Breve Introduzione Alla Terapia Di Bella

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Breve introduzione alla terapia Di Bella

Breve introduzione alla terapia Di Bella

La terapia di bella un metodo alternativo ai trattamenti tradizionali utilizzato nella cura dei tumori con lo scopo e di ridurre le dimensioni della neoplasia o di arrestarne o rallentarne la crescita e comunque in tutti i casi di migliorare la qualit di vita del paziente. Tutto questo senza ricorrere a trattamenti aggressivi come la chemioterapia che in buona parte dei pazienti risulta essere inefficace e spesso determina un brusco peggioramento delle condizioni generali del malato a causa dei devastanti effetti collaterali.

D'altronde la terapia di bella poco o per niente tossica tanto da essere benissimo tollerata dalla stragrande maggioranza dei pazienti che possono continuarla per lunghi periodi di tempo, in buona parte dei casi anche per anni. Infatti la terapia, non essendo gravata da significativi effetti collaterali, viene eseguita a casa del paziente stesso grazie alla semplice collaborazione dei famigliari e, per i soggetti autosufficienti, anche in perfetta autonomia, senza ricorere all'aiuto di alcuno. La terapia inoltre perfettamente compatibile con una qualit di vita perfettamente normale tanto che sono molti i pazienti in et lavorativa che la praticano senza avere alcun disagio nello svolgimento della loro professione. In poche parole, con la terapia di bella, si realizza la "convivenza con la malattia" che non sar pi vista come un fenomeno in grado di uccidere in breve tempo il paziente, bens come una patologia cronica con la quale il paziente si abituer a convivere assumendo quotidianamente la terapia adeguata per tenerla sotto controllo.

La terapia consiste di almeno quattro farmaci che devono essere assunti agli orari prescritti dal medico. In associazione a questi farmaci ne vengono talora aggiunti altri sulla base dell'origine della malattia e dell'eventuale presenza di metastasi o di altre complicanze. I quattro farmaci principali sono: uno sciroppo galenico a base di vitamina E e di vitamina A, la bromocriptina o altro farmaco analogo, la melatonina che deve essere rigorosamente coniugata con adenosina in percentuali ben precise e la somatostatina che pu essere in alcuni casi sostituita da un suo analogo di sintesi.

Lo scopo principale della terapia quello di modificare l'ambiente intorno al cancro rendendoglielo ostile in maniera che esso, costretto a vivere all'interno di questo ambiente reso pi "difficile" dalla terapia, non riesca a svilupparsi e arresti la propria crescita o addirittura muoia. Inoltre le cellule sane, stimolate da alcuni principi attivi della terapia, vanno invece incontro ad un potenziamento delle loro funzioni e diventano pi forti ed in alcuni casi pi aggressive nei confronti della malattia.

Nel 1998 iniziata una sperimentazione ufficiale sulla terapia di bella voluta, a seguito delle manifestazioni popolari a favore di questo trattamento, dal Ministero della Sanit italiano. Dopo alcuni mesi tale sperimentazione stata considerata fallita nel senso che gli organi competenti della medicina ufficiale, ai quali era stato delegato il compito di valutarne l'efficacia e l'attivit, ha affermato che la terapia di bella non dotata di sufficiente attivit antitumorale da giustificare un proseguio della sperimentazione su altri pazienti. Naturalmente sono scoppiate polemiche di vario tipo alcune fondate su fatti certi altre meno. Indipendentemente dai numerosi motivi che sono stati in tempi diversi addotti come causa del fallimento della MDB, quali ad esempio, l'uso di farmaci non adeguati, la non aderenza dei protocolli applicati a quelli che erano i dettami del Di Bella, oppure la casistica composta di pazienti con patologia troppo avanzata od un interesse economico sotterraneo, una delle principali motivazioni per la quale la sperimentazione fallita deve essere ricercata nel fatto che l'obiettivo programmato era effettivamente difficile da raggiungere e, dato il tipo di pazienti arruolati, la maggior parte dei quali con patologia molto avanzata sarebbe stata difficile da raggiungere qualunque terapia fosse stata applicata. Infatti non semplice ottenere una vera risposta antitumorale tramite la terapia farmacologica qualunque essa sia, poich come "risposta antitumorale" si intende la riduzione di almeno il 50% della massa del tumore. Il paziente che non ottiene tale riduzione, ma, ad esempio, vede ridurre le dimensioni della sua malattia del 40% oppure la vede arrestarsi nella sua progressione non stato considerato utile ai fini della valutazione dell'efficacia della terapia di bella. A molti di questi pazienti con risposte parziali o con malattia stabile od ancora con malattia in progressione, ma accompagnata da una buona qualit di vita nonostante il cancro, stata garantita la somministrazione gratuita dei farmaci ancora per molto tempo, ma non avendo dato, secondo i criteri adottati per la definizione di "risposta antitumorale", un risultato convincente e definitivo non sono stati presi in considerazione ai fini della valutazione dell'attivit e dell'efficacia della terapia. Ed una delle cause principali del fallimento di questa sperimentazione che la sopravvivenza del paziente, cos come la sua qualit di vita sono state scarsamente considerate nella valutazione finale.

Meccanismi d'azione della terapia di bella.

Lipotesi centrale della terapia di bella.

La filosofia alla base della terapia del Professor Di Bella appoggia sul fatto che tutti gli organismi viventi possiedono sia i meccanismi responsabili della differenziazione e della crescita delle cellule tumorali, sia le difese per combattere lo sviluppo delle medesime.

Quando si sviluppa un tumore prevalgono i meccanismi che stimolano la proliferazione caotica ed incontrollata del nuovo tipo di cellule (neoplasia) che, potranno (o meno) invadere lorganismo fino ad ucciderlo. Visto che i meccanismi di controllo di questo equilibrio tra creazione di cellule neoplastiche e loro controllo appartengono gi al patrimonio dell'organismo, per ottenere un efficace contenimento del tumore dovremo soltanto stimolare adeguatamente tutte le funzioni metaboliche che tendono alleliminazione delle cellule neoplastiche, inibendo contemporaneamente i meccanismi che aiutano invece la crescita tumorale. In questo modo si ripristiner l'equilibrio originario caratterizzato dalla crescita controllata delle cellule nei diversi tessuti ed organi del soggetto.

La terapia del professor di bella, agendo sulle cellule sane e sul loro metabolismo e non direttamente sulle cellule tumorali, si propone di stimolare i meccanismi naturali di lotta dellorganismo e, attraverso questi, di produrre attorno ad ogni cellula degenerata un ambiente sfavorevole ed ostile per le sue funzioni vitali, siano esse di crescita che di riproduzione.

