Bacchin - Teoresi metafisica

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Un capolavoro di teoresi."Nudo e indifeso alla p r e s e n z a della Verità, il metafisico non lo può essere di meno di fronte agli uomini, i quali -di certo- non sono la verità." (G. R. Bacchin)

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  • PRESENTAZIONE

    V' un senso metafjsico che pu andare perduto. Nbasta par'lare di metafsca e considerarsi metafisici perposseder'lo.La perdita del senso metafisico anche trionfo del condi-zionale e, qundi de'll' i p o c r i s i a : "direi", "a-vanzerei la pnoposta", "mi si passi 'l'espressione", "vor-rei che i1 lettore ricavasse l'impressione". "", "anche sesiamo, il lettore e io, -certo o- immensamente pccoi"""","a mo sommesso avviso" e cosi via in un continuo spostarel'attenzone su di s e un contnuo, nutile, domandarescusa al lettore della propria -scontata- pochezza, rive-lando che non poi cos scontata da non pararne"

    Nudo e indifeso a'lla p n e s e n z a della Verit,il metafisco non lo pu essene di meno di fnonte agluomini, i qual -di certo- non sono '[a verit.

    Padova, Universit 1983

  • PRESENfAZIONE

    V' un senso metafisico che pu andare perduto. Nbasta par'lare d metafisica e considerarsi metafis'ici perposseder'lo.La perd'ita del senso metafisico anche trionfo del condi-zionale e, quindi dell' i p o c r i s i a : "direi", "a-vanzerei 'la pnoposta", "mi si passi 'espressione", "vor-rei che 1 lettore ricavasse l'mpressione"".", "anche sesiamo, i lettore e io, -certo io- immensamente piccoli...","a mio sommesso avviso" e cosi via n un continuo spostare'l'attenzione su df s e un continuo, inutile, domandarescusa al lettore de'lla propria -scontata- pochezza, rive-lando che non pol cosl scontata da non parlarne.

    Nudo e indifeso alla p r e s e n z a dela Verit,il metafisico non lo pu essere di meno di fronte agliuomini, i qual -dl. certo- non sono ]a verit.

    Padova, Universt .l983

  • L'cutore fa presenteL'cutone fa preeente ehe La grafiaueata neL ptesente testo inteea- a tna&twe pi fede1snente iL mo-

    umento delLa rif'Leesione- a ri&ure Lteecipente Lin4a#i

    eo d,eLL'eepoeizione- a, eoneenttwe e deeenttane Ltat-

    tenztone deL Lettore- a, terlere pte*soeh intpoeedbiLe

    La Letttea a ehd ?1on penea- a rendere La Lethua ageuole a-'/ ehd pensa.

  • -9-I

    Domandare SE metafisica sia "poss'ibile" i d is p 'i e g a t o jgnonare SE quetrla accertata sia vQJLanentz, ehe di certo intanto , esistendo

    E' quun ignorare -non altro- che IMPONE, sapendo-s naccettabile, che si indaghi olffie, le accertate "me-tafsiche", moite per pluralit d'i linguaggio, e che siindaghi nel Modo da esse indicato -unico per tutt- percui nomansi tutte "metafisica".

    N i'l d i s p i e g a r s i del'l'ignorare, indefi-nitivo, pu valelte cone 'mantenere' che st ignora per i-nadeguatezza invi nci bi I e, perch I ' i gnorato 'accompagna'(va insieme e non vi s'i riduce) -per s- ogni "metafisica"per i1 meta-fisico dichiararsi per la VERITA', definitivamente

    Ci che si ignora SE clue,tta che, per tutte e ciascuna, intendendo di essere non pure 'possibile', m;'necessaria', questo pretenda con dirtto: che sia iile-gittimo dscuterla" Non che essa accetti d venire di-seussa pu pretendersi, ch se lo accettasse pi non sa'rebbe, na devea.c pretendere che si discuta altresi la"ragione" sua propria che con essa fa corpo e si accerta,per la quale a s 1egttima senz'altro, onde i'l suo es i s t e r e anche il sottrarsi a discussione"

    Vqlo _chq_9_i _es1g-q_que_gto_ {q *_ melafsica: che es Isa guardi 1'espenienza per lasciarsi condume correttamen/te, poi che attiene alI'essere "metafisica" dichiarare iQUALq sia autentica "esperienza" nel suo trascendere. E ipen il v'isionario i sogni sono rea'lt" E quel'la "realit"'di esperienze che gli si presenta di contro di gi, perlui, svuotata di 'essere'.

    Qui si incetfia a questione: legittimo pe,tL ^.,conragione, l'essere legittimo del ritenersi tale in AA della "metafisica"? A a legittima a (onL-ortL, ritenendosi'necessit', la metafisica legittima puL AA., ritenendo-si tale con diritto e ragione? I'l domandare SE sia'possibile' ci che ritiene se stesso necessario i'l dispiega-to ignorare SE questo'ritenere' (che in s appunto'rJ

  • -10-tener-per-vero) con ogni SUA ragione -ad esso comunquesufficiente- sia 'la RAGI0NE come tale, onde il "tener pervero" a'ltro non sarebbe se non I'essere-tenuto-dal-veroistesso.

    IIQuesto ogni "metafisica" camryw"te ma per il costtuirsi in ordine o funzione del certificare, ignora ed il

    ilnora di ignorare. Essa, pF vero, BES]A il proprio -legit

    interna del diritto a costituirsi ne,[-It. ragione propriache fa corpo con il dirsi "metafisica" che , appunto, ilsottrarre se stessa a "fisica" per i n t e n z i o n edi verit. Ma, per altro, ignorare di ignorare ,subi,to-inrnediatamente- credere di sapere ed tubi,to, a s, s p e r e A a -a1lo interno dunque del suo stesso costituirsi- essa non prprio "meta-fisica", bens d i r e ttamente l'unica "fisica" possibilede'l suo ,saytu,to-oltre il quale non il non-saputo, ma il non-essente. Cos non pu non accadere (che conseguire di necessit) -che, se mai, lreventuale discutente o adversante che devesi "giustificare" nei suoi confronti, accreditandosi,non viceversa.

    Ora proprio nel ,suo, insuperabile perch immanen-te, sottrarsi a discussione, che essa anche si espone adessere bensl la ragione ultima e fondativa -ma non "fon-dante"- delle proprie "ragioni" come proprie e, per ciappunto, PRIVA di RAGIONE"

    Poi che il sottrarsi a discussione "" in nome di autentica (e da essa autent'icata) "esperienza" e di ineludTbile "necessit", _ appunto lin. lgmef- di esperienza gouefu"Le g di ragione c,ome fnLz che non s'i pu sottrarre a discussione senza anelre sporsi a discussione, a ,auo-l-?i'' di scussi one.'- da queste come tal i proveni ente "

  • -'l'lCon c, ancora, una "metafisica" ignora di esporsi,

    appunto perch i1 suo dirsi "'r il dirsi esperienza e ra-gone cctme- ta.Ii, ch altrimenti non direbbe nulla" Qui l'intreccio da distrcare: metafistca che riconosca 'pos-sibiiit'di venire discussa non pi -o mai- se stessae metafisca che non riconosce tale 'possibilit' non su-bisce affatto discussione alcuna" I1 discutente r e t r oc e d e a'l proprio non venire veduto poi che il discussi-p r o c e d e nel proprio non vedersi discusso.

    N pu, a ragione, dirsi che, comunque, attiene al"metafisico" dogmatizzare, addove, al'incontro, pensarecritico antimetafisico se, ancora, devesi legittimarecluo(ln "critica" e non lasciare che essa 'legittimi se stessa, ch questo appunto "metafisico", n AQtlao de'tenLorc"

    iINon v PUO' essere "metafisica" ehe non vaga a. ,s-

    quale 'criterio' unico legittimo onde le risu'lta "incomprensione" ,siny:Lio.Ltu 1a tentata discussione. Questo non devesfuggire: che proprio della "metafisica" dich'iarars noncompresa ogni qual volta le si oppone altna valorazione dalla sua -o "istanza" che essa trascuri-che non riconoscerlne la ragione-. Da ci segue che i'l conclamato RIC0RS0 al"comprendere" come al'l'originario atteggiarsi d e r i v aa dispetto di Heidegger -e di ogni impotenza specuativa-dal la metafisica stessa.

    Non , infatti, della metafisica cencare-di-comprendere, ma della metafisica dichiararsi non compresa anzi-ch NEGATA, che implicito -ma attuale- dichiarare che nonv' comprensione possibile oltre c1ue,tLa. che fa tutt'uno conl'essere metafisica, onde la comprensione metafisica o,per 'la metafisica, nulla" Cosi Heidegger appartiene -perparadosso del I' impotenza speculativa- a1la eomytttzyr.s.tpne nu.[-La- e, ancora per paradosso, 'la nullit de SUO "compnende-re" che si pretende 'or gi nari o ' nel 'la volont-di -comprendere che di i n d a g a r e entro il gi fatto valere"ambito" -o sstema- per il quale pu venire escluso ciche "n eAo non 'risulta' compreso, o precontenuto.

  • -12-Qui il paradosso appunto che la pre-comprensione

    cui si crede di affidare la k r i s i s in atto della"metafisica" l'insuperable godizio metafisico circail "comprendere"che ri su'l ta allametafsica un"ridurre" a ragioni estranee, dunque -per ogn'i metafisi-ca- estranee a'lla stessa 'ragione'. Se, appunto, comprendere pre-comprendene (dunque avere gi compreso) I'in-dagine deX conprendere s v o I g e se stessa anzichit 'da comprendere' si che -a dispetto di Heidegger-_an--cXelq gqs_i-dde-t-tq "c-grlrprensi one' ont91 ogi ca' -Q_ 9:i-qtema i -potetico-deduttivo e la sua differenza da'lla 'logistica'non-a s -non'd.i g r a d o, che grado di avvertimentodel suo eisre ancia ci che c r e d e di non essere"

    ntriitro, i'indagine tu.(- comprendere (quella agpunto che lo ri-conduce all'avere gi compreso) d e r i-v a propriamente dal giudizio che 1a metafisica (e, ins, ogni "metafis'ica") sentenzia, esigendo a ragione chela si comprenda cos come.-non altrimenti- uaa 'decide'di venire compresa, che non altro dall'essere "metafisicarr.

    T.,IV

    La accertata "metafisica" che, esistente, non pu 'dgmandare' di venire c o m p r e s a non potento non IM-PORRE -essendo- che si riconosca i'l SUO stesso "comprendere" anche si e s pone pelt[onza invincibile, insiemema differentemente, a cgue,tlr-'discussione' che intende legittimarne 1a pre-tesa (in s di gi considerata legittifma e indiscutibile) di VALERE ,sinytUtifuL cone LA rag'ionestessa e a que'lla che peril discutente 'd'iscussione',mentre per essa non altro se non 'incomprensione'"

    Per ci che attiene questo verso -che essa non pu riconoscere- il suo e s p o r v i s i non SUO appuntoperchessa, piuttosto, vi si sottrae peressenzae, dunque, c a d e nell'altrui volont di "comprendere"restando a I t r o da essa. Cosi, per, essa appare, divo'lta in volta, doppiamente VINC0LATA ne1 dirsi "metafisi-ca": vincolata a ci-em-ESSA ritiene di VALERE a s pne-

  • - 13 -sente, unicamente; vincolata a ci che ALTRI di essa ri- 1tene che VALGA o NON VALGA.

    Metafisica, per ci appunto, clme vedesi da s, metafisica cone da a'ltri veduta" Di qui, concrescente, loecluivacaru.c ineludjbf le del 'termine'" Di contro al qualefunge NON lo itetzpne,tilte, quale atto che si ponga per originario, ma i1 tenfane linguaggio talmente UNIV0CO e PRECIS0 da non abbisognare di interprete, mai. E, infatti, "erlmeneusi" invenz ione estraneaalla inten-z i o n e del dichiaranter pBF s proteso ad inequivocabile chiarit nel d i r e. Non solo, infatti, ermeneutca richiesta dall'avvertito 'rischio' di fraintendere, ilaltresl a v v e r s a t a dal'dire', ch questo nonpu intendere di essere "equivoco".

    Lo e q u i v o c a r s i bensl ineludibile -ondevi si trascina il limite (non 1'orginario!) bisogno di"interpretare"-ma, appunto per volont d comprendere che pre-comprendere inerente al 'riconoscere' solo ci chevi si fa 'riconoscere' sul fondativo -non fondante- N0T0"Nel cotpu"tchenomasi "metafisico" coes stono *$(e come sa possibile da vedersi), pertanto, e ci chela metafisica di s VEDE e ci che di essa altri VEDE eci che di essa, ancora, altrt VEDE che essa NON VEDE.

