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Le terre e rocce da scavo possono assumere la natura di:

RESIDUI LIBERAMENTE UTILIZZABILI RIFIUTI SOTTOPRODOTTI

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L’art. 184, comma 3, lett. b del D.lg. 152/2006 classifica come rifiuto speciale “ i rifiuti derivanti dalle attività di demolizione, costruzione, nonché i rifiuti che derivano dalle attività di scavo, fermo restando quanto disposto dall’art. 186” (articolo che definisce le procedure per l’assimilazione delle terre e rocce da scavo ai sottoprodotti).

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Il 29 gennaio 2009 è entrata in vigore la legge di conversione del decreto anti crisi, in particolare l'art. 20 comma 10 sexies del DL 185/2008 ha modificato sia l'art. 185 che l'art. 186 del D lgs 152/2006, escludendo dalla disciplina dei rifiuti "il suolo non contaminato e altro materiale allo stato naturale escavato nel corso dell'attività di costruzione, che venga utilizzato a fini di costruzione allo stato naturale nello stesso sito in cui è stato scavato

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L’esclusione dal regime dei rifiuti si applica: Al “suolo” non contaminato Ad altro “materiale naturale” Al solo materiale proveniente dagli “scavi” in

sito Al solo materiale riutilizzato allo stato naturale Al solo materiale riutilizzato a fini di

costruzione nello stesso sito in cui è stato scavato

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Il legislatore ha voluto anticipare l’art. 2 lettera c) della Direttiva 2008/98/CE, e produce una significativa semplificazione nel caso di materiale non contaminato, allo stato naturale, utilizzato per attività di costruzione nello stesso sito in cui è escavato. Tali materiali risultano esclusi dalla disciplina dei rifiuti, così come da quella dei sottoprodotti

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Le “terre e rocce” non devono essere frammiste ad altre frazioni merceologiche identificabili come rifiuti (es. materiali di demolizione). In tal caso le terre e rocce da scavo vanno sempre gestite come rifiuti e potrebbero essere destinate a recupero, ad esempio con le modalità previste dal punto 7.31 bis dell’allegato 1, suballegato 1, del DM 5/2/1998 e s.m.i.

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  In tema di gestione dei rifiuti, ai fini

dell'applicabilità del regime in deroga previsto dall'art. 186, D.Lgs. 3 aprile 2006, n. 152, le terre e rocce da scavo devono essere distinte dai materiali di risulta da demolizione, in quanto mentre lo scavo ha per oggetto il terreno, la demolizione ha per oggetto un edificio o, comunque, un manufatto costruito dall'uomo.

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L’art. 186 del D. Lgs. 152/2006 disciplina le terre e rocce da scavo, ottenute quali sottoprodotti, per il loro possibile utilizzo in reinterri, riempimenti, rimodellazioni e rilevati, sottoponendole ad ulteriori precise condizioni tra cui quelle di salvaguardia ambientale e di certezza dell’integrale utilizzo

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Ai sensi dell’art. 186, le terre e rocce da scavo possono essere considerate “sottoprodotti” alle seguenti condizioni:

la volontà del detentore di non disfarsene; non siano contaminati: il riferimento

legislativo relativo alla contaminazione del suolo e del sottosuolo risiede nell’allegato 5, tabella 1, parte IV del D.lg. 152/2006 e siano compatibili con la destinazione d’uso;

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a) siano impiegate direttamente nell'ambito di opere o interventi preventivamente individuati e definiti;

b) sin dalla fase della produzione vi sia certezza dell'integrale utilizzo

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c) l'utilizzo integrale della parte destinata a riutilizzo sia tecnicamente possibile senza necessità di preventivo trattamento o di trasformazioni preliminari per soddisfare i requisiti merceologici e di qualità ambientale idonei a garantire che il loro impiego non dia luogo ad emissioni e, più in generale, ad impatti ambientali qualitativamente e quantitativamente diversi da quelli ordinariamente consentiti ed autorizzati per il sito dove sono destinate ad essere utilizzate

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d) sia garantito un elevato livello di tutela ambientale;

e) sia accertato che non provengono da siti contaminati o sottoposti ad interventi di bonifica ai sensi del titolo V della parte quarta del TU Ambiente

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f) le loro caratteristiche chimiche e chimico-fisiche siano tali che il loro impiego nel sito prescelto non determini rischi per la salute e per la qualità delle matrici ambientali interessate ed avvenga nel rispetto delle norme di tutela delle acque superficiali e sotterranee, della flora, della fauna, degli habitat e delle aree naturali protette.

