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BERTINI DIPINGE P ASCOLI Poesia, luce e colore nella Valle del Serchio

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BERTINIDIPINGE PASCOLI

Poesia, luce e colore nella Valle del Serchio

Pagliai Polistampa

COMUNE DI BARGA

A cura diGIOVANNI FACCENDA

Testi diCristina AcidiniUmberto Sereni

Giovanni FaccendaUgo Fortini

Giovanna Maria CarliNicola Nuti

BERTINIDIPINGE PASCOLI

Poesia, luce e colore nella Valle del Serchio

FONDAZIONE G. PASCOLI

Mostra organizzata da

Comune di Barga

Fondazione Giovanni Pascoli

Provincia di Lucca

Fondazione Ricci

Con il contributo di

Banca di CreditoCooperativo di Signa

Fondazione Piaggio

Con il patrocinio di

REGIONE TOSCANAConsiglio Regionale

SOPRINTENDENZA SPECIALEPER IL POLO MUSEALE FIORENTINO

Comunità Montana Garfagnana

Comunità Montana Media Valle del Serchio

In collaborazione conAccademia della Crusca - FirenzeAccademia dei Georgofili - FirenzeBiblioteca Nazionale Centrale - FirenzeCentro per l’Arte Otello Cirri - PontederaCentro Culturale Luigi Russo - PietrasantaCircuito Museale Espositivo - Fiesole MuseiFondazione Giovanni Spadolini Nuova Antologia - FirenzeFondazione Giuseppe Lazzareschi - Porcari - LuccaMuseo Piaggio - Giovanni Alberto Agnelli - PontederaOpera di Santa Croce - Firenze

Comitato scientificoCristina AcidiniGiovanna Maria Carli Giovanni FaccendaUgo FortiniAndrea MarcucciMarinella MazzantiNicola NutiFrancesco SabbatiniUmberto Sereni

Comitato d’onoreStefano BaccelliPaolo BecattiniCarla G. BonanniMarco BoniniDino CarlesiCosimo CeccutiTommaso FanfaniRiccardo FerrucciIda FontanaEugenio GianiGian Carlo GiurlaniFabio IncatasciatoLeonardo LascialfariPaolo MarconciniGuelfo MarcucciDomizio MorettiRiccardo NenciniRenzo PaolettiFrancesco PifferiCristiana RicciGian Luigi RuggioFranco ScaramuzziDaniele SpinaAngelo Toschi

FondazioneCassa di Risparmiodi Lucca

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BERTINIDIPINGE PASCOLIPoesia, luce e colorenella Valle del Serchio

BargaMuseo Stanzedella Memoria

Castelvecchio PascoliForesteria Casa Pascoli

14 luglio - 2 settembre 2007

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Cura del catalogoGiovanni Faccenda

Cura della mostraGiovanni Faccenda

Organizzazione e coordinamentoAlessandro CiucciGraziella Guarnieri

Relazioni esterneCarla Guiducci BonanniMarinella Mazzanti

SegreteriaMaria Gabriella ContiFlavio GuidiPaolo Marroni

Ufficio stampa e promozionePaola ScuffiMichela Bertini

Progetto e allestimento mostraComune di BargaFondazione Giovanni Pascoli

Cura editorialeGiovanni FaccendaMichele BertiniGiovanna Maria CarliUgo Fortini

Testi diCristina AcidiniUmberto Sereni Giovanni FaccendaUgo FortiniGiovanna Maria CarliNicola Nuti

Schede critiche dei dipintiUgo Fortini

Antologia della criticaUgo Fortini

BiobibliografiaUgo Fortini

Traduzione testiLive Institute - Susan Mary Cadby

Coordinamento grafico e editorialeMichele Bertini

Coordinamento schede criticheEva Fortini

FotocolorsFoto Mariani, FirenzeFotografic, Lastra a Signa

Impaginazione,elaborazione immagini e stampaEdizioni Polistampa

RingraziamentiArciconfraternita di Misericordia di BargaConfraternita di Misericordia di Castelvecchio Pascoli

In copertinaAltana di Casapascoli, 2006Olio su tavola, cm 24x18

InformazioniComune di BargaTel. 0583 724770 - 0583 724791E-mail: [email protected]

Fondazione Giovanni PascoliTel. 0583 766503 - 0583 766147

Marcello BertiniCell. 3395817608E-mail: [email protected]

© 2007 EDIZIONI POLISTAMPA

Via Livorno, 8/32 - 50142 FirenzeTel. 055 737871 (15 linee)

[email protected] - www.polistampa.comSede legale: Via Santa Maria, 27/r - 50125 Firenze

ISBN 978-88-596-0242-2

Il poeta Giovanni Pascoli, Barga 1903

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arcello Bertini – artista molto lega-to all’Istituzione che rappresento:

ben due opere fanno parte della raccoltadi arte contemporanea del Consiglio Re-gionale della Toscana – è autore di dipintiche traggono oggetto, soggetto, ma soprat-tutto atmosfere palpitanti di sentimento,da luoghi carichi di storia.

In questa felice occasione Bertini met-te la sua esperienza artistica, ma soprat-tutto il suo cuore, al servizio delle sugge-stioni che il verso pascoliano, e Barga e Ca-stelvecchio, suscitano nel suo animo sca-tenandogli il sacro fuoco della creazione.

L’artista dimostra, in questo ciclo pit-torico dedicato a Giovanni Pascoli, di pre-

ferire il poeta che lascia nel passato le “gri-da sovversive” e le “itale glorie” per dedicarsialla cura dell’orticello di Castelvecchio.Una “medietas” oraziana quella che Berti-ni mostra di apprezzare in Pascoli, un’“au-rea mediocritas” indirizzata a beneficio diuna lirica rappresentazione del paesaggiodella Valle del Serchio: in punta di pen-nello, con tocchi di colore strappati allafantasia più prolifica.

A Bertini, allora, un grazie di cuore perle intense suggestioni che sa regalarci e peril suo amore per la natura, così condivisocon Giovanni Pascoli insieme a molti arti-sti dell’epoca del poeta, tra i quali piace ri-cordare Giovanni Segantini.

Marcello Bertinie le suggestioni pascoliane

M On. RICCARDO NENCINI

Presidente delConsiglio Regionaledella Toscana

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uando un pittore di grande levaturae raffinata sensibilità come Mar-

cello Bertini si accosta agli scenari che por-tano il segno di un sommo poeta come Gio-vanni Pascoli, si verifica un corto circuitolirico di notevole complessità. Se infatti l’a-menità paesistica dei luoghi, la storicizza-ta pienezza dei volumi architettonici, i rit-mi pacati della vita a contatto con la natu-ra sono – pur con i cambiamenti del tem-po – generati da quelli da cui il Pascoli tras-se così profonda e sorgiva ispirazione, perMarcello Bertini si tratta di far proprie ereinventare in termini pittorici atmosferee vedute già recanti l’impronta della crea-zione poetica, luoghi i cui nomi da cent’an-ni e più risuonano, carichi di potere evo-cativo, nei versi pascoliani.

Quei versi resero familiari a generazio-ni di studenti – anche se forse questo accadesempre meno – la toponomastica della Val-le del Serchio, con i suoi percorsi fluviali ela sua vegetazione impregnata d’umido, isuoi borghi petrosi ed arroccati, che le liri-che del Pascoli traevano dalla feriale realtàdi un vissuto individuale per proiettarli nel-la dimensione collettiva della poesia.

Bertini a questo incontro, l’incontro conl’ambiente modellato dallo sguardo del poe-

ta, si presenta con la forza vitale della suapittura e prima ancora del suo disegno. Èil disegno infatti che anzitutto capta e pro-pone la ritmica dei partiti geometrici sot-togiacenti nelle cose: gli spigoli delle costerupestri puntate verso il cielo, le linee spez-zate delle chiome di alberi maestosi, l’in-crocio spontaneo – e quanto elegante – del-le falde dei tetti accostate a testuggine, ilmosaico spoglio delle facciate ristrette l’u-na all’altra, come a voler proteggere dallacuriosità o dal pericolo la vita dei paesi edei loro abitanti. Nei quadri poi il colore siaddensa a costruire muraglie o si scioglienel riflesso in uno specchio d’acqua, si slan-cia negli scuri pennacchi dei cipressi e siaggroviglia nei rami degli ulivi, adombra at-mosfere silenti o fruscianti, in cui si può an-cora distinguere l’eco di ciò che fu caro alpoeta: il mormorio d’un rivo, il canto d’u-na ranocchia, l’ora di Barga…

Le suggestioni visive dei quadri di Ber-tini ci faranno tornare a letture che maga-ri avevamo accantonato, presi da interessidiversi, per scoprire che in quei versi del Pa-scoli in Toscana affondano le nostre radi-ci culturali, così vive da alimentare tutt’og-gi una fioritura come quella che Bertini ciregala.

CRISTINA ACIDINI

Soprintendente per ilPolo Museale Fiorentino

Bertini e gli scenari pascoliani

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o accolto con piacere la proposta discrivere un intervento per il catalo-

go della mostra di Marcello Bertini sul pae-saggio pascoliano, esposizione ospitata aCastelvecchio Pascoli. La mostra di que-sto pittore dallo stile inconfondibile è unviaggio affascinante nei luoghi di uno de-gli autori più conosciuti e studiati in Italia.

Un viaggio che dimostra il legame diBertini con la Toscana e come l’espressivitàartistica possa ancora oggi, in un’epoca incui troppo spesso assistiamo alla perditadella memoria e dell’identità, ispirarsi albello della nostra storia e dei nostri luoghi:natura, paesaggio, architettura, arte, luo-ghi semplici della vita quotidiana del tem-po passato possono essere riproposti e, tra-

mite la pittura, letti e scoperti, anche perla prima volta, soprattutto dalle giovani ge-nerazioni.

La produzione artistica di Bertini, chenegli ultimi anni ha assunto un rilievo in-ternazionale, è ricca di questo radicamen-to con la nostra regione.

Il filo comune che può legare varie ar-ti di epoche differenti, basti pensare all’o-pera di Pascoli e alla pittura di Bertini, è lospazio, il luogo in cui gli autori vivono vi-sioni, speranze, emozioni.

Mi auguro che l’esposizione possa es-sere visitata dagli studenti delle scuole: perloro può essere un’occasione unica per ap-passionarsi alle arti visive e alla letteraturapascoliana.

STEFANO BACCELLI

Presidentedella Provincia di Lucca

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Marcello Bertinie Giovanni Pascoli

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hen Giovanni Pascoli moved toCastelvecchio in October 1895,

neither the poet nor the inhabitants of theSerchio Valley could ever have imagined theresults, outcomes or consequences of that for-tuitous event.

Giovanni Pascoli produced almost hisentire poetical anthology at Castelvecchioand one collection adds the name of the townhe settled in to the perennial memory.

The Serchio Valley, Barga, and theGarfagnana all recognised the importanceof the presence of this illustrious personali-ty and it was reason for great pride.

However, those who succumbed most ofall to the fascination and influence of thepoems of Giovanni Pascoli were the painters,especially those of the next generation. FromAlberto Magri to Adolfo Balduini, GiovanBattista Santini, Umberto Vittoriani andBruno Cordati, from artist to artist the Pas-

coli-style sensitivity renews the sites, land-scapes and atmospheres of the “Valley of theBeautiful and the Good”.

And this irresistible current of fascina-tion also involves contemporary painters.

Following in the footsteps of Antonio Pos-senti who became famous in 2005 with theanimals from Giovanni Pascol’s poetry, thisyear it’s Marcello Bertini’s turn. We knowthe value of his works and are aware of withjust how much devotion and commitmenthe has approached Pascoli in order to rein-terpret the countryside of the Serchio Valleyin the light of his poetry.

The views of Barga at different times ofday, the River Serchio, Mount Pania cap-tured in their various seasonal images, thepapers and books, the “work” instruments ofGiovanni Pascoli, are all represented withdelicate curiosity, with the happy wonder ofmoving closer to the world of a great poet.

Altana,Castelvecchio Pascoli, Barga

2006, matita su carta, cm 15x22

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GUELFO MARCUCCI

President of the FondazioneGiovanni Pascoli

Bertini and the fascination of the“Valley of the Beautiful and the Good”

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uando nell’ottobre del 1895 Giovan-ni Pascoli si stabilì a Castelvecchio,

né il poeta né gli abitanti della Valle delSerchio potevano prevedere i risultati, gliesiti e le conseguenze che questo felice in-contro avrebbe prodotto.

A Castelvecchio Giovanni Pascoli scris-se la quasi totalità della sua produzione poe-tica e una raccolta porta a memoria perenneil nome del paese dove stabilì la sua dimora.

La Valle del Serchio, Barga, la Garfa-gnana riconobbero l’importanza della pre-senza dell’illustre personaggio, facendoneun motivo d’orgoglio.

Coloro che però subirono maggior-mente il fascino e l’influenza della poesiadi Giovanni Pascoli furono i pittori, so-prattutto quelli della generazione succes-siva. Da Alberto Magri a Adolfo Balduini,a Giovan Battista Santini, a Umberto Vit-toriani e Bruno Cordati, la sensibilità pa-

scoliana interpreta, rinnovandosi da arti-sta a artista, i luoghi, i paesaggi, le atmo-sfere della “Valle del Bello e del Buono”.

E questa irresistibile corrente di fasci-nazione coinvolge anche i pittori contem-poranei.

Dopo Antonio Possenti che nel 2005 sicimentò con gli animali della poesia di Gio-vanni Pascoli quest’anno è la volta del pit-tore Marcello Bertini. Conosciamo il valo-re delle sue opere e sappiamo con quanta de-dizione ed impegno si è avvicinato a Pasco-li per poter reinterpretare alla luce delle suepoesie il paesaggio della Valle del Serchio.

Gli scorci di Barga in diverse ore dellagiornata, il fiume Serchio, il monte Paniacolti nelle loro diverse immagini stagiona-li, le carte e i libri, gli strumenti di “lavoro”di Giovanni Pascoli, sono rivisitati con de-licata curiosità, con il felice stupore di ac-costarsi al mondo di un grande poeta.

L’Ulivo del Ciocco,Castelvecchio Pascoli, Barga2006, matita su carta, cm 15x22

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Bertini e il fascino della“Valle del Bello e del Buono”

GUELFO MARCUCCI

Presidente della FondazioneGiovanni Pascoli

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umerous people have borne witness tohow the Serchio Valley – a land of

rolling hills and ancient hamlets encircled bythe Apuan Alps and Apennines, furrowed bythe river that descends from the mountains tothe plain skirting the city of Lucca and pro-ceeding to the sea – has all the prerequisites forforming part of Eden. Contact with this coun-tryside, dominated by the thick vegetation andthe often so brilliant sky that vibrates with dif-ferent colours in every season, has revealed acapacity to offer succour to those suffering fromexistential crises that sap vital energy, damp-ening one’s ‘joie de vivre’and annihilating one’swill. Those who were “ill-at-heart” found sal-vation and regeneration from immersion inthis Valley, in their quest to be “reborn”.

The list of those “benefiting” is long andconstantly being added to. In 1895, at the be-ginning of his poetic career, Giovanni Pas-

coli moved to a hamlet with very few housessitting on a hill near Barga. With his arrivalthe perception, consideration and sense ofidentity of the Valley gradually changed asthe poet elevated it to an active topic of hiswork, making it the subject and spirit of hispoetry. The minds which were more open andsensitive to this region were immediatelyaware of the results of the “Pascoli-effect” ontheir land which still could have seemed likea sort of “last Thule”. Lacking in efficient con-nections, there was no railway in the SerchioValley and one lived isolated from the largecities. The poet revalorised and “revealed” thegreat spiritual wealth of this valley.

University professor and democratic tradeunionist of the township, Cesare Biondi wasconvinced of the intensity of the influence ofPascoli’s works: “I would like to go to Bargatomorrow to tell you how happy I am to knowthat you will never abandon our town, thathas so frequently been illustrated in your im-mortal verses. No matter where you are, youwould always be inspired to write your poet-ry, which is the most shining example of twen-tieth-century Italian literature. For geniuseslike you, every sky, every sunset, every hillknows how to awaken those admirable asso-ciations in the subconscious that burst outinto the genial form of art, and your antennaof observation discovers the beauty of poetrywhere our profane eyes only see the ordinary.However, it makes me happy, born as I wasin Barga, to know that our mountains, oursunsets, our forests, are all unconscious mo-ments of that artistic production that has giv-en me more pleasure and stirred more emo-tion in me than anything else before”.

Similar to the better known contempo-rary “cases” discovered in Versilia – like Puc-cini, d’Annunzio, Rilke – Pascoli’s is also achapter, and not a secondary one, of the search

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by UMBERTO SERENI

The effectiveness and vitalityof Pascoli’s “filter”

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Un’immagine giovaniledi Giovanni Pascoli

he la Valle del Serchio, una terra didolci colline e di antichi borghi, chiu-

sa fra le Apuane e gli Appennini, scavata dalfiume che dai monti scende verso la pianu-ra, sfiora la città di Lucca e si dirige al ma-re, abbia avuto tutti i requisiti per far partedell’Eden sono stati in molti a testimoniar-lo. Il contatto con il suo paesaggio, dominatodalla folta vegetazione che un cielo, assaispesso luminoso, ad ogni stagione fa brilla-re di colori diversi, si è rivelato benefico perchi era alle prese con i tormenti di quel ma-le dello spirito che fiacca le energie vitali,spenge l’entusiasmo di vivere, deprime levolontà. Questi “ammalati”, dall’immersio-ne nella Valle, si attendevano salvezza e ri-generazione. Cercavano la “rinascita”.

La lista dei “beneficiati” è lunga ed èsempre aperta a nuovi aggiornamenti. Alsuo inizio sta Giovanni Pascoli, che nell’ot-tobre del 1895 si stabilì in un borghetto dipoche case posto su un colle nei pressi diBarga. Con il suo arrivo mutavano la per-cezione, la considerazione ed il senso diidentità della Valle che il poeta elevava asoggetto attivo della sua opera. Diventavamateria e spirito della poesia. Le menti piùaperte e sensibili di questa regione ebberosubito chiari gli esiti dell’“effetto Pascoli”sulla loro terra, che allora poteva apparirecome una sorta di “ultima Thule”. Priva diefficaci collegamenti, la Valle del Serchionon conosceva ancora la ferrovia e viveva co-me isolata dalle grandi città. Con la sua ve-nuta, il poeta la rivalutava e “svelava” la suagrande ricchezza spirituale.

Del senso della portata dell’ operazionepascoliana era certo il professor CesareBiondi, docente universitario e sindaco diparte democratica della cittadina, che, al-l’indomani dell’acquisto da parte di Pasco-li della casa, scriveva a Pascoli: “Vorrei po-

ter venire a Barga domani per dirle quantosia contento nel sapere che oramai Lei nonabbandonerà mai più il nostro paese, chetanto spesso ha illustrato nei suoi versi im-mortali. A Lei non sarebbe mancata in nes-sun luogo l’ispirazione a quella poesia cheè la più fulgida gloria della letteratura ita-liana del XX secolo. Agli artisti come Leiogni cielo, ogni tramonto, ogni collina san-no risvegliare quelle mirabili associazionidel subcosciente, che prorompono della for-ma geniale dell’arte, e l’antenna dell’osser-vazione fa scoprire il bello de la poesia do-ve gli occhi di noi profani non vedono cheil fatto comune. Ma a me, barghigiano, fapiacere che le nostre montagne, i nostri tra-monti, le nostre selve siano i momenti in-consci di quella produzione artistica che miha dato emozioni e compiacimento quan-to nessuna altra mai”.

Giovanni Pascoli,professore universitario

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Efficacia e vitalitàdel “filtro” pascoliano

UMBERTO SERENIC

for the “enchanted land”. Pascoli’s arrival inthe Serchio Valley forms part of an epochalevent. At the end of the nineteenth centurythe whole of Europe was traversed by people– real artists, aspiring artists, men and womensick in body and mind – who wandered theseashores, lakes, mountains and country vil-lages. They were seeking purity, authenticity,innocence. In his own way Pascoli was one ofthese wayfarers in search of a “new life”. Thetimes, reasons, functions of his “inner jour-ney” all coincided. But we’ll let the poet speakfor himself, by reading one of the interviewshe gave to journalist Ugo Oietti in Septem-ber, 1894 when the latter went to visit him inLivorno where he was living at that time. “Ibelieve that our social conditions are for themain part very similar to those of the RomanEmpire: the height achieved by that worldpower has exactly the same shape as our mod-ern, triumphant bourgeois society: and amongothers where there is the greatest concentra-tion of the population in the large cities dueto commerce and production. In that era Vir-gil and Horace sought and sang the praises oflove to the countryside, the diffusion of thewealth; the aurea mediocritas, invited therich and the poor to desert, either temporari-ly or for ever, turbid city life for the peace andquiet of the fields, and they were the first tofollow their own advice. This is what I alsosing – and what I would do if I could – andsurely what I intend doing as soon as I can”.

These works acted as a programmed dec-laration. The refusal of the city, the placewhere the “gluten of evil” had settled, corre-sponded to a sort of project of salvation. Onlosing the land, man had also lost the sky, be-coming an orphan of God. Only poetry, that“gladdener of hearts”, had the power to dis-solve the evil in the world. It was the sourceand instrument of salvation as it joined theland with heaven, creating heaven on earth.Similar to Orpheus in an era oppressed bythe threat of an ice-age of feelings, the poethad the task of defeating the dark prospectsof death and destruction. He was summonedto keep the nightmare of a regression to cru-elty at bay. He had to restore childlike inno-cence and purity to mankind, in order to leadit back to the Garden of Eden. But in orderto carry out this task the poet had to reachEden, the site of the Good and the Beautifulwhich would have given him inspiration andsuccour for his song. It was with the con-sciousness of the vital necessity of satisfyingthis demand that Pascoli reached the SerchioValley. He foresaw that move as the beginningof his new life, he had planned it like a “re-birth”, to the point that in order to settle him-self in his house on the hill of Caproni he hadchosen the day filled with the greatest sym-bolic importance. That 15th of October waswell-known to him as the date of birth of Vir-gil, his master model and the one whose workshe intended continuing. His plan for a newepic “humble Italy” sprang from this desire toassume the inheritance of Virgil.

Pascoli did not hide his reasons for com-ing to the Serchio Valley. They were revealedto his new neighbours who had come to cel-ebrate his arrival, “A year ago I was lookingfor an isolated and solitary place where I couldcarry out my meagre works and dry my tearsin peace. I came to Barga. I saw how beauti-ful it was and this is where I stopped! Andnow your warm welcome, citizens of Barga,tells me that there is a lot of good in this place.Wherever there is beauty and goodness ofheart, the poet can desire nothing more. That’swhy I am going to stay here.” Reasons that thepoet repeated and declared again when hethanked the people of Barga for having madehim an honorary citizen: “You call me yourco-citizen for the pleasure that would appearto others unusual and to me appears natural,of settling alongside you in this countryside.Not for commercial reasons, or for any other

Giovanni Pascoli

BERTINI DIPINGE PASCOLI. POESIA, LUCE E COLORE NELLA VALLE DEL SERCHIO16

Al pari dei ben più noti “casi” della con-temporanea scoperta della Versilia – Puc-cini, d’Annunzio, Rilke – anche quello diPascoli è un capitolo, e non secondario,della ricerca della “terra incantata”. La suavenuta in Valle del Serchio appartiene aduna vicenda epocale. Tutta l’Europa di fi-ne Ottocento era battuta da gente – artistiveri, aspiranti tali, uomini e donne malatinel corpo e nello spirito – che vagava tramarine, laghi, monti e villaggi campagno-li. Cercava purezza, autenticità, innocen-za. A modo suo Pascoli fu uno di questiviandanti alla ricerca di “vita nuova”. Tem-pi, ragioni, funzioni del suo “viaggio inte-riore” coincidevano. Diamo la parola al poe-ta. Rileggiamo un brano dell’intervista chenel settembre del 1894 rilasciava al gior-nalista Ugo Oietti, che era andato ad in-contrarlo a Livorno, dove allora abitava: “Iopenso che le nostre condizioni sociali sie-no in gran parte simili a quelle dell’impe-ro romano. Il fastigio attinto da quella po-tenza mondiale ha forme egualissime aquelle della odierna società borghese trion-fante: e fra le altre massimamente l’ac-centramento delle popolazioni nelle gran-di città pel commercio e per le manifattu-re. Allora Virgilio ed Orazio chiedevano ecantavano l’amore alla campagna, la diffu-sione della ricchezza, l’aurea mediocritas,invitavano i ricchi e i poveri a disertare otemporaneamente o per sempre la torbidavita cittadina per la quiete dei campi, ed es-si per primi ne davano l’esempio. Questopure io canto, questo – se potessi – purefarei, e certo farò appena potrò”.

