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Azione Cattolica Italiana Assemblea elettiva Diocesi di Aosta Priorato di Saint Pierre 16 febbraio 2014

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Diocesi di AostaPriorato di Saint Pierre 16 febbraio 2014

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C'é chi nasce come Paperino:Sfortunato e sempre pieno di guaiE c'é chi invece é come Topolino:Carino, intelligente e simpatico alla genteC'é chi é come Paperon de PaperoniPieno di fantastiliardi di milioniMa poi sta sveglio tutte le nottiPer paura che arrivi la Banda Bassotti

C'é chi vive come Eta BetaSembra che stia con testa su di un altro pianetaE non si alza la pmattinaSe non si spara un po' di pnaftalinaC'é chi é come Pietro GambadilegnoSempre preso in qualche loschissimo disegnoE c'é chi vorrebbe avere tutte le risposteCome nel Manuale delle Giovani Marmotte

…per introdurre…..

Ma io mi sento come Vil CoyoteChe cade ma non molla maiChe fa progetti strampalati e troppo complicatiE quel Bip Bip lui non lo prenderà maiMa siamo tutti come Vil CoyoteChe ci ficchiamo sempre nei guaiCi può cadere il mondo addosso, finire sotto un massoMa noi non ci arrenderemo mai.

Ma io mi sento come Vil CoyoteChe cade ma non molla maiChe fa progetti strampalati e troppo complicatiE quel Bip Bip lui non lo prenderà maiMa siamo tutti come Vil CoyoteChe ci ficchiamo sempre nei guaiCi può cadere il mondo addosso, finire sotto un massoMa noi non ci arrenderemo mai.

Willy il Coyote E. Finardi

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1. Perché siamo qui!

«All’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande idea,bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita unnuovo orizzonte e, con ciò, la direzione decisiva ». [EG8]

«Essa vorrebbe essere un semplice strumento attraverso il quale i cattoliciitaliani siano aiutati a vivere integralmente e responsabilmente la vita dellaChiesa e insieme a vivere con pieno rispettoso impegno cristiano la vita dellacomunità temporale e della convivenza civile» [Bachelet]

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2. Ma siamo qui e oggi!«I grandi mutamenti influiscono in ogni ambito della vita familiare e sociale e sono,insieme, causa di novità positive ma anche di paure diffuse. Tra le trasformazioni in atto,vi è la crisi socio-economica che investe con drammaticità le famiglie, causa nuoveforme di impoverimento, incide pesantemente sulle prospettive di futuro delle giovanigenerazioni» [AC 2013]

Oggi è il tempo favorevole (contro i rimpianti, le nostalgie, gli alibi…)

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« …Capisco le persone che inclinano alla tristezza per le gravi difficoltà che devono patire,però poco alla volta bisogna permettere che la gioia della fede cominci a destarsi,come una segreta ma ferma fiducia, anche in mezzo alle peggiori angustie… la societàtecnologica ha potuto moltiplicare le occasioni di piacere, ma essa difficilmente riesce aprocurare la gioia..» [EG 6-7]

Felici e credenti.

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3. Quale Chiesa oggi?“Ai piedi della croce sempre rinasce la Chiesa di Gesù: quando non contiamo su di noi, masu di Lui, quando ci lasciamo afferrare da Lui e ci doniamo ai fratelli senza condizioni.Ai piedi della croce vuol dire preghiera e fede: il primo costruttore della Chiesa è il Signore;vuol dire vita cristiana autentica e semplice, ascolto della Parola e fiducia nella grazia; vuoldire investimento di speranza nel futuro di Dio che si traduce nell’impegno formativo enella testimonianza dell’annuncio e delle opere di carità.Alla fine, stare ai piedi della croce di Gesù vuol dire che solo la vita santa di pastori e fedeli,sacerdoti e famiglie, laici e consacrati potrà dare nuova linfa e slancio missionario allanostra Chiesa. Senza santità di vita tutte le strategie, pur necessarie, resteranno inefficaci!”(Ripartiamo da qui, 2)

La Chiesa bella del Concilio (il Concilio sta avanti a noi e non dietro…)

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4. Perché AC oggi?

“Paradossalmente la specificità dell’Azione Cattolica è stata la suagenericità, non nel senso dell’indeterminatezza, dell’imprecisione,dell’intercambiabilità degli ideali; ma nel triplice senso di coltivare unbene cristiano comune, quale è la dignità del laico nella Chiesa e nelmondo; di coltivarlo, inoltre, non nelle settoriali specializzazioni, ma neifondamentali valori costitutivi; di coltivarlo, infine, tenendopresente il quadro generale e unitario dell’azione pastorale dellaChiesa» [Serenthà 1981]