    E' per lo AtntuLr cosi in-dicabile che il discutentearrogasi il diritto a "discutere", ch ogni suo a s s er i r e di contro "", comunque, m o s t r a r e alsuo discusso che non "vede" ci che , invece, "da vedere",onde implicitamente ritiened s apere del discussoci che questo di s i g n o r a" Cosl, appunto, tribu-nalmente, metafisica viene "giudicata" per ragioni non sue(che essa non riconosce esservi) e sue (che in essa sareb-bero, da essa sconosciute). E anche nel progetto (o inten-dimento) di ovviare 'arbitrio con il disporsi ad accogliere -in neutra'le 'ascolto'- 1e 'ragioni" de'l discusso y:n nadi sentenziare, l'ascolto non pu non aversi se non nei M0DI suoi e del discutente"

    L'equivocarsi, dunque, concresce costrittivamente peri1 pnnpnfun del "comprendere" e per il ytnoprvfun de1 "mo-strare" al discusso pucclt. lo si discute. Comprendere, in-fatti, c o s t r u i r e il "da comprendere" e non in

  • - '14 -tendere di costruir-1.0 (er per tale verso, i'l discusso sol-tanto pu riconoscere quel "costruito", non rieonoscendovisi). Da parte sua il "mostrare" a chi non vede, onde, p.tattuarsi , deve -ad onta d'i l^littgenstein e del'l ' impoter':zaspeculativa- anche mostrare che chi non vede anche non vededi non vedere, nonch questot eLte i1 non-veduto da essortuttavia rrrr e, peF ci,il non vederlo so'lo de[echu de1 suo"vedere"l lndr dunque, deve mostrare a laLe difettivo vedereci-che esso, per suo difetto, non vede, s che dzve , permostrare appunto, in uno, ogliena a1 difettivo "vedere" ilde|ec-tuA che da s non pu togliere a'lasciar'lo essere ilvedere che "" "

    Con ci, appunto, se a'l m o s t r a r e si voleva ricorrere pen evitare il "dimostrare", il mostrare , invece,t e n t a t i v o se non i'l eonvLneznLe d i m o s t r ar e cui irrilevante il "riconoscimento" da parte del dTmostrante stesso.

    Se, dunque, il discutente f i n a I m e n t e accedea'l "dimostrare" che la "metafisica" twtza nngi-one, perquante ragioni ritenga essa di avere, non i1 comprenderepre-comprendente in opera, bensi la RAGIONE in atto e cometa'le, cui appunto, i n t e n d e n d o di valere, la me-tafisica ai 'espone' nel suo dirsi "metafisica""

    V

    Incontrasi qui un testo kantiano: "Perch un privile-gio... su cui la metafisica pu contare sola fra tutte lescienze questo: che pu essere compiuta e posta'in condizioni durevoli, perch non pu cambiarsi n suscettibiledi accrescimento per nuove scoperte. Infatti qui 1a ragio-ne ha le fonti della sua conoscenza non negli oggetti enel'la loro intuizione, ma in se stessa; e, se essa ha esposto determinatamente, completamente e senza equivoco principi fondamentali della sua facolt, non rirnane altracosa che 1a ragione pura potrebbe conoscere a-pror, anzaddrittura non altro che essa possa chiedere. !-a sicuraprospettiva di un sapere tanto determinato e conpiuto hain s un fascino speciae, anche se si prescinda da ogni

  • - 15 -utilit..." (Pnologamui ece.; trad" it" 0berdorfer, Lan-ci ano 1 932, pp " 'l 37-l 38) "Poi che "privilegio" p e c u I i a r t e-sclusiva -ed escludente-, avvantaggiarsi di metafisica sule altre 'scienze' tutte anche dichiarare il LIMITE daesse -tutte- condiviso: lo aessenziale non compiutezza" Msti-t-u-isee-"EssA lo .i d e 1"J,* di ESSTRE scienza, pienamenlo di 'scienza' e nomasi tale

    Ragione per-che essa da a escude BISOGN0-neeessitdi accrescimento lo ESSERE essa "fonte" (or"igine e fondamento) della SUA ragione, l dove -di contro- ragione dTessenziale non-compiutezza delle altre scienze il PRENDERE origine e legittimit, per 'intuizione',da 0GGETTI inse stessi 'altri'" Con ci detto questo: che SE mai vifossero 'oggetti di metafsica', metafisica, per s ncom-piuta ed accrescente, univoca sarebbe alle altre scienze,non pi 'altre'.

    E, di certo, SE essa "ha esposto determ'inatamente,compiutamente e senza equivoco", la Ragione vi coincide,ma CHE questo e f f e t t i v a m e n t e sia deve co-munque venire 'riconosciuto'" Dove a 'riconoscere' sianole 'altre' scienze, avrebbesi riconoscimento sul 'fondati-vo'statuto di queste che la non-compiutezza e mai sarebbe. Per ci, dunque, a riconoscere compiutezza PUO' esserEnon altro che la stessa 'metafisica', quale CRITERI0 -unico-del proprio ri-conoscimento" 0nde essa compiuta se a'i dhetale. E non viceversa " 1gruL "metafisica" -dunque- non po-tendo non riconoscersi 'definitiva' nel suo CRITERI0 compiuto appunto tutto e solo ci che ESSA riconosce di essere,si che la e v e n i e n t e'critica' intesa a domanda SEsia o non sia come p r e t e n d e vi resta'esteriore' eVANA" Fino a che, dunque, discussione insorge a domandaCHE la metafisica sia non altrimenti da c o m e si pre-tende che deva essere, anche si prentende -a torto- 'di-scussione', essendo, invece, IMPOSIZIONE di statuto, acri-tica e pre-metafisica"

    Mette conto qui proseguire nell'esame del modo kan-tiano -paradigmatico- di (ane insorgere quella 'domanda'

  • - 16 -che p o s t u I a z i o n e " DL af,tct Kant NON contrappone "critica" a "metafisica", bensi -pi accortamente- metafisica a "metafisica", nelIo intendimento di VERA metafTsica" A caue,[-ta, che ritiene "vecchia" e "sofistica" a "doEmatica" o "scienza di apparenza", basantesi -non fondantesi-su d'i una ILLUSORIA'intuizione a priori di oggetti' o p -p o n e que.W che, svelandone'l 'illusoriet, dicesi"critica". Che come dire questo: che la stessa metafisi-ca -non altro- riconosce -ma come?- di non essere anco,Ll.come deve essere e per ci appunto cerca di essere SE STESSA.

    In che, pf Kant, consiste propriamente 1'wtone del-le "metafisiche"? E' a questa domanda che progettasi risposta nella sua indagine. La poaabi2).t. stessa di tale do-manda , invece, propriamente in questione, SE quel'le "me-tafisiche" ri su I tano 'errore'NONasestesser/naad altro da esse. Poi che, poF Kant, questo'altro' laragione stessa che la RAGI0NE puccl,- "pura", non ef-fettivamente'altro'dalla intenz ione pura diquel'le metafisiche, altre, invece, rispetto a tale "intenzi one'

    Da vedersi, per, SE clueJln 'ragione pura' sia ef-fettivamente 'pura' e, dunque, effettivamente RAGIONE co-me tale, non pre-comprendente e, quindi, escludente. Ciche, tuttavia, Kant stesso intende con il suo po,uLe in e-videnza Ia preliminare "critica" de'lIa facolt conosciti-va ' o tteoretica' . Ta,l-e "cri ti ca" , creduta prel imi nare,perverr appunto in Kant alla IMP0SSIBILITAT di una "in-tuizione a priori di oggetti".

    Ci che Kant d per accr-f*to. , intanto, che la me-tafisica da discutersi pretende tale "intuizione" senza domandarsi SE essa v e r a m e n t e sia. La nailfr Au6Leu della sua pretesa sarebbe questa: possedere 'oggetti'auaL, i quali NON sono di ESPERIENZA. Per oggetto suo, es-sa si al,sitwln" alle 'scienze' che h a n n o 'oggetti' onon sono e, pertanto, manca di 'riconoscersi' nel'la propriapeculiarit, sdoppiandosi in ci che di fatto rrrt e in ciche "deve poter essere" si che e r r a -essa, non altri-nei confronti di se stessa, riducendosi a que'le 'scienze'al di l del loro essere ci che sono: d'esperienza. Poi

  • -17-che i SUOI'oggett' non sono d'esperienza, d e c i d eche sono intuiti apriormente, onde non abbisogna di ,at-tinger'li' esperendo,

    I1 procedere di Kant cosi si enuclea: I'intuizionea priori r i c h i e s t a peh6orLzad,L.hzv,tabi,UAda'lla 'presenza' di oggetti NON d'esperienza" Poi che I'u-mana "intu'izione" e s c l u s i v a m e n t e'empiri-ca', quellt,'intuizione' illusoria e, dunque, illusionequeElf 'oggettf ' e la 'loro "metafisica", si che la i n -negabile ne.taythqti-cn nnfulul,i,s -es i genzanon rducibile- mette in crisi, negando legittimit, quel-'la metafisica, non se stessa, che rc.tLa effettiva di 'critica'. Che l'intuizione -l'umana- "" per se stessa solo-'empirica' d e v e poter signifcare ci che Kant nonconsegue: i sapere empirico dell'essere empirca dell'in-tuizione umana. Non qui luogo per tale conseguenza, men-tre lo per questo: i procedimento di Kant c o s t i-tuti vo (interno) della "metafisica" opropedeutico? -----\

    VI

    Che se esso 'costitutivo', la pretesa intuizioneapriori di 'oggetti' NON d'esperienza, quindi 'la "metafisica illusoria" nonch la dimostrazione -improgredibil e pq.chZ definitiva-.di quella 'illusione' S0N0 essenziali al-la VERA metafisica, si che SEMPRE esster, pF essenzadel la "metafisica critica", quel'la "dogmatica". Se ',dognatico" ci che non "" criticamente [anda.to, 1a "critict,'non se non f o n d a r e effettvamente ci che la"dogmatica" NON fonda, dunque m a n t e n e r e la sua'pretesa' di oggetti e t o g I i e r e la pretesa chesia fondata la loro 'conoscenza'.

    Se non ch Kant considera "dogmatica" la pretesa diquegi "oggetti", onde i suo inteso 'fondare' , piutto-sto, un d i s s o v e r e, per altro richiedente ci-che deve venire 'dissolto': la "metafisica dogmatica"" 0-Fd, 'prima' del porsi kantiano la metafisica condonde sestessar pF oggetti pretesi, con le 'scienze' alle quaisi assimila, e r r a n d o" Come -prima di Kant, dunque

  • \r

    - l8 -storicamente- la metafis'ica NON riconosce 1a pncp'jr.'natgra"? SE l'errore scoperto 'necessario' alla SUA scoper-ta, pnima" non era 'errore', essendo "momento" del proces-so culminante nel saperlo finalmente 'enrore', md i nBtafisici 'dogmatici' erano nella VERITA' unica loro possbilelL'errore come fnLe, nfatti, per struttura il "N0N cosi,MA altrimenti" e solo apparendo Io "altrimenti-da-cosi" esso appare 'errore', S che, piuttosto, a dirsi questo Tnon 'prima' di Kant critico, la metafisica e r a errore,ma 'dopo' la critica di Kant ogwL (altra) metafisica f a 'f s a" Fa1sa ytutcl. non pi necessaria a'llo 'sviluppo'della RAGIONE, sviluppo che consiste, peraltro, ne1 pnoeeLAo -unico- che esige il dogmatico senza essere 'dogmatico'.

    NON propriamente 'sviluppo del1a Ragione', dunque,bensi'sviluppo come ragione'per i'l quale -fnesorabilmente- la RAGIONE sdoppiasi in SUO svi'luppo e in 'ragione'-non storica, n storicizzabile- del SUO svi'luppo " Lo adopp.ntui , cosl , senza ' ragi one ' , essendo La rag one e,dunque, ragione come suo sdoppiarsi " In quale dei DUE sdoppiati "" veramente Kant? E, con Kant per paradigma, i discutenti a'legittimi t me,tn"(i,siea de1'la metafisica?

    E se, di contro, il procedimento kantiano p r o p ed e u t i c o, allora que11'essere 'errore' del'le dogmatiche, dissolto nel venire storicamente rconosciuto, sto-rico appunto, ma in tuL(wfuentn non eludibi'le a'lla ve/La,"metafisica" o "critica", d S tori ca incryanto as-scurante Ia pndi"ia validit "in futuro", definitivamente;s to r i ca ='Tnqu,qylfo comparente nella storia nellaSUA "novit". E Kant -e i discutenti- in QUALE dei due'inquanto', si collocano?

