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LUGLIO 2010 - BOLLETTINO N. 4 Lettere del Governatore Pag. 2 Relazione del IV° trimestre Pag. 4 Relazione Finale Pag. 6 Modelli morali per la fine della vita umana Pag. 8 La visita del nuovo Vescovo di Trieste Mons. Crepaldi Pag. 10 Breve storia delle comunità religiose a Trieste Pag. 11 Quando la musica diventa magia Pag. 14 Lo Stalking Pag. 16 Trieste da città emporio a poro commerciale Pag. 18 Le problematiche connesse allo sviluppo turistico Pag. 20 Dicono di noi Pag. 22 Programma luglio - settembre 2010 Pag. 24 Sommario ROTARY CLUB MUGGIA ANNO DI FONDAZIONE 1998 CONSIGLIO DIRETTIVO Anno Rotariano 2009-2010 Presidente Gianfranco Cergol Vice Presidente Claudio Sambri Segretario Annunziato Minniti Tesoriere Marco Tomsic Prefetto Ferdinando Parlato Consiglieri Renzo Carretta Donatello Cividin Ferruccio Divo Luca Farina Carlo Alberto Masoli Euro Ponte Past President Furio Silvestri Incoming President Sergio Ashiku Addetta alla segreteria Lorenza Gheser Conviviali Hotel Lido Via Battisti 22, Muggia tel. 040 9278902 mercoledì ore 20.00 Comitato di redazione Renzo Carretta Euro Ponte Mauro Melato Stampa: Tip. Alabarda - Trieste CUM TACENT CLAMANT

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LUGLIO 2010 - BOLLETTINO N. 4

Lettere del Governatore Pag. 2

Relazione del IV° trimestre Pag. 4

Relazione Finale Pag. 6

Modelli morali per la fine della vita umana Pag. 8

La visita del nuovo Vescovo di TriesteMons. Crepaldi Pag. 10

Breve storia delle comunità religiose a Trieste Pag. 11

Quando la musica diventa magia Pag. 14

Lo Stalking Pag. 16

Trieste da città emporio a poro commerciale Pag. 18

Le problematiche connesse allosviluppo turistico Pag. 20

Dicono di noi Pag. 22

Programma luglio - settembre 2010 Pag. 24

Sommario

ROTARY CLUBMUGGIA

ANNO DI FONDAZIONE1998

CONSIGLIO DIRETTIVOAnno Rot ariano 2009-2010

PresidenteGianfranco Cergol

Vice PresidenteClaudio Sambri

SegretarioAnnunziato Minniti

TesoriereMarco Tomsic

PrefettoFerdinando Parlato

ConsiglieriRenzo CarrettaDonatello CividinFerruccio DivoLuca FarinaCarlo Alberto MasoliEuro Ponte

Past President Furio SilvestriIncoming President

Sergio Ashiku

Addett a alla segreteriaLorenza Gheser

ConvivialiHotel Lido

Via Battisti 22, Muggiatel. 040 9278902

mercoledì ore 20.00

Comit ato di redazioneRenzo Carretta

Euro PonteMauro Melato

Stampa: Tip. Alabarda - Trieste

CUM TACENT CLAMANT

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ROTARY CLUB MUGGIA - Distretto 2060

Lettere del Governatore

Aprile 2010

Cari Amici,il mese di aprile, nel calendario del RotaryInternational, è dedicato alla rivista rotariana equindi alla informazione e alla nostra stampa.

Non v’è dubbio che il ruolo della stamparotariana appartiene a quello della comunica-zione, dell’immagine e quindi degli strumentinecessari per mantenere un contatto ed un dia-logo con i Club ed i loro soci. Infatti, l’informa-zione gioca un ruolo fondamentale per la vitae l’espansione del sodalizio portando ai socisupporti per farli attivamente partecipi delle ini-ziative intraprese e al pubblico in genere la co-noscenza degli obiettivi e delle finalità del ser-vire rotariano.

Accanto alla rivista ufficiale “The Rotarian”,molti Paesi pubblicano una propria rivista e traquesti anche l’Italia con il mensile “Rotary”, dicui l’amico Sandri Ubertone, per tanti anni Di-rettore, così sintetizzò gli scopi: “diffondere gliideali rotariani e riportare le notizie sulle princi-pali manifestazioni della associazione anche alivello internazionale”.

Ulteriore fonte e supporto dell’informazionerotariana sono i notiziari distrettuali che accan-to alle divulgazioni di notizie nell’ambito del Di-stretto hanno lo scopo di contribuire maggior-mente alla motivazione degli amici del trivenetocon un nutrito interscambio di notizie e comu-nicazioni tra Distretto e Club.

Anche in questo particolare settore dell’in-formazione il mio appello è sempre quello diessere attivi e quindi di leggere i notiziari, i bol-lettini e le riviste rotariane perché ciò rientranella cosiddetta prevalenza del “Fare sul Dire”.Se veramente vogliamo che il “Rotary abbia unfuturo” dobbiamo renderci partecipi nell’azionee ciò si concretizza anche con un’attenta co-noscenza delle notizie che via, via appaiononelle nostre riviste.

Nel promuovere la comprensione è impor-tante entrare in contatto con il maggior nume-ro possibile di rotariani, e non possiamo farloprivatamente” così insegnava il nostro fonda-

Maggio 2010

Cari Amici,poiché il mese di maggio non ha alcuna indi-cazione ufficiale dal Rotary International, ho ri-tenuto di dedicarlo ai Club per l’importanza cheessi hanno nel nostro movimento. Non dobbia-mo infatti mai dimenticare dove è sorto e doverisiede il genuino spirito e la vera anima delRotary: la vitalità e la fecondità del nostro spi-rito di servizio va, a mio avviso, riferita soprat-tutto ai Club ed ai soci.

Un Rotary Club è e deve rimanere una as-sociazione di persone che sentono una natu-rale propensione verso gli altri e che, individual-mente e, ancora più unite, vogliono agire peruna migliore qualità della vita nella società: en-trare nel Rotary non significa aver raggiuntouna meta, ma esserci posti su una nuova lineadi partenza per altri e più significativi traguardi.

L’idea di riunire gli uomini “migliori” e piùrappresentativi delle diverse professionalità,non è certo fine a se stessa, tant’è che la fina-lità del Rotary è quella di “servire”.

Il motto “service above self ” che condensail principio fondamentale del sodalizio non è cer-to una dichiarazione di intenti qualsiasi, ma de-scrive un modo nuovo di intendere l’associazio-nismo “di servizio” che non è indirizzato al finedi servire un ideale prefissato, ma che vede nel“servire in sé” la ragione ultima del proprio es-sere. Servire come ideale, servire comunquenella società nella quale si opera ma soprattuttodove ci sono delle mancanze, delle deficienze,delle speranze disattese.

tore Paul Harris e noi dobbiamo nella sua indi-cazione favorire una corretta e capillare infor-mazione e sollecitare gli amici a contribuirvi at-tivamente.

AffettuosamenteLuciano

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LUGLIO 2010 - BOLLETTINO N. 4

Giugno 2010

Cari Amici,anche questo anno rotariano sta per concluder-si ed è inevitabilmente tempo di bilanci.Nello scrivere questa mia ultima lettera mensi-le, mi scorrono nella mente immagini di tantimomenti belli che tutti Voi mi avete permessodi condividere.

Infatti, ho percepito, giorno dopo giorno lanetta sensazione di un Distretto vitale e vivoche realizzava in itinere iniziative a favore del-le nostre comunità, ma anche tantissime azio-ni in quella parte del mondo dove la sofferen-za è veramente grande e dove c’è bisogno ditutto.

Siamo riusciti, e ne ho avuto diretta testimo-nianza, a far nascere in tanta gente la speran-za di un mondo migliore, specialmente per i lorobambini.

Abbiamo, inoltre, contribuito con progetti perla salute, per l’acqua, per l’alfabetizzazione arendere libere le persone da diverse forme dischiavitù, spesso legata alla mancanza delleconoscenze minime.

Anche nelle nostre città è stato fatto tanto,in particolare con i ragazzi delle scuole.

La comunicazione, grazie al BollettinoDistrettuale, alla Rivista Rotary e al SitoDistrettuale, in generale è migliorata molto, fa-cendo sentire i soci di tutti i Club del Distrettopiù vicini fra loro, informandoli di molteplici re-alizzazioni.

Dovendo poi venire ad un sintetico bilanciodelle attività distrettuali di quest’anno rotariano,citerei solo le seguenti poche cose essenziali:

- un incremento netto totale dell’effettivo che ètornato positivo dopo un anno di riduzione;- la costituzione di due nuovi Club e di qualchealtro che è in fase di perfezionamento;- una straordinaria contribuzione da parte di tut-to il Distretto per i terremotati di Haiti che haraggiunto circa 100.000 euro e che ci permet-terà, unitamente al Distretto 2050, di effettua-re significativi interventi a favore dei bambiniduramente colpiti dal terremoto;- una forte attività per i Giovani, attuata sia se-guendo in modo particolare i Club Rotaract siarealizzando due RYLA Junior e un RYLAdistrettuale;- una costante attenzione ai soggetti deboli re-alizzando tre manifestazioni a favore dei ragaz-zi diversamente abili con la partecipazione at-tiva anche delle mogli dei rotariani.

Infine rinnovo i più cari ringraziamenti a tuttala squadra distrettuale per la funzionalità ope-rativa assicurata al nostro Distretto.

Il mio dialogo con Voi attraverso le letteremensili termina qui: grazie a tutti per avermi per-messo di vivere questa irripetibile esperienza.

Concludendo, desidero fare gli auguri aRiccardo per l’anno di servizio che si apprestaad iniziare e un abbraccio a tutti, anche daLuciana, nella certezza che continueremo acondividere sempre gli ideali del Rotary

Luciano

I Club del Triveneto hanno recepito questomessaggio e l’appello di pensare di più all’ese-cuzione è stato ampiamente accolto compren-dendo che è l’esempio il vero trascinatore del-le attività umane.