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5. Come AC oggi?La questione di fondo non è di contenuti, di progetti e di iniziative, ma di stile!E dunque quale immagine di associazione ci guida?E quale disegno di associazione vogliamo vivere e costruire?Prima del Concilio porta aperta per i laici.Nei primi 50 anni dopo il Concilio, «casa» di formazione per i laici per poi uscire e andare a….Per il futuro: «casa dove puoi trovare ricerca spirituale e di senso – significato del vivere» «casa dove mettere insieme i pezzi della vita» «casa dove costruire la Chiesa bella del Concilio» «casa dove la ricerca e la difficoltà si coniugano con l’appartenenza ecclesiale» «casa per chi vuole costruire fraternità»…insomma una «casa aperta con tante entrate e tante uscite»…

«…sentiamo la sfida di scoprire e trasmettere la “mistica” di vivere insieme, di mescolarci, di incontrarci, di prenderci in braccio, di appoggiarci, di partecipare a questa marea un po’ caotica che può trasformarsi in una vera esperienza di fraternità, in una carovana solidale, in un santo pellegrinaggio» [EG 87]

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6. Questo triennio…Obiettivi:Rinforzare l’Associazione nei suoi responsabili e nella sua articolazione parrocchiale/territoriale.Potenziare il rapporto e il coordinamento con la pastorale diocesana e i gli uffici diocesani.Incrementare l’attenzione alla realtà sociale e civile anche con forme di partecipazione discreta.Evidenziare la formazione e l’educazione come specificità associative e ricchezza da condividere.

Attenzioni associative unitarie del triennio:Formazione dei responsabili, educatori e animatori: Laboratorio Formazione.Promozione Associativa.AC e pastorale: rapporti con gli uffici e le attività pastorali diocesane.Rapporti con le altre aggregazioni laicali: presenza nella Consulta, contatti e condivisione tra

responsabili, organizzazione comune di attività.Osservazione e intervento sulla realtà locale.

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6. Questo triennio…Alcune date:

9 novembre 2011 3 febbraio 2012 13 marzo 2012Alcuni punti fermi:

Unitarietà (non uniformità, non solo coordinamento…, mamodo nuovo di essere AC)

Formazione (come persone, come educatori/responsabili, prima del servizio e a favore del servizio)

Partecipazione alla pastorale diocesanaAlcuni punti delicati:

ATB parrocchiali o interparrocchiali e comunità parrocchialiAttenzione al territorio, al bene comuneGratuità e autofinanziamento

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7. Il triennio che verrà….

AC «casa aperta»

Identità tra formazione e servizio

Identità tra casa, chiesa e paese

Facilitatori e attori delle tracce individuate in “Ripartiamo da qui”:

Raggruppamento pastorale delle parrocchie e coinvolgimento nelle équipespastorali.

Catechesi degli adulti, formazione dei catechisti, preparazione alla Cresima, post-Cresima, pastorale giovanile, carità, gruppi famiglia.

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8. Tre inviti:

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“Seminare e coltivare…”“Coltivare il campo e non orticelli…”“Mescolamento e identità…”

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“No all’accidia egoista”Quando abbiamo più bisogno di un dinamismo missionario che porti sale e luce al mondo, molti laici temono che qualcuno li inviti arealizzare qualche compito apostolico, e cercano di fuggire da qualsiasi impegno che possa togliere loro il tempo libero. Oggi, peresempio, è diventato molto difficile trovare catechisti preparati per le parrocchie e che perseverino nel loro compito per diversi anni. Maqualcosa di simile accade con i sacerdoti, che si preoccupano con ossessione del loro tempo personale. Questo si deve frequentemente al fattoche le persone sentono il bisogno imperioso di preservare i loro spazi di autonomia, come se un compito di evangelizzazione fosse un velenopericoloso invece che una gioiosa risposta all’amore di Dio che ci convoca alla missione e ci rende completi e fecondi. Alcuni fanno resistenza aprovare fino in fondo il gusto della missione e rimangono avvolti in un’accidia paralizzante.Il problema non sempre è l’eccesso di attività, ma soprattutto sono le attività vissute male, senza le motivazioni adeguate, senzauna spiritualità che permei l’azione e la renda desiderabile. Da qui deriva che i doveri stanchino più di quanto sia ragionevole, e a voltefacciano ammalare. Non si tratta di una fatica serena, ma tesa, pesante, insoddisfatta e, in definitiva, non accettata. Questa accidiapastorale può avere diverse origini. Alcuni vi cadono perché portano avanti progetti irrealizzabili e non vivono volentieri quello che contranquillità potrebbero fare. Altri, perché non accettano la difficile evoluzione dei processi e vogliono che tutto cada dal cielo. Altri, perché siattaccano ad alcuni progetti o a sogni di successo coltivati dalla loro vanità. Altri, per aver perso il contatto reale con la gente, in unaspersonalizzazione della pastorale che porta a prestare maggiore attenzione all’organizzazione che alle persone, così che li entusiasma più la“tabella di marcia” che la marcia stessa. Altri cadono nell’accidia perché non sanno aspettare, vogliono dominare il ritmo della vita. L’ansiaodierna di arrivare a risultati immediati fa sì che gli operatori pastorali non tollerino facilmente il senso di qualche contraddizione, unapparente fallimento, una critica, una croce.Così prende forma la più grande minaccia, che «è il grigio pragmatismo della vita quotidiana della Chiesa, nel quale tuttoapparentemente procede nella normalità, mentre in realtà la fede si va logorando e degenerando nella meschinità».Si sviluppa lapsicologia della tomba, che poco a poco trasforma i cristiani in mummie da museo. Delusi dalla realtà, dalla Chiesa o da se stessi,vivono la costante tentazione di attaccarsi a una tristezza dolciastra, senza speranza, che si impadronisce del cuore come «il piùprezioso degli elisir del demonio». Chiamati ad illuminare e a comunicare vita, alla fine si lasciano affascinare da cose che generanosolamente oscurità e stanchezza interiore, e che debilitano il dinamismo apostolico. Per tutto ciò mi permetto di insistere: non lasciamocirubare la gioia dell’evangelizzazione!(EG81-82-83)