    VII

    L0 ERRORE -fatto essere veramente nel riconoscerlo-del la metaf i si ca "dogmati ca" , per Kant, questo: e q u ivocare "intuizioni apriori" di oggetti e'concettipuri'. I1 fondativo -basilare- dell'equivoco questo: ilmancato a v v e r t i m e n t o che la VALIDITA' delle"intuizioni" non altro se non r i f e r i m e n t o

  • 1rU

    - 19 -ad una -possibile- 'esperienza', l dove i "concetti puri"sono puri da e,sa, ma puri puL o in {unzi,one di essa. Eda che prtovwte 1a 'assnza' di questo avvertimento? Qui I'inatteso" ESSA proviene e inevitab'i'lmente dalla ytnhttnLe dlsposizione della mevueh,ti.c-l+e Vennundf che a n d -r e al di l del'la poulb.Le 'esperienza' o 'trascende-re'i 1 imi ti propr, intrascendibi'li, di questa.QUESTA 'disposizione' {iduor'-immediata- di conoscereoggetti 'real' non d'i esperienza. Fino a che la fiduciaytuuiste, persiste la dogmatica. E solo a condizione chela fiducia ai lnor.twi -incrinando se stessa- di s dubitando, non pi "cieca" e dormiente, sar quella "critica""

    Se non che, la mmediata 'fiducia' nella propria ca-pacit non altro se non la stessa disposizione 'natura'le'della nngone un&n&, si che questa persiste -indisturbata-nel proprio sonno, iegittimo per natura, o non ESSA chedal SUO sonno si desta a dubitarsi "La 'umana ragione' -per sua Nafun- dallaNoun ap-punto pontata. per entro la sua "fiducia", per s immediata,a conoscenza a.t d.L LA del'l 'esperienza, s che questa "natura'f ita" la yu,tuna.U,s Mefaphqaica non incrinata da dubbio"E il dubitare di se stessa ha per nascimento SE e solo SEessa di gi'incrinata'e per dubitare e per riconoscer-si dubbiosa. Ne'l suo essere "naturale" quella pretesa sidn/.furna'legittima o viene meno a s, contraddicendosi.Quella, dunque, che si incrina, per il venire meno a s dellafiducia, non la "natura'lis" come ritornante su di s, 11flessivamente a 'domandare' circa le sue pretesen MA un'altra, in totale d,scontinu,f.. Per altro Kant dispone, in-vece, di f i d u c i a che ESSA incrini la fducia che"u e, tuttavia, resti la medesima, divenendo critica.

    Alora che egli declara essere \a nntunal-'s, nsie-m, 'reale'perch non vincibile nel proprio e s i g e-r e e'dia'lettica' come ingannevole, i n t r o d u c el'inganno nella 'natura', modificando ad arbitrio come sepossa esservi "inganno di s" o il.uinnz che sarebbe subire se stessa delta natura ingannante. Se, comunque, l;non sopprimibile esigenza "" di trascendere i LIMITI inerenti al 'riferimento all'esperienza', per tale esigenzala s lasciata, questi non sono "limiti" affatto si che es-

  • t-I -20-

    sa NON intende trascenderli, fidando che NON siano limitii quelli che intanto, per esigenza, trascende.

    Per 'convincene' quella naturale disposizione a NONtrascendere limiti BISOGNA 'mostrare' -o dimostrare' cheessi S0N0 e BISOGNA che essa lo riconosca, i che significa COSTRINGERE la naturale djsposizione metafisica a nonessere l'esigenza che , riconoscendo di NON poter essereCOME , non DOVENDO essere come .

    VIIICi che Kant trovasi costretto a 'cercare' i1 M0D0

    poss'ibile di limiti estrane all'esigenza, che l'esigenzastessa niconosca per SU0I. Per questo t e n t a r e -nondella metafisica, ma di Kant- I'esito che quei "limiti"NON poaaono venire oltrepassat, perch NON devono venireoltrepassati, stante il fatto che, di contro, vengono o1-trepassati per esigenza; ma altresi che essi NON deuonovenire oltrepassati perch NON possono venire oltrepassatisenza contraddizione.

    Egl i non pu non mantenene quei ' I imi ti ' e 1 'o'ltrepassamento come ci senza di cui NON pu dichiararli invalicabili, XinLL appunto e senza di cui NON pu decretare DIVIETO alla "umana ragfone" di oltrepassar'li, come intantod,L daffa accade. Per il suo Le.vutanen, egli va'l orizza a prova un f:1_!J_q: che le "netafisiche" oltrepassanti dan-no origine alle 'antinomie' insolubili, onde non v' tesimetafisica in forza uLLa" sua antitesi. Dell'esito antinomico -che esito non - qui importa la d o m a n d a SEesso si gnif ca 1' ywceefnbi.Le. conseguenza contradditto-ria della menphtqtitn ynfuts.tis a s abbandonata per SUA'esigenza' e, dunque, a necessit di far valere l'esigenza SENZA il processo che da essa deriva.

    A cospetto delle antinomie -riconosciute- I'esigenzap a I e s a di essere bensi esigenza di 'oggett' a,t- diL. de1 conosciuto da esperienza, ma esigenza di conoscen-za effettiva e, pertanto, incontraddittoria, si che permane 'esigenza', restando non soddisfatta da ci che, ancoracome esigenza, dava per apriormente 'intuito'" Cos l'anti

  • -21nomct delle tesi (ch lnantitesi pur tesi) , pi radicalmente, antinomicit dell'esigenza che DI tesi e DItesi non contraddittoria" SUA antinomia nella d o p -p i a impossibilit di 'ripiegare' sull'esperienza, ri-nunciante al suo andare al di l e di 'accettare' quel1eantinomie, rinunciando all' incontraddittoriet.

    LA DUPLICE 'rinuncia' appunto essa contradditto-ria e, tuttavia, la medesima rinuncia che Kant i m -p o n e alla "umana ragione", ch, PER non incorrere nelle antinomie, le d e t t a di incorrere nella contraddTzionedi e s sere I'irrinunciabileesigenzadi anda-re oltre I'esperienzaedi r e s t a r e, invece, al diqua di essa.

    NON contraddizione, questa, d e t t a t a daKant se non in quanto nel suo d e c r e t o, scatu-riente dal considerare la contraddizione originata dal'loandare al di l -per esigenza- e dal non considerare affatto clue.tb contraddizione originata dal contraddire 1astessa insoddisfazione per 1a quale utgai lo andare 'aldi. l'"

    !a e--F -i g g- D z-,1'*--ap-pun,to,.appa!e qw 4k5..9-o"ime e s p e r i enz a de-l 'bisogno da soddisfq.rgj ghg/concide con l'esperienza istessa. Se, infatti, qualcosa/e s i g e altro da s, lo esige in quanto, incrementan-ldolo, Io i ntegra nel suo'essere', restituendolo

    \ a se stesso. 0nde l'esigenza di conoscere ci-che- a&-',tne 1'esperienza inclusiva del'l 'esigenza stessa di co-j noscere ci SENZA DI CUI ci che intanto si conosce NONle ,,tegneheufe 'conosciuto'. N v' -possibile- un cono i'scere d'i v e r s o se non in quanto "", richiesta dalconoscere, questa diversit" Appunto, CHE I'esperienzq gi.qenyt.inirn vuoto tuLpe-tene, chg troppo sarebbe dir:e I'tau-

    'dittorio: esso NON d e t t a affatto, poi che gappun- |to impossibile che si compia mai ci che egli .V, I E T A, f:!he si compla. i

  • -2?-IX'

    NON vi PUO' essere "metafisiea" che pretenda di po:sedere conoscenza'empirica' di o g g e t t i SUOI, nche consideri'empirici' i suoi o g g e t t i, s che,per ta'fe verso inlevaa.to vietare ci che, nel dirsi "meta-fisica", essa non si a r r o g a affatto. E' qui, peF, a n c h e significativo il paradgma d Kant, se-condo direzioni o risibilmente enfatizzanti -come per lainsipienza teoretica di Carnap- o comp'licatamente intricate -come il RITENERE che 'empirico' sia I' o g g e t t odella "metafisica" ) a au.a ituapu,ta, onde non si discute ilsuo RITENERSI "scienza del non sensibiIe", bensl i'l suoPOTER ESSERE tale.

    Si enfatizza, per paradosso, in quela "filosofiascientifica" che -con CARNAP- dopo avere 'teorizzato' lainsensatezza del d,,scu.tuce senza tener per fermo il "si-stema di riferimento" proprio, della metafisica si d i-s c u t e, appunto IGNORAND0NE il sistema di riferimento"Si complica, per insipienza, in que filosofare che s tt u i s c e il "non sapersi" del'la metafisica alla qua1e,per altro, tew,tfi, (wna. come que'lla cui lo si r i v e -I a, deve attribuire un "sapere" e per an sapere cheignora ci che v e r a m e n t e ""n Che la metafisi-ca i n t e n d a'sapere' non si contesta, l dove sicontesta che p o s s a intendere di sapere me,fa(i,sira.-mente, nel modo a se stessa on,[onne e da essa -da] SUO.''sapersi "- criteriato, unicamente.I Quj, puntualmente, si j n c e n t r a 1ta.b,sutdm.Per sapere SE il mio sapere ci che i n t e n d e diessere, ossia "sapere", d e v o sapere 'che cosa ' ILSAPERE e saperlo nei MIO sapere di cui -intanto- domandoSE sia o non sia SAPERE. Con ci, il MIO sapere di giNON IL sapere stesso o di QUEST} poatuAo;.che ESSO nonsappia SE sia o non sia e di gi l'u c o sapereinerente allo i n t e n d e r e questo: DI sapere.

    Che la metafisica ignori ei che v e r a m e n t e"" -non altro che pretesa- questo 'importa': che j n -t e n d a di sapere SENZA poter "sapere" i pp,io "intendere", che vi scada a [nnLnfendene se stessa onde ]'er

    g

  • -?3-meneutica, soccorrendola, la s v e I i, finalmente,checosa propriamente ESSA "". Qui non mette conto pneei'sa.tteistorialmente che, di volta in volta, I'ermeneusi, per SUAstruttura esigente equivoco, dica in che consista l' a-I i e n a z i o n e "metafisica", mentre non prescindibile che per 'l'ermeneusi appunto, e S0L0 pelr essa, metafi-sica"" a1ienazi one"

    Se, infatti, viene 'digitato' ermeneuticamente lo es-sere 'alienazione' del'la metafisica, CON -non "mediante"ilricondurla ad altro -da- essa, ancora "metafis'ica" IMPORRE'la domanda, non ermeneutica, circa la possibilit ste:sa dell'alienazione.

    Su questa linea accade, istorialmente, che s'i fiacchino anche menti speculative dove conclamino una "abissalealienazione" come quella che "perdita" od "oscuramento"della si detta "Verit dell'essere". Ci che la metafisicaimpone quichesi dimostri nonin checons'iste l'alienazione -supponendo 1a possibilita- ma COMEe, dunque, SE essa sia "possibile" SENZA ad n{ini,tun pre-supporne la possibilit, m i t i c a m e n t e" Sottratta al non evidenziato "mito", I'alienazione ""u infatti,non gi la caduta in un abuttdum, ma lo abaundun della "caduta" chesarebbedellaVeritstessa, a I i en an ts i da se stessa. E ci in modo non dissimi'le -nonostanlti le raffinatezze elaborate- da quelo in cui Kant si im-batte in una NATURA che contraddice se stessa nella "umanaragi one" .

    X

    Quella neduinc "ragione" che la Natura -qui para-digma lingusticamente improprio e mit'ico di uno 'statooriginar"io'- inganna, sospingendo oltre ilimiti E' quella che riconoscesi 'ingannata' ed E' que'l1ache, riconosciuto l'inganno, lasciasi sempre in-gannare ed E' quella che, c o r r e g g e se stessa,ma cancellando il proprio -donde proveniente?- convinci-mento che la "llusione" sua possa venire e v i t a -t a e, convinta della sua inevitabilit, la tiene per"i I I usi one trascendental e" .

    Se lo IMPORTANTE effettivo del procedere kantiano

  • _24_

    -come Hegel in ptunu ha veduto- I'esito antinomico, ]oIMPORTANTE riconoscere il carattere antinomico del pro-cedere fi no aquelle"antinomie". Ese lava'lutazio-ne kantiana della "dialettica" di r i f i u t o, poiche ancora'analitico'il modo di intenderla, non va perduto di vista quel'la RADICE di ta.Lz 'dialettica' che lascissa non-unit di "esigenza" metafisica insopprimibi'leed ncoercibile e "illusione" conseguente a'l tentativo ,falIace, di soddisfarla con Ia "metafisica". Le raggiunte antinomie vi costituiscono'-per Kant- la "prova" che ilfiducioso acri ti co procedenedelle "metafisiche",nel "sonno" de'lla ra$one rsogno"r,ma da un cantonoL 'suo ogna (le "tesi" metafisiche) si oppongono tra loro in antinomia i "sognati" senza che sia pi "sogno" (rJcome?) e il loro trovarsi in a n t i t e s i e il ri-conoscere I'antitesi in cui "" ciascuna "tesi"; dalI'al-tro, non era sogno quella ESIGENZA in virt de'lla qua'le fiduciosamente facevasi metafisica, sognando di farla.

    ESIGENZA metafisica e Me.&pl+qalot na,funa,[.,s sono unme.es.tno, l dove, di contro, 1a "esigenza metafisica" -insoddisfatta epper risorgente sempre- pur quella cheri c o n o s c e, nella ragione, ci per cui r e s t ainsoddisfatta dalle "metafisiche" che ben a diritto sono"naturali",,senaturale la fi duc i a dalla qualee con la quale s o r g o n o. Questo Kant non sembra vedere, ma -ove Kant fosse e([e,Ltivanetq.te "metafisico"- nuTla a Kant importerebbe di non vederlo, ch, si diceva, iTmetafisico NON PUO' riconoscere validit alcuna alle cri-tiche evenienti.

    Se, per, istanza , nelo i n t e n d i m e n t okantiano, quetd: che, ritenendosi con RAGIONE, la metafisica si espone al'la RAGI0NE come tale, allora la RAGION-come tale discute a n c h e Kant -e, con lui, ogni di-scutente-.

