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B 336 PRESTAZIONI DEGLI ORGANISMI EDILIZI STRUTTURE PER CULTURA E INFORMAZIONE B.9. 2. MUSEI, GALLERIE D’ARTE, PINACOTECHE L’essenza del “museo” è definibile nel raccogliere e custodire testimonianze (artisti- che, storiche, culturali, scientifiche) e nell’esporle al pubblico e agli studiosi al fine di accrescere la conoscenza della natura e dell’opera dell’uomo. Anche il tema del museo (come già la biblioteca) pone al centro l’esigenza di custodi- re e preservare i documenti di cultura, l’esigenza di promuovere l’accesso e la con- sultazione di questo “patrimonio” da parte di un crescente numero di fruitori e quella connessa dell’ordinamento dei materiali e delle informazioni. Il modello classico di museo si specifica appunto nell’articolazione in due nuclei fun- zionali rivolti a queste attività essenziali: spazi destinati alla custodia (riserva) delle testimonianze (opere d’arte, reperti archeologici, opere della tecnica, prodotti della cosidetta “cultura materiale”, ecc); spazi destinati all’esposizione. Con la diffusione dei processi di alfabetizzazione, la funzione espositiva ha assunto crescente rilievo rispetto a quella della conservazione delle testimonianze, compor- tando una estesa articolazione di fattispecie di musei, fino a configurare casistiche rivolte alla sola esposizione di opere e documenti provenienti da raccolte esterne, che non contemplano attività anche di deposito e custodia: i palazzi delle esposizioni. L’estensione dell’ambito di pertinenza di ciò che chiamiamo “cultura” ha poi promosso la proliferazione di un’ampia casistica di beni ritenuti degni di essere conservati, di essere mostrati ed essere trasmessi alle generazioni future come testimonianza di storia e di civiltà: accanto alle opere d’arte, ai reperti archeologici, alle meraviglie natu- rali e alle scoperte scientifiche – patrimonio tradizionale dei primi musei – si sono rac- colti gli oggetti significativamente ordinari, testimonianza della “cultura materiale” e del costume: strumenti dell’attività agricola, prodotti industriali, del design, della moda, ricostruzione di ambienti della vita quotidiana ecc. Si comprende, pertanto, quanto risulti difficile proporre tipizzazioni e classificazioni in ambito del tema del museo. Tenteremo comunque di elencare alcuni parametri che possano, a vario titolo, orientare l’ordinamento dei musei. Adottando il criterio dimensionale possiamo distinguere: piccoli musei a carattere locale (opere di artisti locali, musei delle tradizioni popola- ri, musei scientifici scolastici); musei di media dimensione (di grandi comuni, di plessi scolastici, di ateneo, di enti di ricerca); grandi musei (di città, archeologici, di grandi enti di ricerca); musei nazionali, con ruolo di distribuzione e diffusione delle informazioni e delle opere anche verso altre strutture del territorio nazionale. Adottando il criterio della specificità del fruitore – destinatario privilegiato delle infor- mazioni – si possono distinguere: musei d’arte (pinacoteca, calcografia, gabinetto delle stampe ecc.); musei archeologici; musei scientifici (tematici, di fondazioni, di enti di ricerca e università); musei delle tradizioni popolari e della “cultura materiale”; musei del costume. Adottando il criterio del tasso di informatizzazione, si può distinguere: musei tradizionali non informatizzati (alcuni musei minori, popolari, di scuole di gra- do inferiore); musei a basso tasso di informatizzazione: sono informatizzati solo il catalogo e la sua consultazione; musei a medio tasso di informatizzazione: oltre al catalogo, è possibile consultare mediante terminali o supporti informatici riproduzioni, diapositive, filmati di una parte dei documenti e delle informazioni custodite; contempla la presenza almeno di una sala di consultazione informatica attrezzata con i necessari terminali; musei ad alto tasso di informatizzazione: la maggior parte delle testimonianze e delle informazioni sono sono stati riprodotti e archiviati in una memoria centrale e la consultazione può avvenire sia mediante visione dell’oggetto che mediante terminale o supporto magnetico; musei virtuali: gli originali (documenti e opere) non sono consultabili (salvo casi particolari) e tutta l’attività di fruizione e di studio si svolge sulla base di riproduzioni, mediante termi- nali, supporti magnetici o stampa da supporto informatico. Adottando il criterio della presenzae consistenza del “patrimonio”, si può distinguere: musei privi di una propria collezione, che espongono opere e oggetti provenienti da raccolte esterne (gallerie, palazzi delle esposizioni ecc.); musei con proprie raccolte di opere, oggetti o documenti, ma che espongono anche, periodicamente, raccolte tematiche di provenienza esterna; musei che espongono esclusivamente il proprio patrimonio. Adottando infine il criterio delle caratteristiche degli edifici o spazi che ospitano le ope- re, si può distinguere: musei ospitati in spazi di complessi edilizi con altra destinazione (piccoli musei sco- lastici, universitari, comunali, di enti); musei ospitati in spazi o edifici originariamente realizzati per altre destinazioni: si tratta del caso molto frequente di “palazzi” storici, ma anche di complessi di archeologia industriale, di edifici significativi dell’architettura moderna ecc.; in questi casi la collocazione di un museo costituisce anche strategia di salvaguar- dia e conservazione dell’edificio ospitante; musei ospitati in spazi o edifici specificamente progettati e destinati; musei ambiente: contesto urbano o territoriale perimetrato e preservato – spesso integrato dalla col- locazione, negli edifici o all’aperto,di oggetti e opere storicamente omogenee – per consentire l’esperienza continua e integrata di un’ambiente storico o culturale. Nella costituzione di un museo, i criteri appena elencati intervengono spesso intrec- ciati tra di loro nella definizione del ruolo e delle finalità istitutive, ed è questo che ren- de arduo un ordinamento operato secondo schemi tipologici di classificazione. Più utile e agibile si è mostrata l’individuazione delle diverse classi di esigenze chia- mate in causa dalla realizzazione di un museo e la specificazione dei corrispondenti requisiti, riportata nel paragrafo seguente. EVOLUZIONE DELLE ATTIVITÀ DEL MUSEO E CRITERI DI CLASSIFICAZIONE RIFERIMENTI NORMATIVI E PRESTAZIONALI Il Ministero per i Beni e le Attività culturali, accogliendo le raccomandazioni dell’ICOM (International Council of Museums), ha emanato specifici “Criteri tecnico-scientifici e standard per i musei” (art.150, c.6, DL n.112/1998). Si tratta di disposizioni e indica- zioni di carattere generale (statutario, organizzativo, gestionale), con limitate pre- scrizioni esplicitamente rivolte agli assetti edilizi e architettonici. Tuttavia il testo propone un esaustivo schema di ordinamento degli adempimenti neces- sari per la programmazione e la gestione dei musei e una chiara elencazione delle mol- teplici attività connesse al loro funzionamento, con specificazioni di rilevante importanza per la progettazione sia degli spazi museali che degli allestimenti delle esposizioni. Successivamente (con DM 25 luglio 2000), lo stesso ministero ha emanato un “Atto di indirizzo sui criteri tecnico-scientifici e sugli standard di funzionamento e sviluppo dei musei” – elaborato da un gruppo tecnico di lavoro – che riprende e specifica le indicazioni generali dei “Criteri”, corredandole di dati tecnici essenziali per la corret- ta progettazione dei musei. Si è ritenuto, pertanto, utile stralciare, integrare e sintetizzare di seguito le parti dei due documenti che possono offrire risposte significative alle domande di chi si accin- ge a progettare un museo, in una nuova struttura o in un edificio esistente, e di chi è chiamato a curare un allestimento museale o espositivo. CRITERI TECNICO-SCIENTIFICI E STANDARD PER I MUSEI STATUS GIURIDICO In Italia il museo si caratterizza come un istituto scarsamente “tipizzato”: tanto nel caso dei musei pubblici, quanto dei musei privati esso non è regolato da norme spe- cifiche. Dotare i musei – indipendentemente dalla loro condizione, pubblica o priva- ta, autonoma o integrata all’interno di un ente – di statuti e regolamenti consente di riconoscere loro uno status giuridico proprio e di assicurare a ciascun museo un complesso di norme correlato alla sua specifica missione. L’esistenza di uno statuto e/o di un regolamento, coerente con una comune defini- zione di museo e caratterizzato da alcuni requisiti minimi, quanto a struttura e conte- nuti, costituisce il primo degli standard minimi previsti dal Codice deontologico dell’ICOM. Statuti e regolamenti costituiscono punto di riferimento per l’organizzazione e il fun- zionamento di ogni museo e lo strumento per orientarne l’attività, mediante la defi- nizione di finalità e funzioni, compiti e attività, diritti e doveri, ordinamento e assetto finanziario, organizzazione interna e risorse umane, nonché mediante principi e nor- me di gestione amministrativa e patrimoniale, di gestione e cura delle collezioni e di erogazione dei servizi al pubblico. È responsabilità primaria degli enti proprietari o delle amministrazioni responsabili dotare di uno statuto o di un regolamento i musei da loro dipendenti, che in armonia con le linee guida generali previste per la loro redazione, individui chiaramente: la sua natura di organismo permanente e senza scopo di lucro; la missione e le finalità del museo; le forme di governo e di gestione; l’assetto finanziario e l’ordinamento contabile; le norme e le dotazioni di personale; il patrimonio; i principi generali per la gestione e cura delle collezioni; i principi generali di erogazione dei servizi al pubblico; le modalità di raccolta dei dati sull’attività e la gestione del museo, a fini statistici e di programmazione.

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B 336

PRESTAZIONI DEGLI ORGANISMI EDILIZI • STRUTTURE PER CULTURA E INFORMAZIONEB.9.

2. MUSEI, GALLERIE D’ARTE, PINACOTECHE

L’essenza del “museo” è definibile nel raccogliere e custodire testimonianze (artisti-che, storiche, culturali, scientifiche) e nell’esporle al pubblico e agli studiosi al fine diaccrescere la conoscenza della natura e dell’opera dell’uomo.Anche il tema del museo (come già la biblioteca) pone al centro l’esigenza di custodi-re e preservare i documenti di cultura, l’esigenza di promuovere l’accesso e la con-sultazione di questo “patrimonio” da parte di un crescente numero di fruitori e quellaconnessa dell’ordinamento dei materiali e delle informazioni.Il modello classico di museo si specifica appunto nell’articolazione in due nuclei fun-zionali rivolti a queste attività essenziali:

• spazi destinati alla custodia (riserva) delle testimonianze (opere d’arte, repertiarcheologici, opere della tecnica, prodotti della cosidetta “cultura materiale”, ecc);

• spazi destinati all’esposizione.

Con la diffusione dei processi di alfabetizzazione, la funzione espositiva ha assuntocrescente rilievo rispetto a quella della conservazione delle testimonianze, compor-tando una estesa articolazione di fattispecie di musei, fino a configurare casisticherivolte alla sola esposizione di opere e documenti provenienti da raccolte esterne, chenon contemplano attività anche di deposito e custodia: i palazzi delle esposizioni.L’estensione dell’ambito di pertinenza di ciò che chiamiamo “cultura” ha poi promossola proliferazione di un’ampia casistica di beni ritenuti degni di essere conservati, diessere mostrati ed essere trasmessi alle generazioni future come testimonianza distoria e di civiltà: accanto alle opere d’arte, ai reperti archeologici, alle meraviglie natu-rali e alle scoperte scientifiche – patrimonio tradizionale dei primi musei – si sono rac-colti gli oggetti significativamente ordinari, testimonianza della “cultura materiale” e delcostume: strumenti dell’attività agricola, prodotti industriali, del design, della moda,ricostruzione di ambienti della vita quotidiana ecc.Si comprende, pertanto, quanto risulti difficile proporre tipizzazioni e classificazioni inambito del tema del museo. Tenteremo comunque di elencare alcuni parametri chepossano, a vario titolo, orientare l’ordinamento dei musei.

Adottando il criterio dimensionale possiamo distinguere:• piccoli musei a carattere locale (opere di artisti locali, musei delle tradizioni popola-

ri, musei scientifici scolastici);• musei di media dimensione (di grandi comuni, di plessi scolastici, di ateneo, di enti

di ricerca);• grandi musei (di città, archeologici, di grandi enti di ricerca);• musei nazionali, con ruolo di distribuzione e diffusione delle informazioni e delle

opere anche verso altre strutture del territorio nazionale.

Adottando il criterio della specificità del fruitore – destinatario privilegiato delle infor-mazioni – si possono distinguere:• musei d’arte (pinacoteca, calcografia, gabinetto delle stampe ecc.);• musei archeologici;• musei scientifici (tematici, di fondazioni, di enti di ricerca e università);• musei delle tradizioni popolari e della “cultura materiale”;• musei del costume.

Adottando il criterio del tasso di informatizzazione, si può distinguere:• musei tradizionali non informatizzati (alcuni musei minori, popolari, di scuole di gra-

do inferiore);• musei a basso tasso di informatizzazione:

sono informatizzati solo il catalogo e la sua consultazione;• musei a medio tasso di informatizzazione:

oltre al catalogo, è possibile consultare mediante terminali o supporti informaticiriproduzioni, diapositive, filmati di una parte dei documenti e delle informazionicustodite; contempla la presenza almeno di una sala di consultazione informaticaattrezzata con i necessari terminali;

• musei ad alto tasso di informatizzazione:la maggior parte delle testimonianze e delle informazioni sono sono stati riprodottie archiviati in una memoria centrale e la consultazione può avvenire sia mediantevisione dell’oggetto che mediante terminale o supporto magnetico;

• musei virtuali:gli originali (documenti e opere) non sono consultabili (salvo casi particolari) e tuttal’attività di fruizione e di studio si svolge sulla base di riproduzioni, mediante termi-nali, supporti magnetici o stampa da supporto informatico.

Adottando il criterio della presenzae consistenza del “patrimonio”, si può distinguere:• musei privi di una propria collezione, che espongono opere e oggetti provenienti da

raccolte esterne (gallerie, palazzi delle esposizioni ecc.);• musei con proprie raccolte di opere, oggetti o documenti, ma che espongono

anche, periodicamente, raccolte tematiche di provenienza esterna;• musei che espongono esclusivamente il proprio patrimonio.

Adottando infine il criterio delle caratteristiche degli edifici o spazi che ospitano le ope-re, si può distinguere:• musei ospitati in spazi di complessi edilizi con altra destinazione (piccoli musei sco-

lastici, universitari, comunali, di enti);• musei ospitati in spazi o edifici originariamente realizzati per altre destinazioni:

si tratta del caso molto frequente di “palazzi” storici, ma anche di complessi diarcheologia industriale, di edifici significativi dell’architettura moderna ecc.;in questi casi la collocazione di un museo costituisce anche strategia di salvaguar-dia e conservazione dell’edificio ospitante;

• musei ospitati in spazi o edifici specificamente progettati e destinati;• musei ambiente:

contesto urbano o territoriale perimetrato e preservato – spesso integrato dalla col-locazione, negli edifici o all’aperto,di oggetti e opere storicamente omogenee – perconsentire l’esperienza continua e integrata di un’ambiente storico o culturale.

Nella costituzione di un museo, i criteri appena elencati intervengono spesso intrec-ciati tra di loro nella definizione del ruolo e delle finalità istitutive, ed è questo che ren-de arduo un ordinamento operato secondo schemi tipologici di classificazione.Più utile e agibile si è mostrata l’individuazione delle diverse classi di esigenze chia-mate in causa dalla realizzazione di un museo e la specificazione dei corrispondentirequisiti, riportata nel paragrafo seguente.

EVOLUZIONE DELLE ATTIVITÀ DEL MUSEO E CRITERI DI CLASSIFICAZIONE

RIFERIMENTI NORMATIVI E PRESTAZIONALI

Il Ministero per i Beni e le Attività culturali, accogliendo le raccomandazioni dell’ICOM(International Council of Museums), ha emanato specifici “Criteri tecnico-scientifici estandard per i musei” (art.150, c.6, DL n.112/1998). Si tratta di disposizioni e indica-zioni di carattere generale (statutario, organizzativo, gestionale), con limitate pre-scrizioni esplicitamente rivolte agli assetti edilizi e architettonici.Tuttavia il testo propone un esaustivo schema di ordinamento degli adempimenti neces-sari per la programmazione e la gestione dei musei e una chiara elencazione delle mol-teplici attività connesse al loro funzionamento, con specificazioni di rilevante importanzaper la progettazione sia degli spazi museali che degli allestimenti delle esposizioni.

Successivamente (con DM 25 luglio 2000), lo stesso ministero ha emanato un “Attodi indirizzo sui criteri tecnico-scientifici e sugli standard di funzionamento e sviluppodei musei” – elaborato da un gruppo tecnico di lavoro – che riprende e specifica leindicazioni generali dei “Criteri”, corredandole di dati tecnici essenziali per la corret-ta progettazione dei musei.Si è ritenuto, pertanto, utile stralciare, integrare e sintetizzare di seguito le parti deidue documenti che possono offrire risposte significative alle domande di chi si accin-ge a progettare un museo, in una nuova struttura o in un edificio esistente, e di chi èchiamato a curare un allestimento museale o espositivo.

CRITERI TECNICO-SCIENTIFICI E STANDARD PER I MUSEI

STATUS GIURIDICO

In Italia il museo si caratterizza come un istituto scarsamente “tipizzato”: tanto nelcaso dei musei pubblici, quanto dei musei privati esso non è regolato da norme spe-cifiche. Dotare i musei – indipendentemente dalla loro condizione, pubblica o priva-ta, autonoma o integrata all’interno di un ente – di statuti e regolamenti consente diriconoscere loro uno status giuridico proprio e di assicurare a ciascun museo uncomplesso di norme correlato alla sua specifica missione.

