasorella... :uncasodiparricidionelXIXsecolo(1973),acuradiM.Foucault,Einaudi,Torino1991.186 J.Derrida,Dall’economia ristretta all’economia generale. Un hegelismo senza riserve, in Id., Lascritturaeladifferenza(1967),Einaudi,Torino2002,pp.325-358.187H.Cixous,IlrisodellaMedusa(1975),inR.Baccolinietal.(acuradi),Critichefemministeeteorieletterarie,CLUEB,Bologna1997,pp.221-245.188Unastranaconfessione,cit.,p.88.189Ivi,p.19.190Ivi,p.60.191Ivi,p.3.192Ivi,p.4.193Ibidem.194Ivi,p.89.195Ivi,p.91.196Ivi,p.89.197Ivi,p.58.198Ivi,p.66.199Ivi,p.89.200CitatoinA.Fausto-Sterling,LifeintheXYCorral,in«Women’sStudiesInternationalForum»,XII,

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1989,3,numeromonograficointitolatoFeminismandScience:inMemoryofRuthBleier,acuradiS.V.Rosser, pp. 319-331 [328].Nell’articolo vengono citati ancheD.C.Page et al.,The Sex-DeterminingRegionoftheHumanYChromosomeEncodesaFingerProtein,in«Cell»,1987,51,pp.1091-1104edE.Reicher,L.Washburn,GeneticControlofPrimarySexDeterminationinMice,in«AnnualReviewofGenetics»,1986,20,pp.327-360.201Fausto-Sterling,LifeintheXYCorral,cit.,p.328.202Ivi,p.325.203Ivi,pp.323-324.204Wittignotache«l’ingleserispettoalfrancesehalareputazionedinonaverequasiilgenere,mentreilfrancesepassaperunalinguadalleforticonnotazionidigenere.Èverochearigorditerminil’inglesenon applica lamarcatura di genere agli oggetti inanimati, alle cose o agli esseri non umani.Ma perquantoriguardalecategoriedellapersonaentrambelelinguesonoportatricidelgenereinegualmisura»(TheMarkofGender,in«FeministIssues»,V,1985,2,pp.3-12[3],ripubblicatoancheinTheStraightMindandOtherEssays,BeaconPress,Boston1992,pp.76-89;vediinfra,n.72).205Anche se la stessaWittig non propone questa argomentazione, la sua teoria potrebbe dare contodellaviolenzaattuatacontroisoggettisessuati(donne,personelesbiche,gay,perelencarnesoloalcuni)come imposizione violenta di una categoria costruita con la violenza. In altre parole, i reati sessualiriducono effettivamente questi corpi al loro «sesso», riaffermando in questomodo e imponendo unariduzionedellacategoriastessa.Datocheildiscorsononsilimitaallascritturaoallaparola,maèancheun’azione sociale, per di più violenta, dovremmo intendere anche lo stupro, la violenza sessuale e ipestaggidellepersonequeercomelacategoriadelsessoinazione.206M.Wittig,OneisNotBornaWoman,in«FeministIssues»,I,1981,2,pp.47-54[53].ContenutoancheinTheStraightMindandOtherEssays,cit.,pp.9-20;vediinfra,n.72.207Ivi,p.17.208Ead.,TheMarkofGender,cit.,p.4.209Ead.,TheStraightMind,in«Feminist Issues», I,1980,1,pp.103-111[105](contenutoanche inTheStraightMindandOtherEssays,cit.,pp.21-32);vediinfra,n.72.210Ivi,p.107.211Ivi,p.106.212Ead.,TheMarkofGender,cit.,p.4.213Ivi,p.5.214Ibidem.215Ibidem.216Ibidem.217Ibidem.218M.Wittig,Paradigm,inE.Marx,G.Stambolian(acuradi),HomosexualitiesandFrenchLiterature:CulturalContexts,CriticalTexts,CornellU.P.,Ithaca1979,pp.114-121[119].Siconsideri,comunque,

