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1 III A SCIENTIFICO BRUNELLESCHI E L’ARCHITETTURA RICERCA DI GRUPPO COMPONENTI PRESOT FEDERICO VIGANÒ MATTEO GALIMBERTI DAVIDE

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III A SCIENTIFICO

BRUNELLESCHI E L’ARCHITETTURA

RICERCA DI GRUPPO

COMPONENTI

PRESOT FEDERICO

VIGANÒ MATTEO

GALIMBERTI DAVIDE

INDICE

Pagina

TITOLO ......................................................................................... 1

Indice e Bibliografia ...................................................................... 2

Periodo Storico ............................................................................. 3

Vita di Brunelleschi ....................................................................... 4

La Prospettiva ............................................................................... 7

Chiesa di San Lorenzo ................................................................. 8

Cappella dei Pazzi ....................................................................... 10

La Cupola de Duomo di Firenze .................................................. 11

Sagrestia Vecchia ........................................................................ 13

Spedale degli Innocenti ............................................................... 14

BIBLIOGRAFIA

http://filippo-brunelleschi.historiaweb.net/biografia.html

http://online.scuola.zanichelli.it/sammaronedisegno/files/2010/03/Zanichelli_Sammarone_Brunelleschi.pdf

http://it.wikipedia.org/wiki/Brunelleschi

http://www.operaduomo.firenze.it/monumenti/cupola.asp

http://kidslink.bo.cnr.it/correggio/firenze/firenze.html

PERIODO STORICO Prima di andare a parlare di Brunelleschi, è opportuno parlare brevemente del periodo nel quale egli visse, per poter meglio comprendere le sue opere.

Nel secolo quindicesimo le città italiane conservavano ancora un aspetto medievale. In molte città, come a Firenze, le vie erano impacciate dagli sporti che sostenevano loggiati e balconi, dalle travi e puntelli di portici di legno che univano case appartenenti a famiglie dello stesso parentado.

La mancanza di norme civiche abbandonava le vie all'accumularsi dei rifiuti, dei resti della lavorazione dei macellai, cuoiai, tintori. Fu proprio per questo che nel Rinascimento nascono esigenze urbanistiche nuove: si sente il bisogno di vie più larghe e più pulite e senza sovvertire quelle che erano le tradizioni

urbanistiche medievali, s'incomincia a ritornare alle norme classiche della regolarità, della simmetria, a comprendere l'importanza dello spazio libero per favorire la contemplazione delle costruzioni, la bellezza della visione panoramica.

Nel 1400 e ancor più nel 1500 la città diventa il centro di uno stato che si regge su equilibri politici.

Il potere era concentrato nelle mani e nella figura del "Signore" che traccia le linee

dell'azione politica e orienta e determina, come grande committente e mecenate, la cultura architettonica e la definizione anche urbanistica della "sua" città.

La città diventa, pertanto il prodotto di scelte e di programmi decisi dal signore nei quali erano coinvolti i vari artisti. Il fatto urbanistico più rilevante nella Firenze del 1400 è la presenza del palazzo della famiglia nobile.

Costruendo o meglio innalzando palazzi, raddrizzando le strade, si realizza una modifica della città precedente mettendo in discussione il passato ed aprendo la città verso nuove concezioni urbanistiche. Firenze è, all'epoca, una città divisa in quartieri, ciascuno con una chiesa dominante, una direttrice

extraurbana ed una famiglia egemone: i Medici a San Lorenzo, i Frescobaldi a Santo Spirito, i Guicciardini sulla direttrice della Cassia, i Rucellai a Santa Maria Novella. A ciascuna famiglia apparteneva un palazzo, una loggia, una chiesa, una cappella funeraria, un quartiere e una villa.

Dal punto di vista più strettamente urbanistico nel Rinascimento emerge il ricorso allo strumento del progetto come mezzo per controllare i risultati prima di iniziare le varie costruzioni. L'esempio tipico del nuovo ruolo che assume l'architetto è quello del Brunelleschi a Firenze. Infatti, tramite il suo operato all’interno della città, Brunelleschi riesce a creare opere d’arte come la cupola di santa Maria del Fiore o lo Spedale degli innocenti, che andranno poi ad essere considerate dei veri e propri simboli di Firenze.