L’esistenza di uno statuto e/o di un regolamento, coerente con una comune defini-zione di museo e caratterizzato da alcuni requisiti minimi, quanto a struttura e conte-nuti, costituisce il primo degli standard minimi previsti dal Codice deontologicodell’ICOM.Statuti e regolamenti costituiscono punto di riferimento per l’organizzazione e il fun-zionamento di ogni museo e lo strumento per orientarne l’attività, mediante la defi-

nizione di finalità e funzioni, compiti e attività, diritti e doveri, ordinamento e assettofinanziario, organizzazione interna e risorse umane, nonché mediante principi e nor-me di gestione amministrativa e patrimoniale, di gestione e cura delle collezioni e dierogazione dei servizi al pubblico.È responsabilità primaria degli enti proprietari o delle amministrazioni responsabilidotare di uno statuto o di un regolamento i musei da loro dipendenti, che in armoniacon le linee guida generali previste per la loro redazione, individui chiaramente:• la sua natura di organismo permanente e senza scopo di lucro;• la missione e le finalità del museo;• le forme di governo e di gestione;• l’assetto finanziario e l’ordinamento contabile;• le norme e le dotazioni di personale;• il patrimonio;• i principi generali per la gestione e cura delle collezioni;• i principi generali di erogazione dei servizi al pubblico;• le modalità di raccolta dei dati sull’attività e la gestione del museo, a fini statistici e di

programmazione.

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PRESTAZIONI DEGLI ORGANISMI EDILIZI • STRUTTURE PER CULTURA E INFORMAZIONE

B 337

C.ESERCIZIO

PROFESSIONALE

D.PROGETTAZIONE

STRUTTURALE

E.CONTROLLO

AMBIENTALE

F.MATERIALI,

COMPONENTI, TECNICHE

A.NOZIONI

GENERALI DI

PROGETTAZIONE

G.URBANISTICA

B.PRESTAZIONI DEGLI

ORGANISMI EDILIZI

B.9.

2.

B.9.2.

MUSEI, GALLERIE D’ARTE,

PINACOTECHE

MUSEI, GALLERIE D’ARTE, PINACOTECHE

B.1.FRUIBILITÀ DEGLI SPAZI

B.2.STRUTTURE PER

LA MOBILITÀ

B.3.STRUTTURE PER

LO SPETTACOLO

B.4.IMPIANTI E ATTREZZA-

TURE PER LO SPORT

B.5.STRUTTURE

COMMERCIALI E UFFICI

B.6.STRUTTURE RICETTIVE E

PER LA RISTORAZIONE

B.7.STRUTTURE SANITARIE

B.8.STRUTTURE PER

L’ISTRUZIONE

B.9.STRUTTURE PER CULTU-

RA E INFORMAZIONE

B.10.

STRUTTURE PER

IL CULTO

B.11.

STRUTTURE CIMITERIALI

STRUTTURE DEL MUSEO

Le istituzioni museali presenti sul territorio nazionale sono entità che, pur con caratteri-stiche tipologiche e dimensionali assai differenti le une dalle altre, forniscono un “servi-zio” di carattere culturale. La “qualità” dell’istituzione museale deve essere valutata nonin relazione al suo livello di merito – in relazione alle collezioni possedute o all’attrazio-ne sul pubblico o alla dimensione fisica – bensì in relazione alla capacità di fornire il ser-vizio che ne costituisce la finalità, cioè alla capacità di soddisfare le esigenze connesse:• alla gestione del museo;• alla cura delle collezioni;• al servizio al pubblico.

In questa ottica le istituzioni museali sono chiamate non tanto a perseguire obiettivicorrispondenti a teoriche condizioni ottimali quanto a operare in “garanzia di qualità”,cioè a prevedere e attuare un insieme di azioni pianificate e sistematiche necessariea dare adeguata confidenza che il servizio reso soddisfi determinati “obiettivi di quali-tà”, e sia dotato di strutture organizzative, procedure e risorse per il mantenimento ditale qualità (sistema qualità).Il museo è tenuto a garantire che le sue strutture siano adeguate alle funzioni cui sonoadibite, in conformità alla politica e agli obiettivi educativi e con riferimento alle esi-genze delle collezioni, del personale e del pubblico:• Il museo deve rendere esplicito il quadro esigenziale cui intende riferirsi, dettagliando

le esigenze che riguardano l’esposizione, la conservazione nel tempo, la registrazio-ne, la documentazione e il restauro delle collezioni, nonché i servizi per il pubblico intermini di conoscenza, educazione, ricerca e studio e quelli per il personale;

• Indipendentemente dalla determinazione di standard minimi qualitativi e quantita-tivi, il museo deve garantire che le sue strutture abbiano le proprietà e le caratte-ristiche che conferiscono ai servizi forniti la capacità di soddisfare le esigenze del-le sue collezioni, del suo personale e del suo pubblico: siano cioè in grado di con-seguire specifici obiettivi di qualità;

• Il museo deve garantire la disponibilità di strutture:- adeguate in termini sia tipologici che dimensionali;- flessibili (capaci di mutare nel tempo in relazione al mutare delle esigenze);- attrezzabili (capaci di soddisfare esigenze diverse);- funzionali (efficaci nel garantire il raggiungimento degli obiettivi);- controllabili (con prestazioni modulabili in relazione alle effettive esigenze);- manutenibili (tali da poter essere mantenute efficienti nel tempo);- accessibili e riconoscibili;

• Il museo è tenuto ad assicurare che le strutture siano conformi alle disposizioni dicarattere cogente (standard legislativi), ad attuare interventi finalizzati a rendere lestrutture atte a conseguire predeterminati obiettivi di qualità (standard normativi) ea prevedere tutte le azioni necessarie per dare adeguata confidenza che i serviziforniti soddisfino nel tempo gli obiettivi di qualità (standard procedurali).

SICUREZZA DEL MUSEO

Nell’ambito dei beni culturali sono presenti diverse problematiche inerenti la salva-guardia degli edifici, del loro contenuto, degli occupanti (frequentatori e addetti): ciòche è individuato con security e safety.Tali problematiche assumono di volta in volta la denominazione di conservazione,tutela, restauro, sicurezza sul lavoro, sicurezza antincendio ecc., e coinvolgonoaspetti di ordine ambientale, strutturale, di uso, anticrimine e antincendio.Quando si tratta di insediamenti ed edifici realizzati in un arco temporale misurabilein secoli, non modificabili con interventi strutturali e impiantistici invasivi, non si pos-sono dettare prescrizioni valide per tutti i casi. L’analisi del rischio parte dalla raccol-ta organica e uniforme dei dati relativi ai singoli pericoli, alle corrispondenti vulnera-bilità e ai relativi fattori di esposizione che concorrono alla determinazione del rischio.La definizione della strategia di sicurezza parte dalla conoscenza di tali dati e dellesingole realtà costruite.Il museo deve garantire:• la sicurezza ambientale;• la sicurezza strutturale;• la sicurezza nell’uso;• la sicurezza anticrimine;• la sicurezza in caso di incendio.

Il museo deve tendere a:• mitigare le azioni dell’ecosistema territoriale, attraverso interventi di analisi, moni-

toraggio e bonifica;• tutelare, conservare e consolidare il contenitore delle collezioni nei confronti delle

suddette azioni;• tutelare e conservare le sue collezioni, anche in condizioni di emergenza;• garantire la sicurezza del personale e dei visitatori, anche in condizioni di emer-

genza;• garantire la sicurezza dei soccorritori in condizioni di emergenza.

Il museo è tenuto ad assicurare che le strutture siano conformi alle disposizioni dicarattere cogente (standard legislativi), ad attuare interventi finalizzati a rendere lestrutture atte a soddisfare i requisiti essenziali (standard normativi) e a prevedere tut-te le misure preventive, di protezione attiva e passiva e organizzative per dare ade-guata confidenza sul mantenimento nel tempo delle condizioni di sicurezza.

DISPONIBILITÀproprietà che contempla la presenza dell’elementostrutturale in termini sia tipologici che quantitativi

FLESSIBILITÀproprietà che conferisce al servizio fornito dall’elementostrutturale la capacità di mutare nel tempo in relazione almutare delle esigenze

ATTREZZABILITÀproprietà che conferisce al servizio fornito dall’elementostrutturale la capacità di soddisfare esigenze diverseappartenenti alla stessa classe

FUNZIONALITÀproprietà che conferisce al servizio fornito dall’elementostrutturale la capacità di essere efficace, cioè garantirel’obiettivo per il quale è stato concepito

CONTROLLABILITÀproprietà che conferisce al servizio fornito dall’elementostrutturale la capacità di essere modulato in relazione alleeffettive esigenze

MANUTENIBILITÀproprietà che conferisce al servizio fornito dall’elementostrutturale la capacità di essere mantenuto efficiente neltempo

ACCESSIBILITÀproprietà che conferisce al servizio fornito dall’elementostrutturale la capacità di essere accessibile

RICONOSCIBILITÀproprietà che conferisce al servizio fornito dall’elementostrutturale la capacità di essere riconoscibile

TAB. B.9.2./1 OBIETTIVI DI QUALITÀ

Le proprietà e le caratteristiche che conferiscono al servizio fornito dagli elementi struttu-rali la capacità di soddisfare le esigenze sono elencate e definite nella seguente tabella.

TAB. B.9.2./2 ELEMENTI STRUTTURALI E CLASSI DI ESIGENZE

ELEMENTISTRUTTURALICARATTERISTICI

CLASSI DI ESI-GENZE DELLACOLLEZIONE

CLASSI DIESIGENZE DELPERSONALE

CLASSI DIESIGENZE DELPUBBLICO

1. Spazi esterni Esposizione Esercizio Fruizione

2. Spazi interni

Esposizione

Esercizio

Fruizione

Conservazione Educazione

DocumentazioneConsultazione

Restauro

3.Sistema d’allestimento

Esposizione

Esercizio

Fruizione

Conservazione Educazione

Consultazione

4.Sistema d’illuminazione

Esposizione

Conservazione

Documentazione

Restauro

5.Sistema dicontrolloambientale

Esposizione

Conservazione

Documentazione

Restauro

6.Sistema dicomunicazione etrasmissione dati

Esposizione

Esercizio

Fruizione

DocumentazioneEducazione

Consultazione

7.Sistema di trasporto

EsposizioneEsercizio Fruizione

Conservazione

8. Servizi elettriciEsposizione

Conservazione

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B 338

PRESTAZIONI DEGLI ORGANISMI EDILIZI • STRUTTURE PER CULTURA E INFORMAZIONEB.9.

2. MUSEI, GALLERIE D’ARTE, PINACOTECHE

➦ RIFERIMENTI NORMATIVI E PRESTAZIONALI

SCHEDA TECNICA – SISTEMI DI SICUREZZA E ADEMPIMENTI

1. FINALITÀ DI UN SISTEMA DI SICUREZZA

Le finalità che ogni intervento finalizzato alla sicurezzadeve assumere e integrare sono:a) Mitigazione delle “azioni” presenti nel contesto del-

l’ecosistema territoriale nel quale si trovano gli inse-diamenti e gli edifici, anche attraverso interventi dianalisi, monitoraggio e bonifica;

b) Tutela, conservazione, consolidamento degli inse-diamenti e degli edifici (“contenitori”) anche nei con-fronti delle “azioni” di cui al punto precedente;

c) Tutela, conservazione del “contenuto” degli insedia-menti e degli edifici anche in condizioni di emergenza;

d) Sicurezza degli “occupanti” (frequentatori e addetti)anche in condizioni di emergenza;

e) Sicurezza dei soccorritori in condizioni di emergenza.

2. REQUISITI ESSENZIALI DI UN INSEDIAMENTO(EDIFICIO)

I requisiti essenziali che gli insediamenti e gli edifici,contenitori di “beni e attività culturali” devono garantire,possono essere così schematizzati:• Sicurezza ambientale;• Sicurezza strutturale;• Sicurezza nell’uso;• Sicurezza anticrimine;• Sicurezza in caso d’incendio;

Sicurezza ambientale

Nell’ambito della sicurezza ambientale si consideranole “azioni” che l’ecosistema può esercitare sull’insedia-mento, sugli edifici e sulle sovrastrutture del sistemaconsiderato. Tra queste si segnalano:• Sismicità;• Subsidenza;• Vulcanesimo;• Bradisismo;• Dissesti idrogeologici;• Presenza di falde superficiali;• Agenti meteo–marini;• Ceraunicità;• Inquinamento atmosferico;• Inquinamento elettromagnetico;• Degrado urbanistico;• Effetti “domino” dovuti a insediamenti e infrastruttu-

re al contorno;• Traffico.

A fronte dei suddetti rischi, occorrerà verificare l’adeguatez-za dell’insediamento e delle strutture a esso connesse e,ove necessario, predisporre adeguati piani di intervento perla messa in sicurezza, il consolidamento, la protezione ecc.In ogni caso occorrerà che per ognuna delle “azioni” pre-se in considerazione sia garantita l’esistenza di un capi-tolo dedicato alla pianificazione delle emergenze per lamessa in sicurezza dei beni culturali mobili presenti nel-l’insediamento anche in condizioni di emergenza.

Sicurezza strutturale

Con l’espressione sicurezza strutturale si vuole inten-dere la stabilità degli edifici e delle strutture nei confrontidi qualsivoglia “azione”, comprese quelle ambientali dicui al precedente punto. Tra queste si segnalano:• Vetustà;• Deficienze strutturali;• Deficienze nella manutenzione;• Azioni conseguenti al sisma;• Azioni conseguenti a dissesti idrogeologici;• Azioni conseguenti a dissesti meteorologici;• Sovraccarichi statici e dinamici;• Cantieri, sbancamenti e simili;• Vibrazioni.

A fronte delle suddette azioni, occorrerà verificare l’ido-neità statica delle strutture e, ove necessario, predispor-re un progetto di adeguamento e/o miglioramento.

Sicurezza nell’uso

Questo requisito investe tutti quegli aspetti della sicurezza

che sono in genere regolamentati da Direttive europee eda disposizioni legislative nazionali.Le problematiche emergenti sono:• Compatibilità delle destinazione d’uso generali e

specifiche;• Fruibilità da parte di grandi masse (affollamento,

gestione dei flussi ecc.);• Barriere architettoniche;• Infortuni sul lavoro e malattie professionali;• Agenti nocivi (fisici, chimici, biologici);• Microclima;• Illuminazione;• Rumore;• Contenimento energetico;• Impianti tecnologici di servizio:

– impianti elettrici;– impianti termici;– impianti per la movimentazione interna (elevatori

ecc.);– impianti distribuzione gas combustibili e gas tecnici;– impianti condizionamento;– impianti idrico – sanitari;

• Impianti e sistemi di protezione attiva;• Impianti per le comunicazioni interne;• Impianti e sistemi bus;• Macchine, apparecchiature, attrezzature;• Lavorazioni;• Cantieri;• Servizi aggiuntivi:

– cucine;– ristoranti;– bar;– rivendita di libri;– guardaroba;

• Manifestazioni occasionali;• Aree a rischio specifico;• Rifiuti solidi urbani e tossico–nocivi;• Inquinamento acqua, aria, suolo.

Particolare attenzione andrà rivolta all’eliminazionedelle barriere architettoniche, oltre che per ovvi motividi fruibilità, anche per l’importante aspetto legato allaeventuale evacuazione in caso di emergenza.

Sicurezza anticrimine

Con l’espressione sicurezza anticrimine si vuole inten-dere la tutela del patrimonio culturale con particolareriguardo ai beni mobili nei confronti di “azioni” dolose.Tra queste si segnalano:• Effrazione;• Intrusione;• Vandalismi;• Taccheggi;• Furti;• Rapine;• Attentati;

Gli strumenti disponibili sul piano tecnico per poterperseguire gli obiettivi di sicurezza sono essenzial-mente:

• Sbarramenti alla azione dolosa: si tratta delle bar-riere di protezione passiva (sbarramenti fisici) e auomo presente (vigilanza) tra loro integrate;

• Contrasto alla azione dolosa: strumento che si affi-da ai sistemi di protezione attiva basati sulla tecno-logia e a tempestivi interventi di repressione auomo presente tra loro sinergici.

Sicurezza in caso di incendio

Gli obiettivi della sicurezza in caso di incendio, daprendere a riferimento in modo mirato e soprattuttointegrato, in ambito dei beni culturali sono:

• Sicurezza degli insediamenti e degli edifici anche incaso di incendio;

• Sicurezza del “contenuto” anche in caso di incendio;• Sicurezza degli “occupanti” (frequentatori e addetti)

anche in caso di incendio;• Sicurezza dei soccorritori.

L’espressione “sicurezza in caso d’incendio” indica qual-cosa in più rispetto alla “sicurezza antincendio”, inquan-to implica che la sicurezza deve essere garantita anchenel caso di un incendio che non si è potuto evitare.È quindi necessario un “progetto sicurezza” chedeve fare riferimento a un percorso costituito da diver-si momenti, tra i quali si segnalano:

• definire l’incendio (focolaio) di progetto che si vuoleaffrontare e risolvere;

• provvedere al suo rilevamento tempestivo;• provvedere all’invio di allarmi mirati;• provvedere al controllo e/o allo spegnimento con

sostanze idonee;• provvedere all’intervento a uomo presente per verifi-

che e/o azioni mirate.

3. STRATEGIA DI SICUREZZA

La strategia di sicurezza rimanda alle misure preventive,di protezione attiva e passiva, e a quelle organizzative cuiil progettista della sicurezza deve fare riferimento.Le misure preventive interagiscono con la frequenza diaccadimento degli eventi riducendo le occasioni di rischio.Le misure di protezione passiva mitigano le conse-guenze di un’azione o di un evento dannosi che non sisia potuto evitare. Appartengono a questa categoria di misure:• le recinzioni;• le chiusure d’ambito esterno;• la resistenza al fuoco delle strutture e delle sovra-

strutture;• la reazione al fuoco dei materiali e degli arredi;• le compartimentazioni;• le vie di esodo.

