Blocco di frequenze

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numero 10 Il Serale 14 maggio 2012 Blocco di frequenze Settimanale quotidiano Aste ferme: come rimane inutilizzato l’etere italiano

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Aste ferme: così rimane inutilizzato l'etere italiano

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numero 10

Il Serale 14 maggio 2012

Blocco di frequenze

Settimanale quotidiano

Aste ferme: come rimane inutilizzato l’etere italiano

Sintonizzarci con lentezzaTra vecchi privilegi delle aziende più grandi e nuoviaspiranti concorrenti: l’asta per le frequenze in Italia è ungroviglio di Mega Hertz che paralizza lo Stato

Togliere dall’asta pubblica i colossi piùimportanti attraverso il beauty contest non

era una brutta idea. Sarebbe però statoeconomicamente folle per le casse statali equindi anche un bene che sia stato cancellato.

Ora il governo ha tre mesi per bandire un’astapubblica: una gara a cui partecipino tutti icontendenti che vogliono accaparrarsi lefrequenze lasciate libere nel passaggio daanalogico a digitale. Tutti? Il rischio che legrandi aziende si ritirino e non faccianoincassare nulla all’erario è una minaccia con cuiil ministro Passera deve confrontarsi. La cacciaalle frequenze non coinvolge solo chi vuolemantenere privilegi o chi vorrebbe affacciarvisi,ma anche lo Stato che, paralizzato daarretratezza tecnologica e gessi legislativi, cercadisperatamente di ricucire il digital divide. E,oltre a quelle tv, ci sono anche le frequenze perradio e internet in un groviglio che è non più difili, ma è fatto di MegaHertz su cui siamo lenti asintonizzarci.

di Filippa Deditore

Dal “concorso di bellezza” all’asta

Passare dalla tv analogica aquella digitale non signi-

fica solo raddoppiare i teleco-mandi sparsi per la casa o persitra i cuscini del divano. Né èsoltanto l’aumento esponen-ziale di tarocchi da leggere egioielli da vendere in trasmis-sione 24h su 24. Insomma, pre-sto forse non tutto il digitaleterrestre verrà per nuocere. Mail rischio, in realtà, c’è stato.L’addio all’analogico è stato

sostanzialmente l’addio, daparte delle tv, a una modalità ditrasmissione “continua” per so-stituirla con una modalità ditrasmissione di tipo “numerico”.Un po’ come passare – nel piùclassico degli esempi – dall’oro-logio con le lancette a quellocon il display. Risultato: nuovefrequenze libere da distribuire

(o ridistribuire) tra i soggettivecchi e nuovi della trasmis-sione tv. L’allora governo Berlusconi

decise che la spartizione sa-rebbe avvenuta attraverso laprocedura, di stampo keyne-siano, del beauty contest: le ri-sorse – in questocaso le frequenze –sarebbero state asse-gnate gratuitamenteai soggetti che, ri-spettando certe ca-r a t t e r i s t i c h e ,sarebbero stati – più di altri – ingrado di garantire il servizio mi-gliore. In parole spicciole e vistala situazione italiana, il beautycontest avrebbe significato ilrafforzamento della situazioneduopolistica che, da una tren-tina di anni, è caratteristica del

L’iter dell’assegnazione delle frequenze tv tra la proposta(cancellata) del beauty contest e la vendita al rialzo, tra i

soliti privilegi e le cinghie da tiraredi Elisa Gianni

Dall’analogico al digitale ilpassaggio è avvenuto dallatrasmissione “continua” a

una “numerica”

sistema televisivo italiano. Si-tuazione duopolistica contro laquale l’Unione Europea avevagià dal 2006 avviato una proce-dura di infrazione contro l’Ita-lia1, accusata di non rispondereagli obblighi comunitari, non di-sponendo di un ambiente favo-revole alla concorrenza – equindi al pluralismo – nel set-tore delle telecomunicazioni. Sileggeva infatti nella lettera daBruxelles che oltre a introdurre“restrizioni ingiustificate allaprestazione di servizi di radio te-lediffusione”, la legislazione ita-liana attribuiva “vantaggiingiustificati agli operatori ana-logici esistenti”.

Agli inizi di settembre 2011,vennero presentate le domandeper partecipare al “concorso dibellezza”. Sei le frequenze inmultiplex – ossia in grado di tra-smettere più canali con un unicocollegamento – da assegnare.Dieci, le società a contendersele:le principali erano quelle ricon-ducibili a Rai, Mediaset, La7 eSky, ma figuravano anche Ca-nale Italia, La3 e altre societàminori o più giovani. Il punteg-gio sarebbe stato calcolato oltreche sulla base del piano tecnicoe di quello commerciale, anchesulla base della struttura dell’im-presa.