Cos facendo la terapia cerca di ridurre le capacit vitali e riproduttive della cellula malata impedendogli di crescere e di proliferare in maniera abnorme, Nel contempo favorisce la maturazione strutturale (invecchiamento) del tessuto tumorale aumentando pertanto le possibilit che le cellule anomale vadano incontro ad una precoce "apoptosi" e cio alla morte naturale.

Lipotesi centrale della chemio e della radioterapia.

Al contrario, lo scopo principale dei farmaci chemioterapici quello di esercitare un'azione tossica e distruttiva direttamente sulla cellula neoplastica e quindi di ucciderla.

Le terapie radianti invece cercano di uccidere le cellule malate attraverso il bombardamento con radiazioni provenienti da sorgenti esterne (es. cobaltoterapia), oppure facendo assorbire attraverso la circolazione sanguigna alle cellule malate un composto radioattivo in quantit letale. Mentre nel primo caso si ottiene un effetto di tipo chirurgico in cui si cercano di uccidere tutte le cellule (sane o malate) della zona in cui si sviluppa la massa tumorale, nel secondo il meccanismo dazione assimilabile, per obiettivi ed effetti sistemici, a quello delle chemioterapie.

Le chemioterapie, che prevedono la somministrazione di veleni od addirittura di cocktails di veleni, basano, a grandi linee, la loro efficacia sulla maggior affinit metabolica dei componenti chemioterapici nei confronti delle cellule malate piuttosto che per quelle sane.

La funzionalit dei chemioterapici risulta collegata non ad una vera selettivit del principio attivo nei confronti delle cellule malate, ma alla maggior quantit di composto tossico che queste riescono ad assorbire dai fluidi corporei rispetto alle loro consorelle sane. Quello che fa la differenza la velocit del metabolismo. Le cellule malate sono in genere molto pi attive della maggior parte delle sane per cui assorbono molto veleno e, in teoria, dovrebbero morire con maggior facilit.

Purtroppo, se questo generalmente vero, esistono alcune eccezioni a questa regola. Infatti esistono anche cellule tumorali in stato di latenza (dette anche quiescenti, cio in una sorta di letargo e pertanto con un metabolismo praticamente fermo) o protette nei cosiddetti santuari cio in tessuti poco irrorati che sfuggono alla chemio; mentre purtroppo muoiono avvelenate molte cellule sane e particolarmente le pi attive.

Gli effetti secondari e collaterali della chemioterapia.

La chemioterapia tende quindi ad uccidere le cellule tumorali, ma, per fare questo, uccide anche molte cellule sane provocando pesanti danni ai tessuti pi attivi (ghiandole: fegato, pancreas, testicoli od ovaie, gangli linfatici, ecc.; cute ed annessi (epiteli):alterazione della pelle, caduta dei capelli e dei peli, danni alle unghie, ecc.; tessuti di rivestimento degli organi interni: stomaco, intestino, vescica e altri; sangue e tessuti emopoietici: globuli bianchi, piastrine e midollo osseo) ed inoltre alle cellule in fase giovanile o staminale che dir si voglia.

Da qui le pesanti conseguenze per la cosiddetta qualit della vita dei pazienti sotto trattamento chemioterapico (estrema debolezza, malessere, perdita dei capelli, sterilit, scarso stimolo sessuale, amenorrea, diarrea, nausea, vomito e inappetenza, sensibilit alle infezioni, e cos via).

Oltre ai sintomi sopra descritti che rendono la vita del malato un vero inferno, quello che pi preoccupa che, passato l'effetto chemioterapico antitumorale, lorganismo spesso non riesce a contrastare efficacemente n le infezioni esterne n lo sviluppo delle cellule tumorali eventualmente sopravvissute e questo a causa dei danni al sistema immunitario provocati dai trattamenti.

Lorganismo e le sue difese naturali.

Come detto in altra parte (La lotta ai tumori), in ogni individuo si generano di continuo cellule con acidi nucleici (i componenti del DNA cio del codice genetico) modificati rispetto alle cellule sane. In condizioni normali queste cellule modificate, e pertanto potenzialmente tumorali, non riescono a sopravvivere allattacco del sistema immunitario e vengono distrutte. Linsorgere di una neoplasia maligna si ha solo quando le difese dellorganismo risultano insufficienti a controllare efficacemente lo sviluppo di tali cellule.

Quando si sviluppa un tumore maligno nell'organismo, significa quindi che sono insufficienti i normali meccanismi di controllo e che stanno prevalendo i meccanismi che stimolano la proliferazione caotica ed incontrollata delle cellule modificate, il cui proliferare risulter progressivamente sempre pi dannoso alle diverse funzioni organiche fino allestremo di provocare la morte dellindividuo.

Purtroppo allo stato attuale delle conoscenze non si comprendono ancora bene le ragioni di questa insufficienza immunitaria dellorganismo nei confronti delle neoplasie maligne. Quello che certo che, anche se insufficiente, lazione di controllo non viene mai meno, neanche quando il tumore risulta diffuso e sviluppato: pertanto, se opportunamente stimolato, il sistema immunitario in grado di contrastare lazione del male fino a cronicizzare la malattia consentendo la sopravvivenza del malato anche per lunghi periodi e, compatibilmente con la residua funzionalit dei diversi organi, anche quando il tumore in fase avanzata.

Perch si forma un tumore?

Le cellule normali del corpo umano vengono quotidianamente sottoposte ad innumerevoli stimolazioni dannose. Tra queste possiamo considerare quelle provenienti dall'esterno (fattori esogeni) quali l'inquinamento, il fumo di sigaretta, gli additivi di alcuni cibi, le sostanze ossidanti, e numerosi altri, e quelle interne allorganismo stesso (fattori endogeni) come ad esempio alcuni ormoni, imperfezioni nel patrimonio genetico, deficienze immunitarie, eccetera.

Il tumore inizia a svilupparsi quando, un brutto giorno e per una qualsiasi delle ragioni su esposte, il meccanismo di riproduzione di una singola cellula si guasta e questa, invece di proseguire nel suo normale ciclo vitale ed invecchiare naturalmente, subisce un repentino ringiovanimento assumendo le funzioni di una cellula giovanile e, grazie ad una spiccata attivit riproduttiva ed una crescita disordinata, si scinde con notevole rapidit generando cellule parimenti giovanili; le cellule figlie manterranno tutte le nuove caratteristiche della cellula madre e a loro volta le trasmetteranno alle loro figlie.

