Basketville # 23 - 26 ottobre 2009

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Avellino e Caserta battono le metropoli CAMPANE A FESTA Milano, ottobre nero Viktor Sanikidze Teramo in Eurocup n.23 - 26 ottobre 2009

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Dai playground ai playoff. L'e-magazine italiano di basket.

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Avellino e Casertabattono le metropoli

CAMPANE A FESTA

Milano, ottobre neroViktor Sanikidze

Teramo in Eurocup

n.23 - 26 ottobre 2009

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Italia 4 Cantù-Montegranaro di Alberto Figliolia 5 Siena-Teramo di Alessio Bonazzi 6 Treviso-Pesaro di Silvano Focarelli 7 Bologna-Napoli di Franco Montorro 8 Ferrara-Cremona di Mauro Cavina 9 Caserta-Milano di Sante Roperto 10 Roma-Avellino di Andrea Ninetti 11 Varese-Biella di Franco Orsi 12 Armani Jeans di Paolo Corio 14 Viktor Sanikidze di Gianfranco Bina 16 Il punto di Luca Bolognesi 17 Forlì di Luca Bolognesi

Donne 22 A1 e A2 di Roberto Perticaroli 24 Mario Ghiacci di Roberto Perticaroli International 18 Eurocup: Teramo di Paolo Marini 20 NBA: La Eastern Conference di Luca Bolognesi Rubriche 3 L’E-ditoriale di Franco Montorro 15 Lettera aperta di Franco Montorro

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Sono cifre che la dicono lunga sullo stato di salute del basket italiano, sport che si arruffa per uno straniero in più o in meno ma è in caduta libera per quello che riguarda le presenze nei palasport. Come avevamo già rilevato la settimana scorsa accennando ad una curva vuota a Pesaro per Scavolini Spar-Montepaschi c’è grossa disaffezione fra il pubblico e le squadre di basket, confermata appunto dalle misere affluenze in due partite che avrebbero dovuto essere di grande richiamo. Ogni causa ha un suo fondamento. Sovraesposizione mediatica, per partire veramente a caso. Crisi economica, ripetutamente dichiarata in quella Bologna sponda Virtus che tradizionalmente rappresentava la tifoseria più numerosa per fidelizzazione da abbonamento.Minore appeal del prodotto basket, declinabile sia nel tasso qualitativo delle nostre squadre sempre più in calo che nella sempre minore identificazione fra pubblico e giocatori che cambiano in continuazione.Maggiore offerta di alternative non esclusivamente sportive, in televisione come per altri mezzi di svago-distrazione.Minore predisposizione generale, avvertibile anche nel calcio, a partecipare a manifestazioni colletive: a parte le curve, i vuoti sono larghissimi anche negli stadi.Queste sono solo alcune cause, ne potremmo trovare altre sia pure di minore incisività, resta il fatto che il basket è uno sport in crisi per risultati, visibilità e presenze sugli spalti. Con il calo di presenze evidentemente determinato e condizionato dagli altri due punti.Che fare? Avremmo un suggerimento solo sul “come” fare e cioè cercando una soluzione comune, condivisa, mettendo da parte interessi personali ma anche la rassegnazione di chi pensa che sia solo un momento contingente e che passerà da solo.La Nazionale è ai minimi storici e non strappa sorrisi dal 2004. Non vinciamo un’Eurolega dal 2001. Pana e Vitoria non riescono a richiamare più di 4500 spettatori in totale fra Milano e Roma. Sui quotidani politici già avere quotidianamente solo un trafiletto sarebbe un successone. Ci scateniamo sui forum e facciamo un grande polverone, ma è come quando nei fumetti di Tex gli indiani legavano ai cavalli pezzi di cactus per nascondere il loro vero numero (basso).Siamo sempre più poveri in partenza e all’arrivo, alla base giovanile e al vertice. Basterebbe ammetterlo, con umiltà. Ma per la maggior parte di noi, club e tifosi, l’importante è vivere alla giornata pensando alla prossima partita a quella appena vinta. Solo che una volta giocavamo le finali olimpiche, di questo passo diventeremo, in Europa, una realtà dopolavoristica. Piangendo per uno straniero, scarso, in più o in meno

1500 milanesi per il Pana3000 romani per Vitoria...

l’E-ditoriale

Franco Montorro [email protected]

www.basketville.itNumero 23 – 26 ottobre 2009

Direttore ResponsabileFRANCO [email protected]

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Autorizzazione del Tribunale di Luccanumero 894 del 16 marzo 2009

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Qui Cantù 79Un primo tempo mostruoso, nonostante abbia dovuto rinunciare al pivottone Lydeka dopo 1’ di gioco e dopo il 2° fallo. Cantù butta subito in campo un ritmo infernale che stronca gli avversari. La partita sembrerebbe già chiusa, ma un calo di tensione difensiva da parte dei locali la riapre. Non per molto tuttavia. Tira con il 48% da 2 Cantù e con il 53% da 3, compiendo in verità scelte sempre oculatissime. Non pochi tiri girano sul ferro per poi misteriosamente uscire, ma i giochi e il gioco fluiscono come coach Trinchieri vuole (a parte qualche forzatura di Jeffers, non nella sua miglior serata, esclusa una schiacciatona da penetrazione lungo la linea di fondo). Dentro l’area dei 3” usa bene il suo semigancio Ortner, mentre da fuori gli esterni canturini puniscono gli sbilanciamenti e le lacune difensive del quintetto opposto. Mazzarino, come sempre, nella parte del leone (5/9 da 3), ma bene anche Markoishvili e Leunen che fa 2/6 dalla lunghissima, ma segna la tripla del 75-69. Decisiva. Maarten è un giocatore provvisto di versatilità e dalle mani dolci, silenzioso, elegante, concreto. Ottimo, a differenza di quanto accaduto a Montegranaro, il contributo dato alla NGC dalla panchina: 35 punti per il 44,3% delle realizzazioni complessive. Una seconda vittoria che vale oro e che proietta il team nelle zone alte della graduatoria. L’ennesimo miracolo della provincia brianzola?

Qui Montegranaro 75Il 1° periodo farebbe presagire una mattanza ai danni dei malcapitati marchigiani: 34 punti sul groppone e un’inconsistenza difensiva da far paura, come ammesso dallo stesso Frates nel dopo partita. Eppure Montegranaro non molla e con un imperiale e imperioso Greg Brunner rientra sostanzialmente nel match: l’ex biellese sfrutta con sapienza i suoi 201 cm di stazza e arpiona 13 rimbalzi, di cui 3 offensivi, meritandosi anche 3 giochi da 3 punti, tutti chiusi. Addirittura gli ospiti riusciranno a ribaltare il pesantissimo – 16 dei primi 10’ giungendo con la terza tripla di Maestranzi al 52-53 del vantaggio, ma patendo nuovamente la reazione furiosa di Cantù che con un parzialone di 17-3 risistemerà il match. Il fatto è che Montegranaro, oltre alla giovane età media del proprio roster, riesce a raccattare misere briciole dalla panchina: soltanto 14 punti , di cui 9 dal 3/5 da 3 di Michele Antonutti, e 4 rimbalzi. Davvero troppo poco per sperare di vincere su un campo sempre arduo quale il Pianella. Il buon Frates può lievemente consolarsi se pensa alle prove fornite da Marcus De Sousa Marquinhos e Deja Ivanov. Per quel che concerne il bulgaro, 18 punti, con il 58% globale e 8 rimbalzi. Il brasileiro è un 207 cm di piedi molto veloci, fromboliere e di notevole caratura fisica; nel carniere della sua partita 19 punti, con un pregevolissimo 5/9 da 3 + 6 rimbalzi. È già fra i protagonisti del torneo.