Solo che, scrisse bene il FattoQuotidiano2, “il problema è cheBerlusconi voleva tutto”: il

bando emanato dall’allora mini-stro per lo Sviluppo Economico,Paolo Romani, puntava non soloa far vincere facile la tv di Colo-gno Monzese, ma pure a sbara-gliare i concorrenti, decidendodi favorire quelli meno perico-losi. Così, la storia prese la stessapiega di quella, famosa tra i saggidi paese, dall’uccello ingordo alquale si strozzò il gozzo: si in-grossarono le polemiche attornoal beauty contest, con le opposi-zioni che denunciarono l’occa-

sione mancata per il governo difar cassa spillando soldi da bor-selli belli zeppi di banconote – oalmeno di certo più pieni diquelli dei contribuenti – e, dal-l’altra parte, con Sky che, indi-spettita dalle regoledisincentivanti e pro Raiset del

A settembre 2011 sono state presentate le domande per ilbeauty contest: 6 multiplex di frequenze per 10 società: Rai,Mediaset (in foto, Confalonieri), La7 e Sky le più importanti

concorso, decise di non pren-dervi più parte. Ma, per continuare a parlare

per proverbi suggeriti dallostesso articolo del Fatto, Berlu-sconi imparò anche che hannoragione i còrsi, quando ammoni-scono: “a chi l’attempa a perdi”.E anziché mettere subito in ven-dita le frequenze, prima che cipensasse qualcuno che avessemeno a cuore i conti di Mediaset– e pur di regalarle a chi volevalui – il Cavaliere finì col perderecapra e cavoli, insieme alla pol-trona da Primo ministro: obbli-gato a deporre le armi, lasciò ilposto al Professore nella datastorica del 12 novembre e disseaddio alla possibilità di sceglieree legiferare, tra le altre cose, sulsistema televisivo italiano. Si arriva così al 10 aprile

scorso, quando la commissioneFinanze della Camera approval’emendamento che decide diabbandonare l’idea dell’assegna-

zione gratuita – sebbene “permerito”, sostituendola con la piùrazionale vendita delle fre-quenze agli offerenti maggiori,come in una vera e propria astae come pure è stato fatto daglioperatori telefonici per spartirsile risorse. La decisione è arrivata

dopo le proteste di Idv e Lega,ma soprattutto dopo quanto de-ciso della conferenza mondialedi Ginevra, a cavallo tra il gen-naio e il febbraio scorsi: ossia,che le frequenze rese libere dalpassaggio al digitale dovrannoservire per lo sviluppo delle te-

Il 12 novembre Berlusconi lascia poltrona di Premier epossibilità di legiferare sulla gara per le frequenze: beautycontest azzerato qualche mese dopo con Corrado Passera

Cambio di rotta: il 10 aprile scorso lacommissione Finanze della Camera approval’emendamento che abbandona l’idea diassegnare gratuitamente le frequenze

lecomunicazioni in generale;quindi tv sì, ma anche bandalarga mobile.

Sono arrivate presto le rea-zioni stizzite di Mediaset, tra ri-corsi al Tar e minacce di tenersifuori dall’asta, il cui bando dovràessere redatto dall’Agcom entrola metà di agosto. Ciò che apparecerto è che solo gli operatori direte potranno partecipare allagara, permettendo così una se-parazione tra questi e i produt-tori di contenuti, che è,comunque ma in parte, già esi-stente nel panorama italiano edè fondamentale per aprire lastrada a nuovi gestori di infra-strutture tv nel nostro Paese: chiotterrà la frequenza sarà infattiobbligato a offrire la capacitàtrasmissiva anche a chi ne vorràusufruire per i contenuti da luistesso prodotti.

Ma l’aspetto più interessanteriguarda le frequenze a700MHz, considerate le mi-gliori. Infatti, seppur le fre-quenze in palio resteranno lestesse che si era deciso di asse-gnare con il beauty contest, que-ste non saranno consideratetutte allo stesso pari: le più pre-giate – appunto, quelle a 700MHz – scadranno nel presumi-bile tempo di tre anni. Il motivoè proprio nella richiesta mossada Ginevra e Commissione Eu-ropea lo scorso inverno: per ri-spondere all’impegno preso

circa lo sviluppo dell’agenda di-gitale per la riduzione del digitaldivide, nel 2015 queste fre-quenze dovranno essere messe adisposizione dei servizi Internetmobili. Insomma, oggi il rischiodi un impegno gravoso con unrendimento non così proficuoesiste, e l’amarezza aumenta neipalati di chi aveva già in bocca ilsapore di guadagni a investi-mento zero. Ma i tempi non

sono buoni per frutti così facili amaturare e la magra azzera i pri-vilegi. Nelle casse dell’Italia sisazierà un po’ la fame di pecu-nia; nelle case degli italiani,forse, quella di pluralismo.

Le frequenze a 700MHz sono le più pregiateperché utili anche per la banda larga: nel

2015 dovranno essere messe a disposizioneper i servizi Internet

Così (non) fan tuttiLa vendita di frequenze in Europa: oltregli slogan e l’anomalia del nostro Paese

«In tutta Europa le frequenze nel passaggioal digitale terrestre sono state assegnate

su base gratuita e tramite beauty contest» è ilmantra che ha accomunato il partito delCavaliere e DGTVi, associazione costituita daRai, Mediaset, Telecom Italia Media, DFree eFrt per lo sviluppo della tv digitale terrestre epresieduta da Andrea Ambrogietti, direttoredelle relazioni istituzionali del Biscione. Attorinon esattamente disinteressati, per ragioni inqualche misura convergenti. Ma quanto c’è divero in queste affermazioni?IL “MACIGNO” DELL’INTEGRAZIONE VERTICALE

