Bollettino (II/2008)

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ANNO LX BOLLETTINO UFFICIALE DELL'ARCIDIOCESI METROPOLITANA DI PESCARA-PENNE MMVIII - 2

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Il semestrale di documenti ufficiali dell'arcidiocesi di Pescara-Penne. Anno 2008, II semestre

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ANNO LX

BOLLETTINO UFFICIALEDELL'ARCIDIOCESI METROPOLITANA

DI PESCARA-PENNE

MMVIII - 2

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Periodico della Diocesi di PescaraAnno LX - N° 2

Presidente:S. E. R. Mons. Tommaso VALENTINETTI

Direttore:Dott.ssa Lidia [email protected]

Direttore Responsabile:Dott. Ernesto GRIPPO

Amministratore:Can. Antonio DI GIULIO

Editore:Curia Arcivescovile Metropolitana Pescara-Penne

Sede Legale:

Curia Arcivescovile Metropolitana Pescara-Penne

Piazza Spirito Santo, 5

65121 PESCARA

Fotocomposizione e Stampa:

Tipografia MAX PRINT

65016 MONTESILVANO (PE)

Rivista Diocesana

C.C.P. n° 16126658

Periodico registrato presso il Tribunale di Pescara

al n° 11/95 in data 24.05.1995

Spedizione in abb. postale 50% PESCARA

CURIA METROPOLITANAPiazza Spirito Santo, 5 - 65121 Pescara - Tel. 085-4222571 - Fax 085-4213149

ARCIVESCOVADOPiazza Spirito Santo, 5 - 65121 Pescara - Tel. 085-2058897

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LA PAROLA DEL PAPA

Messaggio al popolo australiano ed ai giovani pellegrini che prendono partealla Giornata Mondiale della Gioventù 2008 ..................................................................... pag. 6

Discorso ai giovani a Sydney (Australia) in occasionedella XXIII Giornata Mondiale della Gioventù ................................................................... “ 8

Omelia a Sydney (Australia) in occasione della XXIII Giornata Mondiale della Gioventù ... “ 15

Omelia per il 150° anniversario delle apparizioni di Lourdes ............................................. “ 22

Messaggio al Signor Jaques Diouf, Direttore Generale della F.A.O.in occasione della Giornata Mondiale dell’Alimentazione 2008 ......................................... “ 28

Messaggio per la Giornata del Ringraziamento 2008 (Commissione Episcopale) .............. “ 31

Omelia nella Solennità del Natale del Signore - Santa Messa di mezzanotte ...................... “ 35

Messaggio Urbi et Orbi - Natale 2008 ................................................................................. “ 40

Omelia durante la celebrazione dei Vespri e del Te Deum di Ringraziamentoper la fine dell’anno ............................................................................................................................. “ 43

VITA DIOCESANA

NOMINENomine e incardinazione ............................................................................................................ “ 50

VARIELineamenti di Vita Pastorale ...................................................................................................... “ 58Necrologio del Sac. don Bruno Cassini ................................................................................... “ 70Rogito per la morte e tumulazione di Mons. Antonio Iannucci .......................................... “ 71Necrologio del Sac. don Palmerino Di Battista ...................................................................... “ 74

AMMINISTRAZIONEErrata Corrige ............................................................................................................................... “ 76

“RESTANDO FEDELE ALLA TERRA HA CERCATO LE COSE DELL’ALTO”S. E. Antonio Iannucci - TESTAMENTO .............................................................................. “ 79Omelia per il funerale di S. E. Mons. Antonio Iannucci ...................................................... “ 86

SOMMARIO

MMVIII - 2

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LA PAROLA DEL PAPA

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MESSAGGIO AL POPOLO AUSTRALIANOED AI GIOVANI PELLEGRINI CHE PRENDONO PARTEALLA GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ 2008

“Avrete forza nello Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni”(Atti, 1, 8)

La grazia e la pace di Dio nostro Padre e del Signore Gesù Cristo sianocon tutti voi! Fra pochi giorni comincerò la mia visita apostolica nel vostroPaese per celebrare a Sydney la XXIII Giornata Mondiale della Gioventù.Attendo con ansia le giornate che trascorrerò con voi e, in particolare, le op-portunità di pregare e riflettere con i giovani di tutto il mondo.

Innanzitutto, desidero esprimere apprezzamento a tutti coloro che hannoofferto molto del loro tempo, delle loro risorse e delle loro preghiere a so-stegno di questa celebrazione. Il Governo australiano e il Governo delloStato del Nuovo Galles del Sud, gli organizzatori di tutti gli eventi e i mem-bri della comunità imprenditoriale che hanno fornito la sponsorizzazione,tutti voi avete volentieri sostenuto questo evento e a nome dei giovani par-tecipanti alla Giornata Mondiale della Gioventù vi ringrazio sinceramente.

Molti giovani hanno fatto grandi sacrifici per giungere in Australia e pre-go affinché vengano ricompensati abbondantemente. Le parrocchie, le scuo-le e le famiglie ospiti sono state molto generose nell’accogliere questi gio-vani visitatori e anche loro meritano il nostro ringraziamento e il nostro ap-prezzamento.

“Avrete forza nello Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testi-m o n i ” (Atti 1, 8). Questo è il tema della XXIII Giornata Mondiale dellaG i o v e n t ù. Quanto il nostro mondo ha bisogno di una rinnovata eff u s i o n edello Spirito Santo! Molti non hanno ancora udito la Buona Novella di Ge-sù Cristo, mentre moltissimi, per varie ragioni, non hanno riconosciuto inessa la verità salvifica che sola può soddisfare gli aneliti più profondi del lo-ro cuore. Il salmista prega: “Mandi il tuo spirito, sono creati, e rinnovi lafaccia della terra” (Salmo 104, 30). Sono convinto del fatto che i giovani so-no chiamati a essere strumenti di quel rinnovamento, comunicando ai coeta-

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nei la gioia che hanno provato mediante la conoscenza e la sequela di Cristoe condividendo con gli altri l’amore che lo Spirito riversa nei loro cuori, af-finché anche loro possano essere colmi di speranza e di rendimento di gra-zie per tutte le buone cose che hanno ricevuto da Dio, nostro Padre Celeste.

Molti giovani oggi non hanno speranza. Sono perplessi di fronte allequestioni che si presentano loro con sempre maggiore urgenza in un mondoche confonde, e spesso non sanno a chi rivolgersi per ottenere delle rispo-ste. Vedono povertà e ingiustizia e desiderano trovare soluzioni. Sono sfida-ti dagli argomenti di quanti negano l’esistenza di Dio e così chiedono comerispondere. Osservano i gravi danni causati all’ambiente dall’avidità umanae lottano per trovare modi per convivere in armonia con la natura e con ilprossimo.

Dove possono trovare risposte? Lo Spirito ci indica la via che conducealla vita, all’amore e alla verità. Lo Spirito ci orienta a Gesù Cristo. Asant’Agostino si attribuisce quanto segue: “Se vuoi restare giovane, cercaCristo”. In Lui troviamo le risposte che cerchiamo, troviamo gli obiettiviper i quali vale veramente la pena vivere, troviamo la forza di percorrere ilcammino che porterà a un mondo migliore. I nostri cuori sono inquieti fin-ché non trovano pace nel Signore, come afferma sant’Agostino all’iniziodelle Confessioni, la famosa narrazione della sua giovinezza. Prego affinchéil cuore dei giovani che si riuniranno a Sydney per la celebrazione dellaGiornata Mondiale della Gioventù trovi veramente pace nel Signore e cheessi siano colmi di gioia e fervore per diffondere la Buona Novella fra i loroamici, familiari e tutti quelli che incontreranno.

Cari amici australiani, sebbene potrò trascorrere solo alcuni giorni nelvostro Paese e non potrò recarmi fuori da Sydney, il mio cuore raggiungevoi tutti, inclusi i malati e coloro che affrontano difficoltà di ogni genere. Anome di tutti i giovani, vi ringrazio ancora una volta per il sostegno dellamia missione e vi chiedo di continuare a pregare per loro in particolare. Nonmi resta che rinnovare il mio invito ai giovani di tutto il mondo a unirsi ame in Australia, la grande “terra meridionale dello Spirito Santo”. Attendocon ansia di incontrarvi là! Che Dio vi benedica tutti.

Vaticano, 4 luglio 2008

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DISCORSO AI GIOVANI A SYDNEY (AUSTRALIA) IN OCCASIONE DELLA XXIII GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ

(13 - 21 LUGLIO 2008)

Ippodromo di RandwickSabato, 19 luglio 2008

Carissimi giovani,

ancora una volta, questa sera, abbiamo udito la grande promessa di Cri-sto – “avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi” – ed abbiamoascoltato il suo comando – “mi sarete testimoni… fino agli estremi confinidella terra” (At 1,8). Furono proprio queste le ultime parole che Gesù pro-nunciò prima della sua ascensione al cielo. Cosa abbiano provato gli Apo-stoli nell’udirle possiamo soltanto immaginarlo. Ma sappiamo che il loroprofondo amore per Gesù e la loro fiducia nella sua parola li spinse a radu-narsi e ad attendere; non ad attendere senza scopo, ma insieme, uniti nellapreghiera, con le donne e con Maria nella sala superiore (cfr At 1,14). Que-sta sera noi facciamo lo stesso. Radunati davanti alla nostra Croce che hatanto viaggiato e all’icona di Maria, sotto lo splendore celeste della costella-zione della Croce del Sud, noi preghiamo. Questa sera, io prego per voi eper i giovani di ogni parte del mondo. Lasciatevi ispirare dall’esempio deivostri Patroni! Accogliete nel vostro cuore e nella vostra mente i sette donidello Spirito Santo! Riconoscete e credete nella potenza dello Spirito Santonella vostra vita!

L’altro giorno abbiamo parlato dell’unità e dell’armonia della creazionedi Dio e del nostro posto in essa. Abbiamo ricordato come, mediante ilgrande dono del Battesimo, noi, che siamo creati ad immagine e somiglian-za di Dio, siamo rinati, siamo divenuti figli adottivi di Dio, nuove creature.Ed è perciò come figli della luce di Cristo – simboleggiata dalle candele ac-cese che ora tenete in mano – che diamo testimonianza nel nostro mondo al-lo splendore che nessuna tenebra può vincere (cfr Gv 1,5).

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Questa sera fissiamo la nostra attenzione sul “come” diventare testimoni.Abbiamo bisogno di conoscere la persona dello Spirito Santo e la sua pre-senza vivificante nella nostra vita. Non è cosa facile! In effetti, la varietà diimmagini che troviamo nella Scrittura a riguardo dello Spirito – vento, fuo-co, soffio – sono un segno della nostra difficoltà ad esprimere su di lui unanostra comprensione articolata. E tuttavia sappiamo che è lo Spirito Santoche, benché silenzioso e invisibile, offre direzione e definizione alla nostratestimonianza su Gesù Cristo.

Voi già sapete che la nostra testimonianza cristiana è offerta ad un mon-do che per molti aspetti è fragile. L’unità della creazione di Dio è indebolitada ferite che vanno in profondità, quando le relazioni sociali si rompono oquando lo spirito umano è quasi completamente schiacciato mediante losfruttamento e l’abuso delle persone. Di fatto, la società contemporanea su-bisce un processo di frammentazione a causa di un modo di pensare che èper natura sua di corta visione, perché trascura l’intero orizzonte della verità– della verità riguardo a Dio e riguardo a noi. Per sua natura il relativismonon riesce a vedere l’intero quadro. Ignora quegli stessi principi che ci ren-dono capaci di vivere e di crescere nell’unità, nell’ordine e nell’armonia.

Qual è la nostra risposta, come testimoni cristiani, a un mondo diviso eframmentato? Come possiamo offrire la speranza di pace, di guarigione e diarmonia a quelle “stazioni” di conflitto, di sofferenza e di tensione attraver-so le quali voi avete scelto di passare con questa Croce della Giornata Mon-diale della Gioventù? L’unità e la riconciliazione non possono essere rag-giunte mediante i nostri sforzi soltanto. Dio ci ha fatto l’uno per l’altro (cfrGn 2,24) e soltanto in Dio e nella sua Chiesa possiamo trovare quell’unitàche cerchiamo. Eppure, a fronte delle imperfezioni e delle delusioni sia in-dividuali che istituzionali, noi siamo tentati a volte di costruire artificial-mente una comunità “perfetta”. Non si tratta di una tentazione nuova. Lastoria della Chiesa contiene molti esempi di tentativi di aggirare o scavalca-re le debolezze ed i fallimenti umani per creare un’unità perfetta, un’utopiaspirituale.

Tali tentativi di costruire l’unità in realtà la minano! Separare lo SpiritoSanto dal Cristo presente nella struttura istituzionale della Chiesa compro-metterebbe l’unità della comunità cristiana, che è precisamente il dono dello

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Spirito! Ciò tradirebbe la natura della Chiesa quale Tempio vivo dello Spiri-to Santo (cfr 1 Cor 3,16). È lo Spirito infatti che guida la Chiesa sulla viadella piena verità e la unifica nella comunione e nelle opere del ministero(cfr Lumen gentium, 4). Purtroppo la tentazione di “andare avanti da soli”persiste. Alcuni parlano della loro comunità locale come di un qualcosa diseparato dalla cosiddetta Chiesa istituzionale, descrivendo la prima comeflessibile ed aperta allo Spirito, e la seconda come rigida e priva dello Spiri-to.

L’unità appartiene all’essenza della Chiesa (cfr Catechismo della ChiesaCattolica, 813); è un dono che dobbiamo riconoscere e aver caro. Questasera preghiamo per il nostro proposito di coltivare l’unità: di contribuire adessa! di resistere ad ogni tentazione di andarcene via! Poiché è esattamentel’ampiezza, la vasta visione della nostra fede – solida ed insieme aperta,consistente e insieme dinamica, vera e tuttavia sempre protesa ad una cono-scenza più profonda – che possiamo offrire al nostro mondo. Cari giovani,non è forse a causa della vostra fede che amici in difficoltà o alla ricerca disenso nella loro vita si sono rivolti a voi? Siate vigilanti! Sappiate ascoltare!Attraverso le dissonanze e le divisioni del mondo, potete voi udire la voceconcorde dell’umanità? Dal bimbo derelitto di un campo nel Darfur ad unadolescente turbato, ad un genitore in ansia in una qualsiasi periferia, o for-se proprio ora dalle profondità del vostro cuore, emerge il medesimo gridoumano che anela ad un riconoscimento, ad un’appartenenza, all’unità. Chisoddisfa questo desiderio umano essenziale ad essere uno, ad essere immer-so nella comunione, ad essere edificato, ad essere guidato alla verità? LoSpirito Santo! Questo è il suo ruolo: portare a compimento l’opera di Cristo.Arricchiti dei doni dello Spirito, voi avrete la forza di andare oltre le visioniparziali, la vuota utopia, la precarietà fugace, per offrire la coerenza e lacertezza della testimonianza cristiana!

Amici, quando recitiamo il Credo affermiamo: “Credo nello Spirito Santo,che è Signore e dà la vita”. Lo “Spirito creatore” è la potenza di Dio che dà lavita a tutta la creazione ed è la fonte di vita nuova e abbondante in Cristo. LoSpirito mantiene la Chiesa unita al suo Signore e fedele alla Tradizione apo-stolica. Egli è l’ispiratore delle Sacre Scritture e guida il Popolo di Dio allapienezza della verità (cfr Gv 16,13). In tutti questi modi lo Spirito è il “datoredi vita”, che ci conduce al cuore stesso di Dio. Così, quanto più consentiamo

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allo Spirito di dirigerci, tanto maggiore sarà la nostra configurazione a Cristoe tanto più profonda la nostra immersione nella vita del Dio uno e trino.

Questa partecipazione alla natura stessa di Dio (cfr 2 Pt,1,4) avviene,nello svolgersi dei quotidiani eventi della vita, in cui Egli è sempre presente(cfr Bar 3,38). Vi sono momenti, tuttavia, nei quali possiamo essere tentatidi ricercare un certo appagamento fuori di Dio. Gesù stesso chiese ai Dodi-ci: “Forse anche voi volete andarvene?” (Gv 6,67). Un tale allontanamentomagari offre l’illusione della libertà. Ma dove ci porta? Da chi possiamo noiandare? Nei nostri cuori, infatti, sappiamo che solo il Signore ha “parole divita eterna” (Gv 6,67-69). L’allontanamento da lui è solo un futile tentativodi fuggire da noi stessi (cfr S. Agostino, Confessioni VIII,7). Dio è con noinella realtà della vita e non nella fantasia! Affrontare la realtà, non di sfug-girla: è questo ciò che noi cerchiamo! Perciò lo Spirito Santo con delicatez-za, ma anche con risolutezza ci attira a ciò che è reale, a ciò che è durevole,a ciò che è vero. È lo Spirito che ci riporta alla comunione con la TrinitàSantissima!

Lo Spirito Santo è stato in vari modi la Persona dimenticata della Santis-sima Trinità. Una chiara comprensione di lui sembra quasi fuori della nostraportata. E tuttavia quando ero ancora ragazzino, i miei genitori, come i vo-stri, mi insegnarono il segno della Croce e così giunsi presto a capire chec’è un Dio in tre Persone, e che la Trinità è al centro della fede e della vitacristiana. Quando crebbi in modo da avere una certa comprensione di DioPadre e di Dio Figlio - i nomi significavano già parecchio - la mia compren-sione della terza Persona della Trinità rimaneva molto carente. Perciò, dagiovane sacerdote incaricato di insegnare teologia, decisi di studiare i testi-moni eminenti dello Spirito nella storia della Chiesa. Fu in questo itinerarioche mi ritrovai a leggere, tra gli altri, il grande sant’Agostino.

La sua comprensione dello Spirito Santo si sviluppò in modo graduale;fu una lotta. Da giovane aveva seguito il Manicheismo – uno di quei tentati-vi che ho menzionato prima, di creare un’utopia spirituale separando le cosedello spirito da quelle della carne. Di conseguenza, all’inizio egli era so-spettoso di fronte all’insegnamento cristiano sull’incarnazione di Dio. E tut-tavia la sua esperienza dell’amore di Dio presente nella Chiesa lo portò acercarne la fonte nella vita del Dio uno e trino. Questo lo portò a tre partico-

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lari intuizioni sullo Spirito Santo come vincolo di unità all’interno dellaSantissima Trinità: unità come comunione, unità come amore durevole,unità come donante e dono. Queste tre intuizioni non sono soltanto teoriche.Esse aiutano a spiegare come opera lo Spirito. In un mondo in cui sia gli in-dividui sia le comunità spesso soffrono dell’assenza di unità e di coesione,tali intuizioni ci aiutano a rimanere sintonizzati con lo Spirito e ad estenderee chiarire l’ambito della nostra testimonianza.

