BASKETTIAMO MAGAZINE #9 - Giugno 2013
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Baskettiamo magazine #9 - 10 giugno 2013
R I V O L U Z I O N E
C O N C H A R M E E
C O M P E T E N Z A
Ieri, oggi e domaniIeri, oggi e domani
Masciadri icona Masciadri icona
del basket rosadel basket rosa
Con Renato Villalta Con Renato Villalta
torna a pulsare torna a pulsare
il cuore Virtusil cuore Virtus
Enrico CampanaEnrico Campana
Questo Roma-Siena Questo Roma-Siena
...come mi pare...come mi pare
Giancarlo FercioniGiancarlo Fercioni
Sfinalmente...non si uccidono Sfinalmente...non si uccidono
così anche i cavalli?così anche i cavalli?
Gli Oscar della A 2012/13Gli Oscar della A 2012/13
Il Re Armani rimase... nudo!Il Re Armani rimase... nudo!
pistoiA-bresciA finale per la ApistoiA-bresciA finale per la A
Oscar, Il campione e la ragazzinaOscar, Il campione e la ragazzina
L E R U B R I C H EL E R U B R I C H E
Mi ritorni in menteMi ritorni in mente
Una canzone per teUna canzone per te
O l t r e o c e a n oO l t r e o c e a n o
Apriamo questa «Slam
Dunk» con un sincero
ringraziamento a tutti i
collaboratori che ci permettono
di essere ogni mese online.
Sarà pure un’edicola virtuale,
avversata da taluni (che ben
presto hanno perso il diritto di
parola), ma fortunatamente ap-
prezata dalle migliaia di let-
tori sul web. Qualche
tempo fa il collega
Valenti, in un
post su Face-
book, sottoli-
neava con la
matita rossa la
scomparsa di riviste
cestistiche dalle edicole e
la contemporanea presenza di
settimanali/mensili di sport,
consentiteci la presunzione, mi-
nori... Ques’analisi «valente»
rinforza la nostra convinzione
nel produrre BM. Se poi alla no-
stra porta bussasse un editore
disposto a stampare la nostra
rivista...
Nella preparazione di questo
numero abbiamo poi avuto il
piacere di «imbatterci» in En-
rico Campana, storico DIRET-
TORE di Superbasket e «penna
cestistica» della Rosea. Senza
batter ciglio, nonostante le
tante richieste ricevute, Cam-
pana ha accettato la nostra
proposta. Quindi, con il suo tra-
mite, il Dream Team di Basket-
tiamo.com si è rinforzato con
«l’ingaggio» di Giancarlo Fer-
cioni, il regista della primavera
televisiva del basket; sì, quello
trasmesso da Skysport e
che in tanti, forse
anche troppi, rim-
piangono! Fer-
cioni è così
subito andato a
canestro con que-
sto numero di BM.
Formula SETTE
No, non si tratta di un nuova
gara automobilistica ma, più
semplicemente, della ricetta
vincente di questi playoff. La
novità, introdotta ques’anno,
della corsa scudetto con serie
al meglio delle 7 gare sin dai
quarti sembra aver acceso i ri-
flettori sulla pallacanestro. Ve-
dere ogni sera in televisione
quella palla a spicchi rimbal-
zare da un lato all’altro del par-
quet sta risvegliando la
w w w . b a s k e t t i a m o . c o m w w w . b a s k e t t i a m o . c o m
passione ormai sopita di tanti
appassionati. Poi magari nel ca-
nestro della tv ci è finito anche
qualche sportivo occasionale,
incuriosito da questo strano
sport, scoprendo che forse non
è poi così male. Non sarà tutto
oro quel che luccica ma per una
volta... lasciamo da parte la vis
polemica.
Roma ci riprova contro Siena
Alzi la mano chi avrebbe scom-
messo su questa finale scu-
detto, non solo alla vigilia del
campionato ma anche all’inizio
dei playoff. Siena era ormai de-
stinata ad essere detronizzata,
soprattutto perchè ad ottobre
c’era già pronto il nuovo Re
che, tuttavia, si è ritrovato ben
presto... nudo! Così i senesi
hanno sì subito 12 sconfitte,
hanno pur chiuso solo al quinto
posto ma... quando il gioco si è
fatto duro, da buoni duri, hanno
iniziato a giocare! Torna così in
ballo il famoso «7», come il nu-
mero di scudetti consecutivi
che Siena proverà a conqui-
stare, partendo questa volta dal
fattore campo sfavorevole. Sul
versanto opposto c’è la Roma
dei miracoli, con il miglior gio-
catore italiano (Datome) e
tante, tantissime scommesse
vinte. La prima, tuttavia, fu
quella del Presidente Toti che
l’accettò iscrivendo la Virtus al
campionato. Ora la Capitale è
ad un passo dal sogno e, a 5
anni dall’ultima finale scudetto,
parte, se non con i favori del
pronostico, quantomeno con il
vantaggio di averne quattro da-
vanti al pubblico amico. E poi-
chè si gioca al Palatiziano... il
fattore «catino» può incidere,
tant’è che Toti non vuol nean-
che sentir parlare di PalaEur.
Nota stonata
Va bene l’agonismo, va bene la
rivalità, va bene la posta in
palio ma... parliamo pur sempre
di sport. E allora non ci piace e
non accettiamo il clima da cor-
rida respirato (e non solo) nella
semifinale tra Varese e Siena.
Toni troppo alti, baruffe in
campo e fuori, madornali gaffe
della Fip, gesti incomprensibili
anche da chi non t’aspetti... ba-
rili di benzina gettati sul fuoco e
una semifinale bella, spettaco-
lare, entusiasmante... mac-
chiata da troppi episodi poco
edificanti e che nulla hanno a
che fare con la pallacanestro!
L’aggressione subita dal col-
lega Edi Dembinski di RaiSport
(al quale rivolgiamo la solida-
rietà di BM) è stato l’inevitabile
(sì, convintamente inevitabile)
epilogo dei tanti veleni delle
sette sfide.
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D I R E T T O R E R E S P O N S A B I L ED I R E T T O R E R E S P O N S A B I L E
S a l v a t o r e C a v a l l oS a l v a t o r e C a v a l l o
C O N D I R E T T O R E C O N D I R E T T O R E
A n d r e a N i n e t t i A n d r e a N i n e t t i
S p e c i a l G u e s t :S p e c i a l G u e s t :
E n r i c o C a m p a n aE n r i c o C a m p a n a
G i a n c a r l o F e r c i o n iG i a n c a r l o F e r c i o n i
H a n n o c o l l a b o r a t o :H a n n o c o l l a b o r a t o :
F r a n c e s c o A l e s s iF r a n c e s c o A l e s s i
M a r c o B i g g iM a r c o B i g g i
A l e s s a n d r o d e l l i P a o l i A l e s s a n d r o d e l l i P a o l i
M i c h e l e D e F r a n c e s c oM i c h e l e D e F r a n c e s c o
F r a n c e s c o G o n z a g aF r a n c e s c o G o n z a g a
N i k o L a n d o l f oN i k o L a n d o l f o
A l e s s a n d r a R u c c oA l e s s a n d r a R u c c o
E u g e n i o S i m i o l iE u g e n i o S i m i o l i
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CNC COMUNICATIONCNC COMUNICATION
L’EDITORIALE - SLAM DUNK 2
Questo Roma-Siena ...come mi pare di Enrico Campana 8
Sfinalmente... non si uccidono così anche i cavalli? di Giancarlo Fercioni 13
INTERVISTA a Graziella Bragaglio di Salvatore Cavallo 16
«La rivoluzione di Graziella con charme e competenza»
INTERVISTA a Renato Villalta di Marco Biggi 22
«Con Renato Villalta torna a pulsare il cuore Virtus»
Gli Oscar della Lega A 2012/2013 di Francesco Gonzaga 24
E il Re Armani rimase... nudo! di Michele De Francesco 27
UNA CANZONE PER TE - Ehi tu delusa di Alessandro delli Paoli 30
Il campione (Oscar Schmidt) e la ragazzina di Alessandra Rucco 32
INTERVISTA a Raffaella Masciadri di Domenico Landolfo 40
«Ieri, oggi e domani, Masciadri icona del basket rosa»
MI RITORNI IN MENTE - Scudetti e Anelli di Eugenio Simioli 43
OLTREOCEANO - Bonner, dallo Stretto di Messina alla Nba di Francesco Alessi 47
TIME OUT 50
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OOrdunque…Baskettiamo! Agrande richiesta fra i mediache mi hanno proposto in
questi giorni di scrivere per la finalescudetto, esaurita per un nuovo inca-rico professionale la collaborazionecon Pallarancione, a parte Timeoutla mia rubrica settimanale radiofo-nica con la toscana “Radiorosa” (ilmio passato alla Gazzetta non mi halasciato indifferente, cosiccome quelcolore ingenuo e sospeso di un tempoche non tornerà), ho fatto unostrappo per Baskettiamo.
Questo per alcune semplici ragioni, acominciare naturalmente da quella difondo. Intanto mi piace infatti stimo-lare un giornalismo scapigliato, comeil sottoscritto che da 5– 6 anni com-batte contro i Mulini a…Vanto del ba-sket (proprio così, Eolo non c’entra,si tratta di signori superbi usciti dal-l’Uovo di Pasqua…) senza aver presoun quattrino, magari col piacere ma-sochistico di “querele temerarie”,una della quale partì proprio da unafinale scudetto nella quale credofosse coinvolta Roma, se non ricordomale, dove parlavo di plutocrazia, disistemi, di “poteri forti” che non
avrebbero segnato una stagione feliceper il nostro sport. Così purtroppo èstato come parlano i risultati dei Seteanni di Vacche Magre, la contrazionedegli investitori e degli ascolti, oltreche dell’appeal… quell’immaginariocollettivo che un mio collega di suc-cesso tifosissimo di basket definiscepersino “imbarazzante”, anche se ipalazzetti sono pieni (in quanto pic-coli e vetusti).
Ho preso anche dei cartellini rossi,dei quali uno “gradito” – o sgradito,dipende da come si vede il soggetto –dell’avvocato Alabiso la cui fama èassurta al massimo in questi playoffche saranno pure il suo canto delcigno, e il cui operato – come Procu-ratore – mi ha lasciato più volte per-plesso, sicuro invece sia comeavvocato quel che si dice il principedel Foro. Voglio ricordare ad esem-pio il suo ruolo di CTU dell’accusadi Baskettopoli in “quota Fip” (con-flitto di attribuzioni?); per stare aldettato dalla PM infatti ha man-dato… assolto il sig. Paternicò Car-melo detto il “Principe del fischietto”così ribattezzato il siculo agrigentinotenendo un commercio di questi stru-
menti sonori e per l’altezzosità. A talpunto che si sentì autorizzato a ordi-nare al capo degli arbitri Garibotti –sopra il cui capo pende l’accusa diassociazione per delinquere! – di eli-minare, come ascoltato nelle inter-cettazioni telefoniche, una collegacatanese. Il fatto fu accertato maguarda caso preso in esame passatitre anni buoni, per cui il reato venneprescritto. L’avvocato viterbese dalbaffetto a coda di topo, da gran se-duttore, contestò alcuni passi dei mieiarticoli, e io gli risposi replicando:come padre lei avrebbe mai permessoal suddetto Paternicò di chiederel’eliminazione delle sue ragazze…?Capitolo chiuso, forse a quel puntocapì che un Procuratore deve appli-care la legge nello spirito del “bonuspater familias”, non posso affermareinvece che esultasse per Siena dovedicono si veda frequentemente, ne inche veste, professionale o per diletto.
Altra ragione della mia solitaria di-scesa in campo è sentirsi un pò de-fensor– fidei di una serie di bravi eappassionati colleghi più giovani cuiil basket deve molto. E se i superbonidel basket ostacolano il loro lavoro,
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“Non esiste una federazione che possa trarre giovamento dal dominio di una sola squadra per molti anni,
la gente si allontana” (Gianni Petrucci, Gazzetta dello Sport, 6 giugno, pag.8)
d i d i E n r i c o C a m p a n aE n r i c o C a m p a n a
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QUESTO ROMA-SIENA
...COME MI PARE!
mi arrabbio. Per esempio un uccel-lino mi ha raccontato che il respon-sabile della comunicazione – fral’altro un mio ex giornalista – di unclub al top avrebbe impedito a unsito “faidatè” di intervistare gli stra-nieri, quando nella NBA a me è ca-pitato di fare due chiacchiere con uncerto Jordan sotto la doccia. Fortu-natamente ho scordato quale fosse ilsito, potrebbe essere magari lo stessoper il quale sto scrivendo questanota, ma non voglio indagare, eb-bene chi è senza peccato …sbagli(non scagli…) la prima pietra.