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 La caratterizzazione dei siti contaminati e di quelli sottoposti ad interventi di bonifica viene effettuata secondo le modalità previste dal Titolo V. L'accertamento che le terre e rocce da scavo di cui al presente decreto non provengano da tali siti è svolto a cura e spese del produttore e accertato dalle autorità competenti nell'ambito delle procedure previste dai commi 2, 3 e 4 dell’art. 186.

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f) In particolare deve essere dimostrato che il materiale da utilizzare non è contaminato con riferimento alla destinazione d'uso del medesimo, nonché la compatibilità di detto materiale con il sito di destinazione.

g) la certezza del loro integrale utilizzo sia dimostrata

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 sia dimostrata la certezza del loro integrale utilizzo in un apposito progetto (in caso di opere e/o attività sottoposte a VIA o AIA),

nell’ambito della procedura per il permesso a costruire o secondo le modalità della DIA in caso di opere o attività che richiedono tali adempimenti,

in un allegato al progetto dell’opera nel corso di lavori pubblici non ricadenti nelle situazioni predette

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 Ove la produzione di terre e rocce da scavo avvenga nell'ambito di opere o attività sottoposte a VIA od AIA i tempi dell'eventuale deposito in attesa di utilizzo, che non possono superare di norma un anno, devono risultare da un apposito progetto che è approvato dall'autorità titolare procedimento. Nel caso in cui i progetti prevedano il riutilizzo delle terre e rocce da scavo nel medesimo progetto, i tempi dell'eventuale deposito possono essere quelli della realizzazione del progetto purché in ogni caso non superino i tre anni.

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Ove la produzione di terre e rocce da scavo avvenga nell'ambito della realizzazione di opere o attività soggette a permesso di costruire o a DIA, i tempi dell'eventuale deposito in attesa di utilizzo, che non possono superare un anno, devono essere dimostrati e verificati nell'ambito della procedura per il permesso di costruire o secondo le modalità della DIA

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 L'impiego di terre da scavo nei processi industriali come sottoprodotti, in sostituzione dei materiali di cava, è consentito nel rispetto delle condizioni fissate all'articolo 183, comma 1, lettera p) (requisiti dei sottoprodotti)

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La Legge 13/2009 interviene sull’art. 186 e con l’introduzione dei comma 7 bis e 7 ter definisce nuove semplificazioni nel riutilizzo di questi materiali, con la possibilità di utilizzo delle terre e rocce da scavo, previo accertamento delle caratteristiche ambientali, per interventi di miglioramento ambientale e di siti non  degradati

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Le terre e le rocce da scavo, qualora ne siano accertate le caratteristiche ambientali, possono essere utilizzate per interventi di miglioramento ambientale e di siti anche non degradati. Tali interventi devono garantire, nella loro realizzazione finale, una delle seguenti condizioni:

      

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a) un miglioramento della qualità della copertura arborea o della funzionalità per attività agro-silvo-pastorali;

 b) un miglioramento delle condizioni idrologiche rispetto alla tenuta dei versanti e alla raccolta e regimentazione delle acque piovane;

  c) un miglioramento della percezione paesaggistica.

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Ai fini dell'applicazione del presente articolo, i residui provenienti dall'estrazione di marmi e pietre sono equiparati alla disciplina dettata per le terre e rocce da scavo.

Sono altresì equiparati i residui delle attività di lavorazione di pietre e marmi derivanti da attività nelle quali non vengono usati agenti o reagenti non naturali.

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Tali residui, quando siano sottoposti a un'operazione di recupero ambientale, devono soddisfare i requisiti tecnici per gli scopi specifici e rispettare i valori limite, per eventuali sostanze inquinanti presenti, previsti nell'Allegato 5 alla parte IV D. Lgs. 15272006, tenendo conto di tutti i possibili effetti negativi sull'ambiente derivanti dall'utilizzo della sostanza o dell'oggetto.

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  In tema di gestione dei rifiuti, l'esclusione

dall'applicazione della disciplina sui rifiuti per le terre e rocce da scavo (art. 186, D.Lgs. 3 aprile 2006, n. 152) è subordinata alla prova positiva, gravante sull'imputato, della loro riutilizzazione secondo un progetto ambientalmente compatibile, mentre compete al pubblico ministero fornire la prova della circostanza d'esclusione della deroga, ovvero dell'esistenza di una concentrazione di inquinanti superiore ai massimi consentiti.