Perciò con l’aiuto di sant’Agostino, cerchiamo di illustrare qualcosa del-l’opera dello Spirito Santo. Egli annota che le due parole “Spirito” e “San-to” si riferiscono a ciò che appartiene alla natura divina; in altre parole, aciò che è condiviso dal Padre e dal Figlio, alla loro comunione. Per cui, sela caratteristica propria dello Spirito è di essere ciò che è condiviso dal Pa-dre e dal Figlio, Agostino ne conclude che la qualità peculiare dello Spiritoè l’unità. Un’unità di comunione vissuta: un’unità di persone in relazionevicendevole di costante dono; il Padre e il Figlio che si donano l’uno all’al-tro. Cominciamo così ad intravedere, penso, quanto illuminante sia talecomprensione dello Spirito Santo come unità, come comunione. Una veraunità non può mai essere fondata su relazioni che neghino l’uguale dignitàdelle altre persone. E neppure l’unità è semplicemente la somma totale deigruppi mediante i quali noi a volte cerchiamo di “definire” noi stessi. Difatto, solo nella vita di comunione l’unità si sostiene e l’identità umana sirealizza appieno: riconosciamo il comune bisogno di Dio, rispondiamo al-l’unificante presenza dello Spirito Santo e ci doniamo vicendevolmente nelservizio degli uni agli altri.

La seconda intuizione di Agostino – cioè, lo Spirito Santo come amoreche permane – discende dallo studio che egli fece della Prima Lettera disan Giovanni, là dove l’autore ci dice che “Dio è amore” (1 Gv 4,16). Ago-stino suggerisce che queste parole, pur riferendosi alla Trinità nel suo insie-me, debbono intendersi anche come espressive di una caratteristica partico-lare dello Spirito Santo. Riflettendo sulla natura permanente dell’amore –“chi resta nell’amore rimane in Dio e Dio rimane in lui” (ibid.) – Agostinosi chiede: è l’amore o lo Spirito che garantisce il dono durevole? E questa èla conclusione alla quale egli arriva: “Lo Spirito Santo fa dimorare noi inDio e Dio in noi; ma è l’amore che causa ciò. Lo Spirito pertanto è Dio co-me amore!” (De Tr i n i t a t e 1 5 , 1 7 , 3 1 ) . È una magnifica spiegazione: Dio

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condivide se stesso come amore nello Spirito Santo. Che cosa d’altro pos-siamo sapere sulla base di questa intuizione? L’amore è il segno della pre-senza dello Spirito Santo! Le idee o le parole che mancano di amore – an-che se appaiono sofisticate o sagaci – non possono essere “dello Spirito”. Dipiù: l’amore ha un tratto particolare; lungi dall’essere indulgente o volubile,ha un compito o un fine da adempiere: quello di permanere. Per sua natural’amore è durevole. Ancora una volta, cari amici, possiamo gettare un ulte-riore colpo d’occhio su quanto lo Spirito Santo offre al mondo: amore chedissolve l’incertezza; amore che supera la paura del tradimento; amore cheporta in sé l’eternità; il vero amore che ci introduce in una unità che perma-ne!

La terza intuizione – lo Spirito Santo come dono - Agostino la deducedalla riflessione su un passo evangelico che tutti conosciamo ed amiamo: ilcolloquio di Cristo con la samaritana presso il pozzo. Qui Gesù si rivela co-me il datore dell’acqua viva (cfr Gv 4,10), che viene poi qualificata come loSpirito (cfr Gv 7,39; 1 Cor 12,13). Lo Spirito è “il dono di Dio” (Gv 4,10) –la sorgente interiore (cfr Gv 4,14) – che soddisfa davvero la nostra sete piùprofonda e ci conduce al Padre. Da tale osservazione Agostino conclude cheil Dio che si concede a noi come dono è lo Spirito Santo (cfr De Trinitate,15,18,32). Amici, ancora una volta gettiamo uno sguardo sulla Trinità all’o-pera: lo Spirito Santo è Dio che eternamente si dona; al pari di una sorgenteperenne, egli offre niente di meno che se stesso. Osservando questo donoincessante, giungiamo a vedere i limiti di tutto ciò che perisce, la follia diuna mentalità consumistica. In particolare, cominciamo a comprendere per-ché la ricerca di novità ci lascia insoddisfatti e desiderosi di qualcos’altro.Non stiamo noi forse ricercando un dono eterno? La sorgente che mai siesaurirà? Con la samaritana esclamiamo: Dammi di quest’acqua, così chenon abbia più sete (cfr Gv 4,15)!

Carissimi giovani, abbiamo visto che è lo Spirito Santo a realizzare lameravigliosa comunione dei credenti in Cristo Gesù. Fedele alla sua naturadi datore e insieme di dono, egli è ora all’opera mediante voi. Ispirati dalleintuizioni di sant’Agostino, fate sì che l’amore unificante sia la vostra misu-ra; l’amore durevole sia la vostra sfida; l’amore che si dona la vostra mis-sione!

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Domani quello stesso dono dello Spirito verrà solennemente conferito ainostri candidati alla Cresima. Io pregherò: “Dona loro lo spirito di sapienzae di intelletto, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di scienza e di pietà eriempili dello spirito del tuo santo timore”. Questi doni dello Spirito – cia-scuno dei quali, come ci ricorda san Francesco di Sales, è un modo per par-tecipare all’unico amore di Dio – non sono né un premio né un riconosci-mento. Sono semplicemente donati (cfr 1 Cor 1 2 , 11). Ed essi esigono daparte del ricevente soltanto una risposta: “Accetto”! Percepiamo qui qualco-sa del mistero profondo che è l’essere cristiani. Ciò che costituisce la nostrafede non è in primo luogo ciò che facciamo, ma ciò che riceviamo. Dopotutto, molte persone generose che non sono cristiane possono realizzare bendi più di ciò che facciamo noi. Amici, accettate di essere introdotti nella vitatrinitaria di Dio? Accettate di essere introdotti nella sua comunione d’amo-re?

I doni dello Spirito che operano in noi imprimono la direzione e danno ladefinizione della nostra testimonianza. Orientati per loro natura all’unità, idoni dello Spirito ci vincolano ancor più strettamente all’insieme del Corpodi Cristo (cfr Lumen gentium, 11), mettendoci meglio in grado di edificarela Chiesa, per servire così il mondo (cfr Ef 4,13). Ci chiamano ad un’attivae gioiosa partecipazione alla vita della Chiesa: nelle parrocchie e nei movi-menti ecclesiali, nelle lezioni di religione a scuola, nelle cappellanie univer-sitarie e nelle altre organizzazioni cattoliche. Sì, la Chiesa deve crescerenell’unità, deve rafforzarsi nella santità, ringiovanirsi, e costantemente rin-novarsi (cfr Lumen gentium).

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OMELIA A SYDNEY (AUSTRALIA) IN OCCASIONE DELLA XXIII GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ

(13 - 21 LUGLIO 2008)

Ippodromo di RandwickDomenica, 20 luglio 2008

Cari amici,

“avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi” (At 1,8). Abbia-mo visto realizzata questa promessa! Nel giorno di Pentecoste, come abbia-mo ascoltato nella prima lettura, il Signore risorto, seduto alla destra del Pa-dre, ha inviato lo Spirito sui discepoli riuniti nel Cenacolo. Per la forza diquesto Spirito, Pietro e gli Apostoli sono andati a predicare il Vangelo finoai confini della terra. In ogni età ed in ogni lingua la Chiesa continua a pro-clamare in tutto il mondo le meraviglie di Dio e invita tutte le nazioni e ipopoli alla fede, alla speranza e alla nuova vita in Cristo.

In questi giorni anch’io sono venuto, come Successore di san Pietro, inquesta stupenda terra d’Australia. Sono venuto a confermare voi, miei gio-vani fratelli e sorelle, nella vostra fede e ad aprire i vostri cuori al poteredello Spirito di Cristo e alla ricchezza dei suoi doni. Prego perché questagrande assemblea, che unisce giovani “di ogni nazione che è sotto il cielo”(At 2,5), diventi un nuovo Cenacolo. Possa il fuoco dell’amore di Dio scen-dere a riempire i vostri cuori, per unirvi sempre di più al Signore e alla suaChiesa e inviarvi, come nuova generazione di apostoli, a portare il mondo aCristo!

“Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi”. Queste paroledel Signore Risorto hanno uno speciale significato per quei giovani che sa-ranno confermati, segnati con il dono dello Spirito Santo, durante questaSanta Messa. Ma queste parole sono anche indirizzate ad ognuno di noi, atutti coloro cioè che hanno ricevuto il dono dello Spirito di riconciliazione edella nuova vita nel Battesimo, che lo hanno accolto nei loro cuori come lo-ro aiuto e guida nella Confermazione e che quotidianamente crescono neisuoi doni di grazia mediante la Santa Eucaristia. In ogni Messa, infatti, lo

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Spirito Santo discende nuovamente, invocato nella solenne preghiera dellaChiesa, non solo per trasformare i nostri doni del pane e del vino nel Corpoe nel Sangue del Signore, ma anche per trasformare le nostre vite, per faredi noi, con la sua forza, “un solo corpo ed un solo spirito in Cristo”.

Ma che cosa è questo “potere” dello Spirito Santo? È il potere della vitadi Dio! È il potere dello stesso Spirito che si librò sulle acque all’alba dellacreazione e che, nella pienezza dei tempi, rialzò Gesù dalla morte. È il pote-re che conduce noi e il nostro mondo verso l’avvento del Regno di Dio. NelVangelo di oggi, Gesù annuncia che è iniziata una nuova era, nella quale loSpirito Santo sarà effuso sull’umanità intera (cfr Lc 4,21). Egli stesso, con-cepito per opera dello Spirito Santo e nato dalla Vergine Maria, è venuto tranoi per portarci questo Spirito. Come sorgente della nostra nuova vita inCristo, lo Spirito Santo è anche, in un modo molto vero, l’anima della Chie-sa, l’amore che ci lega al Signore e tra di noi e la luce che apre i nostri occhiper vedere le meraviglie della grazia di Dio intorno a noi.

Qui in Australia, questa “grande terra meridionale dello Spirito Santo”,noi tutti abbiamo avuto un’indimenticabile esperienza della presenza e dellapotenza dello Spirito nella bellezza della natura. I nostri occhi sono statiaperti per vedere il mondo attorno a noi come veramente è: “ricolmo”, comedice il poeta “della grandezza di Dio”, ripieno della gloria del suo amorecreativo. Anche qui, in questa grande assemblea di giovani cristiani prove-nienti da tutto il mondo, abbiamo avuto una vivida esperienza della presen-za e della forza dello Spirito nella vita della Chiesa. Abbiamo visto la Chie-sa per quello che veramente è: Corpo di Cristo, vivente comunità d’amore,comprendente gente di ogni razza, nazione e lingua, di ogni tempo e luogo,nell’unità nata dalla nostra fede nel Signore risorto.

La forza dello Spirito non cessa mai di riempire di vita la Chiesa! Attra-verso la grazia dei Sacramenti della Chiesa, questa forza fluisce anche nelnostro intimo, come un fiume sotterraneo che nutre lo spirito e ci attira sem-pre più vicino alla fonte della nostra vera vita, che è Cristo. Sant’Ignazio diAntiochia, che morì martire a Roma all’inizio del secondo secolo, ci ha la-sciato una splendida descrizione della forza dello Spirito che dimora dentrodi noi. Egli ha parlato dello Spirito come di una fontana di acqua viva chezampilla nel suo cuore e sussurra: “Vieni, vieni al Padre!” (cfr Ai Romani,6,1-9).

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Tuttavia questa forza, la grazia dello Spirito, non è qualcosa che possia-mo meritare o conquistare; possiamo solamente riceverla come puro dono.L’amore di Dio può effondere la sua forza solo quando gli permettiamo dicambiarci dal di dentro. Noi dobbiamo permettergli di penetrare nella duracrosta della nostra indifferenza, della nostra stanchezza spirituale, del nostrocieco conformismo allo spirito di questo nostro tempo. Solo allora possia-mo permettergli di accendere la nostra immaginazione e plasmare i nostridesideri più profondi. Ecco perché la preghiera è così importante: la pre-ghiera quotidiana, quella privata nella quiete dei nostri cuori e davanti alSantissimo Sacramento e la preghiera liturgica nel cuore della Chiesa. Essaè pura ricettività della grazia di Dio, amore in azione, comunione con loSpirito che dimora in noi e ci conduce, attraverso Gesù, nella Chiesa, al no-stro Padre celeste. Nella potenza del suo Spirito, Gesù è sempre presentenei nostri cuori, aspettando quietamente che ci disponiamo nel silenzio ac-canto a Lui per sentire la sua voce, restare nel suo amore e ricevere la “for-za che proviene dall’alto”, una forza che ci abilita ad essere sale e luce peril nostro mondo.

Nella sua Ascensione, il Signore risorto disse ai suoi discepoli: “Saretemiei testimoni... fino ai confini del mondo” (At 1,8). Qui, in Australia, rin-graziamo il Signore per il dono della fede, che è giunto fino a noi come untesoro trasmesso di generazione in generazione nella comunione della Chie-sa. Qui, in Oceania, ringraziamo in modo speciale tutti quegli eroici missio-nari, sacerdoti e religiosi impegnati, genitori e nonni cristiani, maestri e ca-techisti che hanno edificato la Chiesa in queste terre. Testimoni come laBeata Mary MacKillop, San Peter Chanel, il Beato Peter To Rot e molti al-tri! La forza dello Spirito, rivelata nelle loro vite, è ancora all’opera nelleiniziative di bene che hanno lasciato, nella società che hanno plasmato eche ora è consegnata a voi.

Cari giovani, permettetemi di farvi ora una domanda. Che cosa lasceretevoi alla prossima generazione? State voi costruendo le vostre esistenze sufondamenta solide, state costruendo qualcosa che durerà? State vivendo levostre vite in modo da fare spazio allo Spirito in mezzo ad un mondo chevuole dimenticare Dio, o addirittura rigettarlo in nome di un falso concettodi libertà? Come state usando i doni che vi sono stati dati, la “forza” che loSpirito Santo è anche ora pronto a effondere su di voi? Che eredità lascereteai giovani che verranno? Quale differenza voi farete?

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La forza dello Spirito Santo non ci illumina soltanto né solo ci consola.Ci indirizza anche verso il futuro, verso l’avvento del Regno di Dio. Chemagnifica visione di una umanità redenta e rinnovata noi scorgiamo nellanuova era promessa dal Vangelo odierno! San Luca ci dice che Gesù Cristoè il compimento di tutte le promesse di Dio, il Messia che possiede in pie-nezza lo Spirito Santo per comunicarlo all’intera umanità. L’effusione delloSpirito di Cristo sull’umanità è un pegno di speranza e di liberazione controtutto quello che ci impoverisce. Tale effusione dona nuova vista al cieco,manda liberi gli oppressi, e crea unità nella e con la diversità ( cfr Lc 4,18-19; Is 61,1-2). Questa forza può creare un mondo nuovo: può “rinnovare lafaccia della terra” (cfr Sal 104, 30)!

R a fforzata dallo Spirito e attingendo ad una ricca visione di fede, unanuova generazione di cristiani è chiamata a contribuire all’edificazione diun mondo in cui la vita sia accolta, rispettata e curata amorevolmente, nonrespinta o temuta come una minaccia e perciò distrutta. Una nuova era incui l’amore non sia avido ed egoista, ma puro, fedele e sinceramente libero,aperto agli altri, rispettoso della loro dignità, un amore che promuova il lorobene e irradi gioia e bellezza. Una nuova era nella quale la speranza ci liberidalla superficialità, dall’apatia e dall’egoismo che mortificano le nostre ani-me e avvelenano i rapporti umani. Cari giovani amici, il Signore vi sta chie-dendo di essere profeti di questa nuova era, messaggeri del suo amore, capa-ci di attrarre la gente verso il Padre e di costruire un futuro di speranza pertutta l’umanità.

Il mondo ha bisogno di questo rinnovamento! In molte nostre società, ac-canto alla prosperità materiale, si sta allargando il deserto spirituale: un vuo-to interiore, una paura indefinibile, un nascosto senso di disperazione.Quanti dei nostri contemporanei si sono scavati cisterne screpolate e vuote(cfr Ger 2,13) in una disperata ricerca di significato, di quell’ultimo signifi-cato che solo l’amore può dare? Questo è il grande e liberante dono che ilVangelo porta con sé: esso rivela la nostra dignità di uomini e donne creatiad immagine e somiglianza di Dio. Rivela la sublime chiamata dell’uma-nità, che è quella di trovare la propria pienezza nell’amore. Esso dischiudela verità sull’uomo, la verità sulla vita.

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Anche la Chiesa ha bisogno di questo rinnovamento! Ha bisogno dellavostra fede, del vostro idealismo e della vostra generosità, così da poter es-sere sempre giovane nello Spirito (cfr Lumen gentium, 4). Nella secondaLettura di oggi, l’apostolo Paolo ci ricorda che ogni singolo Cristiano ha ri-cevuto un dono che deve essere usato per edificare il Corpo di Cristo. LaChiesa ha specialmente bisogno del dono dei giovani, di tutti i giovani. Essaha bisogno di crescere nella forza dello Spirito che anche adesso dona gioiaa voi giovani e vi ispira a servire il Signore con allegrezza. Aprite il vostrocuore a questa forza! Rivolgo questo appello in modo speciale a coloro cheil Signore chiama alla vita sacerdotale e consacrata. Non abbiate paura didire il vostro “sì” a Gesù, di trovare la vostra gioia nel fare la sua volontà,donandovi completamente per arrivare alla santità e facendo uso dei vostritalenti a servizio degli altri!

Fra poco celebreremo il sacramento della Confermazione. Lo SpiritoSanto discenderà sui candidati; essi saranno “segnati” con il dono dello Spi-rito e inviati ad essere testimoni di Cristo. Che cosa significa ricevere il “si-gillo” dello Spirito Santo? Significa essere indelebilmente segnati, inaltera-bilmente cambiati, significa essere nuove creature. Per coloro che hanno ri-cevuto questo dono, nulla può mai più essere lo stesso! Essere “battezzati”nello Spirito significa essere incendiati dall’amore di Dio. Essersi “abbeve-rati” allo Spirito (cfr 1 Cor 12,13) significa essere rinfrescati dalla bellezzadel piano di Dio per noi e per il mondo, e divenire a nostra volta una fontedi freschezza per gli altri. Essere “sigillati con lo Spirito” significa inoltrenon avere paura di difendere Cristo, lasciando che la verità del Vangelo per-mei il nostro modo di vedere, pensare ed agire, mentre lavoriamo per iltrionfo della civiltà dell’amore.

Nell’elevare la nostra preghiera per i confermandi, preghiamo anche per-ché la forza dello Spirito Santo ravvivi la grazia della Confermazione in cia-scuno di noi. Voglia lo Spirito riversare i suoi doni in abbondanza su tutti ipresenti, sulla città di Sydney, su questa terra di Australia e su tutto il suopopolo. Che ciascuno di noi sia rinnovato nello spirito di sapienza e d’intel-letto, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di scienza e di pietà, spirito disanto timore di Dio!

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Attraverso l’amorevole intercessione di Maria, Madre della Chiesa, pos-sa questa XXIII Giornata Mondiale della Gioventù essere vissuta come unnuovo Cenacolo, così che tutti noi, ardenti del fuoco dell’amore dello Spiri-to Santo, possiamo continuare a proclamare il Signore risorto e attrarre ognicuore a lui. Amen!

* * *

Saluto di cuore i giovani di lingua italiana, ed estendo il mio affettuosopensiero a quanti sono originari dell’Italia e vivono in Australia. Al terminedi questa straordinaria esperienza di Chiesa, che ci ha fatto vivere una rin-novata Pentecoste, tornate a casa rinvigoriti dalla forza dello Spirito Santo.Siate testimoni di Cristo risorto, speranza dei giovani e dell’intera famigliaumana!

