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31 POST-ANARCHISMO: UNA INTRODUZIONE a cura di Salvo Vaccaro bollettino ARCHIVIO G. PINELLI supplemento al

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POST-ANARCHISMO:UNA INTRODUZIONE

a cura di Salvo Vaccaro

bollettinoARCHIVIO G. PINELLIsupplemento al

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Introduzione

L’obiettivo di configurare un anarchismoall’altezza delle sfide teoriche contempo-ranee ha condotto alcuni studiosi e/o mili-tanti del movimento e del pensiero anar-chico a evocare un post-anarchismo, conl’ambiguità, feconda o sterile si potràvedere successivamente, del prefisso"post-", che rinvia nella medesima misuratanto a elementi di continuità, quanto aelementi di discontinuità con ciò che loprecede.La fonte ispiratoria di tale mossa concet-tuale, che ha riflessi sulle strategie di pen-siero e di azione, sono i due ampi bacini diricerca condensati nelle categorie di "post-moderno" e di "post-strutturalismo", dellequali si impone un minimo di definizione.La prima categoria rinvia ad una riletturaoriginariamente in ambito architettonico eurbanistico, risalente alla fine degli anniSettanta, in cui vengono a frammischiarsied a sovrapporsi diversi strati di citazionidel passato sino a delineare una sorta difuoriuscita dall’era moderna (limitatamen-te a quelle aree) attraverso un gioco cita-zionista di recupero e, al tempo stesso, ungioco di eccedenza che supera i confinidella modernità. Nell’ambito del saperefilosofico, è Jean-François Lyotard a inau-

gurare, con grande successo di pubblicopresso ricercatori e studiosi di ogni areadel pensiero umanistico, la categoria dipostmoderno, con una accezione di uscitaradicale dall’età moderna, caratterizzatadal "grande racconto", ossia una sorta difilosofia della storia che viaggiava insenso orizzontale e progressivo sull’ondadi concetti onnicomprensivi, che a lorovolta rispecchiavano una idea di pienezzadell’essere, e quindi in quanto tale osser-vabile, afferrabile nella sua comprensionedi senso e al limite manipolabile nella suaplasticità.Lyotard sostiene che il presente non è piùnarrabile nella sua completa totalità eorganicità, che il "grand récit" non si dàpiù come possibilità di pensare il realecome tutto, e quindi siamo condannati aosservare e narrare pezzi di realtà, nellaclassica operazione di donare senso (in unconflitto mortale tra ipotesi egualmentearbitrarie), più che di ricevere senso dauna fonte trascendente e pertanto tranquil-lizzante e deresponsabilizzante – "Dio èmorto!" l’aveva detto Nietzsche un secoloprima. Così, il suo "nichilismo" non èinterpretabile a partire da valori negletti edisprezzabili, quanto dalla scommessafilosofica che il nulla, non il pieno, è, con-trastando ferocemente duemila anni di

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metafisica dell’essere. Se il nulla è, tutto èpossibile, non in senso fisico, bensì mora-le, politico, affidato all’umanità liberatadall’ipoteca divina o destinale.Il postmoderno intacca così le categorieportanti dei Lumi: progresso, umanità,emancipazione, non perché scompaianodall’orizzonte del possibile e del sensato,quanto perché non sono più scontate,determinate, necessarie, ma anzi appaionocome sfide contingenti, come esiti possibi-li di conflitti reversibili, e in quanto talioggetto di scontro e non base certa di ogniscontro tra volontà, disegni, strategie, ecc.Entro tale cornice intellettuale, il post-strutturalismo demarca una filiazione par-ziale, segnata dai lavori francesi di Deleu-ze, di Derrida e di Foucault, che elaboranoun approccio di pensiero che nega la cate-goria centrale di struttura, non tanto nellatematizzazione dialettica del marx-hegeli-smo, quanto nella centralità linguistica epsicanalitica di Saussure e Freud (da quianche l’apporto di Lacan in tale direzione).Il post-strutturalismo così interroga laconsistenza di categorie quali "soggetto","storia", "rappresentanza-rappresentazio-ne", "Potere", "tempo" (a cui si preferiscela nozione di "spazio"), che in politica

hanno riflessi non da poco nell’elaborazio-ne strategica a partire da punti fermi. Inbuona sostanza, si attaccano i presuppostidi un pensiero illuministico e moderno,con cui si rischia tuttavia di buttare il bam-bino con l’acqua sporca (e l’acqua sporcaera già stata individuata da Adorno eHorkheimer nella loro antesignana Dialet-tica dell’illuminismo in piena secondaguerra mondiale).Senza dubbio, la congiuntura storica nellaquale nascono le teorie della postmoder-nità sono segnate dalla regressione politi-ca del neoliberalismo che mina alle radicile certezze acquisite con i conflitti politicie sociali del Welfare state, rilanciando lacategorie di rischio, di incertezza, di pre-carietà, di frammentazione, di debolezza,molto in sintonia – ma spesso a spropositoe contro le intenzioni teoriche degli autori– con una certa deriva postmoderna.Una riflessione che inauguri un lungo eaccidentato sentiero in vista della ridefini-zione del pensiero anarchico non può nonmuovere da queste considerazioni prelimi-nari che orientino il senso e la direzione, amio avviso, da intraprendere.Al di là dei tempi oscuri in cui ci capita divivere (e al peggio non c’è fine…), regi-striamo un curioso paradosso. Da un lato,difficile risulta sostenere, persino almigliore degli ottimisti, che questi anni diavvio del XXI secolo segnino, in questospicchio di mondo, un radioso avvenireper le idee anarchiche, per la diffusionedelle sperimentazioni libertarie su scalasociale, per la vivacità dei movimentianarchici più o meno militanti. Dall’altro, segni libertari si intravvedonodappertutto, giocati e triturati da più partie in più luoghi. In certi momenti, assistia-mo addirittura ad "espropri" di nostretematiche ad opera di concorrenti politici,sovente adusi a predicare bene e a razzola-re male. Comunque, pratiche libertarie si

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pongono nel vuoto pressoché generale diuna significativa presenza di libertariorganizzati, magari sporadicamente, maovviamente consapevoli della loro presa diposizione nella società in quanto portatoridi progettualità coerenti.La condizione materiale e immaginariasembra non essere più idonea ad alimenta-re e nutrire idee anarchiche e pratichelibertarie su scala sociale, faticando a per-cepire echi lontani di una utopia che si fac-cia reale senza smarrire l’alterità e l’ecce-denza che la contraddistinguono. La mio-pia globale sembra aver accecato sguardidi lontananza verso tempi futuri da fareretroagire, qui e subito, fiduciosi che nel-l’attrito del conflitto così articolato sipossa spalancare un orizzonte senza domi-nio capace di farsi corpo concreto per seg-menti consistenti di società, se non perintere popolazioni.Non che in altri spicchi del pianeta lasituazioni muti. Certo, noi apparteniamovolenti o nolenti alla parte ricca e potentedel mondo dalla quale sarebbe al limiteillusorio aspettarsi un drastico sacrificiorivoluzionario dei propri privilegi. Nonbisogna fare l’errore di scambiare il prin-cipe Kropotkin per l’intera società dispo-nibile a rivoluzionare se stessa sin dallefondamenta.Tuttavia, laddove le condizioni socio-stori-che appaiono simili a quelle occidentalinei tempi in cui sono sorte le strategieemancipative dell’umanità, anarchismoincluso, non emergono segnali di fuocoanarchico e libertario sotto forma di azio-ni illuminanti il percorso del riscattosociale e dell’insurrezione orientata allatrasformazione qualitativa della vita orga-nizzata per tre quarti della popolazionemondiale sulla terra.Detto in termini problematici, non è affat-to scontato che nelle civiltà e nelle culturein cui vivono oggi grosso modo la porzio-

