Bollettino 2001

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Gennaio - Dicembre 2001 CLUB ALPINO ITALIANO Sezione del Valdarno Inferiore “Giacomo ToniFUCECCHIO (Firenze) - Piazza Vittorio Veneto, 4 Bollettino d’informazione interno della sezione, destinato esclusivamente ai soci

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Bollettino d'informazione CAI Sezione VAldarno Inferiore Anno 2002

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Gennaio - Dicembre 2001

CLUB ALPINO ITALIANOSezione del Valdarno Inferiore “Giacomo Toni”FUCECCHIO (Firenze) - Piazza Vittorio Veneto, 4

Bollettino d’informazione interno della sezione, destinato esclusivamente ai soci

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GESTIONI PATRIMONIALI RASBANKIN FONDI

Massima diversificazione dell'investimentoElevata professionalità della gestione

Cosa sono le Gestioni Patrimoniali RASBANK in FondiGeslioni di polrimoni efondi comuni di Inveslimento: dal loro obbinomentolono note le Gellionl Potrimonioli RASBANK InFondi, che (Onlenlono di ortenere un servizio personolizzolo, com'è proprio delle geslioni polrimonioll, ma rivoltoesclusivamente ai londl comuni del Gruppo RAS.

Perché le Gestioni RASBANKLo diversificozione dell'Investimento raggiunge livelli elevoli con le Gestioni Polrimoninli Rosbonk in Fondi, (helnveslono inquole di londl dello locletò di geslione RAS ASSET MANAGEMENT SGR S.p.A., distribuiti do DIVAL RAS Servizi Flnnnziori Sim.Èuno vasto gommo di fondi operonti do mDiii onni (on successo lui mercoliobbllgozionori ed azionari di tullo Il mondo. Graziealle Gestioni Potrimonioli RASBANK In Fondi, lulli quesli mercotlelurte le migliori opportunità sono oportato di mano. BOlto(ompilore un semplice modulo e(onlerire· ortroverso iPromolori FInanziari DIVAL RAS Servizi Finanziari Sim· un mondotodi geslione oRosbonk, porolmeno SO.OOO Euro.

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~Empoli - Via Spartaco Lavagnini, 40 - Tel. 0571.78482

Promotori Finanziari: Ancillotti Alessandro - Maffei FrancescoMarrucci Paolo - Stricchi Francesco - Vezzosi Roberto

Viti Veronica - Voipini Eolo

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S O M M A R I OIl nuovo giornalino (Marco Guiducci) .................................................. 3

Foto di gruppo (Vittorio Santini)........................................................... 4

La Montagna dietro la casa (Francesco Mantelli) ................................ 6

Elenco materiae alpinistico ................................................................... 9

Cinque giorni un’estate (Luca Ciolli) ................................................. 10

Dal deserto del Saharaui alla

foresta dell’Acquerino (Vittorio Santini) ........................................ 13

Ombra (un racconto di Marco Boldrini) ............................................. 14

Nozze d’oro......................................................................................... 18

Soldi senza gambe (un racconto di Marco Boldrini) .......................... 19

La strana Luce degli Speleo (Maria Emanuela Aiazzi e

Andrea Lusini) ................................................................................ 22

Dolomiti 2000: Civetta (Marco Guiducci) ......................................... 24

L’Alighieri e le Apuane (Vittorio Santini) ........................................... 27

Forme delle Isole Eolie (Francesco Mantelli ..................................... 28

Escursionismo per il nuovo anno (Vittorio Santini) ............................ 30

Gruppi e guide escursionistiche locali .......................................... 31

Programma gite 2001. ................................................................... 32

In copertina: foto di gruppo. Partenza per la gita al Monte Civetta; sullo sfondo il Monte Pelmo (foto Claudia Vichi).

A questo numero hanno collaborato con foto o testi (in ordinealfabetico): Marco Boldrini, Luca Ciolli, Marco Guiducci, AndreaLusini e Maria Emanuela Aiazzi, Francesco Mantelli, AlessandroMariotti, Vittorio Santini, Claudia Vichi.

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TESSERAMENTO 2000 Le quote per l’anno 2001 sono uguali a quelle del 2000:

Soci Ordinari £. 57.000Soci Familiari £. 27.000Soci Giovani (nati nel 1984 e seguenti) £. 20.000

Al 31 dicembre 1999 gli iscritti erano 244, così ripartiti:154 soci ordinari, 66 familiari e 24 giovani.

Si ricorda che l’iscrizione al CAI:

- dà diritto a ricevere “La Rivista” e “Lo Scarpone” (solo ai soci ordinari);

- copre con un’assicurazione le spese d’intervento delle squadre di soccorsoalpino e dell’elicottero in caso di incidente in montagna;

- consente (esibendo la tessera col bollino) di ottenere priorità di accoglienzae particolari condizioni di sconto nei rifugi del C.A.I.;

- permette di acquistare a prezzi agevolati le pubblicazioni del C.A.I. e delTCI;

- dà diritto a partecipare a tutte le iniziative della Sezione con particolariagevolazioni.

Si invitano i Soci a rinnovare l’iscrizioneentro il 31 marzo 2001

per la continuità della copertura assicurativa.

L’iscrizione per il 2001è valida fino al 31 marzo 2002.

Ulteriori informazioni si possono avere in sedeil venerdì dopo le 21,30

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Il nuovo giornalinodi Marco Guiducci

Sono passati pochi mesi dall’uscita del-l’ultimo giornalino e quello che avete oratra le mani non è in anticipo! Era l’altro cheera in ritardo, e non di poco.

Questo arriva finalmente sotto Natale,permettendo di portare a conoscenza il pro-gramma delle gite sociali del nuovo anno intempo utile.

Oltre al programma potretetrovare le storie ed i racconti ele immagini, frutto della fanta-sia e degli obiettivi fotografi-ci dei nostri soci. Aquesto riguardorinnovo ancoraa tutti l’invi-to a collabo-rare a questonostro ap-puntamentocon la cartastampata: sipuò contribui-te in tantimodi. Con ma-teriale ineditocome raccon-ti, resocontidi gite, foto-grafie, arti-coli “tecnici”,oppure partecipando alla realizzazione, met-tendo a disposizione gli strumenti informa-tici necessari e la manualità per gestirli. Inol-tre, forse più importante di tutti, occorre tro-vare sempre nuovi sponsor disposti a finan-ziare queste nostre pagine, semplici ma im-mediate e testimoni delle varie componentipresenti nella Sezione.

Per il prossimo anno sono previste nu-

merose attività. Per quanto riguarda le gite,il programma è molto fitto ed è ben presen-tato da Vittorio, che da tempo si occupa diguidare il gruppo incaricato di formulare ilcalendario delle escursioni.

Invece per le attività più prettamentealpinistiche, il prossimo anno ci sarà il cor-

so di introduzione all’alpinismo.È già pronto il calendario del

corso e, finalmente dopo di-versi anni, è stata inserita

una gita, quella finale, lon-tano dalle nostre montagne:

Marmolada!* * *

Il 2001 sarà inoltrel’anno delle elezioni.Il nuovo statuto dellaSezione non è ancorapronto, quindi si vote-

rà con le consuete re-gole. La datadelle vota-zioni è pre-vista perfebbraio ela Com-miss ioneelettorale è

già al lavoroper formulare la lista

dei candidati. Come sempre i soci aventidiritto di voto riceveranno la scheda eletto-rale a domicilio.

* * *Chiudo queste brevi note augurando, a

nome di tutto il Consiglio direttivo dellaSezione, buone feste e felice anno nuovo.

Il Presidente

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Foto di gruppodi Vittorio Santini

Guardo le foto scattate in occasione dell’ul-tima gita e mi sorprendo. Per venti anni ho foto-grafato solo paesaggi e panorami evitando accu-ratamente ogni presenza umana che potesse sna-turare l’ambiente. Nelle foto di oggi compaionoinvece solo gli amici e le amiche con cui sonostati condivisi i tre giorni di fatiche, disagi, alle-gria e piacevoli emozioni. Se non fosse per lavista degli zaini non si capirebbe neppure doveeravamo. Sulle Dolomiti, per la cronaca, dalleparti del Monte Civetta, dodici persone in tutto.Allestisco un piccolo album e cerco di capireperché l’occhio di oggi osserva cose che l’oc-chio di ieri non vedeva. A venti anni forse, quan-do le energie fisiche, reali o immaginarie sono almassimo, andavo in montagna prevalentementeper salire in cima, per collezionare vette, per au-mentare il totale personale dei dislivelli superati.Per quanto il mito della conquista della vetta non

rientrasse già più fra i valori dell’alpinismo, ri-maneva la competizione, non con gli altri, masicuramente con se stessi. La sfida con le propriecapacità era ancora una molla determinante. Inquella fase importava allora documentare dovesi era stati e dove non si era potuti arrivare, cosasi era visto e cosa si sarebbe voluto vedere. Manmano che passa il tempo, quello individuale, eche le energie diminuiscono, si prende ad ap-prezzare progressivamente ulteriori aspetti, siaintellettuali che fisici, sia mentali che corporei,ma sicuramente più variegati che nella primagiovinezza. Oggi, con i miei coetanei, ci accor-giamo di andare in montagna per tutt’altri moti-vi da quelli di allora: per ritrovare un equilibriocon se stessi e con gli altri che non si riesce amantenere nel resto della settimana o dell’anno;per il bisogno, che è in ognuno di noi, di goderedi una certa dose di bellezza, e che si può trovare

Ultimo ristoro prima della discesa alla macchina.