Chers jeunes francophones, l’Esprit Saint est la source du message de Jé-sus-Christ et de son action salvifique. Il parle au cœur de chacun le langagequ’il comprend. La diversité des dons de l’Esprit vous fait comprendre la ri-chesse de grâces qui est en Dieu. Puissiez-vous vous ouvrir à son souffle !Puissiez-vous permettre son action en vous et autour de vous ! Vous vivrezainsi en Dieu et vous témoignerez que le Christ est le Sauveur que le mondeespère.

[Cari giovani francofoni, lo Spirito Santo è la fonte del messaggio di Ge -sù Cristo e della sua azione salvifica. Parla al cuore di ognuno nella linguache ognuno comprende. La diversità dei doni dello Spirito vi fa capire laricchezza di grazie che è in Dio. Che possiate aprirvi al suo afflato! Chepossiate permettere la sua azione in voi e attorno a voi! Vivrete così in Dioe testimonierete che Cristo è il Salvatore che il mondo attende].

Auch euch, liebe junge Freunde deutscher Sprache, gilt mein herzlicherGruß. Der Heilige Geist ist ein Geist der Gemeinschaft und wirkt Verständi-gung und Kommunikation. Sprecht mit anderen über eure Hoffnungen undIdeale, und sprecht von Gott und mit Gott! Glücklich ist der Mensch, der inder Liebe Gottes und in der Liebe zum Nächsten lebt. Gottes Geist führe eu-ch auf Wegen des Friedens!

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[Anche a voi, cari giovani amici di lingua tedesca, porgo il mio salutoaffettuoso! Lo Spirito Santo è uno spirito di comunione e permette compren -sione e comunicazione. Parlate agli altri delle vostre speranze e dei vostriideali e parlate di Dio e con Dio! Felice è l’uomo che vive nell’amore diDio e nell’amore del prossimo. Lo Spirito di Dio vi guidi lungo vie di pa -ce!].

Queridos jóvenes, en Cristo se cumplen todas las promesas de salvaciónverdadera para la humanidad. Él tiene para cada uno de vosotros un proyec-to de amor en el que se encuentra el sentido y la plenitud de la vida, y espe-ra de todos vosotros que hagáis fructificar los dones que os ha dado, siendosus testigos de palabra y con el propio ejemplo. No lo defraudéis.

[Cari giovani, in Cristo si compiono tutte le promesse di salvezza veraper l’umanità. Egli ha per ognuno di voi un progetto di amore in cui si tro -vano il senso e la pienezza della vita, e si aspetta da tutti voi che facciatefruttificare i doni che vi ha dato, come suoi testimoni con le parole e con ilvostro esempio. Non lo deludete].

Amados jovens de língua portuguesa, queridos amigos em Cristo! Sabeisque Jesus não vos quer sozinhos; disse Ele: «Eu rogarei ao Pai e Ele vosdará outro Consolador para estar convosco para sempre, o Espírito da ver-dade (…) que vós conheceis, porque habita convosco e está em vós» (Jo 14,16-17). É verdade! Sobre vós desceu uma língua de fogo do Pentecostes: é avossa marca de cristãos. Mas não foi para a guardardes só para vós, porque«a manifestação do Espírito é dada a cada um para proveito comum» (1 Cor12, 7). Levai este Fogo santo a todos os cantos da terra. Nada e ninguém Opoderá apagar, porque desceu do céu. Tal é a vossa força, caros jovens ami-gos! Por isso, vivei do Espírito e para o Espírito!

[Amati giovani di lingua portoghese, cari amici in Cristo! Sapete cheGesù non vuole che restiate soli. Egli dice: “Io pregherò il Padre ed egli vidarà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito diverità (...) Voi lo conoscete, perché egli dimora presso di voi e sarà in voi”(Gv 14, 16-17). È vero! Su di voi è discesa una lingua di fuoco della Pente -coste: è il vostro marchio di cristiani. Non dovete però conservarla solo pervoi, poiché “a ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spiritoper l’utilità comune” (1 Cor 12, 7). Portate questo Fuoco santo in tutti gli

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angoli della terra. Nulla e nessuno lo potrà spegnere, poiché è disceso dalcielo. Questa è la vostra forza, cari giovani amici! Per questo vivete delloSpirito e per lo Spirito!].

OMELIA PER IL 150° ANNIVERSARIO DELLE APPARIZIONI DI LOURDES

Prairie, LourdesDomenica, 14 settembre 2008

Signori Cardinali, caro Mons. Perrier,cari Fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio,cari pellegrini, fratelli e sorelle,

“Andate a dire ai sacerdoti che si venga qui in processione e che si co -struisca una cappella”. È il messaggio che Bernadette ricevette dalla “bellaSignora” nell’apparizione del 2 marzo 1858. Da 150 anni i pellegrini nonhanno mai cessato di venire alla grotta di Massabielle per ascoltare il mes-saggio di conversione e di speranza che è loro rivolto. Ed anche noi, eccociqui stamane ai piedi di Maria, la Vergine Immacolata, per metterci alla suascuola con la piccola Bernadette.

Ringrazio in modo particolare Mons. Jacques Perrier, Vescovo di Tarbese Lourdes, per la calorosa accoglienza che mi ha riservato e per le parolegentili che mi ha rivolto. Saluto i Cardinali, i Vescovi, i sacerdoti, i diaconi,i religiosi e le religiose, così come tutti voi, cari pellegrini di Lourdes, inspecial modo i malati. Siete venuti in grande numero a compiere questo pel-legrinaggio giubilare con me e ad affidare le vostre famiglie, i vostri parentied amici, e tutte le vostre intenzioni a Nostra Signora. La mia riconoscenzava anche alle Autorità civili e militari, che hanno voluto essere presenti aquesta Celebrazione eucaristica.

“Quale mirabile cosa è mai il possedere la Croce! Chi la possiede, pos -siede un tesoro! (Sant’Andrea di Creta, Omelia X per l’Esaltazione della

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Croce: PG 97, 1020). In questo giorno in cui la liturgia della Chiesa celebrala festa dell’Esaltazione della santa Croce, il Vangelo che avete appena inte-so ci ricorda il significato di questo grande mistero: Dio ha tanto amato ilmondo da dare il suo Figlio unigenito, perché gli uomini siano salvati (cfrGv 3,16). Il Figlio di Dio s’è reso vulnerabile, prendendo la condizione diservo, obbedendo fino alla morte e alla morte di croce (cfr Fil 2,8). È per lasua Croce che siamo salvati. Lo strumento di supplizio che, il Venerdì San-to, aveva manifestato il giudizio di Dio sul mondo, è divenuto sorgente divita, di perdono, di misericordia, segno di riconciliazione e di pace. “Per es -sere guariti dal peccato, guardiamo il Cristo crocifisso!” diceva sant’Ago -stino (Tract. in Johan.,X I I , 11). Sollevando gli occhi verso il Crocifisso,adoriamo Colui che è venuto per prendere su di sé il peccato del mondo edonarci la vita eterna. E la Chiesa ci invita ad elevare con fierezza questaCroce gloriosa affinché il mondo possa vedere fin dove è arrivato l’amoredel Crocifisso per gli uomini, per tutti gli uomini. Essa ci invita a renderegrazie a Dio, perché da un albero che aveva portato la morte è scaturita nuo-vamente la vita. È su questo legno che Gesù ci rivela la sua sovrana maestà,ci rivela che Egli è esaltato nella gloria. Sì, “Venite, adoriamolo!”. In mezzoa noi si trova Colui che ci ha amati fino a donare la sua vita per noi, Coluiche invita ogni essere umano ad avvicinarsi a Lui con fiducia.

È questo grande mistero che Maria ci affida anche stamane, invitandoci avolgerci verso il Figlio suo. In effetti, è significativo che, al momento dellaprima apparizione a Bernadette, Maria introduca il suo incontro col segnodella Croce. Più che un semplice segno, è un’iniziazione ai misteri della fe-de che Bernadette riceve da Maria. Il segno della Croce è in qualche modola sintesi della nostra fede, perché ci dice quanto Dio ci ha amati; ci diceche, nel mondo, c’è un amore più forte della morte, più forte delle nostredebolezze e dei nostri peccati. La potenza dell’amore è più forte del maleche ci minaccia. È questo mistero dell’universalità dell’amore di Dio per gliuomini che Maria è venuta a rivelare qui, a Lourdes. Essa invita tutti gli uo-mini di buona volontà, tutti coloro che soffrono nel cuore o nel corpo, ad al-zare gli occhi verso la Croce di Gesù per trovarvi la sorgente della vita, lasorgente della salvezza.

La Chiesa ha ricevuto la missione di mostrare a tutti questo viso di unDio che ama, manifestato in Gesù Cristo. Sapremo noi comprendere che nel

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Crocifisso del Golgota è la nostra dignità di figli di Dio, offuscata dal pec-cato, che ci è resa? Volgiamo i nostri sguardi verso il Cristo. È Lui che cirenderà liberi per amare come Egli ci ama e per costruire un mondo riconci-liato. Perché, su questa Croce, Gesù ha preso su di sé il peso di tutte le sof-ferenze e le ingiustizie della nostra umanità. Egli ha portato le umiliazioni ele discriminazioni, le torture subite in tante regioni del mondo da innumere-voli nostri fratelli e nostre sorelle per amore di Cristo. Noi li affidiamo aMaria, Madre di Gesù e Madre nostra, presente ai piedi della Croce.

Per accogliere nelle nostre vite questa Croce gloriosa, la celebrazione delGiubileo delle apparizioni di Nostra Signora di Lourdes ci fa entrare in uncammino di fede e di conversione. Oggi Maria viene incontro a noi per indi-carci le vie d’un rinnovamento della vita delle nostre comunità e di ciascunodi noi. Accogliendo il Figlio suo, che Ella ci presenta, siamo immersi in unasorgente viva in cui la fede può ritrovare un vigore nuovo, in cui la Chiesapuò fortificarsi per proclamare con sempre maggior audacia il mistero diCristo. Gesù, nato da Maria, è Figlio di Dio, unico salvatore di tutti gli uo-mini, che vive ed agisce nella sua Chiesa e nel mondo. La Chiesa è inviatadappertutto nel mondo per proclamare quest’unico messaggio ed invitare gliuomini ad accoglierlo mediante un’autentica conversione del cuore. Questamissione, che è stata affidata da Gesù ai suoi discepoli, riceve qui, in occa-sione di questo Giubileo, un soffio nuovo. Che al seguito dei grandi evange-lizzatori del vostro Paese, lo spirito missionario, che ha animato tanti uomi-ni e donne di Francia nel corso dei secoli, sia ancora la vostra fierezza e ilvostro impegno!

Seguendo il percorso giubilare sulle orme di Bernadette, l’essenziale delmessaggio di Lourdes ci è ricordato. Bernadette è la maggiore di una fami-glia molto povera, che non possiede né sapere né potere, è debole di salute.Maria la sceglie per trasmettere il suo messaggio di conversione, di preghie-ra e di penitenza, in piena sintonia con la parola di Gesù: “Hai tenuto nasco -ste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli” (Mt11,25). Nel loro cammino spirituale i cristiani sono chiamati essi pure a farfruttificare la grazia del loro Battesimo, a nutrirsi di Eucaristia, ad attingerenella preghiera la forza per testimoniare ed essere solidali con tutti i lorofratelli in umanità (cfr Omaggio alla Vergine Maria, Piazza di Spagna, 8 di-cembre 2007). È dunque una vera catechesi che ci è proposta sotto lo sguar-

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do di Maria. Lasciamo che la Vergine istruisca pure noi e ci guidi sul cam-mino che conduce al Regno del Figlio suo!

Proseguendo nella sua catechesi la “bella Signora” rivela il suo nome aBernadette: “Io sono l’Immacolata Concezione”. Maria le rivela così la gra-zia straordinaria che ha ricevuto da Dio, quella di essere stata concepita sen-za peccato, perché “ha guardato l’umiltà della sua serva” (Lc 1,48). Mariaè questa donna della nostra terra che s’è rimessa interamente a Dio e ha ri-cevuto da Lui il privilegio di dare la vita umana al suo eterno Figlio. “Sonola serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto” (Lc 1,38). Essa èla bellezza trasfigurata, l’immagine dell’umanità nuova. Presentandosi cosìin una dipendenza totale da Dio, Maria esprime in realtà un atteggiamentodi piena libertà, fondata sul pieno riconoscimento della sua vera dignità.Questo privilegio riguarda anche noi, perché ci svela la nostra dignità di uo-mini e di donne, segnati certo dal peccato, ma salvati nella speranza, unasperanza che ci consente di affrontare la nostra vita quotidiana. È la stradache Maria apre anche all’uomo. Rimettersi completamente a Dio è trovare ilcammino della libertà vera. Perché volgendosi a Dio, l’uomo diventa sestesso. Ritrova la sua vocazione originaria di persona creata a sua immaginee somiglianza.

Cari fratelli e sorelle, la vocazione primaria del santuario di Lourdes è diessere un luogo di incontro con Dio nella preghiera, e un luogo di servizioai fratelli, soprattutto per l’accoglienza dei malati, dei poveri e di tutte lepersone che soffrono. In questo luogo Maria viene a noi come la madre,sempre disponibile ai bisogni dei suoi figli. Attraverso la luce che emanadal suo volto, è la misericordia di Dio che traspare. Lasciamoci toccare dalsuo sguardo: esso ci dice che siamo tutti amati da Dio, mai da Lui abbando-nati! Maria viene a ricordarci che la preghiera, intensa e umile, confidente eperseverante, deve avere un posto centrale nella nostra vita cristiana. Lapreghiera è indispensabile per accogliere la forza di Cristo. “Chi prega nonspreca il suo tempo, anche se la situazione ha tutte le caratteristiche dell’e -mergenza e sembra spingere unicamente all’azione” (Enc. Deus caritas est,n. 36). Lasciarsi assorbire dalle attività rischia di far perdere alla preghierala sua specificità cristiana e la sua vera efficacia. La preghiera del Rosario,così cara a Bernadette e ai pellegrini di Lourdes, concentra in sé la profon-dità del messaggio evangelico. Ci introduce alla contemplazione del volto di

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Cristo. In questa preghiera degli umili noi possiamo attingere grazie abbon-danti.

La presenza dei giovani a Lourdes è anche una realtà importante. Cariamici, qui presenti stamattina intorno alla Croce della Giornata Mondialedella Gioventù, quando Maria ricevette la visita dell’Angelo, era una giova-ne ragazza di Nazaret che conduceva la vita semplice e coraggiosa delledonne del suo villaggio. E se lo sguardo di Dio si posò in modo particolaresu di lei, fidandosi di lei, Maria vuole dirvi ancora che nessuno di voi è in-differente per Dio. Egli posa il suo sguardo amoroso su ciascuno di voi e vichiama ad una vita felice e piena di senso. Non lasciatevi scoraggiare da-vanti alle difficoltà! Maria fu turbata all’annuncio dell’angelo venuto a dirleche sarebbe diventata la Madre del Salvatore. Essa sentiva quanto era debo-le di fronte alla onnipotenza di Dio. Tuttavia disse “sì” senza esitare. Grazieal suo “sì” la salvezza è entrata nel mondo, cambiando così la storia dell’u-manità. A vostra volta, cari giovani, non abbiate paura di dire “sì” alle chia-mate del Signore, quando Egli vi invita a seguirlo. Rispondete generosa-mente al Signore! Egli solo può appagare le aspirazioni più profonde delvostro cuore. Siete in molti a venire a Lourdes per un servizio attento e ge-neroso accanto ai malati o ad altri pellegrini, mettendovi così sulle orme diCristo servo. Il servizio reso ai fratelli e alle sorelle apre il cuore e rende di-sponibili. Nel silenzio della preghiera, sia Maria la vostra confidente, lei cheha saputo parlare a Bernadette rispettandola e fidandosi di lei. Maria aiuticoloro che sono chiamati al matrimonio a scoprire la bellezza di un amorevero e profondo, vissuto come dono reciproco e fedele! A coloro tra voi cheEgli chiama a seguirlo nella vocazione sacerdotale o religiosa, vorrei ridiretutta la felicità che vi è nel donare totalmente la propria vita a servizio diDio e degli uomini. Siano le famiglie e le comunità cristiane luoghi nei qua-li possano nascere e maturare solide vocazioni a servizio della Chiesa e delmondo!

Il messaggio di Maria è un messaggio di speranza per tutti gli uomini eper tutte le donne del nostro tempo, di qualunque Paese siano. Amo invoca-re Maria come Stella della speranza (Enc. Spe salvi, n.50). Sulle strade del-le nostre vite, così spesso buie, lei è una luce di speranza che ci rischiara eci orienta nel nostro cammino. Mediante il suo “sì”, mediante il dono gene-roso di se stessa, ha aperto a Dio le porte del nostro mondo e della nostrastoria. E ci invita a vivere come lei in una speranza invincibile, rifiutando di

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ascoltare coloro che pretendono che noi siamo prigionieri del fato. Essa ciaccompagna con la sua presenza materna in mezzo agli avvenimenti dellavita delle persone, delle famiglie e delle nazioni. Felici gli uomini e le don-ne che ripongono la loro fiducia in Colui che, nel momento di offrire la suavita per la nostra salvezza, ci ha donato sua Madre perché fosse nostra Ma-dre!

Cari fratelli e sorelle, in questa terra di Francia, la Madre del Signore èvenerata in innumerevoli santuari, che manifestano così la fede trasmessa digenerazione in generazione. Celebrata nella sua Assunzione, essa è la Patro-na amata del vostro Paese. Sia sempre onorata con fervore in ciascuna dellavostra famiglie, nelle vostre comunità religiose e nelle parrocchie! Ve g l iMaria su tutti gli abitanti del vostro bel Paese e sui pellegrini venuti nume-rosi da altri Paesi per celebrare questo Giubileo! Sia per tutti la Madre checirconda d’attenzione i suoi figli nelle gioie come nelle prove! Santa Maria,Madre di Dio e Madre nostra, insegnaci a credere, a sperare e ad amare conte. Indicaci la via verso il regno del tuo Figlio Gesù! Stella del mare, brillasu di noi e guidaci nel nostro cammino! (cfr Enc. Spe salvi, n.50). Amen.

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MESSAGGIO AL SIGNOR JACQUES DIOUF, DIRETTORE GENERALE DELLA F.A.O. IN OCCASIONE

DELLA GIORNATA MONDIALE DELL’ALIMENTAZIONE 2008

A Sua Eccellenzail signor Jacques Diouf Direttore generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura

Il tema scelto quest’anno per la Giornata mondiale dell’Alimentazione,“La sicurezza alimentare mondiale: le sfide del cambiamento climatico edelle bioenerg i e”, permette di riflettere su ciò che è stato fatto nella lottacontro la fame e sugli ostacoli all’azione dell’Organizzazione delle NazioniUnite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO) dinanzi alle nuove sfideche minacciano la vita della famiglia umana.