La mia in un certo senso è piuttostouna “crociata bianca” che spero nonsia utopica partita sulla rete alla vi-gilia delle Olimpiadi di Pechino ve-dendo il basket imbavagliato,cloroformizzato, al punto di averperso Superbasket con qualche buongiornalista (il valente Valenti)quando il golf, mia attuale isola fe-lice, vanta ben quattro riviste pati-nate, ben scritte, con articoliinternazionali, piene di pubblicitàtipo Rolex, Audi, Bmw e via quandoinvece i rotori del basket mi riman-dano pubblicità di autorimesse e ri-storanti, minuterie appunto… Ed èquesto golf un mondo di grandeumiltà e semplicità , i professionistiguadagnano un sacco di soldi masono figure di sportivi impeccabili equasi ingenui nel rispetto delle re-gole , vedi Matteo Manassero.
Da quel dì, insomma, mi sono ficcatoin testa il sogno di riuscire a crearedi una “massa critica” scevra dacondizionamenti, operazione possi-bile – visto il decentramento territo-riale (che in certi luoghi scade aprovincializzazione e tifo etilico…)
dell’opinione – solamente sul web.Tuttavia anche in questo caso qual-che delusione non è mancata, e stoscoprendo – grazie agli articoli di unblogger milanese (autore di “Io el’Olimpia”) al quale il CONI do-vrebbe dare il Pulitzer dell’anno perla Rete – che in Italia il web verrebbeusato come macchina del fango. C’èad esempio una strana mobilità di al-cuni media che fanno surf fra varipaesi e predicano ma con poca no-biltà , per cui presto ritengo nonmancheranno sorprese, per possibiligiochi “scatole cinesi” e i relativiscopi qualora l’ordine dei giornali-sti o qualche associazione di stampavolessero rimettere ordine alle regolerivolgendosi alla Guardia di Fi-nanza.
Ci sono infine altre ragioni, non ul-tima – e qui chiudo – questa diver-tente invenzione del verboBaskettare, per cui questa testata diTerra di Lavoro è nata come Basket-tiamo che sa di slang, di playground,di informale e under statement. Maattenti bene fatto con passione e ca-pacità editoriale, come quello di ab-binare il quotidiano a un Magazinemensile.
Questo giovane media richiama,credo, quella meravigliosa avventurache fu lo scudetto degli scugnizzi diCaserta che non solo ha creato unpersonaggio da Premio Letterariocome Francesco Piccolo finalistaallo Strega, opinionista di trend nellastampa di sinistra e sceneggiatoredei film di Nanni Moretti. Un genioche in una sua nota ha avuto la bontàdi ringraziarmi immeritatamente peraverlo fatto scrivere e pubblicato iprimi articoli originalissimi su Su-
perbasket , quando allenava i ragaz-zini, e che purtroppo mi costò ancheuna querela del calciatore Niccoloai,il profeta dell’autogol, pagata ditasca mia. Beh, non è stato proprioun piacere ma credo sia dovere diciascun onesto direttore attento nelcercare fra i giovani quell’autorevo-lezza e competenza di scrittura ca-lata purtroppo persino sui grandimedia che devono ormai fare non piùi conti coi lettori ma col marketing egli uffici legali dei potenti sponsor otutor, fra le quali le sempre più inva-sive e intoccabili banche.
Se a Caserta nonostante le disavven-ture la fiammella dell’entusiasmo èdunque ancora viva, è merito certa-mente della sua intraprendentescuola giornalistica “uptodate”,come ho verificato in occasione del-l’inverosimile storia dell’incredibilepatacca che il broker di turno ha ri-filato alla benemerita Juve Casertain un momento delicato, e di cui sista occupando la magistratura perun bonifico maltese e... malfatto.Una volta, ahinoi, esistevano gli ziid’America, oggi ci sono i broker chearrivano, promettono mari e monti ,ti dimostrano che sarebbero in gradodi acquistare la Torre di Pisa e poispariscono.
Come avrete letto in epigrafe, questafinale fra le due Lupe (quella diRoma che avrebbe allattato uno deidue gemelli che sarebbe diventatopoi padrone di Siena) è stata intro-dotta da una dichiarazione di GianniPetrucci credo più doverosa chemolto coraggiosa. Ma Petrucci è an-cora potente, nessuno lo porterà intribunale avendo in fondo detto unacosa giusta che tutti pensano. Ve-
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dremo infatti se alla fine di questastagione – questo il senso ampiodella sfida che comincia l’11 (giornofunesto, dice la smorfia napoletana)con le due gare a Roma – se Sienadata per favorita contro un clubsenza titoli, resterà in fondo ancoraquella meravigliosa “squadra–can-nibale” alla stregua di colleghe eu-ropee che da anni dominano inalcune nazioni minori del basket,vedi Polonia, Rep. Ceka, Ucraina.Una periferia dove forse siamo arri-vati anche noi italiani un tempo fra iprimi. Vedremo se Siena sarà dav-vero “il nuovo” offrendo almeno unvalido senso di avanzamento tecnicoal suo ciclo o il canto del cigno, o seRoma – che oggi vanta un papa ar-gentino figlio di un giocatore di ba-sket nato in Italia e quindi pregheràper i giallorossi – riuscirà a sovver-tire il pronostico dopo essersi scoz-zonata e uscita malconcia alcunianni fa coi “minucciani” in un paiodi finali, quand’era l’altra star na-scente della palla a spicchi. Il mo-mento in cui erano anche allo zenithi cosiddetti “poteri forti” della cittàdella più antica (e oggi traballante eanche un pò vecchia) banca mon-diale e di Santa Caterina patronad’Italia per aver salvato, ricor-diamo, la santa madre Chiesa ripor-tando (con l’aiuto del Petrarca) ilpapa a Roma. Anche il Vaticano, ca-pirete bene, deve conto di questoenorme contributo arrivato daSiena…
Siena ha annullato un match ball al-l’Armani, con la Cimberio è semprestata avanti e per due volte è riuscitanel sacco di Varese passando allasettima in trasferta per la secondavolta. È come il giocatore di poker
che fa sempre la mano decisiva.Tanto di cappello qualora vincessel’ottavo scudetto, ma questa è un’oc-casione unica per il rilancio clamo-roso e improvviso di Roma e di uncerto basket risparmioso e collettivoquando nell’ultima estate sembravapoter addirittura sparire. E dopo unletargo troppo lungo che ha avuto uncosto troppo alto per la crescita e lapromozione del movimento. Perchéil basket, nel suo “piccolo” sta paripari al calcio della capitale contro ilpotere delle Milanesi e della Juve.
La Mens Sana – che da un paiod’anni cerca di infilarsi fra i clubstorici ma è ancora in anticamera –si piazzerebbe in caso di vittoria allespalle degli stellati varesini. Comenumero scudetti c’è ancora chi hafatto meglio, mentre i verdi senesi re-sterebbero sempre distanti anni lucecome palmares internazionale, nonfosse per le sette coppe dei Campionio Euroleghe dei varesini, le 3 di Mi-lano e le 2 di Cantù contro nessuna,anzi senza nemmeno una partecipa-zione a una sola finale in un secolodi attività sportiva della gloriosaMens Sana in Corpore Sano cara aGiovenale e l’ultimo decennio delladittatura in salsa senese che si sa“gli è buona per i pici”, uno dei treelementi caratteristici assieme alPalio e alla Pallacanestro. Questogioco d’importazione dall’Americache una professoressa senese tumu-lata fra le Belle Torri di San Gimi-gnano presentò con le sue allieve aun saggio ginnico alla Misericordiadi Venezia nel lontano 1907.
Allora la delegazione mensaninasfilò fra due ali di folla festante al ri-torno dalla Laguna, oggi l’amore
per il basket all’ombra di un Montedi fatto “nazionalizzato” perchéGrillo ci autorizza a dire che è statasalvata con l’Imu, è sempre lo stessoimpregnato via via da un tifo palie-sco– calcistico che conta, non ba-stasse la passione per “ladiciottesima contrada” su un ele-mento micidiale per le orecchie cheil Ministero della Salute dovrebbebandire, cosiccome in tutti gli altricampi, o punire con la squalifica delparquet. Stiamo parlando delle mi-cidiali trombette col clacson chehanno sostituito le famose “chia-rine”, quelle trombe lunghe e sottilidei paggi o degli angeli dipinti daimaestri della pittura del 400 to-scano.
Ah, e il mio pronostico?. Non vogliosfuggire, e salterò il Rubicone. A finefebbraio, e può testimoniarlo coachCalvani, l’artefice principale dellagrande transition di Roma, un clubche ha fatto miracoli una squadraraccogliticcia ma equilibrata e pienadi motivazioni, andai a vedere unpaio di allenamenti della VirtusRoma, squadra che costa un terzo diquella senese ultima versione, cioèridimensionata. Mi complimentaiper l’intensità rara nelle due ore diallenamenti, stile squadra di collegeo slava, a parte qualche eccezioneitaliana (la Virtus Siena di UmbertoVezzosi, l’alter ego italico di Rich Pi-tino).
Calvani arrossì, i suoi baffetti da da-merino educato dell’Ottocento re-sero ancora più marcatol’imbarazzo. Gli ho ripetuto il con-cetto in un’altra occasione, mentrelo incontrai che andava al Palaz-zetto di viale Tiziano col suo capo uf-
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ficio stampa fino a quando il 27aprile, in occasione dei Premi Ussiall’Aniene, in pieno del travagliodella lunga semifinale terminata conla vittoria alla settima a Cantù, glidissi: “se vince Varese e vai i finalesei secondo, se vince Siena vinci loscudetto”. Si tratta di un pronosticodettato da una sensazione, perchéanch’io intercetto il sentore generaledel beneficio di un voltar pagina nelbasket. E credo quindi che maiRoma abbia avuto un sostegno po-polare come stavolta, di sapore “bi-blico” simile a quello dell’impresadi Valerio Bianchini 30 anni fa, aitempi del primo scudetto.
In realtà, cercando di essere razio-nale e politicamente–giornalistica-mente corretto, metto volentieri sulpiatto della bilancia anche un altropaio di cosette pro–Siena. Per primacosa la mia convinzione che anchesenza più McCalebb e Andersen laMps non avrebbe mollato l’ossoquando in estate, sospinta dallepenne sanbabiline, partì l’ineffabilecampagna stampa pro–Armani, l’en-nesimo peccato di comunicazionesenza un adeguato prodotto di qua-lità in termini di risorse umane (unimpasto costoso di giocatori, tecnicie consulenti non esattamente giu-sti…) rispetto a Re Giorgio e al suoprimo manager. Non era certo perpolemica nei confronti dei miei col-leghi col mocassino di Gucci e il ma-glioncino di cashmere rosso sullespalle legato in vita, gli è piuttostoche io sia un grande estimatore dellivornese Luca Banchi (e del suo as-sistente meneghino, il Markino Cre-spi alter ego perfetto di un grandecoach) come basket–maker, visioneavanzata del gioco, capacità di spa-
rigliare certe situazioni in manieraspiccia, alla… livornese, di non ra-gionare sui ruoli fissi, ma sul talento,come affermava tanti anni fa ilgrande Taurisano. Un coach d’as-salto che possiede anche una menta-lità e conoscenza internazionale perprendere i giocatori giusti mancanteagli insulari senesi, mentre i labro-nici son gente che ha viaggiato emercanteggiato sui mari.
Siena con Banchi ha vinto a febbraioil primo importante titolo stagionalea spese dell’Armani, ovvero laCoppa Italia, durante la stagionecon la visita della Finanza al sanctasanctourm mensanino, ha via via ri-dotto l’organico per risparmiare sulbudget, e a quel punto Banchi – que-sto il capolavoro – si è concentratosulle certezze, per primo valoriz-zando il gran talento e tecnico delleguardie: il funambolico ex NBABobby Brown ed i due Rasta–Man,ovvero David Moss detto The Cat, ilmiglior difensore dei piccoli e mici-diale nel tiro da 3 e – capolavoro fi-nale – l’affinamento dell’energiafisica e mentale dell’istrice nero Da-niel Hackett, decisivo nelle serie conMilano e Varese, in quest’ultima au-tore di una media di 17 punti e 3, 7rimbalzi e 9 assist e un quarto tempoda urlo nella settima a Varese.
