Bacchin - Intero metafisico e problematicità pura
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I N T E R O M E T A F I S I C O E P R O B L E M A T I C I T P U R A
1.
Me tafisica e senso dell essere
Se con la metafisica ci si propone di
svelare l autentico
senso dell'essere, que
st'ultimo resta in ogni caso celato ad ogni negazione della metafisica o atteg
giamento filosofico che pretenda di fare a meno della metafisica, o atteggiamento
metafisico che assuma come modello di indagine l'oggettiva disponibilit
della cosa che propria delle scienze, o atteggiamento pratico per il quale l'es
sere, concettualmente formulato, sia gi tutto scontato nel carattere meramente
operativo dei nostri concetti.
Ogni sfasamento ed ogni alterazione della metafisica sono dunque per se
stessi alterazione e quindi dimenticanza del senso dell'essere o decadimento del
l'essere ad un senso che per non esser il suo , piuttosto, un non-senso; altra giu
stificazione non ha infatti la metafisica se non l'autenticit del senso in cui essa
considerazione dell'essere, autenticit che poi l'essere stesso nel suo porsi,
perch svelare l'essere significa almeno lasciare che esso sia ci che , semplice
mente, indipendentemente da qualsiasi intervento su di esso.
Questo discorso importa evidentemente che la metafisica e l'essere di cui
si parla siano, rispettivamente, l'autentica consapevolezza dell'essere e l'auten
tica posizione
"della
medesimezza tra pensiero ed essere; se l'essere autenti
cam ente c onsaputo, ci significa che la presenza
onde lo si pu sapere non
solo
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mite di un discorso sull'essere e domanda che si chiariscano, insieme e non uno
dopo l'altro, il senso in cui la metafisica metafisica e il senso in cui l'essere
essere.
Ogni discorso sull'essere, o che pretenda tradizionalmente l'essere come ter
mine di un discorso da qualificarsi
m etafisico
o che chiarisca che l'essere in
torno al quale si potesse istituire un discorso non sarebbe mai veramente es
sere , rivela in effetti una interna dialetticit che nel necessario toglimento del
modo inautentico di parlare dell 'essere, modo inautentico che va tolto, ma di
cui si abbisogna appunto per negarlo affermando autenticamente il suo op
pos to
2
; questa dialettica gi, in nuce, l atto per il quale possibile che si sveli
il senso dell'essere in quanto impossibile un essere che celi il proprio senso, dia
lettica che se vale a
rilevare
l'essere, non per questo vale a
costituirlo
e per la
quale il rapporto tra positivo e negativo che insieme la materia e la muove non
il senso dell'essere se non come senso in cui l'essere
manifesta gli enti senza
esaurirsi in ciascuno di essi e nel loro insieme.
Questa dialetticit inerente al discorso sull'essere va considerata dunque es
senziale alla metafisica e per questo non possibile premettere un'impostazione
del problema metafisico che valga a stabilire il senso in cui l'essere deve venire
considerato senza anche involvere quell'autentica posizione dell'essere che giu
stifichi in uno la impossibilit di un discorso sull'essere e la intrinseca contrad
dittoriet della
negazione
dell'essere:
dove si chiarisca che negare l essere equi
vale ad affermare che sarebbe l essere a n egare se stesso, resta anche chiarito che
affermare l essere piuttosto lasciare che l essere affermi se stesso.
Questa posi
zione autentica dell'essere da parte dell'essere, questa inalterata posizione del
l'essere, che essere anche come posizione, appare allora il senso stesso della
metafisica.
2.
/ /
tramonto del senso dell essere
da chiedersi in quale senso si possa dire che il senso dell'essere potuto
venire offuscato, o alterato, o p erdu to, che senso abbia cio parlare di tram on to
del senso dell'essere
3
. La questione, per superflua che possa sembrare, e de
terminante, invece, dell'intera problematicit metafisica, perch scaturisce diret
tamente dalla questione del significato della parola senso e della parola es
sere , questione che pu d irsi, appu nto , della sem antizzazion e dell'essere \
La questione fondamentale che investe l'essere , infatti, quella di stabilire
se l'essere abbia un suo senso, donde la possibilit di riferirsi intenzionalmente
all'essere, anche quando, come gi accaduto, se ne sia smarrito il senso, o non
piuttosto sia esso il senso in cui possano dirsi le singole determinazioni, gli enti,
ciascun essente. Se l'essere avesse un suo senso, come qualcosa che dell'essere
si predichi, la negazione teoretica di tale senso (negazione implicita in ogni di
menticanza o
tram on to ) lascerebbe inalterato l'essere e resterebbe inco ntrad -
2
G. R. BACCHIN,
L originario come implesso esperienza-discorso,
Ro ma 1963 , cap .