La caratteristica fondamentale di queste cellule risiede nella capacit di non essere in grado di invecchiare e di morire con la velocit delle cellule normali, ma anzi, innaturalmente immortali, di continuare a riprodursi in forma esponenziale dando origine a cellule figlie parimenti giovanili ed attive. In questa situazione se il sistema immunitario non riesce a controllare questo folle riprodursi di cellule anomale, si sviluppa un tumore maligno.

Perch il tumore cresce e si diffonde.

Esistono tumori liquidi (od ematologici) che si sviluppano a carico delle cellule del sangue e della linfa, e tumori solidi che si sviluppano allinterno di un tessuto o di un organo. In questultimo caso le cellule tumorali potranno dare origine una massa tumorale che in molti casi, per meglio alimentarsi e respirare, si dota di una specifica vascolarizzazione

In una fase successiva alcune cellule modificate possono staccarsi dalla massa primaria e tramite il flusso sanguigno e/o linfatico diffondersi ad altri tessuti ed organi dando luogo alle metastasi .

Nei confronti dei propri nemici, siano essi metaboliti naturali o farmaci chemioterapici, le cellule tumorali riescono a sviluppare una efficacissima strategia difensiva grazie a continue mutazioni genetiche ed alla conseguente generazione di cloni cellulari resistenti allagente antitumorale. Pertanto, i trattamenti chemioterapici prolungati perdono progressivamente di efficacia nei confronti di queste cellule che hanno acquisito resistenza al farmaco e dopo un certo numero di applicazioni non sono pi in grado di incidere sullo sviluppo del male.

Una ipotesi sui meccanismi dazione della terapia di bella.

La terapia di bella "base" composta dalla cosiddetta "tetralogia" e cio da quattro farmaci base

le vitamine liposolubili A ed E, ( somministrate in sciroppo);

la bromocriptina;

la melatonina;

la somatostatina (od il suo analogo sintetico octreotide).

Lazione antiossidante di alcuni di questi principi attivi contrasta lazione dei cosiddetti radicali liberi che derivano dal metabolismo ossidativo di diverse molecole sia endogene che esogene.

Limpiego delle vitamine A ed E e della melatonina si basa sul fondamento che lazione mutagena dei radicali liberi ormai definitivamente dimostrata; tale attivit si manifesta non solo inducendo la nascita del tumore, ma anche orientandone la differenziazione verso la formazione di ceppi cellulari tumorali resistenti.

Da qui limportanza dellefficacia antiossidante dei diversi farmaci.

Le vitamine A ed E e la melatonina, oltre allefficacia antiossidante, contrastano anche la tendenza allimmortalit, o meglio al mantenersi in stadio giovanile, delle cellule tumorali, che viceversa invecchiando risultano pi soggette allapoptosi, cio alla morte naturale.

Lacido transretinoico (principio attivo della vitamina A) facilita la coesione intracellulare e quindi impedisce il distacco di cellule dal tumore riducendone la capacit di generare metastasi.

Bromocriptina e a somatostatina (od octreotide) sono principi attivi capaci di modificare il metabolismo riproduttivo regolandolo su ritmi normali.

La somatostatina inoltre, contrasta la crescita di un sistema vascolare specifico per le masse tumorali riducendone la respirazione e la nutrizione.

La sinergia fra i diversi principi attivi.

I quattro componenti la terapia, assunti secondo uno schema quotidiano ben preciso che segua specifiche fasi metaboliche circadiane (cio ad orari ben precisi nellarco della giornata), hanno manifestato una rilevante azione nel combattere la proliferazione cellulare caotica e disordinata caratteristica dei tumori.

Posso asserire che i diversi principi attivi proposti non sono per nulla innovativi nella terapia del cancro; quello che Di Bella asserisce che questi principi terapeutici, associati nelle giuste proporzioni e assunti con la giusta tempistica, manifestano una azione anticancro enormemente superiore a quella descritta per le singole sostanze. Da qui la convinzione che questi quattro farmaci sinergizzino tra loro per ottenere nel paziente un ambiente metabolico "antitumorale.

I farmaci complementari della terapia di bella.

La terapia Di Bella prevede anche tutta un'altra serie di sostanze che possono essere associate ai 4 farmaci fondamentali a seconda delle caratteristiche del paziente, dell'organo di origine della malattia e della sua diffusione.

Anche questi sono farmaci comuni ed utilizzati frequentemente in queste od in altre terapie:

sali di calcio in diversa forma attiva;

vitamine come la vitamina D e l'acido ascorbico o vitamina C;

chemioterapici come la ciclofosfamide e l'idrossiurea;

sostanze ormonali come l'aminoglutetimide ed il cortisone;

sostanze attive sulla matrice intercellulare come la glucosamina ed il galattosaminglucuronoglicano solfato;

l'isoniazide;

l'urotropina;

la tetracosactide;

la seleniometionina;

alcuni difosfonati.

Anche questi farmaci agiscono sui medesimi meccanismi di riproduzione e differenziazione delle cellule tumorali gi descritti e sul meccanismo immunologico dellindividuo e quindi manifestano una azione sinergica con i componenti base:

la ciclofosfamide facilita lapoptosi delle cellule tumorali;

l'acido ascorbico, o vitamina C, possiede azione antiossidante;

la vitamina D3 possiede attivit differenziante, inibente la proliferazione cellulare ed inducente l'apoptosi;

i farmaci attivi sulla matrice intercellulare (come la glucosamina ed il galattosaminglucuronoglicano solfato) migliorano l'adesivit delle cellule neoplastiche e rendono pi difficile la metastatizzazione;

la tetracosactide va a sostituire il corrispondente naturale che luomo produce grazie allipofisi e che viene inibito dalla somministrazione di somatostatina;

l'aminoglutetimide inibisce completamente la produzione di ormoni steroidei che hanno attivit protumorale in alcune neoplasie come quelle mammarie.

Conclusioni.

Non riesco a comprendere come la terapia di bella abbia suscitato una levata di scudi cos violenta da parte della medicina ufficiale ed il perch non sia stata accettata come una delle terapie antineoplastiche possibili. In fondo tutti i componenti proposti e le relative azioni metaboliche ed antitumorali sono ampiamente referenziati in bibliografia.

Lapproccio del Di Bella geniale nella sua naturale semplicit, ma la terapia proposta deve essere studiata e sviluppata su base scientifica per poter essere messa a punto ed essere sempre efficace.