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Senza parole.

nella vista di un panorama come nella contem-plazione di un’opera d’arte. Per la necessità didisintossicarsi dall’inquinamento da rumore, dafumo, da burocrazia e ricaricarsi di una nuovadose di tolleranza. Per il bisogno di solitudine oviceversa per trovarsi in compagnia di esseriumani con cui si condividono aspirazioni e so-gni. Ecco dunque perché, con questa diversa at-tenzione alle persone, anche le foto colgono comein questi tre giorni assieme, mi sia stata concessauna piccola intrusione nella intimità di ognunodegli amici. Credo infatti che al di là della coin-volgente scenografia del paesaggio dolomitico,la cosa più attraente della gita sia stata proprioquesta atmosfera partecipativa di ognuno allecose di tutti quasi da adolescenti in vacanza allacolonia parrocchiale estiva. Osservo le foto e ri-vivo gli stati d’animo di quei momenti: Annache ammira il panorama con il rammarico di nonavere con se le proprie figlie a partecipare a tantabellezza. Laura dal carattere talvolta irascibile chein montagna trova modo di dare risalto alle pro-

prie grandi doti. Isa che sprizza da tutti pori unentusiasmo biologico e viscerale. Claudia dallosguardo dolce e premurosa di attenzioni perMarco. Maria che potrebbe salire su qualunquemontagna, purché gli si conceda qualche giornoal mare. Elisabetta, che forse non suda neppure,ed arriva sul Civetta con la grazia di unafotomodella appena uscita di boutique. Mario cheè riuscito a parlare in sardo con un siciliano, inspagnolo con un francese e con lo zaino quandoè rimasto solo. Aldo che vuol dedicare alla figliala salita su questa montagna. Cesare, intelligentee misurato in tutto fuorché nella sua magrezza enel suo appetito. Marco, che gravato dalla orga-nizzazione di tutta la gita e dal peso di uno zainoenorme, si rilassa solamente tra le braccia di Clau-dia. Giancarlo, forte e costante, che sale con lanaturalezza di chi ha abitudine alla fatica. Sonostati giorni bellissimi, vissuti senza eccessi maintensamente, con una partecipazione che direicorale. Grazie a tutti, dunque. Ci vediamo allaprossima.

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La montagna dietro la casadi Francesco Mantelli

Ho ripetuto, da decenni, il sogno di mon-tagne che si originano poco oltre queste col-line di Valdelsa. È l’antico desiderio, per meirrealizzabile, di uscire di casa un mattino einiziare salire. Forse perché le montagnesono sempre state lontane: le Apuane e gliAppennini, in giovanissima età, teoria dicime irraggiungibili che biancheggiavanod’inverno ben al di là delle nostre colline ein seguito le Alpi, non proprio vicine. Il de-siderio infine delle alte montagne della Ter-ra, sempre lontanissime, anche se qualchevolta raggiunte.

Apparentemente potrebbe essere l’im-magine di una montagna in qualche zonaremota della terra, di altezza indefinibile, senon ci soffermassimo ad osservarla al di làdi quegli olivi e quei cipressi. Si, è sorpren-dente, ma la montagna inizia proprio qui,

dove finiscono le piante, dove termina l’or-to. Potrei incamminarmi da qui, già da su-bito.

Nel silenzio e nel caldo di un pomerig-gio estivo, interrotto solo dal ronzio degliinsetti, il sole alto nel cielo, accende i coloridei fiori, fino lassù dove le ultime ginestreportano il loro giallo intenso a smarrirsi pro-gressivamente nelle rocce frantumate e ari-de, nei primi conoidi di detriti scuri. Osser-vo lassù il confine fra le terre mediterraneedove in basso ancora profumano il rosmari-no e l’elicriso e la montagna di detritiimpercorribili, di friabili e rotte creste roc-ciose, montagna scura, quasi minacciosa.Non vedo da qui tracce di sentieri, non vedopresenze lassù in alto, solo colori di cielo edi rocce. Da qui posso disegnare qualsiasiitinerario, percorrere qualunque spazio del-

Lo Stromboli, m. 924 (foto Francesco Mantelli)

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Nubi e maltempo sulla cima dello Stromboli (foto Francesco Mantelli)

la montagna, avventurarmi per percorsiirrealizzabili, farmi trascinare dagli spaziinfiniti che solo la non conoscenza e il nonpossesso concedono.

Domani comunque andrò a rompere l’in-cantesimo. Le previsioni del tempo non sonobuone: all’inizio di giugno, anche se l’esta-te sembra giunta su queste terre del sud, lamontagna può rendersi impraticabile per ilmaltempo. Così per gran parte della giorna-ta scruto il cielo: abbiamo solo questa seraper salire, domani dobbiamo partire. Nubistrane disegnano l’azzurro, ma rimangonoin alto; la cima è sempre sgombra. Nel tar-do pomeriggio si parte superando la fasciaarborea attraverso un sentiero che sprofon-da nella vegetazione, fino a che questa si fapiù bassa, lascia spazio alle ginestre, poi alleultime erbe e infine solo alle rocce e allesabbie. Il sentiero percorre ora una crestache scoscende per quasi 700 metri sul mare;il sole è al tramonto mentre cupi tuoni rim-

bombano ogni tanto sotto un cielo fattosicompletamente limpido, illuminato dallaluna appena sorta. Una lunga cresta di roc-ce scure, detrito di rocce piroclastiche, co-stituisce la cresta sommitale che termina suun punto a quota 914 metri. Non siamo suuna grande montagna, quasi 1000 metri didislivello qui si fanno in fretta, solo una pas-seggiata con le necessarie attenzioni e l’adat-to abbigliamento; la differenza con le gran-di montagne è evidente nel piacere di respi-rare un’aria ancora densa di ossigeno. Mala piccola montagna su cui siamo ora ada-giati, affacciati verso un profondo vallone,è una montagna viva. Quei tuoni erano leesplosioni del vulcano e solo ora che è not-te la montagna si accende e mostra propriosotto di noi, ad intervalli quasi regolari, glischizzi di fuoco. No, non è così frequentepercorre una montagna in formazione. Di-mentichi dei tempi geologici e così abituatiai nostri e all’apparente immobilità dei ri-

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Il cratere sommitale dello Stromboli, 10 giugno 2000 (foto Francesco Mantelli)

lievi della terra, forse non riusciamo a ve-dere come la montagna cresce con il ricade-re delle pietre incandescenti che a lungo rie-scono ad illuminare il bordo del cratere, ocon l’effusione talvolta di magma, quellerecenti colte effusive su cui poco fa ci sia-mo innalzati. Non sembra neppure di esseresu una cima di una montagna che, se pre-senta il punto più elevato sul livello del mare

a quota 924 m (Cima dei Vancori), si elevadal fondo marino per 2400 metri. Facciamoinfine fatica a capire che solo in 200.000anni lo Stromboli è nato da queste acque, inun tempo brevissimo considerati i 4600 mi-lioni di anni di vita della nostra terra. Soloper una fortunata casualità due tipi di esi-stenza si sono incontrati.

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Aggiornamento della dotazione di attrezzatura della nostra Sezione e relativo costo dinoleggio:

tipo n° lirealtimetri 1 5500caschi 11 3500chiodi 5 *corde intere 6 *corde mezze 6 *corpi morti 2 2500discensori 2 1500duplicatore diapositive 1 5500fittoni 8 2500imbraghi 10 3500kit completi da ferrata 10 3500martello 1 2500moschettoni sciolti 23 1000piccozze da escursionismo 11 2500martelli piccozza 2 2500piccozze modulari 2 2500racchette da neve 2 3500

radio UHF 4 *ramponi 10 3500ramponi attocco rapido 1 3500scarpette da arrampicata 5 4000tenda 1 15000

* Attrezzatura per le attività della Sezione. Il Consiglio si riserva di modificare le quotedi noleggio in qualsiasi momento.