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Speranza

La fede non mi stupisceNon è stupefacenteRisplendo talmente nella mia creazione.Nel sole e nella luna e nelle stelle.In tutte le mie creature...

La carità va da sé. Per amare il prossimo c’è solo da lasciarsi andare, c’è solo da guardare una simile desolazione. Per non amare il prossimo bisognerebbe farsi violenza, torturarsi, tormentarsi, contrariarsi. Irrigidirsi. Farsi male. Snaturarsi, prendersi a rovescio, mettersi a rovescio. Riprendersi. La carità è tutta naturale, tutta zampillante, tutta semplice, tutta alla buona. E’ il primo movimento del cuore. E’ il primo movimento che è quello buono. La carità è una madre e una sorella...

Per non amare il prossimo, bambina, bisognerebbe tapparsigli occhi e gli orecchi.A tante grida di desolazione...

Ma la speranza, dice Dio, ecco quello che mi stupisce.Me stesso.Questo è stupefacente.

Perché le mie tre virtù, dice Dio.Le tre virtù mie creature.Sono esse stesse come le mie altre creature.Della razza degli uomini.La Fede è una Sposa fedele.La Carità è una Madre.

La Speranza è una bambina da nulla.

Eppure è questa bambina che traverserà i mondi.Questa bambina da nulla.Lei sola, portando le altre, che traverserà i mondi compiuti.

Lei sola guiderà le Virtù e i Mondi.

La piccola speranza avanza tra le sue due sorelle grandie non si nota neanche...

E’ lei, quella piccina, che trascina tutto.Perché la Fede non vede che quello che è.E lei vede quello che sarà.La Carità non ama che quello che è.E lei, lei ama quello che sarà.

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Singolare virtù della speranza, singolare mistero, questa non èuna virtù come le altre, è una virtù contro le altre.Prende in contropiede tutte le altre. S’addossa per così direalle altre, a tutte le altre.E tien loro testa. A tutte le virtù. A tutti i misteri.Le supera per così dire, va contro corrente.Risale la corrente delle altre.Non è una schiava, questa bambina è irriducibile.Lei replica per così dire alle sue sorelle; a tutte le virtù, a tuttii misteri.Quando loro scendono lei sale, (è molto ben fatto,)Quando tutto scende solo lei risale e così le doppia, le decuplica,le allarga all’infinito.

Ugualmente i bambini. Quando andate a fare una spesa coni vostri bambiniUna commissioneO quando andate alla messa o ai vespri con i vostri bambiniO alla benedizioneO tra la messa e i vespri quando andate a passeggio con ivostri bambiniLor vi trottano davanti come cagnolini. Vanno avanti, tornanoindietro. Vanno, vengono. Si divertono. Saltano.Fanno venti volte il tragitto.E’ perché in effetti non vanno da nessuna parte.A loro non interessa andare da qualche parte.Non vanno da nessuna parte.Sono le persone grandi che vanno da qualche parte

Le persone grandi, la Fede, la Carità.Sono i genitori che vanno da qualche parte.Alla messa, ai vespri, alla benedizione.Al fiume, nella foresta.Ai campi, nel bosco, al lavoro.Che si sforzano, che si agitano per andare da qualche parteO anche che vanno a passeggio da qualche parte.Ma i bambini quello che li interessa è solo fare la strada.Andare e venire e saltare. Consumare la strada con le lorogambe.Non averne mai abbastanza. E sentir crescere le loro gambe.Loro bevono la via. Hanno sete della via. Non ne hannomai abbastanza.Sono più forti della via. Sono più forti della fatica.Non ne hanno mai abbastanza (Così è la speranza). Corronopiù in fretta della via.Loro non vanno non corrono per arrivare. Loro arrivano percorrere. Arrivano per andare. Così è la speranza. Nonrisparmiano i passi. Non ne verrebbe loro neanche l’idea.Di risparmiare alcunché.Sono le persone grandi che risparmiano.Ahimé sono ben obbligate. Ma la bambina SperanzaNon risparmia mai nulla.

(da “Speranza” di Charles Peguy)

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