Quelle parole valevano come una di-chiarazione programmatica. Il rifiuto dellacittà, il luogo dove si era insediato il “gluti-ne del Male”, rispondeva ad un progetto sal-vifico. Perdendo la terra l’uomo aveva per-so il cielo. Era ormai orfano di Dio. Solo lapoesia, la “beatrice dei cuori”, aveva il po-tere di sciogliere il male del mondo. Era lafonte e lo strumento della salvezza, perchéricongiungeva la terra al cielo e trovava ilcielo sulla terra. Orfeo di un’epoca oppres-sa dalla minaccia della glaciazione dei sen-timenti, il poeta aveva la missione di scon-giurare la fosca prospettiva di distruzione edi morte. Era chiamato a fugare l’incubo diuna regressione alla ferinità. Doveva resti-tuire agli uomini l’innocenza e la purezzadella fanciullità. Per ricondurli all’Eden. Ma

per poter svolgere questa sua missione ilpoeta doveva ricongiungersi all’Eden, il luo-go del Bello e del Buono, che avrebbe for-nito ispirazione e alimento per il suo can-tare. Era con la con la coscienza della vita-le necessità di soddisfare questa esigenzache Pascoli giungeva nella Valle del Serchio.Aveva inteso quel trasferimento come l’ini-zio di una nuova vita, lo aveva programma-to come una “nuova nascita” al punto che,per insediarsi nella casa del colle dei Ca-proni aveva scelto il giorno più carico di po-tere simbolico. Quel 15 ottobre che gli eraben noto per aver visto i natali di Virgilio, ilmaestro-modello la cui opera intendevacontinuare. Il suo disegno di una nuova epi-ca dell’“umile Italia” nasceva da questa vo-lontà di assunzione dell’eredità virgiliana.

Le ragioni della sua venuta in Val di Ser-chio Pascoli non le tenne nascoste. Le ri-velò ai nuovi concittadini che lo festeggia-vano: “Cercavo un anno fa un luogo appar-tato e solitario dove fare certi miei poveri la-vori e ribevermi certe mie lagrime in pace.Venni a Barga. Vidi che ‘c’era bello’, e sostai!Ora la vostra accoglienza, o cittadini di Bar-ga, mi dice che in questi luoghi ‘c’è buono’.Dov’è la bellezza e la bontà il cuore dell’ar-tista non ha altro a desiderare. Io rimarròqui.” Ragioni che il poeta tornava a ribadi-re ed a precisare quando ringraziava i bar-ghigiani per averlo nominato cittadino ono-rario: “Voi mi dite vostro concittadino per ilgusto, che ad altri parrà singolare e che a me

Il poeta gioca conil cane Gulì nel giardinodella casa di Castelvecchio

DIPINGE PASCOLI. POESIA, LUCE E COLORE NELLA VALLE DEL SERCHIO BERTINI 17

ulterior motive, simply so that I can contem-plate the sun that sets behind Mount Forato,the moon that hangs like a lamp over the hillsof Barga, so that I can wander amidst theshade of the chestnut trees and talk to thehearts of the peasants”.

This state of re-found happiness is com-municated by the poet to Egisto Cecchi, step-son of his editor in Livorno: “I’m finally inthe port of peace. How fresh it all is! Whatmental agility! This is the sort of nature thatenchants! I’m filled with desire and good hu-mour”. The “port of peace” guaranteed theideal conditions so that the poet could re-sume his work again. Before immerging him-self in the Valley of the

buoni villaggi che vivete intornoal verde fiume, e di comune intesavi dite tutto ciò che fate il giorno

his creative vein had risked drying up. AtCastelvecchio, the village where he had cho-sen to live, he had found new vital lymph.At this stage the poet became aware that theconnection between heaven and earth hadnot been interrupted in the mountain valley:

Erano i montitutti celesti, tutto era imbevutodi cielo: erba di poggi, acqua di fonti,fronda di selve, e col suo blocco acutola liscia Pania, e con le sue foresteil monte Gragno molle di velluto

and he recognised it as the “harmonious land”where man

godea del poco e non sapea del tanto.

After these discoveries, the poet was final-ly able to pick up and terminate a work thatwas of great importance as he intended im-bibing it with the message of salvation. He hadbeen thinking about this cycle of poems sincehis time at Massa when he thought of callingit Reginella, however until arriving in the Ser-chio Valley the book had not progressed fromthe embryonic stage. Not much more than anebula that continually escaped from hishands. The creation took place in the valleyof the Good and the Beautiful. The Barga gen-esis of that work was stressed by the poet’s sis-ter: “Reginella (…) had to wait until Gio-vannino found himself in the country again,and more specifically, at Castelvecchio. It thinkit’s easy to understand this from the rural po-em that winds its way through two volumes ofthe Poemetti.” Reginella had only changedname in that work. Now it’s called Rosa, thegirl “with the white arms”, however the struc-ture and the planned finality of the Poemetticoincided with the draft that Pascoli had madeas far back as 1891: “Reginella - Una famigliatra il borghese e il contadino - Funzioni del-la figlia più grande detta Reginella - Sfogli -Bucati etc. - Una Nausicaa moderna -L’amore - Le altre persone di famiglia - Lamadre - Il bagno - La notte prima delle nozze- Con la sera conclude. Non dorme alcuno.È l’assiuolo. Fine precipuo - Rappresentareche nella mediocrità e nel lavoro è la famigliafelice: pittura dell’avvenire con colori del pre-sente” (“Reginella - a family halfway betweenbourgeoisie and peasants - the tasks of the eld-est daughter called cooking - washing etc. - amodern Nausicaa - love - the other familymembers - the mother - the bath- Night beforethe wedding - With evening it finishes. No onesleeps. It’s the assiuolo (bird species). Fine pre-cipuo- To represent it as a family happy in itsmediocrity and labour: a painting of the futurewith the colours of the present”).

For Pascoli the “story of Rosa” takes onthe identity and function of a parable of thenew gospel that the poet intends announc-ing to the people who live over the other sideof the crown of mountains protecting thevalley of the “good villages”. A gospel thatwould have helped them to reconnect heav-

Una scena diletizia nel giardino

della casa di Castelvecchio

BERTINI DIPINGE PASCOLI. POESIA, LUCE E COLORE NELLA VALLE DEL SERCHIO18

pare così naturale, di stabilirmi in campa-gna presso di voi. Né già per un commer-cio, né già per un calcolo qualunque; maper contemplare il sole che tramonta die-tro il monte Forato, la luna che pende co-me una lampada accesa sul colle di Barga,per aggirarmi all’ombra di castagni e parla-re con cuori di contadini.”

Questo stato di ritrovata letizia il poetalo comunicava ad Egisto Cecchi, il figliastrodel suo editore livornese: “Sono finalmen-te nel porto della pace. Che fresco! Cheagilità di pensiero! È una natura che in-canta! Sono pieno di voglia e di buon umo-re”. Il “porto della pace” assicurava al poe-ta la condizione ideale per riprendere la suaopera. Prima di immergersi nella Valle dei

buoni villaggi che vivete intornoal verde fiume, e di comune intesavi dite tutto ciò che fate il giorno

la sua vena creativa aveva rischiato di inari-dirsi. A Castelvecchio, questo il nome delvillaggio dove aveva scelto di vivere, avevatrovato nuova linfa. Adesso il poeta verifi-cava che in quella valle montanina non si erainterrotto il collegamento tra cielo e terra:

Erano i montitutti celesti, tutto era imbevutodi cielo: erba di poggi, acqua di fonti,fronda di selve, e col suo blocco acutola liscia Pania, e con le sue foresteil monte Gragno molle di velluto

e la riconosceva come la “terra di armonia”dove l’uomo

godea del poco e non sapea del tanto.

Dopo queste scoperte il poeta era fi-nalmente in grado di riprendere e condur-re a termine un’opera alla quale annettevauna grande importanza, perché intendevaaffidarle il messaggio salvifico. A quel ci-clo di poesie pensava sin dagli anni di Mas-sa, quando aveva pensato di intitolarlo Re-ginella, ma fino all’arrivo in Val di Serchioil libro non era ancora uscito dallo stadiodel progetto. Non molto di più di una ne-bulosa che gli sfuggiva continuamente dal-le mani. Nella valle del Bello e del Buonoavveniva la creazione. La genesi bargea diquell’opera è stata sottolineata dalla sorel-

la del poeta: “Reginella (…) dovette aspet-tare che Giovannino si trovasse di nuovo incampagna, e precisamente, a Castelvec-chio. Credo che sia facile riconoscerla nelpoema agreste che si snoda nei due volu-mi dei Poemetti.” In quell’opera Reginellaaveva solo cambiato nome. Adesso si chia-mava Rosa, la fanciulla “dalle bianche brac-cia”, ma l’impianto e la finalità program-matica dei Poemetti combaciavano con l’ab-bozzo che Pascoli aveva preparato fin dal1891: “Reginella - Una famiglia tra il bor-ghese e il contadino - Funzioni della figliapiù grande detta Reginella - Sfogli - Buca-ti etc. - Una Nausicaa moderna - L’amore- Le altre persone di famiglia - La madre -Il bagno - La notte prima delle nozze - Conla sera conclude. Non dorme alcuno. È l’as-siuolo. Fine precipuo - Rappresentare chenella mediocrità e nel lavoro è la famigliafelice: pittura dell’avvenire con colori delpresente”.

Per Pascoli la “storia di Rosa” assume-va l’identità e la funzione di una paraboladel nuovo vangelo che il poeta intendevaannunciare agli uomini che vivevano aldilàdella chiostra dei monti posti a protezionedella valle dei “buoni villaggi”. Un vangeloche li avrebbe aiutati a ricongiungere cie-lo e terra: “Voglio, cioè vorrei, trasfonderein voi, nel modo rapido che si conviene al-la poesia qualche sentimento e pensieromio non cattivo. Vorrei che voi osservastecon me che a vivere discretamente in que-sto mondo, non è necessario che un po’ di

Giovanni Pascolicon lo Zì Meol’uomo che “godea del pocoe non sapea del tanto”

DIPINGE PASCOLI. POESIA, LUCE E COLORE NELLA VALLE DEL SERCHIO BERTINI 19

en to earth: “I wish, that is, I would like toconvey to you, in the rapid way that poetryhas, several of my feelings and thoughtswhich are not bad. I would like you to ob-serve with me how in order to live discreet-ly in this world, all you need is a little dis-cretion… I would like you to understandwith me how mystery, in life, is great, andthat the best that one can do, is to remain asclose as possible to others, who are also afraidand overcome by the same mystery. And I’dlike to invite you to the country.”

In the Valley of the Good and the Beau-tiful Pascoli had found a cure for overcom-ing the Grand Malaise that afflicted him. Inthat rural scenery the nightmare dissolved ofnew and more terrifying barbarian acts, withmen turning into wolves due to the landslideeffect of ravenous egoism, the overbearingpresage of an incumbent apocalypse thatwould have reduced the world to a gelid stoneage, to an “enormous sepulchre, merely van-ished”. The Valley was sheltered from thisthreat. Here, Nature and History, the beautyof the places and the genuine kindness of thepeople, the result of the millenniums and thelabour of time, all contributed towards giv-ing the sensation of an “enchanted land”.Proof of his numinous conditions was also tobe found in the presence of the benign Pan,who for Pascoli had taken on the domesticsemblance of Dore, Rosa’s brother:

Poi, nella selva, coi capelli al vento,lungo il ruscello, il fanciulletto Dorecol flauto verde annunziò l’avventodei fiori brevi e dell’eterno amore.

E il bel fanciullo nella lieta ascesapassò, col fresco flauto tra le dita,presso macèe che furono una chiesa.

From the Serchio Valley Pascoli was ableto deny Pan’s terrible Plutarchian cry of deaththat the era heard re-echoing among the darkscenarios of destruction and death. That boywho announced the eternal spring of life wasthe most secure demonstration that thoseplaces belonged to the cycle of salvation. Fromthe Eden-Valley the poetry germinates that isthe only effective antidote against the ill of theworld: in that “menacing hour of the wolves”generating the Prometheism of the humblewho, thanks to the valley, discover that

dolce è l’ombra del comun destino,al focolare spento,

and they receive the viaticum for being ableto continue their journey.

“Full of poetry” was how the poet saw andrecognised the valley: “attainable Eden”,which he felt he could put his faith in whenhe admired it from the roof terrace of his houseon the hills: “A completely green valley gen-

Ritrovo del Platano,Ponte di Campia, Barga

2006, matita su carta, cm 15x22

BERTINI DIPINGE PASCOLI. POESIA, LUCE E COLORE NELLA VALLE DEL SERCHIO20

discrezione… vorrei che pensaste con meche il mistero, nella vita, è grande, e che ilmeglio che ci sia da fare, è quello di starestretti più che si possa agli altri, cui il me-desimo mistero affanna e spaura. E vorreiinvitarvi alla campagna.”

Nella valle del Bello e del Buono Pa-scoli aveva trovato la cura per vincere ilGran Male che lo straziava. In quel pae-saggio agreste si dissolveva l’incubo di unanuova e più tremenda barbarie, gli uominitornati lupi per effetto dello scatenarsi difamelici egoismi, svaniva il fosco presagiodi una incombente apocalisse che avrebberidotto il mondo ad una gelida pietraia, adun “sepolcreto enorme”. La Valle era al ri-paro da questa minaccia. Qui Natura e Sto-ria, la bellezza dei luoghi e la genuina gen-tilezza dei costumi degli uomini, l’esito deimillenni e le opere dei giorni, concorreva-no a dare la sensazione della “terra incan-tata”. Della sua condizione numinosa eraprova anche la presenza del benigno Panche per Pascoli aveva assunto i domesticipanni di Dore il fratello di Rosa:

Poi, nella selva, coi capelli al vento,lungo il ruscello, il fanciulletto Dorecol flauto verde annunziò l’avventodei fiori brevi e dell’eterno amore.

E il bel fanciullo nella lieta ascesapassò, col fresco flauto tra le dita,presso macèe che furono una chiesa.

Dalla Valle del Serchio Pascoli potevacosì smentire il terribile grido plutarcheodella morte di Pan che l’epoca sentiva rie-cheggiare tra foschi scenari di distruzionee di morte. Quel fanciullo che annunciaval’eterna primavera della vita era la più sicu-ra certificazione dell’appartenenza di queiluoghi al ciclo della salvezza. Dalla Valle-Eden germina la poesia che l’unico effica-ce antidoto al male del mondo: nella “tru-ce ora dei lupi” genera il prometeismo de-gli umili che per il suo tramite scoprono che

dolce è l’ombra del comun destino,al focolare spento,

e ne ricevono il viatico per poter continua-re il cammino.

“Piena di poesia” la sentiva e la ricono-sceva il poeta: l’“Eden possibile”, al quale

poteva immaginare di affidarsi quando ri-mirava la Valle dall’altana della sua casa sulcolle: “Una conca tutta verde che molle-mente di china da levante a ponente, fian-cheggiata da alture, più grandi a tramon-tana che a mezzogiorno, sì che il sole la ca-rezza e il freddo non la brucia. Di china dauna catena di monti boscosi, e va pian pia-no ad agguagliarsi a un fiume, che serpeg-gia appiedi di un’altra catena di monti brul-li e sfaccettati. Fuori che questi monti, chesono cerulei, e sembrano grandissimi dia-manti azzurri, tutto è verde, tutto è erbe efoglie, che a po’ di ventarello ondeggiano emareggiano”.

Qui gli uomini godevano il frutto delleloro fatiche: “una casetta pulita, un orti-cello, tre o quattro campetti da cui aver lapolenta tutti i giorni, una vacca o due, chegli forniscono il formaggio che è così buo-no con la polenta. Niente altro? A loro ba-sta.” Il lavoro rappresentava il condensatoattivo delle virtù della Valle. Stava qui il se-greto della sua condizione felice. Non unamaledizione e una sofferenza, una causa dialienazione, ma un atto della creazione del-l’uomo “antico e perciò sempre nuovo”, lie-to di vivere, “libero e sovrano” protetto dalsiepe che cingeva i suoi campi: “Dall’AlpiApuane agli ultimi contrafforti dell’Ap-pennino, in questa conca degradante daBarga al Serchio, non c’è un palmo di ter-ra che non sia, dove c’è assai terriccio, sol-cato dall’aratro o sconvolto dalla vanga, e,dove non ce n’è assai, almeno grattato e ra-spato dalla zappa. Persino nel greto, asciut-to nell’estate, del Serchio, e nelle spondedella Corsonna, c’è seminato e piantato.”

Nelle Valle-Eden gli uomini non cono-scevano la pena dolorosa della fatica, per-ché sapevano che la loro opera appartene-va ad un disegno divino:

Io le mie braccia, Dio ci mette il resto

La divinità dell’uomo, il suo essere de-gno e partecipe di un progetto di salvezza,traeva ragione proprio da questo valore at-tribuito al lavoro

Chi prega è santo, ma chi fa, più santo

Nella Valle dei “buoni villaggi” e della“pace operosa” Pascoli assisteva ad una “pa-cifica rivoluzione” con la congiunzione di

DIPINGE PASCOLI. POESIA, LUCE E COLORE NELLA VALLE DEL SERCHIO BERTINI 21

tly sloping from east to west, flanked by moun-tains, higher at sunset than at midday so thatthe sun caresses it and the cold can’t burn it.It slopes down from a chain of wooded hillsand slowly turns into a river that windsaround the feet of another chain of bare andjagged mountains. Apart from these moun-tains, which are cerulean and look like largeblue diamonds, everything is green, every-thing is grass and leaves, with a slight breezewave and move them like the sea”.

This is where men enjoy the fruits of theirtoil: “a clean house, a vegetable garden, threeor four fields for providing polenta on the tableevery day, a cow or two giving cheese that is sogood with the polenta. Nothing else? No, that’sall they need. “Work represented the activecondensate of the virtues of the Valley. This wasthe secret of its happy condition. Not as a curseor suffering, a cause for alienation, but rather,an act of man’s creation which is “antique andtherefore ever-new”, happy to be alive, “freeand sovereign” protected by the hedge that en-circled its fields: “From the Apuan Alps to thelast strongholds of the Apennines, in this basinsloping from Barga to the Serchio, there is nota palm of land where there is so much soil, thathas not been ploughed or upturned by the hoe,and where there is not much soil at all, asscraped and grated away with the hoe. Evenin the river bed of the Serchio, dry in summer,and on the banks of the Corsonna, everythingis sown and planted.”

The men in the Eden-Valley had noknowledge of the painful plight of fatigue asthey were aware that their labours formedpart of a divine plan:

Io le mie braccia, Dio ci mette il resto

The divinity of man, his dignified be-ing participating in a project of salvation,was validated precisely due to this valueattributed to work.

Chi prega è santo, ma chi fa, più santo

In the Valley of the “good villages” and the“industrious peace” Pascoli observed a “peace-ful revolution” thanks to the combination of“work and freedom”. A revolution, explainedthe poet that “emancipates work without abol-ishing freedom, and creates a magnificent andpeaceful people without any disturbance,conserving the same without violence”. The

protagonists were the men returning after im-migrating, and with their fortunes made inforeign lands they purchased fields and farms.The migratory phenomena, with its changingcircularity, had given life to a new econom-ic-social fabric, the fulcrum and substanceof which was represented by the small culti-vating community. The terrible presages thatso deeply obsessed the poet – the end of the“land, Saturn, mother of fodder and heroes”,“the small plot is absorbed by the field, thefield by the farm, the farm by the large estate”– had been absorbed by the effect of the com-forting sight of a “humble Italy” personifiedby the immigrants who

sbarcati dagli ignoti mariscorrean le terre ignote con un gridostraniero in bocca, a guadagnar danari per farsi un campo, per rifarsi un nido.

This was the “peaceful revolution” de-sired by Pascoli. By returning to the grassroots of the land, humanity would haveavoided precipitating into new barbarianatrocities. The poet was convinced that what-soever happened in the Eden-Valley was validas a role model. It was “salvation come true”:“Oh can there be any greater example thanthis? Not only for Italy, but for the world?Destined to re-flourish. When this ferociousgreed for wealth has made so much damage,will humanity come to its senses?”

Woods, rivers, streams, fields, men andwomen at work, family rites, chestnut trees,sky, birds, mountains, small villages, hamlets,the sound bells ringing all entered into thevast cycle of Pascoli’s poetry and was used forcertifying the existence of the “enchantedland”. The sense of this operation was clear-ly defined in the mind of Dr. GiuseppeBernardini, the pugnacious director of thenewspaper “La Garfagnana”, who gave spaceand importance to the “turning point” repre-sented by the arrival of the poet: “We wereunknown and badly treated, now at least weare no longer unknown. Giovanni Pascoli hasstamped his seal and chrism on the beauty ofthe valley traversed by the Serchio River”.

An operation that had an unveiling ef-fect as it allowed for coming into contact withthe extraordinary spiritual wealth of their Val-ley. They knew it as a “place of the soul”. Dueto the commitment and sensitivity of the Val-ley people who were searching for a meaning

BERTINI DIPINGE PASCOLI. POESIA, LUCE E COLORE NELLA VALLE DEL SERCHIO22

“lavoro e libertà”. Una rivoluzione, spiega-va il poeta che “emancipa il lavoro senzaabolire la libertà, e crea un grande tran-quillo popolo, lo crea senza scosse, lo con-serva senza violenza”. Ne erano protagoni-sti gli uomini che rientravano dall’emigra-zione, e con le fortune fatte nelle terre stra-niere acquistavano campi e poderi. Il fe-nomeno migratorio, con la sua circolaritàmodificatrice, aveva dato vita ad una nuo-va formazione economico-sociale dellaquale era perno e sostanza la piccola pro-prietà coltivatrice. I terribili presagi che piùossessionavano il poeta, la fine della “ter-ra saturnia madre di biade e di eroi”, “ilcampicello è assorbito dal campo, il cam-po dalla tenuta, la tenuta dal latifondo”,erano svaniti per effetto del confortantespettacolo dell’“umile Italia” impersonifi-cata dagli emigranti che

sbarcati dagli ignoti mariscorrean le terre ignote con un gridostraniero in bocca, a guadagnar danari per farsi un campo, per rifarsi un nido.

Era questa la “rivoluzione pacifica” au-spicata da Pascoli. Il radicamento alla ter-ra avrebbe evitato all’umanità di precipita-re nella nuova barbarie. Quanto avvenivanella Valle-Eden, il poeta ne era certo, va-

leva come modello. Era la “salvezza realiz-zata”: “O non è un grande esempio, questo?Non solo per l’Italia, ma per il mondo? De-stinato a ritornare in fiore. Quando questaferoce bramosia di ricchezza avrà fatto as-sai danni, e l’umanità farà senno?”.

Boschi, fiumi, torrenti, campi, uominie donne al lavoro, riti familiari, castagni,cielo, uccelli, monti, piccoli villaggi, borghi,suoni di campane entravano nel grande ci-clo della poesia di Pascoli e venivano uti-lizzati per certificare l’esistenza della “ter-ra incantata”. Il senso di questa operazio-ne lo ebbe ben chiaro il dottor GiuseppeBernardini, il pugnace direttore del perio-dico “La Garfagnana”, che sul suo giorna-le dava la dimensione ed il significato del-la “svolta” segnata dall’arrivo del poeta: “Noieravamo ignoti e maltrattati, ora per lo me-no non siamo più ignoti. Giovanni Pascoliha impresso il sigillo e il crisma della bel-lezza alla valle attraversata dal Serchio”.

Un’operazione che aveva l’effetto di undisvelamento perché consentiva di entra-re in contatto con la straordinaria ricchez-za spirituale della loro Valle. La riconosce-vano come “luogo dell’anima”. Per gli in-gegni e le sensibilità valligiani che eranoalla ricerca del senso delle cose ed eranoportati a cercarlo lontano dal loro ambien-te, perché vissuto come povero di stimoli

Stazione Pascoli,Castelvecchio Pascoli, Barga2006, matita su carta, cm 15x22

DIPINGE PASCOLI. POESIA, LUCE E COLORE NELLA VALLE DEL SERCHIO BERTINI 23

to things, they tended to search far from theirown environment, perceiving it as poor instimuli and overloaded with pernicious sloth-fulness, Pascoli acted as an anchoring pointwith the land They no longer had to look else-where. The poet was explicit in his instruc-tions: “So intense is the poetic sentiment ofthose who find poetry in what surrounds themand in what others tend to deride.”

Thanks to Pascoli they realized that itwas one of those discoveries that was to af-fect their destiny, the poeticism of the Val-ley of the Good and the Beautiful. This en-counter with the poet had endowed themwith a “filter” that purified the ugliness thathad left a bitter taste in their mouths, andrevealed the secret of being able to enjoy thetreasures guarded by the countryside theylived in day after day. It would be difficultfor us to explain the reasons behind the cre-ating of an “artistic generation” in the Ser-chio Valley at the beginning of the twenti-eth century without considering the resultsof this unveiling operation carried out byPascoli.