Anche le terapie tradizionali potrebbero essere meglio calibrate se viste in un quadro di strategia terapeutica integrata, almeno per i casi pi congeniali, con le risorse curative di questa cura che di non convenzionale ha solamente il modo di proporsi.

A mio parere la terapia di bella rappresenta una arma in pi per combattere queste terribili patologie ed io intendo, in tutta libert, sfruttarla al meglio per curare i miei pazienti; ritengo infatti che

permettere al malato di utilizzare la terapia di bella non sia solo un gesto umano, ma potrebbe modificare significativamente la prognosi della malattia in ben determinati casi clinici .

Discussione sui risultati ottenuti con la terapia Di Bella.

Nonostante la bocciatura della "sperimentazione ufficiale", la terapia Di Bella ancora frequentemente prescritta e praticata per una serie di ragioni che cercher di analizzare.

Perch i malati scelgono la cura di bella.

E opinione diffusa che dal cancro, qualunque terapia si adotti, difficilmente si guarisce; gli scarsi risultati ottenuti dalla terapia ufficiale sulle neoplasie, specialmente quelle diagnosticate gi in fase avanzata, confortano questa opinione e, purtroppo, la maggior parte delle diagnosi risulta tardiva.

Molti pazienti non se la sentono di affrontare gli effetti devastanti sulla qualit della vita indotti dei trattamenti chemio e radioterapici pi praticati i cui risultati finali spesso non sono entusiasmanti ed anche questa una realt difficile da negare. Come pure sono innegabili i traumi psicologici e le scomodit che derivano dallessere costretti a praticare gli ambulatori e gli ospedali.

Il punto di vista dei medici curanti.

Noi addetti ai lavori siamo naturalmente consci che, nei riguardi di certe patologie, lefficacia delle terapie tradizionali sta migliorando a passi di gigante sia in termini di allungamento della vita sia in termini di remissione dal male; e questo parallelamente allo sviluppo di una serie di politiche sanitarie intese a diagnosticare il male gi nelle fasi iniziali.

Questo purtroppo non si verifica, almeno ad oggi, per tutte le patologie tumorali per cui spesso siamo chiamati a curare pazienti su cui sappiamo che, purtroppo, le terapie invasive (chirurgiche, chemioterapiche e radioterapiche) non avranno unefficacia tanto evidente da giustificare il peggioramento della qualit della vita che solitamente procurano coi loro effetti collaterali.

Per contro, dallesperienza personale, possiamo trarre la ragionevole certezza che, in molti casi, la terapia di bella svolge un efficace azione di contenimento e cura nei riguardi di alcune patologie e, nei casi pi disperati, mantiene uneccellente palliazione dei sintomi del cancro almeno nella maggior parte dei pazienti trattati. Detto in parole povere ha risultati terapeutici molto simili a quelli (purtroppo scarsi) delle terapie tradizionali senza averne gli effetti collaterali, in questi casi il terapeuta dibelliano applica lantico concetto presente gia nella Scuola Salernitana: la prima condizione per eleggere un farmaco deve essere la sua assenza di nocivit .

Certo, saper discernere tra caso e caso e quando indicare in alternativa luna o laltra strada terapeutica non facile, soprattutto in quei casi in cui il paziente, viene da noi senza una particolare volont propria. Gli effetti dellazione soft del medico sulla cosiddetta scelta terapeutica consapevole ben esemplificata dalla casistica personale sotto riportata:

Descrizione% casi

ParzialeTotale

Pazienti che non hanno eseguito le prescrizioni:

di cui :Persi di vista dopo la prima visita20

Deceduti prima di poter iniziare6

Che dichiarano di aver scelto altre terapia6

Che desistono in quanto la terapia risulta troppo onerosa5

Che desistono per non essere riusciti a procurasi i farmaci2

Che trovano difficolt insormontabili nel seguire le prescrizioni del protocollo1

Parziale pazienti che non seguono le prescrizioni .40

Pazienti che seguono le prescrizioni60

TOTALE PERCENTUALE100

Tutto ci premesso non vedo perch dovrei avere remore etiche a prescrivere questa terapia alternativa che oltretutto ultimamente risulta meno onerosa e composta da farmaci di pi facile reperimento di quanto era solo qualche anno fa.

Di cosa stiamo parlando.

Ma cosa in sintesi la terapia Di Bella? Si tratta di un associazione tra almeno quattro farmaci il cui scopo di modificare l'ambiente metabolico intorno alla cellula tumorale rendendoglielo sfavorevole senza danneggiare le cellule sane n i naturali sistemi di difesa.

Lobiettivo di ridurre le capacit proliferative delle cellule mutate e di impedire limpianto di nuove metastasi nei tessuti sani, ma anche quello di stimolare le difese naturali dellorganismo nei confronti delle cellule del tumore. Questo complesso di azioni tende a stimolare il fenomeno di apoptosi e cio di morte naturale delle cellule malate.

La filosofia di questa strategia quindi diametralmente opposta a quella oncologica convenzionale dove si tende a danneggiare le cellule tumorali accettando implicitamente i danni che gli interventi curativi provocano alle cellule sane ed al sistema immunitario; tutto questo sperando che i vantaggi che si ottengono nei confronti del tumore siano maggiori dei danni che si manifestano come effetti collaterali delle terapie.

I meccanismi dazione dei diversi componenti la terapia.

Non mi dilungher in questa sede sui meccanismi d'azione del trattamento, che sono gi stati descritti in altro articolo (Meccanismi d'azione della terapia Di Bella), ma illustrer solo i risultati ottenuti sui miei pazienti; non posso presumere di fornire elementi definitivi ne incontrovertibili circa le possibilit di questa terapia, ma spero di stimolare colleghi e pazienti ad una attenta analisi, possibilmente scevra di pregiudizi, quando si troveranno a doversi confrontare con casi analoghi.

Su quali patologie fornisce i migliori risultati.

Pur con la necessaria cautela dovuta alla molteplicit dei casi clinici mi sento in grado di dire che l'effetto antitumorale della terapia Di Bella si dimostra maggiormente nei:

carcinomi del pancreas;

carcinomi della mammella; mesoteliomi pleurici; timomi (tumori originanti dal timo); epatocarcinomi (tumori originanti dal fegato); carcinomi della prostata; linfomi non Hodgkin; linfomi di Hodgkin; carcinomi neuroendocrini gi noti per rispondere alla somatostatina ed ai suoi derivati. Discretamente rispondono anche alcuni casi di:

glioblastomi (tumori originanti dal cervello); carcinomi polmonari non a piccole cellule;

tumori della testa e del collo; sarcomi, in particolare liposarcomi;

carcinomi del colon retto;

melanomi.