    In modo NON dssimilezi one", comunqu e ma,t e/Lia,tp

    XI

    ogni parlaredi"alienanel I a ' i ndi caz one ' d,L etre c

  • 1?5_-

    sista, muove a ritroso DA l'incontro con il dichiarato'assurdo' VERSO la e s p l i c a z i o n e do, tu4ia-tte del f i nsorgere di tal e 'assurdo' e noma 'a'l i enazi one 'appunto i1 SUO insorgere" Lo'in che consiste', di volta in volta, il d i m o s t r a t o assurdo -che di-mostrare CHE non dimostrabile, mentre da dimostraree si dimostra CFIE esclude ogni possibile dimostrazionedi s-" Lo rche ' -presentandosi- , per ogni volta,il (a,tto che, NON OSTANTE il SUO non poter ESSERE, di{a,tto C'E' .

    A condi zi one di ta'le dupl i ce ' tener fermo ' I o Lnclu covuilte e i1 (a,tto clne e', si r e t r o c e d evur/so la talora sprovveduta 'indicazione' di momentostorico in cui n a s c e i'l dichjarato 'assurdo', masempre, comunque, ver.6o ricerca di COME spiegas il suo

    iessF nato. Allora che si dic[ifara 'origine' sua ]a A-iLIENAZIONE, a'ltronon s'i fasenon r i petere conaltra parola -magica o mitica- quel duplice 'tenuto fer-mo', come se valesse altra parola a SPIEGARNE il nascere.

    Nella nomata 'a'lienazione' -intanto- convengono iMODI non identici di quel 'tener fermo', poi che tener fernoehequalcosa "" assurdoconsiste nel d i mo s trar e che lo rrrr NON 0STANTE i] SUO sembrare che NON losia; mentre i'l 'tener fermo' e!'te. esso C'Er, NON OSTANTEche NON pu essere, consiste nel c o n s t a t a r ee, dunque, nel mantenere il constatato, mantenendo vali-dit alla constatazione che, per 'lo pi, nomasi 'espe-,ri enza' . colL,_{qyq g"p-Lo_vJ--e-dg!_aryn,te r ggel' dimgsJlql-e.l !

    E il "medesimo" -senza di cui non pu esservi con-traddizione- bens tolto dalla contraddizione che "me-desimo" NON 1o lascia e s s e r e e, tuttavia, ri-

  • '?6-ch'iesto dalla dimostrazione che "qualcosa assurdo, men-tre non sembra esserlo". Qui, il "medesimo" sarebbe -e ,insieme, non sarebbe- 'esperienza' e 'ragione' o -altri-menti- TRA di essi NON sarebbe contraddizione alcuna, poiche l'una NON smentirebbe l'altro e viceversa sotto ilnel,u.no apQ,tfo" PER che esperienza (o rauutta 'constata-zione') contraddice ragione, S, intanto, esperienza e ragione non sono intesi come tali DA potersi contraddire,ossia come un meu.no sotto il neduino aspetto? Ad ontadi ogn sedicente 'rigore teoretico' qui dispiegato, devesi a c c I a r a r e l'assoluta itaeuafezza dello AVERE GIA' previamente DIVISO ci che, eoai- d'Lvi,to, viene f-atto va'lere quae o p p o s i z i o n e in cui'esperienza' dmeniace ( la parola usata) 'ragione' (o 'l 'incon-traddittoriet di ci che "") e i n s i e m e NON v.cene d,Lvi-so affinch, appunto, vi possa incorrere 'contradldizione'"

    NON per effettiva importanza -ch, a questo punto,palessi effimera una pretesa 'ricerca' di soluzione- MA peril clamore che quello insensato procedere suscita metteconto che si ribadisca. In tanto pnuenfntc opposizione(smentita reciproca!) di 'esperienza' e. 'ragione' in quanr.,,i., to e so'lo in quanto entrambe si riferiscono ad un medesimo

    I

    -> ) e per ci, nel riferirvisi, tono insieme un d,Lvetu. nL{e-I ntnti per il quale l'una DA'ci che l'altra TOGLIE -(che,nel caso, esperienza d,b. 'divenire' e ragione lo_toLga)-ed un mel.uino tL6aA per il quale ci-che una to$'tie"" ci-che l'altra d. QUESTO'ci-che' NON PUO' NON venire riconosciuto da e n t r a m b e ed entrambe NON POS]S0N0 NON riconoscere il venire contraddette ciascuna da'l-I'altra circa oci-che' entrambe NON P0SS0N0 NON considerare il meluino per riconoscersi contraddette

    Cosl, appunto, p F i m a -in senso forte- di proce-dere a t o g I i e r e quella'contraddizione' devesistabilire A QUALI CONDIZIONI essa sarebbe effettiva contraddizione e SE, stanti queste CONDIZIONI, essa piuttosto non-sia NEGATA come 'contraddizione', non essendo vutomwtfeP0STA mai.

    Che se questo STABILIRE priormente si disattende -perinsipienza speculativa- allora di certo c o e r e n t e

  • -27 -ricorrere ad ind,Lvi-duilLe una ALIENAZIONE proprio 1 doveincome impossibile'contraddizione' e far d e r i v a r e-nella pretesa, invece, originariet- questo: ehe que1l'e-sperenza attestante 'impossibi'le NON ve ra 'espe-rienza' onde I'attestato 'divenire' non attestato affat-to. La c o e r e n z a cosi dispiegata pu aenbnanz RIGORE, ma non lo , appunto perch consiste nel far d e rv a r e da ci che dovevasi -ancora- discutene.

    XII

    Che cosa pnopu.anetf.e denominasi'al iglazione'j.itt r!tenere @_PUq' ESSERL poi che -invece-cluuto "ritenere" ritenuto che sia e che sia NON entranel'la 'alienazione',bensl anti la p r e s e n t a e, dunque, NON ne sarebbe incluso. SE ritengo che "" ci-chenon-pu-essere sono nella 'alienazione' (che "" questo miot g$ , I4A clne'i1 fatto che-ne- non 'alienazione'. PERCHE'?

    Perch rrrr un "poich" , un podt $ac"tun che qu'i viene[a,tto VALEREj ' e di fatto ritengo che sia c che,invece, non "" per quanto sembri esser e NON E' perch NONPUO' ESSERE. Contenuto -diremmo- di alienazione :ci-che-non-pu-essere viene ritenuto essente; l dove lo 'essere inalienazione"'" clue,sto medesimo r i t e n e r e D0NDEderiva la d i f f e r e n z a tra il ritenere che "" a-lienazione e il fatto chz "" non-alienazione che 1'a'liena-zione ""? CHI cada in a'lienazione, cade -per tesi- nel ritenere che "" ci-che-non-pu-essere, ma vi cade v e r a --m e n t e appunto perch, riconoscendolo in alienazione,siriconosce cl+e 1 'alienazione, anch'essa, E'.

    Riconoscers'i in al ienazione IMP0SSIBILE, ytatehl'alienazione NON pu riconoscere SEr come 'alienazione'. Diqui i n e v i t a b i I m e n t e, una volta che si ricorra a parlare di "alienazione" a propo6itci del ritener qualfcosa, I a di fferenza u/srf,a, tra "consci o" e " i nconsci o" , nonsenza la sfumatura -tutta fatua- di "preconscio". Allora c'alienazionericonosciutaquandosi al tri da essa,riconoscendola, s che allora la si riconosce quando NON si'a'lienati'. Cosi da un canto VANO tentare di convincere

    l

    -ossia I'alienazo

  • -28_lo 'alenato' a disalienarsi -e, per tal verso, rsibilelo sforzo a farlo-, d9 altro canto l'alienazione s e mp r e uno stato di gi PASSAT0, appunto perch non puilAPPARIRE allorch rrrr e, insieme, appare come "" solo qua!do non pi. Ad essere alienato, dunque, so.]o I iALTR0 ,per i1 quale, lrw-e*-c; Tntione -MIA.'-*--i-a sl---dett--'talsa coscienza' -prodromo di una sospettosa per natura 'psicanalisi della storia'- non altro checoscienza [alsafa (appunto a]ienata) DA una coscienza A SESTESSA sempre vera, cosi come A SE STESSA sempre veraquel I a che vl ene a.Uafe o, megl i o, ' i nverata ' "

    Parlare di 'alienazione' , dunque, m i t o. E mto procedere a d i m o s t r a r e in che consista, determinatamente. E mito , per tale dimostrazione, p o s t u-I a r e che essa sia 'possibile'.

    XIIIIl paradigma kantiano f u n g e anche in questo

    procedere rnLito che, sprovvedutamente, non solo rit'ienedi avere g i u d i c a t o la metafisica senza che sia"metafisico" tale giudizio, ma altresi ritiene che la nre-ta6iira, ,stuaa sia 'alienazione' e, per la sua portatastorica, al ienazione fondamentale.

    Invero; ci per cui "metafisica" sarebbe alienazio-ne indicato nel suo d v i d e r e I'essere (ci-che) in un 'mondo di cose' -perituro- e nello IMPERITUROtrascendente il mondo. Alienante appunto sarebbe QUESTAdivisione che si dimostra NON essere possibi'le, essendocontraddittoria. Che se, allora, si dimostrasse che contraddittorio NEGARE questa divisione, alienazione sa-rebbe ritenere alienante la metafisica. Di qul 1o scambio,esplicito o imp'licito, di 'dmostrazioni': que'lla d esseche risulta non-controvertib1e "" quelIa che, con ra-gione, d i c h i a r a Qi ipao alienante l'altra. Re-stano intanto fuori gioco le posizioni nelle quali, rite-nendosi appunto'fuori' dell'a'lternativa "metafisica AUTnon-metaf'lsica", si , piuttosto, in completa balia del-l'alternatva.

  • -29-Va ribadito questo: ogni qual volta, incorre il termi

    ne'metafis.ica'r'ncornononel discorsoi s i gni f i:cati e'i sensi neiqualilosiusa.N hasenso a'lcuno 'dimostrare' che un qua'lche "si gni f i cato" o"senso" non c o r r e t t o, come -ad esempio- quelloper i1 quaie "metafisca" divisione in "mondorr e rrD'iorr :una volta cos stablito, cosi -e non a'ltrimenti- corretto usarlo da ch io usa" Appunto, con la dichiaraziore,anche implicita, di un'significato' o'senso' si dichiaras c o r r e t t o che si contesti c1ue,L significato o sens0.

    Con ci ogn'i djscorso che si svoga pu essere c o er e n t e o non-coerente cctn 8e aturo e, dunque, discu--tibile escttLvanewte in ordine a tale SUA comunque intesa"coerenza". Consaputa nella sua effettiva portata, questa'interna condizione del'discorso' e s c I u d e ogni diritto alla 'critica', MA ANCHE -ecco il punto- a'll'eventuale critica alla critica, nonch a questa stessa esc'lusion6"

    Qui -a rigore- "significati" e i "sensi" con i'l lo-ro svolgersi in discorso, interno ad essi, hanno bens o-

    (gwLdiritto a porsi,naytenel'. v a'l g o n o come EI SpnEsstoNE de] discorrente, o SUO modo di vedere 'le cosJQui, dunque, i1 aotunt, con diritto, a discussione (chnon s pu discutere una 'espressione di se stessi') rrtrANCHE i1 rctitutttte, con pari diritto a'ltrui, ogni a'ltro a discussione. Che se, invece, insorgono posizioni 'discutenti',anel+'a*Ae -a pari dirtto- e s p r i m e n t i se stes-se, si sottraggono a discussione, onde il loro 'discutere'non VALE per ci che discute, ma per il da.tio che, discu-tendo, e s p r i m e se stesso.

    Lo eventuale venire 'condivisa' -da pochi od anche datutti - de'l I a posi zi one 'esprimentesi ' nan tlu's{oanra questain VALORE indipendente da'll'essere 'espressione', s che'l '0PERA del f i'losofo , comunque, i'l f i I osofo che opera "Que,sta -che ad un Dilthey pu essere sembrata radice 'po9tica' d'i ogni metafisica- , invece, 'la m o r t e stessa del'la filosofia.

    E' 'morte' della filosofia, se dalla filosofi a iyueytanabi,Le 1o i n t e n d e r e il V[BO" N, peraltro,v' 'espressi one ' che Lr.endl. di essere non al tro che 'e-

  • _30_

    spressone'ne SU0I sgnficati- o, dunque, che i signi-fcati siano solo SU0I- essendo infettdinenfo di chi, co-munque, significa significare il VERO che tale VALGA uni:versalmente e sempre. Dichiarare un'opera non altro che'esprimers' dell'operante equivale, pertanto, a questo:d e p r m e r e l'intenzione costituente di chi ope-ra a lui che opera, d contro al SUO operare inteso.

    E se -di fatto- accade che il 'significante' in ope-ra fa propria la PERSUASIONE che OPERA SUA "" il suo 'e-sprmervs', ci accade in quanto, con ci appunto' in-tende sottrarsi a dscussione impropria e impertnente.Il medesimo vale per I'accettata "provvisoriet" delsuo significare, che il 'provvsiorio'E'in s i1 ptw vi-,sa, ci che, intanto, si pone in attesa del 'definitivo'non rinunciabile mai.g- Questo, dunque, a tenersi fermo: che dall'opera-in cui wtche si esprime- l'operante interde ottenere lasignificazione del VERO,. cui attiene 'l'essere d e f i-n i t i v o e per ci NON 'temporale', perch NON'temporaneo'. Se atonicet la sua posizione, d.6tttutr3. la sua intenzone, tanto che operare bensi a t t r av e r s o it tempo -suo medio- ma non per il tempo,on:de il tempo N()N -ad onta di Heidegger e dell'impotenzaspeculativa-'orizzonte' del suo'esserci' "J,.

