Bitcoin:una bolla o il futuro? - JEME Bocconi | Consulenza ... · osservano i professori Massimo...

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JEME Bocconi Studenti Bitcoin:una bolla o il futuro? Maggio 2017

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JEME Bocconi Studenti

Bitcoin:una bolla o il futuro?

Maggio 2017

La tecnologia Bitcoin

8 minutiil tempo medio di una transazione in bitcoin

0,03 $il costo medio di una transazione in bitcoin

1’205 $Servono attualmente per comprare un bitoin

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Cambio bitcoin-Dollari

Bitcoin è una moneta virtuale completamente

decentralizzata, infatti non si basa su un

organismo centrale né per regolare l’offerta di

moneta né per verificare l’autenticità delle

transazioni. La quantità di valuta in circolazione è

definita a priori, cresce come una serie

geometrica ogni quattro anni e tende

asintoticamente al limite di 21 milioni, mentre un

database distribuito in combinazione con potenti

algoritmi di crittografia garantisce che ogni

transazione avvenga in modo sicuro e anonimo,

per questo motivo è definita da molti come il

primo esempio di “criptovaluta”.

Il 3 marzo 2017 la BBC annunciava che il cambio

bitcoin dollaro aveva superato il valore di un’oncia

d’oro. La notizia ha creato sconcerto ed

incredulità nel mercato ed ha portato moltissimi

analisti a domandarsi quali fossero le ragioni per

cui il Bitcoin, che nel 2015 valeva appena 250

dollari, arrivasse a scambiare sulla piattaforma

BitStamp a 1.298 dollari, contro 1.233 dollari

necessari per acquistare un’oncia d’oro. Le cause

ipotizzate sono molteplici e includono la forte

crescita della domanda di Bitcoin in Cina, le

dichiarazioni di Trump in America e la

contrazione del valore dell’oro.

Nonostante il forte valore simbolico della notizia,

la linea di demarcazione che intercorre fra i

Bitcoin e i beni rifugio appare ancora molto netta.

Infatti, solo una settimana dopo, la decisione

della SEC di negare il via libera alla quotazione del

primo strumento finanziario legato alla

criptomoneta, proposto dai gemelli Winklevoss (i

due canottieri olimpionici e imprenditori digitali

famosi per aver accusato Marc Zuckerberg di aver

rubato loro l'idea di Facebook) ha fatto

nuovamente crollare il valore nominale del Bitcoin

di oltre il 20%.

Bitcoin supera l’oro

Il termine Bitcoin ha un doppio significato: si

riferisce sia alla tecnologia sottostante al servizio

(Bitcoin maiuscolo) sia alle singole monete

utilizzate per acquistare beni e servizi (bitcoin

minuscolo). Questi ultimi non sono altro che una

“criptovaluta” elettronica, ossia una tipologia di

moneta digitale che attraverso il sistema Bitcoin

consente agli utenti di effettuare pagamenti e

transazioni Peer to Peer di qualunque entità senza

la necessità di una validazione bancaria e quindi

di una vigilanza centrale (Banca centrale). Tale

moneta, se da un lato replica un servizio

tipicamente offerto dalle banche, consentendo il

trasferimento, pressoché immediato, di valuta fra

gli agenti ad un costo nell’ordine dei centesimi di

dollaro per transazione, dall’altro garantisce agli

stessi alcuni dei fondamentali vantaggi offerti dal

circolante, quali l’anonimato e la sicurezza.

Bitcoin nasce, infatti, con l’obiettivo di garantire

l’anonimato nonostante i cosiddetti “bizantinismi

della sicurezza informatica”, ovvero la necessità di

far transitare dei dati estremamente sensibili,

attraverso una rete che di per sé sicura non è,

senza la possibilità di una verifica da parte di un

intermediario che possa garantire la regolarità

delle transazioni.

Tali problematiche sono gestite tramite un

sistema P2P (peer to peer) open source –

pubblico e controllabile da chiunque – che utilizza

un database distribuito tra i nodi, ossia tra tutti i

computer degli utenti che mettono a

disposizione capacità di calcolo in cambio di una

minima remunerazione in bitcoin neo emessi dal

sistema. L’autenticità e la regolarità delle

transazioni viene garantita dalla crittografia

ripetibile per un numero indefinito di volte a

doppia chiave pubblica e privata: nessuno può

spendere bitcoin di cui non sia legittimamente

proprietario e nessuno può spendere gli stessi

bitcoin più di una volta, ed ogni transazione,

seppur registrata in un database pubblico e

distribuito (blockchain), non potrà essere

direttamente ricondotta al mandante, e

soprattutto non potrà essere ricondotta in alcun

modo ad altre transazioni effettuate o ricevute

dallo stesso utente. L’utilizzo di una rete Peer to

Peer permette alla tecnologia/economia Bitcoin

di funzionare senza passare per un ente centrale.