VITA DI BRUNELLESCHI Filippo Brunelleschi (1377-1446) è considerato come uno degli artefici del Rinascimento a fiorentino. Orefice, architetto e scultore, si pone come uno dei maggiori protagonisti dell’arte italiana.

Filippo Brunelleschi, detto anche dai contemporanei Pippo, era figlio del notaio ser Brunellesco di Filippo Lapi e di Giuliana di Giovanni Spinelli. Più o meno

coetaneo di Lorenzo Ghiberti (nato nel 1378) e di Jacopo della Quercia (1371-1374 circa), crebbe in una famiglia agiata, che però non era imparentata con i nobili fiorentini Brunelleschi ai quali è tutt'oggi dedicata una via nel centro di Firenze.

Filippo ricevette una buona istruzione come era comune nella borghesia agiata dell'epoca, apprendendo a leggere, a scrivere, a far di conto. Tramite lo studio dell'abaco poté

apprendere le nozioni di matematica e geometria pratica che facevano parte del bagaglio conoscitivo di ogni buon mercante, comprese le nozioni di perspectiva, che a quell'epoca indicavano la pratica per calcolare misure e distanze inaccessibili con un

rilevamento indiretto.

Col tempo la sua cultura dovette arricchirsi delle materie del quadrivio, oltre che dalle letture personali (i testi sacri e Dante in primo luogo) e la conoscenza diretta di personaggi illustri, come Niccolò Niccoli, umanista e bibliofilo, e il politico Gregorio Dati. In quegli anni nacque in lui anche l'interesse per la pittura e il disegno, che diventarono la sua principale inclinazione.

Il padre acconsentì alla scelta del figlio, senza insistere nel fargli seguire le sue orme negli studi giuridici, e lo mise a bottega da un orafo amico di famiglia, forse Benincasa Lotti, dal quale Filippo imparò a fondere e gettare i metalli, a lavorare con il cesello, con lo sbalzo, con il niello, a praticare castoni di pietre preziose, smalti e rilievi ornamentali, ma soprattutto praticò approfonditamente il disegno, base per tutte le discipline artistiche.

Il suo primo biografo, l'allievo Antonio di Tuccio Manetti, riportò come nel periodo di apprendistato uscirono dalle sue mani orologi meccanici e un "destatoio", una delle prime menzioni documentate di una sveglia.

La sua carriera ebbe inizio dapprima come orafo e scultore tuttavia solo all’età di 40 anni si dedicò interamente all’arte. All’età di 24 anni partecipò al concorso per la realizzazione della seconda porta del Battistero di Firenze, insieme a Lorenzo Ghiberti e Jacopo della Quercia, vinto dal Ghiberti.

Nel 1418 Brunelleschi riceve l'incarico di eseguire la cupola della cattedrale gotica incompiuta di Firenze. La cupola, una grande innovazione tecnica ed artistica, si compone di due volte ottagonali, una dentro l'altra. La sua forma è stata dettata dalle sue esigenze strutturali di uno dei primi esempi di funzionalismo architettonico.

Più tardi nella sua carriera, in particolare nella Chiesa incompiuta di Santa Maria degli Angeli (iniziata nel 1434), la Basilica di Santo Spirito (iniziata 1436), e la Cappella dei Pazzi (iniziata c. 1441), si è trasferito lontano da questa lineare, lo stile geometrico a un po 'più scultoreo, lo stile ritmico. Nel primo di questi edifici, per esempio, l'interno non è stato formato da pareti piane, ma da nicchie massiccia apertura di un ottagono centrale. Questo stile, con la sua interazione espressiva di pieni e vuoti, è stato il primo passo verso un'architettura che ha portato

infine al Barocco. Durante tutta la sua carriera, inoltre, Brunelleschi si dedicò alla scultura, eseguendo le seguenti opere:

o Altare argenteo di San Jacopo, cattedrale di Pistoia (1400-1401)

o Sant'Agostino (attr.)San Giovanni Evangelista (attr.)Geremia e Isaia (attr.)

o Sacrificio di Isacco, Museo del Bargello, Firenze (1401

o Madonna col Bambino (attr.), palazzo Davanzati, Firenze (1402-1405 circa) - se ne conoscono circa ottanta repliche con lievi differenze, sparse nei musei del mondo.

