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BANCA DELLE MARCHE S.P.A. Relazione conclusiva dei lavori COMMISSIONE CONSILIARE DI STUDIO, AVENTE AD OGGETTO “BANCA DELLE MARCHE E LE VICENDE CHE L'HANNO CARATTERIZZATA IN QUESTI ULTIMI ANNI – PROVVEDIMENTO DI AVVIO DELLA RISOLUZIONE DELLA BANCA DELLE MARCHE SPA IN AMMINISTRAZIONE STRAORDINARIA” SEDUTA CONCLUSIVA DEL 28 GIUGNO 2016 COMUNE DI JESI P.zza Indipendenza, 1 60035 Jesi (AN) - www.comune.jesi.an.it Tel. 07315381 Fax 0731538328 C.F. e P.I. 00135880425 PEC: [email protected]

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BANCA DELLE MARCHE S.P.A.

Relazione conclusiva dei lavori

COMMISSIONE CONSILIARE DI STUDIO, AVENTE AD OGGETTO “BANCA DELLE MARCHE E LE VICENDE CHE L'HANNO CARATTERIZZATA IN QUESTI ULTIMI ANNI –

PROVVEDIMENTO DI AVVIO DELLA RISOLUZIONE DELLA BANCA DELLE MARCHE SPA IN AMMINISTRAZIONE STRAORDINARIA”

SEDUTA CONCLUSIVA DEL 28 GIUGNO 2016

COMUNE DI JESI

P.zza Indipendenza, 1 60035 Jesi (AN) - www.comune.jesi.an.it

Tel. 07315381 – Fax 0731538328 – C.F. e P.I. 00135880425

PEC: [email protected]

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SOMMARIO

INTRODUZIONE ................................................................................................................. 4

ISTITUZIONE DELLA COMMISSIONE DI STUDIO ............................................................... 5

I LAVORI – LE AUDIZIONI ................................................................................................... 8

CRONOLOGIA DEGLI AVVENIMENTI SALIENTI IN BANCA DELLE MARCHE S.P.A. ........ 25

LA COMPAGINE AZIONARIA DI BANCA DELLE MARCHE S.P.A. ..................................... 30

SIGNIFICATIVITA’ DI ALCUNE OPERAZIONI DI NATURA STRAORDINARIA DI BANCA

DELLE MARCHE ADOTTATE NEL TEMPO – AUMENTO DI CAPITALE SOCIALE - FONDO

IMMOBILIARE CONERO – PRESTITO SUBORDINATO - .................................................. 31

RILEVANZA DI ALCUNI DOCUMENTI ACQUISITI NEL CORSO DELLE VARIE AUDIZIONI:

FRA I PIÙ SIGNIFICATIVI, ANCHE PER POTER COMPRENDERE ALCUNI PASSAGGI

ESSENZIALI DELLA STORIA RECENTE DI BANCA DELLE MARCHE, IL VERBALE

DELL’ASSEMBLEA ORDINARIA DEGLI AZIONISTI DI BANCA DELLE MARCHE DEL

30/04/2013, CONVOCATA PER L’APPROVAZIONE DEL BILANCIO CHIUSO AL

31/12/2012 E PER PROMUOVERE AZIONI DI RESPONSABILITÀ NEI CONFRONTI DI

AMMINISTRATORI, SINDACI E DIRETTORE GENERALE .................................................. 38

“PROSPETTO INFORMATIVO REDATTO DA BANCA DELLE MARCHE PER L’AUMENTO DI

CAPITALE SOCIALE DEL 2012” - PIÙ ESATTAMENTE, QUELLO RELATIVO ALL’OFFERTA

IN OPZIONE AGLI AZIONISTI DI BANCA DELLE MARCHE S.P.A. DI N. 211.720.802 AZIONI

ORDINARIE BANCA DELLE MARCHE S.P.A., AD UN PREZZO UNITARIO PARI AD € 0,85 -

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EMITTENTE BANCA DELLE MARCHE, DEPOSITATO PRESSO LA CONSOB IL 6.02.2012, A

SEGUITO DI COMUNICAZIONE DELL’AVVENUTA APPROVAZIONE DA PARTE DELLA

CONSOB CON NOTA N. 12008625 DEL 3.02.2012 -. ..................................................... 51

NOTA – CONTRIBUTO DEL PROF. MICHELE AMBROSINI, GIÀ PRESIDENTE DEL

CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE DI BANCA DELLE MARCHE S.P.A., AI LAVORI DELLA

COMMISSIONE – ............................................................................................................. 53

CONTRIBUTO SCRITTO DEL DR. FEDERICO TARDIOLI - GIÀ VICE PRESIDENTE DI BANCA

DELLE MARCHE E GIÀ PRESIDENTE DELLA FONDAZIONE CARISJ – .............................. 61

AUDIZIONE IN COMMISSIONE DI STUDIO, IN DATA 17/02/2016, DELL’EX DIRETTORE

GENERALE DI “BANCA DELLE MARCHE”, ED ATTUALE AMMINISTRATORE DELEGATO DI

“NUOVA BANCA DELLE MARCHE S.P.A.”, LUCIANO GOFFI – INQUADRAMENTO DELLA

CRISI DI “BANCA MARCHE”, E PRECORSE VICENDE - .................................................... 63

INTERVENTO DEL SIG. WALTER DARINI – GIÀ COMPONENTE DEL CONSIGLIO DI

AMMINISTRAZIONE DI BANCA DELLE MARCHE S.P.A. -, NEL CORSO DELL’AUDIZIONE

DELLA COMMISSIONE DI STUDIO IN DATA 16/03/2016 ............................................... 69

LA VIGILANZA – RUOLI, ATTIVITA’ E FUNZIONI DI ENTI ED ORGANI CHE,

STATUTARIAMENTE ED ISTITUZIONALMENTE, DEVONO ASSOLVERE AI LORO COMPITI

- .............................................................................................................................................. 74

IL GOVERNO ............................................................................................................ 74

IL MINISTERO DELLE FINANZE ..................................................................................... 74

BANCA D’ITALIA ................................................................................................... 75

CONSOB................................................................................................................ 80

LE FONDAZIONI – IL LORO RUOLO / ALCUNE RIFLESSIONI – ........................................ 84

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LA RISOLUZIONE – CONSEGUENZE, IMPLICAZIONI, RIFLESSIONI – .............................. 89

LA RISOLUZIONE / IL SUO INQUADRAMENTO .................................................... 89

LA POSIZIONE DI BANCA D’ITALIA ....................................................................... 91

VALUTAZIONE PROVVISORIA E DEFINITIVA ........................................................ 96

AIUTI DI STATO E COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE EUROPEA 2009/C

72/01 .................................................................................................................. 100

CRITERI DI SEGRETEZZA E DI URGENZA ............................................................. 106

CONSIDERAZIONI FINALI.................................................................................... 107

NUOVA BANCA DELLE MARCHE S.P.A. ......................................................................... 109

PROSPETTIVE PER “NUOVA BANCA DELLA MARCHE S.P.A.” ...................................... 111

CONCLUSIONI DELLA COMMISSIONE .......................................................................... 112

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INTRODUZIONE

L’impostazione di questa relazione, o meglio l’intento dei componenti la

Commissione è stato quello di cercare di far parlare atti e documenti, persone, enti ed

organi che hanno avuto un ruolo nella vicenda “Banca delle Marche”, e di esporre, in modo

sintetico, quando necessario, ed a volte invece analitico, laddove ritenuto opportuno, il

loro pensiero e le diverse verità, in qualche caso anche sostanzialmente diverse, per far

capire il variegato mondo che ha attraversato l’Istituto di Credito marchigiano ed i tempi

che ha vissuto, dai fasti iniziali, forieri di ottimi risultati, al tormento degli ultimi anni,

culminati con il Commissariamento, la “risoluzione” e lo “stato di insolvenza”, e con le

gravissime sofferenze provocate a molti, e direttamente ad azionisti ed investitori, a

comuni cittadini.

È stata segnata e scritta una pagina drammatica per il nostro ambito, con la sofferenza

di quel modello di “banca del territorio” in cui attrarre e mantenere risorse e risparmi per

lo sviluppo, e con le attuali forti preoccupazioni di fronte agli scenari che si prospettano,

anche per i livelli occupazionali, in merito ai quali nessuno può od è riuscito a dare

adeguate garanzie.

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ISTITUZIONE DELLA COMMISSIONE DI STUDIO

Con proprio decreto del 22/11/2015, il Ministro dell'Economia e delle Finanze ha approvato il provvedimento di avvio della risoluzione della Banca delle Marche S.p.A. in Amministrazione Straordinaria, di cui alla deliberazione n. 553/2015 del 21/11/2015 della Banca d'Italia.

Il suddetto provvedimento prevede, tra l’altro, la costituzione di un ente-ponte ai sensi dell'art. 42 del D.Lgs. 16/11/2015 n. 180;

Con D.L. 22/11/2015 n. 183 sono state dettate disposizioni urgenti per il settore creditizio al fine di garantire la tempestiva costituzione, fra gli altri, del suddetto ente-ponte per la migliore tutela dei depositanti e degli investitori e per evitare effetti negativi sulla stabilità finanziaria ed economica, in particolare nell'area di insediamento delle banche oggetto del decreto. In particolare, è stata istituita, a far data dal giorno di pubblicazione del decreto stesso, la Nuova Banca delle Marche Spa, il cui capitale è interamente sottoscritto dal Fondo nazionale di risoluzione, avente per oggetto lo svolgimento dell'attività di ente-ponte con riguardo alla suddetta banca in risoluzione, il tutto al fine di dare continuità alle funzioni essenziali in precedenza svolte dalla medesima banca e procedere alla sua cessione a terzi.

Tale soluzione ha comportato l'azzeramento del valore delle azioni e delle obbligazioni subordinate, con conseguente pregiudizio patrimoniale per l'azionariato della banca stessa, composto anche da piccoli azionisti e risparmiatori, oltre che da investitori, con un impatto economico negativo sul territorio di Jesi e limitrofo.

È risultato importante un approfondimento della questione anche al fine di elaborare possibili azioni da intraprendere a tutela dei piccoli risparmiatori, delle piccole e medie imprese, dei dipendenti coinvolti nella risoluzione della Banca delle Marche, anche in vista della conversione in legge del suddetto D.L. 183/2015, ed all’uopo il Consiglio Comunale di Jesi ha ritenuto opportuno, data la complessità della materia e la rilevanza per la cittadinanza delle problematiche sopra esposte, dotarsi di uno strumento dedicato che, da una parte, potesse rispondere a requisiti di efficienza e celerità e, dall'altra, potesse coinvolgere direttamente il Consiglio Comunale in quanto espressione diretta di rappresentanza dei cittadini.

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Ritenuto che, ai sensi dell'art. 18, comma 2, del Regolamento del Consiglio Comunale di Jesi, una Commissione Consiliare di studio, istituita per tali finalità e compiti, potesse avere quale ambito operativo anche quello di seguito illustrato, e cioè:

- esame ed approfondimento della vicenda legata a Banca delle Marche, ai

comportamenti ed alle decisioni che hanno portato l'Istituto di Credito ad

affrontare una grave crisi, che ha messo a dura prova la sua stessa esistenza, ed

a perdere di fatto l'intero patrimonio netto aziendale, con conseguenze che si

sono riverberate sul territorio di Jesi e della Vallesina, e su risorse che avrebbero

dovuto essere proficuamente, ed altrimenti, destinate allo sviluppo della

comunità, delle imprese e delle famiglie;

- esame delle possibili ricadute nel settore occupazionale;

- esame del depauperamento degli azionisti della Banca delle Marche, e di

Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi in particolare, gravemente danneggiati

dall'azzeramento del valore sostanziale delle azioni, e dall'impossibilità di una

reale diversificazione degli investimenti, e di possibili comportamenti che hanno

contribuito a tale situazione, causa di ulteriore danno al territorio, in passato

oggetto e beneficiato, ed a vario titolo, di numerosi ed importanti interventi da

parte della Fondazione CARISJ;

il Consiglio Comunale di Jesi, in data 15.12.2015, con atto n.162, ha istituito una

Commissione Consiliare di studio, con oggetto “BANCA DELLE MARCHE E LE VICENDE CHE

L'HANNO CARATTERIZZATA IN QUESTI ULTIMI ANNI – PROVVEDIMENTO DI AVVIO DELLA

RISOLUZIONE DELLA BANCA DELLE MARCHE SPA IN AMMINISTRAZIONE STRAORDINARIA”,

attribuendole quale ambito operativo quello sopraindicato.

Il termine assegnato per lo svolgimento dei lavori è stato fissato al 31.12.2016, salvo

eventuali proroghe da concedersi su richiesta motivata della Commissione stessa.

Con il medesimo atto consiliare, sono stati nominati i componenti della

Commissione di studio, in rappresentanza dei gruppi consiliari presenti in Consiglio

Comunale, nelle persone dei Sigg.ri:

Jesiamo – Nicola Filonzi, Daniele Massaccesi, Graziano Tesei, Giuseppe Gullace;

Patto per Jesi – Alfredo Punzo, Giancarlo Catani;

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Insieme Civico – Giorgio Rossetti;

Partito Democratico - Matteo Marasca, Francesco Rossetti, Daniele Olivi;

Movimento 5 Stelle – Massimo Gianangeli;

Italia dei Valori – Rossano Spaccia;

Liste Civiche per l'Italia – Cesare Santinelli.

È stata prevista altresì la possibilità per il Sindaco ed il Presidente della Commissione

consiliare n.1, nonché per i soggetti invitati dalla Commissione stessa, di assistere alle

riunioni della Commissione di studio.

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I LAVORI – LE AUDIZIONI

Le varie sedute delle Commissioni si sono così succedute, con gli argomenti, gli

invitati, e le presenze che sono di seguito indicate:

1) In data 23 dicembre 2015 è stata convocata la Commissione di studio con il seguente

ordine del giorno: “Elezione del Presidente della Commissione di Studio “Banca delle

Marche e le vicende che l'hanno caratterizzata in questi ultimi anni - Provvedimento di

avvio della risoluzione della Banca delle Marche SpA in Amministrazione Straordinaria”.

Il Presidente del Consiglio Comunale, dopo aver constatato il numero legale

richiesto per la validità della seduta, ha proceduto alla votazione, a scrutinio segreto, per

la nomina del Presidente della Commissione Consiliare di studio, ed ha proclamato

Presidente il Consigliere Daniele Massaccesi.

Verbale della seduta del 23.12.2015 – approvato e pubblicato

https://drive.google.com/file/d/0B8ms6SGIFq4hWXFpSlItaHNsVGc/view?usp=sharing

2) Il 15 gennaio 2016 è stata convocata la Commissione di studio con il seguente ordine del

giorno: “Predisposizione piano dei lavori della Commissione e programma degli incontri da

avere con soggetti interessati alla questione “Banca delle Marche e le vicende che l'hanno

caratterizzata in questi ultimi anni - Provvedimento di avvio della risoluzione della Banca

delle Marche SpA in Amministrazione Straordinaria”. Nel corso della seduta, il Presidente

della Commissione ha designato il Consigliere Massimo Gianangeli, del M5S, quale

Vicepresidente della Commissione stessa.

Verbale della seduta del 15.01.2016 – approvato e pubblicato

https://drive.google.com/file/d/0B8ms6SGIFq4hdjhZbllhYzlzVXc/view?usp=sharing

3) Il 25 gennaio 2016 è stata convocata la Commissione di studio con il seguente ordine del

giorno: “Audizione delle Fondazioni Cassa di Risparmio di Jesi, Cassa di Risparmio di Pesaro

e Cassa di Risparmio della Provincia di Macerata”.

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Sono stati invitati, con nota prot. n. 2591 del 18.01.2016: - Per la Fondazione Cassa

di Risparmio di Jesi, i Sigg.ri: Alfio Bassotti, Graziano Mariani, Tonino Perini, Giancarlo

Giacani, Adriano Corinaldesi, Federico Tardioli;

- Per la Fondazione Cassa di Risparmio Provincia di Macerata, i Sigg.ri: Rosaria del Balzo

Ruiti, Andrea Rebichini;

- Per la Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro, i Sigg.ri: Marco Cangiotti, Maria Adele

Berti.

All'audizione era presente il solo Signor Alfio Bassotti – Presidente della Fondazione

Cassa di Risparmio di Jesi -.

In esito all'audizione, la Fondazione Carisj ha fatto avere nota di Banca d’Italia del

18.01.2013, prot. n.63037, in merito alla “verifica della legittimità dell’elezione di un

Consigliere di Banca delle Marche”

https://drive.google.com/file/d/0B8ms6SGIFq4hN2ZYam0zNFBadlE/view?usp=sharing

Verbale della seduta del 25.01.2016 – approvato e pubblicato

https://drive.google.com/file/d/0B8ms6SGIFq4hdlMwbHFuTlUydlU/view?usp=sharing

Hanno comunicato, con nota, la non partecipazione alla Commissione di studio i

Sigg.ri: Marco Cangiotti, Presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro; Franco

Gazzani, già presidente delle Fondazione Carima; Sig.ra Rosaria Del Balzo Riuti, Presidente

della Fondazione Cassa di Risparmio della Provincia di Macerata;

Nel tempo, il Presidente della Commissione ha effettuato alla Fondazione Carisj

alcune richieste di informazioni e di comunicazioni.

4) Il 29 gennaio 2016 è stata convocata la Commissione di studio con il seguente ordine del

giorno: “Audizione dell'Associazione degli azionisti privati di Banca delle Marche S.p.A.”

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E' stata invitata, con nota prot. n.2757 del 19.01.2016, l'Associazione degli Azionisti

privati di Banca delle Marche S.p.A..

All'audizione erano presenti i Sigg.ri: Bruno Stronati – Presidente dell'Associazione,

Giampiero Ganzetti – Vicepresidente dell'Associazione, Adriano Anconetani – ex

Presidente dell'Associazione, Carlo Clementi – componente dell'Associazione.

Verbale della seduta del 29.01.2016 – approvato e pubblicato

https://drive.google.com/file/d/0B8ms6SGIFq4hS295b3k4UkJ2YVU/view?usp=sharing

5) Il 1 febbraio 2016 è stata convocata la Commissione di studio con il seguente ordine del

giorno: “Audizione dell'Associazione dei Dipendenti e dei Pensionati - Dipendiamo Banca

delle Marche S.p.A."

E' stata invitata, con nota prot. n.2771 del 19.01.2016, l'Associazione dei Dipendenti

e dei Pensionati - Dipendiamo Banca delle Marche S.p.A.

All'audizione erano presenti i Sigg.ri: Sandro Forlani – Presidente dell'Associazione,

Marco Mariotti – Consigliere dell'Associazione;

Verbale della seduta del 01.02.2016 – approvato e pubblicato

https://drive.google.com/file/d/0B8ms6SGIFq4hWkdabzNaYTFjMDQ/view?usp=sharing

6) Il 2 febbraio 2016 è stata convocata la Commissione di studio con il seguente ordine del

giorno: “Audizione del Ministero dell'Economia e delle Finanze, di Banca d'Italia e del

Presidente della Consob”.

Sono stati invitati, con nota prot. n.2868 del 19.01.2016, il Ministro dell'Economia e

delle Finanze, il Governatore di Banca d'Italia ed il Presidente della Consob.

https://drive.google.com/file/d/0B8ms6SGIFq4hMnYyY1hROWwzdm8/view?usp=sharing

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Verbale della seduta del 02.02.2016 – approvato e pubblicato

https://drive.google.com/file/d/0B8ms6SGIFq4hSVJWYXJvNTlrM28/view?usp=sharing

All'invito ha risposto, con nota prot. n.6403 del 05.02.2016, il Dott. Gian Luca

Trequattrini, Capo del Servizio – Segreteria Particolare del Direttorio e Comunicazione di

Banca d'Italia, comunicando l'impossibilità di intervenire all'audizione in Commissione e

confermando comunque la disponibilità dell'Istituto a soddisfare eventuali esigenze

informative;

https://drive.google.com/file/d/0B8ms6SGIFq4hcUlCSTg3TEFMaEE/view?usp=sharing

Con nota prot. n.7625 del 09.02.2016, indirizzata al Dott. Gian Luca Trequattrini,

Capo del Servizio – Segreteria Particolare del Direttorio e Comunicazione di Banca d'Italia,

sono stati inoltrati quesiti ed informazioni, chiedendo un riscontro entro il mese di febbraio

2016;

https://drive.google.com/file/d/0B8ms6SGIFq4hNEJ1eXBBcW1ZWGM/view?usp=sharing

Ci sono state note di sollecito del 08.03.2016, prot. n.13135 e del 10.03.2016, prot.

n.14052, indirizzate al Dott. Gian Luca Trequattrini, Capo del Servizio – Segreteria

Particolare del Direttorio e Comunicazione di Banca d'Italia, per un riscontro in relazione

ai quesiti formulati, ma per risposte non ancora pervenute;

https://drive.google.com/file/d/0B8ms6SGIFq4hYWpjSUJacVVDZDg/view?usp=sharing

https://drive.google.com/file/d/0B8ms6SGIFq4hRGtxbkh0cG55Q2c/view?usp=sharing

Il Dott. Gian Luca Trequattrini, Capo del Servizio – Segreteria Particolare del

Direttorio e Comunicazione di Banca d'Italia, ha risposto ai quesiti formulati dalla

Commissione di studio il 25.03.2016 prot. n. 17490;

https://drive.google.com/file/d/0B8ms6SGIFq4hMEN3V0lPdmlWazg/view?usp=sharing

Con nota prot. n. 20625 del 07.04.2016, indirizzata al Dott. Gian Luca Trequattrini,

Capo del Servizio – Segreteria Particolare del Direttorio e Comunicazione di Banca d'Italia,

sono stati richieste le copie di comunicazioni inviate il 09.012012 a Banca Marche S.p.A e il

28.12.2011 a Consob;

https://drive.google.com/file/d/0B8ms6SGIFq4hemc1d0lGdENLV0k/view?usp=sharing

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Il Dott. Gian Luca Trequattrini, Capo del Servizio – Segreteria Particolare del

Direttorio e Comunicazione di Banca d'Italia, nota del 15.04.2016 prot. n.22124, ha risposto

negativamente alla richiesta di accesso agli atti sopracitata.

https://drive.google.com/file/d/0B8ms6SGIFq4hcG04eFZtNm5RSzA/view?usp=sharing

In data 09.02.2016 prot. n.7317, è stata inoltrata una nota di sollecito indirizzata al

Presidente della Consob – Roma, per un riscontro in relazione alle risposte da dare ai

quesiti formulati, non ancora pervenuti;

https://drive.google.com/file/d/0B8ms6SGIFq4hVU9mbGpLeDNJSEE/view?usp=sharing

In data 29.02.2016 prot. n.11371, è stata inoltrata una nota di invito, indirizzata al

Dott. Filippo Macaluso, Responsabile dell'Ufficio Vigilanza SGR e OICR - coordinato

nell'ambito della Divisione Intermediari di Consob, a partecipare ad una audizione in

occasione della Convocazione della Commissione di studio del 16.03.2016;

https://drive.google.com/file/d/0B8ms6SGIFq4hd3lwd250bi1zeEU/view?usp=sharing

In data 11.03.2016, a riscontro di un colloquio telefonico tra il Dott. Filippo

Macaluso ed il Presidente della Commissione di studio, è stata inviata una email di sollecito

in merito alla risposta da dare ai quesiti formulati dalla Commissione di studio;

https://drive.google.com/file/d/0B8ms6SGIFq4hejRjWkdhajdQUFk/view?usp=sharing

In data 24.03.2016 prot. n.17570 è stata inviata nota di sollecito al Dott. Filippo

Macaluso, Responsabile dell'Ufficio Vigilanza SGR e OICR - coordinato nell'ambito della

Divisione Intermediari di Consob, per avere un riscontro in relazione ai quesiti inviati.

https://drive.google.com/file/d/0B8ms6SGIFq4hLTNMQ3RQRWlKdG8/view?usp=sharing

A tutt'oggi non è pervenuto alcun riscontro da parte del Ministero dell'Economia e

delle Finanze.

7) Il 5 febbraio 2016 è stata convocata la Commissione di studio con il seguente ordine del giorno: “Audizione dei Parlamentari Marchigiani”.

Sono stati invitati, con nota prot. n. 2793 del 19.01.216, i Sigg.ri: On. Piergiorgio

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Carrescia, del P.D., On. Alessia Morani, del P.D., On. Emanuele Lodolini, del P.D., On. Donatella Agostinelli, del M5S, On. Maria Valentina Vezzali di Scelta Civica, On. Beatrice Brignone, del Gruppo Misto, Sen. Silvana Amati, del P.D., On. Paolo Petrini, del P.D., Sen. Serenella Fucksia, del gruppo Misto e On. Simone Baldelli, di F.I.; All'audizione erano presenti i Sigg.ri: On. Emanuele Lodolini, On. Carrescia Giorgio,

e la Consigliera Regionale - del Movimento 5 Stelle - Romina Pergolesi.

Verbale della seduta del 05.02.2016 – approvato e pubblicato

https://drive.google.com/file/d/0B8ms6SGIFq4hXzdpWjVxNno3Ync/view?usp=sharing

In tale occasione, sono sono stati consegnati i seguenti documenti, depositati agli

atti della Commissione:

Ordine del Giorno n. 129 – accolto dalla Camera dei Deputati nella seduta del 19 dicembre 2015 - a firma di Carrescia, Manzi, Morani, Bratti, D'incecco, Preziosi;

https://drive.google.com/file/d/0B8ms6SGIFq4hQmhmWVMwNjZEMkk/view?usp=sharing

Mozione PD 1-01160 presentata dall'On. Pelillo Michele: “Testo di lunedì di 15 febbraio 2016, seduta n.569, sulla gestione delle crisi bancarie e tutela dei risparmiatori – approvata”;

https://drive.google.com/file/d/0B8ms6SGIFq4hM2RvWUxBLW9wMUU/view?usp=sharing

Relazione dell'On. Emanuele Lodolini – PD “Audizione Commissione speciale su Banca Banca Marche – Consiglio comunale Jesi - 5 febbraio 2016 -

https://drive.google.com/file/d/0B8ms6SGIFq4hZzludl9TQmoxUFU/view?usp=sharing

Relazione del 9 febbraio 2016 presentata dall'Associazione Bancaria Italiana – ABI –, indirizzata alle Commissioni riunite Finanze e Lavoro, Previdenza Sociale – ad oggetto: “Audizione in merito alle problematiche di carattere occupazionale relative alle banche sottoposte a procedura di risoluzione”;

https://drive.google.com/file/d/0B8ms6SGIFq4hNFZuQll2MjlhYmM/view?usp=sharing

Relazione del 4 febbraio 2016 presentata dalla Federazione Italiana del Credito ed Enti Assimilati, indirizzata alle Commissioni riunite Finanze e Lavoro, a firma del Segretario Generale UGL Credito Sig. Piero Peretti;

https://drive.google.com/file/d/0B8ms6SGIFq4haVpCUFJYeHIwT3M/view?usp=sharing

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Relazione del 4 febbraio 2016 presentata dalla CGIL e indirizzata alla Commissione Lavoro pubblico e privato – Camera dei Deputati, ad oggetto: “Provvedimenti dell'Autorità di risoluzione delle crisi bancarie” a firma del Segretario Generale Agostino Megale;

https://drive.google.com/file/d/0B8ms6SGIFq4hY1p5QmIySTY0ZnM/view?usp=sharing

Estratto deliberazione di Nuova Banca delle Marche, Nuova Banca Etruria e Lazio, Nuova Cassa di Risparmio di Ferrara e Nuova Cassa di Risparmio di Chieti, rappresentate dal Presidente Roberto Nicastro;

https://drive.google.com/file/d/0B8ms6SGIFq4hTmR0WkN4eWZkWHM/view?usp=sharing

Relazione del 4 febbraio 2016 presentata dalla Federazione Nazionale Sindacati Autonomi Personale di Credito, Finanza e Assicurazioni – SINFUB, indirizzata alle Commissioni riunite Finanze e Lavoro – Camera del Deputati, ad oggetto: “Banca delle Marche, Banca Popolare dell'Etruria e del Lazio, Cassa di Risparmio di Ferrara, Cassa di Risparmio di Chieti sottoposte a procedure di risoluzione”

https://drive.google.com/file/d/0B8ms6SGIFq4hNkVBSlcxT0w0Y3c/view?usp=sharing

Nota del 20 gennaio 2016 presentata dall'INPS e indirizzata: al Presidente del Comitato amministratore del Fondo di solidarietà per la riconversione e riqualificazione professionale, per il sostegno dell'occupazione e del reddito del personale del credito, alla Cassa di Risparmio di Ferrara e alla Nuova Cassa di Risparmio di Ferrara S.p.A., ad oggetto: “ Sospensione della delibera n.80 del 15 gennaio 2016 assunta da Comitato amministratore del Fondo di solidarietà per la riconversione e riqualificazione professionale, per il sostegno dell'occupazione e del reddito del personale del credito”, a firma del Sig. Massimo Cioffi;

https://drive.google.com/file/d/0B8ms6SGIFq4hZFR1SlpManpSNTQ/view?usp=sharing

Relazione del 4 febbraio 2016 presentata dalla UILCA e indirizzata alla Commissione lavoro ad oggetto: “ Audizione Commissione Lavoro”;

https://drive.google.com/file/d/0B8ms6SGIFq4hZU5UbEIxMFdlRjQ/view?usp=sharing

Nota dell'11 febbraio 2016, indirizzata a Capogruppo PD – Commissione Finanze Camera dei Deputati, On Nicola Pelillo, a firma degli On. Piergiorgio Carrescia ed Emanuele Lodolini;

https://drive.google.com/file/d/0B8ms6SGIFq4hTml5N3JIMGRFSk0/view?usp=sharing

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8) L'8 febbraio 2016 è stata convocata la Commissione di studio con il seguente ordine del

giorno: “Audizione dell'Amministratore Delegato di Nuova Banca delle Marche SpA,

Luciano Goffi”

Con nota, prot. 3912 del 25.01.2016, è stato invitato l'Amministratore Delegato di

Nuova Banca delle Marche S.p.A. Dr. Luciano Goffi per una audizione in Commissione di

studio convocata l'8.02.2016;

In data 02.02.2016, il Dr. Luciano Goffi Amministratore Delegato di Nuova Banca

delle Marche S.p.A., ha comunicato la sua impossibilità di intervenire alla Commissione di

studio convocata l'8.02.2016;

La seduta è stata così rinviata al 17 febbraio 2016.

Il 03.02.2016, a mezzo email, il Presidente della Commissione di studio ha richiesto

all'Amministratore Delegato di Banca Marche, Dr. Luciano Goffi, copia del “Verbale degli

Azionisti dell'Assemblea ordinaria della Banca delle Marche S.p.A. che ha approvato

l'ultimo Bilancio consuntivo – anno 2012”: il 3.02.2016, a mezzo email, il Dott. Luca

Allegrezza, di Nuova Banca delle Marche, ha inviato il “Verbale degli Azionisti

dell'Assemblea ordinaria della Banca delle Marche S.p.A. tenutasi in data 30.04.2013,

nell'ambito della quale è stato approvato il bilancio 2012”

https://drive.google.com/file/d/0B8ms6SGIFq4hZ2o2eVpxUzhuaGs/view?usp=sharing;

9) Il 17 febbraio 2016 è stata convocata la Commissione di studio con il seguente ordine

del giorno: “Audizione dell'Amministratore Delegato di Nuova Banca delle Marche SpA,

Luciano Goffi”.

All'audizione era presente il Dott. Luciano Goffi.

Verbale della seduta del 17 febbraio 2016 – approvato e pubblicato

https://drive.google.com/file/d/0B8ms6SGIFq4hZVlCR2hmRDViZDQ/view?usp=sharing

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Il 17.02.2016 prot. n.9916 il Presidente della Commissione di studio ha inviato nota

all'Amministratore Delegato di Nuova Banca delle Marche SpA, Dott. Luciano Goffi, per

avere informazioni sulla negoziazione dei titoli azionari;

https://drive.google.com/file/d/0B8ms6SGIFq4hYmdCQnpVaXFEQms/view?usp=sharing

Il 19.02.2016 l'Amministratore Delegato di Nuova Banca delle Marche SpA, Dott.

Luciano Goffi, ha risposto alla nota del 17.02.2016, prot. n. 9916;

https://drive.google.com/file/d/0B8ms6SGIFq4hYmdCQnpVaXFEQms/view?usp=sharing

Il 9.02.2016 prot. n.7307, il Presidente della Commissione di studio ha inviato a

Nuova Banca delle Marche S.p.A. una richiesta di documentazione relativa a Banca delle

Marche S.p.A. ;

https://drive.google.com/file/d/0B8ms6SGIFq4hQ0o4WTdsVmtBRHc/view?usp=sharing

Il 23.02.2016 prot. n.10725, l'Amministratore Delegato di Nuova Banca delle

Marche S.p.A., Dott. Luciano Goffi, ha risposto alla richiesta documentazione, inviando:

- lettera aperta agli Azionisti del 07.02.2012 a firma del Presidente del Consiglio di

Amministrazione di Banca delle Marche S.p.A., Avv. Ambrosini.

https://drive.google.com/file/d/0B8ms6SGIFq4hVXVoWC1zX3gtU2s/view?usp=sharing

- prospetto informativo relativo all'offerta in opzione agli azionisti di Banca Marche

S.p.A.

https://drive.google.com/file/d/0B8ms6SGIFq4hdnFodkUzNFZ6dDQ/view?usp=sharing

- ed indicando peraltro di inviare le ulteriori richieste di documenti alla Banca delle

Marche ora in l.c.a.

Il 26.02.2016, prot. n.9916, il Presidente della Commissione di studio ha inviato alla

Banca delle Marche ora in l.c.a. la sopracitata richiesta di documentazione, alla stessa

riferibile.

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10) Il 18 febbraio 2016 è stata convocata la Commissione di studio con il seguente ordine

del giorno: “Audizione del Dott. Lauro Costa, Avv. Michele Ambrosini e Dott. Federico

Tardioli.”

Sono stati invitati i Sigg.ri: Dott. Lauro Costa, Avv. Michele Ambrosini e Dott.

Federico Tardioli, quali Presidente e Vicepresidenti dell'ultimo Consiglio di

Amministrazione di Banca delle Marche.

All'audizione del 18 febbraio 2016 nessun invitato è risultato presente.

Verbale della seduta del 18.02.2016 – approvato e pubblicato

https://drive.google.com/file/d/0B8ms6SGIFq4hbWZhV2dVeHd6UDg/view?usp=sharing

L'8 febbraio 2016, prot. n. 6816, l'Avv. Michele Ambrosini ha comunicato la sua

indisponibilità a partecipare alla Commissione di studio del 18 febbraio 2016;

https://drive.google.com/file/d/0B8ms6SGIFq4hbFJuNjE3M1d4MUk/view?usp=sharing

Il 12 febbraio 2016 con prot. n.8098, il Presidente della Commissione ha inviato

all'Avv. Michele Ambrosini quesiti scritti, chiedendo un riscontro;

https://drive.google.com/file/d/0B8ms6SGIFq4hS2lzTUt3SGxERVU/view?usp=sharing

Il 15 febbraio 2016 prot. 8869 il Dott. Federico Tardioli ha inviato una nota al

Presidente della Commissione con cui ha comunicato la sua non partecipazione all'incontro

della Commissione del 18.02.2016, confermando comunque la sua disponibilità a

rispondere a richieste di chiarimenti;

https://drive.google.com/file/d/0B8ms6SGIFq4hek1JSl9RaXdQM0k/view?usp=sharing

Il 18 febbraio 2016, prot. n.9360 l'Avv. Michele Ambrosini ha risposto ai quesiti

formulati dalla Commissione di studio;

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https://drive.google.com/file/d/0B8ms6SGIFq4hMDh2d3ZUNWxoS1U/view?usp=sharing

Il 19 febbraio 2016 con prot. n.9476 il Presidente della Commissione ha inviato una

nota al Dr. Federico Tardioli, in cui ha espresso il rincrescimento per la decisione di

declinare l'invito di partecipazione alla Commissione di studio;

https://drive.google.com/file/d/0B8ms6SGIFq4hU194T19jY0dpclE/view?usp=sharing

Il 16 marzo 2016, con prot. n.14795 il Presidente della Commissione ha inviato al

Dr. Federico Tardioli quesiti scritti, formulati dalla Commissione di studio, con l'auspicio di

una collaborazione;

https://drive.google.com/file/d/0B8ms6SGIFq4hTjlsODFzSjl3Tzg/view?usp=sharing

L'11 aprile 2016, con prot. 20647 il Dr. Federico Tardioli ha poi inviato al Presidente

della Commissione una nota di risposta ai quesiti formulati dalla Commissione di studio.

https://drive.google.com/file/d/0B8ms6SGIFq4hRXZhVWlEU0JfbVk/view?usp=sharing

11) Il 24 febbraio 2016 è stata convocata la Commissione di studio con il seguente ordine

del giorno: “Audizione di alcuni rappresentanti e/o componenti della Fondazione Carisj.”

All'audizione erano presenti i Sigg.ri: Adriano Anconetani e Mauro Lancione.

Verbale della seduta del 24.02.2016 – approvato e pubblicato

https://drive.google.com/file/d/0B8ms6SGIFq4hYktWdjJlRy1YQjg/view?usp=sharing

Il 19 febbraio 2016, con nota prot. n. 9441 il Presidente della Commissione di studio

ha invitato alcuni rappresentanti e/o componenti, negli anni, della Fondazione Carisj.

https://drive.google.com/file/d/0B8ms6SGIFq4heER0aXI0S2JZVmc/view?usp=sharing

Hanno comunicato, con nota, la propria assenza all'audizione del 24 febbraio 2016,

i Sigg.ri: Giancarlo Giacani, Mauro Minestroni, Floro Flori, Gerardo De Gennaro, Daniela

Batazzi, Matteo Mancini.

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12) Il 16 marzo 2016 è stata convocata la Commissione di studio con il seguente ordine del

giorno: “Audizione del Dott. Filippo Macaluso – Responsabile dell'Ufficio Vigilanza SGR e

OICR, coordinato nell'ambito della Divisione Intermediari – Consob; Audizione di alcuni

rappresentanti e/o componenti della Fondazione Carisj, già non comparsi alla precedente

convocazione fissata per il 24.02.2016, e del Dott. Gazzani, già Presidente della Fondazione

Carima; Audizione del Dott. Roberto Pesaresi e del Prof. Ero Giuliodori”.

All'audizione erano presenti i Sigg.ri: Mauro Minestroni, ex Presidente del Collegio

Sindacale della Fondazione Carisj; Gerardo de Gennaro, ex Sindaco Revisore della

Fondazione Carisj; Elvio Giaccaglini, già membro dell'organo di indirizzo della fondazione

Carisj; Giuliano Andreola, già membro dell'organo di indirizzo della fondazione Carisj;

Walter Darini, già componente del Consiglio di Amministrazione di Banca delle Marche;

Roberto Pesaresi e Ero Giuliodori.

È risultato assente, fra gli altri, il Dr. Filippo Macaluso.