III.
3
E .
SEVERINO,
Ritornare a Parmenide, in Rivis ta d i Filosofia nco sc. , 1964, II ,
pp .
137, 175 .
4
E .
SEVERINO,
La Struttura originaria, Brescia 1958.
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dittoria
e cio sem pre possibile , sem pre aperta alla d ete rm inazion e di sensi
diversi, nessuno dei quali in grado di fondarsi togliendo l'altro come impossi
bile.
D'altro canto, se l'essere
fosse
il proprio senso, indisgiungibilmente identico
ad esso, non potrebbe aver posto alcun problema intorno al senso dell'essere, es
sendo l'essere assolutamente innegabile, ossia fuori problema.
Avere un senso od essere il proprio senso sono dunque i limiti entro i quali
si pone il problema del senso dell'essere e tali da pregiudicare totalmente, con
la possibilit del problema, la possibilit di riferirsi all'essere in modo autentico
o non autentico, in modo, cio, che l'essere resti presente in ogni caso o sia,
piuttosto, divelto dalla sua stessa presenza, non solo non
visto , m a neanc he
m ai intenziona to , non tanto perd uto quanto piuttosto mai veramente
* posseduto .
Ma non da dire che i due limiti prospettati con il problema, avere un senso
ed essere il proprio senso, godano, se pur inizialmente, di una qualche parit di
diritti, per cui si possa indifferentemente teorizzare le conseguenze logiche del
l'uno o dell'altro, ma non si possa stabilire se l'uno o l'altro siano il vero caso
dell'essere: non parit di diritti essi possono vantare, ma facile confusione e dif
ficile svincolamento dell'uno dall'altro,
che,
in effetti, nel nostro discorso, essi
sembrano rincorrersi ed anzi riprodursi di volta in volta l'uno nell'altro.
Se si dice che l'essere
ha
un suo senso, ci si autorizza a parlare dell'essere
come di un
predicato , ci si autorizza, cio, a costruire proposizioni su di esso
e
con
esso, onde stabilire, rispettivamente, quali siano le sue propriet e di quali
soggetti esso possa venire detto; ma anche in tal caso, la proposizione l'essere
sar vera non solo se lo
pu venire detto
dell'essere, ma anche se lo
non pu venire negato
all'essere, se cio la negazione dell'essere risulta contrad
dittoria; lo stesso avere l'essere da parte dell'essere si convertirebbe, cos, nel
l'essere, semplicemente. D'altro canto, se si dice che l'essere il suo stesso senso,
si suppone che il senso dell'essere sia la propriet fondamentale dell'essere, ma
ancora qualcosa che all'essere in qualche modo accede e si riproporrebbe cos, al
l'interno dell'essere, la dicotomia
'
essere ' - ' senso dell'essere '.
In realt, non appena si intenziona l'essere, o per dire che esso ha un suo
senso e si va in cerca di quale senso sia veramente suo, o per dire che esso
il
proprio senso, ci che si assume diventa per ci stesso qualcosa di cui si
dice,
una cosa che pu essere anche il manifestarsi delle cose in essa, l'oriz
zonte della manifestazione dell'essere, il Ttepiyov, l'intero, ma ancora detto come
tale, fuori riferimento, tem atizza to in una qualche imm ediatez za , immedia
tezza tutta pretesa, ma che pur delineata e sostenuta quando si dice, ad esem
pio,
che l 'essere immediatamente presente perch la sua negazione
auto
contraddittoria
s
.
Perch l'essere non decada ad ente , perch si eviti e ffettivamen te il na
turalismo e il
fisicismo
in metafisica, bisogna, dunque, che si eviti anche di
assumere l 'essere come identico immediatamente al suo senso, pretendendo che
il senso dell'essere sia dato come identico all'essere, per una constatazione
5
E . SEVERINO, La Struttura ecc., cit.
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308 G.R.
Bacchin
fenomenologica che lo
oggettivizzi a se stessa:
se l essere, come tale, colto
nel coglimento degli tenti che tali sono in virt di esso, non ci chiederemo
quale sia il senso dell essere, ma diremo che l essere il senso d egli enti, perch
gli enti, divelti dall essere , non hanno senso
,
non sono che un non-senso;
e non
l'essere verr intenzionato immediatamente, ma gli enti che sono in virt di
esso.