L’anomalia sostanziale del nostro spettro difrequenze è l’assenza di separazione verticale:in Italia operatore di rete - cioè chi gestisce leinfrastrutture, ma nel nostro caso è correttodire chi le detiene - ed editore – vale a dire ilfornitore di contenuti – sono la stessa figura,mentre diversi paesi europei come Francia,Spagna, Svezia e Regno Unito possono vantareun operatore di rete indipendente ciascuno alquale vengono affidati i multiplex (le nuovemega-frequenze digitali che consentono latrasmissione di sei canali cadauna); questiultimi provvedono poi ad assegnare ai fornitoridi contenuto il diritto d’uso di un canale delmultiplex. In soldoni, mentre il nostro beautycontest intendeva “regalare” agli operatori-editori il possesso delle frequenze, quelliapplicati in alcuni stati Ue assegnano soltantol’usufrutto temporaneo, vale a dire la capacitàdi trasmissione sulle frequenze (è opportuno

di Pasquale Raffaele

ripeterlo, gestite da un operatore di reteindipendente, figura inesistente in Italia):scaduta la concessione, lo Stato se le riprende.Invece, l’anomalia dello Stivale affonda leproprie radici molto indietro nel tempo, acavallo fra gli anni Settanta e Ottanta, conl’ingresso abusivo nell’etere e su scala nazionaledi Canale 5, che fece da battistrada a tutte lealtre emittenti private, “irruzione” regolarizzataex post nel 1990 dalla legge Mammì, de factouna sanatoria che si limitava a “fotografare” lostatus quo senza sanzioni di alcuna sorta.Anomalia protrattasi sino ad oggi, di pari passocon un vistoso conflitto di interessi, econfermata dalla procedura di infrazioneavviata nel 2006 dall’Ue a causa delladistorsione di un mercato televisivo pressochédominato dal duopolio “RaiSet”; concettoribadito in un’intervista rilasciata al “Corrieredella Sera” lo scorso dicembre da FrancescoSiliato, docente di Sociologia dellacomunicazione al Politecnico di Milano:«[Giusto annullare il beauty contest] Perché innessun altro Paese ci sono broadcaster che giàcon l’analogico avevano tre reti. La nostraanomalia impone un approccio diverso se nonsi vuole incorrere in nuove sanzioni Ue (ilriferimento è alle sanzioni comminate a seguitodell’approvazione della legge Gasparri nel 2004ndr)».

PLURALISMO E TRASPARENZA, CAPISALDI EUROPEIIn Svezia la parola d’ordine è concorrenza:l’assegnazione avviene canale per canale,promuovendo l’ingresso di compagnie nuove,ma comunque senza escludere a prescindere gliincumbent (le aziende dominanti o ex-monopoliste del settore ndr); soprattutto,vengono privilegiati programmi locali e varietàd’offerta dei contenuti.

«Le frequenze europeesono state assegnate subase gratuita e tramite

beauty contest»

«In tutta Europa lefrequenze nel passaggio al

digitale terrestre sono stateassegnate su base gratuita e

tramite beauty contest».Negli altri Paesi però gli

operatori di rete noncoincidono mai con gli

editori

Nel Regno Unito, come si è già accennato, lefrequenze sono gestite da un operatoreindipendente, l’Arqiva, mentre l’Ofcom fungeda garante delle comunicazioni (in sostanzaomologo della nostra Agcom). Attualmente, glieditori-fornitori sono esonerati dal pagamentodel “noleggio”, sia per incentivare la transizionedigitale che come contributo per la fornituradel servizio pubblico; tuttavia, in virtù di unprovvedimento della stessa Ofcom datato 2007,in futuro è prevista una cospicua tariffazioneper l’uso dello spettro: dal 2014 gli editoridovranno pagare un canone – gli Aip,administered incentive price - per usufruire delloro spazio sulle frequenze.Ad ogni modo, il modello più interessantesembra provenire d’oltralpe. La Francia non faeccezione sulla separazione verticale: a gestirela rete è Tdf, operatore indipendente dotato diimpianti anche in Germania, Austria,Finlandia, Ungheria, Estonia, Polonia e Spagna.Ovviamente, nessun editore possiede frequenzee ognuno riceve da Tdf - gratuitamente matemporaneamente - uno dei sei canali previstiper multiplex, oltretutto a patto di rispettarediversi obblighi come il finanziamento e ladiffusione di prodotti audiovisivi francesi edeuropei: servizio pubblico a tutti gli effetti. Inbuona sostanza, i fornitori di contenutocostituiscono l’anello debole della catena,essendo costretti a costituirsi in consorzi perfarsi trasmettere dall’operatore – meccanismoutopico al di qua delle Alpi. Molto valido ancheil “sistema immunitario” transalpino, riguardoal quale è sufficiente citare un esempio recente:lo scorso ottobre l’ex presidente Sarkozy,tramite il garante delle comunicazioni (Csa,Conseil supérieur de l’audiovisuel) avevatentato un regalo all’italiana, riservando

Inghilterra e Francia lepiù virtuose: dal 2014anche Ofcom tarifferài noleggi di frequenze

La francese Tdf è unoperatore indipendente dal

quale ogni editore riceveuno dei 6 canali previsti per

multiplpex

gratuitamente il multiplex R8 agli storiciincumbent francesi, Canal+, TF1 e M6, salvopoi desistere a seguito dell’ipotesi di unaprocedura di infrazione paventata dall’Ue. Pernon parlare della trasparenza adottata lo scorsomarzo per l’assegnazione di 6 nuovi canali che,se paragonata al nostro panorama, farebbesobbalzare dalla sedia: dal 5 al 14 del mese, ilCsa ha concesso ai 30 candidati audizionipubbliche da 45 minuti ciascuna, tuttorainteramente visionabili sul sito del garante; ipretendenti hanno presentato i loro palinsestiall’insegna di differenziazione dai programmigeneralisti, innovazione, interesse deitelespettatori e solidità economica. Paradigmavirtuoso inconciliabile con le nebulositàcomunicative, le interpretazionideliberatamente errate o le dichiarazionimendaci degli esponenti del nostro “sistema”(televisivo e non): se si intende adottare unodei modelli europei, sarebbe opportuno ecorretto esportarlo nella sua interezza, senzaestrapolarne esclusivamente gli aspetti piùredditizi.