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la radicaledifferenza tra l’accettazionedell’usodel linguaggiochevalorizza il soggettoparlantecomeautonomoeuniversale e lo sforzonietzscheanodiDeleuzedi collocare l’Io parlante comecentrodelpoterelinguistico.Sebbeneentrambisianocriticineiconfrontidellapsicoanalisi,lacriticacheDeleuzefaalsoggettoricorrendoallavolontàdipotenzamantienestrettiparalleliconladislocazionedelsoggettoparlantepressoilsemiotico/inconsciocheavvieneneldiscorsopsicoanaliticolacanianoepost-lacaniano.Per Wittig, sembra che la sessualità e il desiderio siano articolazioni auto-determinate del soggettoindividuale,laddovesiaperDeleuzesiaperisuoiavversaripsicoanalitici,ildesideriocollocaedecentranecessariamente il soggetto.«Lungidalpresupporreunsoggetto», sostieneDeleuze,«ildesideriononpuòessereraggiuntosenonnelpuntoincuiqualcunoèprivatodelpoteredidire«io»»,G.Deleuze,C.Parnet,Dialogues,ColumbiaU.P.,NewYork1987,p.89.219IndiverseoccasioniWittigriconoscediavertrattoquestoconcettodall’operadiMichailBachtin.220M.Wittig,TheTrojanHorse, in«Feminist Issues», IV,1984, 2, pp. 45-49 [47].Cfr. ancheTheStraightMindandOtherEssays,cit.,pp.68-75,evediinfra,n.72.221Cfr.Ead.,ThePointofView:UniversalorParticular?,in«FeministIssues»,III,1983,2,pp.63-69.Cfr.ancheTheStraightMindandOtherEssays,cit.,pp.59-67;vediinfra,n.72.222Ead.,TheTrojanHorse,cit.223Ead.,TheSiteofAction,inL.Oppenheimer(acuradi),ThreeDecadesoftheFrenchNewNovel,UniversityofIllinoisPress,Urbana1986.Cfr.ancheTheStraightMindandOtherEssays,cit.,pp.90-100,einfra,n.72.224Cfr.Ead.,TheTrojanHorse,cit.,p.48.225Cfr.Ead.,TheSiteofAction, cit.,p.135. Inquesto saggio,Wittigdistingue traun«primo»eun«secondo» contratto all’interno della società: il primo è quello della reciprocità radicale tra soggettiparlantichesiscambianoparoleche«garantisconocheillinguaggiosiaatotaleedesclusivadisposizionedichiunque»(p.135);ilsecondocontrattoèquellonelqualeleparoleoperanoperesercitareunaforzadi dominio sugli/lle altri/e, di fatto, per privare gli/le altri/e del diritto e della capacità sociale dilinguaggio.Inquestaformadegradatadireciprocità,scriveWittig,lastessaindividualitàècancellatadalfattodiessereinterpellatainunlinguaggioilqualeprecludechechiascoltasiaanchepotenzialmentechiparla.Wittigconcludeilsaggioconleseguentiparole:«ilparadisodelcontrattosocialeesistesoltantoinletteratura,doveitropismi,conlaloroviolenza,sonoingradodiriportarequalsiasiriduzionedell’‘io’auncomunedenominatore,dilacerareiltessutostrettamentematerialedeiluoghicomuni,ediprevenirecontinuamentelaloroorganizzazioneinunsistemadisignificatoobbligatorio»(p.139).226Ead.,LesGuérillères(1969),Avon,NewYork1973(originariamentepubblicatoinfranceseconlostessotitolo).227Ead.,TheMarkofGender,cit.,p.9.228 InOn the Social Contract, un intervento presentato alla ColumbiaUniversity nel 1987 (cfr.TheStraight Mind and Other Essays,cit., pp. 33-45), Wittig situa la sua stessa teoria di un contrattolinguisticoprimarioneiterminidellateoriarousseauvianadelcontrattosociale.Sebbenenonsiaesplicitaa questo riguardo, sembra intenda il contratto pre-sociale (pre-eterosessuale) come un’unità dellavolontà,valeadire,comeunavolontàgeneralenelsensoromanticodiRousseau.Peruninteressanteusodi questa teoria, cfr. T. de Lauretis, Sexual Indifference and Lesbian Representation, in «Theatre