Questo vuol dire che non esiste un’azienda o una

banca che si occupa di controllare il traffico o il

valore delle monete digitali e, soprattutto, che

non ci sono intermediari fra gli utenti, per

garantire costi di transazione minori.

Cosa è davvero il Bitcoin?

A prima vista l’idea di una moneta indipendente

da una banca centrale potrebbe apparire come un

interessante esperimento socioeconomico e

tecnologico senza una reale applicazione pratica,

tuttavia non è così.

Attorno al bitcoin, inventato nel 2008 da Satoshi

Nakamoto, uno pseudonimo dietro al quale non

sappiamo ancora con precisione chi si nasconde,

sono nate tantissime applicazioni ed estensioni,

che hanno reso addirittura possibile convertire

tali monete digitali in altre valute o in buoni per

alcuni dei maggiori siti di e-commerce come

Amazon, consentendo alla criptovaluta di

raggiungere le dimensioni attuali: una

«capitalizzazione» di circa 4 miliardi di dollari,

100.000 transazioni giornaliere, un volume annuo

pari a 23 miliardi di dollari, 8 milioni di utenti,

circa 100.000 esercenti che accettano pagamenti

in bitcoin ed oltre 120 bancomat che li cambiano

con altre valute (Mauro 2015).

A seguito della sua crescita esponenziale, Bitcoin

non ha impiegato molto tempo ad attrarre

l’attenzione di investitori, curiosi e media.

L’altissima volatilità della valuta ha permesso a

chi ha riposto fiducia nel progetto sin dagli albori

di generare profitti incredibili. Tra questi vi è un

ragazzo norvegese che nel 2009 acquistò per soli

24 dollari 5.600 bitcoin, senza probabilmente

sapere che pochi anni dopo il suo valore sarebbe

salito alle stelle, ottenendo un guadagno di oltre

700 mila dollari. A questo punto viene da

chiedersi: tutto ciò è legale? Sì, o meglio sembra

non essere illegale in molti paesi. In un articolo

pubblicato dal Sole 24 Ore il 17 marzo 2017, Luca

Battanta tenta di far luce riguardo le leggi

attualmente in vigore a livello globale volte a

regolamentare il mercato della criptovaluta,

concludendo che ad esclusione degli Emirati -

dove la criptovaluta è illegale - e della Cina -

dove ne è stato vietato il prelievo - le altre

nazioni non hanno mai vietato la circolazione

della nuova moneta, anzi, in USA hanno

addirittura tentato di tassarla, garantendole così

il riconoscimento legale che era atteso da tempo.

Un network incontinuoaumento

Una volatilitàincredibile

Molti legislatori però si sono trovati ad affrontare

il difficile problema di ricondurre il bitcoin a

fattispecie note e normate, in particolare,

osservano i professori Massimo Amato e Luca

Fantacci nel libro “Per un pugno di bitcoin”, la

“criptovaluta”, non avendo corso legale e non

essendo sottoposta al controllo degli organi di

vigilanza, è difficilmente assimilabile a una

moneta convenzionale, inoltre l’alta volatilità dei

prezzi non lo rende un mezzo e una misura

affidabile per gli scambi. Una possibilità, seguita

ad esempio dalla Francia, è quella di definire il

bitcoin come un bene, seppur immateriale,

assimilandolo a quadri, opere d’arte e altri

manufatti di lusso che possono essere usati in

casi particolari come mezzo di pagamento.

Un’altra strada consiste nel considerare i bitcoin

come una forma d’investimento, e questa ipotesi,

adottata da paesi come la Germania e la Svezia,

coglie quello che sembra essere l’utilizzo

preponderante della “criptovaluta”. A differenza di

azioni e titoli finanziari, però, il bitcoin non è un

titolo di credito, non offre al titolare il diritto a

esigere una quantità di denaro o la proprietà di

una quota societaria, non avendo un valore

intrinseco il bitcoin è infatti estremamente

volatile, tanto da portare l’Autorità Bancaria

Europa a scoraggiare l’acquisto o la vendita di

valute virtuali da parte degli istituti finanziari.