Verbale della seduta del 16.03.2016 – approvato e pubblicato

https://drive.google.com/file/d/0B8ms6SGIFq4hS1RiZ2dhZndURzA/view?usp=sharing

Il 25.02.2016, prot. n.11350, il Presidente della Commissione di studio ha inviato

una nota ai rappresentanti e/o componenti della Fondazione Carisj, già non comparsi alla

precedente convocazione fissata per il 24.02.2016;

https://drive.google.com/file/d/0B8ms6SGIFq4hY0JOZU9UYjdlVlU/view?usp=sharing

Il 29.02.2016, prot. n. 11371, il Presidente della Commissione di studio ha invitato il

Dott. Filippo Macaluso – Responsabile dell'Ufficio Vigilanza SGR e OICR, coordinato

nell'ambito della Divisione Intermediari – Consob;

https://drive.google.com/file/d/0B8ms6SGIFq4hNEtsQVBfZHNyRTA/view?usp=sharing

L'11.03.2016, a mezzo email, il Presidente della Commissione di studio ha sollecitato

il Dott. Filippo Macaluso per un riscontro alla sopracitata comunicazione;

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https://drive.google.com/file/d/0B8ms6SGIFq4hVWV6cmk2QTA4YzA/view?usp=sharing

Il 02.03.2016 il Presidente della Commissione ha poi invitato i Sigg.ri Roberto

Pesaresi e Ero Giuliodori;

https://drive.google.com/file/d/0B8ms6SGIFq4hZWlfc2JVRG1FRUk/view?usp=sharing

Hanno comunicato, con rispettive note, la propria indisponibilità a partecipare alla

Commissione i Sigg.ri: Dott. Ennio Figini, Graziano Mariani e Matteo Mancini.

In tale occasione, il Sig. Walter Darini, ha consegnato il seguente documento,

depositato agli atti della Commissione:

https://drive.google.com/file/d/0B8ms6SGIFq4hQ2ZqbjhLRTROMmM/view?usp=sharing

13) Il 23 marzo 2016, prot. n.14606, il Presidente della Commissione ha convocato

la Commissione di studio con il seguente ordine del giorno: “Esame delle risultanze delle

audizioni; Distribuzione degli incarichi per la redazione delle parti/capitoli della relazione

finale; Discussione e conclusioni”.

Sono intervenuti anche i Sigg.ri: Ero Giuliodori e Roberto Pesaresi

Verbale della seduta del 23.03. 2016 – approvato e pubblicato

https://drive.google.com/file/d/0B8ms6SGIFq4hb0lpd0pzNGloMW8/view?usp=sharing

Nell'occasione, sono stati consegnati i seguenti documenti, che quindi risultano

depositati agli atti di questa Commissione:

Aiuti di Stato SA359451 – Sostegno dello Stato a Banca Tercas del 27.02.2015; https://drive.google.com/file/d/0B8ms6SGIFq4hTU9YMHl0TndYSTQ/view?usp=sharing

Aiuti di Stato SA359451 – Commissione Europea – Decisioni di avvio istruttoria, ex art. 108, interventi di sostegno a Banca Tercas, Osservazioni della Repubblica Italiana;

https://drive.google.com/file/d/0B8ms6SGIFq4hdVBXOVlUVGJkQlk/view?usp=sharing

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Nota Banca d'Italia del 9.01.2012 prot. n.15120, indirizzata al Presidente del Consiglio di Amministrazione della Banca delle Marche S.p.A.;

https://drive.google.com/file/d/0B8ms6SGIFq4hY1kzS3M3WllvZ1k/view?usp=sharing

Nota del 2.06.2013, a firma del Sig. Roberto Pesaresi, indirizzata ai Componenti dell'Organo di indirizzo della Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi, ai Componenti del Consiglio di Amministrazione della Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi, ai Componenti del Collegio Sindacale della Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi.

https://drive.google.com/file/d/0B8ms6SGIFq4hVkxOaC1pN2ViS28/view?usp=sharing

Il 18.03.2016, prot. n. 15622, il Presidente ha invitato il Dott. Bruno Inzitari,

Commissario Liquidatore di Banca Marche S.p.A. per una audizione in Commissione di

studio convocata per il 23.03.2016, ma lo stesso non ha dato nessun riscontro.

https://drive.google.com/file/d/0B8ms6SGIFq4hekxqLTlPTTFjQnM/view?usp=sharing

14) Il 30 marzo 2016 è stata convocata la Commissione di studio con il seguente ordine del

giorno: “Esame delle risultanze delle audizioni; Distribuzione degli incarichi per la

redazione delle parti/capitoli della relazione finale; Discussione e conclusioni”.

Verbale della seduta del 30.03. 2016 –approvato e pubblicato

https://drive.google.com/file/d/0B8ms6SGIFq4hcWNrUW5qXzh0aTQ/view?usp=sharing

15) Il 5 aprile 2016 è stata convocata la Commissione di studio con il seguente ordine del

giorno: “Incontro con la Commissione di indagine istituita dalla Regione Marche su “Banca

Marche S.p.A.” presso la sede dell'Assemblea Legislativa Regionale – Aula Assembleare di

Ancona;

In data 29 marzo 2016 con prot. n. 17506 il Presidente della Commissione ha inviato

una nota al Presidente della Commissione di indagine, Mirco Carloni, istituita dalla Regione

Marche su “Banca Marche S.p.A.”

https://drive.google.com/file/d/0B8ms6SGIFq4hTlhPbFVuMktiVHM/view?usp=sharing

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L'8.04.2016, prot. n.20735, il Presidente della Commissione di studio ha inviato una

nota informativa al Presidente della Commissione di indagine Regionale, Mirco Carloni,

relativa ad alcuni atti.

https://drive.google.com/file/d/0B8ms6SGIFq4haW9DZXFoNkF4TVU/view?usp=sharing

16) Il 09 giugno 2016, è stata convocata la Commissione di studio con il seguente ordine

del giorno: “Approvazione verbali delle sedute precedenti; Esame della relazione definitiva

dei lavori della Commissione: approvazione”

Verbale della seduta del 09.06.2016 – il verbale, allo stato, non è ancora approvato, ma ovviamente lo sarà nella prima occasione utile – seduta del 28/06/2016 –

https://drive.google.com/file/d/0B8ms6SGIFq4hbUVsdmVjdkRIcUU/view?usp=sharing

17) Il 28 giugno 2016 si è reso necessario procedere alla convocazione di una nuova riunione della Commissione di Studio, con il seguente ordine del giorno: “Approvazione verbale della seduta precedente; Esame della relazione definitiva dei lavori della Commissione e relativa approvazione”

Il verbale della seduta del 28.06.2016, non appena pubblicato, e comunque nei tempi tecnici, sarà acquisito agli atti dalla Commissione.

======

Agli atti ci sono altresì, o sono stati comunque acquisiti, oltre all’importante nota di

Banca d'Italia del 9.01.2012, prot. n.15120/12, indirizzata al Presidente del Consiglio di

Amministrazione della Banca delle Marche S.p.A, anche i seguenti documenti:

Delibera del Consiglio Comunale di Jesi del n. 162 del 15.12.2015

https://drive.google.com/file/d/0B8ms6SGIFq4hLTY0UHRzQnNQVW8/view?usp=sharing

Direttiva 2014/59 UE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 15.05.2014

http://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/?uri=CELEX%3A32014L0059

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Decreto Legislativo n. 180 del 16.11.2015

http://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2015/11/16/15G00195/sg

Decreto Legge n.183 del 22.11.2015

http://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/?uri=CELEX%3A32014L0059

Statuto della Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi

https://drive.google.com/file/d/0B8ms6SGIFq4hNE9fZXN1Rk5DNGs/view?usp=sharing

Statuto della Fondazione Cassa di Risparmio della Provincia di Macerata

https://drive.google.com/file/d/0B8ms6SGIFq4hT0Q0R1B6WkpvakU/view?usp=sharing

Statuto della Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro

https://drive.google.com/file/d/0B8ms6SGIFq4hbGF1TENDQXNreDg/view?usp=sharing

Bilancio consolidato al 31.12.2011 di Banca delle Marche S.p.A.

https://drive.google.com/file/d/0B8ms6SGIFq4hMFVWZlJuQU1Tbkk/view?usp=sharing

Bilancio e relazioni al 31.12.2011 di Banca delle Marche S.p.A.

https://drive.google.com/file/d/0B8ms6SGIFq4henQyUHprakFudHM/view?usp=sharing

Bilancio consolidato al 31.12.2012 di Banca delle Marche S.p.A.

https://drive.google.com/file/d/0B8ms6SGIFq4hRUZvOVNiVWwyT3c/view?usp=sharing

Bilancio e relazione al 31.12.2012 di Banca delle Marche S.p.A.

https://drive.google.com/file/d/0B8ms6SGIFq4hXzNwMjhjYlZhbEE/view?usp=sharing

Nota relativa al Bilancio 2013 di Banca delle Marche

https://drive.google.com/file/d/0B8ms6SGIFq4hejZ5bDdZN05fcFU/view?usp=sharing

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Prospetto informativo relativo all'offerta in opzione agli azionisti di Banca Marche

https://drive.google.com/file/d/0B8ms6SGIFq4hbVk1Tk04MHB1eVU/view?usp=sharing

Comunicazione della Commissione sul trattamento delle attività che hanno subito una

riduzione di valore nel settore bancario comunitario – U.E.

https://drive.google.com/file/d/0B8ms6SGIFq4hYWczanhsRUtEbGc/view?usp=sharing

Comunicazione della Consob del 05.12.2011 indirizzata alla Banca d'Italia sul prospetto

informativo relativo all'offerta in opzione agli azionisti

https://drive.google.com/file/d/0B8ms6SGIFq4haHJaVmdWQlJoNzg/view?usp=sharing

Comunicazione di Banca d'Italia – Ufficio Propetti Equility - del 28.12.2011 indirizzata alla

Consob con oggetto: “Banca delle Marche. Richiesta di informazioni

https://drive.google.com/file/d/0B8ms6SGIFq4hc01KaWRaSmhJVVE/view?usp=sharing

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CRONOLOGIA DEGLI AVVENIMENTI SALIENTI IN BANCA DELLE MARCHE S.P.A.

Per cercar di capire i passaggi storici che hanno portato alla inaspettata, prematura

“fine” di Banca delle Marche S.p.A. è necessario ripercorrere, sia pur in modo sommario,

ma pur puntuale, le vicende che l’hanno preceduta e che sono sostanzialmente emerse

anche dai lavori della Commissione di Studio costituita dal Comune di Jesi.

Banca delle Marche nasce nel 1994, dalla auspicata fusione tra le ex Casse di

Risparmio di Pesaro, Macerata e Jesi, con la intenzione di creare, e per buona parte

riuscendovi, un forte Istituto bancario marchigiano, che riuscisse a competere con i colossi

nazionali, mantenendo in loco le risorse ed i risparmi, e conservando nella Regione la

direzione (o “testa pensante”) dell’organizzazione bancaria (la sede centrale è rimasta a

Jesi).

L’Istituto è nato portandosi dietro anche le tante problematicità che i vari territori

marchigiani avevano manifestato, conservando altresì le spinte campanilistico-provinciali

che avevano sempre caratterizzato le banche originarie.

La normativa esistente aveva permesso che il capitale sociale di maggioranza

rimanesse complessivamente in capo alle tre Fondazioni di riferimento dei tre territori che

avevano dato vita all’Istituto, cioè la Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro (22,51%), la

Fondazione Cassa di Risparmio di Macerata (22,51%) e la Fondazione Cassa di Risparmio di

Jesi (10,78%).

Il Consiglio di Amministrazione era sostanzialmente espressione delle tre Fondazioni

che mantenevano la maggioranza del capitale sociale, con una (piccola) rappresentanza

degli azionisti privati, che pur avevano una percentuale importante del capitale sociale

stesso (33/34%).

Nel 2004, a fronte della necessità di una forte direzione della Banca e di varie

“fibrillazioni interne”, sì da far avvertire la necessità di garantire un equilibrio fra i vari soci,

spesso più sensibili a rappresentare le esperienze dei territori di riferimento piuttosto che

l’interesse dell’intero Istituto, veniva nominato Direttore Generale il Dott. Massimo

Bianconi che, dotato di forte personalità, riusciva a imporre una decisa linea operativa, che,

nel breve periodo, sembrava soddisfare le esigenze di buona organizzazione dell’Istituto,

mentre nel lungo periodo si dimostrò problematica.

Nel 2006 cominciarono i primi problemi, con una ispezione da parte di Banca

d’Italia, terminata con la “censura” del processo di erogazione del credito ed una prima

sanzione (€ 330.000,00) per Amministratori, Sindaci e Direttore Generale.

Nel periodo successivo, in concomitanza con la crisi internazionale inaugurata dalla

“Leman e Brothers”, l’economia nazionale e internazionale cominciava a “perdere colpi”

ed a rammostrare difficoltà contingenti, poi divenute strutturali, tanto che la stessa Banca

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Marche, come l’intero sistema del credito italiano, rallentava la propria evoluzione

positiva.

L’Istituto Marchigiano, che fino a quel momento, inserito nel contesto positivo

nazionale, non aveva rappresentato eccessive problematiche, cominciò ad evidenziare

importanti problemi di controllo, di organizzazione, di qualità nella gestione e di capacità

direzionale, (forse) manifestando quei limiti operativi che l’avrebbero poi penalizzata.

Iniziarono ad aumentare le “sofferenze”, tendenzialmente e forse strumentalmente

mantenute nella categoria (meno pesante) degli “incagli”, dovute alle difficoltà, spesso

incapacità, degli utenti, per lo più imprese piccole e medie, che rappresentavano la

maggior parte dell’economia marchigiana, a restituire i finanziamenti concessi: nell’ultimo

periodo, era iniziato un “trend” che aveva portato la Banca ad uscire dal percorso “storico”,

concedendo prestiti a varie aziende “fuori zona” (Roma, Foggia, ecc.) per operazioni di

spessore.

Nel frattempo, la tipologia dei finanziamenti bancari, contrastando con il generale

criterio di cautela e di “frazionamento” del rischio, si dirigeva sempre più verso una

clientela di un settore, quello edile-immobiliare, che stava peraltro entrando in una crisi

profonda.

Fra il 2008/2010 e l’inizio 2011, ci furono altre tre ispezioni da parte di Banca d’Italia

(a fronte di una media-ispezione di 4/5 anni), a seguito delle quali ci furono anche lettere

di intervento che chiedevano di portare il rapporto tra impieghi e depositi su valori più

prudenti: nel contempo, “Banca Marche” chiedeva a CONSOB di essere autorizzata ad un

aumento di capitale sociale, che venne autorizzato e poi completato entro Marzo 2012.

Nel frattempo però, apparentemente all’insaputa dei più, degli azionisti e di buona

parte degli organi direzionali e di controllo, la Banca d’Italia inviava al Presidente di Banca

delle Marche una ennesima lettera, datata 09/01/2012, con cui rappresentava tutta una

serie di problematiche relative alla governance, al sistema dei controlli interni, alla

rilevante esposizione ai rischi di natura creditizia e finanziaria, alla inefficace azione di

indirizzo e supervisione del Consiglio di Amministrazione, ecc., che “medio-tempore”,

malgrado ispezioni e successive “lettere di intervento” di Banca d’Italia, non erano state

risolte e che avrebbero potuto portare l’Istituto a misure amministrative-bancarie

dirompenti: tale lettera, almeno così è risultato, venne allegata al Verbale del Consiglio di

Amministrazione di Banca delle Marche S.p.A. dell’11/01/2012.

In data 07/02/2012, ciò malgrado, la Banca, forse per supportare l’aumento di

capitale in corso e senza fare pieno riferimento, se non del tutto indiretto, a problemi

interni evidenziati da Banca d’Italia, inviava una “lettera aperta” in cui tranquillizzava soci

e nuovi soci, spingendo a perseguire nell’operazione di aumento di capitale e togliendo

ogni dubbio sullo stato di salute dell’Istituto.

La I^ semestrale 2012, che veniva approvata dall’Assemblea degli Azionisti

nell’Aprile 2012, chiudeva con un attivo di circa € 42.000.000,00.

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In tale Assemblea avveniva un primo ricambio del C.d.A. e dei Sindaci.

Emergendo operazioni anomale a carico del Direttore Generale, nel Settembre

2012 l’Istituto, anche perché oramai praticamente costretto dalla Banca d’Italia - v. il

contenuto della stessa lettera del 09/01/12, che premeva per importanti cambi anche nella

direzione -, modificava il management apicale, nominando il Rag. Luciano Goffi nuovo

Direttore Generale, dopo aver inserito nuovi amministratori e sindaci.

Vennero ritoccati i criteri di valutazione dei crediti deteriorati, con

ridimensionamento dei coefficienti patrimoniali, modificandoli in modo “diverso” (per

alcuni, come vedremo, più “congruo e prudenziale”; per altri, troppo “appesantito e

penalizzante”): la II^ semestrale del 2012 venne approvata con un inaspettato disavanzo

di circa € 517 MILIONI, che a quel punto metteva tutti di fronte a nuove realtà ed alle

proprie responsabilità.

Nel novembre 2012 veniva iniziata una nuova ispezione per valutare la congruità

degli “accantonamenti“ a fronte dei “rischi di credito”, nonché gli interventi di rettifica e

di modifica degli assetti richiesti, che si concludeva nel settembre 2013, con un giudizio

complessivamente “sfavorevole”.

La I^ semestrale 2013 si chiudeva con una perdita di € 233 milioni e con una

riduzione del Patrimonio di Vigilanza.

Gli “accantonamenti” venivano portati nel frattempo a livelli importanti (0,97),

anche al di sopra di quelli medi.

Le ispezioni del 2010/2011 hanno poi portato a sanzioni nei confronti di 17

esponenti dell’Istituto, per un totale di € 208.000,00, mentre l’ispezione iniziata nel

novembre 2012, conclusasi nell’agosto 2014, portava a sanzioni nei confronti di 18

esponenti per € 4,2 milioni.

Nel 2013, e con l’avallo di CONSOB e Banca d’Italia, due Fondazioni (Jesi/Pesaro)

nell’ambito di un Piano di Ricapitalizzazione, hanno sottoscritto circa € 25 milioni di

obbligazioni subordinate, mentre l’altra Fondazione (Macerata) non ha aderito, e così il

Piano non è stato completato.

Nel luglio 2013 è stato nominato Presidente del Consiglio di Amministrazione di

Banca delle Marche S.p.A. il Prof. Rainer Masera, che ha lasciato l’incarico dopo circa 3

mesi, dichiarando nel contempo che, con € 450 milioni, Banca delle Marche poteva essere

salvata.

Nell’assemblea del 30/04/13, dopo l’emersione delle violazioni e le varie

problematiche, veniva respinta la proposta della Fondazione CARIMA di procedere con

un’azione di responsabilità nei confronti degli Amministratori.

Il 28/08/2013, Banca delle Marche, a seguito di una relazione (oramai negativa)

degli Ispettori di Banca d’Italia, veniva posta in “gestione provvisoria” per arrivare poi al

Commissariamento il 15/10/2013, con lo scioglimento degli organi sociali per “gravi

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irregolarità nell’amministrazione, gravi perdite patrimoniali e gravi inadempienze

nell’attività di direzione e coordinamento”.

Venivano nominati, prima per la gestione provvisoria, poi per il Commissariamento,

il Dott. Federico Terrinoni e il Rag. Giuseppe Feliziani e, successivamente, il Collegio è stato

integrato con il Prof. Bruno Inzitari.

Poco è dato sapere del periodo di gestione commissariale successiva dell’Istituto,

se non di “contatti” per operazioni di “salvataggio” da parte del Credito Fondiario

(FONSPA), di Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (FITD) e di un gruppo di

imprenditori marchigiani, con trattative che, pur sembrando essere più volte ad un punto

decisivo, non hanno portato in realtà a nulla di concreto.

In questo contesto cominciarono ad intervenire le Autorità Europee (Commissione)

che avanzarono anche richieste di informazioni relativamente alle potenziali operazioni di

salvataggio (soprattutto del FITD), ritenendole “aiuti di Stato”, e quindi inapplicabili: da

notare che, nel frattempo (ottobre 2013), il FITD era intervenuto per salvare Banca TERCAS

(Cassa di Risparmio di Teramo) malgrado tutte le eccezioni della Commissione Europea (ed

in particolare della Commissaria Vestager).

A questo punto è stata registrata una accelerazione: in data 16/11/15 veniva

approvato il D. Lgs. N°180 che, recependo la Direttiva CEE 2014/59, introitava una nuova

normativa creditizia di risanamento e risoluzione e, in data 22/11/15, con D.L. N°183 la

Banca delle Marche, insieme ad altre 3 banche, veniva assoggettata alla nuova procedura

di “RISOLUZIONE”.

La Banca delle Marche è stata riconosciuta in “default”, è stata costituita una nuova

Banca, come previsto nel D. Lgs. N°180/15 (Nuova Banca Marche S.p.A.), cosiddetta “ente-

ponte” o “good bank”, il cui capitale è stato interamente sottoscritto dal “Fondo Nazionale

di Risoluzione”: tale nuova banca dovrà essere, in tempi brevi, ceduta a terzi e, nel

frattempo, potrà continuare l’attività bancaria del vecchio istituto.

Con atto costitutivo del 18/12/2015 è stata altresì costituita una nuova società di

“Recupero” (cosiddetta ente veicolo o “bad bank”) delle sofferenze-crediti deteriorati delle

4 banche “in risoluzione” (R.E.V. Gestione Crediti S.p.A.), sulla base della applicata

percentuale di “recuperabile” del 17% (mentre la Banca delle Marche aveva una

valutazione del 43%), trattando evidentemente tutte le banche nello stesso modo, e

perequando così le varie diverse percentuali invece esistenti, con l’incarico di gestire ed

ottimizzare il recupero di tutte le sofferenze bancarie.

L’importo ricavato dalle 2 operazioni (vendita “good bank” e realizzo crediti “bad

bank”) dovrebbe permettere di restituire le somme alle banche che hanno anticipato le

risorse necessarie per proseguire l’attività bancaria con il relativo personale: in teoria,

l’art.89 del D. Lgs. 180/15 prevede altresì che gli azionisti che hanno visto azzerare i loro

titoli dovrebbero ricevere un “indennizzo”.

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Nel frattempo, in data 01/01/2016, proprio sulla base delle normative europee

soprarichiamate e recepite nel nostro ordinamento (D. Lgs. N°180/15), è entrato in vigore

il cosiddetto “Bail-In”, cioè la normativa che prevede per le Banche in dissesto che debbano

intervenire e coprire i debiti prima gli azionisti, poi gli obbligazionisti poi i correntisti con

accrediti oltre i € 100 milioni.

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LA COMPAGINE AZIONARIA DI BANCA DELLE MARCHE S.P.A.

Nel corso dell’esercizio 2011, l’ultimo preso come riferimento stabile, il capitale

sociale della Banca non ha subito modificazioni e pertanto, alla data del 31 dicembre 2011,

ammontava a 552.661.881,72 euro, interamente versato e suddiviso in n. 12.062.811.311

azioni ordinarie, del valore unitario di 0,52 euro ciascuna, così come risulta dall’art. 6 dello

Statuto Sociale.

L’evoluzione dell’azionariato della Banca, nel corso del 2011 è riportata nella tabella

che segue:

AZIONARIATO BANCA MARCHE

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SIGNIFICATIVITA’ DI ALCUNE OPERAZIONI DI NATURA STRAORDINARIA DI BANCA DELLE MARCHE ADOTTATE NEL TEMPO – AUMENTO DI CAPITALE SOCIALE - FONDO IMMOBILIARE CONERO – PRESTITO SUBORDINATO -

* Aumento di capitale sociale

Dal bilancio di “Banca delle Marche S.p.A.” chiuso al 31-12-2011, e regolarmente

approvato dall’Assemblea degli azionisti, si legge che, nell’ambito di cinque operazioni di

carattere straordinario, tali da concorrere, insieme al Piano Finanziario, al raggiungimento

degli obiettivi di rafforzamento finanziario e patrimoniale, e nulla peraltro dicendo, nel

merito e sostanzialmente, delle indicazioni e dei rilievi contenuti nella lettera Banca d’Italia

del 9 gennaio 2012, una delle operazioni individuate è stata quella dell’aumento di capitale

sociale.

In tale ambito, il Consiglio di Amministrazione del 25 gennaio 2012, su mandato

dell’Assemblea dei Soci del 24 ottobre 2011, che ha approvato l’operazione di aumento di

capitale per un importo compreso tra 180 e 212 milioni di euro, ha stabilito un prezzo

unitario per azioni da offrire in opzione pari a 0,85 centesimi di euro, per un controvalore

complessivo dell’operazione di 180 milioni, in ipotesi di completa sottoscrizione delle

azioni offerte in opzione. Dopo il rilascio da parte della Consob dell’autorizzazione alla

pubblicazione del prospetto informativo, il periodo di offerta in opzione è stato incluso tra

l’8 febbraio ed il 9 marzo 2012.

Nello specifico, ed in particolare: in data 24 Ottobre 2011, l’Assemblea Straordinaria

di Banca delle Marche ha deliberato la proposta di approvazione di un aumento a

pagamento del capitale sociale e della riserva sovrapprezzo azioni da un minimo di Euro

180.677.922,70 ad un massimo di Euro 212.562.262, da effettuarsi entro il termine del 30

Giugno 2016. Dal relativo prospetto informativo poi predisposto si evince che, con tale

operazione, la Banca intendeva aumentare la propria capacità patrimoniale per assicurare

la piena conformità alle nuove regole di vigilanza prudenziale - Basilea 3 -, rafforzando il

ruolo della Banca nello scenario competitivo, reso ancor più difficile dalla crisi economica,

attraendo iniziative commerciali e partnership utili a sostenere l’azione della Banca nei

territori di riferimento. Tecnicamente, l’aumento si realizzava attraverso l’emissione di

massimo n. 212.562.262 nuove azioni ordinarie, del valore nominale unitario di Euro 0,52

ed offerta in opzione agli azionisti in ragione di n.1 nuova azione ogni 5 azioni possedute,

ad un prezzo compreso tra un minimo di euro 0,85 ed un massimo di euro 1,00 inclusivo

di sovrapprezzo.

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In tale ambito, vanno ricordati alcuni elementi di cui, peraltro, si avrà modo di

parlare anche in seguito, con una specifica analisi degli stessi: dal 2006 al 2011 “Banca delle

Marche” è stata sottoposta a diverse visite ispettiva da parte di Banca d’Italia, le quali

hanno sempre dato - sin da quella del 2006 - un parere “parzialmente sfavorevole” da

parte degli Ispettori che già a quel tempo indicavano criticità sia nell’elevata esposizione

verso il settore immobiliare ( ed in particolare verso alcuni imprenditori sui quali vi era

un’elevata concentrazione di rischio ) sia verso il meccanismo dei controlli interni, giudicati

non soddisfacenti.

La disamina dei fatti riporta alla luce una duplice realtà, quella spiegata nel

prospetto informativo pubblicato per l’aumento di capitale, che indica una situazione

bancaria di assoluta tranquillità (se ne fa esplicito riferimento sia nello stesso prospetto -

consegnato in Consob il 6 febbraio 2012 - che in una lettera spedita agli azionisti il 7

febbraio dal Presidente Ambrosini, in cui si descrive la situazione della Banca come “liquida

e patrimonializzata”), e quella che emerge a fronte dei rilievi e delle indicazioni invece

espresse non solo dagli ispettori ma, addirittura, dal Governatore di Banca d’Italia, Ignazio

Visco, che in una lettera inviata in Banca delle Marche all’allora Presidente Avv. Ambrosini

in data 9 gennaio 2012 segnalava “….le richiamate inadeguatezze degli assetti interni sono

alla base della significativa esposizione aziendale ai rischi creditizi e finanziari. Il processo

di credito risulta caratterizzato da debolezze e disfunzioni in tutte le sue fasi, il che ha

contribuito, anche data l’avversa fase congiunturale allo scadimento della qualità del

portafoglio…”.

A Marzo 2012, concluso il periodo di adesione dell’offerta in opzione, sono stati

comunicati i risultati dell’offerta: le Fondazioni (Pesaro, Macerata, Jesi) hanno esercitato

per intero i diritti di opzione loro spettanti, non esercitando invece la prelazione sulle azioni

ordinarie rimaste inoptate.

A giugno 2012 la semestrale di Banca delle Marche si è chiusa con un utile netto di

42,7 milioni di euro, mentre il bilancio dell’esercizio chiuso al 31/12/2012, e quindi a

distanza di soli 6 mesi, ha evidenziato una perdita di 517, 9 milioni di euro. Le vicende

successive hanno portato poi al commissariamento della Banca, fino alle vicende dei nostri

giorni, con la “risoluzione” di Novembre 2015, che ha azzerato il valore delle azioni

dell’Istituto.

Azioni sottoscritte in opzione

numero di azioni offerte in opzione 211.720.802

numero di azioni richieste in opzione 199.646.876

numero di azioni sottoscritte in opzione 199.646.876

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controvalore in Euro delle azioni sottoscritte in opzione Euro 169.699.844,60

Azioni sottoscritte in prelazione

numero di azioni offerte in opzione e non sottoscritte 12.073.926

numero di azioni richieste in prelazione 28.817.594

numero di azioni sottoscritte in prelazione 12.073.926

percentuale di azioni sottoscritte in prelazione su offerto 5,70%

controvalore in Euro delle azioni sottoscritte in prelazione Euro 10.262.837,10

Dagli interventi emersi in Commissione di studio si nota una contraddittoria

conoscenza dell’effettivo stato di salute di “Banca delle Marche” nel 2012 da parte delle

Fondazioni e del Management del tempo, con una non corretta o addirittura assente

informativa della situazione che da lì a pochi mesi si sarebbe conclamata, e che, se nota,

avrebbe messo in serio pericolo la sottoscrizione dell’aumento di capitale.

* Fondo Immobiliare Conero

Altra importante operazione individuata è stata quella legata all’apporto ad un

fondo del patrimonio immobiliare di Banca delle Marche: nel corso dell’esercizio 2011 si è

concluso il progetto finalizzato alla gestione del patrimonio immobiliare della Banca, che

ha permesso di farne emergere il valore intrinseco e di accrescerne il grado di flessibilità

nella gestione, ottenendo, nel contempo, benefici in termini economici, finanziari e

patrimoniali.

L’operazione si è concretizzata attraverso una struttura a doppio apporto, che ha

visto un primo conferimento (il 27 giugno 2011) di 31 immobili ad uso non strumentale ad

un fondo immobiliare già esistente (fondo senior) gestito dalla IDeA Fimit Sgr S.p.A.;

successivamente, il 4 agosto 2011, è stata perfezionata la cessione di un portafoglio di

immobili strumentali ad un fondo comune d’investimento immobiliare di tipo chiuso,

riservato ad investitori qualificati, costituito contestualmente all’apporto e denominato

“Fondo Conero”, gestito anch’esso dalla IDeA Fimit Sgr Spa.

Il valore complessivo dei due apporti è stato pari a 259 milioni di euro.

Il portafoglio ceduto al Fondo Conero comprendeva 135 immobili, localizzati in gran

parte nella Regione Marche, e fra questi 128 agenzie bancarie concesse in locazione a

Banca Marche sulla base di contratti di lungo termine. Il Fondo Conero, con durata di 12

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anni, è stato finanziato per il 60% da un pool di 5 banche e per il 40% da equity. Le quote

di equity del fondo sono state sottoscritte per l’ottanta per cento da investitori qualificati

e per il restante 20% da Banca Marche, che ha ottenuto il diritto, in considerazione di tale

quota, di nominare un membro dei cinque previsti dal Comitato Consultivo del Fondo, in

qualità di apportante, e di nominare il Presidente dell’Assemblea dei partecipanti.

Nel suo complesso, l’operazione ha consentito alla banca di realizzare una

plusvalenza, al lordo degli effetti fiscali, pari a circa 87 milioni di euro, con conseguenti

positivi impatti sui “ratio” patrimoniali, oltre che sulla situazione finanziaria della banca,

grazie ad un afflusso di circa 200 milioni di liquidità.

Se sostanzialmente l'operazione ha consentito alla Banca di realizzare una

plusvalenza, con impatti indicati come positivi sui “ratio” patrimoniali e sulla situazione

finanziaria, con afflusso di liquidità, è anche vero che la Banca si è trovata ad avere ceduto

al Fondo Conero, sostanzialmente, tutti i propri immobili: gli stessi immobili, in verità, sono

stati poi concessi in locazione a Banca delle Marche, con contratti a lungo termine, alla cui

scadenza si verificherà una situazione tale per cui la Banca non avrà più patrimonio

immobiliare - è stato detto peraltro che, “medio tempore”, Banca delle Marche si è assunta

ogni onere di manutenzione, sia ordinaria che straordinaria, ma di questo in verità non si

ha documentazione scritta -.

Il tempo trascorso dalla operazione impedisce ogni concreta azione tendente a

verificare i reali effetti di questa, se giudicati pregiudizievoli per l'attivo di Banca delle

Marche S.p.A., e gli eventuali, possibili reali beneficiari di simile decisione.

* Prestito Subordinato

Significative sono le possibili riflessioni sul Prestito Obbligazionario subordinato

rivolto ad investitori istituzionali di 80mln, emesso da Banca delle Marche S.p.A. a giugno

2013, al tasso del 12,50%.

* Caratteristiche del prodotto:

Per le banche, come per altri emittenti, questa soluzione presenta un'indubbia

valenza positiva, perché questi bond entrano nel calcolo del patrimonio e del capitale di

funzionamento. Anche dal lato degli investitori l'attenzione a questi strumenti è più che

comprensibile: in genere, queste obbligazioni offrono un rendimento interessante. C'è da

dire però che questi titoli possono prevedere la sospensione della cedola, in alcuni casi

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anche la riduzione del valore nominale sino ad azzerarlo in caso di insolvenza o significativo

aiuto statale in caso di difficoltà dell'emittente.

* Tipologie delle obbligazioni subordinate interessate:

Obbligazioni subordinate

Sono titoli di debito il cui rimborso, in caso di liquidazione o fallimento

dell'emittente, avviene dopo i crediti ordinari, compresi i bond normali (senior). Hanno

rischi più elevati dei bond ordinari e quindi maggior rendimento. Ecco le tipologie di

subordinati bancari.

Obbligazioni Tier I

Sono le più rischiose. Se la banca non paga dividendi agli azionisti le cedole possono

essere cancellate. In caso di liquidazione della banca, il loro rimborso è privilegiato alle

azioni ordinarie e di risparmio, ma subordinato a tutti gli altri crediti.

Obbligazioni Upper Tier II

Sono un po’ meno rischiose delle Tier I. Durata minima 10 anni. In caso di eventi

negativi le cedole non sono cancellate ma sospese e pagate dopo il primo anno di utile.

Rimborsate prima rispetto alle azioni ed ai bond Tier I.

Obbligazioni Lower Tier II

Con scadenze superiori ai 5 anni, sono le più garantite tra i subordinati: le cedole

sono bloccate solo per insolvenza grave. Il rimborso anticipato può avvenire solo su

iniziativa dell'emittente autorizzata da Bankitalia.

Obbligazioni Tier III

Con scadenze tra 2 e 4 anni, come le Lower Tier II sono le più privilegiate tra i

subordinati. In caso di perdite l'emittente non potrà utilizzare le somme dei titoli per fare

fronte alle perdite stesse.

In base a quanto ascoltato in Commissione, si ritiene che gli interventi del Dr.

Luciano Goffi, Direttore Generale della ex Banca delle Marche ed Amministratore Delegato

della Nuova Banca delle Marche S.p.A., e del Rag. Alfio Bassotti, Presidente della

Fondazione Carisj, siano stati quelli che hanno illustrato in modo più esaustivo l’argomento

“Obbligazioni subordinate”.

Dai due interventi è stato possibile evidenziare lo stato di elevata crisi in cui si trovava

la Banca nel momento in cui ha fatto ricorso al prestito subordinato: il primo semestre del

2013 è stato fondamentale per la Banca, che veniva da una perdita importante, conseguita

nel 2012, ma anche nel 2013 i conti non sono poi migliorati: con la chiusura del bilancio

semestrale, la banca avrebbe registrato un coefficiente di rapporto fra Patrimonio di

Vigilanza ed impieghi sotto il limite consentito (8,00%) e, oltre ad un probabile intervento

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di Banca d’Italia (commissariamento), non vi sarebbero più stati i presupposti per

mantenere in essere il prestito ottenuto dalla BCE che, a fronte di un patrimonio

insufficiente, lo avrebbe revocato e ciò avrebbe portato all’immediato “default” della

Banca.

Il primo obiettivo, pertanto, era quello di riportare il patrimonio di vigilanza al minimo

di legge: si è così fatto ricorso al prestito subordinato (deliberato dal Consiglio di

Amministrazione di “Banca delle Marche” presieduto dal Vice Presidente Tardioli), rivolto

esclusivamente ad investitori istituzionali, per un importo di 80 milioni, che sono stati

sottoscritti solo per 25mln solamente da due Fondazioni, Carisj e Pesaro (è stato offerto

anche a diversi altri investitori istituzionali, che però non hanno sottoscritto, pur in

presenza di un elevato tasso di remunerazione, forse conoscendo la situazione della

Banca): i 25mln hanno permesso comunque alla Banca di raggiungere la soglia dell’8,00%

del Patrimonio di Vigilanza e, per il momento, di superare il rischio “default”.

La situazione prospettata non può non essere collocata in una più ampia

problematica che la “governance” aveva affrontato nei primi mesi del 2013, quella di

trovare un partner. Su questo tema le Fondazioni, socie di maggioranza, non hanno trovato

un accordo, probabilmente per paura di veder diluito in modo consistente la propria

partecipazione nella Banca: la “Governance” ha così deciso, prima di ricorre alla vendita,

di effettuare un aumento di capitale ed ha ottenuto dalla Banca d’Italia tempo fino al mese

di settembre dello stesso anno per realizzarlo.

Da qui anche la “nascita” della cordata degli industriali che doveva sottoscrivere

l’aumento di capitale, che comunque poi non si è realizzata, sì da provocare l’intervento di

Banca d’Italia ed il Commissariamento di Banca delle Marche.

Non si evince dalle audizioni effettuate il motivo per cui le Fondazioni, socie di

maggioranza della Banca e costituenti coloro che nominano la maggioranza dei consiglieri

del Consiglio di Amministrazione, il Presidente ed il vice, non abbiano deciso di conferire il

mandato a Mediobanca di vendere la Banca pur di fronte ad una situazione sempre più

grave.

Non è chiaro o non è emerso comunque con tutta evidenza perché solo due su tre

fondazioni hanno sottoscritto il prestito subordinato.

Il Presidente della Fondazione Carisj, nel suo intervento, ha detto che, non

sottoscrivendo l’obbligazione, la banca sarebbe andata in default: ciò è vero per quanto

riguarda la vicenda “Istituto”, ma meno plausibile per l’azionista “Fondazione”, in quanto

è altrettanto vero che aumentare gli importi investiti dalla Fondazione nella Banca, che già

era in una situazione molto critica, avrebbe messo in serio pericolo anche la stessa

Fondazione, non avendo applicato quel sano principio della ripartizione dei rischi che

soprattutto un ente dovrebbe seguire.

Con il “default” delle Obbligazioni convertibili si ha la seguente situazione:

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* Prospetto completo delle obbligazioni subordinate di “vecchia” Banca delle

Marche (con dati aggiornati al 30 Settembre 2015)

* Raccolta in obbligazioni subordinate di clientela retail Mln/€ 105

Numero 930

* Collocamento istituzionale Mln/€ 323

* Totale emissioni obbligazionarie Mln/€ 428

I clienti “retail” possessori di obbligazioni subordinate di Banca Marche, toccati

dall'azzeramento dei titoli rischiosi, disposto dal decreto salva banche di cui si parlerà più

diffusamente nel prosieguo, sono circa 920, per un valore totale dei titoli di 105 milioni: di

questi, 197 sono dipendenti della banca. Dei rimanenti clienti retail, cioè privati, possessori

di obbligazioni subordinate, il 62% ha investito nelle subordinate Banca delle Marche meno

del 30% del proprio portafogli. Circa 100 sono i casi più delicati e che potrebbero rientrare

nel fondo di solidarietà a tutela dei risparmiatori deciso dal Governo.

