Azione lirico-drammatica in cinque parti: Prologo - tre ...spettacolo... · guida per la parte...

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DON BOSCO Azione lirico-drammatica in cinque parti: Prologo - tre Atti - Epilogo Libretto di SAVERIO FINO Musica di FEDERICO CAUDANA AL RETTOR MAGGIORE DEI SALESIANI MOLTO REV. DON PIETRO RICALDONE DEDICA L'AUTORE, CON FILIALE OMAGGIO, QUESTO TENTATIVO DI PORTARE SULLA SCENA L’ANIMA DEL FONDATORE DELLA PIA SOCIETÀ SALESIANA, DON GIOVANNI BOSCO; RICONOSCENTE DELLA GRANDE COMPIACENZA CHE IL SUCCESSORE DEL SANTO, PER L'OPERA MODESTA, EBBE LA BONTÀ DI DIMOSTRARE. Torino, il giorno del SS. Natale 1934. Bergamo, 9 Febbraio 1935. Presentazione del lavoro e guida pratica per la sua esecuzione Allo SCOPO di dotare questa pubblicazione, che vuol essere un omaggio degli autori e dell'Editore alla mirabile Opera Salesiana, di tutte quelle indicazioni che sono di pratica utilità per la esecuzione, abbiamo pregato gli Autori l'avv. SAVERIO FINO per la parte scenico- drammatica e il prof. FEDERICO CAUDANA per quella lirico- musicale, di dettare - a modo di presentazione -una illustrazione dell'opera, così che serva di guida per tutti quelli che la vogliono rappresentare. Nel mentre siamo loro grati di averci prontamente accontentati, avvertiamo che la

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DON BOSCO Azione lirico-drammatica

in cinque parti: Prologo - tre Atti - Epilogo

Libretto di SAVERIO FINO

Musica di FEDERICO CAUDANA

AL RETTOR MAGGIORE DEI SALESIANI

MOLTO REV. DON PIETRO RICALDONE

DEDICA L'AUTORE, CON FILIALE OMAGGIO,

QUESTO TENTATIVO DI PORTARE SULLA

SCENA L’ANIMA DEL FONDATORE DELLA

PIA SOCIETÀ SALESIANA, DON GIOVANNI BOSCO;

RICONOSCENTE DELLA

GRANDE COMPIACENZA CHE IL SUCCESSORE DEL SANTO,

PER L'OPERA MODESTA, EBBE LA BONTÀ DI DIMOSTRARE.

Torino, il giorno del SS. Natale 1934.

Bergamo, 9 Febbraio 1935.

Presentazione del lavoro

e guida pratica per la sua esecuzione

Allo SCOPO di dotare questa pubblicazione, che vuol essere un omaggio degli

autori e dell'Editore alla mirabile Opera Salesiana, di tutte quelle

indicazioni che sono di pratica utilità per la esecuzione, abbiamo

pregato gli Autori l'avv. SAVERIO FINO per la parte scenico-

drammatica e il prof. FEDERICO CAUDANA per quella lirico-

musicale, di dettare - a modo di presentazione -una illustrazione

dell'opera, così che serva di guida per tutti quelli che la vogliono

rappresentare.

Nel mentre siamo loro grati di averci prontamente accontentati, avvertiamo che la

guida per la parte musicale viene stampata sulla partitura relativa, e

che - a completare anche meglio il presente libretto scenico-

drammatico - facciamo seguire il «fabbisogno» relativo alla

esecuzione del lavoro.

Lo scopo del lavoro - Lo scopo che con questo lavoro si vuol raggiungere non è

quello di fare della cronaca, sia pure storica. Interessa presentare

l'anima del grande Santo: un'anima moderna, vibrante di carità,

anelante alla attività! Nel secolo che fu detto del materialismo, Don

Bosco fu un mistico; e si vorrebbe far sentire di questo misticismo

alacre e operante, il contrasto con lo '’spirito della'’ società fra cui

viveva.

Il Santo era alimentato continuamente dalla voce di Dio, che gli parlava per mezzo

dei sogni. Per questo ai sogni si è data figura materiale; il primo

sogno della vocazione è riprodotto, come quello che dà l'avvio,

ricordando il biblico sogno di Giuseppe fanciullo; e ai sogni è data

poi 1'ultima parola per la glorificazione della santità. Non si tratta

d'un mezzuccio scenico: nella vita di S. Giovanni Bosco il sogno è

una realtà che vive con lui e conduce l'opera sua.

Scenari - Si è cercato di restare al più semplice possibile. Una tela trasparente è il

fondale fisso che permette di usare contemporaneamente, per così

dire, di due palchi: la realtà e il sogno. Intorno a questo fondale

poche cose che si richiamano.

Nel Prologo lo scenario presenta la collina, col pilonetto nel quale ci sarà la statua

o il quadro della Madonna: l'Immacolata o una Madonna

qualunque, anche Maria Ausiliatrice (1). Sarà bene, se è possibile,

illuminare a tempo la statua o il quadro di luce speciale. Davanti al

fondale uno spezzato alto mezzo metro, che figuri prato e fiori.

Sulla scena un sasso su cui siederà Giovanni e un cespuglio, dietro

il quale potrà addormentarsi: l'uno e l'altro vicinissimi alla quinta

per facilitare l'uscita.

(I) Nel sogno, Don Bosco, vide la Madonna e le parlò. Sulla scena non si

poteva, senza irriverenza, far venire la figura viva; parve più dignitoso

attenuare il sogno, nel quale i giovani erano diventati capretti, cani,

gatti, orsi e altri animali che si trasformarono poi in agnelli. Per questo è

detto, nella didascalia, che il sogno aveva, per necessità sceniche, subito

riduzioni. Don Bosco. nelle sue memorie, parla così di quella visione:

“In quel momento vidi accanto a Lui (l'Uomo) una Donna di maestoso

aspetto, vestita d'un manto che risplendeva da tutte le parti”.

Nel 1° Episodio avremo ancora la tela fondale, con davanti uno spezzato alto un

metro che figuri un muricciolo, qualche pianta ai fianchi per

animare la scena; sul palco non altro che il sasso, su cui siederà

prima il Vecchio, poi Don Bosco.

Nel 2° Episodio la tela fondale sarà riquadrata per far ricordare un muro di

camera; illuminandosi il palco dietro la tela, avremo poi la visione

della celebrazione dei primi voti della Pia Società Salesiana.

Nel 3° Episodio alla tela fondale passerà avanti un'arcata di portico molto

semplice, come quello che esiste tuttora di fianco alla chiesa nel

cortile. Dietro, la tela sarà già disposta la “gloria” per l'epilogo.

L'epilogo finale non deve far troppo attendere, anche perché i due Sogni celebranti

la Santità di Don Bosco, hanno una recitazione piuttosto breve, alla

fine della quale il velario dovrà aprirsi senza ritardo per ottenere

l'effetto di sorpresa della veduta.

Lo scenario, come si vede, è ridotto al minimo, appunto perché non rechi disturbi

di preparazione: non si può dimenticare che dietro le quinte e le

scene vi è un coro da tenere fermo, e la cosa è assai difficile,

specialmente quando questo è numeroso e misto di ragazzi.

I Personaggi - Questo è argomento più difficile. Bisogna raccomandare che le

parti siano recitate come sono scritte: che gli attori siano semplici e

naturali.

I personaggi mistici: l'ANGELO e I SOGNI abbiano movenze rare e

delicatissime, pose plastiche, quasi sacerdotali, quasi statuarie.

Don Bosco è sempre sorridente : parla alla buona, ma quando scatta nella

esaltazione del programma d'azione, deve far sentire il calore della

sua anima. Guarda sempre in volto quello a cui volge la parola, e

negli atti, è molto riguardoso. Si preoccupi, l'attore, di non

esagerare mai, specialmente nelle parole gaie e nella situazione un

po' comica dell'ultimo atto de la sua giornata. La serena gaiezza

del Servo di Dio non lo deve rendere un mimo!

Cagliero è l'uomo pieno di vivacità che abbiamo tutti conosciuto; pronto alla frase

come all'azione, ma, quando si tratta di cose religiose, serissimo

sempre. Si faccia rilevare la differenza di contegno tra il secondo e

il terzo atto: il Vescovo lo si sente, in quest'ultimo atto, senza che

lui quasi si accorga della sua posatezza pastorale e dignitosa.

Don Rua è parte fatta: serio, pur essendo d’aspetto sorridente, sacerdote sempre

con tutta la dignità dell'abito: un mistico anche lui, come Don

Bosco; infatti anche di lui si tratta la causa di beatificazione.

L' Uomo personaggio delicatissimo, perché è la figura di GESÙ NAZZARENO,

non deve stonare nel trucco e nell' abito con ampia mantellina che,

buttata un po' come manto, può ricordare la figura di Gesù

nell'abito orientale. Don Bosco dice di Lui: «apparve un 'Uomo

Venerando, in età virile, nobilmente vestito». L'abito ricorderà,

come forma, quello del Conte Cays nel primo atto, con sopra una

grande mantellina. Il personaggio parlerà immobile per tutto il

tempo.

Il Conte Cays fu uno dei primi benefattori e fu di casa presso Don

Bosco. Da lui, quasi come personaggio simbolico, si fa

rappresentare in pochi tratti il piccolo mondo cattolico torinese di

quegli anni, che era rimasto un po' sbalordito dai moti rivoluzionari

e non riusciva bene a capire né lo spirito. dei tempi né le audacie

dei numerosi pionieri della carità cristiana, i quali fiorivano da tutte

le parti nella piccola capitale. Quei bravi cattolici operavano con

zelo coraggioso, non vedendo altro scampo, per la salvezza della

società, che la luce del Papa in mezzo alle tenebre. Don Bosco,

anche a quel mondo di pie anime sconsolate, diede la forza della

speranza, che raddoppiò la carità: ed è questo un merito suo, non da

molti anche oggi rilevato.

Il Funzionario, specialmente nel secondo atto, deve dimostrare tutta la bravura nel

dissimulare la sua bontà con l'atteggiamento da... protocollo, quasi

nemico. Ma... non esageri; per carità: perché 1' improvviso

cambiamento alla fine non deve far stupire nessuno: è la burla che

cessa e la burla il pubblico l'ha già intuita.

Pancrazio Soave è comico perché, poveretto lui, la storia ce lo tramanda

balbuziente, ma per nient'altro è comico; ha della bonomia

ridanciona, sì, ma parla sul serio e dice cose serie.

Il Vecchio dovrebbe rappresentare nientemeno che il diavolo: e lo rimettiamo

quindi alle... buone grazie dell' attore che, nell' atteggiamento e un

po' nel trucco, saprà ricordare... il messere!

Menico Fantoni deve esprimere con molta naturalezza tutta la venerazione per il

grande padre della gioventù... birichina, d'allora e... di tutti i tempi.

Comm. Harmel - figura storica: faccia tipica, gentiluomo perfetto, abito serio... di

gran signore.

Il Principe Czartoriscki veste in abito secolarizzato, come i sacerdoti tedeschi,

perché deve partire per l'Africa: se no Don Bosco non tollerava

l'abito talare ridotto. É molto magro con grandi occhi spiritosi.

Gastini un buon artigiano, allegro catechista, che nell'oratorio festivo era il

carnevale continuo e... la carità segreta inesauribile.

Il fabbisogno - Perché il fabbisogno riesca un vero e utilissimo pro memoria pei

Direttore di scena lo ripartiamo secondo i vari episodi dell'operetta:

Per il Prologo - Un libro, bianco filettato d'oro per l'Angelo.