ne infelice, oppressa e sfruttata dell’uma-nità nella sua globalità sia possibile radi-care in via originaria (e non per importa-zione) la gramigna sovversiva dell’anar-chismo con le sue coerenti pratiche liber-tarie, extra-istituzionali sul piano politico,antiautoritarie sul piano sociale.Se la gramigna può correre il rischio diessere (stata?) estirpata in parte nell’arearicca e affluente del pianeta – ma la nostrastessa presenza come novelli Kropotkinsmentisce tale assunto anche se scontiamoil nostro privilegio, involontario ma com-parativamente reale, con un progressivoisolamento ed una irrilevanza nei fatti enei progetti di costruzione di una societàdifferente – in quelle aree maggioritariedella terra dove vivono coloro che dovreb-bero incarnare, in quanto poveri, miseri,oppressi e lacerati, non solo i referenti maanzi i protagonisti della futura rivoluzionesociale planetaria, assistiamo invece aduna loro completa soggezione al macellodella guerra permanente al terrore, all’op-portunismo politico del controterrore sim-metrico delle sette fanatiche e fondamen-taliste religiose di ogni credo, alla miseriaistruita dal sistema economico globale, allento stillicidio per malattie curabili e perpersistenze ambientali nocive alla salute.Di fronte a tutto ciò, l’anarchia, purtroppo,non si dà come promessa di soluzione aimali del mondo.Una riflessione sul neo- o post-anarchismoche dir si voglia – qualunque sfumatura disignificato pur sempre convenzionalevogliamo dare al prefisso neo- e post-, sulquale è peraltro superfluo accapigliarsi,memori delle sterili diatribe sul postmo-dernismo degli anni Ottanta – non puòperò scaricare su generazioni in corso lavetustà di modelli organizzativi, l’incep-pamento di alcune categorie cruciali delpensiero politico, la scarsa lucidità di ana-lisi interpretativa e fattiva, la poca propen-

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sione al rischio sperimentale, la ritrosia auscire dalla rassicurante dimensione spe-cifica per misurarsi con una alterità ed unaesteriorità spesso ostile e che ci tratta consufficiente sarcasmo da farci venire vogliadi lasciarla al suo destino. Né è altrettantopraticabile la comoda scorciatoia di attri-buire in chiave meramente moralistica acomportamenti collettivi di generazioni dimilitanti e simpatizzanti la responsabilitàper l’emarginazione della politica anarchi-ca, sia su scala individuale e testimonialeche su quella coordinata e organizzata, dalpalcoscenico centrale dei nostri tempi.In altri termini, i limiti storici e politicidell’ipotesi anarchica non riguardano solola storia e la politica degli anarchici e delleanarchiche in carne ed ossa, ma attengonoaltresì alla teoria politica che si è incarna-ta in quei corpi storici, nel complessogioco informativo tra teoria e pratica che,seppur differenziate, vivono di una mede-sima vita, tanto nel bene quanto nel maledelle alterne fortune.Per l’anarchismo come pensiero e azione,il post-anarchismo dovrebbe enucleare ilsenso di uno stare al mondo con volontà ditrasformarlo senza volontà di potenza, mamuovendo dall’assenza di alcuni presup-

posti tipici delle sicurezze illuminate: unsoggetto storico (destinato ad assolveretale compito per ragioni ideali o posizionemateriale), una linearità progressiva siapure di rottura rivoluzionaria, l’ipotesistessa di una rottura finale o definitiva (aldi qua se violenta o meno) come "grandsoir", megaevento e non faticoso processoinstabile, la consistenza teorica dell’ideastessa di società pensabile a partire da unagriglia di idee utopiche, la plausibilità edesiderabilità di una società aggettivata insenso anarchico come capolinea evolutivodella storia dell’umanità, l’ipotesi di unapolitica senza Potere (istituzionale) e diuna comunità sociale composta da legamisociali in cui però penetrano i rapporti dipotere senza alcuna garanzia di (sfere di)intangibilità.La rotazione assiale di tale trasformazionedel pensiero anarchico deve misurare sestessa non solo in chiave cosiddetta nor-mativa, ossia rinvenendo una nuova formadi pensare la teoria e la pratica dell’anar-chismo, ma anche in chiave cosiddettaanalitica, ossia sapendo utilizzare nuovelenti interpretative del reale che sappianosituarlo in una luce di senso idonea persaper poi calibrare una presenza teorica epratica capace di cogliere quelle opportu-nità di affinamento degli strumenti speci-fici, anche in relazione più "spicciola" astrategie e tattiche organizzative.Il prefisso post- sottolinea, se proprio devodire la mia in via approssimativa, soltantouno sforzo di rielaborazione sorretta dastrumenti di analisi e di agitazione conflit-tuale che acquistano senso inedito perchédeclinati diversamente, perché affabulatisecondo regole grammaticali e lessicalidifferenti, ma sufficientemente carichi diuna memoria non relegata né alla stantiacommemorazione ricorrente, né all’oblioda tabula rasa. Saranno strumenti presi inprestito da altre formulazioni di pensiero

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critico e radicale di cui saper cogliere leistanze libertarie ora sopite, ora implicite,ma acquisibili qualora concatenate insenso libertario. Una bussola, insomma,verso però un mare aperto, ricco di insidiema ancora suscettibile di affascinare perl’impresa.Indubbiamente, la natura plurale chedenota la costituzione stessa dell’anarchi-smo, degli anarchismi per meglio dire,attenua la sensazione di inedito che, tal-volta per eccesso di entusiasmo verso unanuova ipotesi dottrinaria, aleggia tra lerighe dei suoi sostenitori, favorendo delresto il buon gioco di chi rintraccia nel-l’enciclopedia del pensiero anarchicoquelle sfumature classiche che, col sennodi poi, con gli occhi odierni, potrebberoessere lette in senso anticipatorio del con-temporaneo.Si tratterà pertanto di rivedere criticamen-te e senza dogmi alcune categorie concet-tuali di fondo del pensiero emancipativomoderno per operare una felice e opportu-na torsione teorica in grado di incideresulle idee e sulle rotte di senso del XXIsecolo. Senza nostalgie di sorta, senzatimori di orfanaggio, ma con la lucidità dirischiare una identità forse sclerotizzata dauna ripetizione pedissequa, prigionieraperché catturata e già digerita, magarisenza che ce ne fossimo accorti, nello sta-tus quo.Giusto per esplicitare alcune delle poste inpalio all’orizzonte della sfida di rinnova-mento che il post-anarchismo lancia, pos-siamo individuarne almeno tre: il potere,la soggettività, la rivoluzione.A quarant’anni dalle pratiche scatenate daquella data convenzionale che è il 1968,non è più possibile pensare moralistica-mente il potere come una qualche risorsainteramente esteriore alle volontà ed allecapacità umane: esso si dà non solo nellesue tipiche dimensioni istituite, come

