B2eyes magazine 09-2012

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1959. Essilor inventa la lente progressiva. 2012. Essilor la reinventa. Il futuro delle lenti progressive oggi è tutto nelle nuove e rivoluzionarie Varilux ® S series: tutto il resto è passato. www.varilux.it Essilor ® , Varilux ® , Varilux ® S series, Nanoptix e SynchronEyes sono marchi registrati di Essilor International. Concept: DREAMBOX. MC PPT VXSS REV.0 10-2012 WWW.B2EYES.COM N9 2012

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B2eyes magazine è il periodico indirizzato a tutti gli ottici-optometristi italiani e alle maggiori aziende produttrici e distributrici di articoli di ottica (montature, lenti oftalmiche, filtri solari, lenti a contatto, liquidi, accessori, macchinari e strumenti) presenti sul territorio nazionale. In ogni numero il magazine propone e approfondisce contenuti che vanno dall'attualità alla moda, dall'aggiornamento professionale alla consulenza legale. Inoltre sono presenti le ormai consolidate rubriche cerco & offro, corsi e le informazioni dalle aziende. Particolare attenzione è riservata allo sviluppo del mercato, quindi alle nuove opportunità di business, ma anche alle innovazioni in campo medicale e tecnologico, argomenti anch'essi importanti per la crescita professionale del punto vendita specializzato.

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1959.Essilor inventa lalente progressiva.

2012.Essilor la reinventa.

Il futuro delle lenti progressive oggi è tutto nelle nuove e rivoluzionarie Varilux® S series: tutto il resto è passato.

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Mensile dedicato al mondo degli occhiali,della vista, della visione e della percezione visiva

Ottobre 2012 numero 9www.b2eyes.com

In copertina: EssilorDirettore Responsabile

Angelo MagriRedazione

B2VisionVia Ripamonti 44 - 20141 Milano

Tel. 02 36638601 - Fax 02 36638600Francesca Tirozzi

[email protected] generale

Luciano Cristianocel. 334 6970786

[email protected]à

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B2VisionVia Ripamonti 44 - 20141 Milano

Tel. 02 36638601 - Fax 02 36638600Art Direction

MeloriaStampa

Mediagraf S.p.a.Viale della Navigazione Interna, 89

35027 Noventa Padovana (PD)

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N92012 SOMMARIO

Registrazione presso il Tribunale di Milano

N. 293/2009 in data 17 giugno 2009

Registrazione R. O. C.: 18653€ 1,80 - Copia omaggio

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Il futuro delle lenti progressive oggi è tutto nelle nuove e rivoluzionarie Varilux® S series: tutto il resto è passato.

www.varilux.itEss

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B2TRADEEditoriale L’autunno caldo dell’ottica 3Il punto Ma passerà 'a nuttata? 5Strategie e mercato Marche e marketing 6Marketing e gestione Convivere e sopravvivere alla crisi 10Attualità Il Progetto Andasibè vede… la luce 14Amarcord Quel germe dell’optometria, nato mezzo secolo fa in Europa 18

B2STYLEModa Occhiali, la moda viaggia intorno al mondo 28

B2EXPERTConsulente Aprire una sede all’estero: le opportunità per i negozi 32Meditazioni Made con etica 34Formazione L’ampliamento optometrico delle competenze dell’ottico? Parte dall’integrazione visuo-posturale 38Lab Il bilanciamento binoculare 40

B2TECH Speciale Una app per amico 47

B2JOB Vetrina Offro/cerco 62

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Sono un ottico. Porto avanti il mio centro da anni, ma penso al futuro, a come nella mia professione

stiano diventando sempre più importanti gli aspetti imprenditoriali: marketing, comunicazione, acquisti e offerte commerciali.Per questo sono entrato in un grande gruppo, dove poter accedere a servizi di alto livellosenza fare il passo più lungo e senza correre il rischio di essere assorbito da una catena, sapendo di restare fedele a me stesso e nello stesso tempodiventare più

GRANDE.Numero Verde 800 53 63 03 • www.visionottica.it • [email protected]

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EDITORIALE

L’AUTUNNO CALDO DELL’OTTICA

er molti, ormai, Silmo non è più quello di una volta: meno espositori, fiera più lontana

dal centro, maggiori disagi logistici. Ma, sempre per molti, rimane un appuntamento importante per vedere le novità delle aziende. Oltre che, come in tutti i saloni di settore, per incontrare persone, scambiarsi idee, cercare notizie o trovarne confer-ma.All’ultima edizione della rassegna parigina le que-stioni italiane l’hanno fatta da padrone. Proprio lì sono circolate le prime voci sull’operazione che ha portato il fondo Pai Partners a rilevare la maggio-ranza delle azioni di Marcolin. Sempre lì si cerca-va di fare chiarezza sulle trattative in corso per la ricerca del nuovo partner di Salmoiraghi & Viganò. Ancora lì prendeva corpo l’ipotesi di un prossimo cambiamento di proprietà per Alain Mikli. Al di là della gara, in puro stile “machista”, a chi preten-de sempre di saperne di più, va sottolineata sia l’importanza di un importante momento di confron-to come quello di Parigi sia, soprattutto, la fertilità contingente che riguarda la filiera.Oltre a queste tre grosse operazioni, i cui dettagli andranno a delinearsi mentre siamo in stampa e, verosimilmente, anche nelle settimane successive, l’ottica nazionale, da fine settembre in poi, ha pro-

posto ulteriori occasioni di fermento. Ad Altamura si è svolto un evento insolito che, seppur di nicchia, per modalità e collocazione geografica, ha provato a “rompere gli schemi”: questo, almeno, era quan-to auspicato dagli organizzatori e condiviso dagli agenti italiani dei brand in mostra, che, sempre a Silmo, hanno poi commentato e analizzato pro e contro dell’iniziativa. Nella prima metà di ottobre, inoltre, sono stati organizzati ben tre appuntamenti scientifici di ampio respiro: il congresso della SOptI a Roma e gli altri due ancora in Puglia, a Bisceglie e a Monopoli, sotto l’egida di Federottica. Senza di-menticare il tradizionale meeting della Low Vision Academy, che a fine settembre ha portato nella Capitale 350 professionisti, tra oftalmologi, ortottisti e ottici optometristi.L’autunno caldo, nella classica accezione socio-politica, solitamente inquie-ta; ma è il riflesso di una reazione, a volte dramma-tica, in opposizione a deci-sioni, scelte o congiunture negative. La stessa reazione, su piani diversi tra loro, ma stavolta positiva, che sembra prendere corpo oggi anche nell’ottica del nostro paese.

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Angelo Magri

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IL PUNTO

MA PASSERÀ 'A NUTTATA?

uando il pericolo dell’aumento dell’Iva sembrava scongiu-rato, è arrivata la notizia della conferma che a luglio del prossimo anno aumenteranno di un punto sia quella al 21 sia quella al 10. Secondo più fonti l’aggravio della pressio-ne fiscale sui beni di consumo e il conseguente aumento

dei prezzi comporterà una riduzione dei consumi tra 5 e 7 miliardi di euro. A com-pensazione di questo ulteriore incremento della pressione fiscale è stata varata la soppressione dell’Irpef sulle due prime aliquote, che produrrà un beneficio insi-gnificante per chi ne usufruirà, comunque azzerato dall’aumento dell’Iva e dalla riduzione delle detrazioni d'imposta e delle deduzioni d'imponibile, e nessun miglioramento della domanda di beni e servizi.Alle notizie che riguardano l’economia e le decisioni politiche che la investono si accompagnano reazioni di pancia immediate, sempre negative sulla tendenza dei consumi, ma, superata questa fase, ci si dovrebbe chiedere cosa si può fare per contrastare la progressiva involuzione del proprio reddito in una situazione di crisi di cui non si riesce a intravedere la conclusione, se questa mai ci sarà. La sensazione è che gran parte del paese e dell’ottica subiscano passivamente questa situazione e si limitino a guardare cosa accade. Azioni di rilancio sono possibili e sono attuate anche da aziende di grandi dimensioni e con grandi problemi: a tal proposito si potrebbero citare il caso del gruppo Fiat-Chrysler che, finalmente per loro, persegue strategie da multinazionale e quello, più pertinente di Carrefour che, da padre padrone dell’ipermercato a livello globale, in Europa si sta riconvertendo alla nuova prossimità (a Milano ha lanciato il primo store aperto 24 ore).Nell’ottica, mentre si registrano le difficoltà della più grande catena di distribuzione – di cui nessuno ha ragio-ne di compiacersi - e il declino delle vendite dei prodotti di marca, di cui si parla in altra parte di questo nume-ro, fatica a decollare anche un’iniziativa come quella della Commissione Difesa Vista, rispetto alla quale non si riesce a capire quali obiezioni possano essere fatte e, viceversa, si seguita a parlare di professione come salvaguardia di tutti i mali. Sfortunatamente non è così e prima o poi bisognerà tornare a fare sul serio.

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Danilo Fatelli

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ella patria del pane di semola di grano

duro, Altamura, in settembre, all ’Anteprima Concept Store si è tenuto, sotto l ’egida di Assopto Bari, un incontro promosso da un gruppo di ottici baresi nel cui corso venti aziende hanno pre-sentato collezioni di occhiali che sono state definite di nicchia e di design. Questa iniziativa è venu-ta a confermare il ruolo di rilievo che la Puglia ha da sempre nella filiera ottica e la vivacità dei suoi imprenditori. Qualcuno ha attribu-ito a questo evento il significato di una prima svolta nel mercato delle montature all ’ insegna del no logo e del “piccolo è bello” e di un mo-mento di rinnovamento dell ’ottica di cui, in questi passaggi d’epoca perigliosi, avrebbe certamente bisogno. Non ho avuto modo di verificare di persona se queste fossero le vere intenzioni di chi ha voluto e organizzato l ’ incontro e, quindi, non entro nello specifico,

ma l ’occasione è propizia per fare alcune precisazioni filologiche e di strategia di mercato sul valore e il ruolo della marca nello sviluppo dei mercati, intesi come luogo d'in-contro fra l ’espressione dei bisogni dei consumatori e la proposta di soluzioni materiali e immateriali in grado di soddisfarli.

Il marketing della marcaAl marketing, più come sostanti-

vo che come materia di studio e strumento strategico, si fa ricorso anche in temi che gli sono total-mente estranei. Ad esempio mi è capitato di sentir parlare di marketing del no profit e sovente si fa ricorso alla sua terminolo-gia, senza una precisa relazione semantica fra i vocaboli usati e il loro contenuto. Poiché si dà il caso che il fine ultimo del marketing sia proprio quello di creare valore

STRATEGIE E MERCATO

MARCHE E MARKETING

Nell’ottica le grandi marche hanno da sempre trainato il mercato, ma la contrazione dei consumi impone un riposizionamento da cui usciranno vincenti quelle che coniugano

prezzo con qualità

Ndi Danilo Fatelli

I pionieri dell’occhialeria italiana capirono per primi come il connubio fra l’occhiale e le grandi griffe della moda avrebbe conferito quel valore aggiunto che il prodotto intrinsecamente non aveva, anche se realizzato con materiali pregiati. E trasformarono un bisogno primario, cioè vedere meglio, in un’occasione di promozione e gratificazione personale

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e che il valore sia il presupposto della marca, l ’ incontro pugliese, nel quale per l ’appunto si è parlato di marche, nicchia e assortimenti, si presta ad alcune valutazioni di carattere generale.Prima di tutto vale la pena di ricordare che sotto la definizione generica di “marca” sono compresi fenomeni e capitoli molti diversi, dal trademark al marchio di linea o di modello, alla griffe e via dicen-do, ricordando che per vocazione le vere marche, quelle che fanno generare richie-ste spontanee del consumatore, o sono leader o follower nel seg-mento di mercato in cui sono pre-senti, o aspiranti tali.Marca e mercato dei beni di largo consumo sono un binomio inscin-dibile in cui le marche hanno sempre avuto una vocazione ecumenica e globale, prima che questo termine entrasse nell ’uso corrente e, di conseguen-za, alla marca è estraneo il con-cetto di nicchia, semmai è consono quello di alto di gamma, e il suo posizionamento non è vincolato al lusso. Marche e marchi, come Coca Cola, Mc Donald’s, Mercedes, Hermés o Nutella, hanno posiziona-menti diversi, ma sono tutte marche diffuse a livello mondiale di cui tutte le filiere di prodotto si av-

vantaggiano e sono il motore dello sviluppo.

Come orientarsi fra marche e prodotti altriNon è l ’originalità, la qualità o il livello d'innovazione di un prodotto che ne fa una marca e la porta al successo, ma una strategia – in cui sono fondamentali comunicazione

e distribuzione - mirata a crea-re valore e fiducia (la cosiddetta brand equity) percepiti dal consu-matore come differenziali, rispetto agli altri prodotti. Nella seconda metà del secolo scorso la distribuzione moderna ha utilizzato il suo crescente peso nel-le scelte dei consumatori per tra-sformare le sue insegne in marche di prodotto (le cosiddette marche private o marche del distributore), fino a creare punti di vendita mo-nomarca con la sua marca, dalla

storica Mark and Spencer’s a Ikea o Zara, ma il ruolo della marca – di prodotto o di punto di vendita - e il suo valore propulsivo per i consu-mi e le vendite non sono cambiati. I prodotti di marca sono il punto di riferimento delle scale prezzo e dei posizionamenti di tutti gli altri prodotti e marche, incluse quelle di nicchia o artigianali, più difficil-

mente di quelle di design. La distribuzione ottica specializ-zata, soprattutto quella italiana, fatta di moltis-sime imprese commerciali a ca-rattere fortemente familiare, deve molto, se non tut-to, alle cosiddette marche. I grandi padri fondatori dell ’occhialeria italiana capirono per primi come il connubio fra il prodotto occhia-le e le grandi griffe della moda

avrebbe conferito ai loro occhiali quel valore aggiunto che il prodotto intrinsecamente non aveva - anche se realizzato con materiali pregia-ti - e riuscirono a trasformare un bisogno primario, vedere meglio, in un’occasione di promozione e grati-ficazione personale.La contrazione dei consumi e il cambiamento dello stile di vita introdotto dalle nuove generazio-ni hanno cambiato il rapporto fra consumatori e valori identificativi della marca. Le generazioni “no

STRATEGIE E MERCATO

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STRATEGIE E MERCATO

frills” hanno ridimensionato il ruolo dei prodotti di sola immagine, come molte griffe nelle quali creatività e qualità del prodotto in quanto tale non si coniugano, e premiato i prodotti /marca con un alto rap-porto prezzo/qualità a sfavore dei prezzi di quelli alti di gamma. In termini diversi si può dire che Il ridimensionamento delle vendite dei prodotti ad alto prezzo non ha colpito le vere marche, cioè quel-le leader di tipo e segmento, ma i posizionamenti esosi e i prodotti stravaganti.Il problema centrale per chi ha la responsabilità di decidere la formazione dei listini di vendita di un prodotto o l ’assortimento di un punto di vendita è quello di come barcamenarsi fra marche leader e le altre tipologie di marche, alla ricerca del miglior posizionamento rispetto alla concorrenza e all ’offer-ta del mercato in cui si opera. Eser-cizio che coniuga visione strategica e abilità commerciale, in cui non aiutano gli slogan di marketing, ma una cultura e un’esperienza speci-fica, l ’acquisizione d’informazioni quantitative sugli andamenti di mercato e la loro corretta interpre-tazione.

