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BOL ETTINO r 1 , RIVISTA DELLA FAMIGLIA SALESIANA FONDATA DA SAN ANNO106N .4 1 QUINDICINA 1MARZO1982 SPEDIZIONEINABBONAMENTOPOSTALEGRUPPO2°(70) NO GIOVANNI BOSCO NEL1877

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BOL ETTINOrìr 1,

RIVISTA DELLA FAMIGLIA SALESIANA FONDATA DA SAN

ANNO 106 N. 4 • 1 • QUINDICINA • 1 MARZO 1982SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE GRUPPO 2° (70)

NOGIOVANNI BOSCO NEL 1877

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BOLLETTINO SALESIANORIVISTA DELLA FAMIGLIA SALESIANAFondata da san Giovanni Bosco nel 1877Quindicinale di informazione e culturareligiosa edito dalla CongregazioneSalesiana di San Giovanni Bosco

INDIRIZZOVia della Pisana 1111 - Casella post . 909200163 Roma-Aurelio . Tel . 06/69.31 .341 .Conto corr. post . n . 46.20 .02 intestato aDirezione Gen. Opere Don Bosco, Roma .

DIRETTORE RESPONSABILE GIUSEPPE COSTACollaboratori . Giuliana Accornero - Marco Bongioanni - Um-berto De Vanna - Elia Ferrante - Domenica Grassiano - AdolfoL'ArcoFotografia Fulgenzio Ceccon . Archivio Guido CantoniPropaganda Giuseppe ClementelDiffusione Arnaldo MontecchioFotocomposizione e ImpaginazioneScuola Grafica Salesiana Pio XI - RomaStampa Officine Grafiche SEI - TorinoRegistrazione Tribunale di Torino n . 403 del 16.2.1949

IL «BOLLETTINO SALESIANO» Si PUBBLICA* 1l primo di ogni mese (undici numeri, eccetto agosto) perla Famiglia Salesiana ;

il 15 del mese peri Cooperatori Salesiani .Collaborazione . La Direzione invita a mandare notizie e fotoriguardanti la Famiglia Salesiana, e s'impegna a pubblicarlesecondo il loro interesse generale e la disponibilità di spazio.Edizione dl metà mese . Redattore don Armando Buttarelli .Viale dei Salesiani 9, 00175 Roma. Tel . (06) 74.80 .433 .

IL .BOLLETTINO SALESIANO» NEL MONDOII BS esce nel mondo in 41 edizioni nazionali e 20 lingue di-verse (tiratura annua oltre 10 milioni di copie) in :Antille (a Santo Domingo) - Argentina - Australia - Austria- Belgio (in fiammingo) - Bolivia - Brasile - Canada - CentroAmerica (a San Salvador) - Cile - BS Cinese (a Hong Kong) -Colombia - Ecuador - Filippine - Francia - Germania -Giappone - Gran Bretagna - India (in inglese, malayalam,tamil e telugú) - Irlanda - Italia - Jugoslavia (in croato e insloveno) - Korea del Sud - BS Lituano (edito a Roma) -Malta - Messico - Olanda - Paraguay - Perù - Polonia -Portogallo - Spagna - Stati Uniti - Sudafrica - Thallandia -Uruguay - Venezuela .

DIFFUSIONE E ABBONAMENTI11 BS è dono dl Don Bosco ai componenti la Famiglia Sa-lesiana, agli amici e sostenitori delle sue Opere .È Inviato In omaggio a quanti lo richiedono .Copie arretrate o di propaganda : a richiesta, nei limiti delpossibile .Cambio di Indirizzo: comunicare anche l'indirizzo vecchio .Per queste operazioni: Ufficio Propaganda SaleslanaVia della Pisana, 1111 - 00163 Roma-Aurelio - Tel .06/69 .31 .341 .

2 • BOLLETTINO SALESIANO • 1 MARZO 1982 •

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SALESIANO 1 MARZO 1982ANNO 106 - NUMERO 4

IN COPERTINA :AI timone con una guida sicura :Don BoscoFoto Josè Luis MenaServizio di copertina a pag . 18.19.

LE IDEE1l lavoro in Don Bosco, 3-4Il volto di Don Bosco, 18-19Il linguaggio dei fumetto, 20-21Insegnate il coraggio nelle piccole occasioni, 25

LE FORZECOLOMBIA /Appartenenza alla Famiglia Salesiana delle «Figlie dei Sacri

Cuori, 5ITALIA / Un amico per i tossicodipendenti,5Le Ispettorie Italiane si confrontano sulla pastorale del la-

voro, 5FMA /A Cinisello si sfornano . . . panettiere, 13-15FILIPPINE /A Tondo c'è chi non dimentica, 26-27Lo scienziato dei seminario, 30

L'AZIONEPOLONIA / Solidarietà alla Polonia, 25PROGETTO AFRICA /Altra presenza salesiana, 6Giornata Missionaria Salesiana, 6Nuovi documentari, 7Una città di nome Korr, 28-29SPAGNA /Convegno Europeo Giovani Cooperatori, 5GERMANIA / Emigrati di Colonia, 6MESSICO / Una casa per i cooperatori, 6ITALIA /Un distintivo d'oro per il Ministro, 7Una settimana di spiritualità, 27Daniele Sipione: un exallievo salesiano per I lebbrosi, 22-24

IL PASSATOLaura è qui, 16 .17Il magistrato che amava Don Bosco, 511 vescovo delle tribù imaiaiane, 9 .12RUBRICHE. Don Bosco è notizia, 5-8 - Educhiamo come DonBosco, 25 - Libreria, 31 - I nostri santi, 32.33 - I nostri morti,34-Solidarietà, 35 .

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BOLLETTINO SALESIANOORGANO DEI COOPERATORI SALESIANIANNO 106 - NUMERO 4 - TORINO, 1o MARZO 1982

RIFLETTIAMO SULLA STRENNA

Il lavoro in Don Bosco

«. ..Se San Francesco santificò la natura e la po-vertà, San Giovanni Bosco santificò il lavoro e lagioia.

Egli è il Santo dell'euforia cristiana, della vitacristiana operosa e lieta . Qui è la sua originalità» .

Questa affermazione di Francesco Orestano, ac-cademico d'Italia, pronunciata nel 1935 è d'indubbiapertinenza perché coglie, con penetrante chiarezza,l'aspetto forse più originale della sua pedagogia esantità : l'elevazione dell'uomo tramite il lavoro e conil lavoro . Purché a questo termine venga dato un si-gnificato ampio e vario così come Don Bosco stessoera solito fare.

Il Santo infatti l'intendeva di volta in volta comeattività manuale, intellettuale, apostolica, sacerdotale,caritativa e come adempimento del proprio dovere .

Del lavoro inteso come attività apostolica, ca-ritativa, umanizzante, Don Bosco intuì la supremagrandezza e non esitò a farne una «scala mistica» perarrivare a Dio sia pure non disgiungendolo dallapreghiera .

Egli - scrive don Carlo Colli - è un santo con-creto: per dirla in una parola un po' cruda ma vera,non crede ad una pietà che non si esprima nella vita,che non diventi azione, carità fattiva, che non si tra-duca in un lavoro incessante per amor di Dio e deifratelli .

Don Bosco vuole che i suoi salesiani imitino GesùCristo che «incominciò a fare e ad insegnare» (Atti1,1) e trova consone al suo spirito quei testi dellaScrittura che mettono meglio in evidenza «la ca-tegoria del fare» come, ad esempio, questi versettidella seconda Lettera di San Paolo a Timoteo :

«Tu, invece, vigila su tutto, sappi sopportare leprove, fa' opera di evangelizzatore . . .» (4,5); «Proclamala parola, intervieni opportunamente ed im-portunamente . . .» (4,2).

In un'epoca - l'Ottocento - nella quale si guar-dava ai religiosi come a gente oziosa, inutile al pro-gresso e alla società, volle che la sua istituzione sicaratterizzasse più che per divise o abiti, per «le ma-niche rimboccate» .

Cosa pensava del lavoroIn lode del lavoro, Don Bosco ha fatto quelle stesse

affermazioni che altri santi hanno riservato per lapreghiera .

«Ecco - ebbe a dire opportunamente don AlbertoCaviglia - lo scandalo di un Santo! di un Santo,possiamo dire, "americano" : dice molte più volte la-voriamo che non preghiamo» .

Voleva che il lavoro avesse la continuità del re-spiro :

«Sempre lavorare. Questo deve essere il fine diogni Salesiano e il suo continuo sospiro» .

Quello che per altri Istituti erano le penitenze af-flittive ed i lunghi digiuni, per Don Bosco era il la-voro :

«Miei cari - ripeteva - non vi raccomando pe-nitenza e discipline, ma lavoro, lavoro, lavoro» .

La conferma della bontà del suo metodo gli venivanon soltanto dalle parole di Pio IX e dalla sua stessaesperienza ma anche dai misteriosi sogni che ac-compagnano o precedono le svolte più significativedella sua vita .

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Nel «Sogno di Lanzo» (1876) ad esempio la guidache lo accompagna gli dice: «Notalo bene: il lavoro ela temperanza faranno fiorire la Congregazione Sa-lesiana» ed ancora nel «Sogno del Manto» (1881) ri-tornano gli stessi ammonimenti .

La sua testimonianzaMa più ancora delle sue parole, parla la te-

stimonianza della sua vita che - a detta di Pio XI -«fu un vero, proprio e grande martirio : una vita dilavoro colossale che dava l'impressione del-l'oppressione anche solo a vederla» .

Scrisse don Alberto Caviglia che in lui sembravanooperare, in simultaneità più persone :

«L'educatore e il pedagogista, il padre degli or-fanelli e l'adunatore dei fanciulli abbandonati, ilfondatore di congregazioni religiose, il propagatoredel culto di Maria Ausiliatrice, l'istitutore di unionilaicali estese per il mondo intero, il suscitatore dellacarità operativa, il banditore di missioni lontane, loscrittore popolare di libri morali e apologie religiose, ilpropugnatore della stampa onesta e cattolica, ilcreatore di officine cristiane e di collezioni librarie,l'uomo della pietà religiose e della carità e l'uomo deinegozi umani o di pubblico interesse, tutt'insieme adun tempo operano ed avanzano come fossero al-trettante persone nate o destinate a quello solo e sifondono nell'unica persona di un prete senza ap-parenze, che non scompone mai la serenità del suoaspetto né la composta modestia del suo tratto coigrandi gesti decorativi, né arricchisce il suo vo-cabolario con la retorica delle grandi frasi» .

Del resto, la Provvidenza aveva temperato DonBosco al lavoro attraverso i duri anni della fan

ciullezza e dell'adolescenza . Sarà perciò sempre sen-sibilissimo ai problemi della gioventù povera edemarginata e delle umili classi lavoratrici .

4 • BOLLETTINO SALESIANO • 1 MARZO 1982 •

Ciò non significava che la fatica non gli pesasse .La «mortale fatica» alla quale lo costringevano le

preoccupazioni quotidiane trapela dalle lettere inimprovvisi sfoghi che aprono uno spaccato dell'animodel Santo : «Il lavoro mi fa andar matto», «mi trovostanco da non poterne più», «Sono molto stanco» .

E non poteva che essere vero visto quanto deposenei processi per la Sua canonizzazione, il cardinaleCagliero: «Non ricordo che in tutta la sua vita si siapreso un giorno di vacanza per diporto o per pren-dersi riposo, e sovente trovando noi stanchi ed affrantidel lavoro: «coraggio - ci diceva - coraggio, la-voriamo, lavoriamo sempre perché lassù avremo unriposo eterno» .

Tanta fatica in lui non fu senza conseguenze fi-siche tanto che il professor Fissore dell'Università diTorino ebbe a dire :

«Si è consumato per troppo lavoro . Non rumore dimalattia ma è un lucignolo che si spegne per man-canza di olio» .

La laboriosità del «vecchio prete», del «filantropodel secolo XIX», del «cattolico intransigentissimo»parve, incredibile e leggendaria . E tale brillò anchedurante i Processi Apostolici se lo stesso Promotoreaffermò :

«La molteplicità e fecondità delle sue opere ha delprodigio: il suo zelo per la salvezza delle anime e perla diffusione del Regno di Cristo sulla terra, è statocosì intenso e continuo, che la storia, a buon diritto, loproclama apostolo grandissimo del sec . XIX» .

Pietro Brocardo

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COLOMBIA

APPARTENENZA ALLA FA-MIGLIA SALESIANA PER LE FI-GLIE DEI SACRI CUORI DI GESÙ

E DI MARIA

Il Consiglio Superiore dellaCongregazione salesiana do-po attenta riflessione ha ri-conosciuto l'istituto deNe Fi-glie dei Sacri Cuori di Gesù edi Maria «appartenente» allaFamiglia Salesiana .

Sin dal 1974 infatti, questoIstituto femminile - fondatodal salesiano servo di Dio donLuigi Variara nel 1905 - ave-va chiesto alla S . Sede prima eai Superiori Salesiani dopo,che si desse un riconosci-mento giuridico ad una realtàche per le oltre 300 suoresparse in 21 Diocesi del-l'America Latina, apparivacome immediata e ovvia: sen-tirsi ed essere membri dellaFamiglia Salesiana .Tale appartenenza - si

legge in un documento pre-parato dal Consiglio superioresalesiano - «non è pri-mariamente un fatto giuridicood organizzativo, ma consistenella partecipazione vo-cazionale al carisma di DonBosco, cioè al suo spirito ealla sua missione, di gruppiche direttamente, come le Fi-glie di Maria Ausiliatrice e iCooperatori, furono fondati dalui, o indirettamente a Lui siriferiscono perché suscitatidallo Spirito Santo all'internodel "fenomeno salesiano" conla mediazione di qualche sa-lesiano e col favore di am-bienti e gruppi salesiani, comeè accaduto per le Volontarie diDon Bosco, che trovarono laloro origine nell'opera di donRinaldi e nel suo apostolatotra alcune Cooperatrici, Allieveed Exallieve delle FMA» .

L'istituto delle Figlie dei Sa-cri Cuori nato ad Aqua de Diosin Colombia, a servizio degliammalati di lebbra e dei lorofigli, nel suo impegno mis-sionario, oggi, privilegia i piùpoveri e gli ammalati e traquesti i giovani .

È presumibile - come delresto ha anche dichiarato donGiovanni Raineri, consiglieregenerale per la Famiglia Sa-lesiana - che altri Istituti po-tranno avere, quanto prima, lostesso riconoscimento .

DON BOSCO fE NOTIZIA

ITALIA

testato ma perché volle es-serlo in concreto .

Pur essendo nato a Barge inPiemonte si era laureato ingiurisprudenza presso l'U-niversità di Catania dove nelfrattempo era stato trasferito ilpadre, anch'egli magistrato .

Entrato nella magistratura,dopo la guerra mondiale allaquale partecipa come vo-lontario, ve ne percorre tutti igradi fino a diventare Pre-sidente della Suprema Corte diCassazione negli anni difficilidella seconda guerra mon-diale ed in quelli successivi .

IL MAGISTRATOCHE AMAVA DON BOSCO

II 31 gennaio di quest'annonon ha visto S .E . Ernesto Eula,già primo Presidente dellaSuprema Corte di Cassazione,rendere omaggio a Don Bosconella Basilica del Sacro Cuoredi Roma dove amava andaretutti gli anni .Ernesto Eula è morto a

Chiusa Pesio in Piemonte 1'8dicembre 1981 . Fu coo-peratore salesiano non sol-tanto per aver ricevuto un at-

ITALIA, VERONA . UN AMICO PER I TOSSICODIPENDENTI

A Festa, nel Veronese, è sorta una comunità terapeuticaper la riabilitazione ed il reinserimento dei tos-sicodipendenti mediante un periodo di vita e lavoro co-munitari . E un'opera animata dai Salesiani ; uno di questi è ilcoadiutore Giovanni Ferraresso .

Giovanni ha 72 anni, ma è giovane «dentro» e vive con igiovani della comunità di Festa dividendo con loro gioie efatiche, disagi e conquiste .

Amava «fregiarsi» del titolodi cooperatore salesiano finoa farlo stampare in atti di par-ticolare distinzione, come eraben lieto di essere presente amanifestazioni e occasioni difamiglia . Provato dal dolore -il figlio Gino gli morì in guerra- sostenuto dalla mogliedonna Laura alterna gli im-pegni giuridici con quelli ca-ritativi aiutando soprattutto unistituto per handicappati e igiovani .E morto senza dare nem-

meno il fastidio dei propri fu-nerali avendo voluto che l'an-nunzio della sua morte av-venisse dopo la tumulazione .Sotto la testa i familiari hannoposto un piccolo, significativosegno d'amore : un'immaginedi Don Bosco .

eSPAGNA

2° CONVEGNO EUROPEOGIOVANI COOPERATORI

«Con Don Bosco verso il2000: la missione del Coo-peratore giovane» : è questo iltema del secondo convegnoeuropeo che i giovani coo-peratori salesiani terranno adArevalo in Spagna . Per l'oc-casione è stato preparato unsussidio di preparazione dovesi parla delle aspirazioni, in-teressi, problemi e violenzedella gioventù europea, e sipone al cooperatore salesianoun inquietante interrogativo :«hai le maniche rimboccate»?

eCISI

LE ISPETTORIE ITALIANE SICONFRONTANO SULLA PA-

STORALE DEL LAVORO

Promosso dalla ConferenzaIspettoriale Italiana (CISI) e dalConsigliere Regionale donLuigi Bosoni, si è svolto dal 4al 7 febbraio 1982 al Sa-lesianum di Roma un con-vegno su : «Esperienze italianea confronto per un progettoeducativo e pastorale sa-lesiano per il mondo del la-voro». Il convegno - che havisto fra gli altri anche la par-tecipazione di monsignorFerdinando Charrier, direttoredell'Ufficio Nazionale CEI«Problemi sociali e del la-

- BOLLETTINO SALESIANO • 1 MARZO 1982 • 5

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voro», - ha consentito unaverifica sulla situazione e leprospettive dell'impegno sa-lesiano italiano soprattuttonell'ambito della formazioneprofessionale dei giovani inItalia .

U. P . S .

CONVEGNI E CONFERENZE

Dopo il convegno «LaChiesa e i giovani», l'Uni-versità Salesiana prosegue lasua intensa attività ac-cademica organizzando altriconvegni e cicli di conferenze .

Nei mesi di febbraio-marzoinfatti è stato organizzato unciclo di conferenze pubblichedal tema : «Bilanci e pro-spettive dei dialoghi ecumeniciufficiali» . Tra i relatori, ri-cordiamo, monsignor JavierreOrtas salesiano e segretariodella Congregazione del-l'Educazione, il teologo LuigiSartori, ed il fondatore di Tai-zè, Max Thurian .

Altra rilevante iniziativa cul-turale è quella della Facoltà dilettere cristiane e classicheche il 6/7 marzo organizza unconvegno su «Spirito Santo eCatechesi patristica» con lapartecipazione di insigni stu-diosi di patristica come l'a-gostiniano padre Trapè e ilprofessor Spidlik . Il contributosalesiano è affidato al decanodella stessa facoltà or-ganizzatrice don Sergio Felici,a don Vincenzo Recchia, do-cente all'Università di Bari e adon Calogero Riggi .

GERMANIA

EMIGRATI DI COLONIA

6 • BOLLETTINO SALESIANO • 1 MARZO 1982 -

GIORNATA MISSIONARIA SALESIANA

II 21 marzo 1982, quarta domenica di Quaresima, si ce-lebrerà la Giornata Missionaria Salesiana . In tale occasioneil Settore Missioni della CISI (Via Maria Ausiliatrice 32, To-rino) ha preparato posters, depliants missionari e filmativari . La Giornata ha lo scopo di sensibilizzare al problemamissionario raccogliendo la solidarietà della preghiera edell'aiuto economico .

Nella foto: il manifesto della giornata .

Palmisanodinare .

Significativa anche la crea-zione di una associazioneexallievi Don Bosco tra gliemigrati perché questi «con-servino ed approfondiscano iprincipi educativi salesiani ri-cevuti e li traducano in au-tentici impegni di vita nel set-tore della evangelizzazione edella promozione umana»(Reg . Exall .) .

l'incarico di coor-

La festa di Don Bosco aColonia è stata un'occasionequanto mai opportuna per unaserie di iniziative tra i giovani emeno giovani emigrati italianidi quella città .