Sono di Nicolas i punti pesanti per la Ngc. Frates ha poco dalla panchina

Mazzarino, punto cardinale

di Alberto Figliolia

Serie A

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di Alessio BonazziQui Siena 94Di questo passo, sulla Montepaschi si apriranno nuove tipologie di scommesse sportive. Che so: quanti punti segnati nel terzo quarto, chi sarà il topo scorer della partita, quando sarà raggiunto il massimo vantaggio, quando il vantaggio stesso arriverà in doppia cifra, se accadesse per quanto tempo (a inizio gara) Siena potrebbe trovarsi in svantaggio e via dicendo. Fantabasket, tanto per proseguire nella difficile e ripetuta impresa di parlare d’altro, quando si tratteggia di una gara delle formazione tricolore, dal momento che delle gare in sé si rischierebbe di parlare con ripetitività. Allora, data a Sato (nella foto) la palma di MVP di giornata, la parola la lasciamo a coach Pianigiani, che ha festeggiato le 200 presenze sulla panchina biancoverde (e le 170 vittorie) «Abbiamo fatto un’ottima partita, sotto ogni aspetto. Siamo stati bravi: abbiamo segnato tanto e giocato con regolarità in ogni quarto». Poi un sassolino: «Ma faremo grande fatica se dovremo giocare due sport diversi il giovedì e la domenica oppure il mercoledì e il sabato. La nostra partita. La società ha fatto uno sforzo enorme cercando di costruire una squadra con una taglia fisica importante, e nel corso degli anni abbiamo faticato in Europa per affrontare certe situazioni.Poi ci troviamo a tirare solo quattro liberi nei due quarti centrali. A Pesaro li

abbiamo tirati praticamente nel primo tempo. Credo che sia necessario, per tutti, fare tutti un salto di qualità, dobbiamo andare verso una pallacanestro che sia di livello europeo». Capobianco è realista: «Giocare contro una grande squadra, da cui c’è tanto da imparare per tutti, è veramente difficile. Io sono contento per quello che hanno fatto i ragazzi. Non siamo certo nella migliore forma possibile e non è solo una questione atletica ma anche tattica visto che senza le gambe è difficile anche poter eseguire in modo fluido. Dove non siamo arrivati a livello tattico siamo arrivati con la voglia».

Qui Teramo 70Con la testa all’Europa (vedi articolo a pagina 18) la squadra di Capobianco non poteva realisticamente illudersi sulla trasferta in Toscana. Lo ha ammesso lo steso coach: «Siena è una grandissima squadra, che ti rende difficile giocarle contro. Io sono contento per quello che abiamo fatto anche perché no siamo nella forma idale. Non è solo una questione atletica ma anche tattica,dal momento che se le gambe non rispondono è difficile anche poter eseguire in modo corretto e fluido gi schemi. Però abbiamo ragito e là dove non siamo arrivati a livello tattico siamo arrivati con la voglia di fare bene insieme».

Romain leader di giornata nella solita Montepaschi oltre il ventello

Sato grosso

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Serie A

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di Silvano Focarelli

Qui Treviso 86E siamo a tre su tre. Niente male per un progettoindubbiamente coraggioso e inedito in Italia in tempi recenti,cioè quello di restare competitivi puntando sui giovani delvivaio. E niente male per una squadra nata solo questa estate:una Benetton certo tutt’altro che perfetta, senza un lungo(Renzi), che subisce parziali spaventosi (0-18 a cavallo deiprimi due periodi), a cui spesso si bruciano i circuiti, che ha un tre americano, Martin, al momento capace

di produrrequalcosa di buono solo o quasi in difesa, però una Benetton ingrado di reagire sempre, di scovare dentro di sé le risorse pernon mollare nel momento più duro, di ricompattarsi e trovare qualcuno che la prenda per mano. Questo qualcuno ultimamente sichiama Gary Neal il quale, al secondo anno in Italia, sembra unaltro giocatore: non solo “shooter” che esce dai blocchi e spara ma guardia che si butta sotto canestro, che creasituazioni per i compagni, che difende, che va a rimbalzo. Poi certo bisogna dire che domenica è stata anche l’Hackett Day: lui (nela foto) pesarese ha giocato per la prima volta contro l’amata Scavo, l’ha battuta sotto gli occhi di parenti e amici e, come se non bastasse, poi ha presentato il bel libro su di lui di Elisabetta Ferri “Dal campetto al sogno Nba”. Come dire:coraggio ragazzi, provateci: se ce l’ho fatta io ce la potetefare anche voi.

Qui Pesaro 84Sono 10 anni che Pesaro non passa al Palaverde, ormai è diventato un tabù storico, che invano Van Rossom hacercato di infrangere: la sua disperata tripla allo scadere almassimo ha fatto venire qualche infarto ma non ha portatopunti. Onestamente non sarebbe stata rubata, anzi: due voltesul +13 la Scavolini Spar s’è fatta risucchiare non tanto per demeriti propri (ma il 7/21 di Hicks e il 3/9 di Green gridanovendetta) quanto perché dall’altra parte c’erano il terribileNeal, che ha segnato gli ultimi 9 punti trevigiani, e anche“mister double double”, Wallace. Magari con Eric Williams, chetorna fra un paio di settimane, non sarebbe andata così. Eforse semplicemente con Daniele Cinciarini scavigliatosi al 12’e mai più rientrato. In ogni caso partita emotivamente splendida anche per merito dei biancorossi, un continuoalternarsi al comando con i casual, mille palpitazioniterminate (o culminate) solo all’ultima sirena. Lo zero inclassifica non è comunque troppo pesante, Dalmonte alla suasquadra ha dato un’anima, un’identità, specialmente quellavoglia di lottare e di non arrendersi che si era visto anchecontro Siena, adesso si tratta di restare calmi e di continuarea lavorare. Come dice il coach la strada è quella giusta, i risultati non possono non arrivare.

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Serie A

Terzo successo biancoverde di fila, davanti ad una volitiva Scavo Spar

Tre Treviso

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di Franco Montorro

Qui Virtus 76In un palasport un po’ più pieno della volta precedente, senza sapere l’incasso il colpo d’occhio è comunque confortante, la Virtus svolge il suo compitino di tenere a debita distanza la Martos per 30 minuti, poi si scopre con il fiatone. Normale per una squadra in là con gli anni. Forse, certamente preoccupante se due punti fermi, Blizzard e Maggioli i due rimediano uno 0 in valutazione, che la squadra da 3 continua a sparacchiare e che alle voci rimbalzi e palle perse/recuperate sostanzialmente impatta con Napoli. Nell’ultimo quarto Napoli arriva a -2, a quel punto ci pensa Diego Fajardo a cavare d’impiccio Lardo con punti e rimbalzi che valgono doppio. E sono lui e Moss gli unici a meritare la sufficienza piena in una squadra costruita in economia ma con preoccupanti limiti di carattere e di tenuta atletica In conferenza stampa il tecnico bianconero dice che questo gruppo non è brillante ma che «magari ci accorgeremo che vince camminando». Uhm... Diciamo che vincere per questa Virtus non sarà mai una passeggiata, che magari non subirà nemmeno delle valanghe di punti - perché l’applicazione in difesa c’è - e che difficilmente potrà essere Collins al posto di Penn (nella foto) a trasformarla in principessa. Il talento è quel che è, l’età media, come detto, raramente fa pensare

principalmente al vantaggio dell’esperienza; d’accordo tutti che l’importante è vincere ma ci sentiamo di assolvere il pubblico virtussino dall’accusa di essere supercritico e mai contento. Di questa Virtus deve accontentarsi, il godimento sarà rappresentato da qualche vittoria sofferta: possibile in numero tale da garantire l’accesso ai playoff. Ora il calendario propone alla Virtus due polpette avvelenate: Teramo in Abruzzo e Milano alla FuturShow Station.

