Benvenuta, primavera!€¦ · telica di Torino. Poiché sono trascorsi ormai molti anni...

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Anno 2 - n. 3 - marzo 2008 Benvenuta, primavera! università delle tre età alessandria pubblicazione gratuita riservata ai soci dell’Università delle Tre Età di Alessandria a cura del laboratorio “Scuola di scrittura e giornalismo” Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in A.P. D.L. 353/2003 (conv. in. L. 27/02/2004 n° 46) art. 1 comma 2 DCB - Alessandria - anno 2 - n. 3 marzo 2008

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Benvenuta,primavera!

universitàdelle tre etàalessandria

pubblicazione gratuita riservata ai socidell’Università delle Tre Età di Alessandriaa cura del laboratorio “Scuola di scrittura e giornalismo”

Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in A.P. D.L. 353/2003 (conv. in. L. 27/02/2004 n° 46)art. 1 comma 2 DCB - Alessandria - anno 2 - n. 3 marzo 2008

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SSoommmmaarriioo

3 I saluti del presidente

4 Vita in Unitre - Pittura su ceramicadi Orazio Messina

5 Psicologia - I tatuaggi di Anita Desana

6 Attualità - Il convento di Santa Croce di Laura Emilio

7 Costume - Mobbing di Gianna Quattrocchio

8 In confidenza: dialogo con la questura Droga: che fare?

9 Droga: vecchia sostanza, nuovi disagi di Mariangela Ciceri

10 Inchiesta - Il corallo di Biemme

11 Poesie e racconti

12 Medicina - La cromoterapia di Biemme

13 In ironia - La redazione di Luciana Mietta

14 Per non dimenticare - Desaparecidos di M.G.

15 Se ne parla - Ricordando il ‘68 di Gianna Garrone

16 Sport in Alessandria - “San Giorgio” e lo sport di Giuseppe Gallinotti

17 Come si viveva - Vecchi mestieri di Orazio Messina

18 Il libro: Caos Calmo di Lidia Gentili

19 Contributi dei soci - La “mia” Roma di Anna Lodi

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Via Teresa Castellani, 315100 Alessandriatel. 0131.235500fax 0131.300000

[email protected]

Direttore:Mariangela Ciceri

Redazione:Marta ButtiniAntonio DalòAnita Desana

Giovanna Laura Emilio Milva Gaeta Gallo

Giuseppe GallinottiGiovanna Garrone

Lidia GentiliMauro Ghiazza Milena Grassi

Ponziano Lucio MassaraOrazio MessinaLuciana Mietta

Gianna QuattrocchioGiusy Ricagni

Lucia Scamuzzi

Progetto graficoe impaginazione:Mariateresa Allocco

Stampa:Litografia Viscardi

Via F. Santi, 5Alessandria

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Vita in Unitre

Nel secondo numero del nostro giornali-no, il numero di Pasqua per intenderci,ho fatto un riepilogo delle cose che sonostate fatte nel tempo dai soci dellanostra Unitre.Volutamente non ho parlato della gran-de mostra fotografica sull’AnticoEgitto, realizzata presso la sala esposi-tiva della Provincia in via Guasco e conla stampa di un meraviglioso catalogo.La mostra durò un mese intero e vennevisitata anche da alcune scolareschedelle scuole alessandrine.La mostra ospitò anche una raccolta difrancobolli legati alle attività dell’AnticoEgitto, presentata dall’associazione fila-telica di Torino.Poiché sono trascorsi ormai molti annidall’evento, riterrei opportuno ripresen-tare l’iniziativa alla città, certamente inaltre vesti, proprio per ricordare i ven-ticinque anni della nostra attività: natu-ralmente chiederemo a tutti i laboratoridi attivarsi come è avvenuto per lamostra di Borsalino.

Vorrei parlarvi del sito della nostra asso-ciazione:

www.unitrealessandria.it

Il sito ha due aspetti : da un lato è ilnostro biglietto da visita verso l’esterno,cioè il modo con cui ci presentiamoquando qualcuno vuole conoscerci e citrova su internet, e dall’altro dovrebbeessere uno strumento di informazioneper i soci. Sicuramente, la parte “di ser-vizio” del sito (orari e programmi) è fre-quentemente consultata dai soci; menovisitatori, invece, nella parte del sitoriservato all’intervento, ai contributi ealle comunicazioni dirette dei soci.Che fare per migliorare il nostro sito?Rivolgiamo a tutti l’invito a collaborarecon il sito inviando foto, commenti emateriali, ad “usarlo” per scambiarenotizie, contenuti, idee e proposte chemostrino meglio chi siamo e come ope-riamo; che diventi, insomma, uno stru-mento utile per dialogare tra noi.La tecnologia per fare un sito ancora piùbello e vivace non ci manca; una delleproposte è organizzare visite “virtuali”con altre Unitre.Un particolare ringraziamento e compli-menti a tutti i soci che fanno parte delcomitato di redazione del nostro giorna-lino che punta sempre più in alto sotto laguida della validissima direttrice e dellaresponsabile grafica.

A presto e cordiali saluti a tutti.

Francesco Allocco

I Saluti del Presidente

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Vita in Unitre

E’ uno dei molti laboratori della nostraUnitre! Uno e trino! Infatti si articola intre giorni la settimana e tre sono le inse-gnanti: martedì sign.ra Nicodemo, mer-coledì sign.ra Capra, giovedì sig.ra Baio.Si svolge nei locali della sede, in viaCastellani. Tranne pochissime eccezioni,è frequentato da tutte signore.Un’immediata percezione: in ognuno diessi, lo spirito di corpo si taglia a fette!In tutti colpisce lo stesso pungenteodore di trementina di cui alcune allieve,scherzosamente, si definiscono drogate.Sul tavolo una quantità incredibile diboccette, ampolline, tubicini e pennellidi varia misura. Tutti oggetti che, appa-rentemente in ordine sparso, ma che talinon sono. Dopo un iniziale momento dititubanza, il dialogo scorre disinvolto e,a tratti, anche profondo. Gratificazione èil denominatore comune delle insegnan-ti. Tutte evidenziano come il rapportocon le apprendiste si sia, nel tempo, tra-sformato in amicizia. C’è chi confida chein quest’arte avverte una proiezionedelle proprie capacità di creare e che, alavoro finito, coglie quello che ha dentrosin delle sue prime esperienze giovanili.Si dipingono tanti fiori su piatti di porta-ta che nell’immaginario femminile, rap-presentano anche il culto per quello chesi mette in tavola. Come già accennato,c’è anche un uomo, nel corso della sig.ra