    Sono da evidenziarsi qui le sequenze. Pe,primo: chela intennn co-Jzuva. di significazioni mantenute nel di-scorso NON ha fine n s, bensi nella u n i t a r e-t a condizione dell'inteso VER0. Per secondo: che,per ci che attiene l'uso del termine "metafisica" nul'ladi sensato pu obiettarsi a chi 'decide' un determinato'significato' (come quello sopra memorato), si che v u ot a una critica poggiante sul detto 'quel'la non me-tafisica'. Per terzo: che nello i n t e n d i m e nlt o di chi signifca -e svolge significato in discorso-sottrarsi a discussioni non pertinenti,NON a discussioneainpU-o-.telt, poi che, nel muino intendimento "" a'l-tresi che sia effettivamente e PER SE' vero i'l VER0 inteso, onde NON PUO'NON accettars il venire da ESSO discGsi.

    Cosi, se, una volta denominata "metafisca" quel'la'divisione' in "mondo" e "Dio" ed una volta che si riten

  • _3t

    ga dimostrato essere divisione impossibile e denominato "aiienazione" il ritener possibile l'impossibi'le, a I I olr a non conseguente, ma t a u t o I o g i c o conciudere che metafisica "" alienazione. 11 punto, infattT,non se cluufa. metafisica sia, invece, possibile (ch gi predeterminato dal SUO discorso la sua non possibilit),bensi SE la metafisica tinp!,i-,tuc sia non altro che cque-,sta, cosi giudicata.

    Due linee, pertanto, di 'critica' si paesano qui;uella che -al'interno di una 'definizione' di metafisica- miraa sa I va re dacontraddizfoni, mediantetentatEdimostrazioni che contraddizione non v' e quella che ovnce ci|t puc ewL si fa valere la critica al'la metafisica, olsia'l' i n t e n z i o n e del VER0, puL Ad. definitivo euniversa'le. Se, alIora, "metafisica" nomasi que*tn inten-zi-one, non solo la metafisica indiscutibile, MA essa E'ci che effettivamente discute; non solo essa fuori cri-ti ca, essa E' Lo. clLiLLn, i stessa .

    Con ci non dL $a di una. accertabile "metafisica"'sedicente- il definitivo coincidente con il VERO, ma sdenomina "meta-fisica" il non coincidere con i'l VER0 che in af,to la 'krisis' stessa di ogni accertabile metafisi-ca che pretenda di coincidervi.

    Cosi, il paradigma kantiano signifca anche ci chepresiede 1'uso kantiano: dove Kant opponga "metafisicacritica" a "metafisica dogmatica" si e v i d e n z i ai1 senso di tale opposizione, che 'l'essere critica del-la metafisica per l'essere meta-fisico della rcritica' inatto.

    XIV'.---E', dunque, insensatezza tenere questo: che "metafisi

    ca" non altro che "fisica", ossia ancora e solo 'espe- -rienza' che ettedu diversa e, dunque, i4nonn per 'illu-sione' ci che v e r a m e n t e "". Allora che dicesi NON trascendibile I 'esperienz a con I'esperienza stess-,ripetes non altro che questo: ancora 'esperienza' a nd a r e a'l di l di s, onde essa al di l NON PU0' an-

  • -ir

    -32-dare. t"lA -e qui devesi penetrare- 1'esperienza, che equi-valeappuntoa f i s i ca, vienecost- dichiaratae,saait "tutto", si che NON I'esperienza cosi si afferma, MAil suo essere-l-tutto, ossia il TUTTO che viene denominato "esperienza"

    Anzi che r e s t a r e -come si crede con quel rilievo- "entro i limiti" de'll'esperienza, si assume quel'restare' che coincide con quei "'limiti" C0ME iI TUTT0 e,dunque, contradd"icendosi, del TUTT0 -non dell'esperien-za- che si pretendono "lmti"" Cosi, piuttosto, df con-tro a'll'insensatezza di una metafsica che -suo malgrado- fisica, questo si DEVE dire: che la fisica "" gi -suomalgrado- metafisica" Lo surrettiziamente al'lorch in-yil,Lo,te assumesi COME il "tutto". Lo effettivamente nelsenso che NON PU0'essere ci che , nei suoi limiti, dovee s c I u d a la metafisica che rrr1 il non-fisico non i-dentificarsi con il tutto: che ae, con il tutto si identi-fica, allonn- insensatamente il tutto che sarebbe I i -m i t a t o nel suo stesso, per essenza, Ron esserlo.

    QUELLO r e s t a r e aL d,L qrc di limiti per ilquale si pretende di escludere la meta-fisica NON si com-pie se non a cond'izione di NON te,stnne, po che questo e-qwLvale ad identificare il TUTTO e, dunque, contraddittoriamente ad averlo t r a s c e s o. Per non trascendEre l'esperienza, infatti, si trascende il tutto denominalto -e confuso- "esperienza". Onde -a dispetto del proget-to- UN trascendimento di gi avvenuto, ma que,LLo cheNON PU0' avvenire, l dove NON PU0' NON esservi l'autentico trascendere che "" il NON f s i c i z za r e iTTUTTO.

    Se vero, infatti, che i s detti "Presocratici"parlavano di pttqtit, ma era 1o i n t e r o che pur in-tendevano, la loro i n t e n t i o appunto di gi metafisica, anche se Ia parola "metafisica" -nel'l'uso traslato che se ne fa- non loro. Ci VALE per ogni tentata e:sclusione del "meta-fsico", nonch per la pretesa aliena-zione v i g e n t e -per colpa del gi alienato Plato-ne!- nello (fantomatico) "Occidente""

  • -33-XV

    Una accertata "metafisica" per f i s i c a allora che NON m e t a f i s i c a affatto, penchacontraddice lo irrinunciabile PER SE STESS0 non fisiciz-zante -o considerane "esperito"- i'l tutto. E ci accadeNON solo -come Kant ha in vista- con il pretendere "oggetti" propri, MA aitresi e fondamentalmente con quel1o e-scludere i1 "meta-fisico" sulIa BASE del fatto che queipretesi "oggetti" s o n o, invece, fisici nel loro es-sere "oggetti " "

    Che l'oggetto -come tale- sia "fisico" (o di "possi-bile esperienza" come ambiguamente Kant si esprime) tagtologico,1 dove, di contro, che "metafisica" non sia po:sibile ytuceh l'oggetto -come tale- fisico d e r i v adallo avere accettato ci che ANCHE si rifiuta: che la me-tafisica, PER SE', pretenda oggetto. NON solo, infatti, e:sa sarebbe di gi "fisica" allora che pretendesse oggett"empirici" (ci che ins'ipentemente ritiene I paradigmattco Carnap), MA sarebbe di gi "fisica" allora che preten-desse di avere "oggetto" (ci che, comunque, continua a ritenere il paradigmatico Kant)

    E' vero, infatti, che per 1'esclusione di "intuizio-ne non empirica", Kant d,,seu.te i1 preteso "oggetto" (p'lurimo nela MotapltAtica

    ^pLc,nL,U) del'la metafisica, MA e-gli r i d u c e a mera "esigenza" -escludendo che sia

    cosi 'scienza- un essere "metafisica" SENZA oggetto" E ciche a Kant non BASTA , appunto, la pur incoercibile "esi-genza metafisica", s che non pu non andare n cerca del-la "soddsfazione" (metafisca) di tale "esigenza".

    E qui i'l suo paradigma deve venire ancora d i s p i eg a t o" Una vo'lta che "es'igenza" -pur incoercibile ed ir-rinunciab'ile- non basti, anche si IMP0NE che metafisica ef-fettiva sia il TROVARE -e definitivamente- ci di cui v''bsigenza". Semetafisica trova re, ogni ricerca,fino a che sussiste pre-metafisica, poi che la "metafisica" , di necessit, i'l f u t u r o della (sua) ricerlca, a quale s a r -al futuro appunto- i1 passato delIa "metafisica" "In qua'le 'rapporto' trovasi i 1 conoscere L Si.A ci -che

  • -34-s cerca PER POTERL0 cercare determinatamente e {l non co-noscerl o aneo,La. PER DOVERLO cercare? Questa domanda chei n v e s t e bens la'rcerca' come tale, se questa s u s c i t a t a dal SUO cercato, ma cos non si pu negare che la 'ricerca' E' una conoscenza inadeguata chet e n d e alla (propra) adeguatezza. PERCHE' d gi"conoscenza", PUO' tendere all'adeguazione perfetta, cer:candola. PERCHET ancora "inadeguata", NON PUO' esset"e "conoscenza" di c che cerca. Cosi, il suo tendere "" bensTad essere conoscenza, ma il suo "tendere" predeterminatodat SUO essere nadeguatamente ci che """ Con ci essa,cercando IN VIRTU' del (suo) ptede,tutwtu.to che la sospin-ge e la criteria a tengo, NON PUO' cercare INT0R,NO ad esso.

    La RAGIONE che p r o c e d e lunghesso la d,ne-zone segnata dal pre-conosciuto di cui cerca "adeguatezza"nel conoscere perfetto NON pu essere la RAGIONE che investeil pre-conosciuto e lo d i s c u t e" La "ragione" delytn-aeel,ue non la"ragione"del d.'seu,tene questo procedere e,dunque, ci DA cui si procede, nonch i'l metodo del procede-restesso.Ecome i n sorge la ragionedel discutereche "" non solo 'diversa', md 'contraria' per verso, dallaragione de procedere?

    Che come domandarsi: Come passa la RAGIONE dal sonno fiducioso del suo procedere in metafisca al sospetto-vigile della CRITICA? Che cosa di mgtu,tn, nel SUO sonno,determina il sospettoso'risveglio'? Questo -per Kant, co-me noto-: il continuo trovarsi n Stzcben della metafi-sica come 'scienzat pretesa. E' i'l con-f'litto dei 'risultati' ottenuti -riassunti nelle antinomie-ossia il mancante ACC0RDO nei risultati, che presuppone laassenza di UNIV0CITA' e, dunque, di "sicurezza" nel processo dal quale derivano e, perci, nel punto donde i'l proce:so comincia"

    Se, insonma, tale a c c o r d o, vaghegg'iato diaffo comparisse, la RAGIONE, procedendo fiduciosa, proce-denebbe w ipto ad AVVAL0RARE il suo pre-conosciuto sullaBASE -equvocata a fondamento- del "successo" ottenuto. Ladomanda da cui dipende la 'critica', "Ist er" etwa mdglich?"dipende da un d.Uo: essa non ha ancora trovato lo "siche-rer [,leg der }rlissenschaft", mentre appunto 1e "scienze"-quel

  • -35-le che lo hanno!- possiedono la sicurezza del loro successo che l fondamento della loro sicurezza. Appunto la -"metafisica" gi si p a l e s a'la meno eonforme trale scienze a QUEST0 "ideale" di scienza: non esibendo successo, 'la meno'sicura'tra le scienze e non tsicuroTche possa essere 'scienza'.

    La domanda "Ist er etwa mglich?" r i a s s u m edue 'possibilita': 1a RAGIONE, h metafisicao deve cerca-re -ancora- la SUA 'strada'? 0 -invece- 'la RAGIONE, eonla metafisica stessa, Etn ta,Li's, ha sbagliato strada, s-sendo appunto "metafisica" 1a strada sbagliata de,tLo, RA-GIONE? Per la prima possibilit, la ragione, per la qua'le]a metafisica come scienza ancora u-tuti, , d e v ei ndagare i ntorno al [ondunevtto , per farl a ' comi nc'iare '-mentre 'le altre scienze, gi presenti, non ne hanno bisogno-. Per la seconda possibilit, 1a ragione DEVE r i-n u n c i a r e alla'deviazione' metafisica per e s-s e r e effettivamente "ragiore""

    E si tratta della m e d e s i m a'ragione'. CheI a metaf i si ca si a unm6g.Ur.lt si gni f i ca covtttadd,he que'l-la Nl,ful che "ha immesso nella nostra ragione questa infaticabile tendenza"; ma che sia 'scienza' almeno possible signifi ca eonttaddine quel'la nozione di scienza che "possibile" peneLt gt e s i s t e"

    XVI

    La Ragione che, IN metafsica e CON la metafisica,trovasi in questo dilemma, ESSA stessa deve trovare lastrada che intanto non "vede". Se, infatti, metafisica 'impossibie', ESSA -non altri- ha d e v i a t o, er-rando, ma per fiducia n se stessa, di cui s o I o ora -con Kant- sospetta. La ragione giustificante il sospetto iX 6af.0 che la 'esistenza'metafisjca sol-,esistendo SENZA 1a sicurezza dei proprio essere scienza,un (a,tfo: Quel fatto di "metafisiche" in antinomia tra1oro, di cui enfasi la discordia"

    Che sia non altro che (ahto -privo di legittimaz'io-ne- per [ahto d e r i v a r e dallo'scoperta'via

  • -36-via compientesi di quelle naccettabili antinomie, stanteche, ove esse non fossero comparse, s come non compaionn altre scienze, sarebbe bensi un fatto, ma LEGITTIMO.De'l quale, peraltro, sempre i c o m e da conoscersi,mai il SE sia 'possiblle'. Che se la RAGI0NE sospetta essere la metafisica un fatto IN SE' privo di nagione, anchesospetta di SE' come de1'unca ragione di quel fatto: i'lfatto 'metafisica' il fatto della RAGIONE che, e r r a nd o oltre i propri limiti, fa e s s e r e, in opposi-zione a se stessa, l'emore della metafisica.