L’andamento del bitcoin, sin dalla sua nascita, è

sempre rimasto instabile e variabile: il 17 agosto

2010 il primo bitcoin viene venduto per 7,96

centesimi di dollaro, rimanendo sotto la soglia

psicologica di un dollaro fino a febbraio 2011 e

oscillando intorno a quel valore per diversi mesi,

poi, fra aprile e giugno 2011, la moneta registra il

suo primo boom raggiungendo in poche

settimane il valore di 35 dollari . A seguire inizia

una vertiginosa corsa al rialzo, interrotta

periodicamente da improvvisi crolli che portano il

bitcoin ad un cambio di 600 dollari nel 2014 e

circa 300 nel 2015, sfiorando la volatilità dell’euro;

nel 2016-2017 il definitivo exploit porta il valore di

cambio del bitcoin-dollaro ad eguagliare quello

dell’oro.

Sono i bitcoin una monetaaffidabile?

La volatilità della moneta è fondamentalmente

insita nel meccanismo di funzionamento della

piattaforma stessa. Il cambio di una valuta

determinato dal prezzo di mercato deriva dal

rapporto fra la domanda e l’offerta, dunque,

essendo l’offerta di bitcoin predeterminata e

decrescente nel tempo (sul modello di una

funzione logaritmica che tende a stabilizzarsi ad

una quota asintotica di 21 milioni entro il 2030) ed

essendo la sua domanda totalmente libera, un

tasso di crescita della domanda superiore a quello

dell’offerta genera un innalzamento del valore del

Bitcoin.

Tuttavia, data la scarsa offerta e la bassa

capitalizzazione della moneta stessa, anche una

relativamente minima riduzione della domanda

può causare una drastica contrazione del cambio

dello stesso, come è avvenuto a seguito della

bocciatura della proposta dei gemelli Winklevoss

da parte della SEC. Tale enorme volatilità è

misurata solo in termini di tasso di cambio fra

moneta e dollaro, ma poiché non esiste né un

listino di prezzi fissati in bitcoin né alcun mezzo

simile all’IPC utilizzato dall’Istat con le monete

tradizionali per valutarne l’effettivo potere

d’acquisto,

questo genera un enorme rischio per qualunque

azienda decida di accettare pagamenti in bitcoin.

La risposta è semplice: il bitcoin è utilizzato più

come mezzo speculativo che come moneta.

Questo è forse uno dei fenomeni che ha

contribuito in misura maggiore a rendere evidente

il fatto che, anche se a livello di funzionamento

l’oro e il Bitcoin possono essere considerati simili,

a livello funzionale sono due realtà estremamente

differenti. Infatti il detentore di bitcoin, come il

possessore d’oro è un “creditore senza debitori”,

ovvero possessore di un bene che costituisce

un’attività per il detentore senza essere la

passività di nessuno, diversamente da quanto

avviene con le monete tradizionali. Infatti il valore

del bitcoin, come quello dell’oro, non dipende

dalle politiche fiscali attuate dalla banca centrale,

ma dalla loro scarsità di offerta che, a differenza

dell’oro in cui è in cui determinata naturalmente,

per i bitcoin è artificiosamente imposta dal

sistema.

Il valore dimercato delBitcoin non èinfluenzato dallepolitche fiscalimesse in attodalla BC

Da cosa dipende dunque lavolatilità?

Alcune caratteristiche della criptomoneta, tra cui

la volatilità, la scarsa capitalizzazione e la

difficoltà di conversione in moneta tradizionale,

scoraggiano gli investitori rendendo difficile per il

bitcoin affermarsi come bene rifugio alternativo

all’oro, per lo meno nel breve periodo. Tuttavia,

osservando come la volatilità tenda a ridursi con

il passare degli anni, non possiamo escludere che

dopo il 2030, una volta stabilizzatosi attorno alla

quota dei 21 milioni, la volatilità possa ridursi

drasticamente e la moneta possa diventare molto

più affidabile.

Le monete digitali possono avere diversi scopi.

Mentre il bitcoin è pensato per garantire assoluta

indipendenza e segretezza nelle transazioni, altre

monete, cosiddette “complementari”, ambiscono

a contrastare la grave crisi di liquidità che affligge

le imprese. La recente crisi ha reso evidente

l’incapacità dei mercati finanziari di erogare con

continuità nel tempo finanziamenti alle imprese,

le quali perciò incontrano numerose difficoltà

nello svolgere le loro attività. Tale problema

macroeconomico è definito Credit Crunch e si

verifica solitamente al termine di una forte fase

espansiva inasprendo la seguente fase recessiva.