«Trademark, marchio di linea o di modello, griffe: sotto la definizione

generica di “marca” sono compresi fenomeni e capitoli molti diversi.

Ma per vocazione le vere marche, quelle che fanno generare richieste spontanee

del consumatore, o sono leader o follower nel segmento di mercato

in cui sono presenti, o aspiranti tali»

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MARKETING E GESTIONE

utte le attività economiche sono acco-munate da

un’esigenza: quella di “contare”. Contare o, come si diceva un tempo, far di conto di tutto ciò che in un’impresa si produce, si vende, quanto costa, a quanto ammontano i guadagni e così per tutti gli aspetti che nel suo ambito hanno rilevanza eco-nomica. L’esigenza di contare viene soddisfatta da una serie

di rilievi, registrazioni e pro-cessi contabili che hanno il loro momento di sintesi obbligatoria nel bilancio annuale. Un po’ per tutte le imprese adempiere all’obbligo di fare il bilancio è vissuto come una seccatura e con molta preoccupazione, com-prensibile, tenuto conto che fare il bilancio significa anche fare i conti con il fisco. Nella vita delle imprese il bilancio svolge, però, altre funzioni la cui complessità e utilità variano molto in funzio-ne della tipologia, della dimen-

sione di chi lo redige, ma anche delle condizioni in cui l’impresa si trova e vanno oltre la preoccu-pazione di fare i conti con il fisco. Sulle norme di compilazione del bilancio ai fini fiscali o di diritto civile tralasciamo di interveni-re, anche se fondamentali per le imprese, non rientrando fra le materie della gestione e del marketing che sono il pane e la materia di questa rubrica, ma in quelle di competenza dei com-mercialisti e dei fiscalisti. Riman-diamo, quindi, a rubriche che si occupano di questioni contabili la descrizione dei diversi obbli-ghi di bilancio che hanno tutte le diverse forme di impresa; quello che qui ci interessa, invece, è fare alcune valutazioni sulle informazioni che debbono essere assemblate per la sua redazione, la lettura che se ne può dare e i riflessi che possono avere sulla gestione.

Fare i conti con se stessiIl bilancio, in quanto specchio delle virtù dell’imprenditore, può non coincidere con quello che la legge richiede, ma coincide sem-pre, almeno, con la forma ridotta imposta anche alle imprese più piccole che consiste nella compi-lazione del solo conto economico.

Tdi Ario Terzi

IL BILANCIO, UNA SECCATURA RICORRENTE

Redigere il bilancio, al di là della sua funzione legale e fiscale, costituisce un momento di riflessione su quanto accaduto

e quanto potrà accadere nelle imprese

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MARKETING E GESTIONE

Sull’importanza ai fini gestiona-li del conto economico e sulle sue modalità di compilazione e lettura abbiamo pubblicato nel numero di marzo 2012 di questo magazine un articolo che, come sempre in questa rubrica, viene poi sviluppato in un corso dispo-nibile nella sezione B2Learn del sito b2eyes.com.Il bilancio, però, è cosa più com-pleta e complessa del conto eco-nomico, perché oltre a rendicon-tare il risultato economico delle attività esercitate - rilevando e contabilizzando costi e ricavi - tiene conto del patrimonio di cui l’impresa dispone e di tutte le implicazioni economiche e fiscali che ne derivano. La raccolta di dati e di documenti che la redazione del bilancio comporta sono la base, ad esempio, per la valutazione del valore dell’im-presa, qualora s’intenda vender-la o s’intenda acquistarne una, o per ottenere prestiti bancari o finanziamenti, ma soprattutto nella sua versione completa e veritiera serve per capire quan-ta ricchezza (o valore aggiunto) produce e a quali condizioni. Il tracciato che il codice civile impone rappresenta, di fatto, un eccellente check list per “spun-tare” e spulciare tutto quello che

in un’impresa rappresenta un valore.

Immobilizzazioni e rimanenzeCome’è noto due delle poste principali del bilancio sono rappresentate dalle immobiliz-zazioni (materiali e immateriali) e dalle rimanenze, che risultano fondamentali per valutare la consistenza reale di un’impresa. Ad esempio, se in bilancio sono riportate le giacenze di monta-ture al loro valore di acquisto, il risultato dell’esercizio ha un significato minato dalla possi-bilità reale di ricavare il valore iniziale da modelli acquistati

l’anno precedente e che hanno registrato difficoltà di vendi-ta; se, viceversa, le rimanenze sono state svalutate per poterle collocare a prezzi scontati, la credibilità del risultato netto è superiore. Ragionamenti ana-loghi si possono fare sui tempi e sulle modalità di ammorta-mento dei beni strumentali (la mola o un autorefrattometro o un computer) a seconda che siano calcolati sui tempi reali di ripristino o su quelli previsti dalla legge; oppure cosa diversa è se la proprietà immobiliare del punto vendita è dell’imprendito-re o no e risultati diversi possono derivare dal calcolo del fitto

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MARKETING E GESTIONE

figurativo che alternativamen-te può premiare l’impresa o la proprietà immobiliare. Tutto ciò ha un senso se le registrazioni contabili sono fedeli e tempestive e questo l’imprenditore lo deve alla propria impresa e a quello che rappresenta anche sul piano sociale. L’impresa non è un pesce rosso che vive nella sua boule di cristallo in cui qualcuno cambia l’acqua e getta il mangime, ma un pesce che nuota in un mare tempestoso insieme ai piraña concorrenti, trascinato da onde di cui deve cercare di capire la direzione. Al di là della meta-fora il bilancio, dati reali alla mano, è il momento per com-piere una riflessione su ciò che dovrà essere fatto nel futuro prossimo in termini di attività commerciali, di esperienze pro-fessionali (investo in formazione per competere meglio o quello che so mi basta?), di sviluppo e quant’altro. Il tutto filtrato attra-verso quanto accade nel mondo che circonda il centro ottico: cosa accadrà ai consumi se l’Iva verrà aumentata? Come si

potranno regolare i contratti di lavoro in regime “Fornero"? Le vendite in numero di occhiali o in valore procedono all’unisono o seguono andamenti diversi?Il continuo profilarsi di proble-mi, piccoli e grandi, lascia nella routine della vita delle imprese poco spazio alle riflessioni sulle prospettive di medio e lungo ter-mine. Il bilancio, imponendo di

passare al setaccio tutta l’impre-sa, è la condizione per esami-narla nella sua unitarietà, ma anche nella sua dinamica nel tempo attraverso la lettura dei valori fondamentali, per trarne il convincimento se modificare i comportamenti e i parametri fondamentali della gestione o continuare a fare ciò che si è sempre fatto.

«La raccolta di dati e documenti che la redazione del bilancio comporta sono

la base per la valutazione del valore dell’impresa, qualora s’intenda venderla

o s’intenda acquistarne una, o per ottenere prestiti bancari

o finanziamenti; ma soprattutto, nella sua versione completa e veritiera,

serve per capire quanta ricchezza produce e a quali condizioni»

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ATTUALITÀ

Si è conclusa a fine agosto la prima missione organizzata da Vision+ Onlus, con il sostegno di Vision Group, per l’iniziativa di volontariato professionale in Madagascar

al 3 agosto al 20 agosto un team composto da un medico oculista e due ottici Vision Group è stato impegnato in una missione di volontariato professionale nel villaggio di Andasibè, all’interno del

Centro Sanitario in fase di costruzione da Change Onlus, partner del progetto. Emilio Corbetta, oftal-mologo di lunga data e con diverse esperienze di volontariato medico, insieme a Carlo Data e Gian-

ni Pampaloni, che da anni frequentano il nord del Madagascar come ottici volontari e che, vista la loro pluriennale esperienza con la popolazione malga-scia, si sono impegnati ad aiutare Vision+ Onlus a comprendere ciò che mancava dal punto di vista strutturale e come avviare al meglio le attività, ave-vano tre obiettivi principali: avviare l’allestimento del gabinetto oftalmico e del laboratorio di ottica, segna-lare eventuali mancanze in termini di attrezzature e accessori, effettuare un primo screening della popola-zione che fino a oggi non ha avuto accesso a questo

Ddi Angelo Magri

IL PROGETTO ANDASIBÈ VEDE… LA LUCE

Il Centro Sanitario in fase di costruzione da Change Onlus, all’interno del quale si trova il villaggio di Andasibè

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Il punto in cui si trova Andasibé, sede del progetto di Vision+ Onlus, di cui

Vision Group è partner organizzativo, nell’isola del Madagascar

tipo di servizio sanitario. Il viaggio è stato condiviso con altri medici che fanno capo a Change Onlus, un dentista e un ecografista, che si sono recati ad Andasibè per svolgere un servizio di volontaria-to all’interno degli ambulatori già completati da alcuni anni all’in-terno del Dispensario adiacente al Centro Sanitario Saint-Paul.Data e Pampaloni si sono pre-occupati di effettuare uno scree-ning massivo della popolazione, valutando i vizi di refrazione e consegnando gli occhiali premon-tati portati direttamente dall’Italia quando necessario. I casi più gravi o per i quali si riscontrava-no altre problematiche venivano rimandati alla visita oculistica completa, eseguita direttamente da Corbetta, il quale in questo modo ha potuto anche avviare un primo studio epidemiologico della popolazione così da capire quali sono le patologie più importanti e su cosa concentrare gli sforzi. Gli ottici hanno visto 1.249 perso-ne, mentre il medico oculista ha effettuato 173 visite oculistiche,

individuando 249 patologie di cui 95 necessitavano un intervento chirurgico, 60 un intervento am-bulatoriale (somministrazione di colliri antibiotici o altre medicinali portati anche questi dall’Italia), 21 invece non trattabili a causa dello stato di avanzamento della patologia (ad esempio, glaucoma o tumori in stadi avanzati). Nella scelta delle persone da affianca-re in particolare agli ottici sono state richieste persone giovani ed eventualmente interessate ad apprendere il mestiere di tecnico di laboratorio, così da poter avvia-re con le prossime missioni una prima azione di formazione volta a rendere autonome le persone del luogo nella produzione o ripara-zione degli occhiali.«I risultati di questa prima mis-sione sono stati sicuramente soddisfacenti: la popolazione ha apprezzato la nostra attività e le problematiche riscontrate unite alla quasi totale assenza di servizi di questo tipo ci indicano che la strada intrapresa e il progetto sono sicuramente sensati e ben

calibrati rispetto alle necessità del territorio coinvolto – affermano a Vision + Onlus - Ovviamente si sono segnalate anche alcune criticità: alcune delle attrezzature presenti in loco o arrivate dall’Ita-lia non risultano adeguate, perché sono o troppo nuove e quindi tec-nologicamente avanzate per il tipo di utilizzo oppure troppo vecchie quindi non utilizzabile; inoltre le attrezzature non sono complete, mentre la sala operatoria che l’as-sociazione partner sta allestendo risulta assolutamente necessaria per poter completare le attività».Quali saranno i prossimi passi? «È prevista l’organizzazione di una missione per la seconda metà di novembre per continuare gli screening massivi e le visite oculi-stiche complete: sono state molte, infatti, le persone che, a causa della mancanza di tempo, non è stato possibile visitare durante il primo viaggio – spiegano a Vision + Onlus – Occorre far pervenire 50 paia di occhiali ad alcune persone visitate che necessitano di corre-zioni particolari e proseguire con l’allestimento e la messa a punto dell’ambulatorio e del laboratorio, portando le piccole attrezzature e le minuterie necessarie e organiz-zando gli spazi nei locali messi a disposizione».«Vogliamo arrivare a creare una struttura autonoma, dove il personale del luogo possa essere in grado di realizzare un occhiale completo – dice Carlo Redaelli, re-sponsabile del Progetto Andasibè per Vision Group – Per ottenere tali risultati, vanno prima indi-viduate le persone idonee e poi formate in loco. Vision Group darà un sostegno per la scelta degli otti-ci optometristi che a turno, di volta in volta, scenderanno in Mada-gascar, per dare il loro contributo agli screening visivi».