REGOLAMENTOIl materiale verrà dato in prestito a tutti i soci CAI con bollino valido per l’anno in

corso.Sono concessi in prestito tutti i materiali sopra elencati escluse corde, chiodi e radio

che saranno utilizzate per attività sezionali.Il prestito avrà la durata di una settimana; per prestiti più lunghi si pagherà in propor-

zione.Al momento del prelevamento del materiale, dovrà essere compilata la scheda, scriven-

do il numero di telfono del socio, e pagata la somma dovuta.Chiunque smarrisca o danneggi l’attrezzatura sarà tenuto a rimborsare per l’intero va-

lore.Il ricavato dei prestiti sarà utilizzato per l’acquisto di nuovo materiale.Il magazzino è aperto ogni venerdì dalle ore 22 alle ore 23.

***Prossimi acquisti: due paia di racchette da neve moderne.

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Cinque giorni non sono molti, ma se vis-suti intensamente come abbiamo fatto noi,quando torni a casa la soddisfazione di sen-tirti stanco ed indolenzito c’è.

Lunedì 07/08/2000, io e MassimoSalvadori, partenza ore 7.30, arrivo aCorrense nel primo pomeriggio, piazziamola tenda, mangiamo un piatto di pasta epoi................ via alla ricerca della falesia.

Eccola!! Parcheggiamo l’auto propriosotto, e cinque minuti dopo siamo con lemani sulla roccia.

Che posto incantevole, sembra d’esserein una favola. Su un lato la falesia di 40/50metri, di una splendida roccia Dolomia, contetti, strapiombi, placche, insomma tutto ciòche un free-climber possa desiderare; sullato opposto della strada un fiume incredi-bilmente limpido, l’Argens, che è anchenavigabile. Poco più avanti, infatti, si trovaanche un ristorantino con noleggio canoe.

Alle 20.30, dopo il primo giorno di ap-proccio alle, per noi, nuove vie, torniamooramai stanchi morti al campeggio, un fu-mante piatto di pasta ci aspetta, e poi subitonel sacco a pelo per un meritato riposo.

Mattina seguente sveglia alle 8.30, ab-bondante colazione e via ad arrampicare,dopo tutto siamo venuti per questo!

È ora di pranzo, mangiamo un bocconee poi un bel tuffo nelle gelide acquedell’Argens, un po’ di sole e di nuovo sullerocce della falesia.

Alle 20.30 è giunta l’ora di rientrare peruna succulenta cena ed un riposo ristorato-re nel nostro caldo sacco a pelo.

Anche per i giorni successivi la nostrapiù grande soddisfazione è quella di alzarsipresto ed andare a letto belli stanchi dopouna giornata di roccia, tuffi e sole.

Cinque giorni un estatedi Luca Ciolli

Ma siamo a Corrense ad un passo dalVerdon !! Il Verdon, non so se lo conoscetetutti, ma sicuramente chi ama l’arrampicatadovrebbe.

Non poteva, quindi, mancare una pun-tata nel regno dei “fitti”.

Sveglia, colazione (fin lì ci siamo) e par-tenza per l’ambita destinazione.

Attraversiamo le verdissime campagnedella zona tra vigneti, oliveti, e strade in-credibilmente deserte. Fra questi magnificisali e scendi all’improvviso, come per ma-gia, si aprono davanti a noi le verdi acquedel lago “De Ste Croix” e la spettacolare vi-sione del fiume Verdon, che con irreale tran-quillità accoglie sulle sue acque decine edecine di persone che lo risalgono in canoae pedalò.

Il Canyon del Verdon è una stretta valleformata dal fiume che le ha dato il nome eche ha eroso la roccia creando pareti chepossono arrivare anche ai 300/400m di al-tezza e sulle quali sono state aperte delle viedalle difficoltà più elevate.

Eccoci, siamo qui! Già il percorso ti fasalire il cuore in gola. Strada a due corsie,senza guardrail, che da un lato si affaccia suuno strapiombo non da poco.

E’ da lì che bisogna calarsi in doppia perpoter risalire in arrampicata.

Affacciarsi da quell’altezza e vedere ilfiume piccolo piccolo là in fondo non inco-raggia molto chi per la prima volta ci si av-ventura.

Con incredibile ansia ci apprestiamo adiscendere fino alla base della via che ab-biamo deciso di affrontare; sei tiri di soddi-sfazione in un ambiente unico.

Siamo entusiasti ed eccitati mentre tor-niamo alla macchina per il rientro, dopo che

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Ambiente Verdon...

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anche questa giornata molto particolare vol-ge al termine.

La carica che ti senti dentro dopo averfatto una via in Verdon è tale che sale spon-

tanea una promessa; e lasciando queste ter-re di Francia con rimpianto, la promessa èfatta: ci rivedremo.

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Dal deserto del Saharaui alla foresta dell’Acquerino di Vittorio Santini

È stata una giornata straordinaria.Una di quelle in cui riscopri cose checredevi non esistessero più. Una mol-titudine di bimbetti da otto a dodicianni che ti saltano addosso, ti abbrac-ciano, ti sorridono e chiedono di esse-re fotografati. Assuefatto ormai ad unasocietà che trasmette il proprio caloreumano al massimo con una stretta dimano, e ad una cerchia di amici e co-noscenti in cui le foto sono conside-rate con sospetto perché si vede lacellulite, i capelli in disordine o il ve-stito che non è alla moda, tutto questodesiderio di partecipazione e di farsiritrarre mi ha sinceramente trovatoimpreparato. È accaduto domenica 23luglio quando con altri soci del CAIabbiamo portato in gita i nove bambi-n i de l Sahrau i e l a lo ro accom-pagnat r ice , osp i t i de l comune d iFucecchio e del le associazioni divolontariato locali. I nove piccoli, ir-requieti ragazzi sono stati alloggiatialla scuola di Torre dove vari volon-tari provvedevano a tenere in ordinele loro cose, a distribuire i pasti cuci-nati alla mensa comunale, a mantene-re puliti i locali della scuola. In Italiane sono stati ospitati cinquecento, inSpagna settemila ed in Francia altret-tanti. L’iniziativa fa parte di un pro-getto europeo per aiutare questa po-polazione in guerra, stretta fra Alge-ria e Marocco, dove gli uomini sonoal fronte e le donne nei campi profu-ghi a lavorare e fare tutto il resto.

La nostra sezione ha accettato diprendersi cura di loro per un giorno,come hanno fatto altre associazioni.

Naturalmente a patto che fosse di do-menica e che si potessero condurre inmontagna. Partiti alle nove con loscuolabus del comune, ci siamo trasfe-riti alla Foresta dell’Acquerino, sopraPistoia. Abbiamo camminato poco piùdi un’ora per sentieri tra boschi di fag-gi ed abeti. Poi i ragazzi sembravanostanchi, annoiati finché alcuni di lorohanno capito che si poteva anche anda-re di corsa e così ci hanno mostrato dicosa erano capaci.

Altra sorpresa è stata la curiosità pergli animali. Una cerva intravista nel bo-sco è stata silenziosamente avvicinatae quas i c i rconda ta . Una guard iaforestale, presente nelle vicinanze èintervenuta per evitare che l’animale,che aveva partorito da pochi giorni,potesse essere spaventato. Di frontealle nostre spiegazioni riguardo l’inte-resse e la curiosità dei ragazzi, la guar-dia si è resa così partecipe che ci hainvitati tutti a visitare il piccolo museonaturalistico all’interno della localecaserma.

Dopo una divertente merenda a basedi sempre apprezzata nutella e fette dicocomero, la giornata si è conclusa conil ritorno all’Ostello di Torre dove sonostati offerti a tutti una maglietta ed uncappellino della nostra sezione.

Nelle settimane successive sarannoospitati per dieci giorni a CastelnuovoGarfagnana e success ivamente aCastelfiorentino. Il nostro socio Ales-sandro Mariotti è andato a trovarli aCastelnuovo ed ha portato un albumdi foto ricordo per l’accompagnatriceed un pieghevole per ognuno di loro.

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I bambini e gli accompagnatori della Sezione all’ingresso dell’Ostello di Torre.

Ombradi Marco Boldrini

Quando la “doppia” fu pronta, Riccardosi preparò a scendere. Soltanto ora che latensione era calata si accorgeva che il ventos’era fatto gelido. Una raffica più forte an-nunciò la sera. La bella giornata invernaleera al termine.