Si sono così alternate unaserie di attività culturali e re-ligiose affidate al dott. CarloMarinucci, vice presidente delCIVIS di Roma e a don NicolaPalmisano . Particolarmentesignificativa la presenza diquest'ultimo salesiano checosì ha avuto modo di rivedereil gruppo di giovani tedeschi eitaliani che hanno dedicato uncampo di lavoro estivo a San-tomenna, la cittadina ter-remotata dell'Italia meridio- «Ai Figli di Don Bosco lanale che i Salesiani hanno nascente Chiesa del Sidàmoscelto come luogo del loro non solo apre, ma spalanca leimpegno dando proprio a don sue porte . Stiamo vivendo un

ETIOPIA

ALTRA PRESENZASALESIANA

grande momento di grazia inquesto dimenticato angolodell'Africa» .Con queste parole del ve-

scovo missionario monsignorGasparini si è iniziata in Etio-pia la MISSIONE SIDAMO af-,fidata ai Salesiani della Lom-bardia e dell'Emilia .La realizzazione di questo

progetto - che fra l'altroprevede una scuola pro-fessionale - è affidata a donElio Bonomi e a don FrancoMaffezzotti .

Il Progetto AFRICA continuacosì a crescere . Dal 1978 -anno del 21 0 Capitolo Ge-nerale e del suo lancio ben129 missionari salesiani dei221 che hanno scelto d'an-dare in missione sono statidestinati all'Africa .

MESSICO

UNA CASA PER I COOPERA-TORI Dl GUADALAJARA

Con il pagamento dell'ultimarata del 31 gennaio 1982 iCooperatori Salesiani di Gua-dalajara hanno una casa tuttaper loro . Situata a poche cen-tinaia di metri da Piazza dellaRivoluzione, la Casa del Coo-perador è costata un milione emezzo di pesos e dispone diampi spazi in grado di as-sicurare funzionalità ed ef-ficienza : sale per riunioni eduffici, cappella, archivio, giar-dini . . .

Inizialmente - dicono gliamici messicani - non ave-vamo un centesimo ma sol-tanto tre cose : un obiettivo daraggiungere, il nostro en-tusiasmo e la certezza che lagente ci avrebbe aiutato .

ITALIA

UN PELLEGRINAGGIOEUROPEO A TORINO

Il Dicastero per la FamigliaSalesiana ha organizzato unpellegrinaggio mariano a To-rino nei giorni 17-19 settembre1982 .La manifestazione - che

sarà preceduta da una ri-flessione sul tema «La de-vozione mariana alle fontidella vocazione salesiana» -è aperta a tutti i gruppi dellaFamiglia ed è la prima voltache i consueti pellegrinagginazionali e ispettoriali con-vergeranno da tutta l'Europa aTorino . Salesiani, Figlie diMaria Ausiliatrice, Volontarie,Cooperatori, Exallieve edExallievi e membri di altrigruppi che si ispirano a DonBosco sono interessati a que-sto omaggio di fede e di pietàmariana .

(A.C.O .S .) della quale egli è unesponente .L'Associazione si propone

di realizzare in ogni comunemune una casa famiglia senzabarriere architettoniche con laformazione di consorzi e coo-

ITALIA

INIZIATIVA PERHANDICAPPATI

Una originale iniziativa afavore degli handicappati èstata presa dall'exallievo E .Russo dell'Associazione Cat-tolica Operatori

Sanitari

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ITALIA, UN DISTINTIVO D'ORO PER IL MINISTRO

Alla presenza di Autorità ed amici dell'Opera Salesiana, l'Unione Exallievi del SanFrancesco di Sales di Catania ha consegnato all'onorevole Giuseppe Zamberletti, ministroper la Protezione civile, il distintivo d'oro di exallievo benemerito .

Con l'occasione il Ministro ha ricordato la sua formazione di allievo presso i Salesiani equanto il messaggio salesiano sia oggi attuale . Nelle due foto: i momenti della cerimonia ;a consegnare il distintivo è l'avv . Nino Magnano di S. Lio, consigliere nazionale della Fe-derazione italiana exallievi e già presidente regionale per la Sicilia .

perative agricole formate dagli Via Cassia 600 - 00100 Roma) . hanno deciso di devolverehandicappati stessi per ren-

I'1% del loro bilancio annualederli autosufficienti e rendersi

al centro giovanile di Areiautili . I fondi necessari per le

Branca (Brasile) .costruzioni verranno raccolti

È significativo che una so-anche con la vendita di un di-

ITALIA

cietà sportiva che gode il be-sco 45 giri dal titolo «Tu che

neficio di attrezzature sportivenon conosci» di De Gregorio-

GEMELLAGGIO SCHIO

d'avanguardia (l'Oratorio Sa-Bergamini .

AREIA BRANCA

lesiano di Schio dispone fra(È possibile chiedere altre l'altro di uno stupendo Pa-

informazioni direttamente al- Giovani e dirigenti della Po- lazzetto) in un ambiente uma-l'A .C .O .S . - Ospedale S. Pietro, lisportiva Concordia di Schio no

sufficientemente

«ga-

rantito» economicamente sifaccia carico dei problemi dialtri fratelli . La scelta di de-stinare I'1% del proprio bi-lancio a gruppi sportivi meno«dotati» ha soprattutto il si-gnificato educativo capace diprovocare tra gli sportivi ri-flessione e impegno. Il ge-mellaggio infatti metterà inmoto un dialogo aperto con iproblemi umani sui ragazziche in altra parte del mondovivono e si preparano al-l'avvenire .

PROGETTO AFRICA

NUOVI DOCUMENTARI

Il Settore Missioni della CISIha preparato due documentariin 16 mm. sul Progetto Africa .Si tratta di «La terra e il seme»e «La faccia nera di Dio» . Nelprimo si presenta il ProgettoAfrica nella sua globalità e siraccolgono alcune esperienzedi Missionari appartenenti al-l'Africa Centrale assieme aiprimi passi compiuti dai Sa-lesiani nelle nuove missionidel Kenya e del Madagascar .L'altro documentario rac-

coglie una serie di te-stimonianze sulla Chiesa afri-cana . Si scopre così unaChiesa in costante crescita ein cammino aiutata da Vo-lontari laici, ragazzi e ragazzedi una vitalità straordinaria, daMissionari di ogni età e di ogniparte del mondo, ma so-prattutto dagli stessi Africani,che rispondono ge-nerosamente alla chiamata diCristo .

ITALIA

PREMIO MARBERINIA UNA VOLONTARIA

Il 1 ° novembre scorso, a LaSpezia, in occasione del Ra-duno Annuale dei rap-presentanti delle Corali Dio-cesane, è stato assegnato allaSig.na Luisa Chiapponi delGruppo di Genova, il PremioMarberini . Insegnante permolti anni ed organista uf-ficiale della Chiesa dei SS .Giovanni ed Agostino, la si-gnorina Luisa è stata premiata« . . . per la sua dedizione e col-laborazione affinché la musicasacra diventi l'espressione piùcompleta dell'uomo religioso ilquale nell'armonia musicale enel canto si eleva con tutto ilsuo essere a Dio» .

∎ BOLLETTINO SALESIANO • 1 MARZO 1982 • 7

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ITALIA, ROMA. IL CONVEGNO SU CHIESA E GIOVANI

Il Convegno organizzato dall'Università Salesiana sullo scorcio della finedel 1981 ha avuto un vivo successo . Oltre mille partecipanti hanno affollatol'Aula Magna dell'Università per ascoltare insigni studiosi come, per ricordarnequalcuno, oltre i professori della stessa Università, il cardinale Pellegrino, pa-trologo e già arcivescovo di Torino, il gesuita padre Bartolomeo Sorge, il Ret-tor Maggiore don Egidio Viganò .

Nelle foto in alto: alcune immagini del convegno .

8 • BOLLETTINO SALESIANO - 1 MARZO 1982 -

0

.AMICI mDon BoscosenzaBollettinoSalesiano?

Eppure .. ..eppure il BS è il donocordiale che Don Bosco dallontano 1877 invia ai suoiamici .

È la rivista della FamigliaSalesiana: informa sul la-voro che i figli di Don Boscosvolgono tra i giovani e nellemissioni .

• Lei non riceve li BS? Èinteressato ai suoi con-tenuti? Lo richieda .

• Conosce persone spi-ritualmente vicine a DonBosco, che gradirebberoriceverlo? Lo richieda .Scriva chiedendo per sé,

per altri, l'omaggio del Bol-lettino Salesiano .Comunichi gli indirizzi

chiari e completi a :

UFFICIOPROPAGANDA SALESIANACASELLA POSTALE 909200163 ROMA-AURELIO

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Il Rettor Maggiore don EgidioViganò, nell'autunno del 1979,dopo aver visitato le sei Ispet-

torie salesiane dell'India, scriveva :«Nel mio viaggio attraverso l'In-

dia ho visto facce gioviali di anzianibenemeriti, ancora vegeti e sor-ridenti, che raccontavano, come seniente fosse, le cose meravigliose chehanno compiuto, le opere che hannorealizzato, cominciando da una po-vertà assoluta . Vorrei vedere quantioggi si sentirebbero di lavorare nelleloro condizioni . Molte volte hopensato tra me: tutto questo è operadi missionari di prima qualità .

Don Bosco mandava in missione imigliori, e anche per l'India laCongregazione ha scelto i suoi mi-gliori» .

Uomini davvero eccezionali, chehanno scritto con la vita una storiameravigliosa, quasi incredibile,raffrontata con le situazioni e lepossibilità di oggi . Storia che essinon hanno mai voluto scrivere, perpudore, per mancanza di tempo,persuasi di aver fatto sem-plicemente il loro dovere, anche se leloro imprese destano stupore e am-mirazione .Uno di questi uomini e si

curamente monsignor Oreste Ma-rengo, fondatore di ben tre diocesi .Un uomo tuttora sulla breccia, che,dopo aver ceduto la diocesi al suosuccessore, l'indiano mons. Ma-malassery, anziché concedersi unben meritato riposo, è rimasto a fareil «procuratore» della missione el'aiuto-parroco nel centro di Men-dal, oltre ai continui impegni dipredicazione con quanti ricorrono alui, il missionario che non dice mai«no» .

INDIA / MONS. ORESTE MARENGO

Il Vescovo delle tribù imalaiane

Fu ordinato sacerdote il 3 aprile 1932. Dopo aver fondato tre Diocesi, a 76 anni, fa l'aiutante-parroco. Partì per l'india quando aveva appena 17 anni

. . .

Andai a trovarlo nella diocesi diTura la prima volta nel 1977 . Consquisita gentilezza mi venne in-contro a metà strada, a Rongjeng,una fiorente residenza tra i Garo,sorta dal nulla, in piena foresta,realizzata da un altro grande mis-sionario, don Battista Busolin .Celebrammo insieme nella-

splendida cappella, gremita di na-tivi accorsi a salutare il vescovo .Rimasi vivamente colpito dal-l'affetto che la gente e par-ticolarmente i bambini di-mostravano al loro pastore .

Mi accompagnò poi alla sua re-sidenza episcopale, a Tura, dove fuisuo ospite per tre giorni . Potei cosìammirare la bontà, l'amabilità, lacarità generosa con cui accoglievatutti nella sua casa ospitale. Rimasianche impressionato dall'in-stancabile attività di quest'uomoche aveva già varcato il traguardodei settant'anni, la maggior partedei quali trascorsi nel clima de-bilitante dell'India, tra difficoltà esacrifici di ogni genere .

Si alzava alle quattro del mattinoper coricarsi a notte inoltrata.

- Solo così, mi diceva, riesco asmaltire tutto il lavoro, tra cui lacorrispondenza con migliaia di be-nefattori che mi aiutano a mandareavanti tante opere .

- Perché non si prende un se-gretario?- Non l'ho mai avuto, e in co-

scienza non potrei sottrarre unapersona all'apostolato attivo . Non

basterebbe il doppio del personaleper soddisfare tutte le richieste!

Riuscii a farmi raccontare le varietappe e le molteplici peripezie dellasua lunga vita apostolica, trascorsanei luoghi più diversi, attraverso lepiù varie esperienze: missionarioitinerante, maestro di noviziato,direttore dello studentato filosofico,poi ancora missionario tra le tribùprimitive delle zone preimalaiane ;eletto Vescovo, ha lavorato nellediverse diocesi affidategli dallaSanta Sede, tanto che esse oggiriescono a reggersi da sole .

Fu allora che lo pregai di scriverele sue memorie, ricordando quantolavoro e quanti sacrifici era costatala fondazione della Chiesa in questaparte dell'India nord-orientale. Al-l'arrivo dei salesiani, nel 1922, con-tava poco più di 5 .000 cattolici ; at-tualmente sono oltre 500 mila, con 5diocesi fornite di clero autoctono .

Non mi sembrò troppo convinto,anche se riuscii, prima di partire, astrappargli una promessa che gliricordavo ogni volta che gli scrivevo.Dopo tre anni di insistenze poteifinalmente avere le sue «Memorie»,che presento ai suoi tanti amici,ammiratori e benefattori, a ricordodel suo 50° di ordinazione sa-cerdotale, avvenuta il 3 aprile 1932,a Shillong .

Ecco una breve sintesi della vitadi un uomo, spesa tutta in una delleregioni più sconosciute e af-fascinanti del «pianeta» India .

Destinazione India

Nasce il 29 agosto 1906 a Dianod'Alba (Cuneo), un ridente paesinodel Monferrato. Frequenta le scuoleelementari presso le Figlie di MariaAusiliatrice . La sua prima maestra,Sr. Caterina Zannone, sarà presentealla sua consacrazione episcopalenella basilica di Maria Ausiliatrice il27 dicembre 1951 . Allievo alla CasaMadre di Torino, durante il corsoginnasiale, dal 1919 al 1923, ha la

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gioia di conoscere i grandi salesianidella prima ora : don Albera, donRinaldi, don Ricaldone, don Fran-cesia, che lasceranno un'improntaindelebile nell'animo del giovaneaspirante.

Chiede di poter partire per lemissioni, ma non viene accettato perla troppo giovane età. Nel 1923inizia l'anno di noviziato a Foglizzo,ma in seguito alla morte di unchierico destinato alle missionidell'India, ottiene di poterlo so-stituire .

«Era questo il più grande de-siderio della mia vita . Avevo chiestodi farmi salesiano alla condizione dipoter consacrare la vita al-l'apostolato in terra di missione .Non mi importava in quale partedel mondo mi avessero inviato» .

Partecipa alla grande spedizionemissionaria del 1923 . Tra i partenti,Marengo è il più giovane : ha solo 17anni .

«Era il primo esperimento che laCongregazione tentava, mandandogiovanissimi in terre lontane . Unesperimento che doveva dare bril-lanti risultati e che sarà poi seguitoda altre famiglie religiose» .

Trascorre gli anni di formazione aShillong, nell'India nord-est, ilcentro della missione salesiana, allascuola di Mons . Mathias, l'in-stancabile apostolo che aveva gui-dato, due anni prima, la primaspedizione salesiana in questo ter-ritorio vasto come l'Inghilterra e laSvizzera insieme (194.000 kmq, con7 milioni di abitanti), affidato dallaSanta Sede ai figli di Don Bosco il31 luglio 1921 .

Termina il noviziato sotto laguida del maestro don Ferrando,futuro successore di Mons . Mathiascome vescovo di Shillong .

Dopo il corso filosofico, eccolo«tirocinante» al «Don Bosco» diGauhati, capitale dell'Assam, sullesponde del Brahamaputra, dove isalesiani avevano una casa, con an-nessa scuola e parrocchia, centro diirradiazione missionaria per tuttal'immensa vallata .

Nel '29 è nuovamente a Shillongper il corso teologico, alternando leore di studio, con l'insegnamentoalla scuola superiore «Saint An-thony» e come aiutante-parroco didon Vendrame, «una meravigliosafigura di missionario, instancabilelavoratore, solo preoccupato di at-tuare il motto salesiano : salvareanime, a qualunque costo e a qua-lunque prezzo. Quando arrivò aShillong iniziò la conversione inmassa della tribù Khashi

: da poche centinaia, alla sua morte, avvenutail 30 gennaio 1957, erano 30 .000 lepersone conquistate alla fede» .

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Shiliong : nella .città dei fiori » mons. Marengo ha svolto il primo apostolato .

Il 3 aprile 1928 viene consacratosacerdote e subito inviato comemissionario itinerante nella vallatadel Brahamaputra, aiutante di donVincenzo Scuderi, altro gigante tra imissionari di quel tempo .

«La nostra zona si estendeva suun'area di 28 .000 kmq . I cattolici,quasi tutti appartenenti alla poveratribù Adibasi, lavoravano sparsi nei"giardini di tè", a servizio deipiantatori locali . Vivevano in miserecapanne, in villaggi distanti 15-20km l'uno dall'altro» .Comincia così la sua vita di

«maratoneta di Cristo» che lo por-terà a percorrere a piedi migliaia dichilometri su sentieri impraticabili,coperti di sterpaglie ed erbe ta-glienti, sotto un sole implacabile chearriva ai 45° all'ombra .Durante poi la stagione delle

piogge queste marce, che si pro-lungavano per 10-20 giorni, di-ventavano anche più - estenuanti .Per lo straripare dei fiumi e deitorrenti, la pianura diventava unimmenso acquitrino di acqua gial-lastra e limacciosa, nel quale si af-fondava fino al ginocchio .

È il periodo in cui le sanguisughesi appiccicano invisibili e la dis-senteria, il colera, la malaria sonosempre in agguato .

Non c'è missionario di quell'epocaeroica, che non ne sia rimasto vit-tima .

Prostrato dagli strapazzi e dallamalaria, per sottrarlo al suo «zelosuicida» e costringerlo al riposo, i

superiori lo fermano, nominandoloprima maestro dei novizi a Bandel,poi direttore dello studentato aSonada .

Missionario a tempo pieno

Nel 1936 può riprendere la suaattività di missionario itinerante .

«Non ero tagliato per fare l'in-segnante, il superiore; il mio postoera tra i poveri, tra le tribù dis-seminate nella vallata del Bra-hamaputra e sui contrafforti del-l'Imalaia, molte delle quali vivevanoancorate alla preistoria. Portare aquei popoli il messaggio della sal-vezza, era il campo che il Signore miaffidava, il desiderio più grandedella mia vita» .

Impossibile seguire quest'uomonelle sue peregrinazioni da una re-gione all'altra ; le peripezie di viaggiinterminabili tra le risaie della pia-nura e nelle foreste vergini del-l'altopiano, regno fino allora in-violato delle belve feroci .

Affronta pericoli e difficoltà diogni genere, sempre sorridente,sempre entusiasta, sempre di-sponibile per allargare le frontieredella Chiesa .

In questa regione vivono oltre uncentinaio di tribù diverse, ognunacon la propria lingua, usi, costumi .Per farsi accettare, si inserisce pie-namente nella loro vita, accetta leloro abitudini : dorme per terra co-me loro, condivide le loro «lec-cornie» : carne di scimmia, di ser-pente, di cane, bachi da seta, ver-miciattoli teneri, teneri . . .

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Si improvvisa medico, infermiere,distribuendo di volta in volta me-dicine, aiuti di ogni genere a quantisono colpiti da malanni e calamità .

«Solo così essi comprendono che liamiamo veramente. Cristo è venutoa redimere tutto l'uomo . Prima difare dei cristiani ci siamo semprepreoccupati di formare le persone,rivendicando la loro dignità e i lorodiritti» .

In ogni villaggio che visita sipreoccupa che, accanto alla ca-panna-cappella, sorga la scuola,assumendosi l'onere di formare ca-techisti-maestri .«La cultura è uno dei nostri im-

pegni primari per l'elevazione ma-teriale e morale di queste po-polazioni. Abbiamo aperto ovunque

centinaia di scuole, sostenendo aprezzo di grandi sacrifici, la pre-parazione e il mantenimento degliinsegnanti . Oggi, ovunque è giunto ilmessaggio di Cristo, tutti sannoleggere e scrivere, migliaia hannofrequentato le nostre scuole su-periori e professionali, raggiungendoposti di alta responsabilità nel-l'amministrazione civile e militare .

Qualcuno è diventato ministro neigoverni locali e abbiamo rap-presentanti anche presso quellocentrale. Questo ci ha permesso dimantenere vive le tradizioni lin-guistiche e culturali delle varie tri-bù, conservando inalterato il pre-zioso patrimonio di valori che l'ir-rompere della «cosidetta civiltà»minacciava di disperdere e di-struggere .