ATTUALITÀ

Una delle 1.249 analisi visive effettuate in agosto dagli ottici che si sono recati nella località del Madagascar

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Il punto in cui si trova Andasibé, sede del progetto di Vision+ Onlus, di cui

Vision Group è partner organizzativo, nell’isola del Madagascar

ATTUALITÀ

…Al mio finestrino si affacciano i volti di tre bimbi, che mi mostrano i loro cestini con dentro oggetti scavati nella lava. Non mi parlano. Conoscono solo il loro dialetto, non il francese e tanto meno l’inglese. Mi guardano muti e imploranti con il loro grandi occhi. I soldi non serviranno ad altro se non all’acquisto di qualche frutto o verdura sulle magre bancarelle del polveroso mercato circondante la carreggiabile. Ma non ho soldi per le mani e nemmeno una caramella da dare, ma che pure avevo acquistato per loro prima di partire. Il controllo del peso dei bagagli delle compagnie aeree è diventato ferreo ed ho dovuto dare la precedenza ai medicinali e agli strumenti medici.Prima di partire ero pieno di dubbi su questo viaggio, ma davanti a quelle realtà, a quegli occhi imploranti in volti paffutelli non per eccesso d’alimentazione, ma a causa di edemi insani tutto è caduto. Vale la pena venire qua, possibilmente evitando la frequentazione delle vie ufficiali del turismo, cercando di immergersi nella loro realtà. Vedere la loro sofferenza, la loro dignità offesa da un’ignoranza imposta dall’alto (anche da noi stanno cercando di farlo), la loro conseguente incapacità d’organizzarsi adeguatamente, palpare la loro speranza di una vita migliorabile, ma anche la disperazione che può portare a ribellioni sanguinose: qualche mese fa ci sono state una ventina di morti violente, con raffiche di kalashnikov e rombo di autoblindo.Ma non se n’è saputo nulla in Italia. Tanti sono i motivi di venire a essere loro “ospiti”, non loro padroni, non loro dirigenti, ma umilmente lavorare con loro e per loro, rispettando la proprietà loro delle loro terre, cosa che nuovi “colonizzatori” non stanno facendo nella ricca terra dei poveri africani di analoghe latitudini.

…Con atteggiamento umile e rispettoso dice «Ieri sera ero venuta per far vedere i miei occhi che bruciavano. Mi danno fastidio ancora. Ma lascia perdere: guarda invece il mio bambino che ha la febbre e la pelle che diventa brutta». E mi porge quell'esserino bruciante con una manifestazione cutanea che faccio molta fatica a interpretare. Potrebbe esse morbillo, che per lui potrebbe evolvere in una fatale encefalite. Spero che sia stato vaccinato, ma è improbabile. Mi sembra più saggio farlo visitare dal pediatra locale, che fortunatamente quella mattina è nel dispensario accanto.«Ma io non ho i soldi», aggiunge lei con un soffio. Con l’aiuto di suor Elisabetta il problema viene risolto e il bimbo viene visitato dal collega malgascio che lavora nel dispensario accanto.

In effetti si rivolgeva a me perché era stata assicurata che non avrebbe pagato la visita. La frase «Non ho di che pagare …» ti esclude da ogni possibilità d’aiuto, anche se è necessario o indispensabile per la vita, ma non solo in Madagascar, è così in tutto il definito” terzo mondo”. In effetti quella bella giovane mamma, elegante nei suoi poveri stracci, è tutta la famiglia per i suoi bimbi, ma le vengono preclusi gli elementi necessari per allevare, educare, curare i frutti di un fecondo impulso d'amore.Qualcuno, o tanti, o tutti, hanno tradito e lei si ritrova sola.La natura ha progettato il cucciolo di uomo, il cucciolo di questa razza che appare la più crudele dell'universo, a una lentissima evoluzione verso la matura autonomia, per cui è più che evidente la necessità di protezione da parte di chi l'ha generato.La donna è coinvolta in questa problematica in modo evidente e molto profondo fin dai primissimi sviluppi dell'embrione, ma importantissima la presenza della generosità del padre, non solo di lui tuttavia … Tutti quelli che stanno attorno devono intervenire, devono aiutare. Tutto il clan dei parenti, e se non sufficiente, tutto il villaggio, e se questo non basta tutta la società deve sentirsi coinvolta.Discorso più che lampante, elementare, ovvio... Ma quanto dimenticato ai nostri giorni, quanto accantonato dai più fortunati, dai più forti, dai più ricchi, dai più dotati di intelligenza e quindi proprietari di potere, questo importantissimo elemento: la necessità di donare protezione e assistenza per le necessità essenziali alla vita.Terribile constatare l'universalità di un’umanità dagli occhi bendati, non solo in Madagascar, non solo nel terzo mondo.Ecco parte dei motivi di ammirazione per i colleghi che si stanno “sprecando” in queste stupende terre, per cui è stato facile farmi coinvolgere da loro.

FRAMMENTI DI MADAGASCAR Un disegno di Emilio Corbetta

di Emilio Corbetta

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n lampo di orgoglio e un’ombra di amarezza. «L’orgoglio di aver visto nu-

merosi colleghi che da meri venditori di pellicole si sono trasformati in abili professionisti della visione. L’amarezza

di aver anche visto molte persone che credevo uomini e amici veri trasfor-marsi in “quaquaraqua”». A 83 anni, dopo essersi ritirato da tempo a vita privata, ad Asti, Ugo Frescura ama ricordare, ma non dimentica. Calca poco oggi i “palcoscenici” della ribalta settoriale, ma non c’è un collega, neppure tra i giovanissimi, che non

lo abbia conosciuto o non ne abbia sentito parlare o, ancora, non abbia letto i libri di optometria da lui tradotti. Perché Frescura è stato, insieme a pochi colleghi lungimiranti e sognatori, uno dei pionieri dell’optometria nel nostro paese. Di più: uno dei creatori dell’optometria europea.«Il germe della SOE, la Società d’Op-

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Ugo Frescura narra la parabola della SOE, collante di migliaia di professionisti in tutto il continente e anche oltre i suoi confini

QUEL GERME DELL’OPTOMETRIA, NATO MEZZO SECOLO FA IN EUROPA

di Angelo Magri

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Primi anni ’70: Ugo Frescura nel suo centro ottico ad Asti, in corso Alfieri; nel riquadro, il logo della SOE

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tometria d’Europa, nasce con il Trattato di Roma del 1957, che istituì il MEC, il Mercato Europeo Comune - spiega Frescura – La maggior parte di noi al-lora aveva attività di cine, foto e ottica, erano pochi quelli specializzati esclusi-vamente nell’ottica: con il mercato co-mune cominciarono a circolare prodotti di cinematografia e di fotografia a costi ridotti, capaci di ampliare il business; ma anche persone, in particolare tede-schi e francesi, diplomati in ottica nelle scuole del loro paese. E poi dal sud al nord Italia prese il via la migrazione di chi avrebbe di lì a poco avviato nume-rosi negozi di ottica». Siamo a cavallo tra gli anni ’50 e ’60, il lavoro dei centri ottici si basa soprattutto sulla collabo-razione con gli oculisti e sul supporto dell’Inam, l’equivalente delle Asl odier-ne, che elargisce un piccolo contributo a chi deve fare o cambiare un paio di occhiali da vista, ma è ancora limitato il numero di punti vendita conven-zionati: da qui la battaglia dell’Acofis milanese per l’estensione di questi contributi. «Eravamo davvero in pochi ad aver studiato e, quindi, a conoscere la professione – racconta Frescura – Uno degli stimoli maggiori venne dalla

frequentazione dei corsi degli inglesi Flick e Freeman, che ci aprirono la mente sulle prospettive future. Nel frat-tempo era nato il Gomac, Groupement des opticiens du marché commun, al cui interno i vari gruppi nazionali delegavano un loro rappresentante. L’organismo, tuttavia, mostrava palesi limiti: si parlava soltanto francese, c’era molta confusione e la partecipazione risultava poco produttiva. Me ne accor-si in prima persona un giorno del 1962, quando presi parte per la prima volta a una riunione dell’organismo».L’Europa, tuttavia, comincia a pensare di uniformare le professioni, tra cui quella dell’ottico, per favorirne il libero scambio. Eppure le uniche leggi nazio-nali che regolamentano l’attività degli ottici sono quella italiana del 1928 e quella francese del 1944, che però vieta la misurazione oggettiva della vista. E quest’ultima direzione rischia di essere intrapresa anche nel nostro paese: è in circolazione, infatti, una proposta di legge che vorrebbe sottrarre l’esame della vista agli ottici in cambio dell’e-sclusiva nella vendita degli occhiali da sole. Si tratta, però, di una proposta del tutto irrealistica, perché la vendita è

già diffusa su un’ampia gamma di ca-nali. La notizia giunge a Jean Thiriart, belga, già fondatore di una scuola, la Cesoa, e di un’associazione di ottici, la Unoob, nel suo paese. Scrive 500 lettere a professionisti italiani per avvertirli del pericolo. «Una di queste lettere arrivò a Romeo Frescura, mio padre, che mi illustrò il problema – dice Ugo – Così, nel maggio del ’68, ci demmo appun-tamento all’Hotel Manin di Milano: erano presenti una cinquantina di ottici italiani, i rappresentanti del Gomac, il presidente inglese dell’International Optical League, l’associazione sindaca-le del Commonwealth, e naturalmente Thiriart, che voleva denunciare quanto stava accadendo in Italia. Purtroppo non gli fu permesso di prendere la pa-rola, perché la sua associazione belga non faceva parte del Gomac. Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso: Thiriart propose di dare vita a una nuo-va rappresentanza di ottici, dove non fossero però le associazioni nazionali a farla da padrone, ma i professionisti stessi, con la lingua e non la nazionali-tà come elemento di distinzione». Così, nel novembre del ’68, nasce la Società d’Optometria d’Europa, alla quale

Da sinistra: Jean Thiriart, Romeo Frescura (padre di Ugo) e Renato Fulcheri all’atto di fondazione della Società d'Optometria d'Europa: siamo nel novembre del 1968

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s’iscrivono una quarantina di ottici di tutta Europa: Thiriart ne diventa il pre-sidente, mentre Frescura è uno dei vi-cepresidenti e si deve occupare di con-tattare e coinvolgere gli optometristi del resto del mondo. «L’iniziativa fu accolta ovunque con grande interesse e curio-sità – commenta l’ottico optometrista astigiano – Ci risposero davvero in tan-ti: tra questi Harvey Rosenwasser, noto optometrista di Philadelphia, uomo ben introdotto, nonché abile diplomatico, che in seguito sarebbe diventato vice-presidente della SOE. Invitò Thiriart e me, con le rispettive consorti, a fare un viaggio negli Stati Uniti. Stabilimmo i primi contatti di collaborazione con la facoltà di Optometria della New York University e con quella di Houston, in Texas, e discutemmo dei problemi pro-fessionali con l’American Optometric

Association a St. Louis. Poi ci recammo a Philadelphia da Rosenwasser, che ci consigliò di dirigerci a Santa Monica per conoscere da vicino l’Optometric Extension Program, che aveva messo a punto un tipo di analisi visiva che consentiva un approccio più comporta-mentale ai problemi visivi. Lì parteci-

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Ugo Frescura nel 1974 con Henry W. Hofstetter (a sinistra), preside della facoltà di Optometria presso l’Indiana University, a Bloomington; sotto, uno dei corsi tenuti dal canadese Armand Bastien a Torino, nel 1975: al centro si riconosce Domenico Toffoli, allora presidente dell’Assopto locale

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pammo a una serie di gruppi di studio e ci diedero l'opportunità di tradurre e poi riprendere liberamente i loro testi». Il tour nordamericano dei vertici della neonata SOE non è, comunque, ancora finito. «Ci recammo quindi all’Univer-sità di Montreal, dove una decina di docenti canadesi accettarono di scrive-re un testo in esclusiva per noi, ognuno per una materia diversa. È lì, di fatto, che prese corpo quello che poi sarebbe stato conosciuto nel nostro continente come il corso di Montreal: redatto in lingua francese, era di circa 10 mila pagine suddivise in 10 sezioni, che la SOE tradusse in italiano, spagnolo, portoghese e tedesco, per inviarlo ai propri associati - ricorda Frescura – Non dev’essere sottovalutato, inoltre, il grande lavoro di traduzione in almeno cinque lingue, se non a volte sei o sette, che l’associazione svolgeva su tutti i testi. Lo stesso vale per il lavoro di segreteria: l’optometria, infatti, nata in America, parlava e scriveva solo in inglese e tutto il materiale didattico era quindi disponibile esclusivamente in lingua inglese».Tornato in Europa Frescura, insieme ad alcuni colleghi italiani che con lui condividevano la crescente passione per la professione, dà vita a una serie di gruppi di studio, ripartiti in base alle città di provenienza, da cui prende-

ranno poi piede le prime scuole di optometria. «A Milano c’erano Adriano Busetti, Jeff Longoni, Franco Milani, Re-nato Pogliani, Gianni Rehak, Luciano Vettore ed io – spiega Frescura – a Tori-no, invece, Renato Fulcheri, Domenico Toffoli ed Emiliana Zuccaro, mentre a Genova Renzo Gualducci, Alberto Isolani e Armando Rattaro».Nella SOE, oltre alla questione pro-fessionale, si comincia ad affrontare anche quella politica. «Vettore e Rehak diedero un grosso contributo, il primo come teorico e il secondo dal punto di vista pragmatico, soprattutto utilizzan-do la rivista “Photon”, che veniva invia-ta sia agli iscritti della SOE sia a quelli potenziali, cioè a tutti gli ottici europei: in un anno gli iscritti all’associazione salirono così a 600 – racconta ancora

Frescura – Si decise di organizzare un congresso scientifico, una volta all’an-no, con relatori europei, ma anche americani e canadesi, e la traduzione simultanea in cinque lingue. Questi simposi furono organizzati in tutta Euro-pa: Madrid, Bruxelles, Ginevra, Venezia e Lisbona, ad esempio. E poi ci fu un incontro decisivo, quello con Armand Bastien, vero guru dell’optometria ca-nadese: veniva due o tre volte all’anno nel nostro continente per parlare non soltanto di questioni tecniche, ma an-che dell’evoluzione della professione, tanto che nel 2002, al Congresso di Ver-sailles, fu nominato presidente onorario della nostra associazione».La Società d’Optometria d’Europa, dunque, sembra viaggiare con il vento in poppa, dopo più di un decennio

Ugo Frescura interviene al congresso di Washington, nel 1994, il secondo organizzato dall’Intercontinental Federation of Behaviour Optometry dopo quello d’esordio a Montecarlo, nel ‘90