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RILEVANZA DI ALCUNI DOCUMENTI ACQUISITI NEL CORSO DELLE VARIE AUDIZIONI: FRA I PIÙ SIGNIFICATIVI, ANCHE PER POTER COMPRENDERE ALCUNI PASSAGGI ESSENZIALI DELLA STORIA RECENTE DI BANCA DELLE

MARCHE, IL VERBALE DELL’ASSEMBLEA ORDINARIA DEGLI AZIONISTI DI BANCA DELLE MARCHE DEL

30/04/2013, CONVOCATA PER L’APPROVAZIONE DEL BILANCIO CHIUSO AL 31/12/2012 E PER

PROMUOVERE AZIONI DI RESPONSABILITÀ NEI CONFRONTI DI AMMINISTRATORI, SINDACI E DIRETTORE

GENERALE

Dalla lettura dei vari interventi, che vengono di seguito sintetizzati o di cui vengono

ripresi alcuni brani, emergono varie realtà e diverse prese di posizione, in un interessante

quadro in cui, probabilmente in modo tardivo, viene fatta chiarezza, o si cerca di farla, su

una vicenda di particolare delicatezza, anche per le drammatiche conseguenze che ne sono

derivate:

Intervento del PRESIDENTE DELL’ASSEMBLEA

Il bilancio di Banca delle Marche che oggi viene presentato è negativo ed è il primo

bilancio ad essere tale. Occorre subito dire che questo risultato si inserisce in un contesto

assai difficile per l’intero sistema bancario…..

Il peggioramento della solvibilità dei debitori, unito al deterioramento di taluni

portafogli o specifiche posizioni creditizie, ha comportato un consistente aumento delle

rettifiche di valore su crediti del Gruppo Banca Marche. Tale approccio è in linea con

l’orientamento gestionale dell’intero sistema bancario italiano volto a rafforzare gli

accantonamenti per rischi creditizi, che si sono intensificati nel corso di questi anni di crisi

economica, anche a seguito delle direttive della vigilanza. La Banca d’Italia ha prestato

particolare attenzione all’impatto della recessione sui bilanci bancari, anche in

considerazione della forte esposizione degli istituti di credito italiani nei confronti

dell’economia reale. Il deterioramento dei crediti del sistema bancario ha portato la Banca

d'Italia ad adottare criteri più stringenti nell’ambito della valutazione dell’adeguatezza

degli accantonamenti per rischi di credito effettuati dalle banche.

Negli ultimi mesi del 2012, i primi 20 istituti di credito italiani, tra cui Banca delle

Marche, sono stati oggetto di un’ispezione sulla gestione dei crediti in sofferenza, ad

incaglio e ristrutturati, e sulle relative politiche e prassi applicative di copertura.

In conseguenza di ciò, il peso delle attività deteriorate del Gruppo Banca Marche, nel

corso del 2012, è cresciuto del 654% rispetto al 2011, con un’incidenza sugli impieghi lordi

pari al 26%, contro il 15,1% del 2011….

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Ma, se questo è il contesto è il sistema bancario italiano, tuttavia non si possono

assolutamente negare due aspetti: nella nostra banca ci sono stati fenomeni particolari e

specifici di non appropriata gestione del comparto del credito che avrebbero potuto essere

contenuti se avesse funzionato appropriatamente il sistema dei controlli interni e, secondo

aspetto, l'impatto della crisi sarebbe stato minore sui nostri conti se fosse stata più limitata

la concentrazione degli impieghi, sia per settore che per cliente. Come già accennato in

precedenza, infatti, gli impieghi della banca presentano una concentrazione nel settore

costruzioni superiore al 30%. Inoltre, i primi 50 clienti rappresentano circa il 6,8% del

portafoglio, e questi due comparti sono stati più pesantemente colpiti dalla crisi….

Il Consiglio, in quest’anno di lavoro, ha fatto su questi problemi tutti gli

approfondimenti del caso, mettendo in cantiere le misure necessarie per pervenire ad una

oculata gestione del credito. Non si è trattato solo di fare gli opportuni accantonamenti,

ma di mettere in atto gli strumenti necessari allo scopo, una nuova politica del credito,

nuovi strumenti di controllo, reindirizzo delle erogazioni sui nuovi segmenti di mercato, non

più edilizia e costruzioni, ma soprattutto manifatturiero e piccole e medie imprese. E non ci

si è limitati al solo settore del credito. Abbiamo rivisto tutto il sistema dei controlli interni e

ridisegnato l’assetto manageriale, con particolare riferimento al settore crediti, e

soprattutto abbiamo un nuovo Direttore Generale.

Inoltre, il Consiglio ha preso le seguenti importanti decisioni:

1) Immediatamente dopo l’avvicendamento del Direttore Generale, è stata attuata

una revisione della struttura organizzativa e delle deleghe assegnate ai Vice direttori

generali; sono stati inseriti i nuovi manager a presidio dell’attività creditizia e le

funzioni di controllo sono state poste a diretto riporto del Consiglio di

Amministrazione;

2) È stato costituito il Comitato Controllo e Rischi allo scopo di indirizzare la

complessiva azione di controllo e di favorire l’efficacia del flusso informativo in

materia di rischi verso il Consiglio di Amministrazione;

3) Il Consiglio ha favorito l’accertamento, da parte della nuova direzione, della reale

situazione dei rischi del gruppo e le verifiche di audit interno sono state disposte in

ogni direzione e portate a conoscenza degli organi;

6) il ricambio della composizione della Direzione Generale è stato intrapreso non appena

si è entrati in possesso di Report da cui emergerebbero eventuale responsabilità dei vari

esponenti;

7) E’ stato incaricato lo Studio Bonelli Erede Pappalardo - che ha già effettuato la prima

valutazione dei riscontri documentali - per assistere l’Istituto in relazione a possibili

profili di responsabilità dei fini dell’avvio delle eventuali iniziative per la difesa degli

interessi della banca; detti Legali stanno esaminando anche la situazione di

Medioleasing - anche per valutare la sussistenza di profili natura penale e le conseguenti

azioni - dato che presso la stessa sono emerse situazioni che potrebbero far ritenere la

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Società persona offesa da comportamenti e circostanze che andranno rappresentate

nelle sedi competenti.

L'azione del Consiglio in questo difficile e complesso contesto si è avvalsa della guida e

del supporto appassionato e totalmente rivolto al bene della Banca del Presidente Costa

e del Vicepresidente Ambrosini che hanno lasciato il loro incarichi.

Questo intervento, risalente appunto al 30 aprile 2013, che sostanzialmente ha

riepilogato la drammaticità delle risultanze emerse nei mesi che avevano preceduto

l’Assemblea e le misure a cui, quasi obbligatoriamente, la Banca era ricorsa, ha messo in

evidenza tutte le criticità che erano state segnalate e che comunque si erano registrate,

od erano state fatte evidenziare, in quel momento storico.

Da qui, inizia una sintesi dei vari interventi che si sono succeduti in Assemblea,

illuminanti per le diverse questioni o posizioni dibattute, e per gli aspetti singolarmente

toccati od evidenziati:

INTERVENTO MAURIZIO FABIANI

L’Avv. Fabiani, letta la relazione del C.d.A. sull’ O.d.G, rileva che il bilancio 2012 non

può essere approvato in quanto la pesante perdita di 518 min. di euro è essenzialmente

determinata dal tardivo accantonamento per rettifiche di valore su crediti “deteriorati”,

effettuato solo nel secondo semestre 2012. In proposito, gli Amministratori e la Direzione

Generale, a suo avviso, avrebbero dovuto intervenire già negli esercizi precedenti, a partire

dal 2008, fin da allora potendosi ravvisare evidenti sintomi di “sofferenze” dei crediti verso

la clientela. Il deterioramento dei crediti si era infatti da tempo verificato, specie a casa di

improvvidi affidamenti prevalentemente ad operatori del settore immobiliare ed edilizio;

pertanto, gli amministratori e la Direzione Generale avrebbero avuto l'obbligo di costruire,

fin da allora, la reale situazione economico patrimoniale della banca, dandone adeguata e

doverosa informazione ai soci in occasione della presentazione dei precedenti bilanci, e in

tutti gli atti previsti dalla Legge (relazioni semestrali ecc.). Prima dell’aumento del capitale

sociale deliberato il 24.10.2011, sono pervenute ai soci e al mercato informazioni inesatte

e fuorvianti sulla redditività e patrimonializzazione della banca (vedasi, ad esempio, i

comunicati e le interviste del’ex Presidente Ambrosini e del’ex Direttore Generale Bianconi

del 5.09.2012 e, altresì, i contenuti dell’inserto Banca-Finanza ottobre 2011). Ciò ha indotto

molti soci - imprenditori anche i piccoli risparmiatori - a sottoscrivere un aumento capitale

sociale, che probabilmente non avrebbero sottoscritto, se adeguatamente informati.

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INTERVENTO SANDRO FORLANI

Per quanto riguarda il primo punto all'ordine del giorno, l’Associazione che egli

rappresenta esprime il proprio voto favorevole all'approvazione del bilancio, che del resto

costituisce la fotografia dell'evoluzione degli accadimenti economico/finanziari relativi

all'esercizio a cui si riferisce ed in questo bilancio sono presenti criteri di valutazione

finalmente coerenti con la grave crisi economica in atto.

INTERVENTO GIAMPIERO GANZETTI - Vice presidente della Associazione azionisti privati

della provincia di Ancona -

Letta la scaletta dell’intervento da lui declinato nel 2010 con riferimento al bilancio

2009, allorché suggerì un taglio dei dividendi, peraltro sollecitato, a quell’epoca, anche dai

banchieri Trichet e Draghi, che avevano raccomandato agli azionisti di non essere troppo

avidi. Le stesse argomentazioni furono espresse dal signor Ganzetti nel 2011, con

riferimento al bilancio 2010, allorché fu tra l’altro escluso che fosse allo studio un aumento

di capitale, che venne poi varato di lì a pochi mesi.

Tornando al 2010, il signor Ganzetti ricorda di aver sollecitato di evitare la

concentrazione dei rischi su singoli settori e su singoli clienti e, altresì, a prestare la massima

attenzione su accantonamenti e svalutazioni dei crediti. Un’altra richiesta allora formulata

era di aprire il C.d.A. alla rappresentanza degli azionisti privati. Tutto quanto precede venne

richiesto all’insegna della massima costruttività e nell’intento di assicurare una sana e

prudente gestione nell’interesse di una banca solida e vicino alla Regione. Quella

dell’associazione, pure senza esprimersi con toni da “fuochi d’artificio”, fu allora l’unica

voce fuori dal coro in un’atmosfera di peana e di plauso generalizzato per quelli che erano

i dati espressi dal bilancio.

Egli ha osservato come il costo dei dirigenti di Banca Marche fosse superiore del 14%

rispetto alla media ABI: anche in quest'ottica, è stato apprezzabile l'avvicendamento dell’ex

D.g. Bianconi con Luciano Goffi, il quale percepisce un compenso che è pari ad un terzo del

suo predecessore.

INTERVENTO GIANNI GRATI

Legge alcune dichiarazioni declinate alla stampa, nel corso del 2011 e del 2012, dall’ex D.g. Bianconi e dall’ex Presidente Ambrosini, dalle quali emergono giudizi encomiastici sullo stato e sull’andamento della Banca nonché sull’apporto fornito dal precedente management dell’Istituto.

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Con riferimento al comparto crediti, osserva che la Banca non ha osservato la necessaria prudenza, basti pensare al Gruppo Casale, affidato dalla concorrente Banca Popolare di Ancona per importi di gran lunga inferiori rispetto a quanto ha invece fatto Banca Marche, con conseguenze sotto gli occhi di tutti.

INTERVENTO PAOLO MARIANI

Dichiara di essere un piccolo azionista e di volersi riallacciare ai giudizi di perplessità espressi sui precedenti bilanci della Banca, allorché vennero distribuiti dividendi senza preoccuparsi di ricapitalizzare la Banca, e si dice perplesso anche sui canoni d’affitto corrisposti sugli immobili nei quali si svolge l’operatività della Banca, ed ancora più perplesso dichiara di essere stato quando gli immobili stessi furono alienati al fondo immobiliare.

INTEVENTO PIETRO ANELLO

Si osserva che la perdita di esercizio di ammontare di € 517.967,00 costituisce il risultato del persistente deterioramento della qualità del credito che avrebbe comportato un maggiore fabbisogno di rettifiche di valore per il rischio creditizio. II C.d.a., nei documenti depositati (relazione sulla gestione e bilancio), ha informato i soci che le perdite in questione sono dovute alla crisi economica che perdura da qualche anno ed ai suoi possibili impatti sugli impieghi della banca.

In particolare, il C.d.a. ha deliberato l'integrazione delle norme vigenti per la valutazione dei crediti deteriorati secondo i seguenti principi: i) indicazione dei criteri da seguire per i crediti di natura chirografaria vantati verso procedure concorsuali; ii) introduzione di criteri di stima prudenziale del valore di realizzo nella valutazione delle garanzie immobiliari che assistono un credito ipotecario.

INTERVENTO DAVIDE ROSSI

La domanda, fatta da qualcuno, su dove siano finiti i soldi che mancano nel bilancio è decisiva, giacché occorre fare massima chiarezza sulla natura e la destinazione del credito deteriorato, pari a ben 4,7 Mld., una cifra che è un’enormità, tantopiù a fronte di una dimensione dell’Azienda che, invece, enorme non è. La domanda legittima è: a chi sono stati accordati i finanziamenti? E perché? In mancanza di tali informazioni il bilancio non può essere approvato giacché vi fanno difetto i più elementari elementi di chiarezza e trasparenza.

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INTERVENTO ENZO GIANCARLI

Verso Banca delle Marche è riscontrabile, nella Regione, un forte senso di appartenenza, il che costituisce un grande valore, volto com’è al mantenimento dell’autonomia e della marchigianità dell’Istituto. Si riferisce, poi, agli oltre 40.000 azionisti privati, sottolineando come un’eventuale loro rappresentanza in seno al C.d.a. della Banca, costituirebbe un arricchimento per l’intera Azienda, e come pertanto la richiesta dei privati di avere posto in Consiglio sia giusta ed ovvia.

INTERVENTO FRANCESCO FANCIULLI

Ricordato di essere stato Vice Direttore Generale della ex C.R. Jesi, viene osservato che il cuore del problema è costituito dai fidi. In proposito, ricorda di essere stato conferitario di una delega e che, comunque, mai gli è accaduto di vedere che il c.d.a. respingesse una proposta di finanziamento. Tutto ciò per dire che la responsabilità della situazione deve ascriversi all’ex D.g. posto che a condizionare un c.d.a. è la conoscenza che quest’ultimo ha del dirigente proponente. Ciò premesso, la criticità in cui versa Banca Marche è sinteticamente riconducibile al fatto che l’esposizione complessiva relativa ai mutui ipotecari è pari a 8 Mld contro 3 Mld. di esposizione globale sul breve termine.

INTERVENTO GIANFRANCO SABBATINI

La battuta d’arresto della Banca non è imputabile solo alla cattiva gestione, ma anche in ragione della pesante crisi economica che attanaglia il Paese e la nostra regione. Quanto alla perdita di bilancio, o essa c’è oppure non c’è ma, in proposito, va ricordato che la Banca ha appostato gli accantonamenti in presenza della Banca d’Italia, che da novembre sta facendo un’accurata ispezione.

Quella di Banca Marche è una lunga storia, e nell’intervento non manca di elogiare pubblicamente l’ex presidente Costa e l’ex vicepresidente Ambrosini di avere svolto positivamente, nel tempo, i rispettivi mandati in quanto, anche grazie a loro, la Banca è stata vicina al territorio, sostenendone l’economia. Di qui la perdita di esercizio.

INTERVENTO FRANCO GAZZANI

Non sempre egli si è trovato in sintonia col Presidente della Fondazione di Pesaro, Gianfranco Sabbatini: in questo giorno, invece, tale sintonia esiste ed è totale. Qualcuno dice che questa è una vergogna e tale risentimento può ben comprendersi, alla luce dei risultati che oggi vengono presentati.

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La Fondazione Carima, per il tramite del Dr. Gazzani, ha così manifestato l’espressione di voto favorevole alla approvazione del bilancio 2012, anche se ciò potrebbe portare all’assunzione di qualche rischio.

INTERVENTO GIANCARLO GIACANI

Il Presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi ha dichiarato di essere, in proprio, uno dei 40.000 azionisti della Banca, ancorché egli, nell’occasione, rappresenti la Fondazione sopra citata, riferendo che nell’assemblea tenutasi il giorno precedente, in Fondazione, era emerso che, in sede di Assemblea di Banca Marche, ogni presa di posizione avrebbe incontrato delle controindicazioni.

Egli ha anticipato il voto favorevole di CARISJ.

INTERVENTO LUCIANO GOFFI

In relazione alla valutazione delle garanzie reali, sono stati apportati alcuni cambiamenti prescindendo completamente da quelli utilizzati dalla Vigilanza, che non è dato conoscere, tantopiù che l’opera del nucleo ispettivo si è rivolta al credito deteriorato pregresso, senza influire sull’autonoma revisione operata dalla Banca sul proprio portafoglio crediti.

Tali cambiamenti - indotti dall’andamento negativo del mercato immobiliare e dalla infruttuosità delle procedure esecutive (confermata dalla tendenza delle aste ad andare ripetutamente deserte) - rispondono all’esigenza di non prendere in considerazione, sic et simpliciter, i valori risultanti dalle perizie, ancorché aggiornate, ma di applicare sui valori stessi un abbattimento percentuale che, appunto, tiene conto dell’andamento, molto negativo, del mercato immobiliare. In pratica, sulle posizioni in default è stato applicato uno scarto del 40% (che tiene conto dell’effetto asta), mentre sugli incagli lo scarto è stato del 20%, in quanto, nella fattispecie, si può essere più ottimisti in quanto, sebbene, ad esempio, un cantiere sia fermo, si può sempre sperare di portare l’azienda in salvo. Ma anche quando un’iniziativa immobiliare dovesse riprendere una concreta prospettiva in termini di prosecuzione, occorre prendere atto che i prezzi ai quali i cespiti risulteranno vendibili non potranno mai essere gli stessi sulla base dei quali l’impresa aveva impostato il suo piano economico-finanziario all’epoca dell’avvio del cantiere. Di ciò, secondo il D.g., è doveroso prendere atto nel valutare l’attivo di bilancio della Banca. In sostanza, la Banca, negli ultimi mesi del 2012 e nelle more dell’approvazione del progetto di bilancio ha dovuto riclassificare un alto numero di posizioni che non erano correttamente classificate, ha dovuto altresì chiedere l’aggiornamento di numerose perizie che non erano più attendibili e, infine, ha dovuto munirsi di tutte quelle perizie che, purtroppo, non erano mai state chieste. Tutto ciò ha portato a formare un bilancio di esercizio che si basa sulla realtà della situazione delle singole posizioni e del mercato e non su mere speranze.

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Conclusa la discussione, ed esauriti gli interventi, si è passati alla votazione: il bilancio al 31/12/2012 di Banca delle Marche S.p.A., chiuso con una perdita netta di € 517.966.828 – il primo della Banca con tale risultato negativo -, è stato regolarmente approvato, a larghissima maggioranza (circa il 90% degli aventi diritto).

SUL PUNTO DELL’ORDINE DEL GIORNO RELATIVO ALLA RICHIESTA DEL SOCIO “FONDAZIONE CASSA DI RISPARMIO DELLA PROVINCIA DI MACERATA” CIRCA IL “PROMUOVIMENTO DI UN’AZIONE DI RESPONSABILITÀ AI SENSI DEGLI ARTT. 2392, 2393, 2396 E 2407 COD. CIV. E, COMUNQUE, DI UNA AZIONE RISARCITORIA AI SENSI DEGLI ARTT. 1218 E SEGG., 2104 E SEGG. E 2043 COD. CIV. NEI CONFRONTI DEI COMPONENTI DEL CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE E DEL COLLEGIO SINDACALE DI BANCA DELLE MARCHE S.P.A. IN CARICA AL 31/12/2011 NONCHÉ DELL’EX DIRETTORE GENERALE DI QUEST’ULTIMA, DOTT. MASSIMO BIANCONI, E DI TUTTI COLORO CHE, A QUALSIVOGLIA TITOLO E RAGIONE, SONO RESPONSABILI DELLA SITUAZIONE IN CUI ATTUALMENTE VERSA BANCA DELLA MARCHE S.P.A”, si è aperta una interessante discussione.

In primis, il Presidente dell’Assemblea ha comunicato che “…il socio “Fondazione Cassa di Risparmio della Provincia di Macerata ha predisposto una relazione, redatta ai sensi dell’art. 125-ter comma 3° del T.U.F., all’interno della quale vengono illustrate le ragioni per le quali il predetto socio ha richiesto l’inserimento, fra gli argomenti posti all’ordine del giorno dell’Assemblea di bilancio del 30/04/2013, di un’azione di responsabilità, così come sopra indicato. Il Presidente, precisando che tale documento è stato messo a disposizione dei soci sul sito internet della società ed è stato consegnato all’ingresso in Assemblea a tutti gli intervenuti, ha chiesto all’Avv. Gottin di darne integrale lettura.

Preso atto delle prime risultanze prodotte dallo Studio legale Bonelli Erede Pappalardo, a cui era stato dato mandato giusta delibera del 07/03/2013, il Consiglio di Amministrazione della Banca, nella seduta dell’11.4.2013, ha deliberato a maggioranza dei presenti (con cinque voti a favore e due astenuti): 1. di avviare azioni risarcitorie nei confronti del precedente management; 2. di conferire mandato allo Studio Bonelli Erede Pappalardo di procedere con tutti gli opportuni ulteriori approfondimenti, accertamenti e valutazioni circa l’operato degli altri Esponenti in carica nel periodo sopra indicato; 3. di conferire incarico a una società specializzata di verificare l’eventuale sussistenza del danno inflitto alla Società e del nesso di causalità tra gli eventuali inadempimenti e il danno medesimo….”.

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Prima di aprire la discussione sul punto all’o.d.g., il Presidente dell’Assemblea, Dr. Federico Tardioli, ha fornito un sintetico rendiconto delle iniziative poste in essere dal Consiglio di Amministrazione ovvero dalla Direzione della Banca nel secondo semestre del 2012 e nella prima parte del 2013.

INTERVENTO SANDRO FORLANI

E’ chiaro che questa è un’azione più volta a rendere palesi le responsabilità del passato che a costruire un nuovo e proficuo futuro. Ma è soprattutto un’azione di verità, senza della quale anche il futuro sarebbe più difficile da costruire. D’altra parte, se oggi si chiede ai marchigiani - a livello individuale o quali componenti di comunità a vario titolo aggregate - di costruire un banca sana ed ancora più forte, la partenza di questo nuovo processo non può assolutamente contenere punti oscuri. E solo l’analisi approfondita derivante dall’azione di responsabilità potrà definitivamente fugare qualsiasi dubbio.

INTERVENTO LUCIANO GOFFI

Viene precisato che, nella seduta del C.d.a. del 3 aprile 2013, l’allora presidente Lauro Costa precisò di avere rilasciato non già una lettera di manleva all’ex D.g. Bianconi ma semplicemente una lettera di stima e di condivisione dell’operato di questi, e ciò sulla scorta di una bozza redatta da un legale esterno alla Banca. In occasione della citata seduta consiliare, il presidente Costa chiarì di non avere conservato la copia dell’originale della lettera in questione, sicché la stessa non è disponibile. In ogni caso il fac-simile della lettera in parola, che riporterebbe il puntuale contenuto dell’originale - come detto, non disponibile - è stato consegnato allo studio Bonelli Erede Pappalardo.

INTERVENTO BRUNO STRONATI

La “governance” deve modificarsi, dando accesso ai privati sia nell’ambito del C.d.a. sia in quello del Collegio sindacale. Al contempo, l’Azienda dovrà procedere con un’incisiva azione di recupero delle risorse umane. Il taglio dei costi è necessario, ma non può né deve avvenire in modo indiscriminato e trasversale. Occorre invece individuare le sacche che generano i costi inutili o eccessivi e provvedere a tagliarli.

INTERVENTO FEDERICO TARDIOLI

Per potere agire in via risarcitoria, occorre accertare la sussistenza dell’eventuale nesso di causalità tra le condotte poste in essere, laddove illegittime, e il danno medesimo,

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il quale ultimo, tra l’altro, deve essere preventivamente quantificato. Per maggiore precisione, il dr. Tardioli legge un passaggio della relazione fornita dai Legali dello Studio Bonelli Erede Pappalardo: “Le valutazioni contenute nella presente nota non sono di per sé sufficienti a promuovere azioni di responsabilità o di risarcimento danni nei confronti degli Amministratori. A tal fine è infatti necessario accertare – oltre alla violazione dei doveri derivanti dalla legge o dallo statuto (o all’inadempimento contrattuale) – la sussistenza di un danno patito dalla Banca e il nesso causale tra questo danno e le violazioni dei soggetti nei confronti dei quali le azioni sono esercitate.”.

INTERVENTO GIANFRANCO SABBATINI

Il Presidente della Fondazione C.R. Pesaro, avv. Gianfranco Sabbatini, precisa che la Fondazione stessa ha esaminato il problema qui in discussione con spirito libero, laico e aperto. Le persone contro cui l’azione dovrebbe essere intentata sono stimate e il loro impegno di tanti anni non può essere messo in dubbio. Al contempo, l’avv. Sabbatini dichiara di potere anche comprendere il punto di vista della Fondazione di Macerata, ancorché la relazione ex art. 125 ter del TUF non contenga elementi che, ad avviso dello stesso avv. Sabbatini, possano giustificare un’azione di responsabilità. Al contempo, il Presidente Tardioli ha dato conto di un responso che la Banca ha ottenuto dallo studio Bonelli Erede Pappalardo, secondo il quale non sussisterebbero, allo stato attuale, le condizioni per promuovere l’azione di cui trattasi. Del resto, l’azione di responsabilità, così prosegue il presidente Sabbatini, si prescrive in cinque anni, ragion per cui la sua Fondazione ha deciso di non votare a favore dell’azione di cui trattasi, ritenendo opportuno attendere le risultanze definitive delle verifiche promosse dalla Banca prima di ritornare sul tema.

INTERVENTO SABRINA GORI

Si afferma che il Gruppo Intesa-Sanpaolo ritiene che, prima di poter trarre conclusioni appropriate in merito al coinvolgimento di altri esponenti aziendali, è necessario acquisire ulteriori elementi, anche documentali, sicché, solo quando il quadro ricognitivo sarà completo si potranno presentare le conclusioni in una successiva Assemblea.

INTERVENTO GIANCARLO GIACANI

Il Presidente della Fondazione C.R. Jesi dr. Giancarlo Giacani, conferma che la Fondazione che egli rappresenta ha esaminato la questione, concludendo che, per giungere all’eventuale esercizio dell’azione di responsabilità, occorrono ulteriori elementi rispetto a quelli attualmente disponibili. Certamente occorre tutelare il patrimonio della Banca e, per questo, si deve fare chiarezza sulle responsabilità pregresse. A tal fine, occorre dare

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mandato al C.d.A. della Banca affinché completi le verifiche all’uopo necessarie e ne porti le risultanze in Assemblea.

INTERVENTO FRANCO GAZZANI

La Fondazione CARIMA ha effettuato un investimento impegnativo, quindi, che dal 2007 ad oggi ha superato i 90 milioni di euro e che la Fondazione di Macerata ha sostenuto prontamente ed incondizionatamente, nell’assoluta convinzione che fosse indispensabile per consentire alla Banca partecipata di raggiungere maggiori livelli di efficienza, stabilità e solidità, permettendole quindi di poter affrontare il contesto competitivo in modo adeguato e con la dovuta tranquillità.

Mentre su tutte le operazioni appena ricordate vi è sempre stata una piena convergenza con le altre Fondazioni azioniste, rispetto a queste ultime, invece, le visioni relative ad alcune rilevanti questioni sono state differenti: - dismissione del patrimonio immobiliare di Banca Marche; - politica dei dividendi portata avanti negli ultimi anni, secondo CARIMA troppo

generosamente rispetto alle reali possibilità della Banca; - ruolo del precedente Direttore Generale, Dott. Massimo Bianconi, con riferimento

soprattutto alla proroga del suo rapporto di lavoro.

Senonché, le divergenze tra la visione della Fondazione Carima e quella delle altre Fondazioni sono invece divenute più profonde allorché, sul finire del 2011, è cominciata a maturare una diversa percezione circa l’andamento e lo stato di salute di Banca Marche.

Nonostante le reiterate rassicurazioni che nel frattempo provenivano dal Direttore Generale Bianconi e dal Presidente Ambrosini, le perplessità sulle politiche aziendali e sulle scelte strategiche hanno avuto un’autorevolissima conferma all’inizio del 2012, a seguito dell’ormai nota comunicazione inviata dalla Banca d’Italia in data 9 gennaio.

In quel documento l’Autorità di Vigilanza evidenziava gravi inadeguatezze e forti criticità nella governance e nel sistema dei controlli interni di Banca Marche, la cui origine veniva individuata chiaramente in un’eccessiva discrezionalità ed autoreferenzialità della struttura direzionale, cui si contrapponeva un ruolo scarsamente incisivo del Consiglio di Amministrazione e del Collegio Sindacale.

E nella medesima comunicazione la Banca d’Italia sollecitava un forte e rapido segnale di cambiamento, sia con l’ingresso nel Consiglio di Amministrazione di esponenti dotati di elevata professionalità, sia con un deciso rinnovamento nei livelli apicali della gerarchia tecnico-direzionale.

Per la Fondazione Carima la comunicazione della Banca d’Italia ha segnato un punto di svolta e di definitiva discontinuità con il passato. Ed è proprio nella valutazione della portata di tale documento, e delle conseguenti azioni da intraprendere, che si sono determinate ulteriori differenti chiavi di lettura e diverse volontà di intervento tra la Fondazione Carima e le altre componenti rappresentative della compagine sociale.

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È storia recente quella che vede emergere, non appena i nuovi consiglieri di nomina CARIMA, Prof. Cesarini e Dott. Grassano, hanno potuto applicare la loro innegabile competenza tecnica ed il loro scrupolo, le prime tangibili conferme della situazione censurata dalla Vigilanza sia nella lettera del gennaio 2012, sia in una successiva perentoria nota del giugno 2012 che, tra le altre cose, conteneva pesanti addebiti nei confronti del Direttore Generale, Dott. Massimo Bianconi, sotto il profilo della deontologia professionale, accompagnate da un eloquente quanto risoluto invito, rivolto agli organi sociali della Banca, a provvedere in tempi brevi al suo avvicendamento.

Anche in relazione al riscontro da dare a tale sollecitazione sono sorte forti divergenze tra la Fondazione Carima e le altre componenti della proprietà, che si sono manifestate anche all’interno del rinnovato, seppur parzialmente, C.d.A. della Banca, nel momento in cui, proprio con il supporto della struttura manageriale allora operativa, si stava predisponendo la semestrale del 2012. Una semestrale che - secondo i consiglieri Cesarini e Grassano, e come poi i fatti hanno dimostrato – appariva scarsamente documentata con riferimento agli accantonamenti. Il che, in verità, non dovrebbe stupire se si considera che è puntualmente emerso che alcuni documenti predisposti dalla Direzione Generale all’epoca in carica non sempre risultavano del tutto precisi e completi, e tuttavia – nonostante gli espliciti moniti della Banca d’Italia – sono sempre stati ratificati da tutti i consiglieri senza alcuna obiezione, con l’unica eccezione del Prof. Cesarini e del Dott. Grassano.

In tal senso, il danno per il territorio della Fondazione è quadruplo: - impoverimento diretto e diminuzione della ricchezza dei risparmiatori/azionisti; - minori erogazioni da parte della Fondazione; - minore sostegno della Banca a famiglie ed imprese; - perdita da parte del territorio - pressoché certa - della leadership in relazione al governo

della Banca, dovuta alla diluizione della partecipazione azionaria della Fondazione, in conseguenza del nuovo aumento di capitale tassativamente richiesto dall’Autorità di Vigilanza.

La Fondazione Carima crede che appurare “perché”, e soprattutto “chi”, ha generato

gli attuali problemi, costituisca la condizione basilare per poter eliminare fino in fondo le “incrostazioni” ed i residui della vecchia gestione, per capire se vi siano ulteriori criticità non ancora emerse e, soprattutto, per ricostruire quel legame fiduciario che, costituendo imprescindibile condizione di fattiva collaborazione a tutti i livelli, è stato gravemente infranto dal precedente management.

La Fondazione Carima avrebbe potuto iniziare un’azione di responsabilità indipendentemente dalla votazione odierna: la legge glielo consentiva, avendo detta Fondazione oltre un quinto del capitale sociale. Non lo ha fatto, per dare al Consiglio di Amministrazione di Banca Marche la libertà di decidere e, a tutti gli azionisti, l’opportunità di discutere.

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Terminato lo spoglio delle schede relative alla votazione riguardante il punto all’o.d.g., il Presidente ha proclamato il risultato che ha visto l’Assemblea, con il voto contrario degli azionisti titolari di n. 440.084.384 azioni (pari al 50,9617% del capitale presente e rappresentato), con l’astensione degli azionisti titolari di n. 121.912.576 azioni (pari al 14,1174% del capitale presente e rappresentato) e con il voto favorevole degli azionisti titolari di n. 301.560.897 azioni (pari al 34,9207% del capitale presente e rappresentato), e voti nulli per n. 1.750 azioni (pari allo 0,0002 del capitale presente e rappresentato, deliberare la non approvazione della proposta fatta dal socio “Fondazione CARIMA” di promuovimento di azione di responsabilità nei confronti dei componenti il Consiglio di Amministrazione ed il Collegio Sindacale di Banca delle Marche in carica al 31/12/2011, nonché dell’ex Direttore Generale, Dr. Bianconi.

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“Prospetto informativo redatto da Banca delle Marche per l’aumento di capitale sociale del 2012” - più esattamente, quello relativo all’offerta in opzione agli azionisti di Banca delle Marche S.p.A. di n. 211.720.802 azioni ordinarie Banca delle Marche S.p.A., ad un prezzo unitario pari ad € 0,85 - emittente Banca delle Marche, depositato presso la Consob il 6.02.2012, a seguito di comunicazione dell’avvenuta approvazione da parte della Consob con nota n. 12008625 del 3.02.2012 -.

Altro motivo di interesse è costituito dalla lettura del “Prospetto informativo

redatto da Banca delle Marche per l’aumento di capitale sociale del 2012”: in tale

documento, fondamentale e decisivo per le valutazioni e le decisioni da assumere in un

frangente così importante, tale da costituire una svolta nella vita dell’Istituto di credito,

nessuna particolare attenzione o sottolineatura è stata fatta di quanto contenuto nella

lettera di Banca d’Italia del 9 gennaio 2012, già pervenuta e quindi conosciuta da Banca

delle Marche, e fra i fattori di rischio pure presentati (v. pag. 75 e sgg.), tipici peraltro di un

investimento in titoli azionari non quotati in mercati regolamentati, oltre alla situazione di

particolare incertezza della intera economia mondiale, ed in particolare di quella europea

e nello specifico di quella italiana, non viene segnalato nulla di particolare, seppure, come

detto, ne esistessero le condizioni.

Vengono indicati, fra gli altri, il “rischio di credito”, con la indicazione delle

sofferenze e l’incidenza sul totale delle stesse, degli incagli e delle esposizioni scadute, e

la evidenziazione dei crediti deteriorati al 31.12.2010, pari all’8,80% del totale dei crediti

rispetto a quelli dei gruppi bancari, con un indicatore al 6,35%, il “rischio di concentrazione

degli impieghi”, il rischio di mercato”.

Nella sezione relativa ai “rischi connessi alle criticità emerse dagli esiti ispettivi”,

viene citato quanto segue, senza però nulla dire espressamente degli aspetti più rilevanti

e critici ricompresi in quella famosa lettera “Bank Italia” del 9 gennaio 2012, e quindi

disponibili:

“…. Nell’anno 2010 ed a inizio 2011 la Banca d’Italia ha condotto, presso il gruppo,

tre accertamenti ispettivi, uno generale, presso la controllata Medioleasing Spa e due

presso la capogruppo, uno in materia antiriciclaggio e uno in materia di rischio di credito,

di liquidità e di tasso. Tali accertamenti hanno generato l’avvio di due distinti procedimenti

sanzionatori nei confronti dei componenti del Consiglio di Amministrazione, del Consiglio

Sindacale e del Direttore Generale della società Medioleasing S.p.A. e della Capogruppo

Banca delle Marche S.p.A. Tali procedimenti si sono conclusi con l’applicazione di sanzioni

amministrative indicate al par. 20.9 -Procedimenti giudiziari e arbitrali.

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Tenendo conto che alcune delle azioni correttive identificate per la risoluzione delle

criticità riscontrate sono in corso di realizzazione, in questo contesto si evidenziano, quali

possibili fattori di rischio, i principali ambiti non ancora risolti.

Essi riguardano in particolare la gestione dei rischi di credito con riferimento ai

processi di attuazione delle politiche creditizie, all’ inadeguato utilizzo degli indicatori di

rischio, alle prassi operative utilizzate, ai processi di recupero.

L’Autorità di Vigilanza ha previsto una valutazione del complessivo stato di

avanzamento delle evoluzioni richieste in materia di antiriciclaggio e in materia di credito e

liquidità per la fine del mese di settembre p.v….”.

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NOTA – CONTRIBUTO DEL PROF. MICHELE AMBROSINI, GIÀ PRESIDENTE DEL

CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE DI BANCA DELLE MARCHE S.P.A., AI LAVORI DELLA

COMMISSIONE –

Il Prof. Michele Ambrosini, già Presidente del Consiglio di Amministrazione di Banca

delle Marche S.p.A. dal maggio 2009 e poi Vice-Presidente, in quota Fondazione Cassa di

Risparmio di Pesaro, fino all’aprile 2013, quando si dimise assieme al Suo successore alla

presidenza, il Dr. Lauro Costa, e comunque in carica all’epoca della sottoscrizione

dell’aumento di capitale sociale di Banca delle Marche – febbraio / marzo 2012 – e della

trasmissione da Banca d’Italia al Consiglio di Amministrazione di una nota – riservata – con

le gravi criticità e le decise indicazioni ivi segnalate – 9 gennaio 2012 –, non ha inteso

partecipare all’audizione fissata per il 18/02/2016 davanti alla Commissione di Studio, ma,

sollecitato ed interessato direttamente, ha poi accettato di fornire un proprio contributo

autonomo rispetto alle domande formulate per iscritto, che pure aveva richiesto, ed ha

inviato la comunicazione datata 18/02/2016, in cui sostanzialmente lo stesso indica:

- in relazione alla lettera riservata di Banca d’Italia – datata 9 gennaio 2012 – che: a) la

stessa venne integralmente letta ed allegata al verbale C.d.A. di Banca Marche dell’11

gennaio 2012 e quindi messa a disposizione (come ogni comunicazione di B.I.) delle

funzioni competente per le esigenze del caso; b) tale lettera inizia facendo riferimento

alla soddisfacente capacità patrimoniale e reddituale di Banca Marche; c) le Fondazioni

furono poste a conoscenza della lettera; d) Banca d’Italia fu informata di ciò che il

consiglio di amministrazione aveva prontamente predisposto; e) il C.d.A. di Banca

Marche, la Banca d’Italia e le Fondazioni bancarie furono informate sulla lettera datata

07/02/2012 prima dell’invio e (poiché non vi fu alcun dissenso) tale lettera venne

successivamente pubblicata nel sito di Banca Marche al fine di far conoscere agli

azionisti le risultanze delle ispezioni conclusesi nel 2011 e quanto stava facendo l’Istituto

di Credito;

- in relazione al punto 3 del questionario va detto che Banca Marche è nata dalla fusione di

tre Banche che detenevano partecipazioni del Medio Credito Fondiario e del Credito

Agricolo italiano (Consorzi Agrari) e quindi vi era la propensione dell’Istituto ad operare

nel settore immobiliare fin dalla sua nascita. Inoltre, il predetto settore è sempre stato

quello trainante nell’economia regionale e fino al 2012 le garanzie per eccellenza erano

quelle di tipo immobiliare, tant’è che la stessa solidità di una Banca si misurava dal

patrimonio immobiliare: comunque, dopo l’ispezione del 2010-2011 gli impegni nel

settore immobiliare da parte di B.M. ebbero ad avere un calo;

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- anche la società di leasing, creata per sopperire alle esigenze e funzioni di medio credito,

ha operato quasi totalmente nel settore del leasing immobiliare e non strumentale;

- un report degli accadimenti in Banca delle Marche S.p.A. dall’esercizio 2012 – peraltro

nessun accenno di criticità viene fatto per gli anni precedenti, quelli in cui sono

probabilmente sorte e si sono poi consolidate le problematiche…… .