Con questi sentimenti Vi aspetto al prossi-mo appuntamento Distrettuale – Congresso diVenezia Mestre 4/5 giugno – per un affettuosoe commosso commiato.

AffettuosamenteLuciano

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ROTARY CLUB MUGGIA - Distretto 2060

Relazione del IV° trimestre

L’ultimo trimestre dell’anno rotariano 2009-10, oltre alla presenza di relatori di notevolespicco, come ben documentato in questo nu-mero del Bollettino, ha visto una serie di avve-nimenti importanti che qui voglio ricordare, apartire dalla gita a Novo Mesto, organizzata conla ben nota capacità ed il contagioso entusia-smo da Boris Mihalic, con il sostegno diMargaret. E’ stata l’occasione per conoscerenuovi amici rotariani (i Soci del Club di NovoMesto) che ci hanno riservato una accoglienzadi primo ordine, ricca di attenzioni e squisita di-sponibilità, a cominciare dalla colazione offer-ta nella loro sede, un antico castello (di Otocec)

trasformato in un lussuoso albergo e situato apoche decine di metri dalla statale. L’edificiosorge su un’isola in mezzo al fiume. Lo scena-rio dalla riva del fiume è veramente incantevo-le, con la splendida vegetazione, il ponte di le-gno e il castello con le torri dai tetti a punta.Alcuni rotariani di Novo Mesto ci hanno fatto poida guida per raggiungere, in breve tempo, lanostra tappa successiva, l’abbazia di Pleterie.

La chiesa ha forme gotiche ed in una salettavicino al suo sobrio interno, possiamo vedereuna carrellata di immagini che illustrano la vitadei monaci.

Il monastero è abitato da certosini diclausura ed è, parzialmente visitabile se accom-pagnati. Noi abbiamo il privilegio di essere ac-compagnati nella visita da un rotariano, ammi-nistratore del convento.

Vicino all’abbazia sono stati ricostruiti alcu-ni edifici di legno, caratteristici del mondo ru-rale sloveno: possiamo ammirare un’abitazio-ne contadina ed un tipico fienile a palafitta conil tetto spiovente, uguale a tanti altri che incro-ceremo nelle campagne.

Dopo un ottimo pranzo, il nostro giro lungola valle del fiume Krka prosegue con una pun-tata, a pochi chilometri da Kostanjevica, all’exmonastero cistercense, stranamente chiamato‘castello’. Il complesso, gravemente danneggia-to nella seconda guerra mondiale e durante ilterremoto del 1984, è stato restaurato solo inparte ed oggi ospita una galleria d’arte. Ma es-sendoci attardati a pranzo, non ci fermiamo avisitare la galleria e puntiamo su Novo Mesto,per visitare la bellissima chiesa dalla curiosanavata, angolata rispetto all’abside, risultato diun restauro incompleto, e la cripta sotterranea,dove, rapiti dall’atmosfera spirituale circostan-te, i soci hanno intonato un canto struggente.

Il rientro a casa, è avvenuto in un clima sere-no e di relax con un rispetto teutonico dei tem-pi previsti dal programma di Boris.

Altri avvenimenti importanti di questo trime-stre sono stati l’interclub con il Club diCapodistria, svoltosi il 27 maggio, all’insegnadel comune impegno per il service di Ancarano.

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LUGLIO 2010 - BOLLETTINO N. 4

In quella stessa serata, il Club ha ricevuto levisite del nuovo Prefetto di Trieste il Dr. Ales-sandro Giacchetti, che ha porto ai Soci il suo

saluto personale ed Istituzionale, e quella deigiovani professionisti americani, in Italia per l’ini-ziativa: Scambi di Gruppi di Studio (SGS), del-la Fondazione Rotary International.

Un ulteriore appuntamento importante è sta-ta la conviviale del 9 giugno scorso, svoltasi al

Burlo Garofalo, ospedale Diretto, dopo la recen-te nomina, dal nostro consocio Mauro Melato.

E’ stata una piacevole occasione per cono-scere le problematiche dell’assistenza ai bam-bini, in un’epoca di risorse molto limitate, e perconoscere indirizzi di ricerca e ricercatori, cheoperano in un settore ad alta complessità edimpatto, quale quello della salute del bambinoe delle mamme.

Tra gli impegni del Presidente, in questo tri-mestre, c’è stata anche la sua partecipazione,il 12 giugno, al 2° Congresso Distrettuale,dell’Inner Wheel, tenutosi a Trieste, con l’ap-prezzato intervento riportato più sotto,

Da ultimo, in ordine di tempo, il momento piùimportante: quello del cambio del martello, av-

venuto, nella consueta cornice di festosa amici-zia, favorita dalla sapiente regia di Giorgio, l’ulti-mo giorno di giugno. A me, non resta che ringra-ziare e complimentare, personalmente e a nomedi tutti Gianfranco Cergol, per la splendida an-nata che ci ha regalato e fare i più calorosi edaffettuosi auguri di buon lavoro a Sergio Ashiku.

Renzo Carretta

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ROTARY CLUB MUGGIA - Distretto 2060

Relazione Finale

Cari amici,

che bella esperienza che mi avete regalato!Grazie a Voi ho potuto conoscere ed incon-

trare realtà diverse da quelle che il mio lavorodi imprenditore mi offriva.

Mi sono messo al servizio della nostra isti-tuzione e grazie al Rotary mi sono arricchitocon un percorso di vita che ad oggi è una del-le esperienze più importanti ed emozionantidella mia vita.

Oggi il mio non è un saluto, bensì qualco-sa di più, dove vi esterno la riconoscenza peraver creduto in me e per avermi dato la possi-bilità di rappresentarvi.

Ho potuto svolgere l’attività di Presidentegrazie a Voi, alla Vostra collaborazione ed aiu-to, perché sono convinto che un uomo da solofa ben poca strada, un grazie di cuore va a tuttii componenti del direttivo uno a uno vi abbrac-cio forte, che con il nostro gioco di squadra miha dato la possibilità di svolgere il mio manda-to di Presidente che mi auguro non vi abbiadelusi.

Rivolgo con riconoscenza un affettuoso especiale saluto al Governatore Distrettuale, Lu-ciano Kullovitz che in maniera amichevole ci hasempre onorato della sua attenzione e dei suoipreziosi consigli. Proprio in questi giorni il Go-vernatore ha voluto onorarmi e onorare il RotaryMuggia con un attestato presidenziale che rap-presenta un vero e proprio riconoscimento dellavalidità delle nostre iniziative. Un atto che miha commosso e di cui con grande soddisfazio-ne informo i soci presenti questa sera.

Non desidero fare un resoconto dell’attivitàsvolta, però consentitemi, che grazie alla testi-monianza ed alla presenza di Paolo Peruginiche è qui con noi di ripercorrere quello che cre-do sia stata una delle missioni più importantiche abbiamo realizzato.

Mi riferisco al service che abbiamo realiz-zato in Montenegro, alla Comunità italiana diKotor, delle Bocche di Cattaro.

Sono orgoglioso di questa esperienza per-ché ci ha permesso non solo di concretizzarequel ruolo di presenza attiva nella società na-zionale e internazionale che il Rotary ha nei

suoi principi fondamentali, ma perché questo èavvenuto in una realtà, come quella della co-munità italiana del Montenegro, in cui sono pre-senti elementi essenziali e indissolubili con inostri territori che si basano sulle tradizioni cul-turali, storiche e ovviamente linguistiche. I no-stri connazionali che abitano sulle coste delMontenegro, con pochi mezzi, portano avanticon il massimo rispetto delle nuove situazionicreate dai fatti storici, un’azione importantissi-ma per non disperdere quel patrimonio di va-lori e di tradizioni che la cultura italiana ha re-cato in quei territori lontani. Del resto, credete-mi, non si può che provare un’emozione inten-sa, che almeno per quanto mi riguarda sconfi-na con la commozione, ritrovarsi, come abbia-mo fatto nel corso del nostro service inMontenegro, in una delle piazzette della cittàvecchia di Kotor e pensare a certi scorci di ar-chitettura veneta della nostra Muggia. E propriopartendo da queste sensazioni che abbiamovoluto portare il nostro piccolo contributo allaComunità italiana ed è con questo spirito cheoggi ho voluto invitare qui il Presidente PaoloPerugini. Un contatto, questo, che sono sicuronon rimarrà episodico, ma si trasformerà in unarelazione duratura che, anche personalmente,vorremo continuare perché fondata su quelliche sono i valori fondamentali della vita, tra iquali, l’italianità vissuta in termini positivi è si-curamente presente. Ecco, se dovessi indica-re un’iniziativa simbolica per presentare la no-stra attività sceglierei questa anche per l’inte-resse e la partecipazione che ha suscitato tra inostri soci e anche al di fuori dei nostri limiti ter-ritoriali di riferimento.

Accanto a questa iniziativa voglio ricordareil service ad Ancarano. Con la collaborazionedei Rotary di Capodistria, di Trieste Centro edi Trieste Nord, abbiamo voluto versare unagoccia in quello che dovrebbe essere il maredella solidarietà verso le persone diversamen-te abili che devono poter godere degli stessi di-ritti e delle stesse opportunità degli altri. E, amaggior ragione trattandosi di giovani, grandeè stata la soddisfazione per aver regalato al-cune giornate di divertimento e di attività salu-tare a chi deve far i conti, ogni giorno, con la

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propria invalidità. Un’esperienza che non di-menticherò, che non dimenticheremo, perchéincide su quelli che sono i valori fondamentalidella nostra vita.

Ma un saluto deve necessariamente com-prendere anche una riflessione su quello cheabbiamo cercato di realizzare in questo annodi attività e sui risultati che ci siamo prefissi diraggiungere.

La nostra natura di professionisti nel cam-po del lavoro ci induce alla concretezza,all’operatività, al rifiuto di ogni forma retorica.In questo senso ci siamo mossi e la scelta delletematiche in discussione e degli ospiti che ab-biamo avuto con noi ha voluto proprio rispon-dere a questi concetti.