Abbiamo aperto in tutte le zonedispensari, ospedali, ricoveri, or-fanotrofi per andare incontro atutte le necessità di queste po-polazioni che vivevano in un se-colare abbandono» .

Per inserirsi nelle varie cultureMons. Marengo si è dato allo studiodelle lingue locali .

L'India è stata definita il pa-radiso degli etnologi, un vero mo-saico di lingue, usi, costumi . Sonooltre mille le lingue parlate nei di-versi stati, ognuna con struttureproprie, ma è sicuramente un veropurgatorio per il missionario, co-stretto dal suo ministero a im-padronirsi di questo mezzo in-sostituibile per comunicare .Mons. Marengo ha avuto, forse

come nessun altro, il dono dellelingue; è conosciuto come il vescovopoliglotta che parla correttamentenon meno di 15 lingue delle diversetribù con cui 'è venuto in contatto .Dotato di una memoria prodigiosa,sfruttando ogni momento di tempolibero, è riuscito a impadronirsidelle lingue parlate dai Khashi,Mikir, Adibasi, Cachar, Naga, Garo,Meo . .. oltre all'inglese e l'hindi, ledue più diffuse in tutta l'India .

«Per un missionario parlare lalingua del posto è una condizioneinsostituibile . Ho costatato che unoè di casa quando è padrone dellalingua parlata da quella gente . Es-sendo in gran parte autodidatta infatto di lingue, sono più in grado discriverle che di parlarle, e anchequesto è di grande meraviglia per lagente semplice» .

Una delle sue più belle conquistefu la tribù dei Naga, famosi untempo come «tagliatori di teste»,per la consuetudine di tagliare latesta ai nemici, celebrando condanze e banchetti la vittoria, per-suasi che lo spirito e il coraggio deinemici uccisi, sarebbe passato incoloro che li avevano decapitati .

«Prima della loro conversione,ricorda Mons. Marengo, una ra-gazza non accettava un giovaneNaga se non possedeva almeno latesta di un nemico» .

Un vescovo tutto-fare

Tornava da un lungo giro di at-tività apostolica nel luglio 1951,quando fu colto da una notizia chenon aspettava e non desiderava : lasua nomina a vescovo dell'erigendadiocesi di Dibrugarh. Inutili le sueproteste, i suoi pianti ; si arrese soloquando il Rettor Maggiore don•

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Pietro Ricaldone gli scrisse «che erasuo desiderio accettasse l'incarico,nella certezza che l'Ausiliatrice eDon Bosco lo avrebbero aiutato adassolverlo». Per don Marengo lavolontà del superiore è sempre statala volontà di Dio .

Dopo 28 anni di assenza rientrò inItalia; venne consacrato alla su-prema dignità nella basilica di Ma-ria Ausiliatrice il 27 dicembre 1951,presente la vecchia mamma e i fra-telli, tra cui uno sacerdote del clerosecolare e una sorella religiosa tra lesuore di S . Maria Antida Thouret .

Nell'udienza il Santo Padre PioXII lo incoraggiò assicurandogli :«Vada senza timore, la strada delNagaland e del Manipur le si apriràsenza difficoltà» .

La diocesi che gli era stata af-fidata occupava la parte nord del-1'Assam, l'estrema punta dell'Indianord-est. Aveva un'estensione di130.000 kmq, con una popolazione di3.365.000 abitanti, dei quali solo40.000 erano cattolici .

Si estendeva dalla grande pianuradel Brahamaputra, con clima tor-rido-umido, alle colline prei-malaiane sui 3.000 metri .

Alla sua presa di possesso c'eranosolo 5 centri missionari, con 200piccole comunità disperse nel-l'immenso territorio . Instancabile lasua attività per moltiplicare i centriresidenziali, formare i catechisti,costruire scuole, cappelle, di-spensari; avvicinare nuove tribù,aprire aspirantati per reclutare vo-cazioni indigene per il seminario eper le congregazioni religiose cheaveva chiamato a lavorare nella suadiocesi .

Le conversioni si moltiplicanocome per una novella Pentecoste .Amministra migliaia di battesimi,cresime, matrimoni ; si inerpica susentieri impraticabili per visitare

tutte le comunità; affronta sereno leostilità della natura, dei fratelli se-parati, di tribù in rivolta, con-quistando tutti con la sua inal-terabile bontà e con la sua caritàgenerosa .

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Quando la diocesi è in pieno svi-luppo e comincia a godere i frutti ditante fatiche, ecco una nuova ob-bedienza : la S. Sede lo invita nel1964 a trasferirsi a Tezpur peraprirvi una nuova diocesi . Cede,«non senza dolore», la diocesi al suosuccessore, il confratello indianomons. Uberto D'Rosario .

«Malgrado il dispiacere che pro-vavo nel lasciare il campo di apo-stolato in cui avevo lavorato pertredici anni, scrive, non potevo cherallegrarmi per la scelta fatta. Do-vevo ancora una volta riconoscerecome Dio fa sempre bene tutte lecose» .La nuova diocesi comprendeva

parte dell'Assam, l'intero stato delBhutan e la parte collinare a nord-est del Brahamaputra, un territoriodi circa 130.000 kmq, quasi metàsuperficie dell'Italia, con 1 .500.000abitanti, di cui solo 48 .000 cattolici .

L'apertura della nuova diocesi erastata preparata dall'apostolato dialcuni grandi pionieri : don Piasecki,don Alessi, don Ravalico, don Pia-nazzi . . .

Si gettò nel nuovo campo di la-voro con l'entusiasmo di sempre,coadiuvato dai suoi valorosi con-fratelli, per estendere le pacifichefrontiere della Chiesa, superandoostacoli e difficoltà di ogni genereaccresciuti dalla crescente ostilitàche si andava determinando controgli stranieri nella zona .

Per questo motivo la S . Sede de-cise, dopo otto anni di intenso la-voro, di affidare anche questa dio-cesi a un vescovo indiano .

Mons. Marengo nel 1972 vieneinvitato a dare inizio alla sua terzadiocesi a Tura, un vasto territorioabitato in prevalenza dalla tribù deiGaro, molti dei quali profughi dalPakistan orientale . I cattolici eranosolo 36.000, con 14 missionari chelavoravano nei centri principali .Costruisce l'episcopio, la cattedrale,nuove residenze, moltiplicando leopere caritative per i molti poveri,lebbrosi e profughi, che vivevano incondizioni di estrema povertà .

Nello spazio di pochi anni anchequesta diocesi assume un insperatosviluppo, tanto da poterla affidarenel 1978, in base alle disposizioni delgoverno, a un vescovo indigenoscelto tra il clero locale : mons .Giorgio Mamalassery . Il neo elettoaccetta «a condizione che mons .Marengo rimanesse come "pro-curatore", per continuare ad aiu-tarlo con la sua operosa attività econ il contributo generoso dei moltibenefattori, che lo avevano so-stenuto durante tanti anni di apo-stolato» .Mons. Marengo, malgrado le in-

sistenze del nuovo vescovo perchérimanesse con lui a Tura, per la-sciargli piena libertà di azione,preferisce ritirarsi a Mendal, a 63km dal capoluogo, per aiutare l'in-caricato della zona, che deve ac-cudire ben 20 comunità, «sparse inun vasto territorio nelle montagneGaro, tra i pagani più duri ad ar-rendersi alla penetrazione del mes-saggio cristiano» .

Cosi, quest'uomo, a 76 anni di età,di cui 58 trascorsi in missione, con-tinua, come semplice missionarioitinerante, il suo lavoro apostolico aservizio dell'uomo .

Ripetutamente invitato a venirein Italia per un po' di riposo, ri-vedere parenti e benefattori, ce-lebrare il suo 50° di consacrazionesacerdotale, mi scriveva :«Sono troppo occupato con la

corrispondenza e con i continui in-viti nei vari centri . Ora poi il Ve-scovo sarà assente per un lungo pe-riodo di riposo nel Kerala, sua pa-tria, per cui dovrò presiedere io iprimi sette convegni annuali neivari centri della missione . Mi vogliacompatire e perdonare . . .» (Letteradel 26/XII/1981) .

Questo è Mons . Marengo: un sa-lesiano, un vescovo sempre di-sponibile, che dice di sì a tutti e nosoltanto a se stesso .

Antonio M. Alessi(Condensato dal volume: «Il Vescovo

delle tribù imalaiane» - Editrice Elle DiCi, Leumann ('l'orino), pp. 304 - L . 5 .000) .

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ITALIA / SCUOLE PROFESSIONALI

A Cinisello. .. si sfornano panettiere

Tra i corsi che le FMA della Lombardia hanno organizzato uno ha avuto più successo :quello per tecnici dell'alimentazione . Ma la storia di Cinisello è anche altro .

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rmai la chiamano «Suor di-missioni» . Non passa set-timana che la madre generale

non riceva la tradizionale te-lefonata. Una voce pacata, senzapresentazioni - non ce n'è bisogno- implora. «Madre, posso?» . Edall'altro capo del filo . «Che frettac'è, Iside? Aspetta, aspetta» .

E lei, suor Iside, da parecchi annista lì e aspetta. Anziana? Sì, è an-ziana. E si vede. Ma il viso non haperso nulla dello splendore che do-veva avere da ragazza e quella ra-gnatela di rughette non dà fastidio .

Davanti alla porta del suo studioc'è una targa semplicissima. «Pre-sidente» - dice. E dietro la portacol vetro smerigliato, seduta allascrivania su una vecchia sedia dilegno c'è lei, suor Iside, presidedell'Istituto professionale «MariaMazzarello» di Cinisello Balsamo

uno dei centri più grandi e piùcomplessi della calda cintura mi-lanese .

Ai suoi «ordini» 314 ragazze stu-dentesse dell'Istituto . «Il suo caffè èpronto suor Iside» . «La desideranoin portineria, suor Iside» . . «Aspetti,le apro l'ascensore, suor Iside» . Maiche nessuno la chiami «Preside»come la sua qualifica imporrebbe .E quando per caso entra in una

classe, tutte in piedi . Non di scatto,in segno di ossequio al potere, macon un certo imbarazzo . Come ci sialza quando nella stanza entrano ivecchi genitori . E si potrebbe anchestar seduti, ma ci si alza - quasi percaso - in segno di rispetto e diquell'amore che si conosce bene mache a manifestarlo mette un po' inimbarazzo. E suor Iside, infatti, èl'anziana mamma di queste ra-gazzotte che ha visto crescere anno

dopo anno assieme al «suo» istitutoprofessionale .

Ma dallo scorso ottobre suor Isideha altre 32 figlie . Sono state sceltetra oltre 200 candidate per par-tecipare ad uno stranissimo corsobiennale: la panificazione .

In un'aula dell'istituto, attrezzatacome un vero forno di panettiere, leragazze imparano come si fa il pane,la pasta, i dolci . Poi tornano inun'aula tradizionale, a studiaretutte le altre materie del corso .Lingua straniera, filosofia, ma-tematica, italiano . Uno sforzoenorme ma con il successo as-sicurato. Le allieve sanno infattiche, finito il corso e sostenuti gliesami, avranno un posto di lavorosicuro .Il corso, infatti, è stato or-

ganizzato in collaborazione conl'Associazione panificatori, che si

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trova a fare i conti con due-milacinquecento posti di panettiereancora vacanti nella provincia diMilano .

Così il corso è nato a tempo direcord. Qualche mese di studio daparte delle suore del Ciofs, il centroitaliano opere femminili salesiane, epoi l'interessamento della RegioneLombardia e della Provincia diMilano che si sono assunti l'onerefinanziario di questo corso pilotache dovrebbe rappresentare l'iniziodi una lunga serie di iniziative . Giàl'Università di Pavia preme infattiperché a Cinisello venga aperto uncorso di formazione professionaleper infermiere .Ma la preside del «Maria Maz-

zarello», preferisce non parlarne .«Andiamo con calma, una cosa pervolta. Di strada ce n'è tanta da fareancora» .

Ma tanta è anche quella già fatta .In soli 10 anni, dal 1972, quandovenne aperto l'Istituto di Cinisello .

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L'inaugurazione, fu la festa per-sonale di suor Iside .

Dieci anni prima la madre ge-nerale l'aveva chiamata e le avevadetto: «Iside, abbiamo bisogno diuna casa nuova alla periferia diMilano. Io non ho i soldi. Pensaci tue portami le chiavi» . Mentre loracconta, suor Iside abbassa gli, oc-chi e ricorda .

«Feci un mutuo spaventoso . Al-lora si poteva, gli interessi eranosoltanto del 3,50 per cento . Poi ar-rivarono le provvidenze governative,e riuscimmo a tirare su l'istituto .Adesso ripensando a quei tempi misembra di sognare» .

Tempi diversi, forse più difficili .Forse più semplici . Come sonocambiati i giovani in tanti anni?

«In meglio. Sicuramente in me-glio» - risponde suor Iside. «Diecianni fa si adeguavano passivamentea tutto quello che si diceva loro .Oggi sono più stimolati dalla pos-sibilità di scegliere . Le ragazze so-

prattutto hanno imparato a ri-cercare, a creare. Sono più sveglie.Molto portate a far sapere a tutticiò che fanno, ciò che sanno fare . Seaccettano le istituzioni, è difficileche le contestino . Sanno che tutto almondo ha lati positivi e lati ne-gativi. E con la contestazione non siè mai cambiato nulla» .

Allora il vostro compito di edu-catrici è diventato più semplice .

«No, invece è sempre più difficile .Adesso bisogna stare molto più at-tente a non sbagliare. Dobbiamoaiutare le nostre ragazze a esprimerei loro valori e ad apprezzare i valoridell'ambiente in cui vivono . E non èfacile. I valori del mondo cambianodi giorno in giorno . E scegliere ilmeglio è sempre più difficile ancheper noi» .

E i rapporti con le famiglie?«Ottimi, sempre ottimi . Abbiamo

assistito a scene ai limiti della rissadavanti all'istituto al momentodelle iscrizioni . Vogliono portare le

figlie da noi perché si fidano . Non èpiù un problema solo delle classi piùagiate. Cinisello è la città che più,tra quelle dell'hinterland milanese,ha conservato il problema del-l'immigrazione . Abbiamo in mag-gioranza figlie di operai immigrati, ele famiglie danno tutta la loro col-laborazione. In ogni momento, inogni situazione» .

E la collaborazione ha dato i suoifrutti . In Lombardia esistono già 12centri del Ciofs con 1269 allieve . ACrivio, Milano, Castellanza, CesanoMaderno, Pavia, Tirano, Melzo,Cinisello, Varese . E a Paullo, alleporte di Milano, è sorto un centro diformazione di operatrici per l'a-gricoltura. Gli altri sono centriprofessionali per il commercio e peril marketing . E suor Iside, alla suaetà, si è scoperta femminista e hainventato il motto del suo istituto :«Perché la donna sia più donna» .

Giovanni Allegra

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«Laura è qui»

Mentre presso la Congregazione dei Santi «si accelera» il cam-mino di questa allieva delle FMA verso gli Onori degli Altari, ecco una suggestiva riflessione di Marco Bongioanni

.

Un passo al di là della casasalesiana a Bahia Bianca,dove pulsa il cuore delle

opere di Don Bosco nella Patagoniasettentrionale, la multiforme operadelle salesiane Figlie di Maria Au-siliatrice si condensa in una bellachiesa, com'è nella tradizione di unapedagogia accentuatamente sa-cramentale. Gente dall'esterno eallieve dall'interno la frequentanocon devota disinvoltura, come unritrovo di casa a cui liberamente siaccede. Vi sosta per qualche attimo .Sembra di essere in una delle notechiese salesiane di Torino : SanGiovannino, Valsalice . .. in qua-lunque chiesa stampo «Don Bosco»tra le tante che ve ne sono al mondo,con quel medesimo inconfondibilecalore di giovinezza .

La superiora, una direttrice di-namica che conosce tutti e sor-ridendo saluta chiunque incontracon un cenno del capo o della mano,mi guida verso la sacrestia . Im-magino una bella sala, con un so-lenne monumento sepolcrale allaparete, io che arrivo dall'Italia concerti schemi culturali ostinatamentedatati dal neo-classico, dal neo-ri-nascimentale, dal neo-barocco . . .Niente. La sacrestia è spoglia,umile, direi povera . In mezzo allaparete di lungo, come da un quadro«di famiglia» appeso li con l'affettodei semplici, si affaccia il volto diuna giovinetta adolescente . La si-gnora direttrice saluta con il suocenno consueto anche quella effige,come fa con le allieve; poi me ne fala più stringata delle presentazioni :«Laura è qui» .«Qui riposa nel Signore - leggo

inciso su una lastra di marmo -Laura Vicufla, eucaristico fiore diJunin de los Andes, la cui vita fu unpoema di purezza, di sacrificio, diamore filiale. Imitiamola» . Dopo lasorpresa, mi afferra questa sem-plicità di cose e di parole, così si-gnificativa di una breve esistenza edi una missione intensa, compiutatra il 5 .4 .1891 e il 22 .1 .1904 ossia nelvolgere di appena 12 anni 9 mesi 17giorni. Semplicità altrettanto«parlante» avevo riscontrato qual-che giorno prima sulla tomba di ungiovane «principe araucano», se-polto poco più a Sud in un «ridotto» di Fortin Mercedes lungo il Rio

Colorado : Zeferino Namuncurà, fi-glio dell'ultimo grande Cacico«pampero» . Laura e Zeferino furonoentrambi cileni per ascendenza, ar-gentini del Neuquén per am-bientazione sociale, «salesiani» pereducazione e aspirazione .

1 6 - BOLLETTINO SALESIANO • 1 MARZO 1982 -

«Purezza, sacrificio, amore filiale»caratterizzarono Laura : con accentosul sacrificio . Non corre molto di-vario rispetto alla sintesi del-l'apostolato che caratterizza glislanci di Zeferino come quelli di sanDomenico Savio; anche perchél'immolazione è stata comune atutt'e tre questi adolescenti sboc-ciati nel giardino di Don Bosco. Mala «preadolescente» Laura resta lapiù giovane dei tre : tutta la suaesistenza è stata contenuta nel vis-suto di Zeferino, nato cinque anniprima e morto un anno dopo di lei .Perciò Laura ha più degli altri in-quietato, oltre al singolo osservatorecristiano, la stessa Chiesa quando èstata avanzata per lei la propostadella «santificazione» . È mai pos-sibile - ci si è chiesto - avviareall'onore degli altari creature di etàcosì «acerba»?

Acerba . . . È questione di in-tendersi. Nel momento «sintesi dellasintesi» dei suoi verdi anni, Laurachiamò presso il suo letto di mortela madre, povera donna «traviata»dagli eventi e da un losco figuro dinome Manuel Mora, che senzasposarla aveva preteso di sostituirsial marito defunto «schiavizzando»lei e le due figlie. «Avvicinatimamma - le disse - ti devo par-lare. Sto morendo. Ho chiesto aGesù di morire e sono stata esau-dita. Gli ho offerto la mia vita perte, per la grazia del tuo ritorno .Mamma, vorrei avere questa gioiamentre ti dico addio . . .» . Annientatadal dolore e dalla rivelazione, lamadre singhiozzò il suo si; e man-tenne la parola . . .

Tutto un travaglio di vita, scelte,sofferenze, delusioni, speranze, cer-tezze, amore . . . tutto per Laura girasu quel perno di sacrificio redentore.Qualcuno ha detto «per troppobreve tempo», ed ha calcolatoesatto: dall'ingresso di Laura nel«nido» delle sue maestre, le suore

Figlie di Maria Ausiliatrice, al giorno della sua morte intercorronosoltanto quattro anni ; poco più didue e mezzo dalla sua prima Co-munione e meno di due dopo laCresima. Ma questo calcolo non èche materialmente quantitativo .Quando c'è di mezzo lo spirito, l'u-nità di misura è tutt'altra : è l'in-tensità dell'amore, è l'eroicità dellascelta, è l'attimo - magari - del-l'incruento ma conscio «martirio» .Laura è qui, insomma, in questostupendo balenio di luce .