    La dualit "natura" - "ragione" NON basta a scagionare la "ragione" del propri o erroremetafisicopoiche, se ,U ali dell'errore non pu venire g i u s t i-f i c a t o, resta a 'giustificare'da parte della ragio-ne C0ME essa possa errare e, dunque, SE essa possa v e -r a m e n t e errare. E' cos, infatti, che dicesi'in-coercibile' la ESIGENZA metafisica, la quale non PER SEIemore. Qui non resta alla ragione se non identificarsicon tale'esgenza'e c o m m i s u r a r e ad essa soltanto la esistente metafisica, nella CRiTICA.

    Che cosa intende Kant -paradgmaticamente- per "me-tafisica"? Che come domandare: che cosa la RAGIONE fiduciosamente cerca di s a p e r e (o di'conoscere') C0-Nla metafisica, per Kant? E la domanda ripetesi per ogni dichiarata'alienazione metafisica', comunque materiata. La'esigenza' metafisica qui non una qualche 'esigenza' chepossa discutersi quale dafin di fatto comparente, bensessa COINCIDE con ta RAGI0NE stessa, S, appunto, erroreNON l'esigenza, M la tentata soddisfazione di essa nel-Ia 'scienza' che nomasi "metafisica".

    Discutere, dunque, tale 'esigenza' I'imposs'ibi'lediscutersi della RAGIONE, sl che ESSA s i c u r a -me n te CRITICAo non sicuramente QUELLAesigenza.L'esigenza, tuttavia, inseparabile dalla fiducia e que-sta "" appunto PER se stessa lo'andare al di l'de'll'e-sperienza. Cosi, in uno, essa il cot,fittivo essenza'ledella CRITICA delle "metafisiche" E i\ co,sf-i-tuLLuo geneti-co delle metafisiche sottoposte a critica.

    Per essa -che fiducia- Kant, dichiarandola irrinunciable, dichiarasi duta dal 'sonno dogmatico' , que'l1o -

  • -37 -che essa -ehe ficiucia a s stessa- donme jndisturbata"E se -ecco il pufrto- nel sonno dogmat'ico le raEgunte antonomie (implicite nella critica humiana) fungono da 'ii-cubo' che provoca l 'risveglio' a dirs'i la cosa piEgrave: che I'incubo appartiene al sogno e questo al son-no, si che non vedesi come Kant possa essere'sicuro'delproprio risveglio.

    -.'-'\,/' \({T,.."'

    Se "metafisica" -come vaghegg'iata scienza- perKant (e per essa stessa di fatto accertata) RISP0STA al-le domande SE Dio sia o N0, SE l'uomo sia libero o N0,SE I'anima sia immortale o N0, nisposta vera sar SE esolo SE estinguer, una volta per tutte, queste domande,nella esclusione non pi discutibile di quel N0, la qua-le c o n v e r t e quelle domande in espediente retorico del catechista (o -a detta di Kant- nell'opera deT"grande t^lo'[ff")"

    Chi deve s a p e r e, trovando risposta, la "umana ragione". Ch eostringe ia "umana ragione" a cercalre la Natura del'uomo, che I'uomo ne'lla sua "ragio-ne naturale". Risposta sar c o n v e r s i o n e definitiva del "se" problemati co (a;:c au.t nan) ne1 "che" Tpoditti co (auf. - au.t. ). L'esigenza, infatti , ehz talEconversione avvenga, si che j'esigenza -jrrinunciabi'le- quella di estinguersi come esigenza" Ci a cui, non rinunciando all'esigenza, NON SI PUO' rinunciare appuntoche essa e s i g e di non restare 'esigenza'.

    Cosi, se naturale 1'esgenza parimenti - e perci stesso- naturale l'estinzione di essa, ia quae QUELLA'risposta'" Il M0D0 in cui'l'esigenza i m p o -ne jarspostadicui richiesta rrrr lacovrLnwh eon quel 'sapere naturale' che pone la domanda.Che continuit tra "sapere metafisico" E "sapere naturale". Allora, "meta-fisico" per il SUO 'oggetto', il sapelre non "metafisico"come 'sapere', poi che non altriche i1 sapere naturale ponente le domande che PUO' riconoscersi o no soddisfatto dalle rfsposte. Ci-che con la md

  • -38-tafisica si c e r c a utunw al conoscere'naturale'e 'ordinario'e'comune' (non DI esperienza), MA poi cheil sapere metafisico DEVE rispondere soddisfacendo QUESTOnaturale conoscere, si cerca RISPOSTA che -nel caso di Dio-l' e s s e r c i d Do sia intelligbile nel senso del-I'esserci delIe "cose".

    Qu si palesala contraddi zi one diquuto sapere, che non pu RIC0N0SCERSI in contraddizone,onde il palesarsi della contraddizione d* g.t. un SAPEREdiverso da quello 'naturale' e dal suo impossibi'le prolun-gamento "metafisico" che , invece, "fisico". Ci che -aragione- dicesi "meta-fisico" it SAPERE appunto Ia con-traddizione di una metafisica che soddisfi il "sapere na-tural e" .La r i c h i e s t a da parte de'l conoscere na-turale rrrr che si ytonLL entro I'ambito del N0T0 ad essaci che non le PUO' essere "noto", onde n'rconoteeilo al-la stregua del d,JLe1,ailenf.e 'conosciuto' come o g g e tt o. Se, infatti,'l' e s i g e n z a metafisica con-siderata come esigenza-di-venire-soddisfatta da Ci-che alSU} ponta,tolre appare 'mancante', dllora ESSA bensl esi-genza metafisica, ma f i s i c a m e n t e criteriatadal M0D0 in cui il suo 'portatore' [i,siearnenle vinco'la-to al proprio 'essercit o 'mondo'"

    Cosi, per, la irrinunciabile "esigenza metafisica"non v e r a m e n t e f impossibilit del discuterese stessa della RAGIONE, NON essendo QUELLA 'esigenza' che la RAGI0NE stessa, MA una -tra altre- esigenze dell'uomo,quale fatto, di fatto comparente e volta alla propria e-stinzione. Ci che manca di c h i a r i m e n t o SEe COME una 'esigenza' irrinunciabile' possa venire soddi-sfatta: se essa NON soddisfatta da QUELLE 'risposte' proprie delle esistenti 'metafisiche' (e, per ci non escludeche soddisfazione vi possa essere) AUT se essa appuntoPER SE' 1a iywodd,Udazi.one che lasciata essere da OGNIrisposta 'possibile' che, nelle 'metafisiche', Si tenti(e, per ci, esclude che metafisica come rsposta sia POSsrBrLE)

    Allora che dichiarasi, nfatti, lmpossibile LA metafisica, questo a chiarrsi: Se quell'esigenza metafsilca -ponente le domande intese a risposta- sia di QUALCUNO,

  • -39-quale'soggetto'che la p o r t a AUT se ESSA per sestessa $a elaene quel 'soggetto' E lo p o r t a ad usare DI ESSA in que'lle domande.

    Nel primo caso, infatti, esigenza metafisica E domande che ne derivino E risposte che si tentino E insoddisfazione che provochino E sospetto che ne consegua E critic-,che ne insorga, de'l sospetto stesso NON vanno OLTRE 1'uomo,comunque eomytnzndenfe e s e il SUO 'comprendere'. Ne'l se-condo caso, invece, 'uomo E -attraverso il SUO 'comprendere'- tutto che attiene al SUO 'esserci', l'ESSERCI stessocon cui dr se stesso p u d i c a m e n t e e attutt-men.e (per non compromettersi nella 'storia' in cui si e\digi da sempre compromesso) NON va 0LTRE quella e s i g e nz d, onde VAN0 -anzi che 'astuto'- tentar di eludere, variamente, peF negazione o pen oblio, la METAFISICA che vis INCENTRA.

    XVIII

    Questo -dunque- lo INCENTRARSI del si detto "problema della metafisica" (per i'l quale ignorasi SE essa, a qugle dicesi 'necessaria', sia 'possibile') E de1 "problema metafisico" (per i'l quale cercasi soluzione nelle suscitatemetafisiche) E dello "essere metafsco del problema meta-fisico" (per i1 quale NESSUNA tentata soluzione 'risposta'poi che -in linea con il modo fisico di panne 'la domanda,dilLca non "metafisica" Ia 'risposta' che, dunque, NONsoddisfa) E de'llo "essere metafisica del prob'lema della me-tafisica" (per i quale escludesi un discutere 1a possib11't della metafisica che NON sia esso stesso m e t a f i-s i c o).

    E questo INCENTRARSI anche i1 NON confondere ci chevi si INCENTM;clme Ae il ,,problema,, della metafisica,'fosse PER Se' estraneo alle "metafisiche" nel loro dirsi necessarie e, dunque, i n e v i t a b i I m e n t e'dog-matiche'i eome,se il "problema metafsico" fosse df gi riso1to con il venire discusso, s che discuterlo sia 'supe-rarl o ' ; come ae 1o "essere metafi si ca del prob'lema del'lametafisica" fosse nel medesino ten^o in cui diconsi ,meta-fisica' le f i s i c h e nLtpo.rf.e intese ad estinguere

  • (\>t

    -40-1a'esigenza metafisica' "

    Se confusione impotenza speculativa e se PER la confusione -e per essa soltanto- parlasi di 'alienazione nptalfisica', dlora questo ponfune non altro che impotenzaspecul ati va .

    ,l-",*r1

    Una volta che sia PENETRATA -e, dunque, liberata dalTa ambiguit, mai "preziosa" se non per gli ambigui- la po1tata della si detta "esigenza metafisica", di 'esigenza' pinon sl parler. Non si parler NON perch essa sia VANA, maperch ESSA -da esigenza che sembrava, n attesa di soddi-sfazone che la estingua- esgenza restando per il "conoscere naturale" che domanda nell'unico modo ad esso possibilelsi s v e I a essere non altro da1I'ESPERIENZA stessanel SUO -costitutivo e insuperabile- NON potersi considerare IL TUTT0, fitdizzandolo come 'esperito', si che essa E'"metafisica" come negazione in atto della f i s i c i t del l,rl ntero.

    XX

    Esigenza RESTA -con ogni ambiguit- per il "conosce-re naturale", quello che la t r a d u c e in domandache a t t e s a di risposta definnte a definitiva"La quale domanda -per Kant imposta dalla Natura alla Ragione umana- si pone l dove si pone, in uno, e Natura e "co-noscere natural". Cosl, 1a meluina domanda si pone natu-ralmnte, quale domanda 'naturale', '1A sorge pelrcl. non naturalmente'data' la risposta di cui e pen cui "" domanda.

    Ci che fa i n s o r g e r e la questione aldi 1 dell'ambito in cui essa nsorge, onde la risposta te!

    itata e t e r o g e n e a rispetto alla questione 1:lstessa equesta "eterogeneit" per r i c h i e s tadalla 'natura' della questione, sorgente DALLA assenza deldomandato. Il "conoscere naturale" che pone ,rl te atelaola questione)non c e r c a in se stesso la risposta

  • -41 -(ch la questione di certo non sorgerebbe), ma la c e r -c a in M0D0 -l'unico- df potere 'riconoscere' la rispo-sta onde riconoscenSl o no soddisfatto DA essa" Il SUO'questonane' con cI L-eg,t-L.tnatnenle esigere CHE la "r-sposta" NON sia se NON o m o g e n e a alla domanda,ma bene i1 meduino esigere CHE non pu accettare perVERA una qualche 'risposta' che le rsulti trasformazone(lnguistica! ) della domanda.

    Non a dirsi s t u a z i o n e questo parmenti'legttimo' -conseguente- cereare ALTRO da ci che si pos-siede per cercarlo E cercarlo per come NON-ALTROlpoi chequesta , per differenze attinenti solo alla determinazio-ne dela'ricerca', la s t r u t t u r a stessa del r-cercane, l'lA 'in ci che si considera "ricerca metafisica"si ha che il cercato,penclt. ALTRO' "altro" deve restare nelSUO venire trovate, o non ESSO che pu dirsi 'trovato',Trattasi, dunque, non propro del "limite" che la ricercaincontra, bensl del 1 i m t e che A SE STESSA larfcerca 'metafisica'r oflde propriamente da un canto essanon HA llmite, da'l 'altro essa E' al limite ed IN esso.

    I1 "conoscene naturale" altro nrodo d conoscere quel-la'esigenza' non ha se non quello di n a t u r a 1 i z-z a r I a, ehe comporta il 'condurla' per entro l'ambtodel BISOGNO, sl che i1 SUO cercare, essendo d soddisfaci-mento,un trasf ormare l'esperito, Iwonan-do il 'prodotto' e tdaycpiandodL in un "fare" e in un co-noscere o v a I u t a r e l (suo)'prodotto'.