Le monete complementari grazie alla loro

particolare struttura anticiclica si dimostrano

particolarmente efficaci nel contrastare un Credit

Crunch, hanno infatti come unica funzione quella

dell’unità di conto, cioè di strumento per fissare i

prezzi e registrare debiti, lasciando quella di

riserva di valore alle monete convenzionali,

sempre più soggette a cicli di inflazione e

deflazione e quindi sempre più sottoposte a

restrizione del credito.

Le monete complementari, solitamente, pur non

essendo convertibili, hanno un valore collegato ad

una moneta convenzionale, il loro funzionamento

infatti si basa essenzialmente sulla

compensazione di crediti e debiti all’ interno di un

sistema di scambi di beni e servizi tra imprese

locali, facenti parte del circuito, le quali nutrono

fiducia reciproca. L’ imprenditore, interessato a

entrare nel circuito, può richiedere un prestito

denominato in moneta complementare, i gestori

del circuito valutano la

Soluzione alle problematichemacroeconomiche

Fonte di finanziamento per le imprese?

proposta, e se il prodotto ha un potenziale di

vendita tra le altre aziende del circuito, il credito

viene erogato. L’ imprenditore inizia quindi a

vendere i suoi prodotti agli altri membri del

circuito fino a quando non ha ripagato il suo

debito, se poi produce un attivo, quest’ultimo

non è convertibile in moneta convenzionale e, in

questo modo, le imprese sono obbligate a

reinvestire le proprie attività all’interno del

circuito locale, generando nuove transazioni. In

alcuni casi può anche essere applicato un tasso

di interesse negativo sui depositi come ulteriore

stimolo all’economia. Questo meccanismo

incentiva lo scambio, alimentando quindi

l’economia locale senza dover iniettare

un’ulteriore liquidità che nel medio periodo

provocherebbe inflazione. Le stesse transazioni

permettono alle imprese di creare moneta senza

ricorrere alla mediazione degli istituti di credito

convenzionali. Quest’ultimo è un fattore critico

di successo, in quanto trasforma il credito da

bilaterale a multilaterale: la singola impresa non

è più creditrice nei confronti di un singolo

agente, ma nei confronti dell’intero circuito, il

quale crea e distrugge moneta locale al verificarsi

di ogni operazione sul mercato. L’aumentare

degli scambi tra le imprese appartenenti al

circuito permette inoltre di incrementare

l’occupazione locale, contrastando

la sempre più diffusa delocalizzazione produttiva.

Così facendo verrebbero preservate sul territorio

maggiori competenze e favorita ulteriormente

l’integrazione territoriale; il lavoro non sarebbe

più considerato come una risorsa da sfruttare in

modo da massimizzare il rendimento degli

investimenti, ma come un insieme di

competenze.

Un esempio particolarmente virtuoso di moneta

complementare è il Sardex, la risposta alla

stagnazione economica sarda da parte di un

gruppo di imprenditori locali. Il Sardex rispetta

tutte le caratteristiche distintive della moneta

complementare e i dati dimostrano come negli

ultimi anni abbia incentivato in modo

significativo il numero di scambi all’interno della

regione, ciò ha attirato l’attenzione di uno dei

maggiori venture capitalist italiani, Innogest che,

insieme a una banca storica come Sella e al

ministero dell’Economia, attraverso Invitalia, ha

deciso di investire nel progetto.

Il caso SARDEX

Il continuo successo del Sardex è dovuto ai

vantaggi apportarti congiuntamente a imprese, le

quali riescono ad ottenere credito senza

l’intermediazione dei sistemi bancari e quindi a

minor costo, e a cittadini privati, che

usufruiscono di un maggior numero di servizi e

che possono essere retribuiti in Sardex uniti ad

euro, in modo da stimolare la domanda locale di

beni e servizi. Anche il settore pubblico risulta

uno dei beneficiari principali nel circuito, in

quanto le operazioni all’interno del sistema

vengono regolarmente tassate senza la possibilità

di transazioni “in nero”. Grazie al ruolo

maggiormente significativo del terzo settore

diminuiscono i servizi di assistenza pubblica

forniti dallo stato e di conseguenza la spesa

pubblica.

Fonti“Per un pugno di Bitcoin”, Amato, Mauro 2015