o Crocifisso di Brunelleschi, cappella Gondi in Santa Maria Novella, Firenze (1410-1415 circa)

o San Pietro (attr.), Museo di Orsanmichele, Firenze (1412 circa)

o Pulpito di Santa Maria Novella (disegno), scolpito dal Buggiano (1443)

Bisognerebbe parlare in particolare modo del crocifisso, citando un particolare aneddoto: Narra il Vasari che Donatello avesse scolpito un crocifisso in legno e l’avesse subito mostrato all’amico per un parere. Brunelleschi criticò immediatamente l’operato del Donatello, sottolineando come quello fosse “un contadino e non un corpo simile a Gesù Cristo, il quale fu delicatissimo ed in tutte le parti il più perfetto uomo che nascesse giammai”.

Donatello replicò all’amico quanto fosse facile parlare, ma che fare fosse tutta un’altra cosa. Per tutta risposta, Brunelleschi scolpì un crocifisso ed invitò l’amico a pranzo. Alla vista della magnifica opera, Donatello si lasciò cadere dal grembiule il cibo ed esclamò: “a te è conceduto fare i Cristi a me i contadini”.

La storia, così descritta dal Vasari, non sembra trovare riscontro nella datazione dei due crocefissi. Tuttavia, essa dimostra appieno le caratteristiche peculiari dell’opera dei due scultori. Brunelleschi è lo scultore dell’equilibrio tra uomo e mondo, di forme armoniose e pacate, di “uomini perfettissimi”. Donatello è lo scultore del rapporto drammatico e conflittuale tra uomo e mondo, delle forme strappate alla materia, degli individui con fattezze di contadini.

LA PROSPETTIVA Brunelleschi viene identificato come l’inventore della prospettiva, che però esisteva già in età romana , come è reso evidente dalla pittura del 2° e 3° stile.

In età medioevale tale tecnica era stata completamente abbandonata a favore di rappresentazioni bidimensionali, nelle quali la terza dimensione veniva abbandonata o resa in maniera poco verosimile. Solamente in età gotica, in particolare con Giotto , vi era stato un tentativo di rappresentare la tridimensionalità sostituendo la prospettiva ideologica ( gerarchica ) degli inizi del medioevo con una prospettiva empirica, ottenuta senza l’utilizzo di una tecnica ma solo grazie alle capacità dell’artista.

Solamente agli inizi del 1400 Filippo Brunelleschi , a Firenze, inventa nuovamente una tecnica che permette di rappresentare esattamente la tridimensionalità. La prospettiva brunelleschiana è basata su una visione monoculare , ottenuta sul disegno, con l’unicità del punto di vista. Il rapporto reciproco di posizione tra l’occhio umano, il piano dell’opera e la realtà da rappresentare non doveva mai cambiare durante la rappresentazione.

La prospettiva era detta anche lineare perché dovevano essere rappresentate le linee che contornano le superfici. In particolare, le linee giacenti su piani paralleli a quello del disegno conservano le loro direzioni e i loro angoli reciproci.

Le linee che vanno in profondità e che nella realtà sono parallele tra di loro nel disegno convergono tutte verso un punto, chiamato punto di fuga.

Esisteranno, nel disegno, tanti punti di fuga quante sono le direzioni delle linee presenti nella realtà.

Brunelleschi dipinge due tavolette in cui illustra questo metodo. All’epoca, egli compie molti esperimenti ottici atti a delineare la prospettiva lineare con un punto di fuga unificato, che sarà alla base di tutte le sue opere e di gran parte dell’architettura rinascimentale.

Le due tavolette, oggi perdute ma menzionate da più fonti biografe, rappresentano una veduta di Piazza della Signoria con Palazzo Vecchio e la Loggia, ed una veduta del Battistero attraverso la porta centrale del Duomo.

Le fonti dicono che l’architetto avesse praticato un foro nella seconda tavoletta, di dimensioni ridotte sul davanti rispetto al dietro. Lo scopo di quest’apertura sta nel poter porre l’occhio dietro alla tavoletta e vedere, mediante uno specchio posto di fronte, la riflessione dell’immagine in essa rappresentata.