Our “1980’s generation”: Alberto Magri,Giovan Battista Santini, Bruno Cordati, Um-berto Vittorini, Adolfo Balduini, PellegrinoLamberti has taken shape precisely thanks totaking possession of Pascoli’s “filter” that hasallowed us to see the Good and the Beauti-ful. And also to represent it: “painting the fu-ture with the colours of the present”.

That “filter” is still alive and vital. It isstill capable of creating enchantments,which, due to being old are always new:

Nascondi le cose lontane,nascondimi quello che è morto!Ch’io veda soltanto la siepe

dell’orto,la mura ch’ha piene le crepe

di valeriane,

Nascondi le cose lontane:le cose son ebbre di pianto!Ch’io veda i due peschi, i due meli,

soltanto,che dànno i soavi lor mieli

pel nero mio pane.

BERTINI DIPINGE PASCOLI. POESIA, LUCE E COLORE NELLA VALLE DEL SERCHIO24

vitali e sovraccarico di perniciosa accidia,Pascoli funzionava da ancoraggio con la ter-ra della loro vita e con questa riconciliavale loro menti ed i loro cuori. Non doveva-no più guardare lontano. Il poeta era statopreciso nelle sue istruzioni: “Or dunque in-tenso il sentimento poetico è di chi trovala poesia in ciò che lo circonda, e in ciò chealtri soglia spregiare.”

Con Pascoli scoprivano, ed era una diquelle scoperte che decidevano il loro de-stino, la poeticità della valle del Bello e delBuono. L’incontro con il poeta li aveva co-me dotati di un “filtro”, che depurava lebrutture che li amareggiavano e svelava il se-greto per godere i tesori custoditi dal pae-saggio che frequentavano ogni giorno. Dif-ficilmente riusciremmo a spiegare le ragio-ni della formazione in Val di Serchio di una“generazione artistica” agli inizi del Nove-cento se non le riconducessimo proprio agliesiti del disvelamento operato da Pascoli.

La nostra “generazione dell’80”: Alber-to Magri, Giovan Battista Santini, Bruno

Cordati, Umberto Vittorini, Adolfo Bal-duini, Pellegrino Lamberti, si definiva pro-prio in virtù della sua appropriazione del“filtro” pascoliano che le permetteva di ve-dere il Bello e il Buono. E di rappresentar-lo: “pittura dell’avvenire con i colori del pre-sente”.

Quel “filtro” è ancora vitale. È ancoracapace di incantesimi. Che essendo anti-chi sono sempre nuovi:

Nascondi le cose lontane,nascondimi quello che è morto!Ch’io veda soltanto la siepe

dell’orto,la mura ch’ha piene le crepe

di valeriane,

Nascondi le cose lontane:le cose son ebbre di pianto!Ch’io veda i due peschi, i due meli,

soltanto,che dànno i soavi lor mieli

pel nero mio pane.

DIPINGE PASCOLI. POESIA, LUCE E COLORE NELLA VALLE DEL SERCHIO BERTINI 25

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Marcello Bertini

he shadows gradually obscure the lastrivets of light that wash through the

Serchio valley as evening approaches amidstthe rust and purple wisps in a mother-of-pearl sky dotted with the flight of the swal-lows. The poet’s memory reawakens in theimages of a nature that seems to have won itsown battle with time: solemnly the forest re-echoes with ancient melodies of roving birds,filling the air redolent with the perfume ofmusk and ploughed soil.

In the same places where Giovanni Pas-coli encountered vivid suggestions and secretenchantments, Marcello Bertini’s paintinghas found inviting implications. Knowledgeof the poetic works, inspired by these land-scapes, has done the rest, upstream from anexpressive itinerary constantly crossed by sen-timental and startling contributions. Besidesrepresenting the paradisiacal dimension sodear to the illustrious poet, Bertini has alsomanaged to share the taste of an époque thatemerges, with nostalgia in our everyday life,amidst evanescent memories like the illu-

minated signs of shops open at the first lightof dawn: the tart and embracing fragrance oforange peel in the small railway station, thetrain puffing away in the distance, peopleleaving for far off places without knowing ifthey’ll ever return one day.

Marking emotions that spring from theheart like a summer storm, the Olympic vi-sions of a world that offers intimate peace, inwhich you feel rather than hear the protec-tive presence of the hills above towns, ham-lets and sparse houses: the arcane lesson thatteaches the river in front of huge rocks whenit seems to stop and then a moment later isready to flow over those obstacles as anotherbridge is there waiting for the waters thatserve for washing clothes, for brightening upthe summer bathing of adolescents, and forthe fish that sooner or later will be caught.

Ideally guided by the lyrical indicationsof Pascoli, Bertini has followed stony path-ways concealed among the chestnut forests,unknown mule tracks that head down intothe valley, impervious slopes where all is si-

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by GIOVANNI FACCENDA

Nature, paradise of the soul

T

Marcello Bertinie Giovanni Faccenda,

Regione Toscana - Sede, Firenze2004

ombra spegne ad uno ad uno gli ultimirivoli di luce che sciamano lungo la Val-

le del Serchio, mentre la sera avanza, fra ba-ve di ruggine e porpora, in un cielo madre-perlaceo punteggiato dal volo delle rondini.La memoria del poeta si ridesta nelle im-magini di una natura che sembra aver vin-to la propria sfida con il tempo: solenni, leselve, riecheggiano antiche melodie di uc-celli erranti, spargendo nell’aria profumataodore di muschio e terra rimossa.

Nei luoghi in cui Giovanni Pascoli eb-be a incontrare vivide suggestioni e segretiincanti, la pittura di Marcello Bertini ha tro-vato invitanti implicazioni. La conoscenzadell’opera poetica, ispirata da questi pae-saggi, ha fatto il resto, a monte di un itine-rario espressivo continuamente attraversa-to da contributi sentimentali e improvvisitrasalimenti. Oltre a rappresentare la di-mensione edenica cara all’illustre ospite,Bertini è riuscito a partecipare il sapore diun’epoca che riaffiora, malinconica, nellanostra attualità, fra ricordi evanescenti co-me le insegne illuminate di certe botteghegià aperte alle prime luci dell’alba: l’aromaasprigno e avvolgente delle bucce d’aran-cia nella sala d’attesa della piccola stazioneferroviaria, il treno che sbuffa in lontanan-za, gente che parte per mète lontane senzasapere se un giorno, qui, tornerà.

A scandire emozioni nate nel cuore co-me un temporale d’agosto, la visione olim-pica di un mondo che offre intima pacifi-cazione, nel quale sentire, più che vedere,la presenza protettiva dei monti a ridossodi paesi, borghi e sparute case; la lezionearcana che insegna il fiume di fronte ai gran-di massi, quando sembra arrestarsi e inve-ce, un attimo dopo, è già sul punto di su-perare quelli ostacoli, perché un altro pon-te è lì ad attendere acque che servono al

bucato, a rallegrare i bagni estivi degli ado-lescenti, ai pesci che prima o poi verrannopescati.

Idealmente guidato dalle liriche indica-zioni di Pascoli, Bertini ha percorso sentie-ri acciottolati nascosti fra i boschi di casta-gno, sconosciute mulattiere che scendono avalle, impervi pendii dove tutto è silenzio, ele stagioni si susseguono con i colori dellasua tavolozza, tra verdi smeraldi, terre di Sie-na e turchini digradanti a un indaco etereo.Barga e Castelvecchio, approdi ricorrenti delviaggio, anche immaginario, che egli ha con-dotto sulle tracce del poeta, gli hanno di-schiuso viste incantevoli, scorci frequenta-ti, un concerto di piazze e di vie dove resiste

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La natura, paradiso dell’anima

GIOVANNI FACCENDAL’

Barga, 2006olio su tavola, cm 40x40

lence and the seasons follow one after theother with the colours of his palette, amongemerald greens, burnt Siena and shades ofturquoise turning into ethereal indigo. Bar-ga and Castelvecchio, recurrent pauses dur-ing the journey, also imaginary, that he hascarried out in the footsteps of the poet, open-ing up enchanting views, frequentedglimpses, a concert of piazzas and streetswhere something hidden resists in the air thatsends intense shivers down your back.

It is with such trepidation that Bertinihas passed into the noble dwelling placewhere Pascoli spent hours of fecund inspi-ration amongst his books, objects, things, ina different everyday life, perceived as morereal.

How many moments of reflection orabandonment in the sought after solitude of-fered by the roof terrace … The eyes for seek-ing truth suspended in the leaves and treeslike the song of the nightingales, the myste-rious rites of evening when the presages ofthe day that will come are thickened anddarkened.

Il tempo si cambia: staseravuol l’acqua venire a ruscelli.L’annunzia la capineratra li àlbatri e li avornielli:tac tac. 1

It is amazing how Bertini, working asquickly in the height of summer in Augustas though in the gelid rigour of December,

has finally managed to represent an intel-lectual geography rather than physical places,from the intimate substance of which, pre-texts of painting and thought incessantly ger-minate. In this sense, the painting that por-trays a corner of the artist’s studio appearsemblematic of that of the empty chair, thepalette and brushes ready for use that alludeto his momentary absence in favour of an-other place: what we do manage to under-stand from the work on the easel however isthe roof terrace in which he continues hismetaphysical dialogue with Pascoli.

Andavano e tornavano le rondini,intorno alle grondaie della Torre,ai rondinotti nuovi. Era d’agosto.Avanti la rimessa era già prontoil calessino. La cavalla stornacalava giù, seccata dalle mosche,l’un dopo l’altro tutti quattro i tonfidell’unghie su le selci della corte.2

Everything becomes image. And thecolours, like the verses, testify to the differ-ent moods traversed in length and breadthby silvery vibrations, which light up fadedapparitions in the mind similar to farawayhouses hidden by the «impalpable, wan3»fog.

Who knows how many times Bertinimust have reread Pascoli in order to haveshared so intimately, without any illustrativerhetoric, the urgency that magnified the sim-ple events, forming part of the natural di-mension, in which it is still possible to recog-nise the wonder that is in life, like an unex-pected ray of sunlight on a stormy day …

The inquisitiveness remains, light as theveil of dust that now whitens the covers of thebooks, straw chairs, interiors caressed by theadmiration and awe of those sensitive soulsbefore an immortal poet who continues tomake hearts beat in unison.

Il giorno è coperto di brume.Quel flebile suono è del vento,quel labile tuono è del fiume.È il fiume ed è il vento, so bene,che vengono vengono, intendo,così come all’anima viene,piangendo piangendo,ciò che se ne va.4

Fiesole, April 2007.

1 Canti di Castelvecchio, «La cap-inera».2 Ibidem, «Un ricordo».3 Ibidem, «Nebbia».4 Ibidem, «Notte d’inverno».

BERTINI DIPINGE PASCOLI. POESIA, LUCE E COLORE NELLA VALLE DEL SERCHIO30

Fiori Rossi, 2006olio su tavola, cm 24x18

qualcosa di recondito nell’aria che rabbrivi-disce lungo la schiena con intatta intensità.

È con questa trepidazione che Bertini havarcato le soglie della nobile dimora nellaquale Pascoli visse ore di feconda ispirazio-ne, fra i libri, gli oggetti, le cose, di un quo-tidiano diverso, avvertito come più vero.

Quanti i momenti di riflessione o di ab-bandono nella ricercata solitudine offertadell’altana… Gli occhi a cercare verità so-spese oltre le foglie e gli alberi come il can-to degli usignoli, il rito misterioso della se-ra, quando si addensano, oscuri, i presagidel giorno che verrà.

Il tempo si cambia: staseravuol l’acqua venire a ruscelli.L’annunzia la capineratra li àlbatri e li avornielli:tac tac. 1

Stupisci di come Bertini, lavorando ala-cremente nella canicola di agosto come fragli algidi rigori dicembrini, sia infine arri-vato a rappresentare una geografia intellet-tuale piuttosto che dei luoghi fisici, dallacui sostanza intima incessantemente ger-minano pretesti di pittura e di pensiero. Inquesto senso, emblematico appare il dipintoche raffigura un angolo dello studio del-l’artista, con quella sedia vuota, la tavoloz-za e i pennelli riposti che alludono alla suamomentanea assenza a favore di un altroluogo: quello che indoviniamo dall’operasul cavalletto, l’altana in cui egli prosegueil suo metafisico dialogo con Pascoli.

Andavano e tornavano le rondini,intorno alle grondaie della Torre,ai rondinotti nuovi. Era d’agosto.Avanti la rimessa era già prontoil calessino. La cavalla stornacalava giù, seccata dalle mosche,l’un dopo l’altro tutti quattro i tonfidell’unghie su le selci della corte2.

Tutto si fa immagine. E i colori, comei versi, testimoniano di stati d’animo per-corsi in lungo e largo da vibrazioni argen-tine, che accendono apparizioni sbiaditenella mente come le case lontane nascostedalla nebbia «impalpabile e scialba3».

Chissà quante volte Bertini avrà rilet-to Pascoli, per averne così bene condiviso,senza alcuna retorica illustrativa, l’urgen-

za che magnificò accadimenti semplici,propri della dimensione naturale, nei qua-li tuttavia riconoscere il meraviglioso cheè nella vita come un raggio di sole, inatte-so, in un giorno di burrasca…

Resta la curiosità, leggera, come quelvelo di polvere che oggi imbianca coperti-ne di libri, sedie impagliate, interni acca-rezzati dall’ammirazione e dallo stupore de-gli animi più sensibili di fronte alla figuradi un poeta immortale che continua a farbattere molti cuori all’unisono.

Il giorno è coperto di brume.Quel flebile suono è del vento,quel labile tuono è del fiume.È il fiume ed è il vento, so bene,che vengono vengono, intendo,così come all’anima viene,piangendo piangendo,ciò che se ne va.4

Fiesole, aprile 2007.

1 Canti di Castelvecchio, «La capi-nera».2 Ibidem, «Un ricordo».3 Ibidem, «Nebbia».4 Ibidem, «Notte d’inverno».

DIPINGE PASCOLI. POESIA, LUCE E COLORE NELLA VALLE DEL SERCHIO BERTINI 31

Città di Barga, 2007olio su tavola, cm 24x18

don’t know of any universal poetry”wrote Cristina Campo, “without a

precise root: a memory, a faith”. Poetry madeup of landscapes and passages, objects andprojections of the memory, in an ongoingplay of reflections, undertaken by MarcelloBertini, with the verse of Giovanni Pascolifor honouring the poet, Barga and Castelvec-chio.

By easing himself into the spirit of this il-lustrious poet, Bertini retraces the human el-ement, the sentimental attachment to a place– in the almost twenty-year long stay – sum-marised beautifully in: “Barga, the patria ofall my works”, representing – through intensechromatic lyricism (“purple and gold cirrusclouds1”) triggered by an observation (maipedissequa!) of the natural phenomenon with‘fauve’ appeal – the extraordinary element ofan atmosphere filled with changing colours.The shapes and colours – caused by the Apen-nine hills, from the Apuan alps (“…while theApuan peaks / are ringed by the sun with avermilion vapour …”2, and further down, ina ‘vol d’oiseau’ diving into the sea – are rep-resented by an inner glance urging to givesustenance to the soul, just like a sensitiveintellectual who has been endowed with thearduous task of visual narration takes delight

in working to transfer emotions into futurememory.

Another pictorial representation of theelements therefore makes the landscape veryspecial, protagonist, but above all, inspirerof lyrical writings and painted verses.

Intense evocations – nature and the in-teriors linked to the poet – made up of earthmixed with passion (political, family-based);of heavens (enflamed, woven with clouds); ofever-day items (cups, bowls, coffee pots) andbooks, precious books. Bertini paints theirribs, bringing their memory to life. The po-et’s extraordinary studio in his house atCastelvecchio di Barga: three tables. On eachone something to be studied, to be writtenabout: Latin poetry, Italian poetry and liter-ary critiques; in the background a book casefilled with well selected tomes and then there’sthat “primitive” typewriter, an old petrol lamp,even his favourite cigars.

The link with poetry is strong, also theone with history. A shared feeling in a sliceof history: the painter translates atmospheres.

This involves months of study, from dawnto sunset, in the sun-drenched fields, in thesacristy of the cathedral of Barga, in front ofthe famous café. The light that changes, thecolours that vibrate, the elements that exist,and still more studying, notes, sketches, andonce again reading.

Bertini, with his own special intensityfosters the memory of Pascoli, day after day,month after month, until penetrating thesubtle spirit that remains in a patch of skythat shouts and then calms down, but also inthe smaller things.

The immortal and everlasting poetry ofPascoli, a guide and a pretext for retracingthe places of investigation, of studying, warmand restless affections, that has led the painterto the “parvum”. Small objects, elevated to

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by GIOVANNA MARIA CARLI

Intense evocations, tremblingatmospheres

“I

Marcello Bertini conAntonio Paolucci,

Giovanna Maria Carlie Fiorella Alunni

Campi Bisenzio, Firenze2005

1 Canti di Castelvecchio, «La miasera», v. 20.2 Ivi, «La fonte di Castelvecchio»,verses 1-2.

on conosco poesia universale –scriveva Cristina Campo – sen-

za precisa radice: una memoria, una fe-deltà”. Una poesia fatta di paesaggi e pas-saggi, oggetti e aggetti di memoria, in uncontinuo gioco di riflessi, intrapreso daMarcello Bertini, col verso pascoliano peronorare il poeta, e Barga e Castelvecchio.

Calandosi nello spirito dell’illustre poe-ta, Bertini ne ripercorre la vicenda umana,l’attaccamento sentimentale a un luogo– nel soggiorno durato quasi vent’anni –sintetizzato felicemente in: “Barga, la pa-tria di tutta la opera mia”, rappresentan-do – attraverso intense liricità cromatiche(“cirri di porpora e oro1”) scaturite da un’os-servazione (mai pedissequa!) del dato na-turale con attrazioni ‘fauve’ – la straordi-narietà di un’atmosfera cangiante. Le for-me e i colori – determinati dalla catena de-gli Appennini, dalle Alpi Apuane (“…men-tre i culmini Apuani / il sole cinge d’un va-por vermiglio…”2, e più giù, in un ‘vol d’oi-seau’ in picchiata, dal mare – sono rappre-sentati da uno sguardo interiore che bramaalimentare la propria anima come si ado-pera e diletta un intelletto sensibile che haavuto in dono l’arduo compito della narra-zione visiva, per trasferire emozioni, a fu-tura memoria.

Un’alta rappresentazione pittorica de-gli elementi, dunque, rende peculiare ilpaesaggio, protagonista ma soprattutto ispi-ratore per liriche scritte e versi dipinti.

Intense evocazioni – la natura e gli in-terni legati al poeta – fatte di terra, mesco-lata a passione (politica, familiare); di cieli(infuocati, tessuti con nubi); di oggetti diuso comune (tazze, tazzine, bricchi da caffè)e libri, preziosi libri. Bertini ne dipinge le co-stole, ne fa vivo il ricordo. Straordinario stu-dio quello del poeta nella casa a Castel-

vecchio di Barga: tre tavoli. Su ciascuno unamateria da studiare, da scrivere: la poesialatina, la poesia italiana e la critica lettera-ria; da sfondo una libreria carica di scelteragionate e ancora: la “primitiva” macchinada scrivere, una vecchia lampada a petro-lio, persino i sigari preferiti.

Forte è il legame con la poesia, forte lastoria. Un comune sentire, in un balzo distoria: il pittore traduce atmosfere.

Sono mesi di studi, dall’alba al tra-monto, nei campi immersi nel sole, sul sa-grato del duomo di Barga, di fronte al fa-moso caffè. La luce che cambia, il coloreche vibra, gli elementi che stanno, e anco-ra studi, appunti, schizzi e poi, di nuovoletture.

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Intense evocazioni, trepidantiatmosfere

GIOVANNA MARIA CARLI“N

Fiori in cucina, 2007olio su tavola, cm 30x20

1 Canti di Castelvecchio, «La miasera», v. 20.2 Ivi, «La fonte di Castelvecchio»,vv. 1-2.

ideal subject, already present in his artisticproduction: glimpses of countryside and ar-chitectural elements close by, the flame of asunset or a transparent, almost unperceiv-able dawn pinpricked with red and gold.

Ecco l’alba (tra selve aride i fossivanno col fumo di vaporïere),piena d’un tintinnìo di pettirossi,cui risponde un tac tac di capinere…

Su la nebbia che fuma dal sonoroSerchio, leva la Pania alto la frontenel sereno: un aguzzo blocco, d’oro,

su cui piovano petali di roseappassite…3

Silent elements, undisturbed by the pres-ence of any of the presences portrayed byBertini; there for being contemplated with-out any pre-set or final time limits or dead-lines.

And this artist has also contemplated Bar-ga and Castelvecchio searching for his

favourite places, a selection for a possible,while unforced ‘liason’ with Pascoli.

With close attention to the light varia-tions, that endless play of light, he has chal-lenged nature, accompanied by one singlesentiment, the beautiful, the good, the small,that at times win over the ‘big’.

Ma un poco ancora lascia che guardil’albero, il ragno, l’ape, lo stelo,cose ch’han molti secoli o un annoo un’ora, e quelle nubi che vanno4.

Bertini has lived – staying the SerchioValley – with the figure “…domestic and fan-tastic, familiar and unsettling, often an im-age from early childhood”, with that figurethat exists before the idea that must be castinside, that “waits patiently to be fulfilled bythe revelation5”. By portraying sites forthought, the artist has re-evoked silent, soli-tary dialogues that the poet had with natureand with art, while still remaining true tohimself in this evocation of intense and trem-bling atmospheres.

3 Ivi, «Il compagno dei tagliale-gna», VIII, verses. 17-25.4 Ivi, «L’ora di Barga», verses. 9-12.5 Cristina Campo, Gli imperdona-bili, Milan 1987, p. 150 and su-sbequent.

BERTINI DIPINGE PASCOLI. POESIA, LUCE E COLORE NELLA VALLE DEL SERCHIO34

Caffé Capretz2006, matita su carta, cm 15x22

Bertini, con l’intensità che gli è propria,coltiva la memoria di Pascoli, giorno dopogiorno, mese dopo mese, fino a penetrar-ne lo spirito sottile che rimane in un pez-zo di cielo che grida e s’acquieta, ma anchenelle piccole cose.

L’immortale e imperitura poesia pa-scoliana, guida e pretesto per ripercorrerei luoghi di indagine, di studio, di caldi e diinquieti affetti, ha condotto il pittore al“parvum”. Il piccolo, elevato a soggettoideale, già presente nella sua produzioneartistica: scorci di paesaggio ed elementiarchitettonici nell’immediatezza, rossa, diun tramonto o nella diafana, quasi imper-cettibile, alba punteggiata di rosso, di oro.

Ecco l’alba (tra selve aride i fossivanno col fumo di vaporïere),piena d’un tintinnìo di pettirossi,cui risponde un tac tac di capinere…

Su la nebbia che fuma dal sonoroSerchio, leva la Pania alto la frontenel sereno: un aguzzo blocco, d’oro,

su cui piovano petali di roseappassite…3

Elementi silenti, non turbati da pre-senza alcuna quelli raffigurati da Bertini;stanti per essere contemplati senza un li-mite temporale prestabilito, deciso.

E l’artista ha contemplato Barga e Ca-stelvecchio ricercandone gli spazi cari, laselezione per una ‘liason’ possibile ma nonforzata con Pascoli.

Con sguardo attento alle variazioni del-la luce, a quel gioco cromatico senza fine, hasfidato la natura, accompagnato da un uni-co e solo sentimento: del bello, del buono,del piccolo che vince, talvolta, sul grande.

Ma un poco ancora lascia che guardil’albero, il ragno, l’ape, lo stelo,cose ch’han molti secoli o un annoo un’ora, e quelle nubi che vanno4.

Bertini ha vissuto – soggiornando nellaValle del Serchio – con la figura “…dome-stica e favolosa, familiare e inquietante,spesso un’immagine della prima infanzia”,con quella figura che preesiste all’idea chedeve essere colata all’interno, che “aspettacon pazienza che la rivelazione la colmi5”.L’artista tramandando luoghi di pensiero,ha rievocato muti, solitari dialoghi che ilpoeta intratteneva con la natura, con l’arte,rimanendo fedele a se stesso in questa evo-cazione di intense e trepidanti atmosfere.

DIPINGE PASCOLI. POESIA, LUCE E COLORE NELLA VALLE DEL SERCHIO BERTINI 35

In finestra2006, matita su carta, cm 22x15

3 Ivi, «Il compagno dei tagliale-gna», VIII, vv. 17-25.4 Ivi, «L’ora di Barga», vv. 9-12.5 Cristina Campo, Gli imperdona-bili, Milano 1987, p. 150 e sgg.

o read the article that poet GiovanniPascoli wrote in 1908 for an Argen-

tinean newspaper, La Prensa, in which heimagines an «Abbreviated America» all of hisown, enclosed between the Serchio Valley andthe Apuans, means to believe in imaginationwithout limits. The same fantastic vis that al-lowed Emilio Salgari to describe a Malaysiahe had never seen. Apart from an existencemarked by dramatic events, these two authorsalso shared a common pleasure in describingplaces that were more in the mind than inthe eye. The «dense clouds» that «were build-ing up on the horizon, a presage of one ofthose storms that only happen in the tropics»were probably the nimbus clouds that Sal-gari could see from his window in Verona orTurin, perhaps made more threatening andexotic thanks to some old prints on the wall.Just like Ascoli pretended that the Andes wereon those «final outcrops of the Apennines,where Barga sits on the last hill».