Le misure di protezione attiva riguardano i sistemi diprotezione integrati (tecnologia e vigilanza a uomo pre-sente) che dovranno essere contemplati nei “progetti disicurezza” e soddisfare il requisito della “affidabilità”intendendo con questo termine che siano soddisfatte leseguenti condizioni:• Idoneità: il sistema non deve creare danni aggiunti-

vi a quelli dell’evento dal quale ci si vuol proteggeresia con riguardo alla sicurezza delle persone che aquella degli edifici e del loro contenuto;

• Tempestività: il sistema deve consentire il rilevamen-to precoce dell’evento e l’intervento immediato;

• Efficacia: il sistema deve garantire il raggiungimentodell’obiettivo di progetto; al riguardo si deve segnala-re la odierna disponibilità di una ampia modellisticadi riferimento per gli eventi che consente di superarele approssimazioni empiriche che fino a oggi hannoguidato la progettazione in materia;

• Disponibilità: il sistema deve essere in grado di inter-venire quando ciò sia richiesto;

• Protezione contro il sabotaggio: i sistemi di protezio-ne attiva devono essere protetti contro il sabotaggio;

• Grado di automazione: si deve sottolineare che isistemi di protezione attiva si diversificano anche peril loro grado di automazione, in quanto l’uomo e latecnologia possono essere deputati al loro funziona-mento in diversa misura. Per gestire un elevato gra-do di automazione, occorre essere certi di una buo-na ingegneria di progetto, di una accurata costruzio-ne, di una competente installazione e infine di unacostante e scrupolosa manutenzione programmabilefin dalla fase di progetto;

• Falsi allarmi: il sistema deve essere esente o deveridurre al minimo la possibilità di falsi allarmi;

• Facilità di manutenzione: il sistema deve esserefacilmente “testabile” per una diagnosi precoce deiguasti che devono essere del tipo “fail–safe” (devonomettere in sicurezza i luoghi e/o quantomeno auto-segnalarsi); ogni guasto deve poter essere riparatoin tempo breve e sul posto.

Infine, le misure organizzative per la gestione dellasicurezza afferiscono alla gestione del rischio in ognisua fase (risk management).

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PRESTAZIONI DEGLI ORGANISMI EDILIZI • STRUTTURE PER CULTURA E INFORMAZIONE

B 339

C.ESERCIZIO

PROFESSIONALE

D.PROGETTAZIONE

STRUTTURALE

E.CONTROLLO

AMBIENTALE

F.MATERIALI,

COMPONENTI, TECNICHE

A.NOZIONI

GENERALI DI

PROGETTAZIONE

G.URBANISTICA

B.PRESTAZIONI DEGLI

ORGANISMI EDILIZI

B.9.

2.

B.9.2.

MUSEI, GALLERIE D’ARTE,

PINACOTECHE

MUSEI, GALLERIE D’ARTE, PINACOTECHE

B.1.FRUIBILITÀ DEGLI SPAZI

B.2.STRUTTURE PER

LA MOBILITÀ

B.3.STRUTTURE PER

LO SPETTACOLO

B.4.IMPIANTI E ATTREZZA-

TURE PER LO SPORT

B.5.STRUTTURE

COMMERCIALI E UFFICI

B.6.STRUTTURE RICETTIVE E

PER LA RISTORAZIONE

B.7.STRUTTURE SANITARIE

B.8.STRUTTURE PER

L’ISTRUZIONE

B.9.STRUTTURE PER CULTU-

RA E INFORMAZIONE

B.10.

STRUTTURE PER

IL CULTO

B.11.

STRUTTURE CIMITERIALI

Risk managementIl risk management riguarda l’organizzazione che cia-scuna struttura si deve dare per la sicurezza, vale a diregli adempimenti progettuali e organizzativi necessariper il perseguimento degli obiettivi prefissati, la predi-sposizione di risorse, il controllo sistematico, le azionicorrettive, la formazione e l’addestramento degli addet-ti e dei gestori delle emergenze. Il risk managementriguarda anche la pianificazione e la gestione di quelleemergenze che non si sia potuto prevenire, controllan-done l’evoluzione per minimizzarne le conseguenze.Pianificare l’emergenza significa formulare un pianooperativo per la sua gestione. Il piano di emergenza si deve qualificare per il dettaglio del-la progettazione organizzativa: non può consistere solonella individuazione degli scenari attesi, nella predisposi-zione delle risorse, nella determinazione delle linee di flus-so per la loro attivazione e di chi e che cosa deve fare, madeve caratterizzarsi anche per la coerenza e fattualità del-le azioni da attivare in ragione di detti scenari.Si deve valutarne l’operabilità, sia attraverso simulazioni,realizzate mediante modelli matematici implementati sucalcolatori, sia attraverso concrete sperimentazioni. Lagestione delle emergenze sarà tanto più efficace quantopiù gli scenari di progetto saranno realistici e conservativi.Il piano di emergenza deve prendere in considerazioneanche i rapporti con entità esterne: soccorritori profes-sionali e le forze dell’ordine. L’affidabilità dell’interventoloro richiesta potrà essere garantita attraverso un lavo-ro congiunto di pianificazione e di verifica medianteesercitazioni congiunte.

4. STANDARD LEGISLATIVI E NORMATIVI

Gli standard legislativi e normativi in materia di sicu-rezza si sostanziano in un quadro di riferimento costi-tuito da Direttive europee, Regole Tecniche e daNorme tecniche di prodotto e di impianto.Le Direttive europee si discostano dalla tradizionalemetodologia deterministico–prescittiva per privilegiarela progettazione di sicurezza caso per caso, basata sudi una virtuale griglia che individua i suoi nodi fonda-mentali nei Requisiti essenziali, negli Obiettivi di sicu-rezza per ciascun requisito, nella Strategia, ma anchenelle Regole Tecniche e nelle Norme Tecniche.

• Con Regole Tecniche si intende il quadro di riferimen-to di disposizioni legislative nazionali che fino a unrecente passato veniva brevemente individuato come“Norme”.Con l’avvento della UE si è reso necessario distin-guere le disposizioni legislative nazionali “cogenti”dal novero delle “Norme Tecniche” di “impianto” e di“prodotto” che, pur se “volontarie”, hanno assuntoesclusività nella caratterizzazione tecnica di talimaterie.

Nelle relative materie, gli Stati membri possono rego-lamentare con proprie Regole Tecniche, – ad esem-pio quali e quanti presidi di sicurezza devono essereadottati a fronte di questo o quel rischio – ma nonpossono definire come tali presidi devono essere rea-lizzati, rimandando tale compito alle Norme Tecniche.

• Per Norme Tecniche si intendono le norme di buonatecnica di natura formalmente volontarie, ma di fattoobbligatorie in quanto conferiscono ope legis agliimpianti e ai prodotti la presunzione di essere conformialle regole dell’arte. Le Norme Tecniche sono emanateda organismi comunitari (CEN, CENELEC, EOTA) erecepite dai corrispondenti organismi nazionali (UNI,CEI, Organismi nazionali legittimati a rilasciare ETA).

5. STANDARD PROCEDURALI: IL PROGETTO SICUREZZA

Gli insediamenti costituenti “beni culturali” per le lorospecifiche caratteristiche storico–artistiche apparten-gono a quella realtà costruita che male ammette unapproccio deterministico–prescrittivo e ciò almeno peri seguenti motivi:• esigenze affatto diverse della security e della safety;• destinazione non prevedibile e non prevista in fase

di progetto che risale spesso a epoche storicamen-te lontane dalla nostra civiltà tecnologica;

• inammissibilità di interventi strutturali e impiantisticiinvasivi che andrebbero a snaturare la realtà artisti-ca e storica dell’edificio.

Fermi restando i requisiti essenziali da soddisfare, ènecessario fare ricorso a un approccio che commisuridi volta in volta la strategia di sicurezza alle specificherealtà, anche attraverso un ampio ricorso a misure disicurezza equivalenti – approccio comunemente notocome analisi dei rischi –.

Analisi dei rischiIn ambito “beni culturali” essa riguarda in particolare gliimpianti tecnologici di servizio, i sistemi di protezioneattiva e i comportamenti degli addetti. L’analisi deirischi ha l’obiettivo di fornire una rappresentazione for-male della probabilità di danno di un sistema, nella fat-tispecie di un insediamento culturale, e di fornire leinformazioni necessarie per la verifica della risponden-za delle scelte di progetto ai requisiti essenziali chedetti insediamenti devono garantire e per il raggiungi-mento degli obiettivi di sicurezza postulati da ciascunrequisito.L’analisi di rischio implica l’individuazione dell’insiemedei pericoli (tecnologici) e delle azioni (naturali e antro-piche) possibili , ma anche della vulnerabilità del siste-ma considerato e del fattore di esposizione nei con-fronti di detti pericoli e azioni.

Le fasi di una compiuta analisi del rischio sono:• l’individuazione e l’analisi dei “pericoli” e delle “azioni”;• l’individuazione e l’analisi delle corrispondenti vulne-

rabilità;• l’individuazione e l’analisi dei fattori di esposizione a

ciascun pericolo;• la valutazione dei rischi;• la “compensazione” dei rischi;• la “valutazione” dei rischi residui;• l’individuazione degli eventi e dei relativi scenari

connessi con i rischi residui;• la mitigazione degli eventi connessi con i rischi resi-

dui: i sistemi di protezione attiva;• la pianificazione e la gestione delle emergenze;• gli interventi correttivi della strategia.

6. PROCEDURE DI VALUTAZIONE

Le procedure di valutazione di un progetto di sicurezzadevono essere fondate su:

a) Primo livello (Adempimento)Verifica osservanza regole e norme tecniche• Conformità alle “Regole Tecniche”: il progetto

deve essere conforme alle Regole Tecnichenazionali (disposti legislativi cogenti) pubblicatisulla Gazzetta Ufficiale nazionale;

• Conformità alle “Regole dell’Arte”: il progettodeve essere conforme alle norme tecniche di“impianto” e di “prodotto” internazionali, comuni-tarie e nazionali in quanto applicabili (ISO, IEC,CEN, CENELEC, UNI, CEI).

b) Secondo livello (Efficacia): Ricognizione dello “stato dell’arte” Schede di rilevazione (check-list) – Analisi di dettaglio• Liste di controllo (check-list);

– Analisi di operabilità (Hazop);– Modi di guasto e loro effetti;– Cosa succede se? (What if);– Alberi di guasto;– Alberi degli eventi;– Modelli vulnerabilità;– Modelli conseguenze;– Modelli “fattore umano”.

• Compensazione dei rischi;• Qualificazione-quantificazione dei rischi residui

metodi a indici;• Mitigazione dei rischi residui;• Verifica praticabilità manuali operativi e piani

emergenze.

Si propone una possibile matrice nella quale nelleordinate sono elencati i più comuni sistemi di prote-zione attiva.

GESTIONE E CURA DELLE COLLEZIONI

Le collezioni rappresentano l’elemento costitutivo e la ragion d’essere di ogni museo. Laloro gestione e la loro cura costituiscono un compito di primaria importanza che ognimuseo deve attendere al fine di garantirne:

a) l’incremento, se questo è previsto dalla sua missione, in base a linee d’indirizzo;

b) l’inalienabilità, salvo casi eccezionali, previsti dalla legislazione vigente;

c) la conservazione, la gestione e la cura del patrimonio:• assicurando a esso un’adeguata collocazione in spazi sufficienti, idonei e sicuri;• dotandosi di personale qualificato e sufficiente in relazione alle dimensioni e alla

tipologie di beni conservati;• preservandone l’integrità, mediante misure di prevenzione dai rischi a cui esse pos-

sono trovarsi sottoposte e adeguate modalità di intervento in casi di emergenza;• curando in via permanente l’inventariazione, la catalogazione e la documentazio-

ne dei beni;• promuovendone la conoscenza, l’ordinamento, l’interpretazione;• sviluppando, a partire dalle collezioni e dal mandato del museo, lo studio e la ricerca;

d) la piena accessibilità, fisica e intellettuale:soprattutto attraverso la loro pubblica esposizione, in via permanente o temporanea,ma anche assicurando la consultazione dei beni non esposti, e la comunicazionedelle collezioni e delle conoscenze con i mezzi più opportuni.

Gli atti di indirizzo, le misure e le procedure operative di gestione delle collezionidevono essere definiti e attuati nel rispetto della normativa vigente e sulla base deicriteri tecnico scientifici, degli standard e delle linee-guida previsti di seguito.Ogni museo deve adottare un documento di carattere generale che individui gli indi-rizzi relativi alla gestione e cura delle collezioni e che:

• assuma in via preliminare l’impegno a conservare e rendere accessibili al pubbli-co le collezioni, assicurando a esse un’adeguata e permanente cura;

• individui, in conformità con la missione e il mandato del museo, l’ambito o gli ambi-ti della collezione, indicandone limiti cronologici, estensione territoriale, tipologia/ee le peculiari caratteristiche;

• stabilisca, su queste basi, l’ambito o gli ambiti di sviluppo, le linee guida per il loroincremento, i criteri generali e le modalità di acquisizione, esposizione, prestito;

• definisca le responsabilità in ordine alla gestione e cura delle collezioni, attribuen-dole in via generale al direttore o al conservatore/responsabile;

• individui gli atti (regolamenti interni, procedure scritte, ordini di servizio ecc.) cuidemandare l’articolazione degli indirizzi di carattere generale.

Nella gestione delle collezioni museali vanno armonizzate le due esigenze primariedi conservazione e di fruizione dei beni. In questa ottica, acquisiscono particolarerilevanza alcune linee di riferimento generali:• realizzazione di una struttura museale organizzata in modo da soddisfare e susci-

tare la domanda di cultura del pubblico, stimolandone il coinvolgimento in proces-si multidirezionali;

Page 5: B.9. PRESTAZIONI DEGLI ORGANISMI EDILIZI STRUTTURE PER ... · B 336 B.9. PRESTAZIONI DEGLI ORGANISMI EDILIZI • STRUTTURE PER CULTURA E INFORMAZIONE 2. MUSEI, GALLERIE D’ARTE,

B 340

PRESTAZIONI DEGLI ORGANISMI EDILIZI • STRUTTURE PER CULTURA E INFORMAZIONEB.9.

2. MUSEI, GALLERIE D’ARTE, PINACOTECHE

• ideazione di percorsi che si inseriscano in una rete di relazioni capaci di contestua-lizzare i manufatti in un complesso di dati e di informazioni fruibili dal pubblico;

• catalogazione che mira alla restituzione di un contesto, mediante la georeferenzia-zione attuale e storica di ogni bene e mediante l’individuazione di relazioni tra i beni,i loro contenitori e l’ambito territoriale.

La gestione delle collezioni museali deve prevedere come elemento essenziale il per-seguimento di obiettivi di qualità in merito a:

1. Conservazione e restauro Devono essere osservati precisi criteri di conservazione preventiva, attraverso il moni-toraggio delle condizioni ambientali, e secondo principi di di restauro e di manuten-zione, al fine di garantire la sicurezza e la piena fruibilità dei manufatti. Tali operazio-ni devono prevedere una scheda conservativa e la presenza di personale altamentespecializzato, l’esistenza di un laboratorio di restauro o comunque la possibilità diaccedere a laboratori esterni alla struttura museale. Andranno inoltre stabilite precise modalità per le condizioni di esposizione, immagaz-zinaggio e movimentazione.

2. Incremento e inalienabilità Vanno previste forme e modalità di controllo in merito ai programmi e alle procedure diincremento, inalienabilità, esposizione, nel rispetto della normativa vigente, secondo gliaccordi e i codici di comportamento internazionale per effettuare campagne di scavo eraccolta di esemplari e specimen naturali. Ciò al fine di garantire la legittima provenienzadi beni e le migliori condizioni di esposizione e leggibilità dei manufatti e di accessibilitàfisica e intellettuale. L’alienazione o la cessione delle collezioni deve essere esclusa in viagenerale ed esplicitamente all’interno dello statuto o del regolamento del museo.

3. Registrazione e documentazioneCon questi due termini si intendono tutte le attività sottese all’acquisizione delle infor-mazioni sui beni conservati nel museo. Vanno previste come indispensabili le attivitàdi acquisizione e registrazione nell’inventario, catalogazione integrata di dati alfanu-merici, iconografici e cartografici, documentazione grafica e fotografica, auspicabilegestione di sistemi informativi, al fine di garantire consultabilità, conoscenza integratae contestualizzazione storica e territoriale dei beni. Andranno pertanto previsti: l’istitu-zione di un ufficio del catalogo con responsabile di comprovata competenza, la dis-ponibilità di laboratori fotografici, la disponibilità e/o l’accesso a laboratori di fotogram-metria e cartografia presenti nelle competenti istituzioni territoriali, la disponibilità distrumentazione e programmi informatici, la possibilità di stipulare collaborazioni ester-ne con catalogatori esperti e in possesso adeguato di titolo di studio (laurea).

4. Esposizioni permanenti e temporanee e prestiti Nella regolamentazione dell’ esposizione permanente e temporanea e dei prestiti,vanno previsti i criteri in base ai quali selezionare e ordinare gli oggetti destinati allesale espositive; immagazzinare gli oggetti destinati ai depositi e renderli consultabilicon le dovute garanzie; programmare e organizzare le mostre; decidere e gestire iprestiti da concedere o ricevere. Questi criteri devono tendere a conseguire la massi-ma fruibilità da parte del pubblico con il minimo rischio per le opere e devono esserecoerenti con le caratteristiche e la missione del museo.