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all’insegna dello sviluppo e della notorietà. Ma all’alba degli anni ’80 le cose stanno per cambiare. «Nell’82 Thiriart decise di rinunciare alla presidenza – dice Frescura – Il nuovo Consiglio Direttivo si av-valse delle competenze di Rehak come tesoriere, ma alla sua guida fu messo Josè Castivia, un basco di San Sebastian, elegante, soave nei modi e nell’eloquio, addirittura con un passato di calciatore nel Real Madrid: purtroppo, però, con la sua presidenza, nel giro di appena un semestre le iscrizioni crollarono, a causa soprattutto dell’eccessiva de-lega concessa dal nuovo presidente ai poteri periferici, in netto contrasto con lo spirito europeista che ave-va condotto alla fondazione della SOE. Inoltre il segretario generale risiedeva e conduceva l’ufficio di

segreteria in una città dell’estremo nord della Germania. Tutto questo rendeva molto difficoltoso il lavoro e il contatto tra gli iscritti. Nacquero così i primi problemi, che si eviden-ziarono al congresso di Roma nell’83 e si accentuarono in quelli di Vienna e di Gerusalemme nei due anni successivi, quando si toccò davve-ro il fondo». Allora Ugo Frescura decide d’intervenire prima che sia troppo tardi: da vicepresidente della SOE chiede le dimissioni di Castivia e viene eletto alla testa dell’asso-ciazione nel novembre ’86, comple-tando il Comitato Esecutivo con la collega Betty Antoine, multilingue di Bruxelles quale segretario generale, e Piergiorgio Drei di Faenza quale tesoriere. La segreteria fu riportata a Bruxelles, con la possibilità di dia-logare in sette lingue con gli iscritti,

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Da sinistra Frescura con Betty Antoine e Giorgio Drei, eletti rispettivamente presidente, segretario generale e tesoriere della SOE nel novembre del 1986; sotto, Bastien durante il congresso di Versailles del 2002, quando fu nominato presidente onorario dell’associazione

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Ugo Frescura oggi, nella sua casa di Asti, insieme a Jeff Longoni: i due ottici optometristi hanno condiviso lunghi tratti delle rispettive storie professionali e personali

e fu ridato impulso all’organo ufficiale dell’associazione, “Comunicazione SOE”. «Grazie all’attivismo organizzati-vo e allo spirito romagnolo che lo carat-terizzavano, Drei organizzò tre viaggi studio negli Usa, in cui alla parte di aggiornamento si univa anche quella turistica – sottolinea Frescura – Viaggi che erano l’occasione per visitare, in piccoli gruppi, i principali studi degli optometristi americani. L’altra grande idea di quel periodo fu la federazione tra SOE, Optometric Extension Program e il Collegio australiano di optometria comportamentale: nacque così l’Inter-continental Federation of Behavioural Optometry, che decise di realizzare un

congresso scientifico ogni quattro anni, il primo dei quali fu tenuto a Montecar-lo nel 1990».La nuova federazione intercontinentale organizzerà anche una serie di corsi di aggiornamenti per i suoi iscritti, oltre ad altri tre congressi: nel ’94 a Wa-shington, nel ’98 a Sydney e nel 2002 a Versailles. Che rimarrà, però, l’ultimo. «Qualcuno non aveva interesse che i professionisti della visione si organiz-zassero e si aggiornassero, per di più a livello internazionale – sostiene Ugo Frescura – Chi? In primis l’industria e, al suo interno, in particolare i grandi gruppi di lenti oftalmiche. Nel 2004 la-sciai la presidenza della SOE a Benoit

Lombaerts. E tutto il Comitato Esecutivo lasciò il posto a dei giovani colleghi».Ma è davvero “morta” la Società d’Op-tometria d’Europa? Cosa rimane oggi, in Italia ad esempio, di quella grande, unica ed entusiasmante esperienza, durata quasi quattro decenni, che organizzò ben 90 corsi di aggiornamen-to e capace di coinvolgere migliaia di professionisti in tutta Europa? «Quel germe nato oltre mezzo secolo fa è finalmente cresciuto, anche in maniera rigogliosa, e oggi è ben vivo nell’ele-vato livello professionale di molti ottici optometristi italiani e nella maggior parte degli attuali vertici di Federotti-ca», afferma Ugo Frescura.

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L’esperienza della creazione diventa a ogni stagione l’occasione d’incontro con una miriade di storie, di etnie, di culture e di tradizioni, che poi si materializzano in una moltitudine di proposte

OCCHIALI, LA MODA VIAGGIA INTORNO AL MONDO

Bon voyage

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a fantasia sembra proprio essere senza confini e, come tutti gli accessori, anche gli occhiali si rinnovano in un continuo balletto di colori, forme e volumi. Orien-tarsi fra le più svariate offerte di design e di prodotto non è

certamente facile. Mazzucchelli, tuttavia, ha identificato per la prossima stagione quattro macro tendenze, quali filoni principali dai quali si diramano numerose sotto-tendenze.

Oltre il nuovoUn concetto eccitante di continua ricerca innovativa, che

abbatte qualsiasi barriera per sperimentare con spirito libero e avventuroso nuove soluzioni estetiche e formali. • Bon voyage : lo spirito è quello della beat generation

degli anni ’50 e dei loro viaggi “on the road”. Vacan-za, liberà assoluta, divertimento, ma il moderno viag-giatore va oltre: non si accontenta più di incontrare mondi diversi, li vuole capire anche per capire meglio se stesso; così facendo ne assorbe in parte la cultura e privilegia prodotti non convenzionali.

• New paths : le tecnologie consentono di esplorare strade ritenute sinora non percorribili. La curiosità per l ’incognito e lo sconosciuto diventa motore pro-pulsore per la ricerca di nuovi materiali e la creazio-ne di oggetti che vengono “dal futuro”.

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Heritage Heroes

Future Nature

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Passione vintageLa ricerca è negli archivi della moda per recuperare temi, st i l i e dettagli. Non si tratta però solo di mixare i vari elementi, ma soprat-tutto di usarli come riferimento al passato e attualizzarli in chiave moderna. In alcuni casi si crea una vera e propria ibridazione fra st i l i anche opposti, che si fondono in modo inaspettato.• Patterns are everywhere : un

aspetto caratterizzante le prossi-me stagioni è quello “decorativo”. Innumerevoli i disegni geometrici giocati in un mix eclett ico e ironi-co, i broccati, gli jacquard d ’ ispi-razione barocca che rif lettono i l gusto del XIX secolo, ma interpre-tano un’estetica decisamente mo-

Regina Rossi colour research manager Mazzucchelli 1849

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derna, fondendosi con elementi sorprendenti quali l ’animal print o le r igature dai vari r itmi.

ForeverÈ lo sti le senza tempo e sempre attuale, che si r ifà alle grandi icone del passato: uno sti le cult che man-tiene inalterato il suo appeal e affa-scina anche le nuove generazioni.•Heritage Heroes : i l classico-tra-

dizionale ben noto e conosciuto è r iproposto in versione sempre più glamorous e con dettagli di gran classe.

EcologiaSempre più dif fusi sono la necessi-tà e l ’ impegno per i l r ispetto della natura e dell ’ambiente.

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Sauvage

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• Foresta e Botanica : la vegetazio-ne equatoriale, la natura osserva-ta da vicino, tante storie f loreali. I verdi tropicali si accostano ai toni decisi della terra, il tangerine in-fonde vitalità e il blu laguna offre un senso di freschezza.

• Sauvage : il mondo animale con-tinua a essere fonte d’ ispirazione. Pelli e pellicce di animali esotici, piume di uccelli, scaglie di rettili o di pesci, si allontanano dal loro look tradizionale per colorarsi di tinte innaturali

• Future Nature : la natura, rein-terpretata in una visione d’avan-guardia, è proiettata nel cosmo.

Luci ed effetti materici ricordano mondi alieni; elementi quali il legno, le pietre, i microorgani-smi hanno sorprendenti superfici rif lettenti e specchiate.

Anche gli occhiali accolgono tutti questi stimoli per esprimere una nuova creatività. Tanti e svariati i colori e le forme, anche se per la donna vengono riconfermati i model-li dalle forme morbide e sinuose, nei quali si riconoscono effetti preziosi e colori femminili, ma non zuccherosi. Largo quindi al rosa ibisco, al blu cosmico e al verde pavone, senza dimenticare i toni pastello molto

sofisticati come il visone, il bian-co orchidea e il rosa champagne. Forme ancora un po’ oversize per gli occhiali da sole in una palette di colori più scuri e decisi. Ancora molti effetti iridescenti e cangianti, paillettes, perle. L’uomo continua a privilegiare i grandi classici, ma apprezza le nuove tecnologie che permettono di ottenere occhiali dalle lavorazioni più innovative e dai det-tagli più sofisticati. Quindi, sempre avana e corni, ma con un alto conte-nuto di design. Grande importanza ha, invece, il colore negli occhiali di taglio sportivo, usati anche in versio-ne urbana.

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L’attuale crisi economica spinge sempre più spesso gli imprenditori a valutare l’avvio di un’attività fuori dai confini italiani. Anche l’ottica è alla ricerca di nuovi mercati

potenzialmente interessanti

'apertura di una sede all’estero, che da un lato permette di situarsi all’interno del mercato auspicato con il vantaggio di am-pliare la propria rete di contatti, dev’essere comunque un processo ragionato in cui vengano attentamente valutati i molteplici aspetti in grado di influenzare l’esito fina-le dell’operazione.

Si tratta, però, di un’operazione da mettere in atto tenendo conto di alcuni elementi importanti: primo fra tutti la necessi-tà di una conoscenza approfondita della legislazione locale in materia d'iniziativa d’impresa. La prima cosa da fare è, quindi, studiare attentamente il mercato di destinazione e individuare le possibilità offerte nel proprio settore di rife-rimento: ciò consentirà di conoscere importanti elementi di carattere macroeconomico, quali l’indice dei prezzi al consu-mo, l’appartenenza o meno all’Unione Europea e il livello di concorrenza presente nel mercato.

Il rischio paeseAltro fattore da tenere in considerazione è il cosiddetto rischio paese: questo può essere definito come il rischio d'insolvenza di operatori, pubblici e privati, legato all’area geografica di provenienza e indipendente dalla loro volontà. Quando si parla di “rischio sovrano”, ci si riferisce a quel particolare rischio che riguarda la capacità, o la volontà, del debitore sovrano di onorare i propri impegni di pagamento. Il riferi-mento non è solamente alla disponibilità effettiva di risorse, ma anche alla reputazione e alla presenza di precedenti ristrutturazioni del debito del governo medesimo. All’interno del rischio sovrano il “rischio economico” rappresenta più in dettaglio le decisioni economiche del paese in questione, in grado di influire sui tassi di crescita e sul maggiore o minore grado di apertura della propria economia verso l’esterno.A ciò si deve aggiungere l’analisi di quelli che possono esse-re considerati come costi di gestione relativi all’avvio dell’atti-vità: in particolare è necessario conoscere gli onorari relativi

ai vari professionisti coinvolti nell’intero processo d'insedia-mento nel nuovo mercato, nonché il regime fiscale adottato nei confronti sia delle società sia delle persone fisiche.

Più vicini grazie all’UeSicuramente aprire una nuova sede in paese dell’Unione Eu-ropea è molto più semplice dal punto di vista burocratico che in un altro extra-Ue. L’art. 43 del Trattato della Comunità Euro-pea stabilisce che qualsiasi impresa legalmente costituita in un paese comunitario può aprire una sede secondaria in un altro paese europeo (libertà di stabilimento). L’impresa dovrà rispettare i codici deontologici professionali, ottenere tutte le autorizzazioni necessarie, possedere tutti i requisiti previsti dalla legge e verificare i requisiti fiscali. In tutti i paesi dell'Ue le filiali dovranno, inoltre, iscriversi nel registro delle imprese e adempiere alle necessarie formalità in materia di imposte, Iva e previdenza sociale, nonché rendere pubbliche le infor-mazioni relative alla società cui fanno capo e alle attività. Le filiali dovranno seguire tutte le procedure prescritte per la costituzione di una società nel paese ospitante. I respon-sabili di uffici e agenzie di rappresentanza prima di operare hanno l’obbligo di ottenere un'autorizzazione, di iscriversi alla Camera di Commercio o ad altri organismi analoghi e di verificare quali siano i loro obblighi fiscali e previdenziali nel paese ospitante.

APRIRE UNA SEDE ALL’ESTERO: LE OPPORTUNITA’ PER I NEGOZI

CONSULENTE

Ldi Tobia ChiesurinConsulente aziendale

È scaduto il primo ottobre il termine per presentare in via telematica le dichiarazioni annuali, relative al 2011, dei modelli Unico 2012, Iva 2012 e Irap 2012. I contribuenti che non hanno inviato la dichiarazione, hanno 90 giorni di tempo per rimediare, con l'applicazione di mini-sanzioni. Le dichiarazioni, infatti, sono considerate valide se presentate entro 90 giorni dalla scadenza del termine, ferma restando l'applicazione delle sanzioni per il relativo ritardo.