In the same way, Marcello Bertini’s paint-ing, which today goes hand in hand with theatmosphere created by Pascoli, ends up pen-etrating a narration of things recorded in thememory, like forgotten sensations. On the oth-er hand, painting also means to give body toan image to what our society, affected by asort of iconographic hydropsy, usually tendsto exclude, and namely, silence. Because it isonly in silence that one can distinguish soundsand noises, and Bertini creates a space withlights in which every colour acquires sonori-ty, until making us aware of the “hurried flap-ping of a chaffinch» added to the «happy voic-es of children returning from school» and «thechirping of a cricket», as the poet wrote aboutin that article for the newspaper in BuenosAires.

While modern man diffidently flicksthrough the pages of a magazine without the

desire to learn anything more than news of nouse for his own existence, the creative act con-sists precisely of thumbing through newspa-pers, giving an ethical meaning to the thirstfor the knowledge, to sate one’s own curiosi-ty. Bertini, has not therefore interpreted Pas-coli’s glance that embraced reality with thedramatic sense of not being able to hold it tohimself, instead he has rediscovered sonorouscalm on the canvas, with that sensation oftranquillity and measure that the poet so ad-mired: the emotive values of the landscape,of that particular landscape. In other words,he has found in the painted form amidst thetexture of colour, those inner vibrations insidethings and inside the light itself, that fill uswith wonder, reaching the very depths of ourbeing, today just like yesterday. Thus it is thateach painting becomes part of a sort of senti-mental journey, like a pad where he jots downdocumentary notes in order to allow himselfmore celebrative tones, at least for everythingthat concerns a full inner compliance withwhat he sees. The landscape painting has al-ways been the portrait of the soul, filteredthough what the romantics called zeitgeist,the spirit of time; that’s why we can say thatBertini’s painting, despite moving within per-sonal coordinated memorials, in the endadapts to a contemporary vision. One can seethe common poetical roots between word andpainted image, the startling effect, awe in theface of a silence in which the things of dailydignity are immersed, that become all at onewith the universe; and also certain analogiesthat Bertini manages to find in the concrete-ness of the visual instruments, for which heresolves every literary suggestion in an imageconsisting of lines, colours and mouldedshapes. This aspect must be kept in mind inorder to avoid committing the critical errorof judging literary works that instead have

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by NICOLA NUTI

Poetic signs and painted words

T

eggere il testo che Giovanni Pascoliscrisse nel 1908 per un giornale ar-

gentino, La Prensa, in cui il poeta immagi-na un’ «America abbreviata» tutta sua, rac-chiusa tra la Valle del Serchio e le Apuane,significa dare credito illimitato all’immagi-nazione. La stessa vis fantastica che per-metteva a Emilio Salgari di descrivere laMalesia che non aveva mai visto. Nei dueautori, al di là di un’esistenza segnata daeventi drammatici, vi è in questo caso uncomune piacere profondo nel descrivereluoghi che sono prima nella mente che ne-gli occhi. Le «dense nubi» che «si andava-no accavallando all’orizzonte, lasciando pre-sagire una tempesta che solo le zone tropi-cali sanno dare» erano probabilmente i

nembi che Salgari osservava dalla sua fine-stra a Verona o a Torino, magari resi più mi-nacciosi ed esotici attraverso qualche stam-pa dell’epoca. Così come Pascoli fingeva leAnde sulle «ultime propaggini dell’Appen-nino, sul cui ultimo colle è Barga».

Allo stesso modo, la pittura di Marcel-lo Bertini, che oggi si accosta alle atmosfe-re pascoliane, finisce per addentrarsi in unanarrazione di cose riposte nella memoria, disensazioni dimenticate. Del resto, dipinge-re è anche dare corpo d’immagine a quan-to di solito la nostra società, affetta da unasorta di idropisia iconografica, tende a esclu-dere: il silenzio. Poiché solo nel silenzio sipossono distinguere suoni e rumori, Berti-ni crea con le luci uno spazio in cui ogni co-

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Segno poetico e parola dipinta

NICOLA NUTIL

Barga2006, matita su carta, cm 15x22

their own autonomy of pictorial language.When looking at the painting of a landscapeit’s not compulsory to assume a critical or ex-tremely analytical stance: the picture maysimply invite us to remember that it is possi-ble to go for pleasurable strolls and take inthe scenery without being forced to walksomewhere in particular. This is one of thevarious ways of “reading” a painting that maybe acceptable to those who, while still loversof the landscape, carry it inside them withemotion or contemplative joy.

The artist has planted his easel on groundwhere melancholy and meditation, emotion-al participation and existential isolation allmeld together; a climate in which to portraythe objects and even inner visions become a

way of considering the figurative whole with-out leaving too much room for other events.And what brings us closer to the sense of thepainting is precisely the absence of humanpresences, absences and presences. Densepainting; we could say painting without anescape route, that dissolves the tension amidstthe spaces with moving brushstrokes, wherethe houses, trees and even the sky are almosttranslated into moulded volumes: Bertini po-sitions the chromatic matter, organising thecomposition of the canvas, following thethread of the story told by the eyes, withoutany literary contrivances or theoretical justi-fications. Painting for painting’s sake, bychance on a “cohesion route” with Pascoli’s“words”, also in their own way so pictorial.

BERTINI DIPINGE PASCOLI. POESIA, LUCE E COLORE NELLA VALLE DEL SERCHIO38

Sommocolonia, Barga2006, matita su carta, cm 15x22

lore acquista una sonorità, fino a farci av-vertire «le battute affrettate del fringuello»cui si aggiungono le «voci allegre dei ragaz-zi che tornano da scuola» e «lo scampanel-lio delle cicale», come scriveva il poeta inquell’articolo per il giornale di Buenos Aires.

Mentre l’uomo d’oggi getta con diffi-denza uno sguardo sui fogli di una rivistasenza volerne ricavare nulla più che unanotizia inutile alla propria esistenza, per ilpittore la notizia, l’atto creativo, è propriosfogliare quel giornale, dare un senso eti-co al desiderio di conoscenza, alla propriacuriosità. Bertini, quindi, non ha interpre-tato lo sguardo del Pascoli, che abbraccia-va la realtà col senso drammatico di nonpoterla trattenere a sé, ma ha ritrovato sul-la tela la calma sonora, le sensazioni diquiete e di misura che il poeta aveva cosìapprezzato: i valori emotivi del paesaggio,di quel paesaggio. Ha cioè ricavato in for-ma dipinta, tra la pasta di colore, quelle vi-brazioni interne alle cose e alla luce stessache fanno trasalire di meraviglia, che col-piscono in fondo all’Io, oggi come ieri. Ogniquadro diventa così parte di una specie dipercorso sentimentale, come un taccuinodi appunti dove si abbandonano un po’ lenotazioni documentarie per concedersi to-ni più celebrativi, almeno quel tanto checomporta una piena adesione interiore aciò che si vede. Da sempre il paesaggio è ilritratto dell’anima, filtrato attraverso quel-lo che i romantici chiamavano zeitgeist, lospirito del tempo; anche per questo pos-siamo dire che la pittura di Bertini, pur pro-cedendo all’interno di personali coordina-te memoriali, alla fine si oggettiva in visio-ne contemporanea. Si scorge la comuneradice poetica tra parola e immagine di-pinta, il trasalimento, lo stupore di fronteal silenzio in cui sono immerse le cose di

quotidiana dignità che diventano tutto l’u-niverso; e anche certe analogie, che Berti-ni sa trovare nella concretezza dei mezzi vi-sivi, per cui risolve ogni suggestione lette-raria in immagine formata di linee, colori,forme plastiche. È importante tener pre-sente questo aspetto, per non incapparenell’errore critico di valutare letteraria-mente opere che hanno invece una loro au-tonomia di linguaggio pittorico. Davanti al-la raffigurazione di un paesaggio non si de-ve per forza assumere un atteggiamentocritico o estremamente analitico; il quadropuò magari invitarci solo a ricordarsi che sipuò camminare per il piacere di guardarsiintorno, senza essere obbligati a cammi-nare per andare in qualche posto. Uno deidiversi modi di “leggere” un dipinto, chepuò essere accetto a chi, ancora amantedel paesaggio, se lo porta dentro con qual-che commozione o gioia contemplativa.

L’artista ha piantato il cavalletto su unterreno dove malinconia e meditazione, par-tecipazione emotiva e isolamento esisten-ziale collimano; un clima in cui ritrarre lecose e perfino gli scorci d’interni diventaun modo di considerare l’insieme figurati-vo senza lasciare troppo spazio a eventi ul-teriori. E a renderci vicino il senso del di-pinto è proprio l’assenza delle presenzeumane, assenze-presenze. Pittura densa;pittura senza scampo si direbbe, che scio-glie la tensione tra gli spazi con pennellatamossa, dove la case, gli alberi e perfino ilcielo vengono quasi tradotti in volumi pla-stici: Bertini accosta la materia cromatica,organizza compositivamente la pagina, se-guendo il filo del racconto degli occhi, sen-za arzigogoli letterari o giustificazioni teo-riche. Pittura per la pittura, incidental-mente in “rotta di coesione” con la “paro-la” pascoliana a sua volta così pittorica.

DIPINGE PASCOLI. POESIA, LUCE E COLORE NELLA VALLE DEL SERCHIO BERTINI 39

Schede critiche dei dipinti a cura di Ugo Fortini

Dipinti

1. Casa Pascoli, 2006. Olio su tavola, cm 20x20 (studio)

2. Sera a Barga, 2005.Olio su tela, cm 50××70

Azzurre isole di cielo ormai quasi notturno occhieggiano sul-l’antico borgo che il poeta canta: “Non c’era nella notte al-tro splendore / che di lontane costellazioni, / e non c’era al-tro suono di campana, / se non della campana delle nove, /che da Barga ripete al campagnolo: / - Dormi, che ti fa bo-no! bono! bono!” (Il ciocco, in CC., can. 1, vv. 33-38).La luna spia tra i palazzi barghigiani colti dal pittore, nel-l’opera in pagina, con solido impianto prospettico e perfet-ta proiezione dinamica saliente che accompagna, tra il rin-corrersi dei piani, l’osservatore ai cipressi, al campanile enello sfondo tormentato del cielo basso, copiosamente tur-chino, che versa sul mirabile paesaggio i suoi notturni mi-steri. Questo dipinto si rapporta con la tavola “L’ora di Bar-ga” (cat. 6) ed ha assonanze con Colle di Barga (cat. 152).

2. Sera a Barga, 2005.Oil on canvas, 50××70 cm

Blue islands of an almost nocturnal sky peep down onto theancient hamlet that the poet sings about: “Non c’era nella nottealtro splendore / che di lontane costellazioni, / e non c’era al-tro suono di campana, / se non della campana delle nove, / cheda Barga ripete al campagnolo: / - Dormi, che ti fa bono! bono!bono!” (Il ciocco, in CC., canto 1, verses 33-38).The moon spies between the buildings of Barga, captured bythe painter in the work on this page, with a solid perspectiveand a perfect, salient, dynamic projection that accompanies theonlooker through the different planes to the cypress trees, thebell tower and the tormented base of the low sky, copiouslyturquoise, that pours its nocturnal mysteries over the pleasantlandscape. This painting refers to the panel “L’ora di Barga”(cat. 6) and bears similarity with Colle di Barga (cat. 152).

4. In finestra, 2006.Olio su tela, cm 70×50

Il solido impianto architettonico e l’adeguato registroprospettico scandiscono i piani dell’immagine. L’inten-sa carica emotiva e la forte drammaticità dei colori flui-di e antagonisti che permeano l’opera fanno pensare aqualcosa di misterioso a cui il pittore ha inteso dar cor-po, forse seguendo i versi del poeta: “È uno splendoredi pannocchie gialle / per tutto, alle finestre, nelle alta-ne. / La sera è dolce: solo nella valle / suonano a mortequelle tre campane.” (Il soldato di San Piero in Campo,in PP., vv. 73-76). Il dipinto trova similitudine con la ta-vola Duomo (cat. 16).

4. In finestra, 2006.Oil on canvas, 70×50 cm

The solid architectural structure and adequate perspec-tive mark the planes of the image. The intense emotion-al load and strong dramaticity of the fluid antagonist flow-ers that permeate this work are reminiscent of somethingmysterious that the artist intended portraying, perhaps af-ter reading the verses of the poet: “È uno splendore di pan-nocchie gialle / per tutto, alle finestre, nelle altane. / Lasera è dolce: solo nella valle / suonano a morte quelle trecampane.” (Il soldato di San Piero in Campo, in P.P.,verses 73-76). The painting is similar to the panel Duo-mo (cat. 16).

3. In finestra, 2006. Olio su tavola, cm 30x20 (studio)

BERTINI DIPINGE PASCOLI. POESIA, LUCE E COLORE NELLA VALLE DEL SERCHIO44

5. Tramonto sul colle di Caprona, 2006.Olio su tavola, cm 20×30 (studio)

Scesero allora i passeri. Il tramontoera dorato. Erano cento e cento…(Il torcicollo, in NP., vv. 36-37).

5. Tramonto sul colle di Caprona, 2006.Oil on panel, 20×30 cm (study)

Scesero allora i passeri. Il tramontoera dorato. Erano cento e cento…(Il torcicollo, in NP., verses 36-37).

BERTINI DIPINGE PASCOLI. POESIA, LUCE E COLORE NELLA VALLE DEL SERCHIO46

DIPINGE PASCOLI. POESIA, LUCE E COLORE NELLA VALLE DEL SERCHIO BERTINI 47

6. “L’ora di Barga”, 2005Olio su tavola, cm 20×30 (studio)

Al mio cantuccio, donde non sentose non le reste brusir del grano,il suon dell’ore viene col ventodal non veduto borgo montano:suono che uguale, che blando cade,come una voce che persuade.(L’ora di Barga, in CC., vv. 1-6).

6. “L’ora di Barga”, 2005Oil on panel, 20×30 cm (study)

Al mio cantuccio, donde non sentose non le reste brusir del grano,il suon dell’ore viene col ventodal non veduto borgo montano:suono che uguale, che blando cade,come una voce che persuade.(L’ora di Barga, in CC., verses 1-6).

8. All’imbrunire, 2005.Olio su tela, cm 60×50

Imbruna la sera e s’oblia l’occaso agli ultimi fremiti diluce. La scena è colta con punto di vista frontale, un po’ribassato che dà effetto montante all’altana Pascoli inquinta a destra, vista dall’esterno. Questo dipinto è unmirabile brano pittorico ispirato dalla bellezza del Paniae non meno dai versi del poeta. “Io che l’amo, il vecchiomonte, / gli parlo ogni alba, e molte dolci cose gli dico”(“The Hammerless gun”, in CC., vv. 25-26). E ancora:La Pania, ibidem, vv. 28-31: “O monte, che regni tra ilfumo / del nembo, e tra il lume degli astri,/ tu nutri neipoggi il profumo / di timi, di mente e mentastri.”. Il di-pinto ha analogie con l’opera Sotto l’altana (cat. 62).

8. All’imbrunire, 2005.Oil on canvas, 60×50 cm

Dusk falls and darkens the last flutters of light. The sceneis painted front-on, slightly from below, which gives a height-ening effect to Pascoli’s roof terrace, fifth from the right, seenfrom the outside. This painting is an admirable pictorialpiece inspired by the beauty of Mount Pania and no less soby the verses of the poet. “Io che l’amo, il vecchio monte,/ gli parlo ogni alba, e molte dolci cose gli dico” (“The Ham-merless gun”, in CC., verses 25-26). And also: La Pania,ibidem, verses 28-31: “O monte, che regni tra il fumo/ delnembo, e tra il lume degli astri, / tu nutri nei poggi il pro-fumo/ di timi, di mente e mentastri.”. The painting hasanalogies with the work Sotto l’altana (cat. 62).

7. All’imbrunire, 2005. Olio su tavola, cm 24x18 (studio)

BERTINI DIPINGE PASCOLI. POESIA, LUCE E COLORE NELLA VALLE DEL SERCHIO48

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11. Tramonto, 2006.Olio su tela, cm 30×30

Allor, cadendo un dì d’april, che il cielosembrava nuovo, molle ancor di pioggia;avea mandato un ultimo fringuellol’ultimo verso, e qualche cirro in cielo si fece rosso […].(I due vicini, in PV., vv. 316-320).

11. Tramonto, 2006.Oil on canvas, 30×30 cm

Allor, cadendo un dì d’april, che il cielosembrava nuovo, molle ancor di pioggia;avea mandato un ultimo fringuellol’ultimo verso, e qualche cirro in cielo si fece rosso […].(I due vicini, in PV., verses 316-320).

9. Brume, 2005. Olio su tavola, cm 24x18 10. Sotto il Pania, 2006. Olio su tavola, cm 20x17

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13. Primavera, 2006. Olio su tavola, cm 30x30

14. Pioggia sul Pania, 2005.Oil on canvas, 60×50 cm

The image on this page is a work with strong figurativeimpact. The aerial view is often difficult to portray, butnot for Bertini who possesses the mastery of perspective.A poetic agglomerate of houses in profile dispersed in thedewy mountain greenery under a sky in which aqueoushumours gather, which represents the secondary subjectof the work; the first is Mount Pania, ‘the eternal’, the po-et’s inspiration, the ‘sublime’ for the poet, ‘the eminence’,‘the omnipotence’of the Serchio Valley, that dispenses en-chantment even on dark days. “Canta l’inconsapevoleforesta. / Or che notturna infuria la tempesta, / felice as-colto l’equinoziale/ pioggia strosciare, assidua, lenta,eguale: / ché a fuggevoli baci il tuon ridesta.” (L’amorosagiornata, in PV., verses 27-31).

12. Pioggia sul Pania, 2005. Olio su tavola, cm 24x18 (studio)

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14. Pioggia sul Pania, 2005.Olio su tela, cm 60×50

La tela riprodotta in pagina è opera di forte impatto fi-gurativo. La veduta aerea presenta spesso difficoltà d’e-secuzione; non per Bertini che possiede il magistero del-la prospettiva. Un poetico agglomerato di case ridotto aprofili dispersi nel rorido verde montano, sotto un cie-lo in cui s’appressano acquidi umori, è il soggetto se-condario dell’opera; il primo è il Pania, ‘l’eterno’, l’ispi-ratore del pittore, il ‘sublime’ del poeta, ‘l’eminenza’,‘l’onnipotenza’ della Valle del Serchio, che dispensa in-canti anche nei giorni bui. “Canta l’inconsapevole fo-resta. / Or che notturna infuria la tempesta, / felice ascol-to l’equinoziale / pioggia strosciare, assidua, lenta, egua-le: / ché a fuggevoli baci il tuon ridesta.” (L’amorosa gior-nata, in PV., vv. 27-31).

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15. Antico borgo, 2006. Olio su tavola, cm 20x20

16. Duomo, 2006. Olio su tavola, cm 20x20

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17. Barga, 2005. Olio su tavola, cm 20x20 (studio)

18. Scorcio, 2005. Olio su tavola, cm 20x20 (studio)

19. Tramonto sul colle di Caprona, 2006.Olio su tela, cm 50××70

La compattezza dell’ordito pittorico e la pregnanza dei colo-ri espressi nel dipinto che ci motiva – vedi anche relative con-cordanze con Casa Pascoli (cat. 110) – rappresentano un esem-plare coagulo di vitalismo interiore e di poetico lirismo can-didamente attinto dal pittore ai versi del poeta: “E quandovenne l’ora del ritorno, / Rosa era allegra, e Rigo, no, non era./ Andava cupo sul morir del giorno. / E chiedeva alcunché lacapinera / alto cantando con la voce chiara; / oh! non a lui!Ché nella rosea sera / le rispondeva un’altra voce cara.” (Lacapinera, in NP., vv. 33-39).

19. Tramonto sul colle di Caprona, 2006.Oil on canvas, 50××70 cm

The compactness of the pictorial warp and the pregnancy ofthe colours expressed in this painting that stirs such emotion– see also the relative compliance with Casa Pascoli (cat. 110) –represent a coagulated example of inner vitally and poetic lyri-cism which the painter openly takes from the verses of the po-et: “E quando venne l’ora del ritorno, / Rosa era allegra, e Rigo,no, non era. / Andava cupo sul morir del giorno. / E chiedevaalcunché la capinera / alto cantando con la voce chiara; / oh!non a lui! Ché nella rosea sera / le rispondeva un’altra vocecara.” (La capinera, in NP., verses 33-39).

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20. “Nevicata”, 2006.Olio su tela, cm 40×50

Nevica: l’aria brulica di bianco;la terra è bianca; neve sopra neve:gemono gli olmi a un lungo mugghio stanco:cade del bianco con tonfo lieve.

E le ventate soffiano di schiantoe per le vie mulina la bufera;passano bimbi: un balbettio di pianto;passa una madre: passa una preghiera.(Nevicata, in MY., vv. 1-8).

20. “Nevicata”, 2006.Oil on canvas, 40×50 cm

Nevica: l’aria brulica di bianco;la terra è bianca; neve sopra neve:gemono gli olmi a un lungo mugghio stanco:cade del bianco con tonfo lieve.

E le ventate soffiano di schiantoe per le vie mulina la bufera;passano bimbi: un balbettio di pianto;passa una madre: passa una preghiera.(Nevicata, in MY., verses 1-8).

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21. Sotto la neve, 2006. Olio su tela, cm 40x50

23. Brulicare di bianco, 2006.Olio su tavola, cm 30×20

[…] La terra ecco scompare:la neve, muta a guisa del pensiero,cade. Tra il bianco e tacito franare.(Il cuore del cipresso, in MY., vv. 27-29).

23. Brulicare di bianco, 2006.Oil on panel, 30×20 cm

[…] La terra ecco scompare:la neve, muta a guisa del pensiero,cade. Tra il bianco e tacito franare.(Il cuore del cipresso, in MY., verses 27-29).

22. Il Ciocco imbiancato, 2006. Olio su tavola, cm 18x24 (studio)

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24. Il Ciocco imbiancato, 2006. Olio su tela, cm 60x60

26. Barga innevata, 2006.Olio su tela, cm 70×50

È mezzanotte. Nevica. Alla pievesuonano a doppio; suonano l’entrata.Va la madonna bianca tra la neve.(Ceppo, in MY., vv. 1-3).

26. Barga innevata, 2006.Oil on canvas, 70×50 cm

È mezzanotte. Nevica. Alla pievesuonano a doppio; suonano l’entrata.Va la madonna bianca tra la neve.(Ceppo, in MY., verses 1-3).

25. Barga innevata, 2006. Olio su tavola, cm 24x18 (studio)

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28. Fughe di tetti, 2005. Olio su tavola, cm 18x24

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27. Fiori sul davanzale, 2005. Olio su tavola, cm 18x24

30. Andar per tetti, 2006. Olio su tavola, cm 18x24

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29. Tramonto su Barga, 2006. Olio su tavola, cm 18x24

33. Primavera sui buoni villaggi, 2007.Olio su tela, cm 50×35

“Sono finalmente nel porto della pace. […] Venni a Bar-ga. Vidi che c’era bello, e sostai. Ora la vostra accoglienza,o cittadini di Barga, mi dice che in questi luoghi c’è buo-no. Dove è la bellezza e la bontà il cuore dell’artista nonha altro a desiderare” (discorso di Pascoli pronunciatoil 27/09/1896). Il poeta aveva trovato il suo Eden, l’a-gognato Sole del kalòs kai agathòs, “bello e buono”, cheaveva anelato Socrate e dopo di lui Platone. In questa ammirevole opera, il pittore coglie perfetta-mente lo spirito del luogo, della terra, dell’“ultima thu-le”, vagheggiata prima e designata poi quale rifugio esalvezza del poeta. “Buoni villaggi che vivete intorno / vidite tutto ciò che fate il giorno!” (Italy, in PP., can. 2,vv. 44-46).

33. Primavera sui buoni villaggi, 2007.Oil on canvas, 50×35 cm

“I’ve finally reached the port of peace. […] I came to Bar-ga. I saw how beautiful it was and this is where I stopped!And now your warm welcome, citizens of Barga, tells methat there is a lot of good in this place. Wherever there isbeauty and goodness of heart, the poet can desire nothingmore” (a speech by Pascoli on 27/09/1896). The poet hadfound his Eden, the yearned for Sun of kalòs kai agath-òs, the “good and beautiful”, desired by Socrates and af-ter him, Plato. In this admirable work the painter perfectly captures thespirit of the place, the land of the “last thule”, first longedfor and then designated as the poet’s shelter and salvation.“Buoni villaggi che vivete intorno / vi dite tutto ciò chefate il giorno!” (Italy, in P.P., canto 2, verses 44-46).