«Comincia a prendermi il freddo» dissea Gianfranco.

«Adesso scendiamo» rispose il compa-gno, senza alzare lo sguardo dal nodo checongiungeva le due corde.

Si fermarono a mangiare qualcosa allabase della parete, mentre riponevano neglizaini il materiale d’arrampicata e calzavanogli scarponi.

Il sole era già basso a lambire il crinalealle loro spalle.

«Cinque minuti» mormorò Gianfranco.«Cinque minuti cosa?»«Cinque minuti di sole, per oggi non ne

avremo di più, tramonta velocemente in in-verno.»

Ha già detto comunque che non resi-sterà al desiderio di rivederli ancoraquando saranno a Castelfiorentino.

Nel frattempo sono pervenute daparte dell’assessore alle politiche so-

ciali del comune le congratulazioni edi ringraziamenti per la collaborazioneprestata. Ed anche queste, lo sappiamo,sono cose che fanno piacere!

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«Cinque minuti e andiamo via, lasciamimangiare un pezzo di pane, tanto anche lag-giù, tempo di arrivarci, e saremo in ombra,tanto vale restare qui.» disse Riccardo.

Tre minuti, forse meno, e l’ombra fu loroaddosso; passò oltre leggera e cominciò arisalire la parete.

Era già all’altezza del secondo “spit”, esu quella via gli “spit sono lunghi”, quandoRiccardo si alzò da sedere. Al di sopra del-l’ombra, il colore dorato dello gneiss comu-nicava una sensazione di caldo nel tramon-to invernale.

Laggiù, verso la piana, Torino era nelsole. La basilica di Superga in piena luce,ben chiara e visibile sul colle.

Riccardo si caricò lo zaino sulle spalle ecominciò a scendere lungo la pietraia, se-guito da Gianfranco; si fermò a guardareancora una volta la parete, l’ombra ci si ar-rampicava sopra veloce, “passava” uno“spit” dopo l’altro, stava salendo contem-poraneamente tutte le “vie”.

Riccardo si scoprì a pensare «Arrampi-ca veloce, senza esitazioni.»

«Ehi, Gianfranco!»«Dimmi.»«Sai perché si viene in montagna ad

arrampicare?»«No. Non lo so. È difficile rispondere.

Comunque non è una domanda originale,l’hanno già posta in molti. E troppi hannodato risposte, o meglio, tentato di darle. Tuttepoco convincenti secondo me. Io mi diver-to e basta.»

«Ebbene, eccotene un’altra di risposta.Si arrampica per sfuggire alle tenebre; per-ché non ci inghiottano.

L’uomo arrampica verso la luce e devearrampicare più veloce del buio che l’inse-gue.

Quando rallenti o indugi sei fregato, ilbuio ti prende ed è finita.

È anche buffo che si passi tutta la vita a

cercare la luce, a fuggire dalle tenebre, adarrampicare verso l’alto, verso il Sole, edopo morti si finisca proprio al buio, sottoterra.

Così non raggiungerai mai ciò che cer-cavi. Forse, il buio te lo meriti proprio per-ché non sei riuscito a scappare, perché nonsei stato abbastanza veloce.

E finora nessuno è scappato abbastanzavelocemente, almeno per quanto ne sappia-mo.»

«Gli antichi Parsi...» iniziò a direGianfranco.

Riccardo si fermò ad ascoltare. Non ave-vano alcuna fretta di rientrare quella sera,ed entrambi amavano conversare.

«costruivano le torri del silenzio.» pro-seguì Gianfranco. «Alti edifici in cima aiquali ponevano i corpi dei defunti, pasto pergli avvoltoi. Come vedi, non sempre i mortisono stati coperti di terra; gli Zoroastrianili elevavano al cielo e alla luce.»

«E il loro corpo cominciava così un nuo-vo ciclo vitale, serviva al sostentamento dialtri esseri ed il defunto si rigenerava nellanatura, tornando a vivere sotto altra forma.»lo interruppe Riccardo. E aggiunse «anche i“pellerossa” d’America innalzavano i corpidei defunti ponendoli sopra gli scaffolds,anziché sprofondarli nella terra, al buio.Cosa importa se oggi non abbiamo arram-picato bene...»

«Abbiamo fatto schifo» disseGianfranco «o meglio, io ho fatto schifo, tusei andato bene.»

«No! Ho fatto schifo anch’io. Mi sonoun po’ ripreso sugli ultimi “tiri”, ma sul pri-mo torrione facevo veramente pietà. Impo-stavo male i movimenti, ero stanco, rigido,non capivo neanche dove mettere le mani.Comunque, quello che volevo dire è: chenon importa; per oggi siamo sfuggiti alletenebre.»

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Awenero:a: 'Prima de~'~""", lagga,a Il Pf'O$peno inlofmallvo·

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Page 19: Bollettino 2001

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Una nuova famiglia di fondi che investono nei principali settori produttivi in tutto il mondo, ad esempio

Ras CashFondo obbligazionario a breve che investe in titoli di Stato edaltri strumenti del mercato monetario denominato in Euro.

Ras Piazza AffariFondo azionario italiano specializzato in titoli delle principalisocietà quotate in Borsa quali, ad esempio, Fiat, Pirelli, Comit.

Ras Consumer GoodsFondo azionario mondiale specializzato in società che produco-no beni di consumo utilizzati quotidianamente dalle famiglie(elettrodomestici, auto, tabacco, bevande, alimentari, articolisportivi, tessili, beni di lusso, farmaceutici, cosmetici, ecc.) quali,ad esempio, Coca Cola, Toyota Motor Corp., Procter & Gamble.

Ras EnergyFondo azionario mondiale specializzato in società appartenential settore dell’energia (petrolio, gas, elettricità) quali, per esem-pio, Exxon, British Petroleum, Eni, ecc.

Ras Finalcial ServicesFondo azionario mondiale specializzato in società appartenential settore della finanza (banche, assicurazioni, ecc.) quali, ad esem-pio, American Express, Merrill Lynch, Commercial Union.

Ras Individual CareFondo azionario mondiale specializzato in società appartenential settore farmaceutico e della cosmesi quali, ad esempio, Merck& Co., Johnson & Johnson, Glaxo Wellcome.

Ras MultimediaFondo azionario mondiale specializzato in società appartenentiai settori dell’alta tecnologia e della comunicazione quali, ad esem-pio, Intel Corp., IBM Corp., Hewlett & Packard.

AVVERTENZE: “I Fondi Dival sono gestiti dalla RAS ASSET MANAGEMENT SGR S.p.a. -Prima dell’adesione leggere il prospetto informativo che il proponente l’investimento deve consegnare”.

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Sabato due settembre sono state celebrate le nozze d’oro del nostro Presidente Onorario LuigiPacini e signora Giuliana Taviani. La cerimonia religiosa, officiata dal vescovo di San MiniatoMonsignor Edoardo Ricci si è svolta nella chiesa Collegiata di Fucecchio e vi hanno preso partenumerosi ospiti che si sono successivamente trasferiti a villa Rospigliosi dove, nella elegante Saladelle Feste, è stato allestito il banchetto. Il nostro socio Vittorio Santini e la moglie Carla Calamassi,invitati in rappresentanza del CAI, hanno consegnato all’illustre sposo una targa celebrativa chericordasse i suoi meriti per aver fondato e guidato la sezione per molti anni. Il Consiglio Direttivo havoluto esprimere con questo semplice ma significativo dono una testimonianza di gratitudine perl’impegno con cui Luigi Pacini si è prodigato per tanto tempo a favore della nostra sezione. C’è statosolo il rammarico, come ha notato Vittorio Santini nella breve relazione di accompagnamento, chenella festa di entrambi gli sposi il riconoscimento fosse indirizzato ad uno solo dei due, ed ha auspicatoche la sezione si faccia carico in futuro di un dono anche alla signora Giuliana almeno per averconsentito, con la propria collaborazione ed una buona dose di pazienza, l’operato dell’amico Luigi.Agli sposi i più affettuosi auguri ed un abbraccio da parte di tutti i soci.

A Luigi PaciniVolle e consentì

che il Club Alpino Italianoavesse una propria sezione

nel nostro territorio

Ne è stato fondatore e presidenteper diciotto anni

Deciso sostenitoredei valori educativi della montagna

e dei principi etico-moralidi questa associazione,

vi si è prodigatocon capacità e dedizione.

Con gratitudine ed affetto

I soci delClub Alpino ItalianosezioneValdarno Inferiore - Giacomo Toni

Fucecchio 2 settembre 2000

Nozze d’oro

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Soldi senza gambedi Marco Boldrini

Qualcuno mi chiama. Nel sonno migiro, e sento nuovamente una vocesommessa.