Capra, che invece dipinge con meticolo-sità paesaggi, cuccioli di animali e scor-ci architettonici con autentico sensodella prospettiva. E’ soddisfatto e lodimostra con un franco sorriso!“Dipingere su ceramica è sempre statala mia passione. Se avessi saputo cheesisteva questo laboratorio, sarei venu-ta prima. Quando vado a casa mi sentorilassata. Ho voluto provare e ci sonoriuscita”. Sono alcune affermazioni dellecorsiste. Una giovane allieva, occhi fur-betti ed aria maliziosa dichiara: Midiverto e socializzo molto. Ho semprepasticciato coi colori perciò, quando hopotuto, mi sono iscritta. Pensavo di tro-vare solo persone anziane un po’ ... einvece proprio loro sono le più vispe.Imparo molto e, in un certo senso misento adottata. Tutte, insegnanti com-prese, esprimono la loro voglia di fare.Nessuno frequenta per perdere tempo.Con orgoglio ricordano il successo dellemostre di fine anno accademico ed inparticolare quello ottenuto nella ricor-renza del 25° anno di fondazionedell’Unitre. Ci sono anche momenti direlax e, a turno, si festeggiano i comple-anni. In queste due ore i problemi sonolasciati fuori dalla porta. Ci si racconta-no barzellette e si scambiano ricette. Nelgruppo della sig.ra Nicodemo c’è un atti-mo di tristezza perché da poco è manca-to Giancarlo, un allievo che si era benambientato con loro. Sempre sorridentee galante, le coccolava molto. Avevainstaurato il rito del the. L’otto marzo sipresentava con un mazzetto di mimoseper ognuna di loro. Traggo la piacevoleimpressione che la trinità (non misterio-sa) funzioni benissimo. Lo scopo princi-pale, che è l’apprendimento unito allostare insieme nel modo migliore è quipienamente raggiunto.

Orazio Messina

Pittura su ceramica

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Psicologia

Sfogliando una vecchia enciclopedia,alla parola “tatuaggio” ho trovato: intro-duzione sottocutanea di materie di variocolore mediante puntura. Deformazionepermanente della pelle mediante cicatri-ce praticata presso popoli di culturainferiore. Fin dall’antichità il tatuaggio fupraticato da molte popolazioni per moti-vi che andavano dall’ esibizione esteticaa quella di coraggio, dal rituale all’ap-partenenza a una classe di individui. Sene perse l’usanza nella civiltà occidenta-le, rimanendo tuttavia presente in alcu-ne categorie come marinai e carcerati(ricordiamo Papillon, evaso dalla coloniapenale di Caienna, chiamato così per lafarfalla tatuata sul petto).E’ curioso con-statare come nella stessa civiltà, oggiricca di progresso e tecnologia e tantolontana da culture primitive, la praticadel tatuaggio sia diventata un’usanzacomune, quasi una tendenza. Basta per-correre d’estate le strade di una città orecarsi in una spiaggia per incontraregiovani cosparsi di iconografie su ogniparte del corpo. Disegni etnici e cartigliche cingono i bicipiti, farfalle e rapaciche emergono dai pantaloni abbassatisul fondoschiena. Alcuni di essi presen-tano ombelico, naso, lingua o quant’al-tro, trafitti da cerchietti o piccoli globi dimetallo (piercing). Impugnano cellularidi ultime generazioni, amano navigaresu Internet, non possono fare a menodella tecnologia più sofisticata, mamostrano sul corpo segni tribali. Sono inprevalenza ragazzi, ma anche giovanidonne e uomini appartenenti ad ogniceto sociale: studenti, persone di spet-tacolo, operai, professionisti, ecc. Ilfenomeno ha incoraggiato la nascita diuna nuova professione: il tatuatore.Questa attività però non sempre è svol-ta da persone competenti. Talvolta indi-vidui irresponsabili con scarse conoscen-

ze igienico – sanitarie , usano su piùpersone aghi che dovrebbero esseretassativamente monouso, rischiando diveicolare malattie gravissime quali epa-titi e Aids. A tutela della salute dei mino-ri, portati per natura verso nuove espe-rienze è stata di recente varata unalegge che vieta il tatuaggio ai giovanicon meno di 14 anni. Dai 14 ai 18 è con-sentita questa pratica solo in caso diconsenso rilasciato personalmente dachi esercita la patria potestà. I nostriragazzi, disarmati di fronte a un mondospesso violento e complicato, voglionomandare un messaggio di coraggio o diappartenenza al gruppo esorcizzandocosì le loro paure. Lo fanno nella manie-ra delle popolazioni trbali loro antenate:esibendo corpi tatuati e bucati da pier-cing. Loro sono la dimostrazione di comecerte manifestazioni emergano nell’uo-mo ancestrali e immutabili anche adispetto delle più sofisticate tecnologie.

Anita Desana

La definizione di tatuaggio è tratta dall’enciclo-pedia Grolier.

I tatuaggi

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Attualità

Non molto lontano da dove abito, c’è unpaese chiamato Bosco Marengo che pernoi bambini di una volta, rappresentavail luogo del castigo. Lì infatti c’era unriformatorio, un centro di rieducazioneper giovani che si erano macchiati diqualche misfatto. Questo edificio, cir-condato da alte mura con i suoi finestro-ni sbarrati da spesse inferiate a noi pic-coli incuteva paura. Quando si era catti-vi i genitori ci dicevano che ci avrebberomandato dai discoli. Questo eral’appellativo che davano a quei ragazzi.In seguito l’edificio è divenuto carcereminorile e vi è rimasto fino al 1989. Ilsuo lato sud, però, era l’altra faccia dellamedaglia, un imponente chiesa chiama-ta: Santa Croce. La struttura nacquecome convento do-menicano che PapaPio V fece erigere nel suo paese natale edivenne una delle prime costruzioni rea-lizzate con i canoni controriformisti cherappresentano il rinnovamento dell’artesecondo gli orientamenti del Concilio diTrento. Nella chiesa ci sono: opere delVasari, il mausoleo marmoreo del pon-tefice, unico papa piemontese, tele diGuglielmo Caccia, detto il Moncalvo e

lavori di altri pittori lombardi. Il suo coroligneo è una delle maggiori opere delgenere in Piemonte, mentre nel conven-to sono degni di nota: i due chiostri, labiblioteca e il salone del refettorio. Inquesto periodo l’intero complesso è inrestauro, ma alla sua riapertura cisaranno molti motivi per farvi visita.Basti pensare che la sala capitolare di-venterà un museo vasariano e nei salo-ni, a Settembre, sarà ospitato MikhailGorbaciov per promuovere l’attivazionedi un forum per lo sviluppo culturale,che vedrebbe in Bosco la sua sede ope-rativa. Tutto ciò non può che rappresen-tare una dignitosa e definitiva soluzioneper il recupero e la valorizzazione deltormentato convento. Oltre alle sueopere d’arte la struttura possiede ungran cortile, dove in estate si mettono inscena opere e musiche di grandi compo-sitori. Personal-mente ho assistito in piùdi una occasione alle meravigliose sera-te di buona musica e con queste righeintendo sottolineare l’impegno che ilComune e la Provincia hanno preso perriportare agli antichi splendori un com-plesso di grande valore. Un grazie parti-

colare va all’associazione“Amici di Santa Croce”che ha come finalitàl’organizzazione di attivi-tà socio culturali e alladottoressa Mariotti,direttrice del cantieremusicale che ha prepa-rato delle bellissimeserate. E infine un augu-rio perché i restauri fini-scano presto e a noi siaconcesso il piacere dimolte serate in compa-gnia di una buona musi-ca.