Gli psicologi dicono che i modellidi vita in cui matura l'adolescenteinfluiscono sulla sua personalitànella misura in cui gli trasmettonoin modo chiaro e deciso valori opseudovalori, convinzioni, norme dicomportamento . Dicono inoltre chela mancanza di punti di riferimentoprecisi procura all'adolescente in-sicurezze e turbamenti nell'equi-librio, specie se egli si trova al cen-tro di forti correnti che da ogniparte lo investono . Aggiungono chela situazione familiare anomala conannessi e connessi è motivo di di-storsioni, talora fino a trasbordarein fenomeni di devianza, se a questopunto volessimo aprire le pagine diun trattato . Diamolo per scontato .Dopo di che bisogna precisamenteprendere atto della situazione mo-rale diffusa in genere tra le genti delNeuquèn al tempo di Laura Vicuñae vissuta in particolare dalla madredi questa nella «estancia» di ManuelMora a Quilquihuè .

Situazione scottante . «Accanto emescolati agli indigeni - scriveLuigi Castano, biografo molto at-

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tento a quest'ottica - vi eranotrasfughi, avventurieri di ogni ri-sma, evasi, fuorusciti, ben difficilida portare a vita morigerata e alrispetto della legge di Dio e degliuomini. Il difetto più grave, in tantaaccozzaglia di gente, fu la mancanzadel senso cristiano della famiglia,dovuta anche all'isolamento nelquale vivevano le persone» . Lastragrande maggioranza delle«unioni» era irregolare nel Neuquendi allora, dove la madre di Laura eracommiserata dai più non tanto perl'irregolarità dell'unione quanto perla ferocia del Mora con cui con-viveva .. .

Il primo sacerdote che penetrònella zona, a Norquìn, fu il salesianop. Domenico Milanesio nel 1883 . Viandò poi mons . Giovanni Caglieronel 1897 e benedisse una miserachiesetta che dopo due anni crollò .Missioni intraprese nel 1891-92trovano il deserto spirituale . «Nonsi riuscì a legittimare le unionineppure dei beni intenzionati», an-nota il Castano. Quanto si legge neidiari dei missionari di allora nonlascia dubbi : «Se non fosse di alcunedonne e ragazze educate cri-stianamente in istituti cileni, lequali sono come faro in mezzo atanta oscurità morale, Norquin nonsarebbe che un luogo di perver-sione» .

Se i distorti «modelli di vita», sele «anomale situazioni familiari»,avessero trovato in Laura l'a-dolescente «predabile» di cui par-lano gli psicologi, non saremmo quia parlare di lei . Stringiamo ancorapiù l'analisi alla situazione di casa,al rapporto «anomalo» di sua madrecon il violento Mora, e ci renderemoconto che ben tenace e ben consciadovette essere la «resistenza» or-ganizzata da Laura per difendere sée sua madre . Tenace è dire poco .Alla lucida scoperta della grave si-tuazione materna, fatta mentreascoltava una lezione di religione,Laura svenne. Ai ripetuti agguatidel licenzioso Mora, delle cui in-tenzioni essa si era resa ben conto,oppose con fierezza la virtù ada-mantina e il tormento del cilicio cheil confessore le consentì . Era costuiil salesiano p . Augusto Crestanello,italiano di Vicenza, che della vitaspirituale di Laura fu il più au-torevole teste e anche il primo bio-grafo: «Uomo di vita interiore am-mirevole e buon forgiatore d'ani-me», poté definirlo un suo superioredi allora. Dunque uno spirito pru-dente che seppe sintonizzare i suoiconsigli alla capacità e maturità diLaura .Tenuto conto di tutte queste

circostanze, la mente corre a SantaMaria Goretti. Appena un annosepara le due adolescenti nella na-scita e un anno e mezzo nella morte .«Né manca all'eroica fanciulla pa-tagonica - osserva nella sua bio-grafia il Castano - l'aureola di unocculto martirio» . Maturato però dauna scelta consapevole, lucida, siaper la crescita precoce che ha ge-neralmente caratterizzato le ado-lescenti andine (Giulia Amanda,sorella di Laura, andò sposa allamedesima età di 13 anni, il10.11 .1906), sia per la personale ca-pacità di «eroismo» espresso daLaura secondo un principio che lasuprema Congregazione stessa per leCause dei Santi (31 .3-2 .4, 1981) haautorevolmente sancito. Per questola figura di Laura Vicufla ha destatoanche nei severi ambienti dellaCongregazione vaticana il più vivo

interesse e favore. La sua causa saràsveltita di vari anni essendosi re-cepita a Roma, senza rifacimentil'indagine già svolta nel processoordinario della diocesi di Viedma .Già in quella prima fase le sue ec-cezionali virtù si sono splen-didamente stagliate sullo sfondo«tenebroso» di un ambiente «we-stern», amorale e rozzo .

«Laura è qui» . . . La presentazionestrigata che me ne fa la suora diDon Bosco davanti all'umile loculo«finestra» - sempre però in-gentilito e profumato dai fiori dellaPampa - ha il tocco argentino diuna campana a festa. «È qui» . Ed ètutto. Tutto è in quel trittico di«purezza, sacrificio, amore filiale» :quanto basta per candidare agli al-tari una «figlia» di 12 anni, 9 mesi,17 giorni . . .

Marco Bongioanni

«Amandita » in Paradiso

Santiago del Cile . Il giorno 3novembre 1981 è spirata se-renamente all'età di 87 anni lasignora Julia Amanda Vicunadel Pino, detta «Amandita», so-rella minore della Serva di DioLaura Vicuna .

A Santiago del Cile, città del padree degli avi, l'ultima superstite dellafamiglia di José Domingo Vicuna eraritornata da tempo : forse nella spe-ranza di trovare una pace familiaremai conosciuta da giovane . Non l'a-veva trovata . La signora Julia Aman-da - «Amandita», come venivachiamata comunemente - dopo ilmatrimonio contratto con il sig . Ora-cio Jones a 13 anni (proprio all'età incui la sorella «Laurita» si era offertavittima per la salvezza della mamma),aveva avuto due figli : Pablo e Lidia .Dopo un certo tempo il marito Oraciol'aveva abbandonata per formarsi unaltro focolare . Il figlio Pablo le morì a26 anni in un incidente aereo traSantiago e Buenos Aires, sulle stesseAnde dove era fiorita la «santità»della giovane zia Laura . Undici mesidopo, a soli 24 anni, le morì anche lafiglia Lidia . Da quel momento la si-gnora Amandita visse in totale so-litudine il resto dei suoi giorni .«Eravamo vicini a Amandita -

comunicano le suore - la vigiliadella sua morte . Ci faceva intendereche le doleva la testa, tuttavia, ap-pariva serena . Ormai non le riuscivadi esprimersi nemmeno con segni . Ilgiorno dopo chiedemmo notizie di leiper telefono e la risposta fu positiva .

Alle ore 13 ricevemmo però l'inattesanotizia del suo trapasso . Aveva ap-pena consumato una piccola co-lazione : pochi istanti dopo non erapiù . . . Quando ci eravamo rese conto- proseguono le suore - cheAmandita andava peggiorando, leavevamo procurato la visita di unsacerdote salesiano perché le am-ministrasse i sacramenti . Questi,molto sorpreso nell'apprendere chesi trattava della sorella della Serva diDio Laura Vicuna, l'aveva confortataspiritualmente . Amandita ci aveva poidetto tutta la sua soddisfazione per lavisita del sacerdote» .

Non era ormai più la bimba discolae irrequieta che talora aveva messo adura prova la sorella maggiore :qualcosa di Laura era passato in lei,anche se continuava a ripetere (edera quasi tutto ciò che l'ar-teriosclerosi le consentiva di ri-cordare) che «Laurita era la buona elei la birichina» .Abbiamo molto apprezzato - di-

cono ancora le suore - la sua de-licata gratitudine, specie nell'ultimomese. Soffriva, ma sorrideva, eragentile, minimizzava il dolore, nonvoleva disturbare nessuno ma ba-stare da sola a se stessa .

Al di là delle nubi e della lunga vitaspartita tra lotte e dolori, al di sopradel bel cielo andino di Santiago e delCile, c'era ad attenderla «Laurita»,sorella buona, le braccia aperte ac-canto alla mamma salvata. Insieme sisono incamminate verso paesi me-ravigliosi, molto più belli del vecchioe «crudele» Neuquén .

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IL VOLTO

DI DON

BOSCO

Pienezza di umanità

Pienezza di umanità, ecco ilvolto di Don Bosco .

Il volto di un uomo che sa, checonosce, che ha misericordia, cheascolta, che risponde, che rivela ilfondo del suo essere, la sua au-tenticità, la sua comprensione, lasua competenza dell'uomo .

A distanza di cento anni, ne po-tremmo fare la copertina del Con-cilio di oggi, della «Gaudium etSpes», della condizione umana, dellamissione della Chiesa nel mondocontemporaneo .

C'è sul volto di Don Bosco questaintima unione alle gioie, alle spe-ranze, alle angosce degli uomini delnostro tempo, dei poveri so-prattutto, di tutti coloro che sof-frono .

La capacità di essere con altriuomini, di sperimentare assieme adessi la medesima sorte terrena .Senza falsità . Senza angelismi .Senza anatemi .

Il suo volto è una istruzione diamore condiviso, una predica di re-cupero, una conferenza di so-lidarietà con l'intera famiglia uma-na .Intensità di sguardo, ecco il

volto di Don Bosco .Il volto di un uomo forte, che

esprime la signoria alta della pa-ternità . Un volto sicuro, che nonteme, che ti dà certezze . Lo spazio diuna fronte aperta, intelligente .L'acutezza di due occhi che vedonodentro, che suscitano dentro, chechiamano dentro, che persuadonodentro .

C'è in questo sguardo un appelloalle risorse interiori, alle capacitàpiù vitali della libertà, dell'amore .

La ricchezza che viene da questaintensità è assai più vasta delle im-magini, della serie fisica, con-statabile, che si disegna sulla nostraretina. È uno sguardo in cui si ri-flettono, incontrandosi, la luce do-nata da Dio e la luce costruita nelfondo della sua anima .Temperanza della vita, ecco il

volto di Don Bosco .Ricordo sempre le parole di quel

misterioso personaggio che indica aDon Bosco il lavoro e la tem-peranza: «Bisogna che tu facciastampare queste parole, che sarannoil vostro stemma, la vostra parolad'ordine, il vostro distintivo . . . Que-ste parole le farai spiegare, le ri-peterai, insisterai. Farai stampare ilmanuale che le spieghi . . .» .

Don Bosco le ha stampate nei li-bri queste parole. Ma le ha stam-pate sul suo volto .

Un volto che manifesta l'esempiodell'ubbidienza a Dio, l'amore dellapovertà volontaria, il trionfo dellacastità. Tutto il dono della sua vitasi spiega a prezzo di questa tem-peranza. La prodigalità del suo

cuore nasce da questa continenza dise stesso. La virilità del suo co-raggio, dalla rinunzia di ognipreoccupazione di sé .

Esperienza di lotta, ecco il voltodi Don Bosco .

Sono i lineamenti della fatica,dell'uomo cresciuto orfano e povero .

Qui c'è concretezza . C'è realismo .C'è costruzione .

C'è il carico del tempo che stringee che fa lavorare di più. C'è la dif-fida del verbalismo, la denunzia diogni alibi, di ogni inganno in-tellettualistico .E un volto che ti ferma e ti ri-

manda ai fratelli .La dolcezza sofferente del buon

pastore che ti dà la pace e però titoglie la pace, ti coinvolge nella di-namicità, nella missionarietà, nel-l'umiltà del servitore che ha ri-nunziato a tutto per farsi pro-grammare da Dio senza soste: «Iocorro avanti fino alla temerità» .

Segreto di un sorriso, ecco ilvolto di Don Bosco .

Fiducia assoluta in Dio, simpatiacon il mondo, rifiuto di denigrarel'uomo. Compagnia di una madrestraordinaria, Maria . Proposta dellasantità come ideale affascinante erealizzabile .

E gioia .La gioia che crea amore, che crea

paternità, che crea pazienza, checrea fiducia, che crea dialogo, chec rea fede .

Ha detto il Rettor Maggiore :Salesiani è bello! »È cambiare la qualità della vita .

Il volto di Don Bosco è la prova piùrigorosa di questa novità, di questaalternativa di gioia ribattuta suichiodi della croce .

Scelta di santità, ecco il volto diDon Bosco .

Una missione giovanile e popolarein comunione con la Chiesa .

Una unità con Dio che lo fa sa-cerdote .

Un bisogno di anime, una sete diadorazione per cui Don Bosco è, inquesto senso, davvero Concilio, af-fermazione preconciliare di tutto ciòche fa veramente Chiesa : l'altare, leanime, la mensa, la povertà, la re-surrezione .

Presenza adorante. Presenza na-scosta. Presenza che testimonia leorigini della sua febbre di lavoro .

Quella ciocca ricciuta di capelli,ripiena sulle tempie, quella berrettaa tre punte, da prete semplice, sullatesta, quel sorriso che sfiora il si-lenzio delle labbra : è il volto di DonBosco santo .

C'è un piano di vita sul suo volto .E la traccia di una preferenza, è ilprivilegio dei piccoli, dei poveri, lacapacità di spendere tutto nel-l'amore e perciò di diventare sfida,contestazione, pazzia per gli altri .Un volto che ha un recapito,

l'altare . Che ha una passione : l'a-more della vita. Che ha una gioia .

La gioia di incontrare, ancora,l'uomo di oggi .

Nino Barraco

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MASS MEDIA PER L'EDUCAZIONE

Il linguaggio del fumetto

Tra i mezzi di comunicazione sociale ha assunto una rilevante importanza educativa- oltre che ricreativa - il «fumetto» . Le sue origini storiche sono antichissime,oggi è una particolare forma di linguaggio e di comunicazione tramite lo stimolo della

fantasia e della creatività soggettiva .

N

ella graduatoria dei mass-media per diffusionee per impatto sul pubblico occupano il secondoposto dopo la TV. Sono seguiti nel mondo, ogni

settimana, da 700 milioni di lettori . In America sonochiamati «comics strips», in Francia «bandes des-sinées», in Italia «fumetti» (dalle parole che esconodalla bocca dei personaggi sotto forma di nuvoletteche sembrano di fumo) .

Sono un fenomeno culturale, commerciale e socialedi portata universale, che troppo spesso invece vienesottovalutato o disprezzato da insegnanti e genitori . Èimpossibile, nella maggioranza delle situazioni edu-cative, non tenerne conto . Gli eroi più famosi dei fu-metti suscitano fenomeni di imitazione e di iden-tificazione, dando vita a miti moderni, sono amati eseguiti come creature realmente viventi, influisconosulla moda, sulla produzione commerciale, sugli altrimass-media .

A Crustal City, nel Texas, i coltivatori di spinaci fecero innalzare, nel 1937, un monumento a Braccio diFerro, che negli spinaci appunto trova una forza ec-cezionale . Quando l'autore di Blondie e Dagobertodecise di far nascere un secondo figlio a questa celebrecoppia delle «strips», quattrocentomila lettori scris-sero per scegliere il nome del nuovo personaggio ; era il1941, anno di guerra nel quale sembrerebbe ci fosseben altro a cui pensare, anno lontano in cui il fe-nomeno dei mass-media sembrerebbe al di là da venire(ma Hitler e Mussolini da tempo avevano scopertol'importanza della radio nella propaganda!) .

Su Blondie e Dagoberto, che appaiono ancora su1200 giornali di tutto il mondo, furono girati unatrentina di film, negli anni dal 1938 al 1950. E a chi faricorso il cinema, oggi in crisi, per richiamare il pub-blico? Agli eroi dei fumetti : i casi dei recenti «colossal»americani «Superman I», «Superman II» e «FlashGordon» sono i più evidenti .

Su Paperino e Paperone e sugli altri personaggidella «banda Disney» sono stati scritti serissimi saggicritici, con tesi opposte, alcuni vedendovi il simbolodel capitalismo e dell'ideologia americana, altri la ne-vrosi dell'uomo comune e quindi la critica alla stessasocietà consumistica, ma con eguale impegno di studi .In Italia, la cultura ufficiale si rifiutò per decenni diprendere nota del fenomeno «fumetto», tanto è veroche le «strips» americane venivano trasformate, sulCorriere dei Piccoli, in vignette separate, commentateda quattro versi a rima baciata, di dubbio gusto. Neipaesi di lingua tedesca, l'ostilità al nuovo linguaggiodurò a lungo e in parte persiste, eppure sia da noi siaaltrove sono ormai numerose le tesi di laurea sui piùvari aspetti dei fumetti . Robert L. Short, teologoamericano, ha scritto «Il Vangelo secondo CharlieBrown» e «Le parabole dei Peanuts» illustrando i va-lori religiosi espressi dai personaggi di Schulz .

Sul piano commerciale, i personaggi dei fumetti sono spesso usati (anche come cartoni animati) per lapubblicità esplicita dei prodotti, a testimonianza dellaloro efficacia penetrativa. Dopo che fu lanciata, nelmondo intero, la campagna «Salviamo Venezia» perrestaurare antichi palazzi e consolidare fondamentamarcite, improvvisamente questa città apparve oriapparve nelle pagine dei fumetti (oltre che in filmnotissimi), come sfondo di numerose vicende . E questosia ad opera degli italiani Crepax, Battaglia, Pratt ealtri, sia con l'eroina inglese Tiffany Jones, o con gliamericani Flash Gordon, Mandrake e Rip Kirby . Lapotenza di suggestione dei fumetti era ben nota agliamericani, che durante la seconda guerra mondialeimpiegarono in storie di guerra i loro eroi più noti persostenere il morale delle truppe, ma fu scoperta anchedai cinesi di Mao : sia la Rivoluzione Culturale sia ilnuovo corso della politica cinese non hanno disdegnatodi servirsi del fumetto per narrare storie esemplari di

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funzionari del partito e di soldati, di contadini nellecomuni agricole e di operai, di coniugi impegnati adiscutere e ad agire circa la partecipazione delle donneal lavoro dei campi, o la consuetudine feudale deimatrimoni combinati dai genitori, o la cooperazione .

Nell'URSS e nei paesi dell'Est, in genere, i fumettisono vietati come espressione della civiltà occidentale,ma nella stampa clandestina si sono diffuse le storieironico-avventurose di Octobriana, una super-donnache ricalca le orme di Wonder Woman di Barbarella . ACuba, e da questa nel Sudamerica, si diffondono storiedi rivolte contadine e di trionfi rivoluzionari . In alcunescuole francesi si studia la storia utilizzando comepretesto i fumetti di Asterix, o una vera e seria «Storiadi Francia» a fumetti .

In molti paesi africani e in Cina, i fumetti sonostati usati come mezzo di comunicazione semplice e digrande diffusione per propagandare nozioni basilari diigiene, di prevenzione delle malattie, di alimentazione,di organizzazione del lavoro, di coltivazione più ra-zionale dei campi. In molti casi, si trovano fumetti neitesti per l'insegnamento delle lingue straniere .

D'altra parte, in Italia alcuni editori di sinistrahanno proposto «Il Capitale» a fumetti, l'editrice«Dalla parte delle bambine» usa il fumetto per pre-sentare personaggi femministi, e le edizioni del Sag-giatore hanno lanciato la collana «Universale a fu-metti» in cui si presentano Einstein con la teoria dellarelatività, Freud e Lenin .

L'influenza dello stile americano e della produzionestatunitense, diffusa in , moltissime nazioni dalleagenzie specializzate, è molto forte, ma ogni nazioneha adattato il fumetto ai propri schemi culturali e loha allacciato alle proprie tradizioni . Così, in ItaliaDino Battaglia ha creato, con «Frate Francesco e isuoi fioretti» (Ed . Messaggero, Padova) il più poetico edelicato fumetto italiano, e Giovanni De Luca in«Shakespeare a fumetti» (Ed . Paoline) ha reinventatoil linguaggio sopprimendo le «strisce» e i quadretti .

In Cina, ci si richiama all'arte tradizionale del-l'illustrazione di racconti leggendari, o alle vignette diToba Soyo, che novecento anni fa satireggiava il clerobuddhista al quale egli stesso apparteneva . SecondoChan Peng, dirigente delle Edizioni Artistiche delPopolo di Pechino, le opere destinate ai giovani hannolo scopo di «insegnare ad amare ciò che è bene e di-sprezzare ciò che è male» . In un paese dotato di unalingua scritta molto difficile, le opere a fumetti de-stinate all'educazione delle masse vengono stampate amilioni di copie .

In Giappone, i personaggi risentono delle tradizionipiù antiche sotto vesti modernissime : dietro i mostrispaziali, che appaiono nei cartoni animati televisivi enei fumetti, si intravedono samurai e draghi, mentre lestorie trasudano l'angoscia dell'unica nazione che ab-bia ricevuto nella sua carne la bomba atomica. Nellagrafica, si avverte l'influenza americana, che è ancorpiù marcata in Korea, qui l'eroe Yim Kok-jong è unaspecie di Robin Hood che esteticamente somiglia aTarzan .

