Botanica e innovazione - Ated - ICT Ticino · sacrifici e sudore. E la domanda che il plu -...

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plice quanto spietata: “come hai intenzione di pagare i tuoi obiettivi?” Uno spunto che apre a nuove riflessioni, soprattutto quando in assenza di strategie comuni, trasparenti e condivise, la botanica dell’innovazione non potrà mai dare avvio all’evoluzione della specie. Ben inteso, in- novazione percepita come il processo fi- siologico naturale che in azienda mette i propri collaboratori in condizione di spen- dersi come fossero commodities, una al servizio dell’altra, per il raggiungimento di obiettivi comuni. Questo spiega il mo- tivo per cui le sole piattaforme informa- tiche non potranno mai generare profitti e nuovi clienti. Ma se ben integrate nell’ ecosistema aziendale, in cui la mediocrità decisionale lascia spazio all’osservazione e alla partecipazione, potrebbero manife- starsi le giuste premesse per la creazione e la cura dei germogli da cui l’innovazione prenderà forma, colore e in seguito vita. Non c’è start-up di successo al mondo che nella narrazione dei risultati ottenuti, non parli di questi germogli. Mai nessuno si è soffermato sulle potenzialità di con- figurazione dei tools o sulle scelte imposte dall’ambiente di sviluppo informatico. Tutti focalizzano la propria narrazione sul processo innovativo ed evolutivo che ha caratterizzato la loro grande impresa, il viaggio imprenditoriale, rimarcando con forza ed entusiasmo quanto sia stato im- portante e fondamentale stare insieme con armonia, prendendosi cura a vicenda, esat- tamente come le piante fanno in natura quando tra loro devono condividere le scarse risorse naturali, necessarie alla re- ciproca sopravvivenza. Forse è anche per questo che risulta dif- ficile trovare in natura un bosco in buona salute composto da un solo albero. Il gioco di squadra conta, eccome se conta, e la qualità dell’innovazione che ne segue è direttamente proporzionale alla capacità del gruppo di lavorare insieme, condivi- dendo tempo, spazi e obiettivi. La gemma in natura rappresenta per definizione l’origine di un nuovo asse ve- getale, da cui possono avere origine foglie, rami e fiori. Con il clima giusto i risultati possono essere sorprendenti. Chi ha avuto l’occasione di fare visita agli uffici di azien- de come Google e Facebook, ha toccato con mano il valore di questo straordinario processo di sviluppo. In questo scenario Ated Ict trova la sua massima vocazione, perché queste e altre dinamiche le osserva in prima persona giorno dopo giorno, a stretto contatto con molte realtà aziendali e istituzionali del Cantone Ticino. Ha colto il cambiamento culturale in corso e ha investito nelle si- nergie locali, nazionali e internazionali, con lo scopo di aggregare e coinvolgere. I corsi rivolti alle aziende e le attività dedicate alle giovani generazioni ne sono la prova provata. La speranza è che un giorno, non troppo lontano, i frutti di que- sto importante lavoro sinergico possano dissolvere per sempre le nubi della con- fusione, contribuendo attivamente a far crescere in Ticino nuove generazioni di imprenditori digitali, che abbiano chiaro sin da subito cha la tecnologia da sola non creerà mai innovazione. Alessandro Trivilini Per informazioni: Ated - Ict Ticino Cristina Giotto Boggia +41 91 857 58 80 www.ated.ch «Sfatiamo all’istante un falso mito, gridando a gran voce che: la tecnologia non crea innovazione e che il processo che porta allo sviluppo di nuove tecnologie non corrisponde a quello che crea davvero innovazione» TM Settembre 2018 · 71 Il 4 ottobre, alle 20.00, presso il Cinestar di Lugano avrà luogo una nuova ed entusiasmante ‘Visionary night’ che giunta alla sua terza edizione vedrà la straordinaria partecipazione di un visionario e imprenditore ticinese di farma internazionale: Bruno Giussani (in foto). Un ‘viaggio intervista’ condotto da Alessandro Trivilini, alla scoperta di un futuro ricco di oppor- tunità ancora tutte da esplorare. Ma chi è Bruno Giussani? Nato a Faido, laureato in scienze politiche all'università di Ginevra, ha mosso i primi passi in giornalismo presso il Giornale del Popolo e ha collaborato con molte pubblicazioni ticinesi, nazionali e internazionali fra le quali il New York Times e La Repubblica. È stato anche fra i di- rigenti del World Economic Forum di Davos, ricercatore in- vitato all’università di Stanford (California), e consulente di organizzazioni come il Comitato Internazionale della Croce Rossa e di aziende private e pubbliche. È stato fra i fondatori di Tinet, l’azienda che per prima portò l’accesso ad Internet in Ticino, e di Tinex, un’impresa di sviluppo software con filiali in Italia e negli Emirati Arabi Uniti. Ha scritto diversi libri. Dal 2005 è fra i dirigenti di Ted, in qualità di curatore inter- nazionale, organizzazione che crea i popolari TedTalks, e cura conferenze attorno alle 'idee che val la pena condivi- dere' sotti i marchi Ted e Tedx, e