Nella stessa nota, il Prof. Ambrosini ha fatto anche una sintesi di quelli che, almeno

secondo la sua versione, sono stati gli accadimenti che hanno caratterizzato il rapporto

Banca delle Marche / Banca d’Italia, con le criticità, i rilievi e le accuse che ha inteso

muovere:

1. Esercizio 2012

L’Assemblea di Banca Marche del 26/04/2012 ha approvato il bilancio dell’esercizio

2011, che portava un utile netto di Euro 135.067.995 ed un patrimonio di vigilanza di

Euro 1.171.305.000.

La stessa Assemblea ha nominato, per scadenza triennale, il nuovo CdA, rinnovato

per ottoundicesimi.

Alla data di marzo 2012, a seguito del favorevole esito dell’aumento di capitale

deliberato nel novembre 2011, il Tier 1 ratio della Banca era posizionato al 7,9% (lettera

Banca d’Italia 02/03/2012), ben al di sopra dei requisiti patrimoniali richiesti dalla

Vigilanza.

Il bilancio semestrale al 30/06/2012 deliberato dal nuovo Board portava un risultato

pari a 42.694.725 di utile e un patrimonio di vigilanza di Euro 1.897.885.000.

Nel mese di settembre 2012 si è insediato il nuovo D.G., Rag. Goffi, che nel C.d.A. del

27/09/2012, a commento e illustrazione dei dati dei rapporti 33 e 36 della funzione

controllo di gruppo (AUDIT) del settembre 2012, particolarmente mirati sul credito e sui

primi 50 gruppi affidati, si è espresso in termini tranquillizzanti, confermando la

valutazione di adeguatezza della stessa funzione di controllo: “la verifica di coerenza

della classificazione delle posizioni esaminate rispetto ai criteri in vigore e alle

indicazioni delle procedure di gestione del rischio, ha fatto emergere un sostanziale

allineamento, fatti salvi i casi limitati precedentemente illustrati e già all’attenzione

delle competenti strutture per le valutazioni del caso;……

Al 30 settembre 2012 – quindi prima dell’introduzione dei criteri di determinazione

delle rettifiche successivamente fatti ratificare dal DG ed una parte dal C.d.A. – Banca

Marche aveva percentuali di copertura media ponderata superiori ai gruppi UBI e Banco

Popolare (fonte: rapporto KPMG 15.02.2013), e comunque pienamente in linea con

quelle del sistema.

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Improvvisamente, il nuovo D.G. Rag. Goffi, nel quarto trimestre del 2012, ha attuato

una modifica ed un appesantimento dei parametri valutativi dei crediti deteriorati, che,

come sopra scritto, venne solo successivamente ratificata da una parte del C.d.A., tanto

da determinare le sfavorevoli evidenze del bilancio al 31/12/2012, che hanno

comportato una perdita di esercizio di 517 mln, con conseguente ridimensionamento

dei coefficienti patrimoniali sebbene “ancora in linea con i minimi regolamentari ma al

di sotto del target fissato dalla vigilanza (7,5%)”. Il patrimonio di vigilanza si è ridotto di

conseguenza a Euro 1.269.062.000.

2. Esercizio e semestrale 2013

Fin dal suo nascere (27/04/2012) il C.d.A., caratterizzato da “forti dissidi interni”,

non è stato in grado di gestire una situazione (peraltro comune a tutte le Banche)

pesantemente condizionata dall’economia di recessione, ed ha applicato politiche di

svalutazioni dei crediti deteriorati in modo indiscriminato e ben al di sopra della best-

practice del sistema.

Tant’è che, quando nel C.d.A. del 06.12.2012, si è aperta una discussione sui nuovi

criteri di valutazione dei crediti deteriorati e sulle metodologie di accantonamento, il

Direttore Generale ha risposto di avere consegnato agli ispettori di banca di Italia una

nuova e diversa metodologia per gli accantonamenti: tuttavia va notato che egli non

aveva avuto la preventiva autorizzazione del C.d.A., come gli viene “rinfacciato” nel

verbale del 20.12.2012 e 07.03.2013.

A conferma del fatto che il D.G. non avesse minimamente consultato né il C.d.A. né

il Collegio Sindacale né la società di revisione prima di adottare i nuovi criteri di

classificazione del portafoglio e di accantonamento, c’è la delibera del 14.02.2013 del

C.d.A. di Banca Marche in relazione ai “flussi informativi del Collegio Sindacale

sull’attività relativa al IV trimestre 2012”: ivi è dato apprendere, al punto sul Portafoglio

Crediti, che la PWC, quale società di revisione legale, riteneva le nuove valutazioni dei

crediti deteriorati molto più prudenziali rispetto al passato, nonché rispetto ai criteri

applicati dalle altre Banche.

La relazione KPMG del 15/02/2013, società a cui Banca Marche aveva chiesto una

valutazione sulla congruità di tali politiche rispetto ad un campione significativo di

Banche, è stata portata in C.d.A. dal D.G. Goffi solo il 09/05/2013, a bilancio 2012 ormai

approvato da tempo, ed i rilievi della KPMG sono rimasti lettera morta.

Il piano di ricapitalizzazione deliberato dal C.d.A. (all’interno di un piano triennale

denominato Rainbow) per fronteggiare la situazione venutasi a creare a seguito delle

svalutazioni prevedeva un aumento di capitale scindibile di 300 milioni attraverso

l’emissione di un prestito subordinato decennale (Upper Tier II) di 100 mln, un aumento

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di capitale sociale di € 100 mln e la cessione di asset non strategici (Carilo, Focus sgr e

48 sportelli).

A causa della non coerenza di tale piano con il collaterale piano industriale non si

perveniva alla realizzazione dello stesso piano.

L’unico tentativo fatto di emissione del prestito subordinato è rimasto inattuato,

essendo stato sottoscritto solo per 25 mln da parte di due Fondazioni azioniste (Pesaro

e Jesi).

L’emissione aveva necessariamente avuto l’avallo di CONSOB e Banca Italia!!

Il bilancio semestrale consolidato chiuso al 30/06/2013 ha evidenziato perdite per

233 mln, conseguenza di ulteriori elevate rettifiche di valore su crediti per € 452 mln,

con discesa del total Capital ratio al di sotto dei limiti regolamentari (al 30/06/2013 pari

al 6,65%) ed una ulteriore riduzione del patrimonio di vigilanza a 996 mln di Euro (+4

miliardi di liquidità).

3. Il Commissariamento

Stante la perdurante situazione di inattività del Board e un giudizio di sostanziale

incapacità a gestire la perdurante crisi, viste le risultanze del progetto di bilancio al

30/06 adottato il 30/08/2013, la Banca d’Italia ha disposto prima la gestione

provvisoria della Banca e, a seguire, ha richiesto in data 08/10/2013 al MEF lo

scioglimento degli organi di Banca Marche.

In data 30/10/2013 ha avuto inizio la gestione commissariale.

Da quel momento non ci sono state ulteriori notizie sulla situazione patrimoniale

della Banca né sull’attività dei Commissari.

La gestione commissariale è stata prorogata al 30/10/2015 per altri 2 mesi, non

essendo stata trovata soluzione per il superamento dello stato di crisi di Banca Marche,

ma non se ne conoscono le motivazioni.

L’ultimo avvistamento di dati ufficiali relativi alla situazione patrimoniale di Banca

Marche si ritrova nel bilancio semestrale al 30/06/2013 consolidato, redatto dall’ultimo

Board (in carica da oltre un anno e che aveva già operato svalutazioni “selvagge”

richieste dal D.G. Goffi), che portava un patrimonio di circa 996 milioni.

Che cosa è successo in oltre 2 anni di gestione commissariale?

I Commissari non solo non sono riusciti ad ottenere una cessione degli asset non

performing né a reperire un partner bancario, o ad attuare visibili politiche di

stabilizzazione dei crediti già pesantemente svalutati dal sistema, ma hanno addirittura

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consumato il patrimonio esistente, conducendo la Banca al collasso, poi certificato il

22/11/2015 da Governo e Banca d’Italia.

Una Banca che, “gestita” pur avendo problemi (come tutte), aveva certamente la

possibilità di proseguire il proprio cammino, tanto che il Governatore Visco, nella lettera

riservata al Presidente di Banca Marche del 09/01/2012, riconosceva che le pur presenti

criticità erano “controbilanciate da una dotazione patrimoniale adeguata e da una

capacità reddituale soddisfacente”.

A conferma di ciò, c’è la lettera di Banca d’Italia del 28/12/2012 a Consob (di cui si

dice essere stata conosciuta recentemente) e la stessa comunicazione di Banca d’Italia

sul proprio bollettino ufficiale del gennaio 2016 sull’attività di vigilanza svolta nei

confronti delle quattro banche poste in “risoluzione”.

A parere dell’Avv. Ambrosini, e per la verità anche di altri, secondo quanto emerge

da alcuni dei documenti acquisiti, la relazione KPMG del 15/02/2013, citata nella Sua nota

sovrascritta, evidenziava che le scelte prudenziali effettuate dalla nuova “governance”

sarebbero state fortemente penalizzanti per Banca delle Marche: non risulta chiarito

perché, se tale documento della KPG risulta datato 15/02/2013, vista la sua importanza,

non fu portato all’attenzione dei soci nell’Assemblea del 30/04/2013 e perché solamente

il 09/05/2013, e quindi a bilancio già approvato, detta Relazione sarebbe stata portata

all’attenzione del Consiglio di Amministrazione.

LETTERA AGLI AZIONISTI DI BANCA DELLE MARCHE DEL 07/02/2012

Agli atti risulta anche la lettera agli azionisti, firmata dal Presidente di Banca delle

Marche S.p.A., Avv. Prof. Michele Ambrosini, datata 7 febbraio 2012, e successiva alla

lettera di Banca d’Italia del 9 gennaio 2012, ma antecedente e “propedeutica” all’aumento

di capitale sociale di “Banca delle Marche”: con tale lettera, il Presidente di Banca delle

Marche si rivolgeva agli azionisti, sottacendo però, almeno così si ritiene, la gravità degli

accadimenti e dei rilievi fatti da Banca d’Italia, a cui sono stati fatti solo alcuni accenni, non

particolarmente significativi o rimarcati, peraltro, nel mentre si illustrava una situazione

che veniva definita di sostanziale normalità.

Per tutti, ecco alcuni stralci della citata lettera:

“… All’inizio del 2011 a Banca Marche sono state notificate le conclusioni sulle pregresse

ispezioni della Vigilanza e, facendo propri gli indirizzi ricevuti, il Nostro Istituto ha dato avvio

a tutte le attività necessarie per fornire una sempre maggiore solidità alla Banca.

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Per essere fino dal 2013 in lenea con Basilea 3 si è dovuta contenere l’espansione del credito

finanziario con estrema razionalità richieste per nuove intraprese e chiedendo un graduale

rientro a quella Clientela che risultava maggiormente esposta.

Sono stati migliorati processi e metodologie di lavoro e si sono fatti risparmi, laddove

possibili, senza allontanare dal proprio posto alcun dipendente, anzi nel corso dell’ano sono

state assunte nuove 38 risorse.

Si è provveduto a potenziare i controlli con processi ancora più evoluti ed evitando ogni

possibile incompatibilità funzionale nel sistema dei servizi.

Inoltre si è inserito ulteriore personale nell’audit, nella compliance, nell’antiriciclaggio,

rendendo tali settori di controllo funzionalmente dipendenti dal C.d.A. ed, al fine di

migliorare i parametri di “tier one” e di “total capital ratio”, la Banca ha chiesto di essere

autorizzata ad utilizzare un proprio rating avanzato di ponderazione dei rischi: si è in attesa

del consenso da Banca d’Italia.

Il mantenimento dell’autonomia decisionale ed operativa dell’istituto ha causato, in

qualche occasione, degli attacchi non giustificati o quantomeno non proporzionati ai fatti

da parte di alcune testate giornalistiche. Tale malaugurato fenomeno ha comportato la

necessità che ci si è dovuti fare meglio conoscere in campo nazionale e così è stata ampliata

la campagna di pubblicità istituzionale sui diversi settori e sui modi di operatività della

Banca: si è avuto un risultato ampiamente soddisfacente.

Altresì, C.d.A. e management hanno portato avanti il Piano Industriale chiudendo, in primis,

l’operazione di valorizzazione del patrimonio immobiliare con la creazione di un Fondo di

cui la Banca è sottoscrittrice del 20% e da cui si è ricavata una notevole plusvalenza,

destinata a rafforzare il patrimonio aziendale.

Sempre in attuazione delle operazioni previste nel piano industriale, sono state svolte

plurime trattative per la cessione delle sofferenze (la prima volta nella storia dell’Istituto)

ma tali trattative, oltre ad essere state particolarmente complicate hanno trovato delle

difficoltà per la loro definizione tra cui, e non ultime, le mutate condizioni del mercati

internazionali ove il declassamento dell’Italia ha svolto un ruolo non indifferente: alla fine

un pacchetto di sofferenze, considerate non più riscuotibili, è stato ceduto ricavandone una

positiva, quanto imprevista, plusvalenza.

Difficili trattative si sono avute nei tentativi di trovare un nuovo socio assicurativo, in

quanto, anche in questo settore, la ricerca di un partener italiano non ha dato esito: mentre

possibili partner stranieri (dopo aver effettuato delle lusinghiere “due diligence” su Banca

Marche) sono rimasti condizionati dalla situazione del Debito Pubblico Italiano e della

credibilità del paese al momento del perfezionamento degli accordi. Comunque, un buon

accordo per una partnership nel settore della assicurazioni si è sottoscritto con

l’assicurazione CARDIF, che fa parte del Gruppo B.N.L. – B.N.P. Paribas….”

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“….Quindi, seppure in un momento di crisi, ma in un clima di entusiasmo e di ottimismo, è

stata varata l’operazione di aumento di capitale che partirà dal prossimo 8 febbraio per

concludersi il 9 marzo 2012

Nell’aprile 2012 verrà rinnovato il C.d.A. ed in tal senso Banca Marche applicherà le

indicazioni ricevute ed accogliendo la normativa “Disposizioni di vigilanza in materia di

organizzazione e governo societario delle banche” di cui al documento dell’11 gennaio 2012

a firma del Governatore, ha deliberato di fare propria la best practice indicata dall’Organo

di Vigilanza.

In tal senso il C.D.A. ha formulato la proposta di modifica dell’art. 20 dello Statuto e dell’art.

11 del Regolamento Assembleare da sottoporre alla prossima Assemblea del 23/03/2012,

in modo che nella presentazione delle liste per i componenti del nuovo organo collegiale

siano formulate candidature coerenti con i profili teorici individuati da apposita

autovalutazione del C.d.A. stesso. Ciò al fine di assicurare una composizione quali-

quantitativa dell’organo consiliare secondo i dettami della ripetuta disposizione di Vigilanza

dell’11/01/2012…:”

“….Resta ovviamente salva la possibilità per gli azionisti di svolgere proprie valutazioni,

come esplicitamente chiarito dalla nota del Governatore di Banca d’Italia, sulla

composizione quali-quantitativa ottimale del Consiglio e di presentare liste di candidati

coerenti con tali valutazioni, motivando eventuali differenze rispetto alle stesse analisi

svolte dal Consiglio.

Per concludere, va evidenziato che nel tempo su Banca Marche sono state fatte molte

divagazioni lontane dalla realtà, ma ciò è anche significativo della grande crescita

dell’Istituto che si è inserito tra le prime 20 banche italiane e che oggi svolge un ruolo

trainante nell’economia dell’Italia Centrale.

In tal senso il C.d.A. e tutta la struttura hanno fiducia che i risultati conseguiti siano la

risposta operativa nei confronti di chiacchiere solo dannose: la Nostra Banca, la Vostra

Banca, non è stata mai così liquida e patrimonializzata come oggi.

Ci si scusa per la sommarietà e per l’incompletezza della presente lettera, ma essa ha

soprattutto lo scopo di voler fare conoscere a tutti gli azionisti, in modo semplice, quanto

realizzato nel 2011, nonché puntualizzare i tempi dell’operazione di aumento di capitale

che va completata nel 2012 e gli indirizzi forniti da Banca d’Italia sulla composizione quali-

quantitativa dei nuovi C.d.A. con relativi profili teorici-professionali dei Consiglieri….”.

La valutazione della pregnanza e della decisività dei richiami operati in questa

lettera agli azionisti, a firma del Presidente del Consiglio di Amministrazione, diffusa in un

momento e con finalità particolari, anche rispetto a quanto contenuto nella lettera Banca

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d’Italia del 09/01/2012, ed alla gravità delle indicazioni ivi espresse, viene lasciata ai lettori

di questa relazione, non esimendoci peraltro dal manifestare più di una perplessità in

merito per la non compiutezza della stessa.

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CONTRIBUTO SCRITTO DEL DR. FEDERICO TARDIOLI - GIÀ VICE PRESIDENTE DI BANCA DELLE MARCHE E GIÀ PRESIDENTE DELLA FONDAZIONE CARISJ –

Il Dr. Federico Tardioli, dopo aver declinato l’invito a partecipare alle audizioni

fissate per il 25/01/2016 ed il 18/02/2016 davanti alla Commissione di studio, ha poi

accettato, a seguito di contatti personali intercorsi, di fornire il proprio contributo

autonomo rispetto alle domande formulate per iscritto, analoghe a quelle pure fatte avere

all’Avv. Ambrosini, ed in data 5-11/04/2016 ha inviato questa comunicazione:

“… Vorrei premettere che ha rivestito la carica di Presidente della Fondazione Cassa di

Risparmio di Jesi fino al 27.04.2012 quando mi sono dimesso perché nominato membro del

Consiglio di Amministrazione della Banca della Marche S.p.A.

È quindi evidente che per quanto riguarda il primo Ente non posso rispondere a

domande afferenti a fatti successivi alle mie dimissioni mentre per quanto riguarda il

secondo non posso rispondere in relazione a fatti precedenti al mio ingresso nel Consiglio

di Amministrazione.

Certamente non mi è possibile rispondere in ordine ai comportamenti di Banca

d’Italia precedenti il periodo in cui ho svolto la funzione di Consigliere della Banca delle

Marche fatta eccezione per talune specifiche circostanze quali quelle che mi hanno posto a

conoscenza della lettera del gennaio 2012.

Ricordo che nel gennaio 2012, dopo l’arrivo della ormai famosa lettera della Banca

d’Italia del 09.01.2012, indirizzata esclusivamente al Presidente del Consiglio di

Amministrazione di Banca Marche, sono stato convocato ad una riunione a cui

partecipavano:

1. Presidente e Vice Presidente di Banca delle Marche, nelle persone di Michele

Ambrosini, Lauro Costa e Tonino Perini

2. Il Direttore Generale di Banca delle Marche Massimo Bianconi

3. I Presidenti delle Fondazioni di Pesaro, Macerata ed il sottoscritto.

Non ricordo se era presente anche il Presidente dei revisori dei Conti e del Consiglio di

Amministrazione di Banca Marche.

La riunione è stata coordinata dell’Avv. Ambrosini che ha esibito a tutti, una copia della

lettera in oggetto, chiarendo subito che la riunione era assolutamente riservata e che nulla

di quanto si sarebbe detto doveva trapelare all’esterno, in quanto ciò poteva fare danno

alla Banca Marche.

Quindi è stata letta e commentata, riga per riga, la lettera in oggetto.

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Ciascuno ovviamente commentava secondo quanto personalmente percepiva.

Da parte mia, non ricordo se ho preso parte alla discussione, ho comunque capito

l’importanza di ciò che avevamo letto.

Detta lettera denunziava essenzialmente una crescita degli impieghi nettamente

superiore alla raccolta, una cultura aziendale poca attenta a garantire effettività

all’osservanza delle disposizioni in materia di antiriciclaggio, l’inefficiente azione di indirizzo

e supervisione del Consiglio di Amministrazione e del Collegio dei Revisori dei Conti rispetto

al ruolo preminente esercitato dal Direttore Generale.

Nonostante le criticità evidenziate ed anzi proprio per le criticità evidenziate, la Banca

d’Italia invitava il Presidente della Banca delle Marche a verificare, rispetto al piano

finanziario, “la concreta fattibilità delle operazioni straordinarie programmate – che,

risultano necessarie per il rispetto degli impegni pianificati – fornendo aggiornate

informazioni in ordine alla sostenibilità della tempistica prevista”.

Ritengo con quanto sopra esposto di aver esaurito gli argomenti sui quali mi era

possibile rispondere, giusti i limiti, da una parte, del periodo temporale in cui ho

effettivamente rivestito gli incarichi prima di presidente della Fondazione Carisj e poi di

Consigliere e Vice Presidente della Banca delle Marche, in secondo luogo, per i limiti

derivanti dai doveri di riservatezza imposti dalla vigente normativa bancaria, in particolare

in relazione alla richiesta di indicazioni delle maggiori esposizioni debitorie della Banca delle

Marche.

Inoltre molte delle domande che mi vengono poste trovano risposta nei bilanci della

Banca delle Marche S.p.A. ai quali La prego di far riferimento anziché ricorrere alla mia

memoria che potrebbe essere fallace...”.

L’apporto ai lavori della Commissione è in vero limitato al chiarimento fornito su alcuni

aspetti, quelli indicati come di diretta conoscenza del Dr. Federico Tardioli, che comunque

ha dato la propria disponibilità, di cui gli viene dato atto, superando il precedente diniego.

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AUDIZIONE IN COMMISSIONE DI STUDIO, IN DATA 17/02/2016, DELL’EX DIRETTORE GENERALE DI

“BANCA DELLE MARCHE”, ED ATTUALE AMMINISTRATORE DELEGATO DI “NUOVA BANCA DELLE MARCHE

S.P.A.”, LUCIANO GOFFI – INQUADRAMENTO DELLA CRISI DI “BANCA MARCHE”, E PRECORSE VICENDE -

Quelle che seguono sono le affermazioni più importanti e pregnanti di Luciano Goffi, che nel Suo intervento ha delineato le criticità, le possibili cause e le adombrate responsabilità della vicenda “Banca Marche”, nel suo excursus, che ha riguardato il periodo che va dagli anni 2004 alla fase più drammatica dell’Istituto:

“…Io sono entrato a far parte di Banca Marche come Direttore Generale il 14

settembre 2012 e credo che possa essere utile ai lavori della Commissione che io sottoponga una brevissima analisi semplice, basata non tanto su dati successivi al mio ingresso ma su dati precedenti, quindi su dati assolutamente ufficiali desunti e desumibili da Bilanci ufficiali che la Banca aveva chiuso fino al giugno 2012. Questo solo per far comprendere la natura della crisi di Banca Marche, inquadrarla se possibile, se di vostro interesse, nella giusta luce. Mi rendo conto che possono essere valutazioni – ma sarò molto breve – di natura tecnica; cercherò di esprimermi nella maniera più leggibile possibile ma, voglio dire, non è difficile comprendere come una Banca possa entrare in una situazione di difficoltà.

Quindi, ripeto, mi attengo a dati che sono nei Bilanci ufficiali fino a giugno del 2012. L’assunto è che Banca Marche era una Banca splendida – mi permetto di dare questa valutazione – fino al 2004. Splendida perché aveva un chiaro equilibrio strutturale avendo 10 miliardi e mezzo di raccolta diretta, 10 miliardi e mezzo di impieghi economici, 8 miliardi circa di raccolta indiretta e noi intendiamo per “raccolta indiretta” depositi in Titoli della clientela, quindi quando uno ha dei BOT e li tiene in Banca, sul suo dossier quella è la raccolta indiretta.

10 miliardi e mezzo di impieghi, 10 di raccolta, 8 miliardi e rotti di raccolta indiretta, un patrimonio netto contabile di circa 600.000 milioni. L’unico limite, l’unico aspetto di debolezza che la Banca poteva avere in quell’anno, era un certo sovra dimensionamento della struttura, quindi un po’ di personale in più rispetto alle dinamiche dimensionali ma spiegabile….solo alla fusione delle tre Casse di Risparmio, quindi ogni volta che c’è un’aggregazione, per un po’ di anni ti porti dietro un po’ di “eccesso di struttura” che poi smaltisci man mano, diciamo.

Cosa è successo dal 2004 al 2011? E’ successo semplicemente che la Banca ha raddoppiato i suoi impieghi, da 10 miliardi a 20 miliardi: l’esposizione della Banca al settore immobiliare nel 2004 era del 20% sul totale degli impieghi e questa percentuale alla fine del 2012, nel frattempo raddoppiati gli impieghi, era arrivata al 40%. Quindi una crescita molto rapida in quegli anni, in cinque/sei anni una crescita che ha portato la Banca a raddoppiare i suoi impieghi con una dinamica di progressiva maggiore esposizione nel settore immobiliare. Un’esposizione nel settore immobiliare diciamo superiore a quelle che potevano essere le dinamiche medie di sistema; quelli erano gli anni in cui il settore immobiliare andava bene, le prospettive di crescita sembravano ottime e in certi anni lo erano. Molte Banche hanno sottovalutato un’inversione di tendenza del settore e chi però si era esposto eccessivamente in quel settore è stato più vulnerabile degli altri agli effetti

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poi della crisi. Come la Banca ha finanziato questo incremento degli impieghi? Per una metà di questi 10 miliardi in più li ha finanziati trasformando quella raccolta

indiretta e cioè chiedendo/proponendo alla clientela di convertire una parte dei propri depositi in Titoli o risparmio gestito in prodotti di raccolta – normalissimo, legittimo, nessun problema – che spiega una metà circa del finanziamento della crescita, ma l’altra metà indebitandosi nei confronti del sistema bancario e in particolare nei confronti della BCE.

Quindi a giugno del 2012 l’esposizione verso la BCE era di 4 miliardi e 350 milioni e a garanzia di questo debito nei confronti di BCE la Banca aveva portato un po’ di Titoli di Stato e soprattutto Titoli derivanti dalla cartolarizzazione di mutui. La cartolarizzazione è un’operazione che trasforma mutui residenziali, prevalentemente su privati, li trasforma in Titoli che sono negoziabili sul mercato o presentabili alla BCE, perché sono Titoli il cui rimborso è garantito dal fatto che sotto ci sono mutui che man mano vengono pagati.

Sostanzialmente qual è stata la dinamica? Una grossa crescita troppo rapida, una sovraesposizione progressiva nei confronti

del sistema immobiliare e uno sbilanciamento della struttura dell’Attivo e del Passivo con un indebitamento importante nei confronti della BCE.

L’altro elemento che ha determinato poi l’aggravarsi della situazione della Banca è stato il fatto che la Banca ha avuto un forte ritardo rispetto al resto del sistema nel prendere atto del profilo di rischio che nel frattempo aveva assunto, per le dinamiche che prima dicevo, e quindi laddove il sistema bancario o la generalità delle altre Banche all’inizio della crisi – quindi 2008 – avevano cominciato a cambiare le loro politiche del loro sistema del credito, rafforzare i controlli e soprattutto far emergere i rischi reali che aveva in portafoglio e coprirli in maniera adeguata con svalutazioni e accantonamenti, questa attività che era normale e fisiologica della sana e prudente gestione, la Banca ha tardato ad avviarla. E in sostanza l’ha avviata poi con il cambio di management.

Anzi, il problema è che nel corso dei primi anni della crisi, la Banca nell’intento evidentemente di sostenere situazioni difficili che aveva già incorporato, ha continuato a finanziare quelle situazioni difficili aggravando ulteriormente l’esposizione verso quei clienti, quegli imprenditori che avevano già difficoltà a portare a compimento i loro progetti.

La concentrazione nel settore immobiliare era accompagnata da una concentrazione importante anche su singoli soggetti per cui, per dire, i primi 50 clienti per entità del credito che avevano acquisito e assorbito, occupavano circa 2 miliardi; quindi circa 2 miliardi dei 20 circa di impieghi erano allocati sui primi 50 clienti prevalentemente del settore immobiliare.

Le sofferenze e gli incagli che, a giugno 2012, la Banca aveva classificato non erano la fotografia esatta del credito deteriorato che la Banca aveva, per cui successivamente sono emerse, palesando le posizioni di tutto il portafoglio, tante altre posizioni che avevano già caratteristiche di anomalia e che però figuravano a Bilancio come “credito vivo”, e quindi non avevano accantonamenti.

Sul tema degli accantonamenti la Banca ha registrato, aveva registrato, un altro forte ritardo, nel senso che al 30 giugno 2012 la Banca registrava in Bilancio circa 2 miliardi e 800 milioni tra sofferenze, incagli e scaduti – gli scaduti sono posizioni che non sono ancora né sofferenze né incagli ma sono scaduti, nel senso che non pagano, oppure è scaduto l’accordato e non è rientrato ed è la prima fase, diciamo quella propedeutica verso

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un successivo deterioramento della posizione – e a fronte di 2 miliardi e 800 milioni di sofferenze e incagli c’era un altro miliardo di impieghi scaduti.

In Bilancio questi numeri erano chiaramente visibili: chiaramente il miliardo di scaduti non erano fronteggiati da nessun accantonamento. Gli incagli erano coperti al 7% quando il sistema già li copriva al 18, le sofferenze erano coperte al 28% quando il sistema già li copriva al 50.

La situazione che la nuova gestione si è trovata ad affrontare è stata duplice; da un lato quello di dover adeguare la copertura di quello che già era classificato “sofferenza e incaglio” a quelle che erano le medie di sistema e comunque alle reali prospettive di realizzo di quei crediti – quindi adeguandoli più in alto e assorbendo altre svalutazioni, altri accantonamenti – ma soprattutto coprire adeguatamente tutto quello che sembrava essere buono ma buono non era. Per cui lo sforzo che la Banca ha dovuto sostenere in questi tre anni successivi è stato quello di compiere questo percorso e lo sforzo di dare coperture adeguate a fronte del totale del credito deteriorato ha completamente assorbito il patrimonio. Un patrimonio che, al giugno 2012, dai 600 milioni del 2004 era arrivato a 1 miliardo e 450 milioni anche a seguito dell’aumento di Capitale fatto nel marzo del 2012 ma con 1 miliardo e 400 milioni di patrimonio a fronte di 20 miliardi di impieghi di cui una quota importante pesante, a rischio, e quindi con la necessità di fare accantonamenti importanti, si comprende come quegli accantonamenti poi hanno assorbito e consumato in maniera molto semplice, diciamo, quel patrimonio e questo spiega la perdita di valore dell’investimento azionario dei soci, (il patrimonio era 600 milioni a giugno del 2012).

Ecco, consideriamo che nel corso di quel periodo che io ho preso a riferimento, 2004/2011, la Banca ha pagato 500 milioni di tasse e 350 milioni di dividendi; questo per dire che una politica più anticipatoria di rigore di Bilancio avrebbe potuto, diminuendo i dividendi erogati e però anche risparmiando sull’imposizione fiscale, avrebbe potuto, cominciando dal 2008, progressivamente fare coperture adeguate e impedendo, evitando, che a tutto si dovesse invece arrivare in quattro e quattr’otto in un unico momento, facendo quello che gli altri avevano fatto in tanti anni, facendolo in poco tempo. Questo sostanzialmente è il quadro d’assieme che spiega un po’ la situazione della Banca…”.

“…..Il ruolo della vigilanza: Banca Marche è stata sottoposta a ripetute visite ispettive da parte di Banca Italia: 2006, 2008, 2009, 2010 e 2011. Ogni volta le ispezioni si sono tradotte in un giudizio che, nel gergo tecnico, nel caso specifico era “parzialmente sfavorevole”. Sostanzialmente funziona che quando il giudizio non è buono, può essere parzialmente favorevole, parzialmente sfavorevole e sfavorevole; quando è sfavorevole arrivano i Commissari.

Quindi “parzialmente sfavorevole”, accompagnato da una serie di avvertimenti, di richiami e sottolineature su due punti in particolare che Banca d’Italia ha continuamente sottoposto all’attenzione del CdA e del management e cioè la progressiva esposizione al settore immobiliare e già nel 2006 si faceva riferimento alla posizione di LANARI – solo questo nome vi posso dire, altri non ne dico. E questo lo dico perché sui giornali comunque è venuto fuori – che è la posizione più grande. Ma già nel 2006 Banca d’Italia faceva riferimento al fatto che nei confronti di quel cliente la Banca si stava esponendo troppo e

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nei confronti del settore immobiliare. L’altro rilievo costante era quello dell’inefficacia dei sistemi interni di controllo. Prima

del 2007 la banca aveva sostanzialmente pochissima struttura dei controlli – se non l’Ispettorato interno – poi nel 2007 ha messo in piedi un sistema di cui adesso non entro nel dettaglio tecnico ma un sistema di controllo interno che però non è stato efficace…….”.

“…….Perché quand’è che un sistema di controllo interno è efficace? Quando sottopone al CdA e al Direttore Generale, con coraggio, – con coraggio, sottolineo – le cose che non vanno, dicendolo apertamente. Dicendo cioè “guarda, qui le cose stanno così. Poi mi cacci?

Va bene, poi mi caccerai, però io ti dico come responsabile dei controlli che se andiamo avanti in questa direzione stiamo assumendo una rischiosità eccessiva ecc ecc”.. Ecco: almeno dalla lettura dei Verbali dei Cda, questo avvertimento forte non risulta: poi se sia stato fatto e non verbalizzato, io questo non lo so.

Però, ecco, ritornando alla Banca d’Italia, effettivamente il ruolo di vigilanza è stato svolto.

Non ho visto invece, nella circostanza dell’aumento di Capitale, lettere di CONSOB, però di più non posso, non so dire, non ho visto in quella circostanza la lettera di CONSOB, però la lettera del 9 gennaio 2012 di Banca d’Italia era molto molto importante. Faceva la somma di tutti i rilievi mossi durante quegli anni portandola a conseguenze molto forti e dicendo “è vero che in fondo la Banca ha ancora un patrimonio di 1 miliardo e 4, però attenzione che i rischi sono questi, che il sistema di controllo non funziona e che dovete fare così, così e così…”, ecco; quindi questo è…..”. “……Quindi il problema non è tanto quanto abbiamo accantonato ma è la quantità della roba su cui accantonare; è quello il problema, perché il totale delle posizioni che sono andate in default obiettivamente era tanto. Quindi questo è il problema. Non posso dire chi erano i 50 clienti, tranne quello che tutti sapete, però sono prevalentemente imprenditori di tipo immobiliare, qualcuno fuori zona ma non molti, prevalentemente sono delle zone dove la Banca è presente quindi Marche, Lazio, Emilia Romagna, Abruzzo, Umbria. Cantieri immobiliari che sono partiti tra il 2006 e il 2008 finanziati dalla Banca in maniera aggressiva, diciamo, e che poi hanno scontato la crisi. Ci si è trovati con uno che è partito, gli hai finanziato l’area – forse anche l’aria ma l’area almeno – gli hai finanziato i progetti, gli hai finanziato tutto, quello arriva a un certo punto che non vende, non riesce a vendere perché i prezzi non sono più coerenti e perché il mercato si è fermato e a quel punto tutto rimane lì: che fai? Che fai?......”. “……Dove questa corrispondenza non è stata verificata io ho fatto gli esposti alla Procura della Repubblica, in alcuni casi. Voglio dire, non è che….però ce n’erano eh, avrete letto tra l’altro che all’inizio uno dei periti si è autodenunciato dicendo “eh sì ma adesso mi avete cancellato dall’Albo però io in fondo facevo quello che mi dicevano di fare”….quindi, ecco. Abbiamo fatto qualcosa per recuperare i crediti? La Banca recupera circa 50 milioni all’anno e 50 milioni all’anno è ben poca cosa chiaramente rispetto al monte del credito, però il recupero possibile di questi tempi è questo. Perché se tu gli immobili non li riesci a vendere

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perché mercato non c’è, se dall’altra parte c’è uno che poveretto non riesce più a pagare, che recuperi? Recuperi solo dove riesci a vendere o dove magari c’è un garante che dà una mano ai garantiti a pagare; ma se quello non paga e tu l’immobile non lo vendi perché non c’è mercato, che recuperi?......”.

“……..Lì, in quel periodo lì diciamo nel 2014, noi eravamo in trattativa con FONSPA e il progetto di FONSPA era un bellissimo progetto su cui abbiamo cominciato a lavorare nell’agosto 2014 e ci è caduto nelle mani nel marzo / aprile 2015. Prevedeva la creazione della “bad bank” garantita dal Fondo di Tutela del Risparmio e FONSPA che oltre a gestire la “bad bank” avrebbe messo anche il capitale necessario da versare sulla Banca: e perché non ha funzionato?

Non ha funzionato perché guarda caso era stata salvata in quel periodo la TERCAS dal Fondo Interbancario. Il Fondo Interbancario aveva tappato il buco che in TERCAS c’era ed era di 260 milioni, coperto a fondo perduto dal Fondo e la Popolare di Bari aveva fatto l’aumento di Capitale successivo.

La Commissione Europea ha tacciato quell’intervento del Fondo Interbancario come aiuto di Stato e quando FONSPA ha capito, ha visto, che c’era il rischio che anche il suo progetto poteva essere visto dalla Commissione Europea come aiuto di Stato, chiaramente si è ritirata. Perché dice “io faccio l’aumento di Capitale, mi porto dietro i fondi, organizzo la “bad bank” poi mi si dice che è aiuto di Stato e perdo la garanzia del Fondo così salto pure io”. E questo è stato il problema per cui noi non abbiamo potuto realizzare quella cosa su cui credevamo fortemente in quel periodo. Posso dire anche che durante questo periodo del Commissariamento si sono affacciati alla nostra porta diversi soggetti, per alcuni dei quali abbiamo dovuto fare segnalazione anti riciclaggio perché erano soggetti abbastanza improbabili, Fondi particolari; ma nessuna Banca purtroppo si è affacciata alla nostra porta in quel periodo, nonostante i Commissari di Banca d’Italia abbiamo tentato in tutti i modi in questo periodo, aldilà di FONSPA, di trovare una soluzione che potesse rendere meno doloroso il salvataggio di Banca Marche….…”.

“……Adesso spiego un attimo di cosa si è trattato, della risoluzione. La Banca praticamente aveva perso il patrimonio e nel momento in cui è arrivata la risoluzione aveva un patrimonio negativo di 43/48 milioni; quindi sostanzialmente gli Azionisti avevano già perso prima della risoluzione il valore delle loro Azioni. La risoluzione prevede lo scorporo della Banca buona, quindi la “good bank”, che però si porta dietro anche le sofferenze in prima istanza. Poi in seconda istanza le sofferenze le cede alla “bad bank” e le cede a quale valore? Di mercato; cioè col discorso che facevamo prima, a quello che oggi il mercato paga mediamente le sofferenze. Chi ha coperto….torniamo un attimo indietro: Banca ordinaria 48 meno di patrimonio; quando tu valuti ulteriormente le sofferenze il deficit ti aumenta, ovviamente, no? è chiaro. Chi ha coperto questo ulteriore deficit di 1 miliardo e 4? 400 milioni i Subordinati; di questi 400 milioni, 300 sono in mano a investitori istituzionali – e quindi Banche, Fondi ecc – e 100 i privati, 920 persone che hanno questi 105 milioni di Subordinati.