Qui Napoli 62Andiamo subito al nocciolo del punto di interesse: Damon Jones. Ottimo giocatore, lento all’avvio nel capire di cosa la squadra abbia bisogno, ma è naturale e poi abile nel trasformarsi in punta tagliente. Non basta, a Napoli, per cancellare il meno in classifica, ma qando la Martos avrà un playmaker accettabile potrebbe anche credere nella clamorosa rimonta, visto che nel frattempo – e il merito deve per forza di cose essere attribuito anche a Marcelletti – la squadra sta in campo con un suo perché. Soprattutto, e pare essere nel DNA di tutte le formazioni di Gaetano Papalia, giocatori immaginati allo sbando riescono comunque a fare quadrato e a mostrare perfino cose buone, ad esempio da Tsaldaris o da Drobnjak. Insomma, il cammino per la salvezza è lungo e in salita, ma la Martos non dispera

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Serie A

Napoli non si arrende e arriva anche a -2. Poi ci pensa FajardoIn Diego tutta

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di Giampiero Orsoni

Qui Ferrara 82Giorgio Valli a inizio gara aveva molto da sorridere, ricevendo dal sindaco di Ferrara un premio per le suo 100 presenze slla panchina della Carife. Valli aveva in precedenza espresso

la sua soddisfazione con un commento del tipo “con i tempi che corrono nel basket italiano non è scontato trovare un club che ti permetta di lavorare con pazienza e s progett a lunga scadenza”. Ragione da vendere. Ma dopo la gara con Cremona, il coach ex Virtus Bologna è stato assai più fumantino: «Abbiamo giocato una partita da bimbi piccoli. Avevamo tanti problemi fisici: l’assenza di Zanelli, l’infortunio a Farabello e le non perfette condizioni di Nnamaka e Jamison. Questo avrebbe dovuto farci lavorare sul campo con pazienza, invece c’è stata troppa frenesia per cercare di rimediare il più in fretta possibile. Facile dire che non siamo ancora maturi per risolvere situazioni difficili giocando con pochi uomini. I loro lunghi ci hanno messo in difficoltà tirando da fuori, noi non siamo stati capaci di rimanere sereni». Sulla gestione dei ritmi ha sicuramente influito la sventatezza di Sangarè, due falli in un amen, ma la colpa principale del complesso ferrarese, ovvero la mancanza di lucidità, va distribuita su un po’ tutto il complesso bianconero, che ha espresso bune cose grazie a Jamison e Nnamaka, mentre la partita di Jackson è stata complessivamente di basso profilo. Il calendario ora dà a Valli un’altra opportunità casalinga. Ma contro una Roma dal dente avvelenatissimo.

Qui Cremona 91La foto di questa pagina appare più significativa di ogni altra: raffigura la gioia incontenibile di Gary Forbes al termine del match che ha regalato a Cremona i primi punti della sua storia nella massima serie. Ma meglio sarebbe dire: al termine della gara in cui la Vanoli ha meritato i primi due punti in Serie A. perché il successo della squadra di Cioppi è stato ineccepibile. Un lungo inseguimento ravvicinato a inizio ripresa, dopo aver chiuso con vantaggi minimi i primi due quarti, poi la fuga ispirata da Forbes. Mai definitiva eppure concretizzata nei momenti finali, con la squadra lombarda che ha soddisfatto il coach per la lucidità con cui ha gestito situazioni difficili. Detto di Forbes, sugli scudi anche Belle e Brown, ma soprattutto Slavkos, autore di canestri fondamentali. Ma sarebbe forse ingiusto cercare protagonisti in una giornata storica in cui ha vinto la squadra. Nel weekend, altra trasferta, a Biella Sognare il bis per i Cioppi boys non è più un pensiero inconfessabile.

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Serie A

Arrivano i primi, storici due punti in Serie A per la VanoliCremona, la prima buona

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di Sante Roperto

Serie A

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Qui Caserta 104Se a qualcuno serve uno spot per far comprendere la pallacanestro, si procurasse un dvd di questa partita. Caserta-Milano è una sequela infinita di colpi di scena, un botta e risposta incessante che dura 50 minuti, senza un attimo di respiro e da vietare ai deboli di cuore. Alla fine la spuntano i ragazzi di Sacripanti ma dopo averla vinta, persa e poi rivinta mille volte: prima sul 68-61, poi a 47” dalla sirena sul 78-75, quindi nell’overtime quando Michelori confeziona il 2/2 ai liberi a 66 centesimi dalla fine regalando il secondo supplementare (88-88). La Pepsi si conferma dunque una piacevole sorpresa di questo primo scorcio di stagione: gioca meno di squadra rispetto alle prime uscite e non ha nulla dalla sua panchina, ma trova in Ere e Bowers due punti di riferimento fondamentali. L’Mvp della gara però è uno stratosferico Fabio Di Bella (nella foto): 25 di valutazione con 7 rimbalzi e 6 falli subiti, ma soprattutto 10 pesantissimi punti messi a segno nei due overtime. “Nel finale mi sono affidato a chi era più in partita – ammette in sala stampa un soddisfatto Sacripanti – non abbiamo più cambiato perché sapevo che i supplementari vivono di episodi e delle iniziative dei singoli, a prescindere da chi avrebbe vinto. E in questa gara meritavano entrambe”.

Qui Milano 100Nel calcio diremmo il pareggio sarebbe stato il risultato più giusto, ma alla fine di un interminabile equilibrio in una sfida al cardiopalmo paga dazio una Milano volenterosa che pur giocando bene, non raccoglie nulla in quattro giorni tra campionato ed Eurolega. L’Olimpia però non può recriminare niente: senza Hall e con Viggiano e Beard in panchina solo per onor di firma, ha lottato fino alla fine, rispondendo colpo su colpo col talento di Finley e la solidità di Petravicius. Ha ripreso in mano la partita dopo esser scivolata fino al -9 (64-55) a fine terzo periodo, ha sopperito ad una situazione falli critica per molti giocatori ed ha tenuto botta con un’ottima zona 2-3 nel primo overtime (nel quale ha recuperato dall’83-78). Peccato per quello 0/2 ai liberi di Mordente proprio nel primo supplementare, avrebbe forse reso vani il canestro successivo di Bowers e i liberi, a meno di un secondo, di Michelori. Sicuramente 21 palle perse non fanno onore al lavoro di un’Armani comunque in piena crescita, così come gli appena 11 punti segnati nel terzo periodo rovinano un primo tempo nel quale l’inerzia era sempre stata nelle mani ospiti. Ma più di tutto gridano vendetta i 16 rimbalzi offensivi concessi alla Juvecaserta, il colpo di reni finale dei bianconeri forse sta tutto lì.

Batte l’AJ dopo due supplementari di una gara spot per il basket

Frizzante Pepsi

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di Andrea Ninetti

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Serie A

Qui Roma 74I sorrisi mostrati dopo il brillante esordio in Eurolega cedono presto il passo alla delusione dopo la sconfitta numero due in campionato. Le scorie del giovedì europeo annebbiano più del previsto i muscoli e soprattutto la testa degli uomini di Gentile, incapaci di arginare l’ambiziosa Avellino, confermatasi capolista nel giorno del ritorno in campo, fra i giallorossi, di De La Fuente, reintegrato pienamente nel roster. I numeri espressi contro la formazione campana testimoniano sufficientemente come Roma sia ancora un po’ indietro nella costruzione di quel concetto che altrove chiamano squadra. Va bene che il finale sia stato “impreziosito” da qualche fischio dubbio (su quale campo non ce ne sono?), ma il risultato non è bugiardo, è anzi l’impietosa fotografia di come la Virtus abbia subito l’iniziativa degli ospiti per tutto il primo tempo, non chiudendo l’area, soffrendo il ritmo imposto da Brown e la mano calda di Nelson, sempre pronto a punire dall’arco gli aiuti di una difesa distratta. Dopo aver ribaltato la situazione con un pregevole 15-0 in 6 minuti, la Lottomatica non chiudeva la gara lasciando a Porta lo spazio per colpire ancora e portare a casa il successo in un finale thrilling dove le mani dei romani hanno tremato più del dovuto. Discutibile la scelta di affidare a Gigli la tripla della possibile vittoria ma se Angelone

avesse fatto centro, ogni discorso sarebbe stato diametralmente opposto. All’orizzonte un ciclo terribile fra Italia ed Europa con la speranza di recuperare presto Vitali, Datome ed il miglior Minard, perché ci sarà bisogno davvero delle qualità di tutti per rialzare la testa in una stagione che si preannuncia in salita.