Per il 1° Episodio - Una bustina per il Conte Cays - Breviario per Don Bosco -

Tromba per un ragazzo - Campane tubolari interne - Proiezione

della Chiesa di Maria Ausiliatrice - Riflettore per il finale.

Per il 2° Episodio - Crocefisso, due libri e manoscritti sul tavolo - Filo invisibile

per far cadere uno di tali libri - Busta chiusa con Biglietto

ferroviario e altra busta chiusa con 5 biglietti da mille per il

Funzionario - Pallone di gomma che vien gettato dalla finestra -

Campana interna per L'Angelus.

Per il 3° Episodio - Sedia a rotelle per Don Bosco - Anello episcopale per Mons.

Cagliero.

Per l'Epilogo Grande quadro di Maria Ausiliatrice - Busto o statua di Don Bosco

- Simboli dei vari mestieri.

Quadri d'azione e personaggi

I SOGNI DELL'ALBA

PROLOGO: Sulla collina chierese - verso il 1821

Giovanni Bosco, fanciullo di sei anni

L'Angelo, che sarà più grandicello

L' Uomo

Coro dei Sogni e dei Ragazzi (in scena)

Coro di Spiriti Angelici (all' interno)

LA SUA GIORNATA

PRIMO EPISODIO: Al prato Filippi - 5 aprile 1846

Don Bosco, giovane sui trent'anni

Il Conte Cays, gentiluomo, anni 50

Un Funzionario di Pubblica Sicurezza

Una Guardia del Comune

Pancrazio Soave, mezza età, strano e balbuziente

Un Vecchio, contadino grinzuto

Alcuni Ragazzi, vivaci e mattacchioni

SECONDO EPISODIO: I primi voti - 14 maggio 1862

Don Bosco, sui quarantasette anni, ben portante

Don Rua, il suo fedele collaboratore, anni 25

Giovanni Cagliero in abito da prete, anni 24

Buzzetti capomastro della casa salesiana

Il Funzionario di P. S ... che ha fatto carriera

Il Conte Cays, che dimostra più dei suoi 66 anni

Menico Fantoni, un ragazzo dell' Istituto

Coro di Ragazzi che canta internamente

TERZO EPISODIO: La vendemmia matura - 8 dicembre 1887

Don Bosco, settantenne, sopra una sedia a rotelle

M.r Vescovo Cagliero, reduce dell'America

Don Rua, il successore di Don Bosco

Gastini, popolano, catechista dell'Oratorio festivo

Il Dottor Albertotti, medico di Don Bosco

Il Comm. Harmel, industriale francese

Il Principe Czartoriscki, Sac. Sales. polacco, anni 29

Coro di Ragazzi che canta internamente.

IL MANTELLO D' ELIA

EPILOGO: La Domenica di Pasqua 1934

Due Sogni che celebrano la santità di Don Bosco

Rappresentanti simbolici di varie Nazioni

Gruppo di Salesiani, sacerdoti e laici

Gruppo di Ragazzi in scena

Coro interno.

I SOGNI DELL’ALBA

PROLOGO: Sulla collina chierese

(verso il 1821)

La scena: Si apre il velario a scena vuota, mentre un piccolo coro di spiriti

invisibili annuncia il fanciullo che sarà il beniamino del Signore. Il

palco è chiuso al fondo da una gran seta trasparente, dietro la

quale appare la collina chierese, incorniciata ai lati da due alberi

fronzuti Da una parte c'è anche un largo pilone su cui è dipinta

una Madonna con colori un po' scialbi anche questa su tela

trasparente. Sul palco un piano erboso che va leggermente

alzandosi con un pianello più rilevato dalla parte opposta al

pilone.

SCENA I

CORO interno, poi GIOVANNI e l'ANGELO

Coro interno

« Fuit homo missus a Deo, cui nomen erat Joannes;..

ut testimònium perhibéret de lumine

et omnes crèderent. per illum.... » (*)Vi fu un uomo, mandato da Dio, che si chiamava Giovanni,.. perché testimoniasse della Luce

(che sorgeva: Gesù) e tutti credessero per mezzo di lui... (Vangelo di San Giovanni – Cap I).

Sulle ultime note del canto entrano due giovanetti campagnoli: uno più piccolo,

Giovanni, che appare guardiano d'animali o vaccaro; l'altro,

l'Angelo, nobilissima figura, coi capelli biondi e ricciuti, avvolto in

un ampio mantello, che dissimula e copre ogni segno del suo

vestito. Tutto il loro dialogo, tessuto su parole a cadenza quater-

naria, è accompagnato da una sequela di accordi modulanti, che

servono di sfondo armonico alla recitazione.

Giovanni - Io qui resto. Di là il gregge non potrei più sorvegliare. Se ti piace, qui

seduti, io ti narro belle storie...

Angelo - Oh, Giovanni, le conosco quelle storie, e tante cose so di te: già t'ho

veduto ai Becchi, ch'eri ancor piccino; a Castelnuovo hai fatto in

piazza giochi arditi... Tante cose so di te...

Giovanni - Io mi chiamo Bosco, e tu... come ti chiami?

Angelo - Io mi chiamo: Angel di Dio... e custodisco dei fanciulli, che non faccian

male; e scrivo, dentro un libro d'oro, tutto il bene ch'essi fanno.

Guarda... (gli fa vedere un libro filettato d'oro).

Giovanni - (lo piglia stupito e siede per guardare) Com'è bello! Tutto d'oro!

Tutto bianco! Guai, macchiarlo!

Angelo - Scrivo dentro d'un fanciullo che potrà far nella vita molto bene; e che, se

ascolta Dio che parla, sarà fatto il buon custode di migliaia di fan-

ciulli per condurli al Paradiso...

Giovanni - Vorrei esser quel fanciullo ! A Dio che parla, vorrei dire: Parla, il

servo tuo ti ascolta... E... come parla?

Angelo - Hai sentito mai sua voce dentro un sogno?

Giovanni - (stupito lo guarda: l'Angelo lo fissa; Giovanni chiude gli occhi e lento

si piega nel sogno) Oh! come bello! Come bello questo sogno!

Angelo - (apre le braccia, lascia cadere il mantello e appare in clamide bianca,

con stola d'oro sul petto. Parla vicino al dormiente declamando

sulla musica fattasi più lirica)

O piccolo Giovanni...

che dormi nella fresca primavera

e senti al cor già battere Gesù,

di giovanetti poi sempre una schiera

cercherà i fiori delle tue virtù

qui, dove dormi tu,

piccolo Giovanni.

E dentro il cor d'ognuno,

farai fiorire un'altra primavera,

farai sentire battere Gesù.

(apre poi le braccia guardando a destra ed a sinistra e chiamando con mano).

SCENA II

Detti e I SOGNI

Si è spenta la luce al fondo e appare, adesso, appena il bianco della grande tela.

Anche sul palco la luce si è molto attenuata, per dar la penombra

ai Sogni. Chiamati dal Sorriso dell'Angelo vengono i Sogni con

lunghi diafani mantelli color cilestrino, come i manti sereni della

Madonna, avendo il capo diademato, siccome inviati dal cielo, ma

coperti dal velo sottilissimo. Vengono da l'una e dall'altra parte

con passi leggeri, in fila indiana, girano intorno al dormiente e si

dispongono in graziosi gruppetti. Come è noto, la vita di Don

Bosco appare trapuntata di sogni, che gli rivelavano, in ogni

occasione importante, quello che doveva fare. Il Sogno che appare

nella scena seguente fu il Primo che gli preannunciò la sua

vocazione apostolica. La musica del sogno accompagna questo

movimento coreografico e Prepara la parola dell'Angelo, che

ripiglia cantando:

Angelo Sogni di cielo,

cinti di velo,

voce di Dio dal cuor che veglia udita,

venite a lui d'intorno:

l'alba di sogno ha già nel fiore il giorno.

Giovanni, i sogni

saranno scala d'oro fino al cielo

per te poi sempre nella vita santa;

l'operosa virtù, cui tanto agogni,

vedrà da loro infranta

ogni dubbiezza;

la fede, a udir le voci arcane avvezza,

scioglierà del futuro

a volta a volta il velo!

(poi rivolto ai sogni):

Sogni di cielo, qui venuti intorno

all'ignaro fanciullo,

voi aprirete, al destinato giorno,

uno per uno, la sua via quaggiù,

per far salire su la scala d'oro

tutti i suoi figli al bacio di Gesù.

I Sogni

Noi apriremo, al destinato giorno,

uno per uno, la sua via quaggiù,

per far salire su la scala d'oro

tutti i suoi figli al bacio di Gesù.

Il primo Sogno viene accanto al piccolo Giovanni, gli prende la testa quasi

maternamente fra le mani, coprendolo sotto il suo velo per far

capire che è il sogno che si svolge nell'azione al fondo della scena.

Gli altri Sogni vengono subito dopo a circondare ed a coprire il

ragazzo al pubblico con i loro veli distesi, dando modo a lui che è

vicino alla quinta, di scomparire rapidamente dalla scena per

andare al fondo, nel quadro vivente. Appena è uscito, i Sogni si

inginocchiano per non coprire, la visione del quadro al fondo.

Angelo - (parlato) Giovanni, guarda: il primo sogno!

SCENA III

Detti, l‟ UOMO e visione

Visione al fondo dei ragazzi, poi dell'Uomo. S'accende la luce dietro la tela e

riappare il fondale delle colline chieresi: tra la tela e il fondale un

gruppo di ragazzi rissosi, si rincorrono, si picchiano: uno grida:

Dio, Dio, Dio! Un fanciullo, lui, il piccolo Giovanni, si slancia sul

gruppo dei litiganti per separarli e farli tacere. Allora appare di

fianco al pilone un Uomo di aspetto nazzareno, in età virile,

nobilmente vestito (siamo nel 1821) con un ampio tabarro bianco;

«con la faccia così luminosa che Giovanni non la poteva rimirare».

(proiezione di luce). La musica, che avrà accompagnata la rissa

dei fanciulli, accompagna anche tutto il dialogo fra quei due, che

hanno nel declamato il ritmo del melologo. Tutti i ragazzi si

fermano di colpo.

L'Uomo - Giovanni! Mettiti alla testa di questi ragazzi. Non colle busse, ma con

la mansuetudine e colla carità dovrai guadagnare questi tuoi amici.

Insegna loro la bruttezza della colpa e come la virtù sia preziosa.

Giovanni - Ma io sono un povero, ignorante fanciullo, e non so insegnare. Chi

siete voi che comandate cose impossibili?

L'Uomo - Rendile possibili con 1'obbedienza e la scienza.

Giovanni - Con quali mezzi acquisterò la scienza?

L'Uomo - Ti darò la Maestra d'ogni sapienza, e senza di lei ogni sapienza è

stoltezza.

Giovanni - Chi siete voi che parlate così?

L'Uomo - Sono il Figlio di Colei che la mamma ti insegnò a salutare tre volte al

giorno. Il mio nome domandalo a mia Madre!

L' Uomo scompare: il pilone s'illumina e appare la statua o un dipinto di Maria

Ausiliatrice.

Giovanni – (S‟inginocchia e prega) Madonna, spiegatemi che cosa vuol dire tutto

questo!

L'Uomo - (scomparso, dall'interno) A suo tempo tu capirai!

I ragazzi che avevano ascoltato fermi quel dialogo, si inginocchiano intorno a

Giovanni. Egli canta, prima solo, poi con tutto il coro, tese le mani,

fissi gli occhi, offerta l'anima, verso la Madonna.

Giovanni Madonna, o Mamma, svelami

la strada che Dio vuole,

al cuor dài impeti alacri,

pronti a le Sue parole.