31. Primavera sui buoni villaggi, 2007. Olio su tavola,cm 30x20 (studio)

32. Al limitar del bosco, 2006. Olio su tavola, cm 18x24

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36. Caffè Capretz, 2007.Olio su tela, cm 40×50

Nel caffè ’l mago lento al ritmo cedede’ tuoi versi: egli ha i baffi agili in arco,cupo geme, ed il pio sigaro aspira.(A Severino Ferrari, in PV., vv. 9-11).

36. Caffè Capretz, 2007.Oil on canvas, 40×50 cm

Nel caffè ‘l mago lento al ritmo cedede’ tuoi versi: egli ha i baffi agili in arco,cupo geme, ed il pio sigaro aspira.(A Severino Ferrari, in PV., verses 9-11).

34. Caffè Capretz, 2007. Olio su tavola, cm 18x24 (studio) 35. Loggia Capretz, 2007. Olio su tavola, cm 18x24

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37. Terrazza del Capretz, 2006. Olio su tavola, cm 24x18 (studio)

38. Tavoli, 2006. Olio su tavola, cm 24x18

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39. Terrazza del Capretz, 2006. Olio su tela, cm 60x50

40. “Cirri di porpora e oro”, 2006.Olio su tela, cm 50××70

La scena stupendamente colta con punto di vista frontale,un po’ ribassato, raffigura sul crinale del promontorio di fron-te “l’olivo grande, alto, fronzuto” (dall’immagine del poeta Ilritorno, in OI. v. 72) che produce il bell’effetto di sbalzo pro-spettico dinanzi ad un cielo aranciato e livido di trasparen-ze viola. “Il giorno fu pieno di lampi”. “Di tutto quel cupo tu-multo”. “È quella infinita tempesta, / finita in un rivo cano-ro. / Dei fulmini fragili restano/ cirri di porpora e oro.” (Lamia sera, in CC., vv. 1, 13, 17-20). Il dipinto in pagina trovasimilitudine con la tela Tramontar del giorno (cat. 45).

40. “Cirri di porpora e oro”, 2006.Oil on canvas, 50××70 cm

This scene, splendidly captured from the front and slightlyfrom below, portrays the crest of a promontory in front of the“l’olivo grande, alto, fronzuto” (from the image of the poet Ilritorno, in OI. verse 72) that produces the splendid effect of aperspective jump in front of an orange sky streaked with a pur-ple transparency. “Il giorno fu pieno di lampi”. “Di tutto quelcupo tumulto”. “È quella infinita tempesta, / finita in un rivocanoro. / Dei fulmini fragili restano / cirri di porpora e oro.”(La mia sera, in CC., verses 1, 13, 17-20). The print on thispage bears similarity with the painting Tramontar del giorno(cat. 45).

42. Scendendo il Ciocco, 2007.Olio su tela, cm 50×70

Gli mandi il tuo sciame, che scendegiù giù per la valle remota,qual tremulo nuvolo, e splende.

Lo segue un tumulto canoro; ché timpani, cembali, crotalichiamano il nuvolo d’oro.(“The Hammerless gun”, in CC., vv. 42-47).

42. Scendendo il Ciocco, 2007.Oil on canvas, 50×70 cm

Gli mandi il tuo sciame, che scendegiù giù per la valle remota,qual tremulo nuvolo, e splende.

Lo segue un tumulto canoro; ché timpani, cembali, crotalichiamano il nuvolo d’oro.(“The Hammerless gun”, in CC., verses 42-47).

41. Cielo che muta, 2006. Olio su tavola, cm 18x24

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45. Tramontar del giorno, 2007.Olio su tela, cm 40×50

[…] E la civetta, al lentofilo costretta […]Si chinò, s’arruffo, molleggiò, ciecaPer la gran luce rosea del tramonto.(Poemi di Psiche, in PC., vv. 316-321).

45. Tramontar del giorno, 2007.Oil on canvas, 40×50 cm

[…] E la civetta, al lentofilo costretta […]Si chinò, s’arruffo, molleggiò, ciecaPer la gran luce rosea del tramonto.(Poemi di Psiche, in PC., verses 316-321).

43. Cirri di porpora e oro, 2006. Olio su tavola, cm 20x30 (studio) 44. Olivo grande, 2005. Olio su tavola, cm 18x24

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47. “Il castagno”, 2007.Olio su tela, cm 60×50

L’opera qui riprodotta ha analogie con la tavola “Cirridi porpora e oro” (cat. 43) e Tramontar del giorno (cat.45). Alte piante s’alzano sulla diagonale che trasversa dadestra. L’albero però che interessa il pittore è il casta-gno sulla balza in primo piano (appena arretrato) che oc-cupa la centralità della veduta fino alla quinta sinistra.“Tu, pio castagno, solo tu, l’assai / doni al villano che nonha che il sole; / tu solo il chicco, il buon di più tu dai /alla tua prole.” (Il Castagno, in MY., vv. 45-49). E anco-ra, da G. Pascoli, Meditazioni d’un Solitario italiano. Unpaese donde si emigra, “La Prensa”, Buenos Aires 1908,pp. 8-10: “Il castagno è il nostro albero del pane. Ci an-drebbe messo, in ogni castagno, una croce, come si faagli alberi divenuti sacri”.

47. “Il castagno”, 2007.Oil on canvas, 60×50 cm

This work is reminiscent of “Cirri di porpora e oro”(cat. 43) and Tramontar del giorno (cat. 45). Tall treesreach up diagonally on the right. The tree that intereststhe poet however, is the chestnut on the rise in the fore-ground (slightly back) that occupies a central position inthe view up to the fifth on the left. “Tu, pio castagno, so-lo tu, l’assai/ doni al villano che non ha che il sole; / tusolo il chicco, il buon di più tu dai/ alla tua prole.” (IlCastagno, in MY., verses 45-49). And also by G. Pascoli,Meditazioni d’un Solitario italiano. Un paese donde siemigra, “La Prensa”, Buenos Aires 1908, pages 8-10: “Ilcastagno è il nostro albero del pane. Ci andrebbe messo,in ogni castagno, una croce, come si fa agli alberi divenutisacri”.

46. Il castagno, 2006. Olio su tavola, cm 24x18 (studio)

BERTINI DIPINGE PASCOLI. POESIA, LUCE E COLORE NELLA VALLE DEL SERCHIO78

48. Altana, 2005. Olio su tavola, cm 18x24 (studio)

49. L'Arnia, 2005. Olio su tavola, cm 24x18 50. Altana, 2005. Olio su tela, cm 50x60

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50. Altana, 2005. Olio su tela, cm 50x60

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53. Affaccio dall’altana, 2006.Olio su tela, cm 70×50

La pulsione che muove il pittore a quest’opera è data dal-l’interesse per l’atmosfera di luce e lontana caligine cheinsistono nella Bella e Bucolica Valle. “Io sono nel mez-zo di quest’America in compendio […], mi affaccio eguardo dall’altana, che bella e piccola America! Unaconca tutta verde che mollemente dichina da levante aponente, fiancheggiata da alture più grandi a tramon-tana che a mezzogiorno, sì che il sole la carezza e il fred-do non la brucia”. (“La Prensa”, 1908, cit. Crf. pure U.Sereni, Nella Valle del Bello e del Buono, pp. 8-9, Ed.MPF, Lucca 2006, pp. 127).

53. Affaccio dall’altana, 2006.Oil on canvas, 70×50 cm

The pulse that moves that painter of this work springsfrom the interest in the atmosphere of light and distanthaze that pervades the beautiful rural valley. “Io sono nelmezzo di quest’America in compendio […], mi affaccio eguardo dall’altana, che bella e piccola America! Una con-ca tutta verde che mollemente dichina da levante a po-nente, fiancheggiata da alture più grandi a tramontanache a mezzogiorno, sì che il sole la carezza e il freddo nonla brucia”. (“La Prensa”, 1908, cit. See also U. Sereni,Nella Valle del Bello e del Buono, pages 8-9, Ed. MPF,Lucca 2006, page 127).

51. Affaccio dall'Altana, 2006. Olio su tavola,cm 30x20 (studio)

52. Chiesa di S. Niccolò, 2005. Olio su tavola, cm 24x18

BERTINI DIPINGE PASCOLI. POESIA, LUCE E COLORE NELLA VALLE DEL SERCHIO82

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55. Intorno alla città, 2005.Olio su tela, cm 80×60

C’è nell’atmosfera di questo paesaggio il sapore di unascoperta, anzi, di un patrimonio ritrovato, quello la cuivisione accendeva ieri l’animo poetico del Pascoli e cul-la oggi il nostro guardo. La veduta dall’altana di casa Pa-scoli, che Bertini espone in pagina, è un’opera artisti-camente felice; ricchissima di effetti cromatici che ra-refanno nello sfondo turchino del cielo sopra il dilette-vole villaggio. “Si parlano i bianchi villaggi / cantandoin un lume di rosa: / dell’ombra de’monti selvaggi / sisente una romba festosa.” (Sera festiva, in MY., vv. 8-11).

55. Intorno alla città, 2005.Oil on canvas, 80×60 cm

There is the taste of discovery in the atmosphere of thislandscape, or more precisely, a heritage revisited, the onewhose vision lit up the Pascoli’s soul in the past and todaysoothes our eyes. The view from the roof terrace in Pas-coli’s house, which Bertini portrays on this page, is an ar-tistically valid work; rich in chromatic effects that rarefyin the turquoise sky above the happy village. “Si parlanoi bianchi villaggi / cantando in un lume di rosa: / del-l’ombra de’monti selvaggi / si sente una romba festosa.”(Sera festiva, in MY., verses 8-11).

54. Intorno alla città, 2005. Olio su tavola, cm 30x20 (studio)

BERTINI DIPINGE PASCOLI. POESIA, LUCE E COLORE NELLA VALLE DEL SERCHIO84

57. Al calar della sera, 2006.Olio su tela, cm 50×35

Nessuna scena è più familiare al poeta che la visionedel borgo dall’altana. Il dipinto trova similitudine conBarga dall’altana (cat. 60). Senza dubbio è una trovatapittoricamente suggestiva l’incendio che affiamma il cie-lo al calar delle ombre serali sul languido ‘buon villag-gio’ che (parafrasando il poeta) ammansisce la ferinitàe scioglie i cuori. Una profonda sensibilità permea que-sto splendido dipinto sicuramente suscitato al pittoredalle immagini poetiche del Pascoli. “Raccolgo l’ugua-le tributo d’ulivo / da tutta la villa, e il saluto / del collesassoso e del rivo sonante di canne: / e incende, il mioraggio, di sera, / tra l’ombra di mesta viola.” (La poesia,in CC., vv. 43-48).

57. Al calar della sera, 2006.Oil on canvas, 50×35 cm

No other scene is more familiar to the poet than the vi-sion of the hamlet from his roof terrace. The painting hassimilarities with Barga dall’altana (cat. 60). Undoubted-ly a pictorially evocative stunt, the fire lighting the sky asthe evening shadows fall on the languid “good village”which soothes the feral aspect and melts the heart. A deepsensitivity permeates this splendid painting triggered inthe artist by the poetic images of Pascoli. “Raccolgol’uguale tributo d’ulivo / da tutta la villa, e il saluto / delcolle sassoso e del rivo sonante di canne: / e incende, ilmio raggio, di sera, / tra l’ombra di mesta viola.” (La poe-sia, in CC., verses 43-48).

56. Al calare della sera, 2006. Olio su tavola, cm 30x20 (studio)

BERTINI DIPINGE PASCOLI. POESIA, LUCE E COLORE NELLA VALLE DEL SERCHIO86

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60. Barga dall’altana, 2006.Oil on canvas, 50×40 cm

The scene contemplated here is autumnal, sad and mel-low, dominated by cold lights with a lyrical hue, via whichthe painter translates his mood onto the canvas: an intenseemotion in seeing the ‘musical’ profile of Barga, encum-bered by an unknown sunset. This painting relates to Alcalar della sera (cat. 57). “Una fanciulla cuce ed ac-compagna, / canterellando, dalla nera altana, / un can-to che s’alzò dalla campagna, / quando nel cielo tacquela campana.” (Vespro, in MY., verses 8-11).

59. Autunno, 2006. Olio su tavola, cm 30x20

BERTINI DIPINGE PASCOLI. POESIA, LUCE E COLORE NELLA VALLE DEL SERCHIO88

60. Barga dall’altana, 2006.Olio su tela, cm 50×40

La scena contemplata in pagina è autunnale, triste, do-minata da luci fredde dai timbri lirici, con le quali il pit-tore traduce sulla tela il suo stato d’animo: quello di unaintensa emozione nel vedere il profilo ‘musicale’ di Bar-ga su cui incombe un ignoto tramonto. Il dipinto trovarispondenza con Al calar della sera (cat. 57). “Una fan-ciulla cuce ed accompagna, / canterellando, dalla neraaltana, / un canto che s’alzò dalla campagna, / quandonel cielo tacque la campana.” (Vespro, in MY., vv. 8-11).

58. Barga dall'Altana, 2006. Olio su tavola, cm 30x20(studio)

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61. Sotto l'altana, 2007. Olio su tavola, cm 30x15 (studio)

62. Sotto l’altana, 2007.Olio su tavola, cm 60x30

64. Ponte di Catagnana, 2005.Olio su tavola, cm 30×60

Benché la quinta di destra sia accesa di vivaci cromie, la visionesinottica dell’opera muove a malinconia, topos poetico alto del-la commozione degli artisti che alita spesso nell’opera bertinia-na. “Oh! c’era bello, lì tra piano e monte, / lì tra il fiume e il tor-rente il torrentello, / e con la Pania cerula di fronte! / Bello, sì,ma il suo nido era più bello. / Bevve alla fonte e seguitò la stra-da, / e vide il fiume e il ponte lungo e snello. / Non lo passò: svoltòper la contrada” (Le armi, in PP., vv. 52-58).

64. Ponte di Catagnana, 2005.Oil on panel, 30×60 cm

Despite the fact that the fifth from the right is lit up with bright chro-matics, the synoptic vision of this work provokes a feeling of melan-choly that elevated poetic topos in the emotions of artists so oftenfound in Bertini’s works. “Oh! c’era bello, lì tra piano e monte, / lì trail fiume e il torrente il torrentello, / e con la Pania cerula di fronte! /Bello, sì, ma il suo nido era più bello. / Bevve alla fonte e seguitò lastrada, / e vide il fiume e il ponte lungo e snello. / Non lo passò: svoltòper la contrada” (Le armi, in P.P., verses 52-58).

63. Ponte di Catagnana, 2005. Olio su tavola, cm 15x30 (studio)

BERTINI DIPINGE PASCOLI. POESIA, LUCE E COLORE NELLA VALLE DEL SERCHIO92

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67. Ferrovia sul Serchio, 2006.Olio su tela, cm 40×50

Questo dipinto, con Al treno (cat. 75), Stazione (cat. 78),Il viaggio (cat. 81), evoca partenze e ritorni: i viaggi, cheper la terra della Valle del Serchio significano emigra-zione.“Piccola e pacifica Barga”. O Eden! Sogno di una vita.Agognata meta per tanti ingegnosi emigranti che con iloro sacrifici, con le loro operose attività all’estero ave-vano accantonato una piccola fortuna, sufficiente per“comprare qualche campetto che vangarono come mez-zaioli e che ora vangano come padroni, con più gustoperò, certo, ma cocendo in tanto nell’antico paiolo lapolenta di prima.” (Dal discorso di Pascoli pronunciatonell’estate del 1905 per l’inaugurazione del monumen-to ad Antonio Mordini). “L’unica delle prospere fontiche abbia portato la vera benedizione di Dio nel nostrosuolo, è stata l’emigrazione. […] L’operoso nostro colo-no, l’artista, l’industriante solcano i mari sfidano i ven-ti e le procelle, rovistano i più lontani paesi dell’orbe, mal’uno e gli altri alla loro partenza non abbandonano persempre il suolo natio, bensì anelano il giorno di river-sare su di lui il sudore delle proprie fronti.” (Pietro Ma-gri – canonico –, Il territorio di Barga, ora in U. Sereni,op. cit., p. 70). “Quando sbarcati dagli ignoti mari / scor-rean le terre ignote con un grido / straniero in bocca, aguadagnar danari / per farsi un campo, per farsi un ni-do… / Un campettino da vangare, un nido / da riposa-re: riposare, e ancora / gettare in sogno quel lontano gri-do.” (Italy, can. 1, in PP., vv. 122-128).

67. Ferrovia sul Serchio, 2006.Oil on canvas, 40×50 cm

Together with Al treno (cat. 75), Stazione (cat. 78), Il vi-aggio (cat. 81), this painting makes us imagine depar-tures and returns: journeys overland through the SerchioValley that are synonymous with migration.“Piccola e pacifica Barga”. Oh Eden! Dream of a lifetime.Yearned for destination for so many ingenious immigrants,who thanks to their sacrifice and their industrious laboursabroad have scraped together a small fortune, enough to“buy a small field to hoe and now they hoe as masters,with more enthusiasm however, still cooking polenta frombefore in the ancient little pot.” (From Pascoli’s speech inthe summer of 1905 for the inauguration of the monu-ment to Antonio Mordini). “The only prosperous sourcethat has brought the true benediction of God on our landhas been immigration. […] The industriousness of ourcolony, the artist, the industrious workers furrow the seaschallenging the winds and the tempests, seeking in the far-thest away lands of the globe, however one and the other,on departing, do not abandon their native soil forever, in-stead they mark a ring around the day they will return thesweat of their own brows to this soil” (Pietro Magri– canonical –, Il territorio di Barga, now in U. Sereni,op. cit., p. 70). “Quando sbarcati dagli ignoti mari / scor-rean le terre ignote con un grido / straniero in bocca, aguadagnar danari / per farsi un campo, per farsi unnido… / Un campettino da vangare, un nido / da riposare:riposare, e ancora / gettare in sogno quel lontano grido.”(Italy, canto 1, in PP., verses 122-128).

65. Ferrovia sul serchio, 2006. Olio su tavola, cm 18x24 (studio) 66. Serchio, 2007. Olio su tavola, cm 18x24

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69. Il Serchio e la Pania, 2006.Olio su tela, cm 40×50

Il Serchio è un fiume che passa tra la gente buona e senon è indispettito va per la sua strada in punta di piedie da lontano poco si vede, s’indovina soltanto dalla “Neb-bia che fuma dal sonoro” corso. O buon fiume, “O Ser-chio nostro, fiume del popolo”, custode d’inabissati mi-steri! Le vibrazioni liriche di luci ed ombre, i perfetti re-gistri prospettici, la rilevante intensità e variazione deicromatismi, il punto di vista frontale sul piano un po’rialzato, caratterizzano la veduta in pagina che raffigu-ra il Serchio con sullo sfondo il Pania. “Su la nebbia chefuma dal sonoro / Serchio, leva la Pania alto la fronte /nel sereno: un aguzzo blocco d’oro.” (“The Hammerlessgun”, in CC., vv. 21-23).

69. Il Serchio e la Pania, 2006.Oil on canvas, 40×50 cm

The Serchio is a river that flows amidst the good peopleand while it is in a good mood, it continues on its way ontiptoe and is difficult to discern from afar, and you canonly guess it’s there from the “Nebbia che fuma dal sonoro”course. Oh good river, “O Serchio nostro, fiume del popo-lo”, custodian of mysterious in your abysses! The lyricalvibrations of light and shadow, the perfect perspectives,the relevant intensity and variation of the chromatism,the frontal view somewhat higher up, all characterise theview of the Serchio portrayed at the foot of Mount Pania.“Su la nebbia che fuma dal sonoro / Serchio, leva la Pa-nia alto la fronte / nel sereno: un aguzzo blocco d’oro.”(“The Hammerless gun”, in CC., verses 21-23).

68. Il Serchio e la Pania, 2006. Olio su tavola, cm 18x24 (studio)

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72. Pioppi sul Serchio, 2006.Olio su tela, cm 40×30

La forza dinamica che il pittore imprime al paesaggio inpagina lo rende di immediata lettura. La scena è quel-la del fiume (Serchio) che scivola verso la ‘conca’, fian-cheggiato da pioppi ormai ingialliti dall’autunno, ches’innalzano ben oltre l’orizzonte mediano fino a addos-sare il verde denso della vegetazione dell’altura. Il poe-ta canta: “Ti vidi quando sceso, negli umili/ tuoi giornidi magra, dal monte, / parevi arrossire del ponte.” (Al Ser-chio, in OI., vv. 42-44).

72. Pioppi sul Serchio, 2006.Oil on canvas, 40×30 cm

The dynamic force that the painter impresses on the land-scape on this page makes it immediately interpretable bythe onlooker. The scene is that of the river (Serchio) thatslips on towards the ‘basin’ flanked with poplars now yel-lowed by autumn, that rise up higher than the horizon un-til melding with the luxuriant green vegetation of thehighlands. The poet sings: “Ti vidi quando sceso, negliumili / tuoi giorni di magra, dal monte, / parevi arrossiredel ponte.” (Al Serchio, in OI., verses 42-44).

70. Pioppi sul Serchio, 2006. Olio su tavola, cm 24x18(studio)

71. Ponte sul Serchio, 2005. Olio su tavola, cm 20x24

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74. “Per Castelnuovo”, 2006. Olio su tavola, cm 18x24

73. Al treno, 2007. Olio su tavola, cm 10x15 (studio)

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75. Al treno, 2007. Olio su tavola, cm 30x30

78. Stazione, 2006.Olio su tela, cm 40×50

La scena contemplata in pagina è la Stazione Pascoli.Un dipinto triste, malinconico; un’immagine desolata,gravida d’enigmi. Un arrivo? Una partenza? Un inquie-tante mistero. “Non sono io forse il piccolo Giovanni/che sua mamma accompagna alla stazione?/ Essa gli hamesso in ordine i suoi panni,/ i suoi colletti. Le sue ca-micie buone.” (A Maria, in PV., vv. 1-4). I timbri lirici ei colori cupi del paesaggio contrastano sapientementecon la luminosità dell’edificio della stazione, conferen-do al dipinto una temperie di dramma e di alta poesia.

78. Stazione, 2006.Oil on canvas, 40×50 cm

The scene contemplated here is the Pascoli Station. A sad,melancholy painting, a desolate image filled with enig-mas. An arrival? A departure? A disturbing mystery. “Nonsono io forse il piccolo Giovanni/ che sua mamma ac-compagna alla stazione? / Essa gli ha messo in ordine isuoi panni,/ i suoi colletti. Le sue camicie buone.” (AMaria, in PV., verses 1-4). The lyrical timbre and darkcolours of the landscape form a skilful contrast with thebright light of the station building, conferring a climateof drama and high poetry to the painting.

76. Stazione, 2006. Olio su tavola, cm 18x24 (studio) 77. Albero, 2006. Olio su tavola, cm 20x18

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81. Il viaggio, 2006.Olio su tela, cm 60×50

In quest’opera il pittore sintetizza le forme fino quasi aridurle a fenomeni luminosi e cromatici senza però dis-solvere le immagini né il mondo immaginifico (filtratoda Pascoli) a cui si riferisce e lega all’atmosfera di lucie caligini, che ricorda per analogia di tema la Stazionedi Saint-Lazare di Monet, il suo interesse artistico. “Siferma e già fischia, ed insieme, / tra il ferreo strepito deltreno, / si sente una squilla che geme, / là da un paesel-lo sereno […] Un poco, tra l’ansia crescente / della ne-ra vaporiera, / l’addio della sera si sente/ seguire comeuna preghiera.” (In viaggio, in CC., vv. 1-4, 7-10).

81. Il viaggio, 2006.Oil on canvas, 60×50 cm

In this work the painter synthesises the shapes until re-ducing them almost to luminous and chromatic phe-nomena without however dissolving the images or theimaginative world (filtered by Pascoli) referred to here, andhe links up his artistic interest to the atmosphere of lightand haze that is reminiscent of the theme of Stazione diSaint-Lazare by Monet. “Si ferma e già fischia, ed in-sieme, / tra il ferreo strepito del treno, / si sente una squil-la che geme, / là da un paesello sereno […] Un poco, tral’ansia crescente / della nera vaporiera, / l’addio della serasi sente / seguire come una preghiera.” (In viaggio, in CC.,verses 1-4, 7-10).

79. Il viaggio, 2006. Olio su tavola, cm 24x18 (studio) 80. Vaporiera, 2006. Olio su tavola, cm 24x18

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84. Ritrovo del platano, 2006.Olio su tela, cm 40×50

[…] ma venuto a un grande platano, donde chiara acqua sgorgava,sostò, già stanco […](Il poeta degli Iloti, in PC., vv. 24-26).

84. Ritrovo del platano, 2006.Oil on canvas, 40×50 cm

[…] ma venuto a un grande platano, donde chiara acqua sgorgava,sostò, già stanco […](Il poeta degli Iloti, in PC., verses 24-26).