Nelle Filippine, l'influsso americano è de-terminante, ma il disegnatore Marcelo ha creato unpersonaggio schiettamente nazionale, il giovane Tisoy,ragazzo di città «preso fra due generazioni, che rifiutail ritorno al provincialismo insulare dei suoi avi manon sa dove andare» . Altri paesi asiatici come l'India,il Bangla Desh e la Thailandia utilizzano fumettiumoristici per illustrare le situazioni anche dram-matiche delle nazioni emergenti, le insufficienze e icomportamenti errati della convivenza civile .

Per dare un'idea dell'ampiezza del fenomeno, for-niamo ancora qualche cifra : negli USA sono almeno300 i personaggi che vivono regolarmente le vicende dialtrettante «strips» . In Italia erano in vendita, nel-l'ottobre 1980, ben 178 pubblicazioni per 24 milioni dicopie mensili, in maggioranza albi soltanto a fumetti, ein piccola parte giornalini per ragazzi contenenti an-che altri linguaggi (narrativa, foto, giornalismo, ecc .),che sono educativamente più significativi (dieci gior-nali di ispirazione cristiana sono collegati nella UI-SPER, via della Conciliazione 1, Roma) .

In Francia la situazione quantitativa è analoga,con un minor numero di albi e un maggior numero digiornalini .

Perché abbiamo fornito queste note? Non solo perun pur doveroso aggiornamento, per una informazioneutile. Ma per tre ragioni che toccano direttamente lapratica educativa .

Prima: di questa massa colorata che invade leedicole e le coscienze, di questa ragnatela collegata concine, TV, pubblicità e mondo dei giocattoli, ogni edu-catore deve tener conto. Nell'opera educativa, oggi,bisogna costantemente fare i conti anche con i . . . fan-tasmi, cioè con gli eroi dei fumetti e della TV che avolte, per i giovanissimi, sono più reali delle cose au-tentiche. Imprigionati nell'appartamento-scatoletta,se bambini, o nelle squallide periferie cittadine segiovani, i soggetti in età evolutiva hanno meno ric-chezza di esperienze concrete, di contatto con la na-tura e con la realtà, e più familiarità con i super-eroidei fumetti e della TV . Poiché ne sono spesso pri-gionieri, è importante pensare all'urgenza di liberarlied ai metodi più adatti, senza negare al fumetto i suoimeriti di linguaggio originale e ricco di possibilità .

Seconda : occorre imparare a servirsi di questolinguaggio. Fare sperimentazioni nelle classi, favorirelo studio del problema, coltivare in ogni Paese le vo-cazioni artistiche di disegnatori e di soggettisti chepossano influire positivamente sulla produzione .

Terza: in molte nazioni, le editrici che fanno capoalla Famiglia Salesiana ed altre editrici cattolichepubblicano giornalini per ragazzi e riviste giovanili (es .«Mondo Erre» e «Primavera» in Italia), o utilizzano ilfumetto per trasmettere contenuti educativi (ad es . laBibbia a Fumetti della LDC, sempre in Italia, da ori-ginali francesi) . Si tratta di valorizzare queste ini-ziative, di farle conoscere, di diffonderle. Ché, se lacultura moderna nasce e si propaga anche nel mondodei «comics», Don Bosco ci dice che non possiamo es-sere assenti da questo settore culturale .

Domenico Volpi

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Daniele Sipione

: un exallievo salesiano per i lebbrosi

Cinquantunenne sposato e padre di tre figli . Dedica tutto il tem-po libero raccogliendo aiuti per i lebbrosi . Nel 1980 ha ra-

cimolato oltre 150 milioni .

Nella grigia cronaca dei nostrigiorni sembra una favola manon lo è . Presentiamo una

grande iniziativa umanitaria e cri-stiana creata da un uomo sempliceche alla scuola di Don Bosco haimparato ad amare i poveri e i de-boli. Si tratta di Daniele Sipione, unuomo di cinquantuno anni che in-sieme con altri pochi amici girandoin lungo e in largo ha creato unacatena di amore e di fratellanza, cheporta nei Paesi del Terzo Mondoaiuto e speranza .

Questo «giramondo del tempo li-bero» con moglie e tre figli a carico ènato a Rosolini (Siracusa) ; i genitorilo fanno studiare dai Salesiani edegli, dice, di essersi trovato be-nissimo. Ultimato il liceo e lau-reatosi in legge verso la fine del 1959vince un concorso come cancellierepresso la pretura di San Daniele delFriuli per trasferirsi quasi subito alTribunale di Udine .A Udine mette su casa assieme a

Maria Grazia Bellina; hanno trefigli : una ragazza di quindici anni edue gemelli di dodici anni .

Qui fonda, assieme ad altri amicil'associazione «I nostri amici leb-brosi» che si propone di combattere«la lebbra e tutte le lebbre delmondo» .Inizia così per Daniele Sipione

una grande avventura . Quattordicianni di fervida attività e di viaggilungo quattro continenti : Africa,America Latina, Asia ed Oceania .Via via i contributi di anno in annosi fanno più consistenti e con l'au-mento delle offerte aumentano lerealizzazioni .Tutto registrato, tutto cata-

logato, lira per lira, ed i bilancivengono trasmessi, in copia, ognianno alla Procura della Repubblicaed alla Questura di Udine .

Tutto lavoro che svolge fuori dalsuo ufficio di cancelleria coadiuvatoin questo dalla moglie che ne con-divide fini e scopi .

Uno sguardo alle cifre - il lin-guaggio della solidarietà da un latoe della chiarezza dall'altro - ci in-forma che i tre milioni trecen-tunmila cinquecento cinquanta liredel 1968 sono diventati cen-tocinquanta milioni e seicento no-vantasettemila nel 1980. Re-centemente a Udine gli hanno con-ferito la medaglia d'oro per gli oltre12 litri di sangue donati al-l'Associazione friulana donatori disangue e nel giugno scorso la città diAncona gli ha assegnato il «Premiodella bontà Giovanni XXIII», me-daglia d'oro e un milione per l'operache da tanti anni va svolgendo afavore dei lebbrosi .

Pochi mesi fa, visitando la Tan-zania ove la sua associazione hacostruito un intero villaggio, hacontratto la «malaria perniciosa»con febbre altissima . Lo ha salvatola sua fibra robustissima e tantavoglia di vivere per continuare lasua missione .

- Il Signore mi ha fatto questoregalo, dice, per provare la gravitàdi una malattia che miete tantevittime nei climi tropicali .Il Presidente della Tanzania

Nyierere, visitando le opere costruite e ponendo la prima pietradell'acquedotto di Homboro, loringraziava dicendo: - Lei è ungrande amico del nostro popolo, Diobenedica lei e tutti gli italiani amicidell'associazione che l'aiutano .

E Madre Teresa incontrandolo aCalcutta: - Il Signore le vuol beneper l'amore che lei dona e la gioiache reca ai nostri poveri in Asia e inAfrica .L'abbiamo incontrato al-

l'aereoporto di Fiumicino prima diuna sua partenza per Bombay . Gliabbiamo rivolto alcune domande acui ha risposto con semplicità nellasegreta speranza di giovare ai suoipoveri e nel ricordo «bellissimo»dice degli anni trascorsi con DonBosco che per altro ha riincontratoin Asia e in Africa.D. Da quanto tempo ha iniziato

questa sua attività a favore deilebbrosi?R. Esattamente dal 1968 . L'as-

sociazione è andata man mano svi-luppandosi stimolando l'adesione dinuovi soci provenienti dai ceti piùdiversi in tante regioni della pe-nisola .D. Che cosa si propone esat-

tamente?R. Anzitutto informare e sen-

sibilizzare l'opinione pubblica, spe-cialmente i giovani più aperti e di-sponibili, sulla più tragica realtà delmondo: la miseria, la fame, la lebbrache uccidono ogni anno oltre 40milioni di individui, tra cui nonmeno di 17 milioni di bambini, permancanza di cibo e medicine . Perquesto promuoviamo iniziative eraccolta di fondi, intervenendoprontamente e direttamente ove èpiù urgente la necessità, sostenendocon contributi continuativi fino al-l'autosufficienza, le opere iniziate .D. Quanto raccoglie in media

ogni anno?R. Non abbiamo una media co-

stante, data la crescita lenta, macontinua degli amici sostenitori, adimostrazione che i principi e fini

Daniele Sipione con i suoi amici .

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che l'associazione si propone sonovalidi e sentiti . Finora abbiamo di-stribuito oltre 700 milioni, centinaiadi casse e pacchi con generi di primanecessità. La campagna , di que-st'anno, appena conclusa, ci hapermesso di raccogliere 230 .000.000e abbiamo potuto spedire in Tan-zania un «container» completo dimateriale vario .D. Cosa spende per l'organiz-

zazione?R. Il minimo possibile . Grazie a

una rigorosa e oculata economia,malgrado i forti aumentidei costi : stampa di de-pliants, documentazionefotografica, spese di spe-dizione di pacchi, casse,macchine, non si è maisuperato il 10% dei con-tributi raccolti. Questoanche perché tutto il la-voro amministrativo, con-tabile, propagandistico vie-ne svolto da me personal-

mente, «a tempo pieno», durante il «tempo libero» e spessocon qualche «straordinario not-turno». A ogni amico donatore, an-che per la più piccola offerta, vieneinviata regolare ricevuta e alla finedella campagna annuale si pubblicaun dettagliato resoconto di quanto èstato raccolto e realizzato . Oltre airevisori ufficiali dei conti, tuttipossono, in qualsiasi momento,prendere visione della documen-tazione di quanto si fa . Penso siadovuto anche a questo lavoro pre-ciso e puntiglioso, ma costante etenace, che si è potuto allargare lasfera degli amici .D. Cosa avete potuto realizzare

in questi ultimi anni?R. Oltre alle somme inviate di-

rettamente, abbiamo attrezzato treunità mobili per la cura dei lebbrosia domicilio ; costruito tre villaggi iriUganda, India e Brasile; aperto tredispensari e tre asili nido per i figlidei lebbrosi ; una lavanderia, stireriae guardaroba ; costruito sette scuolee due magazzini per la con-servazione e lavorazione di prodottiagricoli ; scavato venti pozzi ar-tesiani; acquistato un trattore ediversi bufali ; attrezzato un ga-binetto dentistico ; inviato una mo-tocoltivatrice e una motofalciatrice,con quattro pompe a motore peraltrettante cooperative agricole ;acquistato trenta biciclette e tremotociclette per i missionari e i loro

aiutanti ; costruito numerose casettefamiliari e bifamiliari, con diversecapanne secondo gli usi locali ; por-tato a termine cinque impianti diirrigazione ; inviato attrezzi agricoli,arredamenti scolastici, strumentiscientifici e ch rurgici, macchine dascrivere e da cucire. . . In una parolaquanto ci veniva richiesto e di cuivedevamo l'urgenza per la fun-zionalità delle opere iniziate.D. Un bilancio altamente po-

sitivo, perché, oltre alla cura direttadei lebbrosi vi preoccupate di mi-gliorare le condizioni sociali diquesti poveretti?R. Non sarebbe possibile mi-

gliorare la loro esistenza senzaquesti interventi che mirano a sot-trarli allo stato di degradazione edestrema miseria in cui sono costrettia vivere. Il metodo delle «mi-crorealizzazioni» : intervenire intutti i settori per risolvere necessitàimmediate e concrete : un ospedale,una scuola, un asilo, un'auto-ambulanza . . . ha dato ottimi ri-sultati. Ovviamente curiamo anchealtre opere più impegnative, macapaci di risolvere radicalmente iproblemi, come il «Villaggio dellafraternità» a Talapadi (Mangalorein India), per il ricupero e il rein-serimento nella vita e nel lavoro deilebbrosi guariti o in fase di ricupero .

Sono piccole gocce in un mareimmenso di attese e sofferenze, ma

BOLLETTINO SALESIANO • 1 MARZO 1982 • 23

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insieme uniti abbiamo la gioia dilenire i dolori di questa moltitudineinfinita di fratelli che ci tende lemani, che invoca aiuto e soprattuttoamore.D. Ho sentito parlare del pro-

getto «Catena d'amore» 1979-1983,cosa si propone?R. La nostra associazione ha

sempre avuto particolarmente acuore il tragico problema dei bam-bini lebbrosi e dei figli dei lebbrosiche sono i più esposti a contrarre ilmale e subiscono più di tutti l'ol-traggio di assurdi pregiudizi, conuna serie di iniziative a loro favore .

Attraverso una speciale sezione,nel quadro della lotta contro tuttele lebbre, ha inviato sostanzialicontributi ai bambini affamati, de-nutriti, ammalati. Nel 1971 ha in-viato a Cumura (Guinea Bissau) unasilo completo per i figli dei leb-brosi. Nella speciale ricorrenza del-l'anno del bambino ha voluto rin-novare e allargare questo suo im-pegno con la «catena d'amore», chesi prolungherà fino al 1983 per of-frire assistenza e aiuti a gruppi ecomunità di bambini poveri .

Lo scorso anno sono stati rea-lizzati due altri asili a Hombolo eOvada in Tanzania e due scuole aPamarru e Naigonda (India) ; altriprogetti sono in fase di realizzazioneper handicappati e figli dei lebbrosi .Con l'aiuto della Provvidenza e ditanti amici speriamo completarli al

più presto. Il mare è fatto di tantegocce . . .

24 ∎ BOLLETTINO SALESIANO • 1 MARZO 1982

L'incontro in Tanzania con il presidente Julius K . Nyerere.

D. È stato di recente in India eThailandia che impressione ne hariportato?R. Che non dobbiamo mai di-

menticare la terribile eloquenzadelle cifre e delle statistiche chesono purtroppo una agghiaccianterealtà, soprattutto in India : milionidi lebbrosi, milioni di poveri chemuoiono di fame sui marciapiedidelle grandi metropoli : Calcutta,Bombay, Madras . . . L'impressionepiù indimenticabile l'ho vissuta alvillaggio di Dehisar: tremila leb-brosi ammassati lungo una strisciadi terreno di 600 metri per 300, in-cuneata tra la ferrovia e la strada,lungo un fetido canale, nell'ultimosobborgo di Bombay. Capanne mi-serabili, fatte con pezzi di lamieraarruginita, stracci, cartone, naylon . . .addossate le une alle altre, senzaacqua, senza luce, senza serviziigienici, tuguri così squallidi dovenessuno oserebbe custodirvi glianimali. Dappertutto un fetore in-descrivibile . A Dehisar ho visto ve-ramente l'inferno : rigagnoli di li-quame, sterco, vomito, nausea, odoririvoltanti e tanti, tanti malati : manisenza dita, braccia senza mani,piaghe e volti orrendi . . . e centinaiadi bambini, in parte già intaccati dalmale, che sei eroiche suore, le«Helpers of Mary» (Le Ancelle diMaria), cercano di strappare allamorte. La loro continua, coraggiosa

presenza, il loro sorriso e il loroamore senza limiti, riescono a tra-sformare questo inferno in paradiso!D. Qualche altro incontro emo-

zionante in questo suo lungo viag-gio caritativo?R. Sì, un altro spettacolo do-

loroso, anche se meno racca-pricciante l'ho visto a Chieng Rai inThailandia, a pochi chilometri dalconfine con il Laos e la Birmania,ove ci siamo impegnati a costruireuna colonia agricola autosufficenteper lebbrosi e poi al campo di SaKeo, sempre in Thailandia, ai con-fini con la Cambogia, ove abbiamoportato aiuto ai bambini profughi .D . Ha incontrato Madre Teresa?R. Sì, a Calcutta dove ha voluto

ancora una volta ringraziarci per ilnostro impegno a costruire e man-tenere una casa per i figli dei leb-brosi, bambini abbandonati e han-dicappati a Huruma (Tanzania),affidati alle sue suore.

Le sue parole semplici, l'esempio ela dedizione di tanti missionari esuore, soprattutto la visione im-pressionante e indimenticabile ditanti fratelli emarginati e di tan-tissimi bambini abbandonati, cheattendono fiduciosi il nostro con-creto interessamento, ci in-coraggiano a proseguire con rin-novato impegno e generosità, a la-vorare e sacrificarci per una au-tentica testimonianza di amoreverso i «prediletti di Dio» .

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EDUCHIAMO COME DON BOSCO

Insegnate il coraggio nelle piccole occasioni

D

on Bosco, quando entrava inun salone, per farsi amicol'apprendista, pregava il

barbiere perché permettesse al ra-gazzo di radergli la barba .

Immancabilmente il padrone ri-spondeva : «Per carità, non si ar-rischi, perché questo garzone è ap-pena capace di radere la barba aicani» .

Il santo sorridendo al ragazzo,rispondeva al padrone : «Se il bravofigliolo non si esercita non impareràmai!» Il barbiere ribatteva : «Casomai le prove le farà sulla barba diun altro cliente, ma non certo sullasua pelle, Don Bosco! »

Il Santo, celiando sul suo nome,che in piemontese significa legno,insisteva: «Oh bella! La barba mia èforse più preziosa di quella di unaltro? Non si affanni, signor bar-biere: la mia barba è barba di bosch(di legno); purché il suo apprendistanon mi tagli il naso, il resto nonimporta» .

Non importava che l'inespertoragazzo con innumerevoli tagli etaglietti gli disegnasse in faccia unaspecie di carta geografica, il santocontinuava a sorridere e a dialogarecol garzoncello per entrare nelle suegrazie e dirgli la parola giusta . PerDon Bosco l'amicizia del ragazzovaleva bene quattro graffi sullafaccia .Dal coraggio per le piccole

occasioni il santo passava alcoraggio per le grandi av-venture. Nella primavera del ri-voluzionario 1848 Don Bosco fuattentato. Un infelice, prezzolatodalla massoneria, nascondendosidietro il muricciolo, esplose il fucilecontro il santo, che impartiva contanto amore una lezione di ca-techismo. L'assassino aveva miratoal cuore, ma il proiettile era passatotra il braccio sinistro ed il fianco delSanto, stracciandogli solamente laveste. Don Bosco, per sdram-matizzare e rincuorare i ragazziesterrefatti, lanciò battute spiritose :«Eh, che vi spaventate di unoscherzo fatto di mala grazia? È unoscherzo e nulla più . Se la Madonnanon gli faceva sbagliare la battuta, mi avrebbe colpito davvero

; macolui è cattivo musico» . Poi, guar-dandosi la veste forata, esclamava :«Oh, povera mia veste! Mi rincresceper te che sei l'unica mia risorsa . Matorniamo al nostro catechismo! »

Tanta serenità in un attentato ècertamente un miracolo di coraggio .Don Bosco si sentiva accanto laMadonna ed avrebbe potuto dire :«Non ho paura. Amo» .

Di Giovanni Paolo II si raccontaquesto aneddoto . Fu interrogato seavesse paura degli articoli velenosiche a volte pubblicano contro di luialcuni giornali italiani . Risposta delsimpatico Pontefice : «Non ho avutopaura dei carri armati dei sovietici,figurarsi se mi mettono paura igiornali italiani! »

Il Papa come Don Bosco non hapaura: ama. Il nostro Santo nontemeva i rasoi, le palle dei fucili etanto meno le parole della gente .

Ai suoi giovani, con energia sem-pre maggiore, ripeteva : «Dite fran-camente con S . Paolo «Non eru-besco Evangelium (non mi vergognodel Vangelo) . Siate uomini e nonfrasche: Esto vir! (sii uomo).

Fronte alta, passo franco nel ser-vizio di Dio, in famiglia e fuori, inChiesa e in piazza . Che cosa è il ri-spetto umano? Un mostro di cartapesta che non morde . Che cosa sonole petulanti parole dei tristi? Bolledi sapone che sbollano in un istante .Non curiamoci degli avversari e deiloro schemi . Il coraggio dei tristinon è fatto che dell'altrui paura .Siate coraggiosi e li vedrete ab-bassar le ali» .

Se i buoni non avessero paura,i cattivi non sarebbero co-raggiosi! Don Bosco sapeva anchedifendersi con la forza erculea e conla destrezza fulminea. Una sera, adora tarda, il Santo veniva da Mon-calieri, quando si accorse di essereinseguito da un brutto ceffo, chestringeva tra le mani un grossorandello. Appena si avvide che ildelinquente si preparava ad av-ventarglisi contro per spaccargli latesta, Don Bosco, con un rapidomovimento da acrobata, lo scansò,piombando alle sue spalle, poi gli sferrò alla schiena due pugni da

pugile provetto e lo catapultò in unfosso profondo, che lo rinserrò comeprigione naturale .