Questa giornata si celebra in un momento particolarmente difficile per lasituazione alimentare mondiale, nel momento in cui la disponibilità di ali-menti sembra insufficiente rispetto al consumo e le condizioni climatichecontribuiscono a mettere in pericolo la sopravvivenza di milioni di uomini,donne e bambini, costretti ad abbandonare la loro terra per cercare di chealimentarsi. Queste circostanze implicano che, con la FAO, tutti possano ri-spondere in termini di solidarietà, con azioni libere da ogni condizionamen-to e realmente al servizio del bene comune.

Lo scorso giugno, la Conferenza di alto livello è stata l’occasione per laFAO di ricordare alla comunità internazionale le sue responsabilità direttedi fronte all’insicurezza alimentare quando le forme di aiuto di base per lesituazioni d’urgenza rischiano di vedersi limitate. Nel messaggio che ho al-lora rivolto ai partecipanti, ho indicato la necessità di adottare “provvedi-menti coraggiosi, che non si arrendono di fronte alla fame e alla malnutri-zione, come si trattasse semplicemente di fenomeni endemici e senza solu-zione (Messaggio alla Conferenza di alto livello sulla sicurezza alimentaremondiale, 2 giugno 2008).

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Il primo impegno è quello di eliminare le ragioni che impediscono un ri-spetto autentico della dignità della persona. I mezzi e le risorse di cui ilmondo dispone oggi possono fornire cibo sufficiente a soddisfare le neces-sità crescenti di tutti. I primi risultati degli sforzi compiuti per aumentare ilivelli globali di produzione di fronte alla carenza registrata nei recenti rac-colti lo dimostrano. Allora, perché non è possibile evitare che tante personesoffrano la fame fino alle conseguenze più estreme? I motivi di questa situa-zione, nella quale spesso coesistono abbondanza e penuria, sono numerosi.Si possono così ricordare la corsa al consumo che non si ferma nonostanteuna minore disponibilità di alimenti e impone riduzioni forzate alla capacitàalimentare delle regioni più povere del pianeta, o la mancanza di una vo-lontà decisa per concludere negoziati e per frenare gli egoismi di stati e digruppi di paesi, o ancora per mettere fine a quella “speculazione sfrenata”che condiziona i meccanismi dei prezzi e dei consumi. L’assenza di un’am-ministrazione corretta delle risorse alimentari causata dalla corruzione nellavita pubblica o gli investimenti crescenti in armamenti e in tecnologie mili-tari sofisticate a detrimento dei bisogni primari delle persone svolgono a lo-ro volta un ruolo importante.

Questi motivi molto diversi trovano un’origine comune in un falso sensodei valori sui quali si dovrebbero fondare le relazioni internazionali, e inparticolare in quell’atteggiamento diffuso nella cultura contemporanea cheprivilegia solo la corsa ai beni materiali, dimenticando la vera natura dellapersona umana e le sue aspirazioni più profonde. Il risultato è, purtroppo,l’incapacità di molti di preoccuparsi dei bisogni dei poveri, di comprenderlie di ammettere la loro dignità inalienabile. Una campagna efficace contro lafame richiede dunque molto di più di un semplice studio scientifico per farfronte ai cambiamenti climatici o per destinare in primo luogo la produzioneagricola all’uso alimentare. È necessario, prima di tutto, riscoprire il signifi-cato della persona umana, nella sua dimensione individuale e comunitaria, apartire dal fondamento della vita familiare, fonte di amore e di affetto da cuiproviene il senso della solidarietà e della condivisione. Questo quadro ri-sponde alla necessità di costruire relazioni fra i popoli basate su una costan-te e autentica disponibilità, di rendere ogni paese capace di soddisfare le ne-cessità delle persone nel bisogno, ma anche di trasmettere l’idea di relazionifondate sullo scambio di conoscenze reciproche, di valori, di assistenza ra-pida e di rispetto.

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Si tratta di un impegno per la promozione di una giustizia sociale effettivanelle relazioni fra i popoli, che richiede a ognuno di essere consapevole che ibeni del creato sono destinati a tutti e che nella comunità mondiale la vitaeconomica dovrebbe essere orientata verso la condivisione di questi beni,verso il loro uso duraturo e la giusta ripartizione dei benefici che ne derivano.

Nel contesto mutevole delle relazioni internazionali, in cui sembrano au-mentare le incertezze e intravedersi nuove sfide, l’esperienza fino a qui ac-quisita dalla FAO - con quella delle altre istituzioni che operano nella lottacontro la fame - può svolgere un ruolo fondamentale per promuovere unmodo rinnovato di intendere la cooperazione internazionale. Una condizio-ne essenziale per aumentare i livelli di produzione, per garantire l’identitàdelle comunità indigene, e anche la pace e la sicurezza nel mondo, è di assi-curare l’accesso alla terra, favorendo così i lavoratori agricoli e promuoven-do i loro diritti.

In tutti questi sforzi, la Chiesa cattolica vi è vicina, come testimonia l’at-tenzione con cui la Santa Sede segue l’attività della FAO dal 1948, soste-nendo costantemente i vostri sforzi, affinché possa proseguire l’impegno perla causa dell’uomo. Ciò significa concretamente l’apertura alla vita, il ri-spetto dell’ordine del creato e l’adesione ai principi etici che sono da sem-pre alla base del vivere sociale.

Con questi auspici, invoco la Benedizione dell’Onnipotente su di lei, si-gnor direttore generale, così come su tutti i rappresentanti delle nazioni, af-finché possiate lavorare con generosità e senso della giustizia verso le per-sone più abbandonate.

Dal Vaticano, 13 ottobre 2008

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MESSAGGIO PER LA GIORNATADEL RINGRAZIAMENTO

“Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare” (Mt 25,35)

9 novembre 2008

La parola del Vangelo ci ricorda che il pane dato al povero è dato a Gesùstesso. Egli lo riceve da noi, lo trasforma e ce lo ridona moltiplicato e arric-chito di nuova forza: è il “pane quotidiano”, che il Signore ci ha insegnato achiedere al Padre.

I discepoli avevano implorato: “Signore, insegnaci a pregare” (Lc 11,1).La risposta di Gesù rivela il suo dialogo profondo e concreto con il Padre:sintesi di una spiritualità incarnata, il Padre Nostro pone al centro la richie-sta del “pane quotidiano”.

Il dialogo dell’uomo con Dio passa anche attraverso la richiesta di un be-ne primario come il pane, così come tutta la vita di Cristo ha attinto dalmondo rurale, in tante sue dimensioni, ispirazione per annunciare il Regnodi Dio.

La Chiesa, seguendo l’insegnamento del Vangelo, non solo prega “daccioggi il nostro pane quotidiano” ma, sull’esempio del Signore che ha sfama-to la folla moltiplicando pani e pesci, si impegna in tutti i modi con innume-revoli iniziative di promozione umana e di condivisione, perché a nessunomanchi il necessario per vivere.

È questo il motivo per cui oggi ci rivolgiamo al Padre fonte di ogni bene,anche di quelli offertici dalla terra, fiduciosi del suo intervento e del suoaiuto nell’impegnativa ricerca della via migliore per rendere giustizia a ogniuomo, cui spetta la possibilità di sostenersi con dignità attraverso l’accessoal cibo di cui ha bisogno per vivere.

“Fondamentale è «sentire» la terra come «nostra casa comune» e sce -gliere, per una sua gestione a servizio di tutti, la strada del dialogo piutto -sto che delle decisioni unilaterali”. Questo invito, contenuto nel messaggiodel Santo Padre Benedetto XVI per la 41a Giornata Mondiale della Pace, cistimola a considerare anche quest’anno la Giornata del Ringraziamento co-me un’occasione di riflessione per contribuire alla realizzazione della pace

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attraverso la giustizia, con particolare riferimento alla destinazione univer-sale delle risorse alimentari.

Questo richiamo si colloca in un periodo segnato da un fenomeno, mani-festatosi negli ultimi anni con caratteristiche inedite e, per molti versi,drammatiche, che ha come risultante la crescita incontrollata dei prezzi deiprodotti alimentari. L’umanità sta vivendo una crisi alimentare non più limi-tata, come nel passato, a poche aree del pianeta, ma tendenzialmente estesaanche a quelle popolazioni da tempo considerate immuni da tale rischio.

È importante saper dar ragione di questa crisi, evidenziandone anzituttole cause: mutamenti climatici, con il verificarsi di ripetuti fenomeni di sic-cità o inondazioni in aree importanti per la produzione di cereali, aumentodella domanda di cereali e mangimi da parte di Paesi emergenti, minore in-vestimento di cereali per alimentazione a beneficio di produzioni per bio-carburanti, crescita del prezzo e speculazioni finanziarie sul petrolio e sullederrate alimentari. Questa situazione determina una redistribuzione del red-dito tanto più odiosa, quanto più penalizzante per i Paesi poveri.

Risulta quindi necessario, dopo averne evidenziate le cause, lavorare pertrovare gli strumenti idonei per risolvere questa situazione di ingiustizia.Tali strumenti dovranno necessariamente tenere conto dei valori ai quali fa-re riferimento, innanzitutto “il principio della destinazione universale deibeni che offre un fondamentale orientamento, morale e culturale, per scio -gliere il complesso e drammatico nodo che lega insieme crisi ambientale epovertà” (PONTIFICIO CONSIGLIO DELLA GIUSTIZIA E DELLA PACE, Compendiodella dottrina sociale della Chiesa, n. 482).

Il segno compiuto da Gesù con la moltiplicazione dei pani e dei pesci of-ferti da un ragazzo rimasto sconosciuto (cfr Gv 6,9) indica chiaramente lavia della disponibilità alla condivisione come strada maestra per risolverenella giustizia il problema alimentare.

Come altri settori che fanno riferimento alla convivenza umana, anchel’agricoltura deve essere considerata una componente essenziale del “benecomune”. Come, infatti, abbiamo affermato nella Nota pastorale Frutto del -la terra e del lavoro dell’uomo, “va riconosciuto che il problema della fa -me, con la sua drammatica rilevanza etica e politica, non dipende tanto

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dalla disponibilità complessiva di cibo a livello globale, quanto dalla distri -buzione non equa delle capacità di produzione e da fattori di arretratezza eingiustizia economica e sociale, per i quali troppi esseri umani non hannoancora un adeguato accesso agli alimenti anche in aree e Paesi del mondoautosufficienti quanto alla produzione agricola” (n. 10).

Con i mezzi di cui oggi l’umanità dispone, è moralmente inaccettabileche vi siano ancora migliaia di persone che muoiono di fame, restando in-soddisfatto il loro bisogno primario di accesso al cibo. Non meraviglia, per-ciò, che il Santo Padre sia intervenuto a più riprese sul tema della crisi ali-mentare mondiale, considerandolo “un problema sempre più grave che lacomunità internazionale fa grande fatica a risolvere” (Angelus, 25 maggio2008).

Nel messaggio alla Conferenza di alto livello sulla sicurezza alimentaremondiale promossa dalla FAO a Roma dal 3 al 5 giugno scorso, BenedettoXVI ha affermato che “ogni persona ha diritto alla vita: pertanto, è neces -sario promuovere l’effettiva attuazione di tale diritto e si debbono aiutare lepopolazioni che soffrono per la mancanza di cibo a divenire gradualmentecapaci di soddisfare le proprie esigenze di un’alimentazione sufficiente esana”.

Lo sviluppo dell’agricoltura e l’attenzione al mondo rurale devono essereben presenti a quanti sono chiamati a compiere scelte politiche di lungo re-spiro. A questo proposito, ancora nel messaggio alla FAO, cogliamo il mo-nito del Santo Padre, il quale ci ricorda che “vanno elaborate nuove strate -gie di lotta alla povertà e di promozione rurale. Ciò deve avvenire anche at -traverso processi di riforme strutturali, che consentano di affrontare le sfidedella medesima sicurezza e dei cambiamenti climatici; inoltre, occorre in -crementare la disponibilità del cibo valorizzando l’industriosità dei piccoliagricoltori e garantendone l’accesso al mercato”.

A partire dalla cosiddetta “sovranità alimentare” e dal “primario diritto alcibo”, desideriamo incoraggiare tutti coloro che, a livello istituzionale o as-sociativo, come singoli e come comunità, si adoperano per contribuire allasoluzione di questo problema, rafforzando il ruolo dei piccoli coltivatori neiPaesi in via di sviluppo, incoraggiando i mercati locali e regionali, denun-

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ciando le politiche monopolistiche delle grandi industrie agro-alimentari einfine promuovendo il benessere della famiglia rurale e in particolare delledonne.

Non possiamo non concludere volgendo il nostro sguardo adorante al-l’Eucaristia, “pane vivo, disceso dal cielo” (Gv 6,51). Essa è per noi cristia-ni modello e fonte di autentica solidarietà: chi si nutre del Pane di Cristonon può restare indifferente dinanzi a chi, anche ai nostri giorni, è privo delpane quotidiano, nella sicura speranza che la preghiera del giusto non ri-marrà inascoltata, secondo le parole del salmista:

“Il Signore rimane fedele per sempre,rende giustizia agli oppressi,dà il pane agli affamati. Il Signore libera i prigionieri, il Signore ridona la vista ai ciechi, il Signore rialza chi è caduto, il Signore ama i giusti, il Signore protegge i forestieri, egli sostiene l’orfano e la vedova, ma sconvolge le vie dei malvagi” (Sal 146,6-9)

Roma, 11 luglio 2008Festa di san Benedetto abate, patrono d’Europa

La Commissione Episcopaleper i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace

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OMELIA NELLA SOLENNITÀ DEL NATALE DEL SIGNORE

SANTA MESSA DI MEZZANOTTE

Giovedì, 25 dicembre 2008

Cari fratelli e sorelle!

“Chi è pari al Signore nostro Dio che siede nell’alto e si china a guardarenei cieli e sulla terra?” Così canta Israele in uno dei suoi Salmi (113 [112],5s), in cui esalta insieme la grandezza di Dio e la sua benevola vicinanzaagli uomini. Dio dimora nell’alto, ma si china verso il basso… Dio è im-mensamente grande e di gran lunga al di sopra di noi. È questa la primaesperienza dell’uomo. La distanza sembra infinita. Il Creatore dell’universo,Colui che guida il tutto, è molto lontano da noi: così sembra inizialmente.Ma poi viene l’esperienza sorprendente: Colui al quale nessuno è pari, che“siede nell’alto”, Questi guarda verso il basso. Si china in giù. Egli vede noie vede me. Questo guardare in giù di Dio è più di uno sguardo dall’alto. Ilguardare di Dio è un agire. Il fatto che Egli mi vede, mi guarda, trasformame e il mondo intorno a me. Così il Salmo continua immediatamente: “Sol-leva l’indigente dalla polvere…” Con il suo guardare in giù Egli mi solleva,benevolmente mi prende per mano e mi aiuta a salire, proprio io, dal bassoverso l’alto. “Dio si china”. Questa parola è una parola profetica. Nella not-te di Betlemme, essa ha acquistato un significato completamente nuovo. Ilchinarsi di Dio ha assunto un realismo inaudito e prima inimmaginabile.Egli si china – viene, proprio Lui, come bimbo giù fin nella miseria dellastalla, simbolo di ogni necessità e stato di abbandono degli uomini. Dioscende realmente. Diventa un bambino e si mette nella condizione di dipen-denza totale che è propria di un essere umano appena nato. Il Creatore chetutto tiene nelle sue mani, dal quale noi tutti dipendiamo, si fa piccolo e bi-sognoso dell’amore umano. Dio è nella stalla. Nell’Antico Testamento iltempio era considerato quasi come lo sgabello dei piedi di Dio; l’arca sacracome il luogo in cui Egli, in modo misterioso, era presente in mezzo agliuomini. Così si sapeva che sopra il tempio, nascostamente, stava la nubedella gloria di Dio. Ora essa sta sopra la stalla. Dio è nella nube della mise-ria di un bimbo senza albergo: che nube impenetrabile e tuttavia – nube del-

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la gloria! In che modo, infatti, la sua predilezione per l’uomo, la sua preoc-cupazione per lui potrebbe apparire più grande e più pura? La nube del na-scondimento, della povertà del bambino totalmente bisognoso dell’amore, èallo stesso tempo la nube della gloria. Perché niente può essere più sublime,più grande dell’amore che in questa maniera si china, discende, si rende di-pendente. La gloria del vero Dio diventa visibile quando ci si aprono gli oc-chi del cuore davanti alla stalla di Betlemme.

Il racconto del Natale secondo san Luca, che abbiamo appena ascoltatonel brano evangelico, ci narra che Dio ha un po’ sollevato il velo del suo na-scondimento dapprima davanti a persone di condizione molto bassa, davantia persone che nella grande società erano piuttosto disprezzate: davanti ai pa-stori che nei campi intorno a Betlemme facevano la guardia agli animali.Luca ci dice che queste persone “vegliavano”. Possiamo così sentirci richia-mati a un motivo centrale del messaggio di Gesù, in cui ripetutamente e concrescente urgenza fino all’Orto degli ulivi torna l’invito alla vigilanza – arestare svegli per accorgersi della venuta del Signore ed esservi preparati.Pertanto anche qui la parola significa forse più del semplice essere esterna-mente svegli durante l’ora notturna. Erano persone veramente vigilanti, nel-le quali il senso di Dio e della sua vicinanza era vivo. Persone che erano inattesa di Dio e non si rassegnavano all’apparente lontananza di Lui nella vi-ta di ogni giorno. Ad un cuore vigilante può essere rivolto il messaggio del-la grande gioia: in questa notte è nato per voi il Salvatore. Solo il cuore vi-gilante è capace di credere al messaggio. Solo il cuore vigilante può infon-dere il coraggio di incamminarsi per trovare Dio nelle condizioni di un bam-bino nella stalla. Preghiamo in quest’ora il Signore affinché aiuti anche noia diventare persone vigilanti.

San Luca ci racconta inoltre che i pastori stessi erano “avvolti” dalla glo-ria di Dio, dalla nube di luce, si trovavano nell’intimo splendore di questagloria. Avvolti dalla nube santa ascoltano il canto di lode degli angeli: “Glo-ria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini della sua benevo-lenza”. E chi sono questi uomini della sua benevolenza se non i piccoli, i vi-gilanti, quelli che sono in attesa, sperano nella bontà di Dio e lo cercanoguardando verso di Lui da lontano?

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Nei Padri della Chiesa si può trovare un commento sorprendente circa ilcanto con cui gli angeli salutano il Redentore. Fino a quel momento – dico-no i Padri – gli angeli avevano conosciuto Dio nella grandezza dell’univer-so, nella logica e nella bellezza del cosmo che provengono da Lui e Lo ri-specchiano. Avevano accolto, per così dire, il muto canto di lode della crea-zione e l’avevano trasformato in musica del cielo. Ma ora era accaduta unacosa nuova, addirittura sconvolgente per loro. Colui di cui parla l’universo,il Dio che sostiene il tutto e lo porta in mano – Egli stesso era entrato nellastoria degli uomini, era diventato uno che agisce e soffre nella storia. Dalgioioso turbamento suscitato da questo evento inconcepibile, da questa se-conda e nuova maniera in cui Dio si era manifestato – dicono i Padri – eranato un canto nuovo, una strofa del quale il Vangelo di Natale ha conservatoper noi: “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini”. Pos-siamo forse dire che, secondo la struttura della poesia ebraica, questo dop-pio versetto nei suoi due brani dice in fondo la stessa cosa, ma da un puntodi vista diverso. La gloria di Dio è nel più alto dei cieli, ma questa altezza diDio si trova ora nella stalla, ciò che era basso è diventato sublime. La suagloria è sulla terra, è la gloria dell’umiltà e dell’amore. E ancora: la gloriadi Dio è la pace. Dove c’è Lui, là c’è pace. Egli è là dove gli uomini nonvogliono fare in modo autonomo della terra il paradiso, servendosi a tal finedella violenza. Egli è con le persone dal cuore vigilante; con gli umili e concoloro che corrispondono alla sua elevatezza, all’elevatezza dell’umiltà edell’amore. A questi dona la sua pace, perché per loro mezzo la pace entriin questo mondo.