Qui Avellino 78Vince e piace la frizzante creatura di Pancotto (nella foto), fisica e perimetrale al contempo, più squadra e con un paio di singoli di primissimo livello. Solo un neo per gli irpini nel trionfale pomeriggio romano, lo scellerato terzo quarto in cui stavano per vanificare con un lungo blackout la maiuscola prova offerta fin lì. Lunghi affidabili e smaliziati i polacchi Szewcyk e Dylewicz con Troutman a calamitare tutto il lavoro “sporco”, svolto con assoluta padronanza.La chiave del successo è stata sicuramente la freddezza nei tiri liberi (10/10 nell’ultimo quarto) che nel finale rovente ha cancellato ogni preghiera avversaria. MVP della serata è di sicuro Brown, playmaker che corre, imposta e finalizza con pari bravura, ma i meriti vanno anche al coach biancoverde che, maggiormente nel primo tempo, ha sfruttato tutti gli errori avversari, capitalizzando al massimo, con i suoi giochi, ogni minimo varco a disposizione.

Air frizzante, Lottomatica che paga le fatiche di CoppaAvellino, che maturità!

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di Franco Orsi

Serie A

Qui Varese 78La Cimberio non mantiene l’imbattibilità del proprio terreno e certo rimpiange l’assenza per guai fisici di Slay Pillastrini ha certo di che lamentarsi di una certa qual sufficienza dei suoi in attacco, settore che ha visto clamorosamente inesistente Childress. E se pensiamo che i de Usa citati erano stati protagonisti nella vittoria di esordio con Milano non facciamo fatica a comprendere la loro importanza in un gruppo che peraltro ha avuto buone cose da due protagonisti inattesi, i giovani Martinoni e Antonelli. Non possiamo definirle sorprese, sia perché Varese puntava su un gruppo italiano e ringiovanito, sia perché il lancio di nuovi talenti è sempre stato un marchio di fabbrica di Pillastrini,a d ogni modo il loro contributo, se non decisivo nella gara specifica, fa ben sperare per un futuro che, tutti sanno, riserverà alla squadra lombarda una sofferenza prolungata, probabilmente fino all’ultima giornata. Non esistono ambizioni diverse dalla salvezza, ovvio che in queste condizioni ameno uno fra Slay e Childress debba esserci a dare il suo contributo. Altrimenti si fa durissima. Nota di merito anche per un efficace Morandais,

Qui Biella 87Il palasport di Masnago era tabù per Biella, a rompere l’incantesimo ci hanno pensato prima

Aradori e poi Jones. Prima l’italiano dello statunitense per una ragione a caso, ordine alfabetico o nazionalistico. Battute a parte i due si sono completati nel migliore dei modi, segnando comunque più della metà dei punti dell’Angelico: e se da un ex Nba ci si può aspettare produzine offensiva e leadership, su Aradori (nella foto) la nota più... azzeccata potrebbe essere quella polemica sule due squadre che non hanno avuto la pazienza di aspettarlo – Milano e Roma – e che non è che in questo momento abbiano molto di più dai loro prospetti azzurri o di mille altri colori. Biella ha sempre condotto il match provando la fuga anche grazie ad un ispirato Garri dalla lunga distanza. Non ha mai accumulato vantaggi da garbage time ma ha comunque sempre gestito ottimamente la partita.Nel dopo gara Bechi ha elogiato il collega e sottolineato come sia sempre difficile affrontare una squadra all’improvviso senza il suo punto di riferimento, nel caso specifico Slay. E subito dopo ha fatto i complimenti proprio ai suoi ragazzi per aver mutato in fretta stategia di gara ma soprattutto per aver interpretato al meglio gli ordini di scuderia su marcature e isolamenti per fermare Childress. Ma con n bravo professore è facile passare dalla teoria alla pratica...

Vittoria storica nel segno di Aradori. Cimberio sempre a inseguire

Biella corsara

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di Paolo Corio

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Serie A

La maledizione del n°4? Dopo la doppia firma di Jumaine Jones nell’estate 2008, con conseguente squalifica della Fiba e perdita dell’ala americana da parte dell’AJ, ecco questa stagione la grana di Mike Hall, sospeso per motivi disciplinari dopo lo sfogo via Facebook con lamentele a Bucchi per lo scarso utilizzo nell’ultimo quarto di Eurolega contro il Panathinaikos e con accuse al club di ritardo nei pagamenti. Rimasto a Milano, saltando così la trasferta di Caserta, il giocatore ha fatto parzialmente marcia indietro sempre tramite il social-network, ma la situazione va certo affrontata e risolta in profondità per evitare problemi più avanti... Alle prese con i futuribili problemi del basket nell’era del Web 2.0 (lo stesso che ha portato l’Nba a emanare il divieto a Shaq & Co. di messaggiare su Twitter durante le partite), l’Olimpia ha comunque nel suo futuro societario un’interessante novità. L’annuncio ufficiale con relativo battage politico non è infatti stato ancora dato, ma il presidente Proli - in occasione della tradizionale presentazione della squadra alla stampa - ha anticipato che se tutto andrà secondo i programmi, nel settembre 2010 il Palalido tornerà a tutti gli effetti ad essere la casa del basket milanese, con la capienza dello storico impianto che sarà portata a 5.000 posti e i tifosi

biancorossi che potranno godersi un’ampia fetta di incontri direttamente in città anziché al Forum di Assago. Il terzo anno del “progetto Armani” vedrà così l’aggiunta di un importantissimo tassello per proseguire il rilancio della pallacanestro a Milano, ma intanto - caso Hall incluso - c’è da affrontare la stagione di mezzo, delicata per definizione in ogni piano triennale (come quello più volte citato da Proli dall’acquisto dell’Olimpia in poi), dal momento che può risultare quella del consolidamento in vista del definitivo salto di qualità così come quella del famoso “passo del gambero”. E se a livello societario la figura dello stesso Proli e la solidità della proprietà, che quest’anno ha pure rafforzato la presenza sulla maglia con uno sfondo composto dagli inconfondibili aquilotti, sono garanzie assolute di continuità e soprattutto di volontà di promuovere i canestri nel regno di Milan e Inter (e di volerlo fare anche a livello giovanile, con 50 società del territorio coinvolte nell’Armani Junior Program), sul parquet le cose stanno un po’ diversamente... Il timoniere è infatti sempre lo stesso, ma il roster è stato rivoluzionato non poco, con qualche ripensamento in corsa (prima la conferma di Hollis Price in regia, poi la transazione del contratto in funzione di Morris Finley) e con un colpo di mercato - quello di Stefano Mancinelli, con conseguente sacrificio di Mindaugas

Il futuro prossimo dell’AJ. Fra grane Usa e recuperi del Palalido, una squadra ancora cantiere aperto