che si occupa della diffusione di idee innovative su scala globale. Per chi ama le cifre: i TedTalks sono visti oltre 4,5 miliardi di volte l’anno, e ogni giorno da qualche parte nel mondo si svolgono in media dieci conferenze Tedx (3600 l’anno). Ted inoltre produce serie video, podcast, programmi radio e televisivi, e ha sviluppato un programma educativo (Ted-Ed). Bruno Giussani è anche il presidente del Festival Internazionale del Film sui Diritti Umani di Ginevra, e nel 2016 è stato insignito dello ‘Swiss Award’ nella categoria ‘eco- nomia’. I prossimi appuntamenti economia / digital / the opinioner 70 · TM Settembre 2018 I n molte aziende è ancora radicata l’idea che l’innovazione sia il frutto dell’impiego diretto di strumenti informatici moderni, capaci con pochi click di incrementare magicamente il numero dei propri clienti e del fatturato aziendale. Una sorta di ‘magia tecnologica’ affidata alle finestre esperte di applicazioni centralizzate, i cui dati transitano conti- nuamente attraverso tunnel segreti e pro- tetti costruiti tra il computer del collabo- ratore e il cloud della società per cui lavora. Ahimè, una falsa credenza tutt’altro che marginale, rafforzata dal proliferare di ‘stregoni informatici’ capaci di ingannare molti aspiranti imprenditori digitali sul fatto che sia sufficiente trasporre prodotti e servizi su una pagina web per fare im- presa. Sfatiamo quindi all’istante questo falso mito, gridando a gran voce che: la tecnologia non crea innovazione, e che il processo che porta allo sviluppo di nuove tecnologie non corrisponde a quello che crea davvero innovazione. E sgombriamo anche il campo dalle nubi della confusione, sottolineando che il primo pone l’accento sulla soluzione, mentre il secondo, ancor più importante, focalizza il problema, nudo e crudo, per come si presenta nel suo contesto di ap- partenenza. Va detto però che per essere scoperto, osservato e analizzato in tutte le sue forme, deve essere libero di mani- festarsi sul campo di battaglia, e non ri- prodotto artificialmente in laboratorio at- traverso artefatti tecnologici. Semmai, in laboratorio, una volta codificato il pro- blema, entrano in gioco gli esperti che, servendosi delle nuove tecnologie di ri- costruzione e abbellimento, provano a im- bastire una soluzione innovativa. A questo proposito la natura offre in- teressanti spunti di riflessione, molto utili in un periodo storico ibrido come questo, in cui i processi aziendali sono fortemente sollecitati dal cambiamento, mentre i col- laboratori aziendali invecchiano con la paura di non essere più idonei ad affrontare le nuove sfide di questa straordinaria quarta rivoluzione industriale. Ecco spiegato il motivo principale per tornare con lo sguar- do in natura, con la speranza di identificare gli elementi utili alla costruzione di una nuova mappa operativa, condivisa e lun- gimirante. Ma allora qual è la relazione che lega l’innovazione alla natura? Non c’è dubbio, la botanica. In particolare quella parte della sua definizione in cui si evince che gli organismi più complessi da essa studiati costituiscano il regno delle piante, e le piante per poter crescere e dare buoni frutti devono essere curate, seguite e so- prattutto alimentate continuamente con il migliore concime che l’ecosistema possa offrire loro. Una rappresentazione sba- lorditiva quanto pragmatica. Basti pensare a come possa manifestarsi in azienda quan- do a un gruppo di lavoro viene assegnato l’arduo compito di fare innovazione. Da che parte girarsi? Che pesci pigliare quando le cure, gli alimenti, le strategie e il concime necessari per far crescere in armonia i collaboratori non sono gestiti con equilibrio, trasparenza e correttezza? Le casistiche parlano chiaro, di fronte a questi elementi l’innovazione passa in se- condo piano per dare spazio ai conflitti, perdendo gran parte della sua creatività e della forza propulsiva che la caratterizza. Alzi la mano chi non ha mai vissuto un’e- sperienza di questo tipo. Il risultato è che di fronte a una sfida innovativa, se la bo- tanica non ha i giusti equilibri, i senatori aziendali tenderanno a proteggere valori, tradizioni e competenze conquistate nel tempo, a scapito delle giovani leve desi- derose di portare in azienda nuovi stru- menti, metodologie e asset appresi sui banchi di scuola. E quando il ‘mindset’ di chi guida queste dinamiche non è predi- sposto ad accettare il cambiamento resi- liente dei processi e dei ruoli, consente alla mediocrità di fare piazza pulita. Citando Usain Bolt, l’ex velocista gia- maicano dei record del mondo, gli obiettivi hanno un costo importante: tempo, sforzi, sacrifici e sudore. E la domanda che il plu- ricampione del mondo pone è molto sem- Botanica e innovazione La sola tecnologia non crea innovazione. Come in botanica, è invece l’unione di più elementi in un ecosistema a renderla favorevole. Sono centinaia i casi che lo dimostrano. Azienda ated 00_trivilini.qxp_Opinioni 04.09.18 16:45 Pagina 70