Ci siamo mossi con degli obiettivi che ri-guardano la promozione dello sviluppo soste-nibile e la coesione economica e sociale: la no-stra forza ritengo sia stata quella di affrontarele questioni fondamentali che interessano lanostra comunità facendo fede alla frase di Mar-co Tullio Cicerone che contraddistingue ilRotary International. “Cum tacent clamant” e

cioè “ il nostro silenzio è un’eloquente afferma-zione “. E siccome non siamo abituati ad ap-parire ad ogni costo e a rivestire ruoli impropri,parlano per noi, i principi vincolanti sui quali ècostituita la nostra associazione, tra i quali i va-lori di libertà e solidarietà che sono parte es-senziale.

A questi principi ci siamo ispirati e continue-remo ad ispirarci.

A me che oggi lascio ad altri la responsa-bilità e l’onore della Presidenza del RotaryMuggia non rimane che rivolgervi un ultimo rin-graziamento e nel contempo augurare al nuo-vo Presidente, al nuovo Direttivo, ai nuovi re-sponsabili dei settori di lavoro di raggiungere itraguardi che si prefiggeranno assicurando nelcontempo tutta la mia collaborazione.

Con amore considero il Rotary la mia fami-glia e mi congedo con una frase di Silvio Pellicoalla quale sono molto affezionato: “La carrieradelle nostre azioni inizia nella famiglia che è laprima palestra delle virtù”.

Grazie

È un gran piacere salutare, a nome del Rotary di Muggia, le socie dell’INNER WHEEL.Nella nostra realtà associativa il ruolo dell’INNER WHEEL è stato sempre importante, centrale ed hadato un grandissimo contributo all’impegno sociale che caratterizza tutto il mondo rotariano.E del resto a Trieste non poteva che essere così.La nostra è sempre stata una città di grandi donne che già in anni in cui ciò nel resto del paese eramolto più difficile si sono distinte per la loro attiva partecipazione alla vita locale, forti della loro autono-mia e della loro determinazione.Si diceva una volta: le donne di una città di mare. Ma non è stato solo questo: in anni in cui nel restod’Italia la donna era un pilastro della famiglia da noi sono state questo ma anche il motore della ricchez-za culturale ed economica della città.Siamo stati e siamo una città di donne che si sono affermate nella vita professionale, culturale, delmondo del lavoro e che hanno marcato con il loro impegno i momenti salienti di Trieste.Che sono state innovative e moderne nei loro comportamenti e nelle loro idee.Donne colte, libere, impegnate, con il grande concetto della famiglia che è il punto fermo della vita.Non è un casuale che, oggi, il presidente della Provincia sia la professoressa Bassa Poropat, che laprofessoressa Pedicchio abbia presieduto, per anni una istituzione fondamentale della città, l’area diricerca Scientifica e Tecnologica, Anna Illy abbia retto la presidenza dell’Associazioni industriali cheMarina Monassi sia stata Presidente del Porto.E che nel passato abbiamo avuto una grande intellettuale e senatrice della Repubblica Aurelia GruberBenco.Sono lusingato dell’opportunità che mi avete dato nel parlarvi.Voi che nonostante i vostri impegni familiari trovate il tempo da dedicare ad una società nella quale ilruolo della donna e sempre più fondamentale nel sociale nella politica e nelle istituzioni.Grazie per avermi ascoltato e per avermi emozionato.

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Modelli morali per la fine della vit a umana

Affrontare oggi le complesse questioni eti-che e bio-etiche di fine vita significa esamina-re le diverse modalità con cui si muore nel no-stro tempo, modalità profondamente diverse ri-spetto a quelle di un passato neppure troppolontano. All’inizio del nuovo millennio la mortee il morire continuano ad essere relegati dietrole quinte della vita sociale. I pazienti non “in-contrano” la morte in quanto la fine giunge permolti di loro mentre sono incubati, aerati, sedati,non coscienti e forse neppure più umani. Si sta,al tempo stesso, con sempre maggior forza im-ponendo la richiesta, da parte dei malati affettida patologie molto gravi e dolorose e senza ra-gionevoli speranze di guarigione, di esercitareun reale controllo sul proprio corpo, sulle tera-pie utilizzate, sulla valutazione di ciò che si ri-tiene sia preferibile per quel che resta della pro-pria vita. In taluni casi estremi il paziente sen-te il bisogno di cercare, anche con l’aiuto delproprio medico, una via d’uscita da un’esisten-za ritenuta insopportabile.

Tale richiesta di «prendere congedo dallavita» richiede di essere valutata non solo sottoi profili giuridico, sociale e religioso, ma anchesotto il profilo etico. Come interpretare e valu-tare tale richiesta? Le etiche tradizionali dell’Oc-cidente cristiano sono tendenzialmente porta-te a considerarla oggettivamente come un at-tentato alla vita donataci da Dio e, soggettiva-mente, come una pressante richiesta d’aiuto daparte di chi soffre a coloro che gli sono più pros-simi, affinché non distolgano lo sguardo dal suodolore. Un esame più attento dedicato alla com-plessità del fenomeno del morire e delle formeche esso oggi assume consente però di coglie-re i limiti delle visioni tradizionali e di proporresoluzioni in grado di salvaguardarel’autodeterminazione del soggetto morale. Tut-to questo si può attuare senza che vengano in-franti i principi dell’etica e della deontologiamedica che vietano il ricorso ad atti che sianodiretti intenzionalmente a provocare la morte.L’etica medica e la bioetica e, in particolare,l’etica del mantenimento in vita hanno tentato– tenendo conto degli sviluppi della modernaterapia intensiva – di rispondere a quesiti nonnuovi nella storia del pensiero morale: <<finoa che punto>> va mantenuta, conservata, pro-tetta la vita? E’ lecito non utilizzare tutti i mezzidisponibili per protrarre l’esistenza umana?L’analisi condotta dal relatore sull’evoluzionedelle concezioni relative alla liceità sotto il pro-filo etico e giuridico delle morti volontarie e dellasospensione dei mezzi – fondamentalmente ditipo medico – di mantenimento in vita è perve-nuta alla formulazione di alcune provvisorieconclusioni. In primo luogo si è affermato chela demonizzazione del suicidio e la degradazio-ne e la disumanizzazione dei suicidi sono com-portamenti e atteggiamenti che contrastano non

Conviviale del 7 aprile 2010; relatore: Prof. Tiziano Sguazzero

Pier Insegna storia e filosofia presso il Liceo Classico di Udine. Laurea in Filosofia della Scienza, la sua attività diricerca si rivolge all'etica filosofica ed alla bioetica, già membro dei Comitati etici della Provincia di Udine e del Poli-clinico. Fa parte della commissione deontologica ed etica dell'Ordine dei Medici della Provincia di Udine.Direttore del progetto "laboratorio didattico di bioetica e di storia delle scienze biomediche" Membro della SocietàFilosofica Italiana. Autore di pubblicazioni su svariate riviste di Bioetica, ha curato il volume "L'uomo e le malattiedella Società del rischio,visioni mediche, bioetiche e politiche".

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solo con la razionalità, con il ponderato calco-lo dei costi e dei benefici per la società di taliestreme misure di dissuasione, ma anche coni più elementari sentimenti di compatimento neiconfronti di chi decide di congedarsi dalla vita.Oggi ci siamo lasciati alle spalle le misure piùcrudeli di dissuasione, colpevolizzazione e pu-nizione della morte volontaria, anche se il la-scito simbolico di quella violenza talorariemerge, come nel rifiuto delle esequie religio-se a Piergiorgio Welby, spentosi nella notte trail 20 e il 21 dicembre del 2006, dopo che erastata sospesa ogni misura di sostegno vitale neisuoi confronti. Siamo incerti e dubbiosi, inve-ce, sulla definizione dei criteri in base ai qualidefinire i trattamenti di mantenimento in vita“obbligatori”, “facoltativi” ed “errati”. E’ opportu-no che un dibattito ampio si apra proprio suquesto terreno, il più rilevante per le ricadutesulla condizione dei pazienti, con la consape-volezza che, se esso verrà modulato senza ri-correre ai facili slogan urlati nelle settimaneconclusive della vicenda di Eluana Englaro, po-tranno essere trovati punti di convergenza tra

visioni etiche diverse, sapendo che la soluzio-ni prospettate conterranno inevitabilmente deimargini di ambiguità. Ciò che va ribadito conforza, alla luce delle pesanti ipoteche sollevatedall’impianto legislativo in discussione nel Par-lamento italiano sulle dichiarazioni anticipate ditrattamento – è che il corpo continua ad appar-tenerci fino alla fine della nostra esistenza e,se divenuti “incompetenti”, il rappresentante le-gale dovrà soltanto svolgere la funzione di chisi rende interprete delle volontà precedente-mente espresse dal paziente, senza forzarlenella direzione di ciò che egli ritiene siapreferibile in termini di qualità della vita, di vitadegna di essere vissuta. Se il nostro corpo, siè detto, ci appartiene sino alla fine dell’esisten-za e non appartiene ai nostri genitori, per quan-to amore possano avere nei nostri confronti,esso non appartiene neppure allo stato o a unaChiesa e neppure a chi esercita la professionemedica, che non può arrogarsi il diritto di sta-bilire se una cura o un trattamento medico pos-sono o debbono essere imposti o negati a unpaziente senza tener conto delle sue volontà.