Il teologo medioevale Guglielmo di S. Thierry ha detto una volta: Dio –a partire da Adamo – ha visto che la sua grandezza provocava nell’uomo re-sistenza; che l’uomo si sente limitato nel suo essere se stesso e minacciatonella sua libertà. Pertanto Dio ha scelto una via nuova. È diventato un Bam-bino. Si è reso dipendente e debole, bisognoso del nostro amore. Ora – cidice quel Dio che si è fatto Bambino – non potete più aver paura di me, or-mai potete soltanto amarmi.

Con tali pensieri ci avviciniamo in questa notte al Bambino di Betlemme– a quel Dio che per noi ha voluto farsi bambino. Su ogni bambino c’è il ri-verbero del bambino di Betlemme. Ogni bambino chiede il nostro amore.Pensiamo pertanto in questa notte in modo particolare anche a quei bambini

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ai quali è rifiutato l’amore dei genitori. Ai bambini di strada che non hannoil dono di un focolare domestico. Ai bambini che vengono brutalmente usaticome soldati e resi strumenti della violenza, invece di poter essere portatoridella riconciliazione e della pace. Ai bambini che mediante l’industria dellapornografia e di tutte le altre forme abominevoli di abuso vengono feriti finnel profondo della loro anima. Il Bambino di Betlemme è un nuovo appellorivolto a noi, di fare tutto il possibile affinché finisca la tribolazione di que-sti bambini; di fare tutto il possibile affinché la luce di Betlemme tocchi icuori degli uomini. Soltanto attraverso la conversione dei cuori, soltanto at-traverso un cambiamento nell’intimo dell’uomo può essere superata la cau-sa di tutto questo male, può essere vinto il potere del maligno. Solo se cam-biano gli uomini, cambia il mondo e, per cambiare, gli uomini hanno biso-gno della luce proveniente da Dio, di quella luce che in modo così inaspet-tato è entrata nella nostra notte.

E parlando del Bambino di Betlemme pensiamo anche alla località cherisponde al nome di Betlemme; pensiamo a quel Paese in cui Gesù ha vissu-to e che Egli ha amato profondamente. E preghiamo affinché lì si crei la pa-ce. Che cessino l’odio e la violenza. Che si desti la comprensione reciproca,si realizzi un’apertura dei cuori che apra le frontiere. Che scenda la pace dicui hanno cantato gli angeli in quella notte.

Nel Salmo 96 [95] Israele, e con esso la Chiesa, lodano la grandezza diDio che si manifesta nella creazione. Tutte le creature vengono chiamate adaderire a questo canto di lode, e allora lì si trova anche l’invito: “Si rallegri-no gli alberi della foresta davanti al Signore che viene” (12s). La Chiesalegge anche questo Salmo come una profezia e, insieme, come un compito.La venuta di Dio a Betlemme fu silenziosa. Soltanto i pastori che vegliava-no furono per un momento avvolti nello splendore luminoso del suo arrivo epoterono ascoltare una parte di quel canto nuovo che era nato dalla meravi-glia e dalla gioia degli angeli per la venuta di Dio. Questo venire silenziosodella gloria di Dio continua attraverso i secoli. Là dove c’è la fede, dove lasua parola viene annunciata ed ascoltata, Dio raduna gli uomini e si dona lo-ro nel suo Corpo, li trasforma nel suo Corpo. Egli “viene”. E così si desta ilcuore degli uomini. Il canto nuovo degli angeli diventa canto degli uominiche, attraverso tutti i secoli in modo sempre nuovo, cantano la venuta di Diocome bambino e, a partire dal loro intimo, diventano lieti. E gli alberi della

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foresta si recano da Lui ed esultano. L’albero in Piazza san Pietro parla diLui, vuole trasmettere il suo splendore e dire: Sì, Egli è venuto e gli alberidella foresta lo acclamano. Gli alberi nelle città e nelle case dovrebbero es-sere più di un’usanza festosa: essi indicano Colui che è la ragione della no-stra gioia – il Dio che viene, il Dio che per noi si è fatto bambino. Il canto dilode, nel più profondo, parla infine di Colui che è lo stesso albero della vitaritrovato. Nella fede in Lui riceviamo la vita. Nel Sacramento dell’Eucari-stia Egli si dona a noi – dona una vita che giunge fin nell’eternità. In que-st’ora noi aderiamo al canto di lode della creazione e la nostra lode è allostesso tempo una preghiera: Sì, Signore, facci vedere qualcosa dello splen-dore della tua gloria. E dona la pace sulla terra. Rendici uomini e donne del-la tua pace. Amen.

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MESSAGGIO URBI ET ORBI - NATALE 2008

“Apparuit gratia Dei Salvatoris nostri omnibus hominibus” (Tito 2,11).

Cari fratelli e sorelle, con le parole dell’apostolo Paolo rinnovo il gioiosoannuncio del Natale di Cristo: sì, oggi, “è apparsa a tutti gli uomini la graziadi Dio nostro Salvatore”!

È apparsa! Questo è ciò che la Chiesa oggi celebra. La grazia di Dio,ricca di bontà e di tenerezza, non è più nascosta, ma “è apparsa”, si è mani-festata nella carne, ha mostrato il suo volto. Dove? A Betlemme. Quando?Sotto Cesare Augusto, durante il primo censimento, al quale fa cenno anchel’evangelista Luca. E chi è il rivelatore? Un neonato, il Figlio della VergineMaria. In Lui è apparsa la grazia di Dio Salvatore nostro. Per questo quelBambino si chiama Jehoshua, Gesù, che significa “Dio salva”.

La grazia di Dio è apparsa: ecco perché il Natale è festa di luce. Non unaluce totale, come quella che avvolge ogni cosa in pieno giorno, ma un chia-rore che si accende nella notte e si diffonde a partire da un punto precisodell’universo: dalla grotta di Betlemme, dove il divino Bambino è “venutoalla luce”. In realtà, è Lui la luce stessa che si propaga, come ben raffigura-no tanti dipinti della Natività. Lui è la luce, che apparendo rompe la caligi-ne, dissipa le tenebre e ci permette di capire il senso ed il valore della nostraesistenza e della storia. Ogni presepe è un invito semplice ed eloquente adaprire il cuore e la mente al mistero della vita. È un incontro con la Vita im-mortale, che si è fatta mortale nella mistica scena del Natale; una scena chepossiamo ammirare anche qui, in questa Piazza, come in innumerevoli chie-se e cappelle del mondo intero, e in ogni casa dove è adorato il nome di Ge-sù.

La grazia di Dio è apparsa a tutti gli uomini. Sì, Gesù, il volto del Dio-che-salva, non si è manifestato solo per pochi, per alcuni, ma per tutti. È ve-ro, nella umile disadorna dimora di Betlemme lo hanno incontrato pochepersone, ma Lui è venuto per tutti: giudei e pagani, ricchi e poveri, vicini elontani, credenti e non credenti… tutti. La grazia soprannaturale, per voleredi Dio, è destinata ad ogni creatura. Occorre però che l’essere umano l’ac-

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colga, pronunci il suo “sì”, come Maria, affinché il cuore sia rischiarato daun raggio di quella luce divina. Ad accogliere il Verbo incarnato, in quellanotte, furono Maria e Giuseppe che lo attendevano con amore ed i pastori,che vegliavano accanto alle greggi (cfr Lc 2,1-20). Una piccola comunità,dunque, che accorse ad adorare Gesù Bambino; una piccola comunità cherappresenta la Chiesa e tutti gli uomini di buona volontà. Anche oggi coloroche nella vita Lo attendono e Lo cercano incontrano il Dio che per amore siè fatto nostro fratello; quanti hanno il cuore proteso verso di Lui desideranoconoscere il suo volto e contribuire all’avvento del suo Regno. Gesù stessolo dirà, nella sua predicazione: sono i poveri in spirito, gli afflitti, i miti, gliaffamati di giustizia, i misericordiosi, i puri di cuore, gli operatori di pace, iperseguitati per la giustizia (cfr Mt 5,3-10). Questi riconoscono in Gesù ilvolto di Dio e ripartono, come i pastori di Betlemme, rinnovati nel cuoredalla gioia del suo amore.

Fratelli e sorelle che mi ascoltate, a tutti gli uomini è destinato l’annunciodi speranza che costituisce il cuore del messaggio di Natale. Per tutti è natoGesù e, come a Betlemme Maria lo offrì ai pastori, in questo giorno la Chie-sa lo presenta all’intera umanità, perché ogni persona e ogni umana situa-zione possa sperimentare la potenza della grazia salvatrice di Dio, che solapuò trasformare il male in bene, che sola può cambiare il cuore dell’uomo erenderlo un’”oasi” di pace.

Possano sperimentare la potenza della grazia salvatrice di Dio le numero-se popolazioni che ancora vivono nelle tenebre e nell’ombra di morte (cfrLc 1,79). La Luce divina di Betlemme si diffonda in Terrasanta, dove l’oriz-zonte sembra tornare a farsi cupo per gli israeliani e i palestinesi; si diffondain Libano, in Iraq e ovunque nel Medio Oriente. Fecondi gli sforzi di quantinon si rassegnano alla logica perversa dello scontro e della violenza e privi-legiano invece la via del dialogo e del negoziato, per comporre le tensioniinterne ai singoli Paesi e trovare soluzioni giuste e durature ai conflitti chetravagliano la regione. A questa Luce che trasforma e rinnova anelano gliabitanti dello Zimbabwe, in Africa, stretti da troppo tempo nella morsa diuna crisi politica e sociale che, purtroppo, continua ad aggravarsi, come pu-re gli uomini e le donne della Repubblica Democratica del Congo, special-mente nella martoriata regione del Kivu, del Darfur, in Sudan, e della Soma-lia, le cui interminabili sofferenze sono tragica conseguenza dell’assenza di

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stabilità e di pace. Questa Luce attendono soprattutto i bambini di quei Pae-si e di tutti i Paesi in difficoltà, affinché sia restituita speranza al loro avve-nire.

Dove la dignità e i diritti della persona umana sono conculcati; dove gliegoismi personali o di gruppo prevalgono sul bene comune; dove si rischiadi assuefarsi all’odio fratricida e allo sfruttamento dell’uomo sull’uomo; do-ve lotte intestine dividono gruppi ed etnie e lacerano la convivenza; dove ilterrorismo continua a colpire; dove manca il necessario per sopravvivere;dove si guarda con apprensione ad un futuro che sta diventando sempre piùincerto, anche nelle Nazioni del benessere: là risplenda la Luce del Natale edincoraggi tutti a fare la propria parte, in spirito di autentica solidarietà. Seciascuno pensa solo ai propri interessi, il mondo non può che andare in rovi-na.

Cari fratelli e sorelle, oggi “è apparsa la grazia di Dio Salvatore” (cfr Tt2,11), in questo nostro mondo, con le sue potenzialità e le sue debolezze, isuoi progressi e le sue crisi, con le sue speranze e le sue angosce. Oggi, ri-fulge la luce di Gesù Cristo, Figlio dell’Altissimo e figlio della Vergine Ma-ria: “Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero. Per noi uomini e perla nostra salvezza discese dal cielo”. Lo adoriamo quest’oggi, in ogni ango-lo della terra, avvolto in fasce e deposto in una povera mangiatoia. Lo ado-riamo in silenzio mentre Lui, ancora infante, sembra dirci a nostra consola-zione: Non abbiate paura, “Io sono Dio, non ce n’è altri” (Is 45,22). Venite ame, uomini e donne, popoli e nazioni, venite a me, non temete: sono venutoa portarvi l’amore del Padre, a mostrarvi la via della pace.

Andiamo, dunque, fratelli! Affrettiamoci, come i pastori nella notte diBetlemme. Dio ci è venuto incontro e ci ha mostrato il suo volto, ricco digrazia e di misericordia! Non sia vana per noi la sua venuta! Cerchiamo Ge-sù, lasciamoci attirare dalla sua luce, che dissipa dal cuore dell’uomo la tri-stezza e la paura; avviciniamoci con fiducia; con umiltà prostriamoci peradorarlo. Buon Natale a tutti!

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OMELIA DURANTE LA CELEBRAZIONE DEI VESPRI E DELTE DEUM DI RINGRAZIAMENTO PER LA FINE DELL’ANNO

Mercoledì, 31 dicembre 2008

Cari fratelli e sorelle!

L’anno che si chiude e quello che si annuncia all’orizzonte sono posti en-trambi sotto lo sguardo benedicente della Santissima Madre di Dio. Ci ri-chiama la sua materna presenza anche l’artistica scultura lignea policromaposta qui, accanto all’altare, che la raffigura in trono con il Bambino bene-dicente. Celebriamo i Primi Vespri di questa solennità mariana, e numerosisono in essi i riferimenti liturgici al mistero della divina maternità della Ver-gine.

“O admirabile commercium! Meraviglioso scambio!”. Così inizia l’an-tifona del primo salmo, per poi proseguire: “Il Creatore ha preso un’anima eun corpo, è nato da una vergine”. “Quando in modo unico sei nato dallaVergine hai compiuto le Scritture”, proclama l’antifona del secondo salmo,a cui fanno eco le parole della terza antifona che ci ha introdotti al canticotratto dalla Lettera di Paolo agli Efesini: “Integra è la tua verginità, Madredi Dio: noi ti lodiamo, tu prega per noi”. La divina maternità di Maria vienesottolineata anche nella Lettura breve poc’anzi proclamata, che ripropone iben noti versetti della Lettera ai Galati: «Quando venne la pienezza del tem-po, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna…perché ricevessimo l’adozionea figli» (Gal 4,4-5). Ed ancora, nel tradizionale Te Deum, che eleveremo altermine della nostra celebrazione dinanzi al Santissimo Sacramento solen-nemente esposto alla nostra adorazione, canteremo: “Tu, ad liberandum su -scepturus hominem, non horruisti Virginis uterum”, in italiano: “Tu, o Cri-sto, nascesti dalla Vergine Madre per la salvezza dell’uomo”.

Tutto dunque, questa sera, ci invita a volgere lo sguardo verso Colei che“accolse nel cuore e nel corpo il Verbo di Dio e portò al mondo la vita” eproprio per questo – ricorda il Concilio Vaticano II - “viene riconosciuta eonorata come vera Madre di Dio” (Cost. Lumen gentium, 53). Il Natale diCristo, che in questi giorni commemoriamo, è interamente soffuso della lu-

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ce di Maria e, mentre nel presepe ci soffermiamo a contemplare il Bambino,lo sguardo non può non volgersi riconoscente anche verso la Madre, checon il suo “sì” ha reso possibile il dono della Redenzione. Ecco perché iltempo natalizio porta con sé una profonda connotazione mariana; la nascitadi Gesù, uomo-Dio e la maternità divina di Maria sono realtà tra loro inscin-dibili; il mistero di Maria ed il mistero dell’unigenito Figlio di Dio che si fauomo, formano un unico mistero, dove l’uno aiuta a meglio comprenderel’altro.

Maria Madre di Dio – Theotokos, Dei Genetrix. Fin dall’antichità, la Ma-donna venne onorata con questo titolo. In occidente, tuttavia, non si trovaper tanti secoli una specifica festa dedicata alla maternità divina di Maria.La introdusse nella Chiesa latina il Papa Pio XI nel 1931, in occasione del15° centenario del Concilio di Efeso, e la collocò all’11 ottobre. In tale datainiziò, nel 1962, il Concilio Ecumenico Vaticano II. Fu poi il servo di DioPaolo VI, nel 1969, riprendendo un’antica tradizione, a fissare questa solen-nità al primo gennaio. E nell’Esortazione apostolica Marialis cultus del 2febbraio 1974 spiegò il perché di questa scelta e la sua connessione con laGiornata Mondiale della Pace. “Nel ricomposto ordinamento del periodonatalizio – scrisse Paolo VI – ci sembra che la comune attenzione debba es-sere rivolta alla ripristinata solennità di Maria Ss Madre di Dio: essa… è de-stinata a celebrare la parte avuta da Maria in questo mistero di salvezza e adesaltare la singolare dignità che ne deriva per la Madre santa…; ed è, altresì,un’occasione propizia per innovare l’adorazione al neonato Principe dellaPace, per riascoltare il lieto annuncio angelico (cfr Lc 2,14), per implorareda Dio, mediante la Regina della Pace, il dono supremo della pace” (n. 5 in:Insegnamenti di Paolo VI, XII 1974, pp. 105–106).

Questa sera vogliamo porre nelle mani della celeste Madre di Dio il no-stro corale inno di ringraziamento al Signore per i benefici che lungo i pas-sati dodici mesi ci ha ampiamente concessi. Il primo sentimento, che nascespontaneo nel cuore questa sera, è proprio di lode e di azione di grazie a Co-lui che ci fa dono del tempo, preziosa opportunità per compiere il bene;uniamo la richiesta di perdono per non averlo forse sempre utilmente impie-gato. Sono contento di condividere questo ringraziamento con voi , cari fra-telli e sorelle, che rappresentate l’intera nostra Comunità diocesana, allaquale rivolgo il mio cordiale saluto, estendendolo a tutti gli abitanti di Ro-

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ma. Un particolare saluto indirizzo al Cardinale Vicario e al Sindaco, i qualientrambi hanno iniziato quest’anno le loro diverse missioni – l’una spiritua-le e religiosa, l’altra civile ed amministrativa – al servizio di questa nostracittà. Il mio saluto si estende ai Vescovi Ausiliari, ai sacerdoti, alle personeconsacrate ed ai tanti fedeli laici qui convenuti, come pure alle Autorità pre-senti. Venendo nel mondo, il Verbo eterno del Padre ci ha rivelato la vici-nanza di Dio e la verità ultima sull’uomo e sul suo destino eterno; è venutoa restare con noi per essere il nostro insostituibile sostegno, specialmentenelle inevitabili difficoltà di ogni giorno. E questa sera la Vergine stessa ciricorda quale grande dono Gesù ci ha fatto con la sua nascita, quale prezio-so “tesoro” costituisce per noi la sua Incarnazione. Nel suo Natale Gesù vie-ne ad offrire la sua Parola come lampada che guida i nostri passi; viene adoffrire se stesso e di Lui, nostra certa speranza, dobbiamo saper rendere ra-gione nella nostra esistenza quotidiana, consapevoli che “solamente nel mi-stero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell’uomo” (Gaudium etspes, 22).