Guida il mio passo docile

come guidar sai tu,

accoglimi per figlio,

conducimi a Gesù

I Ragazzi - (intorno a lui) Guidaci i passi docili

come guidar sai tu,

per figli tuoi accoglici,

e menaci a Gesù!

SCENA IV

GIOVANNI e I SOGNI

Tutto s'abbuia al fondo. Il sogno, così ridotto per necessità di scena, è sparito.

Giovanni, com'era partito, ritorna al suo posto, mentre, lentamente

si riaccende la luce sulla scena. I Sogni iniziano il loro coro, e,

quando Giovanni è di nuovo dormiente, si alzano e seguono il

primo Sogno che si allontana. Naturalmente, per comodità di

scena, il ragazzo può anche essere un altro, su cui il primo Sogno

lascia il suo velo.

I Sogni - Noi apriremo, Giovanni, ogni giorno,

uno per uno, la tua via quaggiù,

per far salire su la scala d'oro

tutti i tuoi figli al bacio di Gesù...

Mentre i Sogni si dispongono in fila al fondo del palco, si riaccende la luce dietro

il fondale riappare la collina chierese Il Coro invisibile ripiglia

piano, come lontano, il canto iniziale:

Coro interno -

« Fuit homo missus a Deo,

cui nomen erat Joannes...

ut testimònium perhìberet de lùmine

et omnes crèderent per illum,~. »

Su quel quadro e quel canto si chiude lentamente il

VELARIO

LA SUA GIORNATA

1° EPISODIO: Al prato Filippi (5 aprile 1846)

La scena : Il prato Filippi in Valdocco. Da lontano si potrebbe vedere la tettoia

Pinardi. Il palco rappresenta la strada che gira in testa al prato.

SCENA I

Un VECCHIETTO e il CONTE CAYS

Un vecchietto, sedendo sopra una pietra, guarda verso il prato dal quale viene il

cantare d'un coro di ragazzi. Cantano a distesa una laude filippina

in onore della Madonna. (Vedi. Partitura musicale).

Vecchietto - (un po' grugnendo) Cantate, cantate, ragazzacci stupidi, che correte

dietro a quel prete matto, ma un'altra domenica qui non ci sarete

più! Non si guasta in questo modo un prato. Le bestie han più

riguardi.

Il Conte - (entrando) Oh, quel vecchio, pensate anche voi di andarvi a confessare

da Don Bosco nel prato? Ha messo su il confessionale vicino a un

fosso, mi pare, e forse vi aspetta!

Vecchietto - (sdegnoso) Col matto possono andare i matti, ma di qui intanto sono

sfrattati tutti.

Il Conte - Me l'ha detto anche il signor Filippi, e forse i vostri consigli hanno

avuto peso in questo sfratto. Però, se l'opera di questo prete fosse

opera del Signore, non la potreste fermare voi, con tali mezzucci.

Vecchietto - (amaro) Ah! rovinare un prato è l'opera del Signore?! Mah, di questo

cà del diavolo si lamentano tutti quelli che hanno un po' di buon

senso; poi, ai fatti, non si muove nessuno Ecco queste guardie

municipali che girano, girano e non dicono una parola! E il nostro

Vicario della città non prende provvedimenti? E la Curia lascia

fare: si chiudono gli occhi su quel prete.

SCENA II

Detti, la GUARDIA e un FUNZIONARIO DI P. S.

Funzionario - Ohé: vecchietto, parlate del Vicario con il rispetto dovuto! Noi,

autorità municipale, si veglia e si sorveglia.

Vecchietto - Non intendo mettere in dubbio, ma.... poiché loro (marcando)

vegliano e sorvegliano, debbono anche vedere...

Funzionario - Eh! vedere! Sicuro che si vede! Alla festa e negli altri giorni. Anzi

nei giorni di lavoro, lo si vede in giro per la città; e dovunque trova,

gruppi di giovani, ai quali fa dei predicozzi

Vecchietto - Per un prete non è dignitoso!

Funzionario - Ah! Bisogna vederlo salire sui palchi dei muratori a cercare gli

amici ; e l'hanno veduto anche, nelle strade un po' deserte, giocare

con loro...

Vecchietto - (maliziosamente) Dicono bene, che ne fa d'ogni colore...

Funzionario - E dicono che fosse così... bizzarro, fin da ragazzo!

Vecchietto - E... allora, non dovevano vestirlo con la sottana del prete. Alla festa

va in giro con i monelli, con quella vecchia tromba e quel tamburo

stonato, come il cavadenti... Superbo come se fosse un principe, li

conduce, a sciupare prati e campi ed a far gozzoviglie! Bella

educazione! Al manicomio lo si deve mandare...

Funzionario - (ridendo) Han già cercato di mandarlo, ma lui vi ha fatto chiudere

quelli che l'accompagnavano e se l'è svignata! E' lesto come un

capriolo!

Vecchietto - Non dovrebbe essere difficile pigliarlo, sul serio. Lo dicono tutti!

Il Conte - Io non ne vedo la ragione ; e dalla sua ci sono tanti!

Funzionario - Anche il mio collega, per esempio, è dalla sua!

La Guardia - L'ho seguito in tutte le sue peripezie e sono sempre più

meravigliato di lui! Non uno di quei monelli disobbedisce; non uno

si lascia scappare una parolaccia. Vanno alle funzioni religiose a

San Vito, a Santa Margherita, a Superga; mangiano al sacco e sono

allegri... Che c'è di male?

Vecchietto - Però si fa mandar via da tutti! La Marchesa di Barolo 1'ha licenziato

da Cappellano... e il Cappellano di San Pietro in Vincoli non l'ha

voluto neppure vicino al Camposanto,... E' bastato una festa!

Il Conte - Ma, la festa dopo, nel Camposanto, c'era già lui sepolto! Bisogna

andare adagio, eh!

Vecchietto - Misericordia! Ed è un uomo di chiesa?!

La Guardia - Sicuro: lui confessa anche nel prato!

Vecchietto - E loro andrebbero a confessarsi in un prato?

La Guardia - Io ci sono andato e sono contento.

Vecchietto - (al Funzionario) E lei... ci va?

Funzionario - Eh! se me lo comanda l'ill.mo Vicario del Comune! Io la penso

sempre come vogliono i padroni! (vedendo venire Don Bosco)

Guardi che lo viene a cercare!

Vecchietto - Ah! E se dico di no, mi manda col cappellano di San Pietro!? Alla

larga. (esce)

Il Funzionario, la Guardia e il Conte danno in una risata a quella fuga.

Funzionario - Gli spaccamonti han le budella sempre in tremarella! Buon giorno,

signor Conte. (Guardia e Funzionario se ne vanno)

Il Conte - Buon giorno! Io non ho paura di incontrarlo!

SCENA III

DON BOSCO e il CONTE CAYS

Don Bosco - (entra seguito da un vociare di ragazzi e si volta a loro sorridendo)

Bravi! Giocate, giocate allegramente! Il Signore vuole l'allegria! E

lasciatemi dire un po' di breviario! (si volta verso il pubblico,

tirando fuori dalle tasche il breviario, poi si ferma pensoso, triste,

con le braccia incrociate, e muove con amarezza la testa) Signore,

Signore: sono ai primi passi della mia strada, e c'è tanto e tutto da

fare! Poveri ragazzi, abbandonati! Come li potresti abbandonare

anche Tu, o mio buon Signore?

Il Conte - (avvicinandosi a lui con una bustina) Signor Don Bosco, per quest'

opera sua le offro il mio primo obolo. Dei ragazzi, fiori di strada, sa

fare un bel mazzo. Il Signore lo benedica!

Don Bosco - (quasi commosso) Grazie per me e per i miei ragazzi, anche a nome

del Signore! Mah! Sono cacciato via di nuovo! Ormai mi hanno

mandato via da tutte le parti! Come farò a dire ai ragazzi che

domenica non si potrà venire più neanche in questo prato? Se non

ci lasciano neppure l'aria libera d'un prato, dove mi posso

voltare?... Dovrò andar... lontano!

Il Conte - Non credo! Mi ha parlato di lei Don Cafasso: mi ha detto che qui,. a

Valdocco, dove fu sparso il sangue dei martiri fioriranno gli apo-

stoli... Don Cafasso vede lontano...

Don Bosco - Eh! la Provvidenza conosce le sue strade: ma, per adesso, quelli che

mi pestano i piedi sono vicini... (un po' sorride).

Il Conte - E forse anche quelli che lo vogliono aiutare...

SCENA IV

PANCRAZIO SOAVE e detti

Pancrazio - Scu... cusino tan... to; è qui che c'è quel pr...préte che vuol fare un

labo...bo...ratorio?

Don Bosco - (lo guarda stupito) Vorrei fare un oratorio!

Pancrazio - Un orat...torio labo...roratorio?

Don Bosco - Un oratorio, per tener radunati i ragazzi, dire la messa, far un po' di

predica... un po' di bene, insomma...

Pancrazio - Ho capito be... benissimo: un labo... boratorio per la p...predica: fa lo

stesso! Il mio pa... padrone Pi... Pinardi le of... fre in af... fitto

quella casa là... Va bene?

Don Bosco - Come? Mi affitta quella casa? Per un oratorio? E subito?

Pancrazio - Si.. sicuro: su... subito!

Don Bosco - Oh! (guardando il Giovane) Abbiamo nominata la Provvidenza, ed

ecco, è già qui! Subito! Subito! Signore, che tu sia benedetto! (a

Soave) E chi ti manda?

Pancrazio - (stupito) Mi manda... lu. . lui... mi... m...manda!

Il Conte - (segnando il Cielo) Lo manda... Lui!

Don Bosco - (un po' agitato: un po' fuori di sé) Avrei così la prima casa ! Ma... è

proprio vero? (a Soave) Ma lo sa questo signor Pinardi che io

voglio fare un oratorio, dove si gioca, ma anche si prega... si

cantano laudi...

Pancrazio - Be.. .bene ! Io ho una be..bella voce, ma Pi... Pinardi l'ha anche più

be... bella!

Don Bosco - Ma io ho... bisogno della Cappella per domenica che è Pasqua!

Pancrazio - Per... Pa.. Pasqua ci sarà tu... tutto, e potrà dire la Messa... e sentirà

che glo.. gloria! Se ne pa... parlerà anco... cora fra cent'anni! (ride

da furbo).

Don Bosco - E' combinato! Vai subito dal tuo padrone; digli che mi aspetti sotto

la tettoia, ch'io do qualche ordine ai ragazzi e poi vengo là: ma digli

anche, a questo ottimo signor Pinardi che si mostra benefattore

veramente provvidenziale, che il Signore lo benedirà per tutta la

vita! (rivolto al cielo) Grazie, Signore ! Grazie, Madonna... sento la

Vostra mano sopra di me.

Pancrazio - (esce ridendo).

Don Bosco - (rivolto all' interno dove sono i ragazzi sul prato li chiama) Ragazzi!

Ragazzi! Tromba! Tromba!

Si sente un suono di tromba e una stamburata, accorrono tutti i ragazzi dell'

Oratorio. Il Conte si ritira un po‟ in disparte; mentre Don Bosco

parla ai ragazzi; ritornano il Vecchietto, poi il funzionario e la

Guardia.

SCENA V

Detti, RAGAZZI, il VECCHIETTO poi il FUNZIONARIO

e la GUARDIA

Entra un gruppetto di ragazzi alla rinfusa, scamiciati, ma allegri e ordinati: e si

fanno intorno a Don Bosco che sorride, e gli fanno festa, pronti ad

ascoltarlo: altri si sentono fuori.