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La visit a del nuovo V escovo di T rieste: Mons. Crep aldi

Dopo la formazione in preparazione al sacerdozio, il 17 luglio 1971 è stato ordinato sacerdote nella chiesa parroc-chiale di Villadose, svolgendo da subito il ministero pastorale come vicario cooperatore nella parrocchia di Villanovadel Ghebbo e Castelmassa. Nel 1975 si è laureato in filosofia presso la facoltà di lettere e filosofia dell'università diBologna e nel 1977 ha conseguito il diploma di perfezionamento in filosofia a Padova. Nel 1981 ha ottenuto il dotto-rato in teologia presso la Pontificia università urbaniana e nel 1989 la licenza in diritto canonico presso la Pontificiauniversità lateranense. Nel 1977 era stato incaricato come delegato vescovile per la pastorale sociale ed era statonominato direttore del centro diocesano di formazione professionale. Nel 1985 venne nominato parroco di Cambio el'anno successivo fu nominato direttore dell'ufficio episcopale per i problemi sociali e del lavoro presso la ConferenzaEpiscopale Italiana. Nel 1994 fu nominato sottosegretario del Pontificio consiglio della giustizia e della pace e dal 3marzo 2001 segretario del medesimo dicastero. Il 3 marzo 2001 venne eletto alla sede titolare di Bisarcio e fu consa-crato vescovo il 19 marzo da papa Giovanni Paolo II.È il fondatore e il presidente dell' Osservatorio internazionale "Cardinale Van Thuan" sulla dottrina sociale della Chiesa.È inoltre autore di pubblicazioni prevalentemente sul medesimo argomento ed insegna pastorale sociale presso laPontificia università lateranense. È membro del Pontificio consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti.Il 4 luglio 2009 papa Benedetto XVI lo ha nominato vescovo di Trieste, col titolo personale di arcivescovo. Ha fatto ilsuo ingresso in diocesi il 4 ottobre 2009.

Conviviale del 21 aprile 2010; relatore: Monsig. Gianpaolo Crepaldi

Per chi ama la propria città, ascoltare le im-pressioni di un illustre ed autorevole “nuovo ve-nuto” è sempre motivo di interesse e fonte diuna certa apprensione. In fondo, ci si sente unpo’ sotto esame. E’ quanto avvertito, almeno daalcuni Soci, in occasione della visita del Vesco-vo di Trieste, Mons. Gianpaolo Crepaldi, alRotary Club di Muggia, il 21 aprile 2010. Conmolta sensibilità, tatto e diplomazia, coniugatiad un accattivante “humor”, Mons Crepaldi haraccontato le sue impressioni sulla città, attra-verso le tappe più significative delle sue visiteai luoghi più rappresentativi di Trieste. Moltesono le cose dette, ma ancor più numerosesono state quelle che ha lasciato capire, in unsottile equilibrio fra la consapevolezza delle dif-

ficoltà che la Chiesa incontra a Trieste, nel re-citare un ruolo di primo piano nella vita civile,e la speranza di riuscire ad incidere più profon-damente nella vita sociale e spirituale di unacomunità, peraltro ricca di cultura, di sensibili-tà civile e di umanità. Il suo viaggio è comin-ciato da San Giusto, che come il Vescovo haricordato, era un soldato, che ha coronato conil martirio il suo percorso di fede. Proprio a SanGiusto, Mons. Crepaldi ha conosciuto uno de-gli aspetti più caratterizzanti della città: la suasete di cultura e l’interesse per tutto quanto l’ar-ricchisce. Ne ha dato prova l’elevato afflussodi pubblico alle manifestazioni che Egli ha or-ganizzato durante la quaresima, centrate sultema della fede e trattate da illustri relatori qualiSusanna Tamaro. Il monastero di San Ciprianoe quello di Montuzza sono state le tappe delpercorso spirituale che la città offre ai più at-tenti ai bisogni dello spirito e del corpo, dato chesuore e monaci dedicano la loro vita alla pre-ghiera ed all’aiuto dei poveri. Ma l’impatto piùduro, con le forze della natura che, periodica-mente, visitano Trieste, il Vescovo lo ha avutocelebrando, in febbraio, la giornata del ricordo,presso la foiba di Basovizza, in una giornata dineve e bora, che accomuna Trieste alla steppasiberiana. Il riferimento a quel giorno, è servitoper un richiamo a non dimenticare la storia, maa condividere i fini fra popoli vicini. In tal modo,la parola confini viene letta nel suo più strettosignificato etimologico: fini comuni, piuttosto

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che limite demarcante e divisorio di due cultu-re. E dialogo aperto è anche con le comunitàcristiane serbo-ortodossa e greco-ortodossa.Queste comunità non devono perdere la loroidentità, poiché il dialogo è possibile solo fraentità definite, il cui profilo sia nettamenteindividuabile. Una nota positiva è stata riserva-ta, da Mons. Crepaldi, all’ospedale della città,che Egli ha paragonato al Bambin Gesù diRoma, uno dei migliori ospedali della città eter-na. Richiamandosi alla professionalità deglioperatori, il presule ha voluto sottolineare, comesolo l’intelligenza, collegata all’amore, sia effi-

cace, mentre l’intelligenza senza amore è fred-dezza ed aridità di sentimenti.

Avviandosi alla conclusione, il vescovo havoluto prendere spunto dalla sua visita effettua-ta al porto, in occasione della barcolana, per ri-volgere un chiaro invito ed un forte sprone alleforze migliori della città, ai politici ed agli am-ministratori, perché mettano tutto il loro impe-gno, per il rilancio di una città dalle potenzialitànotevoli, compresse ed annullate da discordiee da veti incrociati.

a cura di Renzo Carretta

Breve storia delle comunità religiose a T rieste

Conviviale del 28 aprile 2010; relatore: Mons. Ettore Malnati

Ettore Malnati, nato nel 1945, presbitero dal 1971, ha conseguito i gradi accademici alla Pontificia Università di SanTommaso (Roma) e opera in diversi settori della diocesi di Trieste come assistente della FUCI, dell'UNITALSI, dellapastorale parrocchiale, della cultura (Presidente dell'Associazione culturale Studium Fidei) e nel settore dell'ecumenismo.È docente presso il Seminario interdiocesano del Friuli Venezia Giulia, gli Istituti di scienze religiose di Udine e di Triestee presso la Facoltà di teologia di Lugano. Dal 2000 fa parte della Russian Academy of Natural Sciences per la sua attivitàteologica ed ecumenica. Per alcuni decenni è stato collaboratore di mons. Pasquale Macchi, già Segretario di Paolo VI.

La storia delle comunità religiose, presentia Trieste, è stata l’argomento della conversa-zione tenuta, in occasione della conviviale del28 aprile, da mons. Ettore Malnati.

Nulla o, quasi, conosciamo, su basi critichee documentarie, della comunità ecclesiale cri-stiana di Tergeste, in epoca pre-costantiniana.I nuclei tradizionali, che possiamo, faticosamen-te, recuperare, attraverso fonti posteriori, si ri-ducono, per lo più, ai nomi di alcuni martiri, stra-namente, mai di vescovi, salvo, che tali non si-ano stati, quelli cui è riferito il ricorrente appel-lativo di presbiteri. Contatti con le comunità cri-stiane di Alessandria d’Egitto, sono, probabil-mente, stati all’origine dei primi nuclei di cristia-ni, formati, verosimilmente, da membri di clas-si sociali più acculturate. Per secoli, la chiesaTriestina non ebbe gerarchie (vescovi). I cristia-ni erano laici. I suoi martiri: San Giusto eServolo erano: l’uno avvocato, l’altro soldato.

Trieste divenne sede episcopale, al termine delV secolo. Il suo primo vescovo fu Frugifero.Era, in principio, una diocesi suffraganea delpatriarcato di Aquileia, ma entrò nella giurisdi-zione di Grado, dopo lo scisma dei Tre Capito-li nel 579.

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Nel Medioevo, la Chiesa, a Trieste, anno-vera vescovi che hanno lasciato una rilevanteimpronta, come: Rodolfo Pedrazzani (1302-1320) da Robecco d’Oglio, canonico diCremona, che fu l’ultimo dei vescovi triestini aconiare moneta, forse, nel tentativo di restau-rare il potere temporale, perduto dai predeces-sori. A lui si attribuisce il coraggioso progettodi fondere la cattedrale romanica dell’Assuntae l’allungato sacello di S. Giusto. Questo erastato, verosimilmente, costruito dal vescovoFrugifero, a meridione, nell’unica chiesa a cin-que navate. Così, mentre in Italia sorgevano legrandi cattedrali gotiche, Trieste, forse, per ra-gione di costi, preferì servirsi delle strutture esi-stenti, ancora, in gran parte, conservate, pernostra fortuna. Nel programma di rinnovamen-to pittorico, attuato dopo la fusione delle duechiese, furono stesi vari affreschi, di cui resta-no poche tracce, ad eccezione delle Storie diS. Giusto, sovrapposte al precedente ciclo ro-manico, con lo stesso tema. La nuova cattedra-le fu consacrata da Enrico di Wildenstein (1383-1396), il primo vescovo tedesco, imposto alCapitolo dal duca Leopoldo d’Asburgo, dopo ladiscussa dedizione di Trieste all’Austria, stipu-lata a Graz, il 30 settembre 1382, che segna,certo, uno dei momenti culminanti della storiatriestina. Da allora, infatti, fino al 1918, in baseal diritto ecclesiastico germanico, i vescovi tri-estini furono scelti tra i prelati accetti alla casad’Austria e col beneplacito degli Asburgo. Nel1330, il papa Giovanni XXII nomina vescovo diTrieste: Fra Pace da Vedano, dell'ordine deipredicatori. Domenicano, era Inquisitore inLombardia. Fra Pace da Vedano fa, pure, co-struire una cappella laterale a san Giusto, quel-la che, poi, diventerà l'attuale cappella deiCarlisti e che papa Piccolomini farà dedicare aS Caterina. Ora è dedicata a san CarloBorromeo. Una lapide fa memoria della sepol-tura del vescovo fra Pace da Vedano, primo ve-scovo sepolto a san Giusto.

Enea Silvio Piccolomini viene nominato ve-scovo di Trieste il 17 aprile 1447, un anno dopoessere stato consacrato sacerdote. Il futuropapa Pio II, era stato letterato brillante e liber-tino, che, in qualità di segretario del vescovoCapranica, aveva partecipato al Concilio diBasilea. Lì aveva messo in mostra le sue dotidi diplomatico e di oratore, che gli permisero,

una volta diventato sacerdote, di progredire, ra-pidamente, nella gerarchia ecclesiastica, fino alsoglio pontificio. Dell’unico vescovo di Trieste,che sia diventato papa, la cattedrale di San Giu-sto conserva lo stemma. Le sue doti diploma-tiche e la sua apertura mentale, oltre che con-sentirgli di risultare uno di coloro che hanno svi-luppato il pensiero unificatore dell’Europa dioggi, lo portarono anche a compiere un tenta-tivo di dialogo-conversione dell’impero turco,scrivendo una lettera a Maometto II, alla qua-le, peraltro, non ricevette risposta. A lui va, co-munque, il merito di una apertura agli ebrei,esonerati dall’obbligo del battesimo dei figli(1459 – Concilio o Congresso di Mantova dataiscritta vicino al battistero di San Giusto).

