Brek Magazine n.13

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EDITORESoc. Cop. Sociale a r.l.via Nicola Sole, 7385100 Potenzatel. 0971 36703fax 0971 25938

PROGETTO GRAFICOIMPAGINAZIONEPUBBLICITÁ

Soc. Cop. Sociale a r.l.via Nicola Sole, 7385100 Potenzatel. 0971 36703fax 0971 25938

STAMPAGrafiche Gercap / Foggia

DIRETTORE RESPONSABILEPierluca Pace

HANNO COLLABORATOGiovanna CaivanoMimmo ClapsVito ColangeloAnna D’AndreaMarika IannuzzielloAntonio LorussoGerardina NellaMichele NellaMimì PaceNicola Pace

Andreina Serena RomanoLeonarda SabinoFabio SalvatoreAndrea SamelaAnnaclara SileoSimona SimoneFrancesco TripaldiRiccardo TelescaWineR_

BREK garantisce la libertà di pensiero e di espressione. Per questo motivo ogni collaboratore è singolarmente responsa-bile delle proprie idee e di ciò che scrive.

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BREK.ZOOM04. Zoom I,II

PROSPETTIVE METROPOLITANE.SOCIETÁ06. E Pluribus, Unum. Da molti, uno.PROSPETTIVE METROPOLITANE.POLITICA10. Il bello delle donne? È che hanno un cervello.PROSPETTIVE METROPOLITANE.COSTUME14. Da normale a bella, grazie al fotoritocco PROSPETTIVE METROPOLITANE.RUEWIERTZ 6016. Europa, la parola alla rete. Rete, la parola agli utenti.

ATMOSFERE.MODA & LIFESTYLE18. I'm not a fashion victimATMOSFERE.SALUTE & BENESSERE22. Bella la vita a 60 anniATMOSFERE.ARTE26. Bello è banale!ATMOSFERE.VINO28. Un sorso e viaATMOSFERE.MUSICA30. Il bello della polvere che ballaATMOSFERE.LIBRI31. Ti piace? No, l' manca la sustanza

INCONTRI.ROMANZI DAL WEB36. La torre di AsianINCONTRI.STORIE40. Bellezza, Libertà, Giustizia

FUORICAMPO.VISIONI42. A Beautiful Think43. La bella democraziaFUORICAMPO.PENSIERI44. La bellezza dell'anima45. Il lato bello del lavoroFUORICAMPO.OSSERVAZIONI46. Profumo di margheritaFUORICAMPO.TECNOLOGIA47. Photomania o Immaginemania

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IN COPERTINA:Lorado"The Beauty"

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ALL’IMPROVVISO.SENZA NESSUNA RAGIONE SPECIFICA. CON PACATO SILENZIO CI SI ACCORGE DEL SENSO DELLA BELLEZZA. UN SENSO A CUI SPESSO NON RIUSCIAMO A DAREUN PRECISO SIGNIFICATO, E CHE RITROVIAMO NELLE PERSONE, NELLE AZIONI E NELLE COSEDELLA VITA DI TUTTI I GIORNI.UN TRAMONTO, UN VISO, L’ABBRACCIO DI DUE BAMBINI.UN LIBRO, UN’OPERA D’ARTE, UN SORRISO.UN ELENCO INFINITO RIEMPIREBBE TUTTE LE PAGINEDEL NOSTRO MAGAZINEE OGNI VOCE POTREBBE ESSERE L’ESSENZA VERA DELLA BELLEZZA.

UN PROVERBIO FAMOSISSIMO CI RICORDA CHE IN FONDOTUTTO CIÒ CHE CI PIACE DIVENTA BELLO, REGALANDO COSÌ ALLA SOGGETTIVITÀ DI OGNUNO DI NOILA CAPACITÀ DI ESPRIMERE LA BELLEZZAIN MILLE MODALITÀ DIFFERENTI...FORSE È VERO. LA BELLEZZA IN SÉ NON ESISTE.È SOLO UN CONCETTO APPARENTE.E, COME MOLTI ALTRI CONCETTI,È SOLO UN POTENTE STRUMENTO.E, COME MOLTI ALTRI CONCETTI,È SOLO UNA STRAORDINARIA POSSIBILITÀ,CONCESSACI DA CHI SA CHI E PER TUTTA LA VITA.POSSIBILITÀ, CHE SENZA NESSUNA RAGIONE SPECIFICA,ALL’IMPROVVISO E CON PACATO SILENZIO,CI SI ACCORGE DI POSSEDERE.

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LOVE BUSPosti riservati all’amore!A Copenaghen d’ora in poi innamorarsi a bordo di un autobus sarà più facile. Una compagnia di trasporti ha infatti pensato bene di creare “i sedili dell’amore”. L’iniziativa é scattata su 103 autobus dove sono stati riservati dei sedili ai viaggiatori desiderosi di fare conversazione e, perchè no, di trovare l’anima gemella. Individuarli è facile: oltre ad essere l’uno accanto all’altro e ricoperti di stoffa rossa, portano la scritta “Kaerlighedssaede”, sedie dell’amore.

UCCIDE MA VIENE ASSOLTAPer il giudice è affetta da “Sindrome premestruale”É risaputo ormai che alcune donne diventino particolarmente di cattivo umore in “quei giorni”. Ma che questo possa portare ad un omicidio, ha davvero dell’in-credibile. Eppure, la 29enne inglese Sandie Craddock proprio a causa dello squilibrio ormonale legato alla sindrome preme-struale, ha ucciso a coltellate un suo collega di lavoro nel bar dove lavoravano. La causa del litigio non è nota ma sta di fatto che il giudice ha stabilito che la motivazione dell’aggressione é riconducibile alla sindrome premestruale e pertanto ha deciso di derubricare l’accusa da omicidio volontario a omicidio colposo. La donna inoltre non ha avuto una condanna detentiva, ma è stata solo condannata con la condizionale, imponendogli una cura di progesterone. La Craddock infatti avrebbe avuto una forma particolarmente acuta di sindrome, ed “in quei giorni” avrebbe più volte effet-tuato aggressioni (con ben 30 denunce) e tentato il suicidio.

LO STRANO PROGETTO DI HITLER Sexy toy’s per tutte le sue truppe!Un quotidiano norvegese ha raccontato come Hitler incaricò il dane-se Olen Hannussen di ideare delle bambole gonfiabili per il proprio esercito. La scoperta è stata resa nota dal giornale spagnolo Abc, che ha pubblicato le direttive imposte ad Hannussen in una lettera del 1941. Il sexy giocattolo doveva avere l’aspetto di una donna dai capelli biondi, occhi azzurri e pelle bianca, dal seno prosperoso e dalle labbra pronunciate. Per Hitler doveva rientrare nell’equipag-giamento essenziale di ogni soldato tedesco, infatti ogni milite del Reich doveva “possederne” una nello zaino per poter dar sfogo ai propri desideri sessuali senza il rischio di contrarre malattie veneree e preservare al tempo stesso la razza ariana. Il progetto fu bloccato dal bombardamento della fabbrica incaricata della produzione.

MATRIMONIO GAY Tutti arrestati, invitati compresi!Un uomo d’affari pachistano e la sua “compagna” (un trave-stito) volevano solo coronare il loro sogno d’amore con un matrimonio “simbolico”. Ma la polizia ha pensato bene di mandare a monte la festa facendo irruzione nell’abitazione, in una zona residenziale di Peshawar (Pakistan). Gli agenti hanno ammanettato i novelli sposi e tutti i 43 gli invitati che, come la sposa, erano dei travestiti. A darne notizia è stata la stessa polizia, sottolineando che in Pakistan, paese musulmano, dove l’omosessualità è un reato penalmente perseguibile, sono vietati i matrimoni fra persone dello stesso sesso.

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SIMPATICA CANAGLIA!Se il buon giorno si vede dal mattino...Questa è la storia di un bambino che a soli 4 anni ha già dimo-strato come potrebbe essere da grande!Il piccolo, infatti, è stato trovato in piena notte e da solo, in giro per strada, già ubriaco e con una bottiglia di birra tra le mani. Ma non è tutto. Il monello, durante la stessa notte, aveva suonato ai vicini che se lo sono trovati di fronte ubriaco e ancora con la bevanda alcolica in mano. Il bambino, dopo essere entrato in casa, ha rubato i regali di Na-tale, fuggendo. Quando la polizia è intervenuta, la piccola peste è stata trovata con addosso un vestito di ragazza (di sicuro uno dei regali natalizi rubati) e subito portata a casa, e non si sa come abbiano reagito i genitori. Di sicuro la befana per lui quest’anno non sarà clemente... è prevista una pioggia di cenere e carbone!

PAGATO PER DORMIREA chi di noi non piacerebbe lavorare e dormire allo stesso tempo?! Le due attività non sono compatibili. Per Phil Latam, invece, non è così. Questo fortunato 27enne inglese (professione tester di sacchi a pelo) ha battuto più di 1.000 candidati per ottenere il posto di lavoro e guada-gnare ben 900 dollari (690 euro circa) a settimana per rilassarsi, son-necchiare ed esprimere la sua opinione su diversi modelli di sacchi a pelo per la Halfords Group. Phil è ancora incredulo per la sua conquista, dopo una laurea in Direzione, come molti era alla ricerca di un lavoro. É stata la sua ragazza a leggere l’annuncio del colosso britannico, un impor-tante gruppo rivenditore di ricambi auto e accessori operante in Regno Unito, Irlanda, Polonia e Repubblica Ceca. Per la sua famiglia questo è un lavoro adatto a lui: “Sono stato membro degli scout da quando avevo quattro anni – ride Phil – e ho molta esperienza di campeggio. Quando mi sono candidato dopo la segnalazione della mia fidanzata non credevo di ottenere il posto viste tutte le persone che, come me, si sono offerte”.

GUIDA PERICOLOSA, PATENTE RITIRATAPeccato che fosse al volante dell’auto di barbie!Paul Hutton, 40 anni, è stato fermato dalla polizia inglese mentre guidava, in stato di ebbrezza, un’au-to elettrica nei pressi della sua casa nell’Essex. Gli agenti gli hanno ritirato la patente. In Inghilterra è la notizia del giorno perché Hutton, padre di quattro figli, ex ingegnere aeronautico della RAF, nonchè studente di ingegneria elettronica al Colche-ster Institute, era alla guida dell’auto elettrica di Barbie... Hutton, dopo l’udienza presso il tribunale di Colchester che ha confermato la pena, ha spiegato ai giornalisti del Telegraph: “Non discuto la mia punizione, sono solo un po’ sorpreso”. Ci si chiede anche come abbia fatto a infilarsi in una macchina progettata per un bambino di tre anni. “In origine era una macchina rosa di Barbie, poi l’ho un po’

modificata montando ruote un po’ più grandi...”. In realtà l’in-gegnere stava solamente provando la sua Barbie-car, un piccolo progetto nell’ambito del corso di ingegneria elettronica. Ma auto di Barbie o no, aveva un tasso alcolemico doppio rispet-to a quello consentito dalla legge. Così, oltre a beccarsi un divieto assoluto di guida per tre anni, gli è stata sequestrata anche l’auto con l’obbligo di pagare tutte le spese processuali. Ma non è finita qui. Visto che l’automobilina di Barbie ha una velocità ridicola (è più lenta di un pedone), Paul Hutton ha chiesto uno sconto di pena. E i giudici gli hanno abbo-nato 12 mesi di sospensione di patente...