5. Politiche di ricerca e studio Prevedono la normalizzazione delle dinamiche di ricerca e di studio all’interno delmuseo, la cura delle pubblicazioni e dei rapporti con Università, Enti di ricerca, studiosisulla base di specifici accordi, l’accessibilità e la consultabilità per ragioni di studio, lemodalità di divulgazione dei risultati della ricerca, la definizione di procedure e program-mi di consultazione diretta, indiretta e dei risultati prodotti dalla ricerca.Per ciascuno di tali ambiti sono stati definiti standard che costituiscano principi e criterigenerali cui attenersi e norme e procedure da seguire, al fine di assicurare integrità, sicu-rezza, approfondimento della conoscenza e della divulgazione, piena valorizzazionedelle collezioni, nel rispetto della normativa vigente.

Vengono altresì individuate alcune linee guida con lo scopo di indicare obiettivi peruna migliore gestione delle collezioni e di fornire gli orientamenti per raggiungerli.La definizione degli standard viene proposta per ciascun settore; si rimanda quindialle specifiche normative indicate nei paragrafi che seguono e articolate nei docu-menti delle Linee guida.

NORME PER LA CONSERVAZIONE E IL RESTAURO COMPRENDENTI L’ESPOSIZIONE E LA MOVIMENTAZIONE

La gestione delle collezioni museali deve fondarsi su idonee politiche volte a garan-tire la prevenzione dei rischi di degrado che possono interessare le collezioni stesse,affinché esse possano essere trasmesse alle future generazioni. Il museo deve esse-re dotato di un idoneo piano di prevenzione nei confronti dei fattori umani, ambienta-li e strutturali che possono generare rischi per la conservazione dei manufatti. Talepiano deve riguardare tutte le possibili situazioni in cui le opere vengono espostetemporaneamente o permanentemente al pubblico, conservate nei depositi, sogget-te a interventi di restauro o movimentate all’interno e all’esterno del museo.Ai fini della programmazione degli interventi di restauro e della definizione dellemodalità di esposizione, immagazzinaggio e movimentazione è opportuno che ilmuseo si doti di una scheda conservativa contenente informazioni specifiche sumateriali costitutivi, procedimenti esecutivi e stato di conservazione dei manufatti,periodicamente aggiornata e compilata da restauratori professionisti, specializzatiper classi di manufatti; e di una scheda tecnica ambientale, compilata da espertiscientifici, contenente informazioni sulle condizioni ambientali rilevate e sulle misu-re da adottare per il raggiungimento delle condizioni ritenute ottimali per la conser-vazione.Data l’importanza dei fattori ambientali ai fini della conservazione dei manufatti, ilmuseo deve procedere al periodico rilevamento delle condizioni termoigrometriche,luminose e di qualità dell’aria degli ambienti in cui si trovano i manufatti stessi,dotandosi di strumentazioni di misura fisse o mobili oppure affidando il servizio a ter-zi responsabili. Il responsabile della conservazione deve inoltre redigere, ricorrendo a competenzeprofessionali specifiche, un rapporto tecnico finalizzato a evidenziare l’influenza del-l’ambiente sullo stato di conservazione dei manufatti e contenente indicazioni circai provvedimenti necessari al raggiungimento delle condizioni ottimali per la conser-vazione.In occasione di mostre, aperture prolungate e altri eventi particolari con elevatoafflusso di pubblico, in considerazione delle prevedibili consistenti instabilità dellecondizioni ambientali, il museo deve sempre prevedere il rilevamento con apparec-chiature di registrazione continua dei parametri ambientali significativi per la con-servazione dei manufatti esposti.Il museo deve programmare gli interventi di manutenzione, conservazione e restau-ro sulla base degli elementi conoscitivi e delle priorità emerse dalla schedatura con-servativa. Gli interventi devono essere eseguiti da restauratori professionisti conl’apporto di ben definite competenze storico-artistiche e scientifiche, e secondo pro-cedure scritte in conformità con la normativa vigente. Essi dovranno essere condot-ti nel rispetto dei valori materici, storici ed estetici dei manufatti, ed essere correda-ti da una adeguata documentazione fotografica e grafica, nonché da una relazionetecnica delle operazioni effettuate contenente i risultati delle indagini scientificheeseguite.In caso di movimentazione dei manufatti, il museo deve adottare imballaggi idoneialla tipologia degli stessi e atti a soddisfare le esigenze di stabilità dimensionale eresistenza meccanica, di impermeabilità all’acqua, al vapore acqueo e agli inqui-nanti gassosi, di protezione dalla polvere e di inerzia e coibenza termica.Gli imballaggi devono essere tali da consentire l’introduzione di sonde per il moni-toraggio delle condizioni di trasporto e su di essi devono essere riportate indicazio-ni e avvertenze chiare circa le modalità di trasporto e di assemblaggio/disassem-blaggio del sistema.Il museo deve inoltre assicurarsi che il trasporto avvenga su mezzi idonei, con anco-raggi stabili e in assenza di significative variazioni del microclima dei manufatti.

➦ RIFERIMENTI NORMATIVI E PRESTAZIONALI

SCHEDA TECNICA: PARAMETRI AMBIENTALI

La complessità e la varietà degli oggetti che costituisconoi beni culturali rendono particolarmente difficile l’individua-zione e la definizione assoluta degli intervalli e dei limiti deiparametri ambientali, intesi come valori critici e ottimali, perla buona conservazione delle opere. Pertanto la correttautilizzazione delle tabelle relative a tali intervalli e limitiriportate in appendice deve essere accompagnata da unaspecifica metodologia d’ interpretazione basata suiseguenti punti:

• valutazione dello stato di conservazione del manufatto;• studio degli andamenti dei parametri microclimatici, di

illuminazione e della qualità dell’aria dell’ambiente incui il manufatto si trova;

• studio dei parametri microclimatici, di illuminazione edella qualità dell’aria dell’ambiente in cui il manufattosi troverà;

• giudizio complessivo di valutazione “stato di conser-vazione/ambiente”;

• conoscenza dell’interazione del manufatto con l’am-biente.

1. Obiettivi di qualitàGli obiettivi di qualità si prefiggono di:

• indicare valori soglia e intervalli di riferimento perquanto riguarda il microclima, le condizioni di illumi-nazione e la qualità dell’aria;

• sintetizzare le raccomandazioni (standard procedu-rali) e le linee guida (criteri generali) per program-mare e garantire una corretta conservazione.

2. Standard proceduraliSono rappresentati da una serie di raccomandazioni con

la funzione di organizzare le attività di gestione deimanufatti nel museo; comprendono quindi l’esposizione,la conservazione in deposito e il trasporto delle opere.Gli standard procedurali devono:

• definire il procedimento o l’operazione tecnicaessenziale;

• esporre sinteticamente la serie di attività connesse;• indicare le modalità di espletamento.

3. Le linee guidaQueste devono:

• indicare gli standard ambientali da perseguire peruna corretta conservazione;

• fornire conseguentemente gli orientamenti e i prov-vedimenti gestionali da adottare.

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PRESTAZIONI DEGLI ORGANISMI EDILIZI • STRUTTURE PER CULTURA E INFORMAZIONE

B 341

C.ESERCIZIO

PROFESSIONALE

D.PROGETTAZIONE

STRUTTURALE

E.CONTROLLO

AMBIENTALE

F.MATERIALI,

COMPONENTI, TECNICHE

A.NOZIONI

GENERALI DI

PROGETTAZIONE

G.URBANISTICA

B.PRESTAZIONI DEGLI

ORGANISMI EDILIZI

B.9.

2.

B.9.2.

MUSEI, GALLERIE D’ARTE,

PINACOTECHE

MUSEI, GALLERIE D’ARTE, PINACOTECHE

B.1.FRUIBILITÀ DEGLI SPAZI

B.2.STRUTTURE PER

LA MOBILITÀ

B.3.STRUTTURE PER

LO SPETTACOLO

B.4.IMPIANTI E ATTREZZA-

TURE PER LO SPORT

B.5.STRUTTURE

COMMERCIALI E UFFICI

B.6.STRUTTURE RICETTIVE E

PER LA RISTORAZIONE

B.7.STRUTTURE SANITARIE

B.8.STRUTTURE PER

L’ISTRUZIONE

B.9.STRUTTURE PER CULTU-

RA E INFORMAZIONE

B.10.

STRUTTURE PER

IL CULTO

B.11.

STRUTTURE CIMITERIALI

4. Standard legislativi e deontologiciI parametri biologici, chimici e fisici vanno misurati uti-lizzando procedure standardizzate e normalizzate.

5. Analisi di valutazione delle condizioni ambientalidi esposizione e dello stato diconservazione

Ha lo scopo di verificare se la gestione degli ambien-ti, e quindi le condizioni di conservazione, corrispon-de agli standard procedurali.L’analisi si realizza mediante le seguenti procedure dicontrollo:• redazione di una scheda conservativa per le

opere;• redazione di una scheda relativa all’ambiente per

quanto riguarda il microclima, l’illuminazione, la qua-lità dell’aria e le condizioni operative di gestione.

Tali schede devono essere compilate a cura rispettiva-mente di un restauratore e di un team costituito da unbiologo, un chimico e un fisico. Esse rappresentanoinoltre la check list del sistema manufatto–ambiente. Aquesto primo livello deve essere associato un giudiziodi valutazione complessivo. Ove necessario per parti-colari situazioni e problemi espositivi si dovrà procede-re ad ampliare le informazioni relative alle due schede,con analisi e misure sia sull’opera che sull’ambiente perla redazione di un dettagliato rapporto. Inoltre in alcunicasi potrà essere non solo utile ma anche necessarioconsultare e concordare azioni comuni con l’esperto diimpiantistica. Le due schede sopraindicate non preve-dono analisi e misure biologiche, chimiche e fisiche.

Il rapporto tecnico dettagliato deve invece richiedereprocedure scientifiche di analisi e controllo finalizzate aevidenziare l’influenza dell’ambiente sullo stato di con-servazione dei manufatti. Andranno misurati in concre-to i seguenti parametri:• T aria (°C) q min q max q med• T sup. (°C) q min q max q med• UR (%) Urmin URmax URmed• Illuminamento (lux) Emax Emed• Radianza UV (watt/mq)• Radianza totale (watt/mq)• Luminanza (cd/mq)• Temperatura di colore (°K)• Velocità/aria (m/sec)• Carica microbica totale nell’aria (UFC/m3)• Concentrazione batterica (UFC/m3)• Concentrazione fungina (UFC/m3)• Concentrazione del PTS (µg/m3)• Concentrazione del PM10 (µg/m3)• Ioni solubili nel particellato (%)• Concentrazione di O3, SO2, NO2, CO2 (µg/m3)

Tali procedure comprenderanno anche la definizione,sulla base dei problemi emergenti, delle modalità spa-ziali e temporali di prelievo e di acquisizione dei datisperimentali.

6. Valori di riferimento per assicurare le condizioniottimali di conservazione dei manufatti

I valori (cfr. Tab. B.9.2./3 e B.9.2./4.) vanno intesi cometermini di riferimento ai quali sarebbe opportuno man-tenere i manufatti; ciò significa che nell’ambiente pos-

sono essere consentiti modesti scostamenti dai valoritermoigrometrici consigliati, con l’attenzione però di evi-tare, ove possibile, mediante semplici provvedimenti digestione museale e di tipo passivo, sia brusche varia-zioni giornaliere che variazioni cicliche giorno–notte,dovute soprattutto all’accensione e allo spegnimentodegli impianti di illuminazione, di riscaldamento, di refri-gerazione e alla apertura e chiusura non programmatadelle finestre.In tal senso, per redigere una scaletta delle operazioni digestione degli ambienti espositivi, può essere utile dis-porre di una scheda relativa all’ambiente, da compilaree verificare periodicamente a cura dell’esperto scientifi-co. È opportuno in fase di compilazione della scheda edella sua periodica verifica corredarla anche di dati spe-rimentali. Condizioni rigorosamente controllate conapparecchiature che rilevino in continuo i parametriambientali sono richieste in casi di mostre, aperture pro-lungate e altri eventi particolari che possano determina-re elevato afflusso di pubblico.Di seguito vengono riportate alcune tabelle con lo scopodi indicare i valori dei parametri ambientali entro cui èpossibile realizzare condizioni di conservazione deimanufatti idonee dal punto di vista chimico–fisico e utilia prevenire gli attacchi microbiologici su materiali orga-nici favoriti in determinati intervalli dei parametri micro-climatici.Per quanto riguarda invece gli attacchi entomatici, risul-tano del tutto insufficienti interventi sui parametri micro-climatici, a meno che non si raggiungano valori di tem-peratura e umidità relativa incompatibili con il benesseresia della maggior parte dei materiali sia dell’uomo.

TAB. B.9.2./3 VALORI TERMOIGROMETRICI CONSIGLIATI CONDIZIONIOTTIMALI DI CONSERVAZIONE CHIMICO–FISICA DEI MANUFATTI

TAB. B.9.2./4. CONDIZIONI MICROCLIMATICHE PER LA PREVENZIONE DIATTACCHI MICROBIOLOGICI SU MATERIALI ORGANICI

TAB. B.9.2./5. VALORI TERMOIGROMETRICI CRITICI PER LA CONSERVAZIONEDI ALCUNI MANUFATTI

MANUFATTI UMIDITÀ RELATIVA (%) TEMPERATURA (°C)

Armature in ferro, armi <40

Avori, ossa 45–65 19–24

Bronzo <55

Carta, cartapesta 50–60 19–24

Collezioni anatomiche 40–60 19–24

Collezioni mineralogiche, marmi pietre 45–60 <30

Cuoio, pelli, pergamena 50–60

Dischi, nastri magnetici 40–60 10–21

Erbari e collezioni botaniche 40–60

Film 30–50 –5 – +15*

Fotografie (b/n ) 20–30 2–20**

Insetti e scatole entomologiche 40–60 19–24

Lacche orientali 50–60 19–24

Legno 40–65 19–24

Legno dipinto, sculture policrome 45–65 19–24

Libri, manoscritti 50–60 19–24

Materiale etnografico 40–60 19–24

Materiale organico in genere 50–65 19–24

Materie plastiche 30–50

Metalli e leghe levigatiOttone, argento, peltro, piombo, rame <45

Mobili con intarsi e lacche 50–60 19–24

Mosaici e pitture murali 45–60 min 6 (inverno), max 25 (estate)

Oro <45

Papiri 35–50 19–24

Pastelli, acquerelli, disegni, stampe 50–60 19–24

Pellicce, piume 45–60 15–21

Pitture su tela 35–50 19–24

Porcellane, ceramiche, gres, terracotta 20–60***

Seta 50–60

Tessuti, tappeti, arazzi, tappezzeria 40–60

Vetri e vetrate stabili 25–60

MANUFATTI ORGANICIUmiditàrelativa

(%)

max. variazionegiornaliera

(V.UR)

Tempera-tura (°C)

maxvariazionegiornaliera

(V.T)Dipinti su tela 40–55 6 19–24 1,5

Dipinti su tavola 50–60 2 19–24 1,5

Legno 50–60 2 19–24 1,5

legno archeologico 50–60 2 19–24 1,5

legno bagnato – <4*

Carta 40–55 6 18–22 1,5

pastelli, acquarelli < 65 < 10

libri e manoscritti 45–55 5 < 21 3

materiale grafico 45–55 5 < 21 3

Cuoi, pelli e pergamene 40–55 5 4–10 1,5

Tessuti di natura cellulosica 30–50 6 19–24 1,5

Tessuti di natura proteica >50–55 19–24 1,5

Collezioni etnografiche 20–35 5 15–23 2

Materiali instabili 35–65 –30

MANUFATTI UMIDITÀ RELATIVA (%)

TEMPERA-TURA (°C)

Bronzi archeologici con corrosione da cloruri <42

Ferri archeologici con corrosione da cloruri <20

Vetri instabili 40 – 45

Legno bagnato* 100 <4**

* I dati indicati per il legno bagnato valgono anche per i materiali organici di scavo.** La temperatura non deve raggiungere 0°C. La classificazione dei materiali, i valori di temperatura e di umidità tabulati sono quelli segnalati dallaletteratura specializzata riassunti nel lavoro di C. Aghemo et al. (1994) Esistono alcune categorie dimanufatti che richiedono condizioni termoigrometriche di conservazione particolarmente controllate. I valori indicati in tabella vanno intesi come valori di riferimento tassativi: ciò vuol dire che il manufattodeve essere conservato mantenendo sempre temperatura e umidità relativa all’interno degli intervallistabiliti. Inoltre va osservato che all’interno degli intervalli indicati le variazioni giornaliere devonoessere comunque ridotte al minimo, fermo restando che le variazioni stagionali devono comunqueessere all’interno degli intervall prefissati. Le condizioni sopraindicate potranno essere assicuratecon due diverse procedure, secondo il tipo di manufatto, conservando l’oggetto:a) in un contenitore in presenza di un assorbitore di umidità (bronzi, ferri, vetri);b) in ambienti o contenitori nei quali possa essere assicurato il controllo e la stabilità di tutti i

parametri ambientali

* In funzione della sensibilità delle pellicole.** L’intervallo è valido per fotografie con supporti in carta, materiale plastico, vetro.

Per supporti di nitrato e vetri con emulsione al collodio si adottino temperature più basse.*** Per manufatti ceramici cotti a temperatura bassa il valore dell’UR deve essere <45%.

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B 342

PRESTAZIONI DEGLI ORGANISMI EDILIZI • STRUTTURE PER CULTURA E INFORMAZIONEB.9.