Milano work in progress

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Katelynas - dettato più dall’opportunità del momento che da una reale strategia iniziale. Che c’è però ovviamente stata e ha anzi seguito una linea diversa rispetto al recente passato, come ha sottolineato lo stesso Livio Proli (nella foto, insieme a Bucchi) sempre alla già citata presentazione della squadra: «La scorsa stagione troppe volte ci siamo ritrovati attaccati alla partita solo grazie alle individualità, a partire ovviamente da quella di David Hawkins. E abbiamo puntato sull’individualità anche nel caso di Luca Vitali, voluto non solo da Lucio Zanca ma anche e soprattutto da me come giocatore simbolo del “made in Italy” del nostro progetto. Poi Hawkins ha scelto Siena per i soldi e per la voglia di vincere qualcosa di importante, mentre per Vitali devo riconoscere che le nostre aspettative erano sbilanciate rispetto ai suoi 22 anni, tenendo anche conto che qualsiasi giocatore - anche il più esperto - sente la pressione di giocare in questa città e con questa maglia. Fatto tesoro di queste esperienze, questa stagione abbiamo allora deciso di creare un gruppo per cui la leadership sia condivisa almeno su dieci elementi, considerando che per noi un leader è uno che sa risolvere i problemi agli altri. Inoltre, se il budget è rimasto lo stesso del passato, è cambiato invece il nostro concetto di continuità: altro errore della scorsa stagione, di cui mi assumo interamente la responsabilità, è stato quello di pensare anche in termini di contratti con logica triennale; oggi, invece, per noi continuità significa un ingaggio di due anni». Definiti i concetti, si tratta poi però di applicarli alla pratica, ovvero al parquet. E anche se quattro partite non possono certo far emettere alcun giudizio, per Bucchi la via della costruzione - anche e soprattutto con la definizione delle indispensabili gerarchie - pare ancora lunga e forse più difficile del previsto. Tra tanti dubbi (a partire dalla capacità di Finley di non essere solo un validissimo play d’assalto, ma di saper guidare la squadra anche quando servono calma e fosforo), questo poco esaltante inizio di stagione dell’AJ sta però anche dando una certezza: l’Olimpia ha finalmente un centro di caratura superiore, avendo trovato nel lituano di scuola americana Marijonas Petravicius (nella foto, contro Michelori) un lungo capace non solo di farsi spazio nell’area colorata ma anche di correre in contropiede per chiudere a canestro. Certo non è abbastanza per vincere, ma può essere un’ottima leva per far presto alzare la classifica così come la qualità del gioco, contando magari anche (a proposito di “made in Italy”) sui canestri creativi di Stefano Mancinelli. Sì, perché come tutte le metropoli Milano ha sete di vittorie ma anche di spettacolo: quello che fa scegliere anche chi non è un irriducibile tifoso per il Palalido o il Forum piuttosto che per qualche altra attrazione in città.

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Serie A

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di Gianfranco Bina

Ferragosto, caldo micidiale. Mentre all’Arcoveggio si valutavano le ambiguità contrattuali di Taylor, una certa curiosità accolse la firma di Viktor Sanikidze, anonima ala di fabbricazione georgiana. Curiosità più dubbiose che entusiastiche, in realtà; s’andava quasi a chiudere la pesantissima estate bianconera, con attenzioni rivolte più agli uffici presidenziali di Cadriano e alle sale giochi rivierasche piuttosto che alla voce del campo. Nonostante i malumori in Virtus mantennero inalterato il piano proletario optando per il caucasico, nome poco spendibile per riabbracciare quella parte di tifoseria da mesi insofferente alle politiche societarie. Bianconeri da industria pesante più che da gioiellerie, senza vizi di nobilità e alta borghesia, con conseguenti mugugni assortiti e assordanti. Ignaro del brontolio, Sanikidze rimaneva lontano dalla pesante ariaccia felsinea ultimando con la sua nazionale il viaggio in Division B. Avversari modesti, dalla Svezia al Lussemburgo, dall’Irlanda alla Slovacchia fino alla Bielorussia, ma cifre e prestazioni di gran valore: i caucasici conquistano la massima serie europea e Viktor iscrive il proprio nome in tutte le classifiche di merito. Capocannoniere (lasciandosi alle spalle gente come Pekovic, Pachulia e Stefansson) e primo rimbalzista, nelle sei partite del 2009 ha messo in carniere 16.7 punti e 13 rimbalzi di media, con l’en-plein di doppie doppie. Un paio di giorni per preparare i bagagli e Viktor arriva a Bologna, armato di ottimi propositi e grandi ambizioni, sicuramente incoraggiato dal vociare medio dei tifosi (“speriamo che il passaporto di Moss arrivi presto, così da ingaggiare un bel pivottone americano”). Chiamato all’esordio in amichevole a Venezia, mentre ancora cerca di ricordare i nomi dei compagni, si distingue per irruenza e falli fatti. Grezzo, ma entusiasta. Spaesato lo è anche nel torneo itinerante in terre piemontesi, in cui Lardo lo esamina soprattutto in quintetti composti da pulcini, ma nei test-matches successivi mostra buone capacità di adattamento. S’adegua all’apprendistato, in una

squadra volenterosa per filosofia e segnata dalla perdita del boss designato, Collins; a Siena, in SuperCoppa, mostra temperamento e foga, facendosi onore delle battaglie in alta quota contro le colossali corazzate aeree della Montepaschi. Fino all’esordio in campionato, con Montegranaro. L’emozione è palese, fin dal riscaldamento. In campo va pure peggio, inguardabile, ma reagisce con irruenza a Biella. Forse troppa, tre falli in un amen, e quando afferra il concetto e placa gli istinti, pesca un rimbalzo offensivo pesante e un gioco da tre punti. Torna pollo e rientra in panchina al quarto colpo proibito. Quando mette piede in campo, alla terza con Napoli, dagli spalti s’ode del malcontento. Non è che un tappabuchi in attesa di un documento amministrativo, lo scarsone designato. Ma il più proletario dei proletari reagisce, si impossessa della lotta di classe: ricama centrini e taglia legna in vista per l’inverno. Segna, picchia, salta, ruba sfondamenti a vecchie volpi. Riconvocato, nel finale intasca il quarto fallo di Tsaldaris e un rimbalzo offensivo in un momentaccio nero per i suoi, pareggiando così il conto dei gol. Sanikidze-Anagrafi Bulgari, 1-1.

La sfida di Viktor Sanikidze, l’ex promessa georgiana recuperata dalla Virtus dopo anni di panchina e infermeria: dimostrare di essere un giocatore vero. E farlo prima dell’arrivo del passaporto bulgaro di Moss

Viktor vittoria

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Caro Palasport di Bologna, per il basket ti ho conosciuto nei primi anni ‘70, ai tempi della scuola media, quando ti chiamavano Madison e pochi osavano PalAzzarita, dal nome della piazza antistante l’ingresso principale. Qualche annetto prima c’ero entrato per un concertone a più voci, comprese quelle di Mina e Adriano Celentano! Nel 1973, battesimo del fuoco per la pallacanestro: spareggio scudetto fra Ignis e Simmenthal, per la serie: non potevo immaginare debutto migliore. Rivolgersi a te, in realtà, è farlo pensando a tutte le persone – davvero tante – che dal momento della tua inaugurazione nel 1956 lo hanno prevalentemente associato al basket, fosse quello riempitutto degli Harlem Globetrotters e delle finali scudetto, come dei campionati femminili, di Legadue e ora la A Dilettanti. Senza dimenticare la Nazionale e la Coppa dei Campioni vinta dal Simmenthal l’1 aprile 1966. E altri dettagli, altre leggende: i muscolari del servizio di sicurezza voluto dall’Avvocato Porelli, l’organo che suonava prima delle gare della Virtus, la meteora Fernet Tonic e la nascita della Fossa nel 1970.Ne hai viste delle belle e ne hai visti di belli, intesi come personaggi in campo e appena fuori, tanti come pochi altri palasport in Italia possono vantare. E dunque non è surreale scriverti questa lettera aperta, che molti fisicamente leggeranno, mentre lo è surreale, ma per certi versi grottesca, la più recente, clamorosa vicenda che ti riguarda: il famoso mutuo con il triangolo Comune

di Bologna, Istituto per il Credito Sportivo, Fortitudo. Il buono, il brutto e il cattivo? Il municipio che paga, l’ente finanziario che fa la faccia scura e il club che sta conoscendo, colpevole, la peggiore annata della sua storia.E tu, impianto storico e bellissimo che anche per via del lifting a cui ti hanno sottoposto ora sei una sorta di pietra dello scandalo, mentre in realtà sei la vittima. Tu che nel corso degli ultimi 15 anni hai visto avntindré di squadre e assistito alla nascita di un fratello più ampio ma assai meno bello e ascoltato i vaneggiamenti – scusate la franchezza – per un eventuale terzo, il Parco delle Stelle, inutile in una città come Bologna. Noi a riascoltare la solfa di impianti moderni, polivalenti inseriti in contesti commerciali, con ampi parcheggi e a ripeterci che tu se rimasto moderno come 50 anni fa, che al chiuso a Bologna tira soltanto il basket e qualche concerto sparso, che già sei inserito in quello splendido e unico complesso commerciale e non che è il centro di Bologna e che se poi i parcheggi devono dare sfogo su poche vie intasate come accade alla FuturShow Station, tutto questo gran vantaggio non c’è.Passerà anche questo polverone, speriamo e tu resterai un bellissimo impianto assolutamente dimensionato al basket in Italia e al basket a Bologna soprattutto, magari, a quello dei piedi per terra e dei passi secondo la lunghezza della gamba.

di Franco Montorro

Più surreale scrivere ad un palasport o la vicenda che riguarda quello bolognese?