I Ragazzi - Ci ha chiamati, Don Bosco?

- Come sorride, Don Bosco!

- Era così triste

- Credevamo avesse male

- Non si osava disturbano

- Don Bosco è allegro!

- (tutti) Viva Don Bosco!

Don Bosco - Miei cari ragazzi, sono allegro nel nome del Signore e della

Madonna. Avevo una brutta notizia da darvi: siamo mandati via

anche da questo prato. (proteste dei ragazzi) Certe persone, e

alcune anche bravissime persone, vorrebbero che io mi separassi da

voi, che ne trattenessi una ventina solo, i migliori: ma... Don Bosco

è fatto per i birichini!

I Ragazzi - (grida festose) Sicuro: Viva i birichini

Don Bosco - Se la Provvidenza mi ha mandato tutti voi e ne manderà altri ancora,

io non ne posso rimandare neppure uno! So che la Provvidenza mi

fornirà tutto quanto fa bisogno! che anzi-... me lo ha già preparato!

Don Borelli ci diceva che i cavoli non possono fare un cesto bello,

grosso, se non sono trapiantati, e anche noi saremo come...

I Ragazzi - (grida di tutti) Evviva i cavoli !

Don Bosco - Non ci vogliono affittare un prato, e noi ci faremo una casa... con

l'aiuto della Madonna. Gli edifizi comprenderanno quanti giovani

vorranno venire; officine di tutte le specie permetteranno a loro

d'imparare il mestiere che vorranno; ci sarà un bel cortile e un

porticato assai spazioso per le ricreazioni. Eppoi chierici, cate-

chisti, assistenti, capi d'arte, professori, e, per chi vorrà farsi prete,

ci saranno anche i corsi per questo...

Vecchietto - (che s'é intrufolato, lo apostrofa) Lei è matto: lei vorrebbe anche

fare una nuova comunità religiosa? (proteste dei ragazzi).

Don Bosco - E se avessi questo progetto?

Vecchietto - Manicomio!

Don Bosco - Ne ho mandati due altri, pochi giorni fa! (risata generale).

Vecchietto - E che impresa darebbe ai suoi religiosi?

Don Bosco - La virtù!

I Ragazzi - (applausi) Bravo Don Bosco!

Vecchietto - Benissimo! E che tonaca vestiranno?

Don Bosco - In maniche di camicia, come i garzoni muratori! (risata: ride anche

Don Bosco) Ho detto una stranezza; ma andare in manica di

camicia vuol dire essere povero, e le società religiose vivono della

povertà delle persone.

Vecchietto - (per prenderlo in giro) E nel suo sogno non vede più altro di

pazzesco?

Don Bosco - Per adesso no: per adesso sento suonare non più la nostra tromba e il

nostro tamburo, ma delle campane a festa, come le campane che

abbiamo udito tutti insieme stamattina alla Madonna di Campagna,

quando non c' era nessuno che le suonava.

I Ragazzi - E' vero! E' vero!

Don Bosco - Era la Madonna che ci annunciava la nostra Pasqua. Birichini di Don

Bosco: in fila e andate cantando per l'ultima volta nel prato a rin-

graziare la Madonna. Il vecchietto, se crede, può andare anche lui!

Vecchietto - Ah! no : quello non è il mio posto: vado, piuttosto, all'osteria: voglio

vedere che cosa c’è in fondo ai fiaschi! (esce rapidamente).

I ragazzi si schierano: suona la tromba, e poi col passo misurato dal tamburo si

allontanano).

SCENA VI

DON BOSCO e il CONTE CAYS

Don Bosco - Ah! che giornata! E lei che mi ha confortato, chi è lei ?

Il Conte - Non mi conosce. Sono uno dei tanti che in segreto già lo ammirano e

vorrebbero esserle vicini nell'opera!

Don Bosco - Io la arruolo subito!

Il Conte - Come si vede la certezza in lei di riuscire Questa è fede!

Don Bosco - Certezza? Fede? Non ho grandi meriti, sa: io, con questi occhi, ho

già veduto la mia chiesa.

Il Conte - La sua chiesa?!

Don Bosco - Ricordo il sogno che ho fatto, pastorello, sulla collina. Vedevo tanti

animali selvatici che si azzuffavano. Colla carità dovevano essere

domati e i più restii e i più servaggi con carità anche più tenace e

più' calorosa... Così bene lo ricordo, che lo rivedo. Eccolo... Oh!

vedo un campo, in cui sono meliga, patate, cavoli, lattughe e tanti

erbaggi; e gli animali diventano agnelli, e adesso c'è un vasto

cortile con un fabbricato intorno e da un lato vedo una chiesa...

(guarda davanti a sé come rapito dalla visione).

Il Conte - Segga, Don Bosco, segga… (lo fa sedere su una pietra)

Don Bosco - (siede, ignaro, sempre seguendo la visione) Oh! su quel campo di

cavoli sorge una chiesa, grande, alta, stupenda! Ha una vasta

cupola! Dentro si sente una musica: tutta una orchestra... cantano

Messa grande... Ecco, entro nella chiesa: mi chiamano per la

Messa... In alto c'è una gran fascia bianca, su cui, a caratteri

cubitali è scritto: «Hic domus mea, inde gloria mea». Questa la mia

casa. Da qui la mia gloria! Io vedo! Io vedo! Dove sono? dove

sono? (si guarda intorno? il Conte si è inginocchiato vicino a lui).

Il Conte - Parli ancora, Don Bosco, parli ancora!

Don Bosco - (trasognato) Ascolto! Ascolto!

Da lontano giunge di nuovo il coro di ragazzi, come all'inizio dell‟atto, ma

accompagnato, stavolta, anche dal suono delle campane; Don

Bosco con le mani levate esclama: La mia chiesa ! la tua chiesa,

Madonna! La tua casa! Di là si espanderà la tua gloria!

Se sarà possibile un riflettore proietterà sullo sfondo la chiesa di Maria

Ausiliatrice.

VELARIO

II° EPISODIO: I primi voti

(14 maggio 1862)

La scena: Una cameretta vicino a quella di Don Bosco. Il fondo è un muro tutto

bianco, appena riquadrato (potrà essere la stessa tela che servì nel

Prologo). Da una parte vi è in avanti, la porta che mette nella

camera di Don Bosco, e più in là una finestra. Fra l'una e l‟altra

un tavolino con sopra un piccolo crocifisso e due libri. La parete

opposta ha una porta sola che fa riscontro alla finestra, ed è la

porta comune. A riscontro della oorta di Don Bosco vi è il tavolino

di Don Rua.

SCENA I

DON RUA, CAGLIERO e MENICO FANTONI

All'aprirsi del velario, Don Rua ha di fianco al tavolino un ragazzo (Menico) con

aria mortificata: di fronte c'è Cagliero, già in abito da prete,

giovanissimo, con la sua aria spigliata e una serena volontà di

ridere. Ma in quel momento fa da accusatore e si sforza di essere

serio.

Cagliero - Nel cortile ci sono i mattoni, la sabbia e tutto il materiale del

capomastro per la nuova fabbrica; i ragazzi debbono stare alla

larga, ma lui, lui... vuole fare lo spavaldo, e a tirar pietre te l'ho

colto proprio io! Allora gli ho detto: “Su! Da Don Rua!”.

Don Rua - (al ragazzo) Nelle case di Don Bosco si deve mostrare in ogni atto l’

educazione che si riceve. Pietre non se ne tirano e tanto meno ai

compagni...

Menico - Non tiravo mica ad un compagno! Tiravo in alto, io!

Cagliero - Ma in testa se la piglia chi sta sotto!

Don Rua - Quella tirata da te, per poco non rompeva un vetro della camera di

Don Bosco! Il colpo fu attutito dalle foglie della vite. Don Bosco

non sta bene, ma dalle cinque di stamattina è al lavoro. E questa

notte, fino a tardi, tu dormivi, e lui scriveva: ha scritto tante lettere;

ha scritto un bel libriccino anche per voi... Scriveva la vita di un tuo

compagno di qualche anno fa: Domenico Savio. Adesso l'abbiamo

obbligato a cercare di appisolarsi un po' dopo pranzo, e si evita il

più piccolo rumore! Ma... se tu gli rompi i vetri… lui... salta su...

Menico - (mortificato) Non lo sapevo...

Don Rua - Non lo farai più... Se tua mamma lo sapesse ne avrebbe pena...

Menico - (c. s.) ...Non lo dica a Don Bosco...

Don Rua Non lo dirò: ma... lui, lo sai, sa tutto. E poi... lo sa il Signore! Sei

Fantoni, non è vero? Vai, gioca: fai fare un po' di silenzio ai tuoi

compagni... per lui... e non fare del male! (lo licenzia, e quello

esce).

Cagliero – (Intanto ha preso un foglio fra i manoscritti, sul tavolo presso la

finestra e legge: «Bisogna coi ragazzi usare sempre carità: i cattivi

germi si prevengono e si accecano con la carità preventiva! Meglio

un ragionato perdono che un mese di prigione...» (posa il foglio e

guarda Don Rua).

Don Rua - L'ha scritto stanotte...

Cagliero - Che uomo, che prete è Don Bosco! In ogni parola c'è lui! Non vedo

l'ora, questa sera, di giurare nelle sue mani, per la prima volta, i

voti solenni! Siamo in ventidue, mi ha detto!

Don Rua - La prima nidiata, dice lui.

Cagliero - Francesia vorrebbe che la funzione si facesse nel salone, sotto; io porto

l'harmonium... Si fa una cosa un po' solenne.

Don Rua - Lui ha detto: una cosa semplice: in quella stanza (indica al fondo)

dove riceve tutto il giorno...

Cagliero - Se lo dice lui, meglio così: la cameretta sarà piena dei suoi consigli.

(bussano - Cagliero apre e lascia passare Buzzetti)… C'è un

capomastro ed è la vigilia di sabato: puzza di soldi io scappo!

(esce)

SCENA II

DON RUA e il capomastro BUZZETTI

Don Rua - (sereno a Buzzetti che entra tenendosi il berretto in testa; è di casa)

Oh! il nostro Buzzetti, capiti male, caro! La cassa delle finanze

sono vuote... C'è stato anche Galdini per la sua tipografia...

Buzzetti - Eh! la nuova tipografia può aspettare a pagare caratteri e macchine: ma

gli operai... hanno bisogno del pane quotidiano per le famiglie...

Don Rua - Eh! caro Buzzetti; quando non ce n'è più!

Buzzetti - Oh, quando non ce n'è più, Don Bosco ne trova ancora! Ha moltiplicato

le pagnotte a colazione; penserà anche a moltiplicare i mattoni. Ieri

sera doveva uscire...

Don Rua - Non è uscito.... (sottovoce) Non ha potuto uscire. Si è trovato sulla

porta il suo… cane grigio che non l'ha lasciato passare...

assolutamente. Ha dovuto tornare indietro...

Buzzetti - Questo misterioso cane grigio, che appare al momento dei pericoli, è

veramente singolare. Che pericolo c'era?

Don Rua - (sorridendo) Il cane, sai, non parla...

Buzzetti - Ma comanda!

Don Rua - Forse è un Altro che comanda (indica il cielo).

Buzzetti - Eh! provvederà quell'Altro (sì toglie il berretto per rispetto) E sarà

stato per il meglio. Così il nostro Don Bosco avrà potuto dormire.

Don Rua - Ho paura di no. Don Savio ha vegliato qui fino a tardi... ed ha sentito

forti rumori. Deve esserci stato di nuovo...