Apro gli occhi nel buio. Stento arendermi conto dove mi trovo. Già,sono al bivacco Ivrea. È la secondanotte. Fuori un tempo inclemente citiene fermi in attesa di poter combi-nare qualcosa. È Riccardo che mi stascuotendo e chiamando.

Da fuori, confuso con il vento, paregiungere, lontano, un grido. “Ricu?”“Hai sentito? Un urlo” “Ma..., non mipare..., dormivo.” “Eppure, era un gri-do” Nuovamente, questa volta chiaroe distinto un grido nella notte.

Ricu apre la porta, fa luce con lafrontale. Si sveglia anche Gianfranco.“Che c’è?” “C’è gente” “Speriamonon sia qualche incidente...” Intantosi è svegliato anche Paolino, il figliodi Gianfranco. Rimane nella cuccet-ta, attento e silenzioso. Con la fronta-le vengono fatti segnali. “Facciamoposto. Se arriva gente avranno biso-gno di posto” “Metti anche a scaldarel’acqua, per un tè o una minestra”Ricu esce a prendere la pentola lascia-ta lungo il rio. Torna con la pentolapiena d’acqua. “Cosa si fa, tè o mine-stra” “Ma che tè, fai la minestra checopre

meglio la groma” dice Gianfrancodopo un occhiata disgustata allagroma incrostata lasciata dalla mine-stra della sera sulla pignatta non ri-governata.

Nel frattempo dal buio e dalla cor-tina di pioggia sbucano due pellegri-ni. Uno è una guida del cuneese. Ha

due zaini, il proprio e quello dell’al-tro. Un avvocato suo cliente che en-tra intirizzito, fradicio, completamen-te spossato, quasi incapace di connet-tere. Come entra Gianfranco, con slan-cio umanitario, lo aggredisce “Susbrigati… spogliati, togli pantaloni ecamicia” Questo tergiversa, incapacedi seguire il filo logico. All’impera-tivo “Togliti le mutande” lo vedo

completamente smarrito e decisa-mente preoccupato. “Ma dove sonocapitato, aiuto!” gli si legge chiaro infaccia. In qualche modo si spoglia,comincia a mettersi la camicia asciutta“Ma dove hai la maglietta di ricam-bio, quella di lana?” “Ma... non cel’ho” “Come non ce l’hai?” ruggisceGianfranco “Ma vedi questo…via,mettiti quello che hai” e esce a parla-re con la guida. Ricu, sdraiato in cuc-cetta per lasciargli spazio cerca ditranquillizzarlo con toni più civili edurbani quando “Attento! Dove vai!Che c...!” urla agguantandolo di brut-to, quasi strappandogli la camicia,mentre il malcapitato con una mezza

rotazione su se stesso si stavaaccasciando dentro la minestra bol-lente sul fornellino. “Guarda, è me-glio se ti sdrai sulla cuccetta” gli dicoio. E lui cerca di salire su quella piùin alto “No, mettiti su quella di sotto”insisto. Ma lui nulla. Con estrema fa-tica riesce a salire sulla branda.

Prova a sdraiarsi, si gira e... rotolafuori riuscendo a bloccarsi un attimoprima di precipitare. Immagino i tito-li dei giornali: “Ennesima Altra tra-gedia in montagna! Alpinista muore

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precipitando dalla cuccetta del bivac-co dopo essere poco prima scampatofortunosamente alla bollitura” Per sta-volta tragedia evitata. Nel frattempoarriva un terzo componente la comiti-va. Mentre si avvicina alla porta delbivacco, nel bagliore delle frontali edel fornellino a gas, il nuovo venutovede sbucare dalla porta del bivaccoil braccio di Ricu che gli tende unatazza di minestra fumante. Il ragazzosi blocca sorpreso, poi allunga la mano“Miracolo! Non so chi tu sia, ma perme sei già un mito!” esclama ad altavoce.

Poco dopo arriva anche il compa-gno.

Manca ancora il quinto, l’altrocliente della guida, che si era frattan-to accesa la pipa, comodamente sedu-to a chiacchierare con Gianfranco.

Il primo ragazzo, quello del mito,rinfrancato, è tornato indietro per faresegnali al ritardatario. Torna pocodopo. Lo ha visto scendere per la stra-da di caccia. Adesso è l“ sotto titu-bante alle prese con l’attraversamentodel torrente.

Intanto il secondo ragazzo sta dan-do lezione al primo malcapitato sucome ci si veste in montagna. Si to-glie la roba fradicia, e poi , magliettadi lana, maglia fine a collo alto, ca-micia, pile. Altro che una camicia diricambio “Principio della cipolla!”esclama. Anche l’odore che si propa-ga per il bivacco con tutti quei pannismessi ricorda altri principi del tubero.

Il ritardatario è in arrivo. Pare siaun medico, primario di qualcosa. For-se un igienista, dato che declina l’of-ferta della tazza di brodo “Ti dispiacese la bevo più tardi?” “Per me ti ci poianche affogà” sussurra Ricu con quel-

la sua parodia di toscano che adottaper scimmiottare noi toscoterùn.

Nella scelta delle brande il prima-rio si infila nel loculo sotto il tavoli-no, i due ragazzi nelle brande a terra,la guida nell’altra branda dirimpettoal primo malcapitato. L’hotel ha fattoil tutto esaurito.

Un paio di ore dopo sento un ge-mito ed un respiro affannoso.

È Ricu, che con tutto quell’affol-lamento, ha un attacco diclaustrofobia.

Si infila un paio di scarponi a casoed esce dal bivacco mentre continuaa sprizzolare.

Quando rientra lascia comunque lametà superiore della porta aperta.

La mattina c’è il sole, ma già co-minciano a montare le nubi.

Decidiamo di scendere. Trattener-si con tutto quell’affollamento, a pre-scindere dalla claustrofobia di Ricu,potrebbe confermare la teoria per orasperimentata sulle popolazioni di topiin una scatola. Quando il loro numeroaumenta oltre un certo limite si divo-rano tra loro. E sinceramente non ab-biamo una gran fame di coratella diavvocato o cotoletta di primario.

Scambiamo ancora qualche parolacon la guida chiedendogli se scende-ranno anche loro o se si trattengono“Son voluti salire, ora aspettiamo. Iol’avevo detto che era meglio tagliareper il rifugio Pontese, ma hanno insi-stito:- Noi paghiamo per andar, quin-di vogliamo andare su. – Allora Ok,ho detto, se è una questione di soldi,ma evidentemente i soldi non hannogambe!”

Noi siamo pronti, salutiamo e ciavviamo giù verso il vallone diNoaschetta.

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Anche se è più lungo del tragittodi due giorni prima, è tutta discesa.Non vogliamo risalire ai tremila me-tri del Colle dei Becchi con il tempoche sta già peggiorando. Una voltabasta.

E poi è sempre più piacevole se-guire una via nuova.

In effetti il vallone è di una bellez-za selvaggia e stupenda. Scende traroccioni di gneiss con marcite e pratiper poi calare su una prima valle so-spesa, dove incontriamo camosci estambecchi più timidi di quelli trova-ti salendo al Colle.

Solo un vecchio camoscio chesembra il progenitore della specie daquanto è vecchio, spelacchiato e sbia-dito, non si sposta al nostro passag-gio. Sicuramente non sopravviverà al-l’inverno.

Con un altro salto si scende anco-ra ad una valle che richiama, in mi-niatura, i paesaggi canadesi, grandipraterie attraversate da un largo tor-rente dai cigli erbosi.

Sullo sfondo domina il Gran Para-diso. Mangiamo qualcosa prima di af-frontare il balzo di seicento metri checi porterà all’ultimo ripiano vallivo.

Sull’altro versante, alta e lontanasi ammira la sagoma del Gran Carroche si alza a destra della bocchettadella Drosa. Da qui possiamo osser-vare la via che abbiamo fatto l’annoprecedente ricordando con soddisfa-zione quella piacevole salita.

Comincia a piovere, in alto tuona.Sulle pietre della mulattiera biso-

gna fare attenzione, perché si scivolae con gli zaini pesanti che abbiamo unmovimento brusco e imprevisto ri-schia di far partire un menisco. E ri-dai con Jovanotti “Piove, senti come

piove, c... come piove...”Poco dopo la casa del guardaparco,

il sentiero si biforca. Un ramo scendea sinistra sul fondo della valle, aglialpeggi dove ancora pascolano alcu-ne mucche. L’altro risale leggermen-te costeggiando la base di alcuni ar-diti speroni di granito rossastro. Siincontrano i primi abeti e qualchepino. Il profumo del bosco è esaltatodalla pioggia. Ci ritroviamo allegri asostenere che comunque in questa na-tura è bello anche girovagare sottol’acqua, senza mete importanti e pre-cise. Ed è vero, nonostante Jovanotti.Il sentiero scende quindi ad un vil-laggio abbandonato, poi traversa lun-gamente in quota, con una ampio col-po d’occhio sulla valle dell’Orco, perpoi calare con tornanti armonicamen-te ritmici dentro una foresta di abeti.