In tal modo, l'essere detto per l'impossibilit di dire gli enti senza di esso
e questa impossibilit la radicale contraddizione dell'assunzione dell'essere
come di
qualcosa che
e di cui ci si possa chiedere
che cosa
sia o
quale senso
abbia, radicale contraddizione che si
costruisce
appunto facendo
dell'essere un semantema, sia pure come quello che condiziona tutti gli altri.
E si vede, cos, che il senso dell'essere non tram onta to solo per coloro
che ne fanno una totalit a se stante (che questa l'operazione implicita in
ogni tematizzazione dell'essere come
cosa ), m a anche per coloro che ne
fanno la totalit delle differenze, l'area al di fuori della qua le non resta nulla ,
ossia non resta alcunch di cui si possa dire che non un nulla
6
, come l'intero
del positivo
7
se non si precisa il modo in cui possibile
dire
l'intero senza
assolutizzare in esso il nostro dire e senza dissolvere l'intero nella indefi
nitivit aporetica del suo venir
detto
:
il senso dell'essere resta oscurato, finch
resti oscuro il modo in cui lo si dice.
3. Senso in cui va recuperato il senso dell essere
Il recupero del senso dell'essere dunque tutto condizionato al senso in
cui di esso vi pu essere
tramonto >, condizionato, cio, ai limiti entro i quali
l'essere pu
perdere
senso senza cessare di essere: in realt, la perdita del senso
dell'essere ha per suo estremo limite il modo in cui l'essere pu venire colto come
tale,
che se l'essere fosse
immediatamente
dato, non avrebbe posto alcun pro
blema tra noi ed esso e gli enti non lo
, concludendosi in esso.
Stranamente, ma poi non tanto, per chi pretenda una immediata notizia
dell'essere e poi esiga un rigore alla sua posizione nell'intero svolgimento, altro
approdo non consentito che il pervenire all'essere come
conclusione
>,
e l'ul
tima parola della filosofia non pu non coincidere con quella che si diceva l'ul
tima, e Parmenide non pu non apparire, prima o poi, come l'unica possibilit di
dire l'essere. Chi, dopo avere preteso l'immediata notizia dell'essere, come gli
Scolastici e i Neoscolastici, si arresta al di qua della conclusivit parmenidea,
opera in effetti sull'essere come su di un termine, un termine appunto da cui
passare per una dimostrazione a partire da esso. Chi, come Severino, pretenda
pur sempre, in qualche modo, la notizia dell'essere, ma si renda conto della
inautentica comprensione dell'essere che questa notizia importa, non pu logi
camente arrestarsi al di qua di Parmenide e l'unico senso teoretico del filoso
fare non pu non apparirgli la solida consistenza dell'essere che tutto e sem
pre ci che .
Do piena ragione a Severino nel dire che
la metafisica occ identa le
una fisica e che vi
dim enticanz a del senso dell'essere in ogni tenta tivo di
" dimostrazione " dell 'Essere Necessario
>
'
4
, ma non so vedere fino a che punto
non sia una fisica anche la conclusione parmenidea, se vi si pretende di dire
l'intero senza la negazione che nell'intero non ha posto e che emerge quindi, in
qualche modo, sull'intero senza ridursi al nulla, se vi si pretende di dire l'intero
negando, cos, le differenze del molteplice nell'area dell'essere e se poi si pre
tende, come appunto Severino, di poter
accogliere l'irruzione delle differenze
15
dopo
aver detto l'essere come tale.
Per me, come per Severino, la posizione di Parmenide va del resto rigoriz-
zata
1 6
e vedremo pi avanti come ci possa avvenire ed anche come la rigoriz-
zazione che il Severino propone non mi sembri sufficiente; ma sono d'accordo
con Severino nel dire che in ogni tentativo di dimostrare l'Essere Necessario
a partire dall'essere come da un termine v dimenticanza del senso dell'essere
e che v' almeno un senso in cui a Parmenide bisogna ritornare. Ci che ora
posso anticipare che il senso in cui si pu tornare a Parmenide anche quello
in cui dovremmo riportare Parmenide a se stesso, rigorizzando il suo stesso di
scorso e questa rigorizzazione di Parmenide fino in fondo potr anche portare a
13
E . SEVERINO, Ritornare a Parmenide, cit. , p. 141 .
14
E .