moneta di segno e di circolazione nelleistituzioni tanto politiche quanto sociali,ma soprattutto esso le alimenta muovendodalla sua circolazione interstiziale nei cir-cuiti microsociali per non dire individuali,come ci rammenta la psicanalisi orientatasulle dinamiche dell’agire socio-politico(così insegna Castoriadis). Poiché il pote-re si assesta nelle fibre delle capacitàumane e delle volontà che animano gliindividui, esso si ritaglia una persistenzaimpermeabile alle scelte ideologiche, pro-prio nel senso che ognuno può sperimen-tare: un involontario esercizio di potereanche in chi crede di esserne corazzato pervia di scelte ideologiche e di impegnopolitico generoso. Del resto, il femmini-smo si è sforzato da sempre di mostrarecome la questione di potere non sia ester-na ai rapporti di coppia ma si insinui inessi come opportunità e possibilità: unabestia da controllare, più che cancellare. Eil contenimento si lega strettamente alfatto che l’umanità è capace di fare qual-cosa e in questa capacità vive la potenzia-lità di istituire relazioni di potere verticali,gerarchiche, coercitive. L’antitesi non con-siste nella sua abolizione, bensì nella suade-formazione in senso fluido, orizzonta-

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le, consensuale, reversibile, impedendo lasua cristallizzazione e sedimentazione inistituzioni dominanti. Solo muovendo datale piano di riflessione, sarà poi possibileelaborare una progettualità sociale priva diistituzioni di dominio che bloccano il libe-ro gioco del conflitto tra ipotesi sperimen-tali di organizzazione della società, sottoforma di regole negoziate sempre reversi-bili secondo linee mobili di auto-trasfor-mazione condivise.In rapporto alla soggettività, che una certavulgata non attribuibile al pensiero anar-chico nel suo corpus dottrinario affida allaclasse degli sfruttati, ormai è evidentecome la divisione stratificata e segmentataa livello planetario partisca le vittime dellamacelleria globale operata dallo stato e dalcapitale secondo linee differenziate inbase ai contesti sociali. Di alcuna utilitàrisulta, pertanto, individuare a priori unaparte privilegiata deputata a incarnare einverare il processo di rottura qualitativadell’esistente, in base ad una visione dia-lettica della storia, peraltro smentita daifatti e che, ad onor del vero, i classici mili-tanti dell’anarchismo storico non hannomai considerato propria con quella rigiditàtipica del marxismo erede di Hegel. Maquando il post-anarchismo riflette intornoalla soggettività, intende anche offrirecome spunto di riflessione l’interrogativosull’unità del soggetto storico incarnatonei corpi degli individui, contrapponendoa tale categoria la nozione più sfumata disingolarità, al plurale, che convivono entrola cornice identitaria di uno stesso indivi-duo. Anche qui, dopo Freud, risulta inge-nuo pensare al singolo individuo come uncorpo unico con una unica ragione ed unaunica sensibilità: già l’inconscio ci mettesull’avviso di una abisso insondabile chepure dirige e orienta il nostro agire e ilnostro pensare. Inoltre, la nozione di sin-golarità al plurale è più disponibile a rela-

zionarsi con le altre bypassando, per cosìdire, la staticità di un individuo concepitonella sua identità spesso ereditata e scolpi-ta da fattori pseudo-congeniti e pseudo-culturali che a tenaglia mortificano lapotenzialità che ciascuno di noi ha dimodellarsi a fatica e conflittualmente unapropria singolarità unica e specifica, a suavolta trasformabile passo dopo passo.Infine, per ciò che concerne il luogo miti-co della rivoluzione come grande eventodi trasformazione della qualità della vita, ifallimenti della storia stanno lì ad indicar-ci come le principali trasformazioni quali-tative abbiano perseguito dei corsi proces-suali con tempi e dimensioni variabili incui rotture più o meno violente e risultaticonseguiti dal conflitto quotidiano si sonosucceduti senza soluzione di continuità, unpo’ come anticipava profeticamente il gra-dualismo malatestiano. Comunque, cheznous, la rivoluzione ha sempre assunto lafigura emblematica dello strumento fun-zionale all’affermazione dell’anarchiasulla terra, e mai il mito idolatrato dell’e-vento per l’evento, catarsi necessaria cheprefigurava l’avvento della fine della sto-ria e della sua conflittualità permanente.Certo, ciò cui ci invita a riflettere il post-

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anarchismo è una idea di società anarchicache non si dà più una volta per tutte nelmomento sublime dell’atto complessivodella rivoluzione sociale. L’aggettivodiviene impronunciabile se con esso inten-diamo il capolinea finale delle vicendeumane, riacquistando tuttavia il senso,meno mutuato dalla teologia politica dacui originano certe categorie del pensieropolitico anche illuminato, di un insieme diregole di libertà al cui interno vengono ariassumersi una serie di scelte decise e dinette pratiche anarchiche: rifiuto dellagerarchia, della coercizione, della vertica-lità nei processi decisionali, piena libertàdi formazione delle volontà di azione e dipensiero, eguaglianza nella differenzarispetto alle capacità singolari ed alleopportunità e chances di vita che ciascunointende perseguire, e via dicendo.Senza dubbio, è possibile sin d’ora intra-vedere un limite di questo "nuovo" mododi orientare il pensiero anarchico. In effet-ti, studiando gli autori che si rifanno alpost-anarchismo, sembra emergere unainsufficiente capacità di lettura del mondoreale che ci circonda, al fine di individua-re nello spazio e nel tempo di vita che ciresta le linee di incrinatura, le faglie di

sprofondamento, gli orizzonti tendenzialila cui analisi è indispensabile per poteravanzare, con probabilità di successo nelpanorama dei competitors politici e socia-li, una strategia di avanzamento delle ipo-tesi teoriche e delle pratiche sperimentalidi matrice libertaria. Il nodo intrecciato trateoria e pratica assume qui un nuovo spes-sore, non tanto in rapporto alla distinzionevetusta e stolta per la quale la pratica sipriva della teoria e questa disconosce lapratica; anzi, spesso le pratiche indossanosenza accorgersene panni teorici e dottri-nari di cui non sanno liberarsi quandonecessario, perpetuandosi all’infinitosenza sapere che sarebbe sufficiente dislo-care un nuovo sguardo teorico per sbaraz-zarsi di un costume sinora seguito pedisse-quamente. E analogamente, spesso unateoria si alimenta senza saperlo di praticheconsolidate affatto connesse con i processistorico-materiali avvitandosi in pesantezzeed inerzie quando sarebbe altrettanto suffi-ciente osservare ed adottare pratiche diffe-renti per rivitalizzare una visione teoricaalimentando al contempo sia una letturacompleta, diagnostica e terapeutica, sia unaffinamento delle categorie concettuali cheaprono nuove dimensioni di avventura delpensiero al fine di pensare cose inedite chesopravanzano lo status quo.Un post-anarchismo in divenire saprà riar-ticolare in modo nuovo il pensiero anar-chico e libertario al fine di rilanciarlonella pratica culturale e immaginativadelle società? È la sfida che ci attende,ineludibile pena la rassegnazione a testi-moniare una presenza per lo più già inte-grata e in quanto tale resa effimera e spun-tata come peggio non avremmo osato ditemere. Ma proprio da qua occorrerà ripar-tire per un viaggio verso l’utopia, per rein-stallarla nei luoghi pulsanti dell’esistenza.