Dopo sette ore dal bivacco, uscia-mo sulla strada. Finalmente smette an-che di piovere. Possiamo cos“ cam-biarci mentre aspettiamo il furgoneche ci porterà al Teleccio a riprenderel’auto.

Ehi! Ma Paolino dov’è. Ce lo sia-mo scordati?

No, Chico Montana è l“ con noi,ma chi si è accorto che è un bambinodi non ancora dieci anni. Non ha maiemesso un lamento, non ha mai chie-sto di riposarsi, ha camminato spedi-to e deciso senza recriminare. Questonon è un bambino, è già un alpinista.Mi è rimasto impresso lo sguardo or-goglioso di suo padre mentre, duegiorni prima, lo guardava salire ilnevaio, solo, verso il Colle dei Bec-chi sotto la grandine, in pantaloni cor-ti.

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La Strana Luce degli Speleodi Maria Emanuela Aiazzi e Andrea Lusini

Chi dice speleologo dice grotta, chi dice grotta dice oscurità totale: per calarsi nelleviscere della terra occorre avere un impianto illuminante infallibile!

Ci sono cose che il tempo e l’innovazionetecnologica non cambiano e una di queste pochecose è l’impianto di illuminazione frontale chegli speleologi usano per scendere nelle visceredella terra. Chi ha visto uno speleologo di sicuroavrà notato una strana bomboletta attaccata difianco all’imbracatura e una sospetta fiammellasul casco. Non si tratta di un tipo particolarmen-te tirchio o che non vuole assolutamente ade-guarsi alle nuove tecnologie, ma come vedremosembra non esistere a oggi un sistema di illumi-nazione cos“ efficiente per tutti quei motivi cheesamineremo in seguito; intanto vediamo di spie-gare di cosa si tratta.

Per far funzionare l’impianto di illuminazio-ne servono due ingredienti: il carburo di calcio el’acqua. Il carburo di calcio, o semplicementecarburo, cos“ caro ai nostri nonni ed usato perl’illuminazione anche di veicoli a due e quattroruote fin dal dopoguerra, si presenta come unsasso che, frantumato alla grandezza di qualchecentimetro, a contatto con l’acqua si trasformain idrato di calcio liberando allo stesso istante ungas particolarmente infiammabile: l’acetilene.Nei tempi lontani era una buona fonte illumi-nante tanto che ci fu bisogno di regolamentarnela vendita e l’utilizzo; per questo motivo furonovarate alcune norme, tuttora le uniche che riguar-dano questo materiale, previste dal Regio De-creto del 29 Novembre 1906 numero 660 e pub-blicate dalla gazzetta ufficiale in data 8 gennaio1907, dal titolo “regolamento per l’uso del car-buro di calcio e per i pubblici esercizi di carburodi calcio e acetilene”.

Il metodo é sempre lo stesso, sono cambiatisoltanto i materiali con cui sono costruiti i gene-ratori di acetilene. Il generatore di acetilene, che

a seconda dei modelli si trova in commercio sul-le 70-100.000 lire, sfrutta la capacità di reazionedel carburo quando viene a contatto con l’acquae ne regola il gocciolamento in modo da poterdisporre sempre di un adeguato flusso di gasacetilene. Grossomodo possiamo affermare chedurante il suo funzionamento, il generatore diacetilene si stabilizza automaticamente in quan-to all’aumentare della pressione il gas tenderà aduscire dalla valvola che regola l’entrata dell’ac-qua impedendo a quest’ultima di cadere sul car-buro e riportando quindi la pressione del gas al-l’interno del generatore al di sotto della pressio-ne massima. Le pressioni in gioco sono vera-mente basse, dell’ordine di un centesimo di at-mosfera; la pressione interna dipende dall’altez-za dell’acqua contenuta nel serbatoio, quindi alcalare della medesima ci sarà anche un calo del-la pressione del gas; infatti quest’ultimo usciràattraverso la valvola di regolazione dell’acqua,entrerà nel serbatoio per disperdersi poi nell’at-mosfera.

La fiamma che si ottiene attraverso il brucia-tore posto sul casco produce luce bianchissima ela sua temperatura si aggira attorno ai 900 gradicentigradi. La luce viene cos“ diffusa anche gra-zie ad un riflettente in lamiera posto dietro il bru-ciatore stesso che la riflette appunto convoglian-dola tutta anteriormente allo speleologo, cosicchésarà in grado di vedere benissimo tutto intornoilluminandosi dai piedi fin sopra la testa anchemantenendo il casco dritto davanti a se, cosaimpossibile con l’impianto elettrico anche se del-l’ultima generazione. Inoltre la fiammadell’acetilene non si spegne facilmente anche inpresenza di forti correnti d’aria o importanti stil-licidi d’acqua.

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A favore dell’acetilene inoltre anche il bas-sissimo costo d’esercizio e la lunga durata di unacarica di carburo, il facile trasporto del carburodi riserva, il fatto che per funzionare il bruciatoreal carburo abbia bisogno di riempire di tanto intanto il serbatoio di acqua, elemento questo chein grotta non manca mai. Di contro il carburopresenta una scarsa profondità di illuminazionee necessita di una accurata e frequente manuten-zione, praticamente dopo ogni uscita. Il genera-tore deve essere smontato e pulito accuratamen-te, questo permetterà di non avere mai il proble-ma di restare al buio, con tutti i gravissimi peri-coli che ne deriverebbero. Non dobbiamo maidimenticare che un banale guasto al regolatoredi flusso o l’ostruzione dello sfiato del serbatoiodell’acqua, essendo l’acetilene un gas infiamma-bilissimo ed il carburo cos“ altamente reagenteall’acqua , possono provocare in pochissimo tem-po una specie di reazione a catena che porta lapressione dell’acetilene da circa un centesimo diatmosfera a valori altissimi provocando lo scop-pio immediato del generatore. Questo tipo diincidenti, in genere di poco conto, in alcuni casihanno avuto conseguenze gravi.

In speleologia viene usato un impianto diilluminazione doppio, che comprende il carbu-ro come lumeprincipale e unfaretto elettricodi emergenzache però serveanche per illu-minare un pun-to particolar-mente lontanooppure per po-ter avanzaresotto grandi ca-scate di acqua oin presenza difortissime cor-renti d’aria; co-munque appena

possibile verrà subito ripristinata la tradizionalefiammella perché, credeteci, è veramenteinsostituibile. Importantissimo poi diventa il no-tevole calore che la nostra fiammella emana,pensate in caso di incidente a notevoli profondi-tà: il ferito viene coperto dal telo termico e, inse-rendo il casco sotto il telo stesso mantiene unatemperatura ideale. Tale accorgimento viene uti-lizzato anche in lunghe spedizioni, quando si ren-de necessaria la permanenza in grotta per moltigiorni. Gli speleologi completamente bagnati econ temperature interne alla grotta che si aggira-no sui 9 - 10 °C o anche meno, cercano sollievosotto i teli termici con accanto la loro fiammella,fonte insostituibile sia durante le pause pranzosia durante i riposi; il bel tepore rigenerante dellanostra “strana luce” diventa fondamentale.

Il generatore di gas acetilene della PETZL mod. ARIANNEE-50 in uno spaccato che ne mostra le caratteristiche di

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Dolomiti 2000: Civettadi Marco Guiducci

Prendendo spunto dall’articolo di Vitto-rio che apre questo numero del nostrogiornalino, mi sono messo anch’io a guar-dare le foto della gita di luglio sulle Dolo-miti.

Nata sotto cattivi auspici e reciprocheincomprensioni, si è poi rivelata una bellagita, complici l’ambiente e la cucina del ri-fugio Sonino al Coldai.

Devo dire che anche noi, me e Claudiaintendo, abbiamo fotografato più i compa-gni di gita che i monti. Per almeno due mo-tivi. Il primo è che conosco quei luoghi or-mai da trenta anni e potrei documentarli condecine di chili di fotografie; il secondo, piùinteressante e forse inconscio (in quel mo-mento), è che mi sono soffermato spesso,durante la gita, ad osservare i compagniguardare quei panorami, quelle pareti, chefin da piccolo mi hanno fatto sognare (e che,credo, sia ad esse che devo la mia presenzanel CAI).