Laura Emilio

Il convento di Santa Croce

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Costume

MobbingIl termine Mobbing deriva da to mobb.Descrive situazioni in cui un lavoratore èsottoposto, da parte dell’azienda o deicolleghi, a violenze morali e vessazionipsicologiche che ne compromettonol’efficienza fino a provocarne il licenzia-mento o le dimissioni. Nel 2001 laFidicom ha ospitato, in Alessandria, ildottor Ege, psicologo del lavoro e presi-dente dell’Associazione Italiana contro ilMobbing e lo Stress Psicosociale, persensibilizzare l’opinione pubblica su que-sto delicato argomento, passato permolto sotto silenzio. Chi ne è vittimasubisce molestie psicologiche esercitateattraverso: emarginazione, critiche,maldicenze, assegnazioni di compitidegradanti il cui scopo è mettere in dif-ficoltà la persona, impedendole di reagi-re per non perdere su di essa il potere eil controllo. Sebbene tra le vittime delmobbing non vi sia una distinzione nettatra i sessi, una delle modalità attraversocui possono realizzarsi comportamentipersecutori, sono le molestie sessuali,intese come corteggiamenti persistentie indesiderati. Il mobbing può essereesercitato in senso verticale, il più sub-dolo e invisibile, messo in atto da unsuperiore, oppure orizzontale, tra colle-ghi ed in questo caso i persecutori sonopiù di uno, che si muovono e agisconoinsieme e tendono a isolare e a diffama-re la vittima. Un capo che si presta aquesto tipo di violenza è una personacon una bassissima stima di sé, che stabene nel rendere la vita impossibile adaltri, con una mentalità vendicativa, espesso inefficiente dal punto di vistalavorativo. I colleghi pericolosi invece,sono quelli che traggono forza dalla loroomogeneità, dall’incapacità di stabilirelegami stabili, da una personale e ripe-tuta inefficienza lavorativa. Alla base diogni mobbing ci sono gelosie, dovute siaalle capacità della vittima, che al suosuccesso professionale. Nei paesi nordi-

ci si parla di centinaia di migliaia di vit-time, mentre in Italia il numero si aggi-ra attorno al milione. Le conseguenzedel fenomeno sono devastanti.Fisicamente chi subisce mobbing rischiaripercussioni fisiche e psichiche coneffetti sul comportamento e sulla perso-nalità, che vanno da una forte irritabili-tà, fino alla depressione. Nel settembrenel ’99 alla Camera è stata presentatauna proposta di legge, diretta a tutelarei lavoratori da comportamenti ostili sulposto di lavoro, che preveda sanzionidisciplinari per coloro che attuano ilmobbing e per coloro che non ne denun-ciano l’esistenza, allo scopo di ottenere,con il silenzio, vantaggi personali.Attualmente, nel nostro paese, il mob-bing è considerato “un illecito civile manon un reato penale”. La mia personaleconclusione è che ce n’è abbastanza percompatire certe figure maschili che nonsanno ammettere i loro limiti. In unlavoro dove ciascuno ha compiti precisi,la forza sta nella collaborazione profes-sionale ed umana, in modo che “omettiqualunque” tiranni, “disturbati”, piccoligranelli del mondo, non possano con illoro agire svilire agli occhi degli altri per-sone con il diritto di vivere una vita pro-fessionale, rispettata e normale.

Gianna Quattrocchio

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DROGA – COSA FARE?

I consigli della Polizia di Stato

• se tuo figlio fa uso di sostanze stupefa-centi, ricorda che egli deve poter con-fidare anzitutto nel tuo aiuto. Nessunoè più prezioso dei genitori per affronta-re e risolvere questo problema;

• cerca di parlare con tuo figlio e nonammonirlo. Guadagnando la sua fidu-cia puoi cercare di conoscere la realesituazione;

sicurezza

In confidenza...dialogo con i poliziotti della Questura della Provincia di Alessandria

redazione rubricatel. 0131-310640fax: 0131310500

visitate il sito dellaQuestura di Alessandrianella home page della

Polizia di Stato:www.poliziadistato.it

e poi ciccare sul link“dove siamo”

• se i sospetti si dimostrano fondati man-tieni la calma e cerca di non lasciartiandare ad una “paternale”;

• informati presso le strutture pubblicheper avviare un programma di disintos-sicazione;

• prova ad ottenere il maggior numeropossibile di informazioni sulle personeed i luoghi che tuo figlio frequenta, chigli fornisce la droga, ecc.;

• non prendere iniziative autonome, nonagire d’impulso;

• chiedi una consulenza presso il posto dipolizia più vicino dove puoi esporre ifatti.

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Attualità

Droga: vecchia sostanza, nuovi disagi

Il dito è puntato versole discoteche, ma èbene ricordare chenon sono gli unici luo-ghi dove si possonoreperire e spacciaresostanze stupefacen-ti. Un uso che, tra lealtre motivazioni,comprende il vantag-gio di non far sentirela fame, la stanchez-za e far ben apprez-zare il suono spessoestremo a duecentobattute al minuto.L'ecstasy è di certo lapasticca più famosa. Colorata, dal-l’aspetto innocuo è un mix di anfetami-na e allucinogeni e deve il suo nome allacapacità intrinseca di mettere di buonumore e facilitare conoscenze e incontri.E’ una droga sintetica che preoccupa gli“addetti ai lavori” molto più dell’eroina edella cocaina perché è un prodotto difacile smercio, agevolmente trasportabi-le ed occultabile, dai costi relativamentecontenuti che lascia pochissime tracce e,particolare ben più grave, le sostanzeche la compongono sono facilmentereperibili. Il suo nome chimico è 3,4-metilenediossimetamfetamina, e fu sin-tetizzata per la prima volta nel 1912 daun laboratorio farmaceutico, mentre ladietilamide dell'acido lisergico (LSD) èuna scoperta del 1938 e le anfetamineaddirittura di fine 800. Sostanze quinditutt’altro che “nuove” ma riscoperte dairagazzi all'inizio degli anni '90 che nehanno fatto un aspetto importante delproprio modo di vivere. Chi le usa, soli-