L’ultimo grande vescovo del medioevo, ri-cordato da mons Malnati, è stato PietroBonomo, letterato e diplomatico, autore di unatraduzione della bibbia in Sloveno.

Il primo documento ufficiale, che attesti lapresenza di una, seppur piccola, comunitàebraica, a Trieste, risale al 1236 e consiste inun atto notarile, che menziona un certo Vesco-vo Giovanni, che stipula un prestito di 500 mar-chi con l'ebreo Daniel David, per combattere iladroni che, all'epoca, infestavano il Carso. Conla sottomissione della città all'Austria, arrivaro-no in città ebrei, provenienti dalle terre tede-sche, possedute dagli Asburgo. Durante il pe-riodo medievale, gli ebrei, residenti nella città,si dedicavano, principalmente, ad attività ban-carie (usura come veniva definita all'epoca ilprestito) e commerciali. Nel XVII secolo, gliebrei triestini, come quelli di molte altre città eu-ropee, si trovarono a dover combattere una bat-taglia con le autorità cittadine, che, fin dal 1587,li volevano chiusi in un ghetto ed emarginati dalresto della popolazione. Alla fine, la comunitàfu obbligata a cedere alle richieste delle auto-rità, nel 1684. Ma, già nel 1738, gli ebrei di Tri-este non avevano più l'obbligo di rendersi rico-noscibili, tramite il segno giudaico. Nei decen-ni successivi, molti ebrei giunsero nella città,dalle comunità della Repubblica di Venezia,specialmente dalla città di San Daniele delFriuli. Nel 1746, gli ebrei di Trieste si diederouna Costituzione e convocarono un'udienza "deli particolari", ossia di quei capifamiglia che con-tribuivano economicamente alle spese dellacomunità.

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Il 19 aprile 1771, l'imperatrice Maria Tere-sa d'Asburgo concesse delle Patenti Sovrane(regolamenti) agli ebrei di Trieste, a cui veni-vano riconosciute maggiori libertà; questo pro-cesso continuò con suo figlio, Francesco II,che, con l'Editto di tolleranza, ammise gli ebreialle cariche di deputati della Borsa e a nuoveprofessioni liberali. L'anno seguente, venne cre-ata la prima Scuola Elementare Israelitica, conil nome di Scuole Pie Normali Israelitiche e, nel1784, anche le porte del ghetto furono apertee fu data, quindi, la possibilità agli ebrei triesti-ni di vivere accanto ai cittadini di altra fede re-ligiosa. Nel XIX secolo, gli ebrei continuaronosul sentiero dell'emancipazione, assumendoruoli importanti, nel campo: degli studi, dell'in-dustria, del commercio e anche delle assicura-zioni (le Assicurazioni Generali di Trieste furo-no fondate da tre ebrei). Samuel David Luzzatoe Italo Svevo erano entrambi ebrei nativi di Tri-este e nacquero in questo periodo di prosperi-tà, per la comunità israelitica. Nel 1912, venneinaugurata la nuova sinagoga monumentale,che andò a rimpiazzare le quattro piccole sina-goghe di epoca precedente. Tuttavia, oltre allanuova sinagoga, rimaneva ancora in funzioneuna piccola sinagoga, in Via del Monte. Infatti,a Trieste, c'erano Ebrei di rito sefardita, soprat-tutto, quelli provenienti da Venezia e dalla Gre-cia ed Ebrei di rito ashkenazita, provenienti dal-l'interno dell'Impero Austro-Ungarico: soprattut-to, dalla Polonia austriaca (Cracovia e Leopoli).Nel 1931, Trieste contava 5.025 ebrei, nel 1938,quasi 7.000 (l'85% dell'intera comunità israelitadella Venezia Giulia e Zara), un quarto circa, deiquali, non aveva, però, la nazionalità italiana.

Nel 1938, durante il Ventennio fascista, ven-nero promulgate le leggi razziali e, dal 1940,vi furono attacchi contro la comunità ebraica.Con l'occupazione nazista, ci furono operazio-ni di rastrellamento, nei confronti degli ebrei: il9 ottobre 1943 e il 20 gennaio 1944, quandol'obiettivo furono gli anziani e i malati della Casadi riposo israelitica "Pia Casa Asilo Gentilomo".Nonostante l’impegno di Mons. Santin e di altrieroici personaggi, quali ad es. membri della fa-miglia Morpurgo, furono migliaia gli ebrei chepersero la vita.

Nel 1945, solo 2.300 ebrei rimasero in cit-tà, nel 1965 erano ancora meno 1.052. Oggila comunità ebraica della città conta circa 700membri.

I mussulmani a Trieste, nel 1700, seppelli-vano i loro morti in un cimitero, vicino a quellodei greci ortodossi. Trieste, nei secoli, ha sem-pre ospitato cittadini di religione mussulmana.La maggior parte di loro proveniva da Sarajevo.Molti erano anche i turchi, che raggiungevanoTrieste, via mare, per ragioni commerciali. Da-gli anni ’70, del secolo scorso, una piccola co-munità mussulmana si è inserita a Trieste, inseguito allo sviluppo del Centro di Fisica diMiramare. Sono, prevalentemente, sunniti, pri-vi di gerarchie religiose.

Nel 1981, nasce l'Unione degli StudentiMussulmani, in Italia, alla quale aderisce il Cen-tro Islamico di Trieste, alla sua fondazione, allafine degli anni ottanta.

La proclamazione del Porto Franco di Trie-ste, nel 1719, portò, a Trieste, molti immigratidi religione ortodossa: sia Greci che Serbi, cheiniziarono a giungere, sporadicamente, in cit-tà, già nella prima metà del secolo, con un in-cremento, soprattutto, a seguito della Patentedi riconoscimento dell’imperatrice Maria Tere-sa, del 20 febbraio 1751. Con essa, si conces-se ai Greci e agli Illirici di fondare una comuni-tà religiosa e di erigere una chiesa, a Trieste.Nel 1751, nella zona più prestigiosa della città,iniziò la costruzione della chiesa, dedicata allaSantissima Annunziata e a San Spiridione.

Tra il 1751 e il 1781, affluirono, a Trieste,un po’ più di 150 Illirici - termine con cui veni-vano definiti i Serbi - provenienti: dall’Erzegovi-na e dalla Bosnia, dalla Dalmazia, dalle Bocchedi Cattaro e dal Montenegro - e 542 Greci.

La costituzione, ufficiale, di una Confrater-nita greco-illirica avvenne nel 1756; il suo pri-mo Statuto fu deliberato dall’assemblea dellaconfraternita ed approvato dall’imperatrice Ma-ria Teresa, nel 1772.

Nel 1781, la comunità ortodossa triestina sidivise nelle sue due componenti: serba e gre-ca. Questa ultima costruì la sua nuova chiesa.Sita in Riva Tre Novembre, la chiesa greco –ortodossa di S. Nicolò venne edificata tra il1784 e il 1787 (anno in cui venne consacrata,sebbene ancora incompiuta, dall’abateDamasceno Omero). Sottoposta a doversi re-stauri, venne completata, a cavallo tra il 1819e il 1821, dall’architetto Matteo Persch (uno deimassimi esponenti del neoclassicismo italiano).

a cura di Renzo Carretta

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Quando la musica divent a magia

Conviviale del 5 maggio 2010; relatrice: Dr.a Liliana Ulessi

Giornalista “free lance”, organizzatrice e conduttrice di incontri e dibattiti con esponenti di spicco del mondo del tea-tro, della musica, della medicina, della cultura e dell’attualità in genere.Traduttrice e doppiatrice di documentari di lingua francese, ha seguito studi musicali e di canto lirico, impegnandosianche come consulente musicale in vari spettacoli.Socio fondatore e segretaria delle Associazioni Musicali Opera Giocosa del F.V.G. e Victor de Sabata, già compo-nente del consiglio direttivo della Associazione Internazionale dell’Operetta, collabora da molti anni con la RAI comeautrice di testi.

A Liliana Ulessi, giornalista “free lance”,programmista regista della sede RAI di Trieste,va il merito di aver promosso gran parte delleiniziative per far ricordare Victor de Sabata, ungrande direttore d’orchestra e compositore, cheebbe i natali a Trieste. La conviviale del 5 mag-gio, è stata un’ulteriore occasione, in cui l’Au-trice e sceneggiatrice dello sceneggiato radio-fonico sulla vita e l’opera di de Sabata ha ri-cordato il grande musicista, nato a Trieste, invia Farneto 1, il 10 aprile 1892 e spentosi a San-ta Margherita Ligure l’11 dicembre 1967. Victorde Sabata ha avuto, come direttore d'orchestra,una carriera talmente smagliante e sfolgorante,da mettere in secondo piano la sua vena di com-positore. A ciò ha anche contribuito il fatto che,pur essendo un musicista più unico che raro, èvissuto mantenendo una linea di grande umiltàe riservatezza. L’esistenza di de Sabata è statadivisa tra la direzione di prestigiosi enti lirici in-ternazionali e la composizione.

Dopo aver studiato al Conservatorio di Mi-lano, dal 1918 al 1929, de Sabata fu direttoredell'Opera di Montecarlo e, successivamente,della Cincinnati Symphony Orchestra. Dal 1929

al 1957, occupò, poi, la carica di direttore ed,in seguito, di direttore artistico del Teatro allaScala, di Milano.