SEVERINO,
Ritornare a Parmenide, cit ., p . 150.
15
E . SEVERINO,
Ritornare a Parmenide,
cit., p . 144.
46
G. R. BACCHIN, SU l autentico ecc., cit. , pp. 31-32.
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dissolvere Parmenide con Parmenide, dialetticamente, nella raggiunta insuffi
cienza della sua posizione.
Ci che in tale processo ci conduce , in ogni caso, la consapevolezza che
il
tenso dell essere non imm ediatamente dato, proprio perch l essere non ci sta
mai di fronte e che questa pretesa immediatezza c' nella metafisica occidentale
(ma esiste una metafisica orientale?) che ha smarrito il senso dell'essere, ma an
che in Parmenide se egli pretende di dire che l'essere assoluto, perch di esso
va detto che
ouXov, YwjTov,
-rXeffTov, ed anche in Severino che a Parme
nide vuole ritornare perch non vede come da Parmenide si sia potuti uscire,
una volta che l'essere sia stato saputo come ci che e che non pu ammettere in
se
un tempo in cui non sia.
4. Il recupero del senso dell essere
La formulazione dell'essere si presenta per se stessa come la pi radicale
aporia in cui si muova o si irrigidisca la metafisica: se l'essere ci in virt di
cui ci che
>,
non possibile dire che l'essere
, che se esso fosse,
l'implicazione di esso da parte di ci-che-, dell'essente, aprirebbe un processo
indefinito, un processo per il quale l'essere, essendo, domanderebbe se stesso, os
sia non domanderebbe e sarebbe assoluto; o domanderebbe qualcosa che gli
inevitabilmente estraneo e sarebbe domanda senza risposta possibile, ancora do
manda nulla. Il quale discorso pu valere anche a partire dall'essere come asso
luto o come estraneo all'assoluto: se assoluto deve pur essere come
un
ente
dagli altri diviso
1
,
se estraneo all'assoluto non pu mai essere veramente, con
sistentemente.
Ritengo che questa situazione aporetica meriti un approfondimento, che
proprio essa presente anche se non sempre lucidamente saputa in qualsiasi
metafisica e ne segna, appunto, i limiti teoretici rigorosi. Dunque, se l'essere
un
ente (e tale deve poter essere se
di
esso si d formulazione), esso implica
se stesso indefinitamente e si vanifica in tale implicazione impossibile,
che
una
implicazione di se stesso , infatti, implicazione nulla.
L'imp licazion e implicaz ione di a ltro " e l'essere, se qualcosa implicasse,
implicando l'altro da s, implicherebbe il nulla: l'esito della concezione anali
tica o non dialettica dell'essere precisamente l'implicazione del nulla o assun
zione del negativo in funzione positiva, quale costitutivo dell'essere; paradossal
mente, la pretesa di
formulare
l'essere si risolve cos in dialettismo, come nel
l affermazione che il negativo essenziale al positivo, affermazione per la quale
il negativo cessa di essere veramente tale.
L'altro dall'essere sarebbe, infatti, il nulla; ma il nulla non pu non risol
versi in opposizione all'essere e perci in opposizione nulla,
che
per essere al
tro
dall 'essere non mai veramente
oltre
l'essere
:
il nulla un
altro
7
G. R.
B A C C H I N
SU l autentico ecc., cit. p. 45.
8
G. R. B A C C H I N riginartela e Mediazione ecc., cit. pp. 44-45.
9
G. R. B A C C H I N
Sulle implicazioni teoretiche della struttura formale,
Roma
1963
pp. 128-130.
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312 G. R. Bacchiti
che non riesce ad essere tale perch sarebbe solo se non fosse (l'altro , infatti,
altro nell essere, non mai altro dall essere
20
: l'altro dall'essere semplicemente
non ).
Ora, se per formulare > l'essere, per dire l'essere nella sua opposizione al
l'altro da esso, v bisogno del suo opposto, v' bisogno del nulla: la formula
zione dell'essere cos produzione del nulla; ossia l'essere non dicibile o il
nulla qualcosa, qualcosa di opposto all'essere, senza che il suo opporsi sia
nullo.