ULTIME DAL FISCO

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È una parola spesso molto abusata oggi, utilizzata per legittimare molto, quando c’è molto poco. Noi vogliamo utilizzarla nel suo significato pieno e reale,

vogliamo ritrovarla nelle sue valenze più chiare e indicative, vogliamo darle il valore che le compete

n generale vorremmo dare significato al termi-ne “made con etica”, per rendere valutabile un “made in…” che ha perso completamente riferimen-

to. Quindi sono due i termini intorno ai quali gireremo, per ritrovare un centro di riferimento dal significato compiuto e misurabile, il concetto di “agire etico” e il concetto di “made in qualche parte”. Per quale motivo? È semplice: vorremmo definire un principio di qualità valido e affidabile per distinguere i prodotti.Riteniamo che oggi la definizione “made in un paese” non indichi più nulla d’in-teressante e soprattutto non qualifica più la qualità di lavorazioni, manifatture, tecnologie, lavoro. Fino a qualche tempo fa distinguere il paese di provenienza forniva determinate connotazioni al pro-dotto ed eravamo abituati a considerare secondo certi parametri impostati. Oggi questi valori si sono modificati e la pro-venienza non indica più la qualità delle lavorazioni. Inoltre avviene il fenomeno della presa in giro, quando le compo-nenti il prodotto sono fabbricate nelle più disparate (e spesso disperate) periferie

del mondo, spedite in una casa madre per essere assemblate. Ovvero nella casa madre sono solo combinate assieme le parti, lavorate ovunque, quindi il “made in…” a cosa può far riferimento? Oppure, mettiamoci d’accordo, per “made in…” intendiamo uno stile di vita, una carat-teristica del prodotto, una particolare espressione. La qualità ha un prezzo, per-ché la ricerca costa molto, la manodopera artigianale di buon livello diventa rara e la materia prima valida non è facile da reperire. La condizione peggiore è quella in cui viene fatta una ricerca superficiale e solo di profitto, si vuole produrre in quantità enormi a prezzi bassissimi, ri-sparmiando sulla materia, sul lavoro, sul prodotto stesso. Però il prodotto così otte-nuto sarà vestito con un nome ridondante, importante, glorioso. Questo prodotto sarà sempre etichettato col sigillo qualità del “made” in un paese importante europeo, ovviamente.Nella produzione di occhiali è un feno-meno diffuso, molto frequente, mi pare. La condizione intermedia è quella per la quale la casa madre fa ricerca sul design e sui materiali e decide di andare a cercare la produzione che costi meno,

magari con la volontà d’addestrare nuova manodopera, che non sia appesantita da-gli “eccessi” di sindacalismo del mondo occidentale. Questo nella “meno peggio-re” delle ipotesi, mentre nella peggiore di tutte le ipotesi, si preoccupa solo di trovare costi bassi del lavoro, senza cruc-ciarsi di come il lavoro delle persone sia sfruttato. Che dire? La ricerca sul prodotto sarà sì “made in” quel paese della casa madre, ma il lavoro è eseguito in altri lidi, il prodotto è realizzato ben altrove. E quindi, in questo caso?Esiste poi il caso del prodotto per il quale la casa madre fa ricerca, studia, prototi-pa, collabora con i migliori artigiani che portano tutto il bagaglio della loro espe-rienza, sperimenta innovazione tecnolo-gica, soluzioni di stile, crea un ambiente coeso e partecipe con il corpo produttivo, di cui sente il bisogno e al quale offre, pertanto, le migliori condizioni d’ambiente lavorativo. Sì, non ridete, esistono ancora aziende così, sono magari un po’ più nascoste perché preferiscono investire i pochi denari che circolano nelle “risorse umane” e nel benessere degli spazi del lavoro, piuttosto che nella pubblicità e nel marketing. Esistono e continuano

MADE CON ETICA

I

MEDITAZIONI

di Luisa RedaelliCommunication consultant

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MEDITAZIONI

con passione il proprio impegno. Ecco io vorrei che fosse riconosciuto questo valore di rispetto e di onestà. Vorrei che il “made in…” tornasse a essere un “made con etica”, per identificare i prodotti che escono da luoghi in cui certi parametri sono rispettati per davvero.Il nostro “made in Italy” ha un forte e importante valore in tutto il mondo, ma spesso è una scatola vuota, nulla, volgare. Una definizione di made in Italy? «È un sottile equilibrio tra qualità, eleganza estetica formale, ricerca funzionale, innovazione tecnologica, creatività; il tutto sotto il segno di una “cultura del progetto” particolarmente attenta al “saper vivere bene” dando importanza ai minimi detta-gli e agli irrinunciabili piccoli piaceri della quotidianità».1 Quanti prodotti famosi e di grande nome rispondono ancora a questi requisiti? Quanti prodotti, invece, possia-mo andare a cercare fra i produttori che ci credono ancora e lottano, con passione e con onestà, facendo squadra, pagando tutte le tasse in Italia, nel nostro paese? Ci sono, e io voglio impegnarmi affinché trovino voce, spazio e rispetto. Oggi si può produrre con standard tecnologici elevatissimi ovunque, anzi direi che il di-slivello con certi paesi è stato velocemente colmato e rischiamo, noi europei, lenti e presuntuosi, di esser superati alla grande. Noi europei, viziati dalla troppa cultura, proprio di ciò dobbiamo far patrimonio: la cultura raffinata e il gusto sensibile alle meraviglie e alle bellezze ci possono distinguere e salvare e questo possiamo continuare a esprimere.Della suggestione che può offrire il “made in Italy” abbiamo accennato, fantasia,

bellezza, maestria artigianale; il “made in France” sta per eleganza e lusso; il “made in Germany” suggestiona tecnologia e precisione. È ancora così? Forse sì nell’im-maginario collettivo, non più nei fatti. Oltretutto, in questo mondo così globaliz-zato e senza confini reali, dove le merci, le conoscenze, le persone stesse viaggiano con tanta facilità, che senso ha connotare con un paese, soprattutto sapendo ciò di cui sopra, ovvero, che spesso si tratta di un riferimento non veritiero? Quindi io propongo un criterio diverso, suggerisco di far riferimento a una serie di principi rilevabili, ovunque si trovino. Per me è

importante sapere che un prodotto è stato fatto da persone che lavorano in condizio-ni umane di rispetto e di benessere, dove i bambini pensano a giocare e sono liberi, in un ambiente senza inquinamento, con orari adeguati, con livelli di rumore controllati, dove donne e uomini hanno un’identità, non solo la loro dignità. Per me è importante che la materia utilizzata non produca danni all’ambiente naturale, non vi siano sprechi di risorse, vi sia il control-lo dei consumi e non vi siano tossicità. Per me è importante che la commercializza-zione e la distribuzione rispettino i patti e gli accordi, che le parti si parlino con

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MEDITAZIONI

Da "Amleto" di William Shakespeare

Discorso di Polonio a Laerte

“Non fare giungere alla lingua i pensieri che hai in testa, e bada di non mettere in atto quelli più squilibrati. Sii familiare con gli altri ma senza cadere nella volgarità. Gli amici di provata fiducia tienili attaccati alla tua anima con vincoli d'acciaio, ma non sciuparti la mano a furia di stringerla a ogni compagno implume che incontri. Evita le liti, ma se ti capita di esservi coinvolto, fa' in modo che sia il tuo avversario a preoccuparsi di te. Offri il tuo orecchio a tutti, ma a pochi la tua voce. Ascolta il parere degli altri ma il tuo non esprimerlo con troppa facilità.……..E soprattutto sii sincero con te stesso, e, come la notte segue il giorno, ne seguirà che non potrai essere falso con nessuno.

onore, con il senso dei “galantuomini”. Per me è importante che i prezzi siano equi, realmente adeguati ai costi, non gonfiati a dismisura dalle pubblicità, dai riferimenti effimeri, dai testimonial assurdi, dalle infinite filiere. Definiamo il termine “etica”, dai dizionari: «Ricerca di ciò che è bene per l'uomo… professionalità, coscienzio-sità, scrupolosità nel lavoro unite, spec. in alcune professioni, alla riservatezza»2; e anche «Complesso dei principi di comportamento pubblico e privato che un individuo o un gruppo di individui scelgono e seguono»3. Etica è anche un ramo della filosofia che studia i fonda-menti oggettivi e razionali che permettono di assegnare ai comportamenti umani uno "status deontologico" ovvero distin-guerli in buoni, giusti, o moralmente leciti, rispetto ai comportamenti ritenuti cattivi o moralmente inappropriati. L'etica può anche essere definita come la ricerca di uno o più criteri che consentano all'indivi-duo di gestire adeguatamente la propria libertà nel rispetto degli altri, ponendo una cornice di riferimento, dei canoni e dei confini entro cui la libertà umana si può estendere ed esprimere. Mi sembra che in queste definizioni siano compresi molti dei parametri cui vorrei aderire. Per essere più veri, sinceri, chiari.Circa un anno fa, sono stata a visitare una fabbrica in Cina, c’erano 15 mila operai, una grande fabbrica, una delle migliori. I lavoratori vivono in alti condomini all’in-terno del recinto della fabbrica, giocavano a palla canestro mentre attendevano la sirena del turno di lavoro, erano vestiti tutti con una camiciola a righe bianche e azzurre e i pantaloni blu, uomini e donne, senza distinzione. Sì la distinzione c’era, nelle scarpe, nelle mollettine a fiore nei capelli di qualche ragazza. Una sezione della fabbrica era controllata direttamente

da un europeo, per una sua produzio-ne di ottima qualità con costi più bassi; tecnologie, macchinari e tecnici europei, manodopera cinese, impiegava circa 300 persone. Una palazzina dedicata, con luce, spazio, rumori abbastanza contenuti, riciclo dell’aria e così via. Il resto della fabbrica era articolato con tanti edifici contenenti le diverse funzioni produttive, come un vero paese, lascio immaginare le dimensioni. Si circolava in auto, c’erano anche auto con il marchio di famose aziende italiane. Mi è sembrato un girone infernale e, dico sinceramente, mi sono sentita male. Per le persone. E si tratta di una fabbrica d’eccellenza, molti italiani e francesi producono lì. Mi hanno fatto visitare il meglio, eppure io non resiste-vo ai rumori, soffocavo alle esalazioni, scivolavo sui pavimenti liquidi. Nelle persone ho trovato sguardi assenti, non curiosi: cercavo d’incrociare i loro occhi per un sorriso, un saluto, un incontro. È stato rarissimo, non ho letto felicità. Ma forse è stato un guasto mio, magari ho letto male, magari è diversa la cultura, forse. Però mi ha molto colpita e penso che non voglio assecondare questo tipo di produzione; oppure voglio sapere con chiarezza, per poter scegliere. Cosa e come consumare: sarà pure un mio diritto, no? Mio padre era ingegnere e già negli anni Sessanta si batteva per progettare fabbriche dove l’uomo fosse rispettato nelle sue funzioni vitali, era attento all’aria che i lavoratori respiravano per l’integrità della salute, alla varietà delle funzioni che dovevano svolgere per non creare noia e ripetitività, agli ambienti gradevoli per il piacere della partecipazione al lavoro. È stato un precursore, spesso non capito, certo ha combattuto per questi principi e certamente me ne ha trasmessa la sen-sibilità. “Made con etica” è un valore di

distinzione, oggi importante. È stato detto che questo è un mondo in “coma etico” ed effettivamente le cronache quotidiane porgono mille esempi. Io mi impegno in questa mia missione, ci credo, voglio portare avanti questi principi e poter distinguere un oggetto prodotto con etica. Spero che altre persone si uniscano a me e che insieme possiamo definire una car-ta d’identità, disegnare i principi e stilare il marchio di riconoscimento più sincero che ci sia: “made con etica”, ovvero “fatto con il cuore”.

1. Definizione data da Alessandro Manetti, direttore dell’Istituto Europeo di Design di Barcellona2. Sabatini-Colletti, Dizionario della lingua italiana, ed. Rizzoli RCS, 20113. Gabrielli Aldo, Dizionario della Lingua Italiana, Hoepli ed. 2012

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La tradizione italianaguarda al futuro

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FORMAZIONE

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econdo Giorgio Righetti, direttore dell’Istituto Benigno Zaccagnini di Bologna, «da tempo, troppo in verità, è aperta la querelle sulla figura dell’ottico e, nello specifico,

sulla necessità, largamente anche se non univer-salmente condivisa, di integrare le sue competenze con quelle optometriche. Se questa necessità effetti-vamente riguarda le funzioni che l’ottico è chiamato a svolgere dalla realtà dei problemi che l’universo degli ametropi pone, l’imperativo è di apprendere l’optometria e non quello di farlo solo in relazione all'acquisizione di un titolo di studio». Il contesto entro il quale si svolge l’attività della distribuzione ottica si è modificato, nell’ultimo de-cennio, in funzione dell’invecchiamento della popo-lazione e delle difficoltà derivanti dai morsi di una crisi che sembra non voler mollare la presa sul nostro mondo. Entrambi questi fattori di trasformazione im-pongono di acquisire conoscenze professionali vere per marcare dei punti in più rispetto alla concorrenza e ampliare la base della clientela. L’attività di forma-zione assume allora un ruolo determinante ed esclu-sivo per mantenersi in linea con le problematiche poste dal contesto e dall’evoluzione della disciplina.«Un seminario di 100 ore di frequenza promosso dall’Istituto Zaccagnini offre, con la proposta di un corso che si svolge da novembre fino ad aprile del prossimo anno e ha per oggetto l’integrazione visuo-posturale, un’opportunità che va nella direzione su esposta», prosegue Righetti.

La posturologia è una disciplina medica che studia le relazioni di causa ed effetto fra la postura del corpo e una complessa serie di problematiche e/o patologie, principalmente dell’apparato locomotore in genere molto dolorose, che si presume derivino da un errato assetto posturale. Compito della posturologia è di studiare, in una visione complessiva dell’individuo e in presenza di un’ampia gamma di condizioni anche patologiche, queste relazioni, definire il quadro clini-co e le opportune terapie.La complessità del quadro patologico, che sovente risulta asintomatico, comporta un approccio multi-

L’AMPLIAMENTO OPTOMETRICO DELLE COMPETENZE DELL’OTTICO? PARTE

DALL’INTEGRAZIONE VISUO-POSTURALE

SInvecchiamento della popolazione e crisi economica: sono fattori che impongono

di acquisire nuove conoscenze professionali per marcare punti in più rispetto alla concorrenza e ampliare la base della clientela

di Angelo Magri

Un momento del Seminario introduttivo svoltosi il 13 novembre 2011, cui hanno partecipato 50 sanitari appartenenti a diverse professioni

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FORMAZIONE

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disciplinare che richiede il coinvolgimento di co-noscenze e competenze diverse, dall’anatomia alla neurologia, dall’ortopedia all’odontoiatria e altre fino all’optometria. Infatti le problematiche e le patologie in questione investono una serie di recettori quali, naturalmente, il piede, l’orecchio, la mandibola e, infine, l’occhio.«Con l’apprendimento delle nozioni fondamentali di

questa disciplina all’ottico si apre l’opportunità di collaborare con altri professionisti della salute; e di offrire all’utenza del centro ottico in cui opera stru-menti di correzione che risolvono in modo complessi-vo il problema del veder bene – afferma Righetti - Ci pare superfluo sottolineare il valore differenziale che offre questa materia rispetto alle materie di base dell’ottica».

Dimostrazioni pratiche: un esempio di diagnosi posturale condotta da Andrea Cipolla con la partecipazione di uno studente durante la prima edizione del corso

I moduli formativi nei quali è stato articolato il corso si terranno in uno spazio temporale che va dal 25 novembre 2012 al 15 aprile 2013 per un totale di 10 giornate in cui i partecipanti saranno impegnati dalle 9 alle 19 con un'ora per la pausa pranzo. Ecco i contenuti dei moduli e i docenti che li svolgeranno.