Quindi, il miliardo e 4 di deficit derivante dall’abbattimento a valore di mercato

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delle sofferenze, 400 li coprono i Subordinati, 1 miliardo e 4 milioni il Fondo, quindi le Banche, a fondo perduto. Ecco la ripartizione degli oneri: le Banche ci hanno messo 1 miliardo a fondo perduto, gli Obbligazionisti ci hanno messo 400 milioni a fondo perduto. Per fortuna solo 100 in mano a privati, perché altrimenti sarebbe astato un disastro chiaramente anche più grande. Però devo dire che queste Obbligazioni la Banca le aveva emesse negli anni 2006/2007, le ultime nel 2008, prevalentemente su investitori istituzionali e in parte un paio di emissioni anche sui retails cioè sui privati e debbo dire che poi alcuni privati le avevano comprate anche sul mercato, quindi non in emissione diretta……”.

“…….L’idea sulle Fondazioni non vorrei esprimerla, nel senso che sicuramente sono state in certi casi soggetti fondamentali per il territorio. Le Fondazioni bancarie sono state una bella intuizione, diciamo, e hanno svolto un ruolo fondamentale per il territorio in certi anni e sono ancora come soggetto giuridico in generale e come soggetto del territorio, fondamentali quando hanno salvaguardato il patrimonio, soprattutto quando hanno diminuito il loro investimento nella Banca conferitaria. Cioè, tutte le Fondazioni che nel tempo hanno venduto quote della Banca dove erano soci hanno fatto cassa e oggi sono liquide; le Fondazioni che non hanno fatto questo – e ce ne sono tante in Italia che non hanno fatto politiche di dismettere le Banche e privatizzarle e darle ad altri – si sono trovate con i problemi. Pensate a Siena, pensate a Genova, pensate a Teramo, pensate a Ferrara…pensate a tutte le Fondazioni che non hanno venduto e hanno avuto sto problema qui. Chi ha venduto – pensiamo ad Ascoli che ha venduto interamente la Banca – oggi è liquida e forte ma queste sono scelte strategiche che uno fa……..”.

“……. Mi trovo un po’ in difficoltà a dare cifre perché non volevo appunto, essendo ancora col Bilancio dell’Amministrazione Straordinaria che non è pubblico.... Però, allora: 7 miliardi e mezzo – questo è il dato che mi permetto…tanto poi lo vedrete tra un po’ dal Bilancio – 7 miliardi e mezzo è la somma in Banca Marche degli incagli e delle sofferenze. Quando io sono arrivato quei 7 e mezzo erano 2.850 perché nel frattempo poi ne abbiamo purtroppo tirati fuori altri ecc. A fronte di quei 2.850 c’erano solo 300 milioni di accantonamenti; portare gli accantonamenti alle percentuali che dicevo prima ha voluto significare fare circa 2 miliardi e mezzo di svalutazioni e 2 miliardi e mezzo sono le svalutazioni necessarie per coprire su quelle percentuali nostre di sistema il totale del credito deteriorato.

Lei capisce che se non ci fossero stati crediti d’imposta quei 2 miliardi e mezzo avrebbero consumato molto di più il patrimonio che era solo di 1 e 4. Non so se riesco a spiegarmi: cioè, i 2 e mezzo hanno generato non 2 e mezzo di perdite ma di meno perché per una parte c’era il beneficio fiscale. Quindi il patrimonio si è consumato solo per quello che c’era – tant’è che poi il deficit mio era di 48 solo – ma perché per il resto c’era la RdA, capisce?

Quindi non è che quella è roba che quando la recuperiamo è grasso che cola: è già considerata nel deficit e ha ridotto il deficit…….”.

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INTERVENTO DEL SIG. WALTER DARINI – GIÀ COMPONENTE DEL CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE DI

BANCA DELLE MARCHE S.P.A. -, NEL CORSO DELL’AUDIZIONE DELLA COMMISSIONE DI STUDIO IN DATA

16/03/2016

Il Sig. Walter Darini, già membro del Consiglio di Amministrazione di Banca delle

Marche, spontaneamente intervenuto ad una delle audizioni fissate da questa

Commissione (quella del 16/03/2016), ha espressamente citato un documento da lui fatto

avere al Sindaco di Jesi ed al Presidente della Commissione, poi in effetti rinvenuto, e

costituito dal “Documento delle OO.SS.FABI e UILCA, fatto avere alla Commissione di

Inchiesta istituita dalla Regione Marche su “Banca Marche”, e dallo stesso sostanzialmente

condiviso.

Nel merito, il documento contiene e fa alcune affermazioni meritevoli di

considerazione:

“… la “crisi” di Banca Marche, pur con diverse dimensioni e forse con differenti

responsabilità (che tra l’altro la stessa Magistratura è stata chiamata a definire) non può

non essere inquadrata nella cornice generale di quanto accaduto in Italia al sistema del

Credito a seguito della lunghissima recessione, che solo negli ultimi mesi parrebbe allentare

un po’ la sua morsa,

Le banche più legate ai territori, poi, hanno maggiormente sofferto di questa

situazione avendo le stesse svolto più delle altre un ruolo di primo piano per cercare di

evitare il Credit Crunch nella fase iniziale, ma anche nel perdurare della crisi.

Ciò che, probabilmente, ha fatto la differenza, senza con ciò voler in alcun modo

sminuire le responsabilità individuali rispetto ai rischi eccessivi che si è presa Banca Marche

in alcuni comparti, come l’immobiliare, è stato la gestione della crisi: un inspiegabile

eccessivo accadimento messo in atto dalla nuova dirigenza, con punte di “sadismo” molto

evidenti da parte di qualche solerte funzionario non sufficientemente contrastato, mai visto

in nessun’altra situazione. Esso ha prodotto una “cura” che, anziché guarire il malato, lo ha

condotto, come era ampiamente prevedibile, direttamente alla tomba….”.

“…. SINTESI DELL’OPERATO DEL NUOVO C.D.A. e DEL NUOVO MANAGEMENT

Non è certo facile formulare un giudizio definitivo su chi (nuovo C.d.A. e nuovo

Management) ha avuto l’incombenza di affrontare e risolvere la difficile situazione in cui

versava Banca Marche.

Di certo, però, non è possibile non notare l’estrema confusione, unita, nostro avviso,

a molta sottovalutazione della situazione, che in tutti questi mesi ha caratterizzato la sua

attività.

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Per quanto riguarda, attraverso la ricostruzione che abbiamo proposto, ci sembra

evidente come l’ultimo Consiglio di Amministrazione ed il Management abbiano mantenuto

un atteggiamento perlomeno ondivago, mutando idea nel giro di breve tempo rispetto a

quanto solo poche settimane prima aveva deciso ed ufficializzato.

Da questo punto di vista risulta emblematico quanto successo nelle diverse sedute

di Consiglio:

- nel febbraio 2013 viene prima approvato il bilancio con perdita superiore a 500

milioni;

- a metà aprile viene, quindi, deliberato un Piano Industriale in cui si prevedono

rettifiche su crediti per circa altri 300 milioni di euro;

- all’inizio di giugno viene, poi portata un’informativa al C.d.A. ove si evidenzia che

verranno rispettate le previsioni del Piano in ordine alle rettifiche e che, conseguentemente,

appariva presumibile una chiusura in pareggio della semestrale;

- a metà luglio viene, però, data informativa del fatto che la Vigilanza richiede

ulteriori rettifiche per circa 170 milioni di euro e che per questo la semestrale avrebbe

registrato una presunta perdita di 114 milioni di euro;

- poche settimane dopo viene, invece portata e approvata dal C.d.A. la revisione del

Piano Industriale in cui vengono previste rettifiche sui crediti su base annua per 500 milioni

di euro (di cui 293 milioni nel primo semestre) con una previsione di perdita della

semestrale di 170 milioni di euro;

- alla fine di agosto verrà, infatti, portata una delibera per incrementare le perdite di

ulteriori 177 milioni a livello semestrale, innalzando le rettifiche dai 293 milioni previsti poco

tempo prima a 473 milioni, con una perdita nei primi sei mesi di 233 milioni di euro….”.

Ancora oggi noi fatichiamo a comprendere le ragioni di così tanta improvvisazione e

così tanta superficialità e, soprattutto, perché a fronte di una tale approssimazione si è

continuato, nonostante tutto, a comunicare al mercato notizie che sarebbero state

smentite solo poche settimane dopo.

Tutto ciò anche in momenti in cui ancora il mercato secondario delle azioni era

operativo e gli azionisti avrebbero potuto decidere di vendere i titoli in loro possesso, così

come i detentori delle obbligazioni subordinate.

Ottobre 2013

Inizia la gestione commissariale vera e propria. Quest’ultima, che era stata prevista

per due anni, il 30 ottobre 2015 viene prorogata per altri due mesi. In questo lasso di tempo,

il 22 novembre scorso, viene approvato il Provvedimento di Risoluzione...”.

“… LA GESTIONE COMMISSARIALE

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Con la Gestione Commissariale non è dato sapere alcunché sul conto economico

della banca e sul suo patrimoniale. Andando, però, a ritroso si potrebbe ipotizzare che i

Commissari si insediano in Banca Marche quando ancora la stessa può contare su un

patrimonio di circa 1 miliardo di euro (quasi 1,3 miliardi certificati con il bilancio del 2012,

ai quali dovrebbero essere sottratti 233 milioni di perdita relativi alla Semestrale 2013 e,

probabilmente, qualche altra perdita creatasi nei mesi successivi).

Il mandato che avevano i Commissari era quello di lavorare per stabilizzare la Banca

e per reperire un partner che procedesse alla sua ricapitalizzazione, in un’ottica di “Sana e

Prudente” gestione…

Sul fronte commerciale, affidato ad un nuovo Direttore Commerciale preso

all’esterno, la banca conseguiva risultati apprezzabili e continuava, nonostante il

Commissariamento, a tenere bene il mercato, grazie anche all’enorme impegno di tutta la

Rete.

Similmente la banca riorganizzava anche un settore che era stato oggetto di rilievi

da parte della Vigilanza: la funzione di controllo (in particolare l’Audit e la tematica

Antiriciclaggio). Anche questi interventi venivano fatti sotto la guida di un nuovo Direttore,

anche lui scelto fuori dell’azienda.

In tutti questi mesi la banca realizzava, inoltre, anche altre riorganizzazioni, in

particolare quella della Direzione generale, dopo aver messo in campo con accordo

sindacale un Fondo di Solidarietà, che ha permesso l’uscita volontaria di oltre 350 lavoratori

nell’arco di 18 mesi.

Sempre sotto la responsabilità del nuovo Direttore del Personale, anch’esso

chiamato dall’esterno, viene stipulato il 28 febbraio 2015 il nuovo Contratto Integrativo

Aziendale, che fa conseguire alla banca importanti risparmi di costo, sia immediati che

prospettici.

La partita, però, più importante sulla quale di deve misurare l’attività dei Commissari

è quella di trovare un nuovo proprietario, dopo aver stabilizzato la banca attraverso,

soprattutto, una gestione più equilibrata del credito deteriorato.

È proprio su questi temi che la gestione commissariale segna il passo e, nonostante

le “cose” buone che abbiamo ricordato sopra, non riesce a dare un senso compiuto a

quanto era stata chiamata a fare.

Non si capisce, infatti, perché la Vigilanza abbia rifiutato, per quanto ci risulta,

alcune proposte prevenienti da investitori stranieri (fondi) che avrebbero inteso acquistare

qualcosa come 5 miliardi di sofferenze e incagli di Banca Marche pagandoli il 30% del loro

valore (quindi quasi il doppio del valore stabilito dl Governo con il Decreto 183),

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permettendole, tra l’altro, di incassare 1,5 miliardi di euro cash con evidenti benefici sia dal

punto di vista del Patrimoniale (nel suo rapporto Patrimonio/Impieghi) che della Liquidità.

Forse perché Banca d’Italia avrebbe inizialmente “puntato tutto” sulla partita

FONSPA, soggetto che avrebbe dovuto non solo comprare e gestire il recupero del credito

deteriorato, ma anche acquistare la quota di controllo della banca stessa attraverso un

aumento di capitale dedicato…….”.

Solo dopo diversi mesi si cominciano a percepire le difficoltà per concludere

l’operazione e, dopo quanto accaduto il 22 novembre scorso, qualcuno ha ipotizzato che

FONSPA si sia scontrata contro soggetti molto più forti di lei, magari gli stessi che si sono

ritrovati tra le mani il “tesoretto” rappresentato dalla Bad Bank, appositamente costruita

con il Decreto “Salva Banche”.

Il giudizio della Gestione Commissariale è negativo, perché essa:

- non è riuscita a stabilizzare i crediti, che come abbiamo già detto erano già stati

pesantemente svalutati, continuando, al contrario, una politica sugli accantonamenti che,

nel giro di pochi mesi, ha portato il Patrimonio della banca pressoché ad azzerarsi. Non è

stata, in particolare, in alcun modo efficace nell’interlocuzione con la Direzione Crediti,

nonostante le continue e reiterate segnalazioni da parte di tutta la struttura commerciale

della banca.

- non è riuscita, o non ha voluto…, cedere i crediti neppure in parte, come invece

avvenuto in altre aziende commissariate, pur con azioni spesso ben garantite da ipoteche;

- non ha fatto, soprattutto, nulla per il loro recupero. Non ha, nello specifico, preso

in considerazione richieste di transazione attraverso procedure a “saldo e stralcio”

avanzate per molti mesi dalla clientela, con proposte di realizzo, spessissimo, anche molto

vicine all’intero credito vantato, e, comunque, ben al di sopra del 17%, che,

successivamente, ha predisposto il Decreto di Risoluzione. Non ha neppure bene

organizzato una modalità di recupero efficace degli stessi, tanto se oggi si deve solo sperare

che almeno ci si sia preoccupati di metterli al riparo da una qualsiasi evento pregiudizievole;

- non è riuscita a dare continuità e a sviluppare maggiormente, dopo un promettente

avvio e l’indubbia professionalità di chi nel frattempo ha assunto la responsabilità del

comparto, la capacità commerciale della banca per l’impossibilità di far leva anche sulla

erogazione del credito, indispensabile per presentarsi al mercato in maniera efficace…...

Non è stata, come dicevamo, capace di trovare un nuovo partner nonostante i vari

proclami in questo senso, ma per quanto ci compete non pensiamo che lo abbia cercato (o

voluto cercare) con la determinazione necessaria;

Ha, invece, continuato a consumare tutto il patrimonio, anzi più del patrimonio

esistente, tant’è che il provvedimento di risoluzione è intervenuto non solo su quest’ultimo,

ma anche azzerando il valore dei Titoli Subordinati….....”.

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Questi sono la testimonianza e gli addebiti mossi al nuovo management di Banca

delle Marche ed a Banca d’Italia, ed ai Commissari Straordinari nominati dalla stessa, da

parte delle Organizzazioni Sindacali FABI e UILCA, fortemente critiche in verità e

preoccupate per gli innegabili riflessi occupazionali, ma che, richiamando il relativo

documento e sostanzialmente facendolo proprio, e condividendolo, risultano essere anche

quelli che vengono mossi agli stessi soggetti da parte di un azionista, anche componente il

Consiglio di Amministrazione di “Banca delle Marche S.p.A.”, il Sig. Darini per l’appunto,

che per sua stessa ammissione ha perso moltissimo denaro in un investimento che lo ha

gravemente danneggiato.

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LA VIGILANZA – RUOLI, ATTIVITA’ E FUNZIONI DI ENTI ED ORGANI CHE, STATUTARIAMENTE ED ISTITUZIONALMENTE, DEVONO ASSOLVERE AI LORO COMPITI -

IL GOVERNO

IL MINISTERO DELLE FINANZE

Nonostante i contatti avuti, le richieste fatte e l’invio di comunicazioni dirette, in un

primo tempo solo al Ministero delle Finanze, nella persona del Ministro Pier Carlo Padoan,

ed in un secondo tempo anche al Presidente del Consiglio dei Ministri Matteo Renzi, dal

Governo si è registrato un assoluto silenzio e, di fatto, nessuna disponibilità a collaborare,o

magari a spiegare decisioni prese o situazioni esistenti, tali comunque da portare a certe

scelte, allo stato da chiarire se inevitabili o meno.

Il Ministero, in particolare, avrebbe potuto chiarire o comunque spiegare il ruolo

avuto negli anni, e la possibilità di incidere su situazioni legate a Banca delle Marche S.p.A.

e su altre legate alle Fondazioni bancarie, socie di prim’ordine e per quote importanti

dell’Istituto di Credito interessato, i controlli o le verifiche fatte su queste per garantire che

venissero rispettate anche dalle Fondazioni quelle caratteristiche di professionalità, di

preparazione specifica, di correttezza, di autonomia e di indipendenza che la loro natura

richiedevano.

Sarebbe stato importante conoscere dal Ministero delle Finanze se lo stesso avesse

avuto notizia di criticità legate alla Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi, di problematiche

che avevano portato anche ad un ricambio ai vertici della stessa ed alla sostituzione dei

precedenti esponenti di designazione “CARISJ” nel Consiglio di Amministrazione di Banca

delle Marche S.p.A., e le ragioni di tale mutamento, essendo rimasto tutto opaco o

comunque non chiaro.

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BANCA D’ITALIA

Dopo i contati avuti, gli inviti fatti e la successiva predisposizione di domande

formulate per iscritto, a cui l’Istituto avrebbe dovuto rispondere sempre per iscritto, in

data 25 marzo 2016 è pervenuto un documento da Banca d’Italia, con cui, fermo il riserbo

su alcune questioni e profili oggetto di indagine penale, sostanzialmente si risponde ai

quesiti posti, formulati con la nota pubblicata sul sito comunale, volta a chiedere precise

risposte e/o chiarimenti su alcuni aspetti, e cioè:

- se la valutazione dei criteri deteriorati, adottata per la soluzione della crisi di Banca delle

Marche, è stata il frutto di contatti con la Commissione UE e se, a seguito di questi, a

fronte di una diversa valutazione al 25% dei crediti assistiti da garanzie ed all’8% dei

crediti non garantiti, è stato deciso di equanimemente considerare i crediti di 4 Istituti di

Credito ( e quindi non solo Banca delle Marche, ma anche Cassa di Risparmio di Chieti,

Banca Popolare dell’Etruria, Cassa di Risparmio di Ferrara), poi interessati dal

provvedimento di “Risoluzione del 21/11/2015”, ad una percentuale pari al 17%

(perplessità infatti c’erano nel trattamento indifferenziato fatto fra le diverse Banche, e

fra la diversa considerazione fatta fra crediti assistititi da garanzie e crediti non garantiti

di ciascuna banca);

- la conferma delle diverse ispezioni fatte negli anni, nello specifico, nei confronti di Banca

delle Marche, poi conclusesi di fatto, e vani altri, nel provvedimento di

Commissariamento di Banca delle Marche;

- l’invio di una lettera a Banca delle Marche nel gennaio 2012, e la conferma che la stessa

era stata anticipata, e comunque resa nota, a CONSOB, lettera con cui sostanzialmente si

rilevavano forti criticità nella gestione ordinaria dell’Istituto di Credito Marchigiano, nel

management, nei componenti del Consiglio di Amministrazione, nel Collegio Sindacale,

nella figura predominante e quasi destabilizzante del Direttore Generale, di cui si

proponeva una rapida sostituzione, nei controlli interni, e si chiedevano incisivi interventi

correttivi.

Questa lettera, infatti, al di là di una formale critica, e di una lettura che ne è stata

fatta, con valutazioni forse inappropriate o non pienamente consapevoli delle criticità

riscontrate, muoveva addebiti a Banca delle Marche gravissimi e meritavano certamente

ben più di una semplice menzione (era anche da chiarire, infatti, se CONSOB fosse stata

informata o meno di quanto era emerso dalle varie ispezioni e snodo fondamentale della

vicenda era certamente rappresentato da questa lettera del gennaio 2012);

- l’efficacia del ruolo dei Commissari, nominati da Banca d’Italia, che hanno cercato, nei

due anni in cui sono stati in carica, di trovare soluzioni alternative oltre alle classiche

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misure di risanamento, quali soluzioni di mercato, comportanti anche contatti con

investitori ed acquirenti.

Dalla nota di Banca d’Italia del 25 marzo 2016 inviata alla Commissione si rileva, fra

l’altro, che nel caso di Banca delle Marche la vicenda si è così articolata:

Ispezione che rileva i primi seri problemi: fra il 2010 e l’inizio del 2011 furono

condotte, in rapida successione, tre ispezioni, ciascuna mirata a esaminare un aspetto

specifico della gestione; ciascuna di esse gli ispettori espressero un giudizio “parzialmente

sfavorevole” (4 in una scala di negatività crescente da 1 a 6).

Intervento: le interlocuzioni con gli amministratori e il management aumentarono

progressivamente a partire dal 2012, con un accentuarsi di richieste da parte della Vigilanza

perché si ponesse riparo ai problemi rilevati. Fu chiesto, in particolare, di portare il rapporto

tra impieghi e depositi su valori più prudenti e di valutare un aumento di capitale, che venne

attuato per 180 milioni nei primi mesi del 2012. La Consob, che autorizzò la pubblicazione

del relativo prospetto informativo, era stata sinteticamente informata a fine dicembre 2011

dell’esito delle tre ispezioni, sulla base del quale la Vigilanza chiese poi alla banca, ai primi

di gennaio 2012, incisivi interventi correttivi. L’emersione, nell’ambito di un’ispezione su un

diverso intermediario, di operazioni anomale a carico del Dirigente generale, portò a

richiedere alla banca, nel giugno 2012, di accelerarne il processo di sostituzione, avvenuto

in settembre.

Ispezione decisiva: la nuova ispezione, iniziata nel novembre 2012 per valutare

l’adeguatezza degli accantonamenti a fronte del rischio di credito, e poi estesa ad altri

profili, si concluse nel settembre 2013 con un giudizio sfavorevole (6, in una scala da 1 a 6),

con esito di cui venne informata Consob.

Invio del rapporto ispettivo alla magistratura: a conclusione dell’ispezione del 2013,

il relativo rapporto fu trasmesso alla Procura della Repubblica di Ancona, con la quale fu

avviata una intensa collaborazione. All’Autorità giudiziaria erano stati in precedenza

trasmessi anche i rapporti sulle ispezioni del 2010-2011.

Commissariamento. Alla luce di una relazione interlocutoria degli ispettori del 27

agosto 2013, che mostrava gravi perdite patrimoniali e gravi irregolarità, la Banca venne

posta in gestione provvisoria e, su proposta della Banca d’Italia, il MEF ne dispose il

commissariamento il 15 ottobre 2013.

I commissari straordinari si adoperarono fin dal loro insediamento per trovare una

soluzione di mercato alla crisi di Banca delle Marche, ricercando acquirenti, inizialmente

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anche con l’assistenza di due advisor (IMI e Unicredit). Dopo un infruttuoso sondaggio del

mercato questi ultimi rinunciarono all’incarico.

Ipotesi di intervento del FITD. Nel giugno 2014 i Commissari di Banca delle Marche

ricevettero una manifestazione di interesse del Credito Fondiario (Fonspa) a partecipare a

un’operazione di salvataggio che si basava sul conferimento a un veicolo di buona parte dei

crediti deteriorati della banca (2,7 miliardi), in vista di una cartolarizzazione degli stessi, e

su un aumento di capitale che consentisse alla banca di rispettare i requisiti di Vigilanza.

Nel luglio 2014 il Fondo Interbancario di Tutela del Depositi (FITD) deliberò di contribuire al

piano di risanamento attraverso il rilascio di una garanzia di 800 milioni a fronte

dell’operazione di cartolarizzazione dei crediti deteriorati e l’assunzione di una

partecipazione fino a 100 milioni all’aumento di capitale. Nell’ottobre del 2014 la Direzione

Generale Concorrenza (DGC) della Commissione UE avanzò una richiesta di informazioni

riguardo a tale intervento e a un precedente analogo intervento del FITD a favore di Banca

Tercas, ipotizzando che si potesse trattare di aiuti di Stato. Gli uffici del MEF avviarono di

conseguenza una consultazione con la DGC, con il supporto tecnico della Banca d’Italia.

La consultazione, avvenuta con intensi scambi di email e numerose visite a Bruxelles

di funzionari italiani, si protrasse per mesi, nella convinzione, da parte della autorità

italiane, che l’ipotesi di aiuto di Stato fosse infondata e che di ciò si potesse convincere la

DCG. Acquisire l’assenso preventivo di questa, d’altro canto, era indispensabile. Se si fosse

proceduto comunque, l’avvio formale di un contenzioso con la Commissione UE, da portare

innanzi alla Corte di Giustizia europea, avrebbe prodotto effetti negativi immediati: le

specifiche norme contabili internazionali che si applicano alle banche avrebbero imposto

accantonamenti prudenziali pari all’intervento del FITD, vanificandone l’utilità; l’Autorità di

Vigilanza europea (BCE nell’ambito del Single Supervisory Mechanism) non avrebbe

presumibilmente dato il suo assenso alla ricapitalizzazione; l’incertezza legale avrebbe

tenuto lontani eventuali acquirenti che potevano essere interessati a una banca nel

frattempo ricapitalizzata.

La soluzione della crisi: il 21 novembre 2015, Banca della Marche (insieme con le

altre tre note banche) venne assoggettata alla procedura prevista dalla BRRD, come

recepita solo 5 giorni prima nell’ordinamento italiano (vedi sopra). Non si poteva attendere

di più, date le tensioni di liquidità che avevano preso corpo a causa delle incertezze e dei

timori che si andavano diffondendo fra i depositanti sulla sorte di quelle banche.

Nei pochi giorni fino a domenica 22 inclusa, in cui si dovettero mettere a punto i

dettagli amministrativi della quadruplice operazione, venne condotta, da parte degli uffici

del MEF (sempre con il supporto di Banca d’Italia) un’altra consultazione via email e

telefono con la DGC sul valore da attribuire alle “sofferenze” (crediti fortemente deteriorati)

da cedere alla bad bank appositamente costituita, che rispettasse, ad avviso della stessa

DGC, la disciplina sugli aiuti di Stato.

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La DGC indicò come accettabile una valutazione media del 25 per cento del valore di

libro per i crediti assistiti da garanzie e dell’8 per cento per quelli non garantiti (media

ponderata 17,6), facendo riferimento a precedenti interventi di risoluzione effettuati in altri

paesi membri dell’Unione, specialmente in Slovenia. Fu necessario adottare quella

valutazione per ottenere il riconoscimento da parte della Commissione della conformità

dell’operazione alla disciplina degli aiuti di Stato, a cui la BCE intendeva a sua volta

subordinare l’autorizzazione all’esercizio dell’attività bancaria da parte delle banche-ponte.

Quella valutazione non può essere considerata un “benchmark” nel mercato dei

crediti deteriorati: i valori veri di recupero possono essere accertati solo analiticamente,

caso per caso: di ciò ha dato atto lo stesso Commissario alla Concorrenza Vestager, nel

corso di una recente audizione alla Commissione Problemi economici e monetari del

Parlamento europeo sul caso delle quattro banche italiane, nella quale ha affermato che il

motivo delle forti svalutazioni volute dalla Commissione è da ricercare nella difficoltà di

valutare sotto la pressione dell’urgenza cespiti per i quali non c’è mercato. In ogni caso, a

tali valutazioni effettuate in via provvisoria seguirà a breve quella definitiva, affidata ad un

esperto indipendente, secondo quanto stabilito dalla BRRD e dalla disciplina italiana di

recepimento.

Dovendo risolvere simultaneamente la crisi di quattro banche, si decise di costituire

una sola “bad bank” per tutte e quattro, per ovvie ragioni di economicità amministrativa e

di sinergia nell’attività di gestione e recupero dei crediti in sofferenza ceduti, con il fine di

massimizzare il risultato.

Tale documento, estremamente interessante, indica fra l’altro come, secondo

Banca d’Italia:

- dovendo risolvere contemporaneamente la crisi di quattro banche, venne decisa la

costituzione di una sola “bad bank” per tutte e quattro le Banche interessate, per ovvie

ragioni di economicità amministrativa e di sinergia nell’attività di gestione e recupero dei

crediti in sofferenza ceduti, con il fine di massimizzare il risultato;

- ci sia stata una soluzione anche politica che portò quindi, indifferenziando le diverse

tipologie di crediti deteriorati e le diverse condizioni “patologiche” delle Banche pure

indifferenziate, a prevedere una risoluzione con quattro banche, anziché soluzioni diverse,

che magari tendessero a privilegiare opportune distinzioni;

- Consob, che autorizzò la pubblicazione del prospetto informativo richiesto in sede di

aumento di capitale sociale, attuato nei primi mesi del 2012 per 180 miliari di euro, venne

informata – sia pure sinteticamente – già a fine dicembre 2011 dell’esito delle tre ispezioni

di Banca d’Italia fatte fra il 2010 e l’inizio 2011 in Banca delle Marche, sulla base del quale

la Vigilanza Banca d’Italia chiese poi, a gennaio 2012, incisivi interventi correttivi;

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- l’esistenza della lettera di Banca d’Italia a Banca delle Marche del gennaio 2012, con i

rilievi mossi.

Questa tesi, sostenuta da Banca d’Italia, confligge peraltro, in qualche modo,

rispetto ad altre affermazioni o critiche mosse, genericamente ed indistintamente dai più,

alla “VIGILANZA” in sè, ma più decisamente e puntualmente a Banca d’Italia, dalla

Fondazione CARISJ anche nel corso della sua audizione in Commissione, e nella specie dal

suo Presidente, Rag. Alfio Bassotti, particolarmente critico nei confronti di Banca d’Italia, a

cui ha mosso vari addebiti.

Per quanto riguarda “Banca delle Marche”, è vero che Banca d’Italia, come peraltro

relazionato dalla stessa, ha effettuato numerosi controlli, con richiami sempre più

pressanti e di maggiore gravità negli ultimi anni prima del commissariamento, ma è

altrettanto vero che il controllore (Banca d’Italia), considerato il periodo di tempo nel quale

si è svolta tale attività, ha probabilmente peccato nel non verificare in modo attento le

risposte date ma, soprattutto, nel non monitorare costantemente quanto fatto da Banca

delle Marche nel tentativo di rimuovere le criticità evidenziate e segnalate.

Gli Istituti più grandi, in base alla normativa europea , sono passati sotto la vigilanza

della BCE e vi sono stati casi in cui banche che prima erano considerate “aggreganti” nel

risiko bancario, e potevano pertanto acquisire altri istituti (esempio, Banca Popolare di

Vicenza nei confronti di Banca Popolare dell’Etruria) , dopo le ispezioni - e come visto

recentemente - si sono ritrovate a dover essere salvate a loro volta dal Fondo Atlante con

il quasi azzeramento del valore delle azioni, perché la maggior parte dei loro crediti è stata

considerata da BCE di difficile realizzo o perché l’Istituto si è visto imputare di aver tenuto

un comportamento non consono alle regole bancarie nel collocamento dei suoi titoli.

Un più capillare, costante e severo controllo da parte di Banca d’Italia poteva esserci,

nel corso del tempo, tentando così di “curare” Banca delle Marche, come poteva essere

fatto anche per altri Istituti, e prospettando allora, magari, soluzioni pure drastiche ma

tempestive, ma forse meno traumatiche di quelle adottate successivamente, od almeno

cercare di farlo prima che la situazione di Banca delle Marche peggiorasse

irreversibilmente: un approfondito esame delle capacità, e non il mero controllo formale

dei requisiti di onorabilità, professionalità ed indipendenza, degli Amministratori avrebbe

probabilmente anche potuto contribuire ad evitare le crisi che si sono poi verificate.

Pure la Consob, che oggi effettua una attenta analisi e dà stringenti disposizioni in sede

di autorizzazione agli aumenti di capitale (vedi gli ultimi aumenti di capitale delle banche),

nel passato avrebbe dovuto avere analoghe attenzioni e rigore e, come vedremo nel passo

successivo, rigore e particolare attenzione avrebbe dovuto avere anche quando le venne

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chiesto di autorizzare la pubblicazione del relativo prospetto informativo in sede di

aumento di capitale sociale di Banca delle Marche SpA (2012).

CONSOB

Nonostante i contatti avuti, le richieste fatte e l’invio di plurime comunicazioni, da

CONSOB si è registrato un assoluto silenzio e nessuna disponibilità a collaborare, se si

eccettua una manifestazione in tal senso dimostrata dal Dr. Filippo Macaluso –

Responsabile dell’Ufficio Vigilanza SGR e OICR – coordinato nell’ambito della Divisione

Intermediari di Consob -, anche appositamente e personalmente contattato dopo aver

avuto notizia dell’invito ricevuto dallo stesso, e questa volta raccolto, a partecipare ad una

della audizioni previste dalla analoga Commissione d’Indagine istituita dalla Regione

Marche, disponibilità poi rientrata, non essendosi presentato il Dr. Macaluso all’audizione

fissata da questa Commissione di Studio per il 16/03/2016.

Sarebbe stato interessante (o forse era imbarazzante?) avere da CONSOB alcune

conferme o notizie sulla effettiva conoscenza delle risultanze di alcune ispezioni svolte

negli anni da Banca d’Italia presso Banca delle Marche, ed in particolare di quelle degli anni

2010 – 2011, delle indicazioni contenute nella lettera Banca d’Italia a Banca delle Marche

del gennaio 2012, e della completezza del prospetto informativo predisposto da Banca

delle Marche S.p.A. in occasione dell’aumento di capitale sociale (180 milioni di euro)

dell’aprile 2012, ed approvato da CONSOB.

Tale prospetto, alla luce di quanto contenuto nella citata lettera del gennaio 2012,

non sembra proprio essere esaustivo, non ricomprendendo e non considerando, pur

potendolo fare, anche per questioni temporali, le gravissime criticità segnalate da Banca

d’Italia, a cui si è preferito fare degli accenni in modo quasi capzioso, certamente non

completo, ed in maniera fuorviante, in un momento fondamentale sia per l’Istituto di

Credito che per il mercato, a cui ci si rivolgeva comunque per sollecitare la sottoscrizione

di azioni, in una operazione definita strategica, sottacendo però alcuni elementi

fondamentali, che se conosciuti avrebbero potuto far desistere da certe scelte o decisioni

sia vecchi che nuovi azionisti, e facendo emergere in modo evidente una situazione che

si stava cercando di risolvere in qualche modo, ma probabilmente non in quello che si

sarebbe potuto fare.

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Come peraltro appreso successivamente, una volta terminate le audizioni, ma

comunque in tempo per la redazione della presente relazione, grazie alla trasmissione

operata dalla Fondazione Carisj di Jesi di una nota di Bankitalia a CONSOB del 28/12/2011

e di una nota CONSOB a Bankitalia del 05/12/2011, è possibile fare alcune ulteriori

considerazioni:

In data 24/10/2011, l'Assemblea Straordinaria di Banca delle Marche ha approvato

un aumento di capitale sociale da un minimo di 180 milioni ad un massimo di 212

milioni di euro, al prezzo unitario tra € 0,85 e € 1,00 (poi definitivamente fissato ad

€ 0,85), su proposta del Consiglio di Amministrazione (nelle sedute del 12/07/2011

e 31/08/2011).

In data 05/12/2011, con una nota avente ad oggetto “Prospetto informativo relativo all’offerta in opzione agli azionisti di n.212.562.262 azioni ordinarie della Banca delle Marche S.p.A”, la CONSOB ha chiesto alla Banca d'Italia (Servizio Supervisione Gruppi Bancari) di «voler fornire, con la consueta cortese sollecitudine» ogni elemento ritenuto utile per l’istruttoria in corso su Banca Marche in vista dell’aumento di capitale.

In data 28/12/2011, Banca d'Italia – Area Vigilanza Bancaria e Finanziaria – Servizi Supervisione Gruppi Bancari - ha risposto alla CONSOB con una comunicazione scarna, in cui ha fornito informazioni “risultanti dalle ultime segnalazioni di vigilanza disponibili”, senza indulgere in allarmismi, od altro. Anzi, al 30/09/2011 la Banca delle Marche, capogruppo dell'omonimo gruppo bancario, aveva una dotazione patrimoniale di 1,7 miliardi di euro, “con un Tier 1 ratio e un Total Capital ratio rispettivamente al 10,65% e al 15,51%”, contro il 4% e l'8% che sono i requisiti prudenziali minimi di questi due indici, e così di fatto facendo capire che la banca risultava patrimonializzata per il doppio dei requisiti minimi – in valore assoluto, il patrimonio di vigilanza eccedeva di ben 826 milioni i valori prudenziali minimi di Total Capital ratio, (difatti l'8% di questo indice corrisponde ad un patrimonio di vigilanza di 881 milioni, mentre quello dell'istituto era precisamente di 1.707 milioni) -.

Uno scenario positivo dunque, almeno all’apparenza, con altre indicazioni quasi di “routine”, e la nota della Banca d'Italia proseguiva facendo presente che “l'utile consolidato del primo semestre 2011 è risultato pari a € 50,7 milioni (a fronte di € 45,5 milioni del primo semestre 2010)” e che “la realizzazione del prospettato aumento di capitale consentirebbe di innalzare il livello di patrimonializzazione del

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gruppo in vista dell'entrata in vigore delle nuove regole di vigilanza prudenziale (Basilea 3)”, quasi a sottolineare come l'aumento di capitale sarebbe stata un'operazione “buona e giusta”, che avrebbe comunque consentito alla Banca delle Marche di rafforzarsi ancora di più in vista delle nuove regole di Basilea 3.

Nella seconda parte della lettera, Bankitalia ha riferito a CONSOB circa gli accertamenti ispettivi che aveva condotto, elencando in poche righe inadeguatezze che, nel contesto e nei toni generali della lettera, non sembrano peraltro destare gravi o particolari criticità: “Tali ispezioni hanno evidenziato, in particolare, tensioni di liquidità derivanti da sostenute dinamiche di crescita degli impieghi non associate a coerenti flussi di raccolta al dettaglio; uno scadimento della qualità dell'erogato imputabile, tra l'altro, alle carenze rilevate nel processo del credito; lacune nell'ambito dei presidi di governo e controllo”.

Dopo aver segnalato ulteriori inadeguatezze delle procedure interne in materia di antiriciclaggio, la lettera concludeva dicendo che “Successivamente a detti accertamenti ispettivi, la banca ha avviato una serie di iniziative volte a rimuovere le lacune sopra evidenziate. Sul punto sono in corso valutazioni da parte della Banca d'Italia”, dando quindi una immagine della situazione tutto sommato apparentemente rassicurante.

Senonché, dopo appena 12 giorni, il 09/01/2012 la Banca d'Italia ha inviato la famosa lettera, a firma del Governatore Visco, al Presidente del Consiglio di Amministrazione di Banca Marche, di tenore ben diverso rispetto alla comunicazione alla CONSOB del 28/12/2011, con toni pesanti ed ultimativi, certamente diversi dai precedenti. Dopo altre critiche e censure, fra l’altro si osserva che “Il sistema dei controlli interni si è rivelato non idoneo a presidiare i diversi profili di rischio, risentendo dei ritardi nell’adeguamento delle strutture e della collocazione organizzativa che non assicura la necessaria indipendenza ed autonomia dalle funzioni operative. Scarsamente incisiva è stata l’azione del Collegio sindacale, che non ha vagliato criticamente i riferimenti forniti dalle strutture operative e di controllo ed ha manifestato ridotta consapevolezza delle criticità aziendali, limitandosi a recepire le informazioni fornite dalle altre strutture di controllo. Le richiamate inadeguatezze degli assetti interni sono anche alla base della significativa esposizione aziendale ai rischi creditizi e finanziari. Il processo del credito risulta caratterizzato da debolezze e disfunzioni in tutte le sue fasi, il che ha contribuito, data anche l’avversa fase congiunturale, allo scadimento della qualità del portafoglio”.