82. Ritrovo del platano, 2006. Olio su tavola, cm 18x24 (studio) 83. Luogo di sosta, 2006. Olio su tavola, cm 20x30

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85. Interno dell'osteria, 2006. Olio su tavola, cm 24x18 (studio)

86. Calessino, 2006. Olio su tavola, cm 24x18

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87. Interno dell'osteria, 2006. Olio su tela, cm 50x40

89. Ponte di Campia a primavera, 2007.Olio su tela, cm 40×50

Questo dipinto trova riferimento con l’opera Ponte sul Serchio(cat. 70). Lasciandosi guidare dalla magica atmosfera di questopaesaggio che il pittore inonda di ‘riletta’poesia pascoliana, sem-bra di penetrare, valicato il ponte, nel rigoglio del pendio. Conil ricco alternarsi dei mediati toni verdi, bianchi, rossirosati, bru-ni, azzurri e degli immancabili viola, spiccano sapientemente ri-tagliate le campiture larghe, espressione indiscussa di sicurezzapittorica. “In suono di singulti / l’onda si rompe al solitario pon-te. / Dove il mar, che lo chiama? e dove il fronte, / ch’esita mor-morando tra i virgulti? / Il fiume va con lucidi sussulti / al mareignoto dall’ignoto monte.” (Il ponte, in MY., vv. 3-8).

89. Ponte di Campia a primavera, 2007.Oil on canvas, 40×50 cm

This painting refers to the work Ponte sul Serchio (cat. 70). If youlet yourselves be led by the magic atmosphere of this landscape thatthe painter floods with ‘reread’poetry of Pascoli, once over the bridgeyou seem to penetrate the luxuriance of the slope. With the rich al-ternating of the mediated green tones, the whites, pinkish reds,browns, blues, and ever-present purple, the wide fields are cleverlymade to stand out, an unquestionable expression of pictorial confi-dence. “In suono di singulti / l’onda si rompe al solitario ponte. / Doveil mar, che lo chiama? e dove il fronte, / ch’esita mormorando tra ivirgulti? / Il fiume va con lucidi sussulti / al mare ignoto dall’igno-to monte.” (Il ponte, in MY., verses 3-8).

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88. Ponte di Campia, 2006. Olio su tavola, cm 18x24

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90. Mediavalle, 2006. Olio su tela, cm 50x70

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93. Aurea mediocritas, 2006.Olio su tela, cm 20×30

In primo piano il grano, tra questo un po’ di vigna, poiolivi, cipressi e pioppi calcano la facies della plaga agre-ste. Quanto verde, quanta serenità! Tutto è conciliato,mediato, parco e nello stesso tempo sublime. Il poetacanta il suo amore alla campagna in cui brama realiz-zare l’ideale etico dell’aurea mediocritas proclamato daOrazio nelle Odi (Carm. 2, 10, 5) e riaffermato con estmodus in rebus nelle Satire (1, 1, 106), nelle quali siesalta la misura: ci sono dei precisi confini al di qua eal di là dei quali non può esservi rettitudine. La gnomeè ripresa nelle Georgiche da Virgilio con laudato ingen-tia rura,/ exiguum colito (2, 412s).Bertini, con il suo mirabile filtro di pittore, ci proponecon le immagini le celebri massime.

93. Aurea mediocritas, 2006.Oil on canvas, 20×30 cm

The wheat in the foreground, and in its midst, a few vines,then the olive trees, cypresses and poplars take over the fa-cies of the agricultural scene. How much greenness, howmuch tranquillity! Everything is at peace, mediated, sub-dued and at the same time sublime. The poet sings his loveof the countryside in which he yearns to create the ethicalideal of the aurea mediocritas proclaimed by Horace inthe Odes (Carm. 2,10,5) and reaffirmed with est modusin rebus in Satires (1,1, 106), in which the measure is ex-alted: there are precise boundaries here and there beyondwhich there can be no rectitude. The gnome is referred tofrom the Georgics by Virgil with laudato ingentia rura,/exiguum colito (2, 412s).Bertini, with his admirable filter as a painter, offers usthese celebrated verses in image form.

91. Sotto i monti, 2005. Olio su tavola, cm 20x18 92. Fiori rossi, 2005. Olio su tavola, cm 18x24

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94. La vite e l’olivo, 2006. Olio su tavola, cm 30x20 (studio)

95. Cipressi, 2005. Olio su tavola, cm 30x20

96. La vite e l’olivo, 2006. Olio su tela, cm 70x50

99. Autunno al crocevia di Campia, 2005.Olio su tela, cm 40×50

In questo dipinto l’artista esaspera la visione autunna-le colta provocatoriamente nella sua nudità assoluta conestrema limpidezza non nascondendo l’intento di riaf-fermare con atto raffinatamente estetico quanto bel-lezza e purezza siano molto spesso accomunate. Il ponte di Campia valica il Serchio sulla cui riva destrasta la gola tortuosa (piuttosto montana) che tra fianca-te ripide e pendii dolci va in Garfagnana. “Sulla riva delSerchio, a Selvapiana, / di qua dal ponte a cui si fermaa bere / il barrocciaio della Garfagnana” (Il torello, inPP., vv. 1-3).

99. Autunno al crocevia di Campia, 2005.Oil on canvas, 40×50 cm

In this painting the artist exasperates the autumnal visioncaptured provocatively in its absolute nudity with extremelimpidness, without concealing his intention of reaffirm-ing with a refined aesthetic action, just how much beau-ty and purity are often to be found linked together.The bridge of Campia crosses the Serchio on the rightbank of which there is a tortuous gorge (more of a moun-tain) that leads to the Garfagnana between steep slopesand rolling hills. “Sulla riva del Serchio, a Selvapiana, /di qua dal ponte a cui si ferma a bere / il barrocciaio del-la Garfagnana” (Il torello, in P.P., verses 1-3).

97. Autunno al crocevia di Campia, 2005. Olio su tavola,cm 18x24 (studio)

98. Crocevia, 2005. Olio su tavola, cm 24x18

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102. La Corsonna, 2006.Olio su tela, cm 40×30

L’artista non nasconde l’intento di voler suscitare al-l’osservatore vibranti emozioni estetiche. I versi del poe-ta, per il pittore, sono, nell’occasione, illuminanti. Ilpaesaggio, felicemente dosato nelle paste cromatiche enella stesura campica, offre la visione del torrente Cor-sonna, affluente del Serchio, che scorre tra Barga e Ca-stelvecchio e del ponte ferroviario che lo attraversa.“Dunque va’ dove ti mando. / Il ponte sai, della Cor-sonna, dove / entra nel Serchio. C’è un fruscio di pol-le, / in quel contorno, che fa dir: Qui piove! / fa dire alcieco che vien giù dal colle.” (Le armi, in PP., vv. 3-7).

102. La Corsonna, 2006.Oil on canvas, 40×30 cm

The artist does not hide his desire to trigger vibrant aes-thetic emotions in the onlooker. The verses of the poet areilluminating for the painter on this occasion. The land-scape, happily dosed in the chromatic paste and ruralcomposition, offers a view of the Corsonna stream, an af-fluent of the Serchio that flows between Barga andCastelvecchio and the railway bridge that crosses over it.“Dunque va’ dove ti mando. / Il ponte sai, della Corson-na, dove / entra nel Serchio. C’è un fruscio di polle, / inquel contorno, che fa dir: Qui piove! / fa dire al cieco chevien giù dal colle.” (Le armi, in P.P., verses 3-7).

100. La Corsonna, 2006. Olio su tavola, cm 24x18 (studio) 101. Pioppi sul fiume, 2006. Olio su tavola, cm 24x18

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105. Borgo di Sommocolonia, 2005.Olio su tela, cm 40×50

Il paesaggio in pagina si rapporta molto con Fughe di tet-ti (cat. 28) e Tramonto su Barga (cat. 29); è un autenti-co inno alla bellezza. Al riguardante non sfuggirà la ‘ma-novra’ compositiva dell’opera che parte per fughe da op-poste direzioni verso il vertice della Pania. “Erano i mon-ti / tutti celesti; tutto era imbevuto / di cielo: erba di pog-gi, acqua di fonti, / fronda di selve, e col suo blocco acu-to/ la liscia Pania, e con le sue foreste/ il monte Gragnomolle di velluto.” (Il soldato di San Piero in Campo, inPP., vv. 29-34). La veduta è frontale, la testura pittori-ca è complessa. All’orizzonte, alta, domina la Pania so-vrastata dagli accesi bagliori del cielo, ultimo sipario diun incantevole scenario.

105. Borgo di Sommocolonia, 2005.Oil on canvas, 40×50 cm

The landscape here, very reminiscent of Fughe di tetti(cat. 28) and Tramonto su Barga (cat. 29); is an authentichymn to beauty. The onlooker can’t help but notice thecomposition ‘trick’ in the work that escapes from oppositedirections towards the top of Mount Pania. “Erano i mon-ti / tutti celesti; tutto era imbevuto / di cielo: erba di pog-gi, acqua di fonti, / fronda di selve, e col suo blocco acu-to / la liscia Pania, e con le sue foreste / il monte Gragnomolle di velluto.” (Il soldato di San Piero in Campo, inPP., verses 29-34). This is a front view, the pictorial textis complex. On the horizon, Mount Pania dominates fromon high, topped only by the bright sky, the final curtainof an enchanting scenario.

103. Borgo di Sommocolonia, 2005. Olio su tavola, cm 20x30 (studio) 104. Il Campanile, 2005. Olio su tavola, cm 20x30

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107. Cascina a Campia, 2007.Olio su tavola, cm 30×60

Quest’opera che pure è figurativa, travalica la pura mimesi delvero per spingersi con efficacia, usando fluide pennellate tra lequali domina un’urgente pulsione poetica, a mirabili soluzioniquasi informali. Il quadro raffigurato ha concordanza di motivicon Ritrovo del platano (cat. 84). La veduta, casa bianca al pon-te di Campia, è frontale, con punto di vista perfettamente com-planato. La scena, vibrante di luce, caratterizzata da suggestivee magiche cromie, è estiva e trasmette al riguardante profondeemozioni. “Era un meriggio estivo: / io sentiva negli occhi arsi ilbarbaglio / della via bianca, e nell’orecchio un vasto / tintinniodi cicale ebbre di sole.” (Il cieco di Chio, in PC., vv. 69-72).

107. Cascina a Campia, 2007.Oil on panel, 30×60 cm

This work, which is also figurative, crosses the pure mimesis oftruth, pushing forwards with efficacy, using fluid brushstrokesamongst which an urgent poetic propulsion dominates, towards ad-mirable solutions that are almost informal. The picture portrayedhas many motif similarities with Ritrovo del platano (cat. 84). Theview, white houses at the bridge of Campia, is frontal, with per-fectly coplaned viewpoints. The scene, vibrating with light, char-acterised by evocative and magical chromatic effects, is very rem-iniscent of summer and transmits deep emotions to the onlooker.“Era un meriggio estivo: / io sentiva negli occhi arsi il barbaglio /della via bianca, e nell’orecchio un vasto/ tintinnio di cicale ebbredi sole.” (Il cieco di Chio, in PC., verses 69-72).

106. Cascina a Campia, 2007. Olio su tavola, cm 15x30 (studio)

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109. Cala la sera sul colle di Caprona, 2007.Olio su tela, cm 50×35

[…] in mezzo a nuvole di clororossa raggiar la fuga de’ palazzilungo la ripa, ed il tramonto d’orodalle vetrate vaporare a sprazzi,a larghi fasci, a tremule scintille.(Il miracolo, in MY., vv. 17-21).

109. Cala la sera sul colle di Caprona, 2007.Oil on canvas, 50×35 cm

[…] in mezzo a nuvole di clororossa raggiar la fuga de’ palazzilungo la ripa, ed il tramonto d’orodalle vetrate vaporare a sprazzi,a larghi fasci, a tremule scintille.(Il miracolo, in MY., verses 17-21).

108. Cala la sera sul colle di Caprona, 2007. Olio su tavola, cm 24x18 (studio)

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112. La chiusa a primavera, 2007.Olio su tela, cm 40×50

L’esplosione lirica in questa mirabile tela è pari alla raf-figurata esplosione della primavera. Il pittore conoscebene cosa s’intenda esteticamente dire quando si dice‘miracolo di bellezza’. Il dipinto riprodotto in pagina lotestimonia. Sul piano intermedio della veduta l’incantodi ammalianti alberi in fiore domina la scena, subito die-tro l’edificio e il campanile della chiesa San Niccolò diCaprona che, insieme ai pini a destra e al grande abetesulla sinistra, dà luogo all’effetto di répoussoir favoren-do lo sbalzo prospettico sia saliente sia digradante deldolce intrigo agreste. “Suona già l’Avemaria / dalla chie-sa di Caprona, / si sente correre via via / la schilletta cherisona.” (La schilletta di Caprona, in CC., vv. 1-4).

112. La chiusa a primavera, 2007.Oil on canvas, 40×50 cm

The lyrical explosion in this admirable canvas is equal tothe figurative explosion of spring. The painter is well awareof what is meant aesthetically by “a miracle of beauty”, asthe painting reproduced on this page bears witness to thesame. On the intermediate plane of the scene, the en-chantment of beautiful trees in bloom dominates, and be-hind these, the building and the bell tower of the Churchof San Niccolò di Caprona which, together with the pineson the right and the large fir tree on the left, give rise tothe répoussoir effect, favouring the surging upwards anddownwards perspective of the pleasant rural intrigue.“Suona già l’Avemaria / dalla chiesa di Caprona, / si sentecorrere via via / la schilletta che risona.” (La schilletta diCaprona, in CC., verses 1-4).

110. La chiusa a primavera, 2007. Olio su tavola, cm 18x24 (studio) 111. Casa Pascoli, 2007. Olio su tavola, cm 20x30

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113. Fiori sull’acquaio, 2007.Olio su tela, cm 30×30

Erano lisce pàtere, ed orciuolidal curvo becco, e snelli bricchi, e coppetonde, e sottili calici slanciati, teglie, alberelli per le gabbie, largheciotole, a cui beva il fanciullo e i vecchio.(I due vicini, PV., vv. 296-301).

113. Fiori sull’acquaio, 2007.Oil on canvas, 30×30 cm

Erano lisce pàtere, ed orciuolidal curvo becco, e snelli bricchi, e coppetonde, e sottili calici slanciati, teglie, alberelli per le gabbie, largheciotole, a cui beva il fanciullo e i vecchio.(I due vicini, PV., verses 296-301).

114. Foresteria, 2005. Olio su tavola, cm 20x16

BERTINI DIPINGE PASCOLI. POESIA, LUCE E COLORE NELLA VALLE DEL SERCHIO130

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115. Finestra sul giardino, 2006. Olio su tela, cm 50x50

118. Rio dell’Orso, 2006.Olio su tela, cm 50×40

Se da una parte l’impostazione di questo dipinto pos-siamo definirla semplice, dall’altra la stesura pittorica èinvece manovrata con calcolo nelle variazioni cromati-che fitte a pennellate preziose e brevi. Ancora una vol-ta, interpretando i versi del poeta: “Vicino al Rio chemormora perenne!”, Bertini dà vita ad una immagine adegli cara. “Io scendo lungo il Rio dell’Orso, / ne seguoun poco il fievole sussurro. / E me segue un tac tac dicapinere, / e me segue un tin tin di pettirossi, / un zi-steretetet di cincie, un rererere / di cardellini. Giugnodove il greto / s’allarga, pieno di cespugli rossi / di vetri-ci: il mio luogo alto e segreto.” (“The Hammerless gun”,in CC., vv. 49-56).

118. Rio dell’Orso, 2006.Oil on canvas, 50×40 cm

If on one hand the setting of this painting can be definedas simple, on the other instead, the pictorial compositionis handled with skill in the chromatic variations crowdedwith short, precious brushstrokes. Once again, interpret-ing the verses of the poet: “Vicino al Rio che mormoraperenne!”, Bertini gives life to an image that is dear to him.“Io scendo lungo il Rio dell’Orso, / ne seguo un poco il fiev-ole sussurro. / E me segue un tac tac di capinere, / e mesegue un tin tin di pettirossi, / un zisteretetet di cincie, unrererere / di cardellini. Giugno dove il greto / s’allarga,pieno di cespugli rossi / di vetrici: il mio luogo alto e seg-reto.” (“The Hammerless gun”, in CC., verses 49-56).

116. Rio dell’Orso, 2006. Olio su tavola, cm 30x20(studio)

117. Il forno, 2007. Olio su tavola, cm 24x20

BERTINI DIPINGE PASCOLI. POESIA, LUCE E COLORE NELLA VALLE DEL SERCHIO132

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120. Compendio, 2005. Olio su tavola, cm 18x24

119. Poesia latina, 2005. Olio su tavola, cm 20x30

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122. Materie umanistiche, 2005. Olio su tavola, cm 18x24

121. I classici, 2005. Olio su tavola, cm 20x30

125. Giardino, 2007.Olio su tela, cm 50×40

Appunti (1956), Visita a Castelvecchio. “Per strada erarimasta un po’di neve. Chiedemmo ad una anziana don-na che aveva sulla testa uno scialle nero:– Si va bene per casa Pascoli?La donna affabile s’accostò alla vettura e rispose:– Sì, tra pochi attimi, a Dio piacendo, sarete lì; primadel paese, una strada a destra sale tra le case di Capro-na alla casa del poeta.”. Bertini con questo intenso di-pinto fa rivivere a chi scrive quel ricordo. “A Caprona,una sera di febbraio, / gente veniva, ed era già per l’er-ta, / veniva su da Cincinnati, Ohio. / La strada, con queltempo, era deserta. / Pioveva, prima adagio, ora a dirot-to, / tamburellando su l’ombrella aperta.” (Italy, in PP.,can. 1, vv. 1-6).

125. Giardino, 2007.Oil on canvas, 50×40 cm

Appunti (1956), Visita a Castelvecchio. “There was stilla little snow on the road. We asked an old woman with ablack shawl over her head:– Is this the way to Pascoli’s house? The woman affably came over to the car and answered:– Yes, just a bit more, and God willing, you’ll be there; be-fore reaching the town there’s a road to the right that goesup between the houses of Caprona to the home of the po-et.”. Bertini makes the memory relive with this intensepainting. “A Caprona, una sera di febbraio, / gente veni-va, ed era già per l’erta, / veniva su da Cincinnati, Ohio./ La strada, con quel tempo, era deserta. / Pioveva, primaadagio, ora a dirotto, / tamburellando su l’ombrella aper-ta.” (Italy, in PP., canto 1, verses 1-6).

123. Giardino, 2007. Olio su tavola, cm 30x20 (studio) 124. Foresteria, 2007. Olio su tavola, cm 24x18

BERTINI DIPINGE PASCOLI. POESIA, LUCE E COLORE NELLA VALLE DEL SERCHIO136

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126. La cucina, 2006. Olio su tavola, cm 30x20 (studio)

127. Fiori in biblioteca, 2006. Olio su tavola, cm 32x20

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128. La cucina, 2006. Olio su tela, cm 70x50

131. Altana in opera, 2007.Olio su tela, cm 70×70

L’atmosfera sospesa, densa d’incanti, l’alone di poesia edi mistero che aleggia nell’opera in visione, trattienequel mondo intimista e magico al quale il dipinto ap-partiene e si richiama. Due piani d’appoggio, quello de-stro e quello sinistro, che hanno effetto di scivolo inavanti, vanno di scorcio su opposte diagonali verso ilmedesimo vertice: il cavalletto con sopra il ‘motivo’, l’al-tana, protagonista dell’immagine. Tra le fughe contrap-poste dei due piani una sedia vuota a simboleggiare chetutta l’attenzione del pittore è rivolta all’altana, luogo diriflessione, di trepidazione, di maturazione delle idee,di ricordi. “Che fanno là, presso la muta altana, / i cri-santemi, i nostri fior, che fanno? / Oh! stanno là, con labeltà lor vana, / a capo chino, lagrimando, stanno.” (Dia-rio autunnale, in CC., vv. 1-4).

131. Altana in opera, 2007.Oil on canvas, 70×70 cm

The atmosphere in suspension, dense with enchantment,the halo of poetry and mystery that flutters in the work dis-played here, encloses that intimism and magical world thatthis painting belongs to and reminds us of. Two benches,one on the right and one on the left, give the effect of slip-ping forwards offering glimpses on opposite diagonals lead-ing towards the same vertex: the easel with the “reason” ontop, the roof terrace, protagonist of that image. Between thecounter-opposing flights of the two benches, an empty chairsymbolising that all the painter’s attention is riveted on thatroof terrace, a place for meditating, a place of trepidation,of maturing ideas and memories. “Che fanno là, presso lamuta altana, / i crisantemi, i nostri fior, che fanno? / Oh!stanno là, con la beltà lor vana, / a capo chino, lagriman-do, stanno.” (Diario autunnale, in CC., verses 1-4).

129. Altana in opera, 2007. Olio su tavola, cm 20x20 (studio) 130. Studio del poeta, 2006. Olio su tavola, cm 30x30

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133. Catini, 2006. Olio su tavola, cm 20x30

132. Macinino, 2005. Olio su tavola, cm 18x24

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135. Focolare con veggi, 2006. Olio su tavola, cm 18x24

134. Spiedi, 2005. Olio su tavola, cm 18x24

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137. Scorcio dal ponte, 2005. Olio su tavola, cm 18x24

136. Ponte della Maddalena, 2005. Olio su tavola, cm 18x24 (studio)

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138. Ponte della Maddalena, 2005. Olio su tavola, cm 40x40

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139. Arcate, 2006. Olio su tavola, cm 30x20

140. Arcate ardite, 2006. Olio su tavola, cm 24x18

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141. Tramonto rosato, 2005. Olio su tavola, cm 30x40

144. Colle di Barga, 2006.Olio su tela, cm 70×50

“Tu su la bruna valle alta sfavilli, / Barga, coi cento lu-mi tuoi. Rimane / l’orma del pianto tra il gridìo di gril-li / e un interrotto gracidar di rane.” (Il soldato di SanPiero in Campo, in PP., vv. 102-105). Ecco una terrache non desola!, sembra voler suggerire il pittore, cosìcome il poeta. Una terra abitabile, familiare e vicina al-l’uomo che la vive con estrema partecipazione. Lo sce-nario che s’apre in questo dipinto, che trova riferimen-to con Sera a Barga (cat. 2), è una veduta sul borgo conl’orizzonte alto e mosso della sommità dei monti. Die-tro, lo sfondo del cielo dai colori brillanti che invitanoalla contemplazione.

144. Colle di Barga, 2006.Oil on canvas, 70×50 cm

“Tu su la bruna valle alta sfavilli, / Barga, coi cento lumituoi. Rimane / l’orma del pianto tra il gridìo di grilli / eun interrotto gracidar di rane.” (Il soldato di San Pieroin Campo, in P.P., verses 102-105). The painter seems tobe saying, just like the poet, “Here’s a land that doesn’tmake you feel desolate!”. An inhabitable land, familiar,close to man who experiences it with extreme participa-tion. The scenery that opens up in this painting that refersto Sera a Barga (cat. 2), is a view of the hamlet with ahigh and moving horizon formed by the mountain peaks.Behind this, the background of the sky with brilliantcolours that invite contemplation.

142. Colle di Barga, 2006. Olio su tavola, cm 24x18 (studio) 143. Scorcio, 2007. Olio su tavola, cm 24x20

BERTINI DIPINGE PASCOLI. POESIA, LUCE E COLORE NELLA VALLE DEL SERCHIO148

147. Cielo di Barga, 2007.Olio su tela, cm 50×60

In questa raccolta di dipinti, che è un autentico viaggionella storia, nell’ambiente, nella vita, nella poesia di Pa-scoli, Marcello Bertini ‘traslittera’ (ci sia consentito il ter-mine per analogia) i versi in immagini. I luoghi recon-diti, le atmosfere che furono fulcro della poesia pasco-liana, sono rivissute con intensa emozione nelle tele diBertini. Questo dipinto per timbri cromatici, carattereformale, soggetto e assetto geometrico ha affinità conaltre opere raffiguranti il panorama bargeo presenti inquesto volume, si confronti In finestra (cat. 3) e Colledi Barga (cat. 144). “Movendo insieme come un pio sus-surro. / Sostano, biancheggiando, le fluenti / nubi, a leivolte, che salìan non viste / le infinite scalèe del tempioazzurro.” (Il ponte, in MY., vv. 11-14).

147. Cielo di Barga, 2007.Oil on canvas, 50×60 cm

In this collection of paintings that is an authentic jour-ney into history, into the environment, into the life andinto the poetry of Pascoli, Marcello Bertini ‘transliterates’(we take the liberty of using this term due to its analogy)the verses into images. The recondite places, the atmos-pheres that were the fulcrum of Pascoli’s poetry, are all re-lived with intense emotion on Bertini’s canvases. Due toits chromatic timbre, formal character, geometric subjectand set up, this painting has great affinity with other worksportraying the panorama of Barga contained in this vol-ume, just compare In finestra (cat. 3) and Colle di Bar-ga (cat. 150). “Movendo insieme come un pio sussur-ro. / Sostano, biancheggiando, le fluenti / nubi, a lei volte,che salìan non viste / le infinite scalèe del tempio azzur-ro.” (Il ponte, in MY., verses 11-14).