2. MUSEI, GALLERIE D’ARTE, PINACOTECHE

7. Valori limite raccomandati di concentrazionedegli inquinanti aerodispersi

Le condizioni necessarie a ottenere una corretta con-servazione dei manufatti deve tener conto anche deivalori limite raccomandati per gli inquinanti chimiciaerodispersi di seguito riportati.

Tali valori, derivati dai pochi riferimenti bibliografici dis-ponibili, richiedono alcune precisazioni:• Il valore limite NISO per il biossido di zolfo appare il

più rispondente alla casistica reale.• Per quanto riguarda i valori limiti per gli ossidi di

azoto e l’ozono, i dati di Brimblecombe sono quellida ritenersi più adeguati.

• I valori relativi al particellato andrebbero relazionatialla frazione fine (PM10); il valore limite più opportu-no, sulla base dei dati sperimentali disponibili sem-brerebbe essere intorno ai 20–30 µg/m3.

• I valori riportati vanno intesi come valori limiti da nonsuperare.

• Anche nel caso di monitoraggi in continuo i valoriistantanei devono essere al di sotto di tali limiti.

Per ottimizzare la qualità dell’aria è opportuno, parten-do dalla compilazione della scheda ambiente, metterein essere tutti quei presidi e interventi di tipo passivo edi gestione atti ad abbattere la concentrazione degliinquinanti aerodispersi.Ogni volta che viene progettato un impianto per il condi-zionamento fisico ambientale, questo deve sempre pre-vedere un sistema di filtraggio degli inquinanti aerodisper-si gassosi e particellari, sia dell’aria esterna immessaall’interno, sia dell’aria interna riciclata, per evitare il pos-sibile conseguente incremento della concentrazione degliinquinanti indoor.In casi di mostre, aperture prolungate e altri eventi parti-colari che possano determinare elevato afflusso di pubbli-co sono richieste condizioni rigorosamente controllate,monitorando in continuo la concentrazione degli inquinan-ti aerodispersi, con particolare attenzione al biossido dicarbonio e al particellato sospeso.

8. Valori limite per gli inquinanti biologici atmosfericiLa concentrazione di inquinanti biologici si determinamediante analisi aerobiologiche.Tali indagini, di tipo quantitativo e qualitativo, consentono diindividuare i microrganismi presenti nell’aria e di definire ilivelli di rischio di biodeterioramento per i manufatti e dirischio igienico–sanitario per i visitatori.Le metodologie d’analisi da adottare per tali indagini sonoriportate nel Doc. Normal 39/93 (1994). La concentrazione di inquinanti microbici è espressa inUnità Formanti Colonia per metro cubo d’aria (UFC/m3).È necessario tenere presente che elevate concentrazionidi microrganismi nell’aria non sono sempre indice dirischio per i manufatti in quanto non tutte le specie aero-diffuse hanno potenzialità biodeteriogene; sarebbe perciònecessario conoscere la concentrazione relativa dellediverse specie individuando quelle in grado di danneggia-re i materiali conservati negli ambienti analizzati. La colonizzazione dei materiali e il loro conseguente dan-neggiamento si realizza inoltre solo se a elevate concen-trazioni di inquinanti biologici si affiancano condizionimicroclimatiche favorevoli al loro sviluppo quali UR >65%e T>20°C. A livello igienico, elevate concentrazioni difunghi e batteri possono essere considerate indice diambiente malsano; stabilire dei livelli limite è però difficilein quanto questi sono in relazione alla capacità infet-tante dei microrganismi presenti e alle capacità di dife-sa del soggetto umano, a loro volta condizionate dadiversi stati fisiologici o patologici.

Organizzazioni sanitarie americane considerano comevalori limite:

• per la carica batterica totale: 750 UFC/m3;• per la carica fungina 150UFC/m3 e allergeni assen-

ti.

9. Vincoli conservativi relativi all’esposizione a fonti luminose

Le raccomandazioni riportate sono frutto di raccoman-dazioni e di proposte normative emesse, fin dall’iniziodegli anni ‘70, dagli organismi internazionali (principal-mente ICOM e IES e CIBS), successivamente svilup-pati dal gruppo di lavoro del Comitato TermotecnicoItaliano–UNI (progetto di norma CTI E02.01.304.0),dalla proposta CT 3–22 CIE e dal Manuale di illumino-tecnica AIDI (1999). Nei documenti citati sono inseriteindicazioni nate in ambiente ICR, sulla base di unacasistica molto differenziata di controlli eseguiti in labo-ratorio e in diverse sedi museali.Ciò ha permesso di individuare, definire e verificarevincoli espositivi che, oltre a tutelare la conservazionedelle opere esposte, risultassero praticabili da parte deiprogettisti e compatibili con le esigenze di fruizione e disalvaguardia del contesto espositivo.Il criterio adottato è stato quello di indirizzare verso larealizzazione di apparati e impianti concepiti al megliodello stato dell’arte, senza approssimazioni, elusioni o

stravolgimenti delle esigenze conservative. Le normesono state, al contempo, espresse in modo da lasciarespazio alla adattabilità delle soluzioni, specie in un con-testo come quello italiano caratterizzato da architetturemuseali e contenitori che costituiscono essi stessi del-le opere da proteggere.

10. Controlli fotometrici – Illuminamenti raccomandati

Nella Tab. B.9.2./6 vengono recepite lerecenti racco-mandazioni internazionali, che classificano in quattrocategorie di fotosensibilità i reperti e i manufatti e nestabiliscono i livelli massimi di illuminamento.Per quanto concerne gli studi sperimentali sui pigmen-ti e sui coloranti, che per il momento sono stati condot-ti in modo sistematico solo per i prodotti industrialimoderni (standard ISO blue–wool), è prevedibile che infuturo essi siano ulteriormente sviluppati per definire inmodo più dettagliato le classi di fotosensibilità. La linea di tendenza è quella di associare questi studia quelli condotti con il criterio del coefficiente di danno,cioè tenendo conto della diversa capacità di produrreeffetti fotochimici delle varie tipologie di sorgenti, aparità di illuminamento prodotto.Gli illuminamenti previsti sono da considerare comecondizione media di esercizio. Con sorgenti appena installate sono ammessi valori dimisura superiori del 10% per tenere conto del fattore didecadimento medio delle sorgenti dopo il primo perio-do di attivazione. Nel caso di presenza di più materialie/o tecniche, deve essere posto il limite corrisponden-te alla classe più protetta.Particolari precauzioni sulla componente termica dellaradiazione andranno adottate nel caso di manufattipolimaterici, in tutti quei casi in cui siano vincolati mate-riali con coefficienti di dilatazione diversi, per evitaredistacchi o crettature (esempio smalti su metallo).

➦ RIFERIMENTI NORMATIVI E PRESTAZIONALI

➦ SCHEDA TECNICA: PARAMETRI AMBIENTALI

INQUINANTE ARCHIVI (NISO–TR01/95) MUSEO (BRIMBLECOMBE) UNI 10586/97

Biossido di zolfo 5–10 ppb (vol) <0.4 ppb (vol) 10 µg/m3

Biossido di azoto 5–10 ppb (vol) <2.5 ppb (vol) 2 µg/m3 (NOx)

Ozono 5–10 ppb (vol) 1 ppb (vol) <2 µg/m3

PS (fine) rimoz. >95% rimoz. >95% (>2µm) <50 µg/m3

TAB. B.9.2./6 CLASSI DI FOTOSENSIBILITÀ E ILLUMINAMENTO MASSIMO CONSIGLIATO

FOTOSENSIBILITÀ ILLUMINAMENTO MASSIMO

1. Molto bassa

Reperti e manufatti relativamente poco sensibili allaluce: metalli, materiali lapidei e stucchi senza strato difinitura, ceramiche, gioielleria, smalti, vetri, vetrate poli-crome, reperti fossili.

Superiore a 300 ma con limita-zioni sugli effetti termici in parti-colare per stucchi, smalti, vetratee fossili.

2. Media

Reperti e manufatti moderatamente sensibili alla luce:pitture a olio e a tempera verniciate, affreschi materialiorganici non compresi nei gruppi 3 e 4 quali quelli in cor-no, osso, avorio, legno

3. Alta

Reperti e manufatti altamente sensibili alla luce: tessili, costu-mi, arazzi, tappeti, tappezzeria; acquerelli, pastelli, stampe,libri, cuoio tinto; pitture e tempere non verniciate, pittura aguazzo, pitture realizzate con tecniche miste o “moderne”

con materiali instabili, disegni a pennarello; piume, pellie reperti botanici, materiali etnografici e di storianatura-le di origine organica o tinti con prodotti vegetali; carta,pergamena, legni bagnati

50

4. Molto altaReperti e manufatti estremamente sensibili alla luce:mummie; sete, inchiostri, coloranti e pigmenti a maggiorrischio di scoloritura come lacche ecc.

50

TAB. B.9.2./7

COMPONENTE ULTRAVIOLETTA

Fotosensibilità Componente UV max

associata al flusso luminoso

Radianza UV max.(valore assoluto)

Densità di energia totale

Radianza totale max. (banda di misura 400 ÷4000nm)

2. Media 75 mW/lm > 1,2 mW/cmq 10 W/mq

3. Alta 75 mW/lm > 0,4 mW/cmq 3 W/mq

4. Molto alta 10 mW/lm > 0,05 mW/cmq 1 W/mq

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PRESTAZIONI DEGLI ORGANISMI EDILIZI • STRUTTURE PER CULTURA E INFORMAZIONE

B 343

C.ESERCIZIO

PROFESSIONALE

D.PROGETTAZIONE

STRUTTURALE

E.CONTROLLO

AMBIENTALE

F.MATERIALI,

COMPONENTI, TECNICHE

A.NOZIONI

GENERALI DI

PROGETTAZIONE

G.URBANISTICA

B.PRESTAZIONI DEGLI

ORGANISMI EDILIZI

B.9.

2.

B.9.2.

MUSEI, GALLERIE D’ARTE,

PINACOTECHE

MUSEI, GALLERIE D’ARTE, PINACOTECHE

B.1.FRUIBILITÀ DEGLI SPAZI

B.2.STRUTTURE PER

LA MOBILITÀ

B.3.STRUTTURE PER

LO SPETTACOLO

B.4.IMPIANTI E ATTREZZA-

TURE PER LO SPORT

B.5.STRUTTURE

COMMERCIALI E UFFICI

B.6.STRUTTURE RICETTIVE E

PER LA RISTORAZIONE

B.7.STRUTTURE SANITARIE

B.8.STRUTTURE PER

L’ISTRUZIONE

B.9.STRUTTURE PER CULTU-

RA E INFORMAZIONE

B.10.

STRUTTURE PER

IL CULTO

B.11.

STRUTTURE CIMITERIALI

L’aspetto estetico di un contenitore espositivo deveessere, all’atto della progettazione, subordinato a quelloprioritario della conservazione del manufatto, secondo lespecificazioni riportate nella seguente scheda tecnica.La preoccupazione primaria dei conservatori era ed èancora oggi quella della protezione dai furti e dai dan-neggiamenti; preoccupazione che, sommata a quelladei progettisti per l’aspetto estetico delle vetrine, fa sìche il problema primario non sia tanto quello dellaconservazione delle opere – che si presuppone risoltocon l’averle messe sotto vetro –quanto quello di crea-re un arredo la cui funzione si esaurisce nell’essere aprova di furto.Di fatto, l’aspetto conservativo delle opere è stato assun-to come referente prioritario dagli specialisti e dai costrut-tori di contenitori soltanto nel corso degli ultimi anni: levetrine non debbono essere intese come semplici conte-nitori ma devono essere concepite come vere e proprieopere o presidi che, realizzate a completamento della

manutenzione o del restauro di un manufatto, interven-gono a pieno titolo all’intero processo conservativo.

1. Obiettivi di qualitàI principali fattori che determinano la qualità dello statodi conservazione di un manufatto collocato in ambien-te confinato sono:

a) la sua conservazione ottimale in atmosfera control-lata e il facile monitoraggio di quest’ultima;

b) la prevenzione e il controllo delle sollecitazioni fisi-che esterne dovute a eventi antropici o naturali qua-li, ad esempio, urti accidentali o volontari, sollecita-zioni da trasporto, terremoti;

c) la facile accessibilità in relazione al controllo direttodel manufatto, alle manutenzioni ordinarie e alleeventuali operazioni di pronto intervento conservativo.

2. Linee guidaLe istanze che riguardano la migliore visibilità e fruizionedegli oggetti esposti – anche dal punto di vista didattico –in quanto contribuiscono a definire la forma e le caratteri-stiche funzionali della costruzione –, devono essere con-siderate alla stregua stessa dei parametri ambientali e deimateriali costitutivi dei manufatti stessi, che tali caratteri-stiche funzionali e forma in principal modo determinanosotto l’aspetto conservativo. Gli obiettivi enunciati vengo-no realizzati mediante criteri, accorgimenti e dispositivi ditipo ingegneristico da prevedersi in sede progettuale; que-sti fanno sì che il sistema vetrina diventi un organismofunzionale unico col sistema degli oggetti conservati.Nel caso della conservazione ottimale in atmosfera con-trollata questi presidi tecnici devono condizionare gliscambi tra atmosfera esterna e quella interna e tra questae gli oggetti conservati, secondo i valori consigliati perquella specifica classe di materiali. In particolare è neces-sario che venga effettuato il massimo contenimento:

11. Uniformità di illuminamentoAl fine di soddisfare sia le esigenze di conservazioneche quelle di fruizione complessiva dei manufatti piani,devono essere applicati i seguenti criteri di uniformità:

Emin/Emedio > 0,5Emax/Emin < 5

Nel caso di esposizione di tavole dipinte, per prevenirel’insorgenza di effetti di tensionamento, quest’ultimorapporto assumerà il seguente valore massimo:

Emax/Emin < 2

Per quanto riguarda oggetti tridimensionali, bassorilie-vi ecc., questi rapporti devono essere valutati caso percaso, fermo restando il criterio di mantenere la leggibi-lità complessiva dell’opera. Particolare attenzione, inquesto caso, dovrà essere prestata a evitare la produ-zione di ombre multiple che alterano in modo sostan-ziale la capacità di percezione delle forme.

12. Esposizione energetica – Dose di luce annualeL’intensità dell’azione fotochimica è legata in mododiretto alla radiazione cumulata nel tempo. Nella tabella seguente sono riportati i valori annualimassimi raccomandati, espressi in lux per ora/anno(LO), per le categorie di manufatti sensibili alla luce. Occorre evidenziare che, per la categoria di fotosensibi-lità 4 (v. Tab. B.9.2./11), i valori indicati implicano fortilimitazioni all’esposizione continuativa dei manufatti. Ciòconsiglia di perseguire soluzioni espositive caratterizza-te da apparati illuminotecnici particolarmente curati, checonsentano le fruizione a livelli molto bassi di illumina-mento (percorsi con adattamento progressivo, elimina-zione di fenomeni di abbagliamento sia primario chesecondario, impiego di sorgenti con tonalità calda ecc.).Altre alternative praticabili sono costituite dalla rotazio-ne degli oggetti esposti o dall’impiego di sistemi diaccensione temporizzata in presenza di pubblico.

Categoria fotosensibilità Lux ora/anno (LO)2. Media 500.0003. Alta 150.0004. Molto alta 50.000

13. Esposizione energetica – Componente UV e radianza totale

Nella Tab. B.9.2./7 sono riportati i livelli massimi didensità di energia accettati per la banda ultravioletta.Essi sono espressi sia in valore assoluto che in formarelativa al flusso luminoso visibile, al fine di permette-re la valutazione con le due tipologie di strumentazio-ne più diffuse.

La terza colonna (radianza totale) si riferisce ai solimanufatti igroscopici delle relative classi e definiscelimitazioni all’energia totale prodotta, per irraggiamen-to, sulle superfici; quest’ultima può essere molto diver-sa a parità di illuminamento.Gli effetti termici indotti sono largamente dipendentidall’entità della componente infrarossa associata alflusso luminoso, che varia in dipendenza del tipo di sor-gente, della tipologia di parabola o di filtro eventual-mente impiegati.

14. Orientamenti gestionali illuminotecnici –Sistemi di esposizione temporizzati

Le leggi di reciprocità sugli effetti fotochimici sono soloin parte applicabili a causa in particolare degli effettitermoigrometrici che l’irraggiamento produce suimanufatti igroscopici. A causa di queste considerazioni non sono da ritene-re accettabili apparati espositivi che, pur rispettando ilimiti previsti di dose di luce annuale (LO), pratichinolivelli massimi di illuminamento difformi dalle racco-mandazioni.Al fine di limitare gli effetti di shock termici frequenti eprolungati nel tempo, viene richiesta esplicitamente l’a-dozione, per le categorie 2, 3 e 4, di sistemi progressi-vi di accensione (convenzionalmente denominati cir-cuiti soft-start) in tutti quegli impianti che prevedanol’accensione automatica in presenza di pubblico o concomando manuale e a gettoniera. In generale l’accensione della sorgente deve essereregolata in modo che avvenga progressivamente nel-l’arco di almeno 3 secondi.

15. Ambienti espositivi confinatiNegli ambienti espositivi confinati deve essere previstala collocazione esterna delle sorgenti1 e degli apparatidi alimentazione; ciò vale, in particolare, quando manu-fatti igroscopici appartenenti alle categorie 2, 3 e 4sono esposti all’interno di climabox, teche, vetrine ecc.Il calore dissipato dalle sorgenti, sia per conduzione,sia attraverso l’aria di raffreddamento, dovrà esseresmaltito in modo da non alterare la stabilità termica del-l’ambiente confinato. Occorrerà in ogni caso porre attenzione alla depura-zione infrarossa delle sorgenti impiegate, per evitare laproduzione di fenomeni legati all’effetto serra (incre-mento termico e deumidificazione).Possono essere previste, in casi particolari (peresempio vetrine antiche), altre soluzioni che preveda-no il confinamento termico della fonte di illuminazionee lo smaltimento all’esterno del calore generato: inquesto caso si richiede una validazione della soluzio-ne adottata attraverso il monitoraggio interno allavetrina.