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Non è accettabile che, in un Pae-se dove tutti i partiti si dichiarano favorevoli al federalismo, dove è in corso un processo di rifor-ma federale dello Stato che nei prossimi mesi prenderà forma e sostanza e forse, nel tempo, cambierà i rapporti tra cittadino ed istituzioni, se ne parli solo per slogan ed in maniera confusa ed approssimativa.La complessità del discorso me-rita un intervento sull’argomento sia per un inquadramento storico del federalismo, con riferimento alle esperienze di Stati federa-li effettivamente operanti nel mondo (sarà l’oggetto del pre-sente testo), sia per una informa-zione più puntuale sul federali-smo delineato dalla riforma del titolo V della nostra Costituzione e dalla legge delega n. 42/2009 (sarà oggetto di un successivo scritto).Premetto, però, un po’ polemi-camente, che se si apre un qual-siasi dizionario italiano, alla voce “federare” si trova attribuito il si-gnificato di “unire, aggregare”.Nella storia, in effetti, lo Stato Federale nasce per unire, per aggregare, e ciò è con eviden-za sintetizzato nel simbolo dello Stato Federale moderno per ec-cellenza, gli Stati Uniti di Ameri-ca, che ha impresso il motto “E Pluribus Unum”: da molti, uno.Si suole far nascere lo Stato Fe-derale moderno con la fondazio-ne, nel 1787, della Federazione degli Stati Uniti d’America.Le colonie che vinsero la guer-

ra contro la madre patria e che avevano in un primo tempo dato forma ad una confederazione, diedero vita alla federazione, passando da una situazione di Stati sovrani che avevano sti-pulato un accordo per regolare delle materie di interesse comu-ne (confederazione) alla crea-zione di una federazione che “è l’atto di sovranità di un popolo tutto intero, il quale crea un nuo-vo stato, gli dà una costituzione e lo sovrappone, in una sfera più ampia, agli stati antichi” (L. Einaudi).Sottolineo che nella confedera-zione, gli Stati che la compon-gono, continuano a rimanere pienamente sovrani; con la crea-zione dello Stato federale, inve-ce, il singolo Stato rinuncia alla sovranità o ad una parte di essa che viene, pertanto, trasferita allo Stato federale.Confesso che, essendo queste differenze abbastanza facili da comprendere, ho sempre pen-sato, specie nel periodo in cui il dibattito su questi argomenti era condotto dal prof. Gianfran-co Miglio, che la confusione e la distorsione di significato del ter-mine federalismo fosse in parte voluta.Ho sempre pensato, cioè, che il partito che più di tutti diceva e dice di volere il federalismo pensa in realtà ad una forma di confederazione di Stati e, soste-nendo un percorso esattamente

contrario alla storia ed al motto E Pluribus Unum scritto sul sim-bolo degli Stati Uniti d’America, vuole dividere lo Stato unitario per farne più di uno.Qualche anno fa, in un testo significativamente intitolato Il Falso Federalismo, Antonio Iannello, combattivo e valente studioso meridionale, ha scritto: “Questo termine così come è utilizzato oggi nel dibattito po-litico italiano, non ha più alcun legame con il suo significato originario: il federalismo è dive-nuto sinonimo di disgregazione, separazione, divisione e, addirit-tura, secessione”.Sembrerebbe che l’unica espe-rienza storica che abbia sino ad ora trasformato uno Stato uni-tario in Stato federale sia quella che ha interessato il Belgio.Altri esempi di Stati che da uni-tari si sono trasformati in federali sembra non ve ne siano.Vi sono, invece, diversi esempi di Stati unitari che si sono tra-sformati in Stati regionali o che, da Stati unitari centralizzati, han-no dato vita a disparate forme di autonomie locali.

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Ma quali sono le differenze che caratterizzano lo Stato federale e lo Stato regionale?Secondo parte della dottrina, gli Stati membri dello stato fede-rale continuerebbero ad essere stati sovrani o a conservare al-meno parte della sovranità che non verrebbe ceduta nella sua interezza dal singolo Stato allo Stato federale al momento della sua formazione; secondo un’al-tra parte della dottrina la diffe-renza sarebbe nella quantità di autonomia che gli Stati membri dello Stato federale avrebbero rispetto a quella delle regioni che compongono lo Stato uni-tario.Secondo quest’ultima teoria lo Stato membro della federazione sarebbe dotato non di sovranità ma solo di una maggiore auto-nomia rispetto a quella delle re-gioni che compongono lo Stato unitario.Pur essendovi una sostanziale differenza tra Stato federale e Stato regionale nella maggior parte degli Stati regionali sareb-bero presenti germi di federali-smo.Il dibattito sul federalismo, in Italia, ruota attorno a due argo-menti fondamentali: quello di una maggiore partecipazione democratica e quello del cosid-detto federalismo fiscale.Solitamente, in Italia, si associa il federalismo ad una maggiore partecipazione democratica e ad una maggiore efficienza della pubblica amministrazione e del-la macchina amministrativa.Le esperienze storiche ci dico-no che la scelta del modello di Stato federale non ha necessa-riamente significato maggiore democrazia.Se si escludono gli Stati Uniti d’America e si pensa agli altri esempi di Stati federali delle Americhe (Argentina e Brasile), difficilmente si potrà sostenere che il federalismo abbia automa-ticamente significato maggiore democrazia e maggiore parteci-pazione popolare.

Lo Stato centralista o con poco decentramento di poteri non ha comportato, necessariamente, nella esperienza storica ed in particolare in quella dei Paesi europei, inefficienza della pub-blica amministrazione.Se si pensa a Stati centrali-sti come la Francia e la Gran Bretagna difficilmente si potrà sostenere che centralismo ed inefficienza della pubblica am-ministrazione vanno a braccetto o che si generano o alimentano a vicenda.Si tratta, al contrario, di Stati la cui pubblica amministrazione, da lungo tempo, è emulata da altri Paesi per la loro efficienza e ciò è ancor più vero se ci riferiamo ai Paesi dell’Europa del Nord, Svezia, Norvegia, Finlandia, la cui pubblica amministrazione è ritenuta tra le più efficienti ed incorrotte del mondo.Anche l’accostamento tra fede-ralismo e decentramento fiscale, strettamente associato nel di-battito politico italiano, non ha riscontri storici concreti.É una favola tutta italiana quella che ci racconta che con il federa-lismo le imposte e le tasse riman-gono per la maggior quantità nei territori che le hanno pagate: le esperienze storiche in genere e in particolare quella degli Stati Uniti d’America, che viene per lo più presa ad esempio, ci dicono esattamente il contrario.Dicevano i federalisti americani che lo Stato, se non conserva la piena sovranità in materia fi-scale, diventa “un puro nome”, diventa cioè assolutamente im-

potente. E, per sancire tali principi, nella Costituzione americana è scritto, in maniera chiara ed inequivoca, che il Congresso, cioè lo Stato Federale, avrà il potere: di im-porre e percepire tasse, diritti, imposte e dazi...Nessuno Stato potrà, senza il consenso del Congresso, stabi-lire imposte o diritti... e il gettito netto di tutti i diritti e di tutte le contribuzioni... sarà a disposi-zione della tesoreria degli Stati Uniti; e tutte le leggi relative saranno soggette a revisione e a controllo da parte del Con-gresso” (stralci dall’art. 1 della Costituzione degli Stati Uniti d’America).Come si evince dall’art. 1 del-la Costituzione degli Stati Uniti d’America, il federalismo, relati-vamente all’aspetto fiscale, ten-de decisamente verso il centra-lismo. Vi è, invece, in Italia, qualche proposta che prevede una trat-tenuta del prelievo fiscale a fa-vore del territorio pari al 70%!Piero Giarda, in un saggio dal ti-tolo Regioni e federalismo fisca-le rilevava che, nella storia del pensiero economico finanziario, il termine “federalismo fiscale” nasce come reazione “all’ecces-so di localismo e all’eccesso di differenze tra enti locali e tra Sta-ti esistenti in uno Stato federale. Afferma una esigenza di unifor-mità e di centralizzazione rispet-to all’eccesso di differenziazione e di decentramento storicamen-te determinato in una società”.

avv. Mimì Pace

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«Caro direttore, ti chiedo di essere sollevata dalla mansione di conduttrice dell'edizione delle 20 del Tg1, essendosi determinata una situazione che non mi consente di svolgere questo compito senza pregiudizio per le mie convinzioni professionali. Questa è per me una scelta difficile, ma obbligata. Considero la linea editoriale che hai voluto imprimere al giornale una sorta di dirottamento, a causa del quale il Tg1 rischia di schiantarsi contro una definitiva perdita di credibilità nei confronti dei telespet-tatori. Come ha detto il presidente della Commissione di Vigilanza Rai, Sergio Zavoli: "la più grande te-stata italiana, rinunciando alla sua tradizionale struttura ha visto trasformare insieme con la sua identità, parte dell'ascolto tradizionale". Amo questo giornale, dove lavoro da 21 anni. Perché è un grande giornale. È stato il giornale di Vespa, Frajese, Longhi, Morrione, Fava, Giuntella. Il giornale delle culture diverse, delle idee diverse. Le conteneva tutte, era questa la sua ricchez-za. Era il loro giornale, il nostro giornale. Anche dei colleghi che hai rimosso dai loro incarichi e di molti altri qui dentro che sono stati emarginati. Questo è il giornale che ha sempre parlato a tutto il Paese. Il giornale degli italiani. Il giornale che ha dato voce a tutte le voci. Non è mai stato il giornale di una voce sola. Oggi l'informazione del Tg1 è un'informazione parziale e di parte. Dov'è il paese reale? Dove sono le donne della vita reale? Quelle che devono aspettare mesi per una mammografia, se non pos-sono pagarla? Quelle coi salari peggiori d'Europa, quelle che fanno fatica ogni giorno ad andare avanti perché negli asili nido non c'è posto per tutti i nostri figli? Devono farsi levare il sangue e morire per avere l'onore di un nostro titolo. E dove sono le donne e gli uomini che hanno perso il lavoro? Un milione di persone, dietro alle quali ci sono le loro famiglie.Dove sono i giovani, per la prima volta con un futuro peggiore dei padri? E i quarantenni ancora precari, a 800 euro al mese, che non possono comprare neanche un divano, figuriamoci mettere al mondo un figlio? E dove sono i cassintegrati dell'Alitalia? Che fine hanno fatto? E le centina-ia di aziende che chiudono e gli imprenditori del nord est che si tolgono la vita perchè falliti? Dov'è questa Italia che abbiamo il dovere di raccontare? Quell'Italia esiste. Ma il tg1 l'ha elimi-nata. Anche io compro la carta igienica per mia figlia che frequenta la prima elementare in una scuola pubblica. Ma la sera, nel TG1 delle 20, diamo spazio solo ai ministri Gelmini e Brunetta che presentano il nuovo grande progetto per la digitalizzazione della scuola, compreso di lavagna interattiva multimediale. L'Italia che vive una drammatica crisi sociale è finita nel binario morto della nostra indifferenza. Schiacciata tra un'informazione di parte - un editoriale sulla giustizia, uno contro i pentiti di mafia, un altro sull'inchiesta di Trani nel quale hai affermato di non essere indagato, smentito dai fatti il giorno dopo - e l'infotainment quotidiano: da quante volte occorre lavarsi le mani ogni giorno, alla caccia al coccodrillo nel lago, alle mutande antiscippo. Una scelta editoriale con la quale stiamo arricchendo le sceneggiature dei programmi di satira e impoverendo la nostra reputazione di primo giornale del servizio pubblico della più importante azienda culturale del Paese. Oltre che i cittadini, ne fanno le spese tanti bravi colleghi che potrebbero dedicarsi con maggiore soddisfazione a ben altre inchieste di più alto profilo e interesse generale. Un giornalista ha un unico strumento per difendere le proprie convinzioni professionali: levare al pezzo la propria firma. Un conduttore, una conduttrice, può soltanto levare la propria faccia, a questo punto. Nell'affidamento dei telespettatori è infatti al conduttore che viene ricollegata la notizia. È lui che ricopre primariamente il ruolo di garante del rapporto di fiducia che sus-siste con i telespettatori. I fatti dell'Aquila ne sono stata la prova. Quando centinaia di persone hanno inveito contro la troupe che guidavo al grido di vergogna e scodinzolini, ho capito che quel rapporto di fiducia che ci ha sempre legato al nostro pubblico era davvero compromesso. È quello che accade quando si privilegia la comunicazione all'informazione, la propaganda alla verifica. Ho fatto dell'onestà e della lealtà lo stile della mia vita e della mia professione.Dissentire non è tradire. Non rammento chi lo ha detto recentemente. Pertanto: 1) respingo l'accusa di avere avuto un comportamento scorretto. Le critiche che ho espresso pub-blicamente - ricordo che si tratta di un mio diritto oltre che di un dovere essendo una consiglie-

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BREK esprime la propria solidarietà,e al contempo la propria ammirazione,alla giornalista Maria Luisa Busi.

ra della Fnsi - le avevo già mosse anche nelle riunioni di sommario e a te, personalmente. Con spirito di leale collaborazione, pensando che in un lavoro come il nostro la circolazione delle idee e la pluralità delle opinioni costituisca un arricchimento. Per questo ho continuato a condurre in questi mesi. Ma è palese che non c'è più alcuno spazio per la dialettica democratica al TG1. Sono i tempi del pensiero unico. Chi non ci sta è fuori, prima o dopo. 2) Respingo l'accusa che mi è stata mossa di sputare nel piatto in cui mangio. Ricordo che la pie-tanza è quella di un semplice inviato, che chiede semplicemente che quel piatto contenga gli in-gredienti giusti. Tutti e onesti. E tengo a precisare di avere sempre rifiutato compensi fuori dalla Rai, lautamente offerti dalle grandi aziende per i volti chiamati a presentare le loro conventions, ritenendo che un giornalista del servizio pubblico non debba trarre profitto dal proprio ruolo. 3) Respingo come offensive le affermazioni contenute nella tua lettera dopo l'intervista rilasciata a Repubblica, lettera nella quale hai sollecitato all'azienda un provvedimento disciplinare nei miei confronti: mi hai accusato di "danneggiare il giornale per cui lavoro", con le mie dichiarazioni sui dati d'ascolto. I dati resi pubblici hanno confermato quelle dichiarazioni. Trovo inoltre paradossale la tua considerazione seguente: "il tg1 darà conto delle posizioni delle minoranze ma non stravol-gerà i fatti in ossequio a campagne ideologiche". Posso dirti che l'unica campagna a cui mi dedico è quella dove trascorro i week end con la famiglia. Spero tu possa dire altrettanto. Viceversa ho notato come non si sia levata una tua parola contro la violenta campagna diffama-toria che i quotidiani Il Giornale, Libero e il settimanale Panorama - anche utilizzando impro-priamente corrispondenza aziendale a me diretta - hanno scatenato nei miei confronti in seguito alle mie critiche alla tua linea editoriale. Un attacco a orologeria: screditare subito chi dissente per indebolire la valenza delle sue affermazioni. Sono stata definita "tosa ciacolante - ragazza chiacchierona - cronista senza cronaca, editorialista senza editoriali" e via di questo passo. Non è ciò che mi disse il Presidente Ciampi consegnandomi il Premio Saint Vincent di giornalismo, al Quirinale. A queste vigliaccate risponderà il mio legale. Ma sappi che non è certo per questo che lascio la conduzione delle 20. Thomas Bernhard in Antichi Maestri scrive decine di volte una parola che amo molto: rispetto. Non di ammirazione viviamo, dice, ma è di rispetto che abbiamo bisogno. Caro direttore, credo che occorra maggiore rispetto. Per le notizie, per il pubblico, per la verità. Quello che nutro per la storia del Tg1, per la mia azienda, mi porta a questa decisione. Il rispetto per i telespettatori, nostri unici referenti.Dovremmo ricordarlo sempre.Anche tu ne avresti il dovere».