Nel 2011, tramite laCsa, Sarkozy provò aregalare a Canal+ TF1e M6 il multiplex R8

Aste: se la politica sa fare mercatoIl beauty contest può non essere un

regalo, e la vendita al rialzo saconciliare profitti e qualità:

nell’ultimo ventennio l’Italia ha giàvenduto, e bene, le sue licenze

UMTS e WiMAX. I modi per noncadere in errore ci sono, ma, dovenon arriva il mercato, servono le

istituzioni

John Maynard Keynes nella sua opera piùimportante ha concepito per primo il meccanismo

del beauty contest

di Nicola Chiappinelli

«Le idee degli econo-misti e dei filosofipolitici, tanto quelle giustequanto quelle sbagliate,sono più potenti di quantocomunemente si creda. Inrealtà il mondo è governatoda poco altro. Gli uominipratici, che si ritengonocompletamente liberi daogni influenza intellettuale,sono generalmente schiavidi qualche economista de-funto».Così scriveva nel 1936 il

famoso economista britan-nico John Maynard Keynesin Teoria generale dell’oc-cupazione, dell’interesse edella moneta, la sua operapiù importante, nonchéquella che ha concepito perla prima volta il meccani-smo comunemente notocome “beauty contest”quale strumento di inter-vento nell’economia. Lostesso beauty contest di cuisi parla ormai a ruota libera,in Italia, ogni qual voltaviene fuori il tema dell’asse-gnazione delle frequenze tv,con annessa polemica poli-tica, ora un po’ mitigatadalla decisione del “governodei tecnici” di concedere le

frequenze al miglior offe-rente su asta pubblica.

Quindi niente beautycontest, o “concorso di bel-lezza” per dirlo con la tra-duzione italiana. Una siglache nasce proprio dalla fi-gura utilizzata dall’econo-mista per spiegare lafluttuazione dei prezzi inBorsa e l’incidenza in essa diagenti razionali che ne de-terminano l’andamento. Insintesi Keynes studia l’e-sempio di un concorso ai cuipartecipanti è chiesto discegliere le ragazze secondoloro più belle tra un insiemedi fotografie pubblicate daun giornale: chi avessescelto la ragazza poi effetti-vamente selezionata dal to-tale dei partecipanti,avrebbe vinto un premio. Ilragionamento di base diogni partecipante astuto,dice nella sua opera lo stu-dioso inglese, può essere al-lora quello di pensareall'idea di bellezza dellamaggioranza della popola-zione, e fare quindi unascelta basata sul modo in cuisi crede di conoscere la per-cezione comune: «Impie-

ghiamo la nostra intelli-genza per anticipare quellache è l'opinione media, ri-spetto a quale dovrebbe es-sere l'opinione media».

Il merito di Keynes è statol’applicare questa intuizioneal mercato: come nellascelta delle ragazze piùbelle, il valore fondamen-tale delle azioni quotate nondipende soltanto dal valorein sé, ma piuttosto dall’in-sieme delle percezioni chesi elaborano in relazione alvalore delle azioni quotate.

Prendendo solo origina-riamente spunto dal lavorokeynesiano, ciò che noi oggidefiniamo beauty contest èpiù propriamente la distri-buzione di risorse a queisoggetti del mercato che si

pensa possano farne un usomigliore e più produttivo,selezionati preliminar-mente da una commissionegiudicante in base a deter-minati parametri di compe-tenza e soliditàpatrimoniale.

Generalmente usato perscegliere, tra più imprese

interessate ad acquisire lagestione di un’attività pro-duttiva o di un serviziocomplesso, quella che peresperienza, risorse finanzia-rie e professionali posse-dute, e piano industrialepresentato, riveli più ade-guate capacità per gestireproficuamente il serviziomesso sul mercato, tale si-stema anticipa solitamentealtre più tradizionali proce-dure competitive come l’a-sta, dove ci si limita avendere il bene al migliorofferente.

Però, nel caso delle fre-quenze italiane, questa re-golamentazione è stataapplicata in un modo un po’particolare. Si dia ad esem-pio uno sguardo all’assegna-zione delle licenze UMTS,ovvero di quel sistema di ra-diotelefonia mobile che in-tegra la trasmissione di dati

Il beauty contest è la distribuzione delle risorse a quei soggettidel mercato che si pensa possano farne un uso migliore e piùproduttivo, prima selezionati da una commissione apposita

del circuito telefonico conla connessione di rete.Nel 1997 la Commissione

Europea e gli Stati membrinel quadro del Wto conclu-sero un accordo denomi-nato Gats (GeneralAgreement on Trade in Ser-vices) con cui si impegna-vano a garantire un accessoillimitato al mercato ed untrattamento nazionale allecomunicazioni mobili. Ladirettiva dell’Unione euro-pea relativa alla disciplinain materia di licenze nonprendeva posizione sullemodalità di assegnazione,ma si limitava a sancire chele procedure nazionali uti-lizzate al fine del rilasciodelle licenze individuali do-vevano essere aperte e tra-