E così, senza togliere la vita alcriminale, il Santo salvò la sua. Poi,ringraziando l'Ausiliatrice acquistònuovo coraggio per l'apostolato .Nella prassi salesiana per fare ilbene non bisogna avere eccessivapaura del male. Don Bosco in-fondeva coraggio con la vita .

Adolfo L'Arco

SOLIDARIETÀ ALLAPOLONIA

«La preghiera e la solidarietàdella Chiesa e di tutti gli uomini dibuona volontà circondino la Po-lonia, mia Patria» .Accogliendo l'invito del Santo

Padre e per solidarizzare in par-ticolare con i 2100 cooperatorisalesiani polacchi, il ConsigliereGenerale per la Famiglia Sa-lesiana, don Giovanni Raineri, haaperto un «Fondo di solidarietà» .Con tale iniziativa si pensa, ap-pena possibile di aiutare con l'in-vio di viveri, medicine e vestiti .

L'iniziativa è coordinata dallaConsulta Mondiale dei Coo-peratori Salesiani e dai Consigliispettoriali dei rami laici della Fa-miglia Salesiana .

Nella foto : Polonia, Noviziatosalesiano di Czerwinsk, calvariosotto la neve .

- BOLLETTINO SALESIANO • 1 MARZO 1982 • 25

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A T ondo c'e chidimemtica

Una presenza salesiana come segno di speranza nel ricordodella visita di Paolo VI .

N

ancy Navarro assomiglia allemigliaia di altre bambineche vivono nella misera

parte del barrio di Tondo nell'isoladi Manila . 2 scura di capelli, bril-lante come un bottone e saltellacome un uccello per il campo dagioco delle Figlie di Maria Ausi-liatrice .

Tuttavia a differenza dal giornodella nascita delle sue amiche,l'anno in cui è nata è conosciuto datutti nel quartiere e altrove . 2 natainfatti in un anno speciale : il 1970 .L'anno in cui Paolo VI visitò la ba-racca di legno dei suoi genitori,Carlos e Helene Navarro che sta-vano allevando lei ed altri otto fra-telli . Era la prima volta che un Papametteva piede nelle Filippine .

Le suore salesiane hanno un par-ticolare motivo per ricordare la vi-sita papale a casa Navarro; perché?Ce lo dice suor Aurora, la direttrice,parlandoci dello storico av-venimento accaduto il 29 novembre1970.

«Entrando dai Navarro il SantoPadre vide un piccolo malato dipolio e lo prese in braccio - dice -il Papa fu attento alle necessità delsuo popolo e quando ritornò a Romaci inviò 30 .000 dollari per il nostroambulatorio» .

Appena nata durante la visita diPaolo VI, è oggi un'assidua fre-quentatrice del Centro delle suoreche operano a servizio delle madri edei bambini ; canta anche nel corodella chiesa che esse hanno or-ganizzato. Suo fratello Ariel, oraadolescente, va in giro con le grucce.Una gamba è rimasta colpita .

La visita di Paolo VI avvenne unanno dopo che le suore erano giuntein quella parte della città . Pocoprima, il primo maggio 1968, dueSalesiani, don John Benna e donSolaroli avevano stabilito una co-munità permanente di Figli di DonBosco proprio nel cuore di Tondo .Le Figlie di Maria Ausiliatrice sononelle Filippine da oltre venticinqueanni e lavorare tra i poveri di Tondonon è certamente strano per unaCongregazione che ha fatto l'op-zione-poveri. E del resto le FMAsono parte della Famiglia Salesiana .

Il Santo canonizzato nel 1934 sivide in sogno circondato da molteragazze nella piazza di Torino e laMadonna gli disse : «Prenditi cura diloro» .Il 5/8/1872 Madre M . Mazzarello

con altre 14 fondò le Figlie di MariaAusiliatrice ; dando loro il ben-venuto nella Famiglia, Don Boscodisse : «Siate orgogliose del vostrotitolo di FMA e ricordate che lavostra istituzione deve essere il26 • BOLLETTINO SALESIANO • 1 MARZO 1982 -

Suore della Casa Maria Auxiliadora di Tondo con le loro bambine .

monumento perenne della gra-titudine di Don Bosco verso Mariaaiuto dei Cristiani» .

Nella comunità di Tondo vi sonocinque suore. Suor Aurora Yosuicoaccetta il suo titolo di direttrice al-legramente . Le altre suore in-segnano anche il catechismo nelle 3scuole elementari e in quella su-periore .

«Così alcune volte - dice suorAurora - io sono la portinaia equalche altra cosa, dipende». SuorAurora è anche infermiera ed è in-caricata della farmacia del-l'ambulatorio che serve 30 .000 pa-zienti in un anno .

2 giunta a Tondo sin dal primomomento in cui le suore vi si sta-bilirono . Al loro arrivo le suore sipresero cura dell'ambulatorioaperto dai Salesiani . Negli ultimianni quest'ambulatorio è stato af-fiancato da altri quattro sorti nelBarrio. Due nelle vicinanze sonosorti per la volontà della First LadyMelda Marcos, e altri due al centroper la volontà del Ministero dellaSanità. Mrs Marcos è il ministro aManila.

L'ambulatorio «salesiano» è si-mile ad un piccolo ospedale . Lostaff, pagato, comprende due me-dici, un dentista, un farmacista ci-vile, e un'infermiera . I dottori fannoi turni, uno al mattino e l'altro alpomeriggio . Gli altri sono a tempopieno per l'assistenza di tutti .Per molto tempo tutta l'as-

sistenza era libera e gratuita ora sipaga qualcosa.

«Pensiamo che sia tempo che lagente sia coinvolta» dice suor Au-rora.

Si tratta di un piccolo contributoma vi è ancora gente che non puòpagare .

Molti dei medicinali e altro ven-gono dati dai benefattori, ma altridevono essere comprati per cui SuorAurora suggerisce un contributod'un terzo del prezzo, ma se qual-cuno non può pagare non fa nulla .

«Se diamo la medicina gratis,questa non viene considerata im-portante e i bambini ci giocano»dice suor Aurora .

L'anno scorso le suore crearonoun laboratorio di analisi cliniche chelavora due volte alla settimana . Vi èinoltre un corso di puericultura per ibambini dai 6 mesi ai 5 anni ed ègratis. Il cibo e i medicinali vengonodati dal Catholic Relief Servicesand Caritas di Manila .Vi è ancora un corso di ali-

mentazione per bambini sotto ladirezione del Ministero del-l'Alimentazione . Il corso ha la du-rata di 3 mesi ed è riservato allemamme cui si insegna perfino comecucinare . . .A turno le madri preparano le

pietanze per i 2 pasti ai bambini delcentro. Vi sono circa 40-50 madri inuna classe .

«Non siamo perfette, ma abbiamodice Suor Aurora una graziosa cu-cina e una stanza da pranzo. 2 pu-lita, ventilata e spesso la gente vienea vedere come siamo organizzati» .

Inoltre c'è un controllo su come i

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bambini vengono nutriti . I più pic-coli vengono portati al centro peressere pesati e se sono sotto pesovengono accettati al centro per se-guire un programma adatto di nu-trizione .

«Devono portare i bambini qui -dice suor Aurora - non diamo maiil pentolino da portare a casa» .

Due volte la settimana le madrihanno lezioni di igiene e un'ora dilezione di catechismo da parte dellesuore .

Dopo i 6 anni i bambini hanno unasilo sotto la sorveglianza delleSuore, durante il periodo scolasticovi sono anche 2 insegnanti per ognianno .

La domenica mattina i genitoriascoltano la Messa mentre i bam-bini sono alle lezioni di catechismopoi si cambia il turno con le madri .

Ogni ultimo sabato del mese visono 3 ore di ripasso nella par-rocchia per i genitori . C'è un corsoannuale di sartoria, taglio e cucitoper le ragazze della scuola e per lemadri. Molte di queste, diplomate,finiscono così con il trovare lavoronelle fabbriche di Manila . La mag-gior parte delle donne hanno un la-voro da poter fare a casa compresala signora Navarro : la sua specialitàè confezionare fodere e cuscini .

Un contributo di 25 pesos (quasitrentamila lire) è chiesto per il corsoe se lo studente si diploma 15 pesosvengono rimborsati .

«Se si dà un corso per nulla -dice suor Aurora, non perseverano .Se vuoi mettere qualcosa in loro,devi costringerli ad uscir fuoriqualcosa» .Ragazze di 7/15 anni seguono

pratica nel coro mentre una exal-lieva dà lezioni di musica per glistrumenti. Musicisti e cantanti siesibiscono nelle messe domenicalicon programmi speciali. «Suor Co-razon Layson è molto brava in mu-sica e da lezioni» dice suor Aurora .

Vi è un attivo programma spor-tivo per le ragazze e il più diffusosport è la pallavolo diretto daun'altra già diplomata.«Abbiamo provato la pallaca-

nestro - dice suor Aurora - ma ètroppo dura per le ragazze che sonodenutrite ed esauste» .

Il Centro ha anche una piccolalibreria dove le ragazze del barriovengono la sera per studiare e fare icompiti. Una suora è presente peraiutarle. Osservo che tanto lavorosembra impossibile per sole 5 suore .A questa osservazione suor Aurorasorridendo dice: «La vita salesiana èquesta. Un giorno di 24 ore non èabbastanza» .

Daniel M. Madden

ITALIA, ROMA. NONA SETTIMANA DI SPIRITUALITÀ

L'ultima settimana di gennaio ha visto - alla Casa Generalizia di Roma -lo svolgimento della nona settimana di spiritualità, organizzata dal Dicasterodella Famiglia Salesiana .

Sul tema «Le vocazioni nella Famiglia Salesiana» si sono confrontati in as-semblee e lavori di gruppo 100 Salesiani, 50 Figlie di Maria Ausiliatrice, alcuneVolontarie di Don Bosco, Cooperatori ed Exallievi salesiani provenienti da 32nazioni europee ed extra europee .

BOLLETTINO SALESIANO • 1 MARZO 1982 • 27

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PROGETTO AFRICA / TRA I RENDILLE

Una città di nome Korr

Quattro missionari salesiani dell'india hanno fondato una nuova città in Kenya nel deserto africano. Con loro adesso vivono ot-

tomila indigeni che fino a pochi mesi fa vagavano per il paese in cerca di acqua e pascoli per le loro bestie.

Cammelli, pecore e mucche . Cene sono più che uomini . Die-cimila persone (più o meno)

60 mila animali che si spostano an-che sei volte l'anno per raggiungere ipascoli più fertili attraverso un de-serto che si estende su un'area di 15mila chilometri . Siamo in Kenia, neldeserto del Kaisut .

La missione, tenuta dai salesianidell'India, è quella di Korr. Ma per iRendille, la gente di queste parti, inomi non hanno molta importanza .Conoscono solo quei quattro uoministrani dalla pelle diversa, che par-lano in modo diverso e dicono cosediverse . I nostri nomi non li hannoimparati. A loro non interessanoproprio .

Ed è forse questa la più difficiledelle missioni africane . Non perchéla popolazione sia cattiva; anzi . . . Maper l'inclemenza del tempo e dellanatura . E poi per il terribile grado diarretratezza di questa gente tagliatafuori dalle grandi vie di comu-nicazione. Il deserto ha annul-lato tutti i benefici del rapido cam-biamento avvenuto in tutto il con-tinente africano negli ultimi diecianni .I Rendille, pur essendo ab-

bastanza numerosi, non hanno unagrande tradizione di affiatamento .Vivono in piccoli gruppi : da 50 a 300al massimo in piccoli accampamentidal lago Turkana alla strada checongiunge il deserto con AddisAbeba.Soltanto negli ultimi mesi la

maggior parte dei Rendille si è de-cisa a tirar su capanne stabili e aformare un centro. A Korr, grazie aipozzi d'acqua costruiti dai mis-sionari, adesso vivono 8 mila Ren-dille.Korr è parte del deserto, ma

questa gente non se ne fa un grossoproblema . Non ci sono alberi a fareombra, ma ci sono tanti cespugli dispine. Unico cibo per cammelli e pecore

. Unica ricchezza per il popolodei Rendille .

28 • BOLLETTINO SALESIANO • 1 MARZO 1982

La temperatura media è di 35gradi all'ombra, e il vento continuocopre ogni cosa di polvere e sabbia .Per questo i Rendille vivono in ca-panne a cupola fatte di rami e co-perte di stuoie ricavate da pellid'animali . La cupola serve a tenereil caldo lontano, in alto sul tetto .

Le loro case hanno un diametro di3 metri al massimo . E dentro vivonotre, anche quattro persone . L'a-bitazione è divisa in parti uguali . A

A - Piantare la Croce di Cristo è Il primo impegno missionario .

V - Si fa catechismo nei deserto di Korr sullo sfondo di tipiche e povere capanne .

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destra della porta vivono gli uomini .A sinistra le donne .

Se la famiglia deve spostarsi, iltrasloco è affidato alle donne . Casae suppellettili vengono impac-chettati e portati via . Tutto avvienein poche ore . I Rendille vivono difretta. Soprattutto fanno in frettatutto ciò che comporta fatica . Unosforzo prolungato a temperature ditrentacinque gradi annienterebbeun fisico ben più forte del loro .

Il vitto quotidiano, infatti, con-siste soprattutto in latte di cam

mello. E tutto . Il latte sostituisce ilpane, la carne, la frutta . Anchel'acqua .

Unico lusso che si permettono,sono gli ornamenti personali, chehanno sì una loro funzione de-corativa ma soprattutto indicano aquale ceto appartenga la personache li indossa. Cosi le collane dipiccoli grani multicolori sono unfatto importante nel costume Ren-dille.D'altra parte non hanno molte

occasioni per dimostrare la loro creatività e il loro ingegno

. Il mo-mento culminante e più importantedella loro vita è la cerimonia dellacirconcisione .

e - Una famiglia emigra : tutti i suoi averi eccoli sul cammelli .

v - Con i missionari a Korr è arrivato anche . . . un frigorifero .

La cerimonia è presieduta daglianziani alla presenza di tutti imembri della tribù. Non c'è unadata fissa, e la cerimonia non si ri-pete ogni anno. Ma quando si tiene,diventa la più grande occasione difesta. Dopo il banchetto che segue lacerimonia, il ragazzo circonciso puòscegliersi una ragazza come amica .Per indicarla a tutti durante la festale regala una collana fatta di semibianchi e rossi . Questo però non legai due giovani per sempre .È soltanto una specie di fi-

danzamento che può essere scioltoin qualsiasi momento. Il matrimoniovero e proprio viene fatto solo moltotempo più tardi .

I Rendille possono avere tantemogli quanto è loro possibile man-tenerne, però ogni moglie deve averela propria casa. Da due anni, cioè daquando siamo arrivati noi mis-sionari salesiani, i cristiani Rendillenon hanno cambiato di molto le loroabitudini . Però prima si sposanosecondo il loro costume, poi vengonoda noi per il sacramento .

I Rendille tuttavia, come mol-tissimi popoli africani, ritengonoche il matrimonio sia indissolubile .Anche dopo la morte . E per questouna donna rimasta vedova non puòrisposarsi . Al suo mantenimentodeve provvedere il fratello più gio-vane del morto. Sarà lui a prendersicura della donna, dei suoi bisognipersonali e familiari e anche del bi-sogno di avere altri figli .

D'altra parte la donna si è giàpremunita. Al momento del ma-trimonio lo sposo ha dovuto pagareai parenti della sposa una fortesomma. In denaro o in bestiame .Adesso, poi, da quando noi mis-sionari abbiamo aperto una scuola, iprezzi delle mogli sono aumentativertiginosamente. I padri, per con-cedere in matrimonio le figlieistruite, pretendono molti cammellie molte pecore .

Ma non sono molte - finora - leragazze istruite. I genitori pre-feriscono che i loro figli badino albestiame .

Nella loro cultura, nella loro tra-dizione, nella loro organizzazionesociale non c'è molto bisogno distudiosi. Occorrono braccia, tantebraccia. Tante quante ne oc-correrebbero a noi per moltiplicare ifrutti della nostra missione di Korr.

Matteo VadacherryP.O. Box 74

Isiolo, Kenya

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Lo scienziai del seminario

Don George Schwarz è convinto che nulla debba essere buttato via. Con tubetti di dentifricio, penne biro e scatole vuote co-

struisce i suoi strumenti di lavoro e questo insegna agli allievi i segreti della scienza. «Ma - confessa - lo strumento che mi è

riuscito meglio in tutta la carriera è questo seminario di Manila .Eravamo in due, ora siamo in 15 con 145 seminaristi» .

Tubetti vuoti di dentifricio,qualche elastico, una stri-scetta di nastro adesivo . Don

George Schwarz sa bene cosa farne .Ne costruirà l'ennesimo strumentoscientifico per i suoi allievi filippini .«Con il cibo che ogni giorno va amale - dice un moderno adagio -si potrebbe vincere facilmente lafame nel mondo» . E don George lodimostra giorno dopo giorno ai suoiallievi. Un pizzico d'immaginazione,pochi centesimi di cianfrusaglie, edecco costruita una lampadina fun-zionante .

Don George non è uno scienziatopazzo. Insegna gli elementi base delcorso scientifico nel seminario «DonBosco» di Canlubang, nella diocesidi San Paolo, circa a 25 miglia a suddi Manila, la capitale delle Fi-lippine .

Il seminario è l'ambiente idealeper questa storia e per questo stranopersonaggio . Si staglia su due doz-zine di acri tra campi di zuccheroche spalleggiano il monte Makiling,la zona in cui nacque Jose Rizal,l'eroe nazionale delle Filippine . Enon è il solito posto di studio e diraccoglimento che noi conosciamo .Non solo una scuola per futuri sa-cerdoti, ma offre corsi professionalidi scienza e tecnica .

Dunque, più che un seminario èuno stimato college .

L'ufficio di don George sembra ilmuseo degli orrori . Centinaia dioggetti costruiti a mano sono am-massati negli scaffali .Anche se tutto venisse spazzato

via da un tifone l'istituto per-derebbe pochi soldi . Ma don Georgeavrebbe perso il suo tesoro .Una bottiglia vuota di peni-

cellina, un pezzo di scopa e un co-perchietto di penna . Chi direbbe cheè una lampada ad alcool, utilissimae costosa? Ma don George continuaa ripetere : «Ogni oggetto buttatovia può essere utilizzato . Basta farlavorare il cervello» .Lo «scienziato», come lo chiamano da queste parti, non è un

giovincello con idee un po' strambe .Don George ha da poco celebrato il42° anniversario del suo sacerdozio .

30 - BOLLETTINO SALESIANO - 1 MARZO 1982 -

Alle sue spalle, una lunga storia disacrifici e di lotte . Andò in Cina nel1935 come giovane chierico perstudiare filosofia . A Shangai venneordinato sacerdote nel 1940, durantela guerra.

Intanto aveva preso la laurea inscienze all'Aurore, l'università ge-suita di Shangai . Ma la guerraaveva fatto sparire dal mercato ognicosa che non servisse ad uccidere. Edon George dovette arrangiarsi conquel poco che aveva . Imparò così adusare l'ingegno e poche cosette in-vece dei grandi e costosi strumentiscientifici che i suoi esperimentipretendevano .Occupata Hong Kong, il se-

minario salesiano venne chiuso e nevenne aperto uno nuovo a Shangai .Don George insegnava li con i suoistrumenti di fortuna quando glivenne chiesto di occuparsi di ungruppo di internati europei .

«Circa millecinquecento di loro -ricorda - erano tedeschi e austriaci .Formai con loro una comunità comeuna parrocchia. Non erano internatiin un campo o in una prigione, masolo non potevano uscire da unaparte ben definita della città. Alcuniancora mi scrivono. Mi hanno fattogli auguri per il 42° del mio sa-cerdozio» .Quando finì la seconda guerra

mondiale, don George venne no-minato direttore della scuola tec-nica salesiana di Suchow, tra Pe-chino e Nanchino . Ma nel 1953 ilsogno di don George venne bru-scamente interrotto . I comunisti diMao, che già nel 1949 avevano co-minciato a chiudere alcune scuolecattoliche, diedero l'alt definitivoalle opere salesiane in Cina .E don George tornò nella sua

Germania in una scuola per mis-sionari. Poi, dal 1964 venne man-dato nelle Filippine .