Salvo Vaccaro

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• Anarchismo

GARCIA[In una] prospettiva filosofica, l'anarchi-smo andrebbe inteso come tributario di ununico paradigma. Insomma, tutte leespressioni dell'anarchismo, nonostante leapparenti divergenze, condividerebbero uninsieme di convinzioni, di valori, addirittu-ra di concetti, i quali apparterrebbero allamodernità filosofica. Nel suo ottimismo,l'anarchismo usa ostentare una fede quasismisurata nel progresso scientifico e sto-rico. Sviluppa una teoria secondo la qualel'umanità si emanciperebbe poco a pocodalla bestialità attraverso la conoscenza erazionalizzando progressivamente ilmondo. Nel suo umanesimo radicale,insorge contro l'assoggettamento di qual-siasi essere umano. Auspica la distruzionedell'insieme delle forme di potere, assicu-rando in tal modo l'uguaglianza di tutti.Nel suo altruismo, definisce sostanzial-mente buona la natura umana, addebitan-done la possibile corruzione alle malefattedel potere. In questo senso l'anarchismosarebbe il logico completamento dellamodernità. Dietro a questa sommariadescrizione, qualche lettore avrà certa-mente capito che il postanarchismo s'im-pegna sul terreno del postmoderno.

NEWMANIl paradosso dell’anarchismo è che, da unlato, la lettura dello stato nella sua autono-mia dalla sfera economica e di classe,dotato quindi di una propria logica, crea lecondizioni teoriche per una dimensionepolitica autonoma e specifica; dall’altro,l’anarchismo intravede la trasformazionepolitica in una determinazione di forzestoriche che tale lettura di una dimensionepoltiica autonoma elude nei fatti. In altreparole, se la rivoluzione contro lo stato ècondizionata da una specie di dispiega-

mento dialettico e razionale della società,allora dove è lo spazio per interventi poli-tici contingenti? Il postanarchismo è cosìil tentativo di pensare una dimensione spe-cificamente politica nell’anarchismo stes-so, affermando quanto ciò risulti impossi-bile se non attraverso una decostruzioneradicale dei concetti di oridne essenziali-stico sulla società e sulla soggettivià su cuisi basa l’anarchismo.

• Classe

FRANKSIl rifiuto postanarchico della classe, con isuoi echi leninisti, è comprensibile nel-l’apposizione di una netta distanza dallaeredità leninista e da quei segmenti dell’a-narchismo che seguono un simile discorsototalizzante. Tuttavia ciò facendo corre ilrischio di ignorare non solo il lato estremodell’oppressione economica tuttora incorso in aree occidentali e orientali, maanche le forme più raffinate e diffuse del-l’oppressione economica e delle dinami-che di classe che vigono oltre la sfera dellaproduzione immediata. (…) Quegli aspet-ti classici dell’anarchismo che sembraconcedere una priorità alla lotta di classepotrebbero non esprimere una riduzionedelle forme dell’oppressione alla classe,bensì il fatto che nei contesti in cui siopera e si vive, la classe resta la formadominante della gerarchia del potere.

• Essenzialismo

COHNL’essenzialismo racchiude un intreccio diipotesi che possiamo così denominare: 1)naturalismo, 2) realismo ingenuo, 3) ridu-zionismo e 4) trascendenza. (…) 1) L’es-senzialismo significa l’attribuzione allarealtà di caratteri ipoteticamente fissi, in

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breve, l’essenzialismo è una teoria dellanatura, una speculazione che enuncia lanozione secondo la quale le cose hannouna natura che predestina o predice il loromodo di essere. (…) 2) Gli essenzialistipresumono che gli oggetti di cui parlanopossiedano identità specifiche che preesi-stono alla loro articolazione linguistica –ossia che possiedano proprietà "inerenti" o"intrinseche" le quali ricomprendono unastruttura celata che soggiace ai fattori disuperficie con cui si riconosce il genere.Così una essenza è la sostanza che soggia-ce all’apparenza visibile, una cosa che esi-ste totalmente al di fuori del linguaggioche usiamo per descriverla, una presenzaprecontenuta anteriore alla sua rappresen-tazione. (…) 3) L’essenzialismo reifica pernecessità le generalizzazioni incomplete eprovvisorie intorno ad eventi mutevoli incategorie rigide date per scontate, persinoassolute, in modo che ogni cosa apaprtie-ne ad una categoria, ed ogni elemento diuna specie dovrà condividere di necessitàle sue proprietà vincolanti senza le qualiuna cosa non può essere elemento di unaspecie. (…) 4) Non esiste rappresentazio-ne senza l’esclusione di qualcosa dall’am-bito della rappresentazione stessa: essaesclude per necessità logica più di ciò cheinclude. Al tempo stesso, al fine della suaintelligibilità, essa ha bisogno dell’illusio-ne della chiusura: affinché i segni dellarappresentazione si diano come qualcosadi definito, deve esistere un senso, nel cuiambito tali segni acquistino un significatopreciso, sempre presente e disponibile,laddove invece il contesto è infinito, traci-ma dai confini finiti del testo in manieratale da rendere impossibile fissare i segniuna volta per tutte. Per costruire unaimmagine intelligibile e adeguata delreale, la rappresentazione deve promettereun significato trascendentale, un significa-to definitivo che si collochi al di fuori del

testo, dove invero non c’è nulla. In talsenso, allora, la rappresentazione implicauna trascendenza.

KOCHStirner, Nietzsche e i post-strutturalisticontemporanei avanzano una critica all’i-dea nella sua fissità, negando la possibilitàdi dimostrare la validità di universali fissie trascendentali. Non si può dare alcunadimostrazione degli universali dei quali èimpossibile mostrare la validità senzaassumere la valiiità di un altro universale.Privi di un dispositivo di valore, se non laconnessione con altre affermazioni tra-scendnetali a ritroso nel corso della storia,i testi non dispongono di un momento ori-ginario in cui verificare la loro verità.Tutte le idee fisse, quindi, sono prive divalore epistemico.

MAYNocciolo duro del progetto anarchico è l’i-potesi, in primo luogo, che gli esseriumani hanno una natura o una essenza; ein secondo luogo, che tale essenza siabuona o benevola, nel senos che è dotatadi caratteri che mettono in condizione divivere correttamente insieme ad altri insocietà. Al di à che il nome di questi carat-teri di bontà siano "socievolezza", "coope-razione" o "capacità", il pensiero è lo stes-so: le persone attendono per natura alleproprie cose con modalità solidali per sé epergli altri, che non sono generalmentenocive o distruttive. L’anarchismo, quindi,è impregnato di una forma di essenziali-smo o naturalismo che costiutisce le fon-damento del suo pensiero. Le personesono per natura buone; se si rimuovono gliostacoli a tale bontà – in particolare ilduplice male della rappresentazione e delpotere - allora esse realizzeranno e affer-meranno quella bontà nella loro azione. Larappresentazione distorce la bontà permet-

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tendo ad un altro o ad altri di dire chisiamo e cosa vogliamo, senza permettere atali qualità di emergere spontaneamente. Ilpotere reprime la bontà di ciascuno peramor di interessi che possono risultaremolto distruttivi.