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Journal», XL, 1988, 2, pp. 155-177 e Ead., The Female Body and Heterosexual Presumption, in«Semiotica»,1987,3-4,pp.259-279.229Wittig,OntheSocialContract,cit.230Cfr.Ead.,TheStraightMind,cit.eOneisNotBornaWoman,cit.231Ead.,OntheSocialContract,cit.,pp.40-41.232Ead.,TheStraightMind,cit.eOntheSocialContract,cit.233M.Foucault,Nietzsche,lagenealogia,lastoria(1971),inIldiscorso,lastoria,laverità.Interventi1969-1984,Einaudi,Torino2001,pp.43-64[50].234Ibidem.235Ibidem.236Ivi,p.52237Ivi,p.50.238Ivi,p.55.239M.Douglas,Purezzaepericolo.Un’analisideiconcettidicontaminazioneetabù(1966),ilMulino,Bologna1975,p.23.240Ivi,p.175.241S. Watney, Policing Desire: AIDS, Pornography and the Media, University of Minnesota Press,Minneapolis1988.242M.Douglas,Purezzaepericolo,cit.,p.178.243Ivi,p.186.244Ivi,p.213.245IlsaggiodiFoucault,Prefazioneallatrasgressione(inScrittiletterari,Feltrinelli,Milano2004,pp.55-72)effettivamentefornisceunagiustapposizioneinteressanteconlanozionediDouglasdiconfinidelcorpocostituitidaltabùdell’incesto.ScrittooriginariamenteinonorediGeorgesBataille,questosaggioesplorainpartelo«sporco»metaforicodeipiaceritrasgressiviel’associazionedell’orifizioproibitoconlatombacopertadisporcizia.Cfr.pp.68-69.246Kristeva discute il lavoro di Mary Douglas in una breve sezione di Poteri dell’orrore. Saggiosull’abiezione(1980),Spirali,Milano1981.AssimilandolavisionediDouglasallasuariformulazionediLacan, Kristeva scrive: «La sozzura è quanto del ‘sistema simbolico’ cade. Quanto sfugge a quellarazionalità sociale e a quell’ordine logico su cui poggia un insieme sociale che si differenzia da unagglomeratoprovvisoriodiindividuipercostituireunsistemadiclassificazioneounastruttura»(p.75).247Ivi,p.5.248I.M.Young,AbjectionandOppression:DynamicsofUnconsciousRacism,Sexism,andHomophobia,interventopresentatoagliincontridellaSocietyofPhenomenologyandExistentialPhilosophy,pressolaNorthwesternUniversity(Illinois),nel1988.SitrovainA.B.Dallery,Ch.E.Scott,H.Roberts(acuradi),CrisesinContinentalPhilosophy,SunyPress,Albany1990,pp.201-214.

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249Parti della discussione che segue sono state pubblicate in due diversi contesti, nei miei articoliGender Trouble, Feminist Theory and Psychoanalytic Discourse, in L.J. Nicholson (a cura di),Feminism/Postmodernism, Routledge,NewYork 1989, pp. 324-340 ePerformative Acts and GenderConstitution:AnEssayinPhenomenologyandFeministTheory,in«TheatreJournal»,XX,1988,3,pp.519-531.250M.Foucault,Sorvegliareepunire(1975),Einaudi,Torino1993,p.33.Ilcorsivoèmio.251Ibidem.252Cfr. il capitolo Role Models, in E. Newton,Mother Camp: Female Impersonators in America,UniversityofChicagoPress,Chicago1972,pp.97-111.253Ivi,p.103.254F. Jameson,Postmodernism and Consumer Society, in H. Foster (a cura di),The Anti-Aesthetic.EssaysonPostmodernCulture,BayPress,PortTownsend,WA,1983,pp.111-125[114][cfr.trad.it.,Postmodernismo,ovverolalogicaculturaledeltardocapitalismo(1991),Fazi,Roma2007,pp.34-36].255Cfr.V.Turner,Dramas,FieldsandMetaphors,CornellU.P., Ithaca1974.Cfr. ancheC.Geertz,Genericonfusi:larappresentazioneallegoricadelpensierosociale,inAntropologiainterpretativa(1983),ilMulino,Bologna1988,pp.25-46.

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Conclusione:dallaparodiaallapolitica

Ho iniziato ponendo una domanda di ordine speculativo: la politicafemministapuòfareamenodiun«soggetto»situatoall’internodellacategoriadelle donne? In gioco non c’è solo il fatto di capire se abbia ancora senso,nella prospettiva di una strategia o di una transizione, fare riferimento alledonneper avanzare rivendicazionidi rappresentatività a loronome. Il«noi»femministaèsempreesolounacostruzionefantasmatica,unacostruzionechehaipropriscopi,machenegalacomplessitàel’indeterminatezzainternadeltermineesicostituiscesoloattraversol’esclusionediunapartedellabasecheallostessotempocercadirappresentare.Lostatutodeboleefantasmaticodel«noi»,tuttavia,nonèunbuonmotivoperperderelasperanzao,perlomeno,non è solo un buon motivo per perdere la speranza. La radicale instabilitàdella categoria mette in discussione le restrizioni di carattere fondativoimposteallateoriapoliticafemministaeapreadaltreconfigurazioninonsolodigeneriedicorpi,maanchedellastessapolitica.Il ragionamento fondazionalista della politica identitaria tende a