tamente lo fa in unospazio ben ristretto:discoteca, rave party(manifestazioni musi-cali spesso illegaliorganizzate all'inter-no di aree abbando-nate o spazi aperti,che possono durareuna notte o più gior-ni) per imprimere unasvolta esistenziale,eliminare tutto ciòche appartiene alquotidiano, provarenuove emozioni.Proprio per questa

ragione molti le definiscono “droghe dicontesto” o, come preferiscono gli ingle-si, “dance drug” ovvero droghe da ballo.I punti a rischio di spaccio sono i luoghidi aggregazione di massa. Secondo gliesperti si stima che siano circa “85.000i ragazzi fra i 15 e 25 anni che vivono iltempo del loro divertimento, la loro"ricreazione", seguendo uno stile di vitain cui ecstasy e compagne hanno unruolo importante”. Un'altra caratteristicadi questi consumatori è la poliassunzio-ne, la tendenza cioè ad assumere piùsostanze in una stessa sera. Esempiotipico è quello di bere alcoolici e, all’ec-tasy, aggiungere Lsd per accentuarnel’effetto allucinogeno, oppure anfetami-na o cocaina per “sballare” di più. Se poial termine della notte non riescono acontrollare l’ipereccitazione, si ricorre aisedativi e si sale in macchina ... il restoè cronaca dei nostri giorni.

MaC

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Inchiesta

Il corallo

Il corallo, noto fin dall’ antichità, eraritenuto dai Greci e dai Romani il migliorfrutto del mare e attraverso i tempi èstato apprezzato da tutti i popoli qualeoggetto ornamentale. Già nella preisto-ria se ne conosceva l’esistenza comedimostrato dal rinvenimento di granicorallini in sepolcri neolitici (10.000a.C.) scoperti nelle vicinanze diLosanna. La sua vera natura e la suaformazione sono stati un vero misteroper più secoli e fino all’inizio del 1700, ilcorallo era considerato una pianta distruttura misteriosa: molle nell’acqua, siinduriva nell’aria e non si conoscevanoné il modo di formazione, né quello diriproduzione. Fernando Marsili, scienzia-to bolognese, nel 1706 scoprì i fiori diquesta pianta ed in seguito alle suericerche portò i naturalisti alla scopertadella sua vera natura. Fu il giovanemedico Andrea Peysonnel che nel 1723scoprì che i coralli non erano piante, maanimali e i polipai i loro prodotti. Da quelmomento molti fra zoologi, botanici, bio-logi, naturalisti italiani e stranieri appro-fondirono le ricerche e contribuirono allaconoscenza in materia. Nel 1864 il natu-ralista francese Duthiers pubblicò la suaopera fondamentale: “Histoire Naturelledu Corali”, la più completa sull’argo-mento. Quel superbo prodotto del mareappartiene alla famiglia delle gorgona-cee ed è una sostanza calcarea prodottada piccoli animali marini detti appunto

Coralli. Vivono nei mari temperati ecaldi, sui fondi costieri della platea con-tinentale a profondità che variano dai 50ai 200 metri, formando banchi dove icoralli sono vivi in superficie e mortinelle parti profonde, in colonie fisse diindividui dall’aspetto di fiorellini bianchicon 8 tentacoli laciniati portati da unasse calcareo arborescente rosso, rive-stito da una corteccia dello stesso colo-re. Si riproducono per uova. La lorolarva detta planula, esce dalla bocca deipolipi e nuotando va a posarsi sul fondoscoglioso del mare, iniziando la forma-zione di un nuovo arboscello che cre-scendo e ramificandosi, per gemmazio-ne, forma nuovi polipi, tutti in comuni-cazione tra loro grazie a un sistema dipiccoli canali scavati nella corteccia. Ilpolipaio ha forma arborescente: i ramiprincipali possono spuntare da tutti i latidel tronco, e i secondari, da qualsiasilato dei rami principali. La direzione e lospazio che intercorre tra di essi, è sog-getto a variazioni, la loro forma è conicae, anche se molto lentamente, si assot-tigliano verso le estremità. Un ramo dicorallo vivo e prosperoso, come vienetolto dall’acqua, si contrae fortemente ei polipi rientrano nei loro solchi e primadella politura si presenta privo di lucen-tezza, simile al vetro smerigliato. Le sfu-mature di colore appaiono dopo la poli-tura ottenuta con mezzi meccanici,acqua e smeriglio. Dal corallo si otten-gono svariatissimi oggetti sia per usoornamentale che artistico e l’abilità con-siste nel modellare oggetti o altro inarmonia con le forme dei rami a disposi-zione. Il colore del corallo varia dal bian-co assoluto al bianco avorio, a diversitipi di rosa, al rosso vivace, il colore piùdiffuso, fino al rosso cupo.

Biemme

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Poesie e racconti

LE MANI

Ch’io mi vergo-gni di questemie mani per-ché nere e cal-lose? Vergognatevivoi che non le avete!Se al vostro tavolo abbonda ilpane ed il vino, queste mie maniringraziare dovete.Non sono mani gentili, manon hanno mai fatto cose vili.Sempre attive, lavoratrici, instancabilida mattina a sera.Sono nere e callosesono mani di una lavoratrice.

M.G.

LA LUNA

La luna haaccompagnato leserate più belledella nostra gio-ventù. L’abbiamoammirata so-gnando, con inostri sguardidiretti a Lei: unaluce sospesa nell’infinito che illumina-va quel tanto che bastava, le espres-sioni di chi ci stava accanto in queimomenti sereni. La luna era la Luna:misteriosa, splendida, tacita compa-gna che accarezzava i nostri pensierinel silenzio di quegli angoli che pare-vano creati per ciascuno di noi.Esaltata dalle canzoni che la definiva-no rossa, verde, bianca, malinconica,pallida, argentea, marinara ... la Lunaera partecipe delle piccole e grandistorie d’amore, quando questo eraplatonico e sincero, vissuto all’ariaaperta, nel silenzio della natura, dove

le parole si sussurravano e si ascolta-vano con emozioni inesauribili. Ungiorno dell’ormai lontano ’69, abbiamovisto sui teleschermi, l’uomo per laprima volta posare i piedi sul suololunare. Tutto ci è sembrato diverso:l’astro d’argento era ricoperto da infi-niti crateri aridi, senza tracce di vita,senza quello splendore che ci era noto.I sogni sono belli, se non cerchiamo discavare troppo nei loro contenuti, ed èun vero peccato sconvolgere alcunerealtà che ci aiutano a vivere meglio.Voglio ricordare la Luna com’era nellamia giovinezza, come è stata da mil-lenni per tutti coloro che l’hannoammirata dopo il calar del giornoquando, finalmente era consentito ilgradimento gratuito di uno spettacoloimparagonabile e ben lontano dallealternative che ci propongono almondo d’oggi dove tutto è artificiale.