Ringrazio perciò particolarmentecome tifoso azzurro e del grandepadre del fenomeno romagnolo Da-niel Hacket, Luca Banchi, il qualegode di una grande reputazioneanche da parte di grandi maestri delbasket, come Gregg Popovic, RudyD’Amico e Mario Blasone, perl’esplosione del ragazzo che la NBAha rifiutato. La mia prima convin-
zione per arrivare infatti alla squa-dra ideale e vincente a fine stagioneè legato alla capacità di un coach dilanciare con successo un giocatoregiovane, la regola sull’impatto diquesto propellente umano determi-nante come nessun’altra cosa è pun-tuale in Euroleague (vedi l’annoscorso il blitz dell’Olimpia e la con-ferma con Papanikolau). Secondaconvinzione: vado dicendo da anniche con un centro come Eze a certilivelli non puoi vincere. E difatti,senza offesa personale per il moroitalo–nigeriano, a Varese la Monte-paschi–Mens Sana è riuscita a vin-cere perché Banchi non ha messo incampo il suo giocatore e ovviato coni giganti delle valli tirolesi Ortner eRess.
Confermo quindi il mio pronostico afior di pelle, anche se il trio dei tira-tori senesi è da urlo. Perché il titoloscenda a Roma non esistono che duestrade, limitarlo, e non farsi intimi-dire. La chiave del successo capito-lino credo sarà oltre ai sottovalutatiPhil Goss e Gani Lawal, Gigi Da-tome, uno che Siena non la ricordaforse volentieri, e vorrebbe togliersiqualche sassolino dalla scarpa inquesta probabile maratona che me-rita in arbitri migliori della ternasciagurata Varese e potrebbe vederela riapertura del Palasport dell’Eur.E cioè il tempio che ha scandito dal-l’Olimpiade romana i momenti piùimportanti della crescita del nostrobasket, e la cui chiusura è sembratala metafora di un arretramento ge-nerale.
riproduzione riservata
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L’unica domanda è, r iecheggiando i l t i tolo di un vecchissimo
fi lm di Sidney Pol lack del ’69, “non s i uccidono così anche
i caval l i ?”. Per chi non l ’ha visto o è troppo giovane è la
storia su base vera, ambientata durante una micidiale ma-
ratona di bal lo negl i anni ’30, che vede uno dei protagonist i lasciarci
la pel le durante le fasi f inal i del la massacrante gara…
SFINALMENTE...NON SI UCCIDONO COSÌ
ANCHE I CAVALLI?
d i G i a n c a r l o Fe rc i o n i *
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Qual è l’aggancio con le finali dibasket è facile capirlo: la supere-sposizione delle squadre sin daiquarti su sette gare sette è si po-sitivo o sono più i contro? Certo,televisivamente, visto il non stopdovuto all’alternanza senzapause dei quarti prima e delle se-mifinali poi, ha creato quell’ef-fetto d’attesa che qualche puntoin più d’ascolto lo ha generato(sempre poco, purtroppo). Que-sto il pro, ma i contro? Basta ve-dere qualche immagine dellaserie Varese vs Siena, dove vierano fasi in cui giocatori difen-devano per modo di dire: ricordoun Green penetrare come nelburro tra lunghi di Siena fermicome cancelli, oppure Hackettprendersi linee di fondo sotto gliocchi di difensori immobili sottocanestro. E non siamo ancoraalle finali.
Ma torniamo al mio mestiere:faccio il regista televisivo e perpiù di vent’anni ho diretto le ri-prese di partite di basket, tra Ca-podistria, Tele+ e Sky. Questiultimi due campionati li ho vis-suti da osservatore (anche tifosoma non in questo caso) e devodire che, con diversi esiti, la te-levisione non sempre ha datoprodotti di particolare pregio.Unica eccezione, su RaiSport, unregista sui 4 che ruotano ha avuto
la continuità necessaria percreare quasi un format tale darendere gradevole in video lepartite, mentre la qualità delleimmagini (qualità tecnica) pur-troppo è raramente accettabile.Ce ne accorgeremo anche du-rante le finali, perché se il presi-dente Toti vorrà rimanere nellabomboniera del PalaTiziano an-ziché scegliere il PalaLottoma-tica, avremo anche nella seriefinale, tutti i riflessi del mondosul parquet. Per chi non conoscel’impianto, spiego brevemente ilperché di questo problema: la po-stazione delle telecamere princi-pali è posizionata in cimaall’ultimo anello del palazzo,praticamente alla stessa quotadelle luci che illuminano ilcampo dall’altro lato, con un ef-fetto di incidenza mortale per letelecamere e per chi guarda,visto che a centrocampo c’è unamacchia bianca che impedisce didistinguere i giocatori, mentre ledue aree di gioco sono quasibuie… Siena non ha questo pro-blema, perché l’impianto d’illu-minazione in tempi abbastanzarecenti è stato migliorato. Incompenso le telecamere di gioco(normalmente due, una con in-quadratura larga sul gioco e l’al-tra stretta sui singoli giocatori)sono troppo alte e asimmetrichecon i primi piani dei protagonisti
che mostrano a volte inizi di cal-vizie per quanto sono angolate.
Poi, se le partite saranno tirate,appassionanti, intense, non ci ac-corgeremo di nulla e questa è lavera magia di questo sport: ma-gari dopo sei o sette azioni senzacanestri o con palle perse che gri-dano vendetta, basta un alley oopo un passaggio no-look per illu-minare tutto.
Le finali sono sempre un mondoa parte, anche in tv: non so seRaiSport aggiornerà mezzo e do-tazione tecnica per l’occasione.Spero di si, così come spero cheabbia l’intelligenza di mettere inmano la regia a Dario Barone, ilpiù addentro a questo sport cosìcome nel commento tecnicocoach Recalcati è stato il più giu-sto nei contenuti e nei tempi. Peril commento (attenzione sonosolo opinioni…) Dembinski, alquale faccio gli auguri per la di-savventura patita a Masnago, miè piaciuto di più, mai fuori luogoe mai sguaiato. Ora ci vuole ilfattore “C”… e non solo per ledue squadre, ma anche per lacombinazione di fortuna e pro-fessionalità necessaria per unbuon prodotto tv.
riProduzioNe riServata
* regista televisivo
B A S K E T T I A M O . C O M
...il portale di chi ama il basket!
w w w . b a s k e t t i a m o . c o m
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w w w . b a s k e t t i a m o . c o m w w w . b a s k e t t i a m o . c o m
di Salvatore Cavallo
GGraziel la , in nomen omen! Eh s i , la Bragagl io, Pres i -
dente de l la Leonessa Bresc ia nonchè de l la nascente
Lega Naz ionale Pa l lacanestro, ha ne l nome stesso,
Graz ie l la , un prec iso dest ino, un presagio. La p iù in-
tr igante novità del momento cest ist ico è data proprio
da questo vento rosa portato da Graz ie l la Bragagl io che, dopo un de-
cennio da numero uno del la Leonessa, è scesa sul parquet per la sf ida
più di f f ic i le , quel la del r innovamento. Mai come in questo momento la
pal la a spicchi necess ita di abbandonare i vecchi c l ichè per percorrere,
coraggiosamente, nuove strade e r i lanciare uno sport ineluttabi lmente
in cr is i .
L’ impatto v is ivo con Grazie l la Bragagl io è di grande fasc ino e charme,
una più attenta osservaz ione del personaggio lasc ia t raspar i re anche
quel decis ionismo, indispensabi le per r icopr ire cert i ruol i , che la carat-
ter izza. Andiamo al lora a scoprire, attraverso gl i ass ist d i BM, come sa
destreggiars i la donna nuova del basket con i l pal lone tra le mani .
L A R I VO LU Z I O N E
D I G R A Z I E L L A
C O N C H A R M E E
C O M P E T E N Z A
P E R S O N AG G I : G R A Z I E L L A B R AGAG L I OP E R S O N AG G I : G R A Z I E L L A B R AGAG L I O
Ci scatta una serie di istanta-
nee su chi è Graziella Bragaglio
in famiglia, nel lavoro e nella
pallacanestro?
«Amorevole e premurosa, pre-
cisa e determinata , con entu-
siasmo e passione».
A quando risale il colpo di ful-
mine, sempre che sia stato
tale, per la palla a spicchi?
«Il giorno che ho sposato mio
marito».
L’essere donna, peraltro dotata
di charme unanimemente rico-
nosciuto, è più un vantaggio o
uno svantaggio nella pallaca-
nestro?
«Se accanto allo charme, vi è
competenza e determinazione
penso sia un bel biglietto da vi-
sita».
Ha mai usato toni duri, alzando
magari la voce, con un allena-
tore, un giocatore o addirittura
nello spogliatoio?
«No mai, sempre dialogo e con-
divisione di programmi».
Quando ha maturato l’idea di
mettersi in gioco alla guida la
nuova Lega?
«Nel momento in cui ho capito
che le mie competenze pote-
vano essere utili alla causa della
pallacanestro».
Cosa replica a chi dice che ha
sfruttato la fronda anti Bona-
mico per fare il ribaltone in Le-
gadue?
«E’ una falsa affermazione!!!».
Con spirito sportivo e senza un
linguaggio politichese ci illustra
il suo programma di presidente
della nascente Lnp?
«Il programma è molto com-
plesso, in poche righe non è fa-
cile descrivere la ricostruzione
di un unico campionato con so-
cietà di status diversi, che dal 1°
luglio diventeranno tutte
uguali. Il punto importante è la
tutela di chi investe nello sport,
il rilancio di tutto il movimento
attraverso progetti e pro-
grammi di formazione alle
aziende sportive. Portare la
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w w w . b a s k e t t i a m o . c o m w w w . b a s k e t t i a m o . c o m
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w w w . b a s k e t t i a m o . c o m w w w . b a s k e t t i a m o . c o m
nuova lega nazionale ad un sistema di gestione certifi-
cato secondo la norma iso 9001».
Come concilierà il doppio ruolo sul ponte di comando di
Brescia e della nuova Lega?
«Ho collaboratori molto validi che mi sostengono e aiu-
tano in questo percorso».
Non le sembra anomalo e addirittura sconveniente ri-
coprire entrambi gli incarichi?
«In questa fase la mia società si sta giocando le finali ed
io sto lavorando a tempo pieno per l’avviamento della
nuova lega che da proprietario e presidente penso di
poter dare un supporto importante».
Se la sua Brescia verrà promossa in A (gli scongiuri sono
ammessi), abbandonerà tutti?
«Lo valuteremo dopo il 30 di ottobre».
Vale ancora la pena investire nel mondo dei canestri?
«Oggi il mondo dello sport è molto penalizzato dalla crisi,
solo chi ha grande passione intraprende questo per-
corso».
Nella ricetta per il rilancio della pallacanestro quali
sono gli ingredienti indispensabili?
«Si le conoscenze tecniche, ma anche tanta preparazione
gestionale».
Il basket ha sempre meno visibilità in televisione e sui
giornali mentre in edicola non c’è più neanche una rivi-
sta dedicata: cosa propone per tornare ad essere il vero
secondo sport nazionale?
«Una web tv e tanta, tantissima comunicazione».
Un saluto ai lettori di Baskettiamo Magazine?
«Il basket è lo sport più bello del mondo, emoziona ed
unisce! Saluti a tutti i lettori».
rIprodUzIoNe rISerVAtA
Per informazioni contattateci all' inidizzo
marketing@ baskettiamo.com
OPZIONI
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DOPPIA 1/2 PAGINA INTERA
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DOPPIA PAGINA INTERA
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PAGINA INTERA
FORMATO 210* 29 7
LATERALE (2/3 PAGINA)
FORMATO 14 0* 29 7
PIEDONE (1/3 PAGINA)PIEDONE (2/3 PAGINA)
LATERALE (1/3 PAGINA)
FORMATO 7 0* 29 7
PIEDONE (1/3 PAGINA)
FORMATO 210* 9 0
PIEDONE (2/3 PAGINA)
FORMATO 210* 18 0
P U B B L I C I TA’ S U B A S K E T T I A M O M A G A Z I N EP U B B L I C I TA’ S U B A S K E T T I A M O M A G A Z I N E
Leggi Baskettiamo Magazine, la rivista online sulla palla a spicchi. Ogni
mese non perdere l’appuntamento, dalla home page di Baskettiamo.com
entra nell’edicola dove troverai l’ultimo numero di Baskettiamo Magazine
ma anche quelli precedenti.