Buzzetti - (sottovoce) ... il diavolo ... Ah! è spaventoso! E lui... è rimasto a

battagliare, come altre volte, tutto solo! Non è prudente! Sono anni

ormai che dura questa lotta... con quello sporco!

Don Rua - (misterioso) Pare che si faccia più brutale dopo l'apparizione di quel

globo di fuoco passato nella sua camera e scoppiato nell'infermeria.

Buzzetti - Quello... Don Bosco dice che non era il diavolo...

Don Rua - Era un fuoco purificatore... ma il diavolo scacciato ritorna; e gira

intorno... si direbbe, per fermare la nuova battaglia che Don Bosco

gli vuol dare con la buona stampa.

Buzzetti - Ha già messo tre code per impedire il permesso della tipografia! Purché

non ci rovini macchine e locali… come qualche anno fa, quando ha

fatto sprofondare tre piani… Ma gli operai non posso però mandarli

a farsi pagare dal diavolo. Lavorano anch'essi, dopo tutto, per il

Signore...

Don Rua - E .. ti occorrono molti denari?

Buzzetti - Oh! almeno cinquemila lire... (si ode nella camera di Don Bosco un

gran rumore; poi la voce di Don Bosco che grida forte: «Nel nome

di Gesù, esci, spirito immondo, e lasciami!» Un po‟ di silenzio. I

due si guardano sbigottiti. Dal tavolino presso la porta di Don

Bosco un libro cade per terra...).

Don Rua - (dopo un momento) E' passato di qui .. lo spirito maligno...

Buzzetti - Quel libro... l'ha fatto cadere... lui...

Don Rua - Povero Don Bosco! (a Buzzetti) Adesso vai: quando entra qui, dopo

queste battaglie, non desidera veder gente. Se mai, gliene parlo io...

a tempo... E ... questa sera verrai anche tu, nonostante quello che

hai veduto?

Buzzetti - Oh! Don Rua! Con più entusiasmo! E se verrà quel muso sporco ci

troverà in tanti a bastonarlo!

Don Rua - Questa sera non verrà: la stanzetta per ricevere i primi voti dei

Salesiani sarà tutta occupata dallo spirito del Signore...

Buzzetti - Don Rua... mi raccomando... per le paghe... (esce).

Don Rua - (resta in piedi, raccolto, in atto di preghiera, poi si china, piglia il

libro caduto e si alza quasi offrendo a Dio il libriccino) Signore,

Signore: le regole sante della società, che si vuol fondare nel Tuo

nome, non possono essere buttate a terra dallo spirito del male;

portae inferi non prevalebunt! (ripone il libro, mentre dalla sua

camera entra Don Bosco).

SCENA III

DON BOSCO e DON RUA

Don Bosco - (dall'aspetto stanchissimo, si ferma sulla porta) Sei lì, caro Rua. Tu

sei il guardiano fedele. Il Signore, che permette le battaglie, mi

mette i fedeli al fianco.

Don Rua - O Don Bosco, ha avuto ancora una lotta con lo spirito maligno...

Don Bosco - (entrando e sottovoce) Hai sentito qualche cosa?

Don Rua - (c. s.) Lo spirito è passato... anche di qui...

Don Bosco - M'ha. tormentato tutta la notte... con forme spaventose: non vuole

che si faccia il bene... Ma Dio provvede! (pausa) Anche il cane

grigio ieri sera era mandato dalla Provvidenza... Mi pare che c'è

gente che aspetta...

Don Rua - Può sospendere oggi di ricevere; è abbattutissimo.

Don Bosco - Cosa vuoi: stamattina il Provveditore degli Studi mi ha mangiato del

tempo per persuadermi a... cambiare la mia Storia d'Italia. Be-

nedetto quell'uomo! Cambiare... la storia... per fare i suoi comodi...

dove va allora a finire il tempo galantuomo...

Don Rua – Ma… e la sua testa...?

Don Bosco - (accennando al male che lo corona) Eh! a la padrona di casa: i mali

li lascia a questo povero inquilino...

Don Rua - Lei soffre di testa, soffre di stomaco, soffre di bruciore alla lingua, le

manca il respiro...

Don Bosco - Eh! mi metti in pensione troppo presto. Sono appena sedici anni che

faccio il proprietario di stabili: e quando sedici anni fa il Signore mi

ha dato la tettoia Pinardi, mi ha detto: «Lavora neh!!» Oggi ho le

«Buone Letture» da consolidare, la tipografia da sistemare, tre

oratorii e più di trecento ragazzi

Don Rua - Si liberi almeno dai colloqui con quei della campagna. Ci penseremo

noi! Per spiegarsi, ruba tanto tempo... quella buona gente!

Don Bosco - Mah! Vengono da lontano... e si finisce sempre per fare un po' di

bene (vedendo Don Rua triste) Don Cafasso ha ricevuto tutti fino

alla fine... Adesso vengono qui: siamo i cassieri del Signore:

bisogna incassare per Lui più che si può: Anime Anime! Il resto

conta nulla!

Don Rua - Allora... lasci a noi di rispondere almeno alle lettere...

Don Bosco - (sorridendo) Mah! vedi, se scrivo io, forse rendo di più. Guarda: al

Card. Dusmet di Catania ho scritto oggi per mandargli la musica di

Cagliero... (cerca la lettera sul tavolo e trovatala, legge:)

“...Poiché desidera il conto, eccolo: L.14,75. Se Vostra Eminenza

crederà di sopprimere la virgola, non sarà Don Bosco che si

lamenterà per questo...» (a Don Rua) Vedrai: Sua Eminenza

sopprimerà la virgola... (sorride) Lasciatemi fare il segretario a

Don Bosco!

Don Rua - Ma la salute sua è preziosa…

Don Bosco - La carità lo è di più. Quand'ero piccino a curarmi pensava la

mamma: adesso ci pensa la Madonna... Bisogna ascoltarla, sai... E

quando sono stanco, mi consola come sa consolare lei Una volta mi

ha persino fatto riposare col canto, come fanno. le mamme coi

bambini. Oh! come ricordo il suo canto : (sottovoce modula)

«Intorno a me stringetevi, - Siatemi sempre accanto, - Vi coprirò

col manto, - Difesa a voi sarò!». Come canta la Madonna! Che

paradiso!

SCENA IV

Il FUNZIONARIO e detti

Si sente un forte rumore fuori della porta. Don Bosco e Don Rua guardano

stupiti, quando la porta si apre ed entra un Signore che si libera da

chi lo tratteneva a forza, per non lasciarlo entrare; è il funzionario

del 1° atto, un perfetto impiegato dell'epoca, con l'abito lungo, il

mezzo cilindro, il cravattone, una mazza, gli occhiali a spranga.

Ha fatto carriera. Ora è al Ministero.

Funzionario - Ma che turno, ma che turno! Il Ministero non aspetta turni!

(guarda verso i due Sacerdoti con aria scura) Ah! finalmente!

Siamo nella tana dei lupi!

Don Bosco - (sorride, e, tutto gioviale, dice a Don Rua che fa per reagire) Non

spaventarti. Lui scherza; più le dice grosse e più ci vuol bene di

cuore e ci protegge.

Funzionario - (burbero) Io non proteggo nessuno! Lo sorvegliavo già come

Funzionario di Pubblica Sicurezza quindici anni fa. Ah! io sono per

la verità Che lei stamane abbia messo a posto il Provveditore agli

Studi mi ha fatto piacere

Don Bosco - Come sa?

Funzionario - Al Ministero sappiamo tutto : i muri parlano!

Don Bosco - (a Don Rua) Al Ministero degli Interni lo chiamano il Cav.

Protocollo.

Funzionario - Sicuro, e me ne vanto. Lei, si sa, sorride di tutto. Non creda però di

farla sempre franca. Adesso non ha più Cavour a farle spalla...

Don Bosco - Il Conte di Cavour mi capiva...

Funzionario - (sempre burbero) Oh! fra di loro, aquile, si capiscono sempre. Ma

però adesso Sua Eccellenza Rattazzi ha conciato i frati in modo che

fra qualche anno non ce ne sarà più uno: glielo dico io!

Don Bosco - (scherzoso) Bravo! glielo scriva al Papa!

Funzionario - Lei scappa sempre dietro al Papa!

Don Bosco - I timidi stan dietro al papà.

Funzionario - Lei non è un timido: mi piace per questo: lei farà dei bravi preti,

ma frati non ne farà mai. Del resto S. E. Rattazzi saprebbe farle

passare la voglia. La mana morta è seppellita per sempre!

Don Bosco - Difatti S. Ecc. Rattazzi vuole ch'io sia mano viva, la qual cosa per le

anime val molto di più!

Funzionario - Ma stia in gamba con Rattazzi: lui... è un avvocato!

Don Bosco - Se faccio i miei doveri da buon cittadino, non mi farà del male!

Funzionario - Eh! politica è politica! Rattazzi è Rattazzi!

Don Bosco - Ma... è urbano!

Funzionario - Ah ! lo scherzo non le manca mai. E va bene! Sarà perché è urbano

che le manda il biglietto circolare di seconda classe sulle ferrovie,

come se fosse un Deputato. Eccolo (glielo consegna) Lei ride?

Siamo dunque nemici... ridendo. Ma si ride anche verde, e ne ho

visti tanti, preti e frati, ridere verde. Mi piace (Don Bosco fa per

parlare, ma quella girandola non la smette e gli fa segno di tacere)

E con quell'altra busta, si pigli anche questa...

Don Bosco - Un'altra busta? E di chi è?

Funzionario - (c. s.) E' mia. Ho diritto anch' io di esporle il mio modo di pensare

sulla sua condotta civile. Fin da quando ero guardia civica

poveraccia e poi Funzionario di P. S. ho imparato, all'ufficio, a

pensar sempre come vogliono i superiori; ma fuori di là ho le

ideacce mie nel cervello; e, se mi piace, le scrivo, magari ; però di

questo scritto (marcando) compromettente, (misterioso) se ne parla

in giro, guai a lei!

Don Bosco - Mi vuol dire almeno...?

Funzionario - Avrei scritto, se volessi dire? A me piace di vederla ridere. A voce

le posso dire invece due cose. La prima: (serio) per qualche giorno

non esca solo, e mai di sera. Ci sono malviventi, pagati da gente di

mal'affare, che vogliono farle il più grave danno possibile. Ieri sera

ne hanno arrestati tre proprio in questi paraggi. Lei doveva uscire.

Lo avevano fatto chiamare d'urgenza per un malato grave... che era

un pretesto...

Don Rua - (da sé) Ah! il cane grigio che non l'ha lasciato uscire

Don Bosco - (semplice) Di fatti, qualcuno mi ha trattenuto.

Funzionario - La seconda cosa non riguarda lei. Ho visto sotto il Conte Cays. E'

in piena disgrazia al Ministero è segnato nero. Non lo lasci girare

nella sua casa... quell'ex Deputato rimasto in asso!

Don Bosco - La casa di Don Bosco non guarda i registri dei Ministeri per

accogliere quelli che si presentano. Qualunque dolore trova la porta

aperta.

Funzionario - L'ha aperta anche a Crispi... lo sappiamo.

Don Bosco - Il Conte Cays poi è un ottimo cristiano, un galantuomo e un

gentiluomo.

Funzionario - Troppe cose in una volta! E' sospetto al Ministero: non cerchi altro

(sottovoce, umano) se mai... (pausa pensosa) questa sera lo

trattenga qui. Gli fanno una perquisizione in casa: niente di grave.

La guiderò io: so che è suo amico: mi basta. Ma lei... lo trattenga

qui... Sarà per lui Un dolore di meno...

Don Bosco - E lei, così, fa un po' di bene!