sparenti. Inghilterra, Germania e

Olanda optarono per il si-stema dell’asta. Spagna eFinlandia scelsero invece lalicitazione privata, ovveroquel tipo di gara a cui sonoinvitati a partecipare sola-mente i soggetti ritenutiidonei in base ad una valu-

tazione preliminare, e noninvece tutti quelli che ri-spettano i requisiti fissati dalbando (in alcuni casi puòsuccedere che si pubblichiun bando con i cosiddetti“requisiti di qualificazione”,che permette ai soggetti dirichiedere l’invito alla lici-tazione). In questo contestol’Italia mostrò per l’enne-sima volta tutta la sua origi-nalità, praticando una terzavia che prevedeva prima unbeauty contest con la sele-zione in base all’affidabilitàdell’operatore e al piano in-dustriale, e poi un’asta «cal-mierata» sul prezzo finale,in cui si partiva però da unabase di almeno 4.000 mi-liardi di lire. La graduatoria,che tenne conto sia delledoti mostrate nella primafase che dell’offerta econo-mica, alla fine su otto con-correnti ne premiò cinque

Nel ‘97 la Commissione europea e gli stati membri si deciseroper garantire l’accesso illimitato al mercato telefonico. La gara inItalia avviene nel 2000 sotto il governo Amato

(Omnitel, Ipse, Wind, An-dala, Tim), ad ognuno deiquali andò esclusivamenteuna licenza della durata di15 anni, a partire dal 1 gen-naio 2002.In una relazione presen-

tata nel luglio 2000 dalla se-natrice Carla MazzucaPoggiolini si diceva a ri-guardo: «In una “licitazionegareggiata” potrebbe esserciinfatti qualche vittima illu-stre e qualche nuovo en-trante sorprendente (comein Gran Bretagna, ove la li-cenza più “ricca” è stata

vinta da una società cana-dese, prima del tutto ignotain Europa). [..] il Governoha scelto un percorso inter-medio: ottenere un ricavo“accettabile” (“almeno” 25mila miliardi di lire) senzadrenare altre risorse dei par-tecipanti, in modo da evi-tare di indebolirne lecapacità di sviluppo. Tutta-via per ottenere questo ri-sultato si assegnerà, nellavalutazione dell’offerta“economicamente più van-taggiosa”, un peso elevatoalla somma che l’offerente èdisposto a pagare. La sceltadi stabilire in 25 mila mi-liardi di lire l’obiettivo mi-nimo di gettito non èperaltro vincolante sui ri-sultati finali».

Insomma il beauty con-test non è gratuito, ma dicerto non mira ad incassare.Piuttosto si pone come solu-zione ragionevole per la

struttura estremamenteconcorrenziale del liberomercato.Altro esempio tutto ita-

liano è stato la gara per l’as-segnazione del WiMAX,tecnologia che consentel’accesso alla rete a bandalarga e in modalità senzafili. A fine 2007 il Ministerodelle Comunicazioni pub-blicò il bando di gara per

A sinistra Salvatore Cardinale, ministro delle Comunicazioni nel‘98. A destra Carla Mazzuca Poggiolini autrice di una relazionenel 2000 sull’assegnazione delle frequenze telefoniche

Il beauty contest sipone come soluzioneragionevole in unregime diconcorrenza

l'assegnazione delle fre-quenze. La gara nel febbraio2008 si concluse dopo giornidi "rialzi" nelle offerte: i nu-merosi operatori si aggiudi-carono praticamente tuttele varie licenze a disposi-zione, per una cifra com-plessiva pari a circa 135milioni di euro.Un’asta secca senza

beauty contest che, per evi-tare lo strapotere dei grossicompetitori nazionali (iquali avrebbero voluto le li-cenze solo su base nazio-nale), fu suddivisa in 7 gareindipendenti per altrettantemacroaree regionali indivi-duate su tutta la penisola.Queste a loro volta eranodivise in tre blocchi (A, B oC), all’interno delle qualiogni partecipante potevaacquisire o la licenza del-l’intero blocco (A o B) op-pure una o più licenze delblocco C; tutto ciò per age-volare l’ingresso dei nuovientranti. Inoltre in ogni tor-nata, all’interno di ognunadelle sette macroregioniidentificate, solo chi non erain testa in una delle licenzeda assegnare in quella ma-croarea poteva presentare

un’offerta per una licenza;tale criterio aveva la fun-zione di promuovere unamaggiore concorrenza edevitare forme di monopolio.

Come ha dimostrato ilWiMAX, l’asta più proficuad’Europa, anche con unagara al miglior offerente sipossono conciliare ricavi etutela degli operatori mi-nori. D’altro canto anche ilbeauty contest “dimezzato”delle licenze UMTS di ini-zio millennio ha portato isuoi frutti, conciliando ri-cavi, progettualità e parteci-pazione trasparente deidiversi concorrenti.Questo sta a significare

che beauty contest, astepubbliche e licitazioni pri-vate non sono delle formuleperfette da seguire in lineadi principio, ma semplice-mente indicazioni con cuiprovare ad attuare nel modopiù chiaro ed efficace possi-bile una regolamentazionedel mercato. Di un mercatoperò che non sia già di persé viziato e condannato daun oligopolio strutturale,come è invece il settoredelle frequenze tv italiane.

Dove servirebbe forse unariforma generale, innanzi-tutto. D’altronde non eraproprio Keynes a dire che ilmercato non si regola dasolo, ma necessita sempre diun intervento politico?.