La presenza di Cristo è un dono che dobbiamo saper condividere con tut-ti. A questo mira lo sforzo che la Comunità diocesana sta conducendo per laformazione degli operatori pastorali, affinché siano in grado di risponderealle sfide che la cultura moderna pone alla fede cristiana. La presenza di nu-merose e qualificate istituzioni accademiche a Roma e le tante iniziativepromosse dalle parrocchie ci fanno guardare con fiducia al futuro del cri-stianesimo in questa città. L’incontro con Cristo, voi lo sapete bene, rinnoval’esistenza personale e ci aiuta a contribuire alla costruzione di una societàgiusta e fraterna. Ecco allora che, come credenti, si può dare un grande con-tributo anche per superare l’attuale emergenza educativa. Quanto mai utile èallora che cresca la sinergia fra le famiglie, la scuola e le parrocchie per unaevangelizzazione profonda e per una coraggiosa promozione umana, capacidi comunicare a quanti più è possibile la ricchezza che scaturisce dall’in-contro con Cristo. Incoraggio per questo ogni componente della nostra Dio-cesi a proseguire il cammino intrapreso, attuando insieme il programma del-l’anno pastorale in corso, che mira appunto ad “educare alla speranza nellapreghiera, nell’azione, nella sofferenza”.

In questi nostri tempi, segnati da incertezza e preoccupazione per l’avve-nire, è necessario sperimentare la viva presenza di Cristo. È Maria, Stella

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della speranza, che a Lui ci conduce. È Lei, con il suo materno amore, chepuò guidare a Gesù specialmente i giovani, i quali portano insopprimibilenel loro cuore la domanda sul senso dell’umana esistenza. So che diversigruppi di genitori, incontrandosi per approfondire la loro vocazione, cerca-no nuove vie per aiutare i propri figli a rispondere ai grandi interrogativiesistenziali. Li esorto cordialmente, insieme con tutta la comunità cristiana,a testimoniare alle nuove generazioni la gioia che scaturisce dall’incontrocon Gesù, il quale nascendo a Betlemme è venuto non a toglierci qualcosa,ma a donarci tutto.

Nella Notte di Natale ho avuto un ricordo speciale per i bambini, questasera invece è soprattutto ai giovani che vorrei rivolgere la mia attenzione.Cari giovani, responsabili del futuro di questa nostra città, non abbiate pauradel compito apostolico che il Signore vi affida, non esitate a scegliere unostile di vita che non segua la mentalità edonistica corrente. Lo Spirito Santovi assicura la forza necessaria per testimoniare la gioia della fede e la bel-lezza di essere cristiani. Le crescenti necessità dell’evangelizzazione richie-dono numerosi operai nella vigna del Signore: non esitate a risponderg l iprontamente se Egli vi chiama. La società ha bisogno di cittadini che non sipreoccupino solo dei propri interessi perché, come ho ricordato il giorno diNatale, “il mondo va in rovina se ciascuno pensa solo a sé”.

Cari fratelli e sorelle, quest’anno si chiude con la consapevolezza di unacrescente crisi sociale ed economica, che ormai interessa il mondo intero;una crisi che chiede a tutti più sobrietà e solidarietà per venire in aiuto spe-cialmente delle persone e delle famiglie in più serie difficoltà. La comunitàcristiana si sta già impegnando e so che la Caritas diocesana e le altre orga-nizzazioni benefiche fanno il possibile, ma è necessaria la collaborazione ditutti, perché nessuno può pensare di costruire da solo la propria felicità. An-che se all’orizzonte vanno disegnandosi non poche ombre sul nostro futuro,non dobbiamo avere paura. La nostra grande speranza di credenti è la vitaeterna nella comunione di Cristo e di tutta la famiglia di Dio. Questa grandesperanza ci dà la forza di affrontare e di superare le difficoltà della vita inquesto mondo. La materna presenza di Maria ci assicura questa sera che Dionon ci abbandona mai, se noi ci affidiamo a Lui e seguiamo i suoi insegna-menti. A Maria, dunque, con filiale affetto e fiducia, presentiamo le attese ele speranze, come pure i timori e le difficoltà che ci abitano nel cuore, men-

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tre ci congediamo dal 2008 e ci apprestiamo ad accogliere il 2009. Lei, laVergine Madre, ci offre il Bambino che giace nella mangiatoia come nostrasicura speranza. Pieni di fiducia, potremo allora cantare a conclusione del TeDeum: “In te, Domine, speravi: non confundar in aeternum – Tu, Signore,sei la nostra speranza, non saremo confusi in eterno!”. Sì, Signore, in Tesperiamo, oggi e sempre; Tu sei la nostra speranza. Amen!

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VITA DIOCESANANOMINE

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NOMINE e INCARDINAZIONE

Don GIORGIO CAMPILIIParroco della Parrocchia Spirito Santoin Pescara

Don CAMILLO SMIGLIANIVicario Parrocchiale della ParrocchiaSpirito Santo in Pescara

Don GIUSEPPE BOTTACINAmministratore Parrocchiale della Par-rocchia San Michele Arcangelo in Pie-tranicoVicario Parrocchiale della ParrocchiaS. Stefano in Cugnoli

Don GIORGIO GIAMPAOLOAmministratore Parrocchiale della Par-rocchia S. Stefano in Cugnoli

Don AUGUSTO GOBEOParroco delle Parrocchie S. Panfilo inSpoltore e Assunzione della B. V. M. inVilla S. Maria di Spoltore

Don CLETO PANACCIOAmministratore Parrocchiale della Par-rocchia SS. Cosma e Damiano in Ca-prara d’Abruzzo (sarà coadiuvato dal dia-cono Mario Probi)

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Don VALENTINO IEZZIParroco delle Parrocchie S. Marco eSan Gabriele dell’Addolorata in Pesca-ra

Don MICHELE MOSCAVicario Parrocchiale delle ParrocchieS. Marco e San Gabriele dell’Addolo-rata in Pescara

Padre VALERIO ERAMO O.C.D.Vicario Parrocchiale delle ParrocchieS. Marco e San Gabriele dell’Addolo-rata in Pescara

Don NICOLA IELOParroco delle Parrocchia Gesù Bambi-no in Pescara

Don ROBERTO BERTOIAParroco della Parrocchia SS. Innocentiin Montesilvano (sarà coadiuvato limita-tamente ai primi mesi dell’anno pastoraleda Don Pietro Leone. Per la pastorale daldiacono Venanzio Dell’Aquila)

Don TONINO DI TOMMASOParroco della Parrocchia Beato NunzioSulprizio Giovane Operaio in Pescara

Don PAOLO CURIONIParroco della Parrocchia B.V.M. Madredella Chiesa in Montesilvano

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Don MICHELE LENTINIParroco della Parrocchia S. MicheleArcangelo in Città Sant’Angelo

Don FAUSTINO LIBAKATAAmministratore Parrocchiale della Par-rocchia N.S.G.C. Re dell’Universo inAlanno Scalo

Padre MIROSLAW BUSZEK CSSRParroco della Parrocchia Maria SS.Madre di Dio in Francavilla al Mare

Padre ERMANNO PEZZOTTA OMIVicario Parrocchiale delle ParrocchiaS. Andrea in Pescara

Don NELSON CIPOLLONEVicario Parrocchiale della ParrocchiaB . V.M. Madre della Chiesa in Monte-silvano

Don REMO CHIODITTIVicario Parrocchiale della ParrocchiaSS. Cuore di Gesù in PescaraCorrettore della “Misericordia” di Pe-scara

Don EDICKSON GUDINO BRICENOCappellano dell’Ospedale Civile in Pe-scara

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Don BRUNO HOUSSENCappellano dell’Ospedale di Penne eo fficiante presso la Chiesa S. MariaColleromano in Penne

Don GIORGIO MORICONIModeratore e Rappresentante legaledella Unità Pastorale delle ComunitàParrocchiali S. Domenico, B.V.M. delMonte Carmelo e Annunciazione delSignore in Penne (sarà coadiuvato daldiacono Christian Di Biase)

Don CELESTIN TSIVONYAmministratore Parrocchiale della Par-rocchie B.V.M. del Monte Carmelo eAnnunciazione del Signore in Penne

Don LUCIANO VOLPEVicario Parrocchiale della ParrocchiaS. Giovanni Bosco in MontesilvanoResponsabile dell’Adorazione Perpetua(24 ore su 24) nel territorio metropoli-tano di Pescara-Montesilvano

Don RAFAEL MALECKIAmministratore Parrocchiale della Par-rocchia S. Nicola in Farindola

Don MAURIZIO VOLANTEModeratore e Rappresentante legaledella Parrocchia S. Nicola in Farindola

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Don CESARE KRZYZYKAmministratore Parrocchiale della Par-rocchia B.V.M. del Monte Carmelo inVilla Carmine

Don MAURO PALLINIVicario Parrocchiale delle ParrocchieS. Raffaele e B.V.M. del Monte Carme-lo in Villa Carmine

Don LUCA ANELLIVicario Parrocchiale della ParrocchiaS. Cetteo in Pescara

Padre TONY PANNIKODU MCBSAmministratore Parrocchiale della Par-rocchia S. Giovanni B. in Pescosanso-nesco

Don ANTONIO DI GIULIORappresentante legale della ParrocchiaS. Giovanni Battista in Pescosansone-scoAmministratore Parrocchiale della Par-rocchia S. Andrea Ap. in Corvara

Don MAURIZIO DI GIROLAMOAmministratore Parrocchiale della Par-rocchia S. Antonio Abate in Villa Ci-pressi di Città Sant’Angelo

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Don BRUNO VALENTECappellano presso la Clinica “Villa Se-rena” in Città Sant’AngeloServizio religioso presso la Casa di Ri-poso “Fraternità Magistrale” in CittàSant’Angelo

Don PAOLO SABATINIAssistente del Movimento Lavoratoridi Azione Cattolica (MLAC)

Don STEPHEN LOPUS FERNANDEZVicario Parrocchiale delle ParrocchieS. Caterina e Gesù Maestro in Pescara

Padre STEFANO CORTICELLI s.j.Vicario Parrocchiale della ParrocchiaN.S.G.C.dell’Universo in Pescara

Padre ADRIANO CIMINELLI CRVicario Parrocchiale della ParrocchiaGesù Risorto in Pescara

INCARDINAZIONE

Don TOMMASO FALLICACon decreto dell’8 settembre 2008

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V I TA DIOCESANAVARIE

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LINEAMENTI DI VITA PASTORALE

-Ai Presbiteri-ai Diaconi-ai Religiosi,-alle Religiose,-ai Gruppi, alle Associazioni e ai Movimenti,-all’intero Popolo di Diodell’Arcidiocesi Metropolitana di Pescara-Penne

Carissimi,

le brevi note che seguono non hanno la pretesa di essere un Piano Pasto-rale, nemmeno vogliono rispondere a tutte le sfide che la nostra Chiesa dio-cesana si trova ad affrontare per ridire, oggi, la fede in Cristo, Signore dellastoria. Queste pagine vogliono essere un contenitore, meglio una gran corni-ce di un dipinto o, se si vuole, un tema di una sinfonia, che sotto l’azionedello Spirito Santo, vorremmo dipingere oppure interpretare, dentro questoluogo: la nostra Arcidiocesi di Pescara-Penne. In questo tempo: dal 2008 aquando il Signore vorrà, per farci compagni di strada di tutti gli uomini e ledonne che la Provvidenza sta mettendo sul nostro cammino.

L’importante sarà il tentativo di dire a tutti che la nostra speranza è il Re-gno di Dio che viene, che la nostra fede si fonda sul Cristo Risorto, Coluiche libera dalla paura della sofferenza e della morte ed infine che la nostracarità attinge dall’amore vero, quella del Dio Trinità: Padre, Figlio e SpiritoSanto.

1. La grazia di Dio, dal 17 dicembre 2005, mi ha posto come Vescovo a“pascere il gregge di Dio” in questa diletta Chiesa di Pescara - Penne. Daquel giorno mi hanno sempre guidato e continuano a guidarmi in questo ser-vizio due pensieri.

a) L’idea di una Chiesa sinodale, che cammina insieme: vescovo, presbiteri,diaconi, religiosi e laici, per annunziare il Regno.

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b) La necessità di “annunciare il Vangelo in un mondo che cambia” e di ve-dere meglio delineato “il volto missionario della parrocchia”, secondo lescelte dell’episcopato italiano per il decennio 2001-2010 che facciamopienamente nostre per accogliere con gioia il mandato di Cristo di an-nunciare il Vangelo ad ogni creatura (cf. Mt 13, 10).

2. Dopo il Convegno di Verona ci sono stati indicati gli ambiti dentro cuiinserirci e lavorare, perché la dimensione missionaria della nostra fede po-tesse incarnarsi e diventare storia concreta. Li ricordiamo: il lavoro e la fe-sta, la fragilità, la vita affettiva, la tradizione, la cittadinanza.

Abbiamo cercato nella ricezione del convegno e nei momenti assemblea-ri di riflessione - soprattutto nei convegni in cui sono state convocate lecomponenti della nostra Chiesa locale - di sviluppare per tutti noi questistessi ambiti. Ci siamo impegnati a cercare in altre parole i luoghi dove es-sere testimoni di Cristo nello stile, come dice Enzo Bianchi, della “differen-za cristiana” così urgente per i nostri tempi. Ne è risultato un elenco corpo-so che sottopongo semplicemente alla vostra attenzione:

a) relazioni, matrimonio e famiglia;b) scuola ed educazione;c) economia e lavoro;d) società globale e stili di vita;e) poveri;f) sofferenza;g) spiritualità e religione;h) cultura, arte e scienza;i) politica.

Naturalmente, pur con tanto impegno e non mortificando nessuna dellestrade che ogni parrocchia, associazione, o singoli vorranno intraprendere,non c’illudiamo di poter essere presenti ed operanti in tutti questi “luoghi”.

Due immagini mi vengono in mente per rappresentare la nostra Chiesa inquesto momento. Anzitutto, quella di un grande cantiere aperto, dove tuttisono chiamati ad essere pietra viva per costruire il grande edificio, la cuipietra angolare è Cristo Gesù. In secondo luogo, quella evangelica dellabarca che avanza sul lago di Genezaret in tempesta: sfidando le onde, i di-

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scepoli tentano di attraversarlo senza Gesù, ma rischiano di andare a fondo.L’arrivo di Gesù, l’unico capace di placare le acque e camminarvi sopra, limetterà in salvo e insegnerà loro come affrontare la tempesta.

Sentiamo per noi il monito di Gesù “non abbiate paura e non dubitate”(cf. Mc 4,37) e affrontiamo l’impegno pastorale, nella consapevolezza deinostri limiti, confidando in Gesù, solido fondamento su cui la nostra Chiesaè edificata, e fissando gli occhi su di Lui, mentre veglia sulla nostra traver-sata e ci attende all’altra riva.

3. La nostra Chiesa ha già fatto alcune scelte concrete in questi tre annidi cammino. Sono dati acquisiti e punti di riferimento forte per il suo futuropercorso:

a) il primato della Parola di Dio e lo studio della Sacra Scrittura;b) la centralità dell’Eucaristia e la rivitalizzazione della liturgia;c) la scelta preferenziale dei poveri, nella ricerca del bene comune, dellagiustizia sociale e della pace;d) la testimonianza laicale, soprattutto intesa come santità nel quotidiano.

È arrivato allora il momento di dare spazio ai progettisti, agli operai e so-prattutto all’Architetto di questo cantiere, al Nocchiero della nostra barca, aColui che ci insegna a cercare il regno di Dio e la sua giustizia, con la pecu-liare certezza che tutto il resto ci verrà dato in aggiunta (cfr Mt 6,33).

Partiamo allora da ciò che non vogliamo essere, e che forse siamo incon-sapevolmente agli occhi di molti.- Non vogliamo essere una Chiesa museo, solo preoccupata di far rivive-

re un passato che, seppur bello, non esiste e non tornerà più. - Non vogliamo essere una Chiesa tempio del sacro, che soddisfa solo la

sensibilità di una ricerca intimistica di Dio.- Non vogliamo essere una Chiesa struttura, che organizza eventi o peg-

gio gestisce fette di potere.- Non vogliamo essere una Chiesa supermercato, che distribuisce servizi

religiosi e assistenza sociale.- Non vogliamo essere una Chiesa recinto dove stiamo bene solo noi cre-

denti, incapaci di missione e di presenza in tutti gli ambienti.

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- Non vogliamo essere una Chiesa tunica lacerata o rete spezzata, inca-pace di comunione tra clero e laici, tra gruppi ecclesiali e comunità par-rocchiali; una Chiesa incapace di coniugare insieme carisma e istituzio-ne, rinnovamento e custodia del cammino già percorso e vissuto.

- Non vogliamo essere una Chiesa sterile, incapace di generare e accom-pagnare nella fede chi ad essa si avvicina per qualunque motivo o ne-cessità o chi già si è avvicinato e vuole fare un autentico cammino difede.

5. Vogliamo al contrario essere una Chiesa che anzitutto sa accogliere erendersi presente nei vari contesti umani. Una Chiesa che sa accoglierechiunque ad essa si accosta, come Gesù che accolse tutti coloro che a Lui siavvicinavano. Ci guidi l’immagine evangelica della donna emorroissa (cf.Lc. 8,43-48) che, di nascosto, tremante e vergognosa a causa del suo malesegreto, si avvicina a Gesù. Essa manifesta una fede confusa e incompleta,riceve da Gesù, oltre alla guarigione fisica, il dono della fede matura me-diante il gesto di tanta umana comprensione e delicatezza.

Quante persone, con lo stesso atteggiamento, confuse tra la folla di quelliche c'interpellano, vorrebbero incontrare uomini e donne di Chiesa da cuipromana la forza irresistibile dell’amore di Cristo! Accostandoci potrebberoricevere quel che cercano? Credo di non sbagliare se dico che, secondo ilVangelo, dovrebbe bastare solo un lembo del mantello di Gesù – che poisiamo noi – per poter sperimentare l’incontro decisivo della propria vita. - Una Chiesa in cui si trovano parole difficilmente udibili in altri conte-

sti: ascolto, perdono, accettazione delle diversità. - Una Chiesa che sa individuare ed arrivare in altri “areopaghi” per por-

tare l’annuncio di Cristo Risorto. - Una Chiesa che sa essere popolare, coraggiosa, credibile, capace di in-

tercettare le paure e le speranze della gente.Sono un’infinità le tipologie di persone che bussano alle porte delle sa-

crestie, che ci fermano lungo la strada, che si aspettano qualcosa da noi.Molto spesso persone che vivono ai margini della vita ecclesiale si accosta-no ai parroci per richieste legittime come funerali e celebrazioni sacramen-tali, ma senza motivazioni profonde. In altre circostanze, si ricevono perso-ne che per documenti e pratiche varie interpellano i pastori trattandoli comesemplici burocrati e lasciando in loro un senso di frustrazione. In questi ca-

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si, i presbiteri non dimentichino di essere sempre l’immagine vivente delPastore grande delle pecore, che vanno in cerca di quelle perdute ed abbianoperciò l’attenzione a vivere ogni incontro con gentilezza e cortesia, con ri-spetto alle persone e ai loro vissuti, secondo lo stile della carità pastorale.