Generalmente poco rispondono invece i:

carcinomi a piccole cellule;

carcinomi dell'esofago e dello stomaco;

carcinomi delle vie biliari;

carcinomi renali;

carcinomi dellutero e dellovaio soprattutto in fase avanzata.

Non ho osservato alcuna significativa differenza di risposta alla terapia sulla base del sesso del paziente, sull'et dello stesso, n della tipologia istologica dellorgano interessato (tranne come vedremo pi avanti nel caso del microcitoma polmonare).Limportanza della fase di sviluppo nel male: alcuni esempi.I mesoteliomi, la loro localizzazione ed il tipo di lesione.

Essenziale, allo scopo di poter prevedere una risposta, la corretta analisi delle complicanze gi indotte dal tumore al momento dell'inizio della terapia. Anche per questa cura, come per le tradizionali, molto pi determinante la diffusione del male che la sua localizzazione iniziale. In caso di tumori ancor poco diffusi (stadi iniziali), non detto che un mesotelioma peritoneale risponda differentemente dal pi facilmente trattabile mesotelioma pleurico.

Le difficolt che si incontrano nel mesotelioma peritoneale, cos come in tutte le neoplasie che coinvolgono il peritoneo, risiedono negli effetti delle complicanze indotte nella cavit addominale come: presenza di masse tumorali, aderenze, infiltrazioni neoplastiche nelle anse intestinali, negli ureteri o nelle vie biliari con conseguente loro ostruzione parziale o totale, infiltrazione neoplastica allinterno dei grossi vasi arteriosi e/o venosi delladdome o danni diretti a carico del fegato e del pancreas.

Logicamente le complicanze funzionali derivate dallinfiltrazione neoplastica agli organi ed alle strutture della cavit addominale risultano pi difficili da curare rispetto a quelle derivate dalla semplice ostruzione meccanica dovuta a fenomeni compressivi di masse tumorali .

Il tumore alla prostata.

In questa patologia, la presenza di metastasi ossee secondarie non modifica solitamente il buon esito della terapia mentre decisamente pi gravi risultano le disfunzioni degli organi pelvici indotte dalla stessa patologia (congelamento funzionale).

Il tumore mammario.

Nonostante questa patologia sia considerata sensibile si riscontrano in alcuni casi gravi difficolt a curare pazienti con metastasi epatiche anche non massive, e quindi con scarso appetito ed un conseguente performances status (equivale sostanzialmente alle condizioni generali del paziente e conseguentemente alla sua qualit di vita ) relativamente basso.

I tumori al polmone.

Personalmente, sulla base della mia esperienza, considero il microcitoma polmonare poco sensibile in prima battuta alla terapia di bella poich troppo aggressivo nella stragrande maggioranza dei casi e, dal momento che spesso bene risponde alla chemioterapia, preferisco utilizzare questultima in eventuale associazione con la radioterapia, in alcuni casi anche preventiva. A seguito della chemioterapia lipotesi di un trattamento di bella a scopo di mantenimento pu essere preso in considerazione.

Per contro il tumore polmonare non a piccole cellule o non microcitoma mantiene sensibilit anche in fase relativamente avanzata.

La stadio di differenziazione delle cellule neoplastiche.

Il grading della malattia, e cio la fase di differenziazione delle cellule tumorali, incide notevolmente sulle performances di questa terapia: le cellule in fase giovanile (immature e generalmente pi aggressive) risultano meno sensibili di quelle pi differenziate (o mature). Questo fenomeno avviene generalmente anche con le terapie tradizionali. Probabilmente il fatto collegato alla maggior difficolt di indurre la morte (apoptosi) in cellule giovanili rispetto a quelle in fase di differenziazione pi avanzata ed anche alla maggiore aggressivit delle prime rispetto alle seconde.

Localizzazione delle metastasi.

Tra le pi resistenti risultano le metastasi epatiche, specialmente se linvasione del fegato massiva e devastante, e le metastasi cerebrali; sono invece molto pi facilmente trattabili quelle ossee o quelle polmonari.

Le patologie collaterali e le complicanze funzionali secondarie.

Una grave riduzione della funzionalit epatica con ittero, e corrispondente compromissione delle attivit di sintesi metabolica e di detossificazione del sangue, contribuisce a rendere pi difficilmente trattabile il paziente; al contrario non ho osservato differenze di risposta alla terapia in pazienti affetti, oltre che dal tumore, da differenti patologie croniche come ad esempio: il diabete mellito, l' ipertensione o le anomalie di funzionalit della tiroide..

Perch la terapia di bella e la chemioterapia non sono compatibili.

Come regola generale vale il seguente concetto:

la chemioterapia riduce l'efficacia della terapia di bella in quanto con i suoi effetti collaterali determina profonde alterazioni nel meccanismo immunitario del paziente e riduce pesantemente le attivit metaboliche delle cellule sane. I farmaci ed i trattamenti chemioterapici diminuiscono lefficacia della terapia di bella proporzionalmente al loro effetto mielo-immunodepressivo .

La radioterapia quando applicata su distretti relativamente piccoli del corpo umano risulta generalmente meno influente rispetto alla chemioterapia in quanto la sua azione ( e quindi i danni che provoca) risultano localizzati e non sistemici. Quando invece la radioterapia viene applicata su un distretto corporeo esteso (come ad esempio in alcuni linfomi) gli effetti immunodepressivi sono rilevanti e pertanto possono alterare lefficacia della terapia di bella quanto la chemioterapia.

Logicamente, maggiore il tempo trascorso tra l'ultima seduta di radio e/o chemioterapia minore l'effetto negativo sulla cura di bella; infatti quanto pi tempo passato, quanto pi il metabolismo del paziente ha avuto modo di recuperare le sue normali funzionalit.

Non si tratta quindi di valutare solamente lorigine del male.

Da tutto quanto sopra riportato deriva logicamente che il performance status al momento dell'inizio della terapia fondamentale per il buon esito della cura, migliori sono le condizioni iniziali, maggiori sono le possibilit di risposta. Infine, particolare rilevanza assume, secondo la mia esperienza, lo stato di nutrizione del paziente che se ben mantenuto contribuisce ad aumentare le possibilit di efficacia della cura.