BM sarà online con un nuovo numero dal 10 luglio
Presidente Villalta benvenuto ai microfoni di Basket-
tiamo, ci racconta come è venuto in contatto con la
fondazione e come è nata l’idea della sua nomina a
presidente?
«Personalmente conoscono tutti i componenti della
fondazione che sono tifosi della Virtus e come tali li co-
noscevo. Sono stato avvicinato e mi è stata chiesta la
disponibilità a guidare questo nuovo progetto. Ho chie-
sto che ci fosse condivisone totale su questa scelta, la
condivisione è stata unanime e quindi mi sono preso
un pò di tempo per parlarne sia in famiglia che con i
miei datori di lavoro. Appena ho avuto la certezza di
potermi muovere, ho dato la mia disponibilità e ab-
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w w w . b a s k e t t i a m o . c o m w w w . b a s k e t t i a m o . c o m
per la Virtus Bologna è stato un anno non bellissimo, il penultimo posto e una gestione della
squadra sempre contestata dai tifosi hanno portato ad una rivoluzione che ha visto farsi da
parte il patron Sabatini dopo anni fatti da alti e bassi, ma mai veramente amato dalla città.
tutto ciò ha aperto la strada ad una nuova realtà che vede in renato Villata, storica bandiera virtus-
sina e indimenticata ala azzurra, quel nome che sa di rifondazione e al quale la sponda bianconera
della città di Bologna si affida completamente, nella speranza di ritornare ad essere protagonisti nel
basket che conta.
CON RENATO VILLALTA TORNA
A PULSARE IL CUORE VIRTUS
d i d i M a r c o B i g g iM a r c o B i g g i
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w w w . b a s k e t t i a m o . c o m w w w . b a s k e t t i a m o . c o m
biamo cominciato questa nuova avventura».
L’entusiasmo che c’è nel vedere la sua figura comepunto di riferimento della Virtus Bologna è enorme,ha posto condizioni particolari riguardo la sua no-mina?«Non ho posto condizioni, ho solo voluto che con me
prendessero parte a quest’avventura Gustavo Berto-
lini e Alberto Marchesini, manager e imprenditori bo-
lognesi abituati a gestire grandi aziende quotate in
borsa. Con entrambi siamo legati dalla passione per la
Virtus, la fondazione ha accettato di buon grado anche
perché la loro esperienza può dare un grosso aiuto allo
sviluppo del progetto che proporrà una impronta im-
prenditoriale che credo sia un cambio epocale nella ge-
stione di una società sportiva».
Cosa effettivamente comporta il passare da una ge-stione padre-padrone ad una che lei definisce im-prenditoriale?«Come ho detto è un cambio epocale e non sostan-
ziale, noi siamo qui a gestire una azienda a tutti gli ef-
fetti e pur con la piena autonomia, dobbiamo trovare
budget e costruire la squadra, ma nel contempo dob-
biamo rendere conto a quelli che oggi sono i quindici
soci della fondazione che ci chiedono una gestione
sana visto che le eventuali perdite le deve coprire la
stessa fondazione. Ad oggi abbiamo individuato un
amministratore delegato e a breve nomineremo un di-
rettore sportivo che si occuperanno sette gironi su
sette della Virtus. Queste due figure riferiranno a me e
al vicepresidente che poi condivideremo le decisioni
con il consiglio di amministrazione».
Qual è il peso che lei avrà nelle decisioni?«Ho sempre pensato che cinque teste ragionano me-
glio di una e quindi tutte le decisioni saranno valutate,
discusse e condivise, altresì è fuor di dubbio che l’ul-
tima parola spetta a me».
Immaginiamo che l’attività è in divenire, ci sono con-tatti già avviati con sponsor che possano far presa-gire un futuro roseo?«Certo, ci stiamo già muovendo, il momento econo-
mico e sociale in cui versa il paese non è dei migliori e
quindi ci muoviamo tra mille difficoltà, però sognare
non costa nulla e noi sogniamo. Vogliamo portare
avanti un progetto fondato sui giovani e sull’entusia-
smo dei nostri tifosi che sono sicuro non mancherà. Vo-
gliamo subito far meglio del penultimo posto che
quest’anno ha raggiunto la squadra e che non è un
piazzamento da Virtus, per poi migliorare anno dopo
anno».
Ci dà un anticipazione concreta di quello che ha in-tenzione di fare?«Partirà subito una operazione di marketing che pun-
terà sul ricreare il senso di appartenenza, tornare ad
avere credibilità e ricostruire la storia di questa glo-
riosa società che è sicuramente un grosso patrimonio
della città di Bologna».
Lei sicuramente è una bandiera di questa società ecome immagina, i tifosi e gli appassionati vedono inlei una sorta di garanzia che direttamente generamolte aspettative al riguardo. «Senza dubbio il mio impegno è sottolineato ogni
giorno dalle persone che incontro per strada e che
sento molto vicine. Il mio poi è un incarico da presi-
dente anomalo, dato che gestisco una società con soldi
non miei, ma essenzialmente di un gruppo di tifosi che
s’aspetta risultati sportivi ed economici. Proprio per
questo mi sento doppiamente impegnato e sarò quindi
estremamente trasparente verso i soci della fonda-
zione e verso i tifosi».
passando all’allestimento del roster per il prossimoanno, avete già idea del budget a disposizione e suquali giocatori dell’ultimo roster è possibile puntare?«In questo momento ci sono tre priorità concatenate,
la prima è quella di fare il budget del prossimo anno
per la quantificazione però in contemporanea deve es-
sere nominato il direttore sportivo che è la seconda
priorità. La terza riguarda il lancio della campagna ab-
bonamenti, visto che vorrei sfruttare questo momento
di grande entusiasmo in modo da avvicinare tutto il
popolo virtussino. Ai tifosi dirò di avere fiducia, se vi
siete fidati fino ad adesso fidatevi ancora. Nel pieno
spirito dei nostri più affezionati supporters dico “Fore-
ver Virtus”, abbonatevi a prescindere. Sognare non
costa nulla, quando giocavo sognavo di vestire la ma-
glia azzurra, poi sognavo di vincere qualcosa con la
maglia azzurra e tutto sommato qualcosa ho vinto».
Baskettiamo la ringrazia, le fa un grosso in bocca allupo per questa nuova avventura e sperando di ria-verla nostro ospite. «E’ stato un piacere, vi ringrazio dell’ospitalità, a pre-
sto».
rIprodUzIoNe rISerVAtA
di Francesco Gonzaga
GIoCAtore pIÙ SVoGLIAtoNomination:
Robert Fultz
Steven Smith
Kenny Hasbrough
…and the winner is: Kenny Ha-sbrough che addirittura pur di
non giocare più in Italia ha prefe-
rito la fuga, ovviamente punita
dal giudice sportivo della Fiba,
che lo ha costretto a ritornare a
Bologna. Non che durante i mesi
in cui giocava abbia spesso finito
le partite sudato fradicio per l’im-
pegno, visto che spesso si limi-
tava a sparare con nonchalance
da 8 metri dal canestro.
MVp deL CUoreNomination:
Fabio Di Bella
Andrea Michelori
Goran Jurak
…and the winner is: Andrea Mi-chelori. Impossibile non premiare
un giocatore di Caserta dopo la
stagione che hanno disputato i
ragazzi di coach Sacripanti. Noi
scegliamo questo lungo inossida-
bile che, alla bella età di 35 anni,
scendeva in campo tutte le do-
meniche con il coltello tra i denti.
Quando Akindele è scappato non
ha fatto per nulla rimpiangere la
sua assenza, scusate se è poco. Il
suo attaccamento alla Juve ci fa
scendere la lacrimuccia. Commo-
vente.
MIGLIor FABBroNomination:
Tuuka Kotti
Andrija Stipanovic
Jerai Grant
…and the winner is: Andrija Sti-panovic. Storico beniamino di
questa particolarissima classifica
era Luca Lechtaler, che imperso-
nava perfettamente il classico
tronco d’albero prestato alla pal-
lacanestro, di talento relativo ma
bravissimo a usare gomiti, peso e
tutto quello che concerne la forza
bruta in un campo da basket.
Quest’anno, tralasciando il buon
Luca a causa dello scarso utilizzo,
chi meglio di Stipa impersona il
miglior fabbro del campionato?
Visto più volte andare in doppia
doppia ai 20 tra rimbalzi e tiri li-
beri sbagliati, autore di alcune
delle più clamorose mazzate viste
da sempre su un campo italiano,
tutti avevano paura di lui, lui non
temeva nessuno. Un uomo solo
al comando.
MIGLIor AttoreNomination:
Michele Antonutti
Luca Vitali
Giuseppe Poeta
…and the winner is: Luca Vitali,che a volte riesce a convincere
anche se stesso di non aver simu-
lato. Purtroppo la Legabasket non
ha tenuto una statistica a ri-
guardo, ma crediamo che se esi-
stesse “più volte richiamato dopo
tuffo in bello stile sul parquet” il
buon Luca non avrebbe rivali.
w w w . b a s k e t t i a m o . c o m w w w . b a s k e t t i a m o . c o m
10 giugno 2013 24
GLI oSCAr2012/2013dI LeGA A
terminata da poco la regular sea-
son, è tempo di classifiche e Ba-
skettiamo Magazine assegna un pò
di premi – incommensurabilmente
opinabili – al meglio (e al peggio)
della stagione della palla a spicchi.
10 giugno 2013 25
w w w . b a s k e t t i a m o . c o m w w w . b a s k e t t i a m o . c o m
GIoCAtore pIU’ApprezzAtodAL pUBBLICo FeMMINILeNomination:
Andrea Cinciarini
Gianluca Basile
Qualunque giocatore nero, alto e
palestrato.
…and the winner is: Qualunquegiocatore nero, alto e palestrato.
Non c’è storia ragazzi, nature de-
cision. Non c’è nemmeno da di-
scuterne. Un paio di minuti dopo
l’ingresso in un qualunque club
della penisola, il vostro benia-
mino colored di fiducia sarà at-
torniato da decine e decine di
spasimanti di qualunque età.
StorIA deLL’ANNoNomination:
Claudio Sabatini e la richiesta di
rinvio per neve con la squadra in
trasferta, Avellino, già arrivata a
Bologna.
Dominic James e la richiesta di
matrimonio con tanto di anello,
subito dopo la fantascientifica
schiacciata all’All Star Game.
Claudio Sabatini e la smentita
della partenza di Ricky Minard,
contro smentita poche ore dopo
dal giocatore che annunciava la
partenza su Twitter.
Il caso Galimberti, le banche di
Malta, e i versamenti mai fatti alla
povera Juve Caserta.
Claudio Sabatini (che non ci ha
fatto annoiare mai)
…and the winner is: Claudio Sa-batini e la richiesta di rinvio perneve con Avellino già a Bologna.
Semplicemente inimitabile.
MIGLIor CroSSoVerNomination:
Bobby Brown
Donnel Taylor
Daniel Gibson
…and the winner is: donnel tay-lor. Assai arduo premiare in que-
sta graduatoria, quest’anno c’era
un treno di giocatori in grado di
farti saltare sulla seggiola con
crossover da paura. Alcuni nem-
meno li abbiamo messi nelle no-
mination. E Jordan Taylor? E
Langford? E Marques Green? Noi
abbiamo scelto DT, al secolo Don-
nel Taylor, che con un dietro-la-
schiena si distanziava dal
difensore anche di un paio di
metri. Semplicemente meravi-
gliosi i suoi 1vs1, intrisi di crosso-
ver JamalCrawfordeggianti
all’ennesima potenza.
GrANde SperANzA ItALIANANomination:
Andrea De Nicolao
Achille Polonara
Stefano Gentile
…and the winner is: Achille polo-nara e la sua incredibile faccia
tosta, risultata spesso e volentieri
decisiva per Varese. Esaltante.