presupporrechesidebbainnanzituttodareun’identitàperelaborareinteressipoliticie,successivamente,perintraprendereun’azionepolitica.Lamiatesièche non ci sia bisogno di un/a «agente dietro all’atto»,ma che l’agente siaimmancabilmentecostruito/aneleattraversol’atto.Nonsitrattadiritornareauna teoria che vede il sé in senso esistenziale come costituito attraverso ipropriatti,perchétaleteoriaprevedeunastrutturapre-discorsivasiaperilsésia per i suoi atti. Ciò che mi interessava qui era proprio la costruzionediscorsivamentevariabilediognuno/aneleattraversol’altro/a.Ilproblemadi situare la«capacitàdiagire»vienegeneralmenteassociato

allavariabilità«del soggetto», laddove il«soggetto»è intesocomequalcosachehaunaqualcheesistenzastabilecheprecedeilcampodellaculturadaesso

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negoziata.Oppure, se il soggetto è culturalmentecostruito, vienecomunquerivestito di una capacità di agire, figurato solitamente come capacità dimediazione riflessiva che rimane intatta nonostante il suo inserimento nellacultura.Inbaseatalemodello,«lacultura»eil«discorso»fannoimpantanareilsoggetto,manoncostituisconotalesoggetto.Questogestovoltoadefinireefarimpantanareilsoggettopre-esistenteèapparsonecessarioperistituireunpuntodi azionechenon sia totalmentedeterminato da tale cultura eda talediscorso.Etuttaviaquestotipodiragionamentopresupponeerroneamenteche(a) la capacità di agire possa essere istituita solo ricorrendo a un «io» pre-discorsivo,anchesequell’«io»vienerinvenutonelmezzodiunaconvergenzadiscorsiva e che (b) essere costituiti/e dal discorso significa esseredeterminati/e dal discorso, laddove la determinazione esclude la possibilitàdellacapacitàdiagire.Anche nelle teorie che sostengono l’idea di un soggetto altamente

qualificatoosituato,ilsoggettocontinuaadandareincontroalsuoambientecostituito discorsivamente in una cornice epistemologica oppositiva. Ilsoggetto impantanato nella cultura negozia le sue costruzioni, anchequandotalicostruzionisonoproprioipredicatidellasuastessaidentità.InBeauvoir,per esempio, si ritrova un «io» che fa il proprio genere, che diventa il suogenere, ma questo «io», immancabilmente associato al proprio genere, ècomunque un punto di azione mai del tutto identificabile con il propriogenere.Un cogito che non èmai pienamente partedelmondo culturale chenegozia, indipendentementedalla ridottadistanzaontologicacheseparaquelsoggetto dai suoi predicati culturali. Le teorie dell’identità femminista cheelaborano i predicati del colore, della sessualità, dell’etnicità, della classe edell’idoneità fisica terminano immancabilmente con un imbarazzato «ecc.»allafinedell’elenco.Attraversoquesta traiettoriaorizzontalediaggettivi, taliposizioni si sforzano di includere un soggetto situato,ma immancabilmentenon riescono a essere complete. Il fallimento è tuttavia istruttivo: qualeimpulsopoliticodeveesserefattoderivaredall’esasperato«ecc.»chesitrovacosì spessoalla finedi tali elenchi?È insieme il segnodiunesaurimentoedell’illimitabileprocessodellasignificazionestessa.Èilsupplément, l’eccessochenecessariamenteaccompagnaqualsiasitentativodipostularel’identitàunavoltapertutte.Questoillimitabileecceterasioffreperòcomeunnuovopuntodipartenzaperlateorizzazionepoliticafemminista.Se l’identità viene affermata attraverso un processo di significazione, se