Si introduce qui, inevitabilmente, il discorso sul nulla, proprio per poter
istituire un discorso rap TO 6VTO; che si strutturi, come ogni altro discorso,
dell'altro
di cui
si dice,
intorno a cui
si dice: porsi intorno all'essere, poich ol
tre l'essere nulla v', porsi nel nulla, donde l'aporia della formulazione dell'es
sere. Il che significa che se si potesse formulare l'essere in un concetto, si po
trebbe dare anche il concetto del nulla; senonche, si sa, il concetto del nulla ,
piuttosto, la negazione del concetto, di modo che quanto non risulta concettua-
lizzabile app unto nulla
>
e dire che l'ente
intelligibile
(questo il
sen
so del concetto) dire che il non intelligibile non pu essere. Paradossal
mente, il discorso sul nulla appare qui meno aporetico di un discorso sull'es
sere, se per dire l'essere occorre il nulla, cio l'impossibile, e per dire il nulla
invece sufficiente trovarsi nell'essere e mantenersi in esso.
Ma proprio qui facile cadere nella tentazione di eludere l'aporia del
nulla, di oscurare con un gioco della fantasia la sua importanza; il ri
corso alla determinazione del nulla come nozione convenzionale , come
parola cui nulla corrisponde di vero. Mi pare che la segreta preoccupazione di
Severino sia non tanto la incombente
presenza
del nulla quanto la facile ac
quiescenza della metafisica tradizionale che non sa vedere l'aporia e vi rimane
perci tutta impigliata; ma anche Severino, che pur vede l'aporia, non sembra
vedere che essa gi dissolta nel suo venire saputa, che cio non si pu sapere
che essa costruita senza disporre in questa consapevolezza dell'atto che la
supera come aporia
21
. vero, comunque, che considerare la nozione del nulla
come una me ra conven zione linguistica significa dire che la parola nulla non
ha significato, che un semantema vuoto; ma con ci si pretende di signi
ficare
costruendo
un significato che abbia la pecu liare ca ratteristica di non
essere ( la costruzione della proposizion e del linguag gio com une
:
questa
cosa non )
B
, mentre in questione proprio la possibilit di significare e, se
il nulla non , significare il nulla non significare.
Rigorizzando questo discorso si pu dire che il nulla tale solo in quanto,
per non-essere, cade tutto nell'essere di cui negazione, cade nell essere e vi si
annulla,
cosicch non l'essere
passibile di negazione ma il nulla, proprio per
ch il nulla annullamento: in termini di negazione e di negato si pu dire che
il nulla si prospetta come la negazione di ogni determinazione, ma la negazione
si attua inevitabilmente all interno dell innegabile
23
e la stessa negazione di
20
G. R .
BACCHIN, Originalit e Mediazione ecc.,
c i t . , p . 42.
21
G. R . BACCHIN, Originariet e Mediazione ecc., ib id .
22
E . SEVERINO, Ritornare a Parmenide, cit. , p. 140.
23
E . SEVERINO,
La Struttura originaria,
c i t . , ca p. I .
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tutte le
d e t e r m i n a z i o n i s a r e b b e
una
d e t e r m i n a z i o n e
o non
s a r e b b e
2 4
,
il che si
gnifica
che
i m p o s s ib i le n e g a r e o g n i d e t e r m i n a z i o n e c o m e e s ig e r e b b e
la
pos i
z ione
de l
n u l l a :
cos, la negazione del nulla , in se stessa, affermazione dell es
sere come posizione dell innegabile entro
cui
avrebbe posto
la
stessa negazione
dell essere.
q u e s t o
il
senso
in cui si pu
d i r e
che
l ' a f fe rm az ione de l l ' e sse re
d ia le t t i ca
e
non
i m m e d i a ta
, poich in
t a n t o
si
p o n e
in
q u a n t o
si
n e g a
di non
pote rs i
p o r r e :
non v
ne ga z ione poss ib i l e
se no n v
ne ga z io ne de l la poss ib i l i t
di ne
g a r e ogni poss ib i le ;
necessario, c io , pen sare l 'e sse re perch
non
possibile p e n
sare
il n u l l a
B
,
ossia
imposs ib i l e
non
p e n s a r e p e r c h
il
pe ns i e ro
s e m p r e p e n
siero
di
q u a l co s a e s s e n d o s e m p r e q u a l c o s a c o m e p e n s i e r o :
se
p e n s a r e
il
n u l l a
non pensare , l ' imposs ib i l i t
di non
p e n s a r e
per se
s tessa l ' impossibi l i t
di
p e n
sare
il
nul la , l ' in t r inseca nul l i t
del
n u l l a ;
non si
dice , c io,
che il
n u l l a
non , n
ch e
il
nu l l a
qua l c osa
di
c o n t r a d d i t t o r i o , b e n s
che
esso
la sua
s tessa cont rad
d i z i o n e ,
il
contraddirsi
in
a t t o ,
che
in
esso
la
n e g a z i o n e
non
res t i tu i sce qua lcosa ,
m a
si
togl ie senza
a t t ua r s i
c o m e n e g a z i o n e v e ra
e
p r o p r i a
26
.