Il WiMAX è stata l’asta più proficua d’Europa e ha dimostratoche, in un mercato non viziato in partenza, si possono conciliare

rivcavi e tutela degli operatori minori

Agcom: pluralismo e storture

L'Autorità per le garanzienelle comunicazioni

(Agcom) viene istituita con lalegge n. 249 del 1997 per presie-dere al processo di liberalizza-zione del settore della telefoniavocale previsto per il successivo1° gennaio 1998. In campo telefonico, l'Autho-

rity, si occupa di concorrenza fragli operatori e di recente si è fattapromotrice dello sviluppo dellarete di nuova generazione.All'Agcom inoltre sono stati

anche assegnati compiti di vigi-lanza sulla televisione. Deve farrispettare le norme in materia diprogrammi tv: pluralismo del-l'informazione, par condicio etutela dei minori; ma anche te-nere d'occhio il piano delle fre-quenze, ovvero evitare che leemittenti si oscurino a vicendaoccupando i segnali radio asse-gnati agli altri operatori. Altra at-tività non secondaria è laregolamentazione in materia dipubblicità e televendite. L'Agcom è suddivisa in due

commissioni: quella per le infra-strutture e le reti e quella per iservizi e i prodotti. Ciascunacommissione ha potere delibe-rante e funge da organo colle-giale costituito da quattrocommissari e un presidente, conun mandato di sette anni.Quest’ultimo è nominato con de-creto del presidente della Repub-blica su proposta del capo delGoverno d'intesa con il ministrodelle Comunicazioni. La desi-gnazione è sottoposta al parerepreventivo delle commissioniparlamentari competenti (Tra-sporti e Telecomunicazioni diCamera e Senato) che si devonoesprimere con una maggioranzadei due terzi.Attualmente è tempo di rin-

novi: il 19 maggio scadrà il set-tennato, e come stabilito duranteuna conferenza dei capigruppodi Montecitorio, Il 23 dello stessomese, alla Camera, si voterà perl’elezione del nuovo consiglio.Non vi è però sicurezza che ilParlamento proceda alle nomine

Cambia l’elezione ma il timore è lostesso: la trasparenza dell’agenziache dovrà assegnare le frequenze

di Silvia Fiorito

entro la data di scadenza, poichénon è stato trovato l’accordo trai partiti sui nomi dei consiglieri.Si rischia difatti uno slittamentodi sessanta giorni.

Il dibattito è caldo: nel Dl co-siddetto “Salva Italia”, all’art. 23è prevista la riduzione dei com-missari da otto a quattro; dueverranno eletti dalla Camera deiDeputati e due dal Senato, men-tre ciascun parlamentare potràesprimere una sola preferenza,anziché due come in passato. Lamodifica è contenuta nell’emen-damento presentato alla com-missione parlamentare da LuigiZanda (Pd), il quale ha propostoun cambiamento adeguato deicriteri di votazione e nomineproprio onde evitare il monopo-lio del Popolo della Libertà sullacommissione servizi e prodottiche si dovrà occupare della que-stione tv. Tale emendamento èpassato al Senato, si attende ilgiudizio della Camera, che se fa-vorevole potrà in qualche modo

scongiurare nomine monoco-lore. Con questo nuovo criterionon sarà più possibile la sparti-zione delle nomine tra maggio-ranza e opposizionedell’Esecutivo. Ciò è fatto nontrascurabile; l’Agcom, autoritàamministrativa che dovrebbeoperare con imparzialità e indi-pendenza, rischia di divenire di-retta espressione del gruppo

parlamentare più forte. Il cambiodi guardia si intreccia inevitabil-mente con le questioni delicateche l’Authority dovrà affrontarenell’immediato futuro, tra cui illodo più importante: il regola-mento per l'assegnazione dellefrequenze tv a titolo onerosodopo la revoca del beauty con-test. Silvio Berlusconi, impera-

I commissari vengono ridotti da 8 a4 e i nuovi criteri di votazionepotrebbero favorire la maggioranzain parlamento

tore indiscusso della tv italiana,sostiene che il Primo Ministrovoglia mettere i bastoni fra leruote al colosso Mediaset; ma hachiaramente consapevolezza chele regole del bando per l’assegna-

zione delle frequenze all’asta,sarà scritto da un’Authority sullaquale il Pdl avrà con probabilitàil controllo, poiché rappresentala maggioranza a Palazzo Chigi.Il cruccio rimane quindi se siapossibile avere una regolamenta-zione trasparente e imparziale inmateria di frequenze; ma chisono i candidati alla presidenzaAgcom?

Benché la votazione sia immi-nente, fino a pochi giorni fa inomi dei candidati non si cono-

scevano con precisione. Si pote-vano apprendere di tanto intanto indiscrezioni, voci di cor-ridoio mai confermate. Su questoirrompe clamorosamente il ri-chiamo delle Nazioni Unite: unodei suoi relatori, Frank La Rue,ha mostrato grande preoccupa-zione, inviando una lettera alGoverno. Il funzionario chiedeall’esecutivo di lanciare una con-sultazione pubblica coinvol-gendo anche la società civile e dipubblicare i curricula dei candi-dati in un’ottica di trasparenza ea garanzia dell’imparzialitàdell’Authority. Di più, La Rue simette a disposizione del governoitaliano per offrire la sua coope-razione tecnica al processo di no-mine dell’Agcom in corso pergarantire che avvenga in modotrasparente e corretto.