16. Opere e apparati decorativi posti nelle adiacen-ze di componenti illuminotecniche

Gli apparecchi di illuminazione dovranno essere collo-cati in modo tale da non produrre effetti termici dannosisu opere o decorazioni adiacenti. In particolare deveessere posta attenzione a non produrre dissipazioni ter-miche in grado di determinare gradienti superiori ai 3°C(rispetto alla temperatura ambiente) su superfici circo-stanti che siano anch’esse oggetto di cautele conserva-tive. In particolare andrà posta attenzione ai moti con-vettivi e alla colonna d’aria calda ascendente prodotta,al fine di prevenire fenomeni di deposizione acceleratadel particellato, nelle zone poste immediatamente sopral’apparecchio e i suoi componenti. Nel caso di sorgenti munite di parabola selettiva perl’infrarosso, il controllo si intende esteso alla compo-nente IR eventualmente trasmessa per irraggiamentonella parte posteriore.

17. Indicazioni gestionaliIl dimensionamento dell’impianto, in termini di potenza ter-mica dissipata nelle sale, non dovrà alterare la stabilitàdell’ambiente espositivo oltre i valori indicati nella sezionededicata alle condizioni microclimatiche di esposizione. Sono inoltre da privilegiare tutti gli apparati automaticigestionali e di controllo che permettano di ottimizzarele prestazione dell’impianto illuminotecnico.Particolare attenzione deve essere posta, inoltre, all’il-luminazione di servizio notturna e per i sistemi di vigi-lanza che dovrà essere computata nella valutazionedella dose di luce annuale a cui sono esposte le opere.

18. Controllo della luce naturaleNella scheda vanno annotati anche i dati relativi agliaccorgimenti adottati per il controllo della luce natura-le, rilevando condizioni temporanee o stagionali diirraggiamento solare diretto sulle opere. Andranno adottati tutti quei dispositivi, quali filtri, pellicole,tende, deflettori, diffusori, rifrattori, vetri a densità variabileecc. che lo sviluppo tecnologico rende disponibili sia perl’abbattimento della componente UV, sia per il controllodella componente visibile e infrarossa. Nella individuazio-ne delle soluzioni da adottare si dovrà tenere conto anchedei bilanci energetici rispetto all’ambiente espositivo diffe-renziando la quota di energia riflessa e smaltita dai dispo-sitivi all’esterno di finestre, lucernari ecc. rispetto a quellaabbattuta ma smaltita all’interno delle sale. Per esempio, nell’uso di pellicole termoriflettenti, sonoda ritenere più efficaci quelle progettate per applicazio-ne esterna. Occorrerà inoltre tenere conto degli effettidi abbagliamento e produzione di riflessi che hannoripercussioni conservative indirette, in quanto costrin-gono a praticare sulle opere livelli di illuminamentosuperiore a quanto altrimenti necessario.

SCHEDA TECNICA – CONTENITORI ESPOSITIVI (vetrine, climabox e simili)

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B 344

PRESTAZIONI DEGLI ORGANISMI EDILIZI • STRUTTURE PER CULTURA E INFORMAZIONEB.9.

2. MUSEI, GALLERIE D’ARTE, PINACOTECHE

1. del damping termico (capacità di contenimento del-le oscillazioni della temperatura);

2. delle oscillazioni dell’umidità relativa (capacità ditampone igrometrico);

3. degli scambi d’aria con l’ambiente esterno (com-presi gli inquinanti gassosi, il vapore acqueo e ilparticellato).

Nel campo delle sollecitazioni meccaniche esterne idispositivi previsti, oltre quelli che riguardano la pre-venzione del rischio antropico (barriere, allarmi ecc.)devono essere in grado di assorbire sia le sollecitazio-ni meccaniche che si possono prevedere nello specifi-co contesto museale della vetrina, sia quelle naturaliattese in quel particolare territorio secondo le previsio-ni delle carte del rischio sismico.La movimentazione o la manipolazione delle opereall’interno delle vetrine, finalizzate al loro controllodiretto, alle manutenzioni ordinarie e alle eventualioperazioni di pronto intervento conservativo, devonoessere risolte con semplici soluzioni di tipo funzionale.Inoltre deve essere garantita una semplice manuten-zione degli impianti di condizionamento, sia passiviche attivi, che vengono installati all’interno o all’ester-no delle vetrine per tutti gli specifici scopi conservativianzidetti.I materiali costitutivi delle vetrine e delle apparecchia-ture installate a loro interno non devono produrrevapori organici acidi che possono causare corrosioni auna larga gamma di manufatti.

In futuro ci si potrà riferire alla normativa UNI “BeniCulturali-Normal” che verrà prodotta dalla CommissioneGL22 “Museotecnica”.

3. Valutazione del funzionamento di contenitori especifiche di progettazione e/o modifica

Per un corretto dimensionamento di una vetrina finalizza-ta alla protezione e alla esposizione di manufatti costituitida materiale igroscopico (idrofilo), o per una verifica del-l’efficienza di una vetrina esistente, occorre effettuare unaserie di calcoli e di prove atte a individuare le caratteristi-che del sistema manufatto-contenitore che entrano in gio-co e determinano l’andamento e l’entità degli scambiigrometrici all’interno di questo sistema e tra il sistemastesso e l’ambiente circostante. Si indicano qui di seguitole fasi in cui si deve articolare la verifica.

a) Calcolo della capacità igroscopica del manufatto: con-siste nel valutare la quantità di acqua, sotto forma divapore, contenuta nel materiale igroscopico in equili-brio con l’ambiente circostante a determinati valori ditemperatura e di umidità relativa dell’aria; se l’oggetto èdi legno avremo: a(legno) W(legno).Questo valore, in genere riferito all’unità di peso delmanufatto, dipende essenzialmente dalla natura delmateriale (legno, tela, carta, cuoio, avorio, ecc); permanufatti compositi viene presa in considerazione lasomma delle capacità igroscopiche dei costituenti con-siderati singolarmente;

b) Calcolo sperimentale del tempo di dimezzamento avuoto (t 1/2 vuoto: tempo di dimezzamento necessario

a ridurre della metà la differenza fra UR esterna e URinterna) caratteristico della struttura della vetrina vuota.Questo valore dipende solo dalle caratteristichecostruttive e dai materiali con cui essa è realizzata,e per aumentarlo si deve migliorare la tenuta dellavetrina;

c) Calcolo della quantità di materiale tampone (ad es. geldi silice) necessaria per aumentare il tempo di dimez-zamento della vetrina fino ai valori consigliati per i qua-li la vetrina risulta essere sufficientemente isolata igro-metricamente dall’ambiente che la circonda in base allaformula:

k = k(0)qV / qV + a(j)a(j)w(j);

d) Confronto tra la capacità igroscopica del manufattoa(opera) W(opera) e quella del materiale tamponea(gel) W(gel); quest’ultima deve essere molto mag-giore di quella del manufatto. Se ciò non si verificala stabilizzazione del microclima, in particolare del-l’umidità relativa all’interno del contenitore, avvienea spese soprattutto del manufatto piuttosto che delmateriale tampone.

In conclusione non è possibile valutare e accertare il cor-retto funzionamento di una vetrina se prima non si sonoeseguite le operazioni sopra descritte e non si sono veri-ficati i calcoli sopra indicati.Porre un’opera all’interno di una vetrina che non fun-ziona correttamente significa correre il rischio di sotto-porre l’opera a processi di deterioramento e di invec-chiamento accelerati.

➦ SCHEDA TECNICA – CONTENITORI ESPOSITIVI (vetrine, climabox e simili)

➦ RIFERIMENTI NORMATIVI E PRESTAZIONALI

INDIVIDUAZIONE DI CLASSI DI MANUFATTI CON ESIGENZE ESPOSITIVE ANALOGHE

Criteri secondo la geometria dell’oggetto:• Manufatti piani;• Manufatti con superfici geometricamente complesse;• Manufatti a trama e ordito.

Criteri secondo la tipologia• Manufatti metallici;• Manufatti lapidei;• Manufatti ceramici non smaltati e invetriati;• Manufatti tessili, tinti e stampati;• Manufatti con policromie tipiche dei dipinti (tele, tavole, stampe, disegni, acque-

relli, miniature ecc.);• Manufatti vetrosi, musivi e maiolicati (ceramiche smaltate);• Manufatti cartacei;• Manufatti complessi (più tipologie sopracitate presenti contemporaneamente;• Manufatti vari (cere, avorio, osso ecc.).

MISURE DI PROTEZIONE DEI MANUFATTI ALL’ESTERNO DI CONTENITORI

Oltre ai normali sistemi di protezione dei manufatti, quali barriere, schermi protettivi, vetri-ne, climabox, nel caso di lavori saranno necessarie protezioni e adeguamenti temporaneie limitati ad altre parti dello spazio espositivo non interessate ai lavori stessi. Nel caso diopere ancorate a muro, saranno valutate dimensioni e peso dello oggetto per indirizzarela scelta delle modalità di fissaggio, che devono garantire sicurezza e stabilità nel tempo.Un adeguato isolamento tra spazio interno ed esterno al locale di conservazione dovràessere necessario per garantire la stabilità dei parametri microclimatici.

INCREMENTO E INALIENABILITÀ DELLE COLLEZIONI

Incremento1. Ogni museo deve adottare e rendere pubblici gli indirizzi e i criteri di incremento

delle collezioni, impegnandosi a rivederle periodicamente.

2. Gli oggetti devono essere acquisiti coerentemente con le linee stabilite dal museoe deve essere sempre documentata la loro provenienza legittima.

3. I musei devono evitare di acquisire opere che non siano in grado di conservare ed esporrein maniera adeguata o di legittimo interesse di altri musei, senza informarli preventivamente.

4. Ogni condizione particolare o clausola restrittiva riguardante un’acquisizione – aqualunque titolo sia effettuata – deve essere chiaramente definita nell’atto di ces-sione di proprietà o in altro documento scritto.

5. I musei, salvo circostanze del tutto eccezionali, non devono acquisire oggetti chehanno poche probabilità di poter catalogare, conservare, sistemare in depositi oesporre, in condizioni adeguate.

6. Le acquisizioni che non rientrano nel quadro della politica in corso al museo, nei ter-mini in cui essa è stata definita, non possono avvenire che in circostanze del tutto ecce-zionali e solo dopo un esame da parte dell’amministrazione responsabile del museo,che tenga conto dell’interesse degli oggetti in questione, di quello del patrimonio cultu-rale nazionale o di altro, nonché degli interessi specifici di altri musei.

7. Norme particolari devono essere adottate, nel rispetto della normativa vigente e degliaccordi e codici di comportamento internazionali, per l’effettuazione di campagne discavo e per la raccolta di esemplari e specimen naturali.

InalienabilitàL’alienazione o la cessione delle collezioni deve essere esclusa in via generale ed espli-citamente richiamata all’interno dello statuto o del regolamento del museo. Nei casi in cuiessa sia giuridicamente possibile, l’alienazione e/o cessione di opere del museo deveessere stabilita sulla base di rigorose procedure che ne assicurino la legittimità, ne con-fermino la necessità e l’opportunità e ne garantiscano la trasparenza e la pubblicità.Permute e scambi fra musei possono essere attuati sulla base di definiti protocolli, in con-formità con la normativa vigente, attuati sulla base di motivazioni che ne assicurino lalegittimità e l’opportunità. Ogni forma di cessione, avvenga essa attraverso donazione,scambio, vendita o distruzione, esige l’esercizio di una valutazione rigorosa e non puòessere approvata se non dopo un circostanziato parere di esperti e giuristi.

REGISTRAZIONE E DOCUMENTAZIONE FINALIZZATAALLA CONOSCENZA DEL PATRIMONIO

Nella gestione delle collezioni museali le attività di registrazione e documentazione con-fluiscono nella catalogazione intesa come organizzazione sistematizzata delle conoscen-ze scientifiche e dello status amministrativo relativi a un bene culturale. Nella gestione delle collezioni museali la catalogazione, opportunamente modulata einserita in piani di collaborazione tra musei e istituzioni territoriali, deve rientrare nelle atti-vità ordinarie e si articola nelle seguenti indispensabili funzioni:

Acquisizione e registrazione:all’ingresso in un museo gli oggetti devono essere registrati e documentati a fini patrimo-niali e di sicurezza, predisponendo la compilazione di un registro inventariale con l’obiet-tivo qualitativo di monitorare la consistenza del patrimonio museale.

Catalogazione:sarebbe auspicabile che tutti i beni fossero catalogati. Quando ciò avvenga, essi devono esse-re identificati e descritti attraverso una scheda tecnico scientifica, utilizzando gli standardnazionali ICCD sia catalografici (alfanumerici, iconografici e cartografici) che terminologici.

Page 10: B.9. PRESTAZIONI DEGLI ORGANISMI EDILIZI STRUTTURE PER ... · B 336 B.9. PRESTAZIONI DEGLI ORGANISMI EDILIZI • STRUTTURE PER CULTURA E INFORMAZIONE 2. MUSEI, GALLERIE D’ARTE,

PRESTAZIONI DEGLI ORGANISMI EDILIZI • STRUTTURE PER CULTURA E INFORMAZIONE

B 345

C.ESERCIZIO

PROFESSIONALE

D.PROGETTAZIONE

STRUTTURALE

E.CONTROLLO

AMBIENTALE

F.MATERIALI,

COMPONENTI, TECNICHE

A.NOZIONI

GENERALI DI

PROGETTAZIONE

G.URBANISTICA

B.PRESTAZIONI DEGLI

ORGANISMI EDILIZI

B.9.

2.

B.9.2.

MUSEI, GALLERIE D’ARTE,

PINACOTECHE

MUSEI, GALLERIE D’ARTE, PINACOTECHE

B.1.FRUIBILITÀ DEGLI SPAZI

B.2.STRUTTURE PER

LA MOBILITÀ

B.3.STRUTTURE PER

LO SPETTACOLO

B.4.IMPIANTI E ATTREZZA-

TURE PER LO SPORT

B.5.STRUTTURE

COMMERCIALI E UFFICI

B.6.STRUTTURE RICETTIVE E

PER LA RISTORAZIONE

B.7.STRUTTURE SANITARIE

B.8.STRUTTURE PER

L’ISTRUZIONE

B.9.STRUTTURE PER CULTU-

RA E INFORMAZIONE

B.10.

STRUTTURE PER

IL CULTO

B.11.

STRUTTURE CIMITERIALI

Nell’ambito dell’attività di catalogazione è necessario predisporre:a) l’aggiornamento e la revisione periodica delle schede al fine della conoscenza del

patrimonio museale;b) la definizione di linee procedurali di valutazione dei tempi e dei programmi;c) la verifica scientifica a cura di un responsabile interno o delegato di comprovata

affidabilità scientifica.

Tali attività permettono di programmare gli interventi conservativi, di conoscere la sto-ria delle collezioni e la movimentazione dei manufatti, di coadiuvare i programmi rela-tivi agli allestimenti espositivi e ai percorsi didattici e formativi.Con la catalogazione si acquisiscono l’analisi contestualizzata e topografica dei benifinalizzata alla loro connessione al tessuto territoriale e la loro georeferenziazione equindi la loro reciproca integrazione.

Documentazione allegata:tutti i beni devono essere fotografati utilizzando standard nazionali ICCD elaborati in colla-borazione con le Regioni. Il museo deve quindi produrre e conservare gli allegati fotogra-fici e/o grafici, cartacei, in digitale o in formato multimediale.

Sistemi informativi:è auspicabile la definizione di un sistema informativo unitario per l’acquisizione e lagestione del materiale catalografico che permetta la possibilità di scambiare i dati trai vari enti territoriali.A tal fine è necessario:• l’uso di programmi informatici compatibili con il Sistema Informativo Generale del

Catalogo secondo quanto espresso nel protocollo d’intesa tra il Ministero per iBeni e le Attività Culturali e le Regioni;

• il riferimento a metodologie, l’uso di procedure normative e tecnico-operative for-mulate dall’ICCD;

• l’adozione di standard e protocolli tecnologici al fine di garantire l’integrazione del-le reti sia nazionali che regionali.

ESPOSIZIONE PERMANENTE E TEMPORANEA – PRESTITO

Ogni museo è tenuto a definire e verificare periodicamente i criteri che regolano sial’esposizione permanente e temporanea degli oggetti sia la loro conservazione econsultazione nei depositi, in rapporto alle esigenze di: d. disponibilità e sicurezza degli spazie. conservazione e fruizione delle collezioni;f. rispetto della storia e missione del museo.

La selezione, l’ordinamento e la presentazione degli oggetti destinati all’esposizionepermanente devono rispondere a un progetto, preceduto da un approfondito studiostorico-critico, che motivi le scelte adottate e giustifichi le eventuali modifiche allasituazione preesistente, che va comunque documentata. Nel progetto vanno perseguiti i seguenti obiettivi:• la selezione deve conciliare l’esigenza di rendere accessibile al pubblico il mag-

gior numero possibile di oggetti con quella di far emergere le caratteristicheessenziali del museo;

• l’ordinamento deve essere logico, comprensibile e coordinato con il progetto diallestimento degli spazi;

• la presentazione deve garantire la leggibilità e la valorizzazione degli oggetti, ridu-cendo al minimo i rischi di danno.