Bisogna anche dire che le due filosofie di intervento devono essere ben chiare nella mente delloncologo senza preconcetti di sorta, infatti se vero che in linea generale gli interventi tradizionali sono contrastanti con la terapia di bella anche vero che dovranno essere prescritti in caso di tumori non sensibili alla terapia di bella od in presenza di metastasi localizzate in tessuti poco raggiungibili da questa terapia; ad esempio il caso classico in cui si rende indispensabile l intervento combinato radio-dibellaterapia quello del tumore polmonare non a piccole cellule (spesso discretamente sensibile alla di bella) con metastasi cerebrali (che sono invece spesso refrattarie alla di bella).

Analisi della mia casistica.

Nello schema sotto riportato analizzo solamente i casi relativi a pazienti che si sono sottoposti alla terapia da almeno un mese e quindi solo il 60% dei pazienti cui ho consigliato questo tipo di terapia (vedi sopra). Logicamente gli effetti terapeutici segnalati sono stati riscontrati sulla generalit dei pazienti per cui i casi di cui al punto a) vengono anche computati nel punto b) riguardante le condizioni generali del paziente e la sua qualit di vita: EFFETTO TERAPEUTICO Riscontro percentuale

a) sulla crescita del tumore:

Riduzione della massa tumorale e dei valori dei markers:

30

Progressione del tumore, ma spesso pi lenta di quella attesa con conseguente maggiore sopravvivenza rispetto alla prognosi ante cura:70

b) miglioramento della qualit della vita (performance status)70

Gli aspetti che migliorano maggiormente nei pazienti trattati con la terapia di bella sono l'appetito, le forze, la progettualit e la vivezza intellettuale, il tono dell'umore, la vita di relazione sia nell'ambiente domestico che fuori da questo, la capacit di seguire ed applicarsi al lavoro, agli hobbies ed agli interessi economici; aspetti tutti che per ben il 70% dei pazienti tendono a migliorare sensibilmente arrivando in alcuni casi ad essere paragonabili a quelli di prima della malattia.

Un tentativo di razionalizzazione della casistica:

Pazienti che in precedenza non hanno ricevuto cure chemio e radioterapichePazienti che in precedenza hanno ricevuto cure chemio e radioterapiche da pi di 6 mesiPazienti che in precedenza hanno ricevuto cure chemio e radioterapiche da meno di 6 mesi

Incidenza percentuale della categoria fatto 100 il numero dei pazienti trattati35Incidenza percentuale della categoria fatto 100 il numero dei pazienti trattati20Incidenza percentuale della categoria fatto 100 il numero dei pazienti trattati45

Incidenza percentuale di miglioramenti clinicamente valutabili fatto 100 la percentuale di cui sopra38Incidenza percentuale di miglioramenti clinicamente valutabili fatto 100 la percentuale di cui sopra35Incidenza percentuale di miglioramenti clinicamente valutabili fatto 100 la percentuale di cui sopra21

Casi di miglioramento del "performance status" facendo cento il numero di pazienti con questa caratteristica70Casi di miglioramento del "performance status" facendo cento il numero di pazienti con questa caratteristica70Casi di miglioramento del "performance status" facendo cento il numero di pazienti con questa caratteristica70

Questi dati dimostrano che la terapia particolarmente efficace nei pazienti mai sottoposti alla chemioterapia e nei pazienti che sono stati sottoposti a tali trattamenti in un tempo relativamente lontano (almeno 6 mesi), mentre decisamente meno efficace in quei pazienti che hanno avuto un trattamento chemioterapico pi recente, la cui tossicit residuale ancora presente, anche se non evidenziabile dai correnti esami di laboratorio.

La risposta terapeutica, intesa come miglioramento della qualit della vita, resta uguale nelle tre categorie, da qui linteresse a praticare la terapia di bella anche nei casi di chemioterapia recente ma con pessimo performance status.

La ingiusta fama della terapia: Considerazioni di un povero medico.

Perch allora con questi risultati, provenienti da una casistica limitata come pu essere quella di un medico che utilizza questa terapia in regime di libera professione, stata messa a rischio addirittura la stessa sopravvivenza della terapia di bella?

Perch nelle prove ministeriali si saggiata solo lattivit antitumorale specifica della cura ed inoltre in pazienti in fase terminale? Sicuramente il campione di pazienti selezionato non avrebbe consentito ad alcuna cura antitumorale conosciuta, e non solo alla terapia di bella, produrre una regressione importante del male.

Perch non stata prestata nessuna considerazione ai pazienti che hanno avuto un netto miglioramento della sopravvivenza rispetto alla prognosi, n alla percentuale di pazienti in cui si poteva notare un netto miglioramento del performance status?

Parrebbe che luniverso sanitario omologato con l'ufficializzazione dei risultati delle prove (pare che al momento del "responso sopravvivesse circa il 25% dei pazienti) abbia voluto liquidare la questione di bella con una secca e precostituita sentenza negativa. Ed anche ora, a tre anni di distanza dalla conclusione delle prove non sappiamo ufficialmente nulla su questi non secondari esiti minori; sappiamo invece con certezza che esiste ancora qualche sopravvissuto che, prove o non prove, prosegue la sua cura, in attesa, come peraltro tutti noi, di una serena morte.

Da questo evolversi di accadimenti non esente da colpe lo stesso Luigi Di Bella e nemmeno l'opinione pubblica che ha sollevato la questione come se si trattasse di una terapia miracolosa in grado, essa e nessun'altra, di guarire assolutamente il cancro. Questa presa di posizione assoluta e dogmatica stata manna per il folto gruppo dei contrari, degli scettici e dei denigratori della terapia che si trovato a dover solamente dimostrare che i pazienti, trattati durante la sperimentazione con la terapia di bella, non sono guariti o, perlomeno, non hanno ottenuto quei risultati miracolosi che la terapia pareva promettere attraverso il tam-tam dei media; non stato pertanto necessario fare dei confronti tra i risultati ottenuti con la "di Bella" e quelli ottenibili con altre terapie in pazienti paragonabili per gravit ed avanzamento di malattia; non stato necessario valutare se la terapia potesse avere un qualunque altro effetto benefico sui pazienti. Il miglioramento della qualit di vita dei pazienti, aspetto cos essenziale per chiunque conosca o lavori con i malati di cancro, non stato nemmeno preso in considerazione e probabilmente nemmeno registrato nelle schede degli sperimentatori. Infine, sebbene a distanza di quasi 5 anni dalla fine della sperimentazione (ultimo aggiornamento dellarticolo: febbraio 2003) ci siano ancora dei pazienti che vanno in ospedale a prendere gratuitamente le medicine della terapia di bella, dal momento che i risultati ottenuti nel loro caso non hanno permesso di escluderli dalla somministrazione gratuita dei farmaci, nessuno di questi contrari, scettici e denigratori si preso la briga di chiedersi come mai su questi pazienti la terapia abbia comunque fatto qualcosa. Questa considerazione dimostra come e quanto pu essere importante il "sentiment" dei ricercatori scientifici e come questo possa condizionare l'esito di una sperimentazione: i risultati attesi e desiderati vengono amplificati mentre quelli inattesi e sgraditi vengono omessi deliberatamente.