Ponziano Massara

AMORE E’...

Amore è donarsipienamente achi ha fiducia inte. Amore èregalare ciò chea te è caro: unaparola di confor-to a chi soffre, a chi è solo, un’ora ditempo ma non data al volo, è facilevoler bene a chi ti sta a cuore, maanche allo sconosciuto non devi dardolore. L’amore di una mamma è il piùsicuro, i figli sanno di trovarlo in ognimomento, oggi, domani, sempre, inogni tempo. Ma l’amore fisico tra unuomo e una donna è quello che non dapace, è un gran tormento. Dai tempi diEva era già peccato ma povero coluiche non l’ha mai provato.

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Medicina

I colori accompagnano e circondano lanostra vita dandoci spesso profondeemozioni. Un tramonto infuocato, unalba vivida, un mare blu che si perdenella profondità del cielo, cespugli dirose, alberi di pesco in fiore ... Quali equante meravigliose sfumature coloranoi nostri giorni senza che noi neppure lecogliamo. Non si può negare, però, chel’umore è sovente influenzato dai colorisia in positivo, che in negativo quandomagari un abbinamento audace di tinteci fa voltare la testa altrove. Già nell’an-tico Egitto l’uomo, accortosi di questeinfluenze, utilizza pietre, cristalli,unguenti colorati per curare le malattie.Nasce così la Cromoterapia, che, nonessendo mai stata accettata dalla scien-za medica, è definita medicina alternati-va. I Greci associavano i colori agli ele-menti fondamentali (aria, fuoco, acqua eterra) e ritenevano che la salute risul-tasse dall’equilibrio di questi elementi,mentre la malattia ne era lo sbilancia-mento. Associavano i colori ai fluidi delcorpo prodotti da organi particolari(milza, cuore, fegato, cervello) e li utiliz-zavano come trattamento contro lemalattie. Anche in India e in Cina affida-vano il proprio benessere fisico all’azio-ne dei vari colori. La Cromoterapia ebbealternate fortune e declassamenti ancheperché spesso contestata dalla comuni-tà scientifica. Unico predecessore daricordare fu il danese Niels Finsen, pio-niere della ricerca sulla luce, che nel1893 scoprì una tecnica per curare lecicatrici da vaiolo tramite esposizionealla luce rossa e ricevette nel 1903 ilpremio Nobel per l’applicazione dellafototerapia nella cura della tubercolosi.Oggi la Cromoterapia sostiene che icolori abbiano svariati effetti sul funzio-namento dell’organismo ed ecco qualcheesempio. Rosso: colore associato allaforza e alla vitalità è in grado di accele-

rare il pol-so, au-mentare lapress ionearteriosa ela frequen-za respira-toria.Fortementesconsiglia-to cometinteggia-tura dipareti, vie-ne usato nelle ustioni e nelle malattieesantematiche in quando generatore diischemia cutanea. E’ consigliato princi-palmente in caso di melanconia, depres-sione, mal di gola e asma. Blu: colorecalmante e rinfrescante. Le pareti tin-teggiate con questo colore tranquillizza-no e fanno dimenticare i problemi ditutti i giorni. Viene usato per curarestress, nervosismo, ansia, insonnia einfiammazione. Verde: colore dell’armo-nia, dell’equilibrio, della pace. Favoriscela riflessione e la calma. E’ usato persostenere il sistema nervoso, nei casi dimal di testa, nevralgia e febbre. Giallo:colore associato alla parte sinistra delcervello e in generale al lato intellettua-le. Ha effetti di stimolazione nello studioe genera buon umore. Viene considera-to utile per favorire la digestione ed eli-minare tossine attraverso fegato e inte-stino, ma è da evitare in caso di gastriticon spasmo della muscolatura. Crederci,non crederci? Eterno dilemma. Io sepotessi tinteggerei di blu e di verde tuttequelle tristi pareti bianche degli ospeda-li, delle sale di attesa e dei laboratorimedici ed anche delle nostre case perportare tranquillità e armonia dovemolto spesso non c’è.

Biemme

La cromoterapia

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In ironia

Il mercoledì ci ritroviamo tutti lì in viaCastellani 3 e come castellane, feudata-ri e reginette e re scriviamo per te.Poesie, fiabe, annunci ricordi, pezzi dicolore, di colore umano fra una mancia-ta di nostalgia e tanta voglia di espri-merci nell’essere, nel sentirci scrittrici eriportare anche pensieri dei nostri amicipiù veri, più sinceri. Finita l’introduzioneadesso penso a dare una lezione allaredazione fra: who, what, where, when,why che tradotto per noi mandrognisignifica: chi, cosa è successo, dove,quando, perché (sono le cinque regoledel giornalismo). Per le colleghe misorge un’idea brillante per elencarleanche se non tutte quante, le rimerò inprosa al fine che ... non debbano voler-ne solo a me. Perché i sommi poeti mitornano in mente, rimescolati nei mean-dri della memoria tutti quanti di chimentir non so, esporrò le mie verità.Antonio Dalò è il nostro Dalì ma nel suodisegno piccolino non si capisce che etàavrà il bambino mentre alla donnaaggiunge un po’ qua e un po’ là le“curve” forse alla Colla di Valenza dadove proviene penserà. Anita Desana,anche per te “da Garibaldi alre” dirò che hai mille pensieriregali e componi poesie e favo-le ideali. Emilio Laura. Unuomo? Una donna? No, per meè come una mamma, serena,sorridente, entusiasta, genero-sa, per questo con la miaprosa le regalerò una rosa.Lidia Gentili mi è rimasta subi-to impressa come la porta chesenza accorgersi di niente miha sbattuto sulla “fronte” scu-sandosi subito gentilmente.Gianna Quattrocchio. Il suocognome denota la vista

La redazioned’aquila e ... non solo, arguta, precisa,meticolosa, sa volare in alto sopra aquesta puerile prosa con la sua poesiapacata mi augura “buona serata.”Milena. Adrianaaaa presente! Rispondeall’appello e meno male che non fa partedei Desaparesidos dei quali tristementeci parla. Ahimè! E per finire parlerò dellasottoscritta Luciana Mietta dall’inizio edal nome illuminante e dal cognome dacantante. Dirò che è una persona genui-na per questo non è molto diplomaticaanche nel senso che non conoscel’ipocrisia ma, nel caso sotto descritto sirivela una eresia quando con fare genti-le dal pasticcere nasconde la lingua delragionier Fantozzi, si ritrova proprio achiedere quella qualità di golosità.Adesso passo e chiudo, no è meglio chescappo ... ma no, non lo sapete che que-sto è stato un gioco? Sempre e solo Dioci guiderà per adesso e per il 25 aprilescrivo: viva la libertà di essere se stessi... anche se il proverbio dice che: chi fala rima ... e qui non lo scrivo perchè dime ne ho stima.