L’ordinamento e l’immagazzinaggio degli oggetti destinati ai depositi devono essereprogettati in modo da privilegiare lo sfruttamento razionale degli spazi e il controllo del-le condizioni di conservazione e sicurezza delle opere. L’accesso ai depositi da partedel pubblico e del personale non direttamente addetto deve essere regolamentato econtrollato. La consultazione degli oggetti non esposti va comunque garantita, nelrispetto delle condizioni di sicurezza, secondo criteri definiti e resi pubblici.Le esposizioni temporanee, soprattutto quelle che comprendono opere in prestito,devono rientrare in una programmazione pluriennale ed essere accuratamente pro-gettate sotto il profilo scientifico e organizzativo. Nell’ambito dell’attività espositiva, vaprevista la rotazione degli oggetti in deposito, al fine di estendere l’accessibilità del-le collezioni.

Ogni museo è tenuto ad assicurare la corretta gestione dei prestiti:• in uscita, attraverso la registrazione dei movimenti esterni degli oggetti, la verifica

preventiva e consuntiva del loro stato di conservazione, la stipula delle condizionidi prestito, il servizio di accompagnamento delle opere quando necessario;

• in entrata, garantendo agli oggetti che ospita temporaneamente idonee condizionidi sicurezza e conservazione durante l’imballaggio, il trasporto e l’esposizione, sti-pulando una polizza assicurativa adeguata e rispettando le condizioni fissate dalprestatore.

POLITICHE DI RICERCA E STUDIO

La ricerca che ogni museo compie a partire dalle sue collezioni costituisce una suafinalità primaria, cui devono essere dedicate risorse – umane e finanziarie – interne odesterne al museo, assicurando l’accessibilità per motivi di studio delle collezioni, del-la documentazione e delle conoscenze acquisite e curandone la comunicazione, perrenderne partecipe il più largo numero di persone interessate.

Al fine di garantire una miglior comprensione delle collezioni, migliorare lo stato dellaloro conoscenza, sviluppare la ricerca scientifica, ogni museo stabilisce rapporti con glialtri musei, gli istituti di ricerca, le università, enti e fondazioni, esperti e studiosi, avva-lendosi delle loro competenze e risorse per conseguire risultati di comune interesse.

RAPPORTI DEL MUSEO CON IL PUBBLICO E RELATIVI SERVIZI

Ogni museo affianca al dovere della conservazione del proprio patrimonio la missio-ne, rivolta a varie e diversificate fasce di utenti, di renderne possibile la fruizione a sco-po educativo, culturale, ricreativo e altro ancora. Interpretare il suo patrimonio e ren-derlo fruibile da parte dei visitatori, specialmente esponendolo, è dunque parte inte-grante della sua ragion d’essere.In linea generale, il museo è sollecitato a sviluppare, nel rispetto della propria tradi-zione e cultura, quegli aspetti di orientamento verso il visitatore che mettano que-st’ultimo in grado di godere l’accostamento al museo stesso come un evento parti-colarmente appagante non solo in quanto fattore di crescita culturale, ma anche inquanto momento privilegiato della fruizione del tempo libero, e valido complementodelle più consuete attività ricreative.I punti di seguito indicati hanno valore:• di norma obbligatoria, riguardo ai livelli di base di servizi e comunicazione;• di norma volontaria, laddove aprono prospettive di incremento e sviluppo del rap-

porto con pubblico al di sopra dei livelli di base.

Ogni museo è tenuto a garantire adeguati livelli di servizi al pubblico e l’accesso a tutte lecategorie di visitatori/utenti, rimuovendo barriere architettoniche e ostacoli di ogni genereche possano impedirne o limitarne la fruizione. In particolare dovranno essere assicurati:• l’accesso agli spazi espositivi;• la consultazione della documentazione esistente presso il museo;• la fruizione delle attività scientifiche e culturali del museo;• l’informazione per la miglior fruizione dei servizi stessi.

Ogni museo è tenuto a esporre le collezioni permanenti secondo un ordinamentoscientificamente corretto, che interpreti e valorizzi gli aspetti di volta in volta ritenuticaratterizzanti.L’ordinamento e l’allestimento dovranno offrire al visitatore gli elementi conoscitivi indi-spensabili, ma anche, attraverso gli strumenti sotto descritti, informazioni orientative(di tipo storico, antropologico, storico-artistico, iconografico e quant’altro si renda utile)così da inserire nel percorso o nei percorsi di visita occasioni di arricchimento e diesperienza culturale in senso lato.Per tutti gli aspetti comunicativi e informativi è da tenere presente la rilevanza pro-gressivamente assunta dalla comunicazione remota, specialmente tramite Internet,atta a rendere disponibili informazioni scientifiche e pratiche di ogni genere in anticipoe successivamente rispetto alla visita effettiva. Nelle tabelle che seguono sono riportati per ogni elemento strutturale caratteristico (da 1 a 8)le classi di esigenze interessate, gli obiettivi di qualità e i parametri da controllare.

RAPPORTI CON IL TERRITORIO

È caratteristica peculiare del patrimonio culturale italiano presentarsi come fenomeno digrande diffusione e pervasività nel territorio; una caratteristica che ha dato luogo allametafora di “museo Italia”. Gli istituti museali che, indipendentemente dall’appartenenzagiuridica e dalla dimensione, ospitano collezioni provenienti dal territorio viciniore assu-mono in molti casi l’inevitabile funzione di centri di interpretazione del territorio stesso.Questi musei, anche indipendentemente dal pregio e dalla rarità del patrimoniocustodito, possono fornire un essenziale supporto a ogni azione modificatrice degliassetti e degli usi del territorio, fornendo elementi di conoscenza utili a sostenere ilperseguimento o la salvaguardia del pubblico interesse per la tutela di tutti i fattoriidentitari del territorio e delle popolazioni ivi residenti, ivi compreso il paesaggio.In presenza di adeguate risorse umane e strumentali, oltre che delle eventuali auto-

rizzazioni necessarie, il museo può inoltre garantire lo svolgimento di attività di inda-gine, rilievo, ricerca, documentazione, pronto intervento, conservazione preventiva ericovero per ragioni di sicurezza estese al territorio di riferimento da svolgere in con-formità con i relativi standard.È pertanto evidente che l’assunzione di responsabilità estese al territorio costituisceuna scelta e non un obbligo, anche se resta peraltro vivamente raccomandato che imusei locali italiani siano adeguatamente attrezzati per svolgere funzioni di presiditerritoriali idonei a facilitare localmente il lavoro degli organi preposti alla ricerca, allatutela, alla valorizzazione, alla pianificazione territoriale e alla didattica in tema di sto-ria e culture locali.Nell’indicazione delle proprie finalità e caratteristiche, ogni museo è tenuto a dichia-rare le proprie responsabilità e vocazioni in relazione al territorio di appartenenza eriferimento.L’esercizio di un ruolo attivo nei confronti del territorio di appartenenza da parte delmuseo si configura quale azione sussidiaria nei confronti delle istituzioni competenti,favorendo nelle forme più opportune lo sviluppo di logiche e di strutture di sistema.Lo sviluppo di una funzione territoriale attiva deve mirare a implementare e rendereaccessibile, in armonia con il regolamento del museo, raccolte documentarie (se pos-sedute) e banche dati (ove disponibili, anche per via infotelematica) pertinenti al patri-monio culturale e paesaggistico del territorio di riferimento ed esplicarsi in una pre-sentazione atta a fornire al visitatore le chiavi di lettura più idonee per una compren-sione dei valori identitari del territorio, anche in prospettiva diacronica e favorendo losviluppo.

Page 11: B.9. PRESTAZIONI DEGLI ORGANISMI EDILIZI STRUTTURE PER ... · B 336 B.9. PRESTAZIONI DEGLI ORGANISMI EDILIZI • STRUTTURE PER CULTURA E INFORMAZIONE 2. MUSEI, GALLERIE D’ARTE,

B 346

PRESTAZIONI DEGLI ORGANISMI EDILIZI • STRUTTURE PER CULTURA E INFORMAZIONEB.9.

2. MUSEI, GALLERIE D’ARTE, PINACOTECHE

➦ RIFERIMENTI NORMATIVI E PRESTAZIONALI

TAB. B.9.2./8 SPAZI ESTERNI

ESIGENZE OBIETTIVIDI QUALITÀ

PARAMETRI DA CONTROLLARE

Collezione

Esposizione

Accessibilità Aree riservate per scarico e carico merci

Disponibilità

Spazi all’aperto per esposizione delle opere (giardini, cortili ecc.)

Aree archeologiche recintate

Personale

Esercizio

Disponibilità Corpo di guardia, portineria

Accessibilitàparcheggi riservati (veicoli a motore e non)

Accesso riservato per il personale

Pubblico

EsercizioRiconoscibilità Segnaletica indicante l’accesso al museo

Accessibilità area di parcheggio (veicoli a motore e non)

TAB. B.9.2./9 SPAZI INTERNI

ESIGENZEOBIETTIVI DI QUALITÀ PARAMETRI DA CONTROLLARE

Collezione

Esposizione

Disponibilità

Aree per esposizione permanente delle opere

Aree per esposizione temporanea delle opere

Aree di servizio alle aree espositive:

laboratori di preparazione degli allestimenti

aree di movimentazione delle opere

magazzini materiali di allestimento

Flessibilità

Spazi adattabili a modifiche dell’ordin. museografico

Spazi per opere di grandi dimensioni

Possibilità d’incremento degli spazi utilizzati

Funzionalità

Flussi di visita unidirezionali, circolari, a isola,ecc.

Percorsi chiaramente riconoscibili

Percorsi atti a evitare affollamenti

Percorsi atti a evitare affaticamento

ManutenibilitàPavimentazioni e vetrature di facile pulizia

Pareti di facile riparazione

AttrezzabilitàPareti attrezzabili

Soffitti attrezzabili

Conservazione

Disponibilità

Aree per il deposito:• a condizioni ambientali controllate • a condizioni ambientali non controllate

Caveau

Manutenibilità Pavimentazioni di facile pulizia

Attrezzabilità Possibilità di collocare scaffali, armadi ecc.

Documenta-zione Disponibilità

Aree per la registrazione delle opere

Laboratorio fotografico

Restauro Disponibilità Laboratorio di restauro

Personale

Esercizio Disponibilità

Spazi di circolazione non aperti al pubblico

Uffici amministrativi

Locali per addetti alla vigilanza

Abitazione custode

Sala di controllo

Mensa

Aree di riposo

Spogliatoi e servizi igienici

Pubblico

FruizioneDisponibilità

Aree di accoglienza:• Biglietteria, sosta, area gruppi ecc.• Guardaroba e deposito oggetti• Servizi igienici, servizi igienici per disabili• Nursery• Aree per informazione audio e video• Sala conferenze• Servizi commerciali

Servizi di ristorazione: • bar, cafeteria, ristorante• Spazi per rifiuti

Manutenibilità Pavimentazioni e vetrature di facile pulizia

Educazione

Disponibilità Aree per attività didattica

Aule

Manutenibilità Pavimentazioni e vetrature di facile pulizia

Attrezzabilità

Pareti attrezzabili

Soffitti attrezzabili

Possibilità di collocare pannelli verticali,attrezzature didattiche ecc.

ConsultazioneDisponibilità

Aree per servizi informatici

Biblioteca

Sale multimedia

Sale studio

Fototeca

Archivio cartaceo

Archivio informatico

Flessibilità Possibilità d’incremento degli spazi utilizzati

ESIGENZEOBIETTIVIDI QUALITÀ PARAMETRI DA CONTROLLARE

Collezione

Esposizione

Disponibilità

Pannelli: autoportanti, scorrevoli, girevoli, su piede

Pareti attrezzate

Vetrine: addossate, in parete, verticali, a tavolo ecc.

Piedistalli, mensole, pedane ecc.

Funzionalità

Lettura degli oggetti esposti

Valorizzazione degli oggetti esposti

Assenza di danno per gli oggetti esposti

Visione per adulti, bambini, handicappati

Visione dall’alto, frontale, da uno o più lati

Accessibilità

Dall’alto, frontale, laterale, dal basso ecc.

Dispositivi di ostensione, fissaggio, sostegnodegli oggetti in posizione orizzontale, verticale,su più piani, inclinata

Sistemi di appensione puntuali, a griglie, a barre orizzontali o verticali, a rulli ecc.

Dispositivi antivibrazioni

Manutenibilità

Pannelli di facile pulizia

Vetrine con superfici trasparenti e telai di facile pulizia sia all’interno che all’esterno

Conservazione

Disponibilità Armadi, armadi blindati, cassettiere scaffalature semplici o meccanizzate ecc.

Accessibilità Dall’alto, frontale, laterale, dal basso ecc.

Manutenibilità Facile pulizia interna e esterna dei contenitori

Documentazione Disponibilità Tavoli, banchi per consultazione, sedie

Cassettiere, armadi

Personale

Esercizio Disponibilità Scrivanie, cassettiere, armadi, sedie

Pubblico

Fruizione Disponibilità

Tavoli, banchi per consultazione

Sedie, poltrone, divani

Armadietti personali, per gruppi ecc.

Educazione Disponibilità Attrezzature didattiche

Tavoli di lavoro, sedie

Consultazione Disponibilità

Tavoli, banchi per consultazione

Sedie, poltrone, divani

Scaffali, cassettiere, armadi

TAB. B.9.2./10 SISTEMI DI ALLESTIMENTO

Page 12: B.9. PRESTAZIONI DEGLI ORGANISMI EDILIZI STRUTTURE PER ... · B 336 B.9. PRESTAZIONI DEGLI ORGANISMI EDILIZI • STRUTTURE PER CULTURA E INFORMAZIONE 2. MUSEI, GALLERIE D’ARTE,

PRESTAZIONI DEGLI ORGANISMI EDILIZI • STRUTTURE PER CULTURA E INFORMAZIONE

B 347

C.ESERCIZIO

PROFESSIONALE

D.PROGETTAZIONE

STRUTTURALE

E.CONTROLLO

AMBIENTALE

F.MATERIALI,

COMPONENTI, TECNICHE

A.NOZIONI

GENERALI DI

PROGETTAZIONE

G.URBANISTICA

B.PRESTAZIONI DEGLI

ORGANISMI EDILIZI

B.9.

2.

B.9.2.

MUSEI, GALLERIE D’ARTE,

PINACOTECHE

MUSEI, GALLERIE D’ARTE, PINACOTECHE

B.1.FRUIBILITÀ DEGLI SPAZI

B.2.STRUTTURE PER

LA MOBILITÀ

B.3.STRUTTURE PER

LO SPETTACOLO

B.4.IMPIANTI E ATTREZZA-

TURE PER LO SPORT

B.5.STRUTTURE

COMMERCIALI E UFFICI

B.6.STRUTTURE RICETTIVE E

PER LA RISTORAZIONE

B.7.STRUTTURE SANITARIE

B.8.STRUTTURE PER

L’ISTRUZIONE

B.9.STRUTTURE PER CULTU-

RA E INFORMAZIONE

B.10.

STRUTTURE PER

IL CULTO

B.11.

STRUTTURE CIMITERIALI

TAB. B.9.2./13 SISTEMA DI COMUNICAZIONE E TRASMISSIONE DATI

TAB. B.9.2./15 SERVIZI ELETTRICI

ESIGENZE OBIETTIVIDI QUALITÀ PARAMETRI DA CONTROLLARE

Collezione

EsposizioneConservazioneDocumenta-zioneRestauro

Disponibilità

Impianti di ventilazione (controllo purezzadell’aria) centralizzati, locali ecc.

Sistemi di disinfestazione, disinfezione

Impianti di riscaldamento (controllo temper.invernale) centralizzati, locali, per vetrine ecc.

Impianti di raffrescamento (controllo temperaturaestiva) centralizzati, locali, per vetrine ecc.

Impianti di umidificazione (controllo umiditàrelativa) centralizzati, locali, per vetrine ecc.

Impianti di deumidificazione (controllo umiditàrelativa) centralizzati, locali, per vetrine ecc.

Impianti di condizionamento dell’aria (controllo della temperatura, dell’umidità relativa e dellapurezza dell’aria) centralizzati, locali, pervetrina ecc.

Vetrine, armadi, caveau di piccole dimensioni climatizzati con sistemi passivi

Controllabilità

Regolazione centralizzata, su locale pilota, su unità terminale, a intelligenza distribuita (DDC)

Rilevazione delle grandezze ambientali: puntuale, istantanea, continua

Archiviazione dei dati raccolti e analisi discostamento rispetto agli intervalli di tolleranzadelle grandezze su periodo giornaliero,settimanale, mensile, annuale

Flessibilità

Unità terminali diversamente collocabili inambiente in relazione a modifiche di allestimento

Unità terminali con zone di influenza modificabili:manualmente, con servomotori, automaticamente

Manutenibilità

Unità terminali ad acqua o ad aria di facile pulizia

Canalizzazioni d’aria predisposte per la puliziainterna

Filtri dell’aria facilmente accessibili e sostituibili

Centrali di trattamento aria di facile pulizia

ESIGENZE OBIETTIVIDI QUALITÀ

PARAMETRI DA CONTROLLARE

Collezione

Esposizione

Disponibilità

Percorsi preferenziali

Targhette identif. delle opere (in italiano, multilingue)

Audioguide in lingua italiana, multilingue

Audiovisivi, videoproiez. ecc.,(in italiano, multilingue)

Terminali per connessione informatica

Monitor “touch screen”

Flessibilità

Edificio cablato

Pavimento sopraelevato

Canaline a pavimento, a zoccolo

Conservazione Disponibilità Terminali per connessione informatica

Personale

Esercizio Disponibilità Terminali per connessione informatica

Telefonia interna, esterna

Pubblico

Fruizione Disponibilità

Segnaletica

Terminali per connessione informatica

Posto telefonico pubblico

Educazione Disponibilità Terminali per connessione informatica

Sistemi audiovisivi, videoproiezioni ecc.