Figlio di Amedeo, insegnante di musica ecanto, di Cividale del Friuli, e di Rosita Tede-schi, sua allieva a Trieste, a Milano arrivò ad 8anni, con tutta la famiglia. La riflessività friulana,ereditata dal padre, mescolata all’amore, tuttotriestino, per il mare, ne aveva fatto un appas-sionato di navi, un aspirante ingegnere nava-le, con interesse profondo per la matematica.

Noto ai più soltanto come direttore d’orche-stra, de Sabata va riscoperto anche come gran-de virtuoso, dal precoce talento, in grado di di-rigere l’Orchestra del Conservatorio di Milano- dove studiò - a soli 12 anni, fino a diventarefigura d’avanguardia del panorama europeo, di-rigendo, per primo, “L’Enfant et les sortilèges”di Maurice Ravel.

Nel 1918, a 26 anni, de Sabata diviene il di-rettore d’orchestra dell’Opera di Montecarlo,dove il padre fu trasferito, in qualità di Diretto-re dei cori.

Di quell’anno, è la sua prima composizioneimportante: il poema sinfonico “Juventus”, cuiseguirono il balletto “Le mille ed una notte” e“Gethsemani”.

Da un miscuglio di malinconia, legata an-che alla malattia che, colpitolo da bambino lolasciò claudicante tutta la vita, ed energiacreativa, di genio e solidità discende, nel tem-po, l’arte a due facce di Victor de Sabata: ap-passionante e precisissima.

Alcuni pezzi allegri, scanzonati, musica brio-sa, d’intrattenimento, da ballare erano stati scrit-ti da Victor de Sabata fra i 15 e i 18 anni, permettere in tasca qualche soldo, non essendola sua famiglia di grandi capacità economiche.

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Madre natura lo aveva dotato di una gran-de personalità e di un eccezionale carisma.Grazie a tali doti, fece breccia nel cuore di mol-te donne, anche se rimase sempre legato adEleonora Rossi, che sposò e risposò, dopo averdivorziato due volte, in Ungheria. Riuscì, sem-pre, ad evitare di farsi invischiare nelle spiredell'arrivismo e nelle beghe per far carriera.Ebbe un ottimo rapporto di amicizia con DonGnocchi, favorito dalla sensibilità della mogliecrocerossina, che, ogni tanto, riusciva ad averloa cena. Questo legame gli fu molto utile, quan-do cominciarono i problemi di salute. I versiscritti sul colonnato di Delfi: Conosci te stessoe il monito ad adoperarsi perché resti qualco-sa di noi dopo la morte, che Don Gnocchi glicitava, lo portarono a donare, dopo la morte,le cornee.

Fu severo, soprattutto, con se stesso.Quando fu colpito da infarto, aveva sessant'an-ni, l'età della piena maturità, per un direttore.Si ritirò sulla Riviera di Levante, a Santa Mar-gherita Ligure. Vi rimase quattordici anni e nonsalì mai più sul podio. Scrupoloso fino alla leg-genda, temendo ricadute e noie a chi l'avesseconvocato, rigettò ogni invito, per dedicarsi soloalla scoperta di nuovi talenti. Tornò, comunque,una sola volta a Milano, alla Scala, nel 1957, adirigere La Marcia Funebre dell’Eroica diBeethoven, in occasione dei funerali di ArturoToscanini. I due grandi maestri, pur avendo per-sonalità diverse, avevano una profonda stima

reciproca. Mentre di Toscanini rimangono mol-te registrazioni, di de Sabata non ne resta, pra-ticamente, nessuna.

Alla riscoperta del compositore, contribuisceuna recente incisione del giovane pianistamortarese Alessandro Marangoni; un’incisioneimportante anche sotto l’aspetto filologico. Il di-sco, pubblicato da Bottega Discantica, gettaluce sull’attività pianistica di de Sabata, ripor-tando alla luce dieci composizioni, mai esegui-te, in pubblico, e mai registrate prima d’ora, ri-maste sepolte, per anni, negli archivi storici didiverse biblioteche italiane.

Pur essendo divenuto, grazie all’arte, citta-dino del mondo, rimase sempre legatissimo allasua città natale, nella quale tornava spesso informa privata. L’ultima sua apparizione, ufficia-le, a Trieste, risale al primo novembre del 1952,quando, al teatro Verdi, diresse l’Orchestra fi-larmonica della Scala, su invito della Società deiconcerti. Dal 2004, la sala del Ridotto del Ver-di, alla presenza del Presidente della Repub-blica Ciampi, è stata intitolata al suo nome. Lafamiglia de Sabata ha offerto preziosi ricordi diVictor al museo teatrale Schmidl, tra cui: il pia-noforte appartenuto al maestro e al padre. Unodei suoi violini è esposto nel foyer del Verdi,mentre, un altro è stato donato ad un giovanee promettente strumentista triestino: DavideAlbanese.

a cura di Renzo Carretta

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Lo Stalking

Conviviale del 19 maggio 2010; relatrice: Dr.a Caterina Ajello

Lo “stalking”, termine inglese, letteralmentetraducibile in: appostamento - dal gergo dei cac-ciatori -, è stato il tema della relazione tenutadal Procuratore capo della Repubblica, diGorizia, Dr.ssa Caterina Ajello, al termine dellaconviviale del 19 maggio scorso. Lo “stalking”indica una serie di atteggiamenti, tenuti da unindividuo, che affligge un'altra persona, perse-guitandola ed ingenerandole stati di ansia epaura, che possono arrivare a comprometterneil normale svolgimento della vita quotidiana.Questo tipo di condotta è, penalmente rilevan-te, in molti ordinamenti; in quello italiano, lafattispecie è rubricata come: atti persecutori,secondo il testo del decreto-legge 23 febbraio2009, n. 11 “Misure urgenti in materia di sicu-rezza pubblica ... Violenza sessuale, atti perse-cutori e stalking”, convertito nella Legge23.04.2009 n.° 38. Il fenomeno è anche chia-mato sindrome del molestatore assillante.

Tale legge ha introdotto, nel codice penale,dopo l’articolo 612, l’articolo 612- bis (Atti Per-secutori) che recita; «Salvo che il fatto costitui-sca più grave reato, è punito con la reclusioneda sei mesi a quattro anni chiunque, con con-dotte reiterate, minaccia o molesta taluno inmodo da cagionare un perdurante e grave stato

di ansia o di paura ovvero da ingenerare un fon-dato timore per l’incolumità propria o di un pros-simo congiunto o di persona al medesimo legatada relazione affettiva ovvero da costringere lostesso ad alterare le proprie abitudini di vita.

La pena è aumentata se il fatto è commes-so dal coniuge legalmente separato o divorzia-to o da persona che sia stata legata da relazio-ne affettiva alla persona offesa. La pena è au-mentata fino alla metà se il fatto è commesso adanno di un minore, di una donna in stato digravidanza o di una persona con disabilità dicui all’articolo 3 della legge 5 febbraio 1992, n.104, ovvero con armi o da persona travisata. Ildelitto è punito a querela della persona offesa.

Il termine per la proposizione della querelaè di sei mesi. Si procede tuttavia d’ufficio se ilfatto è commesso nei confronti di un minore odi una persona con disabilità di cui all’articolo 3della legge 5 febbraio 1992, n. 104, nonchéquando il fatto è connesso con altro delitto per ilquale si deve procedere d’ufficio.».

Art. 8. - Ammonimento1. Fino a quando non è proposta querela per

il reato di cui all’articolo 612-bis del codice pena-le, introdotto dall’articolo 7, la persona offesa puòesporre i fatti all’autorità di pubblica sicurezzaavanzando richiesta al questore di ammonimen-to nei confronti dell’autore della condotta. La ri-chiesta è trasmessa senza ritardo al questore.

2. Il questore, assunte se necessario infor-mazioni dagli organi investigativi e sentite le per-sone informate dei fatti, ove ritenga fondatal’istanza, ammonisce oralmente il soggetto neicui confronti è stato richiesto il provvedimento,invitandolo a tenere una condotta conforme allalegge e redigendo processo verbale. Copia delprocesso verbale è rilasciata al richiedente l’am-monimento e al soggetto ammonito. Il questorevaluta l’eventuale adozione di provvedimenti inmateria di armi e munizioni.

La Dr.a Caterina Ajello è nata a Palermo, dove si è laureata in giurisprudenza ed ha iniziato la formazione post-lauream. Nel 1979, è entrata in magistratura, e, dopo un breve periodo, trascorso come uditore giudiziario a Milano,è destinata alla Procura di Caltagirone e poi al Tribunale di Caltagirone, fino al 1989. In questo periodo, si occupa diprocessi di mafia. Nel 1989, viene trasferita al Tribunale di Catania, occupandosi di processi che riguardano delitticontro l'Amministrazione Pubblica. Nel marzo 1998, prende servizio presso la Corte di Appello di Trieste, dove sioccupa di delicati processi di omicidio. Nel 2002, passa alla Procura Generale della Corte d'Appello di Trieste, impe-gnata in cause civili. Dal settembre 2008 è nominata Procuratore della Repubblica di Gorizia.

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3. La pena per il delitto di cui all’articolo 612-bis del codice penale è aumentata se il fatto ècommesso da soggetto già ammonito ai sensidel presente articolo.

4. Si procede d’ufficio per il delitto previstodall’articolo 612-bis del codice penale quando ilfatto è commesso da soggetto ammonito ai sen-si del presente articolo.»

La persecuzione avviene, solitamente, me-diante reiterati tentativi di comunicazione ver-bale e scritta, appostamenti ed intrusioni nellavita privata.

Lo “stalking” può nascere come complica-zione di una qualsiasi relazione interpersonale;è un modello comportamentale, che identificaintrusioni costanti nella vita pubblica e privata diuna o più persone, alla ricerca di un contattopersonale, per mezzo di: pedinamenti, telefo-nate oscene od indesiderate.