Ero curioso di vedere se anche gli altriprovavano le mie stesse emozioni, avevanogli stessi pensieri, nel percorrere quei sen-tieri al cospetto di pareti incredibili eghiaioni che ne ornano le basi. E cosa im-porta se molti di loro non conoscevano inomi delle cime, mentre io, solito pedantequal sono, potevo elencarne nome, quota,vie di salita (anche se non ne ho percorsoalcuna, ma non sottiliziamo...) primi salitorie quant’altro ha fatto la storia di quella mon-tagna unica al mondo. Ma così è e, piacciao no, anche questo è alpinismo.

Comunque, dicevo, cosa importa? Cosaimporta quando si è sdraiati su un prato adammirare il mondo? L’unica cosa da fare èstar li, vagare con lo sguardo e fantasticare;a volte anche il semplice camminare è “un

in più” che dovremmo ogni tanto dimenti-care.

* * *Gli americani hanno un termine, legato

al mondo della musica rock: unplugged.Ovvero il musicista lascia a casa la chitarraelettrica, bandiera di un certo rock duro, eripesca la chitarra acustica, che magari usa-va da giovane, quando anche i suoi fun era-no giovani. La chitarra acustica acquista unsignificato allegorico che rimanda ad unagiovinezza andata, alla purezza di suoni esentimenti propri di quell’età; a qualcosapercepito come più vero. C’è il desiderio diriscoprire dentro di noi quello che pensia-mo perduto e che invece è stato solo som-merso dai fatti della vita, dal diventare adulti,distorto o stravolto dai filtri della maturità edella conoscienza. Allora perché anche noialpinisti o escursionisti non possiamo stac-care la spina e riscoprire il fanciullino innoi per provare ancora un sincero stuporedi fronte al mondo e alla vita?

Chi l’ha detto che occorre essere sem-pre in corsa? Chi l’ha detto che in monta-gna occorre arrivare in cima? Non si puòstare straiati con il naso in sù a perdersi nel-le pieghe di una parete? Non si può allun-gare lo sguardo su quel bosco là, in un lon-tananza di larici e abeti, cercando di conta-re tutte le cime degli alberi?

* * *Dopo questa breve divagazione, una sor-

ta di weltanshauung alpinistica, passiamoalle foto. Invece di raccontare la gita con ilcorredo delle foto, saranno queste a scan-dirne alcuni momenti, mentre brevi com-menti saranno di supporto.

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Dopo la foto dicopertina, che documentala “prima” partenza,quella del venerdìpomeriggio, questedocumentano la “non”partenza del sabatomattina: piove!

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Vita di rifugio...

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Nel pomeriggio di domenica 12 agostoè stato rappresentato in cava Borella, nellavalle di Arnetola, sopra Vagli, un interes-sante spettacolo teatrale. Erano letture diDante, Omero, Baudelaire, Melville ed al-tri, accompagnate da musica al pianoforte,danze e canti. L’opera, intitolata “Infernibianchi”, rappresentava vari inferni con per-sonaggi dall’anima e dalla vita dannata. Fragli attori: Carlo Monni, storica spalla diBenigni nel suo esordio televisivo, e quinella parte nel traghettatore infernaleCaronte; Andrea Buscemi, di recente ami-chevolmente dissacrato da Panariello in te-levisione, nel ruolo coinvolgente ed appas-sionato di narratore della parte dantesca,oltre che regista ed ideatore assieme a Mau-rizio Guidi ed Andrea Tessieri. Sono pro-prio questi ultimi due gli spiriti animatori diEvocava, l’associazione che ha pensato edeffettuato il recupero della cava dismessariuscendo ad allestirla per questo genere dimanifestazioni iniziate faticosamente già daalcuni anni. In occasione dello spettacolo sipoteva arrivare a cava Borella con deifuoristrada messi a disposizione dagli orga-nizzatori oppure con tre quarti d’ora di cam-mino dal posteggio delle auto. Quest’annoin particolare, il salire a piedi era anche l’oc-casione per sentirsi più in sintonia con ilcontenuto dello spettacolo: in fondo anchel’inferno, come il paradiso, non è gratuito ebisogna meritevolmente conquistarselo!L’opera, inizialmente un po’ ostica e sicura-mente spiazzante per scenografia e costu-mi, si è rivelata progressivamente più godi-bile mano a mano che riaffioravanoreminescenze scolastiche e letture succes-sive. Diverse e contrastanti comunque levalutazioni e le opinioni confrontate con

quelle di amici di sezione che hanno assisti-to alla replica della domenica successiva.Quello che invece ha suscitato approvazio-ne ed emozione in tutti è l’aver scoperto unpalcoscenico nel cuore delle Apuane e l’usospettacolare che è stato fatto degli elementimessi a disposizione dalla natura: il cieloterso come volta del teatro, le pareti alte escoscese delle montagne al posto deitendaggi, le piante abbarbicate nella rocciasimili a spettatori curiosi e sparpagliati fra ipalchi, i grossi blocchi di marmo che simodellano solo a martellate, duri e spigolosiquali i personaggi rappresentati. Portare lospettacolo a cava Borella ha aggiunto la bel-lezza della poesia, della prosa, del canto edella danza alla bellezza naturale di queiluoghi che periodicamente viviamo nellenostre escursioni; quella bellezza che certevolte manca a completare la perfetta comu-nione con i luoghi frequentati, nonostantela giornata luminosa, i panorami esaltanti,l’empatia con i compagni di escursione. Al-tri si sono accorti già da tempo di questepossibili sinergie di alta quota tra natura ecultura. Non per nulla sulle Dolomiti si rin-nova da anni un programma di concerti pres-so vari rifugi più o meno prestigiosi. Spe-riamo dunque l’iniziativa si consolidi e cre-sca in frequenza e diffusione anche nellenostre montagne. I luoghi belli non ci man-cano e, per la frequentazione tutta toscanacon il “genio”, non ci manca neppure l’ar-roganza per dire magari un giorno: “Dome-nica ho incontrato l’Alighieri in Apuane;bravo, ma che caratteraccio!”

L’Alighieri in Apuanedi Vittorio Santini

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Forme delle isole Eoliedi Francesco Mantelli

Durante la salita al monte Fossa delle Felci, la montagna più elevatadi tutte le Eolie, si osserva l’elegante e regolare forma del Monte deiPorri nell’Isola di Salina. Questo stratovulcano, che ha terminato la suaattività appena 67.000 anni fa, con eruzioni di lave andesitico – basaltiche,mostra ancora intatte le sue forme coniche e le recenti colate di magma.La montagna è colonizzata da una bassa macchia di arbusti, impossibilea essere percorsa fuori dai sentieri.

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A quote più basse, altre tipologie della natura colonizzano le spiagge e leimmediate superfici del mare, determinando evidenti diversità morfologiche.

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Dopo avere ascoltato richieste, suggeri-menti e proposte, dopo serate di discussionisonnolente e contrastanti, appassionate esperanzose, finalmente è stato partorito ilprogramma escursionistico per il prossimoanno. Nuovi i criteri con cui è stato costrui-to, più definite e precise le idee a cui si ispi-ra. Innanzitutto si è voluto che fosse vastoed abbastanza impegnativo. Probabilmenterisulterà anche al di sopra delle nostre stes-se forze organizzative. Quasi tutte le dome-niche e tutti i giorni festivi sono stati occu-pati. Un programma dunque a cui è difficilepartecipare sempre, a meno di non voleressere dei maniaci dell’escursionismo socia-le. Ognuno potrà però scegliere le gite in unmaggior assortimento di proposte, secondoil criterio più confacente alle proprie capa-cità ed ai propri giorni disponibili. Vi sononumerose gite per escursionisti esperti, do-tati di attrezzatura da ferrata e da neve, econ un discreto grado di allenamento. Ab-biamo volutamente proposto qualcosa cherichiedesse un poco di sforzo e di fatica,riscoprendo la iniziale vocazione del CAIdi arrivare alle vette, con escursioni chepossono essere di sperimentazione per chivorrà cimentarsi nell’alpinismo. Non abbia-mo comunque dimenticato chi, per mancan-za di allenamento, per età o perché si è av-vicinato da poco all’escursionismo, non sela sente di fare percorsi troppo difficili, edabbiamo così inserito gite meno faticose, conpochi dislivelli e, come al solito, qualchepercorso in vista del mare.