Funzionario - (quasi sorridendo) Come fa lesto lei, a pensare bene di tutti! In

Paradiso si faccia applicare al Tribunale della eterna giustizia...

però non abbia premura d'andarci sa! Da fare ce n'è anche qui. Per

conto mio, e per la risposta a questa lettera... quando lei parla a tu

per tu col Signore, un... « Padre nostro » glielo butti là, anche per

me ! Ma se parla con altri di questa lettera, guai a lei! (Si cambia, è

tutto ridente della sua parte burlona; bacia la mano a Don Bosco e

gli dice quasi con preghiera) .. Mi voglia un po' di bene... e... cerea

(Cerea: saluto di congedo, detto in piemontese.) (e se, ne va,

sorridente).

SCENA V

DON BOSCO e DON RUA

Don Rua - (un po' disorientato a Don Bosco che sorride) Ma chi è questo tipo?

Don Bosco - Eh! il mondo si piglia com'è: lui... sa che ho debiti e... (apre la busta e

ne cava cinque biglietti da mille).

Don Rua - (a Don Bosco che li apre a ventaglio) Cinque biglietti da mille!!

Don Bosco - Vengono da quel tipo... Si buttan via?

Don Rua - Oh! Signor Don Bosco: è stato adesso adesso qui Buzzetti...

Don Bosco - A cercare cinque mila lire... (ridendo mette i denari in mano a Don

Rua) E... silenzio: se lei ne parla con qualcuno... guai!

Don Rua - (sorridendo anche lui) Ma... col Signore...

Don Bosco - … ne parleremo tutti e due, va bene? C'è povera gente che aspetta:

andiamo da loro (s'avviano per uscire, ma sentono il vociare degli

artigiani che giuocano nel cortile; sorridente) Che santa allegria,

caro mio Rua (un passo e si ferma) Senti, Rua... va a cercare Menico

Fantoni. E' nell'angolo del cortile di là da la pompa, dietro un

pilastro; gioca ai soldi ed ha un cattivo pensiero: non va bene.

Diglielo per me...

Don Rua - Vado subito. (sulla porta) Oh! Il Conte Cays...

SCENA VI

DON BOSCO e il CONTE CAYS

Il Conte - (ha un aspetto dignitoso, ma doloroso) Signor Don Bosco! ho lasciato

passare prima il Ministero: il Governo, si capisce, ha la precedenza.

Don Bosco - Signor Conte, lei è qui come in casa sua...

Il Conte - Forse sono più sicuro qui che in casa mia... tante amarezze! Il Conte

Cays, il quale fu già Deputato al Parlamento, già ricevuto a Corte

con ogni riguardo, non conta più nulla: pazienza. Ma mi colpiscono

perché Presidente delle nostre povere Conferenze di San Vincenzo!

Anche quella poca carità cristiana è sospetta! Minacciano per-

quisizioni: fan dire in giro che siamo roba venuta dalla Francia; tutti

dinamitardi! Lei, che ha parlato con il Papa, lei che vede e che sa

tante cose, che ne dice? Dove si va a finire...? E' la rivoluzione...

Don Bosco - Mah! Bisogna pregare! Forse... è solo un'evoluzione. Certo quelli che

hanno lasciato il comando non possono sperare più di- riprenderlo.

Ma per la società la cosa è diversa...

Il Conte - Lei spera dunque ancora...

Don Bosco - Finché spera il Papa; anche Don Bosco spera, come tutti i buoni

fedeli! La speranza è figlia della fede e madre della carità: come

vede, ha una bella parentela! (sorride).

Il Conte - Ma come si può sorridere ancora... ! Dove trova la forza?...

Don Bosco - (conducendolo verso la finestra) Guardi: laggiù c'è la casa della

Provvidenza: anche l'amico nostro, il Canonico Cottolengo, spera: e

opera senza piangere sulle cose caduche. Le foglie secche lasciano la

rama alle foglie fresche. C'è tanta gioventù da educare: facciamo in

modo che le foglie fresche trovino la rama sana...

Il Conte - Sento che con noi, vecchi, si spegne un mondo... e, per me, sono

contento di morire. Povera gioventù!

Don Bosco - La guardi là, questa gioventù, signor Conte! Come si corre, come si

gioca, come si sente la voglia di vivere! Poi... uno squillo di

campanello. Silenzio. Gli artigiani ritornano al lavoro cantando lodi

al Signore... Gli studenti ne pigliano il posto... Guardi: rompono le

file: sembrano un centinaio di passeri! Non sente in mezzo a loro la

presenza di Dio? Non è uno spettacolo che fa sperar bene? E quelli

sono figli del popolo, che ai suoi tempi, ai miei tempi

bighellonavano, oziosi, per le strade, per le campagne, inutilacci,

rissosi, forse bestemmiatori, forse ladruncoli... Non vive con loro?

Non sente che si può vivere per loro? Per farne operai sani di corpo e

di cuore, forse sacerdoti esemplari, certo cittadini degni d'una grande

civiltà e capaci di costruire un grande domani?...

Il Conte - Qui, a Torino, dove c'è lei... Ma che cos'è quest'oasi nel grande deserto?

Don Bosco - E' un'oasi. Ne faccia sorgere cento, mille... dappertutto, e mille oasi

cambiano il deserto in un giardino...

Il Conte - Lei sogna... Ha questa grande forza che è una gran fortuna!

Don Bosco - Ah! io sogno ben altro... Sogno mille officine per fabbri, e mille

laboratori per sarti, e mille colonie agricole per una grande rinascita

dei campi... Sogno questa realtà benedetta in mille realtà...

(affacciandosi alla finestra) Bravi! Forza! Bene quel colpo alla

palla! Bene quell'altro! Bene... Ah! (la palla passa per la finestra e

colpisce il Conte, che s'arretra intontito) Questa è di troppo... Le ha

fatto male, signor conte?...

Il Conte - No! No! Ma...

Don Bosco - L'avevano giocata bene, ma è andata male! Non 1'hanno fatto apposta.

Bisogna scusarli... Oh! la gioventù! (prende la palla e va alla

finestra) Ehi! Ragazzi! Guardate come si tira! Chi è stato... il

maldestro? (tutti da fuori:) Lui! Lui!

Cagliero - (da fuori) Io, signor Don Bosco!. Mi scusi!

Don Bosco - Ah! Cagliero! Era un colpo da uomo, questo! Guardi il colpevole! E'

là mortificato! Vuole che castighiamo Cagliero?

Il Conte - No! No!

Don Bosco - (alla finestra) Ragazzi, guardate meglio ai colpi. Uno... due... e... tre

(butta la palla e da fuori giungono grida: Evviva Don Bosco!... al

Conte) Venga, venga a prendersi lei l'osanna!... (ritornando, con lui

e sorridendo) Vede che i sogni di Don Bosco sono fatti di realtà...

Il Conte - Eh! ci vuole lei a cambiare i sogni in realtà... Lei fa, lei crea, lei è tutto!

Lo ricordo al prato Filippi! Ma... dopo lei, che cosà crede che

rimanga di continuativo?

Don Bosco - Eh! Dopo me verranno altri, verranno tanti altri, un esercito... con i

loro decurioni, i loro capi, i loro generali... (Cays guarda stupito)

Questa sera, nella cameretta qui di fianco, ventidue giovani

giureranno i primi voti, con le regole approvate dal Papa! Il primo

manipolo... dell'esercito salesiano, come vede, è già pronto!

Il Conte - (stupito e con gioia) La Congregazione religiosa...

Don Bosco - (sorridente) Eh! no: coi tempi che corrono... noi siamo... una Pia

società, alla moderna, ma... con i suoi voti all'antica

Il Conte - Ah! questa sì è veramente la via del Signore... e lo benedico, anche se,

come Mosè... non potrò toccare la terra promessa.

Don Bosco - Ha proprio voglia ancora di morire prima?!...

Il Conte - Oh! viva lei, cent'anni: guardi: piango... ma adesso piango di

consolazione! Adesso credo anch'io ai suoi sogni che sono realtà così

belle... Sento che si può rifare... una nazione...

Don Bosco - (quasi veggente) Non veggo solo l' Italia, signor Conte; e, poiché i

nostri emigrati sono dappertutto nel mondo... bisogna portare la

Croce di Gesù, dappertutto nel mondo… Vi sono dei selvaggi laggiù,

laggiù... non vedo bene se nell’America, se nell'Asia, ma sono là che

ci aspettano... bisogna radunare intorno alla Cattedra di Pietro tutte le

pecore del Signore... e vedo già ragazzi d'ogni terra, a migliaia,

intorno al Salesiano, e tutti i Salesiani insegnano che in Italia c'è

Roma, c'è il Vicario di Cristo da cui soltanto la civiltà può prendere

lo spirito, la forza e le ali !... E... noi... andremo dappertutto!...

SCENA VII

DON RUA e detti

Don Rua - (entrando) Scusi, signor Don Bosco: si è fatto tardi e...

Don Bosco - Oh! pover' a me: ho dimenticato quelle buone donnette. Bisogna che

vada da loro... Lei, signor Conte, mi aspetti. Ho da dirle altro

ancora...

(ridendo) Un po' più verso notte si sogna meglio... Resti qui,

con noi, questa sera... La prego... Sarà una carità; a casa sua farò

avvertire io che lei è... con noi... al sicuro... E mi scusi tanto, tanto...

anche per quel pallone andato fuor di centro ! (esce con Rua,

ridendo).

SCENA VIII

Il CONTE CAYS poi CAGLIERO

Il Conte - (rimane solo qualche momento; la scena a poco a poco si va oscurando)

Il Signore sa farsi lui i suoi generali e i suoi soldati, e sa premiarli a

tempo, Lui, con le sue vittorie!...

Cagliero - (entrando non vede, nella penombra, il Conte che è presso la finestra,

nell‟angolo di là, un po' più buio... e va a cercare un libro sul

tavolino di Don Rua)… Don Rua mi dice che il libro delle regole è

qui… ma non lo vedo... (passa all'altro tavolino e vede il Conte) Oh!

Signor Conte, tutto solo! Ecco il libro delle regole che cerca Don

Rua. Signor Conte, sono Cagliero: mi deve punire lei per quel colpo

di pallone...

Il Conte - Don Bosco ha detto che non punisce...

Cagliero - Oh! il signor Don Bosco non ha mai punito nessuno.

Il Conte - Facciamo tutti come fa Don Bosco (sorridendo) Ho sentito parlar bene di

lei. La sua romanza dello «Spazzacamino» fa più strada che le

commedie in latino di Francesia; e l'ho applaudito anche nel

melodramma «Il Poeta e il Filosofo» e l'ho visto saltar la cavallina

come un sergente di cavalleria. Cosa ha fatto d'altro!?

Cagliero - Mi vanto d' una cosa sola: «i l'ai fait el bic» (Ho fatto il garzone

muratore.) con Don Rua e Francesia, portando mattoni e tegole per

la chiesa di Don Bosco...

Il Conte - E che cosa desidera di fare?

Cagliero - Fare per tutta la vita e1 bic di Don Bosco, e portare, mattoni e tegole,

materiali e spirituali, per il grande edificio delle Missioni Cattoliche,

nel nome del Papa e di Don Bosco, per l'onore della Chiesa e

dell'Italia...

Il Conte - Oh Cagliero: ho visto il maestro e sento l'allievo... adesso capisco

l'Ausiliatrice, e dico alla Madonna: grazie, Madonna!

SCENA IX

MENICO FANTONI e detti

Cagliero - (a Menico che entra ,pauroso e si ferma sulla porta vedendo gente) Oh!