«Mi aspetto che la nostra Chiesa - e in essa ogni comunità parrocchiale,le diverse realtà aggregative, le singole famiglie - sia e diventi sempre dipiù una Chiesa accogliente, vera casa di tutti, dove nessuno si senta esclu -so”. Così scriveva il Cardinale Carlo Maria Martini e aggiungeva: “ma èsoprattutto nella quotidianità e nella concretezza della vita di ogni giorno,di ogni mese e di ogni anno che questa accoglienza deve manifestarsi versoogni donna e ogni uomo, per chi è maggiormente nel bisogno, di fronte alleantiche e alle nuove povertà, nei confronti di quanti vengono a noi da altripaesi, culture, razze, religioni, superando qualsiasi logica di chiusura egoi -stica e aprendosi alla solidarietà verso i più deboli e i più dimenticati. Miaspetto, cioè, che la nostra Chiesa sappia aprirsi sempre di più all’acco -glienza dell’altro e sia disponibile a lasciarsi disturbare e perfino a lasciar -si mettere in questione dall’urgenza della carità, della comunione; solo cosìsarà sorgente di quella vita e di quella gioia che viene dallo Spirito di Dio.Saprà rivelare la paternità e la maternità di Dio e sarà segno e stimolo perl’intera società a ritrovare la grandezza della sua civiltà, misurandola an -che a partire dalla sua capacità di accoglienza e di condivisione».

- Una Chiesa accogliente è una Chiesa capace di diventare luogo di comu-nione e fraternità in cui riscoprire il gusto dello stare e del lavorare insie-me, valorizzando, promuovendo e stimando le originalità e le singolaritàdi ognuno.

- Una Chiesa dispensatrice di misericordia. Come dice Enzo Bianchi: «ab -biamo tutti bisogno della misericordia di Dio, anzi la misericordia è inverità l’unica cosa di cui abbiamo bisogno, perchè è dal cuore per i mi -seri che possono sgorgare pace, giustizia, riconciliazione. Nella Chiesa,che è comunità di peccatori, sempre trasfigurata dal Signore in comunio -ne di Santi, abbiamo bisogno di percepire che il peccatore è comunqueamato: lui, non il suo peccato. Abbiamo bisogno vitale di sentire che ilpeccatore è cercato, che per lui i pastori sono pronti a lasciare nell’ovile

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gli altri novantanove che si ritengono giusti, che per lui ci si rallegra nelbanchetto di festa...una misericordia che possa diventare dinamismo diriconciliazione fra gli uomini e che permetta allo splendore della veritàdi non abbagliarli né di umiliarli, ma che li aiuti a volgere lo sguardo ela speranza verso Gesù mite e umile di cuore. Misericordia dentro e fuo -ri la Chiesa: certo una misericordia a caro prezzo, come la grazia, macapace di portare la buona notizia ai poveri e ai peccatori».Misericordia è l’unica risposta alla fragilità, alla debolezza, alla piccolez-

za che regna in noi e attorno a noi.

6. In secondo luogo vogliamo essere una Chiesa che, contemplando l’i-cona della moltiplicazione dei pani, si sforza di vivere la comunione donatae ricevuta nell’eucaristia domenicale. È la comunione di quanti, invitati gra-tuitamente al banchetto, condividono lo stesso pane, ma anche la stessa vita.

L’eucaristia domenicale sotto l’aspetto ecclesiale implica una pluralità diatteggiamenti che non possiamo dimenticare; essa è sì la celebrazione delgiorno del Signore, ma è anche quella del giorno della comunità e del gior-no dell’uomo. La comunità, cristiana poiché di Cristo, non può fare a menodi celebrare ogni domenica l’eucaristia; la sua appartenenza a Cristo, sug-gellata sulla croce, è rinnovata costantemente dall’eucaristia che è il sacra-mento della nuova ed eterna alleanza. In ogni celebrazione, in cui la Chiesaattualizza l’offerta di Cristo avvenuta una volta per sempre, è Cristo che ra-duna i suoi discepoli e comunica loro, mediante parole umane, il suo amore;nel pane e nel vino consacrati egli dona se stesso ed abilita ciascuno ad es-sere testimone della novità del Regno fino al dono totale di sé, nella frater-nità e solidarietà verso ogni uomo. L’eucaristia specifica il senso dell’iden-tità cristiana che non è solo individuale, personale, ma anche comunitario.

L’eucaristia in quanto memoriale del sacrificio di Cristo influisce sullaChiesa intimamente. Essa non è solo alle origini stesse della Chiesa, ma èposta anche nel cammino successivo; è determinante per la crescita dellastessa comunità ecclesiale, che in quanto evento non può dirsi mai un fattoconcluso (cf. Lumen Gentium 26). Giovanni Paolo II ci ha insegnato che«l'azione congiunta e inseparabile del Figlio e dello Spirito Santo, che è al -l'origine della Chiesa, del suo costituirsi e del suo permanere, è operantenell'Eucaristia» (Ecclesia de Eucaristia 32b). Lo Spirito Santo trasforma sa-cramentalmente il pane e il vino nel corpo e nel sangue di Cristo e trasforma

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i partecipanti alla celebrazione nel corpo ecclesiale di Gesù, facendo di loroil Corpo di Cristo, la Chiesa. La relazione fra eucaristia e Chiesa ha implica-zioni profonde per la vita spirituale ed ecclesiale e già S. Agostino ne traevaspunti ricchissimi che noi ancor oggi possiamo raccogliere: «Se voi siete ilcorpo e le membra di Cristo, il vostro mistero è deposto sulla tavola del Si -gnore: voi ricevete il vostro proprio mistero! Voi rispondete Amen a ciò chesiete, e con la vostra risposta sottoscrivete. Sentite dire: Corpus Christi, ilCorpo di Cristo! e rispondete: Amen! Siate dunque membra del Corpo diCristo, affinchè il vostro Amen sia vero» (Discorsi 272).

La comunità ecclesiale che nasce dall’eucaristia è contraddistinta dall’u-nità, che non è uniformità e omologazione, e dalla carità che è paziente ebenigna «non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispet -to, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevu -to, non gode dell’ingiustizia, ma si compiace della verità» (1 Cor 13, 4-6).La Chiesa è unità nella diversità: diversa nei carismi, nei ministeri e nellesvariate esperienze ecclesiali, è però unita nella professione di fede apostoli-ca, nella celebrazione comune dei sacramenti, nella successione apostolica.

L’eucaristia genera comunione ed educa alla comunione, stimola ciascu-no ad assumersi le proprie responsabilità riguardo alla storia e all'edificazio-ne di una società più giusta e solidale, e pur anticipando i cieli nuovi e laterra nuova non ci autorizza a dimenticare i grandi problemi dell’ora presen-te e a farcene carico.

Alle questioni dell’identità e dell’appartenenza si lega il discorso del“precetto domenicale”, che semplicemente vuole esprimere la necessità as-soluta di partecipare all’assemblea liturgica proprio per la rilevanza che hala domenica per la vita cristiana. «Per un cristiano partecipare all’eucari -stia domenicale non è semplicemente un dovere ma una necessità» ( D i e sDomini, 81). Se rimane valido il precetto, è per una questione d’identità.

Questa comunione così individuata e celebrata deve sfociare in quelloche amiamo chiamare l’esperienza della sinodalità, servendoci sempre piùdei mezzi che ci sono stati dati per raggiungere quest'obiettivo.

Sempre in ascolto del Signore che parla attraverso la Scrittura, la Tradi-zione, le verità della fede, la preghiera e la santità dei suoi figli, le nostre co-munità sono chiamate a vivere il discernimento comunitario attraverso unconfronto sereno, vivace e sincero.- Come Vescovo ho fatto la scelta di confrontarmi sempre con il consiglio

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presbiterale, il consiglio pastorale diocesano, i vicari foranei, la consultadell’apostolato dei laici, gli organismi dei religiosi e delle religiose.

- Ogni parroco faccia la scelta di camminare con il proprio consiglio pa-storale parrocchiale e con quello per gli affari economici; le scelte sianorispettose del territorio e della vita di testimonianza a favore della cresci-ta della fede.

- Le foranie, le parrocchie contigue per territorio e mentalità, scelgano dilavorare insieme raggiungendo livelli di collaborazione, basandosi sullastima reciproca e la ricerca del bene comune, preparando così un’even-tuale unità pastorale.

- Si abbattano gli sterili steccati e i campanilismi sciocchi e privi di ognisenso. Ci si apra alla testimonianza del volersi bene in verità. Questa èl’unica forza che oggi ci permette di testimoniare l’amore di Cristo Si-gnore.

- I presbiteri in modo particolare cerchino le strade dell’unità e della colla-borazione, vivendo la carità ed il perdono vicendevole, uniti al vescovo,come ricorda Clemente Romano: «Infatti, il vostro collegio dei presbite -ri, giustamente famoso, degno di Dio, è così armonicamente unito al Ve -scovo come le corde alla cetra» (Lettera ai Corinti 4,1).

7. Infine, auspichiamo una Chiesa che sia più audace di annunciare la fe-de e accompagnare nell’educazione ad essa.

Contempliamo l’icona di Pietro che cammina sulle acque (Mt 14,22-33).Annunciare il Vangelo oggi è come dire a Gesù Signore: fa che io venga date camminando sul mare. La via non è tracciata, il terreno è “liquido”, lapaura di non farcela e di affondare è tanta, le sconfitte sono umilianti, ildubbio è sempre presente, quasi ossessivo. È solo la fiducia nella salvezzadel Signore che ci fa tendere la mano e chiedere aiuto. Lui, il divino Noc-chiero, ci rimprovera ancora per la nostra mancanza di coraggio, ma ancorauna volta è disposto a salire sulla nostra barca, a fermare i venti contrari, afarsi riconoscere come Figlio di Dio, a darci il coraggio per continuare a re-mare in vista di nuove imprese, scorgendo la riva che si avvicina sempre dipiù.

La nostra Chiesa sia disposta a riproporre l’annuncio, perché «non si puòpiù dare per scontato che tra noi e intorno a noi sia conosciuto il Vangelodi Gesù; c’è bisogno di un rinnovato primo annuncio della fede» (Questa è

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la nostra fede, n.1). Con l’obiettivo della maturazione della fede e per lapromozione del “credente”, anziché del “praticante”, ogni comunità ritorniall’essenzialità del messaggio cristiano, alla freschezza del primo annuncio.

Tutto ciò comporta rimettere al centro la comunità, che pur con i suoi li-miti, resta il luogo originario della trasmissione della fede. Proponendol’annuncio negli ambienti dove viviamo, si richiede ad ogni credente la coe-renza e soprattutto la testimonianza là dove si vive e si lavora, si cerca ilproprio riposo e si intessono le relazioni fondamentali della vita. La riduzio-ne della pratica religiosa, il divergere dei modi di comportarsi dai modellidel cristianesimo e la “debolezza cognitiva”, altrimenti detta analfabetismoreligioso, che si riscontra in misura molto spesso massiccia anche in chi hafrequentato per anni il catechismo e l’insegnamento religioso, e che vienealla luce ad esempio nei corsi di preparazione al matrimonio, ci spingono aduna riflessione realistica ed il più possibile propositiva.

La formazione cristiana, specie quella degli adolescenti, non supportatadal contesto culturale, finisce per incidere ben poco e così la tradizione cri-stiana, anche riguardo al suo centro che è Gesù Cristo, nella più ampia so-cietà, sembra dissolversi e svanire, sembra cioè non essere più oggetto disocializzazione primaria, rimanendo rilevante e vitale soltanto all’internodei contesti ecclesiali.

I numerosi tentativi di proporre la fede in modo nuovo, fra i quali spicca-no i “movimenti ecclesiali” (s’intenda il termine in un senso ampio, com-prendente realtà di origine abbastanza recente, ma non qualificabili propria-mente come “movimenti”), producono risultati notevoli, soprattutto perquanto riguarda l’evangelizzazione e il ritorno alla fede di coloro che aveva-no abbandonato ogni pratica e talvolta ogni attenzione religiosa.

Questa nuova fecondità, molto bella e ricca, deve solo fare attenzione anon cadere nel pericolo della frammentazione: esperienze molteplici, lin-guaggi diversi, caratteristiche particolari, che certamente cercano di dareespressione concreta all’irrinunciabile novità del cristianesimo.

Siamo chiamati ad evitare ad ogni costo che i movimenti cedano alla ten-tazione di autoreferenzialità e come cattolici siamo altresì invitati ad acco-gliere ogni dono, coniugando insieme nell’espressione della fede, unità emolteplicità.

È perciò urgente che ogni comunità parrocchiale, forania o unità pastora-le in cammino verso una configurazione giuridica ben definita, scelga una o

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più proposte tra gli itinerari di nuova evangelizzazione oggi presenti nellachiesa italiana.

Non voglio in questa sede indicare nessuna nuova forma; sarà mia pre-mura in seguito fornire più chiare informazioni ed offrire opportune occa-sioni di conoscenza affinché ogni parroco con la sua comunità possa decide-re in libertà e serenità. Per il momento mi limito a dire che è vivo desideriodell’Arcivescovo rendere più sensibile ed attiva ogni parrocchia all’impe-gno missionario verso i lontani. Durante il prossimo anno pastorale l’Arci-vescovo e i presbiteri si sforzeranno di conoscere più da vicino alcuneesperienze tra le più significative dei metodi di nuova evangelizzazione.

Ogni consiglio pastorale parrocchiale sarà chiamato a segnalare a me, en-tro la fine di giugno 2009, quale esperienza vorrà scegliere. Le comunitàche avranno fatto scelte comuni inizieranno una sperimentazione che saràsoggetta a programmazione e verifica.

Contestualmente, si continui la formazione degli operatori pastorali, so-prattutto i catechisti, gli operatori della pastorale familiare e di tutti gli am-biti già citati: siano veri accompagnatori nella fede a livello educativo. Nes-suna parrocchia si senta dispensata né abdichi a questo compito educativo.

Si approfitti dei corsi dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose “G. To-niolo”, che dall’anno in corso riapre i battenti e si tengano presenti gli itine-rari proposti dai vari uffici diocesani, sia per l’intera Chiesa locale che perle singole foranie.

Anche gli incontri tematici e le iniziative particolari aiutano la realizza-zione di un programma di formazione permanente. Non è necessario parte-cipare in massa, ma si abbia la premura di avere almeno una rappresentanzadi tutte le realtà presenti nell’Arcidiocesi.

8. All’interno di questo grande contenitore mi sembra necessario propor-re alla vostra attenzione alcune realtà che mi stanno particolarmente a cuo-re, non perchè siano le più importanti da affrontare in via prioritaria, maperchè abbiano un posto nella nostra considerazione e attenzione. Cinqueluoghi mi sembrano essere quelli della fede fragile, la fede dei cristiani dellasoglia che chiede di essere accompagnata nella maturazione.• Anzitutto, la religiosità popolare, che deve essere accolta, purificata ed

elevata. Ho già chiesto al consiglio presbiterale di studiare una propostache possa essere valida in questa direzione. Al più presto, auspico di po-

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ter consegnare alcune linee pastorali in proposito.• La disabilità fisica di tanti che vivono all’interno delle nostre comunità.

Lasciamoci mettere in discussione dalla loro presenza, offriamo acco-glienza e spazi adatti per loro nella vita della Chiesa, realizziamo una ca-techesi adeguata alla loro condizione.

• La “disabilità esistenziale” ci interpella parimenti. Il disagio giovanile, ifenomeni di emarginazione, le situazioni matrimoniali irregolari ed altreforme che trascuro di nominare non ci possono lasciare in pace. Impe-gniamoci ad offrire luoghi ed esperienze di accoglienza, percorsi in pic-coli gruppi, riproponiamo l’attenzione alle singole situazioni e persone.

• L’emergenza educativa: riproponiamo fortemente un’adeguata pastoraleper i giovani con percorsi di nuova evangelizzazione specifici per la loroesperienza ed età. Non trascurerei i giovani sopra i diciotto anni e quellicomunemente chiamati “giovani adulti”.

• Infine, la famiglia con il carico delle sue ricchezze e delle sue fragilità.La pastorale di evangelizzazione delle famiglie è già molto presente sulterritorio della nostra Arcidiocesi ed opera alacremente. Sarà opportunoperò che le varie iniziative siano coordinate con quelle dell’ufficio dioce-sano di pastorale familiare, affinché la preparazione prossima e remota almatrimonio e i cammini di accompagnamento post-matrimoniali possanoculminare in gruppi famiglie o in esperienze di cammini di fede familiaridi associazioni e movimenti.

Con l’aiuto del Signore, inizierò, appena possibile, la visita pastorale del-le singole comunità parrocchiali. Come annunciato più volte, vorrei cheemergesse il tratto cristologico che essa porta con sé. Vorrei essere – e lo di-co con molta umiltà – il tramite del passaggio del Signore in mezzo al suopopolo. Non verrò meno rispetto al carattere ispettivo che comporta e verifi-cherò in concreto il cammino di ogni comunità secondo le indicazioni dellaChiesa, negli ambiti della trasmissione della fede e della celebrazione deisacramenti, della cura delle strutture e dell’amministrazione economica. Mapoiché non intendo impoverire la visita trasformandola in una mera indagi-ne dell’esistente, ribadisco ancora l’intenzione di dare ad essa una intona-zione propositiva. Con riferimento alle immagini del cantiere aperto e dellabarca, alle quali sopra mi sono riferito, sottolineo che il fine della visita pa-storale è solo quello di aiutare ogni comunità parrocchiale a tenere aperto il

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cantiere del Regno di Dio e a sostenere ognuno perché la difficile traversatadella vita sia compiuta con la fiducia incrollabile in Gesù Cristo che ha vin-to la morte e vive in eterno.

All’intercessione della Ve rgine Maria, Madre di Dio e della Chiesa, inquesto centocinquantesimo anniversario delle apparizioni a Lourdes, affidoqueste proposizioni. Davanti alla grotta di Massabielle chiedo alla SantaVergine di vegliare sul cammino della nostra Chiesa diocesana, perché tutti,pastori e fedeli, conquistati da Cristo, lo amino con sincerità di cuore e, sul-l’esempio dell’Apostolo Paolo, lo servano attraverso i fratelli senza far dapadroni sulla loro fede, ma operando come collaboratori della loro gioia(cfr. 2 Cor 1,24).

Lourdes, 15 agosto 2008,Solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria al Cielo

† Tommaso ValentinettiArcivescovo

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NECROLOGIO DEL SAC. DON BRUNO CASSINI

Il giorno 3 agosto è deceduto il Rev.do Sac. Bruno Cassini, rispondendo al-la chiamata al premio eterno all’età di settantasette anni e cinquantuno di sa-cerdozio.