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plice quanto spietata: “come hai intenzionedi pagare i tuoi obiettivi?”

Uno spunto che apre a nuove riflessioni,soprattutto quando in assenza di strategiecomuni, trasparenti e condivise, la botanicadell’innovazione non potrà mai dare avvioall’evoluzione della specie. Ben inteso, in-novazione percepita come il processo fi-siologico naturale che in azienda mette ipropri collaboratori in condizione di spen-dersi come fossero commodities, una alservizio dell’altra, per il raggiungimentodi obiettivi comuni. Questo spiega il mo-tivo per cui le sole piattaforme informa-tiche non potranno mai generare profittie nuovi clienti. Ma se ben integrate nell’ecosistema aziendale, in cui la mediocritàdecisionale lascia spazio all’osservazionee alla partecipazione, potrebbero manife-starsi le giuste premesse per la creazionee la cura dei germogli da cui l’innovazioneprenderà forma, colore e in seguito vita.

Non c’è start-up di successo al mondoche nella narrazione dei risultati ottenuti,non parli di questi germogli. Mai nessunosi è soffermato sulle potenzialità di con-figurazione dei tools o sulle scelte impostedall’ambiente di sviluppo informatico.Tutti focalizzano la propria narrazione sulprocesso innovativo ed evolutivo che hacaratterizzato la loro grande impresa, ilviaggio imprenditoriale, rimarcando conforza ed entusiasmo quanto sia stato im-portante e fondamentale stare insieme con

armonia, prendendosi cura a vicenda, esat-tamente come le piante fanno in naturaquando tra loro devono condividere lescarse risorse naturali, necessarie alla re-ciproca sopravvivenza.

Forse è anche per questo che risulta dif-ficile trovare in natura un bosco in buonasalute composto da un solo albero. Il giocodi squadra conta, eccome se conta, e la

qualità dell’innovazione che ne segue èdirettamente proporzionale alla capacitàdel gruppo di lavorare insieme, condivi-dendo tempo, spazi e obiettivi.