• Etica

COHNLa teoria post-strutturalista è animata daun imperativo etico che esige rispetto perl’altro (per la differenza, la pluralità, l’ete-rogeneità) a fronte delle forze che riduco-no l’altro allo stesso (uniformità, comune,universale). (…) Proprio perché non c’ènulla di più sostanziale dietro il raccontoche uno fa intorno al mondo (intorno a ciòche è vero, necessario, giusto, buono,ecc.), rispetto al racconto di un altro, pro-prio perché la scelta tra loro è sempre con-tingente, arbitraria che i racconti diventa-no inevitabilmente armi e strumenti di unpotere coercitivo. Resistere a tale poteresignifica interrogare le pretese di autoritàfondate su verità universali. Ciò implicache, siccome ogni morale si dà con la pre-tesa di validità universale, nessuna morale

può pretendere legittimità in quanto ognu-na di esse sarà solo un ennesimo eserciziodi potere violento, una imposizione dellostesso sull’altro.

NEWMANLa critica all’autorità si fonda sull’idea deilimiti etici: ossia quel principio, ad esem-pio, secondo il quale il dominio, quale chene sia la forma assunta, trasgredisce i limi-ti di accettabilità etica, e quindi va com-battuto. Si tratta di un limite etico su cuiconvergono anarchici e post-strutturalisti,che potrebbe divenire una base per una piùampia critica dell’autorità. Fra l’altro, que-sto limite etico non deriva da un luogometafisico che trascende il discorso, anzi,nasce all’interno del discorso antiautorita-rio stesso: in visrtù della sola definizione,l’antiautoritarismo implica un limite etico.(…) Tuttavia, per gli anarchici i limiti eticipossono unicamente fondarsi sull’idea diumanità che il potere cattura, mentre per ipost-strutturalisti l’idea stessa di essenzaumana, di una umanità dell’uomo pernatura, è un luogo di autorità e di potere:lungi dal rappresentare un limite etico aldominio, l’idea di essenza umana fanascere e perpetua il dominio ponendolimiti all’individuo – limiti di ordine non-etico. In altre parole, per gli anarchici,l’essenza umana e la moralità che affondain essa è quella risorsa che consente all’in-dividuo di limitare il potere e l’autorità,mentre per i post-strutturalisti esse per-mettono al potere e all’autorità di limitarel’individuo.

• Fondazione normativa

MAYRicercare una unica origine (arché) signi-fica, per Foucault, compiere tre errori. Ilprimo, presumere che ci siano essenze al

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di qua delle apparenze, ipotesi che si scon-tra con l’immagine irriducibilmente reti-colare dei rapporti sociali. Il secondo, con-siderare gli inizi della storia come grandieventi, mentre spesso sono banali e diffu-si. Il terzo, immettere una nozione diverità negli inizi: l’origine di un oggetto èla sua verità, il suo momento di trasparen-za a se stesso.

• Identità

NEWMANInvece di asserire delle identità puramentediffenti, il psot-strutturalismo cerca didestabilizzare e rendere traballante ogniidentità, tanto singolare che universale.Ciò che il post-strutturealismo rifiuta èl’essenzialismo, ossia l’idea che esista unasostanza costante e inamovibile al fond diogni identità. Da questa prospettiva, l’af-fermazione di una identità puramente dif-ferente o una posizione politica sepratistache poggi su di essa – gay, femminile oetnica – è semplicemente un’altra forma diessenzialismo. La differenza può emerge-re soltanto in modo framentato e incom-pleto, attraverso una dimensione universa-le che la contamina e la scuote.

NEWMANL’essenzialismo è l’idea secondo la qualesotto la superficie delle differenze, giaceuna vera identità o un vero elemento. L’i-dentità di fondo, si afferma, è celata orepressa da forze ad essa esteriori. Adesmepio, l’anarchismo dichiara che l’iden-tità naturtale dell’individuo, determinatadalla ragione e dalla morale naturale, ècancellata e distorta dal potere dello statoe della religione. Una volta distrutte taliistituzioni, allora l’essenza umana fiorirànuovamente.

• Modernità

GARCIATutte le espressioni dell’anarchismo, mal-grado le apparenti diversificazioni, condi-vidono un insieme di credenze, di valori,di concetti, propri della modernità filoso-fica. Ottimista, l’anarchismo ha contrasse-gnato una fede quasi incommensurabilenei progressi scientifici e storici, svilup-pando una teoria dell’umanità, che si libe-ra gradatamente della stupidità attraversola conoscenza nella razionalizzazione pro-gressiva del mondo. Radicalmente umani-sta, esso insorge contro l’assoggetamentodi ogni essere umano: auspicando ladistruzione dell’insieme delle forme dipotere, esso assicura così l’aguaglianza ditutti. Altruista, definisce la natura umanain una bontà essenziale imputandone l’e-ventuale corruzione ai soli misfatti delpotere. (…) La modernità è nata rendendoimpossibile ogni discorso che non rispettila propria regola del gioco. Essa ha elabo-rato un dispositivo metanarrativo di auto-legittimazione. Il valore di verità di unenunciato, ad esempio, non veniva accor-dato se non nella prospettiva di una unani-mità possibile delle menti ragionevoli.

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Oggi, questa pretesa di universalità di undiscorso ha mostrato la propria fragilitànella misura in cui necessita di un presup-posto ingiustificabile, ossia di un metadi-scorso che lo giustifichi al di sopra di tuttii giochi linguistici, ricompattati ad unità. Ilsapere postmoderno deve raffinare lanostra sensibilità e la nostra capacità asopportare l’incommensurabile, l’impos-sibile traduzione reciproca di alcuni giochilinguistici. Esso deve aprirci alla differen-za.

• Marxismo

MORLANDAnche se ci sono profonde differenze trala concezione marxista e quella anarchicadella natura umana, Bakunin non esita aprendere da Marx il tema dell'alienazionequando critica gli effetti disumanizzantidel modo di produzione capitalista. Quel-lo che interessa qui (riguardo alle differen-ze tra anarchismo sociale e anarchismopoststrutturalista) è che l'adozione di quelconcetto marxiano rispecchia la prospetti-va fondazionista dell'anarchismo sociale.Qui anarchismo sociale e marxismo con-

vergono nel presumere che la portata deglieffetti disumanizzanti del capitalismo siavalutabile sulla base di un certo concettodi natura umana. Anche se questo è diver-so per le due ideologie, il punto critico diriferimento comune a entrambe è la cen-tralità della natura umana. Su questa baseMarx costruisce la propria critica moraledel carattere alienante e sfruttatore delcapitalismo, in una prospettiva fondazioni-sta condivisa da anarchici come Bakunin.