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l’identità è già sempre significata, e tuttavia continua a significare mentrecircolaall’internodidiversidiscorsicollegati,allorailproblemadellacapacitàdiagirenondevetrovarerispostaattraversoilricorsoaun«io»pre-esistenteallasignificazione.Inaltreparole,lecondizionichelegittimanol’affermazionedell’«io» sono fornite dalla struttura della significazione, dalle regole cheregolanol’invocazionelegittimaeillegittimadiquestopronome,dallepraticheche stabiliscono i termini di intelligibilità entro i quali quel pronome puòcircolare.Illinguaggiononèunmediumounostrumentoesternoincuiriversoun sé e da cui racimolo una riflessione di quel sé. Il modello hegelianodell’autoriconoscimento, cheMarx,Lukács e vari discorsi contemporanei diliberazione hanno fatto proprio, presuppone un adeguamento potenziale tral’«io» che si trova di fronte al propriomondo, compreso il suo linguaggio,comedi fronte a un oggetto, e l’«io» che si trova in quelmondo in quantooggetto. Ma la dicotomia soggetto/oggetto, che appartiene alla tradizionedell’epistemologiaoccidentale, condiziona la stessaproblematicadell’identitàchecercadirisolvere.Quale è la tradizione discorsiva che fissa l’«io» e il suo «Altro» in un

confrontoepistemologicocheinseguitodecidedoveecomevadanodefinitelequestionidellaconoscibilitàedellacapacitàdiagire?Qualitipidicapacitàdi agire vengono esclusi nel postulare un soggetto epistemologico, proprioperchéleregoleelepratiche,chegovernanol’invocazionediquelsoggettoecheregolanopreventivamente lasuacapacitàdiagiresonoestromessecomeluoghi di analisi e di intervento critico? Il banale operare del linguaggioordinario conferma, in modo ingenuo e pervasivo, il fatto che il punto dipartenza epistemologico non sia per nulla inevitabile – così come èampiamente documentato in antropologia –, laddove la dicotomiasoggetto/oggetto appare strana e contingente, quando non un’imposizionefilosofica violenta. Il lessico dell’appropriazione, della strumentalità, deldistanziamento,propriodell’approccioepistemologico,appartieneancheaunastrategiadidominiocheopponel’«io»all’«Altro»e,unavoltarealizzatataleseparazione, crea una serie artificiale di domande sulla conoscibilità e laricuperabilitàdell’«Altro».Parte dell’eredità epistemologica insita nei discorsi politici contemporanei

dell’identità,questaopposizionebinariaèunamossastrategicachesidàentrouna determinata serie di pratiche di significazione, una mossa che instaural’«Io»ineattraversoquestaopposizioneechereificaquest’ultimacomeuna

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necessità,occultandol’apparatodiscorsivochelacostituisce.Lospostamentodaunadescrizioneepistemologicadell’identitàaunadescrizionechecollocalaproblematica all’interno di pratiche di significazione consente un’analisi checonsidera la modalità epistemologica solo come una una pratica disignificazione possibile e contingente. Inoltre, il problema della capacità diagire viene riformulato come domanda aperta sul funzionamento dellasignificazioneedellarisignificazione.Inaltreparole,ciòchevienesignificatocomeidentitànonèsignificatounavoltapertutte,perpoirimanereunpezzoinerte del linguaggio entitativo. Certo, le identità possono apparire comealtrettanti sostantivi inerti; in effetti, i modelli epistemologici tendono adassumere questa apparenza a loro punto di partenza teorico. Tuttavia l’«io»sostantivoapparecome tale solo attraversounapraticadi significazionechecerca di occultare la propria elaborazione e di naturalizzarne gli effetti.Inoltre,qualificarsicomeidentitàsostantivaèun’impresaardua,perchéquesteapparenze sono identità generate da regole, identità che si fondanosull’invocazionecoerentee ripetutadi regole,checondizionanoedelimitanolepratichedell’identitàculturalmenteintelligibili.Difatto,intenderel’identitàcomeunapratica,ecomeunapraticadisignificazione,significaconsiderareisoggetti culturalmente intelligibili quali effetti derivanti da un discorsodelimitato da regole, che si introduce negli atti di significazione pervasivi ecomuni della vita linguistica.Da un punto di vista astratto, il linguaggio fariferimentoaun sistemaapertodi segni che insistentementecreaecontestal’intelligibilità. In quanto organizzazioni storicamente specifiche dellinguaggio,idiscorsisipresentanoalplurale,coesistonoall’internodicornicitemporali,istituendoinmodoimprevedibileeinvolontariodelleconvergenze,chegeneranospecifichemodalitàdipossibilitàdiscorsive.Inquantoprocesso, lasignificazioneaccogliealproprio internociòche il