Don George è alto e imponente,ed è orgoglioso di tutto ciò che finoad oggi è stato fatto .La sua fama di scienziato ha

varcato i cancelli del seminario .Adesso l'università delle Filippineha voluto che don George insegni lebasi della scienza tecnica agli allievidelle scuole statali. Cosi lo «scien-ziato» passa ore e ore a costruire glistrumenti che gli servono giorno pergiorno .

Adesso ha scritto anche il libro ditesto per le sue lezioni : «La scienzafatta semplice» . Un libretto scrittoin forma piana e leggera che riescead appassionare . La prefazione l'havoluta scrivere Marciso Albarracin,sottosegretario del governo filippinoall'educazione.E la fama di don George come

scienziato, ha dato i suoi frutti an-che in altro modo . Molti giovaniattirati dall'insegnamento di quelpretone tedesco han finito per re-stare al seminario, scoprendo divoler continuare la missione del loroinsegnante.

Quando il seminario venne inau-gurato c'era solo un sacerdote e unamezza dozzina di giovani . Oggi visono 15 preti e 145 seminaristi chehanno la stessa età di don Georgequando arrivò in Cina quasi mezzosecolo fa. «In realtà - confessa donGeorge - è questo lo strumento chemi è riuscito meglio in tutta la miacarriera di scienziato» .

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PIERRE-ANDRÉ LIEGEAndate e insegnate il vangeloe la fede, ElleDiCi, Leumann,1981, pp . 94, L . 2 .000I gruppi, giovanili e non,

preoccupati di collocarsi al-l'interno della missione dellaChiesa, trovano, in questovolume tradotto dal francese,un utile strumento di lavoro eriflessione .

Attraverso quattro parti (Norfc'è evangelizzazione senzavangelo, L'uomo è fatto per ilvangelo, Il vangelo passa at-traverso le liberazioni umane,La Chiesa è indispensabileall'evangelizzazione), l'Autore,pone ai credenti cattolici unaserie di interrogativi che pos-sono rappresentare altrettantetappe di maturazione .

GIANNANTONIO BONATOBibbia e Catechesi, ElleDiCi,Leumann, 1981, pp . 163, L .42.000La collana Catechisti Par-

rocchiali si è arricchita di unnuovo volume opera di DonGiannantonio Bonato, un sa-lesiano che da anni opera nelsettore della catechesi comeresponsabile diocesano nelTrentino . Il lavoro, che affrontail tema del rapporto Bibbia eCatechesi ha il pregio dellecose semplici e al tempostesso valide dal punto di vistascientifico .

L'uso della Parola di Dionon è certo facile, tradurla poinell'insegnamento catechi-stico è ancora più complessodal momento che bisogna te-ner conto di tante situazionioltre che dell'immutabilitàdella Parola .Questo volume offre alcuni

fondamentali criteri per unacorretta lettura della Bibbia eper il suo uso .

La lettura di esso potrà es-sere utile non soltanto a chiesercita il ministero della ca-techesi ma anche a chiunquevolesse acquisire criteri di let-tura certi per un appro-fondimento della S . Scrittura .

Pellegrinaggio alla Mecca,SEI, Torino, 1981, pp . 213

È un volume strenna questoche la SEI ci ha presentatosullo scorcio di fine anno . Nelrinnovato interesse per le

LIBIR

«cose» arabe questo libro ècertamente un pezzo ec-cezionale; basta infatti con-siderare il suo apparato fo-tografico nonché la ricer-catezza dei testi . A tutto ciòunisce ancora, una profonditàdi contenuto che ne fa un te-sto non soltanto da regalare emettere in bella mostra ma daleggere e meditare .

Francesco discepolo diGesù, Elle Di Ci, 1982È il terzo fascicolo della

collana Documenti Cristianiserie di 16 o 24 foto formatocm 25x32) ed esce proprio inoccasione dell'ottavo cen-tenario della nascita di SanFrancesco D'Assisi . Anche seil bianco-nero non rende l'ef-ficacia cromatica dei disegniduecenteschi presentati nelle16 foto, tuttavia il fascicolorappresenta una preziosa do-cumentazione dell'iconografiafrancescana ed un lodevoleomaggio al Patrono d'Italia .

LOUIS-MARIE CHAUVETLinguaggio e Simbolo, saggiosui sacramenti, ElleDiCi,Leumann, 1982, pp . 288, L .10.000La Collana diretta da don

Ferdinando Dell'Oro e da donManlio Sodi, del Centro Ca-techistico Salesiano, ci pre-senta il suo secondo volumededicato ai Sacramenti . Sitratta di un libro che potrà es-sere utile a quanti, sacerdoti elaici, vogliono «attrezzarsi»teologicamente . Quanti poiintendono aggiungere ciò cheè stato da loro appreso in anniormai remoti possono, se vo-gliono, utilmente consultare ilvolume per trarne motivi diapprofondimento e di studioincoraggiati anche dall'ac-curata bibliografia che lo ar-ricchisce .

CARLO DE AMBROGGIEster Baghini, ElleDiCi, Leu-mann, 1982, pp . 23, L . 400Ecco ancora un'adolescente

che si fa luminoso esempio dibontà : Ester Baghini, unaquattordicenne . Mentre laCongregazione dei Santi conun documento ha riaffermatola possibilità che degli ado-lescenti possano raggiungerele vette della santità, la letturadi vite come questa non puònon darci spinte di bene .

GUIDO NOVELLA(a cura di)

I Salmi preghiera per i ra-gazzi, ElleDiCi, Leumann,1982, pp . 154, L . 3 .000Le esigenze dei nostri ra-

gazzi, si sa, sono tante ; quelladi avere un linguaggio adatto,che tenga conto cioè della lo-ro psicologia e sensibilità, non

è certo da sottovalutare . Gui-do Novella, che da anni operaper il settore preadolescentidella Diocesi di Trento, cipresenta questo volume dipreghiera nato proprio daldesiderio di rispettare tali esi-genze. Si tratta di un sussidioall'educatore che può esserefacilmente utilizzato in famigliae altrove ma che può esseredato anche direttamente alragazzo .

AUTORI VARILa storia del popolo di Dio,LDC, Leumann, 1981

Si tratta di una nuova col-lana a fumetti che la Elle Di Cidedica ai ragazzi come primoapproccio biblico. La collana(sono usciti i primi quattro fa-scicoli dedicati ad Abramo,Giacobbe e Giuseppe) si av-vale dei disegni di Xavier Mu-squera e dei testi di PierreThivollier .

Ogni fascicolo e ac-compagnato da note inte-grative che presentano il per-sonaggio nel suo contesto bi-blico . Naturalmente il tutto of-fre una gradita sensazione dicompletezza che rende ef-ficace e proficua la lettura .

I LIBRI PRESENTATI SU QUESTA RUBRICA vanno richiestialle Editrici

o contrassegno (spese di spedizione a carico del ri-chiedente) ;

o con versamento anticipato su conto corrente postale(spedizione a carico dell'Editrice) :

LAS: Libreria Ateneo Salesiano - Piazza Ateneo Salesiano 1,00139 Roma . Ccp . 57 .49 .20 .01 .

LDC : Libreria Dottrina Cristiana - 10096 Leumann (TO) . Ccp .8128 .

SEI : Società Editrice Internazionale - Corso Regina Margherita176, 10152 Torino . Ccp . 20 .41 .07 .

BOLLETTINO SALESIANO • 1 MARZO 1982 • 3 1

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I NOSTRI SANTIUN GRAZIE ALL'AUSILIATRICE A QUELLA SORELLA . . .

Non so dove sononato, la mamma nonl'ho conosciuta, hovissuto con la non-na, ma senza edu-cazione, come i caninei cortili di giorno edi notte in giro per ifossi e le strade . Lanonna morì quandoio gironzolavo perTorino presso Porta Palazzo rubacchiando qua e là sui ban-

chi .Il primo incontro con persone serie e

pulite avvenne in un ospedale per un in-tervento di ernia . Il primo impatto conquell'ambiente non fu facile : freddezza edistacco caratterizzarono il compor-tamento della suora addetta al-l'accoglienza e della caposala . Si-stemato in un camerone a sei letti chie-do: sono tutte così le suore? . . . Uno deisei ammalati mi risponde : coraggio, nonaver paura perché non sono tutte così .Se non hai assistenza non preoccupartiperché c'è l'angelo della notte . L'ab-biamo sperimentato in questi giorni .Finito di cenare ecco che arriva la

Suora della notte . . .Giovanotti stasera siete al completo,

come avete passato la giornata? Si ri-volge anche a me : «benvenuto tra noi»dice, «È solo ed ha tanta paura! Nientepaura, vede come stanno bene i suoicompagni, bevono già il grignolino» .

L'osservo nei movimenti : va vicino atutti, e poi buona notte, ricordatevi di direl'Ave Maria . . .Fui operato e quella buona suora non

mi lasciò mai anche dopo aver saputoche ero ateo. Mi usò tanta carità e neigiorni di degenza l'ho sempre trovatabuona, serena; ad ogni richiesta di bi-sogno era lei che ringraziava, era di po-che parole, silenziosa . lo sono stato vin-to dalla sua testimonianza di fede e diamore per tutti, non mi faceva prediche,non mi ha invitato a confessarmi ma midisse soltanto : «Giovanotto, io prego perlei» e mi mise tra le mani un vangelo edun'immaginetta di Maria Ausiliatrice conla preghiera dietro .

La dica tutte le sere e quando passa aPorta Palazzo sappia che vicino c'è laSua Basilica : entri e stia a sentire quelloche la Madonna vuole da lei .

Ho fatto così ed ho trovato tanta pacee serenità. Frequento la Chiesa ed hotrovato anche una brava ragazza con laquale stiamo cercando dove e da chisono nato per avere i documenti e spo-sare in Chiesa .

Ringrazio la Madonna che tramite lasua figlia salesiana mi ha riac-compagnato alle porte della salvezza . Laprego di voler pubblicare questa mialettera . . .

Diego U., Torino

SONO UN'EXALLIEVA . . .Sono un'exallieva delle FMA che tanto

hanno inciso nella mia formazione . Se-

guendo gli insegnamenti di Don Bosco ho improntato la mia vita, fiduciosa nellaprotezione della cara Ausiliatrice cui hofatto sempre ricorso nelle mie necessitàspirituali e temporali .

32 • BOLLETTINO SALESIANO • 1 MARZO 1982

Ho tanto sofferto per una forma di ar-trosi cervicale che mi ha fatto tanto tri-bolare ed ho tanto invocato i Santi Sa-lesiani e la Madonna, particolarmente .Benché non sia perfettamente guarita,noto una certa miglioria e desidero rin-graziare la Vergine Ausiliatrice e DonBosco da me tanto invocati .

Valeria RofilioCanneto-Lipari (ME)

NON SE LA SENTIVAUna persona a me cara doveva so-

stenere nel dicembre scorso, un difficileesame di stato e non godendo buonasalute non si era potuto preparare bene .Senza una adeguata e prossima pre-parazione, non se la sentiva di affrontaretale esame .

Con fiducia grande pregai Maria Au-siliatrice e giunto il giorno stabilito perl'esame gli procurai persino una reliquiadi Don Bosco . Fui esaudita appieno . Conmeraviglia dell'interessato e mia nonchédi quanti hanno trepidato e pregato perlui, l'esito fu veramente buono, perchéseppe rispondere con rara competenza atutte le domande che gli vennero pro-poste nei quattro giorni di esame . Nem-meno l'interessato sapeva rendersi con-to di una tale lucidità di mente e di unamemoria così pronta .

Sento il bisogno di ringraziare MariaAusiliatrice dal profondo del cuore .

Daniela Toffan, Padova

AVEVAMO UN GRAVE PROBLEMARingraziamo Maria Ausiliatrice per la

guarigione del nostro caro nipote . Sot-toposto ad un intervento chirurgico, eb-be delle complicazioni post-operatorieche lo ridussero in gravi condizioni .Pregammo tanto Maria Ausiliatrice peruna sicura guarigione ed anche questavolta siamo stati esauditi .

Abbiamo ricevuto ancora un'altragrazia . Un grave problema familiare si èrisolto felicemente . Speriamo tanto chela Madonna e i Santi Salesiani con-tinuino a proteggerci .

Famiglia B ., San Damiano

NON DAVA PIU NOTIZIERingrazio Maria Ausiliatrice perché in

seguito alla Sua intercessione i dissaporiin famiglia sono stati superati con il ri-torno a casa di mia sorella Maria chenon dava più sue notizie. Affidandociancora a Lei speriamo di poter viveresempre più uniti in famiglia .

Cristiana Balocco, Torino

PADRE DI UN TOSSICODIPENDENTESono un exallievo

salesiano, sposato epadre di tre figli . Ilpiù grande di questi,Giorgio, a vent'anniè passato per ladura esperienzadella droga . Lascioimmaginare il dram-ma e l'angoscia diun padre che tro-vandosi di fronte ad una simile situazione sente cadergli tutto

addosso specie quando ritiene d'averfatto di tutto per educare il proprio figlionella migliore delle maniere . Mi sono ri-volto a Don Bosco perché mi desse unamano. Pur rimanendomi delle preoc-cupazioni da un anno mio figlio è piùtranquillo e grazie all'aiuto di un gruppodi ragazzi sembra che si stia ri-prendendo. Che San Giovanni Bosco,Padre e Maestro dei giovani lo aiuti!

Alessandro Respighi, Milano

ERA SPACCIATOTutte le mattine il mio caro papà si re-

cava al lavoro con una motoretta, quan-do il 27 dicembre scorso, a causa delterreno ghiacciato, cadde . Venne ri-coverato al Policlinico portato da alcunipassanti ed i medici si riservarono subitola prognosi . Con la mamma e l'intera fa-miglia ci raccomandammo a San Gio-vanni Bosco perché non rimanessimoprivi di Lui tanto giovani : fummo esauditi .Dopo giorni di alti e bassi, finalmentepapà è fuori pericolo . Ringraziando SanGiovanni Bosco chiediamo che vengapubblicata la grazia sul Bollettino Sa-lesiano Francesco Rossi, Roma

VINCE UN CONCORSODopo aver partecipato a tutta una serie

di concorsi nel vano tentativo di trovareun posto di lavoro, ero perfino sfiduciatoe non volevo più sentirne .

Dietro insistenza dei miei genitori -che dicevano avrebbero pregato SanGiovanni Bosco dal momento che avevostudiato presso una scuola salesiana -mi preparai per l'ennesima volta ad unconcorso fiducioso più in lui che in altri .

Non fui deluso perché riuscii vincitoree proprio quando per il numero dei par-tecipanti e per la severità delle prove misembrava impossibile .Vi prego di pubblicare il mio rin-

graziamento al Santo .Giovanni F., Torino

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FUI COSTRETTA ADABBANDONARE OGNI ATTIVITA

Nel maggio del1977 fui sottopostaad intervento chi-rurgico per stron-care un male in-sidioso ed improv-viso, aggravato daesaurimento ner-voso .Dopo un'appa-

rente ripresa, il no-tevole dimagrimento e l'impossibilità di nutrimento e di

riposo mi ridussero ad una larva, su-scitando le preoccupazioni dell'interacomunità e della mia famiglia . I variconsulti medici convennero sulla gravitàdel male e fui, perfino, costretta a la-sciare ogni attività .Essendosi dimostrato vano ogni ri-

medio, mi rivolsi con fiducia illimitata asuor Eusebia perché, se era volontà diDio, intercedesse per me .

Con meraviglia di tutti scomparvero ilmale e le crisi di ogni genere, aumentaidi peso e potei riprendere, anche se inmaniera ridotta, l'insegnamento .Desidero rendere pubblica la grazia,

che i medici hanno definito sorpren-dente, a gloria di Dio e per l'esaltazionedella sua umile serva che non cesso diinvocare con fede vivissima e profondariconoscenza .

Sr. Maria Restivo, Palermo

ERANO NECESSARIDUE INTERVENTI

Nel luglio del 1980 mio marito dovetteessere ricoverato all'ospedale e dopomolte e accurate analisi, la diagnosi nonera stata molto soddisfacente : parevafossero necessari due interventi chi-rurgici alquanto delicati e di esito in-certo .La nostra preoccupazione era grande .

Una mia sorella mi diede una im-maginetta di suor Eusebia Palomino e miinvitò a pregarla . Lo facemmo con fede .

Con meraviglia e stupore dello stesso professore curante, il caso si risolsesenza interventi : mio marito poté lasciarel'ospedale e riprendere la sua attività .Con grande riconoscenza preghiamo

suor Eusebia a volerci continuare la suaprotezione .

Lina Parodi, Genova

OTTANTASETTENNEE TANTA PAZIENZA

Circa due anni fa,mia madre, pros-sima agli 87 anni eabitante in cam-pagna, un giornomentre usciva dallacasa sull'aia, ri-masta abbagliatadalla luce del sole,non avendo visto unattrezzo agricolodimenticato sul passaggio, vi inciampò e fece un gran

ruzzolone .Data l'età avanzata ed anche la sua

corporatura, l'incidente ebbe i suoi stra-scichi . Fu presa da forti dolori alla spallae dovette mettersi a letto .

Chiamato il dottore diagnosticò alcunelesioni, ma sia per l'età come anche perle condizioni fisiche della paziente si li-mitò a consigliare qualche linimento esoprattutto tanta pazienza .

Mamma risentì assai il colpo fi-sicamente e moralmente . Però andatalaa trovare dopo qualche giorno la trovainon solo serena e sollevata, ma ancheguarita .

Colle lacrime agli occhi mi raccontò :«Vedi G ., Don Cimatti mi ha fatto la gra-zia . Mentre ero tutta sola, indolenzita emolto avvilita, arrivò il Bollettino Sa-lesiano . Sfogliatolo, mi cadde sotto gliocchi la fotografia di Don Cimatti . L'hovisto vivo proprio come quando venne acasa nostra in occasione del suo ultimoviaggio in Italia . Mi sorrideva! . . . Allora iol'ho pregato: "Don Cimatti, Lei che ci havoluto tanto bene, mi faccia la grazia diguarire e così essere in grado di fare dasola le mie cose senza essere di pesoagli altri!" E tutto scomparve

. Egli mi ha proprio guarita!» E nel dire questo di-mostrava una convinzione tale che mistupì .Sono passati da allora due anni : mia

mamma è proprio convinta che Mons .Cimatti l'ha guarita .

Sac. Giorgio Bellucci, SDB

RINGRAZIANO DOMENICO SAVIOSi chiama Edoar-

do Maria Cristiano,affinché durante lasua vita lo ac-compagnino i nomidel fratellino GianMaria e della so-rellina Cristina de-ceduti il primo ap-pena nato e la se-conda ancora ingrembo

. Un anno dopo la terza gravidanza piuttosto dif-ficile affrontata con relativa serenità perle esperienze prevedenti ma assistita ol-tre che dai medici da San DomenicoSavio .

Per la incontenibile gioia del lietissimoevento voglio ringraziare Domenico Sa-vio al quale ho rivolto le mie preghiereconfidando nel Suo aiuto per la nascitadella creatura che avevo in seno .

Trepidazioni, ansie e paure sono sva-nite quando nella notte dei 4 ottobre1980 è nato un bambino in perfette con-dizioni di salute, il piccolo Edoardo Ma-ria . Non fu solo la nascita del nostrobambino ma anche una benedizione delCielo .

Anna Maria Martinotto in MarcheseGuido Marchese, Torino

Da tempo desideravo ardentementediventare mamma ma purtroppo ben duegravidanze sono state interrotte .Incontratami con la direttrice del-

l'Ospedale di Nizza Monferrato mi affidòl'abitino di San Domenico Savio, di-cendomi di invocarlo con grande fiducia .

Oggi il mio cuore è in festa e pieno digioia . E nato Cristian il 5 novembre 1981 .Piena di riconoscenza a Dio e al caroDomenico Savio chiedo la pubblicazionedella grazia .

Scudeler Maria in Tramarin,Incisa Scapaccino (A T)

Il desiderio di una creaturina che co-ronasse la nostra felice unione tardava arealizzarsi e le difficoltà si prospettavanosempre più gravi . Invitati da una ziasuora FMA, ci rivolgemmo fiduciosi aSan Domenico Savio, che non deluse lanostra lunga ed ansiosa attesa . Oggiquel sogno è una realtà ; è nata Stefania,sana e vispa che, con i suoi gridolini fe-stosi, riempie di gioia i nostri cuori .Riconoscenti, mentre ringraziamo il

caro Santo e chiediamo di pubblicarequesta grazia, lo preghiamo di con-tinuare la sua protezione sulla nostrabimba .