MVp teCNICoNomination:
Jaka Lakovic
Bobby Brown
Travis Diener
…and the winner is: Jaka Lakovic.
Durissima lotta con i pariruolo di
Sassari e Siena, se facessero una
gara di abilità secondo noi proba-
bilmente arriverebbero tutti alla
pari. Decidiamo quindi di stare
con lo sloveno nient’altro che per
l’esperienza che emana da ogni
sua singola giocata, una specie di
senso mistico di trovarsi di fronte
una specie di leggenda europea
del parquet, cosa che in Italia ca-
pita di questi tempi assai poco.
Confidiamo che i “lupi” lo confer-
mino, giusto per gustarci un altro
pò di spettacolo.
MVp, pUNto e BAStANomination:
Luigi Datome
Bryant Dunston
Travis Diener
…and the winner is: Bryant dun-ston. Ci sono domande? Ha sca-
raventato a forza di spallate e giri
sul piede perno la sua squadra in
vetta al campionato, sfondando
letteralmente tutti I pari ruolo
che ha trovato davanti. Il mi-
gliore.
LA deLUSIoNeNomination:
Milano
Venezia
Biella
…and the winner is: Venezia. Tra-
lasciamo la stagione pessima nel
rapporto attese/risultati di Mi-
lano, decisamente la delusione
dell’anno. Invece ci soffermiamo
un attimo sui lagunari, dai quali ci
aspettavamo immensamente di
più, pronosticati da noi molto in
alto ad inizio stagione. Hanno
mancato le Final Eight, e hanno
lottato fino all’ultimo per un
posto nella post season con squa-
dre nettamente meno talentuose
(Caserta, rimediando un incredi-
bile sconfitta a domicilio) o più
sfortunate in avvio di stagione
(Avellino). Un po’maluccio consi-
derando roster e budget.
peGGIor dIFeNSore 1vs1Dusan Sakota
Zygmantas Jonusas
Daniele Cavaliero
…and the winner is: zygmantasJonusas. Va bene tutto, si sbatte,
ci mette il cuore, è simpatico (?),
ha pure giocato infortunato, ma
su, siamo seri: questo si fa bat-
tere in 1vs1 anche da un gioca-
tore di sessant’anni.
rIprodUzIoNe rISerVAtA
E I L R E A R M A N I E I L R E A R M A N I
R I M A S E . . . N U D O !R I M A S E . . . N U D O !
w w w . b a s k e t t i a m o . c o m w w w . b a s k e t t i a m o . c o m
10 giugno 2013 27
Tempo d i b i lanc i e d i
programmazione in casa
Olimpia Milano, dopo la
s tagione-f lop del la squa-
dra di patron Armani . La
repent ina usci ta di scena
dai p layoff scudet to de l -
l ’EA7, dopo la rap ida
e l iminaz ione da l l ’Euro-
league , pone la s tor ica
soc ie tà mi lanese in con-
dizione di dover r ivedere
l ’ in te ro proget to , r ive la-
tos i fa l l imentare a d i -
spe t to de l l ’ inves t imento
plur i -mi l ionar io r ich ie-
s to . Qual i l e cause pr in-
c ipal i a cui a t t r ibuire un
r i su l ta to ben a l d i so t to
de l le aspe t ta t ive d i So-
c ie tà e t i fos i? Lungi da l
voler sputare sen tenze
gra tu i te , Baske t t iamo
Magazine anal izza alcuni
da t i incont rover t ib i l i
de l la s tag ione de l l ’Ar-
mani , con la passione per
i l baske t che da sempre
lo anima.
Iniziamo da una conside-
razione di fondo: fare ba-
sket ad al t i l ivel l i - come
ogni a l t ro spor t - r i -
ch iede grandi do t i o rga-
n izza t ive , t ecn iche ed
economiche . S i può af -
fe rmare senza ombra d i
sment i ta che ques t ’anno
Milano ha potu to spen-
dere in r i sorse umane
(g ioca tor i , t ecn ic i e ma-
nagers) più di qualunque
al t ra squadra d i Ser ie A.
Tut tav ia - come spesso
accade - l a somma de l
valore dei s ingol i non s i
è t ramuta ta ne l va lore
col le t t ivo de l la squadra .
10 giugno 2013 28
d i d i M i c h e l e D e F r a n c e s c oM i c h e l e D e F r a n c e s c o
I quintet t i schierat i via via da Scariolo,
hanno spesso palesa to l imi t i d i fens iv i ,
più legat i ad una chimica di squadra de-
f ic i tar ia , che ad al t ro . Ne sono der ivate
sconf i t te , anche t ra le mura amiche ,
contro squadre di cosiddet ta seconda o
te rza fasc ia , cosa che s icuramente ha
messo a dura prova la se ren i tà d i una
squadra na ta con l ’aura de l ru l lo com-
pressore.
Qui apriamo l’argomento guida tecnica:
Sergio Scar iolo è considerato - meri ta-
tamente - un
«big» t ra g l i a l -
lena tor i i t a l ian i
e i l p resuppos to
che ad a l lenare
l ’EA7 fosse
stato chiamato i l
coach de l la na-
z iona le spa-
gnola , faceva
presagi re un ab-
b inamento v in-
cente co l ros te r
messogl i a d i -
spos iz ione . Le pr ime d i ff ico l tà in te r-
mini di gioco e r isul ta t i hanno palesato
un cer to nervos ismo a l l ’ in te rno de l lo
staff tecnico, se è vero come è vero che
l ’ass i s ten te a l lena tore Fabr iz io Fra tes
venne a l lon tana to a metà d icembre ,
senza t roppe sp iegaz ioni (pubbl iche) .
La Socie tà , anche ne l pros ieguo de l la
s tagione, ha r innovato la f iducia a Sca-
riolo, anche laddove al tre società avreb-
bero opera to i l « tag l io» tecnico . Quel
che è ev idente , è che i l coach mene-
ghino non è r iusci to nel l ’ intento di t ra-
s formare in c igno quel ‘bru t to
anatroccolo’ costato mil ioni ad Armani .
Nemmeno dopo la r ivo luz ione de l ro-
s te r : v ia Cook, S t ipcevic ed Hendr ix ,
dentro Marques Green, Bremer, Radose-
vic , Mensah-Bonsu, operazioni concre-
t izzate dal G.M. Flavio Portaluppi .
E qui par l iamo d i team soc ie ta r io : l e
recent i d imiss ioni del pres idente Livio
Prol i e la conseguente promozione a
ruolo ammini -
s t ra t ivo de l
«Lupo», ev iden-
z iano la consa-
pevolezza che
per fare bene ba-
ske t i so l i so ld i
non bas tano: b i -
sogna saper l i
spendere bene .
In questo, Porta-
luppi s i è d imo-
s t ra to ab i le ,
d imost rando d i
saper « leggere» i g ioca tor i s ia come
at le t i che come uomini . Ci rca le bas i
de l l ’Armani che ver rà , Por ta luppi s i è
espresso così: «Partiremo da una base di
g iovani (Mel l i e Alessandro Gent i le ,
n .d . r. ) , cercando di aff iancar l i a gioca-
tor i di esper ienza che abbiano però an-
cora fame». Quel la «fame» d i v incere
che in mol t i è sembra ta mancare que-
s t ’anno e che ha lasc ia to l ’Armani . . .
nuda!
10 giugno 2013 29
w w w . b a s k e t t i a m o . c o m w w w . b a s k e t t i a m o . c o m
w w w . b a s k e t t i a m o . c o m w w w . b a s k e t t i a m o . c o m
EHI TU... DELUSA!
di Alessandro delli Paoli
Ne è p a s s a t o d i t e m p o d a q u a n d o a m b r a a n g i o l i n i
i m p e r v e r s a v a s u l l e t v d i m i l i o n i d i i t a l i a n i , a l l i e -
t a n d o i p o m e r i g g i d i t a n t i a d o l e s c e n t i .
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w w w . b a s k e t t i a m o . c o m w w w . b a s k e t t i a m o . c o m w w w . b a s k e t t i a m o . c o mw w w . b a s k e t t i a m o . c o m
Ne è passato di tempo da quando il cele-
bre programma ‘Non è la Rai’, e la sua
conduttrice, ispirava il rocker emiliano
Vasco Rossi che, appunto, le dedicò, più
o meno velatamente, una canzone conte-
nuta nell’album di successo ‘Gli spari
sopra’.
Correva l’anno 1993 ma quella canzone
non è affatto passata di moda e, seppur
indirizzata a tutt’altra situazione, riesce
comunque ad essere efficace e colpire.
Ne è passato di tempo da quando le
radio diffondevano ‘Delusa’ ma in quel
di Milano, sponda cestistica, il refrain
del celebre brano del ‘Blasco’ è di piena
attualità.
L’immagine degli occhiali scuri calati
sul volto del patròn Giorgio Armani, la-
sciavano soltanto immaginare, ma con
un certo grado di certezza, la delusione e
la rabbia dello stilista. Riversare milioni
e milioni nel progetto Emporio Armani
non sono bastati neanche stavolta.
«Eh si, continua pure così, che vai
bene». I numeri raccontano il fallimento
meneghino. 20 milioni di euro il budget,
1,6 milioni a Bourousis, 1,1 a Fotsis, 1,2
a Langford, senza contare i 750 mila
euro per coach Scariolo e la quantità di
giocatori ingaggiati, da Hairston, Green,
Cook, Bremer, per finire a Chiotti, Gen-
tile, Radosevic e Melli. 23 sconfitte sta-
gionali. Solo tre le vittorie in Eurolega.
Qualificazione alle Final Eight di Coppa
Italia raggiunta all’ultima giornata pos-
sibile e competizione chiusa ai quarti,
davanti al proprio pubblico. Elimina-
zione al primo turno di play-off, ancora
sul proprio parquet, per mano di Siena.
«Ehi tu «delusa», che cosa voi che sia
una scusa». Coach Scariolo, che lascerà
la bollente panchina meneghina, si è
preso le sue responsabilità, rilevando
come, in sede di costruzione del roster,
più di un errore è stato fatto.
«Ehi tu delusa attenta che chi troppo
abusa, rischia poi di più». Da super fa-
vorita a cocente delusa. È la storia re-
cente di Milano, confermata anche
questa stagione. Riusciranno, un giorno,
Armani e Proli a rendere vincente l’Em-
porio? Lo scudetto manca ormai dal lon-
tano 1995 quando in campo c’era Nando
Gentile. Un altro Gentile ora indossa la
maglia dell’Olimpia ma occorre fare in
fretta prima che il talento casertano
possa virare verso altri lidi. Il prossimo
anno non ci deve e non ci può essere più
spazio per la delusione.
10 giugno 2013 31
di Alessandra Rucco
Autunno 1985, una domenica
pomeriggio come tante. C’è
una ragazzina, minuta, bionda,
timidissima ma determinata,
che dopo tante insistenze è
riuscita a convincere il suo
papà ad accompagnarla in
quel tempio di cui tutti in città
non fanno altro che parlare. A
vedere quel fenomeno brasi-
liano del quale i compagni di
scuola non smettono di rac-
contare meraviglie. Il tempio si
chiama Palamaggiò, il feno-
meno brasiliano si chiama
Oscar e la ragazzina non sa an-
cora che quella domenica po-
meriggio le cambierà la vita
per sempre.
Quando per la prima volta
mette piede in quel palazzo,
con i suoi gradoni rossi e le rin-
ghiere verdi e quel parquet
luccicante, la sensazione è im-
mediatamente quella di essere
a casa. Come se ci fosse nata, lì
dentro. L’odore unico di quel
posto, un misto di gomma,
legno, vernice e umanità, le
penetra le narici e il cervello.
Si guarda intorno, i grandi
occhi azzurri emozionati e
avidi di ogni più piccolo detta-
glio. Il rumore è assordante,
tutti gridano, urlano, saltano…
tutta quella gente sembra un
mare in movimento, ma un
movimento armonico, omoge-
neo. Ondeggiano all’unisono,
come in una danza. Come se ci
fosse un maestro a dirigerli.