Consultazione Disponibilità Terminali per connessione informatica

Data base di consultazione

ESIGENZEOBIETTIVIDI QUALITÀ PARAMETRI DA CONTROLLARE

Collezione

EsposizioneConservazione

Disponibilità

Montacarichi

Carrelli elevatori

Carri ponte, argani, paranchi

Personale

Esercizio Disponibilità Ascensori riservati

Pubblico

Fruizione Disponibilità

Ascensori

Scale mobili

Marciapiedi mobili

Elevatori per superam. barriere architettoniche

ESIGENZEOBIETTIVIDI QUALITÀ PARAMETRI DA CONTROLLARE

Collezione

EsposizioneConservazione

Disponibilità

Prese per alimentazione elettrica di aree esterne

Prese per alimentazione elettrica di aree interne:a parete, su zoccolo, a pavimento, su blindosbarra ecc.

Flessibilità Predisposizione per impianti elettrici temporanei

TAB. B.9.2./11 SISTEMI DI ILLUMINAZIONE

ESIGENZE OBIETTIVIDI QUALITÀ PARAMETRI DA CONTROLLARE

Collezione

EsposizioneConservazioneDocumenta-zioneRestauro

Disponibilità

Illuminazione di aree esterne

Illuminazione di interni naturale: diretta, indiretta, condotta ecc.

Illuminazione di interni artificiale: generale, puntuale di accento, su vetrina ecc.

Funzionalità

Filtri anti UV per la luce naturale

Apparecchi a incandescenza (alogene), a scarica nei gas (ioduri metall., fluorescenti)

Apparecchi con filtri anti UV o anti IR

Apparecchi riflettori a fascio largo o stretto, rifrattore, sagomatore ecc.

Controllabilità

Dispositivi schermanti, manuali o automatici, per ilcontrollo della luce naturale e della radiaz. solare

Dispositivi di controllo della luce artificiale manuali, automatici, on/off, modulanti

Flessibilità

Accensioni distinte per illuminazione generale, puntuale ecc.

Apparecchi illuminanti fissi, su binari, su griglie, in controsoffitti ecc.

Manutenibilità

Apparecchi illuminanti di facile accessibilità (per sostituzione periodica sorgenti luminose)

Apparecchi illuminanti di facile pulizia

TAB. B.9.2./12 SISTEMI DI CONTROLLO AMBIENTALE

TAB. B.9.2./14 SISTEMI DI TRASPORTO

Page 13: B.9. PRESTAZIONI DEGLI ORGANISMI EDILIZI STRUTTURE PER ... · B 336 B.9. PRESTAZIONI DEGLI ORGANISMI EDILIZI • STRUTTURE PER CULTURA E INFORMAZIONE 2. MUSEI, GALLERIE D’ARTE,

D1

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C10

C8

C9

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C11

TRASFERIMENTO INFORMAZIONI (SUPPORTI MAGNETICI, FILMATI) ALLA MEDIATECA

TRASFERIMENTO INFORMAZIONI AL CATALOGO

TRASFERIMENTO INFORMAZIONI (IMMAGINI, FILMATI) AGLI SPAZI DIDATTICI E DI RICERCA

SEZIONE DEL DEPOSITO DI RISERVA E RELATIVI SERVIZI

SEZIONE DEGLI SPAZI ESPOSITIVI

AT

TIV

ITA

' O

PZ

ION

ALI

LEGENDA

SETTORE DEL PUBBLICO (ESPOSIZIONE)

C1 - ACCESSO PUBBLICOC2 - ATRIOC3 - INFORMAZIONIC4 - CATALOGOC5 - LIBRERIAC6 - SERVIZI IGIENICI PER IL PUBBLICOC7 - SERVIZI DI RISTOROC8 - SPAZI DIDATTICI E DI RICERCAC9 - ESPOSIZIONI TEMPORANEEC10 - ESPOSIZIONI PERMANENTIC11 - FILTRI DI ACCESSO AGLI SPAZI ESPOSITIVI (EVENTUALI)

ATTIVITÀ COMPLEMENTARI (OPZIONALI)

C11 - MEDIATECA (OPZIONALE) ATTREZZATA PER VIDEO VISIONI, PROIEZIONI, TELECONFERENZE, ECC. C12 - SALA CONFERENZE (OPZIONALE)

SETTORE DEI DEPOSITI DI RISERVAE RELATIVE ATTIVITÀ DI SERVIZIO

D1 - ACCESSO MATERIALI MUSEALID2 - RICEZIONE, ACCETTAZIONED3 - DEPOSITO TEMPORANEO ENTRATA/USCITAD4 - SERVZI IGIENICI PERSONALED5 - LABORATORIO DI ANALISID6 - LABORATORIO DI RESTAUROD7 - LABORATORIO ALLESTIMENTID8 - UFFICIO DEL CATALOGOD9 - LABORATORIO FOTOGRAFICOD10 - ARCHIVIO - MEMORIA INFORMATICA D11 - UFFICI DELLA DIREZIONED12 - DEPOSITO, RISERVA, COLLEZIONID13 - INVIO MATERIALI ALL'ESPOSIZIONE

LA FIGURA ACCANTO MOSTRA LA DISTRIBUZIONEDELLE ATTIVITÀ DI UN MUSEO DI DIMENSIONIMEDIO-GRANDI E LE RECIPROCHE RELAZIONI,SCHEMATIZZATE IN UN GRAFICO ADIMENSIONALE.

SI PRECISA, TUTTAVIA, CHE I DIVERSI SETTORI DIATTIVITÀ (DEPOSITO, SPAZI ESPOSITIVI, ATTIVITÀCOMPLEMENTARI OPZIONALI) NON SEMPRE SONODISPOSTI SULLO STESSO PIANO. PIÙ SPESSO IDIVERSI SETTORI APPAIONO COLLOCATI SU PIANIDIVERSI E, NEI CASI DI DIMENSIONI MAGGIORI, GLISTESSI SINGOLI SETTORI POSSONO ARTICOLARSISU PIÙ PIANI.IN TALI CASI I PERCORSI DI TRASFERIMENTODEGLI OGGETTI DA ESPORRE UTILIZZERANNOANCHE MECCANISMI DI SOLLEVAMENTO.

IN ALCUNI CASI, I SERVIZI DI RISTORO HANNO UNACCESSO DIRETTO ANCHE DALL'ESTERNO DELMUSEO, IN MODO DA CONSENTIRNE L'ESERCIZIOFUORI DEGLI ORARI DI APERTURA DEL MUSEO;IN ALTRI CASI SONO COLLOCATI ALL'INTERNO DELSETTORE ESPOSITIVO E SONO FRUIBILI SOLO DAIVISITATORI DEL MUSEO.

SCHEMA DISTRIBUTIVO PLANIMETRICO ADIMENSIONALE DI UN MUSEO MEDIO-GRANDECON LA POSSIBILE INTEGRAZIONE DI ATTIVITÀ COMPLEMENTARI (MEDIATECA, SALA CONFERENZE )

PARCHEGGIO PARCHEGGIO

D7

C4

C7

SE

RV

IZI

DI

SU

PP

OR

TO

C3

PERCORSI DEL PUBBLICO (UTENTI)

PERCORSI DEI LIBRI

PERCORSO DELLE INFORMAZIONI (CAVO)

PERCORSO MATERIALI D'ALLESTIMENTO

B 348

PRESTAZIONI DEGLI ORGANISMI EDILIZI • STRUTTURE PER CULTURA E INFORMAZIONEB.9.

2. MUSEI, GALLERIE D’ARTE, PINACOTECHE

FIG. B.9.2./1 SCHEMA GENERALE DI DISTRIBUZIONE

Page 14: B.9. PRESTAZIONI DEGLI ORGANISMI EDILIZI STRUTTURE PER ... · B 336 B.9. PRESTAZIONI DEGLI ORGANISMI EDILIZI • STRUTTURE PER CULTURA E INFORMAZIONE 2. MUSEI, GALLERIE D’ARTE,

LEGENDA

SETTORE DEL PUBBLICO (SPAZI ESPOSITIVI E SERVIZI)

C1 - ACCESSO DEL PUBBLICOC2 - ATRIOC3 - BANCO DELLE INFORMAZIONIC4 - CATALOGOC5 - ATTIVITÀ COMMERCIALI (LIBRI, MANIFESTI, MEDIA)C6 - SERVIZI IGIENICI PER IL PUBBLICOC7 - SERVIZI DI RISTORO (BAR, SELF SERVICE)C8 - SPAZI ESPOSITIVI

ATTIVITÀ COMPLEMENTARI (OPZIONALI)

C11 - MEDIATECA ATTREZZATA PER VIDEO VISIONI, PROIEZIONI, FILMATI, TELECONFERENZE, ECC. C12 - SALA CONFERENZE

SETTORE DEI DEPOSITI

D1 - ACCESSO DELLE OPERE DA ESPORRED2 - RICEZIONE, ACCETTAZIONE, REGISTRAZIONED3 - DEPOSITO TEMPORANEO OPERE IN ENTRATA E USCITAD4 - LABORATORIO ALLESTIMENTID5 - LABORATORIO RIPRODUZIONE OPERE (FOTO, FILMATI)D6 - ARCHIVIO DOCUMENTAZIONE DELLE MOSTRED7 - SERVZI IGIENICI DEL PERSONALED8 - ELABORAZIONE CATALOGO E MATERIALI INFORMATIVID9 - UFFICI DELLA DIREZIONE

SCHEMA DISTRIBUTIVO ADIMENSIONALE DI UNA STRUTTURA ESPOSITIVA PER MOSTRE D'ARTEPRIVA DI PROPRIA COLLEZIONE (SOLO DEPOSITO TEMPORANEO PER COLLEZIONI ESTERNE)

PERCORSO DEL PUBBLICO (UTENTI)

PERCORSI PERSONALE, RICERCATORI, OPERE

PERCORSO DEI MATERIALI D'ALLESTIMENTO

SPECIFICAZIONI

GLI SPAZI PER ESPOSIZIONI (PALAZZI, GALLERIE, ECC.) SONO

DESTINATI AD ALLESTIRE E OSPITARE MOSTRE TEMPORANEE

DI OPERE D'ARTE PROVENIENTI DA RACCOLTE ESTERNE (FONDI,

COLLEZIONI, MUSEI, ECC.).

NON COMPORTANO QUINDI LA CUSTODIA DI RISERVE D'OPERE

E RELATIVI SERVIZI (LABORATORI DI ANALISI E DI RESTAURO).

NON È NEANCHE ESSENZIALE LA PRESENZA DI SPAZI PER LA

DIDATTICA E LA RICERCA, DATA L'ASSENZA DI UNA RACCOLTA

RESIDENTE DI OPERE.

POSSONO INVECE SVOLGERE UN RUOLO SIGNIFICATIVO GLI

SPAZI PER ATTIVITÀ CULTURALI COMPLEMENTARI - COME LE

SALE PER CONFERENZE, LA MEDIATECA, LA LIBRERIA - CHE

INTERVENGONO UTILMENTE A INTEGRARE LA PROMOZIONE

CULTURALE VEICOLATA DALLE DIVERSE "MOSTRE".

D2

D3D4

D5

D7

D8

D9

C1

C2

C5

C6

C8C8

C11C12

SE

ZIO

NE

DE

L D

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OS

ITO

SP

AZ

I E

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SE

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TO

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ITA

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PZ

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ALI

D6

C4

C7

C3

C1

C2C5 C6

C8 C4

C7

C3

C1

C2

C5C6

C8C4

C7

C3

SETTORE DEL PUBBLICO

C1 - ACCESSO PUBBLICO

C2 - ATRIO

C3 - BANCO INFORMAZIONI

C4 - DIREZIONE

C5 - SERVIZI IGIENICI PUBBLICO

C6 - SERVIZI IGIENICI UFFICI

C7 - SPAZI ESPOSITIVI

C8 - SALA CONFERENZE

DEPOSITO E RICERCA

D1 - LABORATORIO ALLESTIMENTI

D2 - ACCESSO RICERCATORI

D3 - LABORATORIO:

CONSERVAZIONE E RICERCA

D4 - AMBIENTI DI RICERCA

D5 - SERVIZI IG. RICERCATORI

D1

D2 D3

D4 D4 D4 D4 D4 D4

D5 D5

SETTORE DEL PUBBLICO

C1 - ACCESSO DEL PUBBLICO

C2 - ATRIO

C3 - BANCO INFORMAZIONI

C4 - UFFICI DIREZIONE, CATALOGAZIONE

C5 - SERVIZI IGIENICI PER IL PUBBLICO

C6 - DEPOSITO OGGETTI E MATERIALI D'ALLESTIMENTO

C7 - SPAZI ESPOSITIVI

C8 - SALA MULTIUSO: CATALOGHI, LIBRERIA, INCONTRI, ECC.

SCHEMA DISTRIBUTIVO ADIMENSIONALE DI UN MUSEO SCIENTIFICO E DIDATTICOCON PROPRIA COLLEZIONE ESPOSTA O CUSTODITA IN DEPOSITO - LABORATORIO

SCHEMA DISTRIBUTIVO ADIMENSIONALE DI UN PICCOLO MUSEO

PRESTAZIONI DEGLI ORGANISMI EDILIZI • STRUTTURE PER CULTURA E INFORMAZIONE

B 349

C.ESERCIZIO

PROFESSIONALE

D.PROGETTAZIONE

STRUTTURALE

E.CONTROLLO

AMBIENTALE

F.MATERIALI,

COMPONENTI, TECNICHE

A.NOZIONI

GENERALI DI

PROGETTAZIONE

G.URBANISTICA

B.PRESTAZIONI DEGLI

ORGANISMI EDILIZI

B.9.

2.

B.9.2.

MUSEI, GALLERIE D’ARTE,

PINACOTECHE

MUSEI, GALLERIE D’ARTE, PINACOTECHE

B.1.FRUIBILITÀ DEGLI SPAZI

B.2.STRUTTURE PER

LA MOBILITÀ

B.3.STRUTTURE PER

LO SPETTACOLO

B.4.IMPIANTI E ATTREZZA-

TURE PER LO SPORT

B.5.STRUTTURE

COMMERCIALI E UFFICI

B.6.STRUTTURE RICETTIVE E

PER LA RISTORAZIONE

B.7.STRUTTURE SANITARIE

B.8.STRUTTURE PER

L’ISTRUZIONE

B.9.STRUTTURE PER CULTU-

RA E INFORMAZIONE

B.10.

STRUTTURE PER

IL CULTO

B.11.

STRUTTURE CIMITERIALI

FIG. B.9.2./2 SCHEMI DISTRIBUTIVI DI CASISTICHE RICORRENTI

Page 15: B.9. PRESTAZIONI DEGLI ORGANISMI EDILIZI STRUTTURE PER ... · B 336 B.9. PRESTAZIONI DEGLI ORGANISMI EDILIZI • STRUTTURE PER CULTURA E INFORMAZIONE 2. MUSEI, GALLERIE D’ARTE,

43

1234

1

2

3

4

5

6

7

8

12

A - PERCORSO LIBERO (CON INTERSEZIONI) - AMBITI TEMATICI CHIUSI O IN SEQUENZA

B - PERCORSO OBBLIGATO E UNIDIREZIONALE (SENZA INTERSEZIONI) - AMBITI TEMATICI IN SEQUENZA APERTA

D - PERCORSO "ANULARE" OBBLIGATO (SENZA INTERSEZIONI) - AMBITI TEMATICI APERTI O CHIUSI, IN SEQUENZA

A

BC

D

G - PERCORSO LIBERO TEMA CENTRALE E AMBITI PARTICOLARI ("STANZE")

SCHEMI DI ARTICOLAZIONE DEGLI ALLESTIMENTI IN GRANDI SPAZI ESPOSITIVIDISPOSIZIONE DEI PERCORSI E DEGLI AMBITI TEMATICI

4 5 6 7

1

123

E - PERCORSO AD "ANELLI" CONCENTRICI (CON INTERSEZIONI)

- AMBITI TEMATICI IN SEQUENZA, CON "STANZA" A TEMA

1234

C - PERCORSO OBBLIGATO PER "ANELLI" SUCCESSIVI - AMBITI TEMATICI CHIUSI, CON ESPOSIZIONE AD "ISOLA"

12

3

4

F - PERCORSO OBBLIGATO, INTEGRATO NELL'ESPOSIZIONE - "STANZE" AD AMBITO TEMATICO CHIUSO

1

SCHEMI DI ESPOSIZIONE IN SPAZI OBBLIGATI (EDIFICI STORICI)PERCORSI E AMBITI TEMATICI

"ISOLE": GRUPPI DI OGGETTI POSTI AL CENTRO(CON O SENZA PIATTAFORME) INTORNO AI QUALISCORRONO I VISITATORI

OGGETTI E RELATIVE DISPOSIZIONI SONO CASUALI:

INDICANO SOLO LE DIREZIONI DI INTERESSE VISIVO

N.B. -

QUADRI, ARAZZI, STAMPE, OGGETTI PIANI A PARETE

SCAFFALI APERTI O CHIUSI A VETRO

OGGETTI IN EVIDENZA: SCULTURE, ESPOSITORI, ECC.

E

B 350

PRESTAZIONI DEGLI ORGANISMI EDILIZI • STRUTTURE PER CULTURA E INFORMAZIONEB.9.

2. MUSEI, GALLERIE D’ARTE, PINACOTECHE

FIG. B.9.2./3 MUSEI, GALLERIE D’ARTE, PINACOTECHE – SCHEMI DI ARTICOLAZIONE E ALLESTIMENTO DEGLI SPAZI ESPOSITIVI