discorso epistemologico definisce come «capacità di agire». Le regole chegovernano l’identità intelligibile, che sanciscono e delimitano cioèl’intelligibilitàdell’asserzionediun«Io»,sonoregoleparzialmentestrutturatesecondolematricidellagerarchiadigenereedell’eterosessualitàobbligatoriae operano attraverso la ripetizione. Infatti, affermare che il soggetto vienecostituito significa semplicementedireche il soggettoèunaconseguenzadideterminati discorsi governati da regole, che governano a loro voltal’invocazione intelligibile dell’identità. Il soggetto non è determinato dalleregole che lo generano, perché la significazionenon è un atto fondante,ma

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anzi un processo regolato di ripetizione che occulta se stesso e insiemelegittima le proprie regole attraverso la produzione di effetti disostanzializzazione. In un certo senso tutta la significazione ha luogonell’orbita della coazione a ripetere; «la capacità di agire» va allora situataentrolapossibilitàdivariazioneditaleripetizione.Seleregolechegovernanolasignificazionenonsolorestringonomaanchepermettonol’affermazionedisferealternativedi intelligibilitàculturale,ovveronuovepossibilitàdigenerechecontestanoirigidicodicidelbinarismogerarchico,alloraèsoloall’internodelle pratiche di significazione ripetitiva che una sovversione dell’identitàdiventa possibile. L’ingiunzione a essere un dato genere producenecessariamente dei fallimenti, una varietà di configurazioni incoerenti che,nellaloromolteplicità,eccedonoesfidanol’ingiunzionecheligenera.Inoltre,l’ingiunzione stessa a essere un dato genere ha luogo attraverso percorsidiscorsivi: essere una buonamadre, essere un oggetto desiderabile in sensoeterosessuale,essereun/abravo/alavoratore/trice,significareunamolteplicitàdi garanzie in risposta a una varietà di richieste, tutto in una volta. Lacoesistenzaoconvergenzaditaliingiunzionidiscorsiveproducelapossibilitàdi una complessa riconfigurazione e rimessa in campo; non è un soggettotrascendentaleciòchepermette l’azionenelmezzodi taleconvergenza.Nonc’è nessun sé che precede la convergenza o che mantiene una «integrità»precedente all’entrata in questa sfera culturale di conflitti. C’è soloun’assunzione degli strumenti là dove si trovano, là dove la stessa«assunzione»èpermessadallostrumentochelàsitrova.Che cosa costituisce una ripetizione sovversiva nelle pratiche di

significazione del genere? Io ho sostenuto («io» metto in campo lagrammaticachegovernailgeneretestualedellaconclusionefilosofica,masinoticheèlagrammaticastessaamettereincampoepermetterequesto«io»,anche quando l’«io» che su questa si appoggia ripete, rimette in campo e,comestabilirà lacritica,contesta lagrammaticafilosoficache loautorizzaeinsiemelolimita),iodicevo,hosostenutoche,peresempio,nelladistinzionesesso/genere il sesso si pone come «il reale» e la «fatticità», come ilfondamentomaterialeocorporeosucuiilgenereoperacomeattodiiscrizioneculturale.Etuttaviailgenerenonèscrittosulcorponellostessomodoincuilo strumento di tortura che funziona attraverso la scrittura nel racconto diKafka Nella colonia penale si iscrive in modo inintelligibile nella carnedell’accusato.Ladomandanonè:diche significatoèportatrice l’iscrizione?

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Ma:qualèl’apparatoculturalecheorganizzaquestoincontrotralostrumentoe il corpo, quali interventi sono possibili in questa ripetizione rituale? Il«reale» e la «fatticità sessuale» sono costruzioni fantasmatiche (illusioni disostanza)cuiicorpisonocostrettiadapprossimarsipurnonriuscendomaiafarlo. Dunque, che cosa permette di evidenziare la spaccatura tra ilfantasmatico e il reale, quando il reale ammette di essere fantasmatico? Etutto questo offre la possibilità di una ripetizione che non sia totalmenteforzatadall’ingiunzioneariconsolidareleentitànaturalizzate?Lesuperficidelcorpo, così come sono sancite inquanto natura, possono anche diventare illuogo di una performance dissonante e denaturalizzata che rivela lo statutoperformativodelnaturalestesso.Le pratiche della parodia possono servire a riprendere e riconsolidare la