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Leggevo da qualche parte che “coltivare l’immaginazione è una forma d’impegno mentale in cui possiamo trasformare la nostra vita e renderla migliore”.Bene.

Immaginate una situazione in cui una coppia di amici, appena sposati, vi chiedano di badare alla loro casa in loro assenza.Voi accettate (siete anche voi una coppia) e vi ritrovate dall’al-

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tra parte della città in una casa fantastica in cui nulla manca.Signori e signore per lui abbia-mo ps3, iPad, Mac e altre forme di “intrattenimento” altamen-te tecnologiche, per lei… beh, per lei abbiamo tutti i cosmetici della neo sposa ad attenderci in bagno! Dite che c’è troppa fantasia in questa storiella? Sbagliate.È un episodio realmente acca-duto. Questa storiella, altro non è che un modo ironico per intro-durre un tema, uno dei grandi misteri della razza umana: per-ché le donne sono così attratte dall’estetica?E ormai non solo più le donne?Consultando la fonte più “auto-revole” del web, wikipedia, alla voce “cosmetica”, l’autorevole fonte, introduce dei concetti molto importanti ed utili alla no-stra riflessione.I cosmetici, leggiamo, sono so-stanze atte a curare e conservare la salute della pelle, capelli, un-ghie e in generale utilizzate per migliorare l'aspetto e l'odore di una persona.Questo è quanto dice la fonte del sapere di questi anni zero…Ma noi, indagatori non dell’in-cubo, come Dylan Dog, dei costumi e delle mode in cui ci nascondiamo a meraviglia e dei cosmetici, ci interessa non l’uso in sé ma il motivo dell’uso in sé.Il costante aumento dell’utilizzo dei prodotti di bellezza è un fe-nomeno inerente la natura o la cultura?Partendo da uno dei romanzi più famosi di Oscar Wilde, ri-cordiamo quanto malsana fu la passione nutrita dall’affascinan-te Dorian Gray per il culto della propria bellezza rimasta a lungo impressa sul misterioso ritratto.Ma di che passione stiamo par-lando?Più che passione è un’utopia quella del giovane Dorian; l’eter-na giovinezza, signori e signore, non esiste.

L’uomo (e la donna) nascono, crescono, invecchiano e muoio-no. Ma, ovviamente, basta accen-dere per un nano secondo la scatola nera e ci accorgiamo di quanto l’uomo (e le donne) non si siano resi conto delle leggi della biologia. E allora, ritorniamo nel bagno e alle creme della neo sposa… perché le donne sono così at-tratte dei cosmetici?Per inseguire Dorian Gray nell’utopia della bellezza eter-na? Per imitare le giovani veline che di naturale hanno soltanto un vano ricordo fanciullesco? O forse truccarsi è diventato un po’ come un abituale meccani-smo di presentazione al mon-do?Un mondo che ci vuole sempre giovani, sempre in ordine, sem-pre perfetti.Nel secolo appena passato, si è assistito ad un capovolgimen-to della passione Vittoriana per la modestia ed il pudore, dove ogni parte del corpo doveva es-sere coperta e alle donne veniva consigliato di non esporsi al sole se volevano conservare una bel-la pelle. Un corpo molto abbronzato è oggi segno di buona salute.Ammettetelo!Tutti noi andiamo al mare a prendere il sole, il sole e ancora il sole!Negli anni novanta i cosmeti-ci hanno cominciato ad essere considerati come un importante aiuto per la cura personale.Sono passati, cioè, dal ruolo di semplici palliativi estetici, al ruo-lo di prodotti in grado di con-tribuire al mantenimento della salute o il raggiungimento\man-tenimento della bellezza. Ma torniamo al problema…Tempo fa, su internet, mi sono imbattuta in un video in cui si mostrava come una ragazza nor-malissima diventava una dea.Diventava la testimonial di una nota marca di saponi.

Ma lei non è così e ce lo fanno anche vedere!Questa è bellezza?Questa è natura? Le nuove tecnologie e il nuovo modello di bellezza imposto dai media hanno distorto il concetto di bellezza in sé.Non è bello ciò che non viene fotoritoccato.La bellezza in cui crediamo oggi non è reale.Non esiste se non in un codice di un programma per il fotori-tocco. Non è bello… è sicuramente al passo con i tempi, ma non è bello.Non trovate? E siccome sono polemica e ar-rabbiata, cito una frase di un’in-tervista rilasciata da Tabucchi e pubblicata in Francia.La versione integrale è consulta-bile al sito http://italiadallestero.info/archives/1514, un sito che per sottotitolo riporta questa tri-ste frase:“come ci vede la stam-pa estera”.Esiste un’estetica berlusconia-na?L’idea del gusto che si fa Berlu-sconi?É una persona che si fa fare un lifting e mette i manifesti.Idem per i suoi trapianti capillari: si fa filmare con un foulard sulla testa nel frattempo che l’innesto prenda.Berlusconi è un uomo di spetta-colo, è da là che egli proviene…

E noi? Da dove veniamo?Dove andiamo?E questa è natura o cultura? Pensateci, Belli!

Leonarda Sabino

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Quasi 2500 inscritti al gruppo su Facebook in due mesi e decine di commenti e di interventi po-stati sul sito ufficiale della cam-pagna: www.europabarcamp.it.Dare la parola ai giovani e a tutti coloro che stanno ai margini del dibattito politico e che vogliono dire ciò che non va, ciò che deve essere corretto, ciò che invece deve essere difeso e valorizzato nell’Europa di oggi, utilizzando la più grande piazza democra-tica esistente e il più potente strumento di comunicazione a disposizione, Internet.È questo è il senso di l’Europa la facciamo Noi, il primo BarCamp su temi europei organizzato sul web per dare vita ad una spinta dal basso basata su idee e pro-poste concrete da portare avanti insieme. Promossa dal vicepresidente vi-cario del Parlamento europeo, Gianni Pittella, in collaborazio-

ne con il gruppo parlamentare a Strasburgo dei Socialisti e dei Democratici e delle fondazioni Mezzogiorno Europa, Italianieu-ropei e Zefiro, l’iniziativa è aper-ta a tutti coloro che vogliono partecipare a un dibattito libero, aperto e senza censure.L'iniziativa si propone di costrui-re, insieme e dal basso proposte e idee per indirizzare l'azione politica in sede Ue.Sono state lanciate sul web 10 tesi sulle grandi questioni euro-pee, intorno alle quali si è svi-luppata una discussione che sta registrando migliaia di contatti e interventi attraverso il sito e sul gruppo appositamente nato su Facebook.A tutti i partecipanti è stato dato poi un primo appuntamento fi-sico il 27 giugno a Napoli, dalle ore 10 presso Castel dell'Ovo, dove si è emendato e votato quanto emerso nel confron-

to sulla Rete. Questo l’invito espresso dall’On.Gianni Pittella in chiusura dell’appuntamento di Napoli:Tutto questo lavoro avrà buo-ni risultati e darà frutto solo se continuerà e crescerà il vostro contributo, e se tutti noi allar-gheremo la platea dei parteci-panti, estendendo l’invito a chi ancora non fa parte della nostra rete.Pubblicheremo le tesi cosi come modificate a Napoli, prende-remo le iniziative politiche e parlamentari conseguenti, ag-giorneremo il sito, e stiamo già pensando a nuovi appuntamen-ti di Europabarcamp.Vi terremo aggiornati sui prossi-mi sviluppi e aspettiamo da voi ulteriori suggerimenti.Vi mando un abbraccio affet-tuoso e non dimentichiamo mai il nostro motto "l’Europa la fac-ciamo noi.

Il BarCamp è una non-conferenza collaborativa, dove chiunque può “salire in cattedra”, proporre un argomento e parlarne agli altri, con lo scopo di favorire il libero pensiero, la curiosità, la divulgazione e la diffusione dei temi legati al Web.Una riunione il cui tema di discussione è deciso dai partecipanti piuttosto che prestabilito in anticipo dagli organizzatori, una riunione aperta i cui contenuti vengono proposti dai partecipanti stessi.

Seguici su www.europabarcamp.it

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De Stefano, Via Pretoria, 28 Potenza T. 0971 34 93 2 | [email protected]

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za, senza la paura di prendere un grammo.Non guardano nel vuoto e non oscillano per un alito di vento. Sono salde e sinuose quando camminano e oltre ad abiti bel-lissimi indossano soprattutto un grande sorriso.Dal 2005 di strada se n’è fatta. L’ultimo anno non si è fatto che parlare di modelle plus size cri-ticando l’immagine troppo esile

2005. Milan Fashion Week.Sfilata di Elena Mirò. Parterre di giornaliste curiose di vedere una delle prime sfilate di abbigliamento conformato. Davanti a me sfilano donne bel-lissime con gambe sode, labbra carnose e curve mozzafiato. Sono loro, le modelle plus size. Donne sensuali e carnose (non grasse come le definiscono alcune persone del fashion sy-

stem) che raffigurano la nostra società dove la maggior parte delle donne fortunatamente ha una forma più mediterranea che aliena.Modelle che da una taglia 40 sono passate ad una 46, stanche di ricorrere in continuazione a diete inutili.Loro sono l’esercito delle model-le tutte curve dagli occhi felici. Vivono la vita con spensieratez-

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delle modelle magre.Un’immagine a cui tutte le don-ne aspirano, perché nella nostra società se non sei magro non vai bene, se hai qualche difet-to devi subito nasconderlo, per stare bene devi morire di fame e quando eccedi devi punirti.Forse dovremmo renderci conto che la bellezza non è questo: ra-gazze esili, più simili alle bambi-ne che alle donne, con la pelle raggrinzita che cade dalle ossa. Ragazze che a cena mangiano poco e niente o che si alzano ogni 5 minuti dopo un grissi-no per andarlo a vomitare; che nella loro borsetta hanno il kit per il trucco e il necessaire per purgarsi.Insomma in tutto questo non vedo del bello. Questo non vuole assolutamen-te essere un inno all’ingordigia e ai chili di troppo, perché si sa, qualsiasi cosa portata all’esage-razione non fa bene.La mia è una semplice riflessio-ne.Non tutti siamo uguali, l’omo-logazione è sinonimo di morte celebrale e la bellezza pur es-sendo soggettiva per molti, in alcuni punti non può che essere oggettiva.Pensando a questo, con un oc-chio verso l’estate e uno alla pro-va costume mi ritrovo a parlare di bellezza, stereotipi ed espe-rienze di vita con una tra le più affermate top plus size che c’è in circolazione: Aija Barzdina.

Come hai iniziato la tua carrie-ra da modella?Iscritta alla scuola di moda Zan-das Kransmanes Model School di Riga dal 1992 al 1996, sono stata scoperta nel 1998 dal fo-tografo Beppe Lopetrone e pre-sentata alle passerelle milanesi come modella regular attraverso l'agenzia Fashion Model Mana-gement nel 1999.Quando hai deciso che la taglia 40 ti andava “stretta”?Seppur magra, mi veniva sempre

più spesso richiesto di ricorrere a inutili diete per poter lavorare con le maggiori Firme mondiali.Nel 2003, durante uno dei miei frequenti viaggi di lavoro a Mia-mi, ho avuto l’occasione di en-trare in contatto con un mondo più sano e stimolante: quello delle Modelle Taglie Più, dove per lavorare bene non serve es-sere magra e triste ma avere le curve al posto giusto e un gran bel sorriso!Ecco quindi che con molto pia-cere ho deciso di passare da una taglia 40 ad una 46 e fare del mio nuovo corpo “morbido” il mio futuro!