La gemma in natura rappresenta perdefinizione l’origine di un nuovo asse ve-getale, da cui possono avere origine foglie,rami e fiori. Con il clima giusto i risultatipossono essere sorprendenti. Chi ha avutol’occasione di fare visita agli uffici di azien-

de come Google e Facebook, hatoccato con mano il valore diquesto straordinario processo disviluppo.

In questo scenario Ated Ict trova la suamassima vocazione, perché queste e altredinamiche le osserva in prima personagiorno dopo giorno, a stretto contatto conmolte realtà aziendali e istituzionali delCantone Ticino. Ha colto il cambiamentoculturale in corso e ha investito nelle si-nergie locali, nazionali e internazionali,con lo scopo di aggregare e coinvolgere.

I corsi rivolti alle aziende e le attivitàdedicate alle giovani generazioni ne sonola prova provata. La speranza è che ungiorno, non troppo lontano, i frutti di que-sto importante lavoro sinergico possanodissolvere per sempre le nubi della con-fusione, contribuendo attivamente a farcrescere in Ticino nuove generazioni diimprenditori digitali, che abbiano chiarosin da subito cha la tecnologia da sola noncreerà mai innovazione.

Alessandro Trivilini

Per informazioni:Ated - Ict TicinoCristina Giotto Boggia+41 91 857 58 80www.ated.ch

«Sfatiamo all’istante un falso mito,

gridando a gran voce che: la tecnologia

non crea innovazione e che il processo

che porta allo sviluppo di nuove tecnologie

non corrisponde a quello che crea davvero innovazione»

TM Settembre 2018 · 71

Il 4 ottobre, alle 20.00, presso il Cinestar di Lugano avrà luogouna nuova ed entusiasmante ‘Visionary night’ che giunta allasua terza edizione vedrà la straordinaria partecipazione di unvisionario e imprenditore ticinese di farma internazionale:Bruno Giussani (in foto). Un ‘viaggio intervista’ condotto daAlessandro Trivilini, alla scoperta di un futuro ricco di oppor-tunità ancora tutte da esplorare. Ma chi è Bruno Giussani? Nato a Faido, laureato in scienzepolitiche all'università di Ginevra, ha mosso i primi passi ingiornalismo presso il Giornale del Popolo e ha collaborato conmolte pubblicazioni ticinesi, nazionali e internazionali fra lequali il New York Times e La Repubblica. È stato anche fra i di-rigenti del World Economic Forum di Davos, ricercatore in-vitato all’università di Stanford (California), e consulente diorganizzazioni come il Comitato Internazionale della CroceRossa e di aziende private e pubbliche.È stato fra i fondatori di Tinet, l’azienda che per prima portòl’accesso ad Internet in Ticino, e di Tinex, un’impresa disviluppo software con filiali in Italia e negli Emirati Arabi Uniti.

Ha scritto diversi libri. Dal2005 è fra i dirigenti di Ted,in qualità di curatore inter-nazionale, organizzazione checrea i popolari TedTalks, ecura conferenze attorno alle'idee che val la pena condivi-dere' sotti i marchi Ted eTedx, e che si occupa delladiffusione di idee innovativesu scala globale. Per chi ama le cifre: i TedTalks sono visti oltre4,5 miliardi di volte l’anno, e ogni giorno da qualche parte nelmondo si svolgono in media dieci conferenze Tedx (3600l’anno). Ted inoltre produce serie video, podcast, programmiradio e televisivi, e ha sviluppato un programma educativo(Ted-Ed). Bruno Giussani è anche il presidente del FestivalInternazionale del Film sui Diritti Umani di Ginevra, e nel2016 è stato insignito dello ‘Swiss Award’ nella categoria ‘eco-nomia’.

I prossimi appuntamenti

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70 · TM Settembre 2018

In molte aziende è ancora radicatal’idea che l’innovazione sia il fruttodell’impiego diretto di strumentiinformatici moderni, capaci con

pochi click di incrementare magicamenteil numero dei propri clienti e del fatturatoaziendale. Una sorta di ‘magia tecnologica’affidata alle finestre esperte di applicazionicentralizzate, i cui dati transitano conti-nuamente attraverso tunnel segreti e pro-tetti costruiti tra il computer del collabo-ratore e il cloud della società per cui lavora.