Per concludere.

Per queste ragioni ritengo che con questo tipo di analisi dei risultati si sia persa loccasione per poter realmente conoscere scientificamente efficacia e limiti di questa terapia innovativa che solo il contrasto feroce fra dibelliani e tradizionalisti ha potuto presentare ai pi come una risorsa miracolistica.Nonostante i suoi limiti, la terapia Di Bella deve essere considerata a tutti gli effetti una terapia antitumorale non alternativa alla chemio, ma ad essa supplementare dal momento che possiede un'attivit spesso paragonabile a quella della chemioterapia e, per alcune neoplasie, anche superiore. Inoltre, dotata di un'importante azione palliativa, cosa che deve assolutamente farla considerare come una vantaggiosa scelta di trattamento per la cura palliativa delle malattie neoplastiche in fase avanzata.

Quello che in effetti manca una seria sperimentazione e la creazione, per quanto possibile vista la necessit di personalizzazione della cura stessa, di una scala parametrica che consenta di ottimizzare e standardizzare i risultati della cura almeno nelle casistiche pi comuni.

La terapia di bella ed il mio scetticismo iniziale.

Come ho saputo.

La mia esperienza di terapeuta non convenzionale inizia quando la moglie di un mio paziente mi chiede di praticare a suo marito, al quale avevo diagnosticato un cancro del pancreas non operabile, "il cosiddetto protocollo di bella". La signora parlava di queste cure con la certezza e la fede da neofita di una setta medica segreta sotterranea ed anarchica e del loro scopritore, il prof. Luigi di Bella appunto, come di un Messia taumaturgico.

La signora era convinta che queste pratiche mediche non tradizionali, pur avendo ottenuto risultati significativi su una moltitudine di malati di cancro, venissero discriminate per oscure ragioni politico-economiche.

Il mio scetticismo iniziale.Non fu facile per me accettare quanto mi veniva proposto dalla signora, la mia preparazione e pratica professionale mi portava a diffidare da quelle che venivano considerate terapie alternative e che non erano il frutto della ricerca ufficiale bens scoperte di un singolo, carenti di casistica e verifiche mediche. Mi sembrava anche che fosse impossibile che qualcuno potesse portare avanti per oltre trentanni delle teorie rivoluzionarie circa la possibilit di curare i pazienti del male che purtroppo la bestia nera degli ultimi due secoli di storia medica proponendo pratiche terapeutiche per nulla invasive e molto ben tollerate e che nulla di tutto ci mi fosse stato insegnato nel corso degli studi universitari e di specializzazione. Fino ad allora, avevo saputo ben poco di Luigi Di Bella e della sua terapia e non ero per nulla convinto di fare il bene del paziente sottoponendolo a trattamenti che non trovavano nessun riscontro nella bibliografia universitaria.

Limportanza della scuola come formazione allinsuccesso sistematico.Viceversa la mia fiducia nei confronti della correttezza e delle possibilit della medicina ufficiale era cieca e le poche armi che avevamo a disposizione per la cura del cancro mi parevano le uniche spendibili. Ero per conscio che queste armi, ed in particolare la chemioterapia, nonostante fossero ritenute le pi moderne ed efficaci dessero risultati molto scarsi; la quasi totalit dei pazienti che avevo seguito negli anni di frequentazione della Clinica Universitaria ne avevano tratto solo benefici parziali e soprattutto non duraturi. Inoltre avevano spesso pagato i pochi giorni in pi strappati al male con un forte peggioramento nella qualit della vita nel poco tempo rimasto prima della morte.

Primo: non nuocere.

Gi allora ero convinto che nei casi noti come poco sensibili alle cure convenzionali, non debbano essere utilizzati o reiterati i tentativi terapeutici che presentano gravi ed invalidanti effetti collaterali. Risulta pi etico usare terapie sostanzialmente prive di effetti collaterali anche se si otterranno semplici effetti palliativi e non curativi.

Nel caso specifico, noi medici sappiamo che praticare la chemioterapia ad un paziente affetto da carcinoma del pancreas , nella stragrande maggioranza dei casi, inutile a causa della scarsa responsivit di questo tipo di tumore ai trattamenti convenzionali.

Alla luce di questo mio convincimento etico verificai quindi il protocollo di bella e, non riscontrando controindicazioni di rilievo nei farmaci consigliati, pur rimanendo molto scettico circa lefficacia della cura, acconsentii a prescriverla.

Medicina e carboneria.

Dato il mio assenso scopersi che la signora mi aveva gi iscritto ad un congresso che il Di Bella avrebbe tenuto di l a poco a Fanano in provincia di Modena. Non solo, da perfetta organizzatrice aveva gi programmato la mia trasferta a Modena e mi aveva fissato e programmato una serie di contatti con medici che gi conoscevano e praticavano questa terapia affinch anchio potessi avere la necessaria iniziazione.

Non era certo la prima volta che mi recavo ad un congresso medico, ero anzi abituato ai grandi congressi internazionali: sale di hotel a cinque stelle, riunioni allietate dalla presenza di bellissime hostess (forse la cosa che ti colpiva maggiormente), relazioni scientifiche accompagnate da abbondanza di tabelle con dati e statistiche esplicative del lavoro presentato, risultati enfatizzati ed espressi da diapositive e grafica ad alto effetto visivo, un contorno di colleghi eleganti compresi della loro professione e molto omologati al contesto .

Arrivato a Fanano cominciarono le delusioni: la sede del congresso era, se ben ricordo, un cinema parrocchiale sul cui palco, unico relatore, un vecchietto canuto e dallaspetto non propriamente vispo parlava a ruota libera con voce a volte un po chioccia e con improbabili inflessioni dialettali. La concione non era confortata ne da uno straccio di lucido o diapositiva che fosse, e soprattutto non forniva nessun elemento che permettesse di paragonare i risultati ottenibili con la terapia oggetto della riunione a quelli della medicina tradizionale. Certo che da quella relazione non ricavai nessun elemento scientifico utile a convincermi della validit di quellapproccio terapeutico. La cosa che al momento pi mi parve non convenzionale era la faccia tosta del relatore che proponeva interventi curativi, a suo dire di efficacia assoluta, argomentandoli con opinabili ed elaborate considerazioni filosofico dogmatiche, non certamente con dimostrazioni scientificamente rilevanti.