    Questo'sdoppiamento' che, disatteso, confusione traa,fiivi,t. del conoscere e conoscers'i della stessa 'attivit',NON PUO' v a l e r e per RISPOSTA "metafisica", onde-una volta univoczzato il conoscere a quello "naturale"-si ricorre alla INTUIZI0NE come "organo" di conoscenza me-tafisica.

    Poich Kant esclude TALE "ntuizione" -come si sa- Epoi che non vede -intanto- altro "conoscere" oltre quellocomunque'naturale', ESCLUDE'conoscenza metafisica', e-scdendo -a ragione- un PR0D0TT0 metafisico della RAGIONE"Ldove, di contro, e i n co e re n t eme n t e ogniparlare di'a'lienazione metafisica'accorcia previamente lametafisica a PR0D0TT0 e ad 0BLI0 del suo essene (stato) prs

  • -42-dotto e, per entro I'oblio, a crederlo TROVATO nel SUO essere. Ci a cui quel ytutntte ricorre onde nomanlo 'alielnazione' appunto i'0Bt-I0 della ragione a se stessa, co-me 6e (e postulando che ) 1a RAGIONE -la medesima- nasconda (a se itessa) ci che da se stessa scopre "nascosto""

    XXI

    Poi che WeL 1 i m i t e, d'l quale q nel quale""metafisica, e.sao NON pu venire trasceso (ch non si trascende il trascendimento), la 'conoscenza naturale' t r as co r re aconsiderarlo, persUAcoerenzarlini"teCHEla metafisica pretende, nvece, d trascendere, essendotutt'uno CON CIO' con cu tnascenderlo, ossia con 'la 'esperienza' .

    A'llora 1a METAFISICA E' IMPOSSIBILE, quando, previa-mente, si nominato "metafisica" lo IMPOSSIBILE" E alloraessa ALIENAZIONE, quando si postula che ESSA sia lo IM-POSSIBILE che ctted"e- se stesso POSSIBII-E ad anz"i NECESSARI0"Ci che si postu'la appunto che sia POSSIBILE che f impossibil e na,scanda a, 8e ,sters'sct 1a propria imposs'ibi'lit" Dovesembrava che 'alienaz'ione' tuttavia sia -come il fatto delsuo accadere- E che consista nel ritenere possbile l'im-possibile, ci che, invece, "" mpossibile appunto 1astessa "al'ienazione'.

    Non pu dirs'i, con ci, che alienazione sia credereCHE alienazione vi sia -e trascorrere a determjnarla-, maDEVE dirsi CHE par'lare di'alienazione' r i e n t r ainquello "impossibile" cheessadovrebbe s p i e ga-r e. Dell'errore, infatti, i n s e n s a t o cercare un "primo da cui parti re" peh aytiegal,[-o ed "mito"questa insensatezza.

    XXII

    L' errare, tuttaviaic'. Edquestoil 6a4.fo per il quale il fatto NON legittima se stesso -ed ilcuore della'crtica'-. Poi che l'errore UN {afo, i1 fat

  • _43-to come tale NON E'come tale VERO" La necessit della'critica' "" la possbilit di errare e cni,Ltco opporsi NO_Na questa "possibJit", MA all'errore che l 6aff.c1 de]loessenci de'emore, onde l'emore, una volta riconosciuto, t o I t o e, dunque, sempre d gi p a s s a t o.I'l riconoscerLO gli essenz'iale, MA non pu non esse-re ALTR0 dal suo venire RICONOSCIUTO, si che NON ESSO es-senziale a CI0' in virt di cui lo si riconosce. Cosi adire che la esperienza dello "errore" E' per se stessa e-sclusione che 'esperenza eame. ta,Le sia e r r o r e, onde Cartesio, dopo averlo sospettato, ncentra l'autentica'esperienza' nello i n e r r a n t e' COGITO, che, p-raltro, appunto E S P E R I E N Z A.

    Per ci il FALSUM, appunto, i1-gi caduto (ad cluodaltttn ut), onde e m p i r i c a la costruita dallelogiche formali 'compresenza' d'i VERO e NON-VER0 e, di conseguenza, empi ri ca ogni pretesa'filosofa'chEpotzzi iI VERO gu.o tnLU come negazone delIa negazonedel vero. Essa "empirica" e "costruita",poi che da un canto il non-vero di gi opposto-a-se-stesso, onde non "",dall'altro la 'possibiit' del non-vero -u,tftuno conla possblita di considerarlo "vero", che ci per cui SIAFFERMA, additnando nello a s s e r i r e"

    E' a dire qui, in uno, CHE la costruita 'compresenza'di vero e non vero i p o I i z z a il vero, per s, inalternativa con i'l (suo) opposto, onde anche dopo averlosvincolato CON 1a avvenuta (e intesa fondata) negazione diquesto, NON PUO' averlo e(@tfivamey.e svincolato. Ci chePUO' ipotizzarsi non-vero, NON PUO' esserer per se stesso,VER0. Allora non pu venire potizzato il NECESSARIO, chipotizzare sarebbe considerarlo NON-NECESSARIO, guindi NE-GARLO. NE segue che il si detto 'ogo originario' non I'opporsi di positivo e negativo', poi che tale o p p o rs i "" non altro se non il M0D0 in cui 1o a(detuane sicompie per entro la possibilit di errare, che la stessas t r u t t u r a dello 'affermare'.

    0rginania NON quell'opposizione, strutturale bensiallo ad(utnotte ci che NON Er se stesso in quanto 'affermato', venendo i n t e n z i o n a I m e n t e affermat-come se stesso. Qu s facca anche una certa potenza spe-

  • -44-culativa che -a ragione- esclude che si possa p a s s a-r e a d,ino,s-ttntte che il NECESSARI0 rr', dopo avere ipo-tizzato che PU0' non essere, onde porre i'l problema SE siao NON sia. Ma -questo va osservato- NON il 'necessario'che si dimostra essere tale, bensi CHE caueLln dimostrazione gi lo ha NEGATO,'in se stessa, a1lona che pretende dTdi mostrar o .

    Cosi non v' affermazione .nmei'ia.td" del 10G0, comenon v' ;nediazione-del-logo, stante che ci che viene ad,Ouw.ta la impossibilit di "mediare" i1 1ogo, neapossibilita che si pretenda di "mediarlo" ed a cu'i u1,i.LLcnnettf.e si oppone que'l'l a dd(sittrnaf,-(,. I1 L0G0 non pno:blematico, problematica invece "" pQt'r- Ae, AtQ.6Aa. la af-fermazione qua- tll,, poi che NON V'E' BISOGN0 di AFFER-MARE se NON V'E'POSSIBILITA'DI NEGARE" Con ci il.Logonon entra in o p p o s i z i o n e come negazione della SUA negazione, appunto PERCHE' il SUO non essere probl-ematico rrrr i'l SUO essere problematizzante NEL mio "affer-mar'lo" .

    SE "metafisica" si noma 'la pretesa dimostrazione delNECESSARI0, metafisica "" 'lo impossibIe. Ma se "metafi-sica" impossibi'lit di ipotizzare -che esperire, fsicizzare, oggettivare 'il NECESSARIO, "metafsica" lad i m o s t r a z i o n e della impossibilit, in uno,di 'dimostrare' il necessario e di attribuire ad esso ciche attiene a tale'dimostrazione' ('l'opporsi al non-vero)"

    ,. XXIII ,'": -'-"OLTREMODO agevo'le -a questo punto- procedere alla

    de*4taz..one delle si dette "metafisiche del I'esperienza"che, per di pi, V0GLI0N0 essere de1la 'esperienza integrale'. Il paradigma kantiano, dispiegato, le include e le deprime a insipiente ytnodotlo del modo in cui, con la "conolscenza naturale", si riferiscono alla 'esperienza' PER stabilire SE la DEVONO trascendere AUT SE ESSA non sia, invelce, i'l TUTTO, anzi -poi che 'il tutto sarebbe assoluto- L0ASSOLUTO.

    Quele sedicenti "metafisiche" hanno irrinuncal,rile

    -

  • -45-diritto a nominaRsi tali -ch, una volta stipuato l'usodl' un termne, que,L[-o, non a]tro, s'i usa- ma, appunto, ncmnandosi "metafisica" ANCFIE s espongono a discussione,'la quale NON PUO' limitarsi, come ott4livamente sperano,a verif icare I'interna'o6jelenza"del lorodiscorrere, MA DEVE 'domandare ragione' del L0R0 modo didomandarla. Que.Lls" "esperienza" di cui domandano SE siao NON sia e s s a il tutto da un canto c1ue"L'tutto'di cui domandano (e, per tale verso, la domanda a a."tus""fuori" detr1'esperienza, divenuta SUO'oggetto'), da11'altro irrchtde la 'loro' domanda (e, pen tale verso, aAEache, nel loro domandare espl"icito, implicitamente domanda)"

    Se non che -qui il punto'in cui l'impotenza speeulativa si appalesa - la IPOTESI duplice con cui viene p o-s t a quella'domanda' s u p p o n e che, incontrad-dittoriamente, sussistano DUE possibilit, da'decdere'r e a I con la'dimostnazione' (che tentare di uscire dall'IPOTESI in modo 'necessario' o, come d'icono, in-contnovertibite')" Affinch, infatti, l'ipotesi da loroformulata sia incontraddittoria BIS0GNA che siano incon-traddittor"ie enfnnnba quelle 'possibilit'. Con ci, pe-r, 1a pretesa poss'bi'lit che la'esperienza'sia ESSAI'asso'luto signfica Q. comporta che, in tale caso, sia 1oASSOLUT0 che pone A SE STESSO la domanda SE esso sia onon sia lo ASS0LUTO.

    L'ASS0LUT0 che domanda -per una delle 'possibilit'di quell'ipotesi- SE, di s, DEVE pensare d essere asso-luto o di non esserlo, sarebbe ESS0 nel bisogno di Hrua metafisica, ch la SUA "esperienza integrale" -ossia il SUO,perl'ipotesi, e s s e re qLLuts" 'esperienza'-g1iII4PONE di trascendere il PR0PRI0 NON sapere ancora (primadel'[a'dimostnazione incontrovertibilst) CON il SU0 cercare'metafisico' onde'pervenire' a SAPERSI, finalmente lTbero dalf ipotesi e, dunque, TRASCENDENTE quel'ALTRO chE,invece, per dimostrazione, gli r i s u I t a essereLUI stesso.

    Che sia r i s i b i I e questa'odissea' dell'AS'SOLUTO non deriva, peraltro, se non dal modo in cui, colmunque, nell'ipotesi suddetta, ESS0 -'indiveniente- estraneo ad ogni "odissea" e, tuttavia, e n t r a in quest-,per VOLONTA' -nveno "tenace"- della pi sprovveduta delle

  • -46-'metafisiche' .

    XXIV

    Qui 'denigrazione' ha il senso proprio di 'cancella-zione' -non di gratuito dieggio- e da cancel'larsi, nfa!ti, risulta il modo, sprovveduto, di IMPOSTARE il s det-to 'discorso metafsico'. Sprovvedutezza in ci consiste:nel NON s c i n d e r e il modo, in s enpin'Lco ed u-nicamente di gi 'particolare' esperienza, di PORRE i1"problema metafsico" DAL modo, per s necessariamentenon-emytitvto, in cui esso VERAMENTE " posto" SE e soloSE pone SE STESSO.

    Ad onta di ogni intento -in s filosofico- d'i e.r'sulz.o.Iizzte, pigori zzando, Qu 'discorso' gi, nel mo-do in cui 'd'iscorso', NON metafisico. Esso procede DAil N0T0 v e r s o ALTR0, ma PER fare N0T0 I'ALTR0, egper permane NEL N0T0, si che NON p r o c e d e. Si formula, infatti, come "prova" di cui non indaga PERCHET e -C0ME di "prova" si abbisogni, che indagine DI CHE prgpriamente si parli, parlando di "prova".

    Pnova significa, nello empirico esserci di chi la tentd, s t a b i I i r e SE lo intanto'ritenuto per vero'sia da 'ritenersi' o da 'abbandonarsi', stante che DI ESSOnon si possiede piena e v i d e n z a. Prova, dunque, volta a AoccoilLQhe "euidenza" non-sufficiente, pF non-sufficienza criteriata da CHI prova, secondo c-che, intant-,ritiene essere 'pienamente evidente'. SENZA quuto gi ri-tenuto "evidente" prova non sorge, MA con cluun essa inci consiste: nel r i d u r r e al gi N0T0, s che con-siderasi riuscita allora che riduzione avviene e nel M0D0-unico- che QUEI "noto" i m p o n e.

    E se -come nel comune 'dubitare'- procedere ipo-tizzane el+e sia o NON sia ci che, cos, si cerca, a11oradi certo NON BASTA l'ipotesi -o il problema- dovendosi U-SCIRE da essa CON il d i m o s t r a r e che "passare" a te.tL, definitivamente. Poi che cosi -non altrimenti-procede la si detta "esperienza", IP0TESI formulata irnponePER'le DUE "possibilit" che e n t r a m b e siano INSE' 'possibili', ossia NON-contraddittorie. MA -per quela

  • -47-"ipotesi" inerente a que,Lk" prova 'metafisica'- UNA delleDUE pretese "possibtlit" (che 1a 'esperienza' sia ESSAl'ASSOLUT0) "" &nel+q ehe lo ASSOLUTO sia A SE' i p o -t e t i c o e che ESS0 sia, dunque, una cosa sola quellaIPOTESi da cu'i devesi "usci r"e" , dimostrando.