Quello delle ultime settimaneè da considerarsi un toto-no-mine: tutti i nomi emersi fin oraper la presidenza non sembrano

Il nome più quotato è quello diStefano Quintarelli, tecnico di retidigitali sponsorizzato in tutto il webtramite social network

avere possibilità d’elezione.Uomo di punta sembrerebbe es-sere Stefano Quintarelli, ex im-prenditore ora al gruppo delSole24Ore; si tratta di un tecno-logo competente di reti e servizidigitali, che ha collaborato inmaniera trasversale con Lega, Pde Pdl. Fatto sensazionale è la suacampagna via Twitter. Questacandidatura è fortemente appog-giata da una coalizione che rac-chiude in sé numeroseassociazioni di cittadini: la OpenMedia Coalition, che ritiene ne-cessaria una presidenza di tipotecnico che assicuri trasparenza

e pluralismo. In ognicaso il passaggiochiave rimanequello presso la pre-sidenza del consigliodi Mario Monti, cheappena un giorno faha escluso le voci diuna possibile no-mina del sottosegre-tario Antonio

Catricalà, che aveva pensato dipoter lasciare il Governo per pre-sidiare il vertice dell’Agcom.«Catricalà non si tocca, servequi», ha ribadito il Primo Mini-stro. Per la presidenza del-l'Authority spunta il nome diAngelo Marcello Cardani, pro-fessore associato di Economiapolitica alla Bocconi e strettocollaboratore di Monti (è statomembro del Gabinetto del Com-

missario Ue Monti dal '95 al '99)mentre per la Rai si parla di Giu-lio Anselmi, Francesco Caio,Giancarlo Leone, Claudio Cap-pon.Lo spettro, però, rimane quello

di un’Authority non strutturatasulle basi del suo stesso codiceetico, aggiornato nel 2004, cheafferma: "i componenti e i dipen-denti operano con imparzialità,senza indulgere a trattamenti difavore; assumono le proprie de-cisioni nella massima trasparenzae respingono indebite pressioni econflitti di interesse. Non deter-minano, né concorrono a deter-minare, situazioni di privilegio enon ne fruiscono". Tuttavia dif-ficile crederci, se si guarda allastoria recente dei commissarieletti in passato. Si pensi, adesempio, a Giancarlo Innocenzi,intercettato al telefono con il Ca-valiere riguardo la chiusura delprogramma di Michele Santoro“Anno Zero”. Luci e ombre, insomma, sul-

l’Agcom, l’autorità che gover-nerà l’informazione in toto invista delle prossime elezioni, chesi occuperà di annose questioniirrisolte e oramai divenute im-procrastinabili, come quelladello sviluppo della banda larga,la gestione delle frequenze tv edel mercato politico delle comu-nicazioni.

Lo statuto eticodell’agenziagarante affermache i componentie i dipendentidebbano operarecon imparzialità

Telejato, prove di sopravvivenzaDopo l’annullamento del beauty contest per la tv di Pino Maniaci ci

sono due possibilità: fornire contenuti o diventare operatori di rete. Eintanto spunta il “bouquet”

Telejato,piccola“roccaforte“dell’informazione

libera, trasmette da Partinico, a due passi daPalermo, epicentro di uno dei territori a piùalta densità mafiosa. Direttore della “più piccolatelevisione del mondo, con il telegiornale piùlungo del mondo“ è Pino Maniaci, un ominocon un paio di baffoni e con una telecameraormai parte integrante del suo essere.

Come ogni televisione comunitaria ha deilimiti: tre minuti di pubblicità all’ora e l’obbligo di realizzare il 60% di autoproduzioneal giorno: «Significa, dice Maniaci, che unatelevisione comunitaria è quella che cavalca ilterritorio. Telejato è sempre sul posto: noiarriviamo prima della Polizia. Mettiamo inonda i consigli comunali. Siamo diventatiun’istituzione per i Comuni: le amministrazioniprima di firmare una delibera ci chiamano:“possiamo firmarla?”. Perché sanno che seeventualmente c’è un’illegalità gli facciamo ilculo quanto una casa. Finisce che quello chetrasmette Telejato diventa “materiale” per leagenzie nazionali».

Ma c’è di più, continua Pino: «Quando mimandano le lettere anonime, non quelle diminacce, ma quelle per denunciareanonimamente come si riformano le coschemafiose a Partinico, il maggiore dei Carabinierimi dice: “Ma scusi perché le mandano a lei enon a noi?”. Ed io gli rispondo: “Perché si vedeche non c’hanno fiducia, visto che qua c’èscritto che c’è coinvolto un carabiniere e unfinanziere”». Pino ride. «Se perdiamo laleggerezza siamo rovinati, è la nostra unicaforza». Un attimo dopo è già serio: «Siamo noiche facciamo l’informazione vera. Quella che stasul territorio, il giornalismo di strada. Noi perdieci anni abbiamo dato il culo e non ci siamo

e Salvo Vitale

Lettere e minacce, maPino ride: «Se

perdiamo la leggerezzasiamo rovinati»

3 minuti di spot all’ora,60% d’autoproduzione

«Una tv comunitariacavalca il territorio»

di Michela Mancini

fermati davanti nessuna intimidazione mafiosa,l’ultima lettera non minacciava me, ma la miafamiglia». In certi territori rimanere isolatisignifica rischiare la pelle. Semplicemente,senza giri di parole.

Pino ha un motto che ripete giornalmente aisuoi ragazzi: «Ho preso come punto diriferimento un signore che si chiama PippoFava, il suo modo di intendere il giornalismodalla schiena dritta: una buona informazioneincide, diventa determinante per un territorio.Può cambiare le cose».