Vivo in Italia ormai da 5 anni e la mia vita è molto migliorata.Ad oggi posso vantare di aver lavorato con le principali Azien-de Europee che credono nella produzione di capi conformati e sono considerata una delle modelle più richieste, sia in Italia che all’estero.La strada dalle passerelle regu-lar a quelle plus size sarà stata difficile. Com’è sentirsi diverse da quello che si era in prece-denza?Si può parlare di opposti che si attraggono?Il cambiamento non è stato così facile…continuavo a pensare se

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fosse stato giusto abbandona-re il mio vecchio corpo e la mia vecchia vita per una cosa che all’epoca sembrava una pazzia.Ci ho messo 2 anni per acquisire la consapevolezza e tranquilliz-zare “la mia anima”.Ora non ho più paura di ingras-sare… mangio con piacere e ho fatto della “buona tavola” una passione ma all’epoca tutto questo era solo una kimera.Non parlerei di opposti che si attraggono.Non è così facile il passaggio, sia dal punto di vista psicologi-co che professionale.Non tutte le regular riescono a cambiare così radicalmente.Si ha sempre bisogno di qual-cuno al lato che ti sostenga e creda in te… a volte anche più di quanto tu stessa faccia.Come siete viste dalle model-le taglia 38? Le regular ti guardano sempre incuriosite; anche io al tempo non conoscevo questo merca-to e non capivo come queste ragazze potessero vivere bene con il loro corpo.É solo curiosità.Non conoscere porta a non ca-pire.Percentualmente lavoriamo an-che di più di loro.Siamo meno e c’è, a volte, meno concorrenza.Nelle regular ci sono tante ra-gazze con tanti sogni e solo poche di loro riescono a realiz-zarli.Fenomeno taglia più e distur-bi alimentari. Tu hai mai avuti problemi con il cibo? In Italia la categoria “Conforma-to” esiste già da più di 20 anni...sono i media che la tengono na-scosta ai più.Lo strano è ciò che non si co-nosce… come si potrebbe far apprezzare le curve se chi ne parla le tiene più o meno na-scoste?I canoni di bellezza purtrop-po non facilitano la “norma-lità”. Devi sempre apparire me-

glio degli altri e più magro delle altre.Personalmente, da regolare, sono riuscita ad evitare i disturbi alimentari seppur correndo ogni giorno sul filo di lama.Ogni ragazzina subisce le pres-sioni più o meno leggere delle agenzie, dei clienti, dei fotografi e, purtroppo spesso anche de-gli/delle amici/che e fidanzati.Si sta in un gruppo dove il ma-gro è bello e quindi non essere magra ti porta ad essere estra-niata da tutti.Io ne sono uscita giusto in tem-po nonostante abbia dovuto su-bire diete massacranti e al limite del legale.La nostra società, secondo te, è pronta a cambiamenti di questo genere?La società vorrebbe il cambia-mento ma i media ancora non vogliono spingerlo, forse anche per non andare contro la lobby dei grossi Gruppi di moda.Rimane ancora il “mito” della donna magra e bella che con la sua bellezza può avere successo, amore e soldi.Tanti stilisti e tante riviste han-no fatto una specie di mea culpa, mettendo in copertina e sulle passerelle modelle più in carne.A me sembra una politica salva immagine che non porterà a cambiamenti reali. Tu cosa ne pensi?Si dovrebbe cavalcare l’onda e continuare a parlarne per comin-ciare una rivoluzione culturale.Le copertine e le pagine dei giornali sono state riempite di foto di conformato solo quando faceva comodo al mercato.Sono quasi sempre azioni di marketing “one spot” dei grossi marchi del conformato.I giornali e gli stilisti classici non fanno mea culpa così facilmente se non porta soldi e pubblicità.Essere una 46 non significa la-sciarsi andare.Cosa fai per te stessa e per la tua salute?Quali sono i sacrifici di una mo-

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della plus size?Sono una ragazza sana, mangio normale e faccio attività fisica... così come tutte le ragazze.Non c’è una regola da seguire...solo buon senso. Noi amiamo noi stesse e quin-di tutto quello che facciamo per tenerci in forma e per stare bene, non è certo un sacrificio. Sentendomi bene con me stes-sa ho guadagnato solo felicità e amore.L’unico problema è trovare i ve-stiti.Come in passerella, anche nei negozi le taglie conformato sono sempre difficili da trova-re…Sei stata protagonista con al-tre modelle di una campagna di sensibilizzazione contro i disturbi alimentari. Ci racconti questa esperien-za?Tutto è nato quasi per caso durante un’uscita con le altre

ragazze.Stanche di essere viste come qualcosa di anormale nel mondo della moda, ab-biamo iniziato a pensare in che modo eravamo riuscite a cambiare nel nostro piccolo il modo di pensare delle persone che ci stavano accanto ed ecco che, quasi per scher-zo, abbiamo pensato di fare un qualcosa di più grande che permettesse anche a coloro che non ci conoscevano di poter aprire gli occhi sulla reale bellezza delle donne.Abbiamo poi conosciu-to gli psicologi di Jo-nas Onlus che ci hanno aiutato a conoscere il mondo delle proble-matiche alimentari. Ecco quindi come è nata la nostra campa-gna… abbiamo poi scattato la foto “I’m not a fachion victim”, fatto diversi eventi di aggregazione a Milano

e preparato un programma ricco di eventi che si terranno dopo l’estate.Come ci si sente ad essere de-finita una taglia forte quando magari una taglia 44 o una taglia 46 sono semplicemente misure normali?Ti sei già risposta da sola…noi ci sentiamo normali e quindi non teniamo conto dei commenti delle malelingue.Cos’è per te la bellezza? La consapevolezza di amare se stessi.La perfezione non esiste, però troppo spesso i media mostra-no immagini di donne impossi-bili.I tipici ritocchi con Photoshop nascondono i piccoli difetti.Se voi siete dei modelli, perché non mostrare ogni piccolo det-taglio anche se imperfetto?Le imperfezioni fanno paura…per adesso stiamo iniziando a fare vedere corpi normali… ma-gari da domani faremo anche vedere il resto.In Australia è già iniziato questo cambiamento… chissà se anche l’Europa seguirà l’esempio. Gli uomini preferiscono le ma-gre ma guardano le curve?La confezione attira l’occhio ma il regalo che c’è dentro è sempre la cosa più apprezzata.Cosa ti sentiresti di dire alle tante ragazze che vogliono in-traprendere una carriera come la tua?Come ogni lavoro c’è bisogno innanzitutto di professionalità. Questo lavoro potrebbe sem-brare semplice e “leggero” ma vi assicuro che, se fatto profes-sionalmente, richiede grande forza d’animo e pazienza.I risultati vengono solo col tem-po…Chi vuole buttarsi in questo mare, deve essere consapevole di ciò che troverà e come in ogni cosa impegnarsi al massimo.In bocca al lupo a tutte le future modelle.

Andreina Serena Romano

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Si chiama Associazione Ludo-rum e da diversi anni opera sul territorio di Avigliano con una missione: il benessere e la salu-te delle persone. A prescindere dalla loro età. “Fin dall’inizio”, racconta la fon-datrice e presidente Prof. Maria Lorusso, “abbiamo dedicato la nostra attenzione alle fasce della terza età convinti che il benes-sere fisico sia un diritto di tutti e certi che potesse essere un valido mezzo di integrazione so-ciale.”Il pioneristico impegno dell’as-sociazione Ludorum ha genera-to i suoi frutti con un vero e pro-prio meeting che, svolto nelle

giornate del 24 e 25 Luglio, ha visto la partecipazione di una moltitudine di persone.Alla giornata introduttiva, a cui hanno partecipato la Dott.ssa Bamonte medico di base, la Dott.ssa Molinari nefrologa dell’ASL di Potenza, la Dott.ssa Busillo Tecnologa Alimentare, il Prof. Giovvani Pace esperto in tecniche psico fisiche orientali e la Prof.ssa Maria Lorusso, ide-atrice e curatrice dell’appunta-mento, ha fatto seguito, il gior-

no seguente, una dimostrazione pratica, con una lezione gratuita di Tai chi, nello splendido scena-rio del Parco di Santa Maria de-gli Angeli ad Avigliano.

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Ci parli della sua associazione e del progetto Terza Età.La nostra Associazione è impe-gnata da diversi anni nel divul-gare e favorire la cultura del be-nessere psicofisico attraverso la pratica di diverse attività inerenti al mondo del fitness ed è sem-pre stata attenta a tutte le fasce di età (dai bambini, ai giovani, agli adulti e gli anziani).Questa iniziativa che l’associa-zione propone alla Vs attenzio-ne, e indirizzata principalmente a uomini e donne d’età superio-re a cinquant’anni, chiaramente, è aperta anche a persone più giovani che, con l’occasione, daranno vita ad un momento d’incontro ed unione con gli an-ziani.L’attenzione ai bisogni degli an-ziani ha prodotto un’idea pro-gettuale alla cui base sta l’in-formazione secondo cui nella nostra realtà e soprattutto tra le fasce più deboli, molti sono gli anziani che vivono nella seden-tarietà, che rappresenta uno dei principali fattori di rischio per la loro salute, a ciò si associa, spes-so, anche la solitudine, l’emar-ginazione, il progressivo immi-serimento dei ruoli sociali, che

inducono gli stessi a trascurarsi, a perdere fiducia in sé stessi por-tandoli a seri cambiamenti fisici e psichici.Riteniamo, quindi, che l’interes-se per l’attività fisica nella terza età e la sua promozione a livel-lo locale, non è limitato al solo aspetto sanitario del problema della sedentarietà, ma comporta una naturale estensione alla vita sociale e ai valori esistenziali del-le persone anzianeQuali sono le figure professio-nali con cui collaborate?Per favorire un’adeguata cul-tura del benessere psico-fisico dell’anziano è fondamentale il coinvolgimento di uno staff tecnico quali medici di medici-na generale, specialisti, tecnici alimentari, che possono appor-tare un notevole contributo nel tentare di modificare gli stili di vita della nostra popolazione anziana.Ricerche recenti svolte a livello nazionale hanno evidenziato che gli anziani che praticano un’atti-vità fisica regolare associata ad una corretta alimentazione ricor-rono meno al medico di base e allo specialista.Infatti se gli anziani sedentari

ricorrono mediamente a 10 con-sulti all’anno, gli attivi scendono a 7, ciò significa una diminuzione della spesa per la salute pubbli-ca.Quale l’obiettivo principale della vostra iniziativa?La nostra iniziativa vuole colti-vare la possibilità di diffondere una “vera cultura della salute” in questa fascia della popolazione di crescente rilevanza demogra-fica sociale ed economica, per cui valga la pena investire delle risorse volte ad ottenere apprez-zabili ritorni in termini di man-tenimento dello stato di salute e benessere dei cittadini della nostra comunità.

Anche noi crediamo che il benessere psico-fisico sia un diritto di ogni cittadino a pre-scindere dall’età.E siamo felici di iniziative im-portanti come queste.Auguriamo un buon lavoro all’Associazione Ludorum e alla Prof.ssa Maria Lorusso, suggerendo, tra un esercizio e l’altro, un sano e rigenerante... BREK.

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Suvvia, alzi subito la mano chi ha pensato mai sinceramente che la conchiglia di nautilus sia bella!Nessuno, immaginavo…Eppure il rapporto tra le sue sezioni successive è 1,618, nien-te poco di meno che la misura della "divina proporzione", la Φ, la "proporzione aurea", mistico indice della bellezza!Anatomicamente infatti, la bel-lezza è ricondotta ad una ferrea e intransigente architettura dell’ar-monia, al rispetto certosino di

proporzioni vitruviane, ai canoni scultorei di Policleto, alle curve sigma di Hogart, che nemme-no la secolare evoluzione della percezione ha saputo smentire e abbandonare completamente! Agli occhi dell’uomo moderno, tuttavia, la bellezza scade in nor-malità, la perfezione dei tratti si scioglie nella fisiognomica più scontata dei volti più vari, soc-combe indifesa per mancanza di quell’elemento caratterizzante che cattura lo sguardo dell’indi-

viduo, ormai insaziabile di novi-tà.Oggi la bellezza è antica, banale e fuori moda!L’arte antica, l’arte classica ha esaurito infatti, con la sua spon-tanea e continua tensione alla bellezza, la genuinità del rappre-sentabile!Nulla più, avente un’armonia in-trinseca/estrinseca con la natura ci sorprende o ci suscita una sen-sazione di attrazione, una pia-cevole contiguità con le nostre