La sede del corso è a Bologna presso l’Istituto Benigno Zaccagnini che dispone di attrezzature ottico oftalmiche di ultima generazione e di tutte quelle di cui i docenti delle altre discipline necessitano.

CORSO SUPERIORE DI VISIONE E POSTUROLOGIA – II EDIZIONE

Il programma del corso è coordinato da Pietro Gheller

Seminario introduttivo

Piergiorgio Tonello, medico spec. in odontoiatria

Saverio Colonna, medico spec. in ortopedia e medicina manuale osteopatica

Pietro Gheller, psicologo, optometrista, posturologo

I Modulo “Neuropsicologia/neurofisiologia”

Fabrizio Zeri, PhD psicologo e optometrista

II Modulo “Osteopatia e basi di posturologia”

Andrea Cipolla, fisioterapista e osteopata

III Modulo “Ortodonzia e relazione ATM/postura”

Piergiorgio Tonello, medico spec. in odontoiatria

IV Modulo “Ortopedia e disfunzioni posturali”

Saverio Colonna, medico spec. in ortopedia e medicina manuale osteopaticaw

V Modulo “Optometria e disfunzioni visivo/posturali”

Pietro Gheller, psicologo, optometrista, posturologo

Marino Formenti, OD optometrista

Rinaldo Spinozzi, optometrista

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a visione binoculare risulta bilan-ciata quando gli occhi non hanno un’eccessiva predominanza l’uno sull’altro o, meglio, sono perfetta-mente bilanciati. La dominanza è una caratteristica peculiare della

binocularità. Per poter bilanciare la refrazione si deve conoscere la dominanza abituale del soggetto, cioè con quale occhio normalmente percepisce gli oggetti in distanza più nitidi. Per condizioni naturali s’intende sia quando il soggetto non utilizza una correzione visiva sia durante il porto della correzione più utilizzata nel caso di ametropi già corretti con occhiali o lenti a contatto. Nel caso in cui la condizione visiva abituale sia soddisfacente dal punto di vista del comfort visivo, si dovrà tenere in seria considerazione questa dominanza e cercare di non invertirla nel caso si voglia dare una nuova prescri-zione visiva. Al contrario, se il soggetto presenta un certo livello d’insoddisfazione visiva, scarso comfort o astenopia, allora è possibile che tra le cause ci possa essere una componente più o meno importante dovuta a una dominanza visiva non soddisfacente o invertita. Quest’ultima situazione si riscontra frequentemente in soggetti che utilizzano già una correzione visiva.Il bilanciamento dev’essere effettuato sempre dopo la fase di refrazione soggettiva monoculare, quindi in seguito al bilanciamento della sfera monoculare (test bicromatico). Per far sì che in questa fase binoculare

non determini sovra-correzioni in grado di richiamare l’accomodazione del soggetto, vengono utilizzate esclu-sivamente lenti positive. In questo modo non si rischia di bilanciare il soggetto inducendo un’ipercorrezione miopica o una sottocorrezione ipermetropica, entram-be facili da compensare monocularmente con l’acco-modazione, ma difficili da riconoscere per il soggetto esaminato.Il bilanciamento può essere definito con l’ausilio di numerosi test. Ogni test ha caratteristiche specifiche, pregi e difetti: a seconda dei casi l’esaminatore potrà decidere di utilizzarli in diversa combinazione, in modo da definire con massima sicurezza il bilanciamento più efficace per il soggetto esaminato. Di seguito descrive-rò alcuni test che sulla base dell’esperienza consento-no di valutare clinicamente le situazioni più frequenti e significative.

Test di bilanciamento con occlusione alternataQuesta tecnica è sicuramente la più semplice da eseguire. Non richiede l’utilizzo di alcun particolare strumento, se non di un occlusore, che può essere co-munque sostituito dalla mano dell’operatore. Alcune persone sperimentano questa tecnica autonomamente ancor prima di rivolgersi a uno specialista, riscontran-do a volte di patire un problema visivo.La tecnica consiste nell’occludere alternativamente per alcuni secondi gli occhi del soggetto chiedendogli di ri-conoscere quale dei due abbia eventualmente la visione

IL BILANCIAMENTO BINOCULARE

di Francesco Vargellinidocente di Optometria e Contattologia Istituto B. Zaccagniniiscritto al Registro dell’Optometrista Magistrale

L

Senza un suo corretto utilizzo, che completa la refrazione, non siamo in grado di prescrivere una correzione efficace e confortevole

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più nitida e facile. Il target adatto è costituito della linea di lettere verticali, con un’acuità variabile (6-10/10),op-pure di una linea di lettere con acuità di 2, 3 decimi inferiore a quella massima raggiunta. In questa maniera il soggetto avrà una mira abbastanza strutturata per con-sentirgli di riconoscere le eventuali differenze presenti tra gli occhi, ma non eccessivamente impegnativa da renderlo ipercritico o confonderne le risposte. Alternan-do ripetutamente la visione monoculare e chiedendo al soggetto di rimanere attento alle differenze visive, o in presenza di soggetti che confondono la lateralità destro-sinistro, capita che il soggetto confonda quale occhio sta utilizzando per vedere. Al fine di evitare confusione è buona abitudine precisare a voce quale dei due occhi è quello che sta utilizzando. In questo modo il soggetto si potrà concentrare senza il pericolo di confondersi (più frequente durante l’utilizzo del forottero a causa del suo ingombro del campo visivo periferico).

Test di bilanciamento con dissociazione prismaticaLa dissociazione prismatica consente di interrompere la fusione. Si ottiene inserendo un prisma di valore 5 o 6 Dpr, con base verticale, alta o bassa. Questo test presenta alcuni limiti in quanto oltre al fatto di dover essere eseguito in condizioni di visione bioculare, la dissociazione introdotta dal prisma può determinare una notevole alterazione dell’immagine, con conse-guenti aberrazione cromatica, distorsione e abbassa-mento della luminosità, del contrasto e della mira. Dato che le alterazioni descritte non sono percepite in ugual modo da tutti i soggetti, diventa difficile com-prendere come queste condizionino le risposte percetti-ve del nostro soggetto.

Pertanto introdurre un prisma dissociatore diviso in parti simili tra i due occhi può risultare una procedura assai più efficace. Per un'esecuzione ideale, si do-vrebbe usare il forottero, con il quale s’introdurrà un prisma di 3 Dpr Base Alta (3 BA) sul occhio destro, e 3 Base Bassa (3 BB) sul sinistro, utilizzano i prismi rotanti di Risley. Con l’occhiale di prova questa dissociazio-ne risulta decisamente macchinosa, e richiederebbe l’inserimento di due prismi diversi (3 BA + 2 BB). Come terza alternativa si può accostare un “prisma sciolto” con manico, di potere 5-6 Dpr, comodo e veloce da usare se si vuole valutare la presenza della binocu-larità di base (visione simultanea e fusione motoria sec. Worth), ma spesso ancor più penalizzante per il paziente, a causa delle caratteristiche ottiche e di spessore tipiche di questo strumento diagnostico.Il target preferito è una linea di lettere verticale con acuità variabile, oppure un’orizzontale di circa 2, 3 decimi inferiore alla massima acuità visiva raggiunta.La procedura è simile a quella del test di occlusione alternata. Si comincia inserendo il valore prismatico e chiedendo al soggetto quale delle due linee di lettere vista risulta migliore. Un pregio di questa modalità è che, potendo confrontare contemporaneamente le linee, la risposta risulta più sicura e meno confondi-bile di quella data con il test di occlusione alternata. Per contro, la diplopia indotta può infastidire alcuni soggetti. In questo caso si dovrà avvertire e istruire il soggetto a concentrarsi sul target, oppure desistere dal test, cosa che più facilmente accadrà se si sta utiliz-zando l’occhiale di prova.

Si tratta della classica progressione di Snellen utilizzabile nei test di bilanciamento prismatico. Può essere usata anche nella misura di forie, tropie e riserse fusionali.

Gli strumenti per eseguire i test binoculari sono pochi e semplici; un occhiale polarizzato, un occlusore ed un prisma

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Come eseguire i testQuando si comincia un test di bilanciamento si posso-no avere tre situazioni:1. La visione è bilanciata2. La visione è migliore sull’occhio dominante3. La visione è migliore sull’occhio non dominante

•Visione bilanciata - Il soggetto riferisce di vedere in modo simile in entrambi gli occhi.; in questo caso, in-troducendo una lente positiva di Sfera +0,25 sull’oc-chio destro o sul sinistro, si dovrebbe creare una dominanza sull’occhio contro laterale. Per ottenere un risultato attendibile è preferibile eseguire più di un test e verificare che l’esito sia lo stesso. Si tenga conto che un soggetto con un'efficienza visiva scarsa potrebbe avere difficoltà a riconoscere le modifiche introdotte dalle diverse lenti di bilanciamento.

•Visione migliore sull’occhio dominante - S’introduce ripetutamente una lente sferica positiva da +0,25 Dt sull’occhio con la visione migliore, in questo caso il dominante, fino all’uguaglianza percettiva. Nel caso questa non sia possibile e si passi a un’inversione di dominanza, si lascerà l’ultima lente positiva prima dell’inversione. Se il soggetto aveva raggiunto un visus monoculare simile, durante i test di bilancia-mento è difficile che si debba aggiungere un valore di penalizzazione superiore a Sfera +0,25 / +0,50.

•Visione migliore sull’occhio non dominante - Questo equilibrio è normalmente il più sintomatico per i portatori della correzione, per cui deve essere risolto. Si aggiunge sfera positiva di valore +0,25 Dt sull’oc-chio non dominante e si ripete fino a pareggiare la percezione o lasciare una preferenza all’occhio dominante.

Considerazioni e regole generali•La dominanza non andrebbe mai invertita, salvo nei

casi in cui un soggetto abbia una correzione abituale sintomatica.

•Quando un perfetto bilanciamento percettivo non sia possibile, si lascerà una leggera preferenza sul dominante per lontano.

•Quando il visus monoculare di un soggetto risulta asimmetrico di un valore uguale o superiore a 2 deci-mi, si dovrà valutere se sostituire il valore di bilan-ciamento con il massimo positivo sull’occhio domi-nante, per non compromettere l’acuità del soggetto.

•Nei casi di anisometropia, il soggetto ha spesso una forte dominanza abituale per lontano, sull’occhio

meno ametrope. Durante il bilanciamento è prefe-ribile scegliere la lente che mantiene una leggera preferenza su quest’occhio, lasciando il soggetto nel suo abituale equilibrio.

Test di bilanciamento polarizzatoQuesto bilanciamento si esegue facendo indossare al soggetto una coppia di lenti con asse di polarizzazione opposta. Il target è costituito da 2 o 3 file orizzontali di lettere di acuità variabile, spesso tra 7/10 e 10/10. Una riga di lettere è polarizzata in modo da essere vista solo da un occhio e un'altra, parimenti, dall’occhio opposto. In questo modo il soggetto può mantenere la visione binoculare intatta. Alcuni target presenta-no elementi grafici detti “fusionali”, che non essendo polarizzati possono essere visti da entrambi gli occhi, aiutando il soggetto al mantenimento della normale binocularità. Per l’esecuzione si comincia chiedendo al soggetto quante linee di lettere vede. In caso di soppressione o diplopia il numero sarà chiaramente anomalo.Dopodiché si esegue il test con la stessa modalità utiliz-zata per il bilanciamento degli altri test, penalizzando la linea di lettere che risulta più facile da leggere, fino al bilanciamento.Le prime volte che si esegue il test è importante verifi-care che le lenti indossate dal soggetto siano polariz-zate in modo congruo rispetto il target scelto. In caso contrario si avrebbero dei test dai risultati inaffidabili e inadeguati, con la mira vista parzialmente da entrambi gli occhi.

Il test riproduce il target polarizzato. Una linea viene vista esclusivamente dall’occhio sinistro e l’altra dal destro. Il soggetto risponderà quale linea vede meglio. Nel caso in cui il numero delle linee risultasse diverso da quello raffigurato, avremo un soggetto con soppressione o diplopia.

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Test di bilanciamento bicromatico polarizzatoDiversamente da quello che accade con altri test è con-sigliabile eseguirlo in condizioni di scarsa illuminazio-ne ambientale (scotopiche) , in modo da migliorare la resa dei sistemi polarizzanti e la saturazione dei colori della parte bicromatica. Questa condizione ambientale non è certamente ideale per un esame refrattivo, anche a causa dell’inevitabile midriasi pupillare indotta. In alternativa si potrebbe eseguire il test in condizioni di parziale illuminazione. La particolarità del target (numeri) e delle condizioni di illuminazione potrebbe-ro farlo preferire ad altri test per esaminare soggetti che hanno particolarmente bisogno di migliorare e ottimizzare la visione notturna, o come integrazione ad altri test di bilanciamento in casi di elevata escursione midriatica del soggetto. Il test si esegue inserendo le lenti polarizzate e chie-dendo quale coppia di numeri vede più nitida. La coppia dei numeri in verticale sarà vista dall’occhio destro e quella orizzontale dall’occhio sinistro. Questo test integra il bilanciamento della sfera monoculare, normalmente eseguito a parte con il classico test bicro-matico (duo-chrome). Nell’eseguirlo occorre chiedere al soggetto prima quale coppia di numeri vede più nitida, poi quale dei due numeri risulta più nitido. Il test richiede anche l’uso di lenti negative per bi-lanciare la sfera monoculare. Si dovrebbe ottenere una perfetta uguaglianza percettiva dei 4 numeri. Nell’impossibilità di ottenere una perfetta uguaglianza, si dovrà lasciare una leggera preferenza all’occhio dominante o a quello che ha la visione più nitida abi-tualmente (se già ben tollerata dal soggetto). Nell’im-possibilità a ottenere un’uguaglianza cromatica, si lascerà come regola generale, una leggera preferenza su campo rosso per i soggetti miopi e un’uguaglianza rosso-verde per gli ipermetropi.