• Natura umana

COHNIn effetti, questi teorici (del post-anarchi-smo) non considerano l’anarchia come undato meramente spontaneo, naturale, bio-logico, bensì come un prodotto promosso,sollecitato, creato a partire dal materialedella storia e della biologia. (…). La natu-ra è un insieme di potenzialità, non untelos, la costruzione sociale ne è il fattoredeterminante. In tal senso, la classica teo-ria anarchica oltrepassa la distinzionebinaria essenzialismo/antiessenzialismo.

FRANKSConsiderando l’individuo come un ribellenaturale (Bakunin) o come un cooperanteper natura (Kropotkin), tali fattori prede-terminati limitano la libertà, fissando l’i-deale per tutta l’umanità e restringendo lalegittima azione politica contro il poterenei limiti della espressione di una "bontànaturale".

NEWMANL’anarchismo si muove in una logica poli-tica manichea: esso crea una contrapposi-zione morale e di natura tra la società e lostato, tra l’umanità e il potere. Il dirittonaturale è diagrammaticalmente contrap-posto al potere artificiale, la morale e la

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ragione immanente alla società umana enaturale confligge con l’amoralità e l’irra-zionalità costitutive dello stato. (…) ma èpossibile ancora considerare l’essenzaumana incorrotta dal potere? punto incon-taminato di partenza? mentre la nozioneanarchica di soggettività non è interamen-te esente da tale contraddizione, essa ne ètuttavia scossa, palesando in un certosenso una ambiguità e una incompletezzache la rende interrogabile.

• Postanarchismo

FRANKSIl tratto saliente del postanarchismo è ilrifiuto dell’essenzialismo, una predilezio-ne per la contingenza, la fluidità, l’ibriditànonché il ripudio di tattiche avanguardiste,il che implica la critica di schemi occiden-tali nel quadro dell’anarchismo. (…) Letesi avanzate sostengono che, sebbene ilpostanarchismo individua con rpecisionealcuni deficit in particolari forme dell’a-narchismo classico, esso non lo trascendema rappresenta una sua variabile. Il posta-narchismo segna la specifica risposta dialcuni gruppi assoggettati in un contestostorico definito. (…) Il movimento con-temporaneo di pensiero respinge la tota-lità, i valori universali, le grandi narrazio-ni storiche, le solide formule intornoall’essenza umana e la possibilità di unaconoscenza oggettiva. Il postmoderno èscettico intorno alla verità, all’unità e alprogresso, contrasta l’elitismo culturale, siorienta verso un relativismo culturale ecelebra il pluralismo, la discontinuità el’eterogeneità. (Possiamo individuare) tretipi di post-anarchismo: il primo, un posta-narchismo lyotardiano che rifiuta i tipicitemi anarchici proponendo invece di adot-tare nuovi approcci critici e nuove tatticheche oltrepassano l’ambito dell’ortodossia

anarchica, utilizzando quei teorici delpost-strutturalismo lontani dalla tradizioneanarchica. Il secondo, un postanarchismoredentivo che si sforza di integrare nell’a-narchismo la teoria del post-strutturalismoal fine di arricchire e rivitalizzare le prati-che esistenti, considerando l’anarchismoodierno insufficiente ma pronto a trasfor-marsi. Il terzo, infine, un anarchismo post-moderno (simmetrico al post-marxismo)che reinterpreta metodi e analisi anarchi-che alla nuova economia politica globalesoffermandosi sulle azioni dei soggettioppressi.

JUNUna filosofia politica [post-anarchica] diordine tattico nega ogni distinzione ogget-tiva tra strutture di potere emancipative ooppressive: il potere è in grado di darluogo tanto all’emancipazione quantoall’oppressione in base a un insieme com-plesso di condizioni. Una filosofia politi-ca di ordine tattico nega che il potere inquanto tale… possa essere in un certo qualsenso "abolito" in prospettiva di unaemancipazione politica. Una filosofiapolitica di ordine tattico nega, contraria-

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mente al marxismo e a certe forme delfemminismo, che il potere di oppressioneprovenga da una fonte unitaria, anzisostiene che un tale potere emerge da mol-teplici luoghi puntuali nei quali è possibi-le porre resistenza. Infine, una filosofiapolitica di ordine tattico evita discorsiteleologici o utopici a fondamento dellaprassi politica.

GARCIAIl prefisso "post-" attribuito all’anarchi-smo suggerisce una sua certa obsolescen-za per come è stato pensato sino ad oggi.(…) Più precisamente, la questione con latradizione "anarchica" consiste nel fattoche, sebbene sia sempre possibile ricono-scersi nell’attitudine alla critica generaleche essa propone, tuttavia non permette, apartire da certi concetti, di comprendere inmodo pertinente gli eventi contro i qualiincita a scagliarsi, mancando così il sensodell’emancipazione a cui aspira. Sarebbepossibile affermare che il post-anarchismoosa applicare la sensibilità anarchica allostesso anarchismo, rimanendo pertantoall’interno delle sue forme.

NEWMANL’apertura strutturale della logica delpostanarchismo ci permette di disgregarel’unità del pensiero politico liberandolodalle fondamenta per natura, e quindiaprendolo alla contingenza ed alla molte-plicità di interpretazioni. In tal senso, ilpostanarchismo non va preso come unaidentità politica coerente o come un corpounico, teleologicamente determinato, delpensiero rivoluzionario. Una tale logicatotalizzante ha dato prove catastroficheper una politica antiautoritaria. Di contro,il postanarchismo rappresenterebbe unaserie di strategie etiche di resistenza aldominio.

• Poststrutturalismo

NEWMANÈ possibile sostenere che il post-struttura-lismo condivida con l’anarchismo una ten-sione a rispettare e riconoscere l’autono-mia e la differenza: una minima etica dellasingolarità. E forse proprio su tale singola-rità è possibile costruire un luogo etico –meglio un non-luogo etico detrascendenta-lizzato; una etica che informi il progetto diresistenza all’autorità. Inoltre, coniugarepost-strutturalismo e anarchismo attraver-so l’etica della singolarità dimostra, con-trariamente a quanto ereditato, che divienepossibile raggiungere una nozione dirispetto dei valori umani senza tuttavia unasimmetrica teoria dell’umanesimo o la suafondazione nell’essenza umana.

• Potere

NEWMANIl potere è una forza polivalente che scor-re attraverso luoghi molteplici lungo tuttoil tessuto sociale. Esso è disperso, decen-trato, diffuso nella società. (…) Il poterescorre attraverso le istituzioni, non provie-ne da esse; le istituzioni sono un assem-blaggi di varie relazioni di potere, peraltroinstabile perché le relazioni di potere sonoinstabili… I flussi di potere possono tal-volta diventare rigidi e cristallizzati, e ciòaccade quando le relazioni di poterediventano rapporti di dominio, costituendola base di istituzioni quali lo stato. (…) Èevidente che questa concezione foucaul-tiana del potere è profondamente diversada quella anarchica. Mentre l’anarchismoconsidera che il potere proviene della isti-tuzioni, Foucault pensa che le istituzioniprovengano dal potere. Mentre gli anarchi-ci considerano il potere nella sua centralità

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statale che si irradia per il resto dellasocietà, Foucault analizza il potere nellasua dispersione per la fabbrica sociale,dipanandosi in una molteplicità di direzio-ni da una molteplicità di luoghi. (…) Se ilpotere è così diffuso, le teorie rivoluziona-rie quali l’anarchismo vengono private delloro obiettivo prioritario: l’anarchismodipende da uno stato da attaccare, un pote-re centrale che ritaglia per opposizione lasocietà. (…) La nozione foucaultiana dipotere mina la divizione manichea trastato e società: l’anarchismo considera lasocietà un organismo naturale e sostanzia-le che è sempre esteriore all’ordine delpotere.