I contesti in cui si manifesta sono: nel 55%circa dei casi, nella relazione di coppia, nel 25%circa, tra condomini, nel 15% circa, nel posto dilavoro/scuola/università, nello 0,5% circa, nellafamiglia (figli/fratelli/genitori);

Oltre agli: appostamenti, ai pedinamenti lo“stalking” si configura anche attraverso: l'inviodi lettere, biglietti, posta elettronica, SMS e og-getti non richiesti. Più difficile, è l'attribuzionedel reato di “stalking”, a messaggi non deside-rati, di tipo affettuoso, specie da parte di ex-part-ner o ex amici. Il reato si configura anche pro-ducendo scritte sui muri o atti vandalici, con ildanneggiamento di beni, in modo persistente eossessivo, costringendo la vittima a cambiareabitudini di vita, finanche città. A volte, gli attipersecutori possono continuare, in un crescen-do culminante in minacce, scritte e verbali, de-generando, talvolta, in aggressioni fisiche, conil ferimento od, addirittura, l'uccisione della vitti-ma. In questo caso, lo “stalking” risulterà un’ag-gravante del reato di omicidio. Ciò che differen-zia lo “stalking”, dalla semplice molestia, sono:l'intensità, la frequenza e la durata della variega-ta congerie comportamentale del persecutore.

Il persecutore o “stalker” può essere unestraneo, ma, il più delle volte, è un conoscen-te, un collega, o un ex-compagno o ex-compa-gna della vittima, che agisce, spinto dal deside-rio di recuperare il precedente rapporto o pervendicarsi di qualche torto subito. In altri casi, cisi trova, invece, davanti a persone con proble-mi di interazione sociale, che agiscono, in que-

sto modo, con l'intento di stabilire una relazionesentimentale, imponendo la propria presenza edinsistendo anche nei casi, in cui si sia ricevutauna chiara risposta negativa. Meno frequente ilcaso di individui affetti da disturbi mentali, per iquali l'atteggiamento persecutorio ha originedalla convinzione di avere, effettivamente, unarelazione con l'altra persona. Questi soggetti ma-nifestano, cioè, sintomi di perdita del contattocon la realtà e sette volte su dieci hanno un’or-ganizzazione di personalità “borderline”. Solita-mente, questi comportamenti si protraggono permesi od anni, il che mette in luce l'anormalità diquesto genere di condotte.

Oltre il 50% dei persecutori ha vissuto, al-meno una volta, nella vita: l'abbandono, la se-parazione o il lutto di una persona cara, che nonè riuscito a razionalizzare.

Gli “stalker” potrebbero inquadrarsi in cin-que tipologie di base: il "risentito", il "bisognosod'affetto", il "corteggiatore incompetente", cheopera “stalking” per "ignoranza" delle modalitàrelazionali, il "respinto", il "predatore", il cui obiet-tivo è di natura, essenzialmente, sessuale.

Per questo reato, si procede su querela del-la persona offesa o d'ufficio, in caso di fatto com-messo: nei confronti di un minore, di una perso-na disabile o in caso di fatto connesso con altrodelitto. La competenza è del Tribunalemonocratico, l’arresto è facoltativo. La pena pre-vista è la reclusione da sei mesi a quattro anni.Tuttavia, la pena è aumentata in caso di recidi-va o se il soggetto perseguitato è un minore.Inoltre, lo “stalking” costituisce un'aggravante incaso di omicidio e violenza sessuale. In questocaso, c’è la possibilità di ricorrere alle misure diindagine previste per i reati più gravi, quali: leintercettazioni telefoniche e gli incidentiprobatori, finalizzati ad acquisire le testimonian-ze di minori.

Il nuovo istituto costituisce una sorta di affi-namento della preesistente norma sulla violen-za privata, che era punibile solo con un’ammen-da. Inoltre, l’introduzione della procedura di am-monimento, che permette al magistrato di pro-cedere d’ufficio, evita il rischio che la vittima ri-sulti tale due volte: la prima quando incorre negliatti persecutori, prima della querela, la secondavolta, quando il querelato reitera la persecuzio-ne, con la finalità che la vittima ritiri la querela.

a cura di Renzo Carretta

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ROTARY CLUB MUGGIA - Distretto 2060

Trieste da città emporio a poro commerciale

Conviviale del 16 giugno 2010; relatore: Dr. Paolo Possamai

Nato a Vicenza nel 1960, inizia la carriera giornalistica nel 1984 al settimanale locale Nuova Vicenza (fucina di moltidei migliori giornalisti italiani come Gian Antonio Stella, Ilvo Diamanti, Paolo Madron) e ne diventa caporedattore.Passa poi al gruppo L'Espresso scrivendo per Il Mattino di Padova nelle pagine politiche ed economiche, divenendo,in seguito, il cronista di punta della squadra di Alberto Statera, sui versanti della politica e dell’economia a Nordest.Nel 1998, sotto la direzione di Franco Barbieri, riceve l'incarico di inviato speciale dei quotidiani locali del Nordest delgruppo. Dallo stesso anno diventa stabilmente collaboratore delle pagine economiche de La Repubblica, scrivendo,in particolare, sul dorso economico Affari e Finanza. Fra i libri e saggi pubblicati: Rapporto sulla società e l’econo-mia, Caffè Pedrocchi e, soprattutto, Il Nordest sono io, libro-intervista al governatore veneto: Giancarlo Galan, chemette in subbuglio la politica veneta. È curatore di: L' inguaribile riformista, Giorgio Lago e la parabola del Nordest,libro che raccoglie alcuni articoli dello storico, direttore de Il Gazzettino. Insieme ad Omar Monestier raccoglie, in Acolpi di penna, Il Nordest, secondo Fabio Barbieri: una selezione degli articoli e degli editoriali più brillanti, del gran-de direttore dei quotidiani nordestini del gruppo L'Espresso, scomparso nel 2005. È collaboratore della FondazioneNordest dalla sua fondazione. È direttore de La Nuova di Venezia e Mestre dal giugno 2005 fino all'ottobre 2008.Dal novembre 2008 succede a Sergio Baraldi come direttore de Il Piccolo di Trieste.

Il futuro di Trieste è stato l’argomento dellaconversazione tenuta dal Dr. Paolo Possamai,Direttore de “Il Piccolo”, alla fine della convivialedel 16 giugno scorso. La città, che si fa amareda chiunque la visiti e, tanto più, ci viva, correil rischio di assistere ad un lento, mainarrestabile declino, se non riesce a trovare

nuove risorse per produrre reddito. L’aperturadei confini, ha messo in risalto la capacità dicrescita della vicina Slovenia, che, con unaimprenditoria giovane e dinamica, con una po-litica accorta, sta attirando capitali ed impren-ditori da tutta Europa, ma anche dal nostro ter-ritorio. Il Piccolo stesso avrebbe avuto l’oppor-tunità per dislocare, oltreconfine, la tipografia,ricavandone benefici economici notevoli. Senon ha accettato l’offerta è stato per un fattoculturale, non certo economico.

Gioca strani scherzi, la storia. Trieste, chedopo essere stata amputata del suo retroterra,ha sofferto per anni del suo essere schiaccia-ta, contro la cortina di ferro, si trova, oggi, percerti aspetti, quasi, a rimpiangere qualcosa deitempi andati. Questo, perché si trova alle pre-se con la concorrenza, al di là del confine, diuna realtà più giovane, più fresca, piùcompetitiva,.

Trieste, nella sua non lunga vita, ha avuto,soltanto, due amori: l’Italia e il mare. Entrambi,dopo un felice avvio, si stanno rivelando sfor-tunati. La seconda unione con la patria non ri-sulta feconda; la crisi economica fa sì che loStato tagli risorse ed una Città, con un alto nu-mero di dipendenti statali, in una Regione a Sta-tuto Speciale, qual è il FVG, risulta più penaliz-zata di altre. Il porto, verso il quale la città siprotende, è ignorato dalle navi italiane e stra-niere, con una frequenza che, ogni giorno, sifa più allarmante.

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LUGLIO 2010 - BOLLETTINO N. 4

Come conservare il benessere?La bellezza del territorio è la prima risorsa,

da sfruttare, attraverso il turismo. Molto deveessere fatto, in questo settore. Il + 4% di incre-mento, ottenuto nel 2009, in questo settore, èun dato positivo, ma non sufficiente. Le 800.000presenze, registrate a Trieste, nell’ultimo anno,sono troppo poche. Una città come Rovigo, neha registrate 1.600.000. I musei di Trieste de-vono migliorare la loro visibilità. Anche nel turi-smo congressuale, c’è molto lavoro da fare. Ol-tre a migliorare la recettività alberghiera, c’è bi-sogno di migliorare la sede congressuale.

In un recente convegno, tenutosi a Trieste,dal titolo “La competitività delle destinazionicongressuali italiane: un’analisi empirica”, sonostati presentati i risultati di un’indagine la cui fi-nalità è stata quella di verificare la competitivitàdi sei destinazioni congressuali del Paese, se-lezionate a campione. Dall’indagine, è emerso- fra i vari dati - come l’80,16% degli operato-ri, le cui risposte sono state considerate vali-de, non abbia mai organizzato dei convegni aTrieste, contro il 19,84% che, invece, ha già al-lestito, in passato, degli eventi in città. Delle seicittà, prese in esame, quello triestino è il datoche evidenzia lo scarto maggiore fra le due ri-sposte. Un altro dato, che pone in luce i mar-gini di crescita del turismo a Trieste, è che,mentre a Venezia si organizzano 1600 congres-si internazionali l’anno, a Trieste se ne organiz-zano 5-6.

A Capodistria, attraccano 80 navi da crocie-ra all’anno, a Trieste 10.

Dopo alcuni anni di crescita, quel porto alquale è indissolubilmente legata, da quasi tresecoli, la vita della città, ha subito, l’anno scor-so, un crollo del 17%. Il più drammatico d’Ita-lia, eccetto Livorno. Tanto per dare l’idea: nellostesso 2009, Venezia ha perso solo l’1,2% eGenova è tornata a crescere.