distinzionestessatraunaconfigurazionedigenereprivilegiataenaturalizzataeun’altraderivata,fantasmaticaemimetica,unacopianonriuscita,percosìdire. Certo, la parodia è stata usata per promuovere una politica delladisperazione, quella che afferma l’esclusione apparentemente inevitabile deigeneri marginali dall’ambito del naturale e del reale. E tuttavia questofallimento nel diventare «reale» e nell’incarnare il «naturale» è, credo, unfallimento costitutivo di ogni attuazione del genere, proprio perché questiambienti ontologici sono fondamentalmente inabitabili. Perciò, c’è un risosovversivo nell’effetto da pastiche delle pratiche parodiche, nelle qualil’originale, l’autentico e il reale sono essi stessi costituiti come effetti. Laperdita delle norme di genere avrebbe l’effetto di far proliferare leconfigurazioni del genere, destabilizzando l’identità sostantiva e privando lenarrazioninaturalizzantidell’eterosessualitàobbligatoriadei loroprotagonistiprincipali: l’«uomo»e la«donna».La ripetizioneparodicadel generemetteanche in evidenza quanto l’identità di genere, intesa come profonditàintrattabile e sostanza interiore, sia un’illusione. In quanto serie di effetti diuna performatività sottile e politicamente legittimata, il genere è un «atto»,per così dire, che è aperto a scissioni, all’auto-parodia, all’autocritica e alleesibizioni iperboliche del «naturale», che nella loro esagerazione rivelano ilsuostatutofondamentalmentefantasmatico.Hocercatodisuggerirechelecategoriedell’identitàchespessosipresume

siano fondative per la politica femminista, vale a dire quelle che sonoconsiderate necessarie per mobilitare il femminismo in quanto politicadell’identità, operano simultaneamente per limitare e circoscrivere

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preventivamentelepossibilitàculturalicheilfemminismosisupponeapra.Lelimitazioni tacite che producono il «sesso» culturalmente intelligibileandrebbero intese quali strutture politiche generative, anziché comefondamenti naturalizzati. Paradossalmente, la riconcettualizzazionedell’identità come effetto, cioè comequalcosadiprodotto ogenerato, apre apossibilitàdi«azione»[agency]chesonoinsidiosamenteesclusedaposizioniche considerano le categorie dell’identità come fondative e fisse. Perun’identità,essereuneffettosignificanonesserenéfatalmentedeterminatanétotalmenteartificialeearbitraria. Ilfattoche lostatutocostituitodell’identitàvengafraintesosecondoquesteduelineecontrapposte,indicaimodiincuiildiscorso femminista sulla costruzione culturale rimane intrappolato nelbinarismo non necessario del libero arbitrio e del determinismo. Lacostruzionenonè inopposizioneallacapacitàdiagire;è lascenanecessariadellacapacitàdiagire,iterministessiincuilacapacitàdiagireèarticolataediventaculturalmenteintelligibile.Ilcompitocriticodelfemminismononèdicostruireunpuntodivistaesternoalleidentitàcostruite;questaideacoincidecon la costruzione di unmodello epistemologico, che rinnegherebbe la suastessa collocazione culturale e, dunque, si autopromuoverebbe a soggettoglobale,unaposizionechemetteincampopropriolestrategieimperialistecheil femminismo dovrebbe criticare. Il compito critico è invece quello diindividuarestrategiediripetizionesovversivasancitedaquestecostruzioni,diaffermare possibilità localizzate di intervento, partecipando proprio a quellepratichediripetizionechecostituisconol’identitàeche,quindi,presentanolapossibilitàimmanentedicontestarle.Questa indagine teorica ha tentato di collocare il politico nelle stesse

pratiche di significazione che instaurano, regolamentano e deregolamentanol’identità. Questo tentativo, tuttavia, può trovare una realizzazione soloattraverso l’introduzione di una serie di domande che ampliano la nozionestessa del politico. Come distruggere le fondazioni che coprono figurazioniculturali alternative del genere? Come destabilizzare e restituire alla lorodimensionefantasmaticale«premesse»dellapoliticadell’identità?Questo compito ha richiesto una genealogia critica della naturalizzazione

del sesso e dei corpi in generale. Ha anche sollecitato una riconsiderazionedellafiguradelcorpomuto,precedenteallacultura,inattesadisignificazione,una figura che si incrocia con quella del femminile, che è in attesadell’iscrizione, come incisione del significante maschile, per entrare nel