MAYSe le sperimentazioni socialiste del XXsecolo ci hanno insegnato qualcosa è che icambiamenti alla vetta del potere noncomportano la trasformazione dellasocietà. Si può sostenere che ciò accadeperché il potere resta accentrato al verticee non è mai distribuito tra coloro che losubiscono; è una delle tendenze del pen-siero anarchico. Se così fosse, occorresolo muoversi per conquistare il potere dalbasso. Ma questa tesi si fonda su un pre-supposto che le analisi specifiche dei post-strutturalisti hanno messo in dubbio: che ilpotere sia esercitato verso il basso ma nonin basso. Se l’esercizio del potere nonconsiste unicamente nella soppressione diistanze legittime bensì si attiva nella lorocostituzione, non ha più senso concepire ilbasso come puro terreno fertile in cuipiantare i semi di una nuova società. Piùesplicitamente, se il potere non si esercitasolo dall’alto verso il basso, in quantoforza coercitiva, allora diviene sospettal’immagine stessa di alto e basso. Infatti,se le analisi post-strutturaliste sulla psico-logia e sulla psicanalisi, sulla sessualità,sul linguaggio e così via sono corrette, tale

immagne, come quella dei cerchi concen-trici, produce metafore fuorvianti di unaforma strategica del pensiero politico chenon coglie il proprio obiettivo, o meglio,obiettivi. (…) Ma in termini più comples-sivi, se si concepisce il potere nel suoesercizio non sugli oggetti ma al lorointerno, non "dall’alto" ma "dal basso",non esteriormente ad altri rapporti, mapassando per essi, ciò comporta che ilpotere non è una forza repressiva ma crea-tiva, dado luogo non solo a ciò contro cuiresistere ma anche, e in modo più capzio-so, alle forme che la resistenza stessa assu-me.

• Razionalità

ABENSOURL’anarchismo resta interamente catturatonelle maglie della metafisica nella misurain cui continua a derivare l’agire dal refe-rente. Esso non attacca lo schema dellareferenza, bensì vi resta immerso proce-dendo a sostituire il principio di autoritàcon il principio di ragione. In breve, l’a-narchismo conferma le tradizionali proce-dure di legittimazione, anche se sceglie unnuovo criterio di legittimità: la ragione enon l’autorità.

• Rappresentazione

KOCHLa rappresentazione è un piano di illusio-ne strutturale creato dalla chiusura delconcetto dal suo significato polivalente.Tale chiusura epistemologica garantiscepotre ai testi attraverso la creazione di unastabilità illusoria, che a sua volta generaun netto confine tra senso e non-senso,appunto quello dell’idea fissa. Secondo laprospettiva di Stirner, di Nietzsche, dei

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sofisti e dei post-strutturalisti, questa sta-bilità è infondata sul piano epistemologi-co. Il suo valore è politico: fissare un con-cetto o una idea nell’ambito di un sistemachiuso di identità e di sensi conduce l’au-torità al vertice. Questo processo è unostrumento di costituzione del potere. Ciòche Stirner, Nietzsche e i post-strutturalistisostengono è che l’autorità generata dall’i-dea fissa non è una autorità frutto dellaverità, bensì l’autorità del potere. L’ideafissa è una finzione creata per legittimareil potere, senza che abbia un valore tra-scendente, ma solo una funzione utilistari-stica nel nesso sapere-potere. Nella suautilità, le idee fisse offrono autorità alleparole. Il trascendentalismo nel linguaggioinduce sia Stirner che Derrida a identifica-re tali sistemi fissi con la teologia. Perquesti autorit, la verità deve essere consi-derata nella sua storicità.

COHNIn sintesi: 1. le pratiche rappresentative impongonouna apparenza del medesimo sulla infinitàdelle differenze, dando così luogo ai2. processi in cui si consolidano il poteresociale diffuso in forme istituzionali

macropolitiche che producono3. i fenomeni dell’autorità e della gerar-chia, i quali4. oscurano l’universo di cose visibilimediante rappresentazioni dello stesso chea loro volta5. prolungano l’ipostatizzazione dellostesso rappresentato nella natuira dellecose in quanto tali, il che6. rafforza i presupposti della rappresenta-zione,7. giustificando così le pratiche dominantidella rappresentazione.

• Resistenza

MORLANDLa resistenza non si limita più al politico,all'esprimersi contro la borghesia in quan-to rappresentante del capitale, ma assumeforme sociali e culturali. Queste forme di resistenza e di sovversio-ne (…) delinea[no] una convergenza tra inuovi movimenti e l’anarchismo post-strutturalista. (…). Per la sua stessa natura,l'anarchismo ha sempre ricercato alternati-ve di opposizione. La fondazione di comu-ni, la costruzione di scuole libere, la pub-blicazione di opuscoli radicali, la compo-sizione di poesie antigerarchiche, la colti-vazione di fiori, la vita tra gli alberi, laproduzione di alimenti organici, l'occupa-zione di abitazioni in disuso, l'impiego diolio alimentare come combustibile verdeper i motori diesel, sono tutte prove dicome la resistenza, all'interno dei circolianarchici, assuma forme simboliche e cul-turali. E questo dimostra la convergenzatra l'anarchismo sociale e quello post-strutturalista e fa vedere come entrambitrovino un punto d'incontro nella resisten-za. Todd May (1994) sostiene che proprioattraverso la promozione e la predilezioneper le pratiche alternative ci sia un incon-

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tro tra l'anarchismo sociale e quello post-strutturalista. In tal modo entrambi creanouno sfondo davanti al quale i nuovi movi-menti sociali che ruotano intorno al dibat-tito sull'anticapitalismo mettono in scenale nuove forme di resistenza sociocultura-le.

NEWMANQuale è il fondamento etico ed ontologicodella resistenza? Allora, la prima cosa dadire è che la trasgressione, se può talvoltaconsolidare la legge e le strutture di pote-re, talaltra le scuote creando nuove apertu-re all’agire poltiico, nuove opportunbità dilibertà. Per Foucault, il potere e la resi-stenza si danno in un rapporto indecidibi-le, in cui il primo incita il secondo e, alcontempo, il secondo può condurreall’affossamento ed al rovesciamento degliattuali dispositivi di potere. Mentre non èpossibile sperare di sfuggire del tutto algioco del potere, la nostra azione può por-tare ad una riformulazione dei rapporti dipotere in forme che siano meno gerarchi-che e dominanti.