Ed in effetti un maestro c’è. E’
IL CAMpIoNe e LA rAGAzzINAIL CAMpIoNe e LA rAGAzzINA
10 giugno 2013 32
w w w . b a s k e t t i a m o . c o mw w w . b a s k e t t i a m o . c o m
sul quel parquet luccicante, indossa la
canotta con il numero 18 e tutti gli occhi
presenti in quel palazzo ne seguono in-
cantati ogni movimento. Ha un carisma
naturale, non puoi fare a meno di guar-
darlo. Riesce a fare canestro da qualsiasi
angolo, ma non è solo questo che cat-
tura gli sguardi. Oscar trasuda umanità,
10 giugno 2013 33
IL CAMpIoNe e LA rAGAzzINAIL CAMpIoNe e LA rAGAzzINApassione e un’emozione che si diffonde e si intreccia con
quella che provano tutti i presenti e ne moltiplica e ampli-
fica l’intensità. Lei ne è completamente rapita, come in una
magia. La partita vola via, troppo in fretta. Un attimo ed è
già finita. Ma la magia è appena iniziata e non potrà più es-
sere fermata. A quella domenica pomeriggio ne seguiranno
tante altre. Ogni volta un’emozione più grande, più coinvol-
gente. La partita diventa per lei il momento più atteso e
w w w . b a s k e t t i a m o . c o mw w w . b a s k e t t i a m o . c o m
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bello della settimana e Oscar il suo idolo indiscusso,
quasi una divinità.
Tiene sul comodino il suo libro, a cui da la buonanotte
ogni sera. Segue ogni sua impresa, ricorda a memoria le
cifre di ogni sua partita. Ritaglia tutti gli articoli di gior-
nale che lo riguardano. Parla ininterrottamente di lui
con l’amica del cuore, arrampicate sul ramo di un albero
in campagna, nei pomeriggi assolati e spensierati delle
infinite estati della scuola.
Niente di diverso dalle altre ragazzine, che hanno il po-
ster del cantante o dell’attore preferito attaccato in ca-
mera. E invece qualcosa di diverso c’è. Di
profondamente diverso.Oscar non è un poster, un per-
sonaggio lontano che non incontrerà mai, su cui poter
fantasticare attribuendogli tutte le virtù che magari non
ha. Lui è incredibilmente reale e vicino, vive la città, una
città piccola, dove è facile incontrarlo. Si dona alla città,
sempre disponibile con tutti.
E così succede che il libro che lei ha sul comodino le è
stato fatto autografare con la complicità dell’edicolante.
Succede che il cortile della sua scuola è proprio di fronte
a casa di Oscar, e lei passa a volte l’intera ora di educa-
zione fisica con il naso tra le sbarre del cancello, spe-
rando di riuscire a vederlo anche solo un attimo.
Succede che va alla Standa e lo vede passare per i cor-
ridoi, svettando più alto degli scaffali. Succede che sa
qual è la sua macchina, una super5 rossa, e ne impara a
memoria la targa per poterla riconoscere in giro.
O Rey, è così che lo chiamano, fa sognare in campo
quando trivella la retina da ogni angolo, è il campione
immenso che tutti osannano, ma è anche una persona
semplice, che fa cose squisitamente normali.
La mamma della ragazzina lo incontra in lavanderia
mentre ritira un abito e sorpresa lo saluta come “Signor
Oscar!”, provocandogli un sorriso perplesso e divertito.
Dopo le partite lui è quasi sempre con Nando dal Cala-
brese a Castelmorrone, e tra uno scherzo e una battuta
socializza anche con le persone agli altri tavoli. Inutile
dire che la pizza dal Calabrese diventa un appuntamento
fisso per la ragazzina e per i suoi genitori, che fingono
rassegnazione alla “fissa” della figlia adolescente, ma
che in realtà sono, anche loro, affascinati dall’umanità
del campione. Un po’ alla volta, nel tempo e chiacchie-
rando, Oscar diventa un amico, un amico di famiglia.
Quando il fratello adolescente viene a trovarlo dal Bra-
sile, lui lo affida alla ragazzina per farlo uscire con ra-
gazzi della sua età. Una volta accetta l’invito ad andare
a casa sua per prendere le sopressate artigianali di cui lei
gli ha tanto parlato e che ci tiene a fargli assaggiare. Si
presenta con l’amico Francisco e gli brillano gli occhi di
felicità e gratitudine quando il papà di lei regala le so-
pressate anche a Francisco.
Perché Oscar è così: un generoso, un uomo di passione
e sentimento. Lui le insegnerà che i campioni sono
prima di tutto persone, e in campo portano e mostrano
quello che sono nel mondo reale. Che lo sport è ri-
spetto, per se stessi e per gli avversari. E’ vita, con tutti
i suoi colori e le sue sfumature, e può regalare momenti
indimenticabili, emozioni potenti e pure che scuotono
dentro, commuovono e lasciano negli occhi, nella mente
e nel cuore un sapore di buono.
Sono passati più di vent’anni, Oscar ha smesso di gio-
care, è tornato in Brasile e ora sta giocando una partita
molto difficile, forse la più difficile, con tutta la sua grinta
e la sua forza. Caserta intera è al suo fianco, con tante
iniziative e pensieri che dimostrano ancora una volta il
legame unico e indissolubile tra il grande campione e la
gente. La SUA gente.
La ragazzina è cresciuta, è diventata una donna, ha la
sua vita, il suo lavoro, in una città lontana. Le piace scri-
vere di tanto in tanto, normalmente si muove tra le pa-
role con una certa disinvoltura… ma quando cerca di
raccontare Oscar le parole sembrano sempre troppo
piccole e vuote per contenere tutto quello che lui è riu-
scito a trasmetterle ed insegnarle. Ogni volta che pensa
a lui torna bambina e le vengono i lucciconi agli occhi di
emozione e gratitudine, perché vederlo giocare, ma so-
prattutto conoscerlo e viverlo come persona, è stato un
onore e un privilegio. Un fantastico regalo della vita.
E poi sorride quando realizza di ricordare ancora il nu-
mero di targa di quella super5 rossa....
rIprozIoNe rISerVAtA
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10 giugno 2013 35
10 giugno 2013 36
w w w . b a s k e t t i a m o . c o mw w w . b a s k e t t i a m o . c o m
Dodici mesi dopo, la
storia si ripete. Sarà
ancora Pistoia una
delle due protagoniste
della finale di Legadue
che regalerà un posto
in Paradiso. Nel giu-
gno dello scorso anno
infatti, la Giorgio Tesi
Group si arrese al-
l’Enel Brindisi per 3 –
1; la delusione fu co-
cente ma le ambizioni
di promozione non tra-
montarono certo dopo
l’exploit dei pugliesi in
gara4 al Pala Carrara.
Anzi, proprio lo scon-
forto per la mancata
vittoria fu il punto di
partenza per la ste-
sura di un nuovo av-
vincente romanzo.
Con i soli Galanda e
Toppo, storico capi-
tano giunto alla nona
stagione in maglia
biancorossa, quali trait
d’union col passato
campionato, coach
Paolo Moretti ha rivo-
luzionato il roster affi-
dando la cabina di
regia all’esperto play
Meini, reduce da un
ottimo quadriennio
con Venezia e chioc-
cia ideale per il gio-
vane talento
Saccaggi, puntando
ancora sull’esperienza
per riempire lo spot di
ala, scegliendo Mi-
chael Hicks, “ragaz-
zino” di 36 anni che
vanta anche una pro-
mozione con Pesaro.
Il reparto esterni forte
di un talento offensivo
come Antonio Graves,
si completa con Rullo
e l’ex-Avellino di
scuola Fortitudo Bolo-
gna Riccardo Cortese,
al secondo anno di
Legadue dopo l’ottimo
debutto del 2012 in
maglia Veroli.
Se a questo mix di
gioventù, talento e
saggezza tattica si ag-
giunge un centro
come lo spagnolo
Diego Fajardo, giro-
vago dello stivale e in-
serito alla fine di aprile
per accrescere ulte-
riormente il tasso
d’esperienza e soprat-
tutto il peso sotto i ta-
belloni, ecco che la
macchina da guerra
toscana è bella e fatta,
pronta per cercare di
scalare nuovamente
l’impervia montagna.
Superati sempre in
quattro gare gli osta-
coli Scafati e Casale
Monferrato, i toscani
affronteranno l’ultimo
atto forti anche del
vantaggio del campo,
in virtù del secondo
posto conseguito in
stagione regolare con-
tro il quarto della sua
prossima antagonista,
la Leonessa Brescia.
I lombardi di coach Al-
berto Martelossi, dopo
aver spazzato via
Forlì al primo turno
senza troppi problemi,
hanno avuto ragione
della matricola Trento
solo al quarto episodio
e dopo aver sorpren-
dentemente perso in
garadue il “fattore
campo”, riconquistato
poi con due prove di
imbarazzante superio-
rità al PalaTrento.
Definito dagli addetti
ai lavori come uno dei
migliori quintetti (se
non il migliore) dell’in-
w w w . b a s k e t t i a m o . c o mw w w . b a s k e t t i a m o . c o m
10 giugno 2013 37
pistoiA e bresciApistoiA e bresciA
finale per la... Afinale per la... Ad i d i A n d r e a N i n e t t iA n d r e a N i n e t t i
tero torneo, quello biancoblu è
uno starting five di assoluto
valore, con l’assist man ar-
gentino Fernandez in regia,
un tiratore del calibro dello
sgusciante Michael Jenkins
come guardia, l’atleticità di
Giddens e la solidità del greco
Barlos per ricoprire il reparto
di ali e i centimetri del 31enne
Brkic, un altro girovago dei
parquet italiani, sotto cane-
stro.
Il roster si completa all’inse-
gna della gioventù, con il
serbo-italiano Stojkov, dotato
di personalità e di un buon
tiro, l’ex Biella Lombardi, fisico
esplosivo per uno dei pro-
spetti più interessanti del cam-
pionato, l’imprevedibile
Scanzi, ottimo per dare il cam-
bio ai titolari senza intaccare il
rendimento di squadra, e il
lunghissimo Cuccarolo, final-
mente salito alla ribalta per il
suo contributo sul parquet e
non solo perché il suo nome
fu legato al pastrocchio dei
tesseramenti che coinvolse la
Benetton Treviso qualche sta-
gione fa.
LE CIFRE Saranno di fronte
due filosofie differenti di palla-
canestro, con i lombardi di-
ventati ancora più incisivi in
attacco nelle ultime sette gare
(oltre 86 punti di media nei
playoff contro l’81,3 registrato
in stagione regolare), cresciuti
sia nel tiro pesante (46,3%
nella post season) che nei tiri
liberi (79%). Miglioramenti
anche dal punto di vista della
gestione dei possessi, con le
palle perse scese da 14,5 a
12,9 mentre è rimasto quasi
immutato il numero di rimbalzi
catturati (33,7) ed è lievitato il
numero di recuperi (12,7 con-
tro l’11,9) e di assist, saliti ad
w w w . b a s k e t t i a m o . c o mw w w . b a s k e t t i a m o . c o m
10 giugno 2013 38
oltre 14 per gara.
I toscani, dal canto loro, forti di
chili e centimetri, fanno del
gioco d’area il loro punto di
forza. Ben 36,9 i rimbalzi con-
quistati mentre sono legger-
mente calate le percentuali sia
nel tiro sia da 2 punti (50%
contro il 52% collezionato in
campionato) che da 3 punti (si
è passati dal 38% al 34%). Un
ultimo dato, significativo per
apprezzare pienamente il la-
voro di squadra e i tanti pre-
ziosi particolari che spesso
passano inosservati, è la va-
lutazione di squadra, un dato
che arride nettamente a Bre-
scia, che nei playoff è salita ad
un clamoroso 102 di media
contro il 77,1 di Pistoia.
LE DATE Il biglietto per la A si
stacca conquistando 3 vittorie
sulle 5 partite previste; al mo-
mento di chiudere questo nu-
mero, la compagine toscana
si è aggiudicata a fatica gara1
per 65 – 60 pur dominando a
rimbalzo (43 – 29) grazie ad
un ottimo Fajardo, autore di
una pregevole doppia “dop-
pia” con 11 punti e 14 rimbalzi.
Per Brescia, per larghi tratti
priva di Jenkins, bene Brkic e
Stojkov. Dopo la seconda par-
tita di lunedì 10 giugno, la
sfida si sposterà a Brescia per
il terzo atto del 16 giugno.