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linguaggioenellacultura.Apartiredaun’analisipoliticadell’eterosessualitàobbligatoria, è statonecessariomettere inquestione la costruzionedel sessocomebinario,comeun’opposizionebinariagerarchica.Dalpuntodivistadelgenerecomeattuazione,sonoemersealcunedomandesullafissitàdell’identitàdigenere,inquantoprofonditàinteriorechesipresumevengaesteriorizzataindiverse formedi«espressione».Si èmostratocome la costruzione implicitadella costruzione primaria eterosessuale del desiderio persiste anche quandoapparenellamodalitàdellabisessualitàprimaria.Sièmostratoanchecomelestrategiediesclusioneegerarchizzazionepersistononellaformulazionedelladistinzionesesso/genereenelricorsoal«sesso»intesocomedimensionepre-discorsiva e anche come priorità della sessualità rispetto alla cultura, inparticolare alla costruzione culturale della sessualità come pre-discorsiva.Infine, il paradigma epistemologico, che presuppone la priorità dell’agenterispettoall’azione,instauraunsoggettoglobaleeglobalizzantecherinnegalapropria posizionalità e, allo stesso tempo, le condizioni per un interventolocalizzato.Considerati come i fondamenti della teoria o della politica femminista,

questi «effetti» della gerarchia del genere e dell’eterosessualità obbligatoriavengonofalsamentedescritticomefondazioni.Manonsolo:anchelepratichedisignificazionechepermettonotalefalsadescrizionemetalettica,rimangonoal di fuori dell’ambito di una critica femminista delle relazioni di genere.Entrarenellepraticheripetitivediquestoterrenodisignificazionenonèunascelta, perché l’«io» che potrebbe entrare è già da sempre dentro: non èpossibile averecapacitàdi agireo realtà aldi fuoridellepratichediscorsivecheconferisconoaquestiterminil’intelligibilitàchehanno.Ilcompitononèdichiedersisesiailcasodiripetere,macomeripetereo,meglio,ripeteree,attraversounaradicaleproliferazionedelgenere,dislocarelestessenormedigenerechepermettonolaripetizionestessa.Nonc’èun’ontologiadelgeneresucui potremmo costruire una politica, perché le ontologie di genere operanosempreall’internodicontestipoliticiistituiticomeingiunzioninormative,chedeterminano ciò che si qualifica come sesso intelligibile, invocando econsolidando le limitazioni riproduttive imposte alla sessualità, fissando irequisitiprescrittivi attraverso iquali corpi sessuatioconnotatidalpuntodivistadelgenerearrivanoall’intelligibilitàculturale.L’ontologia,quindi,nonèuna fondazione, ma un’ingiunzione normativa che opera in modo insidiosoinstallandosineldiscorsopoliticocomesuofondamentonecessario.

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La decostruzione dell’identità non è la decostruzione della politica; anzi,istituiscecomepoliticiiterminiconcuivienearticolatal’identità.Questotipodi critica mette in questione la cornice fondazionalista entro cui è statoarticolatoilfemminismoinquantopoliticadell’identità.Ilparadossointernoaquestofondazionalismoconsistenelfattochepresuppone,fissaecircoscrivei«soggetti» stessi che speradi rappresentare e liberare. Il compitoqui non èquellodicelebrareognisingolanuovapossibilitàproprioinquantopossibilità,madiridescriverelepossibilitàcheesistonogià,macheesistonoall’internodisfereculturalidesignatecomeculturalmenteinintelligibilieimpossibili.Seleidentitànonfosseropiùfissatecomepremessediunsillogismopolitico,esela politica non fosse più concepita come una serie di pratiche derivate daipresunti interessidiuna seriedi soggettipreconfezionati, alloradalle rovinedel vecchio emergerebbe senz’altro una nuova configurazione della politica.Leconfigurazioniculturalidelsessoedelgenerepotrebberoalloraproliferareo, per meglio dire, la loro attuale proliferazione potrebbe allora diventarearticolabile all’interno di quei discorsi che stabiliscono ciò che è una vitaculturale intelligibile,confondendo ilbinarismodel sessoedevidenziando lasua innaturalità fondamentale. Quali altre strategie localizzate dicoinvolgimentodell’«innaturale»potrebberocondurrealladenaturalizzazionedelgenereinquantotale?