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esperienze.Ecco spiegato il motivo per cui l’arte moderna ha smesso di rap-presentare il bello.Oggi abbiamo bisogno dell'inte-ressante, di qualcosa che ci ten-ga in un continuo stato di eccita-ta agitazione, come sicuramente meglio di me scrive Friedrich Schlegel, fondatore del Roman-ticismo nel Saggio sulla poesia greca del 1796.Per noi, generazione di increduli, sospettosi, dietrologi incapaci di credere istintivamente a ciò che percepiamo, abbiamo bisogno di un qualcosa che desti in noi curioso interesse, abbiamo biso-gno del brutto!Francamente non so se sia una pericolosa deriva autodistruttiva o un logico processo evoluzio-nistico, in fondo è normale ad esempio che il color porpora per la grecità e la romanità in generale fosse un qualcosa di estremamente avvincente visto che ricavarlo dalla ghiandola secretrice di un murice doveva essere un procedimento quan-tomeno particolare, mentre per noi il porpora , altro non è che porpora appunto!Per ciò nell’arte moderna i colori molto spesso appaiono mischia-ti e indefiniti (come potremmo chiederci altrimenti che colore è quello?! Se ormai la gamma cromatica è esaurita), le imma-gini stridenti col contesto, le figure molto spesso deformate, manifestazioni queste, tipiche del Manierismo, corrente del VI sec. dove l’artista non distingue neanche più tra bello e brutto, tendendo all’espressione anzi-ché all’imitazione!Da ciò possiamo dedurre come in realtà il brutto non si risolva nel contrario del bello, perché i due concetti sfumano nella rap-presentazione artistica e in qual-che modo, alla fine dei conti, il brutto viene redento dall’arte, dalla mano del genio, che inter-viene sulla categoria soggetti-vizzandone la percepibilità e ag-ganciandola molto spesso ad un

messaggio (un po’ ciò che Piero Manzoni fa inscatolando i suoi escrementi, che vengono in tal modo riabilitati dall’intervento artistico a testimonianza di una loro provenienza più nobile, l’ar-tista per l’appunto).I numerosissimi e arditi esperi-menti dell’arte ad opera delle più svariate avanguardie cele-brano l’universo della bruttezza traghettandoci ad un passaggio ideale di testimone dall’icono-grafia della Dea, incarnazione della bellezza, alla donna cyborg di Orlan (vedi articolo in brek n° 11).Passaggio palese anche in un universo artistico per così dire minore come quello del cartone animato, si è passati dal princi-pe azzurro di Biancaneve e Ce-nerentola o l’Hercules di turno,

portatore dei valori classici della bellezza greca della kalokagathia (l’ideale del bello e del buono), all’eroe verde-orco di Shrek!Probabilmente l’estetica del brutto è una specie di terapia del dolore, che serve per accom-pagnare il paziente terminale ad una dolce morte, in sostanza il canto del cigno della nostra società che ci ha privato della nostra autonomia di giudizio estetico propinandoci vallette e letterine fatte in serie (e di qui in poi potrei continuare sdilin-quendo su una serie di banalità da rotocalco sulle quali preferi-sco tacere) trascinandoci coatti-vamente ad una atarassia cogni-tiva che ci lascia avvinti solo da ciò che non capiamo!

Francesco Tripaldi

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Non ho l’umore di sempre, anzi ne ho uno pessimo.Guardo oltre questa finestra e mi vedo serrato tra le montagne, proprio non riesco a trovare una via d’uscita.È da troppo tempo che sto fer-mo, che non cerco, che non mi perdo.Così ho deciso; finirò di scrivervi e partirò.Per un po’ non starò qui tra i pie-di, per un po’ non racconterò. Certo non sarà per voi una dispe-razione, ve ne farete una ragione o proverete finalmente libera-

zione, e per festeggiare berrete un buon bicchiere di vino senza troppa filosofia.Un sorso e via.Toc e il bicchiere vuoto sbatte a fine sorso sul tavolino.Proverò a salutarvi pensando alla serenità che sempre v’ho augu-rato e da dove vorrei ripartire.Vi ho sempre detto che il vino è un viaggio tra la gente e nella terra che di quel vino è la ma-dre.Oggi vi invito in Borgogna, la meravigliosa regione ricca di storia e di buona cucina, par-

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tendo da Digione, famosa per la sua senape e le sue architetture gotiche, passando dalla splen-dida Cluny, città famosa per la maestosa Abbazia omonima, la più grande chiesa della cristiani-tà dopo San Pietro oggi in gran parte distrutta.Qualcuno curiosamente sostie-ne che la nostra Cattedrale di Acerenza risalente ai primi anni del XII sec. abbia la stessa pianta e conservi gli stessi misteri tem-plari; e a proposito di misteri e magia in Borgogna non potrete evitare una visita ai Castelli, ric-chi di magia e di antiche leggen-de.Ma torniamo a lui, a quel vino che sin da giovane partì da un piccolo paesino di 162 anime dell’Haute Mâconnais e presto ebbe fama in tutto il mondo.Tanto è stato il suo successo che oggi lui, (il vino), è più famoso del paesino d’origine da cui pre-se il nome.Parliamo dello Chardonnay, (vino e paese).Viaggiò per farsi grande prima in Francia e poi nel resto del mon-do, ma senza quel piccolo villag-gio che vive del ritmo e dei frutti della terra nulla sarebbe stato.Dalle mie radici anch’io vorrò ripartire e magari farmi grande,

riprendendo traiettorie di viag-gi interrotti, come un tempo e senza alcun artificio elettronico che mi costringa alla quotidiani-tà, solo io la mia macchina foto-grafica ed i miei fogli stropicciati per gli appunti.Sono stato lavapiatti, ho lavo-rato nei campi per la raccolta dell’uva, sono stato vagabondo e cameriere in Francia, turista in Portogallo, cantastorie e studen-te in Spagna.Poi di nuovo qui e tra le cose ho approfittato di questo spa-zio che m’è stato concesso per raccontarvi parte di quelle storie che mi hanno permesso di cono-scere il vino ed amarlo, almeno per come io ho inteso amarlo e scoprirlo.Ringrazio gli amici che hanno avuto voglia di leggermi e rin-grazio anche coloro che non hanno letto un solo rigo delle mie parole, in fondo mi hanno risparmiato un’autocritica in più.Sarebbe simpatico lasciare que-sto spazio che mi ha ospitato a voi, perché possiate scrivere vo-stri commenti sul vino, su quelli che avete assaggiato, su quelli che avete amato e su quelli che avete odiato, una sorta di filo che potrebbe tenerci comunque uniti.

Ma torniamo al vino con sereni-tà, dicevo, intendo raccontarve-lo, sereno e magnifico nella sua intensa ed elegante personalità. Sgombero la mente e chiudo gli occhi conservandone i colori pa-glierini, sento già intensi gli aro-mi di acacia e di tiglio, poi il suo gusto fresco, giustamente acido, abbastanza caldo, armonico e quella sensazione finale di man-dorla leggermente amara.A voi lo lascio come il vino della serenità, il vino da cui ripartire, il vino giusto per le occasioni stra-ordinarie che vivrete da soli o in compagnia.Per quello che mi riguarda re-gistrerò tutte le emozioni che vivrò, i suoni della gente che incontrerò, i cibi che mi saranno offerti e dei vini che berrò.Spero che vi sarà ancora occa-sione di condividere il piacere del vino, del viaggio e della vita.Vi saluto come sempre, Prosit e Serenità che questa volta s’è fat-ta meravigliosamente Chardon-nay. Grazie.

Wine_R

ps. Se avrete voglia di scrivermi fatelo alla redazione che provve-derà a farmi recapitare le vostre e_mail. Grazie.

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I primi ad arrivare sono i TIR.Grandi, grossi e cattivi alzano la polvere del campo, talmen-te giganteschi da far appari-re gli uomini che scendono come formiche.Così gli uomini-formica ini-ziano ad aprire i portelloni, a scaricare casse e ad impolve-rarsi a loro volta. C’è bisogno di una giornata poi, a sera, il palco inizia a prendere forma e le cromature dei tubi me-tallici mandano timidi riflessi verso le luci dell’illuminazione comunale.Il giorno successivo arrivano gli uomini-scimmia; elastici, ricettivi, tecnici, sul palco e alla consolle per pro-vare l’anima delle casse, del legno, dei tubi, dei teli.Tutto intorno altre perso-ne, donne, uomini, ragazze, ragazzi-ape; sembrano api intente a raccogliere polline da portare all’alveare: allesti-scono i gazebo che ospite-ranno lo staff, gli artisti, il bar, gli enti, i venditori ambulanti; riprendono il back-stage, rac-contano il campo a giornalisti lontani. Ogni tanto lo scia-mano alza gli occhi al cielo; dirige, telefona, coordina e guarda il cielo. Si tiene per sé la paura. Gli uomini-scimmia, i ragazzi-ape, i venditori-pa-vone non hanno paura e allo

sciamano va bene così, è lui il responsabile della felicità e a lui importa solo che tra dodici ore i ragazzi-ape, i venditori-pavone e il pubblico-cavallo alzino la polvere del campo ballando.Pomeriggio, caldo.Arrivano gli artisti e le loro macchine, furgoni, manager.Hanno macinato kilometri, hanno suonato la sera prece-dente a questa e sono calmi.Uomini-artisti-pappagalli provano gli strumenti, le spie, la voce mentre i mana-ger-felini, silenziosi, eleganti, discreti si accertano che sia tutto come da contratto.I ragazzi-ape guardano - fi-nalmente da vicino - i volti degli artisti-pappagallo; gli uomini-scimmia no, hanno visto mille concerti e san-no bene che un artista è un uomo come tanti e si con-centrano sulla consolle. Tra-monto, arancio, viola.Gli ultimi ad arrivare sono la ragazze e i ragazzi cavallo; strisciano i piedi calzati spor-tivi, portano zaini e maglioni e alzano la polvere del cam-po. Camminano, si fermano, girano e annusano, aspetta-no. Solo pochi minuti.Il viola è diventato blu, l’arancio se l’è mangia-

to il viola ed è rimasta solo la notte. Si accendono i fari.Bianco, polvere, musica.Lo sciamano ringrazia il cielo. Si alza la polvere, anche quest’anno c’è il Pollino Mu-sic festival.

Simona Simone

15^ EDIZIONE6 • 7 • 8 AGOSTO

‘10

www.pollinomusicfestival.it

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Le cose cambiano, in quanto inserite in un contesto, il quale muta continuamente, e il muta-mento che avviene è connatura-to agli elementi di cui ne fanno parte.Si dice spesso che la bellezza sia universale, che ci siano dei cano-ni che stabiliscano cosa sia bello e cosa no.T. Veblen, nel suo testo La teoria della classe agiata, in un capito-lo si sofferma sulla bellezza e su come essa è stata concepita nei tempi e, essendo un economi-sta, mostra come essa sia cam-biata nei tempi in base a quelle che sono state le varie dinami-che socio-economiche.Anzi si spinge più in la, mostra come negli stessi tempi il con-cetto di bellezza cambia in base alle possibilità economiche de-gli individui.In particolare colpisce la diffe-renza che delinea la percezione della bellezza femminile tra uo-mini con poche possibilità eco-nomiche e uomini agiati.Veblen sostiene che per gli uo-mini non appartenenti alla clas-se agiata, la donna bella è quella robusta, florida, in carne, mentre per gli uomini della classe agia-ta, la donna risulta bella se è pal-lida, magra, gracile.Perché?Le dinamiche che Veblen illustra vanno a sottolineare il fatto che per l’uomo economicamente meno dotato, la donna è uno strumento di riproduzione, ma anche una possibilità di produ-zione di ulteriore reddito, quindi

deve essere fisicamente adatta al lavoro, e deve essere in grado di generare una prole anch’essa sana e adatta al lavoro.Per l’uomo agiato è il contrario, la donna bella è strumento di vanto, un manichino da addob-bare, da tenere in casa tranne che nelle serate mondane, in cui deve essere esposta in tutta la sua costosa inutilità come una bambola da compagnia, che più è inutile e addobbata, più suscita l’invidia degli altri uomi-ni che non possono permettersi un manichino coperto di gioielli da portare in giro.Sembrerebbe un’argomentazio-ne legata ai tempi in cui Veblen scriveva (morto nel 1929) ma non potrebbe essere solo una profezia dell’attuale regime di mignottocrazia?Meditate gente, meditate!

Andrea Samela

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Il Centro Matteucci riunisce i pezzi più preziosi e rappresentativi del corpus moderno. La storia delle opere selezionate offre l’occasione per ricostruire la vera portata, le dinamiche e le implicazioni del ruolo di mecenate, di protet-tore, di guida teorica e committente svolto da Ojetti. Ripercorrere da vicino la genesi e gli svolgimenti di rapporti intensi e, spesso, assai controversi, come quelli con Ghiglia e Andreotti; tessere la rete articolata delle relazioni intrattenute con i colleghi giornalisti e critici, con galleristi, antiquari e colle-zionisti, per meglio valutarne la sua funzione di guida. istitutomatteucci.it

Da Fattori a Casorati Viareggio, Centro Matteucci - fino al 12 settembre 2010

Rassegna internazionale di straordinario interesse artistico, il Festival Puccini, giunto alla 56° edizione, ritornerà dal 16 luglio al 22 agosto in un incantevole scorcio naturale collocato tra Pisa e Viareggio. Torre del Lago celebrerà le eterne melodie di Giacomo Puccini, dando vita a meravigliose serate di musica lirica dedicate ad uno dei più grandi composi-tori dell’opera vissuti a livello mondiale, nato nella città di Lucca nel 1858. Il Festival sarà inaugurato con un nuovo allestimento di La Fanciulla del West, a cui si aggiungerà anche un nuovo allestimento di Madama Butterfly, Tosca ed altri eventi. Info su puccinifestival.it

56° Festival PuCCiniTorre del Lago (Lu) - fino al 22 agosto 2010

ligabue in ConCerto

Ligabue è tornato, il suo nuovo album “Arrivederci, Mostro” testimonia come la lontananza dalle scene sia servita al rocker di Correggio per maturare tra-me melodiche e intrecci linguistici degni della sua bravura. Il nuovo album pubblicato e distribuito da Warner Music, è uscito a venti anni esatti dalla pubblicazione dell’album d’esordio “Ligabue” (11 maggio 1990) e a cinque anni dall’uscita dell’ultimo album di inediti “Nome e Cognome. Prevendite aperte su ticketone.it e su tutti i circuiti di prevendita autorizzati, per informa-zioni sui biglietti: fepgroup.it.