Trieste dovrebbe, forse, interrogarsi conmaggiore profondità, sul rischio di perdere perstrada pezzi fondamentali della sua storia, del-la sua cultura, della sua economia, che si chia-mano: Generali e Allianz (ovvero Lloyd Adriati-co e Ras fuse assieme). Non è affatto sconta-to che l’una e l’altra possano mantenere, qui,la loro base operativa, e lo hanno detto a chia-re lettere i loro top manager, se la città non saràcompetitiva: che vuol dire, in primis, raggiungi-

bile per aereo, treno, autostrada. Niente trenidiretti per Milano, Roma, Vienna. Ma chi puòfare impresa in queste condizioni?

Ancora nel 1977, c’erano 14 collegamentiinternazionali giornalieri, che consentivano agliabitanti di Trieste di sentirsi nel cuore dell’Eu-ropa, grazie a treni che portavano a: Vienna,Mosca, Varsavia, Istanbul, Atene, Sofia,Belgrado, Zagabria, Lubiana. Ne sono rimastidue. Non bastasse, per andare a Milano, si im-piegano quattro ore e un quarto (come 33 annifa), per andare a Genova sei ore e un quarto:mezz’ora in più. Direte: meglio prendere l’ae-reo. Per Milano non c’è più neanche quello.

In un mondo, in cui il 95% del commercioestero avviene con i container trasportati danavi, sempre più gigantesche, i fondali giulianipotrebbero garantire a Trieste un futuro, cheGenova e gli altri porti italiani non possono so-gnarsi. Eppure, i confronti sono impietosi. Di-cono le statistiche, del centro studi del porto diAmburgo, che Trieste, con i suoi 335.943containers, movimentati nel 2008 (e scesi mol-to nel 2009), pesa, non solo, cinque volte menodi Genova e 32 volte meno di Rotterdam, maanche dieci volte e mezzo meno di Valencia. Ilche, per un porto che era il più grande del-l’Adriatico, il decimo dell’Europa, il terzo delmondo, per il traffico dei caffè, è umiliante. Piùancora, però, secca a molti triestini, il nome chenella classifica è immediatamente davanti:Capodistria.

Oggi, Capodistria garantisce meno tasse (il23% fisso in tutto) e un costo del lavoro dimez-zato. Un operaio costa 41 mila euro qui e 23mila di là, scaricare un container: 90 euro quie 72 là, l’ancoraggio: 15 mila euro qui e 4.500là, un rimorchiatore: 16mila euro qui e 6 milalà. Non bastasse, le tariffe di Trenitalia sono del30% più alte di quelle slovene e del 20% piùalte di quelle dell’Europa del Nord. Dal 2017sarà pronta l’alta velocità che collegherà il por-to al centro Europa. La verità, è che, per sfrut-tare tutte le enormi potenzialità del Golfo, i portidi Trieste e di Capodistria dovrebbero lavorareinsieme. Fare sistema. Questo è l’augurio conil quale il Dr. Possamai ha concluso la sua re-lazione, cui è seguito un vivace dibattito.

a cura di Renzo Carretta

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ROTARY CLUB MUGGIA - Distretto 2060

Le problematiche connesse allo sviluppo turistico

Conviviale del 23 giugno 2010; relatore Ing. Cesare Bulfon

Il Dr. Cesare Bulfon è nato a Piacenza nel 1959, risiede a Trieste dl 1969. Laureatosi in giurisprudenza, nell’AteneoGiuliano, dal 1986, si occupa di sviluppo di aree edificabili. Ha lavorato a Milano, Roma, Palermo ed all’estero. Nel1995, è rientrato a Trieste. Dal 1999, è responsabile dell’attuazione del progetto di valorizzazione turistica delcomprensorio della Baia di Sistiana. E’ sposato e padre di due figli.

Le difficoltà di un imprenditore edile, che vuo-le investire denaro ed energie, per costruire unvillaggio turistico, nella ex cava di Sisitiana, sonostate l’argomento della conviviale del 23 giugnoscorso. Relatore è stato il Dr. Cesare Bulfon, ilfiduciario e portavoce della proprietà, respon-sabile dell’attuazione del progetto divalorizzazione turistica del comprensorio dellaBaia di Sistiana, che, da anni, lavora sul posto.

Sono passati più di 35 anni, dal primo, falli-to, tentativo di costruire, nella roccia, alberghi,firmati Renzo Piano, 15 dall’arrivo della nuovaproprietà, dell’industriale mantovano Carlo Dodi,10 di ferocissime battaglie: d’opinione e legalifra proprietà, Comune e ambientalisti, per unprogetto che prevede 122 mila metri cubi di caseturistiche e una darsena - scavata nella linea dicosta - per un centinaio di barche.

Ci sono tutte le autorizzazioni possibili eimmaginabili, il progetto delle casette, finto-ma-rinaro, è stato modificato e le costruzioni saran-no in pietra locale, o intonacate secondo un pia-no-colore. In mezzo è stato scavato un “canyon”(lo chiamano proprio così), per sistemarvi ascen-sori “obliqui”.

Uno studio, sul microclima, ha permesso dievidenziare i limiti di un habitat che, originaria-

mente, risulta invivibile, essendo costituito daun anfiteatro di nuda roccia, che, d’estate,infuocata dal sole, rende le temperature simili aquelle di un altoforno. Nel contempo, però, gliesperti hanno saputo indicare le soluzioni, perovviare a questi inconvenienti. Stiamo rimetten-do la vegetazione - spiega il Dr. Bulfon -; abbia-mo piantato oltre 14 mila piante, sulla cima delcostone e più giù, scavando buchi e mettendola terra. L’ingresso dell’acqua, nella darsena ar-tificiale, ricavata scavando la base della cava,fino ad oltre 4 metri, sotto il livello del mare, perun equivalente di più di un milione di metri cubidi roccia, farà il resto, per ridurre gli effetti delriverbero delle rocce.

Le costruzioni saranno a bassissimo dispen-dio energetico, pannelli solari e refrigerazionegeotermica, cioè, pescando l’acqua fredda sot-to terra.

I 230 mila metri quadrati di roccia sono, ades-so, già scavati, tagliati e ridisegnati. La vecchiacava è diventata un fondale arrotondato e scen-de, a maxi-gradoni, verso la base: è il gusciodelle abitazioni “vista mare”, su un dislivello di82 metri, che verranno ricoperte di vegetazionee mimetizzante.

Il “paradiso” sul golfo, che ha attraversatonon si sa più quanti ricorsi: al Tar, ai tribunali,alla Corte europea, ha dilaniato amministrazio-ni e sindaci, prosciugato le casse del Wwf, il piùtosto avversario, turbato politici e soprintendenti,impegnato Regione e ministeri, sta crescendodi giorno in giorno.

Oggi, ci sono tutte le autorizzazioni possibilie immaginabili, il progetto delle casette finto-marinaro è stato modificato e migliorato, rispet-to alla prima versione; il numero delle costru-zioni è stato ridotto del 60%; i 122.000 metri cubidi edificato, pari a 350-400 unità recettive, i 3alberghi, i 100 posti barca, nel 2013, sarannopronti. Sia chiaro che, in un posto di tale straor-

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LUGLIO 2010 - BOLLETTINO N. 4

dinaria bellezza, faremo, dice il Dr. Bulfon, ognicosa, secondo la filosofia del ”turismo di quintagenerazione”, cioè un intervento che si inseri-sca nell’ambiente, ricordandone la tipologia: lecase in pietra locale, i parcheggi tutti interrati,una sola via percorribile dalle auto, accesso li-bero a tutti i cittadini (purché a piedi), nuovespiagge, un centro termale e di benessere. Laparte alta, della parete della ex cava, non verràtoccata, resterà naturale.

Il cantiere, nelle sue varie fasi, non impie-gherà mai meno di 300 operai e mediamentedarà lavoro a circa 400 persone. Altre 200 tro-veranno impiego nell’indotto che non sarà poco,perché, vorrei dire, ha concluso il relatore, ci sia-mo condannati all’eccellenza: le finiture saran-no di pregio, perché in uno scenario naturale cosìincomparabile non c’è altra scelta, davvero.

a cura di Renzo Carretta

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DICONO DI NOI

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LUGLIO 2010 - BOLLETTINO N. 4

A cura di Italicoe Marco Stener

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ROTARY CLUB MUGGIA - Distretto 2060

Anno rot ariano 2009-2010Programma luglio - settembre 2010

LUGLIO

Mercoledì 7 Lido - ore 20,00 dott. Antonio Paoletti (Presidente Camera diconviviale con coniugi Commercio) - LA RINASCITA ECONOMICA DI

TRIESTE E PROVINCIA

Mercoledì 14 Lido - ore 19,00 Consiglio DirettivoLido - ore 20,00 Sergio Ashiku: Relazione Programmatica

Mercoledì 21 Lido - ore 20,00 dott. Cosimo Paparo (Amministratore Delegato diconviviale con coniugi Trieste Trasporti) - TRIESTE TRASPORTI OGGI

E NELL'OBIETTIVO DELLA GARA REGIONALE

Giovedì 29 ore 20,00 - Parco del Castello di Miramare: INTERCLUB con i RC Trieste - Triesteconviviale con coniugi Nord - Monfalcone Grado - Gorizia

AGOSTO

Mercoledì 25 Lido - ore 20,00 Aperitivo presso l'Agriturismo Scherani inconviviale con coniugi INTERCLUB con i RC partecipanti al Service di

Ancarano

SETTEMBRE

Mercoledì 1 Lido - ore 20,00 VISITA DEL GOVERNATORE Riccardo Caronna

Mercoledì 8 Lido - ore 19,00 Consiglio DirettivoLido - ore 20,00 dott. Roberto Borghesi (Presidente Associazione

Antiquari del FVG: DALLA MISURA DELL'OMBRAALLA MISURA DEL TEMPO

Mercoledì 15 Lido - ore 20,00 Veit Heinichen (Scrittore): INCONTRO CON LOconviviale con coniugi SCRITTORE ED I SUOI PERSONAGGI

Mercoledì 22 Lido - ore 20,00 dott. Adriano Dugulin (Direttore Area Cultura delconviviale con coniugi Comune di Trieste): TRIESTE TRA CULTURA E

MUSEI

Mercoledì 29 Lido - ore 20,00 Sergio Ashiku: Relazione del 1° Trimestre