Don Bruno nacque a Roverbella, in provincia e diocesi di Mantova, il21.05.1931 da Luigi Cassini e Anna Orlandi. Battezzato il 02.08.1931, ricevet-te la Confermazione il 10.09.1939 nel suo paese natale, dove frequentò le scuo-le primarie. Alunno a Verona del Ginnasio Liceo e del corso teologico nel Se-minario Vescovile di Verona, è stato ordinato il 29.06.1957 dal Card. GiovanniUrbani, al tempo Vescovo di Verona, per la Congregazione dei Poveri Servidella Divina Provvidenza (Opera di Don Calabria) nella quale fece la profes-sione solenne l’08.12.1960. Arrivò in Pescara nel 1963 dove si mise a disposi-zione del Vescovo Mons. Antonio Iannucci che lo incardinò nel clero diocesa-no, e lo inviò come viceparroco nella parrocchia di San Cetteo in Pescara, l’an-no successivo di San Panfilo a Spoltore, e dal 01.09.1966 parroco di Santa Ca-terina a Pescara Porta Nuova. Subito la sua attenzione fu rivolta alla costruzio-ne della comunità, all’edificazione della chiesa – che fu eretta alla fine deglianni sessanta - ai giovani che seguì paternamente con la promozione particola-re del Meg (Movimento Eucaristico Giovanile) e degli Scouts, accompagnandodiversi nel cammino di discernimento vocazionale e nella successiva vita mini-steriale. Nell’agosto del 2007 rassegna per raggiunti limiti di età il suo ufficionelle mani dell’Arcivescovo Mons. Tommaso Valentinetti, il quale lo conservònell’esercizio del sacro ministero nominandolo Vicario Parrocchiale della suaamata parrocchia di Santa Caterina e di quella di Gesù Maestro. Gli è stato fa-tale l’incidente avvenutogli tra le pareti domestiche, che gli procurò estese eprofonde ustioni nel corpo, una terribile sofferenza fisica suggellata dall’inevi-tabile decesso avvenuto nell’Ospedale Sant’Eugenio in Roma.

L’ultimo saluto al sacerdote che “a tutti voleva bene” è avvenuto a Pescaracon la celebrazione del rito esequiale il giorno 6 agosto nella parrocchia che loha visto operare per più di 40 anni, con una partecipazione massiccia di confra-telli e fedeli. La salma è stata poi tumulata nel cimitero di Vedano Olona (Va).

Pie Jesu dona eis requiem sempiternam

(Sac. Roberto Bertoia)

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ROGITO PER LA MORTE E TUMULAZIONEdi ANTONIO IANNUCCI

ARCIVESCOVO METROPOLITA EMERITO DI PESCARA-PENNE

Nella luce di Cristo risorto dai morti, il 14 ottobre dell’Anno del Signore2008, alle ore 8,25 nella sua dimora in Contrada Colle San Donato 56, nellaCittà di Pescara, l’amato Pastore emerito dell’Arcidiocesi Metropolitana diPescara-Penne, Mons. Antonio Iannucci, è passato da questo mondo al Pa-dre. L’intera Chiesa diocesana in preghiera ha accompagnato il tempo dellasua malattia e il suo transito.

Antonio Iannucci è stato il primo Arcivescovo Metropolita di Pescara-Penne, dopo essere stato vescovo ausiliare e residenziale dell’allora sedevescovile di Penne-Pescara. La sua memoria rimane nel cuore della Chiesadiocesana e dell’intero popolo di Dio.

Nato in Bolognano, Arcidiocesi Metropolitana di Chieti-Vasto, il 13giugno 1914, fu battezzato nella chiesa parrocchiale di S. Antonio Abate.

Sentendosi chiamato al sacerdozio, frequentò i corsi di formazione nelPontificio Seminario Regionale “San Pio X” di Chieti, successivamentealunno dell’Almo Collegio Capranica in Roma. Conseguì il dottorato in sa-cra Teologia presso la Pontificia Università Gregoriana. È ordinato Sacer-dote il 25 marzo 1938. Ritornò poi a Chieti per essere nominato Cancellierevescovile e Parroco di Sant’Agostino nella stessa città. Successivamente ètrasferito a Pescara, quale Vicario Generale della nuova diocesi di Penne-Pescara, a seguito di Mons. Benedetto Falcucci, primo vescovo. Ricoprel’incarico di Vicario Generale dal 1949 al 1955.

Eletto, da Papa Pio XII alla Chiesa titolare di Adriania in Ellesponto, il20 marzo 1955 è consacrato Vescovo ausiliare della stessa diocesi l’8 mag-gio 1955 nella Chiesa Cattedrale di San Cetteo a Pescara, dal Card. Adeo-dato Giovanni Piazza, segretario della Sacra Congregazione Concistoriale.A seguito della malattia di Mons. Falcucci, assume l’incarico di Ve s c o v oresidenziale della diocesi di Penne-Pescara il 15 febbraio 1959. Con BollaPontificia del 2 marzo 1982 Papa Giovanni Paolo II elevava la diocesi diPenne-Pescara a sede Metropolitana mutandole il nome in Arcidiocesi diPescara-Penne con suffraganea la diocesi di Teramo-Atri e in pari data vie-

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ne promosso primo Arcivescovo Metropolita di Pescara-Penne. Il 21 aprile1990 divenne Arcivescovo Metropolita emerito di Pescara-Penne.

L’episcopato di Mons. Iannucci è stato finora il più lungo della storiadella Chiesa di Pescara-Penne. In tale periodo, sotto vari aspetti, si sono vi-sti molti mutamenti. Si annovera lo sviluppo della stesa città di Pescara edell’intera Diocesi, alla quale egli stesso diede impulso, con l’erezione dinuove parrocchie e la costruzione di altrettante chiese, case canoniche eopere parrocchiali. Allo scopo di annunciare il Vangelo compì quattro visitepastorali, oltre ad un nutrito numero di convegni, attività culturali, docu-menti di orientamento pastorale. Notevole è anche la produzione pubblici-stica dell’uomo e del Pastore con opere essenzialmente di carattere ascetico,teologico, storico e letterario. Anche il mondo civile e sociale dell’Abruzzoriconosce il merito della sua statura intellettuale, umana e spirituale con l’at-tribuzione di svariati titoli e onorificenze.

Antonio Iannucci ha esercitato il ministero episcopale con instancabilespirito missionario, dedicando tutte le sue energie in opere et sermone, se-condo il suo motto episcopale. L’ amore per i giovani lo ha spinto a pro-muovere, nell’ambito pastorale, varie iniziative e la nascita di numerosi mo-vimenti e aggregazioni, come pure per quelli con particolari disagi fisici edeconomici creò centri di accoglienza, di formazione e di spiritualità convo-gliate nelle attuali realtà della “Fondazione Papa Paolo VI” e dell’”Oasi del-lo Spirito”.

Sotto la sua guida la Chiesa ha celebrato a Pescara il XIX Congresso Eu-caristico Nazionale, dall’11 al 18 settembre 1977, conclusosi con la SantaMessa presieduta da Papa Paolo VI.

Al compimento dei settantacinque anni, presentate e accolte le dimissionicanoniche dal Papa Giovanni Paolo II, consegnato il pastorale al suo suc-cessore, nella persona di Mons. Francesco Cuccarese, si ritirò a vita privatanella suddetta abitazione, mettendo a disposizione il suo ministero nelle par-rocchie della Città, continuando a dirigere i Centri della “Fondazione PaoloVI”, rendendosi disponibile all’ascolto e al consiglio di molte anime.

L’Arcivescovo Antonio Iannucci ha lasciato a tutti una testimonianza mi-rabile di pietà, e di governo.

La solenne liturgia esequiale, presieduta da Mons. Tommaso Valentinetti,Arcivescovo Metropolita di Pescara-Penne, concelebrata da numerosi Arci-vescovi e Vescovi, presbiterio diocesano e regolare, diaconi, religiosi e reli-

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giose, popolo santo di Dio, autorità civili di ogni ordine e grado, è stata ce-lebrata nella Cattedrale di San Cetteo il giorno giovedì 16 ottobre dell’Annodel Signore 2008, alle ore 16.00.

A seguire, in forma strettamente privata, è stata tumulata la salma nellacappella laterale destra all’ingresso del Tempio.

Sottoscrivono con Noi il presente Verbale, redatto in duplice copia e con-servato nell’Archivio della Nostra Curia Metropolitana, munito del Nostrosigillo, il Vicario Generale, il Cancelliere arcivescovile, il Maestro delle ce-lebrazioni liturgiche, il Segretario arcivescovile e altri testimoni presenti alrito e alla tumulazione.

† Tommaso ValentinettiArcivescovo

CORPUS ANTONII IANNUCCIVIXIT ANNOS XCIV MENSES IV DIES I

ECCLESIAE PISCARIENSIS-PINNENSIS PRAEFUITANNOS XXXI

Te Christus in pace

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NECROLOGIO DEL SAC. DON PALMERINO DI BATTISTA

Sabato 8 novembre 2008, nella sua abitazione di Montesilvano, è tornatoalla Casa del Padre il Rev.do Sac. Palmerino Di Battista, a ottantuno anni dietà e cinquantaquattro di sacerdozio.

Nato a Castiglione Messer Raimondo (Te) il 21.02.1927 da Giovanni DiBattista e Antonietta Facciolina, il giorno successivo ricevette il Battesimo,e la Cresima il 30.10.1938 sempre nel paese natale, dove pure svolse gli stu-di primari. Entrato nel Seminario dei Frati Minori della Provincia di Abruz-zo, frequentò il Ginnasio Liceo e la Teologia in varie case di formazione, nedivenne professo solenne e ricevette l’ordinazione sacerdotale in Lancianoil 18.09.1954 per le mani dell’Arcivescovo Benigno Migliorini. Alla finedegli anni Sessanta chiese di essere accolto a servizio della sua Diocesi diorigine, col permesso dei superiori dell’Ordine il Vescovo Mons. AntonioIannucci lo nominò dapprima Vicario economo a Villa Celiera e successiva-mente, dopo una parentesi di ministero nella Diocesi di Lanciano-Ortona, aPenna Sant’Andrea dove svolse per un decennio il servizio parrocchiale dal1971. Incardinato nel clero diocesano alla fine degli anni Settanta, nel 1981viene trasferito a Pescara per essere nominato Canonico Onorario e destina-to nell’Ospedale Civile, dove svolse con sollecitudine e discrezione un mi-nistero di grande delicatezza verso i fratelli sofferenti fino al 1992. La mal-ferma salute e una seria infermità lo portarono a dover lasciare i ritmi dellapastorale ospedaliera, ma non il suo apostolato ai malati, infatti si fece ancorpiù loro padre e fratello nella vocazione alla sofferenza, dapprima comeCappellano della clinica Baiocchi ed in seguito della Casa di Riposo delCentro Nazareth in Pescara.

I funerali si sono svolti a Castiglione Messer Raimondo, dove è avvenutala sepoltura nella tomba di famiglia.

Pie Jesu dona eis requiem sempiternam

(Sac. Roberto Bertoia)

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VITA DIOCESANAAMMINISTRAZIONE

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ERRATA CORRIGE

Ringraziamo don GIOVANNI MASCIULLI. Parroco del Sacro Cuore di Ge-sù, per averci segnalato l’errore riguardante l’offerta raccolta per la Giorna-ta Missionaria del 2007 di € 2.200,00 e non € 220,00 come erroneamentestampato sul Bollettino n. 1 del 2008.

Siamo sempre grati a chi volesse segnalarci altri eventuali errori.

Ufficio Diocesano Missionario

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VITA DIOCESANA“RESTANDO FEDELE ALLA TERRAHA CERCATO LE COSE DELL’ALTO...”

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Signoretu sei tutto,unica sostanza vera ed eterna,somma pienezza e vita,alla quale nulla mancae nella quale nulla è superfluo.Al di sopra di te non c'è nulla,nulla al di fuori di te,nulla senza di te.A te tutto è sottomesso,in te tutto è contenuto,verso di te tutto è orientato.Ascoltami mio Dio,mio Signore, mio Re, mio Padre.Tu mia causa,tu mia speranza,mia gioia, mia ragione, mia patria,mia salvezza, mia luce mia vita!Anima mia,benedici il Signore.

(S. Agostino)

MONS. ANTONIO IANNUCCIBolognano 13.06.1914 - Pescara 14.10.2008

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S. E. ANTONIO IANNUCCI

TESTAMENTO

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OMELIA PER IL FUNERALE DI S. E. MONS. ANTONIO IANNUCCICattedrale San Cetteo V. e M.

Pescara, 16 0ttobre 2008

RESTANDO FEDELE ALLA TERRA HA CERCATO LE COSE DELL’ALTO

Innalzo a Dio, datore di vita, il canto di lode e di ringraziamento per la vitadi questo fratello vescovo, per ciò che il Signore gli ha dato da compiere permezzo del suo ministero a favore di questa chiesa di Pescara-Penne. Innalzo ilcantico di lode al Signore per la morte santa, attesa e celebrata come ultimopontificale della sua vita; una morte accolta come sorella, senza nessuna pau-ra, senza nessun sgomento, senza nessun gemito, amata negli ultimi istanti,nell’attesa che i suoi occhi si chiudessero su questa terra per potersi riaprirenella beatitudine senza fine, in compagnia degli angeli e dei santi, di Maria edi San Giuseppe. Mons. Iannucci, «uomo cristiano, credente, presbitero e ve-scovo» - così si definisce nel testamento spirituale - uomo dal carattere fermo,deciso e volitivo, è stato per tantissimi anni il pastore di questa chiesa locale.Mi piace sintetizzare la sua vita con una frase, presa in prestito dall’inno litur-gico di un’ora media: «Restando fedele alla terra ha cercato le cose dell’alto».

La sua figura, autorevole e paterna, forte e delicata, sempre presente dentrola storia di questa diocesi e di questo territorio , ci mancherà! Lui stesso, però,ci offre, attraverso la Parola, la chiave per andare avanti nel ministero, nei mo-menti di sofferenza e sconforto: «Dopo che questa mia pelle sarà distrutta sen-za la mia carne – è la risposta di Giobbe nella prima lettura - vedrò Dio. Io lovedrò, io stesso e i miei occhi lo contempleranno non da straniero» (Gb 19,26-27). È la fede nella resurrezione, quella fede che ci fa affrontare ogni paurache la morte può mettere davanti ai nostri occhi, quella fede certa che il cam-mino proposto non è di abisso e di oscurità, ma è un itinerario di familiaritàcon Dio. I nostri occhi, i tuoi occhi, carissimo Mons. Antonio, contemplano ilvolto di Dio, non da straniero, ma da familiare, da intimo: è questa la fede cer-cata e proclamata tante volte, è questa la fede annunciata e riannunciata senzasosta, è questo il Vangelo, quella Buona Novella affidata ai primissimi aposto-li e che di generazione in generazione, continua a giungere fino a noi. È questala fede che noi raccogliamo dalle tue parole, è questa la fede che noi vogliamoancora una volta dire e proclamare.

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La fede sostiene il nostro cammino, ma sorge spontanea la domanda: versodove? E la Parola viene ancora in nostro soccorso. Il nostro itinerario è versoil Regno, verso «un nuovo cielo e una nuova terra» (Ap 21, 1) - vede San Gio-vanni Apostolo nell’Apocalisse - verso «la città santa, la nuova Gerusalem-me» che scende dal cielo, da Dio, «pronta come una sposa adorna per il suosposo» (21, 2). Andiamo verso la dimora di Dio dove ogni lacrima vieneasciugata e «non ci sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno perchéle cose di prima sono passate» (21, 4). Andiamo verso la Chiesa, sacramentodel regno, che con l’annuncio del Vangelo e la celebrazione dei Sacramenti sirende presente oggi, qui, in mezzo a noi, e annuncia il ritorno di Cristo, Alfa eOmega, principio e fine della storia.

La pagina del Vangelo ci mostra, in tutta la sua bellezza, Cristo, sposo dellaChiesa, che va incontro alla sua sposa e che chiede che tutte le vergini abbianoolio ed olio in abbondanza, perché le lampade non si spengano e la luce dellafede, della speranza e della carità possa sempre brillare. Mons. Iannucci, contutta la sua vita, è stato il segno di Cristo sposo fino alla fine preoccupandosidi far bella la Chiesa di Pescara-Penne, di dare olio in abbondanza perché nes-suno potesse essere escluso dalle nozze. Un olio che, caro Mons. Antonio haidistribuito nel corso del tuo ministero, “riversandolo” con l’impegno costantenella vita di tutte le comunità attraverso le visite pastorali, l’evangelizzazione,la liturgia e hai reso abbondante con il Congresso Eucaristico, con la promo-zione della vita delle parrocchie e di tante associazioni e movimenti e con l’at-tenzione ecumenica. Come dimenticare le settimane di preghiera per l’unitàdei cristiani sempre celebrate solennemente e con grande attenzione!

Un olio distribuito nella spiritualità e nella cultura con l’attenzione a tutto ilmovimento culturale nato negli anni sessanta e settanta e che interpellavanofortemente la vita della Chiesa. Sei stato protagonista della cultura di questacittà, non ti sei tirato indietro dall’invitare nella tua diocesi tutti coloro cheavessero un pensiero da rivolgere, una parola da dire. La fondazione dell’Isti-tuto superiore di Scienze religiose e la fondazione dell’oasi dello Spirito, luo-go di spiritualità e cultura, sono i chiari segni del tuo interessa alla formazio-ne, sono la grande eredità che tu ci lasci e che noi raccogliamo con amore edevozione.

Un olio versato anche nell’edificazione spirituale e materiale della Chiesa.La città e la diocesi di Pescara, quando tu le hai prese in mano, necessitavanodi chiese e case canoniche. Ti sei adoperato per non far mancare a nessuna co-

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munità un luogo di culto. Qualcosa c’è ancora da fare perché la città e la dio-cesi è più grande ed esigente, ma tu ci hai dato tutto quello che era necessarioper poter continuare questo cammino.

Alla vivificazione materiale della chiesa hai aggiunto l’olio dell’edificazio-ne spirituale, promuovendo le vocazioni, cercando incessantemente presbiteriper la vita delle comunità parrocchiali ed invitando religiosi e religiose all’in-terno di questa comunità, non ultima la comunità contemplativa del Carmelo.

Infine, proprio per quella tua attenzione alla terra, «ma guardando alle cosedell’alto», non ti sei mai sottratto dall’affrontare i problemi delle singole per-sone e del popolo di Dio. Hai versato, così, l’olio con la Fondazione Opera Ju-ventutis per l’educazione dei ragazzi e dei giovani, specialmente quelli più bi-sognosi e con la Fondazione Paolo VI per la cura e la riabilitazione dei malati,soprattutto dei diversamente abili e fino agli ultimi giorni, con un briciolo diforza, ti sei preso cura di queste realtà con dedizione e con amore.

Carissimi fratelli e sorelle, oggi accompagniamo all’ultima dimora uno deiPadri Conciliari viventi. Carissimo mons. Antonio, tu hai accolto il Conciliocome primavera dello Spirito e l’hai consegnato a questa santa Chiesa di Pe-scara-Penne. Noi vogliamo raccogliere i fiori di quella primavera, ne sentiamotutta la responsabilità, consci dei nostri limiti e dei tempi fortemente mutati,ma fidandoci di Cristo, pastore, maestro e sposo.

Ci fidiamo anche della tua paterna intercessione dal cielo, e al Signore ri-volgiamo le parole di Agostino che tu hai voluto sul tuo ricordino, perché soloil lui vogliamo porre la nostra fiducia e la nostra speranza.

“Signore tu sei tutto, unica sostanza vera ed eterna, somma pienezza e vita,alla quale nulla manca e nella quale nulla è superfluo. Al di sopra di te non c’ènulla, nulla al di fuori di te, nulla senza di te. A te tutto è sottomesso, in te tut-to è contenuto, verso di te tutto è orientato. Ascoltami mio Dio, mio Signore,mio Re, mio Padre. Tu mia causa, tu mia speranza, mia gioia, mia ragione,mia patria, mia salvezza, mia luce, mia vita! Anima mia, benedici il Signore”.

Pescara, Cattedrale di San Cetteo V. e M., Giovedì 16 ottobre 2008

† Tommaso ValentinettiArcivescovo