145. Cielo di Barga, 2007. Olio su tavola, cm 18x24 (studio) 146. Dalla porta del Duomo, 2007. Olio su tela, cm 40x30

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BERTINI DIPINGE PASCOLI. POESIA, LUCE E COLORE NELLA VALLE DEL SERCHIO152

148. Palazzi di Barga, 2006. Olio su tela, cm 70x50

APPENDICE

MARIO BUCCI (1977)[…] Marcello Bertini è paesaggista

privo di retorica e di compiacimenti; lasua è pittura immediata tesa a coglierenon tanto l’essenza delle cose, ma le co-se stesse, per cui dai suoi paesaggi emer-ge un certo realismo, libero da orpelli esovrastrutture, sostenuto da un’attenta in-dividuazione cromatica. Paesaggi immer-si in una sorta di eterna, verde stagione;e cieli aperti su case silenziose, dove sem-bra racchiuso un mondo quasi perduto.[…]

SERGIO PACCIANI (1979)[…] La grafia e il colore di Bertini, il

taglio esatto ed equilibrato degli scorci pae-sistici e i toni delle sue luci pacate, ripro-pongono anche al più distratto l’effige e l’a-nima di una natura che il tempo non hacorroso e che la mano dell’uomo non haavuto la possibilità di toccare. […]

ALDO RETTORI (1980)[…] Marcello Bertini è un pittore che

pur aderendo a certi schemi figurativi simuove entro una personale tangente dia-logativa ; il suo costante studio lo spinge arifuggire ogni compromesso di corrente perseguire la sua poetica. […]

ARMANDO NOCENTINI (1983)[…] Sensibile colorista, fine interpre-

te del vero, con senso lirico profondo, lesue non sono mai raffigurazioni superficialima interiormente sofferte e filtrate dai sen-timenti più profondi. Sia nei fiori che neipaesaggi Marcello Bertini raggiunge un’in-tensa espressività. Ottima la varietà com-positiva e tecnica, ricca di quei valori so-stanziali e formali, viatici essenziali per unartista. […]

ANDREA BALDINOTTI (1988)[…] Né ormai mi sorprende, per aver-

ne avvertita la radice prima e lontana a l’in-terno della radicata tradizione facente ca-po alla macchia, quel sentimento di sco-perta avversione che gli scorci paesaggisti-ci di Marcello Bertini manifestano versotutto ciò che potrebbe incrinarne in quan-to elemento attuale, il sapore di purezzasenza tempo. […] Nelle nature morte e neifiori rimane intatto il senso di comunioneaffettuosa con una realtà quotidiana di de-cantata semplicità. […]

MARCO MORETTI (1989)[…] Grande predilezione [quella di

Marcello Bertini] per tutto quello che è co-lore e luce come dimostrano con la lorosuggestiva cromia quelle composizioni flo-reali che da qualche tempo affiancano iltema amatissimo del paesaggio. Fiori dicampo non necessariamente ripresi nel ri-goglio della raccolta, ma vivi nei loro colo-ri, e tuttavia già impregnati d’una loro im-minente caducità, quasi a suggerire lospontaneo sorgere delle cose e del loro ine-vitabile lento morire. […]

155

Antologia della critica

a cura diUGO FORTINI

Marcello Bertinicon il SoprintendenteCristina Acidini,Gruppo del Paiolo, Firenze, 2007

GIOVANNI LOMBARDI (1989)[…] La pittura di Bertini si muove pre-

feribilmente su due versanti: il paesaggiotoscano, e una vastissima gamma floreale.[…] Bertini fa parlare le cose, gli oggetti, icasolari e lo fa con la felicità e la serenitàdell’artista e con l’ansia dell’uomo che cer-ca fra le macerie di un mondo robotizzato,i frammenti e le testimonianze di un tem-po non lontano, ma irrimediabilmente tra-volto. Di qui la pregnanza di colori, il vigo-re figurativo espresso con tecnica matura,di qui una tavolozza variegata di situazionie di atmosfera, dentro le quali si respira unsentimento di gioiosa partecipazione. […]

RINALDO FRANK BURATTIN (1990)[…] Bertini è un artista che muove la

sua pittura e i suoi interessi su tre versan-ti: il paesaggio nelle sue varie forme, lecomposizioni floreali e gli oggetti […] usain essi i colori amati con struggente tene-rezza, ceduti alla materia e collocati in si-tuazioni prospettiche fresche e ricche digestualità, molto spesso in compagnia dioggetti del nostro quotidiano; il tutto tesoa cercare nel colore, nella profondità spa-ziale, nell’accostarsi di forme, un messag-gio che accompagni la durata poetica del-l’artista. […]

MARIO MAZZOCCHI (1993)[…] Il Bertini di oggi indaga con sicu-

rezza nell’essenza dei colori, ciò è eviden-ziato nei paesaggi dove la luminosità dellacollina toscana fa da sfondo a case immer-se tra alberi e strade, dove respira un se-colare silenzio tracciato quasi a pennella-te soffici, disegnato nell’armoniosa solitu-dine dei cipressi e nelle composizioni flo-

reali che posseggono il dono del sublime.[…]

DELIO GRANCHI (1993)[…] Pittore di squisita sensibilità, cul-

tore del bello. Notevole la bravura segnicae cromatica assunta sui banchi di scuola eportata avanti con ricerca stilistica perso-nale, con sofferenza artistica e sentimen-tale. Bertini è costantemente teso a cerca-re nella realtà quotidiana e nella cultura diquesta terra, quelle verità celate e non, dicui ogni cosa che ci circonda è impregna-ta. […]

UGO FORTINI (1995)[…] L’opera di Bertini è espressa con

liricità attraverso un reale costantementericomposto, reinventato, intuito nell’animasegreta e poetica del pittore, sempre teso ecombattuto tra le ombre dove s’annidanoenigmi velati di turchino e le luci accecan-ti nel cui accendersi ogni dubbio dispare.Si tratta di una pittura emozionale, evocantela maniera macchiaiola, avversante il mo-do comune e banale di dipingere espressacon genialità e forza specialmente nei pae-saggi dove, negli accostamenti colore-om-bra, colore-luce, è abolito il tradizionalechiaroscuro cromatico-tonale di mediazio-ne e i passaggi sono riportati alla semplicestruttura essenziale, con effetti di grandeluminosità e suggestione che esprimonosempre l’atmosfera voluta. […]

DINO PASQUALI (1998)[…] Le opere di Bertini si dividono pre-

valentemente su due grandi temi: lo studiodel paesaggio e quello delle composizionifloreali; in entrambi si apprezza il profon-do studio delle cromie e la soluzione liricache in esse si fonde. […]

MARCO MORETTI (2000)[…] Anche nei paesaggi si manifesta

questo desiderio di sintesi, vedi i suggesti-vi scorci di vedute delle antiche mura diLastra a Signa eseguite su embrici, dove ilcolore si fonde, con gli esiti di cui diceva-mo, sul piano ampio e manualmente tor-mentato di quella straordinaria forma ar-caica trapezoidale. Esempi questi, e nonsolo, dove l’artista si cimenta nella resa diarditi spazi prospettici che a loro volta ri-mandano all’opera di Bertini disegnatore e

BERTINI DIPINGE PASCOLI. POESIA, LUCE E COLORE NELLA VALLE DEL SERCHIO156

Marcello Bertinicon il Sindaco Umberto Sereni

Teatro dei Differenti, Barga, 2006

alla sua paziente indagine grafica. Una vo-lontà di sintetizzare si palesa anche nellatrattazione pittorica della liquidità dell’e-lemento, come testimoniano suggestivibozzetti fluviali e lacustri dove appunto leinsidie della riproduzione pedissequa dei ri-flessi sull’acqua vengono risolte con giustitocchi, in una sobrietà poetica che sottoli-nea l’esperienza acquisita dall’artista. […]

ANDREA BALDINOTTI (2000)[…] Marcello sente ancora di dover

guardare attraverso le geometrie severe del-la pittura toscana: una pittura capace di as-servire le proprie stesure cromatiche ad unarigorosa costruzione prospettica del mo-dellato e dei volumi; poco incline a sfran-giarsi in una definizione impressionisticadello spazio e della luce. Con quella lezio-ne, continua a dialogare pacato, calandoviall’interno i colori limpidi che gli sono con-geniali, ma cercando, specie nei pastelli enegli acquerelli a cui in questi ultimi tem-pi ha dedicato rinnovato interesse, accordidiversi. […]

GIOVANNI LOMBARDI (2000)[…] Da questo retroterra artistico e

culturale emerge una spiccata originalitàdi contenuti, di segnali, oltre ad una diste-sa realizzazione compositiva. Per Bertiniquegli spaccati di paesaggi, i casolari sper-duti, quasi metafisici, ingoiati da un lus-sureggiante manto di verde dei dorsi colli-nari, non rappresentano tanto i segni di unaciviltà e di una memoria storica, ma si tra-ducono in reperti immaginari delle lonta-ne famiglie contadine a contatto giornalie-ro con la natura, in pagine di un libro som-merso. […]

MARCO MORETTI (2000)[…] Tra i numerosi pittori toscani che

ancor oggi testimoniano la ragione del lorodipingere tramite il paesaggio e la natura,Marcello Bertini ha geneticamente le cartein regola per continuare il solco di quellatradizione […] La sua stessa nascita a Por-to di Mezzo, nel comune di Lastra a Signa,pare garantire la sua sincera vocazione dipittore della natura, considerando che quelluogo fatto di poche case lungo la via per Pi-sa, nel corso dell’ottocento aveva dato i na-tali al pittore Egisto Ferroni e allo scultoree pittore Torello Santini. Un aleggiare di me-

morie che negli ultimi decenni del secoloappena concluso aveva sommosso alla pit-tura altri giovani portigiani, che in qualcheoccasione si erano coagulati in gruppo purmantenendo ciascuno il proprio indirizzoestetico. Tra questi, Marcello Bertini. […]

UGO FORTINI (2000)[…] Sì, è vero, Bertini dipinge gli arca-

ni! Ai fiori trasmette un’animica seduzionee un’intima esclusiva bellezza; ma dai fio-ri apprende e sublima il codice segreto deicolori, nei quali scorrono le mediazioni, ilogoi, che esondano in celati simboli: verisintagmi pittorici nel loro remoto e diacro-nico accostarsi o antinomico contrappor-si. […] Quella di Bertini è opera, in ognisua espressività, emozionale. Ha forza, ge-nialità, stile. La pittura è risolta con ispi-rata poesia; talvolta attraverso altissime sug-gestioni e con accostamenti tonali, anchesul piano tecnico, di grande effetto. Si ve-da, per esempio, quando affronta àquidesuperfici, apparentemente impaludate, im-mote, ma nelle quali invece s’inabissanomisteri, sotto innocenti rispecchi di caso-lari e d’erborei cigli sorpresi nel loro dop-pio, collocati con studiate geometrie e com-plessi tagli, col proposito di contenere l’e-splodere di lirici azzardi di brani di cielodalle inusitate atmosfere o, con gesto deltutto pittorico e con effetti di luce (stru-menti tipici di Bertini), con l’intento di esal-tare le bellezze, ricche di contrasti, di quelcaratteristico paesaggio palustre. […]

ELVIO NATALI (2000)[…] Bertini rivisita l’amato tema del pae-

saggio, della cultura legata ad esso, con liri-smo emotivo, con un’intimità da cui scatu-risce la sua remota e segreta bellezza, es-senza e anima della natura. Nelle composi-

DIPINGE PASCOLI. POESIA, LUCE E COLORE NELLA VALLE DEL SERCHIO BERTINI 157

Marcello Bertini con Ugo Fortininello studio,Lastra a Signa, 2003

zioni floreali e nelle nature morte, tagliate erealizzate con minor rigore geometrico, ve-nendo un po’ meno a quella gerarchia se-gnica tipica della sua struttura mentale, (dacui deriva senz’altro una maggior leggerezzacompositiva) Bertini continua a dialogarecon “le cose”, con gli oggetti familiari, ele-menti preziosi e misteriosi, legati a lui daprofonda simpatia. Gli altri protagonisti deisuoi racconti sono i fiori, i suoi tipici fiori:anemoni, girasoli, papaveri e margherite, chevivono con lui in perfetta simbiosi. Paesag-gi, fiori e gli oggetti, sono i suoi principali in-terlocutori, gli amici di sempre. I fantasmidello spirito. Gli interpreti del suo intricatoe affollatissimo paesaggio dell’anima.[…]

MARIA LUISA CASON (2001)[…] L’apparente facciata bella e godi-

bile nasconde la natura criptica di una pit-tura interpretata emotivamente e intellet-tualmente, gravida di tematiche esistenzialie di misteri. Bertini si avvale di un ‘eccel-lente segno e di sofisticate alchimie per spe-rimentare gli amati temi del paesaggio e deifiori. Il paesaggio bertiniano, animato damisteriosi personaggi prende forma attra-verso pretestuosi casolari, argentei ulivi,stentorei cipressi, frementi al vento sui pen-dii della campagna Toscana. I fiori anch’essi,presenze misteriose, vaganti, vestiti di cro-mie bellissime: dai gialli dei regali girasoli,ai potenti rossi dei papaveri, agli enigmati-ci viola degli anemoni, ai bianchi di niveemargherite. Questa la visione intensa e si-gnificativa di un ‘artista sensibile che trovanella natura, gli interpreti con i quali alle-

stire le rappresentazioni del teatro dell’ani-ma. Queste storie servono a Bertini a rap-presentare se stesso, ad identificare i pro-pri fantasmi nei suoi personaggi e stabilirecon loro un intimo dialogo. Come tutti gliartisti di rango, Bertini è geloso custode delsuo mondo estetico. […]

TOMMASO PALOSCIA (2001)[…] La pittura di Bertini esprime una

sintesi astratta del tradizionale hortus con-clusus, aggiornando alla evoluzione mo-derna una grande eredità. A quella evolu-zione partecipa con naturalezza e autore-volezza agendo con disinvoltura e fluiditànelle strutture delle immagini dettate dal-la natura a lungo indagata. […]

PIER FRANCESCO LISTRI (2002)[…] Bertini attinge, in certi felici mo-

menti creativi (quando i suoi equilibrati emisteriosi interni, i suoi lirici fiori, le suesintesi paesaggistiche prospetticamenteperfette smemorano la datità naturalisticae si affidano totalmente alla magia dellapittura), notazioni sintattiche che sono giàproprie del linguaggio informale. Allora lagradevolezza di questo pittore all’apparen-za così facile si fa solenne e originale lin-guaggio di poesia. Così un pittore della sfol-gorante verità naturalistica sa essere diari-sta finissimo di una cronaca spirituale,sempre attuale e sempre nuova. […]

MAURIZIO VANNI (2003)[…] E così ciò che si crede di ricono-

scere come soggetto non può più essere ri-

Marcello Bertini conSilvio Loffredo e Dino Carlesi

Pisa, 2003

BERTINI DIPINGE PASCOLI. POESIA, LUCE E COLORE NELLA VALLE DEL SERCHIO158

Marcello Bertini conLodovico Gierut,

Chiostro Sant’AgostinoPietrasanta, 2006

conosciuto tale, quantomeno nel senso tra-dizionale del termine. In certe opere l’usolibero del colore e di una bidimensionalità,intesa come mezzo di rottura, traspone lacomposizione in una dimensione meta-reale, dove l’immagine naturalistica è tra-sformata in visione poetica attraverso ciòche potremmo definire allontanamentomemoriale. […]

GIOVANNI FACCENDA (2004)[…] Di Marcello Bertini, pittore incli-

ne all’incanto, continuo ad apprezzare lameraviglia incontaminata che alimenta, sot-terranea, quella che è l’esaltazione poeticadi una natura ideale, un mondo sospeso frarealtà ambientale e Eden immaginifico. Unmondo, soprattutto, dinanzi al quale con-frontare e maturare la propria coscienzaestetica, risolvendo gli inevitabili dubbi e,anzi, rafforzando quelle raggiunte certezzeche accompagnano l’ispirata esistenza di untemperamento romantico e spontaneo, qua-le, appunto, è quello di Marcello Bertini.Un artista destinato a trovare, nella segre-ta intimità offerta dalla pittura, nuovi, sug-gestivi pretesti per proseguire in quelle con-templazioni naturali, nelle quali, da vicino,senti riecheggiare il verso melodioso dellapoesia più struggente. […]

UMBERTO CECCHI (2004)[…] Se in un dipinto ci deve essere un’a-

nima – e non sempre c’è, né sempre è ne-cessario ci sia, ci sono anche dipinti senz’a-nima, ma se quest’anima deve esserci co-me accade nella maggior parte dei casi –,allora Bertini quest’anima l’ha trovata: direil’ha catturata sulla riva del suo fiume, sul-le vette di colli come Artimino, fra le goledi roccia dove scorrono le acque prima diaffrontare la grande corsa al mare, in un in-terno dove affiorano brani di intime me-morie – e si leggono – in sublimate visioni.[…] Un’illusione da artista o una conces-sione alla poesia? È semplicemente un mo-mento di grazia, dove materia e colore, ariae luce si amalgamano e si confondono perdar vita ad uno spettacolo fra i più sugge-stivi: albe e tramonti, arcobaleni e fate mor-gane sono lì per noi ogni giorno. Solo a qual-cuno, toccato dal destino, capita di vederetutto questo e non dimenticarlo pochi mi-nuti dopo. Ma di ripercorrerlo con la me-moria e realizzarlo di nuovo, questa volta sì,

grazie a una sintesi chimica che deve ne-cessariamente essere impastata di colore, diluce e di poesia. […]

UGO FORTINI (2004)[…] C’è un insegnamento sottile nei

paesaggi toscani che sotto certi aspetti so-lo i pittori sanno cogliere, avendo il privi-legio di capire e pesare esteticamente ilvalore della bellezza che si esprime nelleloro linee eterne. Davanti a certi paesag-gi si resta senza fiato: a quella vista, un’e-mozione che non sia sublime, è un trattodi matita che cancella l’umana sensibilità.In questo dipinto, che è appunto la rap-presentazione di quanto appena detto, unsolido impianto architettonico delinea,con la disposizione di perfetti registri pro-spettici, delle luci e delle ombre che sta-gliano i piani, il borgo collinare nel digra-dare a valle. La maestria di Bertini nel co-struire tali immagini trova oggi pochi raf-fronti. […]

DIPINGE PASCOLI. POESIA, LUCE E COLORE NELLA VALLE DEL SERCHIO BERTINI 159

Marcello Bertini conCarla Guiducci Bonanni,Pier Francesco Listrie Domenico ViggianoAmici dei Musei, Firenze, 2007

Marcello Bertini conTommaso Paloscia, Mauro Pagliaie Antonio Pagliai,Museo archeologicoFiesole, 2002

DINO CARLESI (2004)[…] Le strade dell’invenzione creati-

va non sono solo patrimonio dell’ infor-male e dell’ astrazione: l’opera di Bertinitestimonia quanto una visione oggettivadel mondo reale consenta spazi di libertàinventiva e di novità espressiva, comequando lavora sul “cotto” e l’opera guada-gna in bellezza artigianale per l’asperitàdel tessuto terroso che offre un abbassa-mento silenzioso dei timbri che si smor-zano in se stessi per consentire una qua-si inconscia semplicità: ne esce unatteggiamento di vita che investe la pre-senza e l’impegno dell’artista in un pro-cesso creativo che meriterebbe maggioreconsiderazione da parte della Critica na-zionale più qualificata. Bertini è un pit-tore vero, non gli mancano mestiere e in-telligenza espressiva. […]

LODOVICO GIERUT (2004) […] Per comprendere quanto grande sia

il rispetto di questo creativo toscano del1946 per una natura positiva, di cui ha sa-puto fermare la magica conformazione.Marcello Bertini è uomo d’esperienza. Hamestiere, e sa proporre all’osservatore l’e-saltazione dell’attimo rifuggendo fronzoli eorpelli. Il gesto veloce e sicuro racconta e altempo stesso fissa in modo autonomo nontanto “il paesaggio”, ma “quel paesaggio” delquale, per un innamoramento improvviso,ha deciso di definirne i contorni. […]

DINO CARLESI (2005)[…] Gli interni di Bertini sono gene-

ralmente rappresentati dal suo studio, unostudio che ci accoglie nell’intimità di uno

spazio in cui la realtà si trasfigura e gli og-getti divengono personaggi che ci coinvol-gono nella loro resurrezione. Lo spazio esi-ge apposite misure e costringe la fantasiaa confrontarsi con la logica degli oggetti(stracci, vasetti, quadretti e cavalletti) chesi distribuiscono secondo rare armoniecompositive. Lo studio è sempre il luogodel ripensamento, è lì che gli oggetti di-vengono protagonisti di uno scenario in-cantevole, lì nascono progetti e sogni (unfiore, un albero, un libro, un quadretto se-minascosto, un colore che gira per riportarea essenzialità la visione…), ogni elementodivenendo pretesto cromatico e spirituale.[…]

GIOVANNA MARIA CARLI (2005) […] Lo studio di un artista è per lui al

pari di un luogo sacro dove, in genere, i pro-fani non sono ammessi. È il luogo predi-letto dove nascono le visioni che dall’intel-letto guidano la mano che impugna matitao pennello.

Bertini apre le porte del suo studio e permezzo della pittura mostra le creature mu-te con cui ama intrattenere lunghi e miste-riosi dialoghi silenziosi. Come faceva Mo-randi, egli dispone gli oggetti del suo quoti-diano su un tavolo, seguendo il peso delleforme e dei colori, bilanciando i pieni e i vuo-ti, ottenendo un’immagine carica di pathos.