Nella lettera, Bankitalia impartiva sostanzialmente tassative disposizioni, tra cui:

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l’introduzione di esponenti connotati da elevata professionalità, in occasione del rinnovo del CdA previsto per il successivo aprile del 2012;

l'individuazione di un nuovo Direttore Generale che sostituisse il Dr. Massimo Bianconi, la cui uscita era prevista entro il 2014, e contestualmente un ricambio di management nelle funzioni di Direzione Generale con l'assunzione di figure professionali e qualificate;

la ridefinizione del sistema dei controlli interni;

la revisione della reportistica interna, al fine di assicurare agli organi aziendali e alle funzioni di controllo la piena conoscenza e la governabilità dei rischi assunti;

la revisione complessiva di tutta l'Area Crediti adeguando, tra gli altri accorgimenti, anche le deleghe di potere in materia di erogazione del credito.

Dopo aver richiesto un celere adempimento “In considerazione dei significativi

elementi di anomalia che caratterizzano la situazione aziendale”, Banca Italia ammoniva che, in caso di mancato adempimento, si sarebbe potuto giungere addirittura al commissariamento ”Ove venga riscontrato il mancato adeguamento alle indicazioni sopra fornite, la Banca d’Italia fa sin d’ora riserva di esercitare i poteri previsti dall’art.53 del D.Lgs. 385/93”.

I contenuti ed i toni di questa comunicazione, insomma, e come detto, appaiono all’evidenza profondamente diversi ed anzi addirittura diametralmente opposti a quelli della lettera alla CONSOB del 28/12/2011: non è chiaro perchè la Banca d'Italia non intraprese nessuna ulteriore azione che il compito di vigilanza peraltro le assegna, tra cui quella di avvisare la CONSOB, magari facendole pervenire la lettera del 09/01/2012, mancanza grave ed inspiegabile, se avvenuta, specie considerando l'imminente aumento di capitale che la Banca delle Marche avrebbe attuato di lì a poco, e cioè dal 8 febbraio al 9 marzo. Non è chiaro se CONSOB sapesse oppure se ufficialmente non doveva sapere, certo è che Banca d'Italia rimase in silenzio od almeno non intervenne pubblicamente, e non sappiamo perché ciò sia avvenuto, se non lo fece per non compromettere l'aumento di capitale in cui furono collocati 180 milioni di azioni, di cui quasi la metà a risparmiatori e clientela retail, o se non volle intervenire perché sperava che con quell'aumento di capitale le cose sarebbero potute migliorare.

Certo è che, come abbiamo anche avuto modo di sottolineare a pag. 50, pure i contenuti del prospetto informativo di 290 pagine sull'aumento di capitale approvato dalla CONSOB il 03/02/2012, e pubblicato il 07/02/2012, non fanno riferimento ai duri rilievi della lettera del 09/01/2012 di Banca d'Italia, né lasciano trapelare le sue preoccupazioni sul futuro dell'istituto marchigiano, ed anzi sembrano ricalcare più i toni della lettera del 28/12/2011, e questo è un ulteriore “vulnus” della vicenda, un velo di silenzio che copre la situazione di Banca delle Marche in modo quasi impenetrabile.

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LE FONDAZIONI – IL LORO RUOLO / ALCUNE RIFLESSIONI –

Nella vicenda “Banca delle Marche”, i temi interessanti per l’opinione pubblica sono

diversi, non tutti immediatamente evidenti e non tutti trattati ANCHE dai “media” allo

stesso modo.

Particolarmente interessante per il suo contributo al realizzarsi delle condizioni che

hanno poi prodotto il disastro esploso nel 2012/2013 è il rapporto tra politica e Fondazioni

da un lato e, dall’altro, i criteri che per anni hanno determinato i meccanismi di

concessione e di erogazione del credito bancario, contribuendo in maniera determinante

a costruire il monte “sofferenze” che, di fatto, ha fatto fallire l’istituto.

Su questo aspetto ci sono state due sedute di Commissione molto importanti: quella

del 25 Gennaio 2016, in cui è stata raccolta la “ricostruzione” della vicenda da parte di Alfio

Bassotti (attuale presidente della Fondazione CARISJ) e la seduta del 17 Febbraio 2016, in

cui sono stati ascoltati Adriano Anconetani e - soprattutto – Mauro Lancione, membro del

CdA della Fondazione CARISJ dal Giugno 2012 al Giugno 2013.

La ricostruzione di Alfio Bassotti, ancorché lineare e chiara, è per molti aspetti

sorprendente in quanto, nonostante l’attenzione che viene dedicata, se ne ricava un forte

senso di impotenza, tale quasi da far correre il rischio di convincersi dell’ineluttabilità del

risultato finale, arrivando a considerare la ricerca delle responsabilità e dei responsabili

un’impresa quasi del tutto inutile e, perciò, superflua.

Va citato peraltro un punto della “ricostruzione” di Alfio Bassotti che, in qualche

modo, esce dalla narrazione pura e semplice, incappando - tuttavia - in un concetto

importante che, seppur invocato anche da altri in altre audizioni e contesti, suggerisce un

punto di vista diverso, ovvero incentrato su tutto ciò che sta “prima” dei fatti narrati che,

come sappiamo, si collocano da fine 2011 in avanti, ed in particolare (pagina 4 della

trascrizione): “….In tutte queste storie io cercherei di fare chiarezza su un primo punto: le

responsabilità delle Fondazioni rispetto alla Banca, responsabilità che sono quelle di

qualsiasi socio di un istituto di credito. Tutte e tre le più grosse sostanzialmente erano i soci

di riferimento, potendo imporre per maggioranza assoluta l’approvazione o meno dei

Bilanci ed essendo decisivi nella nomina del C.d.A.: ma fuori da questi elementi le Fondazioni

non possono fare niente. Il vostro Presidente che è un esimio avvocato sa benissimo che se

una Fondazione si interessasse a problematiche di amministrazione attiva commetterebbe

un reato...”

Indubbiamente, si tratta di un concetto importante, che però vale in un contesto

preciso e specifico, in ogni caso molto limitato: ovvero che qualsiasi interferenza di

qualunque Socio si configura, effettivamente, come un comportamento illegittimo (e

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sanzionabile normativamente) solo se riguarda (non importa se in maniera puntuale o

sistematica) il merito di singole e specifiche scelte operative della Banca. Altro è – in qualità

di Socio – esercitare il diritto/dovere di conoscere e, quindi, di presidiare, per mezzo dei

componenti del Consiglio di Amministrazione che rappresentano quel Socio, il ‘buon

andamento’ della Banca!

Su questo aspetto è stato molto puntuale Mauro Lancione, membro del C.d.A. di

Fondazione CARISJ per un anno, a partire da Giugno 2012, entrato in conflitto con gran

parte degli altri consiglieri proprio per le “domande” che si poneva e poneva al C.d.A. di

CARISJ, e di cui se ne citano alcune (pagina 7 e 8 della trascrizione): “… una domanda che

affrontai (in CdA, ndr), fu una domanda che mi sono posto quella volta e me la pongo anche

oggi: per quale motivo le Fondazioni che detenevano la maggioranza della Banca delle

Marche, dal momento che designavano la maggioranza non proporzionale ma molto di più

degli Amministratori, come mai in tutti questi anni non hanno proceduto a seguire in

maniera più attenta e più puntuale la situazione complessiva di Banca Marche? E mi spiego

meglio. Parlando con amici che erano e che sono in Fondazione la risposta è abbastanza

simile, si dice “ma la Fondazione non si può intromettere con la gestione della Banca”. Io

però non parlo assolutamente che la Fondazione deve dire che il Direttore Generale, si

chiami Lancioni Mauro piuttosto che Daniele Massaccesi, non voglio dire che il capo del

personale debba essere Daniele Massaccesi piuttosto che….non voglio dire che gli

affidamenti a Lancioni Mauro piuttosto che a Daniele Massaccesi vengano o non vengano

dati; io debbo esprimere degli Amministratori che siano competenti a fare il lavoro di

Amministratori e di Consiglieri in un’azienda di credito. E allora mi chiedo, dal momento

che nel 2006, 2008, 2010 e andiamo ancora avanti, le criticità che sono state riscontrate in

Banca delle Marche sono sempre le stesse, carenze dei controlli di qualunque tipo,

dall’organizzativo all’amministrativo e carenze nella governance….allora io cambio gli

Amministratori. Cioè, non è che nel 2012 gli Amministratori si sono cambiati perché sono

state modificate delle norme di Legge; io sono un Azionista – e qui non parlo come

Fondazione Jesi, parlo come Fondazioni, perché Jesi aveva l’11%, Macerata aveva il

22/22,5% e Pesaro altrettanto – e io mi posso porre il quesito “perché le Fondazioni che

esprimevano 4+4+2 non si sono preoccupate di sapere tempo per tempo come era gestita

la Banca? Ma, ripeto, a livello generale. A me non interessa nemmeno la verifica del credito

e cioè; se la Banca ha deciso di esporsi fino al 40% di impieghi sull’immobiliare-edilizio, è

una scelta del C.d.A.. Però se io vengo a sapere – o almeno dovrei essere tenuto a sapere –

perché a questo punto mi sorge il dubbio “ma i Consiglieri facevano conoscere alle

Fondazioni tutto quello che avveniva anche a livello di Verbali Ispettivi di Banca d’Italia?”.

Ma se il singolo Consigliere non metteva a conoscenza le Fondazioni, alle Fondazioni -

sapendo che la parte più importante del proprio patrimonio era allocata in un unico

investimento - non sorge il dubbio che “debbo chiedere io”? Il dovere degli Amministratori

è quello di tenersi informati e non vuol dire tenersi informati leggendo il giornale o

guardando Rai News; vuol dire tenersi informati su quello che rientra nei compiti del

Consigliere di Amministrazione a qualunque livello. Stesso discorso vale per Sindaci e

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Revisori che dovrebbero accertare la regolarità e il rispetto di determinate rilevazioni non

solo contabili alle norme sia bancarie che generali, intendo quindi dal Codice Civile a tutte

le altre tipologie. Ecco; queste sono considerazioni che però sono rimaste tali, perché

nell’ambito della Fondazione devo dire che all’epoca non ho avuto da parte degli altri

colleghi una… chiamiamola sintonia di vedute. Tanto è vero che la mia esperienza in

Fondazione è stata abbastanza intensa ma anche abbastanza breve e cioè 12 mesi….”.

Mauro Lancione è stato chiarissimo: le Fondazioni esprimevano la maggioranza

assoluta del Consiglio di Amministrazione, e ciò significa che, in fatto di “politiche” relative

alla gestione della Banca, erano proprio le tre Fondazioni, per mezzo dei loro consiglieri,

ad avere forte potere decisionale e di indirizzo in Banca delle Marche perché è il Consiglio

di Amministrazione che elegge i vertici della Banca ed è sempre il Consiglio di

Amministrazione che ne approva o disapprova l’operato mediante la votazione degli atti

formali, Bilancio compreso, e che ha pure la prerogativa (oltre che l’onore e l’onere) di

sostituire gli amministratori nei termini e nei modi dovuti, certamente nel rispetto della

normativa e delle prerogative codicistiche.

Da Dicembre 2011/Gennaio 2012 in poi il cammino di Banca delle Marche, fino

all’epilogo che tutti conosciamo, salvo posizioni o tesi diversificate, era ormai – questo sì –

“ineluttabile”, e questo è l’unico punto su cui la narrazione di Bassotti risulta avere

particolare concretezza!

Appare importante capire cosa sia successo PRIMA, nel 2010, nel 2008, nel 2006 e

negli anni ancora precedenti a questi, gli anni delle ispezioni “allarmanti” di Bankitalia,

perché è – appunto – in quel “PRIMA” che è stato costruito il dramma collettivo vissuto poi

dal 2012 in avanti!

Ed un ulteriore spunto illuminante viene dato ancora una volta da Mauro Lancione,

quando viene spiegato che le politiche di Banca delle Marche in fatto di credito erano già,

nel 2006/2007, in assoluta controtendenza rispetto a quelle degli altri istituti: in Banca

delle Marche si continuava a concedere credito al settore immobiliare/edilizio senza

provvedere alle adeguate coperture del rischio in un settore che era chiaramente entrato

in crisi. E producendo, proprio a causa dei mancati accantonamenti conseguenza

dell’inadeguatezza delle coperture del rischio, risultati di esercizio assolutamente positivi

e lusinghieri, che producevano dividendi importanti, insomma, un utile di bilancio ottenuto

solo perché non si stava accantonando il necessario a … garantire il futuro proprio al valore

di quelle azioni cui questo tipo di gestione e di amministrazione offriva una remunerazione

in netta controtendenza rispetto al resto del settore bancario. E che era appunto anche

uno dei comportamenti che Bankitalia vedeva e segnalava come “allarmante” nel 2006,

2008 e 2010!

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Ma allora perché le Fondazioni (tutte e tre, Jesi, Macerata e Pesaro) non hanno fatto

nulla per fermare (quando era ora) la corsa verso quello che si è poi rivelato il baratro del

2012?

Nessuno in verità, benché sollecitato, ha risposto - o saputo o voluto rispondere - a

questa domanda.

E siccome non abbiamo risposte a quella che è una delle domande chiave di questa

vicenda, qualche idea la si può avere in maniera anche “deduttiva”, ovvero sulla base di

considerazioni di logica e di merito.

Il primo punto riguarda i criteri con cui è stato erogato il credito: sarebbe

importante, ad esempio, magari con la regola dell’80/20 (80% del risultato con il 20% dello

sforzo), avere la lista delle esposizioni che hanno determinato l’80% delle sofferenze, per

provare a capire “chi” ha beneficiato di quelle risorse erogate, qual è la relativa situazione

odierna di questi “chi”, se le aziende in nome delle quali gli stessi hanno ottenuto credito

fossero delle imprese “ragionevoli” ed in settori “affidabili”, ed altrimenti, se no, come poi

in effetti è stato, come hanno fatto ad ottenere le erogazioni.

Non ci sono elementi certi ma solamente supposizioni, ed i nomi a volte potrebbero

far capire le “amicizie”, amicizie più o meno interessate, ed in ogni ambito, a cominciare

perché no dalla politica, per poi continuare, visto il ruolo che in queste questioni di denaro

possono giocare le associazioni, le adesioni confessionali o le aggregazioni le più varie,

quelle più o meno note nello sponsorizzare o meno un finanziamento…., amicizie che

determinano – ahinoi – soprattutto le regole non scritte in base alle quali si fanno le

nomine in “ogni dove”.

In questo “ogni dove” vanno ovviamente comprese anche le stesse Fondazioni,

quelle che nominavano i membri nel Consiglio di Amministrazione di Banca delle Marche,

con criteri che, magari non sempre privilegiando le competenze e la professionalità

specifica, forse qualche vicinanza tra questi mondi (politica, aggregazioni varie,

associazioni e finanza) la vivevano, dal momento che lo stesso Mauro Lancione, ad un certo

punto della sua audizione, ‘solleticato’ sul tema, ha detto (pagina 14 della trascrizione): “…

Beh, CARIMA ha saputo….poi, scusatemi l’espressione, ha preso la fregatura lo stesso alla

fine, vabbè, però almeno qualche elemento ha cominciato a tirarlo fuori. Però, vedete, voi

siete inseriti oltre che nel mondo professionale anche in un mondo politico; quante volte si

è detto da tutte le parti che le Fondazioni bancarie sono forse un pochettino condizionate da

scelte politiche? Qualunque Fondazione, non dico Pesaro, Macerata o Jesi ma le Fondazioni.

Perché se così non fosse ci dovremmo chiedere non solo quali sono le competenze delle

persone designate a fare i Consiglieri d’Amministrazione nelle Banche, ma ci dovremmo

chiedere anche chi sono i Consiglieri d’Amministrazione delle Fondazioni che a loro volta

designano questi.

In realtà, se i Consigli di Amministrazione sia della Banca che delle Fondazioni nulla

hanno visto e nulla hanno fatto quando era ora di vedere e di fare (altro che “non

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interferire” con l’operatività della banca… come “si giustifica” Alfio Bassotti!) è possibile

che una ragione ci sia: ovvero i criteri con cui questi Consiglieri sono scelti e nominati,

criteri cui anche la politica non è sicuramente estranea, ed a cui la “politica bancaria” non

è stata estranea, mentre la politica, da queste cose, andrebbe invece tenuta

accuratamente lontana, perché – ed è cronaca quotidiana, ormai - la politica “vive” di

consenso e di potere per disporre le cose in maniera da produrre ulteriore consenso.

Anche qui può venire in aiuto l’audizione di Mauro Lancione (pagina 15 della

trascrizione): “… Sì. Allora, una cosa: prima tu hai parlato del discorso della lettera e dici

perché i due Amministratori….e anche dalle altre parti, perché a me è venuto fuori che solo

la CARIMA lo sapesse, Pesaro ha avuto la stessa mancanza di notizie di Jesi. Però io volevo

sempre tirare fuori il discorso della non adeguatezza che la Banca d’Italia aveva rilevato nella

governance. Allora, una delle cose che è venuta fuori sui giornali è questa: che il CdA della

Banca delle Marche deliberava 50 pratiche di affidamento in pochi minuti – e pochi minuti

non vuol dire un’ora, eh; vuol dire 5 minuti, 6 minuti…- e allora, il tempo necessario a dire

“Lancioni Mauro Jesi 5 milioni, ci deve fare un capannone, ci sono garanzie, non ci sono

garanzie” già porta via 30 secondi però non credo che questo basti per valutare un

affidamento. Allora ritorno sul discorso complessivo; se io ho questi giudizi non positivi da

parte di Banca d’Italia, nel 2012 io prendo provvedimenti ma se io ce li ho anche nel 2011,

nel 2010, nel 2008 e nel 2006 perché non prendo provvedimenti? Perché vedete, voi mi

avete chiesto se era successo tutto quanto in breve termine; no, è stato fatto….ma in questo

modo la Banca poteva essere salvata. Perché se io riuscivo a contenere questi

comportamenti nel 2010 era molto diverso, se ci riuscivo nel 2008 era ancora diverso; nel

2006 ancora diverso e probabilmente oggi avremmo avuto una Banca delle Marche più

piccola di quella che avevamo però “in vita”.

In realtà, la cosa che appare “sbagliata”, e comunque da sottolineare, è che

sostanzialmente le Fondazioni non sono proprietà … di nessuno, nel senso che i Soci delle

Fondazioni, per la maggior parte, non sono delle persone “reali”, ma una collazione di Enti

più o meno pubblici, che nominano i componenti degli Organi di indirizzo da cui, a loro

volta, venivano espressi i Consigli Direttivi delle Fondazioni, e di conseguenza i membri del

Consiglio di Amministrazione della Banca di cui la Fondazione è socia: questo aspetto è il

primo o comunque uno dei problemi, se non il più grave, che ha determinato la vicenda

Banca delle Marche, perché è la causa o comunque ha avuto un ruolo nella mancata

osservanza di criteri di corretta ed efficace gestione, e nella nomina degli organi delle

Fondazioni, nonché – di conseguenza – della nomina del Consiglio di Amministrazione di

Banca delle Marche (designati in gran parte dalle stesse Fondazioni).

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LA RISOLUZIONE – CONSEGUENZE, IMPLICAZIONI, RIFLESSIONI –

LA RISOLUZIONE / IL SUO INQUADRAMENTO

In data 22/11/2015 il Governo ha emanato il decreto legge n. 183, avente ad oggetto “Disposizioni urgenti per il settore creditizio”. Con tale decreto il Governo ha recepito il decreto del Ministro dell'Economia e delle

Finanze del 22 novembre 2015 di approvazione del provvedimento di avvio della risoluzione della Banca delle Marche spa in amministrazione straordinaria, di cui alla deliberazione della Banca d'Italia n. 553/2015 del 21 novembre 2015.

Tale provvedimento è stato deliberato dalla Banca d'Italia sulla base dell'autorità conferitale dal decreto legislativo n. 180 del 16/11/2015, che attua la Direttiva europea 2014/59/UE del parlamento europeo e del Consiglio del 15 maggio 2014, che istituisce un quadro di risanamento e risoluzione degli enti creditizi e delle imprese di investimento.

Il citato decreto legge 183/2015 ha recepito altri tre provvedimenti della Banca d'Italia, il n. 554/2015, 555/2015 e 556/2015 e ha adottato una “soluzione” della crisi di quattro banche italiane in amministrazione straordinaria: Banca delle Marche, Banca Popolare dell’Etruria e del Lazio, Cassa di Risparmio di Ferrara, Cassa di Risparmio di Chieti.

La soluzione prospettata da tali provvedimenti ha previsto la creazione di quattro nuove banche (tecnicamente banche-ponte o bridge bank o good bank), denominate Nuova Banca delle Marche, Nuova Banca dell'Etruria e del Lazio, Nuova Cassa di Risparmio di Chieti, Nuova Cassa di Risparmio di Ferrara, a cui sono state conferite tutte le attività (impieghi) diverse dai prestiti in sofferenza e le passività (raccolta) costituite dai depositi, i conti correnti e le obbligazioni ordinarie delle precedenti banche, e ha altresì previsto la creazione di un'unica società veicolo (o bad bank), a cui sono stati conferiti gli impieghi a sofferenza di tutte e quattro le banche.

Risulta peraltro poco comprensibile il motivo per cui si sia optato per un'unica “bad

bank”, in considerazione delle inevitabili differenze tra le tipologie di credito a sofferenza

dei quattro istituiti: nel caso di Banca delle Marche, ad esempio, il credito a sofferenza è

prevalentemente ipotecario, quindi con garanzie immobiliari alle spalle che lasciano

immaginare possibilità di recupero più elevate rispetto ai crediti chirografari.

Al momento della cessione di questi crediti in sofferenza, Banca d'Italia, quale autorità

di risoluzione, ha effettuato svalutazioni prudenziali che hanno comportato ulteriori

perdite di bilancio per le quattro banche originarie: il valore dei prestiti conferiti nella bad

bank, pari nel complesso ad originari 8,5 miliardi, è stato infatti ridotto a 1,5 miliardi, pari

ad una percentuale del 17,6% del valore originario, prospettando un possibile margine di

rientro e di plusvalenze per chi acquisirà i crediti deteriorati della bad bank, anche in

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considerazione del fatto che in nessuna banca italiana i crediti a sofferenza sono valutati

ad una percentuale così bassa;

Le quattro banche in amministrazione straordinaria, per effetto di questa ennesima

perdita inflitta dalla citata svalutazione, sono state poste in Liquidazione Coatta Amministrativa, procedura che ha comportato l'azzeramento delle azioni e delle obbligazioni subordinate emesse.

I possessori di n. 1.274.532.113 di azioni della Banca delle Marche sono circa

43.000, mentre i possessori di obbligazioni subordinate, per un controvalore di 400 milioni

di euro circa, sono circa 900.

I valori delle azioni e delle obbligazioni subordinate così azzerati non possono cancellare

comunque il diritto dei loro possessori nei riguardi di quei crediti a sofferenza, in

precedenza di proprietà delle quattro banche in liquidazione e ora della “bad bank”, per i

quali si prospetta una consistente possibilità di plusvalenza dal loro recupero.

La Banca d'Italia, ignorando questo diritto, ha escluso inspiegabilmente gli azionisti e gli obbligazionisti subordinati dalla partecipazione ai possibili guadagni determinati dal recupero dei crediti tramite la “bad bank” o tramite un'ulteriore società a cui la “bad bank” potrebbe vendere tali crediti a sofferenza.

Agli azionisti ed agli obbligazionisti subordinati, il piano di risoluzione della Banca d'Italia, che evidentemente per evidenti, successive ragioni di mercato e di collocamento sullo stesso, ha coinvolto le quattro banche nell’unico provvedimento, indifferenziandole, non spiegando neanche perché la decisione sia stata quella rispetto, semmai, al poter diversificare le situazioni delle stesse od i relativi provvedimenti di risoluzione, non ha permesso neanche una qualche forma di partecipazione, debitamente svalutata, alle quattro “good bank”, tra cui la Nuova Banca delle Marche: tuttociò apre la strada a possibili numerosi contenziosi contro i provvedimenti adottati, in quanto i possessori dei titoli azzerati potrebbero lamentare di essere stati penalizzati e decidere quindi di agire giudizialmente per essere indennizzati e per recuperare almeno una parte del loro investimento.

Nel 2014, si era avviato con FONSPA un progetto di salvataggio che prevedeva la

creazione della “bad bank” garantita dal Fondo di Tutela del Risparmio e FONSPA che, oltre a gestire la “bad bank”, avrebbe messo anche il capitale necessario da versare nella Banca: il progetto non ha funzionato perché c’è stata altra situazione, in quel periodo, che ha coinvolto la Cassa di Risparmio di Teramo (TERCAS), in cui il Fondo Interbancario aveva coperto il “buco” di bilancio presente in TERCAS di circa 260 milioni, mentre la Popolare di Bari aveva successivamente effettuato un aumento di Capitale, sollevando critiche e problematiche, perché sostanzialmente la Commissione Europea aveva tacciato quell’intervento del Fondo Interbancario come aiuto di Stato. Ciò ha comportato la non implementazione di tale iniziativa.

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Successivamente, fu sviluppata un’altra iniziativa per il salvataggio dell’istituto, che

vedeva come protagonista sempre lo stesso Fondo Interbancario Tutela Depositi /FITD, già

citato per il caso FONSPA. Il FITD aveva deliberato, in data 8 ottobre 2015, la sottoscrizione

di un aumento di capitale di 1,2 miliardi di euro per Banca delle Marche, soluzione che è

stata spazzata via dal Decreto Legge n. 183/2015 attraverso l'intervento del fondo di

risoluzione.

Per Banca delle Marche, commissariata dal 2013, il patrimonio netto risultava positivo

fino alla giornata di venerdì 20 novembre 2015, giorno lavorativo precedente la risoluzione

del 22 novembre: il fatto che essa sia stata eseguita attraverso una valutazione provvisoria,

per motivi d'urgenza, dopo oltre due anni di gestione commissariale risulta

incomprensibile, se non inammissibile, soprattutto alla luce degli effetti definitivi ed

irreversibili che ne conseguono.

La risoluzione elaborata da Banca d'Italia, che ha comportato la liquidazione coatta

amministrativa di Banca delle Marche e le gravissime problematiche per i risparmiatori

sopra evidenziate, è arrivata dopo ben 28 mesi di gestione commissariale diretta da parte

della stessa Banca d'Italia, rendendo dunque legittime e plausibili diverse perplessità in

merito all'adeguatezza e all'efficacia di tale gestione.

LA POSIZIONE DI BANCA D’ITALIA

La soluzione adottata ha assicurato, almeno secondo la posizione e la tesi di Banca d’Italia, la continuità operativa delle banche ed il loro risanamento, nell’interesse dell’economia dei territori in cui esse sono insediate, tutelando pienamente i risparmi di famiglie ed imprese detenuti nella forma di depositi, conti correnti e obbligazioni ordinarie, e preservando tutti i rapporti di lavoro in essere, senza utilizzare denaro pubblico.

Le perdite accumulate nel tempo da queste banche, sempre secondo Banca d’Italia, valutate con criteri estremamente prudenti, sono state assorbite in prima battuta dagli strumenti di investimento più rischiosi: le azioni e le "obbligazioni subordinate", queste ultime per loro natura anch’esse esposte al rischio d'impresa. Il ricorso alle azioni e alle obbligazioni subordinate per coprire le perdite è espressamente richiesto come precondizione per la soluzione ordinata delle crisi bancarie dalle norme europee (“Direttiva europea sulla risoluzione delle crisi bancarie” - BRRD), recepite nell’ordinamento italiano dallo scorso 16 novembre con il Decreto Legislativo 180/2015. Tale normativa ha assegnato alla Banca d’Italia la funzione di autorità di risoluzione delle crisi nel settore bancario.

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La soluzione adottata, compatibile con le norme europee sugli "aiuti di Stato", si articola

secondo il seguente schema:

1) Per ciascuna delle quattro banche la parte "buona" è stata separata da quella "cattiva" del bilancio.

2) Alla parte buona (“banca buona” o "banca-ponte" o “bridge bank”) sono state conferite tutte le attività diverse dai prestiti “in sofferenza”, cioè quelli di più dubbio realizzo; a fronte di tali attività vi sono i depositi, i conti correnti e le obbligazioni ordinarie. Il capitale è stato ricostituito a circa il 9 per cento del totale dell’attivo (ponderato per il rischio) dal “Fondo di Risoluzione”. Il Fondo di Risoluzione è previsto dalle norme europee e italiane ed è amministrato dall’Unità di Risoluzione della Banca d'Italia, è alimentato con contribuzioni di tutte le banche del sistema. La banca buona viene provvisoriamente gestita, sotto la supervisione dell’Unità di Risoluzione della Banca d’Italia, da amministratori da questa appositamente designati: in tutti e quattro i casi, la carica di Presidente è rivestita dal dott. Roberto Nicastro, ex Direttore Generale di Unicredit. Gli amministratori hanno il preciso impegno di vendere la banca buona, in tempi brevi, al miglior offerente, con procedure trasparenti e di mercato, e quindi retrocedere al Fondo di Risoluzione i ricavi della vendita. Nella tabella che segue sono forniti i dati per ciascuna delle quattro banche buone e per l’aggregato delle stesse.

3) Si è inoltre costituita una "banca cattiva" (bad bank), priva di licenza bancaria nonostante

il nome, in cui sono stati concentrati i prestiti in sofferenza che residuano una volta fatte assorbire le perdite dalle azioni e dalle obbligazioni subordinate e, per la parte eccedente, da un apporto del Fondo di Risoluzione: quest’ultimo fornisce alla banca cattiva anche la necessaria dotazione di capitale. Tali prestiti in sofferenza, svalutati a 1,5 miliardi dall’originario valore di 8,5 miliardi, saranno venduti a specialisti nel recupero crediti o gestiti direttamente per recuperarli al meglio. Per semplicità viene costituita un’unica banca cattiva che raccoglie le sofferenze di tutte e quattro le banche originarie (nella tabella sono forniti i relativi dati).

4) Lo Stato, quindi il contribuente, non subisce alcun costo in questo processo: l’intero

onere del salvataggio è posto innanzitutto a carico delle azioni e delle obbligazioni subordinate delle quattro banche, ma è in ultima analisi prevalentemente a carico del complesso del sistema bancario italiano, che alimenta con i suoi contributi, ordinari e straordinari, il Fondo di Risoluzione.

5) L’impegno finanziario immediato del Fondo di Risoluzione è, complessivamente per le

quattro banche, così suddiviso: circa 1,7 miliardi a copertura delle perdite delle banche originarie (recuperabili forse in piccola parte); circa 1,8 miliardi per ricapitalizzare le banche buone (recuperabili con la vendita delle stesse), circa 140 milioni per dotare la banca cattiva del capitale minimo necessario a operare, per un totale di circa 3,6 miliardi.

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6) La liquidità necessaria al Fondo di Risoluzione per iniziare immediatamente ad operare è stata anticipata da tre grandi banche (Banca Intesa Sanpaolo, Unicredit e UBI Banca), a tassi di mercato e con scadenza massima di 18 mesi.

7) Le quattro banche originarie divengono dei contenitori residui in cui sono confinate le

perdite e la loro copertura, e vengono subito poste in liquidazione coatta amministrativa: le banche buone (banche-ponte) ne assumono la stessa denominazione con l’aggettivo “Nuova” davanti, e proseguono nell’attività essendo state ripulite delle sofferenze e ricapitalizzate. La banca cattiva resterà in vita solo per il tempo necessario a vendere od a realizzare le sofferenze in essa inserite.

La vicenda che ha riguardato “Banca delle Marche”, almeno secondo la tesi di Banca d’Italia, si è articolata così: Ispezioni: Fra il 2010 e l’inizio del 2011 furono condotte, in rapida successione, tre

ispezioni, ciascuna mirata a esaminare un aspetto specifico della gestione: per ciascuna di esse gli ispettori espressero un giudizio “parzialmente sfavorevole” (4 in una scala di negatività crescente da 1 a 6).

Intervento: Le interlocuzioni con gli amministratori e il management aumentarono progressivamente a partire dal 2012, con un accentuarsi di richieste da parte della Vigilanza perché si ponesse riparo ai problemi rilevati. Fu chiesto, in particolare, di portare il rapporto tra impieghi e depositi su valori più prudenti e di valutare un aumento di capitale, che venne attuato per 180 milioni nei primi mesi del 2012. La Consob, che autorizzò la pubblicazione del relativo prospetto informativo, era stata sinteticamente informata a fine dicembre 2011 dell’esito delle tre ispezioni, sulla base del quale la Vigilanza chiese poi alla banca, ai primi di gennaio 2012, incisivi interventi correttivi.

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L’emersione, nell’ambito di un’ispezione su un diverso intermediario, di operazioni anomale a carico del Direttore generale, portò a richiedere alla banca, nel giugno 2012, di accelerarne il processo di sostituzione, avvenuto in settembre.

Ispezione decisiva: Nel novembre 2012 fu inviata una nuova ispezione per valutare l’adeguatezza degli accantonamenti a fronte del rischio di credito; giudicato largamente insufficiente lo sforzo correttivo della banca, l’ispezione venne estesa nel marzo 2013 agli altri profili di rischio, concludendosi, nel settembre 2013, con un giudizio complessivo sfavorevole (6 in una scala da 1 a 6). Fra mille incertezze, risulterebbe che la Consob venne informata anche in questo caso dell’esito dell’ispezione.

Procedimento sanzionatorio: Un primo procedimento sanzionatorio fu avviato a seguito dell’ispezione del 2010 e si concluse nel settembre 2011 con l’irrogazione di sanzioni nei confronti di 17 esponenti per un totale di 208.000 euro. Per le irregolarità rilevate nel corso dell’ispezione del 2013 si aprì nell’autunno del 2013 un nuovo procedimento sanzionatorio, che si concluse nell’agosto 2014 con l’irrogazione di sanzioni pecuniarie a carico di 18 esponenti ed ex esponenti per un totale di 4,2 milioni.

Invio del rapporto ispettivo alla Magistratura: A conclusione dell’ispezione del 2013, il relativo rapporto fu trasmesso alla Procura di Ancona, con la quale fu avviata una intensa collaborazione (all’Autorità Giudiziaria erano stati in precedenza trasmessi anche i rapporti sulle ispezioni del 2010-2011).

Commissariamento: Alla luce di una relazione interlocutoria degli ispettori del 27 agosto 2013, che mostrava gravi perdite patrimoniali e gravi irregolarità, la Banca venne posta in gestione provvisoria il giorno successivo e, su proposta della Banca d’Italia, il MEF ne dispose il commissariamento il 15 ottobre 2013.

I Commissari Straordinari si adoperarono fin dal loro insediamento per trovare una soluzione di mercato alla crisi di Banca delle Marche, ricercando acquirenti, inizialmente anche con l’assistenza di due advisor (IMI e Unicredit): dopo un infruttuoso sondaggio del mercato, questi ultimi rinunciarono all’incarico.

Ipotesi di intervento del FITD: Nel giugno 2014 i Commissari di Banca delle Marche ricevettero una manifestazione di interesse del Credito Fondiario (Fonspa) a partecipare a un’operazione di salvataggio che si basava sul conferimento a un ente veicolo di buona parte dei crediti deteriorati della banca (2,7 miliardi), in vista di una cartolarizzazione degli stessi, e su un aumento di capitale che consentisse alla banca di rispettare i requisiti di Vigilanza.

Nel luglio 2014 il Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (FITD) deliberò di contribuire al piano di risanamento attraverso il rilascio di una garanzia di 800 milioni a fronte dell’operazione di cartolarizzazione dei crediti deteriorati e l’assunzione di una partecipazione fino a 100 milioni all’aumento di capitale.

Nell’ottobre del 2014, la Direzione Generale Concorrenza (DGC) della Commissione UE avanzò una richiesta di informazioni riguardo a tale intervento e ad un precedente analogo intervento del FITD a favore di Banca Tercas, ipotizzando che si potesse trattare di

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aiuti di Stato. Gli uffici del MEF avviarono di conseguenza una consultazione con la DGC, con il supporto tecnico della Banca d’Italia.

La consultazione, avvenuta con scambi di email e numerose visite a Bruxelles di funzionari italiani, si protrasse per mesi, nella convinzione, da parte delle autorità italiane, che l’ipotesi di aiuto di Stato fosse infondata e che di ciò si potesse convincere la DCG, ed acquisirne l’assenso preventivo era d’altro canto indispensabile. Se si fosse proceduto comunque, l’avvio formale di un contenzioso con la Commissione UE, da portare innanzi alla Corte di Giustizia europea, avrebbe prodotto effetti negativi immediati: le specifiche norme contabili internazionali che si applicano alle banche avrebbero imposto accantonamenti prudenziali pari all’intervento del FITD, vanificandone l’utilità; l’Autorità di vigilanza europea (BCE nell’ambito del Single Supervisory Mechanism) non avrebbe presumibilmente dato il suo assenso alla ricapitalizzazione; l’incertezza legale avrebbe tenuto lontano eventuali acquirenti che potevano essere interessati ad una banca, nel frattempo ricapitalizzata.

L’atteggiamento degli uffici della DGC rimase pervicacemente di rifiuto dell’intervento del FITD, anche in una forma “con burden sharing” da ultimo prefigurata, che avrebbe comunque consentito una soluzione molto meno traumatica di quella infine prevalsa: questo atteggiamento fu confermato ufficialmente, al più alto livello, in una lettera dei Commissari Hill e Vestager del 19 novembre 2015.

La soluzione della crisi: Il 21 novembre 2015, Banca delle Marche (insieme con le altre tre note banche – Cassa di Risparmio di Chieti, Cassa di Risparmio di Ferrara, Banca Popolare dell’Etruria e del Lazio -) venne assoggettata alla procedura prevista dalla BRRD, come recepita solo cinque giorni prima nell’ordinamento italiano. Non si poteva attendere di più, date le tensioni di liquidità che avevano preso corpo a causa delle incertezze e dei timori che si andavano diffondendo fra i depositanti sulla sorte di quelle banche.

Nei pochi giorni fino a domenica 22 inclusa, in cui si dovettero mettere a punto i dettagli amministrativi della quadruplice operazione, venne condotta, da parte degli uffici del MEF (sempre con il supporto della Banca d’Italia), un’altra consultazione via email e telefono con la DGC sul valore da attribuire alle “sofferenze” (crediti fortemente deteriorati) da cedere alla “bad bank” appositamente costituita, che rispettasse, ad avviso della stessa DGC, la disciplina sugli aiuti di Stato. La DGC indicò come accettabile una valutazione media del 25 per cento del valore di libro per i crediti assistiti da garanzie e dell’8 per cento per quelli non garantiti (media ponderata 17,6), facendo riferimento a precedenti interventi di risoluzione effettuati in altri paesi membri dell’Unione, specificamente in Slovenia. Fu necessario adottare quella valutazione per ottenere il riconoscimento da parte della Commissione della conformità dell’operazione alla disciplina degli aiuti di Stato, a cui la BCE intendeva a sua volta subordinare l’autorizzazione all’esercizio dell’attività bancaria da parte delle banche-ponte.

Quella valutazione non può essere considerata un benchmark nel mercato dei crediti deteriorati: i valori veri di recupero possono essere accertati solo analiticamente, caso per caso, e di ciò ha dato atto lo stesso Commissario alla Concorrenza, Vestager, nel corso di una recente audizione alla Commissione Problemi economici e monetari del Parlamento europeo sul caso delle quattro banche italiane, nella quale ha affermato che il motivo delle forti svalutazioni volute dalla Commissione è da ricercare nella difficoltà di

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valutare, sotto la pressione dell’urgenza, cespiti per i quali non c’è mercato. In ogni caso, a tali valutazioni effettuate in via provvisoria seguirà a breve quella definitiva, affidata a un esperto indipendente, secondo quanto stabilito dalla BRRD e dalla disciplina italiana di recepimento.