Marilena e Gianfranco

HANNO SEGNALATO GRAZIEBacchella Elvira - Di Martino Maria - Elena B .S . -Licata Giuseppina - Bonadonna F . - Panascì Lucia -Toberto Francesca - Zumbo Giovanna .

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BERNINI sac. PIETRO † Borgomanero(NO) a 73 anniDisponibile sempre ovunque, prontoa tutto, anche quando gli costavamolto dire di sì .

La sua bontà, il suo sorriso, la suaumiltà non erano un dato di natura mail frutto di una diuturna collaborazionecon l'azione della Grazia . Sua grandepassione fu quella di lavorare nellascuola dove per tanti più che l'in-segnante è stato l'amico, il fratello, laguida sicura .GUFFI sac. Abele † Bologna il 28-12-1981Sacerdote da ormai trent'anni, nonsi stancò mai di esercitare il suo mi-nistero sacerdotale in mezzo ai gio-vani, prima come animatore dellaScuola media dell'istituto Salesiano diBologna, poi come direttore del-l'Oratorio ed infine come direttoredell'istituto di Montechiarugolo e diCaste) de' Britti (BO) .Tra i giovani fu sempre come fra-tello, attento alle loro necessità . La suacapacità di discernimento e la sua na-turale saggezza han fatto di lui unostimato e ricercato direttore spirituale .Molto attaccato al lavoro, fedele allascuola fatta con tanta serietà, non te-meva di affaticarsi . Ha edificato tutta lasua vita sulla fede e con questa ha af-frontato la sua morte, avvenuta inconseguenza di un incidente e dopomesi di sofferenze .MASIERI sac. WALFRIDO Salesiano †GE-Sampierdarena a 71 anni

Simpatica figura di sacerdote sa-lesiano . L'incidenza della sua missionesi rivelava attraverso una sensibilitàumana che si apriva facilmente al-l'amicizia, intesa nella pienezza deldono e dell'offerta di sé senza ri-sparmio di sacrificio e di abnegazionepersonale. Fu la caratteristica dellasua vita : come direttore, professore,tra i giovani, nella scuola cui consacròquarantasette anni della sua esistenza,nell'Oratorio ; come sacerdote, nel suoimpegno apostolico, anche nel mi-nistero pastorale in molte parrocchiein Italia e fuori, sempre aperto al-l'incontro schietto e vivace con tutti,con i più umili, i più poveri, ammalati eanziani, coltivato con generosità e de-dizione straordinaria, che sapeva farrifiorire nell'incontro con Dio . In-carnava così nella sua vita di salesianoquel carisma di Don Bosco che il-luminò lo zelo e il fascino del suo mi-nistero sacerdotale .ROSSI sac. FRANCESCO † Cuneo a 84anni

34 - BOLLETTINO SALESIANO • 1 MARZO 1982

In don Rossi pulsava il cuore ora-toriano di Don Bosco . E all'oratoriodon Rossi fu sacerdote amico, padre emaestro dei giovani . Con idee chiare,con proposte precise ed insieme esi-genti educò generazioni .VIGHETTO sac . ANNIBALE † Firenze a69 anniEletta figura di sacerdote e di mis-sionario era originario di Bussoleno,dove era nato il 4 ottobre 1912 . Entratonel Seminario di Susa, durante i corsiliceali ottenne l'ammissione tra i Sa-lesiani dove ebbe modo di svilupparele non comuni doti di ingegno e dicuore . Dopo aver studiato all'uni-versità Gregoriana di Roma chiese edottenne di partire per le missioni . Fuinviato dapprima a Timor e quindi inBrasile dove fu organizzatore e ani-matore instancabile ; infine fu inviato inPortogallo dove si dedicò in par-ticolare al recupero dei giovani di-sadattati ed ex carcerati .

La salute non lo accompagnò molto ;solo una volontà di ferro e un altosenso della sua missionarietà gli fecesuperare disagi gravissimi e malattiemolto dolorose. Morì improvvisamentea Firenze il 26 ottobre 1981 . Avevaraggiunto una spiritualità elevata e unprofondo spirito di preghiera . Si fon-dava su alcuni principi fondamentalivalidissimi ed era pienamente ab-bandonato in Dio. Era sempre di-sponibile e sereno, sicuro nelle suedecisioni . Amava fervidamente MariaAusiliatrice e Don Bosco ; era poi ca-ratteristica la sua devozione a SanPietro. Certe sue preferenze ap-parentemente trascurabili, mostravanola sua umiltà e il desiderio di andarealle sorgenti, come il celebrare a To-rino la messa nelle camerette di DonBosco .ACCORNERO VIRGILIO Coadiutoresalesiano, salesiano † a Novara a 69anniFatto il servizio militare nell'ultimaguerra, entrava nel 1946 nella Con-gregazione salesiana come religiosolaico .Dedito ai lavori agricoli e alle man-sioni pratiche, si è distinto per la sem-plicità della vita, per la fedeltà alla vo-cazione, alimentata di preghiera per-sonale continua e di lavoro assiduo .II suo apostolato spicciolo tra i gio-vani non mancò di presa, dato il fer-vore di convinzione che animava lesue giornate di vita religiosa e co-munitaria .FUSARI DELMO Coadiutore salesiano† a Novara a 70 anni

A quanti hanno chiesto informazioni, annunciamo che LA DIRE-ZIONE GENERALE OPERE DON BOSCO con sede in ROMA, ricono-sciuta giuridicamente con D .P . dei 2-9-1971 n. 959, e L'ISTITUTOSALESIANO PER LE MISSIONI con sede in TORINO, avente perso-nalità giuridica per Decreto 13-1-1924 n . 22, possono legalmente ri-cevere Legati ed Eredità .

Formule valide sono :

- se si tratta d'un legato : « . . .lascio alla Direzione Generale OpereDon Bosco con sede in Roma (oppure all'istituto Salesiano per lemissioni con sede in Torino) a titolo di legato la somma di lire . . .,(oppure) l'immobile sito in . . . per gli scopi perseguiti dall'Ente, e parti-

Fedeltà e responsabilità hanno ca-ratterizzato la sua vita salesiana nelcompito d'infermiere . Più preoccupatodi qualificare il lavoro che di quan-tificarlo, ha onorato gli impegni conresponsabilità, mai abbandonando lacomunità né per interessi famigliari néper ricerca di ferie . Ha amato Don Bo-sco con la fedele disciplina del buontempo antico, sempre nostalgico ditanto maestro .

GHIONE dott. GIOVANNI Cooperatoree Exallievo † Torino a 91 anniIl dott . Giovanni fu notaio dei Sa-lesiani dal 1928 al 1965 . Nato a Ca-stellamonte, nel verde Canavese, nel1890, dieci anni dopo nel 1900 è al-lievo all'Oratorio di Valdocco ; suc-cessivamente si trasferisce all'istitutodi Cuorgnè . Laureatosi all'Università diTorino, nel 1928 inizia l'attività di No-taio .Professionista integerrimo, faceto,privo di ogni esibizionismo, di grandedirittura morale e civile, lavoratore in-stancabile, acquista nel difficile campoprofessionale torinese fiducia e pre-stigio . Vive un'esemplare vita cristiana,sempre sorridente, beneficando edaiutando silenziosamente tutte le per-sone bisognose che lo avvicinavano .Don Bosco per lui era tutto . Ai membridella Famiglia salesiana che in qua-rant'anni sono ricorsi a lui per qualcheparere o consiglio, dopo averlo dato,era solito aggiungere : «fa parei e pen-sie pi neri, c'a te Duri Bosch » .A chi negli ultimi anni lo andava atrovare, faceva un'unica preghiera«passando vicino all'urna di Don Bo-sco, bussi sul vetro (perché ho paurache sia diventato un po' sordo!) e Glidica che venga a prendermi» . DonBosco l'ha accontentato il 24 ottobre1981 alla betta età di 92 anni .

ERRANTE VIRGINIA ved . BONGIORNO† Catania a 75 anniMadre di due figli fu lieta di darne

uno, il sacerdote don Felice, alla Con-gregazione Salesiana . Ai familiari la-scia il ricordo della donna saggia di cuiparla la Bibbia, unita ad una ec-cezionale dolcezza di modi .FORNACIARI PIETRO GHITTONI Coo.peratore †il 13/3/1980Era il «Generale delle foreste» per-ché alla Forestale dei Reggiano avevadedicato tutta la sua vita . Le sue qua-lità umane e professionali avevano ra-dici salde e vigorose in quella Fedeche ha sempre testimoniato a voce altaanche in ambienti difficili e ostili : Fedecorroborata dalle sue devozioni al-l'Eucarestia, a Maria Ausiliatrice e aSan Giovanni Bosco .GRECO ved . di guerra Zuccaro BIAGIA

† Palermo a 90 anniDa giovane sposa venne provatadalla morte sul fronte d'Albania, delmarito . Con fortezza cristiana si dedicòalla cura ed educazione dei suoiquattro figli . Felice, quando la vo-cazione sbocciò nel cuore dei suo DonNatale, al quale diede generosamenteil suo assenso, perché divenisse de-gno figlio di Don Bosco . Negli ultimianni venne provata dal buon Dio convarie e prolungate sofferenze . Accettòtutto con pazienza e rassegnazione . Sispense serenamente il 29 agosto 1981 .LANERA GIUSEPPE Cooperatore eexallievoSpese tutta ka sua vita nel-l'insegnamento stimato dai colleghi e

dalle famiglie dei suoi alunni .Seppe tradurre in pratica il SistemaPreventivo di Don Bosco di cui eratanto devoto . Uomo di pietà forte so-stanziata da vita eucaristica e da unafervente devozione mariana nonché dauna attenzione generosa verso i po-veri .MISSAGLIA MARIA ved. CORTI Coo-peratrice †Galbiate (CO) a 84 anni Seppe affrontare con fede e co-raggio i sacrifici della vita quotidiana .Coltivò intensa preghiera ed ebbespiccata devozione a Maria Au-siliatrice. Fu felice di donare due figlieall'istituto delle FMA . La sua vita èstata tutta una preparazione al gioiosoincontro con il Padre . Agli estremi siespresse così : «ll Paradiso è bello . IlSignore lo dona a tutti, ma dobbiamoguadagnarlo» ed ancora «Aspetto lamorte con le braccia aperte» .

CAMPADELLI MASSIMO Cooperatoreed exalllevo † Bologna a 77 anniFu tra i primi allievi della scuolaprofessionale dell'istituto Salesiano diBologna . Amore riconoscente e fedeltàa Don Bosco furono prerogativa sin-golare della sua vita .

colarmente di assistenza e beneficenza, di istruzione e educazione, diculto e di religione » .

- se si tratta invece di nominare erede di ogni sostanza l'uno ol'altro dei due Enti su indicati :

« . . .annullo ogni mia precedente disposizione testamentaria . Nomi-no mio erede universale la Direzione Generale Opere Don Bosco consede in Roma (oppure l'Istituto Salesiano per le Missioni con sede inTorino) lasciando ad esso quanto mi appartiene a qualsiasi titolo, pergli scopi perseguiti dall'Ente, e particolarmente di assistenza e bene-ficenza, di istruzione e educazione, di culto e di religione,

(luogo e data)

(firma per disteso)

owr

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Borse di studio per giovani Missionari pervenute alla Direzione Opere Don Bosco

Borsa : Don Pietro Ricaldone, nel tren-tennio della sua scomparsa, in suf-fragio dei Cari defunti, a cura delle ni-poti Albina e Adelina, L . 1 .000 .000Borsa : Don Bosco, protettore dellanostra famiglia, a cura di N .N ., L .1 .000 .000Borsa : Mens . Versiglia e Don Ce-ravarlo, a cura di un vecchio col-laboratore che ringrazia Don Bosco echiede fecondo spirito missionario, L .500 .000Borsa : Don Egidio Viganò, in segnodella nostra riconoscenza per Ià visitaricevuta, a cura delle F .M .A . IspettoriaMeridionale, L . 500 .000Borsa : Don Noguier de Malijay, a curadi Don L . Fossati, sdb, S . Benigno Ca-navese, TO, L. 300 .000Borsa: Don Luigi Nano, a cura di un exallievo riconoscente, L . 300 .000Borsa : Maria Ausiliatrice, in memoriae suffragio di Angela e Paolo, a curadella figlia Maria, L . 300 .000Borsa : S . Giovanni Bosco, invocandoprotezione spirituale per la famiglia, acura di Oberto Giovanni, Ancona, L .300 .000Borsa : Maria Ausiliatrice, Don Bosco,Domenico Savio, in ringraziamento eper protezione della famiglia, a cura diA .T ., AC, L . 250.000Borsa: Don Filippo Rinaldi, in rin-graziamento e chiedendo protezioneper la famiglia, a cura di Guido Z ., TN,L . 250 .000Borsa: Maria Ausiliatrice, in suffragiodel defunto marito, a cura di BorioAmalia, Asti, L . 200 .000Borsa: Servo di Dio Don Filippo Ri-naldi, in ringraziamento, a cura di L .G .,Schio, L . 200 .000Borsa: Maria Ausiliatrice e S . Giovanni Bosco ci proteggano, a cura di FavaroBartolomeo, Poirino TO, L . 200 .000Borsa : Maria Ausiliatrice e S . Giovanni Bosco, perché indichino la strada aimiei figli, a cura di B .E ., Torino, L .200 .000Borsa : In suffragio del Prof. TommasoGhiglieno e familiari, in riconoscenzadel bene ricevuto, a cura di N .N ., L .200 .000Borsa : Don Bosco, in memoria e suf-fragio di mia madre Aurelia Borghi v .Pilotti, a cura di Pilotti Marina, Roma,L .200 .000Borsa : Pier Giorgio Frassati, in suf-fragio dei miei genitori Giuseppe eAnna Denegri, a cura di Favaro Gia-como, IM, L. 200.000Borsa: Maria Ausiliatrice, in suffragioe memoria dei genitori, a cura della fi-glia, L . 200 .000Borsa : In memoria dei defunti AlbertoBesozzi, Mario e Aurora Gonella, Carloe Giorgio Maria Delmonte, a cura diBesozzi Gonella Maria, VA, L . 150.000Borsa : Don Paolo Giacomuzzi, sa-lesiano, nativo di Ziano di Fieme, acura di Zorzi Maria, Ziano TN, L .150 .000

SOLIDARIETÀ

Borsa: S. Domenico Savio, in rin-graziamento, a cura di Ligato Prof .Antonio, Soverato CZ, L . 150 .000Borsa : S . Domenico Savio, per il benemorale e fisico, a cura di CamilottoRaffaele, Svizzera, L . 130.000Borsa : Tutti i Santi, a cura di LaconiIrma, Jerzu NU, L . 120 .000Borsa : Maria Ausiliatrice e S . GiovanniBosco, chiedendo suffragi per i mieidefunti, a cura di Maizza Rosa, OstuniBR, L . 150 .000Borsa : Maria Ausiliatrice e S . Giovanni Bosco, ringraziando e implorandoprotezione sulla famiglia, a cura diBaudino B . Vittoria, Monesiglio CN, L .150 .000BORSE DA L. 100.000

Borsa: Don Bosco, in memoria di Ber-tacchi Zenobia, Ezio ed Ermelinda, acura di Bertacchi Ubaldo, Forte deiMarmi LUBorsa: Don Bosco, grazie della tuacontinua protezione su tutti noi, a curadi N .N .Borsa: Don Bosco, continua a pro-teggere i miei cari, a cura di N .N .Borsa: Maria Ausiliatrice e S . GiovanniBosco, in suffragio di mio marito, pergrazia ricevuta e invocando pro-tezione, a cura di una Cooperatrice .Borsa: Maria Ausiliatrice e Santi Sa-lesiani : aiutateci ancora, ne abbiamobisogno, a cura di N .N., Acqui TermeBorsa : S . Cuore di Gesù, Maria Au-siliatrice, S

. Giovanni Bosco, in votando protezione e in suffragio del-l'lng . Giovanni Modugno, a cura dellasorella Maria, NovaraBorsa : Maria Ausiliatrice, in memoriadi Rita Picco, a cura di Aldo e BiancaPiccoBorsa : Maria Ausiliatrice e S . GiovanniBosco, in ringraziamento per graziaricevuta, a cura di Noè MariaBorsa : Maria Ausiliatrice e Santi Sa-lesiani, in ringraziamento, a cura diB .P .Borsa: Maria Ausiliatrice, Don Bosco,Domenico Savio, in ringraziamento echiedendo protezione sui nipoti, a curadi Cigna Rina, CNBorsa : Maria Ausiliatrice e S . GiovanniBosco, a cura di Ferri Clementina, TOBorsa : Maria Ausiliatrice e S : GiovanniBosco, per aiuto e protezione, a curadi Ronco Anna, TorinoBorsa: S . Cuore di Gesù, Maria Au-siliatrice, per grazia ricevuta e in-vocando protezione, a cura di A .E .Borsa : Don Filippo Rinaldi, a suffragiodi Dante Rebora, a cura di Rebora PiaBorsa : Maria AusIIlatrice e Don Bosco,implorando una grazia, a cura di Mar-ras Angela Anna, CasertaBorsa : Laura Vicuna, in riconoscenzae invocando ancora protezione, a curadi N .N ., Leffe BGBorsa : Madonna di Don Bosco e S .Domenico Savio, in ringraziamento, acura di Venera Franca, TorinoBorsa : In memoria di Angela Tanzinived. Colombini, a cura di G .C .

Borsa : Gesù Sacramentato, MariaAusiliatrice, Santi Salesiani, per im-petrare grazie, a cura di Viberti Cerri,La Morra CNBorsa : In memoria e suffragio di San-diano Luigi, a cura della moglie Biancae delle figlie Lalla e Margi

Borsa : Don Filippo Rinaldi, a suffragiodei familiari defunti e implorando lasalvezza per tutta la famiglia, a cura diLucci Maria ANBorsa : Maria Ausiliatrice e S . GiovanniBosco, invocando protezione e aiutoper risolvere una questione di famiglia,a cura di Tonazzolli Pia TNBorsa : Servo di Dio Simone Srugi, acura di A . Barnati, Cairo, EgittoBorsa : S. Domenico Savio e Santi Sa-lesiani, in ringraziamento e invocandoprotezione, a cura di N .N .Borsa : Federico Marengo, per pre-ghiere di suffragio, a cura della moglieBorsa : Maria Ausiliatrice e S . GiovanniBosco, implorando grazie e pro-tezione, a cura di Tempi Marisa, S .Giovanni Valdarno ARBorsa : Maria Ausiliatrice, Santi Sa-lesiani, in ringraziamento e invocandoprotezione, a cura di Pesce Lina, GE-SampierdarenaBorsa : Maria Ausiliatrice, S . GiovanniBosco, implorando protezione sullafamiglia, a cura di Zini Antonia, Ar-zignano VIBorsa : Maria Ausiliatrice, S . GiovanniBosco, S. Domenico Savio, per graziaricevuta, a cura di Chierchia Angelica,Cancello Arnone CEBorsa : S . Giovanni Bosco, in suffragiodei miei defunti, a cura di Santià Or-solina, Bra CNBorsa : Maria Ausiliatrice e S . GiovanniBosco, invocando protezione per ni-pote e pronipote, a cura di De MarcoTeresa, Frizzi PA

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Spediz. in abbon. postale - Gruppo 2° (70) - 1 • quindicina

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N 0CENTRO CORRISPONDENZAper la restituzione al mittente

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Questa nuova collana offre una risposta ai -problemiprincipali che genitori ed Insegnanti devono affrontare nellaquotidiana opera di educazione . I titoli pubblicati toccanodiversi argomenti di pedagogia, puericultura, psicologiainfantile, oltre a fornire vari suggerimenti per i giochi e le

attività dei bambini .

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Bruno H . Buli - Ulrich DiekmeyerGIOCAREOGNI GIORNOCON FANTASIATante proposte per i giochi dei bambini :tante idee utili per coinvolgerli diretta-mente e stimolarne la creatività .

Pauline OsuskiALFABEBEDizionario medico, molto agile, di facileconsultazione: mille parole-chiave per al-levare i bambini dalla nascita all'età dellascuola .

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