Bari, Arena della Vittoria - 11 settembre 2010

Una messa in scena imponente, a partire dall’allestimento della scenogra-fia, costruita interamente sull’acqua, alla magia delle luci e della musica, dal corpo di ballo e dalle intense voci narranti allo straordinario testo dedicato a Gerardo Maiella, dalla straordinaria presenza degli oltre cento volontari vero motore di un evento unico in Italia alla consapevolezza di un grande proget-to di solidarietà. Sono questi gli elementi che si mescolano e danno vita al Grande Spettacolo dell’Acqua, dove la poesia e le emozioni si intrecciano e illuminano le notti d’estate sullo splendido scenario del lago di San Pietro.

il granDe sPettaColo Dell’aCQuaMonteverde (Av) - fino al 31 agosto 2010

Dopo l’enorme successo del tour italiano di marzo – in cui lo spettacolo ha fatto tappa nelle città di Torino, Pesaro, Bologna e Firenze – Saltimbanco torna a grande richiesta in Italia. Sarà la capitale lombarda ad ospitare questa volta il fenomenale Saltimbanco, spettacolo nato dalla fantasia del Cirque du Soleil diretto da Franco Dragone e ispirato al tessuto urbano delle metropo-li e ai suoi vivaci abitanti. Decisamente barocco nel suo vocabolario visivo, l’eclettico cast di personaggi attira gli spettatori in un mondo fantastico e onirico, una città immaginaria dove la diversità è fonte di speranza.

CirQue Du soleil in saltimbanCoAssago (Mi), Mediolanum Forum - dal 15 al 18 settembre 2010

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Al di sopra delle Dolomiti Lucane, nel cuore della Basilicata, un cavo d’accia-io sospeso tra le vette di due paesi, Castelmezzano e Pietrapertosa permette di effettuare e vivere un’emozione unica: il Volo dell’Angelo. Un’avventura a contatto con la natura e con un paesaggio unico, alla scoperta della vera anima del territorio. Legati con tutta sicurezza da un’apposita imbracatura e agganciati ad un cavo d’acciaio il visitatore potrà provare per qualche minuto l’ebrezza del volo e si lascerà scivolare in una fantastica avventura, unica in Italia per la bellezza del paesaggio e per l’altezza massima di sorvolo.

il volo dell’angeloCastelmezzano, Pietrapertosa - fino al 15 settembre 2010

“Energia nell’arte”. È il tema di Argojazz 2010, rassegna di musica, danza ed arte organizzata dall’associazione culturale “Virginia Woolf”, la cui settima edizione si svolgerà dal 10 luglio al 31 agosto a Marina di Pisticci, nello splen-dido scenario del Resort degli Argonauti. La rassegna punta, sul connubio tra energia ed arte: due coordinate abituali, lungo le quali si svilupperà il programma 2010, come sempre denso di appuntamenti. Da un lato il jazz, ed i linguaggi musicali ad esso più vicini e dall’altro le arti figurative, sempre più presenti nel cartellone del festival. Info su argojazz.it

argojazz 2010Marina di Pisticci (Mt) - fino al 31 agosto 2010

L’evento di respiro internazionale, si terrà a Vaglio di Basilicata nel “Museo delle Antiche Genti di Lucania” e si propone al pubblico per la sua straordi-narietà caratterizzata dalla presentazione di tre capolavori appartenenti ai grandi maestri del Rinascimento italiano, Leonardo, Donatello e Raffaello presentati per la prima volta in assoluto in Lucania. Nello specifico saranno rispettivamente presentati:1. La madonna col bambino seduta sul faldistorio del Donatello;2. La predica del Battista del Raffaello;3. L’autoritratto di Leonardo

leonardo, donaTello, raFFaello Vaglio di Basilicata - fino al 30 ottobre 2010

“Le giornate del Commercio e dell’Artigianato”, meglio conosciute come “La sagra del Baccalà”, si svilupperà, come da tradizione, lungo le vie del centro. I diversi punti espositivi e di degustazione che esalteranno le molte-plici sfumature gastronomiche, insieme alla originalità dei prodotti dell’arti-gianato artistico locale e dei paesi limitrofi, saranno le principali attrazioni ed i punti di eccellenza della manifestazione.

sagra del baccalàAvigliano - dal 27 al 29 agosto 2010

Continua l’emozionante tour di Gigi D’Alessio il cantautore napoletano che ha fatto appassionare alla sua musica, piena di sole e amore, fan di tutta italia e non solo. Dopo l’esperienza televisiva D’Alessio è di nuovo sul palco, il 18 agosto è quello di Piazza Castello a Venosa, per far ascoltare nuovi brani e indimenticabili canzoni del passato. La sua ultima uscita discografica è un EP con 6 canzoni uscito a settembre, “6 come sei”, contenente tra le altre “Gen-te come noi”, scelta dal Ministero della Salute come sigla della pubblicità della lotta contro l’AIDS, e candidata a diventarne l’inno mondiale ufficiale.

gigi d’alessio in concerToVenosa, Piazza Castello - 18 agosto 2010

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Nato nel 2001, si prepara ad affrontare la sua nona edizione. L’iniziativa nasce dalla volontà di promuovere la cultura, la comunicazione scritta e l’espressio-ne dei sentimenti e delle emozioni, per dare voce a quei colori che spesso, per mille ragioni, rimangono chiusi dentro l’anima di ciascuno. Il Premio vuo-le stimolare tutti gli autori, e in particolare i giovani, a fissare le emozioni, le riflessioni e i sentimenti con i racconti o con la poesia: lo scrivere è un’attività importante che aiuta a capire il mondo, e soprattutto noi stessi. La poesia è la scienza dell’anima. Regolamento e informazioni su arcobalenodellavita.it

arcobaleno della vitaPremio letterario internazionale - scadenza 13 settembre 2010

La rassegna, promossa dalla Fondazione Oprandi di Lovere, rappresenta un vero e proprio trampolino di lancio per molti giovani autori e registi. Scopo della manifestazione è di promuovere la cinematografia dei giovani; dare di-gnità e visibilità al cortometraggio; creare un archivio di opere da conserva-re nel tempo; promuovere le opere dei giovani autori locali. Il Festival sarà caratterizzato dalla presenza di ospiti di alto livello provenienti dal grande schermo e, avrà come presidente onorario il cartoonist italiano più conosciu-to al mondo: Bruno Bozzetto. Info su cortolovere.it

corto lovere 2010Festival di cortometraggio - scadenza 4 settembre 2010

La Prima Biennale d’Arte Internazionale “Città di Lecce”, riservata a Pittori, Scultori e Grafici, ha lo scopo di divulgare la produzione Artistica dei parteci-panti. Le Opere in Concorso potranno essere realizzate con qualsiasi tecnica. Sarà cura del comitato dedicare un servizio inerente all’evento nel periodico d’arte e cultura Boè, al quale sarà allegato il Catalogo della Rassegna. Per richiedere la scheda di adesione contattare il Dott. Russo al suo indirizzo mail [email protected]

biennale d’arte “città di lecce”Concorso artistico - scadenza 5 settembre 2010

YoUr cUrioUS StorYConcorso di design - scadenza 30 settembre 2010Arjowiggins Creative Papers, produttore leader mondiale di carte creative, dà il via al concorso internazionale intitolato “Your Curious Story” che ha l’obiettivo di incoraggiare designer e creativi a svelare il proprio talento attra-verso un’opera realizzata con le carte creative Curious Collection. Il concorso invita i designer a candidare illustrazioni, opere digitali in 2D, 3D e vere e proprie sculture di carta frutto della propria espressione creativa. Chi vorrà partecipare, potrà aderire al concorso iscrivendosi al sito yourcu-riousstory.com, dove sono consultabili informazioni dettagliate in merito alle modalità di partecipazione, ai premi in palio e dove sarà on line la gallery con tutte le opere visionabili dagli utenti per la votazione pubblica.

Vivi un’avventura speciale. Avrai la possibilità di vivere un’esperienza unica: una missione con PhotoAid per realizzare un lavoro di reportage all’estero. Il concorso è aperto a tutti coloro che amano raccontare con le immagini le persone e le loro esperienze di vita quotidiana. Il concorso è aperto a tutti, il tema è libero, il linguaggio più appropriato è quello vivace e dinamico del reportage esaltato da un approccio fotografico “rispettoso” ma anche con-creto, ottimista e sensibile. Per regolamento e informazioni photoaid.eu

photo aid 2010Contest fotografico - scadenza 31 agosto 2010

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Second Life è il metaverso che sepppure in una fase discenden-te di popolarità continua ad es-sere fecondo di sperimentazioni intorno a tutto ciò che è anche solo semplicemente immagi-nabile. Mondi nuovi e possibili dove identità singole e/o col-lettive trovano dimensioni diver-se, accresciute o “aumentate”, come dice Granieri.Qui nasce l’idea di Lorenza Coli-cigno (ispirata dalla torre realiz-zata da Fabio Fornasari) di spe-rimentare un romanzo collettivo proprio in quel sito: La Torre di Asian. Tante storie, intrecci e so-luzioni narrative diverse e a vol-te contrastanti che tendono, in modo univoco, verso l’ironia e il romanzo d’investigazione.Spazio rilevante viene riserva-to al personaggio/lettore/autore che orienta e da senso a tutta la storia. La Torre di Asian è un romanzo ancora incompleto ma è già tante cose: in parte è già

un libro (con al pubblicazione integrale di due capitoli all’inter-no del Concept Book "La torre di Asian - In viaggio" curato da Fabio Fornasari, Lorenza Colici-gno, Giuseppe Iannicelli e con la prefazione di Mario Gerosa -reperibile on-line qui: http://issuu.com/sensingplace/docs/torre_di_asian); è un cd musicale con il brano “Diapason” com-posto da Albamarina Cervino (è possibile ascoltare il brano a questo indirizzo: http://roman-zocollettivo.ning.com/video/diapasonweb-1); ma è anche un video multimediale, "Tower to Tower", realizzato da Elisa Lara-ia. L’autore collettivo di questo romanzo, che ha deciso di sot-toporsi a quest’intervista asin-crona, è composto da ben nove avatar: Azzurra Collas, Susy De-costa, AtmaXenia Ghia, Sunrise Jefferson, Asian Lednev, Mar-gye Ryba, Piega Tuqiri, Aldous Writer e MacEwan Writer e solo

per questioni di spazio le loro risposte sono state selezionate e accorpate nell’unico tentativo possibile di far parlare l’autore.