Caro PalaDozza...

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Lettera Aperta

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di Luca Bolognesi

In entrambi i gironi della A dilettanti le capolista non perdono un colpo. Nel girone A tiene sempre banco la “via Emilia” con Fortitudo Bologna e Vemsistemi Forlì ancora a punteggio pieno. In questa giornata la Effe si è imposta per 85-63 contro Fidenza. Ottime le prestazioni di Alejandro Muro (22 punti) e Alessandro Cittadini (nella foto, doppia doppia con 19 punti e 11 rimbalzi). Forlì, dal canto suo, non abbassa la guardia contro Treviglio, la grande delusa di questo inizio stagione, affondandola per 72-57 in una partita mai veramente in bilico.

Dietro il duo di testa tiene il passo anche Ozzano che sconfigge Omegna per 80-56 in trasferta. Partita chiusa in soli tre quarti dagli ospiti con un devastante terzo periodo (29-9) e abbacinante prestazione di Riccardo Perego (26 punti con il 75 percento dall’arco dei tre punti e 8 rimbalzi). Nel big match di venerdì sera ha avuto la meglio

il Brescia Leonessa che ha sconfitto la Tezenis Verona per 84-79 in un match combattuto fino all’ultimo tiro. Basti pensare che a un minuto dalla fine Ousmane Gueye (35 punti per lui) ha segnato il canestro del +3 per gli scaligeri che si sono poi fatti superare dagli avversari anche grazie ai 5 punti in 30 secondi di Mauro Quaroni (27 punti al termine).

Nelle altre partite del weekend Montecatini si è imposta su Trieste per 78-70 vincendo la prima partita del campionato. Stesso discorso per Castelletto che si scrolla di dosso lo 0 in classifica convincendo e andando a vincere per 93-71 a Osimo. Infine vittoria in trasferta anche per Trento che batte JesoloSandonà per 89-73.

Se nel girone A sono le emiliane a dettar legge, nel girone B le capolista sono ancora le due laziali Palestrina e Ferentino. In questo girone, più che in quello A, si sta già formando un solco tra le squadre di alta e bassa classifica. In questa giornata, infatti, le prime cinque della classe hanno portato a casa i due punti.

Iniziamo da Palestrina che ha distrutto Matera a domicilio per 80-53. Altra grande prestazione di squadra con difesa pressoché impenetrabile, un solo giocatore avversario in doppia cifra e un ottimo Filippo Alessandri in evidenza con 19 punti ed il 55 percento dal campo. Diverso il discorso per Ferentino che in Sicilia ha dovuto sudare le classiche sette camicie per avere la meglio sul Moncada Agrigento battuto per 63-61.

Al secondo posto appaiate troviamo Perugia che ha battuto Trapani in casa per 72-65 con un grande ultimo periodo che ha spezzato l’equilibrio e Ostuni che si è sbarazzata di Sant’Antimo con il punteggio di 74-68 e ha registrato la grande doppia doppia di Domenico Morena (17 punti e 15 rimbalzi). Sola al quinto posto con tre vittorie e due sconfitte troviamo invece la Consum.it Siena che ieri ha battuto l’Adriatica Industriale Ruvo per 76-73. Nelle zone basse della classifica rimane sempre più ultima la Publisys Potenza che ha perso per 67-62 contro il Sigma Barcellona rimanendo l’unica squadra con 0 vittorie.

Coppie imbattute in entrambi i gironi. Muro e Cittadini esaltano la Fortitudo

Doppio Alex per la Effe

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A Dilettanti

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A Dilettanti

di Luca Bolognesi

A Forlì è stata un’estate difficile, ma le prime partite di campionato hanno riportato il sereno. Dopo il primo posto in regular season e l’eliminazione in semifinale playoff nel campionato di A dilettanti dello scorso anno, la Fulgor Libertas ha ceduto giocatori importanti cercando di inserire giovani interessanti per rinnovare l’organico. Stando a quest’inizio di stagione l’operazione sembra andata a buon fine. Stefano Masciadri (’89) e Mitchell Poletti (’88) stanno trascinando la squadra e dietro di loro David Gaspardo (’89) scalpita.Abbiamo parlato con il coach della Vemsistemi Giampaolo Di Lorenzo (nella foto) e con Massimo Farioli, forse l’acquisto più importante dell’estate forlivense, per capire il momento della squadra e le aspettative per il proseguio di stagione.- Coach Di Lorenzo, quattro partite e quattro vittorie per iniziare con il piede giusto. Ve lo aspettavate?«E’ sempre difficile fare programmi del genere. Di certo c’era la speranza, però soprattutto la vittoria contro Omegna è stata a dir poco sofferta. Diciamo pure che Marco Carra ci ha graziato con l’errore sull’ultimo tiro».- Di certo però non vi potete nascondere. Siete la squadra favorita con la Fortitudo.«Bè, noi non siamo una corazzata come la Effe. Abbiamo un budget molto inferiore e durante l’estate abbiamo ceduto pezzi importanti rimpiazzandoli con dei giovani. Diciamo che abbiamo fatto una scommessa e speriamo di vincerla».

- Nelle prossime partite incontrerete Fidenza e Castelletto in trasferta e Brescia in casa. Dobbiamo aspettarci sei punti?«Noi dobbiamo pensare ad una partita per volta. Fidenza non è in un buon momento e contro di noi si giocherà parte del suo futuro. Sarà durissima. Brescia dopo aver battuto Treviglio a domicilio si è imposta anche su Verona. A Castelletto poi sarà ancora più difficile. E’ un campionato equilibratissimo».- Rispetto all’anno scorso però avete un’arma in più, oltre ai giovani, che è Massimo Farioli.«Massimo è un ragazzo super e un professionista fantastico. Non molla mai e in ogni allenamento dà il 100 percento. Ha carisma e leadership e questo può essere importante in un gruppo giovane come il nostro per gestire i momenti difficili che affronteremo».- E Massimo Farioli cosa ne pensa di coach Di Lorenzo?«Dilo è diverso da tutti gli allenatori che ho avuto nella mia carriera. Non che gli altri non fossero preparati, però con lui, forse per i suoi trascorsi da giocatore, c’è un rapporto diverso. Non è un sergente di ferro e con lui si può scherzare sempre però rispettando i propri ruoli.- Il surplus di Forlì sembrano gli under. Cosa ci puoi dire di loro?«Sono giovani, forti e ambiziosi. Hanno voglia di emergere e farsi conoscere. Non mi sorprende che, nonostante la giovane età, giochino da protagonisti».

Un’estate tormentata e un organico ringiovanito. Che sta funzionando alla grande

Baby Forlì

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Debutto amaro per la Tercas. Ma possibilità immediata di riscatto. Ecco come