Luciana Mietta

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Per non dimenticare

Desaparecidos

Sabato sera, sono le 11,45 circa e men-tre faccio zapping, alla tv riconosco unviso familiare. Per anni l’ho vista in tele-visione e ascoltata alla radio, a BuenosAires mentre dava le notizie. Alzo un po’il volume. Questa signora parla italianocon spiccato accento castellano (linguamadre in Argentina). E’ una nota giorna-lista. Si chiama Magdalena Ruiz Quignzue sebbene presa dai militari, per fortu-na, con l’aiuto di amici, era riuscita ascappare, nascondersi e navigando conun barcone sul Rio de la Plata prima diarrivare a Montevideo, e cercare poiasilo in Spagna dove è rimasta in esiliocon artisti, cantanti, scrittori per iltempo in cui in Argentina c’è stato ungoverno militare. I ricordi si fanno ognivolta più nitidi ed io che credevo di averdimenticato quegli orrori li rivivo in ognidettaglio. Solo nel 1983 verso la finedell’anno si fece carico del governo ilpresidente democratico radicaleAlfonsine. Il pubblico ministero in Italia,su richiesta delle madri di Plaza de Mayoe degli italiani morti i cui parenti vivonotuttora in Italia, hanno sporto denunciaperchè si possa imprigionare e condan-nare all’ergastolo il tenente Astis, cono-sciuto come il gran torturatore a cui die-dero il soprannome dell’Angelo de laMuerte. Questo personaggio studiavaall’università di Buenos Aires e segnala-va compagni e professori che erano

socialisti, marxisti, comunisti che poivenivano fatti sparire. In seguito si èsaputo che di notte i militari caricavanosugli aerei le vittime con i piedi in secchidi cemento e li buttavano nel Rio dellaPlata, cosicché non venissero a galla. Ledonne incinta, dopo il parto, erano ucci-se e i loro figli portati via. Nei casi in cuile madri di Plaza de Mayo hanno ritrova-to i nipoti, questi non sempre hannovoluto ricordare i genitori che hannodato loro la vita, e molti sono rimasticon quelli adottivi. Conclusione: la soffe-renza non è solo per queste madri chetutti i mercoledì fanno il giro de Plaza de

Mayo dove ap-pendono manife-sti e fotografiedelle figlie e deinipoti, credo chele vittime di que-sto massacrosiano i ragazzicompresi tra i 25a 33 anni.

M.G.

L'associazione delle Madri di Plaza deMayo è composta da donne che daoltre trent’anni rivendicano la scom-parsa dei loro figli, vittime di quellache è passata alla storia come laGuerra Sucia (la guerra sporca). Ungiorno alla settimana usando simboli-camente un fazzoletto bianco percor-rono la Plaza attorno alla piramidecentrale ricordando le decina dimigliaia di persone scomparse, tortu-rate e barbaramente giustiziate dal1976 al 1983.

MaC

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Se ne parla

Ricordando il ‘68Aprile 1968. Milano Aeroporto Malpensa.Sono in partenza con mia cugina per laCalifornia. Meta di arrivo e permanenza:San Francisco. Abitazione: città univer-sitaria di Berkley. Studenti ivi abitantipiù di ventimila. Proprio da questa uni-versità inizia la contestazione studente-sca che viene soffocata dall’interventodei poliziotti muniti di randello, tantoche ci scappa il morto e molti feriti.Iniziano le rivolte razziali americane, laguerra in Vietman e lo stile di vita cam-bia. Io, piccola provinciale non riuscivo arendermi conto che ero in ... America,mondo tanto diverso! Per la prima voltavidi i “supermercati”. Entravi al mattinoe quando uscivi eri padrone di una casaprefabbricata completamente arredata,o un’automobile e, se possedevi tantidollari, tutto quello che potevi sognare.Là conobbi la carta pellicola e quellaalluminio, le lenzuola di carta, i vestiti eindumenti intimi (mutandine ecc.). Ivestiti di carta erano bellissimi coloraticon fiori e le americane (bellissime) liindossavano con naturalezza. Ma comein tutte le cose c’è sempreil rovescio della medaglia eallora vedevi questi giova-ni inebetiti dalla droga checircolava abbondantemen-te fra loro. Morivano per“overdose” per strada inincidenti, negli androni deipalazzi. Fuggivano dalleloro case per iniziarsi asette capeggiate da para-noici drogati e forse igenitori non li rivedevanopiù. La figlia di mia cuginainsegnante all’universitàmi fece conoscere la capo-tecnica biologa del labora-

torio analisi del locale ospedale.Un’esperienza bellissima. Vidi in funzio-ne l’apparecchio che faceva contempo-raneamente tutti gli esami del sangue dinormale routine (Analyse). Mi feci dare ildepliant che al ritorno consegnai aidirettore prof. Veronesi, assieme ai lorocorsi di insegnamento per le infermiereprofessionali, bella e seria professione.Passarono tanti anni e oggi i nostri ospe-dali sono forniti di apparecchi costosissi-mi, utili alle indagini. Possiamo dire chetolta un po’ di zavorra la nostra Italiapuò risorgere vincente. Dal 1965 al1969 un po’ tutto il mondo ha vissutomomenti turbolenti, di agitazione e con-fusione ma sebbene un po’ zoppicanti,noi ne siamo usciti, ce l’abbiamo fatta. Ese è vero che la vita è fatta di cicli e rici-cli storici, speriamo che i nostri giovani,nel caso debbano rivivere quelle espe-rienze, possano trovare presto la luce enon conoscere a fondo il buio.

Gianna Garrone

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Sport in Alessandria

Tanti nostrilettori ricor-d e r a n n oq u a n d o ,nella nostracittà, inoccas i onedella Fieradi SanGiorgio siorganizza-vano grandimanifesta-

zioni sportive. Assieme al Luna Park inpiazza Garibaldi (allora piazza Savona),attiravano e appassionavano tante per-sone di tutta la provincia. Erano gare diatletica leggera che, in pochi anni, ave-vano acquisito un tale livello in camponazionale, da presentare ai nostri concit-tadini l’elite sportiva del momento. Nel1960 si videro gareggiare nel camposcuola Livio Berruti e Adolfo Consolini,fresche medaglie d’oro alle olimpiadi diRoma, che contribuirono alla diffusionedi sane discipline sportive tra i nostri gio-vani. Erano gare di pallavolo, hockey arotelle, di corsa campestre ... senzadimenticare il grande torneo di bocce inpiazza Savona. Ma la manifestazione chepiù è rimasta impressa nella memoria ditanti alessandrini è la Coppa CiclisticaSan Giorgio. Nata nel 1909, la gara sidisputava sulle strade della nostra pro-vincia. Attraversava tutti i più importan-ti centri abitati che, sentendosi coinvoltiprovvedevano, con il contributo dei citta-dini, alla organizzazione locale mettendoin palio ricchi premi per i corridori. Per iprimi anni la gara fu riservata ai profes-sionisti e, sulle nostre strade, si detterobattaglia i maggiori e più osannati cam-pioni dell’epoca: Gerbi, Girardengo,Cuniolo. Una intera popolazione si assie-