Di tutto questo pare che lo stato possa fare ameno. Lì dove non è riuscita la mafia, è bastatauna leggina del governo Berlusconi per rendereimminente la chiusura di questa e di tante altrevoci libere .

Il 30 giugno, con il cosiddetto “switch off” letelevisioni comunitarie (circa 250 in tuttaItalia) verranno abolite. Lo ho deciso la legge diStabilità del 2011, ma non se n’è accortonessuno, neanche dall’opposizione. La lorolunghezza d’onda è stata venduta alle reti ditelefonia mobile. Il ministero dello SviluppoEconomico ha disposto il pagamento per tuttele lunghezze d’onda del digitale terrestre,eccetto che per le tre reti RAI, per La 7, perSky. Questo “dono” è stato chiamato “beautycontest”, ma è difficile capire in che cosaconsista il concorso di bellezza: non certo nellascadente qualità di quello che queste emittentitrasmettono. Di fatto, Berlusconi ha cercato difare l’ennesimo regalo alle sue emittentiestendendolo, per racimolare consenso, a quelleche attualmente trasmettono su tutto ilterritorio nazionale, bloccando anche lapossibile nascita di altre televisioni concorrenti.Scelta che priva lo stato di un introito valutato

Con lo switch-offdell’analogico le tvcomunitarie rischianodi essere cancellate

«Una buonainformazione incide.Diventa determinanteper un territorio»

circa due miliardi di euro. Dopol’annullamento del beauty contest, le emittentiMediaset Sky e La 7 dovranno gareggiare allapari di altre. Su questa faccenda si gioca la sopravvivenza

del governo Monti: Alfano diserta una riunionedi maggioranza, Berlusconi annulla un pranzocon Monti. Tutti segnali chiari. Se ilprovvedimento dovesse arrivare in Parlamento,i berluscones non molleranno: in fondo perchédare allo stato una somma di denaro chepotrebbe finire nelle loro tasche? Sulla Rai, laquestione è aperta: lasciarla in mano ai partitiche determinano la qualità dell’informazione, oprivatizzarla?Pertanto la sopravvivenza di Telejato e di

tutte le televisioni comunitarie verrà decisa inquesti giorni. Una prima proposta sarebbe quella di

consentire l’esistenza di alcune delle piccoleemittenti, autorizzate a trasmettere come“fornitori di contenuti”. Questa denominazionesolleva qualche perplessità: di quali contenuti siparla? Forse di quelli culturali, di quelligiornalistici, o dell’acqua che è il contenuto diun bicchiere pieno? Ad ogni modo è statainoltrata la domanda con relativadocumentazione, costata 250 euro. Intanto ilPd aveva promesso di fare un emendamentocon la proposta di assegnare alle televisionicomunitarie il 30% delle frequenze assegnatealle televisioni locali, ma la cosa sembra essersiarenata sulle secche della dimenticanza.L’altra possibilità è quella di diventare

“operatori di rete” sulla base di una concessionecomprata attraverso la partecipazione allegraduatorie regionali per l’assegnazione. Ognirete avrà a disposizione cinque bande su cui

L’altra possibilità èdiventare operatore di

rete e partecipareall’asta pubblica

Beauty contestazzerato: Telejato puòfornire contenuti, mala domanda è: «Quali?»

poter trasmettere, magari concedendonequalcuna a pagamento a qualche piccolatelevisione rimasta fuori dall’asta. Quali sono iparametri per entrare in queste graduatorie?Numero dei dipendenti, proprietà immobili,situazione patrimoniale. Il tutto genera unparadosso: una televisione comunitaria, che è alservizio di un’associazione culturale o religiosa,è “onlus”, quindi non può avere un fatturato,per legge può gestire solo collaborazionigratuite e volontarie. Ingegnosamente si è allorapensato di costituire un “bouquet”, ovvero unarete di emittenti che consenta di coprire vastezone del territorio regionale. Ci sono contatticon TRM e con TeleSciacca, per la costituzionedi questo consorzio, ma Pino Maniaci èpreoccupato: «Abbiamo partecipato ad unconsorzio di emittenti, ci siamo uniti ad altretelevisioni, così da raggiungere i parametririchiesti per l’assegnazione della frequenza. Mace la bocceranno. Il punto è che siamo un ibrido:televisioni commerciali e comunitarie. Nonandrà bene». Anche questa domanda è stata giàinoltrata, ed è costata 1.800 euro. «Ad oggi , dice Pino, per la legge così com’è

dovremmo essere fuori, abbiamo incrociato ledita in attesa della risposta del Ministero, chedovrebbe arrivare per metà maggio. Se nonpassiamo, violerò la legge, perché quella è unalegge anticostituzionale ed iniqua. Accederò lostesso al digitale, e il paradosso sarà che midovranno spegnere i microfoni quegli stessicarabinieri che mi danno protezione. Io vadoavanti perché devo tutelare quella che è la vitadella mia famiglia: finché avrò un microfononella mani e i riflettori accesi. SpegnereTelejato significa lasciarci in balia dellamafia».

Tra i parametri c’è lostato patrimoniale: una

tv comunitaria perònon ha un fatturato

Dopo lo scampatopericolo, le regole che

l’Agcom scriveràsaranno determinanti:altrimenti «accederò lo

stesso al digitale» eTelejato sarà chiusa

dagli stessi carabinieriche ora la proteggono

*Un tema a settimana,un aggiornamento ogni sera.

Settimanale quotidiano*