ConclusioniLe abitudini visive del soggetto e le sue dominanze de-vono essere considerate per ottenere un’equalizzazione della visione e l’utilizzo abituale di una serie di test è senza dubbio un ottimo modo per assicurarsi un risul-tato ottimale. Ma ricordiamoci sempre che una prescri-zione eseguita in posizione seduta e statica potrebbe nascondere delle difficoltà impreviste una volta che il soggetto indossa la propria correzione e la utilizza in un’esperienza dinamica qual è la visione.La possibilità di testare le potenzialità di una nuova correzione in un contesto ambientale dinamico mentre ci si muove liberamente aumenta concretamente la probabilità di successo del nostro lavoro.

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Zanichelli8. Ortottica, teoria e pratica, Bredemeyer-Bullock, Ed. Piccin9. Optometria dello Sport, Dr. B. Sanet, Pacific University College

of Optometry, sett. 2004

L’immagine presenta il test bicromatico polarizzato. Integra la funzione del bicromatico monoculare e del test polarizzato per il bilanciamento. Dopo aver indossato gli occhiali polarizzati il soggetto vedrà con l’occhio destro la coppia di bicromatici in alto, e con il sinistro l’altra.

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Stop all’appannamento!Gli innovativi panni Rodenstock FogFree offronoun’effi cace barriera contro l’appannamento delle tue lenti,per una visione sempre nitida in ogni condizione di utilizzo!

www.rodenstock.com

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SPECIALE

ono in grado di soddisfare le esigen-ze dell’utente finale: in questo modo, infatti, conosce prima quanto sta per acquistare, s’instaura con lui più dialogo e, di conseguenza, si riesce a vendergli meglio il cosiddetto prodotto

opzionale, cioè quello di fascia alta, come antiriflesso, po-larizzato o fotocromatico, perché si è in grado di motivar-glielo, in termini di prezzo e di qualità. E sono strumenti di vendita ancora più interessanti per i consumatori meno giovani, che rimangono stupiti e affascinati di fronte a

quanto questi prodotti sono in grado di spiegare loro. Un esempio? Mostrando in anteprima i risultati al cliente, si giustifica la spesa che dovrà fare, ad esempio, in un paio di multifocali. Così si riescono a vendere meglio le lenti ad alto valore aggiunto dando in mano un iPad al consuma-tore finale, perché gli piace e capisce a fondo il prodotto che sta per acquistare; senza dimenticare che è in grado di aiutare l’ottico a offrire al proprio cliente un’immagine ancora più professionale, oltre a essere utili anche per fare certe misurazioni. Infine sono molto pratici da utilizza-re e permettono di gestire meglio gli spazi. Sono tutte

SI vari sistemi di Realtà Aumentata, videocentratura e quant’altro oggi il mercato offre su iPad già sono e ancora più saranno un valido aiuto nella vendita per i centri ottici

più avanzati e sensibili alle innovazioni

UNA APP PER AMICO

a cura della redazione

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•Permette di procedere con la rilevazione della centratura senza l’intervento di server esterni per l’elaborazione

• Invia i dati raccolti al software gestionale già in uso al centro ottico per procedere con la successiva fase di composizione dell’ordine

D.A.I. OPTICAL, ORDINE DIRETTO SENZA ERRORI

Check Pad è lo strumento dell’azienda pugliese per le mi-surazioni tecniche in quanto facilita la scelta della monta-tura, simula le lenti in 3D, calcola la distanza interpupilla-re, le altezze di montaggio e, per le lenti progressive, rileva l’angolo di inclinazione pantoscopica e la distanza apice corneale–lente, tutto su iPad. Un vantaggio tecnologico importante perché, se da un lato il tablet aiuta nelle rileva-zioni in quanto strumento maneggevole e poco sofisticato, dall’altro la sua potenza permette di procedere con la rile-vazione della centratura senza l’intervento di server esterni per l’elaborazione e di inviare i dati raccolti al software ge-stionale già in uso al centro ottico per procedere con la suc-cessiva fase di composizione dell’ordine. Con Check Pad si eliminano tutti i possibili errori di misurazione. L’ottico può, quindi, rilevare con assoluta certezza e tranquillità i suoi dati e trasferirli al Centro costruzione lenti di D.A.I. Optical Industries. All’interno di Check Pad è presente anche il software Sim, ovvero un simulatore di Realtà Aumentata,

SPECIALE

valutazioni di professionisti che hanno già sperimentato le potenzialità di tali applicazioni. In questo “Speciale App”

b2eyes magazine propone una carrellata del top che offre oggi l’industria oftalmica ai centri ottici italiani.

nonché un valido ausilio per il lavoro di consulenza e di proposta della soluzione visi-va più adeguata. Attraverso contenuti multimediali e interattivi di forte impatto, il personale di vendita e l’otti-co optometrista sono soste-nuti e accreditati nelle spie-gazioni tecniche. Il cliente, quindi, potrà comprendere e scegliere, in modo semplice e consapevole, trattamenti, geometrie di costruzione, tecnologia e costi. È possi-bile personalizzare questa funzione con una slide delle immagini del proprio centro ottico.

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suReal Portable, vincitrice all’ultimo Silmo d’Oro nella categoria Materiali e strumenti, è un nuovo sistema tecnologico per la rilevazione dei parametri di centra-tura, semplice e flessibile, che, grazie al sistema ottico brevettato e al server di calcolo dedicato, è estrema-mente preciso. Il kit visuReal Portable è composto dall’app, dal supporto di centratura, da una cover e da un sistema ottico che rende l’iPad uno strumento di massima precisione. Grazie a visuReal Portable, brevettato e certificato dall’Istituto Fraunhofer, il maggior ente europeo nella ricerca applicata, con un semplice tocco, in modo preciso e immediato, l’ottico optometrista può rilevare i parametri frontali e laterali del cliente, valorizzando al massimo la sua immagine di centro ottico professionista. VisuReal Portable mi-sura, oltre alla distanza interpupillare e all’altezza di montaggio, anche le semidistanze interpupillari, la di-

stanza apice corneale-lente, l’angolo pantoscopi-co e l’avvolgimento della montatura, garantendo un’esperienza d’acquisto coinvolgente. Permette, infatti, di produrre in diretta foto e filmati del cliente con la montatura scelta per presentare il risultato estetico. Il cliente diventa così prota-gonista della fase d’acquisto ed è guidato nella scelta della lente ideale per le proprie esigenze visive ed estetiche. Inoltre, visuReal Portable è un sistema molto flessibile: l’ottico optometrista ha sempre a portata di mano, ovunque, nell’area di vendita o nella sala di refrazione, uno stru-mento di misurazione tecnologico e performante. VisuReal Portable è integrato con tutti i sistemi Hoya, in particolare HoyaiLog.

HOYA, RIVOLUZIONE NEI SISTEMI DI MISURAZIONE

La multinazionale giapponese ha messo a dispo-sizione un’applicazione per iPad chiamata Realtà Aumentata che mostra ai portatori di occhiali, o a chi deve indossarli per la prima volta, come si vede la realtà con le lenti scelte. La dimostrazione viene effettuata tramite la videocamera dell’iPad. Accedendo all’applicazione, una volta individuata la lente più adatta per la correzione del difetto vi-sivo, l’ottico optometrista imposta i poteri del por-tatore. Guardando il mondo circostante, il portato-re può capire finalmente come sarà la sua visione con le lenti prescelte, avendo anche la possibilità di fare il confronto con diverse tipologie di lenti. In-fatti, l’applicazione di Realtà Aumentata permette di mostrare come sarà la visione con le lenti progressive, le lenti per uso in interni e le lenti monofocali, eviden-ziando anche i vantaggi di lenti realizzate con tecno-logia Top rispetto a quelle Standard. L’applicazione ha anche un modulo per scoprire i vantaggi delle lenti antiriflesso, mostrando tutte le caratteristiche di un trattamento moderno (resistenza ai graffi, antistaticità, idrorepellenza, facilità di pulizia) e un modulo per le lenti polarizzate. Il punto di forza di questa applicazio-ne è il realismo della simulazione della visione, che propone in modo trasparente e fedele come si potrà vedere con i propri occhiali.

Per offrire all’ottico optometrista nuovi strumenti che trasmettano la sua professionalità al consumatore, Hoya offre, inoltre, visuReal Portable. Si tratta di un’app per iPad progettata con la stessa precisione di visuReal, il noto strumento dell’azienda giapponese di misurazione dei parametri per lenti personalizzate. Vi-

SPECIALE

• Propone in modo trasparente e fedele come si potrà vedere con i propri occhiali

• Rileva i parametri frontali e laterali del cliente

• Misura la distanza interpupillare, l’altezza di montaggio, le semidistanze interpupillari, la distanza apice corneale-lente, l’angolo pantoscopico e l’avvolgimento della montatura

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SPECIALE

NAKYMA, ADDIO AL LISTINO CARTACEO

In dotazione in esclusiva agli affiliati Vision Group cui sono riservati gli housebrand dell’insegna, Nakyma App è uno dei numerosi vantaggi offerti agli affiliati che hanno aderito al sistema di pianificazione Lenti Oftalmiche. L’applicazione di supporto alla vendita fa parte del programma “Strumenti per una prescrizione di successo”, il cui obiettivo è fornire consulenza al consumatore finale, motivandolo concretamente, e incrementare l’upsel-ling. L’app rompe, quindi, gli schemi con la vendita tradizionale “frontale”, poiché la consulenza viene fatta a fianco del proprio cliente, iPad alla mano, senza l’utilizzo di listini cartacei. Nakyma App permette, infatti, di utilizzare un’unica applicazione che collega la guida al benessere visivo Nakyma alla consulenza e alla Realtà Aumentata: l’ottico può selezionare il prodotto, verificarne il prezzo e la disponibilità nella griglia di costruzione della lente, senza l’ausilio di listini cartacei. Viceversa, dalla disponibilità del prodotto si può direttamente passare a una dimostrazione virtuale della lente scelta. Nakyma App è collegata al server di proprietà di Vision Group ed è sca-ricabile dagli affiliati che hanno aderito al progetto, con il supporto di una guida all’utilizzo one-to-one, oltre a una consulenza telefonica. L’applicazione si divide in due aree: Realtà Aumentata, con dimostrazione live sui benefici di tutti i tipi di lente, dalle antiriflesso e polariz-zate fino alle monofocali evolute, e alla guida al benessere visivo, con sei sezioni catalogate in base alle esigenze del consumatore finale (tra le quali lenti da ufficio, per bambino, contro lo stress visivo), con brevi clip dimostrative.

• In dotazione in esclusiva ai centri ottici Vision Group

• Incrementa l’upselling• Si passa dalla vendita

frontale a quella a fianco del cliente

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OFTALMICA GALILEO CONIUGA REALE E VIRTUALE

Coinvolgere l'utente anche in ambito professionale attraverso funzioni sem-pre più specifiche. È in questo contesto che nasce l'app per l'ottico GaliVi-sionPad, il nuovo strumento di lavoro dell’azienda di lenti oftalmiche, ad alta definizione di immagine, sottile e leg-gero, sempre pronto all'uso. Dotato di un centratore elettronico, orienta le sue funzioni in diversi servizi. Innanzitutto, la rilevazione delle misure: l'equipag-giamento vincente passa anche attra-verso i dati di montaggio, dunque una misurazione accurata dei molteplici pa-rametri sarà ben utile per ottenere un raffinato risultato finale e, in materia di progressive, anche a contribuire a un adattamento felice. GaliVisionPad consente, inoltre, di rilevare dati frontali e laterali, scattare foto, completare le prescrizioni, inviare gli ordini, archiviare. Un ulteriore servizio è offerto dalla comunicazione agevolata con il cliente, grazie ad animazioni e schede informative che spiegano in maniera semplice aspetti tecnici e proprie-tà delle lenti, mostrando, ad esempio, la comparazione degli spessori, sottolineando le straordinarie caratte-ristiche dell'antiriflesso oppure la differenza visiva fra

SPECIALE

•Rileva dati frontali e laterali, scatta foto, completa le prescrizioni, invia gli ordini, archivia

•L'interfaccia consente l'interazione con i programmi gestionali del centro ottico e lo scambio dei dati a livello di software

una lente bianca e una fotocromatica o, ancora, la percezione del mondo attraverso una progressiva di generazione tecnologica o il comfort di una len-te polarizzata. La visione simulata accompagna l'utente nell'esperienza di confronto tra diverse tipologie di lenti in diverse situazioni di vita quotidiana, fornendogli molteplici elementi utili a una scelta consapevole. GaliVisionPad ha, inoltre, il vantaggio di una facilità funzionale: l'interfaccia progettata per la comunicazione e l'interazione con i programmi gestionali del centro ottico consente lo scambio dei dati a livello di software.

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SPECIALE

RODENSTOCK, CONSULENZA INTERATTIVA E MULTIMEDIALE

Rodenstock Lens Consulting è un software realizzato ad hoc che consente di comparare tra loro le diverse lenti, mostrandone le differenze sull'iPad. I parametri individuali sono quelli più rilevanti nella scelta di una lente, come la di-stanza interpupillare, la distanza apice corneale-lente, l’inclinazione pantoscopica e l’angolo di avvolgimento: tutti i dati sono di facile inserimen-to e possono essere cambiati in ogni momento. L’ottico optometrista con questa applicazione, di-sponibile in sei diverse lingue, si può avvalere di un supporto di semplice consultazione e dal forte impatto visivo. Grazie alla tecnologia wireless di cui è dotato iPad, l’applicazione può essere utilizzata ovunque e in qualsiasi situazione di consulenza. Il programma può essere scaricato gratuitamente attraverso iTunes Store. I partner Rodenstock possono, inoltre, registrarsi chiaman-do il numero verde, indicando il proprio codice cliente, ragione sociale e indirizzo di posta elettronica, sul quale verranno successivamente inviati il codice utente e la password di attiva-zione. A supporto dell’applicazione è disponibile una guida rapida all’utilizzo.