Queste valutazioni si discostano da quelle contabili, che non prevedono una contestuale cessione delle sofferenze; nel caso in esame le rettifiche apportate nel corso dell’attività di accertamento durante l’amministrazione straordinaria avevano comportato la riduzione del valore netto del credito in sofferenza a circa il 43% del valore orginario.

Dovendo risolvere simultaneamente la crisi di quattro banche, si decise di costituire una sola bad bank per tutte e quattro, per ovvie ragioni di economicità amministrativa e di sinergia nell’attività di gestione e recupero dei crediti in sofferenza ceduti, con il fine di massimizzare il risultato, ed anche questa è ipotesi non convincente.

La BRRD e la legge italiana di recepimento non lasciavano all’Autorità di Risoluzione (in Italia inquadrata nella Banca d’Italia) alcun margine di discrezionalità nel decidere l’entità del sacrificio che doveva essere sopportato dagli azionisti e dai titolari di obbligazioni subordinate, i quali erano tenuti a coprire tutte le perdite.

Tutte le obbligazioni subordinate scadute prima della data di risoluzione sono state rimborsate alle scadenze previste dai rispettivi contratti. Il rendimento nominale relativo alle emissioni di titoli subordinati effettuate da Banca delle Marche negli ultimi 5 anni (tutte precedenti la data di avvio dell'amministrazione straordinaria) è stato pari in media all'8%.

Ancora, secondo Bankitalia, la valutazione delle sofferenze era soggetta al seguente criterio:

“La valutazione delle sofferenze ai fini della risoluzione deve essere effettuata sulla base dei criteri previsti dalla BRRD (Bank Recovery and Resolution Directive), ma anche di quanto indicato, ai fini del rispetto della normativa in materia di aiuti di Stato nella Comunicazione della Commissione Europea del 25/02/2009 (Comunicazione sul trattamento delle attività che hanno subito una riduzione di valore nel settore bancario comunitario 2009/C 72/01): tale valutazione si discosta da quella utilizzata nelle ordinarie prassi contabili.

Nel corso di una interlocuzione con la Commissione nei giorni immediatamente precedenti la risoluzione, questa ha chiaramente indicato come unica soluzione accettabile in quanto approssimativa del valore teorico di cessione immediata dei crediti, una valutazione di quelli collateralizzati pari al 25% dell’importo erogato e di quelli non collateralizzati pari all’8%. La stessa Commissione vi ha fatto riferimento nel suo comunicato stampa del 22/11/2015.”

VALUTAZIONE PROVVISORIA E DEFINITIVA

L'art. 32 del D.Lgs. n. 180/2015, al comma 6, prevede che il programma di

risoluzione può essere modificato con un nuovo provvedimento della Banca d'Italia

approvato dal Ministro dell'economia; lo stesso provvedimento ha quantificato le perdite

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sulla base delle risultanze di valutazioni provvisorie di cui all’art. 25 del D.Lgs. n. 180 del

16/11/2015, ritenendo sussistere motivi di urgenza, e lo stesso art. 25 prevede che la

valutazione provvisoria sia seguita, non appena possibile, da una valutazione definitiva,

conforme agli articoli 23 e 24 del medesimo D.Lgs.

L'art. 23 del menzionato D. Lgs. 180 al comma 2 statuisce che la valutazione

definitiva “è effettuata su incarico della Banca d'Italia da un esperto indipendente”, e l'art.

29 del citato D. Lgs. 180 prevede espressamente, al comma 3, che “se la valutazione è

provvisoria e gli importi della riduzione o della conversione in essa indicati risultano

superiori a quelli risultanti dalla valutazione definitiva, l'importo della riduzione o della

conversione può essere ripristinato per la differenza”.

L’Art. 23 del Dlgs 180/2015 così prevede:

“1. L'avvio della risoluzione o la riduzione e conversione di azioni, di altre partecipazioni e di strumenti di capitale ai sensi del Capo II nei confronti di un soggetto di cui all'articolo 2 e' preceduto da una valutazione equa, prudente e realistica delle sue attivita' e passivita'. 2. La valutazione e' effettuata su incarico della Banca d'Italia da un esperto indipendente, ivi incluso il commissario straordinario nominato ai sensi dell'articolo 71 del Testo Unico Bancario.”

Il provvedimento di risoluzione di cui in oggetto ha quantificato le perdite sulla base delle risultanze di una VALUTAZIONE PROVVISORIA di cui all’art.25 del Dlgs 180/2015, ritenendo sussistere motivi di urgenza: lo stesso art. 25 prevede che la valutazione provvisoria sia seguita, non appena possibile, da una valutazione definitiva conforme agli artt.23 e 24 del medesimo decreto.

Il comma 4 del già richiamato art.25 prevede che “La valutazione definitiva è finalizzata ad assicurare che eventuali perdite siano pienamente rilevate ed a fornire elementi utili per la decisione di ripristinare, in tutto o in parte, il valore dei diritti degli azionisti o dei creditori o incrementare il corrispettivo pagato, in conformità agli articoli 29, comma 3, e 51, comma 2.

L’art.29 del citato Dlgs 180/2015 prevede espressamente, al comma 3, che “se la valutazione è provvisoria e gli importi della riduzione o delle conversione in essa indicati risultano superiori a quelli risultanti dalla valutazione definitiva, l’importo della riduzione o della conversione può essere ripristinato per la differenza”.

La Direttiva 2014/59/UE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 15 maggio 2014, all’art. 36 prevede che: “9. Qualora, a causa dell’urgenza dettata dalle circostanze del caso, non sia possibile

rispettare i requisiti stabiliti ai paragrafi 6 e 8 o si applichi il paragrafo 2, è effettuata una valutazione provvisoria. Tale valutazione provvisoria rispetta i requisiti fissati al paragrafo 3 e, per quanto ragionevolmente possibile a seconda delle circostanze, i requisiti di cui ai paragrafi 1,6 e 8.

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La valutazione provvisoria di cui al presente paragrafo include una riserva per perdite aggiuntive, con adeguata motivazione.

10… La valutazione definitiva ex post è effettuata non appena possibile e può essere eseguita separatamente rispetto alla valutazione di cui all’art.74 o contemporaneamente ad essa e dalla stessa persona indipendente, ma deve essere distinta. La valutazione definitiva ex post mira: a) ad assicurare che eventuali perdite sulle attività dell’ente o dell’entità di cui all’articolo 1, paragrafo 1, lettera b), c), d), siano pienamente rilevate nei libri contabili dell’ente o dell’entità di cui all’articolo 1, paragrafo 1, lettera b), c), d); b) a orientare la decisione di ripristinare il valore dei crediti dei creditori o incrementare il valore del corrispettivo pagato, in conformità del paragrafo 11.

11. Nel caso in cui la stima d l valore patrimoniale netto dell’ente o dell’entità di cui all’articolo 1, paragrafo 1, lettera b), c), d), figurante nella valutazione definitiva ex post sia, superiore a quella contenuta nella valutazione provvisoria, l’autorità di risoluzione può: a) esercitare il potere di aumentare il valore dei crediti dei creditori o dei titolari degli strumenti di capitale pertinenti, che sono stati svalutati con lo strumento del bail-in; b) dare istruzione a un ente-ponte o a una società veicolo per la gestione delle attività di effettuare un ulteriore pagamento del corrispettivo in relazione ad attività, diritti, passività all’ente soggetto a risoluzione oppure, a seconda dei casi, in relazione ad azioni o titoli di proprietà, ai proprietari delle azioni o di altri titoli di proprietà.”.

Alla luce di ciò, si auspica che tutti coloro che, anche istituzionalmente, hanno competenza o possibilità di farlo, si impegnino a chiedere una verifica della piena correttezza delle azioni intraprese a seguito della risoluzione del 22 novembre 2015, con particolare riferimento alla loro irreversibilità e/o alla possibilità che le stesse permettano l’eventuale ripristino dei diritti a seguito della acquisizione della Valutazione Definitiva ex post.

All’esito delle verifiche di cui al punto precedente, si potrebbe financo progettare l’annullamento e/o la sospensione dell’efficacia di ogni atto che abbia carattere definitivo ed irreversibile o che impedisca od ostacoli il ripristino dei diritti di cui agli artt. 25 e 29 del Dlsg 180/2015, nonché dell’art.36 della direttiva 2014/59/UE, segnalando in tal senso, agli organi competenti ogni eventuale irregolarità riscontrata, il tutto a tutela dei diritti di risparmiatori, azionisti ed obbligazionisti interessati dalla procedura di risoluzione.

Come pure risulterebbe da notizie apparse a suo tempo sulla stampa (http://www.cronachemaceratesi.it/2015/10/04/banca-marche-terminata-la-due-diligence-del-fitd-commissariamento-verso-la-proroga/711692/), ai primi di ottobre 2015 la società indipendente KPMG dovrebbe aver certificato, al termine della “due diligence” svolta su Banca Marche per conto del FITD-Fondo Interbancario Tutela Depositi, un patrimonio di Banca Marche positivo, nonostante le numerose rettifiche in via prudenziale

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dei coefficienti di accantonamento degli ultimi tre anni, confermate in audizione dal Dott. Luciano Goffi, già Direttore Generale della banca dopo lo “scoppio” della crisi nel 2012 e oggi A.D. di Nuova Banca Marche - in generale, una “due diligence” ha proprio lo scopo di raccogliere informazioni al fine di esprimere un giudizio sul valore di mercato e su possibili rendimenti del soggetto sottoposto ad analisi in vista di una possibile acquisizione -.

Poco più di un mese dopo le valutazioni di KPMG, invece, Bankitalia e Governo, con un “provvedimento di Stato”, hanno però ulteriormente svalutato “d’ufficio” le sofferenze dell’83%: a seguito di tale svalutazione, è stato disposto l’avvio della procedura di “risoluzione”, con il conseguente azzeramento dei risparmi di azionisti ed obbligazionisti subordinati e la messa in liquidazione coatta della banca.

È sempre stato detto che tutto è stato fatto – e la relativa logica stringente l’ha quasi resa una morsa - perché “sono vietati gli aiuti di Stato” (questa la motivazione ufficiale, ad esempio, dalla quale risulta sia stato ritenuto impraticabile il salvataggio già approvato dal FITD-Fondo Interbancario Tutela Depositi ai primi di ottobre 2015), perché sono in contrasto con il libero mercato ed il regime di libera concorrenza, principi posti a base del diritto italiano ed europeo: ci si domanda perché, invece, possono essere consentiti interventi di “ostacolo, svalutazioni o impedimenti” di Stato. Ci si chiede allora se non potrebbero anch’essi configurarsi in contrasto con il regime di libera concorrenza visto che, di fatto, andrebbero più o meno direttamente a favorire potenziali soggetti concorrenti a quelli colpiti dal provvedimento di svalutazione di Stato? Tanto più quando, come in questo caso, il provvedimento di risoluzione elaborato da Governo e Bankitalia vede fra i “coprotagonisti” altri soggetti bancari, alcuni dei quali, per giunta, fra coloro che detengono il maggior numero di quote di partecipazione al capitale della stessa Banca d’Italia.

Fra le iniziative attuabili, oltre a quelle degli enti, anche locali, cui compete la cura e la tutela degli interessi del territorio, è da segnalare la possibilità di intraprendere azioni a difesa e tutela dei risparmiatori colpiti dal cd. “SalvaBanche” e contro gli effetti di tale provvedimento, nonché il coinvolgimento dell’Antitrust , cioè l’Autority garante della concorrenza e del mercato, istituita con la L.287/1990, cui compete la verifica del pieno rispetto del regime di libera concorrenza, sancito non solo nell’ordinamento nazionale ma anche in quello comunitario (artt. 101, 102, 106 del TFUE), come pure una analoga azione presso i relativi organismi di vigilanza e controllo, in sede di Commissione Europea – Direzione Generale Concorrenza.

Fra le prerogative dell’Antitrust, salvo errori, dovrebbe ricadere anche il potere di adottare eventuali provvedimenti stragiudiziali di diffida e di natura sanzionatoria o cautelare a tutela dell’interesse generale: avrebbe cioè, nel caso ravvisasse eventuali presunte irregolarità, la possibilità di agire con effetto immediato e diretto, anche “inaudita altera parte”.

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AIUTI DI STATO E COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE EUROPEA 2009/C 72/01

Appare evidente come venga posto a paradigma di tutte le analisi relative alla risoluzione del 22 novembre il fatto che le direttive europee non permettano più l’intervento dello Stato a salvataggio o sostegno del sistema bancario.

Risulta inoltre dai documenti di Banca d’Italia e dalle dichiarazioni agli atti della Commissione che la valutazione delle sofferenze conferite alla Bad Bank è stata effettuata sulla base di criteri indicati nella “Comunicazione sul trattamento delle attività che hanno subito una riduzione di valore nel settore bancario comunitario 2009/C 72/01” e che la fissazione del prezzo di cessione delle sofferenza alla società veicolo al 17,6% del valore dei crediti sia stata necessaria per non incorrere in violazioni della normativa sugli aiuti di Stato (cfr. Risposta Banca D’Italia_FAQ N.10)

A titolo esemplificativo, e non esaustivo, vengono riportati alcuni dei passaggi più significativi delle audizioni fatte:

Audizione del 17.02.2016 – DOTT. GOFFI LUCIANO – A.D. NUOVA BANCA DELLE MARCHE:

<<… Questi sono i prezzi che normalmente sul mercato paga chi compra sofferenze e la norma del 2009 dice che quando le sofferenze vengono messe in un veicolo fatto apposta, devono essere messe dentro quel veicolo al valore di mercato cioè alla media dei prezzi che nell’ultimo anno il mercato ha espresso.” “La Direttiva Europea tende a dire una cosa semplice per dire “non è possibile che gli Stati salvino le Banche con i soldi pubblici” come purtroppo è avvenuto abbondantemente in altri Paesi meno che in Italia e quindi nel momento in cui una realtà finanziaria, una Banca, si trova in difficoltà le strade sono due; o fallisce e quindi va in liquidazione coatta, oppure la si “risolve”. >>

Audizione 05.02.2016 – ONOREVOLE EMANUELE LODOLINI: <<Il Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi, alimentato da contributi delle Banche

italiane avente la forma di SpA, sarà usato per creare il Fondo di Solidarietà per gli Obbligazionisti Subordinati truffati o per i più deboli. Non poteva essere usato per salvare le Banche perché, essendo i contributi che lo alimentano contributi obbligatori per Legge, l’impiego delle sue risorse avrebbe significato elevare al settore bancario l’aiuto di Stato, cioè un aiuto illegittimo.>>

Audizione 21.01.2016 – RAG. ALFIO BASSOTTI – PRESIDENTE FONDAZIONE CASSA DI RISPARMIO DI JESI:

<<….il Fondo Interbancario parlava di circa 2 miliardi di cui 1 miliardo e 200 a favore della Banca delle Marche … Quindi questo era: che occorrevano 2 miliardi per salvarle tutte e quattro, per la Banca delle Marche ci volevano 1 miliardo e 200 milioni. Il Fondo Interbancario aveva già deliberato per un motivo molto semplice…

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se la Banca delle Marche fosse andata in default, i conti che avevano fatto erano che il Fondo Interbancario per salvare i correntisti di Banca Marche avrebbero dovuto tirare fuori circa 10/12 miliardi: questa era la cifra. E allora è chiaro….. “meglio rimetterci 1 miliardo e 200 che 12 miliardi…” Hanno fatto questi conti e han detto “se io Delibero di dare 2 miliardi di cui 1 miliardo e 200 alla Banca delle Marche, evito di tirare fuori altri 10 miliardi subito” e questo infatti era stato deliberato. Se non che l’Unione Europea ha detto questa cosa “Guardate, signori: siccome gli aiuti di Stato non sono possibili per il discorso della concorrenza, quello è un aiuto di Stato.>>

Si ritiene di fare alcune doverose precisazioni in merito, rilevato che, innanzi tutto, non appare corretto porre a paradigma di ogni analisi relativa a quanto avvenuto con la Risoluzione del 22 novembre il fatto che l’UE non permetta “aiuti di stato, ovvero misure di sostegno pubblico al sistema bancario a fronte di attività deteriorate. La stessa Comunicazione 2009/C 72/01 si concentra sulle questioni che gli Stati membri devono affrontare al momento di prendere in considerazione, ideare ed attuare misure di sostegno pubblico a fronte di attività deteriorate.

La Comunicazione, inoltre, fornisce orientamenti più specifici sull'applicazione delle norme in materia di aiuti di Stato per le misure di sostegno a fronte di attività deteriorate, principalmente in merito a questioni quali:

“i) le disposizioni in materia di trasparenza e di informativa (disclosure);

ii) la condivisione degli oneri tra Stato, azionisti e creditori;

iii) l'allineamento degli incentivi per i beneficiari con obiettivi strategici pubblici;

iv) i principi per ideare misure di sostegno a fronte di attività deteriorate in termini di ammissibilità, valutazione e gestione delle attività deteriorate;

v) i rapporti tra misure di sostegno a fronte di attività deteriorate, altre misure di aiuto pubblico e la ristrutturazione delle banche.”

E’ evidente come il sostegno con aiuti di Stato non possa e non debba andare a coprire responsabilità di “mala gestio”, dovute ad eventuale incapacità, negligenza, colpa o dolo, che vanno ovviamente perseguite presso le sedi competenti.

Quello che risulta nella direttiva BRRD e nella Comunicazione 2009/C 72/01 è che l’aiuto di stato debba essere volto alla tutela di un interesse pubblico, ovvero per garantire obiettivi immediati di salvaguardia della stabilità finanziaria e di sostegno alla erogazione di prestiti bancari, secondo criteri ben precisi, volti a limitare i rischi di gravi distorsioni della concorrenza e quello di ingenerare la necessità ricorrente di un intervento statale nel settore, che aumenterebbe progressivamente l'onere per le finanze pubbliche.

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Le norme in materia di aiuti di Stato mirano a garantire il sostegno minimo e meno distorsivo per liberare le banche beneficiarie dai rischi legati a una categoria separata di attività, onde creare solide basi per il ritorno alla redditività a lungo termine senza il sostegno dello Stato.

La redditività a lungo termine implica che la banca sia in grado di sopravvivere senza alcun sostegno da parte dello Stato, il che significa che, spesso, potrebbero occorrere piani di ristrutturazione ben definiti per rimborsare tutto il capitale ricevuto dallo Stato e rinunciare alle garanzie statali: si presume che occorra una ristrutturazione approfondita quando una valutazione appropriata delle attività deteriorate indichi un capitale netto negativo/un'insolvenza tecnica in assenza di un intervento dello Stato.

I criteri indicati nella Comunicazione 2009/C 72/1, ivi inclusi quelli per la valutazione delle sofferenze, sono perciò volti a regolamentare e permettere l’adozione di misure di sostegno pubblico: paradossalmente, salvo smentita, nel caso della Risoluzione del 22 Novembre gli stessi sarebbero stati presi a riferimento per un intervento di tutt’altra natura, finalizzato proprio ad evitare il sostegno pubblico alle banche interessate.

Inoltre, nell’operazione adottata da Banca d’Italia e Governo, i criteri contenuti nelle Comunicazione UE appaiono considerati in maniera PARZIALE e, conseguentemente, FORTEMENTE PENALIZZANTE per azionisti ed obbligazionisti danneggiati dal provvedimento.

Infatti, ricordando come i criteri siano indicati ai fini della adozione di misure di sostegno pubblico e volendoli ugualmente utilizzare per la Risoluzione delle quattro banche italiane, va analizzato nel merito quanto chiarito nella Comunicazione 2009/C 72/1 (sezione 5.5):””””

“In una prima fase, le attività dovrebbero essere valutate, per quanto possibile, sulla base del loro valore corrente di mercato. In linea di massima, qualsiasi trasferimento di attività cui si applica un regime e la cui valutazione superi il prezzo di mercato costituirà un aiuto di Stato. Il valore corrente di mercato, tuttavia, può discostarsi notevolmente dal valore contabile di queste attività nelle circostanze attuali o può essere inesistente in mancanza di un mercato (per determinate attività, il valore può effettivamente essere nullo);

- in una seconda fase, il valore attribuito alle attività deteriorate nell'ambito di un programma di sostegno («valore di trasferimento») supererà inevitabilmente i prezzi correnti di mercato per ottenere l'effetto di sostegno. Per garantire coerenza nel valutare la compatibilità dell'aiuto, la Commissione considererebbe un valore di trasferimento che rifletta il valore economico a lungo termine («valore economico reale») delle attività, sulla base dei flussi di cassa sottostanti e di orizzonti temporali più ampi, un parametro accettabile da cui risulti la compatibilità dell'importo dell'aiuto in quanto minimo necessario. Si dovranno prendere in considerazione scarti di garanzia («haircut») uniformi applicabili a determinate categorie di attività per avvicinarsi al valore economico reale di

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attività talmente complesse da rendere impossibile una proiezione affidabile degli sviluppi nel prossimo futuro;

- il valore di trasferimento per le misure di acquisizione o di assicurazione delle attività dovrebbe quindi basarsi sul loro valore economico reale. Si garantirà inoltre un'adeguata remunerazione per lo Stato. Laddove gli Stati membri ritengano necessario — segnatamente per evitare un'insolvenza tecnica — utilizzare un valore di trasferimento delle attività superiore al loro valore economico reale, l'elemento di aiuto contenuto nella misura aumenterà proporzionalmente. Questo può essere accettato solo se accompagnato da una ristrutturazione approfondita e dall'introduzione di condizioni che consentano il recupero di questo aiuto supplementare in una fase successiva, ad esempio mediante meccanismi di recupero;

- il processo di valutazione riguardante il valore di mercato, il valore economico reale e la remunerazione dello Stato dovrebbe seguire i principi e i processi elencati nell'allegato IV;

- nel valutare i metodi di valutazione presentati dagli Stati membri per le misure di sostegno a fronte di attività deteriorate e la loro applicazione nei singoli casi, la Commissione consulterà gruppi di esperti in materia di valutazione. La Commissione si avvarrà inoltre dell'esperienza degli organismi esistenti a livello comunitario per garantire la coerenza dei metodi di valutazione.”

Risulta un contrasto fra i criteri per la valutazione sopra riportati e quanto operato con la Risoluzione del 22 Novembre,in cui ci si è soffermati sulla sola valutazione delle sofferenze a valore di mercato e si è utilizzata tale fissazione quantitativa come valore per il trasferimento alla società veicolo: il tutto ha comportato, come è noto, l’aumento del patrimonio necessario a coprire le sofferenze, con il conseguente azzeramento del valore di azioni ed obbligazioni subordinate, causato proprio da questo metodo.

Bankitalia ha parlato più volte di una non meglio precisata interlocuzione con i competenti organi UE nei giorni antecedenti alla Risoluzione, attribuendo agli esiti di tale interlocuzione le decisioni e le scelte adottate nel provvedimento del 22 novembre, con particolare riferimento alla valutazione (provvisoria) delle sofferenze.

E’ evidente che, alla luce di quanto sopra richiamato, assume un’importanza fondamentale, ed all’uopo si potrebbero attivare tutti gli organi istituzionali e di controllo, ad ogni livello, poter vedere acquisiti gli atti che costituiscono tale interlocuzione con gli uffici UE per ben comprendere come la stessa possa aver portato a decisioni apparentemente in contrasto proprio con la documentazione UE richiamata dalla stessa Banca d’Italia: ciò anche al fine di poter chiarire le diverse funzioni e di individuare le diverse “responsabilità” di chi ha svolto ed avuto ruoli chiave nella vicenda.

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Un'ultima considerazione va fatta su quanto riferito, in più occasioni, in Commissione in merito all'esito negativo dell'operazione FONSPA e dell'operazione deliberata dal FITD nell'ottobre 2015: in entrambi i casi, il FITB sarebbe intervenuto come garanzia nella gestione delle sofferenze.

Nel primo caso, FONSPA avrebbe rilevato i crediti deteriorati, in incaglio o sofferenza, di Banca Marche, alleggerendo quindi la banca di tale carico, per un valore nominale di circa 5 miliardi di euro ed un valore al netto degli accantonamenti attorno a circa 3 mld di euro: ciò avrebbe permesso l'uscita dal commissariamento di Banca Marche, trasformata così in una sorta di "goodbank" alleggerita dei "crediti tossici", ed i rischi per Fonspa sarebbero stati in qualche modo "mitigati" dall' intervento del FITD

Nel secondo caso, relativo all'intervento diretto del FITD, deliberato ad ottobre 2015 i crediti deteriorati sarebbero invece rimasti in Banca Marche ed il Fondo sarebbe intervenuto direttamente nella ricapitalizzazione della Banca.

Risulta che entrambi gli interventi sarebbero stati in qualche modo ostacolati dall'intervento dell'UE, che li avrebbe “tacciati” come potenziali aiuti di stato: appare necessario sottolineare peraltro come la Comunicazione 2009/C 72/01 indichi invece come allettanti e vantaggiose quelle soluzioni che rimuovono le attività «tossiche» dai bilanci delle banche, trasferendole ad un soggetto separato (all'interno o all'esterno delle banche) che benefici in qualche modo di una garanzia (in riferimento a misure intraprese dallo Stato), perché offrirebbero molti dei vantaggi connessi all'acquisizione di attività in termini di ripristino della fiducia nel sistema bancario, limitando al tempo stesso l'incidenza immediata sul bilancio.

Anche in questo caso, quindi, l'aver attribuito alla UE la responsabilità della non realizzazione delle iniziative sopra ricordate appare probabilmente utile per sviare le possibili responsabilità, anche politiche, sulla decisione presa, ma è in contrasto con gli stessi atti della Commissione Europea che riguardano le regolamentazioni del settore e richiamati dalla Banca d'Italia.

Una precisazione sull’avvio del provvedimento di risoluzione, che salvo errori,

potrebbe essere avviato solamente quando ricorrono congiuntamente TUTTI i presupposti

di cui all’art. 17 comma 1 del Dlgs 180/2015, cioè:

“a) la banca e' in dissesto od a rischio di dissesto, secondo quanto previsto dal comma 2; b) non si possono ragionevolmente prospettare misure alternative che permettono di superare la situazione di cui alla lettera a) in tempi adeguati, tra cui l'intervento di uno o piu' soggetti privati o di un sistema di tutela istituzionale, o un'azione di vigilanza, che puo' includere misure di intervento precoce o l'amministrazione straordinaria ai sensi del Testo Unico Bancario.” In effetti, esisteva una percorribilità già deliberata dal FITD (che peraltro può essere

considerato, allo stesso tempo, soggetto privato e di tutela), come previsto dal comma 1 lettera b) dell’Art.17, tale da poter ragionevolmente prospettare quanto possibile per permettere di superare la situazione: non è ben chiaro, perciò, come sia stata accertata la

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sussistenza di tutti i presupposti necessari all’avvio della Risoluzione. Peraltro, nei provvedimenti di risoluzione si parla genericamente della esistenza di tali condizioni senza alcuna dimostrazione specifica, concreta e dettagliata nel merito, facendo assurgere a paradigma e presupposto ovvio ciò che ovvio e scontato non era.

Sostanzialmente, quindi, da una parte si sarebbe inibita l’iniziativa del FITD con motivazioni che, sulla base di quanto sopra esposto, apparirebbero quantomeno dubbie e meritevoli di adeguati approfondimenti, dall’altra si è affermata apoditticamente la sussistenza dei presupposti per l’avvio della Risoluzione senza comprovare ciò in modo dettagliato, pieno e concreto.

Non è ben chiaro se, quindi, al momento in cui è avvenuto, sussistevano tutti i

requisiti indispensabili all’avvio della procedura di risoluzione, e ciò meriterebbe un

doveroso chiarimento.

Si ritiene non sufficientemente chiaro sulla base di quale principio costituzionale e

comunitario con il provvedimento cd. “SalvaBanche” del 22 Novembre 2015 siano stati

annullati i diritti di proprietà di azionisti ed obbligazionisti subordinati delle quattro

banche interessate, e di Banca delle Marche in particolare: con tale provvedimento,

azionisti ed obbligazionisti subordinati hanno visto azzerare il valore del loro patrimonio,

e si è negato agli stessi qualsiasi diritto di recupero/ristoro dalla eventuale vendita delle

sofferenze conferite nella “Bad Bank”, nonché qualsiasi diritto nelle attività della “bridge

bank” Nuova Banca delle Marche.

È vero che, in qualche modo, il Governo sta cercando di provvedere, ma allo stato,

ed in generale, per le categorie di cui sopra si è in presenza, di fatto, di una spoliazione.

Una ultima riflessione in merito: l’art. 42 della Costituzione Italiana prevede che la

proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge e che può essere espropriata, nei

casi preveduti dalla legge, per motivi di interesse generale, ma solo salvo indennizzo. Tale

principio è ulteriormente ribadito ed amplificato nel dettato europeo, con particolare

riferimento all’art. 17 della Carta dei diritti fondamentali dell’U.E., che garantisce il diritto

di proprietà (“Ogni persona ha il diritto di godere della proprietà dei beni che ha acquisito

legalmente, di usarli, di disporne e di lasciarli in eredità. Nessuna persona può essere

privata della proprietà se non per causa di pubblico interesse, nei casi e nei modi previsti

dalla legge e contro il pagamento in tempo utile di una giusta indennità per la perdita della

stessa. L'uso dei beni può essere regolato dalla legge nei limiti imposti dall'interesse

generale.”).

Tale principio, accolto all’interno degli stati membri, ha trovato recente

applicazione, in analoga questione, in Austria: con sentenza del 3 luglio 2015, infatti, la

Corte Costituzionale austriaca ha ritenuto costituzionalmente illegittima, ed ha abrogato,

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la legge che azzerava le obbligazioni subordinate dell' “Alpe Adria Bank International”, e

l’incostituzionalità delle norme è stata dichiarata a causa della contrarietà delle

incriminate disposizioni di legge e regolamentari sia ai principi della Carta costituzionale

austriaca sia all’art. 17 della Carta dei diritti fondamentali dell’U.E sopra richiamato.

Ebbene, tale precedente, nel caso in cui le medesime censure non fossero accolte

dalla Corte Costituzionale italiana, comporterebbe una disparità di trattamento fra casi

identici all’interno di Paesi dell’Unione, con il possibile promuovimento di contenziosi

anche a livello comunitario, mentre, d’altra parte, un accoglimento delle censure da parte

della Consulta italiana si riverberebbe, per le conseguenze sulla legittimità stessa, sui

provvedimenti adottati da Banca d’Italia e Governo.

CRITERI DI SEGRETEZZA E DI URGENZA

Non ci si può esimere dall’esprimere e dal sottolineare motivi di perplessità, forte e non scevra da caratteri di incomprensibilità, che derivano peraltro dalla segretezza che permea il provvedimento di risoluzione: infatti, il provvedimento di Risoluzione risulta essere coperto da o comunque oggetto di segreto d'ufficio, ai sensi dell’art. 5 del D.Lgs n. 180/2015, per il quale non è possibile eseguire accesso agli atti neanche ai parlamentari della Repubblica.

In particolare, l’art.5 così prevede:

“Segreto 1. Tutte le notizie, le informazioni e i dati in possesso della Banca d'Italia in ragione della sua attività di risoluzione sono coperti da segreto d'ufficio anche nei confronti delle pubbliche amministrazioni, ad eccezione del Ministero dell'economia e delle finanze nell'esercizio delle funzioni previste dal presente decreto. Il segreto non puo' essere opposto all’autorità giudiziaria quando le informazioni richieste siano necessarie per le indagini o i procedimenti relativi a violazioni sanzionate penalmente. 2. I dipendenti della Banca d'Italia sono vincolati dal segreto d'ufficio. Nell'esercizio delle funzioni di risoluzione, essi sono pubblici ufficiali e hanno l'obbligo di riferire esclusivamente al Direttorio le irregolarità constatate, anche quando assumono la veste di reati.”

Si ritiene che tale disposizione sia perlomeno incongrua se non inconcepibile e che

debba essere rivista e si auspica che tutti i soggetti istituzionali, ad ogni livello, si adoperino al fine di ottenere una profonda rivisitazione: oltre ad ovvie limitazioni al diritto di difesa dei soggetti interessati alle ricadute delle attività oggetto di segretezza, tale disposizione impedisce di fatto anche a dipendenti di Banca d’italia il pieno esercizio dei doveri di pubblici ufficiali, nel caso in cui dovessero riscontrare, durante l’espletamento delle loro funzioni, delle irregolarità o delle violazioni di legge.

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Altra considerazione riguarda l’”urgenza” del provvedimento adottato, e per questo ci aiuta quanto segnalato da Banca d’Italia con il documento inviato alla Commissione di Jesi in risposta ai quesiti che le avevamo posto (https://app.box.com/s/z5if41k3rj6m19bbcibz4yf6cwl5h4lz ): <<...il motivo delle forti svalutazioni volute dalla Commissione è da ricercare nella difficoltà di valutare sotto la pressione dell’urgenza cespiti per i quali non c’è mercato. In ogni caso, a tali valutazioni effettuate in via provvisoria seguirà a breve quella definitiva, affidata a un esperto indipendente, secondo quanto stabilito dalla BRRD e dalla disciplina italiana di recepimento.

Queste valutazioni si discostano da quelle contabili, che non prevedono una contestuale cessione delle sofferenze; nel caso in esame le rettifiche apportate nel corso dell’attività di accertamento durante l’amministrazione straordinaria avevano comportato la riduzione del valore netto del credito in sofferenza a circa il 43% del valore orginario.>>

Ancora una volta le ragioni di urgenza di necessità di vendere i crediti deterioriati sono state prese a motivazione delle scelte, in questo caso di quella, gravissima (per i risparmiatori), dell'abbassamento al 17,6% della valutazione delle sofferenze

Per ragioni simili, nella risoluzione del 22 novembre 2015 si dice (cfr documento di sintesi di Bankitalia https://app.box.com/s/1x2xz73ab0ntc6cw1c0cqepl343glqzg ): <<...Alla parte buona (“banca buona” o "banca-ponte" o bridge bank) sono state conferite tutte le attività diverse dai prestiti “in sofferenza”, cioè quelli di più dubbio realizzo; a fronte di tali attività vi sono i depositi, i conti correnti e le obbligazioni ordinarie. Il capitale è stato ricostituito a circa il 9 per cento del totale dell’attivo (ponderato per il rischio) dal “Fondo di Risoluzione”. Il Fondo di Risoluzione è previsto dalle norme europee e italiane ed è amministrato dall’Unità di Risoluzione della Banca d'Italia. Esso è alimentato con contribuzioni di tutte le banche del sistema. La banca buona viene provvisoriamente gestita, sotto la supervisione dell’Unità di Risoluzione della Banca d’Italia, da amministratori da questa appositamente designati; in tutti e quattro i casi la carica di Presidente è rivestita dal dott. Roberto Nicastro, ex Direttore Generale di Unicredit. Gli amministratori hanno il preciso impegno di vendere la banca buona in tempi brevi al miglior offerente, con procedure trasparenti e di mercato, e quindi retrocedere al Fondo di Risoluzione i ricavi della vendita. Nella tabella sono forniti i dati per ciascuna delle quattro banche buone e per l’aggregato delle stesse.>>

Quindi anche in questo caso, risulta che la banca ponte (Nuova Banca Marche) deve essere venduta in tempi brevi.

CONSIDERAZIONI FINALI In merito alla Risoluzione adottata da Governo e Banca d’Italia il 22 novembre 2015,

la Commissione ha rilevato i seguenti punti di criticità:

- la scelta di utilizzare una sola bad bank per le quattro banche poste in

risoluzione, favorendo di fatto gli istituti aventi una maggiore quantità di

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sofferenze prive di garanzia e penalizzando presumibilmente con tale scelta la

banca marchigiana;

- le modalità ed i criteri che hanno portato alla svalutazione delle sofferenze al

17,6%, tramite una valutazione provvisoria operata da Banca d’Italia con la quale

si è dato l’avvio d’urgenza alla Risoluzione: tale pesante svalutazione delle

sofferenze ha comportato l’aumento del patrimonio a copertura necessario ed

il conseguente azzeramento di azioni ed obbligazioni subordinate. Si ricorda che

gli azzeramenti sono stati determinati con un provvedimento di Risoluzione

operata d’ufficio da Governo e Banca d’Italia e che, ai detentori di titoli durante

il periodo del Commissariamento, non è stata data la possibilità di cessione degli

stessi. Anche per queste ragioni, oltreché per la natura di “risparmio” con cui

gran parte della clientela retail ha investito i propri soldi in tali titoli, le

conseguenze della Risoluzione sono ricadute sui possessori di azioni ed

obbligazioni junior con dinamiche profondamente diverse da quelle di

“normale” mercato: in altre parole, i rischi di pur gravi oscillazioni di mercato di

cui si fa carico normalmente chi sottoscrive certi titoli sono stati ben superati,

con dinamiche imposte con urgenza e rapidità, subite passivamente dai

risparmiatori senza alcuna possibilità di reazione;

- l’adozione d’urgenza del provvedimento;

- l’adozione di provvedimenti aventi carattere di irreversibilità durante ed in

presenza di una valutazione provvisoria, con il rischio di impossibilità materiale

di procedere al ripristino dei diritti di azionisti e obbligazionisti “azzerati” nel

caso in cui vengano riconosciuti;

- l’apparente non coerenza dei richiami ai vincoli della disciplina degli aiuti di

stato;

- il rilevato contrasto con i principi della libera concorrenza e con la tutela del

diritto di proprietà;

- lo stop al salvataggio deliberato nell’ottobre 2015 dal Fondo Interbancario

Tutela Depositi e la piena sussistenza dei presupposti per l’avvio della

Risoluzione;

- l’esclusione di azionisti ed obbligazionisti subordinati da qualsiasi diritto, sia nei

confronti della “bridge bank” che dalle eventuali plusvalenze provenienti dalla

cessione delle sofferenze ad opera della “bad bank”.

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NUOVA BANCA DELLE MARCHE S.p.A.

La Banca delle Marche S.p.A. è stata posta in amministrazione straordinaria in data

30.10.2013 e ha continuato la propria attività alla data in cui è stato approvato il D.L. n.

180/2015, che ha dato l’avvio alla procedura di risoluzione della Banca delle Marche con

effetto dal 22.11.2015.

La nuova Banca delle Marche S.p.A. è stata costituita con D. L. 183 del 22.11.2015 e

rappresenta pertanto, a far data dal 23.11.015, l'ente-ponte previsto dal programma di

risoluzione avviato nei confronti di “Banca delle Marche spa in amministrazione

straordinaria” ai sensi del D. Lgs. 180/2015.

La Nuova Banca delle Marche spa è quindi un soggetto dotato di personalità giuridica

distinta rispetto alla “Banca delle Marche in amministrazione straordinaria”, ora in

risoluzione, con proprio codice fiscale, partita iva e identificativo al Registro Imprese.

Come da normativa italiana, verrà redatto un bilancio unico per la gestione

straordinaria relativo agli anni 2013, 2014 e 2015 (fino al 22 novembre) per la “Banca delle

Marche spa in amministrazione straordinaria” ed un bilancio dal 23 novembre 2015 al 31

dicembre 2015 per la nuova Banca delle Marche S.p.A.: tali documenti, allo stato non

disponibili, lo saranno non appena approvati dagli organi competenti.

Lo stato patrimoniale di Nuova Banca delle Marche S.p.A.

Nuova Banca delle Marche S.p.A. nasce il 23.11.2015, con D. L. n. 183 del 22.11.2015.

Sulla base del provvedimento di Banca d’Italia del 22 11 2015, Nuova Banca delle Marche

S.p.A. è subentrata nell’intera operatività dell’attività bancaria di Banca delle Marche Spa,

in risoluzione ai sensi dell’art. 32 del D. Lgs. 16.11.2015 n. 180.