• Il titolo del romanzo è anche il luogo “fisico” dove nasce questo esperimento.Asian: Prima che una scelta per me è stata un’opportunità.Una domenica mattina ricevo una mail da Lorenza Colicigno (Azzurra Collas) dove in allegato c'è il primo capitolo del roman-zo ambientato nello spazio che avevo costruito in Second Life.Questo portava già il titolo “La Torre di Asian” e non l'ho mai messo in dubbio...Forse perché Asian sono io?Piega: Il titolo coincide con il luogo di ambientazione della storia perché SL è innanzitutto un mondo (e di conseguenza un luogo) in cui il Tempo e sopra-tutto lo Spazio (meglio sarebbe forse dire gli spazi) sono, un po'

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kantianamente, magari, i fonda-menti, la misura quindi di tutto ciò che in essi accade.Certo le regole che governano lo spazio, il movimento, le di-mensioni, non sono sempre qui sovrapponibili a quelle di RL, ma in comune tra i due mondi esiste pur sempre il fatto, la legge se-condo cui ogni realtà che esiste è innanzitutto una realtà colloca-ta in un luogo, unico per ognuna ma comune a tutte.• Ma Second Life è anche il luogo del racconto?Aldous: È uno dei luoghi.Sicuramente importante, ma che acquista valore solo nel suo con-tinuo confronto con il mondo reale.MacEwan: Non solo.In parte sì, ma ogni autore ha le sue ambientazioni preferite, tra SL e RL. Io per esempio faccio muovere spesso il mio perso-naggio Lorenzo MacEwan in una sorta di Second Life del futuro, chiamata Metaverse 7.0, natu-ralmente molto più immersiva e realistica della Second Life at-tuale.• Quanto ha contribuito Se-cond Life nell’ideazione di questo romanzo?Susy: SL è il luogo di eccellenza del romanzo e, al di là del fatto che l'idea sia nata in SL da una

scrittrice (i suoi corsi di scrittura creativa sono stati quelli che mi hanno portato nel/verso il ro-manzo) penso che "vivere" in SL significhi scrivere e riscrivere la storia dei molti se stessi nei qua-li ci si scinde ed attraverso i quali ci si rappresenta.SL è, anche, un grande affresco narrativo.Sunrise: La costruzione e le va-rie trasformazioni della Torre, le suggestioni proprie del meta-verso, l'attenzione tutta rivolta a sensazioni, parole e trame, senza la distrazione della fisicità, hanno fatto di questa esperienza qualcosa di strettamente legato a SL. • Come si fa a scrivere in tanti e come fa un autore a sentire proprio un racconto scritto da tante mani?Asian: Darei un titolo a questa risposta: “il condominio”.La risposta onesta è questa: se nella definizione dello spazio ho cercato l'unione con le sto-rie, nella scrittura del racconto la mia storia è in qualche modo autonoma ma con continue cita-zioni delle altre storie. Come se le sentissi attraverso le mura che ci separano.I plot non sempre si sono uniti e toccati. Le storie non sempre combaciano. Diciamo che il

mood è lo stesso e ci sono ele-menti che si ripetono ma non sempre c'è una storia conse-guente.Io la vedo un poco come un con-dominio dove c'è un destino co-mune ma nel privato ognuno ha i propri sogni e i propri desideri.Per me questo è un valore, non perché esalta un individualismo, ma perché è sintomo di ricchez-za.Piega: gli autori non sono "messi insieme", non formano un bloc-co unico ed uniforme; ognuno di noi è semplicemente il proprio avatar che, casualmente (il che non significa necessariamente sminuire l'importanza del lega-me), è giunto in prossimità (sin-cronica o diacronica poco conta) di altri avatar, ognuno dei quali opera (scrive) accanto ad altri, mantenendo intatta la propria

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singolarità distinta dalle altre.• C’è stata una sorta di sele-zione tra gli autori?Ci sono state persone esclu-se?Susy: Assolutamente no, ma c'è stato chi si è auto-escluso, nel senso che ha iniziato, scritto al-cuni capitoli e poi per vari motivi ha preferito non continuare.Sunrise: No, non volontaria.Lorenza è molto accogliente e saprebbe guidare una mandria di tori imbufaliti come fossero una nuvola di lucciole, con gra-zia e competenza.• La cosa fondamentale in que-sto romanzo?Azzurra: Il romanzo contiene nove storie in via di comple-tamento, più due interrotte dall’uscita dal progetto delle au-trici, i cui spunti però sono stati ripresi dal gruppo in alcuni punti delle loro storie.Il romanzo è andato progressi-vamente a convergere verso tre storie principali che valorizzano tre elementi narrativi, in cui ha un ruolo anche la nostra Basilica-ta: la Torre, i Phononi, il Dossier. Non posso dire altro, tranne che nella storia si è voluto dare mol-to spazio al lettore, quindi, non bisogna far altro che leggerlo. Aldous: In un romanzo colletti-vo, anche questo è soggetto a visioni alternative.Personalmente trovo particolar-mente importante il rapporto tra

il mondo reale e i mondi possi-bili.Il manufatto della Torre, oltre ad essere un simbolo potente nel suo contenere la storia e i per-sonaggi, è anche uno strumento di esplorazione e di azione nel romanzo.• Come si fa a mantenere la co-erenza letteraria?Azzurra: In effetti il progetto ha sempre visto una doppia inter-pretazione, io ho sempre lascia-to grande libertà di invenzione, accentuando gli elementi della diversità, come una sorta di ric-chezza narrativa; MacEwan Wri-ter che nel corso del progetto ha assunto anch’egli il ruolo del curatore, ha invece sempre so-stenuto che rischiavamo così di non trovare una sintesi.Credo che il risultato sia una me-diazione giusta.Stili e linguaggi diversi sono par-te integrante della scrittura.La Torre e la parola sono state delle grandi madri. MacEwan: Questa è una do-manda cruciale.A mio parere l'esperimento è proprio quello: far stare insieme linguaggi e stili diversi.Con che esito è presto per dirlo, ma sono fiducioso.Dato il mezzo usato per la di-scussione e il coordinamento (la chat di Second Life) non sarebbe stato possibile altro sistema se non quello di lasciare ad ognuno

la sua identità di Autore.Wu Ming, per esempio, può per-mettersi di raggiungere l'amal-gama poiché il metodo di lavoro è diverso, basato su una intera-zione diretta e personale e sulla limatura dei testi fatta collettiva-mente. • Come viene tradotto verso un mondo altro tutto ciò che è ideato realizzato in SL?Susy: Questo non è stato per noi affatto un problema, la Torre di Asian ha già avuto molte uscite in RL e molte altre terze e quarte vite. Il romanzo, anche se ancora in divenire, è stato presentato, raccontato, letto e visto attraver-so un concept book in varie città, Bologna, Firenze, Roma e penso continuerà ancora il suo tour.Piega: L'obiettivo per me non è mai stato quello di rendere "ap-petibile" il romanzo per il palato di un pubblico di massa.Se nuova strada deve essere non può essere facilmente percorri-bile da carovane di fans.• Cosa mancherà al lettore ignaro di un mondo immersivo come SL?Azzurra: Credo che SL apparirà al lettore come un altro mondo da visitare, da conoscere, questo non farà male a SL, anzi spero che stimolerà molti a rivitalizzare un’avventura certamente singo-lare, anche difficile, se vogliamo, proprio per la sua immersività.Il romanzo sarà un gioco, un e-book, un libro di carta.Sarà quello che decideranno i lettori. Asian: Lo leggerà come un rac-conto, come una storia dove le cose che sembrano di fanta-scienza in realtà sono le più nor-mali di chi viaggia la rete.Sai, è come la fantascienza anni '70 e '80: le macchine volano ma si telefona a gettoni dalle cabine telefoniche.Ironia della storia: le macchine non volano ancora, ma le cabine telefoniche non servono più e i gettoni sono oggetti da colle-zione.

Vito Colangelo

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Se non fosse, a sua volta, frutto di un luogo comune, verrebbe da dire che la storia giustizia le frasi fatte ascrivendole al novero delle mitologie.C’è questo, di paradossale, nella visione più diffusa dell’arte to-pica: i luoghi comuni vengono smentiti da altri luoghi comuni.É uno svelamento continuo, come se la missione del pen-siero fosse quella di auto-disil-ludersi in una continua rincorsa alla verità.Nel frattempo, ciò che resta vero è fermo ad un unico punto: vivia-mo di “topoi”, di luoghi comuni appunto.Senza di essi non ragionerem-mo, allo stesso modo di chi so-stiene che senza Aristotele gli occidentali penserebbero in ma-niera diversa o non penserebbe-ro affatto.L’intera storia dell’arte della persuasione è la storia dell’arte topica, libera e polimorfa dagli esordi della classicità fino alle porte del pensiero moderno, quando la struttura del pensiero occidentale si sarebbe verticaliz-zata in dogmi e definizioni.Ma Definire è limitare, si afferma in un bel luogo della letteratura contemporanea.Noi postmoderni ne siamo con-sapevoli solo nella misura in cui si manifesta la necessità di

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dare un nome all’ignoto, allo sconosciuto, e cioè la pratica di esorcizzare paure: la definizione dell’indefinibile.In altra misura, definiamo invece senza la voglia di limitare, dove l’ignoto non fa paura e anzi me-raviglia.Come accade per la Bellezza, il "topos" più antico e inafferrabi-le dell’universale storia del pen-siero.Non casualmente, ne esistono solo attributi relazionali, dalla retorica classica fino all’attuale prassi argomentativa.

La bellezza è la forma d’ordi-ne del corpo come la rettitudi-ne per la città, la saggezza per l’anima, la virtù per l’azione, la verità per il pensiero, sosteneva Gorgia di Leontini nell’esordio dell’Encomio in difesa di Elena, in maniera sostanzialmente coin-cidente con la tesi per cui Non è bello ciò che è bello, ma è bello ciò che piace: come la bellezza è forma d’ordine del corpo senza riuscire a definire l’ordine, così ciò che piace è bello senza riu-scire a definire il piacere.Ed è in questo, nel lasciarsi sem-pre aperta una via di fuga, che la bellezza vive un’intima co-munanza con l’emozione della libertà.Attribuire bellezza è l’unica for-ma di libero giudizio senza timo-re di essere smentiti.E della Giustizia, condivide la tensione a connettere il cielo alla terra, la tenebra dell’imperfezio-ne umana alla luce del divino, il visibile all’invisibile, senza distin-zione tra razze, culture e popoli. Così non fu una sorpresa, per la gente di Roma, osservare come i popoli del Nord designassero i luoghi del giudizio: un cerchio di pietre sulla sommità di una colli-na e una lancia piantata al centro con la punta rivolta al cielo.Fu talmente evidente l’affine vi-

sione di bellezza e giustizia nella connessione tra umano e divino che presto iniziarono a chiamarli Germani, ovvero fratelli.Se la topica è l’arte del libero giudizio, la bellezza ne è minac-ciato paradigma: ogni formaliz-zazione lo rende meno libero.Al pari della giustizia, della fede e della politica, il topos del "bel-lo" è sempre tentazione per l’oligarchia dei critici, che assu-mo il bello per il corretto come il valido per l’intelligente, e quella degli interessati, che ne fanno attributo e strumento del pro-prio potere.Non c’è libertà nell’oligarchia della bellezza, solo definizioni protette dalla forza materiale di un gruppo, ora delle Case edi-toriali, ora delle Major della cul-tura e della discografia, ora delle Accademie, degli ordini, delle elites.Gruppi di giudici della bellezza, come ne esistono per la giustizia, che elevano l’intimo al pubblico e il conveniente al vero, ovvero, per dirla con le parole di un giu-rista contemporaneo: Sono con-tro l’etica del dubbio che, al di là delle apparenze, non è contro la verità ma ne è omaggio nel con-futarla e riaffermarla ogni volta.Essi si rifiutano di comprendere che il dubbio è la consapevolez-za del carattere fallace dell’espe-rienza umana e la coscienza che la profondità delle cose, pur se sondabile, è però inesauribile.

Fabio Salvatore

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Pensando alla bellezza delle cose, si conviene spesso che bellezza è soprattutto sinonimo di armonia, perché non esiste la bellezza assoluta, ma soltanto la giusta armonia tra le cose che la compongono; la bellezza este-riore, di qualsiasi genere essa sia.Si può andare da un bel tramon-to, a una bella macchina, a una bella donna, o un bel quadro, tutto ciò che esiste può essere bello o brutto.Sicuramente la cosa che distin-gue e porta verso l’una o l’altra direzione è legata all’armonia delle forme o dei colori, ma an-che dei suoni, se ci si riferisce ad una bella canzone.Ciò che più mi affascina nell’ana-lisi della bellezza è strettamente legata al modo in cui un ogget-to bello può rendere piacevole l’esperienza in noi che la per-cepiamo, ovvero la cosiddetta esperienza estetica.Si dice che vedere un bel qua-dro, o ascoltare una bella can-zone, ad esempio, susciti in noi che percepiamo l’emozio-ne che quell’oggetto trasmette.É facile pensare a cosa scate-nino in noi e nel nostro animo le migliaia di famosi quadri che grazie alla loro osservazione ci permettono di percepire l’emo-zione stessa del pittore quando l’ha creato, o anche solo il mes-saggio che l’artista ha voluto darci creando quell’opera.Oppure la piacevole sensazio-ne che si prova ascoltando una canzone particolare, così come tutti possiamo convenire sul fat-to che in diversi periodi di tem-

po ci piacciono canzoni diverse, così come ognuno ha un proprio gusto del bello.È proprio l’aspetto estetico di un determinato oggetto, e non solo, che porta in noi un’espe-rienza particolare, che può esse-re per noi bella o brutta, ma che comunque ci mette in una sorta di contatto emotivo con l’opera stessa.Ultimamente è stata fatta una scoperta molto interessante, ol-tre che importante, nel campo neurofisiologico, ovvero l’esi-stenza dei cosiddetti “neuroni a specchio”.Sembra che questi ci permet-tano di percepire e di rendere nostre le emozioni che ci circon-dano. Sembra che grazie a questi neu-roni possiamo entrare in con-tatto emotivo con le emozioni degli altri, e quindi capire come

e quali emozioni noi stessi pos-siamo vivere.Potrebbe essere anche grazie a questi particolari neuroni che per noi sia possibile la perce-zione della bellezza delle cose e quindi anche le emozioni che queste ci inducono?Credo sia una bella domanda, ma che non cerca una risposta, almeno per ora.Già il solo pensarci... è Bello.