In questo modo, Brunelleschi mette in pratica la visione della sua prospettiva unica e monoculare. L’uso dello specchio gli serve per dimostrare la precisione e la matematicità della sua scoperta prospettica.

L’impostazione geometrica e perfetta della sua prospettiva monoculare si discosta molto dalla binocularità medievale, nella quale si poteva scorgere “a colpo d’occhio” un ambiente semicircolare, ma con una veduta d’insieme che desse l’idea della veduta fuggevole e momentanea.

CHIESA DI SAN LORENZO La chiesa di San Lorenzo, di origine antichissima, fu ricostruita nel quattrocento, per volere dei Medici dal Brunelleschi (la precedente struttura, del 393, fu consacrata dall'allora vescovo di Milano S. Ambrogio).

I lavori di costruzione della chiesa di San Lorenzo ebbero inizio nel 1419, successivamente ripresi nel 1442, terminarono nel 1470 sotto la direzione di Antonio Manetti (allievo del Brunelleschi).

L’esterno è tuttora incompiuto, e si può giudicare la costruzione soprattutto dalla fiancata i cui volumi si trasferiscono su tre piani spaziali mentre la superficie inferiore si spartisce in moduli regolari.

I tre piani differenziati e sovrapposti rilevano, le strutture interne e corrispondono rispettivamente alle cappelle e alle navate.

L’interno è costituito da tre navate, transetto, abside quadrata e cappelle, che si estendono fino alla zona capocroce.

La navata centrale è coperta da un soffitti ligneo a cassettoni, mentre quelle laterali sono divise in campate coperte da volte a crociera.

L’intera struttura architettonica si fonda sul modulo quadrato e sull’applicazione di principi prospettici.

La pianta della chiesa è longitudinale ed è più illuminata rispetto alla chiesa di Santo Spirito perché le navate laterali presentano molte finestre da cui filtra la luce. Presenta una nuova componente architettonica al posto del pulvino, che è di origine bizantino, infatti al posto di quest’ultimo viene assunto un cubo che prende il nome di "dado brunelleschiano".

L'innovazione fondamentale sta nell'organizzazione degli spazi lungo l'asse mediano applicando un modulo (sia in pianta che in alzato), corrispondente alla dimensione di una campata quadrata, con la base di 11 braccia fiorentine, lo stesso dello Spedale degli Innocenti (edificato dal 1419). L'uso del modulo regolare, con la conseguente ripetizione ritmica delle membrature architettoniche, definisce una scansione prospettica di grande chiarezza e suggestione.

Le due navate laterali sono state definite come lo sviluppo simmetrico del loggiato dello spedale, applicato per la prima volta all'interno di una chiesa: anche qui infatti l'uso della campata quadrata e della volta a vela genera la sensazione di uno spazio scandito come una serie regolare di cubi immaginari sormontati da semisfere.

Fra le opere presenti troviamo:

o Donatello: due pulpiti bronzei scolpiti con aiuti di Bertoldo di Giovanni e Bartolomeo Bellano (1460 circa).

o Antonio del Pollaiolo: crocifisso ligneo nella cappella del transetto destro.

o Filippo Lippi: pala d'altare dell'Annunciazione Martelli nella cappella del transetto sinistro, finanziato dalla famiglia Martelli

o Andrea Verrocchio: Tomba di Giovanni e Piero de' Medici, marmo bronzo e pietra serena

o Raffaellino del Garbo: Natività coi Santi Giuliano e Francesco, pala d'altare nel braccio sinistro del transetto.

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o Pontormo: affreschi nel coro. Ritenuti da molti storici dell'arte come il presunto capolavoro di Pontormo, sono andati completamente distrutti nella demolizione dell'abside per far spazio alla Cappella dei Principi.

o Giovan Antonio Sogliani: Crocefissione di Sant'Acazio e dei suoi compagni.

CAPPELLA DEI PAZZI Filippo Brunelleschi ha creato nella Cappella Pazzi uno spazio ideale, armoniosamente definito da rapporti proporzionali, secondo i princìpi maturati a Roma misurando e disegnando gli edifici antichi, tra i quali il Pantheon.