La Nuova Banca delle Marche è oggi una realtà solida, sana, ben capitalizzata: il capitale

sociale di 1,041 mld interamente versato della nuova banca è stato sottoscritto dal Fondo

di Risoluzione, previsto dalla normativa italiana ed europea, alimentato con il contributo

dell’intero sistema bancario italiano; le sofferenze saranno completamente cedute alla

nuova “bad bank” creata dal Fondo di Risoluzione; l’indicatore “Core Tier 1” è superiore al

9%.

La rete distributiva delle 300 filiali ed i 2700 dipendenti continuano a garantire la

quotidiana attività di erogazione di servizi e finanziamenti alle famiglie e alle imprese delle

sei Regioni di riferimento della Banca: Marche, Emilia Romagna, Umbria, Lazio, Abruzzo e

Molise.

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Nuova Banca delle Marche

(Importi arrotondati in miliardi di euro)

Attivo Passivo

Prestiti, investimenti, altre attività 12,4 Depositi, conti correnti,

(nessun prestito in “sofferenza”) obbligazioni ed altre forme di raccolta 14,3

Crediti verso la “Bad bank” 0,9 Capitale 1,0

(garantiti dal Fondo di Risoluzione) (sottoscritto dal Fondo di Risoluzione)

Cassa 2,0

Totale 15,3 Totale 15,3

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PROSPETTIVE PER “NUOVA BANCA DELLA MARCHE S.p.A.”

Dall’intervento dell’A.D., Luciano Goffi, persona con profonda conoscenza del territorio e che vanta esperienza pluriennale nel settore bancario e gode di stima profonda, si evince che: “…..l’obiettivo che noi ci poniamo, il Presidente e io sotto l’egida della Banca d’Italia, è quello di vendere cercando di recuperare quel prezzo al meglio possibile, ma non è l’unico obiettivo che abbiamo; noi vorremmo negoziare con quelli che saranno, diciamo i due o tre che saranno rimasti alla fine a negoziare, il ruolo della Banca negli anni a venire. Cioè questa Banca qui deve continuare a svolgere il ruolo per cui era nata e per il quale per 10 anni è stata una splendida Banca e cioè raccogliere sul territorio, impiegare sul territorio in maniera corretta, sana per le piccole e medie imprese, non per le grandissime, e per le famiglie. Noi vorremmo che chi compra la Banca mantenga questa caratteristica della Banca delle Marche. E come il territorio ci può aiutare? Perché per negoziare questa cosa qui devi essere forte perché sennò ti dicono “è già tanto che ti compro” e se uno mi dice “è già tanto se ti compro” io sono finito perché le condizioni le fa lui, la politica la fa lui. Ma se io sono forte perché sono in grado in questi mesi di dimostrare che nonostante quello che è accaduto la Banca ricomincia a crescere, rifà clienti nuovi, la rete è viva, la Banca è viva e ricomincia a fare credito – e noi stiamo ricominciando a fare credito – e quindi è un qualcosa su cui si può costruire un progetto, bhè allora noi saremmo i più forti a negoziare le condizioni di vendita…”.

Forti preoccupazioni, in realtà, ci sono anche per i dipendenti, per la loro stabilità, di fronte a scenari di acquisizioni, di razionalizzazioni, di tagli, e di un ruolo diverso di “Nuova Banca delle Marche”, certamente non più banca del territorio, ma espressione di un territorio che potrebbe essere visto solo come luogo di raccolta da parte di un investitore interessato a ben altre logiche, e non più come una realtà in cui mantenere risorse e risparmi. Il tutto in un quasi desolante silenzio della politica, un po’ disattenta in verità, come peraltro lo è stata negli ultimi anni, quando le criticità di Banca delle Marche erano note e conosciute, o quando non è intervenuta per chiedere quelle garanzie di professionalità e di competenza che pure in un Istituto di Credito dovrebbero essere pre-requisiti, in nome e nell’interesse di tanti che nella Banca hanno creduto ed investito, e lo hanno fatto con grande entusiasmo, e magari senza avere tutte le dovute informazioni.

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CONCLUSIONI DELLA COMMISSIONE

Il filo conduttore del lavoro fatto, esplicitato in numerose audizioni, nella lettura dei

documenti acquisiti, e spesso sollecitati, è stato quello della ricerca di chiarezza, e di

conoscenza, su un fatto angosciante, la perdita, per un intero territorio, di una Banca, che

qualcuno ha definito, almeno fino al 2004 un “gioiellino”, che dava ricchezza e contribuiva

allo sviluppo di imprese, piccole, medie e grandi, che supportava le aziende in momenti di

difficoltà o di decisioni importanti, che era vicino alle famiglie.

In modo laico, e senza pregiudizi, ci si è avvicinati ad un mondo per molti

misconosciuto, e si è cercato di avere dei punti saldi, degli elementi di chiarezza, anche con

il supporto di documenti e di dati contabili, senza la pretesa di arrivare a verità assolute o

ad attribuire responsabilità, compito di altri, ben più titolati a farlo.

Il lavoro è stato suddiviso in schede, supportate e completate dal materiale e dai

documenti acquisiti e citati nel corso della relazione, che riportano anche diverse posizioni,

spesso pure contrastanti fra loro, ma che, nell’intenzione dei Commissari, hanno la pretesa

della completezza degli argomenti e delle riflessioni fatte, anche per lasciare spazio a

personali valutazioni e considerazioni.

Ciò detto, non ci si può esimere dal fare alcune considerazioni che, senza pretese di

esaustività, vogliono essere le conclusioni a cui questa Commissione di Studio intende

addivenire, dopo aver richiamato l’ampia dissertazione sul provvedimento di

“Risoluzione”, contenuto nelle pagine da 89 a 108 che precedono:

Ci sono stati, e sono stati segnalati, dissidi fra le Fondazioni azioniste in merito ad

alcune questioni, quali la dismissione del patrimonio immobiliare di Banca Marche,

la politica dei dividendi, per alcune troppo generosa rispetto alle reali possibilità

della Banca, ed il ruolo del Direttore Generale, Dr. Bianconi, che pure era stato

prorogato nel suo rapporto di lavoro – non si entra nel merito delle vicende penali

dello stesso, di cui si è peraltro avuta ampia notizia dalla stampa -.

Una crescente insoddisfazione da parte di taluni, peraltro evidentemente

minoritari, è stata registrata nel tempo, ma probabilmente sottovalutata, in quanto,

nonostante ci fossero rassicurazioni fornite dal Direttore Generale, Dr. Bianconi, e

dal Presidente Ambrosini, aumentavano le perplessità sulle politiche aziendali e

sulle scelte strategiche, poi confermate dalla famosa lettera del 09 gennaio 2012,

inviata da Banca d’Italia a Banca delle Marche.

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In proposito, occorre dire che, al di là del carattere di riservatezza della stessa

e della conoscenza che ne hanno avuto le Fondazioni, che appare in verità

certamente plausibile, al di là delle smentite di alcuni, sembra ben strano che

quanto contenuto nella lettera 9 gennaio 2012, che costituisce lo snodo della

vicenda, e su cui molti, in verità, hanno contribuito, o tentato, di non fare chiarezza,

non sia stato attentamente considerato e valutato, e messo a dovuta conoscenza di

chi aveva precise responsabilità, anche per compiti di vigilanza, per l’assunzione di

immediate iniziative, certamente più forti e cogenti di quelle invece prese.

In quel documento, l’Autorità di Vigilanza evidenziava gravi inadeguatezze e forti criticità nella “governance” e nel sistema dei controlli interni di Banca Marche, la cui origine veniva individuata chiaramente in un’eccessiva discrezionalità ed autoreferenzialità della struttura direzionale, cui si contrapponeva un ruolo scarsamente incisivo del Consiglio di Amministrazione e del Collegio Sindacale.

Nella medesima comunicazione, Banca d’Italia sollecitava anche un forte e rapido segnale di cambiamento, sia con l’ingresso nel Consiglio di Amministrazione di esponenti dotati di elevata professionalità, sia con un deciso rinnovamento nei livelli apicali della gerarchia tecnico-direzionale.

Interessante in proposito è la posizione della Fondazione CARIMA, che ha

avuto modo di fare alcune considerazioni, su cui in vero si richiama l’attenzione: “….È storia recente quella che vede emergere, non appena i nuovi Consiglieri di nomina CARIMA, Prof. Cesarini e Dott. Grassano, hanno potuto applicare la loro competenza tecnica ed il loro scrupolo, le prime tangibili conferme della situazione censurata dalla Vigilanza sia nella lettera del gennaio 2012, sia in una successiva perentoria nota del giugno 2012 che, tra le altre cose, conteneva pesanti addebiti nei confronti del Direttore Generale, Dott. Massimo Bianconi, sotto il profilo della deontologia professionale, accompagnate da un eloquente quanto risoluto invito, rivolto agli organi sociali della Banca, a provvedere in tempi brevi al suo avvicendamento.

Anche in relazione al riscontro da dare a tale sollecitazione sono sorte forti divergenze tra la Fondazione Carima e le altre componenti della proprietà, che si sono manifestate anche all’interno del rinnovato, seppur parzialmente, C.d.a. della Banca, nel momento in cui, proprio con il supporto della struttura manageriale allora operativa, si stava predisponendo la semestrale del 2012. Una semestrale che - secondo i consiglieri Cesarini e Grassano - appariva scarsamente documentata con riferimento agli accantonamenti. Il che, in verità, non dovrebbe stupire se si considera che è puntualmente emerso che alcuni documenti predisposti dalla Direzione Generale all’epoca in carica non sempre risultavano del tutto precisi e completi, e tuttavia – nonostante gli espliciti moniti della Banca d’Italia – sono sempre stati ratificati da tutti i consiglieri senza alcuna obiezione, con l’eccezione del Prof. Cesarini e del Dott. Grassano…”.

Importante, sicuramente, è stato questo intervento di Banca d’Italia, ma evidentemente tardivo, e comunque da registrare come successivo alle diverse

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ispezioni ripetutesi negli anni, che ben avrebbero dovuto allertare, se non preoccupare maggiormente, chi quelle ispezioni aveva disposto e chi quelle ispezioni subiva, anche con l’adozione di provvedimenti conseguenti.

C’è stata una sottovalutazione di quanto era già emerso o comunque era stato

segnalato, nel tempo, da alcuni piccoli azionisti, che, anche in occasione dell’Assemblea per l’approvazione del bilancio chiuso al 2009, tenutasi nel 2010, avevano chiesto un taglio dei dividendi a favore degli azionisti, ritenuti eccessivi, sia nei confronti degli investimenti che di un rafforzamento del patrimonio della Banca, e di evitare la concentrazione dei rischi su singoli settori, come invece avvenuto (appariva grave lo sbilanciamento verso quello edilizio ed immobiliare, fatto peraltro segnalato in modo quasi univoco dagli intervenuti alle audizioni, con concentrazioni preoccupanti, e rivelatesi poi fallimentari, anche per la concomitante crisi economica del settore) e su singoli clienti, come pure invece avvenuto.

C’è stata una mancata attenzione, a dir poco, sugli accantonamenti e sulle svalutazioni dei crediti, operazioni trascurate per lungo tempo e forse foriere della tardiva emersione di crude realtà non appena vennero invece messe in atto, con la dovuta serietà, dal nuovo management.

Fatti trascurati o disattesi sia dal Consiglio di Amministrazione, nelle varie composizioni che si sono succedute, sia dal Collegio Sindacale, che dalla Società di revisione, la PricewaterhouseCoopers, che negli anni ha sempre certificato i bilanci di Banca delle Marche senza nulla rilevare o senza eccepire granché su principi e metodi seguiti nelle relative predisposizioni, e limitandosi sostanzialmente alle mere enunciazioni di stile e di forma, tipiche di molte certificazioni.

Una apertura del Consiglio di Amministrazione di Banca delle Marche alla piena rappresentanza degli azionisti privati, anche dei piccoli, avrebbe permesso, da una parte, una minore autoreferenzialità da parte di chi, per anni, ha avuto ruoli e rilievi sia nella Banca che nelle Fondazioni azioniste, e dall’altra la possibilità di controllare o contribuire alla gestione con l’oculatezza di chi poteva essere maggiormente animato dall’intento di assicurare una sana e prudente gestione nell’interesse della Banca.

Una diffusa fiducia nell’operato degli Amministratori e del Direttore Generale ha

forse allargato le maglie di quella che doveva essere non una autocelebrazione di risultati, ma, specie in considerazione dei risultati delle varie verifiche ispettive, una ferma e concreta risposta alle sollecitazioni ed alle richieste che venivano fatte.

Risposte che appaiono invece essere state tardive, tragicamente tardive, e quindi inefficaci.

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La stessa sostituzione dell’ex Direttore Generale pecca almeno di intempestività rispetto alle indicazioni contenute nelle varie sollecitazioni di Banca d’Italia.

Gli aumenti di capitale sociale che si sono succeduti nel tempo hanno forse

permesso di “coprire” più le possibili manchevolezze o le operazioni od i metodi seguiti anche in sede di redazione dei bilanci, che criteri di prudenza e di corretta gestione avrebbero invece suggerito di fare in modo diverso, se è vero come è vero che le criticità sono poi emerse con i differenti criteri di accantonamento e di svalutazione dei crediti, operazioni non fatte, rinviate e poi, quando fatte, tardive, che a patrimonializzare la Banca, rendendola solida e capace di nuovi o maggiori investimenti.

Un depauperamento progressivo del patrimonio di Banca delle Marche, peraltro fatto nel tempo, ha contribuito a provocare, o comunque ad evidenziare, la situazione di insolvenza della banca: anche la scelta di cedere il patrimonio immobiliare al Fondo Conero rientra fra queste.

Se è vero che il fatto di cedere gli immobili è stata un’operazione che non ha fatto solo Banca Marche, perché, in certi momenti, anche altre Banche hanno fatto una operazione del genere, che ha normalmente l’obbiettivo di alleggerire una parte dell’attivo di Bilancio che assorbe il Capitale e di fare cassa, e che di per sé l’operazione non è da considerarsi illegittima, occorre dire che, evidentemente, è stata fatta male dal punto di vista temporale, perché era preferibile che quell’operazione fosse fatta dopo aver pulito o “ripulito” il Bilancio.

Fare invece quell’operazione nel 2011, quando ancora la Banca non aveva messo mano alla ripulitura del Bilancio, è stato incauto, almeno così è stato ritenuto, anche perché, a fronte di quegli immobili per i quali la Banca aveva un onere di ammortamento di circa 4 milioni all’anno, attualmente la Banca paga circa 20 milioni di affitti, visto che gli immobili sono restati in uso.

La situazione di Banca Marche è stata illustrata in modo esaustivo dall’A.D. di Nuova Banca delle Marche SpA, Dott. Goffi, in occasione dell’audizione del 17/02/2016, e sostanzialmente è emersa la condivisione di quanto già evidenziato in occasione dell’Assemblea di Bilancio 2012 del 30/04/2013, e cioè: - il peggioramento della solvibilità dei debitori, unito al deterioramento di taluni

portafogli o specifiche posizioni creditizie, ha comportato un consistente

aumento delle rettifiche di valore su crediti del Gruppo Banca Marche. Tale

approccio è in linea con l’orientamento gestionale dell’intero sistema bancario

italiano, volto a rafforzare gli accantonamenti per rischi creditizi, che si sono

intensificati nel corso di questi anni di crisi economica, anche a seguito delle

direttive della vigilanza. La Banca d’Italia ha prestato particolare attenzione

all’impatto della recessione sui bilanci bancari, anche in considerazione della

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forte esposizione degli istituti di credito italiani nei confronti dell’economia reale.

Il deterioramento dei crediti del sistema bancario ha portato Banca d'Italia ad

adottare criteri più stringenti nell’ambito della valutazione dell’adeguatezza degli

accantonamenti per rischi di credito effettuati dalle banche;

- in Banca Marche ci sono stati fenomeni particolari e specifici di non appropriata

gestione del comparto del credito, che avrebbero potuto essere contenuti se

avesse funzionato appropriatamente il sistema dei controlli interni e, secondo

aspetto, l'impatto della crisi sarebbe stato minore sui conti se fosse stata più

limitata la concentrazione degli impieghi, sia per settore che per cliente. Gli

impieghi della banca, infatti, presentano una concentrazione nel settore

costruzioni superiore al 30%, ed i primi 50 clienti rappresentano circa il 6,8% del

portafoglio, e questo comparto è stato proprio quello più pesantemente colpito

dalla crisi….

- il nuovo Consiglio si è subito impegnato ed ha fatto su questi problemi gli

approfondimenti del caso, mettendo in cantiere le misure necessarie per

pervenire ad una oculata gestione del credito: non si è trattato solo di fare gli

opportuni accantonamenti, ma di mettere in atto gli strumenti necessari allo

scopo, una nuova politica del credito, nuovi strumenti di controllo, reindirizzo

delle erogazioni sui nuovi segmenti di mercato, non più edilizia e costruzioni, ma

soprattutto manifatturiero e piccole e medie imprese. E non ci si è limitati al solo

settore del credito. È stato rivisto tutto il sistema dei controlli interni e

ridisegnato l’assetto manageriale, con particolare riferimento al settore crediti, e

soprattutto avendo alla guida operativa un nuovo Direttore Generale (a cui, in

verità, i critici od i detrattori della Sua gestione imputano una politica

iperprudenziale negli accantonamenti e nei conseguenti aumenti di necessità

patrimoniali, con un contributo diretto a far emergere maggiormente quella

grave situazione di Banca delle Marche, che sarebbe poi deflagrata).

La pesante perdita di 518 milioni di euro del bilancio 2012 è stata determinata dal

tardivo accantonamento per rettifiche di valore su crediti “deteriorati”, effettuato solo nel secondo semestre 2012. In proposito, anche per quanto poi risultato, gli Amministratori e la Direzione Generale avrebbero dovuto intervenire già negli esercizi precedenti, a partire dal 2008, fin da allora potendosi ravvisare evidenti sintomi di “sofferenze” dei crediti verso la clientela. Il deterioramento dei crediti si era infatti da tempo verificato, specie a casa di improvvidi affidamenti prevalentemente ad operatori del settore immobiliare ed edilizio, e quindi gli Amministratori e la Direzione Generale avrebbero avuto l'obbligo di costruire, fin da allora, la reale situazione economico-patrimoniale della banca, dandone adeguata e doverosa informazione ai soci già in occasione della presentazione dei precedenti bilanci, ed in tutti gli atti previsti dalla Legge (relazioni semestrali, ecc.).

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Prima e durante l’aumento del capitale sociale deliberato il 24.10.2011, come evidenziato nelle parti della relazione dedicate alla “Vigilanza”, sono pervenute ai soci ed al mercato informazioni inesatte, incomplete e forse fuorvianti, sulla redditività e sulla patrimonializzazione della banca, e ciò ha facilmente indotto molti soci – imprenditori ed anche piccoli risparmiatori - a sottoscrivere un aumento di capitale sociale che, probabilmente, non avrebbero sottoscritto se adeguatamente informati.

Dal 2004 al 2011 risulta che la Banca ha raddoppiato i suoi impieghi, da 10 miliardi a 20 miliardi: l’esposizione della Banca nel settore immobiliare, nel 2004, era del 20% sul totale degli impieghi e questa percentuale alla fine del 2012, nel frattempo raddoppiati gli impieghi, era arrivata al 40%. C’è stata, quindi, una crescita molto rapida in quegli anni, crescita che ha portato la Banca a raddoppiare i suoi impieghi con una dinamica di progressiva maggiore esposizione nel settore immobiliare, superiore a quelle che potevano essere le dinamiche medie di sistema: quelli erano gli anni in cui il settore immobiliare andava bene, le prospettive di crescita sembravano ottime ed in certi anni lo erano, ma molte Banche hanno sottovalutato un’inversione di tendenza del settore e chi si era esposto eccessivamente in quel settore è stato più vulnerabile degli altri rispetto agli effetti della crisi. Il totale delle posizioni che sono poi andate in default, obiettivamente, era elevato, e questo è stato il problema: i 50 maggiori clienti sono prevalentemente imprenditori di tipo immobiliare, qualcuno fuori zona ma non molti, prevalentemente sono delle zone dove la Banca è presente, quindi Marche, Lazio, Emilia Romagna, Abruzzo, Umbria. Ci sono stati anche cantieri immobiliari che sono partiti tra il 2006 e il 2008, finanziati dalla Banca in maniera “aggressiva”, e che poi hanno scontato la crisi. Ci sono state – così almeno ha sempre riferito Goffi – anche situazioni in cui uno “…è partito, gli hai finanziato l’area – forse anche l’aria ma l’area almeno –, gli hai finanziato i progetti, gli hai finanziato tutto, quello arriva a un certo punto che non vende, non riesce a vendere perché i prezzi non sono più coerenti e perché il mercato si è fermato e a quel punto tutto rimane lì….”.

Ci sono state omissioni o mancate corrette e complete informazioni, comunque

inesatte, oltre a quanto segnalato nelle occasioni citate nelle pagine che precedono, non solo sulla redditività e patrimonializzazione della banca, ma anche, a parere degli estensori di questa relazione, nel prospetto informativo depositato presso CONSOB il 06/02/2012, in occasione dell’offerta in opzione agli azionisti di Banca delle Marche di n. 211.720.802 azioni ordinarie, al prezzo unitario di € 0,85, ed approvato da CONSOB il 03/02/2012, in cui, salvo errori, almeno nella parte relativa ai “fattori di rischio”, e peraltro neanche in altre parti relative ad “informazioni”, nulla si dice in merito alle risultanze evidenziate nella lettera Banca d’Italia 09/01/2012, gravissima nella sostanza, e nel momento della redazione del prospetto già nota – al riguardo, contrastanti sono le versioni esistenti sulla effettiva conoscenza o meno della stessa da parte della CONSOB -.

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Anche la lettera inviata da Banca Marche agli azionisti il 07 febbraio 2012 in occasione dell’aumento di capitale sociale deliberato nell’ottobre 2011 è sintomatica di una non completa od inesatta informazione, essendo chiaro, dallo stesso testo peraltro in gran parte riportato a pag. 57 e sgg. della presente relazione, come non contenga tutte le informazioni, peraltro doverose, che avrebbero dovuto essere fornite agli azionisti chiamati a sottoscrivere un aumento di capitale sociale, e che avrebbero avuto il diritto di conoscere gli addebiti e le criticità mosse da Banca d’Italia e di avere le giuste misure di contrasto da parte degli Organi di Banca Marche.

La “Vigilanza” ha ben operato? Poteva essere più stringente ed efficace, e più tempestiva?

Risultano verifiche ispettive di Banca d’Italia che si sono susseguite negli anni, che potevano essere però ben più o comunque maggiormente incisive e pregnanti nelle loro conclusioni, ma non si può sottacere che sia il numero che la ripetitività delle stesse che le indicazioni contenute nei vari verbali / relazioni dovevano evidentemente e doverosamente allarmare i vertici di Banca delle Marche, quando non il Collegio Sindacale della stessa, ed a tacere della società di Revisione, e portare a non sottovalutare i risultati che venivano segnalati. Ciò non trascurando di rilevare come una migliore lettura doveva essere fatta dei bilanci di Banca delle Marche, almeno a partire dal 2007 con segnali di criticità.

Certo che è Banca d’Italia, a tacere d’altro, come evidenziato nelle pagine che

precedono, poteva e doveva sicuramente operare con maggiore e severo rigore, forse riuscendo così anche ad impedire il peggioramento della situazione di Banca delle Marche: il necessario monitoraggio, specie per la ripetitività dei controlli fatti, doveva richiedere intensità ed incisività, ed avere comportamenti consequenziali, anticipando magari quella linea che poi, ora, la BCE sta seguendo ed attuando con gli Istituti di credito.

Un ulteriore elemento che spinge a considerazioni preoccupate ed a

confermare che ci troveremmo di fronte ad un ennesimo elemento di criticità che si aggiungerebbe agli altri, e che porterebbe a configurare una mancata o quantomeno inadeguata trasmissione delle informazioni al pubblico dei risparmiatori da parte della doppia vigilanza, costituita dalle due Authority, Banca d'Italia e CONSOB, è dato dal confronto fra due lettere, quella del 09/01/2012 diretta da Banca d’Italia a Banca delle Marche, e quella del 28/12/2011 diretta da Banca d’Italia a CONSOB, citate a pag. 81 e sgg., ben diverse nel loro contenuto e nella struttura.

Resta altresì un mistero come pure il prospetto informativo dell'aumento di capitale autorizzato dalla CONSOB non abbia riportato in alcun modo i toni forti e ultimativi della lettera del 09/01/2012 indirizzata da Bankitalia ai vertici di Banca

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Marche e perché Banca d’Italia non abbia comunicato pienamente a CONSOB, nella lettera 28/12/2011, le forti e gravi preoccupazioni contenute nella citata lettera del 09/01/2012 (a tacere delle recenti polemiche sul non inserimento dei cosiddetti “scenari probabilistici” nei prospetti informativi).

Se poi, come sembra, Consob ha fatto verbali per l’applicazione di sanzioni amministrative pecuniarie nei confronti di esponenti di Banca delle Marche nell’agosto 2015, con somministrazione di sanzioni, queste, pur se magari impeccabili dal punto di vista formale, ed al di là dell’importo rispettivo, peccano almeno di tardività.

Poco è dato sapere dell’operato e del ruolo dei Commissari, del loro lavoro,

certamente trasfuso in atti ufficiali ed in documenti che saranno stati presentati

nelle opportune sedi, ma che si è svolto senza reali contatti con il mondo esterno,

ed in modo non solo riservato ma quasi segreto, evitando quella che poteva essere

una necessaria o comunque proficua integrazione ed interazione con il territorio,

pur nel rispetto di ruoli e funzioni.

La critica fatta da alcuni riguarda una non incisività, una inattività, una inerzia

nel recupero dei crediti, una mancata cessione di “asset”, una inazione nel trovare

partners bancari o nell’attuazione di visibili politiche di stabilizzazione dei crediti già

svalutati dal sistema, con una sostanziale espressione di giudizio negativo sulla

gestione Commissariale.

Di contro, Banca d’Italia, che ha nominato i Commissari, ha evidenziato

invece come gli stessi si siano subito adoperati per trovare una soluzione di mercato

alla crisi di Banca della Marche, ricercando acquirenti, inizialmente anche con

l’assistenza di due advisors.

La vicenda Banca Marche, e la conclusione a cui si è pervenuti, ha danneggiato, e gravemente, gli azionisti, gli obbligazionisti ed i sottoscrittori – istituzionali - del prestito subordinato Banca delle Marche del giugno 2013 (12,50% decennali del tipo Upper Tier 2), che hanno visto venir meno, ed in modo traumatico, e di fatto “bruciati”, i loro investimenti, ergo in molti casi i loro risparmi, creando una voragine di angoscia in molti cittadini, tuttora privi di certezze circa i possibili rimborsi e/o i risarcimenti, ed ha altresì procurato un danno notevole a tutto il territorio marchigiano, almeno, ma in particolare al nostro territorio, che è poi anche quello della Fondazione CARISJ, ed è un danno importante e con più risvolti, che lo vede caratterizzato per:

- un impoverimento diretto e la diminuzione della ricchezza dei risparmiatori/azionisti;

- un minore sostegno della Banca a famiglie ed imprese;

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- la perdita, da parte del territorio - pressoché certa –, di un ruolo importante in relazione al governo della Banca.

Di chi la responsabilità? Non pare giusto puntare il dito su “un” responsabile,

anche perché è compito semmai della Magistratura, che ha scopi, mezzi e capacità più appropriati, e perché non spetta a questa Commissione individuarla, essendo altre le finalità della stessa: certo è che ci si è trovati di fronte ad uno scenario di “responsabilità diffusa”, in cui molti attori hanno avuto un ruolo, chi fattivo, nel senso di contributo determinante al depauperamento di un patrimonio, quale quello di Banca delle Marche, con scelte rivelatesi evidentemente sbagliate, anzi drammaticamente sbagliate, chi silente od omissivo per non aver comunque impedito la distruzione di quel patrimonio, per non aver vigilato, per non aver controllato, per non aver evitato quello scempio, provocato magari anche da incompetenza (ma chi doveva controllare?), da scelte e criteri di gestione sbagliate (ma oltre a colpevolizzare chi le ha fatte, chi poteva impedirle?), per non essere intervenuto con decisione prima dell’irreparabile (ma quale è stato il ruolo di attento controllore o di “vigilante”, secondo le specifiche competenze, di Banca d’Italia, di Consob, del Ministero delle Finanze, del Governo?), per non aver cambiato strategia, sia “industriale” od aziendale che di investimento “personale” (ma perché le Fondazioni hanno, nella quasi totalità, assistito quasi pavidamente alla loro spoliazione, se non contribuendovi?).

Una responsabilità diffusa ma che, all’interno di quel “sistema” e fra i diversi

soggetti coinvolti, può essere oggi letta e di certo ben individuabile e ponderabile: era un “sistema” che, nel corso degli anni, creava accentramento di risorse e quindi di potere, e che ha perciò agito seguendo troppo spesso logiche autoconservative, anche quando è apparsa chiara la sua insostenibilità, con conseguenze di tutto questo ricadute totalmente sui risparmiatori e sui territori.

La lettura integrale della relazione cerca di dare qualche risposta, e non

suggestioni, cercando altresì di evitare illazioni o supposizioni, e pur con questo intento non può esimersi dall’arrivare a qualche conclusione purtroppo scoraggiante.

Le Fondazioni hanno certamente avuto, a loro volta, un danno enorme, alcune in verità maggiore, sostanzialmente perdendo milioni di euro e gran parte del proprio patrimonio (come la Fondazione CARISJ, che ha perso oltre al valore delle azioni possedute in Banca delle Marche, i 20 milioni di euro investiti nell’aumento di capitale sociale del 2012 ed i 15 milioni di euro investiti nella sottoscrizione del prestito subordinato del 2013), altre minori, in virtù di scelte e decisioni più prudenti, e certamente più adeguate.

Sbagliata si è rivelata evidentemente la scelta, comunque incomprensibile, di non privilegiare, nel tempo, una differenziazione negli investimenti da parte delle

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Fondazioni, in questo caso, in particolare, anche e soprattutto da parte della Fondazione CARISJ, scegliendo in modo unidirezionale, se non esclusivo, quello nei confronti di Banca della Marche, ed oltretutto di una Società di cui si conoscevano, senza dubbio direttamente, anche per i ruoli avuti da alcune persone sia nella Fondazione che in Banca delle Marche, le criticità emerse e le problematiche sollevate dall’Autorità di Vigilanza, quando, se non possibile, dagli Organi interni della Banca a ciò deputati, che si immagina nel tempo avranno senza alcun dubbio sollevato criticità su aspetti tecnici, a meno di non irrilevanti censure.

E che tale differenziazione fosse necessaria è emerso anche da quanto detto, in sede di audizione, da Luciano Goffi, che ha riferito che tutte le Fondazioni che, nel tempo, hanno venduto quote della Banca dove erano socie hanno fatto cassa e oggi sono liquide, e che le Fondazioni che non hanno fatto questo – e ce ne sono tante in Italia che non hanno fatto politiche di dismettere le Banche e privatizzarle, e darle ad altri – si sono trovate con grossi problemi (egli ha fatto alcuni esempi: Siena, Genova, Teramo, Ferrara, tutte Fondazioni che non hanno venduto le proprie quote di partecipazione nei rispettivi Istituti di Credito di riferimento e che hanno avuto gli stessi problemi, mentre chi ha venduto, come Ascoli, che ha venduto interamente la quota di proprietà della Banca, oggi si trova ad essere liquida e forte): ma queste sono decisioni e scelte strategiche fatte, e di cui si sopportano oneri e conseguenze o di cui si hanno invece benefici.

Le stesse Fondazioni hanno peccato, nel tempo, di una certa indulgenza verso risultati di gestione che contribuivano a portare ricchi dividendi, a scapito di un controllo e di una verifica, che avrebbe dovuto avvenire sia attraverso i Consiglieri di Banca delle Marche da loro espressi che attraverso i rispettivi organi statutari, sui criteri e sui metodi di gestione, di amministrazione e di redazione dei vari bilanci degli esercizi sociali di Banca delle Marche, chiusi in attivo, e “sottovalutati”, o comunque letti con un eccessivo “entusiasmo”, senza la lente del necessario rigore o della dovuta prudenza.

Significativa ed illuminante in proposito, ma decisamente preoccupante, è stata la “testimonianza” del Dr. Mauro Minestroni, già Presidente del Collegio Sindacale di Fondazione Carisj, nel corso dell’audizione del 16/03/2016, che richiama proprio questa sottovalutazione o comunque questo “disattento o non approfondito” esame dei bilanci dell’Istituto, alla luce dei favorevoli risultati di esercizio nel tempo ottenuti.

Il Prestito Subordinato sottoscritto dalla Fondazione CARISI e dalla Fondazione

PESARO nel 2013 ha avuto un ruolo fondamentale per la Fondazione CARISJ: Banca

delle Marche, a giugno del 2013, era in una situazione in cui, al 30 giugno, avrebbe

sforato in basso il limite minimo di patrimonio di vigilanza, che è l’8%. Banca della

Marche sarebbe andata sotto l’8% con le perdite nel frattempo accumulate e,

quando si va sotto l’8%, la BCE, verso cui Banca delle Marche era indebitata per 4

miliardi e 350 milioni, avrebbe revocato il finanziamento, e ciò avrebbe significato

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il “default” immediato della Banca, perché nessuno avrebbe potuto sostituirsi alla

BCE in quel debito, nessuno avrebbe prestato altrettanto per poter rimborsare la

BCE.

In questo senso, peraltro, il Direttore Generale Goffi ha affermato di aver

ritenuto utile questa sottoscrizione, e quindi l’emissione di quel Prestito

Subordinato peraltro non rivolto a retails, ai privati, ma agli investitori istituzionali,

come l’unica soluzione possibile per fare in modo che l’8% “Banca Marche” l’avesse

potuto salvaguardare per il mese di giugno: di più, Banca d’Italia, per l’aumento di

Capitale, aveva dato come termine ultimo quello di settembre, e quindi il Consiglio

di Amministrazione, presieduto in quel momento dal VicePresidente Tardioli, ha

deliberato l’emissione del Prestito Subordinato, che è stato proposto con una

scheda, in cui i rischi erano ben dettagliati, a diversi investitori istituzionali

potenziali, nonostante il tasso molto alto che era stato offerto.

Le due Fondazioni (CARISJ e PESARO) hanno aderito, mentre nessun altro ha aderito: sono stati coperti quindi, di quegli 80 milioni che costituiva l’ammontare dell’emissione, 25 milioni, ma i 25 sono stati sufficienti per non sforare l’8% e per non far revocare la linea di credito a Banca delle Marche.

Questo, almeno a parere dell’ex Direttore Generale Goffi, è stata una cosa positiva, e quindi il sacrificio che solamente le due Fondazioni hanno fatto è stato assai importante, perché poi l’aumento di Capitale non si è realizzato, perché la famosa cordata che si stava formando, e che era stata prospettata, si è invece volatilizzata, ma ciò ha permesso a Banca d’Italia di fare il Commissariamento e quindi di mettere in stand-by, per due anni, la Banca, evitando che il default avvenisse prima.

Secondo un altro punto di vista, invece, pure da considerare, e che peraltro si

ritiene di condividere, questa adesione e la relativa sottoscrizione sono stati atti caratterizzati da forte criticità, sì da far ravvedere anche negli ultimi comportamenti e decisioni della Fondazione CARISJ, uniti peraltro ai precedenti (la non diversificazione degli investimenti, la sottoscrizione dell’aumento di capitale sociale di Banca delle Marche), una responsabilità per avere sostanzialmente dilapidato il proprio patrimonio, oltretutto già notevolmente esposto in investimenti in Banca delle Marche, di cui oltretutto conosceva le criticità, con nuovi investimenti di dubbia redditività, o almeno di non certa affidabilità, che potevano sembrare allettanti in considerazione dell’alto tasso di rendimento previsto, ma che era però, nello stesso tempo, sintomo anche di un alto rischio.

Stupisce e sorprende comunque che nessuna conseguenza pratica, o

l’esigenza di adottare decisioni conseguenti, per simili scelte fatte, rivelatesi oltretutto drammaticamente sbagliate, sia derivata da parte di chi quelle scelte ha fatto, e che in una normale società per azioni sarebbero del tutto naturali ed attese.

Ciò, poi, è aggravato da una considerazione, che si lega alla stessa riflessione

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fatta dal Presidente di Fondazione Carisj sia nei confronti dei Soci della Fondazione che pubblicamente: con la liquidazione coatta amministrativa di Banca delle Marche, la situazione finanziaria di Carisj, già da anni in difficoltà per i mancati introiti dei dividendi azionari, è logicamente collassata, e la liquidazione succitata ha avuto un effetto semplicemente devastante per l’azzeramento del pacchetto azionario “Banca delle Marche” di proprietà di Carisj, pari a 50 milioni di euro, e di 18 milioni di obbligazioni secondarie upper tier two, per un totale della perdita pari a 68 milioni di euro, a cui sono da aggiungere le mancate erogazioni di dividendi e le due svalutazioni del capitale azionario di Banca delle Marche effettuate tra il 2013 ed il 2015, per un importo di circa 35 milioni di euro, sì da far stimare allo stesso Presidente Bassotti come, complessivamente, la Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi abbia perso, negli ultimi tre anni, qualcosa come 120 milioni di euro, una perdita che sostanzialmente ha cancellato ogni capacità della Fondazione di effettuare investimenti ed erogazioni liberali, permettendole solo di gestire, e con difficoltà, l’ordinaria attività di gestione.

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Mentre la cattiva gestione è ormai evidente e si è aperta la “caccia” ai responsabili, ci si domanda se chi poteva – Vigilanza esterna ed interna alla Banca Marche – ed anche gli stessi “grandi” azionisti dell’Istituto di Credito marchigiano, oltre a coloro che nel tempo hanno fatto parte od hanno avuto ruoli di responsabilità negli Organi Amministrativi di Banca delle Marche, hanno effettivamente fatto, e fino in fondo, il loro dovere, per controllare, limitare od evitare una gestione che stava portando nel baratro la “nostra” Banca del territorio. La risposta, se non si vuole essere disattenti o comunque fuorviati da pregiudizi o convinzioni personali, è ben rilevabile dalle pagine che precedono, e porta a ravvedere una responsabilità purtroppo diffusa, che vede coinvolte più persone, più enti, più Organi, in una sorta di tragica commedia, in cui molti - al di là di buona fede e di competenza dei diversi attori, su cui chi di dovere e chi è chiamato a farlo si dovrà comunque pronunciare - hanno avuto un ruolo, da protagonista o da comprimario, ed una colpa, anche quella di non aver impedito quanto altri avevano fatto o deciso, o stavano pur facendo. Una responsabilità diffusa, come si diceva poc’anzi, che non vuole certamente dire di cercare di “annacquare” o suddividere, così anche riducendole, quelle particolari, ben presenti, ma che vuole sottolineare invece la estrema fragilità di un sistema, rivelatosi pernicioso, probabilmente impreparato a certi eventi, aggravata però da precisi e censurabili comportamenti individuali.

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Ora, ognuno si dovrà assumere la propria responsabilità, penale, civile, morale. E la Magistratura, e chi ha comunque il dovere istituzionale di farlo, e senza ritardi “pericolosi”, ha il preciso compito di dare chiare ed univoche risposte a chi, pur nella complessità della situazione, dopo essere stato danneggiato nel proprio patrimonio e nei propri risparmi, le pretende, e che, inquadrata la vicenda in ambito penale, potrebbe considerare come uno schiaffo la temuta “prescrizione”. La Commissione di studio intende ringraziare il Consiglio Comunale di Jesi ed il Sindaco, Dr. Massimo Bacci, per la fiducia riposta nel proprio lavoro ed affidare questo contributo, frutto di approfondimenti vari, alla chiarezza ed alla Città.

Jesi, lì 4 luglio 2016 La Commissione di Studio “Banca delle Marche”

Il Presidente Il Vice Presidente

Daniele Massaccesi Massimo Gianangeli