A l l o r a , se si a ppro fond i sc e que s t a c ons a pe vo le z z a de l l a fhtiziet de l la nega
z ione p ropr i a del nu l l a , si pu p e r v e n i r e a s tabi l i re una d i f fe re nz a , che d i r e m m o
onto log i c a , tra n e g a z i o n e e c on t ra d d iz ion e , d i f fe re nz a e s se nz i a l e ad un d i scorso
sul la pos iz ione de l l ' e sse re come esc lus ione del n u l l a . C o n t r a d d i t t o r i o d i c i a m o
ci che pos to
e
che t o l t o : in esso l 'atto che p o n e lo s tesso a t to che togl ie ,
un at to, c io, che non p o n e n t o g l i e , s e m p l i c e m e n t e no n ; il n e g a t o , i n v e c e ,
pos to
per
v e n i r e t o l t o : in esso l 'a t to che p o n e non lo s tesso a t to che togl ie ,
gl i a t t i sono
due ed
e n t r a m b i s o n o
reali,
ma
solo
uno dei due
ve ro , pe rc h
se
vero l 'a t to che p o n e non pu non essere falso l 'atto che t og l i e , e viceversa .
I l cont raddi t tor io esce cos da qua l s i a s i c ons ide r a z ion e t e o re t i c a : e s so del
tu t to a teore t ico
2 7
, poich il nu l l a no n , la sua pre tesa n o z i o n e ha radice prag
m a t i c a , o p e r a t i v a : il nu l l a a n n u l l a m e n t o , d i c e v a m o ; t u t t a v i a , se il c o n t r a d d i t
tor io il non-essere , esso in q u a n t o de t t o c ome t a l e , ma in q u a n t o ne
ga to come esse re e, pe rc i , dire il c on t ra d d i t t o r io s ign i fi ca n e ga re che esso sia.
N e s e g u e che la c ons ide ra z ione t e o re t i c a del n u l l a riduzione del c o n t r a d d i t
torio al n e g a t o , non v i c e v e r s a : dire il c o n t r a d d i t t o r i o non c o n t r a d d i r s i ,
se l 'atto
che lo
pone c ome t a l e
non lo
s tesso a t to
che lo
togl ie , d i re
il
c o n t r a d
di t torio s ignifica dire che
in
esso p o r r e e togliere non sono t a l i ; ma non sono ta l i
a p p u n t o
in
esso: s ignifica costruire la c o n t r a d d i z i o n e , non t r o v a r l a d a v a n t i , non
pe nsa r l a c ome qua l c osa di cui ci si d e b b a c h i e d e r e r a g i o n e .
Il m o s t r ar e l ' a s su rdo si a r t i c o la p rop r io c om e un p roc e de re pos i t i vo (di
m o s t r a r e ) che p e r v i e n e a c onc lus ion i opposte a l le prem esse e che, per q u e s t a op
posiz ione , esso s tesso assurdo : non un m o s t r a r e che qua l c osa a s su rdo ,
p ropr io pe rc h non si pu m o s t r a re che q u a l c o s a no n (sarebbe m o s t r a r e
24
G. R. BACCHIN, Originariet ecc., cit., p. 45; E.
SEVERINO,
Ritornare a Parmenide,
cit., p. 169.
23
G. R.
BACCHIN,
5K
l autentico ecc.,
cit., p. 50.
26
G. R.
BACCHIN, Originariet ecc.,
ci t, p. 37.
27
G. R.
BACCHIN, Originariet ecc.,
cit., p. 118.
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8/10/2019 Bacchin - Intero metafisico e problematicit pura
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314 G. R.Bacchin
niente), bens possibile fare qualcosa di assurdo (costruire il contradditto
rio,
usando positivamente, come per una dimostrazione, di termini dei quali uno
, appunto per costruzione o
ipotesi , l'opposto dell'altro, con l'altro incom -
possibile). Mostrare la contraddizione semplicemente contraddirsi ed con
traddicendosi che appare l'impossibilit della
contraddizione
2
*.
La contraddizione, dunque,
una volta posta anche tolta
e quindi non ha
bisogno di