Quando si dice non convenzionale.

Il contorno dei partecipanti colleghi o meno mi lasci ancor pi interdetto. In particolare la maggioranza degli altri medici congressisti appariva poco desiderosa di capire come e perch la terapia funzionasse limitandosi a riferire di casi pi o meno incredibili e miracolosi di remissione e guarigione, a volte neppure vissuti in qualit di medico curante ma solo per sentito dire. Limpressione era pi quella di partecipare ella celebrazione dei riti di una stranasetta che ad un convegno fra studiosi.

Durante il pranzo congressuale ebbi la miglior esperienza della giornata conoscendo un collega di Cuneo, uno dei contatti procurati dalla signora, che mi fece ottima impressione ed a cui potei riferire i miei dubbi che peraltro mi parvero pienamente condivisi. Ciononostante il collega mi rifer e descrisse alcuni suoi casi in cui aveva potuto riscontrare (ma non spiegare) gli effetti benefici della terapia di bella.

Neanche a dirlo tornai a casa piuttosto scettico sulla terapia di bella nonostante le parole rassicuranti del collega di Cuneo. Comunque confortato e sorretto dalla fede della mia cliente feci iniziare il ciclo delle cure sulla base dei pochi dati ricavati da convegno e colloqui .

Una morte annunciata.

Come gi riferito il paziente era affetto da cancro del pancreas, purtroppo diagnosticato in fase localmente avanzata. Il chirurgo non aveva potuto far di meglio che aprire e richiudere senza poter intervenire in altro modo in quanto giudic la situazione come non operabile. Gli esami del sangue al momento dellinizio della terapia di bella dimostravano un marker tumorale (CA19.9) molto elevato (poco meno di 1000 U/mL contro il valore massimo di 37 U/mL) . L'esame istologico sulla biopsia, eseguita durante l'intervento, diceva trattarsi di un adenocarcinoma. La prognosi, anche alla luce di quanto visto dal chirurgo non superava i 4-6 mesi. I sintomi manifestati dal paziente erano quelli caratteristici del male: lamentava dolori addominali ed al dorso, debolezza, difficolt intestinali, dimagrimento.

Eppur si muove!

Devo premettere che la bibliografia non comprende questo tipo di tumore fra quelli sensibili alla somatostatina, la componente pi caratterizzante del complesso dei 4 farmaci previsti dal protocollo in argomento.

Iniziata la terapia il paziente progressivamente presentava evidentissimi miglioramenti clinici che si manifestavano con una netta riduzione della sintomatologia precedentemente lamentata tanto che, con mia mal celata sorpresa, dopo poco tempo dall'inizio del trattamento stava tanto meglio da poter tornare al suo lavoro.

Analisi cliniche di un miracolo.

Ma le sorprese non erano finite: i periodici esami del livello del marcatore sanguigno specifico del tumore (marker) dopo il primo mese di terapia segnarono una netta riduzione fino a rientrare nella norma dopo il quarto mese di terapia.

Anche le numerose risonanze magnetiche eseguite nel corso della terapia dimostravano una stabilit della lesione tumorale e le dimensioni della massa stessa non presentavano variazione alcuna. Il medico che eseguiva tali indagini, da me interrogato a riguardo, non seppe dirmi se il tumore fosse in fase attiva o la massa dovesse considerarsi fisiologicamente ormai morta.

Il triste epilogo.

Le cose andarono molto bene per oltre un anno: il paziente faceva una vita assolutamente normale famiglia, lavoro, ferie ed i suoi progetti per lavvenire.

Poi un giorno improvvisamente si manifesta un ittero diffuso e comincia a star male: la malattia improvvisamente ripresa. Per eliminare la pressione della massa tumorale sulle vie biliari il paziente viene sottoposto ad un nuovo intervento chirurgico il cui andamento postoperatorio risulta difficile, infine nonostante intervento e cure ad esso successive dopo alcuni mesi il paziente muore.

Alcune certezze e molti dubbi.

Come quasi tutte le storie di questo tipo anche questa ha un finale triste, al medico che ha vissuto questa esperienza non resta che registrare la stranezza del caso e sottolinearne gli aspetti positivi che ha potuto toccare con mano: ha registrato una insperata stabilizzazione del male ed una prolungata sopravvivenza del paziente oltre al periodo pronosticato (18 mesi contro i 6 mesi), una provata diminuzione dellattivit ed un arresto di sviluppo della massa tumorale (rilevabile alla RMN), fenomeno confermato anche dalla riduzione e normalizzazione del valore dei markers sanguigni.

Ma soprattutto il paziente ha potuto godere di un anno e mezzo di vita di buona qualit, vissuto con i suoi cari.

Ognuno ha i suoi pruriti professionali.

Ho cercato di condividere questa esperienza con alcuni miei colleghi, ma la mia casistica al momento (era il 1997) era solo quella di cui ho riferito ed anche se giustificata da riscontri analitici inconfutabili la storia non poteva risultare probante per chi era abituato a muoversi solo in base a protocolli ben collaudati ed ufficializzati.

Per carit di professione mi esimo dal commentare le reazioni dei colleghi di fronte alla innegabilit dei dati analitici e le giustificazioni parascientifiche al caso clinicoche mi sono dovuto giulebbare.

Quello che certo che non ho saputo generare in nessuno la stessa curiosit che mi ha spinto a vivere questa esperienza professionale. La curiosit che dovrebbe essere lo stimolo che promuove il risveglio (almeno scientifico) della Categoria pare piuttosto scarsa per non dire inesistente.

Reperibilit e costi della terapia di bella.

La terapia del prof. Di bella composta da numerosi farmaci alcuni commerciali, e pertanto disponibili in qualunque farmacia, ed altri galenici, cio preparati direttamente dal farmacista. Prima del 1997, lanno del caso di bella, le farmacie che conoscevano il metodo adeguato di preparazione dei farmaci galenici erano relativamente poche. Successivamente per, molte si sono organizzate in tale senso ed ora sono ormai numerose quelle in grado di preparare correttamente tali farmaci. Pertanto il medico che vi prescriver la terapia sar in grado di indirizzarvi adeguatamente.

I costi della terapia di bella sono decisamente ridotti rispetto ad alcuni anni fa, quando la terapia poteva costare anche 12-13 milioni di lire al mese. Ormai, grazie alla produzione della somatostatina generica la terapia di bella viene a costare circa 800 euro mensili.

Dott. Giorgio Castello

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