La cappella fu commissionata a Brunelleschi da Andrea de’ Pazzi nel 1429, ma i lavori si protrassero a lungo anche dopo la morte dell’architetto nel 1446, e non venne mai ultimata perché la famiglia subì le conseguenze della Congiura ordita contro i Medici da Jacopo e Francesco de' Pazzi insieme all'arcivescovo di Pisa Francesco Salviati.

Nel corso dell'agguato Giuliano, fratello di Lorenzo il Magnifico fu ucciso in duomo durante la messa il 26 aprile 1478.

La cappella, utilizzata come Capitolo, cioè luogo di adunanza, dei frati di Santa Croce è preceduta da un pronao o atrio su sei colonne corinzie che affiancano l’arco centrale. Ha pianta rettangolare composta da un vano quadrato con cupola a ombrello e due ali coperte da volte a botte con lacunari.

La parete di fondo si apre su una scarsella, vale a dire una piccola abside a pianta quadrata coperta da una cupoletta, decorata da un affresco che riproduce il cielo di Firenze il 4

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luglio 1442. Un affresco di soggetto analogo si trova nella scarsella della Sagrestia Vecchia di San Lorenzo.

L'attribuzione del pronao a Brunelleschi è ancora oggi oggetto di discussione fra gli studiosi, e viene variamente riferito a Michelozzo, Rossellino o Giuliano da Maiano.

La cupoletta centrale è decorata da tondi e stemma della famiglia Pazzi (due delfini contrapposti) in terracotta invetriata, opera di Luca della Robbia.

Numerosi artisti hanno contribuito a completare la decorazione della Cappella Pazzi: a Giuliano da Maiano si devono la cornice e i battenti del portone; a Luca della Robbia il rilievo con Sant’Andrea in trono sopra il portale e i tondi in terracotta invetriata con gli Apostoli nella cappella.

A Brunelleschi stesso sono attribuiti i quattro Evangelisti nei pennacchie a Desiderio da Settignano e a suo fratello Geri, i cherubini nei medaglioni del fregio esterno.

Alesso Baldovinetti è autore del cartone della vetrata con Sant’Andrea.

LA CUPOLA DEL DUOMO DI FIRENZE Il Duomo di Firenze rappresenta una delle grandi opere del Brunelleschi, la cupola viene chiamata anche Cupola di Brunelleschi.

I lavori della cattedrale iniziarono con la direzione di Arnolfo del Cambio per poi proseguire con Giotto e Francesco Talenti. Un consiglio di architetti si erano incontrati nel 1366, l'ostacolo da superare era rappresentato dalla cupola. La costruzione del Duomo era giunta al tamburo ottagonale di imposta alla gigantesca cupola.

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Il problema della Cupola di Brunelleschi affannava gli operai da lungo tempo e non sapevano come costruire e dove appoggiare le centine, le armature che

dovevano sostenere la cupola fino alla chiusura definitiva a chiave di volta.

Nel 1418 fu bandito un concorso per il modello della cupola, vinsero a pari merito ancora una volta il Ghiberti e il Brunelleschi.

La costruzione della cupola fu affidata al Brunelleschi

perché il rivale si ritirò molto probabilmente per la sua incapacità in materia.

La costruzione della Cupola iniziò il 1 agosto del 1420 in un clima di aspettativa che coinvolgeva tutta la cittadinanza. Il Brunelleschi decise di alzare la cupola senza armature, equilibrandola con una doppia calotta, una collegata all’altra, mediante un’ossatura verticale e orizzontale e ricorrendo anche a vari accorgimenti per esempio i mattoni disposti a spina di pesce.

La doppia cupola a sesto acuto era costituita da un ossatura di otto costoloni interni fra i quali si tendono vele a sezione orizzontale rettilinea. Alla cupola interna è affidato il compito di reggere quella esterna, alla quale fornisce anche appoggi intermedi.

All’ossatura a otto costoloni continuano otto archi rampanti intervallati da otto finestroni, su di questi si erige una guglia e infine troviamo una palla non più del Verrocchio ma sostituita con una più grande perché quella precedente venne abbattuta da fulmini nel temporale del 1601.

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Nel 1428, infine, realizzò le quattro tribune morte semicircolari nei lati del tamburo che illumina l’interno mediante finestre.