Antonio Lorusso

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Se vi accingete a leggere quan-to segue con un leggero sorrisi-no sulle labbra disegnato dalla convinzione che troverete rife-rimenti alle nuove procedure di assegnazione delle poltrone a Palazzo Chigi, con un approfon-dimento relativo ai criteri estetici seguiti dai distributori delle stes-se, vi preannuncio che resterete delusi. L'unione tra la bellezza e la democrazia, due ideali tra-mandati nei secoli, non è stata celebrata nei corridoi del Palaz-zo, ma in un luogo virtuale, la rete, che evidentemente salverà il mondo: qui non solo si è ridefi-nito il concetto di partecipazione del popolo, ma si sta tracciando anche l'orizzonte all'interno del quale ridisegnare i confini tra bello e brutto.L'oligarchia che ha caratterizzato il mercato estetico sino ad ora è stata rovesciata: scultori, pittori, operatori del settore della moda, filosofi, critici d'arte e intellettua-li avranno dei nuovi concorrenti, numerosissimi, milioni di perso-ne che hanno cancellato gli anti-chi privilegi.Grazie al golpe del web 2.0, la bellezza ora appartiene a tutti; se ancora non conoscete i vo-stri nuovi diritti, sappiate che da marzo 2010 i ricercatori dell'Evo-lution and Ecology Research Centre hanno chiamato a votare online gli abitanti di ogni lato della Terra.Scopo del progetto non-profit

BodyLab: capire ciò che piace veramente al di là degli stereoti-pi e individuare l'avatar perfetto che non necessariamente avrà misure armoniose e un corretto indice di massa corporea.Per contribuire a questa ricerca basta collegarsi al sito BodyLab.biz, immettere i propri dati e ini-ziare a visionare i corpi.Si passa poi alla fase del voto da esprimere in una scala che va da -3 a +3.A fine votazione è anche pos-sibile vedere quanto le nostre preferenze si avvicinano a quelle della maggioranza dei votanti.A oggi hanno già votato più di 40mila persone.C'è tempo fino al 30 settembre 2010, invece, per rispondere all'appello del FAI (Fondo Am-biente Italiano) che ha lanciato il progetto I luoghi del cuore (www.iluoghidelcuore.it) per censire il patrimonio artistico, monumen-tale e naturalistico dell'Italia, of-frendo la possibilità a tutti i citta-dini di segnalare le bellezze del Paese degne di essere tutelate e salvate, piccole o grandi che sia-no, più o meno note.Ad oggi, fra i luoghi lucani se-gnalati, spiccano - oltre ai Sassi di Matera - il Ponte di Lagone-gro, il borgo di Moliterno, la Rabatana di Tursi, la Chiesa del Salvatore di Picerno e il paese fantasma di Craco.

Marika Iannuzziello

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“Non è bello ciò che è bello ma è bello ciò che piace”, quante volte questa frase ci ha accom-pagnato nel periodo adolescen-ziale, quando molti di noi non volevano riconoscere ed accet-tare quell’immagine riflessa allo specchio, perché non rientrante nei canoni estetici che la società ci imponeva (e continua a farlo) con modelli di bellezza che scor-revano sotto i nostri occhi: longi-linei, scolpiti, perfetti.Questa frase ci ha aiutati, conso-lati? Ognuno di noi custodisce la risposta dentro di sé.Ho parlato di adolescenza per-ché è l’età in cui non si hanno gli strumenti sufficienti per valuta-re e scindere bene le cose, per comprendere che gli involucri privi di contenuti, sono destinati ad essere “schiacciati”.La bellezza oggettiva dell’essere umano e ciò che lo circonda va curata di pari passo con le po-tenzialità interiori che ognuno di noi possiede. É capitato, penso a molti di noi, di valutare a primo impatto una persona brutta este-riormente, ma che è poi diventa-ta piacevole, se non addirittura bella, man mano che abbiamo cominciato ad apprezzarne le qualità interiori, la sua “ricchez-

za” e le emozioni che riusciva a trasmetterci. Non dico che la bellezza oggettiva ed estetica escluda il resto, non è sempre così, guai se lo fosse!Ma certo è che chi è troppo con-centrato ad esaltare questo lato effimero, poco si dedica alla sua interiorità, a sviluppare e a cura-re quella parte astratta ma unica e speciale che si chiama anima.La bellezza sta dentro e intorno a noi, ci appartiene, ci circonda, ci tocca ma non sempre riuscia-mo a trovarla e a vederla, perché spesso ci manca quello strumen-to indispensabile che prende il nome di consapevolezza.Non siamo consapevoli dei no-stri doni e che la natura non crea mai un individuo che non possegga un dono unico.Se riconoscessimo le qualità e il talento che ognuno di noi ha, la tensione di vivere in un mondo competitivo, che ci costringe a

paragonarci continuamente agli altri, si trasformerebbe in Grazia e Bellezza.Allora cos’è veramente bello?Forse è bello ciò che è sempli-ce, innocente, puro, che ci tra-smette meraviglia, non importa il soggetto a cui si riferisce, per-ché dietro al gusto, alla prefe-renza, al punto di vista, c’è molto di più, ciò che ferma i pensieri e che riempie il petto di emozio-ne, che sembra dare un senso alla nostra vita, quando non c’è niente da aggiungere, niente da togliere ma nasce una sola pa-rola: grazie. É bello gioire, sof-frire, superare il negativo, oggi legittimato da comportamenti di massa e convincere “quella benedetta rondine” che non è sola, che ci sono altre come lei e che insieme potranno finalmen-te “fare quella primavera” che tutti, inermi, aspettiamo…

Anna D’Andrea

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“I nostri genitori ci hanno incul-cato l’idea del sacrificio ripaga-to: studia e avrai ciò che vuoi!Largo ai sogni dei creativi: “Da grande farò l’architetto per cor-reggere le brutture della città!”; e di quelli degli animi più gene-rosi: “Troverò la cura per un male inguaribile e vincerò il nobel!”.Molti di noi ci hanno creduto, accomunati dal credo di conqui-starsi un posto nel mondo.Anni di studio, pause, blocchi, ri-tiri temporanei per accaparrarsi il sudato pezzo di carta.In un attimo il passaggio si com-pie: non sei più studente.In pochi minuti diventi forza la-voro. Ti armi di ottimismo, sai di avere con te un bagaglio di co-noscenze e competenze fruibili.Sei padrone della disciplina in cui gli amici, per prenderti in giro, ti chiamano “dottore”. Credi che una volta là fuori qual-cuno stia cercando proprio te per proporti il lavoro della tua vita. Aspetti un mese, poi sei, poi un anno. Intanto ti dai alla lettura, arricchisci la tua cultura.Sarai una di quelle persone in

grado di dire la sua.Avrai gli strumenti per farti la tua personale opinione sulla guerra in Iraq, come sul terremoto in Abruzzo, sull’ultimo film, o su quel libro interessante di cui tut-ti parlano.Ti guardi allo specchio e pensi di avere il mondo tra le mani.Mandi cv, e fai colloqui. “Nessuno ti assume se non hai esperienza, senza sapere quello che sai fare, e senza metterti alla prova”. Certo. Nessuno ti paga se ha la possibilità di sfruttarti, di usare la tua volontà per finire un lavoro che altrimenti avrebbe dovuto fare lui.“L’Italia è una repubblica fonda-ta sullo stage”, dove più titoli consegui, e più sei candidato al massimo delle aspettative: lo stage. Qui è diventato legittimo anche questo: lo sfruttamento delle teste, meglio se siano bril-lanti, a costo zero.Oppure accetti un lavoro non qualificato: “E che, non la vuoi

fare la gavetta?Solo perché hai un 110 e lode e un master in finanza pubblica pensi di dover pretendere un la-voro all’altezza dei tuoi sogni?”.Oppure ti imbelletti.Se sei bella non hai bisogno del-lo stage, e nemmeno di un lavo-ro all’altezza dei tuoi sogni.Ma sì, dai, se sei bella sei tu il master di te stessa”.Quando mi è arrivata la mail con il tema di Brek, ho storto il naso: Cosa scrivo? Non mi sono mai interrogata sulla bellezza! Mi sono data un’altra chance, provando a capire cosa pensa una brillante laureata, disillusa, bella e disoccupata, che dopo aver investito tempo e denaro in una specializzazione risponde a un annuncio di “ragazza bella presenza cercasi per telepromo-zione di materassi”.

Giovanna Caivano

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Vi ricordate le passeggiate con la nonna per i prati?... E il sole a riscaldare una matti-na di Maggio quando finalmen-te si faceva spazio tra le nuvole e dominava il regno del cielo?... E quella moltitudine di mac-chie bianche sulle distese di ver-de?... Le margherite!Pensate al loro profumo che vi inebria il cuore, pensate al loro messaggio di primavera, all’al-legria che vi istillano nell’animo, alla gioia di una nuova stagione! E... pensate a voi.Con la mano nella mano di vo-stra nonna.E vostra nonna!Io ho pensato alla mia e... mia nonna è bellissima!Non porta rossetto nè mascara

ma è meravigliosa.Ha l’aria di chi ha vissuto, ha sof-ferto, ha gioito e a testimonian-za di ciò i segni del tempo sul suo viso; un tempo che scorre inesorabilmente ma che non ha cancellato il suo incanto, la sua bellezza!Ma non tutti sappiamo ricono-scerla ed apprezzarla, la bellez-za. Scommetto che nessuno di voi si è mai fermato a guardare una margherita e a riflettere sul suo splendore poichè troppo impegnato ad ammirare le Ca-melie o le Azalee.Ma se la guardate attentamente una margherita potete scorgervi la semplicità, la purezza e l’ame-nità di un fiore che resta in silen-zio, che lascia spazio a ciò che

è più maestoso all’angolo di un bouquet.Così la mia nonnina che si copre timidamente con uno scialle di lana, che rimane all’angolo della vita inconsapevole di ciò che è, di ciò che trasmettono ancora i suoi occhi!Così noi tutti, stolti, che cerchia-mo la bellezza oltre l’immagi-nabile, che cavalchiamo al con-trario la distesa dei tempi per cancellare il tratto del passato e per pensare di essere più belli!La bellezza puoi trovarla nel tuo giardino, nel giardino del tuo cuore!Non andare troppo lontano, rac-coglila è a due passi da te!

Annaclara Sileo

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click e con estrema facilità, con-sentirà di effettuare il download , direttamente sul proprio PC, di qualsivoglia album fotografico.Un altro servizio in cui le immagi-ni e la loro bellezza fanno da pa-drone è ViewAt (http://viewat.org/), che permette di presen-tare, ricercare e visualizzare fo-tografie panoramiche tridimen-sionali e di geolocalizare il tutto mediante Google Earth sfruttan-do un apposito file KMZ. Mediante un apposito motore di ricerca sarà possibile reperire le immagini d’interesse provenien-ti dall’intero globo che, una volta selezionate, sarà possibile visio-nare in tutte le direzioni a 360° of-frendo dunque un'esperienza unica e decisamente realistica. Un ultimo servizio interessante per il ritocco delle immagini, ma che lascio scoprire direttamente a voi, è Thepiclab (http://www.thepiclab.com/).Tutto questo e molto altro anco-ra lo trovate sul nostro sito www.brekmagazine.it cliccando sulla sezione "download".Have a nice webday!

Mimmo Claps

Il nostro web si aggiorna di nuo-vi servizi online giorno dopo giorno, che ci permettono di re-cuperare tempo, ci agevolano il lavoro, danno spazio alla nostra creatività, etc... In questo artico-lo vi segnalerò dei servizi online e dei software (ovviamente free) che meritano di essere segna-lati. Inoltre vi informo che da questo numero non saranno più segnalati i link delle risorse, ma basterà andare sul nostro sito www.brekmagazine.it e cerca-re nella sezione download per poterli visualizzare e scaricare velocemente. Proprio attenen-doci al tema di questo numero vi propongo questo sito che si-curamente vi piacerà: Thinqfit-ness (http://thinqfitness.com), un sito di video tutti dedicati al mondo del Fitness, dove ogni navigatore può trovare filmati che gli permettono di dimagrire leggermente e magari mettere su qualche muscolo.Altro servizio utilissimo è Flipicz (http://flipicz.com/): è un'appli-cazione completamente gratui-ta che consentirà la creazione di una foto animata al ritmo di una data musica scelta e, successi-

vamente, di pubblicare il tutto direttamente su Facebook.Altrettanto originale, quanto di-vertente, ma soprattutto free, è Sculptris (http://www.sculptris.com/). È un programma che permette di scolpire un oggetto a proprio piacimento, usando moltissimi strumenti e i risultati ottenibili con un po’ di tempo e molta pazienza sono a dir poco impressionanti!Per chi è amante delle immagini e dei collage non può perdere questo software che vi permet-terà di creare bellissimi collage di foto in 3 piccoli passaggi.Il suo nome è Collage It (http://www.collageitfree.com/index.html). Sempre in tema di imma-gini parliamo di un altro servizio utile, per chi ha bisogno di sca-ricare le foto da facebook in ma-niera veloce. Infatti il noto social network non prevede ancora un’apposita funzione mediante cui scaricare agevolmente una data serie di immagini.In nostro aiuto arriva Picknzip (http://www.picknzip.com/) ap-plicazione online, gratuita ed utilizzabile previo accesso a Fa-cebook, che, nel giro di qualche

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