L’eventuale gara 4 si svolge-
rebbe 48 ore dopo, ancora in
Lombardia, frattanto che la
sfida vivrebbe il suo epilogo
nuovamente a Pistoia, con
l’eventuale spareggio in pro-
gramma il 22 giugno. Il sogno
è ad un passo, non resta che
vivere d’un fiato l’ultimo atto di
una corsa lunga otto mesi.
RIPRODuzIOnE RISERvATA
w w w . b a s k e t t i a m o . c o mw w w . b a s k e t t i a m o . c o m
10 giugno 2013 39
rraffaella Masciadri, un nome una garanzia per
chiunque si sia mai interessato di basket fem-
minile. Giocatrice dal talento eclettico, dotata
di carisma e personalità sul campo, leader nata che co-
ordina la sua squadra in difesa e la guida in attacco, con
le sue triple, è un autentico spot per questa disciplina.
Non a caso è capitano della Nazionale, con cui ha vinto
un oro e un argento ai Giochi del Mediterraneo, che a
breve si giocherà l’europeo. Basta guardare il suo pal-
mares solamente per capire l’impatto che ha avuto negli
ultimi 15 anni agonistici: 10 scudetti , 4 Coppe Italia, 4
Supercoppe e 1 Eurocup. Un talento esportato per diverse
estati anche in Wnba, con 79 presenze e 276 punti rea-
lizzati con la maglia delle Los Angeles Sparks.
Passato: stagione fantastica per Schio, culminata con
lo scudetto. Quali le emozioni più belle?
«Di sicuro sono tante le emozioni che ti porti dentro, per-
ché vincere lo scudetto è sempre qualcosa di unico. L’eu-
foria di quel minuto in cui realizzi di avercela fatta è una
sensazione magica, poi si ritorna lucidi e si pensa già al
futuro. Avevamo voglia di rivalsa dopo la sconfitta bru-
ciante contro Taranto del campionato precedente, vole-
vamo ricucire ad ogni costo il tricolore sulle nostre
divise. Sulla carta eravamo la squadra più forte, quella
da battere. Non è mai facile giocare con tanta pressione
addosso, ma al contrario delle attese, la nostra forza è
stata il collettivo, su cui si nutriva qualche dubbio. Un
gruppo super che ha dimostrato a tutti il suo valore».
w w w . b a s k e t t i a m o . c o mw w w . b a s k e t t i a m o . c o m
10 giugno 2013 40
Ieri, oggi e domani,Ieri, oggi e domani,
M a s c i a d r i i c o n a M a s c i a d r i i c o n a
d e l b a s k e t r o s ad e l b a s k e t r o s a
d i d i D o m e n i c o L a n d o l f oD o m e n i c o L a n d o l f o
Presente: tra vittorie e
sconfitte, come procede
la preparazione della Na-
zionale per l’europeo?
«Una prepa-
razione un
pò altale-
nante, con
qualche pic-
colo infortu-
nio che ci
penalizza sul
piano tec-
nico, mentre
sul piano fi-
sico c’è la-
voro di
c a r i c o ;
stiamo pro-
c e d e n d o
bene. Con
Francia e
Bulgaria ci sono stati pro-
gressi: i risultati sono le-
gati alle qualità delle
squadre affrontate. E’ im-
portante capire il nostro li-
vello e farsi le ossa, come
avvenuto a Belgrado, dove
batti Montenegro, perdi
male con la Serbia, su cui
c’è il rammarico di un pes-
simo inizio di 3° quarto, e
sei sfortunata nel finale col
Canada. Due sconfitte, ma
di sicuro un bagaglio pieno
di esperienza. Siamo forse
meno potenti delle altre
squadre, ma restando con-
centrate per 40’ possiamo
giocarcela con tutti».
Futuro: crisi economica e
squadre in crisi, cosa ne
pensa?
«È sotto gli occhi di tutti la
situazione economica. Il li-
vello tecnico del gioco si è
alzato, ma i costi restano
alti. La speranza è l’in-
gresso di nuovi imprendi-
tori per dare ossigeno a
questo sport. In tempi
come questi, però, si punta
di più sulle giovani, un
aspetto molto positivo».
Conclusione: come è
cambiato questo sport
negli ultimi 10 anni?
«È cambiato il livello fi-
sico e atletico. Sono au-
mentati i ritmi, conta molto
la rapidità e la potenza per
concludere gli schemi. Si
lavora di più in palestra
con i pesi e la preparazione
è fondamentale, ma questo
regala anche più spettacolo
agli appassionati».
riProduzioNe riServata
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10 giugno 2013 41
SiPario di PerLe
Creo solo quando mi sento ispirata. Ognioggetto è una creatura che prende vita pianopiano… non nasce mai per caso, ma sempredopo un’accurata riflessione. Non mi inte-ressa creare molti oggetti standardizzati ebanali… non seguo uno stile preciso, marealizzo semplicemente quel che più mipiace e che in quel momento può suscitarmiun’emozione… alle volte sono i colori dellanatura a darmi un input, alle volte il pen-siero di una mia amica e della sua solarità,alle volte un abito in una vetrina mi stimolaa cercare il giusto abbinamento con il gio-iello “giusto” …oppure un film, una can-zone, una Diva del passato… o il rumore delmare. Mi piace mescolare materiali diversi,ma sempre tutti di ottima qualità, sia che sitratti di vetro, sia di pietre semipreziose, siadi argento piuttosto che di cristalli… tuttianallergici e sicuri perché testati su di meuno per uno. Ogni gioiello è rigorosamentepezzo unico, perché ogni donna è unica. E’bello regalare o regalarsi qualcosa che altrenon hanno. Buon viaggio nel mio Mondo di“Sipario di Perle”.Contatti:
Blog: sipariodiperle.blogspot.com
Fb:
www.facebook.com/sipario.di.perle.creazioni
Shop:
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email:
TTempo di Finals
nella NBA con il
trio di Miami chia-
mato a ripetersi
per l’Anello contro San Antonio.
Non sono molto affascinato dalle
“prodezze” di LBJ (per alcuni, bo-
stoniani, LSJ), né mi eccita Bosh,
troppo sopravvalutato per i miei
gusti, anche se, probabilmente,
rivinceranno l’Anello.
Parlando di Anelli, “mi ritornano
in mente”, invece, due giocatori
che l’Anello lo hanno vinto giusto
qualche anno fa… Era il maggio
del ’73 quando i Knicks colsero il
loro secondo ed ultimo titolo con
due personaggi che avremmo ri-
visto in Italia qualche anno dopo:
John Gianelli e Harthorne Wingo,
giocatori dalla storia e carriera
agli antipodi, accomunati da una
stagione trionfale al Garden.
Quell’anno la squadra di Red
Holzman (perdendo ben 11 gare
in più in regular season), era
giunta alle spalle dei Celtics di
Hondo Havlicek (recordman di
punti e presenze in bianco verde
con 1.270 e 26.395), Jo Jo White
(7 volte All star), Tom Sanders (8
volte campione NBA) e Dave Co-
wens (10.170 rimbalzi ed MVP di
quella stagione), guidati in panca
da Tom Heinsohn coach del-
l’anno: in una parola gli stra-fa-
voriti, nonostante i newyorkesi
fossero i campioni in carica.
Passato facilmente il primo turno,
Knicks e Celtics si affrontarono
nella semifinale che, di fatto, fu la
vera Finale anticipata: 4-3 per
New York che poi liquidò con un
secco 4-1 i Lakers di Chamber-
lain, West, Riley e McMillian.
Leader di quella squadra di Hall
of Famer l’ex candidato alla pre-
sidenza USA nel 2000, Bill Bra-
dley; Walt Frazier, Willis Reed,
Earl “the Pearl” Monroe e uno dei
mastini dell’epoca, Dave DeBus-
schere; con loro i “nostri” Gianelli
e Wingo.
Ebbi la possibilità di ammirare
w w w . b a s k e t t i a m o . c o mw w w . b a s k e t t i a m o . c o m
10 giugno 2013 43
S C U D E T T I E A N E L L I
Wingo al vecchio palazzetto di Ca-
serta, il 1° aprile del ’79: Juve Ca-
serta – Superga Mestre 88-97. Mi
affascinò per la sua verticalità e la
s e n s a -
zione di
e t e r e a
l e g g e -
rezza che
d a v a
danzando
sul par-
quet.
Nato nel
s e t t e m -
bre del ’47 a Tryon, nel North Ca-
rolina, da una famiglia nera, senza
padre e con quattordici tra fratelli e
sorelle, il filiforme Wingo (1,97 per
meno di 95 kg), lasciata l’high
school nel paese natale, giocò per
un anno al Friendship Junior, un
piccolo college di Rock Hill, in
South Carolina, ma avendo dispe-
rato bisogno di soldi, tentò la
strada della Grande Mela. Si si-
stemò nel Bronx e, dopo i lavoretti
quotidiani all around, raggiungeva
il suo ufficio: Rucker Park, il play-
ground più famoso della città dove
gli scout, nel famoso Tournment,
pescavano i nuovi talenti NBA.
Star assoluta ai campetti per tre
anni, Wingo ricevette la sospirata
chiamata, nel febbraio 1973, addi-
rittura dai Knicks campioni NBA,
seppur come ultimo uomo della
panchina. Restò a New York fino al
’76, disputando 212 partite con
percentuali non esaltanti, ma 3.5
rimbalzi e 0.4 stoppate nei 13’ di
impiego a sera,
con media di 7,4
punti nel ‘75. Fi-
nalmente guada-
gnava bene e
l’Anello faceva
bella mostra sul
suo ditone, ma
l’arrivo del “ve-
neziano” Hay-
wood, gli fece
capire che la sua carriera era in
Europa.
Passò due stagioni a Cantù - nella
Forst 76-77 e nella Gabetti 77-78 -
e pur tra gente come Recalcati,
Marzorati, Della Fiori e Tombolato,
in campionato,
non andò oltre la
doppia elimina-
zione in semifi-
nale con un
doppio 1-3 dalla
Virtus Bologna,
ma vinse (in cop-
pia con il masto-
dontico Lienhard)
due Coppe delle
Coppe.
Nel 78-79, con la Superga Mestre
del compianto e vulcanico mini-
coach Massimo Mangano, ottenne
subito la promozione in A1 con
“Sweet D”, al secolo Dulaine Har-
ris, e giovani di belle speranze
come Forti e Guerra. L’anno dopo i
veneti raggiunsero i quarti di Korac,
ma tornarono mestamente in A2.
Dopo la Laguna, una stagione in
Svizzera prima del lento declino,
sportivo e personale. Separatosi
dalla moglie, sperperò i suoi gua-
dagni facendosi tutto il male possi-
bile: droga, alcool, spese
dissennate per auto di lusso e una
serie di malanni fisici (persino un ri-
covero in un reparto psichiatrico) lo
costrinsero a tornare nel ghetto
della Big Apple, non lontano da
Rucker Park, preda degli spaccia-
tori. Brillarono, per assenza, i suoi
ex compagni di squadra, il Sena-
tore in testa.
Completamente diverso invece il
destino di John Gia-
nelli, un 2.08
bianco, sicuramente
non aggraziato e
lento, ma terribil-
mente efficace nel
pitturato (e non
solo).
Nato a Stockton -
una sorta di Parma
californiana - dopo
gli anni spesi alla
University of the Pacific - un col-
lege certo non di prima fascia
(quello del nigeriano Olowokandi,
prima scelta assoluta del ’98, visto
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per tre gare anche a Bo-
logna, sponda V nere) -
fu seconda scelta di Hou-
ston nel draft del ’72, con
il numero 20, davanti a
gente come Morse e Jura
ed al “veneziano” Steve
Hawes che avrebbero
scritto la storia del nostro
basket.
Fu girato ai Knicks e
quella fu la sua fortuna:
dopo il debutto al Garden
nel 113-89 su Seattle,
altre 324 gare a New
York (541 complessive
negli otto anni NBA), con
le ultime tre stagioni in
doppia cifra nei punti rea-
lizzati. Conquistato il ti-
tolo del ’73, giocò a
Buffalo, Milwaukee e
Utah con cifre comples-
sive di 7,8 e 5,9 in punti e
rimbalzi.
Il paisà era l’antitesi di
Wingo: atletico, spettaco-
lare e agitato il coloured,
assolutamente scola-
stico, pacato, ma efficace
Gianelli.