Fantoni, che cosa vieni a fare qui. I tuoi compagni sono a cena.

Lesto, lesto, a cena. L'appetito non ti suona in parrocchia? (indica la

pancia).

Menico - Non posso andare con gli altri Ho bisogno di parlare col signor Don

Bosco.

Cagliero - Ma lui non può riceverti questa sera. E' occupato in una funzione

importante. Torna domani.

Menico - Non posso andar con gli altri senza aver parlato prima col signor Don

Bosco. Mi lasci parlare con lui.

Il Conte - (intervenendo) Lo lasci con me, Cagliero. Aspetto anch'io Don Bosco.

Me l'ha detto lui. Ci faremo compagnia, col ragazzo: la fanciullezza

e la vecchiaia possono star bene insieme vicino alla camera di Don

Bosco. Siamo: il passato e l'avvenire...

Cagliero - Ma... questa sera...

Il Conte - Hanno la funzione dei primi voti. Vada. E' una cosa tanto importante che

non si può ritardarla neppure d'un minuto! Noi, vecchi e fanciulli,

davanti a quell'opera, abbiamo tempo d'aspettare. Essi... lavorano per

noi...

Cagliero - Ci vado con tanto entusiasmo... come se mi dicessero: vai in America!

Viaggio.... in tutti i modi verso il mondo! (esce col libro).

SCENA X

Il CONTE CAYS e MENICO FANTONI

Il Conte - (dopo un po‟ di silenzio) Ragazzo, a Don Bosco io chiedo la

rassegnazione: tu che cosa chiedi?

Menico - Io ho bisogno... di chiedergli perdono...

Il Conte - Forse non c'è molta differenza... raccogliamoci per esserne degni...

(suona l'Angelus della sera. Egli cerca di inginocchiarsi verso il

fondo, e il ragazzo lo aiuta. L'harmonium preludia il coro dei

ragazzi che viene dalla chiesa con un canto religioso (Vedi Partitura

Musicale).

(Ad un tratto lo sfondo della farete si illumina e appare il quadro

plastico di Don Bosco, presso il tavolino, avendo inginocchiati

intorno i suoi primi religiosi laici e preti: Don Bosco è sorridente:

con le mani aperte guarda il cielo e pare offrirli tutti al Signore; e

fra la prima e la seconda strofa, dice a figli suoi)

Don Bosco - Ricordatevi: abbiamo una regola sola che assorbe tutte

le altre: diciamo al Signore: Da mihi animas, caetera tolle!

E mentre ripiglia un'altra strofa del canto, lentamente si chiude il

VELARIO

III° EPISODIO: La vendemmia matura

(8 dicembre 1887)

scena : Cortile dell' Oratorio con porticato - Sulla scena Mons. Cagliero parla col

Dott. Albertotti.

SCENA I

MONS CAGLIERO, il DOTT. ALBERTOTTI,

in fondo GASTINI.

Gastini - (dal fondo) Andate via! Guai a chi tocca l'uva! Bisognerà far la guardia

come nelle vigne (volto a Mons. Cagliero) L' uva della finestra di

Don Bosco non l'ha toccata nessuno quest'anno. Siamo all'8

dicembre, ma Don Bosco ha voluto conservarla per vendemmiare

con lei, Monsignor Cagliero, che doveva tornare dall'America.

Cagliero - Eh! caro Gastini, e caro Dottor Albertotti, per Don Bosco io sono ancora

„l birichin di Castelnuovo, e lui, con i suoi anni e con i suoi ac-

ciacchi, conserva la poesia e il sentimento dei primi tempi. Eh!

venticinque anni fa in quella stanzetta si sono pronunciati i primi voti

e si è fondata la Pia Società Salesiana. Quelli erano i tempi eroici,

caro Gastini.

Gastini - Eh! Don Bosco, Don Rua, lei, sono eroi per tutta la vita!

Cagliero - (comicamente burbero) Oh! il mio ciabattino! Ma che macchietta

linguacciuta si è fatto Gastini, l'allegro ciabattino d'allora! Gastini,

che cantava le canzonette e trovava ogni festa buffonate nuove per

far ridere i ragazzi, mi diventa poeta! L'eroe sul serio in mezzo a noi

è Don Bosco. Dico bene, Dottor Albertotti? Lei, che lo ha in cura,

può parlarne anche come medico.

Albertotti - Certo è una creatura eccezionale! e fare il medico curante di questo

grande apostolo è un onore, che schiaccia col peso della

responsabilità.

Cagliero - Ma quale è il male che ci porta via, a settantadue anni, una persona così

preziosa?

Albertotti - Oh! è tutto frusto! si potrebbe paragonare ad un abito che fa ragnatela

da tutte le parti si sente che straccerà, ma non si sa dire in quale

punto preciso comincerà lo sfasciamento. Lui si è logorato senza

pietà, per tutta la vita.

Cagliero - E, malato così, il maggio scorso lo lasciarono ancora andare fino a

Roma, per inaugurare la Casa del Sacro Cuore!

Albertotti - Oh ! chi comanda ai santi? Si trattava del Giubileo del Papa, e lui era

fuori di sé: tenerlo fermo era impossibile. Fu fatto rinunciare, e

obbedì a malincuore, al giro di tutti gli anni per le sue case della

Francia ed a Parigi, ma pretese Roma. Sulla strada di Roma, poi,

volle fermarsi a Genova ed alla Spezia, per presenziare a feste,

accademie, funzioni. Che tutti lo vogliano, si capisce: ma la

responsabilità di conservarlo chi se la piglia?

Cagliero - Tutti lo vogliono! Ha detto bene, dottore. La sua fama è già mondiale.

Lo sentono come l' inviato dalla provvidenza. Qui non si ha una idea

di come sia desiderato in America, e della venerazione che si ha per

il suo nome! E' una cosa commovente. E dappertutto, sa,

dappertutto! Ha circa duecentomila figli sparsi per il mondo, e

nessun sovrano fu mai venerato come lui dai suoi sudditi! L'America

l'ho girata per metà, in tutti i modi, in tutti i sensi, ma il nome di Don

Bosco è il più popolare che abbia trovato così nelle grandi città come

nei più dispersi tuguri! La fantasia e il sentimento, in quelle terre,

danno alle cose la poesia della vastità. Per Don Bosco, chiedono al

Signore di fare il cambio, e di pigliarsi la loro vita, ma lasciar lui

ancora a fare i miracoli

Albertotti - Qui è un va e vieni continuo di persone, tutti i giorni, tutto il giorno,

che cercano un pretesto qualunque per... vedere lui ! Ma lui... aspet-

tava Monsignor Cagliero con un'ansietà speciale.

Cagliero - Lo sapevo, e sono venuto per questo.

Albertotti - Oh! Oh! viene egli stesso incontro... Proprio, non lo può fermare

nessuno...

SCENA II

DON BOSCO, DON RUA, IL PRINCIPE CZARTORISCKI

e detti

Entra Don Bosco settantenne1 coi suoi acciacchi, spinto sopra una sedia a rotelle

da Gastini, e circondato da Don Rua e Don Czartoriscki in abito corto.

Cagliero - (gli va incontro con impeto) Oh! Don Bosco!

Don Bosco - (fa uno sforzo e si alza sorretto dai due sacerdoti e lo abbraccia. Gli

posa la testa sulla spalla, con la mano gli piglia la mano e gli bacia

l'anello) Oh ! Cagliero ! Me fieul' Me fieul! (Mio figlio...! Mio

figlio...!)

Cagliero - Cosa fa, cosa fa, Don Bosco? (stanno un po' così in silenzio, abbr-

acciati).

Don Bosco - (si scioglie e recita sorridendo e accennando al suo stato miserando)

« Oh! schina, povra schina - t'as finì d' portè baschina... - Oh! gambe,

povre gambe, - che sie drite, che sie strambe..; » (Oh! schiena,

povera schiena, hai finito di portare il fardello! Oh! gambe, povere

gambe, che siate diritte, che siate... storte...!).

Mi vedi, eh? Non mi credevi in questo stato! Ma... t'aspettavo, sai!

Volevo ancora vederti prima...

Czartoriscki - Oh! Don Bosco: vogliamo la sua Messa d'oro! Tre anni!

Don Bosco - (sorridendo) Si... con musica indiana di Monsignor Cagliero, cantata

in coro da duemila patagoni! (ride e fa segno di sedere. Gastini gli fa

scorrere subito a posto la vetturetta. Don Bosco lo ringrazia

sorridendo) Neh! Gastini, facciamo nota. Pagherò tutto in una volta.

E poi, per certe cose ci vuole il permesso del nostro Don Rua. Il pa-

drone è lui..; Oh! Monsignore, le debbo presentare i nuovi parenti Il

Principe Czartoriscki, sacerdote salesiano da pochi giorni, che va...

(il Principe bacia l'anello a Monsignore) a trovare in Africa il

Principe, suo padre...

Don Rua - Don Bosco ha la Polonia da una parte, e la Patagonia dall'altra: si vede

che ha le braccia lunghe per tenere tutto il mondo!

Don Bosco - (sorridendo) E bisogna che pensi anche oramai... all'altro mondo!

Mah! Cagliero, pel tuo grande viaggio ho pensato io, la prima volta:

per il mio... ci penserai tu... per l'ultima volta...

Cagliero - Oh! avevo tanta voglia di vederla, laggiù, fra le Pampas, sulle Ande, che

non vedevo l'ora di toccare di nuovo l'Italia.

Don Bosco - Non andar via, sai...

Cagliero - Trovai a Genova, all' arrivo, diversi inviti, a Roma, a Catania...

Don Bosco – E’ giusto, è giusto... Ci andrai, ma... dopo San Francesco... prima ti

desidero per me.. (Storico: San Francesco di Sales cade il 29

gennaio; Don Bosco è morto il 31 gennaio!) Non è vero, Don Rua?

Roma è eterna e tu avrai occasione, più tardi di fermarti a lungo,

vicino al Papa! Adesso, qui il tempo è contato. Oggi è festa per

l'Immacolata e per te. Noi due poi... domani,. faremo vendemmia!

Cagliero - Però... lei si strapazza... si sciupa...

Don Bosco - Oh! Oh! da che parte vengono i rimproveri ! E tu là, sulle Cordigliere,

non ti sei... rotte due coste... (stringendogli la mano) Là! Là! Siamo

di razza, noi altri ! Vorrei lasciarti in eredità... il mio cane grigio...

Gastini - (che era uscito, rientra e dice piano a Dan Rua) C'è in portineria quel

francese, quel grande industriale... che condusse a Roma i suoi

operai...

Don Rua - Leone Harmel!

Gastini - Ecco! E... vorrebbe...

Don Rua - Parlare a Don Bosco? Oh! santa pazienza! Non vorrei stancarlo troppo...

Don Bosco - (attento) Cosa c'è?

Don Rua - E' di passaggio per Torino... Leone Harmel.

Don Bosco - Oh! venga, venga! Se non posso più muovermi a domandare la carità,

bisogna bene che aspetti gli altri, se me la portano!... (a Cagliero)

Quest'oggi però la festa è per te! Ci verrà anche Monsignor

Fagnano... Tutta l'America...

Cagliero - Non si stanchi, Don Bosco!

Don Bosco - Oh ! le nostre feste le conosci. Cin, cin, pun, pun, e tante bandiere:

Don Bosch à lè tut lì! (Don Bosco è tutto lì! Sono parole

sue,naturalmente) Ci verrà anche il Canonico Bossi della Piccola

Casa della Divina Provvidenza: un vero - secondo Cottolengo!