pava ai bordi delle strade per applaudirlicon entusiasmo. Fu anche una opportu-nità per gli atleti di casa nostra di misu-rarsi con i campioni in una gara locale.Nel 1930, poi, si decise di riservare la“San Giorgio” ai dilettanti, per promuo-verne la crescita. Bravi atleti nostrani simisero in luce proprio in questa gara.Bestelli, Gabrielli, Cabella, Scazzola ealtri cominciarono così la loro carrierasportiva. Le cronache del tempo riporta-no fatti ed episodi curiosi. Nel 1938 uncerto Fausto Coppi passò nella categoriadilettanti proprio nella San Giorgio. Perpoter partecipare alla gara, Coppi avevarichiesto il tesserino del DopolavoroMontecatini di Spinetta Marengo.Sennonché il documento non era ancorapervenuto ai commissari di gara quandoormai mancava poco tempo alla parten-za della corsa. Allora gli si chiese di pre-sentare per lo meno una dichiarazionedella società alla quale si era iscritto.Fausto saltò in bicicletta e si diresse atutta velocità verso Spinetta perché iltempo scorreva e l’ora della partenza erasempre più vicina. Fortunatamente il suodirettore sportivo si era provvisto deltesserino e si incontrarono a metà stra-da. Rapido dietrofront e Coppi arrivòappena in tempo per prendere il via congli altri. Quel giorno non vinse la coppa.Per primo arrivò il ligure Massa che chis-sà quante volte, col passare degli anni, sisarà giusta-mente vanta-to di aver bat-tuto quelloche sarebbepoi stato ilCamp ion i s -simo.

GiuseppeGallinotti

“San Giorgio” e lo sport

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Come si viveva

Capita di sentir raccontare con nostalgiae rimpianto vecchi mestieri non più esi-stenti. Il progresso li ha resi inutili. E’mia opinione che sia bene ricordarli eraccontarli, ma solo come un valore delpassato. Da rimpiangere, quelli sì, i rap-porti umani propri di quei lavori. A volte,per attimi senza tempo, sogno ad occhiaperti. Un viale alberato (la lea)e, incima alla collina, la grande cascina. Uncancello, l’aia, il cane assicurato con unacatena scorrevole ad un filo metallicoche attraversava tutto il cortile, la stal-la, le galline, le oche, il fieno, la paglia,le concimaie, i maiali l’abbeveratoio perle bestie ... Dalla strada, in prossimitàdel cancello il grido: doni, ù strassè, peld’cunì (donne, lo stracciaio, pelli di coni-glio), oppure ... el mulitta (l’arrotino), elmagnan (lo stagnino), el paraquè(l’ombrellaio) ... La voce si materializza-va nell’uomo che entrava con la biciclet-ta carica di mercanzie e strumenti per ilsuo lavoro. Non c’era fretta. I prelimina-ri spaziavano dalle informazioni sullasalute e sulla famiglia fino al settimogrado, agli ultimi avvenimenti in paese oin città. Poi un bicchiere di vinello, quel-lo poco alcolico confezionato per i pastiquotidiani. solo dopo, gli affari. “Quantomi dai per le pelli di coniglio?” O in altricasi “Quanto mi prendi per arrotare icoltelli, le forbici da sartoria, i forbicionida lavoro (zurion), per riparare gliombrelli ...?” Noi ragazzini ammiravamocuriosi l’abile manualità dell’artigiano.Un evento preparato con cura era il rifa-cimento dei materassi. Veniva contatta-to Carlo il sacrista. Eh sì! Carlo era ilsacrestano della parrocchia ed anche il

materassaio che, da professionistaquale era, programmava meticolosa-mente il suo lavoro. Era accolto condeferenza. La cardatura durava più gior-ni. Con meraviglia guardavamo la lanauscire soffice e spumeggiante dalla mac-china (la carda) che il materassaio azio-nava con un movimento ritmico delbraccio. Durante le pause dal lavoro,con calma estraeva il fazzoletto dellatasca e si asciugava il sudore dalla fron-te. Con altrettanta calma sorseggiava ilbicchiere d’acqua fresca che gli venivaofferto. Parlava con voce grave. Eraascoltato con deferenza. Lui così vicinoal parroco non poteva che dire cose sen-sate! E poi ... quegli spuntini accompa-gnati da un buon bicchiere di vino, quel-lo delle occasioni importanti, era unafesta anche per noi! Il sogno potrebbecontinuare. Tanti sono i mestieri di unavolta. Ci si deve augurare che anche neinuovi mestieri si instaurino quei rappor-ti umani caduti un po’ in disuso.

Orazio Messina

Vecchi mestieri

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Libri, musica, cinema, teatro

Il libro: Caos Calmo

Sandro Veronesi, nato a Firenze nel1959, è autore di numerosi romanzi evincitore di prestigiosi premi tra cui:Premio Viareggio nel 2000, PremioCampiello nel 2002 e con “Caos Calmo”,il Premio Strega 2006.La sua è una scrittura avvolgente che cifa entrare nella storia piano piano, inmaniera del tutto naturale. Il protagoni-sta del romanzo, Pietro Paladini, è unuomo apparentemente realizzato, con unottimo lavoro, una donna che lo ama, unafiglia di 10 anni, Claudia. La vita come sisa è appesa ad un filo, se un giorno quelfilo si spezza… è il caos. Dinanzi alladisgrazia ognuno reagisce con i mezzi dicui dispone sia all’interno che all’esternodella sfera esistenziale. Pietro, all’indo-mani del funerale della sua compagna,porta la figlia a scuola. Davanti all’istitutoc’è una piazzetta e un posteggio per leauto, Pietro decide di restare lì fino al ter-mine delle lezioni quando Claudia, al

suono dell’ultima campanella uscirà, tor-neranno a casa insieme e questo si ripe-terà ogni giorno. Restando seduto in autoo sulla panchina del vicino giardino, egliscopre il mondo da un’angolazione diver-sa, e il lato oscuro degli altri. Parenti,amici e colleghi corrono da lui dapprimaincreduli, poi convinti che sia quella lascelta migliore: la cognata Marta, il fra-tello Carlo gli confidano il proprio fardellocerti di alleviarne il peso. I colleghid’ufficio lo mettono al corrente di impor-tanti segreti che riguardano la “fusione”dell’azienda: i probabili trasferimenti e iprevedibili tagli. Sono eccitati e furiosi,solo Pietro mantiene la calma. Si è anchefatto nuovi amici: il barista che gli serve iveloci pasti in auto, le maestre che vannoe vengono e tanta gente che prima nonconosceva e adesso lo saluta ogni matti-na. Alla sera racconta a Claudia i movi-menti della giornata e lei si addormentaserena. Riesce a non farla soffrire perchési tratta di un “Caos Calmo”, al qualenemmeno lui soccombe (o crede di nonsoccombere). Infine sarà Claudia con lamaturità che è propria dei bambini a far-gli capire che il lutto è finito ed è giunto ilmomento di tornare alla vita.Ciò che mi ha colpito nell’opera di SandroVeronesi è la sobrietà e trasparenza neldescrivere i personaggi, con i loro pregi edifetti, senza giudicarli, risparmiandoli al“massacro finale”.