Nell’intento inoltre di impegnarci per ladiffusione della conoscenza della montagnae consentire la sua frequentazione in modocorretto e sicuro, ci teniamo a mettere a di-sposizione di chiunque ne senta l’utilità, quel

patrimonio di informazioni, conoscenze etradizioni che il CAI ha accumulato in oltreun secolo di vita. Crediamo che questo siail modo migliore di trovarsi in sintonia conl’orientamento del Consiglio Direttivo Cen-trale che sta programmando di cambiare ilprimo articolo dello statuto, modificando lefinalità del CAI, che non saranno più “l’al-pinismo in ogni sua manifestazione, la co-noscenza e lo studio delle montagne, spe-cialmente di quelle italiane, e la difesa delloro ambiente naturale” ma diverranno “ladiffusione della conoscenza della montagnaattraverso lo studio e la tutela del suo am-biente per una consapevole promozione del-l’alpinismo in ogni sua manifestazione”.Tutto questo per dire di non essere in con-correnza con gruppi che praticano o promuo-vono l’escursionismo ma, al contrario, nesosteniamo l’operato con il comune obietti-vo di diffondere la pratica di tutte quelle at-tività fisiche ed intellettuali che contribui-scono alla salvaguardia dell’ambiente e aduna sua corretta fruizione. Per questo moti-vo riportiamo i nominativi e gli indirizzi deigruppi con cui abbiamo un rapporto di va-ria collaborazione (vedi riquadro) e che svol-gono gite ed attività che possono interessa-re anche una parte dei nostri soci. In defini-tiva il messaggio che quest’anno vogliamoinviare agli escursionisti soci ed amici è:venite con noi se ci ritenete interessanti oaffidabili; andate con altri se le nostre metenon sono gradite, ma sempre e comunque ilcamminare sia occasione di salute, cono-scenza ed amicizia.

Escursionismo per il nuovo annodi Vittorio Santini

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Gruppi e guideescursionistiche locali

Polisportiva “I’ GIGLIO“, gruppo trekking, piazza Gramsci,Castelfiorentino.Organizza gite di interesse naturalistico, storico ed artistico,con itinerari prevalentemente collinari e visite anche a centristorici di rilevante interesse. Referenti: Alessio Latini 0571-628470; David Morresi 0571-632996.

Associazione ANTHOS, gruppo “DODO TREKKING”, vialeMatteotti, 38, Certaldo, aperto martedì ore 21,30-23,00, tel/fax0571-668534. Propone un calendario di escursioni di interessenaturalistico e visite guidate a musei e città d’arte.

CENTRO DI RICERCA, DOCUMENTAZIONE E PROMO-ZIONE DEL PADULE DI FUCECCHIO, via Castelmartini, 1,Larciano (PT), tel/fax 0573-8454. Organizza visite guidate alPadule di Fucecchio. Molto preparati per accompagnare gruppiscolastici.

GIOVANNI CORRIERI, guida escursionistica, Balconevisi, tel0571-460025; organizza escursioni per gruppi nel territorio diSan Miniato e comuni limitrofi. Il calendario delle gite vieneredatto mensilmente.

COMPAGNIA DEL BUON CAMMINO, gruppo spontaneo diamici, non associati in forma ufficialmente riconosciuta malegati dal motto: “Aperti a tutti ma legati a nessuno”.Effettuano escursioni nelle campagne di San Miniatointegrandoli spesso con pranzi in stile tradizione toscana.Accettano escursionisti esterni purché simpatici e amantidella buona compagnia. Referente: Dott. Alberto Chimenti ,via G. Carducci, 20, San Miniato, tel 0571-43690

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EscursionismoProgramma gite 2001

DATA LUOGO DIFF. INFORMAZIONI

14 gennaio Ritrogoli, Campo all’Orzo (Apuane) E Alessandro Mariotti 0571 22620Andrea Orazietti 0571 22334

21 gennaio Balzi dell’ora (App. bolognese) EEA Vito Iula 0571 23658Giovanni Morichetti 0368 456223

3 e 4 febbraio Monte Prado in notturna (App. reggiano) EEA Giancarlo Sani 0571 924170Giovanni Morichetti 0368 456223

11 febbraio da Palaia a Montopoli (colline pisane) E Isa Ulivieri 0571 43225Giovanni Corrieri 0571 460025

25 febbraio Calvana (App. pratese) E Andrea Lusini 0571 922207Andrea Orazietti 0571 22334

4 marzo “Rif. Rossi; Pania della Croce” EE,EEA Luigi Cavallini 0571 260450Giancarlo Sani 0571 924170

11 marzo Isola del Tino (La Spezia) E Vittorio Santini 0571 21798Isa Ulivieri 0571 43225

18 marzo Monte Giovo (App. lucchese) EEA Francesco Mantelli 0571 931518

1 aprile Botroaibuchi (San Gimignano) E Paola Fioravanti 0571 673086Alessandro Mariotti 0571 22620

8 aprile Talamone (vosta maremmana) E Stefano Cappelli 0328 6123707

22 aprile Fornovolasco-Pania della Croce (Apuane) E Daniele Matteoli 0571 467856

25 aprile Parco delle Cerbaie in mountain-bike E Francesco Frediani 0571 298693

27 apr. - 1° maggio Monte e Mari della Corsica E, EE Stefano Cappelli 0571 6123707Vittorio Santini 0571 21798

6 maggio Monte Corchia (Apuane) E Giancarlo Roggi 0571 22753Giancarlo Sani 0571 924170

13 maggio Mugello in treno E Marco Guiducci 0571 944389

20 maggio Valle dell’Orsigna (App. bolognese) E Luca Brucini 0571 706352

27 maggio Intersez. Vallombrosa (CAI Firenze) E Mario Pau 0571 632344

3 giugno Monte Matanna e Fotato (Apuane) E Giovanni Morichetti 0368 456223Vito Iula 0571 23658

9 e 10 giugno Lahgo Santo parmense E Paolo Peruzzi 0571 946723

17 giugno Monte Altissimo (Apuane) E Paola Fioravanti 0571 673086Giancarlo Roggi 0571 22753

24 giugno Pizzo d’Uccello EE Vito Iula 0571 23658Giovanni Morichetti 0368 456228

6 e 8 luglio Monte Bernina- Saint Moritz T, E Vittorio Santini 0571 21798(Alpi centrali)

15 luglio Canale Pianone - Tambura (Apuane) EEA Andrea Lusini 0571 922207Paola Fioravanti 0571 673086

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Note:

- salvo quando è indicato diversamente i trasferimenti avvengono con auto proprie.- nei casi di trasferimento in pullman, questo verrà noleggiato soltanto se si raggiun-

gerà il numero minimo di adesioni. In caso diverso la gita verrà fatta con auto proprie oannullata a discrezione del coordinatore.

- in considerazione delle difficoltà organizzative delle gite in più giorni e di quelle inpullman è necessario prenotarsi con almeno 15 giorni di anticipo.

Classificazione delle difficoltà: T: TuristicaE: EscursionisticaEE: Escursionisti EspertiEEA: Escursionisti Esperti con Attrezzatura

Altre informazioni si possono avere presso la sede il venerdì dalle 21,30 alle 23Siamo presenti su INTERNET al sito: http://www.leonet.it/news/cai

22 luglio Alba in Tambura (Apuane) E Francesco Mantelli 0571 931518Filippo Giovannoni 0571 673086

9 settembre Apuane a gogò E Giancarlo Sani 0571 924170

16 settembre Orecchiella - torrente Rimonio (Garfagnana) E Marcello Sabatini 0571 20069Giancarlo Roggi 0571 22753

23 settembre M. Penna - Tana di Casteltendine (Garf.) E Andrea Orazietti 0571 22334Giancarlo Sani 0571 924170

30 settembre Intersezionale Lago Scaffaiolo (CAI BO) E Laura Guiducci 0571 584173

7 ottobre Intersezionale Foreste casentinesi E Laura Guiducci 0571 584173

14 ottobre Rif. Casentini - Alpe tre potenze EE Alessandro Mariotti 0571 22620Andrea Orazietti 0571 22334

21 ottobre Monte Macina-cresta est (Apuane) EE Francesco Mantelli 0571 931518Filippo Giovannoni 0571 62689

28 ottobre Rif. Casentini - Monte Rondinaio EE Francesco Mantelli 0571 931518

4 novembre Vallestrina - M. Prado - Civago E Danilo Gazzarrini 0571 43625

11 novembre Ballottata T, E Antonio Toni 0571 22037Vittorio Santini 0571 21798

25 novembre Sbruciacchiata E Alessandro Mariotti 0571 22620

2 dicembre Certaldo - San Gimignano E Mario Pau 0571 632344

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