Don Rua - Il Sindaco Voli ha mandato una bella lettera...

Don Bosco - La festa dell'Immacolata è una festa del Papa, e perciò è tutta nostra!

Don Rua - Peccato che non possa venire il Cardinale Alimonda: anche lui è giù di

salute!

Don Bosco - Che santa persona ! E... avete invitato il Conte Viancino?...

Don Rua - Oh! si! E' Presidente dell'Opera dei Congressi... dunque...

Don Bosco - Dunque è creatura del Papa... ed è perciò anche lui... cosa nostra!

Figlioli miei: essere sempre col Papa: un grande comando:

ricordatelo!

Albertotti - (che era rimasto al fondo, facendosi avanti) Signor Don Bosco, vedo

che lei continua a ricevere, ed io debbo mettere la condizione

assoluta che non parli!

Don Bosco - Oh! il nostro Dottor Albertotti che non avevo veduto (a Mons.

Cagliero) „L me padron! Posso abbracciare tutto il mondo, ma sono

messo in castigo in silenzio ! Come si fa!?

Albertotti - (sorridendo) E' condizione assoluta!

SCENA II

Detti, HARMEL con GASTINI

Gastini - (annunciando) Il Commendator Harmel! (poi a Don Rua) Signor Don

Rua, i ragazzi rubano l'uva!

Don Rua - Oh! santa pazienza! (va incontro ail'Harmel) Commendatore, lei ci

onora! (poi esce e torna quasi subito)

Harmel - (saluta e va subito a baciare la mano a Don Bosco) Oh! signor Don

Bosco, passando per Torino non potevo non venirla a ringraziare

della grande sua bontà, quando nell'ottobre scorso volle visitare e

paternamente benedire i miei operai che andavano in pellegrinaggio

a Roma...

Don Bosco - (lo ringrazia sorridendo e guarda il Dott. Albertotti come per

implorare un permesso. il Dott. Albertotti fa segno di silenzio col

dito sulla bocca, sorridendo. Don Bosco fa segno al visitatore di

quella proibizione di parlare).

Cagliero - (per lui) Don Bosco ha la proibizione dal medico di parlare e ci dà un

esempio della sua virtù nell'obbedire...

Don Bosco - (gli scappa) Per forza! (ma subito si reprime chiedendo perdono, con

gli occhi al Dott. Albertotti).

Don Rua - (presentando) Signor Commendatore, le presento Monsignor Cagliero!

Harmel - (con stupore e con gioia ed entusiasmo) L'eroe dell'America! Il Cavaliere

della civiltà e della Croce (bacia l'anello).

Cagliero - Bel cavaliere, che si lascia buttar giù dal cavallo e che finisce con le

coste rotte!

Harmel - Oh! Tutta la Francia conosce le sue grandi imprese e lo ammira. Già, tutti

i Salesiani sono la forza di Don Bosco in marcia continua... e sono

pionieri in tutto: nelle missioni della fede, come nell'industria...

Gastini - Oh! per questo vada a vedere la Cartiera di Mathi : si fabbrica carta da

coprire tutto il mondo!

Don Bosco - (si agita e guarda d dottore: vorrebbe parlare).

Don Rua - Don Bosco ha voluto provvedere la carta per la Buona Stampa, dopo

aver provvisto i buoni libri... Era uno dei suoi sogni, di poter essere,

coi libri almeno, presente dappertutto dove si può fare del bene.

Così, non potendo più predicare, farà conoscere coi libri anche la

questione operaia.

Harmel - Ah! nei suoi sogni Don Bosco, ha preveduto e nelle sue opere ha

provveduto ed ha fatto miracoli!... Egli ha la chiave... dell' avvenire...

Don Bosco - (si agita sempre più e guarda il dottore... con implorazione).

Cagliero - Il suo segreto è il suo grande cuore...

Don Bosco - (sbotta non potendone più) A l'è 'l segret d' Gribuia! (il segreto di

Gribuia, il tipo classico di bonaccione nel dialetto piemontese, che,

per essere sicuro che non gli pigliassero i soldi, li nascondeva nelle

tasche degli altri!) Non fatemi più furbo di quel povero uomo che

sono sempre stato. La Madonna attraverso ai sogni mi ha condotto

per tutte le strade del mondo a cercare tutti i cuori. Me l'ha detto lei

che bisogna avere con noi i giovani, aprir loro la vita, dare a loro la

professione o il mestiere, abituarli alle macchine formando il loro

carattere. Cercate non solo la città, ma più ancora la campagna. La

macchina, guidata da coscienze innamorate di Dio, diventerà

provvidenza di Dio per tutti: se no, preparerà solo fascine per il

diavolo Se 1'uomo sarà la mano di Dio, la macchina farà sparire

molte disuguaglianze; se sarà la mano del diavolo, porterà la guerra

senza fine...

Don Rua - Signor Don Bosco, riposi!

Don Bosco - (continuando con enfasi) Ricordatevi: Dio ha il suo Vicario nel Papa:

o col Papa alla pace, o coi suoi nemici alla guerra!

Albertotti - Signor Don Bosco! (Don Bosco s'accorge della disobbedienza).

Don Bosco - (confuso) Oh! mi povr' om! Che bell’esempio di obbedienza ho dato!

Mi perdoni, dottore, e mi perdonino tutti!

Albertotti - Ecco come si è logorata la vita!

Don Bosco - (stanco e con respiro affannoso) .. è finita...

Harmel - Il Signore ce lo conserverà, io spero: ma se anche avesse disposto

diversamente, conserveremo le sue parole come il più prezioso

testamento che in questo secolo sia stato lasciato al mondo!

Don Bosco - (stringendo la mano al Dott. Albertotti che si è inginocchiato vicino a

lui) Mi perdoni: mi rincresce tanto che questo malato le farà fare

brutta figura... ma la colpa è mia! (a Gastini) Caro Gastini, un

disobbediente così non può farsi obbedire: puoi lasciare ormai anche.

ai ragazzi di cogliere l'uva. La vendemmia è matura! Tocca a loro di

vendemmiare!

Don Rua - (dall'altra parte) Signor Don Bosco, ad una disobbedienza lo autorizzo

ancora: ha vicino a lei la nostra cara Italia, l'America redenta, la

Polonia coi suoi martiri e la sua fede, la Francia con la sua attività e

con le aspirazioni di tutta la massa dei lavoratori cattolici che

vogliono la cooperazione delle classi; siamo nel giorno

dell'Immacolata: ci voglia in questa ora grande, benedire tutti, perché

possiamo tutti essere degni di lei, e benedetti dalla Madonna e dal

Signore.

Don Bosco - (al dottore) Quando si benedice, non si disobbedisce mai.

Dall'interno giunge un coro di ragazzi che inneggia a Cristo Signore : Vedi

Partitura Musicale; Don Bosco si alza, sostenuto da Gastini e dallo Czartoriski,

mentre si sono inginocchiati con Don Rua anche Mons. Cagliero e Leone Harmel,

e pronuncia scandendo con qualche stento le parole, solenne:

Si... si... così... così... per 1' Italia nostra e per tutto il mondo, che

tornino a Dio, perché Lui solo vive, Lui solo comanda, trionfa Lui

solo in eterno!

mentre lento benedice, lentamente si chiude il

VELARIO

IL MANTELLO D’ELIA

EPILOGO: La Domenica di Pasqua 1934

Appena chiuso il velano sul finale del 3° episodio, cioè sulle ultime note del Corale

interno a sole voci l'orchestra (o in mancanza di essa, il Pianoforte) attacca subito la

musica dell'Epilogo, sulla prima parte della quale il Primo e l'Ultimo Sogno del

Santo declamano i toro versi. I Sogni entrano dall'una e dall'altra parte del

proscenio chiusi nei veli come apparvero nel Prologo.

1° Sogno - (stando sull'entrare, dice:)

Non sogna più: il mistero

dei sogni a lui non scende più, col cenno

divino che gli aprì le vie del mondo.

Salito al Sommo Vero,

Egli ora vede la divina luce,

ed un allellujar da lido a lido

ode, che, dal profondo

creato al Creator, l'alza e conduce.

Posiam, noi Sogni, a la sua tomba accanto,

ed accogliamo in ogni idioma il grido

che d'ogni terra chiede aiuto al Santo!

2° Sogno - (stando pur esso sull'entrare:)

Posiam noi, Sogni, alla sua tomba accanto,

memori ch' Egli vide i dì non nati

con profetico spirito, e nel giro

dei tempi, da l'antiche sue promesse

vediamo uscir la messe

data ai suoi figli ; giungono, recati

da tutti i mari, i frutti,

e, da ogni cielo, giunge con sospiro

la preghiera dell'anime,

a la sua tomba accanto.

1° Sogno - Don Bosco, recando la pace d'olivo,

coi segni d'amore il lavoro vestì

2° Sogno - Fiorì di speranze il tapino più schivo,

d'aromi di fede cosparse i suoi dì.

1° Sogno - Don Bosco si piega a la Madre Regina:

« col manto di stelle difendili tu? »

2° Sogno - Don Bosco al Figliol di Maria s'inchina;

« accogli nel cuore i miei figli, o Gesù ! »

1° Sogno - Consente Maria, l'Ausilio di tutti;

Don Bosco sorride, raggiante d'amor!

2° Sogno - Gesù gli fa cenno che accetta i suoi frutti,

ed anime ed anime Ei reca al Signor!

Fin qui l'Orchestra (o il Pianoforte) avrà preludiato all'attacco del Coro interno, il

quale, a questo punto, canta misticamente il ricordo di Elia, e i due Sogni con la

testa devotamente china, s'inginocchiano.

Coro mistico - (interno)

Elias dixit ad Eliseum: Elia disse ad Eliseo:

«Postula quod vis, ut faciam Chiedi quello che vuoi ch'io faccia

tibi, antequani tollar a te» per te, prima che ti sia tolto

Dixitque Eliseus: E disse Eliseo:

«Obsecro, ut fiat in me «prego che sia in me

duplex spiritus tuus» il tuo spirito...»

Et levavit pallium Eliae, E raccolse Eliseo il pallio d'Elia

quod ceciderat ei...! che era caduto...!

Gloria! Gloria! Gloria! Gloria! Gloria! Gloria!

I Sogni, adesso, divotamente commentano il richiamo del Coro con ritmico accento

melodioso che già preannuncia il ritmo del Coro finale.

1° Sogno -

Siccome al discepolo supplice, Elia

dal carro di fuoco il suo pallio gettò,

2° Sogno -

così dalla gloria che al cielo salia

anch'Egli il gran cuore ai suoi figli lasciò!

A questo punto si apre il velario e appare il grande quadro plastico finale I due

Sogni si voltano verso il quadro con venerazione. Dietro il fondale trasparente c‟è

un grande quadro di Maria Ausiliatrice con una statua (o un busto) di Don Bosco,

circondato dai rappresentanti simbolici dell'Italia, Europa, America, Cina,

Giappone, Africa, con i diversi segni dei mestieri. Un gruppo di Sacerdoti Salesiani,

di laici cooperatori e di ragazzi sono sul palco davanti al Santo e lo pregano,

ginocchioni, mentre un Coro interno canta al novello Santo un

Inno trionfale

Don Bosco, a Dio coi Santi

salito a trionfar,

ascolta i nostri canti

dal trono dell'Altar.

Vogliam, nel tuo giardino,

di tue virtù fiorir,

vogliamo a te vicino

noi pure un dì salir.

Tu Padre, tu Pastore,

Maestro di virtù,

che piano parli al cuore,

e noi sentiam Gesù!

Gloria a te! Gloria a te! Gloria a te!

VELARIO