• Rivoluzione

DE WITT / MAYIl termine rivoluzione mi colpisce per lasua gravità. (…) Quando le cose cambianoin seguito ad un intervento politico, alloraabbiamo una rivoluzione. Così la distin-zione tra riforma e rivoluzione nondovrebbe disporsi nel senso di una "merariforma" versus una "vera rivoluzione". Sitratta invece di valutare se e quantoprofondamente si dia un cambiamento. Ineffetti, penso che la parola venga spessousata da bandiera, un marchio del proprioradicalismo, un modo involontario disegnare il cproprio distacco dal pensieroliberale. Così facendo esso vela la questio-

ne che dobbiamo chiederci: cosa è neces-sario che cambi e in che modo è necessa-rio che cambi?GORDONGli anarchici in genere non tendono più aintendere la rivoluzione, se ancora usanoquesto termine, come un evento postoall’orizzonte, ma come un processo incorso. Una visione assai diversa da quelladell’immaginario politico della tradizioneanarchica, che immancabilmente aveva insé un’idea di rivoluzione come evento,come momento di profondo cambiamentoqualitativo nella vita sociale.

JUNPer Derrida, come per Deleuze e per Fou-cault, la rivoluzione si priva costitutiva-mente di un telos o di un eskhaton, così daessere in un certo senso eterna. Al postodella giustizia e della democrazia, Derridainvoca una giustizia ed una democrazia " avenire". La libertà non è un fine alla stre-gua di una pratica immanente al conflittocontro l’illibertà. L’anarchismo nascecome condizione di possibilità per impe-gnarsi in una pratica di libertà aperta eincondizionata che non deve culminare inuna utopistica "fine della storia".

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• Soggettività

GARCIAQuali sono allora le differenze tra il sog-getto moderno e il "soggetto" anarchico?Il primo è unitario, fisso e omogeneo:l’Uomo con la U maiuscola, duplicato intanti esemplari quanti sono gli individui.Di contro, il "soggetto" anarchico è molte-plice, mutevole e eterogeneo. Le sueforme variano senza posa in misura e qua-lità. Più spesso è collettivo anche quando èindividuale. E l’"individuo", nel senso tra-dizionale del termine, non rappresenta cheuna figura delle sue numerose metamorfo-si. (…)La singolarità implica un rispetto dellalibertà verso la differenza, ma al comtem-po una eguaglianza della libertà a esseredifferente. Essa necessita come correlatouna nozione di identità che sia costituiva-mente aperta e non predefinita, che sipensi alla modalità del flusso e non dellastabilità. Se l’essenzialismo dell’anarchi-smo si rivela così insufficiente sul pianoteorico, diventa adesso denegabile sulpiano morale. L’essenzialismo nega la sin-golarità in quanto rappresenta un modoautoritario di legare gli individui sotto uninsieme di fattori pretesi universali, contri-buendo quindi alla negazione della diffe-renza.

NEWMANL’anarchismo deve rintracciare un luogodella resistenza, un luogo di ordine mora-le e razionale, spazio incontaminato dalpotere che lo opprime da cui nasccerà laribellione ad esso. Esso richiede una sferapura della rivoluzione, trovandola nell’es-senza umana, nella soggettività umana dinatura. È il matrimonio tra la natura ed ilnaturale, qualità essenziali che riposanonell’uomo a produrre la rivoluzione controil potere. L’innata razionalità e moralità

dell’uomo si contrapporrano al poterepolitico, del resto ritenuto immorale einnaturale per natura. Secondo la teoriaanarchica, il diritto naturtale sostituiràl’autorità politica, così come l’uomo e lasocietà sostituiranno lo stato. L’idea di unasoggettività umana di natura che funge daluogo puro di resistenza, da punto di par-tenza incontaminato è problematica per lateoria rivoluzionaria anarchica.

MAYSecondo Foucault, il soggetto non è costi-tutivo, ma costituito. Il che però non vuoldire che gli individui siano determinati. Ilsoggetto, in quanto tale, è una costruzionestorica che è emersa da pratiche che sonopolitiche ed epistemologiche. (…) Talipratiche non derivano non derivano da unsoggetto un atto di volontà soggettiva – mapossono provenire da individui che inne-stano il loro agire nella trama contingentedi istituzioni ed eventi storici. La costitu-zione del soggetto non rappresenta ladeterminazione esaustiva della condotta,ancorché nella misura in cui viene assuntacome mom di conoscenza di sé, e quindicome stile di vita, la soggettività finiscecon l’individuare i parametri delle nostrescelte, dei nostri poteri, e lo spettro nor-male e accettabile della nostra condotta.

• Valori umanistici

JUNL’esplicito rifiuto dell’idea secondo cuiesiste una specie di gerarchia "naturale"dei valori tra gli individui è ciò che perDeleuze fonda, anzi invita, il suo anarchi-smo. (…) Il processo di creazione delvalore richiede una rivoluzione eternacontro le forze della repressione dovunquee comunque esse nascano. (…) Dunquenon si dà il caso di poterci opporre all’au-

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torità, bensì di doverlo fare se vogliamoconseguire un valore. Il fatto che scopertadi un valore sia sempre provvisoria, incer-ta e contingente non è una buona ragioneper non perseguirlo. In ultima analisi, nonesistono strumenti definitivi tramite iquali distinguere uno stile di vita da unaltro, ma è proprio a ragione di tale impos-sibilità ad assicurarsi tali strumenti finaliche siamo vincolati ad una ricerca perpe-tua dell’"anarchia".

GARCIALe condizioni di possibilità dell’agire,definite a partire da un fondamento teori-co ben lontano dall’umanesimo moderno,sembrano condurci a modalità d’azionepolitica radicalmente in contrasto con ilmessianesimo rivoluzionario che caratte-rizzava l’anarchismo. Alle insurrezioni,all’abbattimento delle istituzioni politiche,alle istanze della giustizia sociale, i post-anarchici sostituiscono la costruzione disoggetti in divenire attraverso un percorsoetico immanente o ancora l’elaborazionedi forme di vita alternative che si usanocome armi in un conflitto simbolico.

COHNCome è possibile formulare valori univer-sali senza sottomettere la diversità nellamedesimezza, senza annichilire la diffe-

renza in nome dell’agire collettivo? Unarisposta sarebbe quella di negare l’esisten-za di un simile bisogno di universalità. Intal senso, i valori universali in quanto talirappresentarebbero una forma di dominio,forse la forma di dominio contro cuioccorre lottare. Se così, potremmo sposa-re una politica della differenza, un multi-culturalismo affermativo.

NEWMANL’umanesimo è quel discorso in cui siamointrappolati: esso afferma da un lato divoler liberare gli individui da ogni tipo dioppressione istituita, mentre dall’altroproduce una intensificazione dell’oppres-sione di noi stessi, negandosi peraltro laforza di resistere all’assoggettamento. Nelquadro dell’umanesimo l’individuo pos-siede solamente una "pseudo-sovranità".Esso dichiara di promuovere una coscien-za sovrana (nell’ambito del giudizio, masoggetta ai vincoli della verità), l’indivi-dualità (la titolarità individuale del con-trollo dei diritti personali soggetti alleleggi dellanatura e della società), le libertàdi base (sovrane ma nei limiti di un mondoesterno e contenute dalla sorte). In altritermini, nel linguaggio umanista dei dirit-ti e dele libertà scatta secondo Foucault latrappola: diritti e libertà sono garantitiall’individuo in cambio di un esercizio dipotere, potere su di noi.

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Bibliografia

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