Teramo rischiatutto

di Paolo Marini

Uno debutta in Europa a 36 anni (tanti ne conta il Teramo Basket, fondato nel non tanto lontano 1973), e abituato a richiamare qualche migliaio di persone in ogni sua esibizione in campionato si ritrova a giocare davanti a meno di 200 persone, in una “palestrona” nel mezzo di un’isola del Mediterraneo. La Banca Tercas arriva terza in regular season, partecipa per la prima volta alle Final Eight di Coppa Italia, fa soffrire la finalista per lo scudetto Armani Jeans Milano nel primo turno di play-off… insomma, si mette il vestito buono per lo storico debutto in una competizione europea, e poi si ritrova a contendere all’Apoel di Nicosia nell’Elefheria Sports Arena la vittoria nell’andata del turno preliminare di EuroCup davanti a una ventina di temerari partiti dall’Abruzzo e a qualche decina di tifosi locali. Ti aspetti urla e grida e un avversario che macina contropiede su contropiede, da affrontare congelando il cronometro e invece, quasi ti viene la voglia di stravolgere il “pianopartita” e spingere tu sull’acceleratore. Ma ciò non accade. Il play dell’Apoel Brandon Heath, da ogni tanto la palla in pivot basso all’ex biancorosso Lewis Sims, invita frequentemente il tiratore mancino Victor King a piazzare una bomba, libera sugli scarichi una volta il muscolare Phillips, una volta il corpulento Anastasladis e condisce il tutto con un tabellino da 22 punti per spezzare gli entusiasmi degli avversari. Dal canto suo, la Banca Tercas

tira male e non trova mai continuità o reattività sufficiente a invertire il trend. Insomma, perde 63-77 chiudendo male la trasferta cipriota. E domani al PalaScapriano nel match di ritorno non sarà una passeggiata affatto. Coach Capobianco lo ha fatto capire subito: «L’Apoel è una formazione forte che segna in mille modi. Ci ha punito sistematicamente mentre noi non abbiamo sfruttato i suoi errori come potevamo. Non siamo al meglio fra acciacchi vari e influenze ma abbiamo pagato a caro prezzo anche l’inesperienza. Dobbiamo essere onesti e dire che la situazione è molto difficile da affrontare, visto che recuperare il divario di questa sconfitta in casa sarà quasi impossibile. Ovviamente ci proveremo con tutte le nostre forze ma dovremo cambiare di molto il nostro atteggiamento per tenere testa ad un avversario di valore come l’Apoel di Nicosia». Tornerà a vestire la maglia biancorossa Valerio Amoroso (nella foto), sceso in campo da settembre solo sabato scorso contro Siena per 13 minuti. Ci sarà anche il centro rumeno Virgil Stanescu a mettere chili e centimetri in area per il Teramo Basket. Due addizioni rispetto al match d’andata. Ma l’impegno resta “impegnativo”, verrebbe da dire. Anche se il presidente Antonetti ci crede: «La voglia di ribaltare il risultato è tanta. Ho fiducia nella squadra e nella consapevolezza che un’impresa si può fare al PalaScapriano, perché lì avremo il sostegno del nostro grande pubblico».

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Europa

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Teramo rischiatutto

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di Luca Bolognesi

NBA

Nell’opening day stagionale, le due corazzate Cleveland e Boston su tutte. I Magic si ripeteranno?

Est, partenza col botto

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La settimana scorsa abbiamo presentato quella che sarà la Western Conference e dunque ora cerchiamo di analizzare l’altra metà degli Stati Uniti, la Eastern Conference. Quello che negli anni è stato il palcoscenico di Larry Bird e Michael Jordan negli ultimi anni ha subito dei contraccolpi. Soprattutto durante la regular season abbiamo spesso assistito a partite mediocri. Ed i risultati corroborano la tesi di una Conference mediamente “intristita”. Basti pensare che l’anno scorso la sesta e settima franchigia qualificata per i playoff (Philadelphia e Chicago) sono passate con il 50 percento di vittorie. E nel 2007-2008 è andata ancora peggio con Phila giunta settima con un record perdente di 40-42 e Atlanta arrivata ottava con un balbettante 37-45.Quella che durante

la stagione regolare sembrava una “Conference barzelletta” ha sempre tenuto testa durante i playoff, secondo gli addetti ai lavori proprio perché le squadre più quotate sono riuscite ad arrivare alle Finals con più

energie fisiche e mentali da spendere. Così, dal 2004 ad oggi c’è stata perfetta alternanza

tra le due Conference nella vittoria finale. E stando a questo “programma”, l’anno che sta per iniziare dovrebbe vedere una squadra dell’est trionfare.

Ma andiamo con ordine e vediamo, division per division, la situazione delle squadre.

Atlantic Division. Obiettivamente si parte dal secondo posto per un posto ai

playoffs. I Boston Celtics non sono alla portata delle altre squadre. Sono arrivati Marquis Daniels, Shelden Williams e

soprattutto Rasheed Wallace (nella foto) a far compagnia ai

big three di Beantown

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NBA

(Garnett-Pierce-Allen). I Philapelphia 76ers non hanno cambiato praticamente nulla, ma Andrè Iguodala dal sito della squadra giura sulla definitiva consacrazione. Nella Grande Mela sia i Knicks che i Nets non se la passano bene. I primi sembrano pronti ad un’altra stagione di transizione in attesa dell’arrivo di Lebron. I secondi hanno ceduto Vince Carter ad Orlando ed in cambio hanno ricevuto Courtney Lee e Rafer Alston, buoni giocatori, ma nulla più. Discorso a parte meritano i Toronto Raptors che sembrano sì pronti a vincere, ma l’Eurolega. Bargnani, Belinelli, Calderon, Nesterovic e Turkoglu nella stessa squadra Nba fanno impressione. Di certo l’atletismo che può mancare a loro potrà essere garantito da Bosh (vicino all’addio nel 2010 quando diventerà Free agent), Amir Johnson ed il rookie Demar DeRozan. Vedremo se i risultati daranno ragione ai canadesi.

Central Division. Anche qui il primo posto è già assegnato ai Cleveland Cavaliers dei quali abbiamo già parlato nelle puntate precedenti. Dietro il regno di Lebron i Milwakee Bucks (interessante l’arrivo di Jennings dopo l’anno di gavetta a Roma) e gli Indiana Pacers si avviano verso

una stagione con poche gioie. E se i Bulls hanno ceduto Ben Gordon affidandosi nelle mani del miglior rookie dell’anno scorso Derrick Rose, il londinese ex Chicago si è spostato nel Michigan ai Pistons. A Detroit sono arrivati anche Charlie Villanueva, Chris Wilcox ed è tornato Ben Wallace a dare il cambio a Sheed. In panchina ci sarà John Kuester che dovrà dare un’identità alla squadra di Motown.

Southeast Division. Sempre più Magic a sud-est con Vince Carter (nella foto) che ha sostituito Turkoglu ed altri tasselli che hanno reso più profondo il roster

(Barnes, Bass, Jason Williams). Vedremo se basterà a ripetere l’exploit dello scorso anno.

A Charlotte i Bobcats hanno scambiato Emeka Okafor con Tyson Chandler: non

dovrebbero cambiare gli orizzonti. I Wizards hanno acquisito Oberto, Mike Miller e Randy Foye. In panchina ci sarà Flip Saunders, ma a Washington

tutti pendono da un solo uomo: Gilbert Arenas. Se torna Agent 0 allora ne vedremo delle belle. Elettrocardiogramma piatto per gli Heat che però presentano il roster in tenuta “casual” sul proprio sito.

Per chiudere gli Hawks che si giocheranno con i Wizards il secondo posto in division e

con Crawford hanno fatto un altro salto di qualità aggiungendo materiale

per gli assist di Mike Bibby.

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La prima partita di un ipotetico “tutto basket” al femminile sarebbe stata senza dubbio quella di Cinisello Balsamo, dove c’era un test importante per Schio, una delle tre squadre che secondo tutti i pronostici si contenderanno lo scudetto, che però era attesa al varco dopo l’incolore prestazione con Priolo nell’Opening Day di Napoli. Esame superato. Realizzando 90 punti per la seconda settimana consecutiva, la squadra veneta, che poteva contare sul rientro di Zanoni (un’ex) e (soprattutto) Ngoysa (nella foto), ha espugnato un campo tra i più insidiosi dell’intero campionato. Schio avanti dall’inizio alla fine: per le lombarde (sempre prive di Zanon, non bisogna dimenticarlo) Machanguana (nella foto) sugli scudi (valutazione 35). Comunque sia, considerando il calendario terribile riservatole, la compagine lombarda può essere felice del suo bottino, quattro punti in tre gare, frutto delle vittorie contro Faenza e Venezia. E Roberto Galli, a fine match, più che rammaricarsi per la sconfitta con lo squadrone arancione, teneva a sottolineare le due “imprese” realizzate dalla sue ragazze, invitandole a pensare al match di Parma, contro una squadra decisamente alla loro portata. Attraversiamo la penisola e atterriamo a Priolo, dove si svolgeva l’altro big-match della terza giornata. Al termine di una battaglia appassionante ed emozionante, Taranto riesce ad espugnare il campo della squadra di Santino Coppa che si è dovuta arrendere nonostante una Favento da 18 punti e Seino e Pascalau da 20 di valutazione. Serata-no per Cirov e Meneghel. Taranto (senza Wambe) ha avuto cose importanti da Montanino e dall’ex Greco. Venezia fatica due quarti poi dilaga con Como. Stesso discorso per Livorno, in grande difficoltà per venti minuti a Napoli e poi in scioltezza fino al +21 conclusivo. Balestra tra le migliori. Parma espugna non senza qualche patema Umbertide (per Zara 19+8, 27 di valutazione). Netta vittoria interna infine per Faenza su Pozzuoli: un avvio di stagione travagliato per la squadra flegrea, ancora all’asciutto insieme a Napoli, in un fondoclassifica che, al momento, parla malinconicamente campano. Si ritorna in campo domenica prossima in una giornata che prevede impegni, sulla carta, agevoli per le favorite. Da seguire con interesse Parma-Sesto.