Il tema dello studio è sviluppato da Ber-tini sia come quadro nel quadro in un gio-co di specchi, sia come raffigurazione ditavolozze e pennelli poggiati sul piano dilavoro, sia incentrando la tensione creati-va nella rappresentazione di quegli ogget-ti silenti che compongono le sue nature

BERTINI DIPINGE PASCOLI. POESIA, LUCE E COLORE NELLA VALLE DEL SERCHIO160

Il Presidente del ConsiglioRegionale della Toscana

Riccardo Nencini, MarcelloBertini, Giovanni Faccenda,

Ugo Fortini e Gianluca ParriniRegione Toscana, Firenze, 2004

morte (fiori, vasi, brocche, boccali, scato-le). Nell’interno della camera ci sono i li-bri, le sedie, i tubetti strizzati, tutto ciò chequotidianamente lo circonda. […]

LODOVICO GIERUT (2006)[…] Al di là delle ultime sue opere pre-

senti in questa esposizione, va fatto rileva-re che da anni Bertini disegna e dipinge suun percorso fissato dalla storia dell’arte, coni suoi ‘amorevoli pretesti’, con tenacia e sof-ferenza, lungo i percorsi di una figurazioneche vuole essere una metafora colta e sot-tile di una realtà che appartiene alla suapoetica. Convinto sostenitore dei marginidi ricerca, che esistono ancora in questocampo, dove la sintesi in molti casi rasen-ta l’informale. La prova è data dal lavoro cheda molto tempo sperimenta ‘sugli interni distudio’, soggetti che affianca ai temi amatidel paesaggio e del mondo dei fiori. Taliopere costituiscono un lavoro di introspe-zione e analisi di un luogo mitico qual è lostudio per un artista. […]

UGO FORTINI (2006)[…] Sull’opera di Marcello Bertini so-

no stati versati fiumi d’inchiostro da tanti

autorevoli critici d’arte, tuttavia essendoegli un artista che nutre le sue opere dicontinui rinnovamenti non manca spazioper indagare ancora nelle atmosfere cari-che di suggestioni pittoriche nutrite di so-spese luci e incombenti ombre che cela-no misteri. […] La visione pittorica di Ber-tini, fondata sull’appassionata partecipa-zione alla realtà quotidiana, raccoglie l’im-portante lezione del grande Cézanne chevede, in termini effettivi, spogliati i moti-vi di ogni particolare e, ridotti all’essen-ziale (dando ad ogni elemento pari risaltoed estrema evidenza), i fondi ribaltare inprimo piano. Anche nei dipinti di Bertinii fondi s’affacciano alla ribalta, urgenti,s’infilano tra gli spazi degli oggetti in pri-mo piano intarsiandosi con essi. Rilevan-te, in queste scene d’interni, è l’apportodelle splendide, modulate paste cromati-che intrise di luci che s’apprestano a rac-contare, con le loro magie colorali, la vitasegreta di un luogo, fissata con i parame-tri del suo mondo lirico: i topoi bertiniani,portati alla luce della poesia dalla sensibi-lità del pittore, mostrano sempre aspettiarcani nella loro splendida, penetrante bel-lezza. […]

DIPINGE PASCOLI. POESIA, LUCE E COLORE NELLA VALLE DEL SERCHIO BERTINI 161

Marcello Bertini con AlessandroCiucci, S. Agostino, Pietrasanta,2006

Teatro dei differenti, Barga, 2006. Olio su tela, cm 70x50

Marcello Bertini nasce a Porto di Mez-zo – Firenze – nel 1946. Consegue la ma-turità tecnica. Appassionato d’arte fino dagiovane, frequenta i musei fiorentini in-centivato dal padre Giuseppe, dirigente al-la galleria degli Uffizi. Si iscrive alla Scuo-la d’Arte fiorentina di Porta Romana, alcorso di pittura. Studia con rigore forme ecromie ispirandosi alla natura e agli oggettidel quotidiano. Dopo febbrili ricerchecompie una precisa scelta stilistica subitodivenuta personale e inconfondibile. Giàdalla prima metà degli anni Settanta si sus-seguono le sue esposizioni personali chespaziano per tutta Italia e all’estero. Esco-no vari cataloghi che scandiscono, perio-dicamente, l’evolvere della sua opera. Ar-rivano i successi, i primi riconoscimentiufficiali, con le prime committenze: illu-strazioni di libri, grafica per riviste ed al-tre pubblicazioni, copertine, manifesti ecc.A partire dal 1980 le sue opere (dipinti an-che di grandi dimensioni) entrano a far par-te di importanti collezioni in Italia e all’e-stero. Espone in prestigiose gallerie d’ar-te, instaura con alcune un particolare as-siduo rapporto, fra queste: Nuovo Sagitta-rio, Milano; Florence Art Gallery, Firenze;Il Quadrato, Milano; La Tavolozza, Cuneo;Colonna, Brescia; Bonaiuti, Siena. Studiaed approfondisce la conoscenza dei chi-mismi cromatici. Frequenta un corso al-l’Università di Pisa volto alla sperimenta-zione fisica e chimica (intensità, luce, lun-ghezze d’onda, temperature, impatto psi-cologico) del colore. La sua pittura diven-ta più asciutta, essenziale, ricca di signifi-cati nascosti. Negli anni ’90 pubblica lamonografia: Marcello Bertini, Dipinti, di-segni, grafica, Ed. Palazzo Ghibellino, Em-poli, pp. 96. In codesti anni la svolta deci-siva: s’impone all’attenzione di autorevoli

critici d’arte mentre si susseguono esposi-zioni in siti istituzionali e note gallerie d’ar-te quali: Bongiovanni, Riccione; Valiani,Pistoia; Arte Fiera, Bologna; Arte Expo, Ba-ri; Palazzo Datini, Prato; Sotheby’s Gallery,Londra; Golfo dei Poeti, Lerici; Art expo,Bruxellex; A.Turelli, Montecatini Terme.L’amore per l’arte segna la sua vita. A cu-ra del Comune di Signa esce, con la pre-sentazione critica di Ugo Fortini, il Cata-logo: M. Bertini, Realtà e poesia nel giocomagico del colore, Ed. Masso delle Fate,Signa 2000, pp. 112. Pubblica, con la pre-sentazione critica di Tommaso Paloscia:M. Bertini, Poesia per immagini, La Spe-zia 2001, pp. 64. A cura della Provincia diFirenze, esce il Catalogo delle opere del-l’ultimo periodo, esposte alla Galleria diVia Larga in Firenze, con il commento cri-tico di Pier Francesco Listri: Di Marcellopittore segreto di fiori e di paesaggi, Firen-ze 2002, pp. 48. Espone nella storica Vil-la Bottini di Lucca, presentato a catalogoda Maurizio Vanni: Visioni di Natura, Ed.Polistampa, Firenze 2003, pp. 48. È pre-sente all’Artefiera di Bologna e all’Istitutoper il Commercio di Bordeaux. l’IstitutoTermale di Gambassi si dota di una suaopera di grandi dimensioni. Nel marzo del2004, a Firenze, nella sede del ConsiglioRegionale della Toscana e ad Arezzo, alMuseo Civico d’Arte Moderna e Contem-poranea, viene presentata la monografiadal titolo L’incanto struggente a cura di Gio-vanni Faccenda, con testi di Ugo Fortini,Umberto Cecchi, Ed. Masso delle Fate,Signa 2004, pp. 124. La pubblicazione sus-sidia quattro importanti mostre: Spedaledi S. Antonio Lastra a Signa; Palazzo Ca-sali, Cortona; Palazzo Panciatichi Covoni,sede del Consiglio Regionale della Tosca-na; Palagio di Parte Guelfa. Dona alla Pi-

Scheda biobibliografica

a cura diUGO FORTINI

nacoteca del Consiglio Regionale della To-scana una sua importante opera. La Ban-ca di Credito Cooperativo di Signa acqui-sta un’opera di alta levatura che viene col-locata nella direzione generale dell’istitu-to. Esegue, per la Sala Giunta dei Comu-ni di Signa e Lastra a Signa, due grandiopere a tempera grassa. Introdotte daG. Faccenda con L’incanto struggente lepersonali: allo Spedale di S. Antonio di La-stra a Signa e a Palazzo Casali di Cortona.Presentato da Dino Carlesi, espone a Em-poli presso il Centro Culturale Misericor-dia. A fine 2004 due ampie personali: allostorico caffè d’arte Ceccarelli di Follonicae al Convento della Madonna di Lumatadi Lucca. Dona la seconda opera alla Pi-nacoteca del Consiglio Regionale della To-scana. Nel marzo 2005 si conclude L’in-canto struggente con la personale a Palagiodi Parte Guelfa di Firenze. Nel maggio lasuggestiva esposizione di Ruralia 2005– Bertini – Toscana, misteri ed emozioni aVilla Demidoff, Vaglia, a cura della Pro-vincia di Firenze. A giugno, promosso da-gli enti: Regione Toscana, Accademia Mu-sicale, AccademiArte Firenze, RegioneCorsica, l’appuntamento espositivo di Ber-tini nel salone Le Bastion di Porto Vecchio,Corsica. A dicembre in anteprima, nellasede del Consiglio Regionale della Tosca-na, in via Cavour a Firenze, vengono pre-sentati alla stampa: la monografia Bertini,la scatola magica e il silenzio delle cose, a cu-ra di Giovanna Maria Carli, con testi diAntonio Paolucci, Dino Carlesi, Ugo For-tini, Ed. Polistampa, Firenze 2005, pp. 176e il Calendario d’Arte 2006, nel quale siripetono le tematiche artistiche di internidi studio, Ed. Masso delle Fate, Signa;pubblicazioni che sussidiano la rilevantepersonale promossa dal Comune di Cam-pi Bisenzio, con il patrocinio del Ministe-ro per i beni e le attività culturali – Roma;Regione Toscana – Presidenza del Consi-glio Regionale; Soprintendenza Specialeper il Polo Museale Fiorentino, Provinciadi Firenze – Presidenza –; Comune di Fi-renze, tenuta a Villa Rucellai nel dicem-bre 2005 – gennaio 2006. Su invito del Co-mune di Campi Bisenzio esegue un tritti-co di grandi dimensioni, a tema, per unluogo istituzionale dell’Ente. Nell’aprile-maggio 2006 la personale in Versilia a Pie-trasanta, nella Sala delle Grasce del Con-

vento di S. Agostino, presentata in catalo-go da Lodovico Gierut e Ugo Fortini: Ber-tini – Dalle rive dell’Arno alla Versilia – Lesintesi tonali del pittore fiorentino, Ed. Mas-so delle Fate, Signa 2006, pp. 64. L’im-portante rassegna, promossa dal Comunedi Pietrasanta, rientra nel prestigioso ca-lendario artistico-culturale della città perl’anno 2006. In questa mostra Bertini pre-senta una serie di opere particolari realiz-zate con tecniche d’affresco su vecchi ma-nufatti in cotto e su intonaci e calci. Lamostra va sotto l’egida del Ministero per iBeni e le Attività Culturali – Roma; dellaRegione Toscana – Consiglio Regionale;della Provincia di Firenze e della Provin-cia di Lucca. Settembre-ottobre 2006, per-sonale al West Florence di Campi Bisen-zio, partecipazione alla Rassegna Artisticadella Fiera del Levante di Bari e alla 20°Esposizione Internazionale di Lugano– Svizzera –. Novembre 2006, personaleallestita nel Palazzo di Vetro della Fonda-zione Giuseppe Lazzareschi di Porcari –Lucca –, patrocinata da Regione Toscana– Consiglio regionale –, Provincia di Luc-ca – Presidenza –, Provincia di Firenze –Presidenza –, Comune di Porcari. Nel-l’occasione pubblica: Interni… i segreti luo-ghi dell’anima, Ed. Masso delle Fate, Signa2006, pp. 48. Cura il catalogo e il com-mento critico Ugo Fortini, con i contribu-ti di Antonio Paolucci, Dino Carlesi, Gio-vanna Maria Carli, Umberto Cecchi, Gio-vanni Faccenda, Lodovico Gierut, PierFrancesco Listri, Tommaso Paloscia, Mau-rizio Vanni. Dicembre 2006, personale: Fi-gurazione … sintesi e nuovi linguaggi, Sa-la Valli, Ponsacco, organizzata dal ‘Palazzo’,presentata da Giovanna Maria Carli. Gen-naio 2007, collettiva, Pittori in trincea,presso Archivio di Stato di Firenze, a curadi Giovanni Faccenda, in collaborazionecon Nicola Nuti e Galleria Spagnoli. Feb-braio 2007, per la riapertura del noto Tea-tro Dante di Campi Bisenzio, dona all’En-te locale l’opera: Storia e poesia, trittico sutavola, cm 300x320. Partecipa all’incontrodedicatogli, organizzato dagli Amici deiMusei di Firenze, nella sede di via Alfani,relatori: Carla Guiducci Bonanni, PierFrancesco Listri, Domenico Viggiano. Par-tecipa al congresso di Archometria Arte ecolore - storia e tecnologia, organizzato dalCNR IFAC di Firenze, con una relazione

BERTINI DIPINGE PASCOLI. POESIA, LUCE E COLORE NELLA VALLE DEL SERCHIO166

sulle applicazioni cromatiche nella realiz-zazione di opere d’arte, presso l’Auditoriumdel Conservatorio Cherubini. Giugno2007, espone al Villaggio Valtur di Ostu-ni-Brindisi, su invito della Galleria Spa-gnoli. Luglio-Settembre 2007, espone aBarga – Lucca –, ospitato nelle Stanze del-la Memoria e nel contempo a Castelvec-chio Pascoli, nelle sale della foresteria diCasa Pascoli. La rassegna, organizzata dalComune di Barga, Fondazione Pascoli, Co-munità Montana Garfagnana, ComunitàMontana Media Valle del Serchio e dallaProvincia di Lucca, si avvale dei patrocinidi Regione Toscana – Presidenza Consi-glio Regionale – e Soprintendenza Spe-ciale per il Polo Museale Fiorentino. Perl’occasione viene pubblicata la monografia,curata da Giovanni Faccenda: Bertini di-pinge Pascoli. Poesia, luce, colore nella Val-

le del Serchio, con scritti di Umberto Se-reni, Guelfo Marcucci, Cristina Acidini,Giovanna Maria Carli, Nicola Nuti, UgoFortini, Ed. Polistampa, Firenze 2007, pp.176.

Si sono interessati alla sua opera valentioperatori artistici e prestigiosi critici d’ar-te; fra questi: Cristina Acidini, Andrea Bal-dinotti, Mario Bucci, Rinaldo Frank Bu-rattin, Dino Carlesi, Giovanna Maria Car-li, Maria Luisa Cason, Umberto Cecchi,Giovanni Faccenda, Ugo Fortini, Lodovi-co Gierut, Delio Granchi, PierFrancescoListri, Giovanni Lombardi, Mario Maz-zocchi, Marco Moretti, Elvio Natali, Ar-mando Nocentini, Nicola Nuti, Sergio Pac-ciani, Tommaso Paloscia, Antonio Paoluc-ci, Dino Pasquali, Aldo Rettori, Paola Scuf-fi, Umberto Sereni, Faustina Tori, Mauri-zio Vanni, Marcello Vannucci.

DIPINGE PASCOLI. POESIA, LUCE E COLORE NELLA VALLE DEL SERCHIO BERTINI 167

Marcello Bertini was born in Porto diMezzo, Florence in 1946. He obtained hisschool leaving certificate from a technicalcollege. An art enthusiast from an early age,he spent hours perusing in the Florentineart galleries, encouraged by his father Giu-seppe who was the director of the Uffizi atthat time. He enrolled in a painting courseat the Florentine Art School of Porta Ro-mana, where he religiously studied shapesand chromatics, inspired by nature andeveryday objects. After fervent experimen-tation, he finally developed his own perso-nal and inimitable style. Since the 1970she has been holding one-man shows th-roughout Italy and abroad and from time totime catalogues have been publishedmarking the evolution of his work. Hand inhand with his first successes and growingpublic acclaim he was commissioned to il-lustrate books and create the graphics formagazines and various other publicationssuch fly-leafs, posters, etc. As from 1980his works (paintings including large canva-ses) entered to form part of important col-lections in Italy and abroad. He started exhi-biting in exclusive art galleries, establishingan assiduous relationship with many of the-se such as the Nuovo Sagittario, Milan; Flo-rence Art Gallery, Florence; Il Quadrato, Mi-lan; La Tavolozza, Cuneo; Colonna, Brescia;and Bonaiuti, Siena. He studied and analy-sed the chemistry of chromatics and atten-ded a course at the University of Pisa onphysical and chemical experimentation (in-tensity, light, wavelengths, temperature,psychological impact) of colour. His pain-ting became more understated, essential,rich in hidden meanings. In 1990 his mo-nograph: Marcello Bertini, Dipinti, disegni,grafica (Paintings, drawings, graphics) waspublished by Palazzo Ghibellino, Empoli

96, pages. During these years there was aturning point in his career when he gainedthe attention of authoritative critics.Meanwhile his exhibitions continued in in-stitutions and renowned art galleries, in-cluding the Bongiovanni, Riccione; Valia-ni, Pistoia; Arte Fiera, Bologna; Arte Expo,Bari; Palazzo Datini, Prato; Sotheby’s Gallery,London; Golfo dei Poeti, Lerici; Art expo,Bruxellex; A.Turelli, Montecatini Terme.His love of art has forged his life. The TownCouncil of Signa organised the publishingof his catalogue M. Bertini, Realtà e poesianel gioco magico del colore (M. Bertini,Rea-lity and poetry in the magical world of colour)by Masso delle Fate, Signa in 2000, 112 pa-ges, with a critique by Ugo Fortini. TheTown Council of La Spezia organised thepublishing of his catalogue M. Bertini, Poe-sia per immagini (M. Bertini, Poetry for ima-ges) by La Spezia in 2001, 64 pages with acritique by Tommaso Paloscia. The Provin-ce of Florence organised the publishing ofthe Catalogue of his latest works on displayin the Galleria di Via Larga in Florence, witha critique by Pier Francesco Listri, plus DiMarcello pittore segreto di fiori e di paesaggi(Marcello, painter of secret flowers and land-scapes) in 2002, 48 pages. He exhibited inthe historic Villa Bottini of Lucca, with acatalogue produced by Maurizio Vanni, Vi-sioni di Natura (Visions of Nature) publishedby Polistampa, Florence 2003, 48 pages.He was present at the Artefiera of Bolognaand the Institute for Commerce at Bor-deaux. The Thermal Institute of Gambassihas one of his large canvases on display. InMarch 2004 his monograph entitled L’in-canto struggente (The stirring enchantment)produced by Giovanni Faccenda with textsby Ugo Fortini and Umberto Cecchi, pu-blished by Masso delle Fate, Signa in 2004,

169

Biography and bibliography

by UGO FORTINI

124 pages, was presented in the RegionalCouncil of Tuscany and at the Civil Mu-seum of Modern and Contemporary Art ofArezzo. This publication subsidised four im-portant exhibitions: the Spedale di S. An-tonio Lastra at Signa; Palazzo Casali, Cor-tona; Palazzo Panciatichi Covoni, head-quarters of the Regional Council of Tu-scany; Palagio di Parte Guelfa. He donatedan important work to the Art Gallery of theRegional Council of Tuscany, and the Cre-dito Cooperativo Bank of Signa bought animposing painting which is on display in theexecutive offices. He painted two large can-vases in tempera grassa for the CouncilChambers of the Town Councils of Signaand Lastra a Signa. His one-man shows we-re presented by G. Faccenda with L’incan-to struggente at Spedale di S. Antonio of La-stra a Signa and at Palazzo Casali of Corto-na. With a presentation by Dino Carlesi, heexhibited at Empoli in the MisericordiaCultural Centre. At the end of 2004 he heldtwo large one-man shows, one in the histo-ric art café Ceccarelli at Follonica and theother at the Convent of the Madonna ofLumata in Lucca. He donated the secondwork to the Art Gallery of the RegionalCouncil of Tuscany. In March 2005 L’in-canto struggente concluded with a one-manshow at Palagio di Parte Guelfa in Floren-ce. In May the evocative exhibition Rura-lia 2005 – Bertini – Toscana, misteri ed emo-zioni (Bertini – Tuscany, mysteries and emo-tions) was organised by the Province of Flo-rence at Villa Demidoff, Vaglia. In June,Bertini’s show was promoted by the Regio-ne Toscana, Accademia Musicale, Accade-mia Arte Firenze, Regione Corsica, in theLe Bastion hall of Porto Vecchio, Corsica.In December there was a preview presen-tation to the press of his monograph Berti-ni, la scatola magica e il silenzio delle cose(The magic box and the silence of things) atthe headquarters of the Regional Councilof Tuscany, in via Cavour, Florence, orga-nised by Giovanna Maria Carli, with textsby Antonio Paolucci, Dino Carlesi, Ugo For-tini, published by Polistampa, Florence2005, 176 pages, and his Calendario d’Ar-te 2006, which traces the artistic themesinside his studio, published by Masso del-le Fate, Signa. These publications subsidi-sed the prestigious one-man show promo-ted by the Town Council of Campi Bisen-

zio, with the patronage of the Ministry ofCultural Heritage and Activities, Rome, theRegione Toscana – the Presidency of theRegional Council; Special Department forthe Polo Museale Fiorentino, the Provinceof Florence – Presidency; the Town Coun-cil of Florence, held in Villa Rucellai in De-cember 2005 - January 2006. He was invi-ted by the Town Council of Campi Bisen-zio to paint a large triptych on a theme forone of the council chambers. In April-May2006 his one-man show was held at Pie-trasanta in Versilia, in the Sala delle Grasceof the Convent of S. Agostino, presented ina catalogue by Lodovico Gierut and UgoFortini: Bertini – Dalle rive dell’Arno allaVersilia – Le sintesi tonali del pittore fioren-tino (Bertini – from the banks of the Arno toVersilia – the tonal synthesis of this Florenti-ne painter), published by Masso delle Fate,Signa 2006, 64 pages. This important exhi-bition, promoted by the Town Council ofPietrasanta, was part of the prestigious ar-tistic-cultural calendar of the city for theyear 2006. In this show Bertini presenteda series of special works created with fre-sco techniques on old terracotta, and limeand plaster works. It was held with the pa-tronage of the Ministry of Cultural Herita-ge and Activities – Rome; the Regione To-scana – Regional Council –; the Provinceof Florence and the Province of Lucca. InSeptember-October 2006, he had a one-man show at West Florence, Campi Bi-senzio, participated in the Artistic Collec-tion of the Fiera del Levante in Bari and the20th International Exhibition of Lugano –Switzerland. In November 2006, he had aone-man show in Palazzo di Vetro of the Fon-dazione Giuseppe Lazzareschi of Porcari –Lucca, with the patronage of the RegioneToscana – Regional Council, Province ofLucca – Presidency, Province of Florence –Presidency, Town Council of Porcari. Thepublic exhibition: Interni… i segreti luoghidell’anima (Interiors. the secret places of thesoul), was published by Masso delle Fate,Signa 2006, 48 pages. The catalogue wasproduced by Ugo Fortini with a critique bythe same and contributions by Antonio Pao-lucci, Dino Carlesi, Giovanna Maria Carli,Umberto Cecchi, Giovanni Faccenda, Lo-dovico Gierut, Pier Francesco Listri, Tom-maso Paloscia, and Maurizio Vanni. In De-cember 2006, his one-man show: Figura-

BERTINI DIPINGE PASCOLI. POESIA, LUCE E COLORE NELLA VALLE DEL SERCHIO170

zione … sintesi e nuovi linguaggi (Figura-tion … synthesis and new languages), SalaValli, Ponsacco, was organized by the ‘Pa-lazzo’ and presented by Giovannna MariaCarli. In January 2007, he displayed in thecollective exhibition, Pittori in trincea (Pain-ters in the trenches), at the State Archivesof Florence, produced by Giovanni Fac-cenda in collaboration with Nicola Nuti andthe Galleria Spagnoli. In February 2007 forthe reopening of the famous Dante Thea-tre at Campi Bisenzio, he donated the work:Storia e poesia (History and poestry), a tripty-ch on panel measuring 300x320 cm. Hetook part in the meeting held in his honourorganised by the Amici dei Musei of Flo-rence, in their headquarters in Via Alfani,speakers: Carla Guiducci Bonanni, PierFrancesco Listri, Domenico Viggiano. Healso took part in the Archometria congressArte e colore – storia e tecnologia (Art and co-lour – history and technology), organised bythe CNR IFAC of Florence, with a lectureon the chromatic applications in creatingartworks held in the Auditorium of the Che-rubini Conservatory. In June 2007, he hasbeen invited by the Galleria Spagnoli toexhibit the Valtur Village of Ostuni-Brindi-si. From July to September 2007, he will beexhibiting at Barga-Lucca, guest of the Stan-ze della Memoria(Rooms of memories) and atthe same time, also at Castelvecchio Pa-scoli, in the halls of the Casa Pascoli gue-

sthouse. The collection, organised by theTown Council of Barga, Fondazione Pascoli,Comunità Montana Garfagnana, Comu-nità Montana Mediavalle del Serchio andthe Province of Lucca, has the patronage ofthe Regione Toscana – Presidency of theRegional Council – and the Special De-partment for the Polo Museale Fiorentino.On this occasion the monograph entitled:Bertini dipinge Pascoli, misteri, luci, colori epoesia nella Valle del Serchio (Bertini paintsPascoli, mystery, light, colour and poetry in theSerchio Valley) will be produced by Gio-vanni Faccenda with articles by UmbertoSereni, Guelfo Marcucci, Cristina Acidini,Giovanna Maria Carli, Nicola Nuti, UgoFortini, published by Polistampa, Florence2007, 176 pages.

He has received great acclaim for hisworks from high profile art connoisseursand prestigious critics including: CristinaAcidini, Andrea Baldinotti, Mario Bucci,Rinaldo Frank Burattin, Dino Carlesi, Gio-vanna Maria Carli, Maria Luisa Cason, Um-berto Cecchi, Giovanni Faccenda, Ugo For-tini, Lodovico Gierut, Delio Granchi, Pier-Francesco Listri, Giovanni Lombardi, Ma-rio Mazzocchi, Marco Moretti, Elvio Nata-li, Armando Nocentini, Nicola Nuti, Ser-gio Pacciani, Tommaso Paloscia, AntonioPaolucci, Dino Pasquali, Aldo Rettori, Pao-la Scuffi, Umberto Sereni, Faustina Tori,Maurizio Vanni, and Marcello Vannucci.

DIPINGE PASCOLI. POESIA, LUCE E COLORE NELLA VALLE DEL SERCHIO BERTINI 171

7 Marcello Bertini e le suggestioni pascolianeRiccardo Nencini

9 Bertini e gli scenari pascolianiCristina Acidini

11 Marcello Bertini e Giovanni PascoliStefano Baccelli

12 Bertini and the fascination of the “Valley of the Beautiful and the Good”Guelfo Marcucci

13 Bertini e il fascino della “Valle del Bello e del Buono”Guelfo Marcucci

14 The effectiveness and vitality of Pascoli’s “filter”Umberto Sereni

15 Efficacia e vitalità del “filtro” pascolianoUmberto Sereni

28 Nature, paradise of the soulGiovanni Faccenda

29 La natura, paradiso dell’animaGiovanni Faccenda

32 Intense evocations, trembling atmospheresGiovanna Maria Carli

33 Intense evocazioni, trepidanti atmosfereGiovanna Maria Carli

36 Poetic signs and painted wordsNicola Nuti

37 Segno poetico e parola dipintaNicola Nuti

40 Schede critiche dei dipintiUgo Fortini

41 Dipinti

APPENDICE

155 Antologia della criticaUgo Fortini

165 Scheda biobibliograficaUgo Fortini

169 Biography and bibliographyUgo Fortini

173

Indice

Finito di stampare in Firenzepresso la tipografia editrice Polistampa

Giugno 2007