SAGRESTIA VECCHIA La Sagrestia Vecchia, simmetrica a quella detta "nuova", che fu fatta edificare per volontà di Giovanni dei Medicicon lo scopo di utilizzarla come luogo per di sepoltura della famiglia, precisamente è collocata sul lato sinistro del transetto della chiesa di San Lorenzo.

Nel 1419, Brunelleschi ebbe il compito di modificare e ristrutturare la basilica, l'ultimazione dei lavori avvenne circa dieci anni dopo, mentre la struttura caratterizzata da un forte carattere stereometrico, si caratterizza per un vano cubico, sormontato da una cupoletta a base circolare.

Lo spazio è definito mediante le linee verticali delle paraste e delle cornici di pietra serena, la cupola ribassata ad ombrello è sorretta da pennacchi a triangolo sferico. L’impianto cambia leggermente solo nella parete che funge da ingresso alla scarsella.

Qui si raddoppiano i piedritti e gli archi, e nei setti murari tra le lesene, sono presenti due porte timpanate sormontate da nicchie poco profonde delimitate anch’esse da sottili cornici, all’interno delle quali sono visibili coppie di santi.

In tutta l’ossatura dell’edificio possiamo ritrovare elementi decorativi come i capitelli, il fregio a cherubini, dovuti all’intervento di Donatello, e i battenti bronzei delle porte, le coppie di santi nelle nicchie, i tondi nei pennacchi tutti in terracotta policroma dovuti all’intervento di Michelozzo.

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La cupola interna è nascosta da un tamburo chiuso da un tetto conico a squame che regge la lanterna. La cupola è divisa in dodici spicchi, simboleggiano il numero degli apostoli, mentre i quattro lati del vano cubico simboleggiano il numero dei quattro profeti. Al posto del solito abside a pianta semicircolare, troviamo

la scarsella, un abside avente una pianta rettangolare

SPEDALE DEGLI INNOCENTI Edificato tra il 1419 ed il1444, l’Ospedale degli Innocenti era una struttura dedicata al ricovero degli orfanelli e delle ragazze madri. L’istituto fu fondato e gestito dall’Arte della Seta, “uffizio” incaricato dalla Repubblica fiorentina della cura dei trovatelli.

I lavori ebbero inizio nel 1421 sotto la direzione del Brunelleschi, probabilmente fino al 1427, per poi passare all’architetto Francesco della Luna.

Lo schema dell' Ospedale degli Innocenti riprende lo struttura architettonica tipica dei "Spedali"

medievali. La facciata è ripartita in due parti mediante cornici ed è definita, in basso, al basamento, con 9 gradini.

Gli edifici del refettorio, i chiostri, i dormitori, l'infermeria, le camere, rappresentano un perfetto esempio di razionale ed armoniosa “architettura ospedaliera”.

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La struttura fu successivamente ampliata e decorata con affreschi che documentano l'attività dell'istituzione. In seguito all'alluvione del 1966, l'intero complesso di edifici fu interamente ristrutturato.

Il portico dell'Ospedale, lungo 71 metri, certamente opera del Brunelleschi, si presenta al ritmo delle arcate a tutto sesto della zona inferiore, corrisponde la superficie liscia del piano superiore, aperta da finestre, ciascuna in

corrispondenza di un arco.

Le arcate, 9 come i gradini, è pari all’altezza delle colonne e alla profondità del portico mentre l’arco sovrastante è alto la metà di questa misura. Nei pennacchi troviamo dei tondi in terracotta policroma invetriata, realizzati da Andrea Della Robbia. Nei tondi sono raffigurati dei putti in fasce (gli innocenti, cioè i bambini abbandonati).

Rappresentò certamente una grande innovazione l’utilizzo della pietra scena in contrasto con il bianco dell’intonaco, scelti soprattutto per questioni di economicità.

Per la costruzione dell’Ospedale degli Innocenti, Brunelleschi utilizzò un sistema modulare, attraverso il quale, stabilendo una misura standard vengono costruite tutte le altre strutture adiacenti.

Questa tendenza a risolvere in rapporti perfettamente misurabili ogni membro architettonico e ad attingere un nuova bellezza attraverso la tensione delle linee, delle superfici, dei volumi distribuiti rigorosamente in articolazioni organiche, costituisce la grande originalità di Brunelleschi.