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Donne

La compagine di Sandro Orlando rifila la prima sconfitta stagionale al Geas. A Priolo faticoso successo per Taranto

Schio Show

di Roberto Perticaroli

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Udine e La Spezia, coppia-regina GIRONE A. Udine vince un appassionante match a Pessano, in una giornata in cui si sono visti scarti davvero notevoli (clamoroso il “doppiaggio” di San Martino Lupari ai danni del Cus Cagliari che ha chiuso il match a quota “32”). Grande Delibasic (23+10), al Sanga non basta il “solito ventello” di Gottardi. Grazie alla sconfitta di Bologna sul campo della Virtus Cagliari (ottima Warner, valutazione 29) la squadra di Abignente resta sola in testa alla graduatoria. GIRONE B. La Spezia approfitta del ko di Orvieto a Lucca per conquistare il primo posto in solitudine. Con 27 punti di Gorla e 18 di Scopino e Scibelli piega Chieti: un grande avvio di stagione per la neo-promossa ligure. Dopo la vittoria di Firenze con Rende, resta sola a “zero punti” Siena: con Alcamo, ennesima sconfitta subendo una rimonta. Nonostante una Reke da 21+17 (tra le comunitarie più positive di questo inizio-stagione) per Siena quarta sconfitta in altrettanti incontri, di cui tre in casa. Per le siciliane 15+10 di Caliendo.

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Donne

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di Roberto Perticaroli

Mario Ghiacci, benvenuto nel mondo del basket femminile, anzi bentornato. Le siamo mancati?«Mi piace guardare alla mia vita, quella privata e quella cosiddetta pubblica, come ad un percorso, in cui il filo conduttore è stato inevitabilmente il basket. Per mia forma mentis non dò mai nulla per scontato, e non ho pregiudizi né preclusioni. Non mi aspettavo nel 1999 di essere chiamato alla Juvenilia per rimettere in piedi, insieme a Roberto Vecchi, una società che ancora oggi è un esempio di organizzazione e di ottimizzazione di risorse nella pallacanestro femminile di vertice, e tuttavia non nascondo che è una delle “imprese” di cui vado maggiormente fiero. Allo stesso modo non escludevo, una volta finita l’esperienza alla Snaidero Udine, di intraprendere un nuovo percorso, purché basato su progetti ed idee valide. Qui ho trovato un Presidente ed un movimento entusiasti, e trovare un accordo è stata la logica conseguenza». - Ci spiega bene il suo ruolo e i suoi compiti?«Mi è stato affidato un ruolo importante che sto già affrontando con grande entusiasmo e passione. I miei compiti saranno di ottimizzare la struttura che, mi preme sottolinearlo, ho trovato molto efficiente e disponibile, di contribuire al reperimento di risorse e di aumentare l’offerta di servizi per le nostre associate».- Da fuori, che idea si è fatto in questi anni del basket femminile?«L’idea di un movimento in grande crescita e tuttavia con un enorme potenziale in prospettiva. La chiave sta nel saper comunicare al meglio i buoni risultati ottenuti, dal sesto posto agli Europei in Lettonia alla medaglia d’oro conquistata ai Giochi del Mediterraneo, per valorizzare il movimento e la sua “appetibilità”». - In passato è stato un giocatore professionista. Passando dall’altra parte della barricata, questo background le è stato utile?«Assolutamente si, così come mi ha aiutato nella mia carriera di dirigente sportivo l’aver lavorato per

15 anni in banca. Senza presunzione ritengo che oggi più che mai esperienza e competenza sono qualità necessarie per avere credibilità in un un mondo in cui la crisi economica ha praticamente imposto una selezione naturale. Il mio è un messaggio anche ai giovani perché è vero che dalla passione muove ogni cosa, ma è altrettanto vero che l’improvvisazione non porta frutti».- Ha due figli che giocano a basket. Ci parla di loro? Come si sono avvicinati al basket? Hanno

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Donne

Il nome nuovo del basket femminile è quello di Ghiacci, direttore della Lega

Super Mario

Page 25: Basketville # 23 - 26 ottobre 2009

fatto tutto da soli o c’è anche il suo zampino?«La mia sola “colpa”, se così si può dire, è quella di aver contagiato entrambi. Andrea, che quest’anno gioca in LegaDue a Casale, ha già avuto diverse esperienze in quel campionato e, in particolare, ha contribuito al ritorno di Caserta in A1 nel 2008, ed ha il grande cruccio di non aver ancora potuto giocare nella massima serie, anche per via di due gravi infortuni. Per quanto riguarda il mio “zampino” mi limito a dire che quando

ha iniziato nella Pallacanestro Reggiana, nelle giovanili, non ho mai visto una sua partita. Ilaria (22 anni tra un mese) ha cominciato anch’essa a Reggio Emilia alla Juvenilia, nel periodo in cui c’ero anch’io, e quest’anno ha deciso di prendersi il cosiddetto “anno sabbatico” per frequentare un importante Master Europeo in Economia, dopo essersi laureata il mese scorso in Ingegneria gestionale». - A Napoli ha assistito all’Opening Day di A1. La sua valutazione tecnica sul massimo campionato femminile.«La valutazione tecnica è quella di un movimento che ha fatto grandi progressi, favoriti anche dall’adozione del pallone numero 6, sia dal punto di vista tecnico che tattico. Inoltre, rispetto al campionato maschile caratterizzato dall’egemonia di Siena, devo dire che il fattore sorpresa rende avvincente la stagione. Lasciatemi tessere le lodi, invece, dei dirigenti che nel 2002 scelsero la formula dell’Opening Day come veicolo di promozione della pallacanestro femminile; a Napoli ho potuto constatare l’ottima organizzazione dell’Evento e la sua spettacolarità. Ritengo che tutto il movimento debba considerare l’Opening Day come una grande opportunità per accrescere la visibilità».- Alle società “minori”, di A2 e B che qualche volta si sentono un po’ trascurate, il nuovo Direttore della Lega cosa promette?«Rappresentano la base, le fondamenta dell’intero movimento, e in tal senso posso garantire che mi adopererò mettendo a disposizione la mia professionalità per migliorare la qualità dei servizi. Dal canto nostro quest’anno è stato fatto un passo avanti allargando l’utilizzo del video sharing, il servizio di archiviazione video delle partite, anche alla Serie A2, mentre già da due anni tutte le società sono state dotate di personal computer dalla LegA. Ovviamente c’è bisogno della diposnibilità anche da parte di tutte le società, per esempio nel fornire in tempo reale (la Serie A1 e A2) e nelle 24 ore successive al massimo le statistiche complete delle gare di campionato. Sarebbe un passo avanti di fondamentale importanza per l’intero movimento».- Un messaggio per l’intero mondo del basket femminile....«Un sms con una parola sola: condivisione! Di idee, di progetti, anche di critiche, purché ci sia una profonda e convinta condivisione. Una cosa in cui credo è nella forza delle idee; la crescita della LegA aggiunge valore al lavoro delle Società e viceversa».

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