Quando, nell’estate
dell’80 il Billy Milano re-
duce da due delusioni
contro Cantù e Virtus nei
playoff - dopo aver so-
gnato l’ingaggio della
stella NCAA, Kevin
McHale - firmò il Nostro, i
tifosi dell’Olimpia guarda-
rono al futuro con scarso
entusiasmo e Pisolo
(questo il nickname attri-
buito a John Arec Gia-
nelli) rischiò di essere
l’alfiere di una squadra
destinata a scarse soddi-
sfazioni e che -nono-
stante l’esuberanza di
Dan Peterson ed il fo-
sforo di D’Antoni - appa-
riva molto più debole
dell’anno precedente.
Nel roster meneghino,
con Pisolo, i giovani ge-
melli Boselli; gli esperti
Ferracini e Gallinari Sr.
(due tra gli agenti di riferi-
mento oggi), oltre al
“nonno” Cerioni. 16,3
punti e 12,2 rimbalzi a
sera erano cifre, al-
l’epoca, non eccezionali
per un giocatore straniero
del nostro torneo (Morse
vinse la classifica dei
cannonieri ad oltre 27 di
media), ma il pacioso
Gianelli conosceva il
gioco (anche quello
sporco che spesso non si
vede) e faceva vincere le
partite con blocchi, pas-
saggi e tanta difesa; riu-
sciva (con D’Antoni) a
giocare una difesa a L
perfetta e fu tra i primi
esecutori della mitica 1-3-
1 del Dan, l’arma contro
cui si sarebbero infranti i
sogni di tante squadre in
futuro.
Così, quando nell’81 arri-
varono anche Meneghin
e Premier, Peterson or-
ganizzò la squadra che,
“sputando sangue” in di-
fesa, regalò la doppia
stella all’Olimpia, grazie
anche alla stoppata pro-
prio di Gianelli su Mike
Sylvester che valse il 73-
72 del trionfo con la Sca-
volini.
Con la 1-3-1; la potenza
fisica schierata ed il sa-
crificio (le ultime tre gare
furono vinte con uno
scarto complessivo di 5
punti) stava nascendo la
super potenza milanese
che avrebbe cambiato il
basket italiano ed il me-
rito, in parte, fu anche del
paisà californiano John
Gianelli.
RIPRODuzIOnE RISERvATA
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Se qualcuno gliel’avesse detto, lui gli avrebbe riso in fac-
cia. Matt Bonner campione NBA con i San Antonio
Spurs. La squadra di Parker, Ginobili e un’ala forte che
di nome fa Timothy Theodore. Si, Duncan, quello lì. È
quanto successo nella stagione 2006-2007 all’odierno
protagonista della nostra rubrica. Ma facciamo un passo
indietro. Matt Bonner è nato il 5 Aprile di 33 anni fa a
Concord, città di circa 42mila anime, capitale dello stato
del New Hampshire. All’High School aiuta i suoi “Crim-
son Tide” a vincere ben 3 campionati statali, risultando
anche uno studente modello tanto da raggiungere i mi-
gliori voti dell’intera scuola. Al termine delle scuole su-
periori ottiene una borsa di studio per giocare alla
University of Florida sotto coach Billy Donovan dove
migliora anno dopo anno fino a scrivere, nell’ultima e
quarta stagione, più di 15 punti e 6 rimbalzi a gara, con
uno straordinario 47, 4 % dall’arco dei 3 punti. Alla fine
del college, Matt sarà presente nella top 10 di ben sei ca-
tegorie statistiche dell’ateneo, risultando essere l’unico
“Gator” nella storia a segnare almeno 1500 punti, 150
canestri da 3 e a catturare almeno 750 rimbalzi.
E’ il momento della Nba, forse. Il 26 Giugno del 2003,
la notte del draft, il nostro viene chiamato al secondo
giro con la 45esima scelta dai Chicago Bulls che lo spe-
discono subito a Toronto in cambio di una scelta al se-
condo giro al draft successivo (sarà Chris Duhon). Matt
però non riesce a far parte del team da subito, dato che
Matt Bonner, dal lo Stretto
di Messina al l ’anel lo Nbad i F r a n c e s c o A l e s s id i F r a n c e s c o A l e s s i
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Toronto non ha spazio di-
sponibile nel roster per
l’ex Gator. La dirigenza
gli chiede quindi di gio-
care un anno in Europa per
affinare le sue qualità al
fine di tornare in Canada
più forte e pronto per il
massimo campionato sta-
tunitense. Matt accetta di
buon grado e gioca pro-
prio nel nostro paese, a
Messina. La squadra vince
solamente 8 partite e ar-
riva 18esima retrocedendo
in Legadue ma Bonner è
una delle pochissime note
liete della stagione, dimo-
strando di essere di un’al-
tra categoria rispetto ai
propri compagni. Scrive
19,2 punti e 9,3 carambole
con una valutazione che si
aggira attorno al 23 di
media.
Finita la stagione europea,
Matt è pronto a tornare a
Toronto e sotto la guida di
Sam Mitchell scrive 7
punti e 3,5 rimbalzi ad al-
lacciata di scarpe al primo
anno, confermando le
stesse cifre l’anno succes-
sivo ma con un sensibile
miglioramento nelle triple
mandate a bersaglio. Non
disputa neppure una par-
tita di playoff in ognuno
dei 2 anni in Canada, ma si
rifarà presto. Il 21 giugno
del 2006, infatti, passa a
San Antonio insieme ad
Eric Williams e una futura
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scelta al secondo giro del
draft 2009 in cambio di
Rasho Nesterovic. Matt
riesce a ritagliarsi uno spa-
zio importante in regular
season con cifre lusin-
ghiere: 5 punti e 3 rim-
balzi in quasi 12’ di
impiego da ala forte in
grado di punire dalla lunga
distanza. In post season
gioca pochissimo, ma
dopo la netta vittoria per
4-0 nella serie finale con-
tro i Cleveland Cavs di
Lebron James può infilarsi
l’anello di campione Nba
al dito.
Ora “The Red Rocket”,
soprannome affibbiatogli
ai tempi di Toronto, è alla
sua settima stagione agli
Spurs ed è pronto a gio-
carsi nuovamente la finale
per il titolo, dopo aver of-
ferto un contributo impor-
tante in almeno due delle
3 serie giocate, precisa-
mente contro Lakers e
Grizzlies. Stavolta i rivali
saranno i Miami Heat di
quel Lebron James che
Bonner e compagni ave-
vano battuto nel 2007.
Siamo sicuri che Matt
metterà il suo zampino, e
qualche tripla, anche in
questa serie finale. E
chissà che il futuro non gli
regali un’altro anello al
dito.
riProduzioNe riServata
Il “minuto di sospensione” di questo mese
vuole essere, per una volta, un viaggio a ri-
troso nel tempo anziché uno spunto di rifles-
sione. La ghiotta occasione per ripercorrere
quell’avventura e tributare ancora una volta
un ideale applauso ai protagonisti, ci viene
fornita dal trentennale del primo, storico,
trionfo degli azzurri ai campionati europei di
pallacanestro, colto nella finale di Nantes del
4 giugno 1983.
In quel campionato si misero in luce quelle
che sarebbero poi diventate le stelle della
pallacanestro europea negli anni a seguire,
campioni quali il croato Drazen Petrovic (ma
erano ancora i tempi della Jugoslavia unita)
e del lituano Arvydas Sabonis (che giocava
con la maglia dell’Unione Sovietica), del ter-
ribile duo ellenico formato da Nikos Galis e
Panagiotis Giannakis, coppia che porterà in
trionfo la Grecia quattro anni più tardi, nel-
l’Europeo disputato ad Atene, finendo con gli
iberici Juan Antonio San Epifanio e Fer-
nando Martin.
Quella splendida Nazionale, allenata da
Sandro Gamba con l’assistenza di Riccardo
Sales e Santi Puglisi, riuscì nell’impresa di
salire sul gradino più alto del podio, met-
tendo la museruola a squadre del calibro di
Grecia, Francia, Jugoslavia e Spagna, bat-
tuta addirittura sia nella gara d’esordio che
nell’atto conclusivo del torneo. Fu una ca-
valcata indimenticabile, per merito di un
gruppo di campioni unico, probabilmente ir-
ripetibile, con tutto il rispetto per i giocatori
che hanno poi vestito e vestono attualmente
la canotta azzurra. L’Italia era reduce da un
argento olimpico vinto a Mosca nel 1980 (le
Olimpiadi boicottate dagli USA) ma anche da
un deludente quinto posto ai campionati eu-
ropei di Praga dell’anno successivo, quindi il
gruppo azzurro era motivato dalla voglia di
dimostrare a chiunque che non si fosse arri-
vati alla rassegna continentale già appagati.
La chimica di squadra era perfetta, i giganti
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Dino Meneghin e Renzo Vecchiato sotto i ta-
belloni garantivano rimbalzi e copertura del-
l’area con il virtussino Renato Villalta che
sapeva rendersi pericoloso sia sotto cane-
stro che dalla media distanza, proprio come
una moderna ala forte. La regia di “Pierlo”
Marzorati, “Charlie” Caglieris e “Bobby” Bru-
namonti garantiva fosforo e dinamismo men-
tre gli esterni Enrico Gilardi e Antonello Riva
erano addetti a bucare con costanza la re-
tina avversaria. E il lavoro sporco? Quello
toccava inevitabilmente ai due giocatori più
fisici e solidi della compagnia, Marco Bona-
mico e “Meo” Sacchetti, rivelatisi poi preziosi
anche in termini di fatturato offensivo. La
squadra era completata da due giovani che
avrebbero poi vissuto da protagonisti il de-
cennio successivo, Albero Tonut e Ario
Costa.
Superata la Spagna all’ultimo tiro nella par-
tita d’esordio, l’Italia liquidò con semplicità
Svezia, Grecia e Francia ma arrivò allo scon-
tro con la Jugoslavia ancor priva della mate-
matica certezza di disputare le finali per l’oro.
Inutile dire che fu una battaglia e non solo da
un punto di vista sportivo: era una corazzata
la formazione guidata in panchina da coach
Josip Gjergia e in campo dai vari “italiani”
Cosic (Virtus Bologna), Kikanovic (Scavolini
Pesaro), Dalipagic e Radovanovic (visti in
coppia con la maglia della Reyer Venezia).
Dopo venti minuti di equilibrio, gli azzurri si
scatenarono e surclassarono gli avversari
nella ripresa, caratterizzata anche da una
clamorosa rissa scatenata da un calcio di Ki-
kanovic a Villalta.
Scavalcato l’arduo ostacolo slavo, il cam-
mino verso il trionfo si aprì spazzando via
l’Olanda in semifinale; a quel punto, sulla
strada che portava alla medaglia d’oro, ri-
maneva solo la Spagna, un’avversaria diffi-
cile, tanto più che in semifinale gli iberici
avevano avuto ragione della temibile Unione
Sovietica al termine di una tiratissima partita.
Le “furie rosse”, squadra a forte trazione an-
teriore, furono paradossalmente battute sul
loro terreno, quello del ritmo e del punteggio
alto, imposto invece con sapienza dai ra-
gazzi di Gamba, capaci di sfiancare la difesa
avversaria e realizzare 45 punti nel primo
tempo e addirittura 60 nella ripresa.
L’augurio è che a trent’anni di distanza da
quel primo alloro (e a 14 dal secondo titolo,
colto ancora in Francia sotto la guida tecnica
di Bogdan Tanjevic), gli azzurri possano cen-
trare un risultato positivo ai prossimi cam-
pionati europei, di scena in Slovenia dal 4 al
22 settembre. Il girone è difficile ma non proi-
bitivo, le avversarie saranno Finlandia, Gre-
cia, Russia, Svezia e Turchia, ma riteniamo
che il principale nemico della formazione di
Simone Pianigiani possa essere l’insicu-
rezza nei propri mezzi. E’ vero che la squa-
dra sarà forzatamente priva di un elemento
trainante come Danilo Gallinari e che gli altri
“italiani d’America” Bargnani e Belinelli molto
probabilmente non faranno parte della spe-
dizione. E’ evidente anche come sotto i ta-
belloni non ci sia né abbondanza né
eccessiva qualità, ma il talento di tutti gli altri
ragazzi a disposizione è innegabile, così
come la bontà del lavoro svolto dal coach se-
nese, bravo a restituire entusiasmo e ride-
stare l’attenzione verso la Nazionale.
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