    Con ci -appunto- UNA delle due -richieste- 'possibilit E',invece, contraddizio ne,s checontraddittoria 'l'ipotesi IN CUI pretendesi incontrad-dittoria (quale 'possibilit') epper DA se stessa SI to-glie. A ragione, 'dialettico' pu dirs QUEST0 'togliersi'dell'ipotesi non appena POSTA, che il non essere v e -r a m e n t e "posta", mai" Che se CiO' -come accade-non si 'capisce' perch NON risuta 'evidente', d QUE!LA 'evidenza' -unica- cui rigido CHI appunto non PU0'capire. NON "pu" c a p i r e, infatti, peneh.la SUA "ipotesi" tale solo 'empiricamente', nel fittizio venire-costruita, si che altra evidenza non HA e non ESIGE se nonl'evdenza empirica"

    E, infatti, cotsutisce anehe iI 'circolo quadrato'della si detta "prova dialettica", la quale , come prova,il procedere adia'lettico DAL "noto" ad ALTRO, ma, poichQUESTO v n e s t a, comunque, ALTRO, nomasi 'dialett'ica' nel senso che m u o v e da'lla eovubtndd,Lzione, sudi questa poggiando, PER togliere la contraddizione su cui,intanto, poggia.

    XXV

    Sprovveduto, ne'l'la'impostazione' quale "prova",quelpreteso "discorso metafisico" si c o m p I i c a gro!tescamente nella sua pretesa "daletticit""

    Anche qui nulla vieta che s us "dialettica"ne'l senso deciso -e, per tale verso,non a dire che l'uso fattone scometto-MA scorretto, a dir poco, ben altro"aGsto: che, allo interno del gi d e c i s o (per a1tro,esso stesso contraddittorio, dunque impossibile) contrad-dirsi reciproco di 'esperienza' E 'ragione', il d i v en i r e, c1trc al-l -senza eceezione, dunque, ogwL formJo modo de'l 'divenire'- E'contraddittorio e ta]e si ritiene fino ad ,Hetuti(irnto con lo ,,incarnarsi della contral

  • -48-dizione stessa". Che questo si tenga dano E che si tenti ,reiteratamente,P F o g r e d e n d o nello inteso'rigo-rizzare' 'la dimostrazione, di Wlane a1la'soluzione' delproblema, che d j v e n i r e della soluzione per ilnon-essere-pi del (suo) problema, ecco il grottesco"

    XXV I

    Grottesco qui il t r a g i c o, VOLUTO senza V0LERLO, in cui si 'costretti' (da se stessi, peF coerenlza) a tenere per contraddittorio IL DIVENIRE cone taLe,inclusiuo di ogwL passare, dunque anche de'l p a s s a r eE a riconoscere la contraddizione (che i1 processo di rigorizzazione) E a riconoscere CHE 'la contraddizione deve -VENIRE T0LTA, E d cercare come la si tolga E -finalmente-a vedere CHE essa Afufo, tolta" 0 non dicasi pi che ildivenire qw ta,[.it contraddittonio 0 dicasi che QUEL di-venre che nerente al "pensare" non contraddittorio(e, allora, it diveniredi necessit pensabi I e,essendo anzi, lo stesso p e n s a r e). Che se lo si inscrive nello APPARIRE clmQ- Ae. fosse, senza essere, ne'lloapparire, senza essere,si c o n f i n a altresi QUELpensare. E, con il pensare, OGNI pensato.

    Cosi quellripotesi (l'esperienza NON I'assoluto AUT1'esperienza l'assoluto), contraddittoria per UNA delledue 'possibilit' ipotizzate, contraddittoria bensi come"ipotesi", nd FA essere contraddittoria 'la stessa "espe-rienza", indipendente, peF TESI, da quell'potesi: i1 suoe s s e r e'divenire' , infatti, il SUO s e m b r a-r e 'divenire', che essere-divenire ,soLo in questo(suo) s emb rare. Si che unmeduno rrrr contraddittorio e"sembra" essere incontraddittorio, onde i n sTem e'appartiene' E a que'l 1' e,s,sene E a questo renbtune. Lo-"appartenere" ad entrambi SUO, senza che ESS0 appartengav e r a m e n t e al "sembrare", i1 quale l'oppoato delsuo "gssere".

    NON ha senso alcuno che qui si obbietti -come viene insipientemente fatto- che il divenire contraddittorjo S0lL0 SE viene 'assolutizzato', poi che esso NON viene affatto

  • _49_

    assolutizzato, venendo, invece, NEGATO proprio come 'divenire'" Quetl'obbiez'ione suppone, infatti, CHE non siasidehiarata la contraddittoriet del divenire, l dove, u-na volta dichianata, contraddittorio appunto obb'iettareche L0 si assolutizza.

    Che se si insiste nel dire CHE 'la 'esperienza' (che pur divenire) d o m a n d a la propria'ragione suf-ficiente', agevoe -qui- osservare che ogni "ragione"sarebbe comrJnque 'insuffic'iente' , essendo il domandante,nel suo essene contraddittorio, SE STESS0 come insufficiente al ytnoptuLo essere 'domandante'" N il 'richiamo' ad ulna 'esperienza integrale" pu venine -qu- accolto, chgi quell'esperfenza dchiarata i n t e g r a I m e nt e 'contraddittoria'nel SUO (di esperienza) ,senbno,n{'incontraddittoria'. Onde, appunto, pu rispondersi -senzaperifrasi- che quea s detta 'esperienza integrale' SEMBRA e 'esperienza' E 'integrale'.

    lXVI I

    Ci che, invece, IMP0NE la dewLgnn"zione questo: chead[umane l'essere contraddittoro del divenire (o espe-renza) significa e importa CHE si affermi il suo sembrarei ncontraddi ttori o "

    A CHI l'esperienza-divenire SEMBRA (essere) incontraddittoria? NON alla si detta RAGIONE, se questa, invece S[(= vede, dopo dimcstrazione) CHE l'esperienza "" contrad-dittoria. NON all'esperienza, se questa , per i1 detto,fuffa. contraddizione, essendo divenire, NON a]la aitrf.udi "esperienza" e "ragione", ch questa non altro se nonaltra parola per d i r e quel "sembrare incontraddittorio ed essere contraddittorio". Ma che cosa significa "seil'brare 1'opposto di ci che si ?" SIGNIFICA che, a,l-L'yQhrtct de1 sembrare si I'opposto di ci che veramente si "IN questo "sembrare" e PER esso, si C0ME si sembra esse-re, onde l'essere e il sembrare s o n o 'lo stesso edel "sembrare" NON s pu parlare. Che cosa rende p o ssibile chesi diversifichi il"sem-brare" da1 'lo "essere" , n modo tal e che 'emerga' i 1 sem-

  • _50_

    brare come tale?Solo con lo 'emergere' del sembrare come tale, infatti, si pu dre CHE qualcosa 'sembra incontraddittorio' ,

    mentre -al'l'opposto- " contraddittorio". E questo-che sembra I'opposto di ci che deve poter nutana.l meduinonon-ostante Itopposizione tra "essere" e "sembrare" eda p p a r i r e il medesimo AUT non DI ESSO che si pudire che, nel sembnare, opposto a ci che "". QUESTOMEDESIMO, in tanto a p p a r e in quanto anche r ic o n o s c u t o i,[.meduina e questo apparire-venilre rconosciuto NON il "sembrare" senza "essere", lu1A -dinecessit- 'lo apparire-cosi-come- o NON ESSO che-appare.E, se non ESSO (j'! medesimo) che appare' come DI ESSO sipotr mai dire che "sembra ci che non , sembrando incon-traddi ttori o? "

    Qui I'effettiva insensatezza" E qui 1 tragicomicodel non riconoscerla" L' jucovtfuradffn,LLQi. "" qui la RA-GIONE, d, atl'interno del sembrare", tr'esperienza incontraddittoria, dunque VIGE la 'ragione' in quuto sembrarelLa qua'le 'ragione' -che l'incontraddittoro- VEDE, nelsenbrare, SE STESSA allora che a n c h e de] divenire(che, invece, contraddittorio) lo dice 'incontradditto-rio'. La RAGIONE, cosi, nel sembrare, se stessa, cosi come se stessa duotuL del sembrare e, dunque, non v' "ra-gione" per diversificare l'essere DAL sembrare.

    /"---'/\.XXVIII,

    SE, dunque, dichiarare CHE iI divenire qr.o f4.ti'5 ""PER la'esperienza' -ossia nel SUO p r e s e n t a r s iche''di gi divenire-non contraddittorio E -di contro-PER la'ragione' r i s u I t a contraddittorio tigni{ira,CHE esso "sembra lropposto di ci che ", ALL0RA la espe-rienza "" IN SE STESSA, na pQtL la ragione, l'opposto dci che rrrr A SE STESSA e viceversa.

    Cosi, sembrando (a11a ragione) ci che "sembra, rdnon ", sembrando (a se stessa) ci che "sembra ed comesembra", PER se stessa l'esperienza ' come sembra' (dunque "" come ) e s o I o PER la ragione "non come

  • -51sembra' (dunque, non "", ma aenbna)"

    ALL0RA che la ragione .L nL(w,see all'esperienza onde 'assumere' ci che questa ritiene di se stessa, ossiail "divenire", FA VALERE uelu,tvonente 1'esperienza, tgcitandosi come "ragione", s che, a questo punto, anel,reper la ragione (assumente) 1'esperienza "" incontraddit-toria e incontnaddittorio il divenire (onde, appunto, 'lid'ice "reali")" ALLORA che DELLA esperienza -che intantoassume- la ragione d c h i a r a CHE non "" come sembra, pe rch, dtvenendo, contraddittoria, FAVALERE esclusivamente se stessa, tacitando 1'esperienza di g-iassunta, si che, a questo punto, non pi l'esperienzaci dr'cui essa dce, MA la contraddizione di ci che nonfosse tutt'uno con la oragione' (onde, appunto, nomina 'esperienza' la contraddizione).

    Qui la INVERSIONE non tra 'esperienza' E 'ragione',ma della RAGI0NE con se stessa, 'la qua'l, r'iferendos al1'esperi enza came esperienza, si riferisce al suo esserSTincontraddittoria E, riferendosi all'esperienza dicendolacontraddittoria, NON si riferisce all'esperienza, bensi a'lla contraddizione COME ad esperienza.

    TUTTO ci, per, ad una condizione, che, invece, sitrascura: che il r i s u I t a r e alla RAGIONE ]a contraddittoriet del divenire, comunque 'la ragione -ed , dme si v'isto, inversione impossibile- la faccia risulta-re, NON sia d i v e n i r e.

    /-- I( xxIX /\__ _L'uso immediatamente empirico di espressioni come'at

    testazione dell'esperienza' E'principio della Ragione'noi-fa che accrescere il grottesco, ch, prese seriamente, es-se IMPONGONO che I'esperienza attesti se stessa (cos eo-me A SE STESSA "u)e(Ll- ragione o non attesta nulla (e,per tale verso, la ragione "" r i c h i e s t a dallastessa attestazione dell'esperienza) E che la ragione, richiesta dall'esperienza, accolga dell'attestazione c chenon viene attestato: la contraddizione, E' la ragione, fn-fatti, che PU}' pat-ane di contraddizione"

  • -5?-Come dicevasi (XXIII) agevole risulta questa denigra

    zone, poi che ogni "metafis{ca dell'esperienza" in w-ez 1a impossibile DIVISIONE di 'esperienza' E 'ragione',puL Le caua.Lz propriamente dividesi 1'esperienza DALLA e-sperienza'istessa (onde fatuo drla "integrale") E 'laragione DALLA ragione istessa (onde essa, nL[ucendo a1-1'esperienza per 'giudicarla' contraddittoria tog'lie a sogni ragione del riferirvisi, e, riferendov"isi per 'giud1carla' incontraddittoria, co'incide con c che "" non altro che esperienza)

    E solo a condizione del consderare p o s s i b i-I e la DIVISIONE di 'esperienza' e 'ragione' pu assu-mersi 1'esperienza come que'l "tutto" DI CUI, con 1a sidetta "metafisfca dell'esperienza", sj domanda "ragione":il d o m a n d a r e,{andanfz RAGIONE della esperien-za vi si pone come 'necessit' di d"no,sutte f impossibi-lit che essa non abbia BIS0GN0 di domandare e questa 'dimostrazione' vi si pone i p o t i z z a n d o che eslsa 'soycytonLL anche 'la "possi bi I i tA" (i nerente a quel f i po-tesi e, pcr essa, a quella dimostrazione) d'i e s s e r ela ragione (qui, 1 TUTT0, dunque lo ASS0LUT0) che domandaragione di SE', ipotizzandosi, dimostrandosi, sapendosi perdimostrazione, finalmente.

    L dove ci che si dimostra la contraddizione del-la necessit-bisogno di QUEL 'd