Lidia Gentili

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Dai soci

La “mia”Caro giornalino, felice di averti ritrovatopiù sano e vegeto che mai! Ti racconte-rò come ho trascorso le festivitàNatalizie quest’anno. Dopo tanti tenten-namenti e pressanti inviti dei miei cari,ho preso il treno per Roma Termini. Lìad aspettarmi c’era mio figlio ed insie-me, cambiato treno, ci siamo direttiverso i colli e la bella campagna roma-na. Fiancheggiando per un lungo tratto iresti dell’acquedotto romano io, lavo-rando di fantasia, mi chiedevo: “Comefacevano in quei millenni passati a pro-gettare opere simili e tramandarle neltempo?” Più avanti ancora ecco, pressola località Pavona-Lanuvio, l’antica stra-da romana così ben conservata che misembrava di udire il passo cadenzatodelle legioni romane percorrerla mar-ciando verso paesi lontani, verso nuovemete. Finalmente a casa, dove l’amatanuora mi attendeva con la sua ospitalitàe pari affetto. E che dire delle nipotine edei bisnipotini? Specialmente loro, cosìansiosi di sentire la storia vera e i miei“ricami fantastici” sulle vicende dei per-sonaggi del tempo che furono di questelocalità che trasudano storie lontane erecenti! La bisnipotina, ormai quasi noveanni, non si stanca mai di sentire levicende di Caligola ed il suo cavallo. Leimi chiede: Perché da Roma si trasferivasul lago di Nemi? Ed io pronta a spiegar-le che era per le bellezze del luogo e perdare sfogo ai suoi vizi e stravizi. Ma unbel giorno, la gente del posto, stufa deisuoi schiamazzi, decise di eliminarlo: lui,le sue navi ed il carico affondarono nellago ed anche il suo ricordo. Dopo seco-li di oblio la gente di Nemi, per turismo,ripescò le navi dando notorietà e benes-sere alla cittadina. E che fecero per invi-

dia quelli di Frascati che dall’alto delleloro colline dominavano il lago? Gelosi ditanta notorietà, approfittarono dellosbarco alleato (1945) e riaffondarono lenavi, dando però la colpa alle truppetedesche allora in ritirata dai vari frontidi guerra. Ora sul lago c’è un cantiereche cerca di ricostruire ciò che è andatoperduto e far riaffiorare le famose navi.Nel frattempo i miei cari hanno volutofesteggiare il compimento dei miei anta... anta ...che più anta non si può! Unagrande torta con candeline che il miofiato ancora efficiente ha spento in unsoffio solo! Che te ne pare? E’ stata unabella festa circondata anche dal paren-tado della nipote Nausicaa, ricordi?Questi Romani sono generosi, ospitali,gioiosi, fra loro si vive bene. Segue labugia che si dice quando un’anzianacompie gli anni: Ma guarda questa non-netta come è giovanile, non ha nemme-no una ruga! Ed io pronta: Certo, holavorato 30 anni presso la Paglierimaneggiando prodotti di prima scelta,oli essenziali e stearina. Sotto la guidadei nostri amati e stimati datori di lavo-ro io e la mia cara amica Maria miscela-vamo e raffinavamo i prodotti cosmeticied è per questo che la nostra pelle si èpreservata dai segni del tempo! Ora visaluto con affetto, la prossima volta viracconterò il resto. La tua nonnettaAnna, anzi “nonnella” come mi chiamaaffettuosamente l’altro nipote, che sentosolo per telefono, causa il suo impegnodi lavoro, oltre frontiera.

Anna Lodi

Riceviamo e con piacere, pubblichiamo.

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Uni...informa

Appuntamenti

La redazione attende contributi dai soci. Aquesto proposito si ricordano alcunenorme che regolano il diritto di autore: icontenuti devono essere originali, nel casoin cui si facesse ricorso a fonti (giornali,articoli sia cartacei che internet) questevanno citate per non incorrere in accuse dilesione del diritto d’autore. Sempre perquesta ragione si accetteranno solo articolifirmati e non superiori a una pagina.

Potete anche scriverci indicando gli argo-menti che vorreste fossero trattati edapprofonditi, o per esprimere la vostra opi-nione in merito agli articoli già pubblicati.

Ci scusiamo per eventuali refusi di stam-pa che non dipendono dalla volontà degliautori.

Le iscrizioni all’Unitresono aperte. La segrete-ria resta a disposizionedegli interessati dal lunedìal venerdì dalle ore 9.30alle ore 11.30.

• dal 4 febbraio al 18 maggio - MusicAlia 2008 - Festival di Musica daCamera - I diciotto momenti musicali saranno tutti ad ingresso gratuito eutilizzeranno diversi palcoscenici, cittadini (nuovo Auditorium San Baudolinoin via Bonardi al Quartiere Cristo - cinema teatro Macallè in via Marsala aCastelceriolo - salone di palazzo Cuttica in via Parma - Museo etnografico"C'era una volta" in piazza della Gambarina. Per informazioni: IAT Tel. 0131234749

• Dal 24 Febbraio al 4 Maggio - Mostra "Perdere la testa" - Il cappello tramoda e follia presso Museo del Cappello Borsalino Via Cavour 34 - Orario diapertura: mercoledì - venerdì - sabato – domenica dalle ore 16,00 alle ore19,00 - ingresso gratuito ai cittadini residenti in Alessandria

• dal 14 Marzo al 27 Aprile - Mostra di Sergio Agosti "La grafica come feli-cità creativa" Il Gabinetto delle Stampe antiche e moderne - Palazzo Cuttica- via Parma 1- Orario di apertura: il martedì e il giovedì dalle ore 15,00 alleore 17,30 - il sabato e la domenica dalle ore 16,00 alle ore 19,00 - Entratalibera

• Martedì 22 Aprile alle ore 21 l'Associazione Culturale "Tuttingioco" presenteràpresso il cinema Ambra - Viale Brigata Ravannna - Improteatro - sfida diimprovvisazione teatrale a squadre.