•Compara tra loro diverse lenti, mostrando le differenze

•È scaricabile da iTunes Store

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SPECIALE

ZEISS, PER RAFFORZARE LA PARTNERSHIP CON I CLIENTI

Eye.Lens è il nuovo pacchetto software per iPad che unisce le tecno-logie nell’ambito Realtà Aumentata alla tecnologia 3D, per vedere le caratteristiche delle lenti (ad esempio il loro spessore) in forma tri-dimensionale, ruotandole in ogni direzione. Con le nuove App Zeiss mostrare le differenze fra una lente e un’altra o i benefici offerti da un trattamento superficiale diventa molto più semplice e interattivo. Il pacchetto Eye.lens si compone di due principali applicazioni: Eye.Lens RealView 3D per mostrare le lenti scelte proprio come saranno, ed Eye.Lens Centration per chi vuole superare i limiti della centratura tradi-zionale manuale e catturare l’attenzione, con un sistema moderno e innovativo. Alle App Eye.Lens è possibile affiancare il software i.demo,

punto di partenza per tutti i partner Zeiss. I.demo, già esistente per pc e ora disponibile anche per iPad, aiuta a condurre la vendita, accompagnando il cliente alla scelta finale della soluzione oftalmica.

• Unisce la realtà aumentata alla tecnologia 3D

• Mostra le differenze fra una lente e un’altra e i benefici offerti da un trattamento superficiale

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COMPLETE®

RevitaLens MPDS

Eye Care Professional Assessment

Rafael Guerrero,Medical Strategy and Education Abbott Medical Optics Inc.

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COMPLETE® RevitaLens MPDS Valutazione dei professionisti del settore1

ObiettivoL’obiettivo di questa ricerca di Abbott Medical Optics è di dare ai professionisti del settore l’opportunità di valutare la generale accettazione di COMPLETE® RevitaLens MPDS in soggetti già presenti nei loro centri, che portano con soddisfazione le lenti a contatto utilizzando una soluzione unica per la manutenzione.

MetodologiaIn collaborazione con 133 ottici optometristi indipendenti provenienti da 10 paesi europei, sono stati coinvolti nella ricerca 1.260 portatori di lenti a contatto.

Ad ogni ottico optometrista è stato chiesto di arruolare fino a 10 portatori tra coloro che già frequentavano il loro punto vendita, che portavano lenti a contatto morbide (sia quelle in silicone idrogel sia quelle in idrogel normale) e che utilizzavano una soluzione unica per la loro manutenzione.

Sono stati scelti per la ricerca solo portatori soddisfatti, mentre quelli che hanno avuto difficoltà o che hanno avuto spesso problemi di discomfort e irritazione, sono stati scartati dai professionisti dell’ottica.

Ogni ottico optometrista ha eseguito una valutazione iniziale dei portatori secondo la prassi in uso presso il suo centro seguita da un controllo successivo dopo almeno 30 giorni dalla prima visita.

Ad ogni incontro il professionista ha valutato e registrato la situazione del soggetto in termini di segni (ros-sore ecc) e sintomi (prurito irritazione) ed inoltre ha chiesto la loro percezione per ciò che concerne il comfort e l’efficacia nella pulizia ad esso correlata. Agli utilizzatori è stato anche chiesto di paragonare COMPLETE® RevitaLens MPDS al prodotto utilizzato in precedenza, per ciò che riguarda la pulizia delle lenti, la qualità della visione, il comfort e le loro preferenze in generale.

Quando una nuova soluzione per lenti a contatto viene proposta al mercato i professionisti del set-tore non vogliono solo sapere se fornisce le eccel-lenti performance di disinfezione che ci si aspetta da una soluzione di nuova generazione ma anche se sarà ben tollerata dai loro portatori. Le capacità di disinfezione non possono essere valutate ne dai

professionisti del settore ne dai portatori di lenti a contatto ed è per questo che crederemo sulla paro-la agli esperti di biochimica che hanno valutato il prodotto. Tuttavia, una accettazione e tolleranza in generale sono spesso misurate più soggettivamen-te attraverso una quantificazione delle risposte da parte dei portatori di lenti a contatto.

Per la valutazione delle complicanze oculari è stata utilizzata una scala a cinque valori dove 0 = nessuno, 1 = tracce, 2 = leggero, 3 = moderato, 4 = grave

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Tutte le fotografie sono utilizzabili grazie alla gentile concessione della dottoressa Elena Garcia Rubio

COMPLETE®

RevitaLens MPDS

Eye Care Professional Assessment

Rafael Guerrero,Medical Strategy and Education Abbott Medical Optics Inc.

Introduzione

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Confronto di COMPLETE® RevitaLens con precedente soluzione per rossore agli occhi

Confronto di COMPLETE® RevitaLens con precedente soluzione per bruciore agli occhi

Confronto di COMPLETE® RevitaLens con precedente soluzione per irritazione agli occhi

Come ha trovato COMPLETE® RevitaLens rispetto alla precedente soluzione per ciò che riguarda la pulizia?

Come ha trovato COMPLETE® RevitaLens rispetto alla precedente soluzione per ciò che riguarda il comfort?

Risultati – ottici optometristi

Risultati – Portatori di lenti a contatto

Tra i 1260 partecipanti la ricerca si sono evidenziati significativi miglioramenti sia nei segni sia nei sintomi oculari.

Il numero dei soggetti che hanno avuto problemi di rossore agli occhi è diminuito dal 56,1% al 37,8% ed in particolare quelli con livelli di arrossamento di grado 2 o superiore sono passati dal 25,2% al 9,8%.

Allo stesso modo coloro che avevano avuto sensazioni di bruciore utilizzando il loro sistema di manutenzione sono passati dal 32,1% al 16,6% , quelli con sintomi di grado 2 o superiori sono passati dal 14,2% al 5,2%.

Grandi miglioramenti sono stati evidenziati dai professionisti dell’ottica per ciò che riguarda le irritazioni. Il numero dei segni di sofferenza corneale si sono ridotti dal 40,8% al 22,4% con quelli di grado 2 o superiore che sono passati dal 18,1% al 5,1%.

Alla domanda come giudica COMPLETE®RevitaLens MPDS rispetto alle precedenti soluzioni utilizzate dai portatori, il 72,7% degli ottici optometristi ha riportato una superiorità nella pulizia e l’82,8% ritiene che COMPLETE®RevitaLens MPDS fornisca un comfort superiore nell’utilizzo delle lenti a contatto. La soddisfazione in generale da parte dei portatori è stata definita superiore rispetto alle precedenti soluzioni utilizzate nel 71,2% dei casi.

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Referenze:1. MM3382. Valutazione da parte di ottici optometristi a livello globale di COMPLETE RevitaLens MPDS commissionata da Abbott Medical Optics.Presentazione fatta in qualità di Gold sponsor al British Contact Lens Association’s Conference and Exhibition 2011. 2. Nikolic M, Kilvington S, Brady N, Lam A, Cheung S, Lonnen J. Comparative Efficacy of New Contact Lens Care Solutions Against Bacteria, Fungi and Acanthamoeba. Poster presentato al: British Contact Lens Association’s Clinical Conference and Exhibition 2011. I marchi COMPLETE, COMPLETE RevitaLens e il logo COMPLETE sono marchi registrati di proprietà di o concessi in licenza a Abbott Laboratories, alle sue sussidiarie o affiliate. © 2011 Abbott Medical Optics Inc. AMO viene distribuita in Italia da VISION CARE ITALIA ecc.

In generale vi è stata una forte accettazione per COMPLETE®RevitaLens MPDS con un 76,2% degli intervistati che hanno mostrato una preferenza per il prodotto paragonandolo a quello da loro precedente-mente utilizzato

Questa preferenza si è basata sul giudizio generale dato dal portatore su COMPLETE®RevitaLens MPDS riguardo, fornisce una pulizia più efficace (91%) una miglior qualità della visione (91%) e un comfort mi-gliore (89%)

Conclusioni

Gli ottici optometristi hanno confermato che il nuovo COMPLETE® RevitaLens Multi-Purpose Disinfecting Solution (MPDS) ha sostenuto le sue rivendicazioni per ciò che riguarda il comfort e la tollerabilità di questa soluzione di nuova generazione che fornisce una disinfezione paragonabile al perossido.2

I controlli fatti dagli ottici optometristi ai loro portatori hanno confermato che COMPLETE®RevitaLens MPDS fornisce migliori sensazioni di pulizia e di comfort con una riduzione dei segni (rossori) e dei sintomi (bruciori e irritazioni) di irritazione oculare.

Gli ottici optometristi possono tranquillamente raccomandare COMPLETE®RevitaLens MPDS basandosi sull’esperienza dell’89% dei portatori che hanno riportato una pulizia ed un comfort maggiore e al 71% degli ottici optometristi che hanno definito la loro esperienza buona o molto buona. In generale questa ricerca ha evidenziato chiaramente che Abbott Medical Optics è riuscita pianamente nello sviluppo di questa soluzione unica di nuova generazione che fornisce una disinfezione di qualità pari al perossido senza compromettere il comfort, la pulizia e la biocompatibilità in generale.2

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Come ha trovato COMPLETE® RevitaLens rispetto alla precedente soluzione per ciò che riguarda la qualità della visione?

Preferisce COMPLETE® RevitaLens MPDS alla sua precedente soluzione?

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VARILUX S, LA PIÙ RECENTE INNOVAZIONE ESSILORPREMIATA AL SILMO 2012

«Questo importante riconoscimento dimostra il successo della nostra strategia d'innovazione che ci permette di equipaggiare i portatori con lenti che offrono le migliori performance sia in termini di qualità della correzione del difetto visivo che di comfort. Siamo orgogliosi che il settore ci riconosca il costante impegno a migliorare la visione in tutto il mondo, una missione

alla quale tutti i team del Gruppo si dedicano ogni giorno, in tutti i paesi in cui operiamo», ha dichiarato Hubert Sagnières, presidente e amministratore delegato del Gruppo Essilor.Il Silmo d'Or attribuito a Varilux S premia il progresso tecnologico raggiunto dai Team Essilor che hanno creato nuove lenti che rivoluzionano la correzione della presbiopia.Essilor, dopo oltre 50 anni

dall’invenzione della prima lente progressiva, con Varilux S persegue la propria strategia innovativa per offrire una migliore qualità visiva ai quasi due miliardi di presbiti nel mondo.Nanoptix™ e SynchronEyes™, due rivoluzionarie tecnologie brevettate Essilor, abbattono le barriere tecnologiche tradizionali e rendono Varilux S una lente unica che offre per la prima volta ai presbiti, contemporaneamente, equilibrio in movimento e un ampio campo visivo, praticamente eliminando il bisogno di adattamento.Essilor, leader mondiale nel settore dell’ottica oftalmica, pone l’innovazione al centro della propria strategia di crescita investendo ogni anno oltre 150 milioni di euro nella Ricerca e Sviluppo presso i tre Centri di Innovazione e Tecnologia impegnati a sviluppare le lenti del futuro e rispondere alle esigenze visive dei consumatori.Ogni anno, il Silmo d'Or premia la creatività e lo spirito inventivo di un'intera categoria professionale.

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Essilor, leader mondiale nel settore ottico-oftalmico, è stata premiata con il Silmo d’Or nella categoria “Visione” per le nuove e rivoluzionarie Varilux S.

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VENDOattività di ottica in provincia di Bologna, ottima zona centrale, arredamento e sala misurazione recenti, locale di 55 mq, ideale per una o due persone. Incassi in costante crescita, notevoli possibilità di incremento, oltre 2.000 clienti schedati e raggiungibili. Corrispettivi 2010 euro 120.000, corrispettivi 2011 euro 150.000. Richiesta 120.000 euro.Per informazioni:Cel. 333 2098370

AZIENDA ricerca agenti per Triveneto, Piemonte e Liguria.Per informazioni:[email protected]

LUISSTYLEricerca agenti di commercio già presenti nel settore dell'ottica.Per informazioni:[email protected]

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Per maggiori informazioni:Istituto Superiore di Ottica e Optometria Benigno Zaccagnini, Via Ghirardini 17, 40141 Bologna

Tel. 051 480994, Fax 051 481526, [email protected] - www.istitutozaccagnini.it

“Sono aperte le iscrizioni ai corsi di ottica, di optometria e di contattologia per l’anno formativo 2012 - 2013” Dal 1977 l’Istituto forma ed aggiorna ottici e optometristi realizzando a livello nazionale percorsi formativi in grado di coprire l’intero arco di competenze della professione

CORSI DI PREPARAZIONE AGLI ESAMI DI QUALIFICA E DI ABILITAZIONE Dall’anno formativo 2012/2013 per coloro che non posseggono un titolo di scuola media superiore e desiderano acquisire la qualifica di operatore meccanico del settore ottico o l’abilitazione all’esercizio dell’arte sanitaria ausiliaria di ottico saranno attivati dei corsi intensivi per sostenere gli esami presso Istituti statali convenzionati.

CORSO DI CONTATTOLOGIA teorico-praticoIl Corso di Contattologia, che si svolgerà dal 23 al 30 settembre 2012, affronta tutti i temi fondamentali della contattologia sia teoricamente sia praticamente e presenta le filosofie, le soluzioni applicative più attuali oltre alle evidenze della ricerca nell’ambito delle geometrie, dei materiali e delle tecnologie strumentali.

CORSO BIENNALE DI OPTOMETRIA dedicato a chi lavoraIl Corso biennale di Optometria, attivo dal 1992, consente a chi già opera nei centri ottico-optometrici di far evolvere le proprie competenze e conoscenze nelle discipline optometriche grazie a modalità di frequenza e metodologie didattiche specifiche. Il corso sarà attivato in novembre in più sedi del centro-nord Italia.

CORSO ANNUALE DI OPTOMETRIAIl Corso di Optometria Annuale, cui si accede con l’abilitazione all’ esercizio della professione di Ottico, costituisce il naturale e oramai necessario completamento della formazione ottica di base, consentendo di acquisire conoscenze e competenze professionali optometriche allineate al più alto standard europeo.

CORSO DI OTTICAIl Corso, cui si accede con titolo di scuola media superiore, grazie a metodologie didattiche e programmi attuali, risponde alle reali richieste del mercato del lavoro dell’ottica. Il corpo docente interdisciplinare, i moderni ed attrezzati laboratori e ambulatori consentono di acquisire le conoscenze e le abilità professionali più aggiornate. Anche per il 2012/2013 verrà attivata una sezione riservata a studenti-lavoratori.

“Sapere, competenze e abilità nel loro significato originale”

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I NOSTRI PARTNER

I Copertina-23-60ESSILOR ITALIA20141 Milano Via Noto, 10Tel. 02 535791Fax 02 [email protected]

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