Ahimè, una falsa credenza tutt’altro chemarginale, rafforzata dal proliferare di‘stregoni informatici’ capaci di ingannaremolti aspiranti imprenditori digitali sulfatto che sia sufficiente trasporre prodottie servizi su una pagina web per fare im-presa. Sfatiamo quindi all’istante questofalso mito, gridando a gran voce che: latecnologia non crea innovazione, e che ilprocesso che porta allo sviluppo di nuovetecnologie non corrisponde a quello checrea davvero innovazione.

E sgombriamo anche il campo dallenubi della confusione, sottolineando cheil primo pone l’accento sulla soluzione,mentre il secondo, ancor più importante,focalizza il problema, nudo e crudo, percome si presenta nel suo contesto di ap-partenenza. Va detto però che per esserescoperto, osservato e analizzato in tuttele sue forme, deve essere libero di mani-festarsi sul campo di battaglia, e non ri-prodotto artificialmente in laboratorio at-traverso artefatti tecnologici. Semmai, inlaboratorio, una volta codificato il pro-blema, entrano in gioco gli esperti che,servendosi delle nuove tecnologie di ri-costruzione e abbellimento, provano a im-bastire una soluzione innovativa.

A questo proposito la natura offre in-teressanti spunti di riflessione, molto utiliin un periodo storico ibrido come questo,in cui i processi aziendali sono fortementesollecitati dal cambiamento, mentre i col-laboratori aziendali invecchiano con lapaura di non essere più idonei ad affrontarele nuove sfide di questa straordinaria quartarivoluzione industriale. Ecco spiegato ilmotivo principale per tornare con lo sguar-do in natura, con la speranza di identificare

gli elementi utili alla costruzione di unanuova mappa operativa, condivisa e lun-gimirante.

Ma allora qual è la relazione che legal’innovazione alla natura? Non c’è dubbio,la botanica. In particolare quella parte

della sua definizione in cui si evince chegli organismi più complessi da essa studiaticostituiscano il regno delle piante, e lepiante per poter crescere e dare buonifrutti devono essere curate, seguite e so-prattutto alimentate continuamente conil migliore concime che l’ecosistema possaoffrire loro. Una rappresentazione sba-lorditiva quanto pragmatica. Basti pensarea come possa manifestarsi in azienda quan-do a un gruppo di lavoro viene assegnatol’arduo compito di fare innovazione.

Da che parte girarsi? Che pesci pigliarequando le cure, gli alimenti, le strategiee il concime necessari per far crescere inarmonia i collaboratori non sono gestiticon equilibrio, trasparenza e correttezza?Le casistiche parlano chiaro, di fronte aquesti elementi l’innovazione passa in se-condo piano per dare spazio ai conflitti,perdendo gran parte della sua creatività edella forza propulsiva che la caratterizza.Alzi la mano chi non ha mai vissuto un’e-sperienza di questo tipo. Il risultato è chedi fronte a una sfida innovativa, se la bo-tanica non ha i giusti equilibri, i senatoriaziendali tenderanno a proteggere valori,tradizioni e competenze conquistate neltempo, a scapito delle giovani leve desi-derose di portare in azienda nuovi stru-menti, metodologie e asset appresi suibanchi di scuola. E quando il ‘mindset’ dichi guida queste dinamiche non è predi-sposto ad accettare il cambiamento resi-liente dei processi e dei ruoli, consentealla mediocrità di fare piazza pulita.

Citando Usain Bolt, l’ex velocista gia-maicano dei record del mondo, gli obiettivihanno un costo importante: tempo, sforzi,sacrifici e sudore. E la domanda che il plu-ricampione del mondo pone è molto sem-

Botanica e innovazioneLa sola tecnologia non crea innovazione. Come in botanica, èinvece l’unione di più elementi in un ecosistema a renderlafavorevole. Sono centinaia i casi che lo dimostrano.

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